Il delitto perfetto

di EclipseOfHeart
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ***
Capitolo 3: *** Capitolo III ***
Capitolo 4: *** Capitolo IV ***
Capitolo 5: *** Capitolo V ***
Capitolo 6: *** Capitolo VI ***



Capitolo 1
*** Capitolo I ***


 

Il delitto perfetto

 

 

Capitolo I

 

 

{Agenzia Investigativa Mouri – 7 Giugno}

 

 

«Davvero sei l’ospite d’onore di un evento così importante, papà?» domandò un’incerta Ran, rigirando un foglietto che il padre le aveva dato qualche istante prima.

Conan, seduto al suo fianco, aveva letto insieme a lei e concordava perfettamente con la domanda della ragazza, manifestando interiormente la sua stessa espressione dubbiosa.

«Ma certo! Cos’è questo scetticismo? Io sono il famosissimo detective Kogoro Mouri! Essere l’ospite per eccellenza era il minimo che mi aspettassi!» rispose Kogoro pavoneggiandosi come al solito, mentre camminava nella stanza del suo ufficio.

«Da come la descrive il volantino, sembrerebbe davvero una serata di grande interesse!» commentò Conan, prendendo tra le mani l’oggetto della sua affermazione.

Esso recitava:

 

Serata all’insegna del crimine!

 

La J.T.P. è orgogliosa di presentare la prima grande serata dedicata interamente all’investigazione!

La sfida è aperta!

Noi abbiamo ideato il delitto perfetto, qualcuno sarà in grado di scoprire la verità? Di trovare l’indizio che non esiste?

Unitevi a noi nel Gran Galà del Crimine!

Nella prima parte della serata verrà effettuata una piccola sfida, tra i vari partecipanti, per decidere le cinque coppie che si contenderanno la possibilità di risolvere il crimine perfetto!

Alla coppia vincitrice sarà data in premio l’antica e prestigiosa Spilla di Lapislazzuli!

 

Alle cinque coppie, vincitrici della prima sfida, si unirà loro la coppia formata dall’ospite d’onore della serata: Kogoro Mouri!

Riuscirete a superare il celebre detective?

Ed inoltre, per accrescere ancor più la competizione, la donna che sarà in coppia durante l’indagine del nostro detective sarà scelta tramite un sorteggio nella prima parte della serata!

Ed infine, ma non meno importante, poniamo la regola che tutte le donne portino una maschera.

 

Il mistero è l’elemento chiave della serata e cosa esiste di più misterioso di una donna in maschera?

 

[All’investigazione finale non è permessa la partecipazione di bambini.]

 

 

 

J.T.P. Team!

Che il mistero si apra davanti a voi!

 

 

 

Conan, leggendo l’ultima clausola del foglio, sospirò rumorosamente.

«Ma perché i bambini non possono partecipare, Zietto?» domandò, infatti, cercando di colmare la delusione.

«Perché degli sciocchi ragazzini non potrebbero mai essere in grado di risolvere un delitto!» rispose velocemente mentre Ran tentava, invano, di consolarlo.

«Susu, moccioso non fare quella faccia. Potrete sempre partecipare alla prima parte dell’evento, mi hanno detto che ci sarà un gran buffet, mentre le coppie che vogliono tentare l’indagine si sfideranno tra loro. Inoltre è una serata a sfondo di beneficenza, il ricavato dei soldi sarà investito in particolari organizzazioni umanitarie.» commentò Kogoro, per poi aprire il suo portafogli.

«Sarà una serata interessante! Ma dobbiamo procurarci dei biglietti! Dove possiamo averli? L’evento non credo sia aperto a tutti.» disse Ran.

«Ovviamente no, sennò sai quanta gente verrebbe, anche solamente per tentare di rubare la spilla? Ci sarà gente di un certo prestigio, come me del resto! Comunque non preoccuparti, ho già preso io i biglietti. Tieni.» rispose il padre, posando sul tavolo diversi biglietti.

«Ma quanti sono?» domandò Conan, iniziando a contarli.

«Non ditemi che non avete intenzione di invitare i vostri amici! Oltre ai due vostri ne ho preso uno per Sonoko, quattro per i mocciosi amici di Conan e uno, se volete invitarlo, per il dottor Agasa.» replicò Kogoro mentre lo stupore si allargava sui volti dei ragazzi.

«Grazie papà! Sei grande!» esclamò infine Ran, alzandosi per abbracciare il padre. Conan la seguì a ruota, sorpreso che lo zietto avesse pensato anche ai suoi amici.

A volte anche lui aveva degli slanci di generosità, costatò rigirandosi il biglietto fra le mani.

«Non è niente di che, l’ho fatto perché sennò iniziavate a lamentarvi e io non avevo proprio voglia di sentirvi! Ora vado al Café Poirot, voglio parlare ai miei amici di questa grande serata!» concluse Kogoro prendendo la sua giacca e uscendo ci casa sghignazzando.

Ran si girò a prendere il suo biglietto emozionata e contenta: «Devo informare subito Sonoko! Ora la chiamo e le dico tutto!»

«Ma perché non posso partecipare anche io?» richiese Conan con voce lamentosa, il suo istinto di detective non aveva assolutamente di perdere una serata come quella!

«Dai Conan-kun, vedrai che ti divertirai lo stesso. Un evento come questo sarebbe perfetto per Shinichi! Peccato che ovviamente lui sarà impegnato in qualche caso in qualche parte del mondo.» disse Ran con tono nostalgico.

Conan annuì meccanicamente ma, dopo un secondo, le parole della ragazza gli illuminarono la mente.

“Ma certo!” pensò euforico.

Salutò velocemente Ran, dicendole che andava dai suoi amici per dar loro i biglietti, e uscì dalla casa, correndo a più non posso.

 

 

«Ti prego! Non posso perdermi qualcosa del genere e come bambino non posso partecipare! Ti prego, dammi un antidoto solo per quella sera!» disse Conan, arrivato a casa del professor Agasa.

«Shinichi, sicuro che non sarà pericoloso?» chiese il professore, tentando di far ragionare il giovane.

«Ha ragione, non devi far risuonare troppo il tuo nome, potresti metterti nei guai.» commentò Ai, continuando a sorseggiare il suo tè.

«Non succederà! Vi prego, sono già “ricomparso” altre volte per risolvere casi importanti e nulla più del solito mi è successo! Dai Haibara, solo per questa gara.» chiese risoluto, intenzionato a tornare Shinichi a tutti i costi, per quella sera.

«Testone.» borbottò Ai, costatando che nulla gli avrebbe fatto cambiare idea.

«Grazie. Oh, quasi dimenticavo, vi ho portato due biglietti!» disse tirando fuori due dei cartoncini che aveva preso lo zietto.

«Siamo invitati alla serata?» chiese il professore sorpreso.

«Kogoro ha pensato a tutti stavolta, spinto da una generosità alquanto curiosa. Ora vado a portare gli altri tre a Genta, Ayumi e Mitsuhiko. Sicuramente saranno entusiasti.» rispose ridacchiando Conan.

«Certamente! Quando sarà?»

«Dopodomani sera, al nuovo Hotel Mitsui Garden

«Mi sa che ci sarà proprio da divertirsi.» commentò infine Ai, sorridendo leggermente.

 

 

{Agenzia Investigativa Mouri – 8 Giugno}

 

 

«I tuoi amici sono stati contenti degli inviti?» chiese Ran, salendo le scale insieme a Conan per tornare a casa, giacché quel giorno avevano finito le lezioni nello stesso orario.

«Certamente, era prevedibile che fossero entusiasti.» rispose Conan ridacchiando leggermente ricordando l’entusiasmo dei suoi compagni.

 

«Che cosa? Davvero potremmo venire alla serata del Gran Galà del Crimine?» domandò Mitsuhiko rigirandosi nelle mani l’invito di Conan con gli occhi luccicanti dalla gioia.

«Ma è meraviglioso! Del resto i Detective Boys non potevano assolutamente perdersi un evento del genere!» replicò Ayumi saltellando nella stanza.

«Ehi ragazzi! Guardate! Nel volantino c’è scritto che ci sarà anche un buffet!» disse Genta che, come al solito, aveva pensato per prima cosa al suo stomaco.

«Peccato che però non possiamo partecipare al gioco.» continuò la bimba mentre Mitsuhiko annuiva alle sue parole.

«Haibara-san verrà?» domandò poi il bimbo con le guance leggermente imporporate.

«Certo.» confermò Conan.

«Secondo voi serviranno il riso con le anguille?» chiese serio Genta mentre i tre amici gli risposero ridendo.

 

«Sì, erano decisamente contenti.» terminò Conan mentre Ran apriva la porta dello studio.

«Siamo tornati papà! Oh ispettore Megure, buongiorno.» disse la ragazza dopo essere entrata ed aver notato l’ispettore seduto di fronte al padre nel divano.

«Salve Ran, ciao Conan.» li salutò Megure.

«Ispettore è tutto apposto?» domandò subito Conan, insospettendosi per la sua presenza.

«Eh, non proprio. Come stavo per dire a Kogoro, stamattina è arrivata una lettera di Kaito Kid a Jirokichi Suzuki.» rispose il detective, tirando un foglio fuori dalla tasca del suo impermeabile.

«Domani ci sarà il Gran Galà del Crimine e, come ben saprete, c’è in palio la Spilla di Lapislazzuli che era di proprietà del signor Suzuki, prima che decidesse di donarla in occasione di questa serata. Ebbene, stamattina è arrivata questa lettera in cui Kaito Kid ci informa che è intenzionato a rubare la spilla.» spiegò Megure sospirando.

«Come intendete muovervi, voi della polizia?» chiese Kogoro.

«Raddoppierò la vigilanza che già avrebbe dovuto presiedere la serata e, inoltre, infiltrerò gli agenti Takagi e Sato nella gara come concorrenti, sperando che riescano a qualificarsi per poter svolgere il gioco. Purtroppo non sono riuscito ad ottenere un permesso speciale, l’organizzatore dell’evento, il signor Hiroshi Takayama, non ha voluto sentire ragioni nemmeno di fronte all’eventualità di un furto.» rispose serioso.

«Buona idea, beh anche noi saremo presenti alla serata! Vedrà che domani sera riusciremo ad acciuffare questo ladro!» dichiarò Kogoro battendo una mano sul tavolo, mentre Megure annuiva, grato di poter avere un aiuto in più.

“Non credo proprio che riuscirete a prenderlo.” Pensò Conan guardando i due detective che s’ingegnavano in assurdi piani di cattura.

«Il signor Suzuki sarà furente dalla rabbia.» disse poi rivolgendosi a Ran «Invece Sonoko sarà contentissima, speranzosa di poterlo vedere.» replicò lei divertita al pensiero delle grida che avrebbe fatto l’amica.

«Sento che sarà una grande serata.» sussurrò poi d’un tratto «Vorrei tanto che potesse esserci Shinichi.»

Conan non rispose ma sorrise interiormente, felice di poter cancellare, almeno per una sera, un po’ della malinconia che perseverava sempre negli occhi di Ran, a causa della sua lontananza.

 

 

Fine del capitolo.

Salve! u.u era da un po’ che non postavo in questo fandom, devo dire che mi mancava <3

Ci torno per un’occasione speciale, il compleanno della mia carissima amica NicoRobin92, quest’anno le dedico una fic a tema di Detective Conan u_u

Beh,a cnora questo è il primo capitolo e ho presentato la storia che andrete a leggere, ovviamente ho pubblicato già tutti i capitoli perché le avevo promesso una storia finita, però adorerei se commentaste capitolo per capitolo *__* sarebbe proprio il massimo! <3

Spero tanto vi piaccia :3

Un bacio.

 

 

EclipseOfHeart

 

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Capitolo 2
*** Capitolo II ***


Il delitto perfetto

 

 

 

Capitolo II

 

{Casa Mouri – 9 Giugno, ore 19:30}

 

 

«Come sarebbe? Conan è malato?» chiese uno stupito Kogoro a sua figlia, mentre questa usciva dalla stanza del piccolo detective.

«Sì, niente di preoccupante, deve aver preso un colpo di freddo ed è un po’ raffreddato. Gli avevo detto che non sarei andata alla serata per rimanere con lui, ma non vuole assolutamente che non vada.» rispose Ran mentre si dirigeva nella sua camera.

«Beh, se non è grave e non ha la febbre, non ha tutti i torti. Quel moccioso sa badare a se stesso e poi sa che può sempre chiamarci per qualsiasi problema.» replicò il padre entrando da Conan.

«Ragazzino, sei sicuro che starai bene?»

«Certo, non preoccupatevi per me! Ora mi riposo e domani mattina sarò come nuovo!» replicò Conan infilandosi sotto le coperte, sorridendo leggermente.

«Bene. Dai Ran, forza, alle otto dobbiamo essere all’Hotel, è meglio se ci sbrighiamo!» gridò Kogoro.

«Sono pronta, sono pronta! Noi andiamo Conan, mi raccomando tieni vicino il telefono!» raccomandò gentilmente Ran, prima di uscire dalla casa insieme al padre.

Dopo una decina di minuti Conan saltò fuori dalle coperte, sano come un pesce. Andò velocemente in bagno per ingerire il prezioso antidoto e, dopo pochi minuti e alcune fitte di dolore, il ragazzino Conan lasciava il posto all’adolescente Shinichi Kudo.

Il giovane, prima di uscire, sistemò il letto in modo che sembrasse riempito dal corpo di Conan. L’effetto non sarebbe finito per quella sera e Ran, tornata a casa, sarebbe sicuramente entrata in stanza per controllarlo.

Indossò lo smoking che aveva preso da casa Kudo il pomeriggio ed uscì di casa fischiettando, emozionato dalla serata che lo attendeva.

 

{Hotel Mistui Garden – 9 Giugno, ore 20:00}

 

 

«Conan è ammalato? Oh no!» esclamò Ayumi quando Ran aveva comunicato a tutti i bambini la triste novella.

«Questa non ci voleva proprio, si sarebbe divertito un sacco!» disse Mitsuhiko condividendo la tristezza dei suoi due amici.

Ai, senza farsi notare, ridacchiava mentre il professor Agasa s’informava sulla salute di Conan, consapevole che il giovane godesse di ottima salute.

«Mi dispiace per Conan, ma penso che sarebbe meglio entrare.» dichiarò Sonoko, prendendo a braccetto Ran mentre tutti i bambini le seguirono, accompagnati dal professore.

«Hai portato la maschera?» chiese Sonoko, sorridendo furbescamente.

«Certo.»

«Che peccato che Shinichi non possa fare coppia con te!» continuò maliziosamente l’amica.

«Già… chissà dove si trova. Makoto non è potuto venire?»

«No, purtroppo sono sempre separata dal mio amore! E’ lontano e non poteva proprio esserci. Però stasera forse vedrò il mio Kiddo-sama!» gridò gioiosa, con gli occhi illuminati.

«Sonoko, non cambierai mai!» rise Ran, contenta di come la sua amica riuscisse sempre a tirarla su di morale.

Il gruppo entrò nella hall dell’Hotel, preceduta da Kogoro che faceva loro strada.

«Venite, il party si svolge all’ottavo piano. Hanno costruito una sala da ricevimento davvero grandissima, vi presenterò l’organizzatore.» disse il detective avvicinandosi all’ascensore.

«Quello cos’è?» domandò un curioso Genta, osservando una porticina poco distante.

«Mh, credo che sia un piccolo ascensore per le emergenze, così minuscolo non credo possa sopportare più di una persona.» rispose Kogoro, invitando poi gli altri a salire nell’ascensore appena arrivato.

Nella salita tutti commentavano il lusso del nuovo albergo, aperto da poco e già famoso per la sua bellezza ed il suo sfarzo.

Arrivati all’ottavo piano, uscirono in un corridoio, davanti a loro c’era una porta immensa che Kogoro si apprestò ad aprire. Furono tutti investiti dalla potente luce che rifulgeva nella sala, al centro di essa troneggiava un lampadario di cristallo, con le gocce che scendevano e riflettevano la luce. Era stato allestito un piccolo palchetto in fondo e da un lato della sala c’era un lungo tavolo dove i camerieri stavano iniziando a portare cibo.

Dall’altro lato vi era tutta una serie di tavoli, che già ospitavano gruppetti di persone intente a conversare.

Un cameriere si avvicinò a Sonoko e Ran per chiedere loro se volessero partecipare all’estrazione per diventare le partner del grande detective nel gioco; ovviamente le due rifiutarono subito notando però che già molte donne, nella sala, indossavano il braccialettino con il numero.

«Guardate quante belle signore! Speriamo che me ne capiti una meravigliosa!» esultò Kogoro, notando la stessa cosa delle due ragazze.

Si avvicinarono all’interno della sala e notando come tutte le donne indossassero la maschera, presero la loro per metterla sul viso; Ran aveva optato per una maschera azzurra che le coprisse semplicemente gli occhi, con i lati che finivano punteggiati di bianco, come a rappresentare le ali di un angelo, Sonoko invece aveva una maschera più lunga e che le copriva anche leggermente la bocca, di colore dorato e argentato.

Ovviamente entrambe le maschere erano abbinate ai vestiti delle due giovani, Ran, infatti, indossava un elegante e delicato vestito di tonalità azzurro tenue con due spalline sottili che s’incrociavano sulla schiena e che scendeva morbido fino alle ginocchia, Sonoko invece vestiva un vestito dorato con riflessi argentei nel copri spalle.

Ayumi le guardava con sguardo sognante, sentendosi piccola e desiderando, un giorno, di diventare bella come loro, soprattutto per far colpo su un certo bimbo con gli occhiali. A quel pensiero arrossì di colpo, cosa che Haibara notò subito

«Ayumi-chan, come mai sei tutta rossa?» chiese Ai fingendo un’aria da bambina e attirando l’attenzione dei due amici.

«Oh no, niente Ai-chan, tranquilla! Fa un po’ caldo, ecco tutto.» rispose la bimba ridacchiando.

«Ma questa sala è immensa, si potrebbero fare dei balli stupendi!» esclamò Mitsuhiko guardandosi attorno.

«Ma credo che spesso venga utilizzata anche per questo motivo, no?» ipotizzò Ayumi.

«A proposito di sale da ballo, miei cari bambini, che ne dite di un bell’indovinello?» propose il dottor Agasa, accarezzandosi i baffi con aria pensierosa.

I tre bambini sospirarono al pensiero del nuovo indovinello del dottore ma ovviamente non si opposero e lo ascoltarono.

«In una sala da ballo ci sono uomini e donne, le donne presenti sono 3, gli uomini sono il 99%. Quanti uomini devono uscire dalla stanza affinché la percentuale scenda al 98%? Le risposte sono: 5, 150 o 125.»*

«Ma dottore, è troppo difficile per noi!» si lamentò Genta che di calcoli non ci capiva proprio nulla.

«In effetti, professore, arrivare a mettere le percentuali mi sembra esagerato.» commentò Ai tranquilla.

«Sono sicura che Ai-chan l’ha risolto! Lei sa sempre tutto!»

«Penso sia 150, giusto?»

«Giusto… Ovviamente.» sussurrò infine Agasa, scontento che i suoi indovinelli fossero sempre troppo facili per Ai e Conan.

«150?!» disse Genta sgranando gli occhi.

«Certo, in origine erano 300, perché raggiungano il 98% le donne devono raggiungere la percentuale del 2%, quindi devono esserci 150 uomini in meno.» spiegò brevemente Ai mentre i tre la guardavano allibiti.

«La matematica è troppo difficile!» fu il mormorio di risposta che dettero alla piccola scienziata che rideva silenziosamente.

 

 

«Ran, chissà quale ragazzo ci chiederà di fare coppia con lui per la gara!» esclamò Sonoko adocchiando nella sala tutti i possibili ragazzi carini che avrebbe accettato molto volentieri.

«In realtà non credo che mi vada molto di giocare…» rispose flebilmente Ran osservando la sala con malinconia.

«Come no? Tu devi giocare con me!» dichiarò una voce dal nulla, spuntando dietro Ran e coprendole gli occhi con le mani.

Lei sentì il cuore accelerare di colpo, quella voce l’avrebbe riconosciuta tra mille, quelle mani che tante volte aveva stretto e che molte più volte desiderava che la cingessero non potevano essere confuse.

Arrossita, si girò piano mormorando un flebile “Shinichi”, piano perché temeva che fosse tutto un sogno e un suono di troppo l’avrebbe fatto scomparire.

Però non era un sogno e Shinichi, appena si fu girata, le sorrise.

«Shinichi! Ma che ci fai qui?» esclamò quindi Ran con l’espressione più felice del mondo.

«Beh, avevo sentito di questa serata in onore del crimine e dell’investigazione e non potevo permettermi di perdermela!» rispose molto semplicemente infilandosi le mani nelle tasche.

«Sono contenta di vederti.» replicò lei, arrossendo al ricordo del loro ultimo incontro, a Londra, della loro ultima conversazione.

«Anche io.» concluse lui, imbarazzato anche lui per gli stessi motivi.

«Kudo-kun! Finalmente ti fai rivedere da queste parti!» disse Sonoko per spezzare la tensione che aveva visto crearsi.

Shinichi salutò anche lei e poi andò verso il professor Agasa e Kogoro che manifestarono una grande sorpresa nel vederlo, anche se quella del dottore era tutt’altro che reale.

«Bene Ran, direi che ora non hai più nessuna scusa per non partecipare. Ora tocca a me trovare qualcuno!» affermò Sonoko, decisa e battagliera come sempre, iniziando a girare intorno a qualche tavolo.

«Ti va allora di partecipare con me?» le chiese Shinichi a bruciapelo mentre Ran era intenta ad osservare la sua amica.

«Certo che mi va. Dovremo impegnarci per vincere!» dichiarò combattiva alzando il pugno in segno di vittoria.

«Non avrete certamente battaglia facile voi due!» affermò improvvisamente una voce femminile alle spalle dei due giovani.

Ran e Shinichi si girarono di scatto e sorrisero nel vedere il famoso detective dell’Ovest, accompagnato dalla sua fidata amica.

«Hattori-kun! Kazuha-chan!» esclamò Ran andando incontro ai ragazzi, seguita da Shinichi.

«Ehi, ma cosa fate voi anche qui?» chiese il detective dopo i primi saluti.

«Secondo te potevo perdere una serata del genere? Ero troppo curioso e sono riuscito a procurarmi due biglietti grazie a mio padre!» rispose Heiji.

«E’ la stessa risposta che mi ha dato Shinichi, voi detective siete tutti uguali.» disse Ran scherzando e allontanandosi con Kazuha per andare a cercare Sonoko.

Heiji, appena le due si allontanarono, si rivolse verso Shinichi con aria interrogativa, non si aspettava di vederlo comparire nelle sue reali sembianze.

«La gara non era aperta ai bambini e io volevo partecipare ugualmente.» spiegò brevemente in risposta.

«Bene! Mi fa piacere! Altrimenti sarebbe stata una sfida troppo facile per me, finalmente potrai effettuare un’investigazione alla mia altezza.» replicò Heiji prendendolo in giro per l’usuale bassezza che si ritrovava da quando era diventato Conan.

«Divertente come sempre Hattori.» concluse Shinichi stizzito mentre l’amico gli dava pacche sulla schiena ridendo.

 

Intanto Sonoko girava nei tavoli della sala, un po’ per la curiosità insita in lei e un po’ alla ricerca di qualche bel cavaliere con cui passare la serata.

Aveva però notato che tutti i ragazzi più carini erano già occupati e, sospirando, stava per tornare verso il punto in cui aveva lasciato Ran, quando un ragazzo le urtò contro e le versò il bicchiere d’acqua che stava tenendo in mano sul vestito.

«Ma dove guardi! Menomale che era acqua!» gridò Sonoko per la macchia bagnata che le spuntava sul vestito.

«Perdonami! Non ti avevo proprio vista.» le rispose il ragazzo inchinandosi in segno di scusa.

«Tranquillo… Tanto questa serata non poteva proseguire se non peggiorando…» borbottò lei stizzita dalla sfortuna che quella sera sembrava perseguitarla.

«Mi dispiace davvero… Mi permetti di farmi perdonare chiedendoti se vuoi essere la mia detective per questa sera?» le propose galantemente il ragazzo imitando un gesto di baciamano.

Sonoko arrossì leggermente e osservò, per la prima volta, attentamente il giovane che l’aveva urtata. Vestiva uno smoking come tutti gli uomini della sala, però il suo era bianco, con il papillon e le scarpe nere, i capelli marroni chiari e corti e un viso con due occhi così scuri da tendere al nero.

Sì, era decisamente carino.

«Va bene, permesso accordato. Mi chiamo Sonoko Suzuki.» rispose quindi presentandosi.

«Piacere, io sono Yusuke Yamamoto.» replicò lui a sua volta offrendole un braccio che Sonoko accettò volentieri.

Verso di loro poi videro arrivare Kazuha e Ran, intente proprio nel cercare la loro amica. Lei alzò una mano nella loro direzione e dopo aver calorosamente salutato l’amica dell’Ovest, passò alle presentazioni del ragazzo appena incontrato.

Questi fece immediatamente impressione sulle due ragazze per l’impeccabile galanteria che dimostrava.

«Kazuha-chan indossi un vestito stupendo.» commentò Sonoko osservando l’abito rosa chiaro, stile impero che la giovane vestiva. Abbinato ad esso, anche la maschera di Kazuha era di un tenue rosa chiaro che faceva risaltare ancora di più i suoi occhi verdi.

«Grazie Sonoko-chan, anche tu stai davvero benissimo. Ora che l’abbiamo trovata possiamo tornare dai ragazzi e dai bambini. Ha detto Heiji che alle nove inizierà la sfida per le coppie.»

«Per bambini intendi Kudo e Hattori e per ragazzi gli altri quattro, giusto?» chiese Sonoko ridacchiando e spiegando a Yusuke il gruppo che presto avrebbe incontrato.

«Cosa? I famosissimi detective Shinichi Kudo ed Heiji Hattori? E tuo padre è Kogoro Mouri? Potrò seriamente conoscerli dal vivo?» gridò sorpreso Yusuke, con gli occhi aperti dalla sorpresa.

Le tre risero rassicurandolo e si dissero verso il tavolo, dove il professor Agasa, insieme ai quattro bambini, si era già seduto.

Anche la galanteria di Yusuke cessò quando si ritrovò davanti tre detective così importanti e famosi in una volta sola, iniziando a domandare una cosa dietro l’altra incapace di contenere l’entusiasmo.

«Effettivamente viviamo circondati da detective tutti i giorni e, ormai, ci sembra una cosa normalissima.» commentò ridendo il dottor Agasa.

«Detective tanto intuitivi, quanto tonti. Anche se a qualcuno l’aria londinese sembra aver fatto bene.» precisò Kazuha, guardando complice Ran che arrossì.

 

Ad interrompere quel momento fu la voce di Ayumi che disse: «Ehi, quelle persone si stanno avvicinando verso di noi.» indicando con il dito due uomini e una donna che, in effetti, erano proprio diretti verso di loro.

«Ma quelle sono proprio le persone che dovevo presentarvi! Che fortuna!» disse Kogoro, scostandosi dai due detective e Yusuke ed andando incontro alle tre figure, per poi presentarle.

«Allora, lui è l’organizzatore dell’evento nonché proprietario dell’albergo e stretto collaboratore del J.P.T. team, il signor Hiroshi Takayama! Questa donna è sua moglie, la signora Kayoko Nakamura e per finire questo è l’architetto che ha progettato l’intero Hotel, il signor Kazutoshi Imoto

«Grazie della presentazione Mouri-san, siamo onorati di averla qui.» replicò Imoto.

«L’Hotel è veramente bellissimo, i miei più vivi complimenti.» disse Heiji.

«Grazie. Ora con la prima sfida potrete visitarlo in maniera più approfondita, l’hotel è composto da 8 piani, sopra di noi c’è un attico in cui abbiamo anche una piccola piscina all’aperto, ma che viene poco utilizzata. La piscina più grande si trova al primo piano, superata la hall e il bar. Le cucine sono nei piani inferiori e ovviamente in ogni piano sono presenti le varie camere d’albergo con una sala ristorante.» spiegò brevemente Takayama.

«C’è una sala ristorante ad ogni piano?» chiese Shinichi.

«Sì, ma solitamente le usiamo nei periodi in cui l’albergo ha un alto afflusso di gente, negli altri periodi si riuniscono nella sala ristorante grande sempre al primo piano.»

«Oh ma guardate che strano gruppo di gente che vedo qui riunita! Siete sicuramente il tavolo più eclettico!» esclamò di colpo una voce, interrompendo la discussione.

«Zio!» rispose Sonoko alzandosi per salutarlo.

«Salve Sukuzi-san! Ho visto la Spilla di Lapislazzuli e devo dire che è veramente un bellissimo gioiello.» disse Kogoro complimentandosi.

«Vero, vero Mouri-san. E sono qui, oltre che per la festa, proprio per impedire che quel ladruncolo da quattro soldi di Kaito Kid se ne impadronisca! Stavolta la sicurezza attorno alla spilla è troppa e lui non potrà passare sopra le mie difese e quelle della polizia!» affermò Jirokichi mentre Sonoko, invece, sperava ancora di poter vedere il famoso ladro quella sera.

«Ma dove tenete nascosta e protetta la spilla?» chiese Shinichi.

«E’ proprio in questa stanza! E’ in quella camera da cui si accede dalla porta in fondo alla sala, ma è custodita in modo impeccabile!» concluse Jirokichi continuando a pavoneggiarsi.

«Oh ma sono quasi le 22:00! Le chiedo di seguirmi, per favore, Mouri-san. Ora andremo nel palco, in fondo alla sala, per estrarre il numero della donna che vi farà da partner per stasera. Nel frattempo spiegheremo le regole della prima parte del gioco, invitando tutte le coppie ad iscriversi il più presto possibile che alle 22 precise il gioco inizierà.» disse Takayama per poi dirigersi verso il palco, in compagnia della moglie, dell’architetto e di Kogoro.

«Ran, presto, dobbiamo andare ad iscriverci!»

«Sì giusto, Sonoko. Tu non vieni Kazuha-chan

«Nono, io ed Heiji ci siamo già iscritti, vi aspetteremo qui.»

 

 

Fine del II capitolo.

Cosa dire…? Il gruppo inizia a formarsi xD potevano mancare i miei adorati Heiji e Kazuha? Giammai <3

Ho fatto una ricerca sui nomi giapponesi e vi assicuro che tutti quelli che leggete esistono sia nomi che cognomi u_u

Passando all’*: so che Agasa fa sempre indovinelli inerenti alle parole giapponesi, ma perdonate la mia scarsa conoscenza della lingua giapponese x°D ho dovuto per forza trovare enigmi italiani.

Spero stia continuando a piacervi :3

Bacio!

 

EclipseOfHeart

 

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Capitolo 3
*** Capitolo III ***


Il delitto perfetto

 

 

Capitolo III

 

 

 

Dopo pochi minuti il presidente Takayama salì sul palco, seguito dalla moglie e da Kogoro. Una piccola teca di vetro, con molti bigliettini colorati era stata salita vicino al presidente.

«Buonasera a tutti! Vi do ufficialmente il benvenuto al Gran Galà del Crimine! Spero che il buffet che sarà servito sia di vostro gradimento e che il divertimento di questa serata sia davvero grande. Invito tutte le coppie non ancora iscritte ad andare subito a farlo poiché alle 22 inizierà la prima parte della nostra sfida. Per riempire questo tempo procederemo all’estrazione della fortunata donna che, questa sera, farà coppia con il grande detective Mouri Kogoro! Un bell’applauso, signori!» dichiarò Takayama mentre Kogoro ringraziava e non vedeva l’ora di conoscere la vincitrice.

«Prego la mia carissima moglie di estrarre lei il numero.»

«Certo, con molto piacere.» confermò Kayoko.

Seguirono momenti di attesa mentre la moglie infilava la mano nella teca e la girava tra i vari fogli. Alla fine tirò fuori un bigliettino rosa che consegnò al marito.

«E la nostra fortunata vincitrice è la donna con il numero 32!» esclamò Takayama. «La prego di salire sul palco, gentilmente.»

Dal brusio della folla una donna cominciò ad attraversare la sala, andando verso il fondo.

Salì accanto al presidente e a Kogoro e la faccia del detective sarebbe bastata per sapere se fosse stato contento o meno della scelta compiuta dal destino.

La donna, che Kogoro classificò quasi della sua età, indossava un lungo vestito nero che si chiudeva con una sola spallina sul lato destro, al collo aveva un semplice punto luce e dalle orecchie pendevano due orecchini d’oro bianco; portava i capelli marroni sciolti che cadevano morbidi appena oltre le spalle. L’unico dispiacere di Kogoro fu nel constatare che la donna portava una maschera dai colori argentei a punte nere che le copriva tutto il viso, lasciando scoperti unicamente gli occhi che erano azzurri con una sfumatura tendente al violetto.

Kogoro ne fu conquistato al primo sguardo, come spesso gli capitava con ogni bella donna.

«Salve signora! E’ la fortunata! La numero 32, sarà in coppia con il detective Kogoro Mouri! Abbiamo fatto l’estrazione prima della sfida così mentre le coppie saranno impegnate nelle qualificazioni, avrete tempo di iniziare a conoscervi.» annunciò Takayama.

Negli minuti di pausa che mancavano affinché il presidente comunicasse le modalità del gioco, Kogoro ovviamente si avvicinò per fare la conoscenza della sua partner.

«Buonasera. Sono davvero felice che sia uscita lei dal sorteggio in quanto non ricordo davvero l’ultima volta che ho visto una donna bella come lei. Piacere, il mio nome è Mouri Kogoro.» si presentò il detective facendo un elegante baciamano.

«Oh grazie del complimento, ovviamente io la conosco benissimo e sono una sua grande ammiratrice! Il mio nome è Akiki Ires

«Ires

«Sì, vede io sono giapponese ma ho delle discendenze straniere e per questo motivo il mio cognome non è giapponese, a differenza del mio nome.» spiegò subito Akiki.

«Il suo paese straniero non poteva fare regalo migliore al Giappone se non donandoci la sua bellezza ed eleganza.» disse Kogoro esprimendosi ai livelli massimi delle sue tecniche di corteggiamento.

«Ma lei mi fa arrossire Mouri-san

«Ma quale Mouri, mi può tranquillamente chiamare Kogoro! Non amo molto i formalismi nei miei confronti.»

«D’accordo Kogoro-san. Allora lei può chiamarmi Akiki.» disse distogliendo lo sguardo come imbarazzata dalle parole del detective.

«Sarà un onore Akiki-san

Dopo pochi minuti dall’elezione ci fu però un piccolo incidente con la musica. Da lenta e soffusa per creare atmosfera nella sala diventò fortissima e acuta.

Takayama si diresse immediatamente verso i tecnici dell’impianto audio per sapere cosa stesse succedendo e loro lo informarono che le casse avevano subito un guasto e gli sarebbero occorsi almeno cinque minuti per ripararlo.

Dopo un’attesa che per le orecchie degli invitati sembrò eterna, però, il guasto fu aggiustato e la quiete tornò nella stanza.

 

«Benissimo, gentili signori, sono le 22 esatte! Chiedo umilmente scusa per il piccolo contrattempo con la musica ma, a volte, queste macchine tecnologiche fanno i capricci! Chiudo ufficialmente le iscrizioni delle coppie, ora vi spiegherò brevemente le regole delle qualificazioni. Ad ogni coppia è stato dato un braccialetto con un numero proprio come era stato prima per il sorteggio. A turno andrete in quei due banchetti e ad ogni coppia saranno due bigliettini. Questi fogli contengono due indovinelli che vi indicheranno la locazione dei due dobloni d’oro che dovrete, appunto, trovare e riportare qui. Le 5 coppie che saranno più veloci, nel riportare i due dobloni passeranno le qualificazioni e potranno accedere all’investigazione finale! I dobloni d’oro sono tutti all’interno dell’Hotel oppure al massimo nei giardini, potete andare in qualsiasi luogo dell’Hotel, ovviamente evitando le stanze dei clienti in cui non abbiamo certamente nascosto nulla. Se qualche guardia vi fa qualche domanda circa i vostri spostamenti, basterà che farete vedere il braccialetto. Ora andate a ritirare i foglietti, al mio via, partirete tutti allo stesso tempo.» spiegò Takayama che era sempre più euforico poiché notava che la sua serata stava iniziando ad avere consensi nel pubblico.

Le coppie fecero come ordinato dal presidente e iniziarono a prendere le note.

Dopo aver presto le loro due Ran e Shinichi si erano avvicinati a Kogoro che stava ancora parlando con la donna appena conosciuta.

«Oh Ran! Vieni ti presento, la vincitrice si chiama Akiki Ires! Non la trovi davvero incantevole?» disse Kogoro continuando a guardarla come estasiato.

Ran replicò un “piacere” stizzito, non sopportava quando il padre si comportava da cascamorto con tutte le donne belle che vedeva! Addirittura quella sera gli sembrava ancora più preso del solito dalla nuova conoscenza.

Shinichi, dal canto suo, sorrise leggermente.

«Andiamo, hanno quasi finito di distribuire gli indovinelli.» disse iniziando a tirare l’amico verso la porta.

«Papà è completamente affascinato da quella Akiki! Non le toglieva gli occhi di dosso!»

«Non me ne stupisco affatto, anzi.» replicò il giovane detective.

«Perché? Che vuoi dire?»

«Ehm… no niente! Lascia perdere,» disse grattandosi la testa imbarazzato «fammi vedere questi famosi indovinelli.» continuò prendendole dalle mani i biglietti.

Dopo qualche secondo sospirò profondamente, seguito dal borbottio di Heiji che era spuntato dietro di loro.

«Se il delitto è difficile come gli indovinelli, il colpevole avrà lasciato scritto nome e cognome nella stanza.» commentò irritato il detective dell’Ovest.

«Perfino gli enigmi del dottor Agasa sono più facili di questi…» continuò Shinichi tornando i fogli a Ran.

Dopo qualche secondo li raggiunsero Sonoko e Yusuke che, al contrario dei due detective, non erano ancora riusciti a decifrare i loro indovinelli.

«Forza Sukuzi-san, dobbiamo impegnarci!»

«Giusto Yamamoto-san! Vedrai che ce la faremo.» rispose Sonoko mentre Heiji e Shinichi li fissavano increduli.

«Bene, cari partecipanti, tutti hanno ritirato gli indovinelli. Potete partire! Vi auguro buona fortuna e buon divertimento.» concluse Takayama, scendendo dal palco e andando dalla moglie.

I quattro bambini erano seduti insieme al dottor Agasa e, mentre Genta mangiava, Ayumi e Mitsuhiko discutevano di uno dei loro brillanti piani.

«Insomma non è giusto che noi non possiamo partecipare al gioco finale! Facciamo investigazioni migliori di molti adulti qui dentro!» iniziò Ayumi prendendo tra le mani la loro spilla.

«Concordo,» replicò Mitshiko congiungendo le mani come in segno di preghiera «ecco perché ho un’idea! Ai bambini non si fa mai caso, quando saranno uscite le coppie per investigare, usciremo anche noi!»

«E’ un’idea geniale!»

«Ma dove ci nascondiamo?» chiese Ai divertita dai loro piani.

«Ehm… veramente Haibara-san, a questo non ho ancora pensato, però sono sicuro che troverò una soluzione!» rispose il bambino imbarazzato ma determinato.

«Su questo non ho dubbi.» rispose lei rassicurandolo.

 

Le coppie si separarono e Shinichi disse a Ran che dovevano scendere nelle cucine per trovare il primo doblone. Heiji e Kazuha furono i primi che si mossero con loro, gli altri infatti erano ancora nella sala, intenti nella decifrazione.

«Noi prendiamo l’ascensore.» dichiarò subito Hattori alzando il pugno.

«Pigro.» replicò Shinichi, iniziando a scendere le scale con Ran che chiedeva dell’indovinello.

«Leggilo, lo capirai in cinque secondi.»

Ran aprì la nota e lesse:

Il tesoro che cercate lo troverete

Proprio in mezzo ad una rete

Dove si trovano belle e rotondette

Tante sorelle abbracciate strette! Il loro colore?

Non posso dir come si chiamano, nel colore c’è anche il loro nome…”*

«Mmm… ma certo deve essere un frutto! Hai detto che dobbiamo andare verso la cucina.» dichiarò Ran dopo averci pensato qualche secondo.

«Che frutto?»

«E’ difficile… ci sono così tanti frutti!»

«Ma non molti hanno il colore nel nome,» insisté Shinichi sapendo che presto sarebbe arrivata alla soluzione «su, pensaci.»

Ran restò ancora in silenzio per qualche minuto, mentre scendevano le scale.

«Le arance!» gridò infine esultante mentre lui le sorrideva.

«Che brava detective.»

«Ho il più bravo dei maestri.» replicò lei fissandolo con intensità. Shinichi arrossì mormorando un “grazie” imbarazzato.

«Ma cosa hai capito? Io parlavo di mio padre!» scherzò lei facendogli la linguaccia.

Lui fece il finto risentito e Ran si sentì piena di gioia nel condividere ancora quei piccoli momenti.

Arrivarono nella cucina e mostrarono il braccialetto per poter entrare.

Si guardarono intorno e Ran individuò un cesto dove c’erano delle arance, chiuse dentro una retina. Si avvicinarono e, proprio sotto di esse, c’era il doblone d’oro.

Sorrisero e uscirono dalla cucina mentre Ran si apprestava a leggere il secondo biglietto e Shinichi sperava che quella serata avesse investigazioni migliori da offrire.

“Sedici guerrieri bianchi contro sedici guerrieri neri

Si fanno la guerra oggi proprio come ieri.

Non si sparano, non si feriscono con spade d’oro,

non sono cannibali ma si mangian tra di loro

Combattono molte volte, ormai da una vita

non appena inizia la prossima partita.”

«Oh ma questo è ancora più facile! Parla degli scacchi.» disse Ran immediatamente dopo la lettura.

«Migliori a vista d’occhio,» si complimentò Shinichi ironicamente «la scacchiera sarà in qualche sala svago, vicino alla hall.»

Ran annuì e insieme si diressero a chiedere al portiere dove fosse una stanza del genere. Come previsto da Shinichi ovviamente si trovava dietro la hall.

Entrarono e videro alcune scacchiere, posate sopra dei tavolini.

«Sarà sotto una di queste,» disse iniziando ad alzarne una. «Ma come hai fatto a capire l’indovinello? Tu non giochi a scacchi.» chiese Shinichi dopo aver constatato che aveva in mano quella sbagliata.

Ran si fermò di colpo, in mezzo alla stanza.

«Una ragazza me lo sta insegnando a scuola.» rispose meccanicamente mentre lui non dava segni di aver percepito che il suo umore era improvvisamente mutato.

«Noi non parliamo più,» proruppe la ragazza mentre il detective si girò a guardarla interrogativa «noi due non ci diciamo più niente. Tu non sai più niente di me, per quanto io tenti di tenerti informato. Io non so assolutamente più nulla di quello che ti succede. Una volta credevo di conoscere ogni cosa che ti riguardasse… Ora non ne sono convinta… Quanto sei cambiato? Quante cose non so di te?

Quanto sei cresciuto senza di me?» concluse Ran sentendo le lacrime pizzicarle gli occhi. Di colpo, aveva sentito colpirla tutta la nostalgia e la preoccupazione che sentiva per Shinichi da mesi.

Gli mancava così tanto.

E le uniche volte che si vedevano era sempre per motivi di investigazione o in situazioni di estremo pericolo. E poi lui spariva di nuovo, come sempre.

«Non voglio perderti e sentire, un giorno, che siamo diventati due estranei. Ti prego, Shinichi, non te ne andare più…» supplicò iniziando a piangere.

Shinichi alzò una mano e tentò di asciugarle le lacrime, carezzandole la guancia.

«Non posso prometterti questo… Dovrò ripartire presto. Ma io ti giuro che non mi perderai mai Ran, quindi non piangere.

So che ci vediamo poco, ma a me basta guardarti anche per poco per stare meglio.» replicò Shinichi rosso come un pomodoro mentre Ran smetteva di piangere e, imbarazzata, andava di nuovo verso i tavoli.

Alzò una scacchiera, trovando sotto il secondo doblone.

«Andiamo a vincere la spilla!» disse mostrandola a Shinichi insieme a un sorriso raggiante.

 

 

~

 

 

Kazuha, mentre l’ascensore scendeva lentamente, tentava di risolvere il primo indovinello.

Questo recitava:
“Due gemelle affusolate

spesso stanno separate

se s’incontran tra di loro

stanno unite di sicuro

mentre l’ospite incontrato

resta invece… separato.”

«Mmh…» iniziò a mormorare «ci sono! Potrebbe essere che l’indovinello si riferisca ad un paio di forbici?» concluse poi esultante.

«Esatto Kazuha. Per questo dobbiamo andare alla reception e chiedere se hanno questo oggetto.»

«Sono sicura di sì!»

Arrivati al piano terra andarono subito verso il luogo pensato ed Heiji chiese subito all’impiegato, mostrando il braccialetto, se avesse da dare loro un paio di forbici. Egli sorrise leggermente e dette loro un astuccio rosso.

Kazuha lo aprì e, appena sotto un righello ed una gomma, c’era la forbice a cui era stato attaccato un doblone.

«Eccolo!» dichiarò mostrandolo all’amico.

«Beh l’indovinello era così semplice che sbagliarsi era davvero impossibile.» disse Heiji avviandosi verso un’altra stanza, poco distante dalla hall.

«Dove vai?»

«A prendere l’altro doblone, quest’altro enigma, se possibile, è ancora più semplice.» le disse porgendole la nota.

“Il doblone che cercate lo custodiscono tre sorelle

che corrono sempre come tre gazzelle.

Una è grassoccia, una snella, l’altra stretta stretta

vanno sempre in tondo, non hanno mai fretta.

Si inseguono, si superano, tutta la notte e il dì

e alla fine del giorno, sono sempre lì…

«Questo non lo capisco.»

«Ma come? E’ facilissimo!»

Kazuha si sforzò ma non riusciva proprio a venire a capo dell’enigma: «E’ inutile,» sospirò infine «dimmi la soluzione.»

«Ma che vergogna Kazuha! Come può il detective migliore del Kansai avere una partner tanto tonta?» chiese lei con l’intento di prenderla in giro.

La ragazza però non colse la provocazione come al solito, sentì in quelle parole più di quanto realmente ci fosse.

In fondo lui era veramente intelligente e deduttivo come diceva di essere, che la sua presenza lo facesse in qualche modo sfigurare?

Kazuha scosse la testa, lei sapeva benissimo quello che valeva e sicuramente non sarebbero state due prese in giro di Heiji a farle crollare quelle certezze.

Riguardò l’indovinello e sussurrò: «L’orologio.» come colta da improvvisa folgorazione.

Heiji notò che l’amica aveva uno sguardo strano e non capì se le sue parole l’avessero fatta arrabbiare o l’avessero in qualche modo ferita.

«Dove pensi che sia l’orologio?»

«Qui… Entrando ne ho visto uno a pendolo in questa stanza. Ehi, tutto bene?» chiese il detective non riuscendo a capire.

Kazuha aveva tentato di tornare ad un atteggiamento normale ma, pur non comprendendo appieno il motivo, quelle parole l’avevano scossa più di quanto lei stessa realizzava. E la sua voce non voleva saperne di tornare la vispa di sempre.

«Certo, prendiamo il doblone.» concluse avvicinandosi all’orologio e prendendo il doblone, incastrato nelle lancette.

Dopo aver concluso la loro caccia tornarono nell’ascensore, mentre un silenzio un po’ imbarazzante era calato tra i due.

Heiji non sapeva cosa dire e Kazuha non capiva neanche cosa voleva sentirsi dire.

«Devi aver qualcosa. Sai che io ti conosco meglio di qualsiasi altra persona.» dichiarò infine il detective sperando di aver fatto la mossa giusta.

«Non so spiegarti cosa mi sia preso.» replicò innocentemente la ragazza in risposta.

«Ma che significa?»

«Quello che ho detto. Quando lo capirò te lo dirò.» concluse uscendo dall’ascensore appena arrivato all’ottavo piano.

Vide che Ran e Shinichi erano da poco ritornati e, ovviamente, non si stupì notando che erano state le prime due coppie a trovare i dobloni.

Heiji si ritrovò nuovamente a fissare l’amica continuando a dirsi che il più grande mistero del mondo sarebbe stata sempre la mente di Kazuha. Era incomprensibile, imprevedibile, non sapeva mai cosa aspettarsi né come reagire.

Le aveva detto qualcosa di male? Il suo improvviso cambio di umore non era da imputare a lui? Cosa era successo nei suoi pensieri nel giro di cinque secondi?

La osservò attentamente entrare nella sala da ballo, arrossendo leggermente dovendo ammettere che con quel vestito era terribilmente carina.

Kazuha, sentendo lo sguardo dell’amico addosso, si girò e vide l’occhiata intensa che questi gli rivolgeva. Lo fissò mentre Heiji si ritrovò un po’ perso in quegli occhi verdi che gli lanciavano sempre sentimenti così contrastanti.

Ci aveva visto dentro ogni emozione possibile: la rabbia, la gioia, la paura, il dolore, la confusione, l’imbarazzo e quanti altri il cuore potesse concepirne.

Si morse leggermente un labbro quando Kazuha si voltò, interrompendo il contatto visivo. Respirò, accorgendosi solo in quel momento che aveva trattenuto il fiato fin tanto che Kazuha lo aveva guardato in quel modo.

E non capiva perché ma doveva ritrattare quello che aveva appena pensato. Quella sera, con quel vestito, era semplicemente bellissima.

 

 

 

Fine del III capitolo.

L’asterisco si riferisce al fatto che dovete perdonarmi se ho messo degli indovinelli tanto facili x°D Ho fatto una piccola ricerchina su Internet e questi ho trovato u.u

Beh, vi sta piacendo la storia? Povera Ran, mi dispiace per lei ç_ç infatti ho fatto in modo che Shinichi le dicesse qualche frase di conforto, in fondo se vuole sa dirle ù_ù

Heiji è tonto, queste povere donne devono avere sempre a che fare con uomini tonti x°D

Un bacio u.u

P.S. commentate!

 

EclipseOfHeart

 

 

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Capitolo 4
*** Capitolo IV ***


Il delitto perfetto

 

 

Capitolo IV

 

 

A sorpresa dei due grandi detective la terza coppia vincitrice della gara di indovinelli furono proprio Sonoko e Yusuke.

Entrambi avevano pensato che non ce l’avrebbero fatta, vedendoli in difficoltà all’inizio della sfida, invece ci erano riusciti e trionfanti avevano consegnato i dobloni alla giuria.

«Ragazze, siamo tutte e tre in finale!» esultò Sonoko andando dalle sue due care amiche che annuirono contente.

Sonoko intuì immediatamente che qualcosa era successo alle due, Kazuha era pensierosa e per niente vispa, mentre Ran aveva un’insolita aria fin troppo sognante.

Entrando nello spirito della grande detective che si proponeva di essere quella sera, espose chiaramente le sue intuizioni: «Kazuha-chan, cosa ti ha detto di strano Hattori-san? Ran-chan, cosa ti ha detto di dolce Kudo-kun

Le due la fissarono stupite provocando moti di orgoglio nell’animo di Sonoko che spiegò le ragioni delle sue domande.

Entrambe arrossirono ma nessuna delle due spiegò i motivi delle loro reazioni, i ragazzi erano troppo vicini e non era proprio il momento.

«Va bene, me lo direte dopo tanto. Yamamoto-kun, invece, a me ha fatto un discorso stranissimo!» dichiarò sollevando le curiosità delle giovani.

«Sonoko-chan, non è che sta nascendo qualcosa tra di voi?» chiese Kazuha maliziosamente.

«No no, al contrario! Sentite cosa mi ha detto! E’ successo tutto dopo che ho risposto a una telefonata del mio Makoto!»

 

«Scusa se ti ho fatto aspettare, dovevo rispondere.» disse la ragazza in segno di difesa per averlo fatto attendere.

«Non importa, Suzuki-san. Quella era una persona a cui tu tieni molto.» rispose a bruciapelo il Yusuke lasciandola sorpresa.

«Come fai…

«Oh, dal tono della voce. Come mai lui non è qui con te?»

«Il lavoro lo tiene molto impegnato e spesso non ci possiamo vedere.» rispose Sonoko, stranita per essersi confidata con quello che, in fondo, era uno sconosciuto.

«Anche io ho una persona lontana a cui tengo davvero tanto. Neanche lei poteva essere qui stasera.» dichiarò Yusuke con l’espressione un po’ triste e malinconica.

«Presto li rivedremo Yamamoto-kun.» concluse Sonoko facendolo sorridere per aver cambiato tono nei suoi confronti, come se fossero diventati amici.

 

 

«Ma che dolcezza! Quel ragazzo deve essere veramente una brava persona.» dichiarò Ran dopo aver ascoltato il racconto dell’amico.

«Chissà chi è la fortunata che gli manca così tanto.» si domandò Kazuha con aria interrogativa.

«Non so, ma spero tanto che la possa rivedere il prima possibile.» replicò Sonoko sorridendo.

Le ragazze si voltarono nella sala e videro che tutti gli invitati stavano mangiando seduti ai tavoli. I bambini erano seduti, intenti a progettare qualche strepitoso piano, i tre ragazzi chiacchieravano confrontandosi sugli indovinelli e Kogoro ed Akiki erano seduti a chiacchierare.

«Quella donna non mi piace, sembra quasi essere contenta delle lusinghe di mio padre.» disse Ran stizzita e contrariata.

In effetti le sensazioni di Ran erano totalmente giuste. I due avevano legato in maniera particolarmente veloce e si trovavano perfettamente a loro agio, mentre discutevano.

Kogoro si sentiva in totale sintonia e capì che quella donna gli sarebbe potuta piacere veramente molto.

L’unica volta che aveva sperimentato una sensazione del genere era stato con sua moglie Eri e, ora, sembrava passato così tanto tempo.

Ora con Eri non faceva altro che litigare e, per quanto gli piacesse stuzzicarsi con lei, gli mancavano i momenti d’amore vissuti con la moglie.

L’ultima volta che l’aveva vista sorridere nei suoi confronti era stato quando le aveva dato quel regalo di compleanno, anche se poi l’aveva fatta infuriare per averlo scambiato con un rosario del Poirot.*

Interiormente sospirò e si chiese quale dovesse essere la sua mossa.

Guardò Akiki e, nonostante lei fosse bella e avvenente, desiderò che al suo posto ci fosse Eri. Non voleva sentirsi così bene in compagnia di qualcuna che non fosse lei.

«Kogoro-san, mi sto divertendo davvero moltissimo stasera,» affermò Akiki d’improvviso «non credevo che la sua compagnia potesse essere così piacevole. Sono stupita.»

«Concordo Akiki-san, non tutte le donne sanno conversare in maniera così amabile.»

«Mi piacerebbe scoprire di più su di lei, magari anche qualche altra sera.» commentò Akiki mentre Kogoro era in procinto di strozzarsi con l’acqua che stava bevendo.

Annuì in modo poco convincente sperando che bastasse per farle capire che non poteva accettare il suo invito e, infatti, la donna di colpo cambiò completamente argomento di discussione.

 

La quarta coppia ad avere l’accesso al gioco fu una coppia di sposi novelli. Entrarono nella sala tenendosi per mano ed avvicinandosi al bancone della giuria.

Poi individuarono il gruppo degli altri tre partecipanti e andarono a presentarsi.

«Piacere di conoscervi! Speriamo che questa sfida sia interessante come si racconta. Io mi chiamo Atsushi Teshima e questa è la mia dolce metà, Miyuki Hirano. Ci siamo sposati da pochi mesi e siamo grandi appassionati del crimine e delle investigazioni.» disse il ragazzo presentandosi a tutti.

Gli altri ricambiarono i saluti ed iniziarono a conversare sulla serata.

Dopo una decina di minuti Heiji strattonò la manica di Shinichi per sussurrargli all’orecchio: «Ehi, ma quei due non ti sembrano strani? Insomma, per essere sposi freschi non si rivolgono un minimo gesto affettuoso.»

«Forse non amano le effusioni in pubblico.»

«Ma se sono entrati tenendosi per mano! E ora invece sembrano quasi due estranei.»

Shinichi annuì pensoso, notando anch’egli i comportamenti poco amorevoli della coppia. Tuttavia non aveva motivo di sospettare di loro e perciò, per il momento, lasciò cadere le sue deduzioni.

Alle 22:35 entrò nella sala l’ultima coppia.

Il gruppo si stupì non poco notando come fossero gli agenti Takagi e Sato!

«Eccoli finalmente. Allora Megure-san era serio quando aveva detto di averli messi qui ad investigare sotto copertura.» disse Ran alzando una mano per salutare i due che ricambiarono contenti.

«Pensavamo davvero di non riuscire a qualificarci! Ci abbiamo messo troppo tempo a risolvere l’enigma!» dichiarò Takagi mentre si avvicinavano a loro.

«Invece ce l’avete fatta, complimenti!» rispose Shinichi stupendosi leggermente di come conoscesse quasi tutte le persone che quella sera avrebbero giocato insieme a lui e Ran.

«Beh, quegli indovinelli erano di una facilità imbarazzante.» sussurrò Heiji per non farsi sentire dai due agenti, mentre Shinichi ridacchiava.

«Sato-san, questo vestito le sta benissimo! Il bianco le dona molto.» disse Ran entusiasta.

«Grazie Ran-chan, anche tu stai molto bene.» replicò Sato, sistemandosi la maschera bianca che le copriva gli occhi.

Takagi non disse nulla ma gli sguardi che le lanciava parlavano benissimo per lui, dirle che la trovava fantastica era totalmente riduttivo in quanto per lui quello lo era sempre e comunque, indipendentemente da come si vestiva. Sbuffò consapevole che quelle cose doveva essere capace di dirgliele, senza magari diventare di colore rosso bordò, e non soltanto di pensarle.

«Gentili signori, dichiaro ufficialmente conclusa la prima parte della nostra serata. Prego le sei coppie di salire sul palco, insieme a me. A breve tutti gli altri partecipanti dovrebbero ritornare e potrò spiegare a tutti le regole del nostra sfida e voi potrete iniziare a investigare sul nostro delitto perfetto!» disse Takayama, interrompendo il chiacchiericcio dei vari invitati.

Il gruppo dei sei si avvicinò come richiesto e, dopo una quindicina di minuti, il presidente iniziò ad esporre le direttive da seguire.

«Dunque, prometto che sarò il più celere possibile nella spiegazione. In questo ottavo piano del Mitsui Garden Hotel abbiamo questa grande sala ricevimenti e poi sette stanze, adibite all’uso per la clientela. Ovviamente per questa sera le sette stanze sono vuote.» iniziò quindi, prendendo una lavagnetta e disegnando una mappa del piano dell’hotel, per far meglio comprendere le sue parole. «Abbiamo sei coppie, quindi abbiamo inscenato sei omicidi. Le nostre vittime sono naturalmente solo dei pupazzi, però le armi usate sono del tutto autentiche. Anche gli schizzi di sangue sono autentici e vi saranno utili nella vostra investigazione. La modalità di ogni omicidio è identica, così ogni coppia potrà investigare nella propria stanza.

Infatti dovrete lavorare ignorando completamente le altre cinque situazioni, il colpevole è unico ma come vittima dovete considerare solo quella nella stanza assegnatavi.

L’unica cosa di cui debbo pregarvi è di non andare nella stanza n°7, non è stata assegnata a nessuno perché al momento è inagibile e, proprio per questo motivo, dentro non vi è alcuna prova che possa esservi utile.

Ora vi presenterò i tre sospettati del delitto,» dichiarò facendo segno dietro il palco, di modo che i tre salissero sul palco. «Eccoli a voi. Abbiamo il signor Tsubasa Sumiya, che nel nostro caso di omicidio è il portiere dell’hotel. Poi abbiamo la signorina Mai Sasamoto che è la cuoca che si è occupata degli ultimi pasti della nostra vittima. Infine il signor Hayato Nishimoto che è uno dei camerieri! Loro sono veramente dipendenti di questo albergo, però per stasera saranno anche un po’ attori!»

I tre si inchinarono e, vestiti esattamente come la loro professione richiedeva, presero un sacchettino e lo porsero al presidente.

«Tutti e tre sono stati chiamati nella stanza della nostra vittima per tre motivi diversi ma negli stessi tempi. Le loro testimonianze indicano che tutti e tre hanno lasciato la camera che la vittima era ancora viva, ovviamente uno dei tre mente e toccherà a voi scoprire chi sta dicendo la verità e chi menzogne. Per quanto riguarda il movente si è pensato che il colpevole si sia infiltrato a lavorare sotto copertura nell’Hotel per poter avere l’occasione di far fuori la nostra vittima, per motivi personali di vendetta. Ora procederemo all’estrazione del colpevole,» continuò Takayama facendo pescare un biglietto a tutti e tre i sospettati «questo lo facciamo ovviamente per evitare qualsiasi tipo di favoreggiamento, fino a questo momento nessuno, neanche loro, sapevano quale parte avrebbero dovuto recitare. Bene, ora andranno tutti e tre via dietro il palco e si procederà al delitto.»

«Delitto?» chiese Kogoro sorpreso.

«Certo Mouri-san. Il delitto si svolgerà esattamente adesso, tra poco sentiremo sei colpi di pistola e, dopo cinque minuti, potrete iniziare ad investigare. Vostro compito sarà trovare il colpevole, una prova sufficiente a sostenere la vostra teoria ed infine anche l’arma del delitto, che non è addosso al colpevole. Non ci sarà bisogno di andare in altri piani dell’albergo, ricordando di evitare la stanza sette che è fuori uso, tutti gli indizi e le prove sono su questo piano. Sempre se riuscirete a trovarne ovviamente! Avrete tempo fino a mezzanotte.» scherzò il direttore convinto che nessuno avrebbe mai potuto risolvere quel caso.

La serata si stava rivelando un successo e già molti invitati avevano fatto numerosi donazioni, se avesse potuto tenere anche la Spilla di Lapislazzuli sarebbe stato il massimo. Però c’era da dire che soprattutto i due ragazzi liceali sembravano essere particolarmente svegli, forse anche più del grande detective Mouri.

Nel pubblico tutti commentavano quell’insolita serata, nessuno si sarebbe aspettato che il “delitto” sarebbe avvenuto durante la festa.

I bambini, seduti al tavolo, erano anche frementi di eccitazione poiché Genta aveva trovato la soluzione al loro problema.

«Andremo nella stanza inagibile! La n°7! In questo modo, mentre loro saranno nelle stanze noi staremo al sicuro nella camera sette, poi quando saranno usciti potremo entrare nelle scene del crimine!»

«Ma potrebbe essere pericoloso, hai sentito che non si può utilizzare quella camera.» replicò Ayumi pensierosa.

«Ma no, cosa deve succederci! E poi io mi sto annoiando, non ho propria voglia di restare qui ad aspettare.»

«Non so…»

«Dai Ayumi-chan, Genta-kun ha ragione! Vedrai che sarà semplicemente sporca, per questo non hanno voluto utilizzarla, è un nascondiglio perfetto! Diciamo al professor Agasa che andiamo un po’ ad esplorare l’albergo e ci nascondiamo.» confermò Mitsuhiko insistendo.

«Potreste farvi male.» disse Ai, intervenendo nella discussione.

«Haibara-san… non ci feriremo. E poi ci siamo noi due a proteggervi, farò di tutto per difenderti! Cioè, ehm, per difendere tutti.» borbottò Mitsuhiko arrossendo vistosamente per essersi lasciato sfuggire una frase di troppo.

Ai sorrise per l’innocenza del bambino e diede il suo consenso al piano.

«Verrai con noi, Ai-chan?» chiese Ayumi sorridendo.

«Certo, non posso mica lasciare tutto il divertimento a voi.»

“E poi devo tenervi d’occhio” pensò, senza dirlo, per non infastidire Genta e Mitsuhiko che tanto valorosamente volevano proteggerle.

 

 

«Dopo che avremo guardato la stanza, sarà necessario interrogare i tre sospettati.» disse Heiji, prima che la sfida iniziasse.

«Certo, appena vorrete sentirli saranno a vostra disposizione. Intanto venite qui, così ad ogni coppia sarà assegnata una camera.» replicò Takayama.

Dopo l’assegnazione dei vari numeri Shinichi e il detective dell’Ovest sbuffarono sonoramente dato che, fino a quel momento, niente li stava divertendo.

«Spero proprio che l’assassino non lasci la pistola sul letto.» commentò infatti Heiji mentre Shinichi annuiva.

Di colpo, poi, si sentì il primo colpo di pistola. E di seguito gli altri cinque.

Takayama dette inizio ufficialmente alla gara e le coppie uscirono dal salone per recarsi nelle stanze. Nella confusione i 4 bambini, con una scusa, riuscirono ad arrivare alla camera 7, la aprirono e vi entrarono, aspettando che la situazione si calmasse per poter uscire.

A Ran e Shinichi era stata assegnata la stanza n°1.

Il detective aprì la porta con la tessere automatica che era stata data loro dalla giuria ed entrarono vedendo la “vittima” seduta di fronte alla porta.

Il pupazzo, vestito con giacca e cravatta, aveva un foro all’altezza del cuore, con il sangue che fuoriusciva dalla ferita.

La camera era perfettamente pulita, a parte il sangue che gocciolava sul pavimento, nulla pareva essere stato contaminato.

Shinichi effettuò una prima ispezione della stanza, ovviamente non trovando l’arma del delitto.

«Figurati se poteva essere sotto il letto. Forse non ci credono tanto stupidi come avevo pensato. Allora, sicuramente è stato ucciso dopo aver spontaneamente aperto la porta, del resto hanno detto che aveva chiamato tutti e tre i sospettati per motivi diversi.» iniziò a dire Shinichi mentre Ran cercava qualche dettaglio nella stanza. «Sul tavolino, accanto a lui, abbiamo un piatto con del cibo, ordinazione che avrà trasportato probabilmente il cuoco. Poi c’è del sale, sicuramente questo portato dal cameriere ed infine un saldo delle sue ultime spese, proveniente dalla visita del portiere. Questo dimostra che tutti e tre avevano una buona occasione per effettuare il crimine.

Il fatto che lui sia seduto, sporto per avanti, ci indica che il colpevole abbia aspettato che lui si sedesse, per poi richiamare la sua attenzione, farlo girare e quindi sparargli.

Purtroppo, essendo seduto, non posso ben valutare l’altezza del colpevole, anche se potrei escludere il portiere che è il più alto dei tre.»

«Potrebbe aver posato l’arma fuori, da qualche parte? C’è un piccolo stanzino, in fondo al corridoio. Se l’avesse nascosta lì?» chiese Ran, continuando a guardarsi attorno.

«Andremo a controllare. Quello che normalmente non mi convincerebbe è il sangue. E’ secco. Non è il sangue che troveremmo se una persona fosse stata appena uccisa.»

«Probabilmente hanno usato del sangue non fresco, del resto questo pupazzo non è reale.»

«Sarà come dici tu. Eppure Takayama-san si è tanto vantato dell’autenticità del loro delitto e poi cade in un dettaglio così importante.»

«Normalmente se il sangue fosse così secco, capiremmo che l’ora del delitto è diversa da quella che sappiamo, giusto?» teorizzò Ran, mettendosi un dito sotto al mento.

«Esattamente.» replicò Shinichi ridacchiando e andando verso la porta. Il suo sguardo, però, si posò su un punto che luccicava nel terreno. Si abbassò e prese quella che sembrava una piccola trasmittente.

«E questa cosa ci fa qui?»

 

 

~

 

Kogoro e Akiki erano, invece, diretti verso la stanza n°4. Kogoro faticava a complimentarsi come prima poiché temeva che Akiki le avrebbe nuovamente fatto una qualche proposta.

Si chiede se facesse veramente bene a rifiutarla, in fondo stava davvero bene con quella donna, era seducente come poche ne avesse viste e le stava dicendo di no per una donna che sembrava non volerne più sapere di lui.

Che voleva soltanto litigare con lui.

Però… per quanto si dicesse quelle cose sensate, nessuna donna avrebbe mai potuto prendere il posto di Eri. La conosceva da così tempo e la amava da sempre, non avrebbe trovato nessun’altra che sapesse cucinare male come lei, che lo facesse arrabbiare con quei commenti così sarcastici, nessuna che lo spingesse ad essere un detective migliore.

«Kogoro-san, la sua risposta mi è sembrata poco convinta,» disse improvvisamente Akiki quando furono dentro la stanza «io supero l’imbarazzo e la invito a cena e in tutta risposta ricevo solo un borbottio. Mi era sembrato che fossimo in sintonia.»

Kogoro deglutì, sperava proprio di non dover fare quella conversazione ed ovviamente lei aveva tirato fuori l’argomento di nuovo.

«Akiki-san, anche io sento questa intesa che dice lei, però… non posso. Io sono sposato e, cosa più importante, io sono innamorato di mia moglie. Quindi sarebbe inutile un’uscita insieme, se non da amici.» concluse Kogoro iniziando a perlustrare la stanza in cerca di indizi.

Akiki non aveva risposto ed era rimasta ferma, vicino alla porta.

Il detective pensò a cosa altro dirle quando una voce che ben conosceva si sentì nella stanza.

«Scusami Goro

Si girò trovandosi di fronte proprio sua moglie Eri che teneva in mano la maschera che aveva indossato fino a quel momento.

Di colpo dentro di lui si mescolarono la rabbia - come poteva prenderlo in giro in quel modo fingendo di essere un’altra donna? – ma anche altre sensazioni positive.

Stava bene con lei perfino quando fingeva di essere una persona che non era, la riconosceva pure quando i suoi occhi lo tradivano.

«Perdonami. Non volevo prendermi gioco di te, non avevo alcuna intenzione di inscenare una falsa identità. Quando sono stata sorteggiata ho pensato che mi avresti riconosciuta subito, ma quando ho notato che a causa della maschera la mia voce usciva alterata e quindi non ti permetteva di riconoscerla, ho pensato di provare a fingere per un po’. E poi, vedendo che facendo finta di essere un’altra donna abbiamo passato due bellissime ore, ho continuato e ti ho chiesto stupidamente di uscire! Credimi, te l’avrei detto stasera stessa…» continuò Eri sentendosi in colpa e non sapendo come venire fuori da quella situazione.

Non voleva ingannarlo, ma solo trascorrere del tempo con lui senza litigare. Non immaginava assolutamente che lui le avrebbe fatto quella dichiarazione inaspettata, si era sentita come se l’avesse tradito.

Avrebbe continuato a dire altro se Kogoro non le avesse messo due dita davanti alla bocca, come per zittirla.

«Non sono arrabbiato con te, anzi un po’ sì, a dire il vero però se devi sentirti responsabile di qualcosa rimproverati il fatto che mi hai fatto sentire in colpa.»

«Come ti sei sentito?»

«In colpa… Insomma, Akiki mi piaceva davvero e mi sono sentito in colpa per aver provato una cosa del genere per qualcuna che non fossi tu. Anche se poi eri tu.» concluse alzando la mano per grattarsi la testa leggermente confuso.

Eri sorrise, alzandosi per dargli un bacio.

Poteva anche essere il detective più tonto del pianeta, poteva avere un carattere che aveva il potere di irritarla come nessun altro riusciva, poteva avere tutti i difetti di questo mondo, ma sicuramente l’amava.

«Però Akiki non voleva invitarti per una cena, diciamo non tra amici.» disse divertita.

«No?»

«No e sai perché? Perché anche lei è sposata, con un marito che ama veramente tanto.» replicò arrossendo così tanto che non ricordava l’ultima volta che il cuore le aveva battuto tanto forte.

Kogoro la baciò a sua volta per poi staccarsi, iniziando a dedicarsi alla scena del crimine.

«Credo che sarebbe ora che il grande detective scopra la soluzione di questo mistero, no?» dichiarò indicando il pupazzo mentre Eri annuiva, sentendosi insolitamente felice e completa.

 

~

 

 

Kazuha ed Heiji avevano ricevuto la stanza n°3. Dopo essere entrati i due avevano tratto le stesse conclusioni della coppia di Tokyo e avevano deciso di guardare proprio in quello stanzino, anche loro in cerca dell’arma del delitto.

Heiji aveva notato la medesima imperfezione di Shinichi, ma anche lui l’aveva imputata al fatto che il delitto non fosse reale.

Fu Kazuha però a notare la trasmittente nella stanza, alzandola per mostrarla ad Heiji.

«Diventi sempre più attenta ai dettagli, brava.»

La ragazza non rispose e pensò che, forse, era il momento di dirgli quello che la tormentava da un’ora buona.

Aveva continuato a pensarci e aveva capito cosa nelle parole di Heiji l’avesse turbata, non era arrabbiata, era un po’ confusa.

«Heiji, vuoi davvero sapere cosa avessi?» chiese, infatti, a bruciapelo mentre le guance si imporporavano leggermente.

«Ehm… sì, certo. Però ora non mi sembra il momento più adatto…» tentennò il detective sentendo nell’aria che l’amica non voleva fare una discussione piacevole.

«Mi hai fatto venire un dubbio, Heiji. So che non volevi ferirmi dicendo quelle cose, però mi è venuto il sospetto che magari tu le pensi davvero… Insomma, sono così poco intuitiva da farti vergognare? Tu preferiresti un’altra amica da avere al tuo fianco?» chiese lentamente diventando sempre più rossa.

Heiji arrossì vistosamente, però pensò che doveva farle capire quanto lei fosse giusta per lui. Kazuha non doveva avere dubbi di quel genere.

Le posò una mano sulla spalla, preparandosi per il discorso più imbarazzante di tutta la sua vita, quando un acutissimo urlo spezzò il silenzio in cui l’ottavo piano era avvolto.

 

 

 

 

Fine del IV capitolo.

Kogoro ed Eri sono bellissimi, io li adoro <3 vi prego di perdonarvi se pensiate che siano troppo dolci (anche se in qualche puntata Kogoro ha dimostrato di saper dire qualche parola d’amore per Eri) ma io me li immagino così *__* che quando sono in “pace” si sciolgono.

Avevate già capito tutti che Akiki era Eri? xDD

L’asterisco del capitolo: quella cosa che pensa Kogoro accade realmente nell’anime, precisamente nelle puntate 589 e 590, che trattano appunto del compleanno di Eri *_* se la coppia vi piace vi consiglio caldamente di guardare quell’episodio perché io mi sono sciolta dalla dolcezza.

Il delitto-gioco ha un qualche senso? Ho tentato, vi giuro, di crearlo il più sensato possibile ma non so scrivere gialli e questa storia ne è la prova xD

Commentate! u.u

 

EclipseOfHeart

 

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Capitolo 5
*** Capitolo V ***


Il delitto perfetto

 

 

Capitolo V

 

 

L’urlo proveniva dalla stanza numero 7, tutto il gruppo uscì spaventato al sentire quelle urla e dalla sala arrivò il signor Takayama seguito dalla moglie, dall’architetto e dallo zio di Sonoko.

Shinichi ed Heiji furono i primi ad accorrere ed, aprendo la porta, videro i tre bambini che fissavano spaventati il muro, con Ai che tentava di calmarli.

«Bambini ma cosa ci fate qui? Cosa è successo?» chiese Heiji.

Ayumi alzò una mano indicando di fronte a loro e i due detective videro il cadavere della signora Sasamoto, sanguinante e seduto contro il muro.

Immediatamente si fecero avanti gli agenti Sato e Takagi, seguiti dall’ispettore Megure.

Ran, Kazuha e Sonoko andarono a confortare i bambini che erano ancora un po’ sconvolti.

Ran aveva fatto un urlo di pura sorpresa quando aveva visto la madre dietro il padre. Non capiva proprio perché si fosse finta un’altra donna.

Tuttavia notò subito l’insolito modo con cui si guardavano i genitori e quindi lasciò perdere le domande, per il momento.

Ai venne accerchiata dalla cerchia di detective perché spiegasse cosa era accaduto.

«Eravamo andati nella stanza per nasconderci, sapevamo che era inagibile e quindi avevamo pensato fosse un posto ideale per restare nascosti.»

«Ma perché volevate nascondervi?» chiese Sato.

«Volevamo investigare anche noi… ma non potevano perché eravamo bambini e allora abbiamo deciso di farlo in segreto.» disse Ayumi, mentre beveva un tè caldo.

«Capisco… e poi come avete scoperto il cadavere?»

«Non l’abbiamo visto subito… perché effettivamente nella stanza non c’era. Era una camera completamente normale, finché Genta non si è mosso ed ha urtato una mattonella che era rialzata. Inciampando in essa, l’ha schiacciata e il muro davanti ai nostri occhi si è girato e ha rivelato quella cavità, dentro la parete, dove c’era Sasamoto-san… morta.» spiegò Ai con la massima calma.

Si sentiva un po’ scossa ma il suo sangue freddo le permetteva sempre di mantenere i nervi tesi.

«Ecco quindi qual è la chiave del vostro mistero, Takayama-san. In ogni stanza di questo piano c’è quella cavità dentro la parete, scommetto che in ognuna di esse è nascosta l’arma del delitto. Ed ecco anche perché la stanza n°7 era inagibile: l’interruttore, ovvero la mattonella, era rotta. Nelle altre stanze sono sicuro che non c’è nessuna mattonella rialzata mentre qui non funzionava bene e non potevate rischiare con questo malfunzionamento.» disse Shinichi prontamente alzando lo sguardo verso il direttore che dovette necessariamente dire che era tutto vero.

«Il che ci porta ad un’altra importante conclusione. La cerchia dei sospettati si riduce incredibilmente a poche persone, le uniche a conoscenza di questo segreto. Ovvero il signor Takayama, sua moglie, l’architetto che ha progettato questo edificio e i due sospettati del finto omicidio, il signor Sumiya e il signor Mishimoto.» concluse Heiji mentre un silenzio pesante calava tra le persone accusate.

«Ma non possono essere stati il signor Takayama, la moglie e l’architetto. Sono sempre stati dentro la sala, da quando i tre sospettati sono scesi dal palco. Non si sono mai allontanati quindi possiamo ridurre la cerchia soltanto al signor Sumiya e al signor Mishimoto.» disse Megure.

«Io non sono sicuramente stato! Sono stato tutto il tempo nella stanzetta dietro le quinte, in attesa di essere chiamato per poter offrire la mia testimonianza nel finto delitto! Sono innocente!» gridò Sumiya alzando le mani al cielo ed iniziando ad agitarsi.

«C’è qualcuno che può testimoniare che sta dicendo il vero?» domandò Kogoro serio.

«No… Ero solo! Ma io non ho ucciso proprio nessuno!» gridò a voce ancora più alta.

Eri iniziò subito a calmarlo mentre anche il signor Mishimoto forniva la sua versione dei fatti.

«Io ero andato a compiere i sei “delitti”. Avete sentito voi stessi gli spari, dopo aver fatto il sesto sono uscito dalle scale e sono ritornato nella stanza ad aspettare di potervi mentire. Non ho proprio visto Sasamoto-san… E non ho idea del perché non fosse nella sua stanza come Sumiya-san ad aspettarvi! Guardate, questo è il bigliettino del sorteggio che dimostra che io sto dicendo il vero.» disse Mishimoto tirando fuori dalla tasca un foglio dove c’era scritta la parola “ASSASSINO” a lettere grandi.

«Ma nessuno l’ha vista mentre commetteva i delitti! Avrebbe potuto benissimo attirare la vittima e poi spararle, facendo passare il rumore per uno dei sei spari che sarebbe stato normale udire!» gridò Kogoro iniziando ad accusarlo.

«E secondo lei avrei potuto sparare a un pupazzo e a una donna contemporaneamente?! Io ho sparato sei volte e ho udito sei spari.»

«E’ vero, sono sicura di aver udito perfettamente solo sei spari.» confermò Eri.

«L’assassino potrebbe aver sfruttato il rumore di uno dei colpi prodotti per sparare nel medesimo istante a Sasamoto-san senza che il tiro venisse percepito.» disse Heiji, concentrando il suo sguardo su Sumiya.

«Il che porterebbe lei ad essere l’unico sospettato.» concluse quindi.

Shinichi non commentò le parole dell’amico poiché ancora vedeva la situazione poco chiara, era necessario investigare meglio.

«Esattamente! Come ho appena dichiarato è lei il colpevole! E le dico anche dove l’ha uccisa, nella sua stanza! L’ha sorpresa, l’ha colpita mentre il suo collega sparava ai pupazzi e poi, mentre ancora era dentro le camere, ne ha approfittato per entrare in quella inagibile e per uscirci solo al termine degli spari.» urlò Kogoro convinto di aver risolto brillantemente il caso.

«Ma non è vero! Non ho ucciso nessuno, non avevo nessun motivo!»

«Probabilmente la signorina le avrà fatto uno sgarbo di qualche tipo, ora andremo a controllare la camera dove doveva esserci la signorina e lì troveremo le prove!»

Mentre Megure annuiva e, insieme agli agenti, andava nel luogo del crimine Heiji e Shinichi fissavano tutta la situazione con scetticismo.

«C’è qualcosa che non mi convince.»

«Concordo Kudo. Andiamo a vedere questa stanza, magari troveremo comunque qualche indizio.»

 

 

Passarono una ventina di minuti e l’ispezione di quella camera e di quella di Mishimoto non portò a nulla di fatto, come dedotto dai due detective.

Sicuramente Sasamoto non era stata uccisa lì dentro, non c’era una sola traccia di sangue o di colluttazione.

Il gruppo aveva inoltre recuperato tutte le armi dai vari nascondigli e in nessuna di queste c’erano impronte digitali. Mishimoto spiegò che, ovviamente, per compiere i delitti aveva indossato dei guanti per evitare proprio il riconoscimento delle impronte.

Ed anche il vero colpevole aveva utilizzato lo stesso stratagemma.

«Tornando verso le stanze c’è una piccola finestrella, l’ho aperta e ho buttato via i guanti.» spiegò brevemente quando gli chiesero dove fossero i guanti.

Shinichi ed Heiji tentavano di riuscire a capire il pezzo che loro mancava.

Come aveva fatto il colpevole ad attirare con sé Sasamoto? Dove l’aveva uccisa? E soprattutto come avevano fatto a non sentire il colpo di pistola in più?

Ran e le sue due amiche erano rimaste in compagnia dei bambini e della coppia di novelli sposi nella salone delle feste, insieme al dottor Agasa e a Yusuke che sembrava scosso e turbato dalla situazione.

Kogoro tentava in tutti modi di dimostrare la colpevolezza di Sumiya, ma anche lui si rendeva conto che c’erano molti buchi in quel caso.

Il signor Takayama era completamente sconvolto e la moglie e l’architetto tentavano in tutti modi di farlo riprendere, sollevati almeno che non fossero nella lista dei sospettati.

Furono Eri e Kogoro, inconsapevolmente, ad offrire un aiuto inaspettato.

Eri era tornata nella stanza numero 4 per prendere un fermaglio che si era accorta di aver perso e nel chinarsi aveva trovato ai piedi del letto un’altra trasmittente, come quelle ritrovate da Shinichi ed Heiji.

Tornò nel corridoio dove tutti stavano discutendo e la mostrò immediatamente a Kogoro che la guardò perplesso, spiegandole che uno strumento del genere serviva per riprodurre suoni sotto determinati impulsi.

Nel momento stesso in cui i due detective avevano sentito quelle parole un flash aveva attraversato le loro menti e tutto il crimine si era chiarito sotto le loro deduzioni.

«Allora ha fatto così.» commentò Heiji.

«Già. Peccato che qualche dettaglio l’abbia tradito.» continuò l’amico con un sorriso di soddisfazione per aver trovato la soluzione.

«La prova dovrebbe essere nella sua camera, andiamo.» conclusero infine dileguandosi dal gruppo e andando a controllare la verità appena scoperta.

 

 

Quindici minuti dopo i due detective avevano riunito tutti nella sala da ballo e avevano iniziato ad esporre i fatti appena accaduti.

«Signori, vi abbiamo chiamato tutti qui perché abbiamo appena risolto il caso. Devo ammettere che è stato particolarmente elaborato e contorto, però ovviamente, e mi riferisco anche alla sua sfida Takayama-san, nessun delitto è perfetto. Questo perché è l’essere umano ad essere imperfetto e quindi non è gli concesso realizzare qualcosa che sia perfetto. I piani elaborati nella mente possono esserlo, ma qualcosa nella loro realizzazione fallirà sempre. Ed in questo caso a tradirla, mio caro signor Mishimoto, è stata una colla scadente.» dichiarò Shinichi suscitando stupore nella folla che lo ascoltava attentamente.

«Perché ce l’ha con me? Le ho dimostrato che non posso aver commesso io il delitto!»

«Invece è stato proprio lei. Lei non è il vero colpevole dei delitti finti, nel sorteggio non era uscito lei bensì la signorina Sasamoto. Aveva appositamente piazzato i biglietti in modo che la signorina pescasse quello dell’assassino.

Ha finto di dirigersi nella sua stanza, invece l’ha seguita per poi stordirla con del narcotico, portarla nella camera 7, azionare il congegno e depositarla nella cavità della parete. E dopo le ha sparato, proprio lì dentro, ecco perché non abbiamo rinvenuto tracce di sangue in altri posti se non in quello!» continuò Heiji, depositando di fronte a loro una busta che conteneva una garza imbevuta di narcotico.

«Sa dove l’abbiamo trovata questa? Nella sua camera, esattamente nella stessa cavità presente come in tutte le altre stanze! E indovini cos’altro abbiamo trovato?» continuò collocando un pulsante e un tubetto di colla sopra il tavolo.
Shinichi prese la parole, mettendo vicine anche le sei trasmittenti.

«Lei non ha sparato a nessuno dei pupazzi, o, perlomeno, lo ha fatto ma non nel momento in cui l’abbiamo sentita noi. Vede, durante la festa, poco prima del gioco degli indovinelli c’è stato un momento in cui l’impianto stereo sembrava aver avuto un guasto e la musica si sentiva a livelli assordanti. Era stato proprio lei ad aver manomesso le casse per creare quel rumore in modo che le coprisse gli spari! E’ stato in quel momento che ha sparato i sei colpi e preparato le scene del crimine! Nessuno l’aveva potuta udire a causa di quella musica troppo alta. Ecco spiegato perché il sangue dei pupazzi iniziava a seccarsi, perché erano passate quasi due ore.»

«Ma voi li avete sentiti gli spari! Sta dicendo una montagna di menzogne!» disse alterato Mishimoto alzandosi per lo sdegno.

Megure lo fece risedere mentre Heiji continuava il racconto.

«Li abbiamo sentiti, è vero, ma semplicemente non erano che delle imitazioni. Vede queste sei trasmittenti? E’ da qui che abbiamo sentito i colpi, che lei ha prontamente attivato tramite questo telecomando,» continuò indicando il pulsante che avevano trovato insieme alla colla e alla garza «lei ha aspettato che Sasamoto arrivasse nelle camere per stordirla e poterla portare nella camera n°7, una volta lì ha attivato il pulsante facendo partire gli spari per poter coprire il rumore del suo colpo! Poi è tornato in camera sua e ha nascosto tutto! E’ inutile continuare a mentire.»

«Non avete nessuna prova.»

«Se avesse preso una colla migliore forse non avremmo trovato le trasmittenti. E’ stato questo a tradirla, signor Mishimoto. Dopo due ore che lei le aveva attaccate hanno ceduto, cadendo a terra e rivelando facilmente la loro presenza ai nostri occhi.» concluse Shinichi mentre Mishimoto era in evidente stato di agitazione, non sapendo più come controbattere.

«Come ho detto, non potete provare tutta questa fiaba.»

«Il fatto che quegli oggetti fossero nella sua stanza è una prova direi schiacciante.» dichiarò Takagi, all’improvviso.

«E’ stato Sumiya a mettermeli! Per incolparmi di tutto!» gridò, di colpo, l’accusato vedendo nella sua ultima affermazione una via d’uscita.

«E quando glieli avrebbe messi? Lei ha dichiarato di essere rimasto sempre nella sua camera fino all’urlo della bambina e da quel momento in poi, lei e il signor Sumiya siete stati sempre con noi. Vuole farmi credere che Sumiya è entrato nella sua camera e lei non lo ha visto mentre le posizionava queste evidenti prove?» disse Shinichi concludendo la sua investigazioni.

Mishimoto sospirò e si abbandonò sulla sedia.

«Mai-chan non era una semplice collega per me… Io l’amavo e lei amava me! Siamo stati insieme per cinque anni e lei, poi, ha semplicemente deciso che non eravamo più compatibili come carattere! Ma io sapevo la verità, lei si era trovata qualche altro! Non ci ho messo molto a scoprire, infatti, che si stava vedendo con un altro ragazzo e da quel momento non ci ho visto più dalla rabbia. Qualche settimana fa se ne è definitivamente andata da casa mia, tornando dai genitori e io non potevo sopportare una cosa del genere! Io l’amavo più della mia stessa vita, come poteva lei andarsene per un altro che mai l’avrebbe amata come avevo fatto io? E poi dovevo continuamente vederla qui a lavoro e dopo qualche giorno ho deciso che doveva pagarla per il tutto il male che mi stava facendo. Ho scoperto, per caso, che quelle cavità esistevano anche in tutte le altre tre stanze dietro la sala e ho attuato il mio piano.» concluse iniziando a piangere lacrime su lacrime.

Takagi si avvicinò e lo ammanettò mentre gli diceva che in centrale avrebbero chiarito completamente la situazione.

La calma sembrava essere scesa tra gli invitati che, ancora molto scossi, sembravano pronti per andarsene.

«Non credo proprio che ve ne potrete andare così presto, cari signori.» esclamò una voce facendo raggelare il sangue nella sala da ballo dell’Hotel Mitsui Garden.

 

 

 

Fine del V capitolo.

Il prossimo è l’ultimo miei cari, la vostra Odissea (se siete arrivati fino a questo punto vi adoro **) sta per concludersi!

Che ve ne pare del vero delitto? U__U Mishimoto mascalzone! (povero… però qualcuno doveva fare l’assassino xDDDDD)

Beh, a livello di romanticismo e colpi di scena non accadono molte cose perché succederà tutto nel prossimo capitolo :D

Un bacio!

 

 

EclipseOfHeart

 

 

 

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Capitolo 6
*** Capitolo VI ***


Il delitto perfetto

 

 

Capitolo VI

 

La persona che in quel momento sentì il brivido peggiore di tutti fu Takagi quando alzò lo sguardo, al suono di quella minaccia, e vide la sua adorata Sato stretta in una morsa e con una pistola puntata alla tempia.

Teshima, poco prima che Shinichi ed Heiji finissero le loro deduzioni, si era avvicinato a lei ed in un momento di confusione le aveva puntato la pistola e l’aveva tirata a sé, per utilizzarla come ostaggio.

«Metti immediatamente giù l’arma e libera l’ostaggio!» gridò Takagi che non sapeva come proteggere la sua amata.

«Fossi matto. Se la lascio andare, voi mi arrestereste e il mio piano andrebbe in fumo.» replicò lui ridendo.

«Che piano? Quale follia hai in mente?»

Shinichi, appena visto lo sconvolgente svolgersi della situazione, si era subito diretto verso Ran, seguito da Heiji che aveva preso la mano di Kazuha dentro la sua.

«Teshima-san perché stai facendo una cosa del genere? Stai vivendo una vita felice con tua moglie, che cosa può indurti a prendere un ostaggio?» chiese Kogoro, tentando di farlo ragionare.

«Moglie... Voi non sapete niente!» gridò d’improvviso Miyuki, alzandosi da terra e raggiungendo il marito impugnando una pistola.

«Ora vi dovreste mettere tutti a terra. Forza, altrimenti la bella agente farà una brutta fine.» ordinò poi, mentre Teshima aveva legato le mani di Sato per impedirle qualsiasi contromossa.

Tutti gli invitati furono costretti ad ubbidire e sedersi per terra, tranne Takagi che continuava, inutilmente a tenere sotto tiro Teshima.

«Ehi tu, dammi quell’arma, ora. Non crederai mica che il mio caro maritino si faccia tanti problemi ad ucciderla vero?» disse Miyuki avvicinandosi a Takagi e strappandogli l’arma dalle mani.

«Cosa volete da noi? Che senso ha tutto questo?» chiese Shinichi che non vedeva una motivazione nelle azioni dei due sposi.

«Non vogliamo niente, semplicemente uccidervi. Se la volete dare la colpa a qualcuno datela a quell’uomo!» replicò Teshima puntando il dito verso il signor Takayama.

Tutti si girarono verso di lui mentre questi diventava sempre più pallido e stupito.

«Io? Cosa vi ho mai fatto di male?»

«Quest’uomo non è buono come tutti credono. Per questo vogliamo rovinarti, uccidendoti stasera e facendo morire tutte le persone in questa sala. Screditeremo il tuo nome anche nella morte come tu hai fatto con i nostri!» gridò Miyuki alzando sempre più il tono di voce.

«Ma io non vi conosco! Non ho idea di chi siate!»

«E come potresti averla? Il nome “Ami Kurano” ti fa ricordare qualcosa?» domandò la donna sempre più irata.

Takayama, come colpito da un fulmine, non rispose e diventò, se possibile, ancora più bianco in volto abbassando lo sguardo al pavimento.

«Ora non rispondi? Ti ricordi di lei, allora?»

Vedendo che lui teneva la testa bassa, senza rispondere Miyuki gli si avvicinò puntandogli la pistola nella fronte.

«Rispondimi! Ti ricordi di Ami?» gridò mentre le lacrime iniziavano ad appannarle gli occhi «Ti ricordi di mia madre?» chiese ancora con la voce sempre più tremante.

Takayama alzò la testa di colpo e balbettò: «Tua… Madre? E’ impossibile, Ami non aveva figli.»

«Certo, quando l’hai conosciuta tu non ne aveva! Ma quando l’hai lasciata, per sposare questa donna, mia madre era incinta di due bambini!» urlò con le lacrime che ormai scorrevano sulle guance.

Takayama aprì la bocca dallo stupore, continuando però a non comprendere la situazione e soprattutto le sue colpe.

«Voi due siete gemelli, non sposi.» dichiarò Shinichi improvvisamente destando l’attenzione nella sala.

«Sei proprio un detective in gamba, Shinichi Kudo. Sì, noi due siamo gemelli, anche se siamo di aspetto molto diverso. Miyuki-chan è mia sorella, non mia moglie. Abbiamo finto per non destare sospetti e partecipare alla gara senza problemi.» disse Teshima con calma mentre la sorella tentava di asciugare le lacrime, sempre tenendo la pistola puntata su Takayama. «Volevo vendicarci di quell’uomo, che ha lasciato nostra madre Ami nel dolore e ha abbandonato noi che eravamo… siamo i suoi figli

«E’ impossibile! Ami me l’avrebbe detto!»

«Cosa avrebbe dovuto dirti?! L’hai lasciata per sposare una donna unicamente per la sua ricchezza, tutto quello che hai guadagnato è stato per merito dei soldi di tua moglie! Nostra madre ha dovuto crescerci da sola, appassendo ogni giorno di più per essere stata così miserabilmente lasciata, lei ti amava!» gridò Teshima iniziando a perdere il controllo dei suoi nervi.

«Ed è per questo che ora morirai, come è morta nostra madre e tutto ciò che il tuo nome ha costruito di buono perirà con esso. Le persone in questa sala, purtroppo, dovranno morire anche e la colpa sarà data unicamente a te! E questo porterà tutto ciò che hai creato, togliendo la felicità alla nostra povera madre, alla rovina!» concluse Miyuki allontanandosi verso il fratello.

«E’ ora di iniziare con il piano.»

«Cosa avete intenzione di fare? Di ucciderci tutti a colpi di pistola? Non ve la caverete, la polizia vi scoprirà!» gridò Kogoro, sentendosi inerme in una situazione del genere.

«Nono, detective Mouri. Morirete avvelenati

«Che cosa?!»

«Ha capito benissimo, le vede le tre prese d’aria in questa sala? Tra meno di mezz’ora inizieranno a spargere un gas velenoso nell’aria che riempirà tutta la stanza e vi ucciderà.» disse Miyuki, mentre la porta dalla sala da ballo si apriva facendo entrare la figura di Kazutoshi Imoto, armato e con un sorriso sul volto.

«Imoto-san?! Tu sei complice di questi due?» gridò Takayama, sempre più sconvolto e atterrito.

«Ero stufo di essere la tua ombra, di vederti prendere tutti i meriti dei progetti che facevo io. Sono venuto a conoscenza della triste storia di questi due ragazzi e ho deciso di aiutarli.»

«Certo… l’architetto sa benissimo tutti i punti delle prese d’aria e come poter inserire delle fiale nelle locazioni giuste.» disse Heiji.

«Esatto. Ma i miei piani iniziano da molto più tempo, mi sono avvicinato sempre più a te per assisterti e vedere crescere il tuo impero, per poterlo farlo cadere nel suo momento migliore.» concluse Imoto avvicinandosi ai due fratelli.

«Ho installato tutto, possiamo far scoppiare le bombe e andarcene.»

«Bombe?!» gridò Sonoko che si sentiva di stare per svenire con Yusuke di lato che tentava di tranquillizzarla.

«Certo. Noi ora ce ne andremo e vi chiuderemo qui dentro, ma è meglio essere previdenti, in caso riusciste ad uscire dalla stanza. L’ascensore è fuori uso e faremo esplodere le scale, per impedirvi la fuga e tra meno di dieci minuti il respiro inizierà a mancarvi.» replicò Imoto guardando con odio Takayama.

«Andiamocene, presto.» disse Teshima.

I tre si avviarono alla porta, sempre tenendo l’agente Sato minacciata finché non arrivarono alla porta.

«Spingila qui dentro, così li rinchiudiamo e scappiamo!»

«Non credo proprio!» esclamò di colpo Sato che, dopo aver faticato per liberarsi dalle corde e con i polsi sanguinanti, era riuscita finalmente ad avere le mani libere.

Cogliendoli di sorpresa diede un pugno a Teshima ributtandolo nella sala e con un calcio disarmò Miyuki che non era riuscita a reagire.

Non si accorse però che Imoto aveva mantenuto il sangue freddo e aveva la pistola esattamente puntata contro di lei.

Quando il colpo partì l’avrebbe sicuramente colpita se, d’improvviso, non fosse stata tirata a terra da Takagi che, urlando, si era sporto per salvarla. Il proiettile lo colpì nella spalla riuscendo ad evitare qualsiasi danno a Sato che gridò sentendo il suo sangue nelle dita.

Shinichi ed Heiji erano immediatamente scattati verso Teshima bloccandolo, mentre questi tentava di rialzarsi.

Imoto tirò a sé Miyuki per farli uscire prima che Kogoro e Megure li prendessero ma questa si oppose.

«Non posso lasciare qui Atsushi

«Dobbiamo andarcene!»

«Non posso abbandonarlo!»

Imoto quindi le diede un calcio: «E allora muori con lui!» gridò uscendo dalla sala e chiudendo la porta mentre, invano, Kogoro e Megure tentavano di aprirla.

Dopo qualche minuto sentirono le esplosioni promesse da Imoto e il panico calò nella sala.

Sato, raggiunta immediatamente da Ran e le due amiche, teneva Takagi da cui usciva sangue dalla spalla. Il colpo non era stato mortale ma il proiettile era dentro e il sangue continuava a sgorgare.

«Ti prego Wataru-kun… resisti.» gli disse Sato, con le lacrime agli occhi.

«Miwako… non piangere… L’importante è che tu sia salva e poi, tranquilla, ci vuole ben altro per far perire uno come me!» rispose Takagi debolmente tentando di sembrare forte, qualche secondo prima di svenire.

Shinichi ed Heiji corsero immediatamente verso le altre uscite della stanza, dietro le quinte, ma anche queste erano state bloccate.

«Cosa possiamo fare?»

«Dobbiamo assolutamente evitare che le bombe di veleno esplodano in questo salone, dopo potremo chiamare i soccorsi!» gridò Shinichi, dopo essersi avvicinato all’ispettore Megure e Kogoro.

«La porta va sfondata! Sicuramente l’entrata delle prese di aria è fuori e se è riuscito ad entrarci un uomo della corporatura di Imoto posso sicuramente entrarci io!»

«Ma ci sono tre prese d’aria! Non avrai tempo di toglierla da tutte!»

«Di una me ne occuperò io, infatti!» disse Heiji.

«E dell’ultima io!» gridò Yusuke, arrivato al fianco dei due.

«Yamamoto-san sei sicuro?» chiese Shinichi.

«Certo! Nessun altro qui può farlo, vuoi forse mandare una delle tre fanciulle? Non c’è altra scelta!»

«Ma come farete a distruggerle una volta prese?» chiese Kogoro.

«Basterà che le mettiamo in un’altra stanza!» disse Heiji.

«Esatto, l’importante è toglierli dai condotti!»

«Ma non sappiamo il punto esatto, se perdiamo tempo a cercarli rischiamo di non riuscire a toglierli.» dichiarò Yusuke

«Chiediamo a Teshima!» disse Kogoro facendolo rialzare da terra di forza. Questi, affranto per essere stato tradito e aver visto i suoi piani sfumare, inizialmente non voleva dire niente. Poi Miyuki si avvicinò a lui e capì che senza quelle informazioni sarebbero tutti morti e indirizzò i detective con le informazioni che gli aveva detto Imoto.

Megure radunò immediatamente tutta la polizia, presente per proteggere la spilla di Lapislazzuli, perché potessero sfondare la porta.

«State attenti ragazzi, se non farete in fretta, il veleno inizierà a sprigionarsi nelle vostre mani.» concluse Teshima avvertendoli.

Heiji, mentre i poliziotti stavano per sfondare la porta, andò da Kazuha per dirle cosa doveva fare per salvarli.

«E’ pericolo Heiji! Ti prego stai attento!»

«Stai tranquilla, sai benissimo che non può succedermi niente!»

«Fai attenzione.» replicò Kazuha abbracciandolo, sentendo una preoccupazione senza fine. Heiji doveva sempre rischiare la vita, in qualche modo.

«Sarò prudente. Kazuha-chan, prima però volevo risponderti alla domande che mi hai fatto prima.»

«Mi risponderai dopo! Non dire queste cose come se fosse l’ultima volta che ci vediamo!» gridò lei iniziando a piangere.

«Non è l’ultima volta! Però intanto voglio risponderti ora! Non devi avere dubbi di quel genere Kazuha, io non potrei mai vergognarmi di te e non ho mai desiderato che ci fosse una ragazza diversa al mio fianco, nessuna sarà mai speciale quanto sei tu per me.» disse Heiji stringendola forte, arrossendo e poi allontanandosi verso la porta.

Doveva riuscire a salvare tutti e poi doveva riuscire a salvarsi lui stesso, perché doveva tornare da lei.

Negli stessi minuti Shinichi era andato da Ran, per avvertire anche lei della situazione.

La reazione dell’amica fu la stessa di Kazuha.

«Shinichi è pericoloso! Ti prego, ti prego, non fare l’eroe!» disse mentre le lacrime erano già sulle sue guance.

«Sta tranquilla. Tu non devi preoccuparti per me!»

« Come posso non essere preoccupata per il ragazzo che amo? Come puoi chiedermi qualcosa di simile?» rispose Ran di getto arrossendo e stringendo Shinichi a sé.

Lui arrossì anche, notando come la ragazza avesse risposto alle sue parole dette a Londra.

Ricambiò l’abbraccio, sussurrandole nell’orecchio: «Perdonami se ti faccio sempre stare in pensiero, ma Ran, non dubitare mai che io tornerò sempre e comunque da te.» prima di staccarsi e correre verso la porta che era stata aperta dai poliziotti.

I tre adolescenti si inoltrarono nel corridoio, dove le fiamme prodotte dall’esplosione stavano dando fuoco a tutto. Seguendo le istruzioni di Teshima, si separarono e si diressero nei condotti.

Yusuke fu il primo ad arrivare al condotto, vi entrò e agilmente riuscì ad arrivare alla bomba di veleno. La prese nelle mani, uscì dal condotto e poco prima che questa si attivasse la gettò nella camera n°1 chiudendo la porta.

Heiji fu il secondo ad arrivare e il secondo a riuscire a prenderla, tuttavia le stanze da quel condotto erano troppo lontane e, prima di arrivarci, il veleno aveva già iniziato a diffondersi. Si sforzò di non respirare e riuscì a lanciare il veleno dentro la stanza n°3, poco prima di svenire sul pavimento mentre le fiamme lo stavano per circondare.

Shinichi corse come non mai, visto che aveva il condotto più lontano da debellare. Con fatica si inerpicò in esso e riuscì a prendere il veleno, ricominciando a correre verso le stanze. Sforzandosi e mantenendo il suo pensiero su Ran gettò la bomba nella camera n°4, tentando di non svenire per il fumo e per il veleno respirato.

Sarebbe caduto a terra se Yusuke non l’avesse prontamente soccorso chiamando in aiuto Megure e Kogoro che si occuparono anche di Heiji, trasportandoli tutti nuovamente nel salone centrale.

Fortunatamente il veleno respirato era stato molto poco e quindi, in breve tempo, si ripresero tutti e due, tra le lacrime di gioia di Kazuha e Ran.

Megure avvisò tutti che erano salvi, grazie ai tre coraggiosi ragazzi, e che a breve i soccorsi sarebbero arrivati.

 

Passati i primi cinque minuti la calma era ritornata nella sala e lo zio di Sonoko si era avvicinato ai tre giovani per ringraziarli e alla polizia.

«Con tutto questo trambusto Kaito Kid non si è fatto neanche vedere! Ho ripreso la spilla e l’ho rimessa in tasca!»

«Però grazie a lui abbiamo raddoppiato la vigilanza e senza tutti questi poliziotti non avremmo potuto sfondare la porta così in fretta.» commentò Kogoro ridendo.

Yusuke si alzò per ringraziare il detective e, passando vicino Suzuki-san, fece un sorriso furbo.

Si avvicinò alle grandi finestre della sala e ne spaccò una con una sedia.

«Yamamoto-kun ma che fai?» chiese stupita Sonoko.

«E’ ora che io vada! La mia missione è stata compiuta!» rispose Yusuke tirandosi la maschera dal viso rivelando la sua identità di Kaito Kid!

Alzò la spilla di Lapislazzuli che aveva preso pochi istanti prima dalla tasca dello zio di Sonoko e si arrampicò sulla finestra, aprendo il suo lungo mantello bianco.

«La spilla! Maledetto!» gridò Jirokichi furioso.

Sonoko invece arrossì paurosamente per aver scoperto di aver passato tutta la serata in compagna del suo Kiddo-sama e, ricordando le sue parole, prima che volasse via gli urlò: «Kaito-kun, spero che tu possa rivederla presto!»

Lui le sorrise e le augurò lo stesso prima di gettarsi nel cielo di Tokyo aprendo il suo deltaplano bianco.

«Quel pazzo! Come si permette!» gridò Jirokichi sempre più arrabbiato.

«Ma non se la prende, stavolta senza l’aiuto di Kaito Kid probabilmente saremmo tutti morti.» commentò Heiji mentre sorrideva, insieme a Shinichi, vedendolo volare via.

«Sonoko-chan, ma sei sicura che Kaito Kid fosse sincero quando ti ha detto quelle cose?» chiese Kazuha, avendo sentito le parole dell’amica.

«Lo era, l’ho capito dal tono della sua voce.» replicò lei sorridendo felice.

Eri intanto si era avvicinata a Ran e agli altri, per assicurarsi che fosse tutto apposto.

«Certo che stanno bene! C’era il grande detective Kogoro Mouri a difenderli!»

Eri gli rivolse uno sguardo molto dubbioso e iniziò a punzecchiarlo: «Tu cosa avresti fatto? Hanno fatto tutto questi giovani, tu non hai combinato proprio nulla!»

«Ma come osi dire una cosa del genere?! Devi sempre dire stupidaggini!»

Eri e Kogoro ripresero a litigare perché, evidentemente, non erano contenti se non urlandosi a vicenda.

Ran li guardò sconfortata per poi notare però, che sulle labbra di entrambi c’erano dei piccoli sorrisi. Non stavano litigando come al solito.

«Hai visto Ran? Mi sembra che i tuoi genitori stiano iniziando a fare pace.» le sussurrò Shinichi sorridendole.

«Sembra anche a me. Non è incredibile che fosse stata sempre lei Akiki

«No, io avevo capito subito che era tua madre.» replicò lui convinto.

«Cosa? Ma se non l’ha riconosciuta nemmeno mio padre!»

«Infatti non l’ho riconosciuta, l’ho dedotto dal nome.»

«Dal nome?»

«Akiki Ires non è altro che l’anagramma di Eri Kisaki.» le disse lasciandola a bocca aperta.

Dopo una decina di minuti iniziarono ad arrivare i soccorsi. Takagi fu immediatamente portato all’ospedale, accompagnato da Sato che non si era mai staccata da lui.

Il dottor Agasa ed i bambini erano stati messi in salvo per secondi ed erano felici che finalmente quella brutta avventura fosse finita.

Takayama era insieme alla moglie e ai due gemelli, sapeva che forse sarebbe stato tutto vano ma voleva tentare di fare qualcosa per aiutare quei due giovani, quelli che erano i suoi figli.

Megure ricevette una chiamata da parte di uno degli agenti fuori Tokyo che lo informava che Imoto era stato catturato e stava per essere portato in centrale, insieme al signor Mishimoto.

Heiji e Kazuha furono soccorsi per le ferite del ragazzo e continuavano a guardarsi imbarazzati, consapevoli che finalmente qualcosa stava cambiando tra di loro.

Infine Shinichi, appena usciti dall’Hotel, sentì delle improvvise e forti fitte al petto e capì che l’antidoto stava finendo il suo effetto. Forse a causa della serata troppo movimentata, l’effetto era finito con largo anticipo.

Guardò Ran, consapevole di doverla lasciare nuovamente e le si avvicinò.

«Ran, io devo scappare via.»

Si aspettava delle proteste, un tentativo della ragazza di trattenerlo, invece Ran si limitò a sorridere.

«Vai, so che devi andartene. Mi hai promesso che tornerai e io ti aspetterò, Shinichi.»

Lui sentì l’emozione bruciargli nel petto più delle fitte di dolore e si domandò se potesse amarla ancora di più di quanto la stesse amando in quel momento.

La baciò delicatamente a fior di labbra, per un secondo, per poi allontanarsi da quel luogo.

Ran arrossì moltissimo per quell’innocente contatto e guardandolo andare via, sapeva benissimo che lo avrebbe aspettato, anche per sempre.

 

 

 

 

Fine.

Oddio non ci posso credere, sono riuscita a finirla in tempo per il compleanno xD

Ci ho profuso veramente tantissimo impegno in questa long-fic e spero, con tutto il cuore, che vi piaccia.

 

Come già scritto è dedicata alla mia amica Serena, per i suoi vent’anni.

Ti voglio un mondo di bene e sono davvero felice che gli ostacoli non siano stati capaci di fermare la nostra amicizia <3 spero di continuare per tantissimo tempo a scriverti fic per il tuo compleanno perché vorrebbe dire che siamo ancora unite.

Tantissimi auguri di cuore. Vedrai che presto tutto si aggiusterà e andrà a posto, come sempre ti dico!

 

Passando alla fic, perdonate il momento melenso xD, boh a me piace. Credo di aver ideato una trama che ha più o meno un senso.

Ho aumentato il ritmo della narrazione per tentare di darvi l’idea del panico che tutti stavano provando e spero almeno in parte di esserci riuscita :)

Ho tentato di integrare quasi tutti i personaggi che mi piacciono (cioè tutti xD) e le mie coppie preferite, ovvero le tre protagoniste. Mettendo anche però un po’ di Takagi/Sato e Kaito/Aoko u__u in particolare mi è piaciuto come ho reso Sonoko e Kaito, non so, volevo provargli a fare avere un rapporto che non c’entrasse con l’amore visto che Kaito è innamoratissimo della sua Aoko <3 e forse ci sono riuscita u.u A voi il giudizio!

Ho adorato Ran, io adoro Ran e il suo carattere forte e determinato, non deve essere facile vedere andar via sempre il ragazzo che ama ç_ç

Heiji e Kazuha sono tenerissimi *______* ma quando si dichiarano? *_*

Per non parlare di Eri e Kogoro, loro li amo alla follia xD

Voglio tanti commenti e.e

Dai che me li merito u__u

 

 

EclipseOfHeart

 

 

 

 

 

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