Honeymoon

di Flaviuz
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Edward, il vampiro velocissimo ***
Capitolo 2: *** Una metafora per dire colazione, ma senza troppo senso ***
Capitolo 3: *** Attenti al lupo ***



Capitolo 1
*** Edward, il vampiro velocissimo ***


Per Edward e Bella era la prima notte di nozze, e il desiderio di passione della ragazza si sarebbe finalmente esaudito. Erano mesi che attendeva con ansia il giorno in cui fosse riuscita ad esprimere fino in fondo i suoi sentimenti d’amore verso Edward, e finalmente aveva la possibilità di farlo.
Il matrimonio era già finito da un pezzo e gli invitati avevano lasciato la casa sull’isola, lasciando i due neosposini da soli. Una musica soul riempiva l’aria di note suadenti, la colonna sonora perfetta per un momento come quello. Edward e Bella stavano andando a letto, con l’intento di consumare la prima notte di nozze. La pelle nuda della schiena di Bella toccava le lenzuola, mentre lentamente Edward le sfilava l’abito. Lei guardava il suo petto nudo, incantata da quanto il color morto risaltasse la bellezza della sua pelle, e affascinata dai suoi muscoli scolpiti nel pongo.
<Bella…> disse Edward, con la sua voce sensuale da vampiro che sbrilluccica di giorno.
<Edward…> rispose lei, ansimando come un suino col raffreddore.
<Bella, ti è piaciuto?>
<Piaciuto cosa?> rispose lei, in ormai profonda crisi ormonale. La musica soul s’interruppe con un classico suono di skratch.
<Abbiamo appena fatto l’amore, Bella>
<No, Edward, amore mio, non l’abbiamo ancora fatto>
<È stato veramente bello, Bella>
<Co… Cosa? Edward…> disse lei, mentre il suo amato vampiro dai capelli fonati si stendeva al suo fianco.
<Valeva la pena di aspettare, vero Bella?> chiese lui, sotto lo sguardo incredulo delle sua amata. <Allora, non mi hai ancora risposto. Com’è stato, Bella?>
<Ehm.. Edward, tesoro… ma siamo proprio sicuro che l’abbiamo fatto? Non è che mi stai prendendo un filo per il culo, no?>
<Ma che dici, Bella? È stato il momento più bello della mia vita. Non dimenticherò mai più questo giorno>
<Ma…>
<Ah!> urlò lui all’improvviso.
<Che è?>                                                                 
<Questa volta ti è piaciuto, Bella?>
<Di nuovo?>
<Questa volta…> disse ancora lui, con la voce languida come un calippo che si scioglie durante una calda giornata d’estate. <È stato ancora meglio di prima>
<Cioè l’abbiamo rifatto?>
<Sì, Bella. Come ti è sembrato, Bella?>
<Guarda, non ho parole>
<Hai proprio ragione, Bella, non c’è bisogno di parole> disse lui, mentre a Bella passava tutta la vita d’avanti. <Ma ci pensi, Bella? Oggi ci siamo sposati. Siamo marito e moglie, e condivideremo il letto per sempre>
<No, bello, il prete ha detto finché morte non ci separi, mica mi freghi…>
<Ma non ricordi, Bella? Sono immortale. Rimarremo insieme per sempre, non sei felice?>
<Una Pasqua>
<Che bello, Bella. Sono veramente contento. Contento e soddisfatto. Tu, Bella?>
<Sì, soddisfatta, proprio tanto soddisfatta. Tanto proprio, eh> disse lei, quando un ululato in lontananza rimbombò nell’aria.
<Che bello, Bella. Stanotte c’è la luna piena>
<Ah sì?>
<Sì, Bella. C’è la luna piena>
<Ah beh. Senti Edoardo, io vado a farmi un giretto ok? Non aspettarmi sveglio>
<Ah!> urlò di nuovo lui.
<Di nuovo?>
<Sì, Bella. Stanotte sono un vulcano di passione. Ma come sarebbe a dire un giretto­? È la nostra prima notte di nozze, Bella… Stai attenta, potrebbero esserci dei lupi in giro>
<Eh sì, non sia mai che ne incontro uno. Ciao Eddy>

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Capitolo 2
*** Una metafora per dire colazione, ma senza troppo senso ***



Il giorno successivo il sole sorse inevitabilmente, come un’irritazione intestinale dopo una cena dal messicano. Edward era nel suo letto, e la sua pelle catarifrangente sbrilluccicava, come neve tra le tegole d’un tetto sgarrupato, di una casa sgarrupata in un quartiere sgarrupato. Bella era lì accanto a lui, immancabile come un crampo mattutino che ti colpisce mentre sei ancora a letto a chiederti in che posizione eri quando ti sei addormentato la notte prima. Edward, da vero gentiluomo voleva stupire la sua bella portandole la colazione a letto, ed emozionarla come un bambino che ha appena visto Babbo Natale fregarsi una bottiglia di bourbon dal frigobar di papà. Era a petto nudo, e i suoi peli virili e crespi ricoprivano tutto il suo torace. Edward invece aveva una maglietta. Si alzò lentamente, come le foglie si alzano sulla brezza mattutina che le spinge via dal loro letto di sonno notturno ove hanno riposato finché non le ho dovute usare per questa frase. Edward camminava ondeggiando in modo suadente, facendo ballonzolare le sue parti intime da un lato all’altro dei boxer, come vi se stesse palleggiando.
Per non destare dal sonno la sua amata, il vampiro si muoveva con la lentezza di chi sta facendo il moonwalk su un tapis roulant in slow motion.
Con cautela e cercando di evitare di produrre anche il minimo rumore, Edward aprì la porta del bagno, producendo un suono simile a quello di un frullatore pieno di patatine fritte e ondulate. Per un istante guardò lo specchio sperando di non trovare brufoli o imperfezioni: nulla poteva rovinare quella giornata perfetta come la luna in una notte di mezza estate, che soavemente si specchia nel mare autunnale, e ammirando il suo fresco riflesso porge omaggio alle creature marine, che ogni notte la deliziano con la loro compagnia e i loro racconti di marinai solitari, galeoni pirata e navi affondate, i quali relitti giacciono nel profondo dell’oceano con le anime dei loro equipaggi che ogni notte ululano il loro canto di disperazione alla luna.
Quando la stupida metafora fu conclusa, Edward si ricordò di essere nonostante tutto un vampiro, e che quindi gli specchi lo snobbano.
Dopo essersi recato in cucina, il vampiro preparò una sostanziosa colazione per sua moglie. L’odore che si diffuse nell’aria era piacevole come l’odore della campagna dopo la prima pioggia estiva, che bagna i campi in fiore dove il bestiame ha appena pascolato, lasciando i segni del proprio passaggio. Quando Bella si svegliò, la prima cosa che vide fu lo sguardo sgonfiabile di Edward vigile su di lei.
<Ti ho portato la colazione, Bella> disse lui, con voce parallela al pavimento.
<…?> rispose lei, in preda all’eccitazione.
<Ti ho preparato la colazione, Bella>, continuò lui, come se qualcuno lo stesse realmente ascoltando.<Come sei bella appena sveglia, Bella>. I loro sguardi s’incrociarono come due treni merci impazziti che viaggiano su binari coperti di caramello.
<Deo fa p-pì> disse lei, esprimendosi come se avesse appena avuto un ictus.
<Oh Bella, non ti muovere. Ecco, bevi questo latte. L’ho munto io da una mucca importata illegalmente dalla svizzera. Anzi no, Bella, bevi questa spremuta d’arancia: ho colto io stesse le arance che poi ho strizzato sui miei capezzolini piccini picciò. Bruciava, ma l’ho fatto per il tuo amore, Bella>
<M… ma che cazz… io pì… pipì> disse lei, con una faccia degna di un meme.
<Bella, bevi questo caffè. Per averlo ho dovuto uccid… Bella, dove vai Bella?> disse lui con la sua voce friabile come fette biscottate tenute troppo tempo a mollo nel tè. <Me povero e tapino, lasciato di nuovo solo nell’immensità del tempo. Bella, perché sei andata via?> continuò lui in tono fin troppo drammatico, ignorando l’imminente pericolo a cui stavano per andare incontro. 

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Capitolo 3
*** Attenti al lupo ***


Una presenza si avvicinava silenziosa alla casa dei due neosposini.
Edward era ancora seduto sul letto, occupato ad interrogarsi sul senso della sua vita e dei suoi capelli, e Bella barcollava verso l’unico luogo che avrebbe potuto soddisfare tutti i suoi bisogni e le sue necessità mattutine, ma quel luogo era ancora inagibile, cosicché decise di prendere un secchio e recarsi nel luogo alternativo, situato all’aperto sul retro della sua dimora.
Una volta raggiunto il luogo, la protagonista di questa storia si calò i pantaloni, e prese anche lei a meditare sulla vita, sull’universo, sui suoi incisivi, e sulle impronte di lupo sparpagliate in giro attorno alla sua dolce dimora.
Non c’erano dubbi - pensò lei, illuminata da uno di quei pensieri geniali che ti prendono solo quando sei chinata a liberarti la vescica. In giro c’è lui, Jackob.
Bella non ebbe neanche il tempo di pensarlo, che vide in lontananza un ragazzo senza maglietta e col naso montato a caso. Era senza ombra dubbio lui, l’uomo lupo.
Il suo petto fresco di ceretta era unto di sudore, nonostante fosse inverno inoltrato e i suoi addominali ritoccati a Photoshop erano così perfetti che quasi non si notava la mancanza dell’ombelico.
Ciao, Bella – disse lui, con una voce così eccitante che tutti gli animali nell’arco di cento metri iniziarono ad accoppiarsi tra loro.
Ciao, Jackob – rispose la ragazza con la voce di chi sta è stato appena interrotto mentre sta facendo la prima pipì della giornata.
I due proseguirono a guardarsi di sguincio per un paio di minuti, finché Bella non ebbe finito ciò che stava facendo.
Ecco, tieni Bella – disse Jackob, levandosi una maglietta che non si da dov’era sbucata fuori.
Bella accettò di buon grado, anche perché pensandoci bene aveva dimenticato di portarsi dietro la carta igienica. Chiusa questa parentesi toilette anche troppo lunga, possiamo proseguire con la storia.
Così alla fine l’hai sposato. Mi chiedo come tu abbia fatto. Dopo tutto quello che c’è stato tra noi pensavo che ci fosse un legame speciale. Speravo che saresti venuta a vivere con me e mio padre nella nostra catapecchia fatiscente, e avresti vissuto il resto della tua vita con noi, passando il tempo a lavorare a maglia e a spaccare legna. Invece hai preferito andare a vivere con lui, in una casa al mare, passando tutto il resto della tua vita nell’alta società a oziare nel lusso sfrenato. Come hai potuto scegliere lui? – disse Jackob, non rendendosi conto che la risposta si trovava proprio nella domanda.
L’amore è irrazionale e non conosce ragione – rispose Bella, citando la frase di un bacio Perugina scaduto e mangiucchiato.
Non prendermi in giro, Bella. Pretendo una risposta che non sia presa da un bacio Perugina scaduto e mangiucchiato – urlò l’uomo lupo, arrabbiato come se non gli avessero accettato un buono per una ceretta gratuita.
Hai ragione, te lo devo – disse Bella. Sai Giacobbo, io un tempo non ero così. Ora mi vedi immischiata in storie d’amore che non stanno né in cielo né in terra, in una sorta di limbo tra la necrofilia e la zoofilia, ma non sono sempre stata così. Io sono cresciuta in città, con mia madre. Avevo la possibilità di vedere mio padre solo d’estate, e in quelle occasioni ero felicissima. Mio padre è un pescatore, specializzato nella pesca delle trote. Ogni estate mi portava con lui, e insieme andavamo a pescare le trote, questi fieri animali delicati ma che esprimevano tutta la forza del regno animale. Le trote. Vederne una mi riempiva il cuore di gioia e mi ricordava tutto l’amore che provavo per mio padre. Ecco, è per questo che amo Edoardo. Ogni volta che incrocio il suo sguardo, così bello, così potente ma al tempo stesso dolce, quando lo guardo non posso fare a meno di pensare alle trote. Ecco perché sono innamorata di lui, perché vederlo mi ricorda le estati con mio padre. Spero tu possa capire, Jack – disse lei, con un tono troppo serio per essere credibile.
Nel frattempo, Jackob aveva approfittato di questo lungo e interessante monologo per trasformarsi in lupo e farsi il bidé con la lingua.
Nel frattempo Edward si era alzato dal letto e, tenendo un teschio in mano, meditava se mangiare cereali o muesli per colazione.

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