L'amore non ha sesso

di Akira Kurokawa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I ***
Capitolo 2: *** Capitolo II parte uno ***
Capitolo 3: *** Capitolo II seconda parte ***
Capitolo 4: *** Capitolo III ***
Capitolo 5: *** Capitolo IV parte 1 ***
Capitolo 6: *** Capitolo IV parte 2 ***
Capitolo 7: *** Capitolo V ***
Capitolo 8: *** Avviso ***



Capitolo 1
*** Capitolo I ***


Ciao a tutti^^ Questa è la mia prima storia originale a cui sto lavorando da un po' e ci terrei a sapere la vostra opinione^^ Buona lettura^^

 

Capitolo I

 

Era una tiepida giornata di dicembre, perfetta, pensai, per la mia gita al Santa Cecilia. Mi alzai dal letto e velocemente iniziai a vestirmi evitando di inciampare in qualche oggetto sparso sul pavimento. Di certo prima o poi avrei dovuto dare una sistemata, anche a causa del mio vizio di camminare in camera al buio.

Vestita andai in bagno, cercando di fare il più presto possibile visto che l'orologio appeso al muro segnava pericolosamente un quarto alle otto. Se non mi fossi sbrigata avrei perso il pullman che mi avrebbe portata alla mia meta e avrei dovuto aspettare quello dopo, saltando così l'appuntamento preso con una ragazza che mi avrebbe illustrato cosa si faceva e che tipi di corsi c'erano nel Conservatorio.

Una volta che finii di lavarmi, pettinai con fin troppa cura i miei capelli che, per fortuna, avevo lavato il giorno prima, così avrei potuto lasciarli sciolti per nascondermi un po' il viso. I miei capelli erano l'unica cosa che mi piaceva del mio aspetto del tutto normale. Ero alta poco più di un metro e sessanta, magra, forse fin troppo, con poche curve anche se abbastanza proporzionate. Inoltre avevo gli occhi color castagna, fin troppo ordinari.

Finendo mi precipitai fuori, prendendo, prima di chiudere la porta dietro di me, la cartella vicino l'entrata. Per fortuna la porta si chiudeva automaticamente. Si poteva aprire solo con la scheda elettronica, come in alcuni Hotel. Era comodo per un dormitorio scolastico dove tutti andavano di fretta. Scesi a due a due le scale precipitandomi al pian terreno, per fortuna dovevo fare soltanto tre rampe di scale. Arrivata giù non fermai la mia corsa, rallentai giusto mentre arrivavo sul marmo per non scivolare e imboccai la porta velocemente, per fortuna a quell'ora non c'era quasi nessuno sul marciapiede. Non feci in tempo a uscire che vidi il pullman arrivare alla fermata e accelerai ancora di più, evitando per un soffio una macchina che per poco non mi investì quando attraversai quasi senza vedere, riuscendo per miracolo a salire sopra.

Salita cercai un posto a sedere che per mia grande fortuna trovai, dove mi abbandonai a riprendere fiato. Ero sfinita per la corsa stremante che avevo fatto. Ripresa mi sistemai a sedere per bene, anche perché quel giorno avevo deciso di mettermi la gonna e non potevo rimanere scomposta più di tanto. Sistemata mi pettinai automaticamente i capelli con le mani per cercare di sistemarmeli almeno un po', cosa che rinunciai ben presto a fare. Cercai, invece, di rilassarmi, sentendo solitaria il mio ipod. Non feci molto caso al panorama che non mostrava altro che negozi e case susseguirsi ininterrottamente, se non per qualche vicolo o strada che le divideva bruscamente dall'altra schiera di case.

Ormai ero del tutto indifferente a quel panorama che all'inizio mi aveva un po' disorientata, abituata com'ero ai paesaggi di campagna, così rimasi appoggiata al sedile ad ascoltare la musica, cercando di rilassarmi e di recuperare energie, poiché quella notte non avevo dormito bene a causa dell'agitazione. Non feci in tempo a rilassarmi che sentii il mio cellulare squillare, così risposi senza neanche guardare il display sapendo già chi era.

-Pronto Maicol?- e sentii dall'altra parte una voce un po' irritata rispondere -Ma si può sapere dove sei?!? Le lezioni stanno per iniziare, se non arrivi in tempo la prof se la prenderà di nuovo con me dicendo che ti distra...- -Maicol ma mi ascolti quando parlo?!? Cosa ti avevo detto ieri sera? Che sarei andata al Conservatorio stamattina. Ho preso appuntamento con una ragazza che...- -Sisi non mi interessa ora. Potevi ricordarmelo stama..- e a quel punto attaccai irritata. Non ne potevo più di lui e di tutti i suoi problemi che scaricava addosso a me. Non si interessava minimamente a me e pretendeva che io mi interessassi a lui?!? Erano mesi che le cose andavano male tra di noi, ma ultimamente stavano peggiorando.

Sospirando triste mi accorsi appena in tempo che dovevo scendere, così mi alzai di scatto prendendo la borsa, precipitandomi fuori e finendo addosso a una ragazza. Lei, rimettendomi gentilmente in piedi, disse con un tono di voce inespressivo, ma a suo modo dolce -Stai attenta, se non c'ero io potevi farti male.- e io alzai la testa imbarazzata dicendo -Scusami...stavo per perdere la fermata e così...oh no ti ho fatto perdere il pullman!- me ne accorsi solo in quel momento e istintivamente mi girai verso il mezzo notandolo già troppo lontano da rincorrere. Sentii sbuffare dietro di me e una voce imprecare credo in un lingua a me vagamente familiare e così mi girai dicendo -Conosci il giapponese?- e lei mi guardò alzando un sopracciglio e solo allora mi accorsi del suo aspetto. Era una ragazza alta, anche se non eccessivamente, doveva essere su un metro e settanta, smilza anche se si poteva vedere che si teneva in forma e aveva lineamenti decisamente orientali. Avrei voluto sotterrarmi. Arrossendo provai a scusarmi, balbettando qualcosa di non molto sensato del tipo “Scusa..è vero, che idiota...ehm..”, finché lei non interruppe il mio balbettio dicendo sorridente -Tranquilla, succede. Alla fine, quando cadi addosso a una persona non gli fai la radiografia per vedere di che nazionalità è.- e io annuii incapace di dire o fare altro. Ero improvvisamente in soggezione sotto il suo sguardo penetrante. All'improvviso, sentendo le campane suonare le otto e mezza, mi ricordai del mio appuntamento ed esclamai -Diamine è tardissimo!! Mi dispiace ancora per il pullman, ma devo proprio scappare, mi aspettano al Conservatorio!- e iniziai a correre per quella che sapevo essere la strada, o per meglio dire vicolo visto quanto era stretto, per arrivarci. Solo dopo un po' sentii una voce urlare -Aspetta!!- e per curiosità mi voltai, vedendo la ragazza del pullman rincorrermi.

Fermandomi la guardai incuriosita, non sapendo che voleva. Una volta che mi fu vicina mi diede il mio cellulare dicendo -Ti è caduto quando sei inciampata. Stai più attenta la prossima volta Yuki.- e si girò per andarsene, ma io la bloccai chiedendole -Come sai il mio soprannome?- e lei indicò semplicemente il cellulare a cui c'era attaccato un ciondolo con scritto Yuki. Altra figura del cavolo, benissimo. Quella mattina ne stavo collezionando una dietro l'altra.

Imbarazzata dissi -Ah è vero...sai a volte me ne dimentico..- e lei annuì per poi girarsi e riprendere a camminare verso la fermata. Io rimasi, invece, imbambolata a guardarla. Ero come ipnotizzata. Mi riscossi solo quando sentii il rumore di un messaggio e guardai distrattamente l'ora. Rimasi impietrita per qualche secondo per poi iniziare a correre dicendo -Diamine sono in ritardissimo!- e iniziai di nuovo la mia corsa sfrenata che fermai solo una volta dentro il Conservatorio, più precisamente davanti la porta della segreteria. Era lì che mi avrebbe aspettato la ragazza. Controllai di nuovo l'orologio e constatai di avere fatto dieci minuti abbondanti di ritardo. Non vedendo nessuno provai a bussare la porta. Niente, nessun segno dall'interno. Sospirai e aspettai. Dopo un tempo che mi parve infinito, la porta della segreteria si aprì e la donna, alta su per giù un metro e sessanta, con gli occhi e i capelli castani e il sorriso gentile sul viso, con la quale avevo parlato per prendere appuntamento per un tour dentro l'accademia che mi guardò dicendo -Finalmente sei arrivata. Scusa se non ho aperto subito la porta, ma ero occupata. Comunque la ragazza che doveva accompagnarti ha avuto un imprevisto, quindi ti accompagnerò io. Prego seguimi.- e iniziò a condurmi per le sale illustrandomi i vari corsi di studio e i vari esami d'ammissione. La seguii per tutte le sale fino ad arrivare a una sala prove di pianoforte dove gli alunni potevano, dietro prenotazione, usare privatamente la sala per esercitarsi. Lì chiesi se potevamo entrare a vedere, curiosa di osservare soprattutto il pianoforte, e la donna annuì aprendo la porta e entrando con me al fianco. Non facemmo che pochi passi all'interno visto che era occupata da una ragazza. Era più o meno alta quanto me, ma la cosa che mi colpì furono i capelli biondo color grano. Strano colore. Non sembrava quasi naturale, infatti sospettavo fosse una tinta. Scossi la testa leggermente per riscuotermi dai miei pensieri, sistemandomi in automatico il ciuffo che mi ricadde davanti e chiedendomi da quanto analizzassi così profondamente le persone. Di solito non ero tipo da osservare o analizzare in questo modo l'aspetto altrui, soprattutto delle donne..oppure si? A riscuotermi dai miei pensieri ci pensò la voce della ragazza che risultò dolce, anche se non so per quale motivo mi infastidì. Cercando di concentrarmi su cosa stava dicendo captai la risposta alle scuse della donna.

-Non vi preoccupate signora Antonelli. Stavo per lasciare la sala, ho finito il mio tempo di prova. Può tranquillamente mostrargliela. Arrivederci.- e passò vicino a noi facendomi appena un sorriso. Guardandola finché non sparì, mi ritrovai a paragonarla alla ragazza del pullman arrivando alla conclusione che non avevano nulla in comune. Lei era così misteriosa con il suo sguardo penetrante e solo ora mi soffermai a pensarci, triste come di chi ha una vita difficile, ma non si arrende. Invece quella ragazza mi era parsa così insulsa, quasi scialba, e quando mi aveva sorriso provai una bruttissima sensazione. Alla fine pensai alla ragazza del pullman per tutta la visita successiva senza neanche sapere il perché e sperando, segretamente, di rivederla magari alla fermata del bus. Quando però andai a prenderlo e mi guardai intorno non c'era nessuno, così un po' giù, presi il pullman tornando nel mio appartamento.

-Ale? Ci sei?- interruppe i miei pensieri gentilmente la mia migliore amica Alessandra. Era la mia coinquilina da quando abitavo a Roma, ma c'eravamo già conosciute in un forum. Era stato strano iniziare a vivere insieme avendo prima parlato per quasi tre anni al pc. Era come se avessimo imparato di nuovo a conoscerci e a capirci convivendo pacificamente. Non c'erano mai stati grandi problemi, c'eravamo sempre abbastanza comprese come nelle nostre chattate interminabili notturne. Scuotendomi dai miei pensieri risposi-Si!Sono nella mia camera!- e aspettai pazientemente che mi raggiungesse. Qualche minuto dopo, giusto il tempo di posare sul tavolo la spesa, entrò dentro la mia camera mettendosi a sedere vicino a me sul letto chiedendomi -Com'è andata la visita?-e io sorrisi ripensando, non so perché, alla ragazza della fermata. Scuotendomi dai miei pensieri dissi -Abbastanza bene..anche se temo di non farcela..alt aspetta prima di iniziare a dire che non posso arrendermi..è che mi sono sentita un pesce fuor d'acqua sinceramente..erano tutte perfettine, non so..credo di essermi fatta prendere un pò dal panico...la verità è che sono tutti più bravi di me...- -Ale, per me ti sei fatta solo condizionare come al tuo solito. Non è che è successo qualcosa? Sembri parecchio turbata...- sospirando mi misi le gambe contro il petto poggiando sulle ginocchia il mento e annuendo, anche se non ero del tutta sicura di volergli parlare di quella ragazza che ormai mi ossessionava dalla mattina.

A salvarmi ci pensò il cellulare che iniziò a squillarmi e lo presi in automatico sorridendo ad Ale per scusarmi. Risposi senza neanche guardare chi era, dicendo -Pronto?- e una voce un po' scocciata rispose -Alla buon ora..ho provato a chiamarti dopo che è caduta la linea, ma non riuscivo più a prendere linea. Perché spero sia caduta stamattina.- era Maicol. Facendo un sospiro guardai Ale esasperata e lei annuì comprensiva e si alzò capendo che volevo rimanere sola. Più che altro perché non mi andava che assistesse a un'altra delle nostre esasperanti liti. Facendogli segno che avremmo parlato dopo mimai uno “scusa” con le labbra, mentre lei mi faceva capire che non c'erano problemi. Nel frattempo Maicol aveva iniziato con una delle sue filippiche, visto che non gli rispondevo -...non puoi sparire così o attaccarmi in faccia, che diamine ti ho fatto?!?- al che io gli risposi -Che hai fatto Maicol? Semplicemente non mi consideri. Non consideri le mie passioni, per te conta soltanto quello che interessa a te e che deve per forza piacere anche a me. Tu sai quanto è importante per me questo Conservatorio, sai cosa significherebbe per me entrarci. Non puoi dimenticarti delle mie visite lì. E se era il mio esame d'ammissione oggi? Che facevi? Dimenticavi anche quello per una stupida prof che ti riprende? Dai...io non resisto più sono mesi che mi tratti da schifo...- -Di sicuro te l'hanno inculcato le tue amiche eh? Dai su non fare così stasera usciamo e vedrai che dimenticherai tutto..- -Stasera ho da fare. Ciao Maicol.- e attaccai.

Rimasi a fissare per un po' il cellulare, chiedendomi dove avevo preso tutto quel coraggio per dirgli quello che pensavo in faccia. Non era da me. Forse quel giorno ero più stressata del solito. Sospirando mi alzai e andai di là sentendo odore di pizza. Sorpresa cercai in cucina Alessandra trovandola a mettere nei piatti la pizza. Notandomi mi disse -Ho immaginato ti andasse un po' di pizza.-sorridendo l'andai a stringere, dicendo -Se non ci fossi tu..mia adorata pizza.- e ne presi un pezzo ridacchiando e andandomi a sedere, mentre lei mi guardava sbuffando e dicendo in tono sarcastico -Spiritosa.- Facendole un sorriso dissi -Ma lo sai che voglio tanto bene anche a te.- e andai a stringerla, mentre lei mi diede qualche colpo sulla schiena dicendo -Si si, ora staccati che mangiamo.- e me ne tornai al mio posto con una linguaccia che lei ricambiò prontamente. Fu così che passammo la serata. Ridendo e scherzando finché non pensai neanche più alla lite con Maicol. Solo verso sera mi tornò in mente insieme alla ragazza del pullman. Chissà se era riuscita a prendere un altro bus dopo quello che gli avevo fatto perdere. Finii con l'addormentarmi immaginando la ragazza del pullman che mi sorrideva, cosa che la mattina dopo cercai di cancellare dalla mia mente terrorizzata. Che diamine mi stava succedendo?!? Era una ragazza, neanche a dire che fosse un ragazzo. Chissà perché allora ci pensavo così spesso a volte.

Passarono i giorni e io presi l'abitudine di recarmi spesso al Conservatorio, visto che mettevano a disposizione una vecchia aula con un pianoforte un po' vecchiotto, ma ancora del tutto funzionante, a chi, sotto prenotazione, volesse allenarsi. Era una stanzetta insonorizzata con una piccola finestra e il pianoforte con sgabello al centro. Non c'era altro, ma bastava per delle semplici prove. Alla fine nessuno mi sarebbe mai venuto a sentire, almeno finché non fossi migliorata.

Fu alla fine di uno di questi pomeriggi che mi ritrovai fuori Maicol con un mazzolino di fiori che di sicuro aveva raccolto in qualche giardino. Guardandolo sospirai, pensando che aveva sicuramente preparato qualcosa per farsi perdonare. Sospirai. Alla fine non era colpa di nessuno se lui aveva un pessimo carattere e anch'io mi ero allontanata di molto da lui ultimamente a causa dello stress. Ero stata impegnata tra la scuola e il provare ad ottenere una visita al Santa Cecilia e così ci eravamo trascurati. Questo però non giustificava il suo comportamento. Sembrava che a lui interessassero solo i suoi amici e il suo dannato sport: il basket. Quindi mi avviai, facendo finta di nulla, verso la fermata del bus, ma mi sentii quasi subito afferrare dalla sua mano che mi girava a forza verso di lui. Mentre lo guardavo, credo un po' sconvolta dal quel gesto, lui mi disse -Perché mi stavi evitando?!? Cosa ho fatto stavolta??- e io provai a liberarmi, più che altro perché sapeva che mi dava fastidio quando mi trattava in quel modo, dicendo -Lasciami Maicol.. mi stai facendo male.- ma lui non lasciò la presa aumentandola un po' e ribattendo -Perché devi rovinare tutto?!? Stiamo insieme da quasi un anno...un anno fantastico..- io non provai neanche a rispondergli, più che altro infastidita dal fatto che non mi mollava, e cercai ancora di liberarmi dicendo -Lasciami!- e una terza mano si mise tra di noi liberandomi dalla presa di Maicol e dicendo -Succede qualcosa qui?- e io mi girai verso la persona che mi aveva liberato, trovandomi davanti la bionda della sala prova. Guardandola Maicol disse -Cosa vuoi? Stavo discutendo con la mia ragazza...- -Non mi sembra che lei voglia discutere con te. Ha chiesto più volte di lasciarla e odio i ragazzi che fanno i prepotenti. Credo che per te sia ora di sloggiare.-

Io la guardai ancora un po' sbalordita, incapace di dire o fare qualcosa o anche solo di capire se esserle riconoscente o no. Di certo mi aveva liberata, ma non ero sicura che volessi che Maicol fosse trattato così.

Guardandola, feci per parlare, ma lei mi anticipò dicendo -Tieni. Asciugati le lacrime. Odio vedere le bambine così carine piangere.- e mi passò un fazzoletto. Per un attimo non capii a cosa si riferisse, ma poi mi accorsi di avere gli occhi umidi, così lo presi asciugandomi gli occhi. Mi succedeva spesso quando mi arrabbiavo, tanto che ormai non ci facevo più caso. Mormorai un grazie, troppo confusa per capire veramente cosa stava succedendo. Fu quando finii che mi accorsi di come mi aveva chiamata e dissi con un tono un po' scocciato -Guarda che non sono una bambina. Sono poco più piccola di te.- e lei mi guardò sbalordita ribattendo che non era possibile e che ne dimostravo appena tredici. Sbuffando feci per andarmene, dopotutto si stava anche facendo tardi, ma lei mi mise una mano sul braccio dicendo -Mi dispiace... Che ne dici se mi sdebito offrendoti qualcosa al bar qui vicino? Ti posso sempre riaccompagnare dopo-. Io la guardai stupita dicendo -Cosa?!?- e lei mi guardò sorridendo e dicendo -Non so in quale altro modo farmi perdonare per la mia intromissione... Vedi, non sopporto davvero gli uomini che fanno i prepotenti e quando ti ho visto..beh, lasciamo stare. Se non ti va, troverò il modo di sdebitarmi-. Io la guardai un attimo per poi sospirare annuendo e dicendo che accettavo il suo invito, alla fine non potevo negare che mi aveva aiutato con Maicol.

Sorridendo mi prese delicatamente la mano e mi iniziò a trascinare verso un bar lì vicino dicendo che ci lavorava una sua amica e che ci saremo potute rilassare e parlare tranquillamente. Di cosa volesse parlare poi non si sa.

Arrivati al bar ordinammo due tè freddi, era un giorno abbastanza caldo per essere marzo,e ci sedemmo bevendo in silenzio. Non sapevo che dire alla fine. Non sapevo neanche il perchè ero là. Dopo un po' di silenzio lei disse-Sei una tipa silenziosa eh?O magari sono io a non ispirarti simpatia. Comunque ti ho sentita suonare sai?Sei brava, non avrai problemi ad entrare.-io la guardai un attimo un po' stupita per poi balbettare un grazie arrossendo per poi tornare silenziosa. Non sapevo davvero che dire.

Guardandomi disse-Ma ti faccio così paura da non spiccicare parola?O ce l'hai a morte con me per quello che ho fatto prima?-e io la guardai sembrava come dispiaciuta. Alla fine mi aveva solo aiutato e io non ero molto simpatica standomene zitta così provai a intavolare una conversazione dicendo-Davvero per te entrerei facilmente al Conservatorio?Non so se te lo ricordi..ma un mesetto fa ero io quella ragazza con la signora Antonelli che disturbò la tua prova...mi sei sembrata così magnifica..che mi sono venuti i dubbi...-lei mi guardò un attimo per poi dire-Devi calcolare che io studio pianoforte da quando ho tre anni e sono al Conservatorio da quando ne ho 14. Ho solo avuto più tempo di te per esercitarmi. Non sottovalutarti. Non farlo mai è un errore che non puoi commettere quando c'è in gioco la tua passione. Devi metterti sempre in gioco e alla prova solo così migliorerai.-annuendo la guardai incuriosita. Sembrava diversa dall'impressione che mi aveva dato quel giorno chissà perchè.

Alla fine passammo un pomeriggio rilassante a parlare del più e del meno. Devo dire che riuscii anche a divertirmi e quando ci salutammo sapevamo entrambe che ormai eravamo diventate amiche.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** Capitolo II parte uno ***


Buonasera a tutti^^Ecco qui la prima parte del secondo capitolo spero vi piaccia^^ Il resto arriverà a breve xD Un ringraziamento particolare ha chi ha recensito il mio primo capitolo. Mi ha fatto veramente piacere^^ Buona lettura =)

Capitolo II

 

 

Passarono i giorni. E dal quel pomeriggio era passato ormai un mese e avevo preso una sorta d'abitudine. Quella di fermarmi ogni pomeriggio a bere qualcosa al bar vicino al Conservatorio con Sthefany, la ragazza che mi aveva aiutata con Maicol.

Già Maicol. Con lui stava tornando un po' tutto alla normalità, ma non riusciva a sopportare la mia nuova amica. Alessandra invece, sorprendentemente, la adorava, come Stephanie adorava lei, e spesso uscivamo tutte e tre insieme. In questo modo, almeno, non dovevo dividermi in tre. Quel giorno andavo abbastanza di corsa. Erano quasi le tre e ancora ero a scuola per colpa di un prof che aveva costretto tutti a rimanere fino alla fine del compito e per questo non aspettai Maicol e corsi alla fermata del bus più vicina, che mi avrebbe portata vicino alla fermata del pullman per il Conservatorio.

Fu quando stavo per salire che mi sentii afferrare e riuscii per un miracolo a non cadere e a salire guardandomi indietro per vedere chi mi aveva afferrato. Era stato Maicol. Arrabbiata dissi-Ma sei impazzito?!?Potevo farmi male!-e lui sbuffò dicendo-Esagerata e poi ti ho chiamato più volte mentre correvi, ma non mi hai sentito. Potevi aspettarmi all'uscita..--Maicol sai che sono in ritardissimo..fra mezz'ora ho il turno nella sala prove e devo ancora arrivare alla fermata del pullman.

Non posso ritardare neanche di un minuto o danno via la sala...- -Non è che se non ti eserciti per un giorno casca il mondo amore.. Non usciamo quasi più. Ti ho per me solo la sera ormai..- Sospirando distolsi lo sguardo da lui. Ormai era diventata un'abitudine, quasi non riuscivo più a sostenere il suo sguardo. Non era tanto per timidezza o imbarazzo, semplicemente mi sentivo in colpa. Era vero che non gli dedicavo quasi più tempo tra il pianoforte e le amiche, ma era pur vero che anche lui non rinunciava a niente per stare con me e per me era troppo importante il Conservatorio per rinunciarvici, proprio come lui con i suoi amici o le partite.

Prendendomi il viso un po' bruscamente, me lo girò, costringendomi a guardarlo e dicendo -Che c'è ora?!?- Sospirando mi feci indietro per farmi lasciare o almeno provai a girare il visto visto che mi teneva talmente forte che se provavo a muovermi mi faceva male. Sbuffando spazientita dissi -Almeno lasciami. Non mi va di parlarne poi-. Stavolta fu lui a sbuffare e a lasciarmi, andandosi a sedere in un posto libero lontano da me. Stanca delle liti mi appoggiai alle porte, infischiandomi del divieto, ormai lo facevo sempre, e pensando a quella situazione estenuante. Ormai, anche quando non discutevamo, mi sentivo sfinita dallo stare con Maicol. Non avevamo altro che problemi e quando non discutevamo eravamo comunque tesi. Sì, mi sentivo in colpa perché lo trascuravo, ma alla fine non me ne pentivo così tanto. Se neanche lui si impegnava non ci potevo fare molto.

Poco dopo scesi e corsi a prendere il secondo pullman già fermo lì ad aspettare. Per fortuna era il capolinea, quello per il numero 40. Salita mi sedetti in santa pace sperando che Maicol se ne tornasse a casa o che almeno mi lasciasse in pace. Così non fu. Infatti mi venne vicino dicendo -Ora possiamo parlare o sei ancora nervosa?- Guardandolo sospirai dicendo -Non sono nervosa..sono solo...stanca di litigare sempre..sembra che tu dia la colpa di tutto a me..quando hai anche tu le tue colpe...- -Quali colpe sentiamo? Tu hai le tue maledette amiche che ti stanno sempre appiccicate, neanche fossero lesbiche, e ti mettono strane idee in testa e quel dannatissimo corso, chiamiamolo così, al Conservatorio. Io cos'ho?Il calcio e gli amici che puoi benissimo frequentare anche tu. Non ti hanno mai fatta sentire a disagio o odiata no?- Sospirando capii che era inutile cercare di fargli capire qualcosa. Certo, era vero. I suoi amici cercavano sempre di essere simpatici e divertenti, ma non mi ero mai veramente ambientata nel loro gruppo.

Sospirando lasciai perdere come ormai avevo preso l'abitudine di fare quando capivo che era inutile continuare il discorso. Anche perché dovetti sbrigarmi a scendere e stavolta senza incidenti. Fu in quel momento che mi tornò in mente quella ragazza. Non che non ci avessi più pensato dal giorno del piccolo incidente, ma non l'avevo più incontrata, anche se ci avevo sperato spesso. Non so perché ma mi aveva incuriosita fortemente. Sarà stato quel suo comportamento indifferente o quegli occhi così penetranti...

-Ehi, Yuki chiama terra, mi ricevete??- interruppe i pensieri la voce di Stephany. Guardandola intontita mi accorsi che mentre ero persa nei miei pensieri ero scesa dal pullman e avviata verso il Conservatorio. Guardandomi preoccupata disse –Eh,i ma stai bene? Sembri stralunata..non è che ti sta venendo la febbre?- e mi toccò la fronte. Gesto che mi scombussolò notevolmente fino a farmi arrossire, anche se non avrei saputo spiegare il motivo di quelle sensazioni, e mi scostai dicendo -No no..ero solo sovrappensiero..andiamo?- e mi avviai velocemente alla scuola.

Seguendomi mi prese la mano stringendola e dicendo -Va bene, va bene, andiamo. Non sia mai che allontaniamo dal suo studio la futura Mozart.- Io sbuffai a sentirla denominarmi con il soprannome con cui mi prendeva scherzosamente in giro, visto che secondo lei mi esercitavo troppo a volte. Ormai, però, la musica stava diventando il mio rifugio. Il mio rifugio sicuro, potevo definirlo.

Arrivate al Conservatorio, una volta dentro, trovai una bella sorpresa ad attendermi. O più precisamente il destino mi volle aiutare quel giorno, perché davanti alla bacheca degli annunci c'era lei, la ragazza misteriosa. Una volta che la notai mi bloccai a fissarla, con dentro di me delle emozioni contrastanti di gioia, paura, attesa, aspettativa, speranza, delusione...neanch'io stavo più capendo quello che si agitava dentro di me, e la mia confusione si doveva notare dalla mia faccia, perché Stephany mi guardò incuriosita per poi guardare chi mi aveva fatto quell'effetto. Stringendomi la mano disse -Ehi Ale..vedessi la tua faccia..che ti ha fatto Himeko?- io la guardai dicendo -Himeko?- e lei si limitò a indicare la ragazza. Così si chiamava Himeko. Stranamente non era un nome che la rispecchiava molto. Non aveva nulla di principesco nei suoi modi o almeno così avevo potuto constatare. Scuotendo la testa per riprendermi dai miei pensieri dissi -Nulla..le sono solo andata addosso una volta..- -Come minimo ti avrà fulminata. È una ragazza molto fredda e solitaria. La Lady di Ghiaccio la chiamano...- -Ma no, è stata gentile invece. Molto. Mi ha anche rincorsa per darmi il cellulare.- ma non credo che avesse prestato molto ascolto perché in quel momento Himeko si era girata e l'aveva fissata con uno sguardo...gelido. Sguardo che Sthefany ricambiò con un sorrisetto perfido, cosa che mi riportò alla mente le sensazioni negative che avevo avuto su di lei il giorno che la vidi per la prima volta. Insicura, quindi, dissi -Stephany..?- e lei mi guardò come ricordandosi solo in quel momento che c'ero anch'io. Sorridendo dispiaciuta disse, scostandomi delicata un ciuffo dagli occhi, -Scusami, non volevo spaventarti. Non siamo più in buoni rapporti da un po'..è una storia complicata, ma abbiamo litigato di brutto e da allora non ci parliamo più.- io annuii comprensiva dicendo -Perché non provate a chiarirvi? Sono sicura che se provate a parlare riuscirete a chiarirvi. Alla fine eravate amiche no?- lei scosse la testa dicendo -No non eravamo amiche. Eravamo fidanzate solo che poi lei mi scoprì insieme ad un altra, ma non stavamo facendo altro che baciarci per una stupida scommessa. Non la prese bene e da allora non ci siamo più parlate, se non conti gli insulti.- io rimasi a fissarla allibita, mentre lei come se nulla fosse riprese a camminare verso le sale prove. Himeko e Stephany fidanzate? Non riuscivo a crederci. Anche perché non sapevo neanche che a lei piacessero le donne, non che mi dava fastidio, ma ero sorpresa. Fortemente sorpresa. Anche perché all'improvviso ero gelosa di lei. Di quello che c'era stato tra Himeko e lei. Cosa che mi lasciò del tutto confusa e sopraffatta. All'improvviso non avevo più voglia di stare lì con Sthefany né di suonare. Volevo solo andarmene. Così mi girai e me ne andai velocemente, sorda ai richiami di Sthefany. Mi diressi alla fermata del pullman, ma non ci arrivai, di nuovo. Stavolta però mi fermò Sthefany che disse -Scusa, so che odi essere fermata così, ma aspetta. Non volevo sconvolgerti..credevo l'avessi capito che a me piacessero le donne...- io scossi la testa cercando di liberarmi, cosa che lei mi lasciò fare e io mi distanzia,i mettendomi le mani intorno alla pancia nervosa e dicendo -Non è quello il problema..è che..non lo so, mi dispiace...credo di avere bisogno di stare un po' sola..- lei annuì dicendo che mi avrebbe chiamata la sera. Io annuii allontanandomi. Ero così confusa, non so neanch'io perché mi stavo comportando in quel modo. Fu quasi automatico chiamare Maicol. Avevo bisogno di lui in quel momento.

Quando riattaccai, pochi minuti dopo, c'eravamo accordati perché lui mi venisse a prendere, quindi mi sedetti vicino alla fermata del pullman ad aspettarlo. Non si fece attendere molto, alla fine era nelle vicinanze con gli amici, e quando scese dal motorino mi lanciai tra le sue braccia dicendo -Scusami..- e lo baciai come non facevo da tempo. Un bacio passionale. Rovente quasi. Ma che mi lasciò del tutto indifferente. Non provai nulla a parte il solito disgusto quando lui rispose al mio bacio. Più che disgusto disagio, che io paragonavo sempre al fatto che lui fumasse e che quindi il sapore delle sigarette che aveva in bocca mi dava la nausea. Ma sarà stato veramente così?

Staccandomi disse -Va bene perdonata..ma che è successo? Sembravi sconvolta prima al telefono.- io scossi la testa dicendo semplicemente che non avevo più voglia di stare al Conservatorio e lui non indagò oltre come sempre e ci dirigemmo al nostro parco per rimanere un po' soli. Era da tanto che non ci andavamo e ne provavo un bisogno morboso in quel momento. Avevo bisogno che mi facesse sentire la sua donna. Perché quello che la mia mente, il mio cuore, iniziava a farmi capire non mi piaceva per nulla.

Arrivati scesi dal motorino e mi sistemai in automatico i capelli per poi andarmi a sdraiare sotto gli alberi e Maicol mi seguì a ruota salendomi sopra e baciandomi dicendomi -Mi sei mancata piccola..- io annuii, ma continuai a non provare nulla. Era come se fossi all'improvviso in un bolla e lo baciai con disperazione aggrappandomi con le unghie e con i denti a una minima sensazione che mi facesse riemergere da quello stato confusionario. Lui parve accorgersi che ero strana e che doveva essere successo qualcosa oltre quello che avevo detto e si staccò dicendo -Come mai così fredde oggi? Di solito sei più calda..ora sembri, non so..lontana..- guardandolo gli accarezzai la guancia rimanendo in silenzio. Non sapevo neanch'io che mi prendeva, figuriamoci come glielo potevo spiegare, così sviai il discorso dicendo che volevo fare due passi e prendere un gelato. Alzandosi e sbuffando mi tirò su dicendo -Tu oggi sei tutta strana.- e mi seguì fino al chioschetto che si trovava al centro del parco. Indicandomi la panchina disse -Occupala, così ci sediamo lì a mangiare.- e andò stranamente lui a prendere i gelati, offrendomi il mio, cosa che era rara che succedesse se non più unica che rara.

Seduta rimasi ad aspettarlo finché non sentii una voce che mi parve di riconoscere che litigava poco lontano da lì e un'altra decisamente più familiare. La riconobbi subito, era quella di Sthefany. Preoccupata e incuriosita andai verso le voci e riconobbi subito quella con cui stava discutendo...era Himeko. Avvicinandomi riuscii a sentirla dire -...altre persone vorrai illudere Stephany?!? Quella ragazza non centra nulla con me e te perché l'hai messa in mezzo?!?- e Stephany ribattere -Veramente sei tu che credi che io l’abbia messa in mezzo. È solamente una mia amica. Oh, parli del diavolo ed eccola qui. Yuki vieni non mordiamo.- mi guardò sorridendo e invitandomi con la mano a raggiungerla. Avvicinandomi e sentendomi osservata mi affiancai a lei dicendo -Scusate non volevo intromettermi ma ti avevo sentito e così...- loro annuirono e Himeko, dopo avermi lanciato un occhiata penetrante, disse -Io me ne vado.- e se ne andò mentre io la guardavo sparire dalla vista. Mettendomi una mano sulla spalla, Sthefany disse -Ti piace.- e io la guardai allibita dicendo -Ma che vai dicendo?!? Sono fidanzata Sthefany. Con un uomo. Mi dispiace, ma a me le donne non piacciono.- era sembrata solo a me una menzogna vero? Ma lei non parve notare nulla, tant'è che disse che doveva andare e che Maicol mi stava cercando. Infatti era vero, ora sentivo la voce di Maicol che mi chiamava, così mi sbrigai a raggiungerlo. Arrivata vicino a lui presi il gelato e gli diedi un bacio dicendo -Scusa, una mia amica era nei guai.- e inizia a mangiarlo. Avevo evitato di proposito di dirgli chi era. Era meglio non nominare in quel momento Stephany. Di certo però ero curiosa di sapere che ci stavano facendo lì quelle due. Mangiato il gelato ritornammo nel nostro posticino dove rimanemmo a coccolarci fino a sera.

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Capitolo 3
*** Capitolo II seconda parte ***


Ecco la seconda parte del secondo capitolo^^ spero vi piaccia e che vogliate dirmi che ne pensate sono aperta anche alle critiche se costruttive^^Ciao e buona lettura =)

Arrivata l'ora di tornare a casa però ecco iniziare i problemi. Era strano che fino ad allora non fosse successo nulla ,infatti Maicol mi disse -Amore mi dispiace, ma devo andare..ti spiace prendere il pullman per tornare a casa? Io ho un appuntamento con i ragazzi tra poco e non ce la farei ad arrivare in tempo.- io lo guardai allibita dicendo -Scusa, ma ti interessa di più arrivare in tempo che accompagnarmi?!?- lui sospirò dicendo -Come tu preferisci suonare che stare con me mi sembra.- al che non ci vidi più. Ero stanca di quel suo comportamento così presi le mie cose e me ne andai, sorda ai suoi richiami. Era strano come in una sola giornata due persone mi avevano sconvolto così tanto in due maniere diverse. Ero sfinita e volevo solo andarmene a casa sotto le coperte. Stavolta però non mi fermò perché mi si mise davanti sperando così di calmarmi dicendo -Ale smettila. Stai facendo una sceneggiata inutile.- ma io lo evitai continuando a camminare e dicendo -Vado a piedi.- e lo evitai riprendendo a camminare. Stavolta senza interruzioni perché salì sul motorino partendo spazientito dalla mia scenata, dicendo solo -Stavolta mi hai stufato. Cresci e chiamami.- e io lo mandai a quel paese, cercando di non piangere.
Non se lo meritava per nulla e di certo ero stanca di piangere per lui.

Arrivata alla fermata deviai in automatico verso il Conservatorio. Non so perché lo feci, forse speravo che Sthefany fosse ancora lì ad esercitarsi nonostante l'ora o stesse nel vicino bar. Sapevo solo che una volta arrivata là trovai solo Himeko seduta da sola sulle scale a fumare. Feci per girarmi e tornare indietro, ma qualcosa mi spinse ad andare da lei e a dire un timido -Ciao- lei mi guardò impassibile, senza espressione, facendo appena un cenno con il capo. Era davvero strana. Prima non mi era sembrata così sola come ora. Sembrava come se urlasse con il suo atteggiamento di stare lontano. Così, scoraggiata, mi misi seduta in silenzio poco distante da lei non sapendo bene né che dire né che fare, visto che non sapevo neanche perché ero lì. Seduta mi misi ad osservare il pavimento alla ricerca di qualcosa da dire. Qualsiasi cosa che avesse rotto quel silenzio. Fu, però, stranamente lei a rompere il silenzio dicendo -Sono io a farti diventare silenziosa o ce l'hai con me? Con Sthefany non sembri per nulla timida.- io la guardai non capendo a cosa si riferisse con quella frase che mi era sembrato nascondere un secondo significato. Guardandola e arrossendo dissi-Scusa..io..ti do fastidio? Se vuoi me ne vado..è che..ti volevo chiedere perché ce l'hai a morte con Sthefany..non è così male..cioè a me non ha fatto niente..non mi sta usando..- ricordandomi le parole che aveva urlato addosso alla mia amica di ore prima. Guardandomi fece una specie di sorriso, quasi un ghigno che la fece risultare ancora più bella, e mi scompigliò i capelli dicendo -Sei ancora troppo piccola per capire queste cose. A quattordici anni si deve pensare ancora a giocare. Non preoccuparti delle liti dei grandi.- guardandola offesa ribattei dicendo che avevo sedici anni e non quattordici e mi alzai facendo per andarmene. Non mi piacevano le persone che si credevano grandi solo per l'età. O per meglio dire odiavo quando trattavano me da bambina. Afferrandomi il braccio mi girò bruscamente dicendo -Aspetta! Non volevo offenderti. Solo è meglio che tu non sappia molte cose su di lei o me. Lo dico davvero. Ma dubito che mi crederesti su di lei. Ti dico solo un’ultima cosa. Lascia perdere Sthefany prima che sia troppo tardi.- e con questo mi lasciò il braccio andandosene e facendo un cenno con la mano. Guardandola rimasi un attimo lì, interdetta dal suo comportamento. Era così fredda e indifferente e poi ti dava consigli. Non ci capivo più niente.

-Ahhh donne! Dannazione!- me ne uscii senza volerlo ad alta voce, arrossendo per poi correre via alla fermata. Di certo quella ragazza mi incuriosiva sempre di più. Di una cosa ero sicura ormai. Quella ragazza non l'avrei dimenticata tanto facilmente.

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Capitolo 4
*** Capitolo III ***


Capitolo III



Passò così un mese. Un mese in cui non ebbi notizie, o per meglio dire, non rividi più Himeko al Conservatorio. Era di nuovo sparita come prima che scoprissi che anche lei lo frequentava. Provai a chiedere a Sthefany, ma non ottenni nulla se non un freddo silenzio che mi fece capire che era meglio non nominarla più. Fu così che accantonai il problema Himeko e mi concentrai sulla musica e sullo studio, visto che a disegno continuavo ad avere carenze. Cosa che la professoressa non faceva che farmi notare, non sempre in modo carino.

Ed era per questo che mi ero rifugiata in camera mia in quel momento, mentre ascoltavo in sottofondo qualche canzone classica e moderna. Stavo per l'appunto creando un nuovo abito da sposa quando bussarono alla porta e io andai ad aprire di corsa urlando -Eccomi!- mentre evitavo panni sporchi e oggetti sparsi per la mia stanza e poi per il corridoio visto che Ale stava iniziando a impacchettare le sue cose. Sarebbe partita presto per andare a trovare i suoi e con la scusa portava via le cose che non le servivano più. Aprendo rivelai un’inzuppata Alessandra alla porta con la busta della spesa in mano e dietro di lei l'ultima persona che mi sarei aspettata. Himeko, con un taglio sulla faccia a giudicare dal sangue sul fazzoletto che si premeva sulla guancia. Preoccupata dissi -Ma cos'è successo?!- mentre mi facevo da parte per farle passare. Ale disse -Dov'è la scatola del pronto soccorso? Ho incontrato questa ragazza qui vicino..è stata aggredita da un ragazzo ed è rimasta ferita..-Himeko si fece avanti rimanendo impassibile, come se non stesse parlando di lei. Entrata disse -Non c'è bisogno che vi preoccupiate per me. Sono abituata alle ferite e questo non è nulla..ci si rivede Yuuki.- aggiunse guardandomi. Sentendomi in difficoltà sotto il suo sguardo penetrante, stranamente felice che si fosse ricordata il mio soprannome, dissi -Ciao...- mentre Ale tornava con la cassetta del pronto soccorso, indicandole una sedia dove poteva sedersi, disse -Non bisogna trascurare i tagli e sembra anche abbastanza profondo. Fammi vedere..- e tolse il fazzoletto. Appena vidi il taglio mi sentii stringere lo stomaco, ma non perché era un taglio e a me le ferite facevano sempre impressione, ma perché era lei quella ferita. Mi faceva male vederla lì ferita per non so quale motivo, ma anche se fosse stata colpa sua mi venne la voglia di prendere a cazzotti chiunque si fosse permesso di toccarla. Sconvolta da quelle emozioni scappai in camera, sentendomi addosso lo sguardo di Himeko, mentre Alessandra diceva che mi impressionavo facilmente davanti alle ferite per scusare la mia fuga. Se solo avesse saputo la verità...avevo paura che se ne sarebbe andata. Che mi avrebbe abbandonata. Che sarei di nuovo stata sola. Io non volevo più stare sola...per questo dovevo rimanere con Maicol. Non potevo essere come lei. Non me lo potevo permettere. Non ero così forte come Sthefany o Himeko. Chiusa la porta a chiave mi gettai sul letto spaventata a morte dai miei pensieri e sentimenti. Non volevo più sentire niente né provare nulla. Finì così che mi addormentai e feci sogni agitati su donne che si baciavano e che assumevano le facce di Himeko e Sthefany.

La mattina seguente mi alzai presto e una volta preparata mi avviai a scuola. Quel giorno però mi sentivo diversa. Come se sentissi un peso immenso sullo stomaco. All'altezza del cuore. Mi sforzavo però di andare avanti normalmente, di nascondere tutto dietro a sorrisi finti o spontanei che fossero. L'unica, forse, a percepire qualcosa di strano fu Alessandra, che però rimase in silenzio. Come ad aspettare una mia mossa, come a sottolineare che era lì pronta ad ascoltarmi. Guardandomi a fianco, infatti, eccola lì seduta sul bus insieme a me. Andavamo sempre a scuola insieme perché anche se facevamo due indirizzi diversi, io studiavo moda e lei lingue, le nostri sedi erano attaccate, cosa che ci permetteva di andare e passare la ricreazione insieme in cortile o nei corridoi.

Arrivata a scuola la salutai con la mano per poi correre dentro. Non amavo molto rimanere fuori a socializzare. Ero un tipo un po' solitario a volte. In classe parlavo giusto con due ragazze, Evelin e Charlie, fidanzate ormai dal nostro primo anno. Erano le uniche lesbiche, o almeno le uniche dichiarate a scuola, e questo in qualche modo mi aveva sempre un po' incuriosito e stranamente mi trovavo molto più a mio agio con loro che con persone che conoscevo da anni. Era come se condividessimo qualcosa di speciale tutte e tre. Fatte con le stesse materie prime si può dire. Un qualcosa di segreto che ci univa nel profondo. Arrivata in classe venni travolta da Charlie che mi strinse a sé piangendo e dicendo -Charlie è una stronz...- ma la bloccai prima che finisse, dicendo -Niente parolacce, se ti sentono ti becchi un'altra nota. Cosa ha fatto stavolta quella baka?- e lei la indicò mentre stava parlando con una ragazza in classe che non avevo mai visto, doveva essere quella nuova. Il bello fu che neanche si era accorta che Charlie era corsa da me in lacrime. Ma che stronza. Ora mi sentiva. Nessuno poteva far piangere la mia Charl, neanche Evelin. Avvicinandomi mi accorsi che parlavano in francese e lì capii tutto. Evelin era di origine francese e le mancava molto la sua famiglia rimasta lì, visto che era venuta solo con il padre divorziato dalla moglie. Così appena lei incontrava un suo compaesano non capiva più niente, infatti di solito si accorgeva sempre di tutto quello che succedeva alla sua ragazza, tanto da capire anche con un semplice movimento che qualcosa non andava, anche se questo non la giustificava dal fatto che ora l'avesse ignorata. Sospirando le battei sulla spalla dicendole e guardandola male -Baka come ti sei permessa di far piangere la mia Charl?- e gliela indicai. Lei la guardò un attimo per poi sbuffare, dicendo qualcosa in francese che non capii molto, e si alzò dicendo -Scusate un attimo, vado da quell’idiota della mia ragazza.- e le si avvicinò stringendola a sé nonostante l'altra cercasse di divincolarsi, mentre le parlava all'orecchio. Sospirando dissi -Come faranno quando non ci sarò più io? Che idiote..- senza accorgermi che la nuova ragazza mi stava guardando, non capendomi molto e arrossendo, e balbettai uno 'scusa..' per poi andarmi a sedere velocemente al mio posto.

Dal posto vidi Evelin e Charl fare pace e sorrisi. Ero felice che almeno loro riuscissero a fare pace così facilmente. Sentendo delle risatine odiose mi girai verso il gruppo non meglio identificato, ricordavo a malapena due o tre nomi di loro nonostante stessimo nella stessa classe dal primo anno, e le vidi ridacchiare indicando le mie amiche e non mi ci volle molto per immaginare che le stessero prendendo in giro. Girandomi provai ad ignorarle, non sarebbe servito a niente andare lì e dire quello che pensavo di loro, avrei solo peggiorato la situazione ed Evelin mi aveva sempre detto di non prestargli attenzione. Era difficile non difendere le mie amiche, ma a malapena sapevo difendere me stessa, figuriamoci gli altri. Parlando del diavolo ecco spuntare dalla porta la prima persona che mi faceva star male, anche se sarebbe dovuto essere il contrario. Era strano, ma fino a quel momento quella mattina mi ero dimenticata di lui. Di Maicol. Il mio ragazzo o quasi ex ragazzo ormai, visto il suo comportamento quella sera al parco e da quella sera in poi. L'indifferenza più totale. Solo perché io volevo suonare, cosa che sapeva quanto fosse importante per me, e lui pretendeva di stare con me invece e poi di lasciarmi sola per andare dai suoi amici. Che immaturo.

Avvicinandomi fece per sedersi vicino a me, ma Charl, più veloce di lui, mise la borsa sopra il banco spostando la sua e sedendosi, dicendo –Ehi, non vedi che ci sono io vicino ad Ale? Smamma.- e lui la guardò malissimo dicendo –Ehi, quella che se ne deve andare sei tu. Fino a prova contraria lei è la mia ragazza, non la tua. Perché non te ne torni tra le braccia di Evelin a pomicia...- -Qualche problema Maicol? Ti ho sentito nominare il mio nome e usare un tono poco carino con la mia ragazza. Lei si siede dove vuole a meno che Ale non voglia diversamente. Ma non mi sembra di averla sentita dire nulla, quindi vedi di sloggiare.- e io sorrisi guardando Maicol andare a sedersi vicino a una delle oche con cui andava tanto d'accordo, cosa che mi aveva sempre fatto infuriare. Intimamente però esultai per la sua sconfitta. Se c'era una persona di cui lui aveva il timore era Evelin. Chissà perché poi, non gliel'avevo mai chiesto.

Sorridendo dissi -Grazie ragazze. Se non c'eravate voi me lo sarei dovuto subire per tutte le lezioni..- ma non feci in tempo ad aggiungere altro perché entrò la prof della prima ora. Si vedeva però che loro volevano delle spiegazioni.

Era normale. Anche se eravamo molto attaccate non potevamo frequentarci fuori la scuola, se solo mia madre avesse sospettato che ero amica di due lesbiche avrebbe dato di matto. Figuriamoci mio padre. Quindi non sapevano nulla della lite tra me e Maicol, considerando anche che erano tornate solo da poco da una vacanza tra di loro a Venezia.

Iniziata la lezione prestai ben poco ascolto, alla fine la matematica la capivo velocemente, cosa che mi concedeva anche di non essere attenta durante la spiegazione, e pensai spesso a Himeko e anche a Maicol. Avevo una tal confusione in testa che minacciava di scoppiarmi. Per questo all'inizio non mi accorsi di una voce che mi chiamava, finché la mano di Evelin mi si mise sulla spalla dicendo mentre mi scuoteva piano -Alex! Ti vuoi decidere a rispondere?!- e io la guardai un attimo confusa per poi dire -Scusa ero sovrappensiero..- e loro mi guardarono con Alessandra vicino. Guardandola stupita dissi -Che fai qua?- beccandomi degli sguardi perplessi e mezzi scocciati finché Ale non rispose, dicendo che era quasi finita la ricreazione e che non vedendomi mi era andata a cercare preoccupata da Evelin e Charlie, che non sapendo dov'ero erano andate con lei a cercarmi credendo che stessi litigando con Maicol. Sentendomi in colpa dissi -Scusatemi...non so che mi è preso oggi..credo di voler chiarire con Maicol...ma non trovo il coraggio..- era l'unica soluzione. Alla fine, se dovevo fingere, chi meglio di lui? Non potevo dire neanche a loro i miei timori o pensieri. Non mi sentivo affatto sicura di volerne parlare neanche con Charl e Evelin. Avrebbero solo riso dei miei timori. Alla fine loro avevano quel coraggio che a me iniziava a mancare o che non avevo proprio. Guardandomi incerta, Charl disse -Ale..sai che con noi puoi parlare..e ti aiuteremo se è questo che ti angustia. È che sei strana da stamattina..e non sembravi tanto vogliosa di far pace con quell'idiota..- io annuii assicurandole che volevo chiarire con lui. Era l'unica cosa che mi avrebbe fatto dimenticare Himeko. Ne ero sicura. O almeno fino a quel pomeriggio quando me la ritrovai davanti alla fermata, appena scesa. Quando si dice destino. Scesa la guardai sorridendo o almeno provai, credo che più un sorriso sembrò una smorfia imbarazzata, dicendo -Ciao. Come va la tua ferita?- e lei sorrise, un sorriso distaccato, dicendo -Bene grazie. Speravo di incontrarti per ringraziarti ancora e per chiederti di ringraziare la tua amica. Ora scusa ma vado.- e si incamminò verso il conservatorio. Era sembrata così distaccata. Nonostante avesse ringraziato aveva mantenuto un tono freddo e distaccato. Non resistetti. La seguii, non che avessi altra scelta visto che facevamo la stessa strada, ma volevo parlargli ancora. Una volta raggiunta però rimasi in silenzio. Non sapevo che dirgli. L'unica cosa che mi veniva in mente era la musica. Così dissi la prima cosa che mi venne in mente.

-Da quando suoni? Io ho iniziato da piccola..però è solo ora che posso esercitarmi veramente..sai al Conservatorio..- lei mi guardò annuendo, dicendo però semplicemente e seccamente, come a sfidarmi a replicare -Anch'io suono come te da piccola.- senza aggiungere altro. Stroncando sul nascere ogni mia possibile risposta appunto. Ma non mi lasciai abbattere. Se quella doveva essere la nostra ultima conversazione, volevo almeno che fosse una conversazione decente.

Guardandomi in giro in cerca di qualcosa da dire notai una vetrina che per le decorazioni di natale aveva scelto degli angioletti attaccati per tutta la vetrina e in più palline e nastri colorati. Per finire aveva un piccolo Babbo Natale fuori la porta che, appena passammo, iniziò a suonare Bianco Natale. Affascinata mi fermai esclamando -Che bello! Hai visto che belle decorazioni Himeko?! Anch'io avevo un Babbo Natale simile a casa..- per poi girarmi guardandola sorridendo. Mi guardò un attimo, forse perplessa dalla mia reazione visto che avrei dovuto già notarla, ma passavo sempre così di fretta in quella via che non l'avevo mai notata. Poco dopo disse con un mezzo sorriso -Si anch'io l'avevo. Mia madre è venuta in Italia a studiare pianoforte e ne ha riportato uno.-annuendo mi sorpresi che mi avesse detto una frase così lunga di sua iniziativa. O quasi.

Sorridendo ripresi a camminare un po' più allegra. Almeno l'avevo fatta sorridere un po'. Era un risultato visto quella maschera di freddezza che aveva sempre. Per il resto della strada rimanemmo in silenzio, ma era come se sentissi che una parte della barriera che ci divideva fosse caduta. Ora c'era una breccia nella maschera della fredda Himeko. Era conosciuta così al Conservatorio, infatti quando arrivammo insieme si sentì qualche commento stupito di vedere Himeko insieme a qualcuno, visto che da quando si era lasciata con Sthefany faceva l'asociale. Sentii qualcuna dire se ero la nuova ragazza o ero solo una coincidenza che eravamo insieme. Ormai Himeko era popolare per le liti sfrenate con Sthefany, ma anche perché tutti dicevano che era una poco di buono. Chissà come mai.

Arrivate nell'atrio vedemmo Sthefany e lì mi dissi che sarebbe successo un casino. Invece no, sembrò come se ignorasse Himeko e mi fece segno di raggiungerla. Sorpresa mi avvicinai a lei salutando prima con un sorriso e un cenno della mano Himeko. Arrivata lì vicino, Sthefany mi prese sotto braccio con un sorriso immenso che non le avevo mai visto e iniziò a narrarmi il perché.

-Ieri ho conosciuto una ragazza fantastica, non puoi capire quanto sia bella e simpatica..si chiama Luis, dovrebbe fare la tua stessa scuola..è francese, si è trasferita da poco. Sai, dalla Francia..e quindi parlavamo solo grazie a una ragazza di nome Eveline..infatti a una certa la ragazza si è ingelosita e sono dovute andare via..ma abbiamo continuato a parlare a gesti..- io annuii sorridendo, sentendo dell'ennesima lite tra quelle due. Ormai ero abituata al loro modo di fare. Più litigavano e più si univano.

Camminando, Sthefany mi finì di raccontare la serata e io diss,i appena lei finì -Sai, Eveline e Charlie litigano spesso, ma non so come a ogni litigio sembrano sempre più unite. Vengono in classe con me insieme a Luis...- -Ti prego Ale organizza un uscita! Devo rivederla!- guardandola stupita dissi -Veramente io non posso uscire con loro..se i miei lo vengono a saper....ok, va bene, glielo chiederò domani, ok?- mi interruppi prima di vedere quel sorriso stupendo sparire. Sthefany mi stava così vicino. Perché ferirla? Perché non aiutare lei e Luis? Alla fine non c'era nulla di male a uscire con delle amiche nonostante non avessero i tuoi stessi gusti. O forse si? Alla fine non potevo mentire a me stessa. Io non uscivo con loro per paura di rispecchiarmi in quello che facevano. Nei loro gusti. Nei loro affetti.

Terrorizzata da quei pensieri non sentii quasi Sthefany quando mi ringraziò e mi abbraccio forte a sé. Fu spontaneo per me chiedere a quel punto, come se non riuscissi a trattenere la domanda, così chiesi -Ma Himeko?- e lei si irrigidì e il sorriso si spense un po' mentre rispondeva -Si..lei..sai..alla fine bisogna andare avanti..non posso aspettarla per sempre sapendo che non tornerà mai..avrò fatto una stupidaggine è vero..ma speravo nel suo perdono..così non è stato..forse era destino che finisse così...- e si interruppe senza più dire nulla, senza neanche più guardarmi o stringermi in quell’abbraccio che era diventato all'improvviso troppo doloroso da sopportare. Ero contenta. E questo mi feriva più di tutto. E mi spaventava a morte facendomi sentire in colpa.

Non potevo essere felice per qualcosa che faceva star male la mia amica. Così feci l'unica cosa di cui ero capace. Mi rifugiai nella stanza delle prove, dopo un frettoloso “ciao”, a suonare. Era l'unica cosa che mi andasse veramente di fare in quel momento. Suonare. Suonare le mie emozioni. Suonare le mie paure. Suonare la mia decisione. Anche se ancora non sapevo che avessi preso una decisione troppo confusa e spaventata per fermarmi a pensare seriamente a cosa volessi.

Ore dopo, o così a me sembrò,mi sentii osservata e mi girai, notando Himeko appoggiata al muro dietro di me ad ascoltarmi sorridendo, al che arrossii furiosamente chiedendo imbarazzata -Che fai qua?- e lei sorrise dicendo, non rispondendo alla mia domanda -Sai che suoi veramente bene? Almeno per il tuo livello.- aggiunse e io pensai che non poteva non essere gentile con una stoccata alla fine di sarcasmo. Imbronciata dissi -Beh, scusa tanto se non sono al tuo livello. Frequento il Conservatorio da poco alla fine.- lei parve un attimo disorientata, anche perché io mi girai quasi subito verso il piano per nascondere gli occhi che si erano riempiti di lacrime. Mi faceva male quel suo sarcasmo, anche perché ce la stavo mettendo tutta. Lei rimase per un po' in silenzio per poi dire -Senti..perché non vieni con me a prendere qualche snack? Non so se te ne sei accorta, ma sono due ore che suoni.- sbalordita guardai l'orologio del cellulare accorgendomi che erano veramente due ore. E il mio tempo finiva dopo un ora.

Sorpresa dissi -Il mio tempo finiva un’ora fa! E ora?!- ma lei mi guardò dicendomi e riuscendo in qualche modo a tranquillarmi -Si. Il turno dopo il tuo era il mio.-sentendomi in colpa balbettai qualche scusa incomprensibile, ma lei mi zitti semplicemente mettendomi un dito sulle labbra.

Ero completamente disorientata dal suo comportamento. Due ore prima si comportava come se io non esistessi e non camminassi vicino a lei, parlandomi il minimo indispensabile. E ora mi trattava in quel modo. Non potei non provare una fitta dolorosa al cuore, ma in un certo qual senso, del tutto inconsapevolmente, avvertii la parte razionale di me immergendomi nel bellissimo quanto fatale mare dell'illusione. Quindi annuii senza aggiungere altro e lei tolse il dito facendomi strada. Fu come se mentre camminavamo risollevò quel muro invisibile che ci divideva, come pentita di essersi lasciata troppo andare. Lo vidi da come indurì la bocca e come camminava quasi marciando distaccata fin troppo da me, anche per una semplice conoscente. Guardandola sembrava che anche gli occhi avessero perso quel poco di espressività che avevano prima. Erano stati dolci per qualche istante, ma ora erano tornati freddi come prima. Arrivata al mini bar che vendeva degli snack e qualche bibita, lei ordinò due tazze di thè freddo e due pizze. Guardandomi disse -Spero che ti piacciano.- io mi limitai ad annuire, all'improvviso intimorita.

Sedute iniziammo a consumare il nostro spuntino in silenzio finché lei non si alzò dicendo -Io vado. Ho già pagato io tranquilla. Ciao.- guardandola allibita la vidi allontanarsi con lo zaino sulla spalle. La guardai finché non sparì dalla mia visuale e fu come se mi avessero dato un pugno nello stomaco. Mi ero illusa che poteva succedere qualcosa..ma poi cosa?! Dovevo smetterla di andarle dietro. Da quando l'avevo conosciuta mi aveva portato solo guai. O forse no? Sapevo solo che non volevo perderla. Dovevo stare con lei anche solo per pochi minuti. Fu quasi più forte di me quindi prendere la borsa e rincorrerla. Corsi così forte come non avevo mai fatto in vita mia. Come se da quella corsa dipendesse la mia vita. Riuscii appena in tempo a fermarla vicino a una moto. Le afferrai il braccio dicendo e sussurrando quasi ansante -Aspetta..- ma lei si liberò dalla presa dicendo -Scusa, ma non ho tempo da perdere. Ci vediamo.- e salì sulla moto partendo a tutto gas, mentre io la guardavo ancora sconvolta mentre lacrime silenziose per quel rifiuto iniziarono a scendere. Credevo in quel momento che non l'avrei mai più rivista. Quanto mi sbagliavo.

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Capitolo 5
*** Capitolo IV parte 1 ***


Lo so è quasi passato un anno da quando ho aggiornato, purtroppo è stato un anno...di inferno?Sono successe un sacco di cose che non mi hanno più permesso di scrivere con regolarità. Spero che qualcuno vorrà ancora seguire e leggere la mia storia, anche se capirei che dopo tutto sto tempo non ne vogliate sapere più niente xD Spero di sentirvi nelle recensioni per sapere che ne pensate. So che magari ancora non succede nulla di eclatante, ma è il mio stile^^'' Abbiate pazienza e chissà magari fra due capitoli.... Ora vi lascio alla lettura della prima parte del 4 Capitolo^^ La seconda parte arriverà il più tardi dopo domani =)
Buona lettura^^



Capitolo IV parte 1


Passò così il pomeriggio e quando tornai a casa dopo una trafila immensa sui mezzi visto che sbagliai direzione arrivai a casa per trovarla vuota. Era vero Alessandra era partita quel pomeriggio e mi ero persa l'occasione di salutarla. Volevo farle anche una sorpresa che idiota. Andando in cucina notai un biglietto e sorrisi leggendolo. Mi aspettava in chat dopo cena. Che carina aveva sempre un pensiero per me, ma in quel momento più che mai mi sentii sola. Avevo solo sedic'anni alla fine e volevo la mia mamma. Peccato che a lei interessavano più l'apparenze che altro e per me fu quasi automatico chiamare Charl. Non so neanche perchè non pensai a Sthefany, forse per l'odio che provava per Himeko.

-Pronto Yu? Spero sia di vitale importanza..- a rispondermi al secondo tentativo fu Evelin. Arrossendo dissi -Scusa io...non volevo interrompervi..non fa nulla..- -Alex sputa il rospo o vengo lì e ti gonfio. Non chiami mai me o Charl quindi che è successo? Maicol ti ha fatto qualcosa?- io scossi in automatico la testa per poi ricordarmi di dire -No è che..sono sola..e non lo so che mi è preso, fa finta di niente, scusa. Ci vediamo domani, ok?- ma dall'altro capo non mi arrivò risposta. Sembrava che stessero discutendo per chi doveva tenere il cellulare. Tipico loro, quasi mi venne da ridere. All'improvviso la voce di Charl disse –Vestiti, prepara una borsa con dei cambi, un'altra con le cose di scuola e starai da noi per questa settimana. Non ammetto repliche. Ti do mezz'ora poi mi trovi sotto casa tua. Ah, macchinetta o motorino?- al che credo io avessi avuto l'espressione più allibita e comica del mondo. Peccato che non c'era nessuno per immortalarla. Feci appena in tempo a rispondere 'macchinetta' che attaccò. Questa era la mia Charl alla fine. Ridacchiando e sbuffando un po' andai a prepararmi di corsa, mettendo tutto il necessario in tre borse, altro che due, ma era bello poter stare con qualcuno in quel momento.

Finito di preparare le borse chiusi tutto assicurandomi di staccare il gas e chiudere bene tutti i rubinetti, visto il mio vizio di lasciarli mezzi aperti, e feci appena in tempo a prendere il cellulare che sentii arrivare un messaggio di Charl. Senza neanche leggerlo presi le borse, misi via il cellulare e chiusa casa scesi giù. Arrivata nell'atrio trovai Charl ad aspettami. Più che preoccupata sembrava stesse per scoppiare dalla preoccupazione. Infatti, appena mi vide, mi corse incontro dicendo -Cos'è successo?- io mi limitai a lasciarmi stringere, anzi quasi mi buttai tra le sue braccia scoppiando a piangere. Mi sentivo un’idiota. Perché io non amavo più Maicol, ma mi ostinavo a rimanerci per abitudine e paura. Perché non volevo accettare i miei sentimenti. Perché non interessavo a Himeko e sentivo di essermi ricoperta di ridicolo. Lei rimase sorpresa. Di solito cercavo sempre di non piangere o almeno di non farlo davanti a loro. Volevo mostrarmi autonoma e sicura di me, anche se sapevano che era solo una maschera. Di autonomo e sicuro di me avevo ben poco. Stringendomi mi lasciò un attimo per sfogarmi, per poi dire -Ale....sono qua..tranquilla ora, andrà tutto bene..se è per colpa di Maicol, Eve lo sistemerà a dovere..ma ti prego..parlami..non ce la faccio a vederti così disperata..- ma io scossi la testa cercando di staccarmi. Non sopportavo più quell'abbraccio. Di nuovo. Ormai stavo diventando sofferente dei contatti fisici continuando di quel passo.

Capendo che non volevo parlarne prese una delle mie borse dicendo –Dai, vedrai, ti troverai bene da me ed Evelin..dormiremo tutte insieme in salotto..così parleremo fino a tardi, eh? Hai detto che hai sempre voluto fare un pigiama party, no?- annuendo la seguii in macchina mettendo le borse nei posti dietro, rimanendo in assoluto silenzio. Silenzio che mi permise di studiarla, forse come non avevo mai fatto finora, ma mi aiutava a distrarmi dai miei pensieri. Era davvero bella la mia Charl, di una bellezza quasi infantile si potrebbe dire, con quei riccioli marroni quasi neri come gli occhi che rivelavano una tristezza infinita. Tristezza che si portava dentro da quando si era dichiarata ai suoi che l'avevano cacciata di casa. Era successo durante il nostro secondo anno. Fu terribile.

All'improvviso, però, mi accorsi di una cosa. Di quanto poco facessi attenzione alle persone. Cioè a com'erano fatte, a come si vestivano..era come se quelle informazioni non penetrassero in me. Come se fino a quel momento io non facevo altro che andare avanti. Parlare. Fare amicizie come una macchina. Era stato più facile così non lasciarmi smascherare da me stessa e gli altri. Anche perché credevo che moltissime persone mettessero in scena la mia stessa farsa. Per questo preferivo basare la mia attenzione su qualcosa di meno superficiale, però in quel momento capii che dovevo uscire dal guscio e essere me stessa in tutto e per tutto. Per questo mi ero legata tanto ad Ale, Evelin e Charlie, perché avevano questo coraggio ognuna a modo suo.

Tornando a pensare alla dichiarazione di Charl mi venne in mente quando mi corse incontro piangendo e mi aveva stretto tanto forte da togliermi il fiato. Credo che fu l'unica volta in cui pianse in quel modo disperato. Sì, piangeva spesso, era un carattere un po' fragile in alcune situazioni, ma mai in quel modo così disperato. Il solo ricordarlo mi metteva ancora una tristezza infinita. Guardando fuori dal finestrino, mi ritrovai a fissare la casa di Evelin. Sapevo che era la sua, benché non ci fossi mai stata, perché avevo visto delle foto di lei e della sua ragazza che aveva incollato nel nostro quaderno dell'amicizia. Era un quaderno dove incollavamo tutte le nostre foto fatte a scuola o in gita o semplicemente in giro. Era stata una mia idea, così ci saremmo ricordate per sempre di ogni momento passato insieme in allegria e non. Tendevo ad aggrapparmi ai ricordi in maniera maniacale a volte. Forse perché erano le sole cose che mi avrebbero fatto compagnia nella mia solitudine.

Concentrandomi di nuovo sulla strada notai che stavamo superando il cancello automatico e stavamo entrando nel giardino della casa. Di sfuggita vidi le aiuole piene di fiori e di giochi sparsi per il giardino. Non mi sarei sorpresa se quelle due si divertissero a giocare come delle bambine. Parcheggiato sotto il garage all'aperto, feci appena in tempo ad aprire leggermente la portiera che Eve ci corse incontro e me la aprì dicendo -Bienvenuée dans mon humble demeure!- guardandola sospirai dicendo -Sai che non ho capito una sola parola?- però era riuscita a strapparmi un sorriso. Soddisfatta del suo risultato andò ad accogliere in maniera più calorosa la sua ragazza. Decisamente più calorosa visto che si attaccarono come due cozze come dicevamo a volte io e Ale. Non che ci desse fastidio tutt'altro, ma amavamo prenderle in giro. Finite le loro effusioni, mi veniva voglia di dirgli che non si vedevano solo da un’ora neanche, ma mi trattenni, mi aiutarono a portare le valige dentro, cioè me le tolsero dalle mani nonostante le mie proteste, portandomele loro. Cercando di riprenderle dissi -Dai ragazze ce la faccio..- scatenando una fuga con rincorsa da parte mia. Stupita mi ritrovai ansimante e divertita a rincorrerle fino all'ingresso della casa dove arrestammo la nostra corsa. Era strano come con poco riuscissero a tirarmi su di morale insieme ad Ale. Già, dovevo chiamarla..o mandarle un sms per avvertirla che non mi sarei collegata.

Entrando mi accorsi che la casa, come si poteva intuire da fuori, era in completo stile cottage. Cosa che mi fece bloccare stupita sulla soia. Alla fine quante case così si vedono nel pieno di Roma?!

La mia espressione doveva essere veramente comica, o così pensai, perché Eve, notando che mi ero bloccata sulla soia, si girò a guardarmi scoppiando a ridere. Solo che lei spiegò tra una pausa e l'altra che rideva perché avevo la stessa espressione di Charl la prima volta che era entrata in casa. Sbuffando, la diretta interessata ribatté dicendo -Vorrei vedere te...un cottage in piena Roma dove si è mai visto?- e senza attendere risposta prese le mie valige, dimenticate vicino la porta, e mi trascinò letteralmente su. Mi stupivo sempre della loro forza, ma è normale visto che facevano regolarmente sport, o almeno così credevo. Eveline amava il Kung-Fu e spesso Charlie l'aiutava o le faceva compagnia negli allenamenti, per questo si manteneva anche lei in forma.

Arrivata su mi feci far strada verso una stanza in fondo al corridoio, che doveva essere, o almeno credevo, la stanza di Eve e Charl, infatti una volta aperta la porta mi ritrovai in una stanza immensa con un letto a baldacchino da cui pendevano tende rosse e intorno vari vestiti di stili diversi. Una parte era più femminile, l'altra decisamente più dark, con braccialetti con borchie sparse per terra, ma anche premi di gare di Kung-Fu sulle mensole. Pensai, e forse a ragione, che quella era l'unica stanza a non rispecchiare molto lo stile cottage dell'intera residenza.

Di certo però rispecchiavano in maniera perfetta le mie amiche. Già amavo quella camera, sapevo che mi sarei sentita del tutto a mio agio lì dentro. Feci appena in tempo a posare le borse, cioè Charl le posò per me, che lei mi trascinò di nuovo giù dicendo qualcosa su dei biscotti e snack da preparare. Seguendola la guardai. Sembrava così felice e sicura di sé, anche se potevo vedere un velo di preoccupazione oscurare i suoi luminosi occhi marroni. Mi dispiaceva vederla così in pensiero, ma non potevo ancora dirle nulla. Anche perché che le avrei detto? Dovevo prima far chiarezza in me. Capire se mi piaceva davvero Himeko o era solo una forte e profonda amicizia, ma nel profondo sapevo che non poteva essere così. Avevamo appena parlato e non potevo di certo aver frainteso il nostro legame. Mi aveva colpito in profondità, dove nessuno era mai arrivato. Neanche Maicol. Ecco cosa mi spaventava di più. Il dover dire a Maicol che quello che provavo era...cosa? Menzogna? Finzione? Non lo sapevo neanch'io. Prima che arrivasse lei le cose andavano..da schifo. Non potevo prendermi in giro. Le cose tra me e Maicol non erano mai andate bene, me le facevo andar bene di forza. Ora, però, era il caso di finirla. Sia con lui che con le farse con me stessa e gli altri. 

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Capitolo 6
*** Capitolo IV parte 2 ***


Ciao ragazzi ecco qui il secondo pezzo della storia^^Spero di aggiornare più spesso ora che i problemi relativi alla scuola sono finitixDFatemi sapere che ne pensate e a presto =)

Buona lettura^^


 

Capitolo IV parte 2
 

Non so come, quando ripresi coscienza di me e riemersi dal mare di pensieri dov'ero caduta mi ritrovai seduta in salotto sul divano con gli snack sul tavolinetto davanti a me e le ragazze a fissarmi. Schiarendomi la voce, ormai non ci facevo quasi più caso a quei miei black out e così anche le persone a me vicine,anche se ogni tanto Eve e Charl si preoccupavano vedendomi in quello stato, dissi -Vi devo dire una cosa....sapete...al Conservatorio..il primo giorno arrivai in ritardo no? Perché tra i mezzi e Maicol..e alla fermata incontrai una..persona..e da all'ora non fa che..tormentarmi..- -Tormentarti!? Ma come si permette?!- mi interruppe Evelin. Guardandola per poi guardare la ragazza capii che mi ero espressa male e sospirando dissi interrompendo qualunque interuzione -Nono...non hai capito...non mi tormenta in quel senso..mi tormenta..mentalmente..e...qui...- indicandomi il petto. Mi guardarono stupite per qualche secondo, mentre io abbassai la testa riuscendo però a vedere che si erano guardate tra loro, per poi venire da me e stringermi il braccio una per lato. Solo che la presa di Charl trasmetteva affetto e amore, quella di Eve sicurezza, forza e protezione. Era come se fossi in mezzo ai miei genitori invece che in mezzo alle mie migliori amiche. Sapete quando siete piccoli e vi rannicchiate tra mamma e papà per cercare conforto dopo una lite o un brutto sogno e dentro iniziate a sentire mille e più sensazioni positive? Ecco come mi sentivo io in quel momento. Decisamente avevo bisogno di una visita psicologica se iniziavo a considerare quelle due come miei genitori. O più comunemente una famiglia. Facendo una smorfia sospirai e mi appoggiai con la testa sulla spalla di Charl, che ne approfittò per accarezzarmi i capelli con la mano libera, gesto che sapeva mi rilassava molto, dicendo -Quindi ti piacciono le ragazze..è per questo che in questo periodo sei così strana..? Perché non ce ne hai parlato subito? Avremmo potuto aiutarti..e quella ragazza lo sa che ti piace..?- io scossi la testa stringendomi le ginocchia al petto. O almeno lo speravo vivamente e non so come mi ritrovai a raccontare quello che era avvenuto. Davanti a tutto il Conservatorio. Appena registrai quel dettaglio non potei non sprofondare in uno stato di imbarazzo totale. Che diamine mi era venuto in mente rincorrendola in quel modo davanti a tutti!? Chi avrebbe più avuto il coraggio di guardarla..?

-Ale..non ti starai facendo dei problemi inutili, vero? Non si sarà accorto nessuno della scena, su..- -Ci sono! Qui serve un'uscita! Possiamo portarla con noi al locale da Vale...le serve schiarirsi un po' le idee e conoscere donne nuove. Donne che avranno la mia approvazione...- -Eve, parli come se Ale fosse nostra figlia, ti rendi conto? E poi sicura che lei voglia? Ha appena fatto coming out con noi, figuriamoci se vuole andare in un locale pieno zeppo di gay. Suvvia sii comprensiva...- -Ma Charl, Ale è come una sorellina per me, lo sai. E poi se non la difendo io, chi la difende?- e continuarono con quel battibecco, ignorandomi del tutto e azzittendomi con dei gesti quando provavo a dire qualcosa, finché non sentii aprire e chiudersi la porta e una voce maschile dire -Litigate di nuovo mon petits?- e mi girai per vedere l'entrata in scena di quello che capii subito essere il padre di Evelin. Se Eve era alta con i capelli corti sempre dritti color nero pece e gli occhi verde smeraldo, il padre era alto poco più di lei con i capelli e gli occhi dello stesso colore, anzi sembrava la sua versione maschile, o lei sembrava la sua versione femminile. Comunque non c'erano dubbi che erano padre e figlia e all'improvviso sentii una fitta di nostalgia per l'unico componente della famiglia che mostrava un minimo di interesse per me.

Mia sorella Sarah. Erano anni che non la vedevo a causa della lite tra lei e i miei genitori. Non approvavano colui che aveva deciso di sposare, soprattutto perché era molto giovane. Ci portavamo all'incirca dieci anni di differenza e da quando avevo proprio dieci anni non l’avevo più vista. Cercavo di non pensarci mai, ma era difficile a volte. Se fosse stata là ero sicura che non avrebbe detto niente su Himeko, mi avrebbe solo fatta sfogare e dato consigli su come comportarmi o magari mi avrebbe fatto parlare con Trix, la sua migliore amica lesbica. Alcune volte ancora la vedevo quando stavo a casa, mi portava di nascosto a scuola notizie di Sarah che ormai viveva in Giappone, con Jin suo marito, passione che ci accomunava. Era stata lei a trasmettermi l'amore per quel meraviglioso paese e cultura prima con i suoi pazzeschi kimono da geisha e poi con le sue incantevoli katana. Per non dimenticare i manga. Amavo leggerli. Mi davano sempre conforto nei momenti difficili.

-Terra chiama Alex. Alex ci senti?- fu la voce di Charlie a riportarmi alla realtà. Notai che mi fissavano tutti. Arrossendo balbettai uno 'scusatemi..' per poi rimanere in silenzio, non sapendo che dire o che fare. Fu Charl a salvarmi dall'imbarazzo dicendo -Françoise, lei è Alex, la nostra amica di scuola di cui ti abbiamo parlato spesso..resterà da noi per qualche giorno..- lui annuì sorridendomi e dicendo -Fa come se fossi a casa tua Alex e chiamami pure Franç, odio le formalità mi fanno sentire vecchio. Comunque ragazze vi preparo la pizza per cena. Niente lamentele Eve! E vienimi ad aiutare prima che riniziate a litigare di nuovo te e Charl.- aggiunse prima che la mia amica potesse dire qualcosa. Lei odiava la pizza, cosa che ci aveva spesso fatto discutere. Ridendo sotto i baffi - era ovvio che amava vedere la ragazza in difficoltà visto che erano rare le volte che accadeva - la osservammo andare sconsolata in cucina seguendo il padre borbottando.

Guardandomi Charl disse -Ale..che ne dici di una maratona di film comici?- guardandola allibita annuii, alla fine non era male come idea, ma avevo come l'impressione che avesse cambiato frase, come se mi stesse per dire altro. Prima che potessi dire qualcosa però era schizzata via a prendere da quello che aveva farfugliato i dvd. Di sicuro era davvero strana. Che si stesse ancora preoccupando per la storia di Himeko? Forse avevo sbagliato a parlarne. Non volevo che nessuno ne fosse ossessionato o ferito a parte me. Sospirando mi strinsi di nuovo le ginocchia al petto, ormai non sentivo quasi più le gambe, sentendo invece più che mai la mancanza di Sarah. All'improvviso sentii una mano sulla spalla e sobbalzai alzando di scatto la testa che senza accorgermi avevo appoggiato sulle ginocchia, accorgendomi che era Charl.

Sospirando dissi -Mi hai spaventata...- mentre lei invece disse -Ale...senti non ce la faccio più a vederti così..quindi ti insegnerò come conquistare una donna.- e io mi bloccai guardandola a bocca aperta. Mi mancavano solo lezioni sulla conquista per cadere veramente in basso. Io volevo solo scordarla. Ma non ci fu verso di farglielo capire. Per quanto mi divincolai e lamentai fui costretta a una maratona di dvd dalla dubbia provenienza che spiegavano come rimorchiare una donna e capire se aveva i tuoi stessi gusti. Almeno finché non mi vennero a salvare Eve e il padre con la pizza. Ma fu molto dopo tanto che eravamo, per la mia disperazione, al terzo DVD.

Guardandoci Eve disse -Ancora con quei documentari? Forza, toglili Charl che si mangia!- e la ragazza imbronciata eseguì non senza borbottamenti di sorta. Guardandole non potei non provare un moto di infinita tenerezza verso di loro, ma anche di invidia. Loro avevano quello che io probabilmente mai avrei potuto avere con Himeko.

Sentendomi stringere la spalla mi girai ritrovandomi a guardare il viso sorridente di Franç. Era un sorriso caldo, come se mi conoscesse da anni e mi trattasse come una di famiglia, furono queste le sensazioni che mi trasmise mentre diceva con tono ironico -Mi aiuti ad apparecchiare? Conoscendole borbotteranno ancora per un po'- e io annuii sbrigandomi ad aiutarlo. Più restavo con loro e più amavo quell'atmosfera di familiarità e tranquillità e pensai che doveva essere così una famiglia dove regnava l'armonia e l'amore. Chissà come sarebbe stata la mia vita con dei genitori diversi...

Finita la cena, che si era svolta in sala da pranzo naturalmente in stile cottage con tanto di attrezzi per il fuoco per arrostire e un altro camino, ci dirigemmo di nuovo al salotto all'entrata, sdraiandoci su dei letti, materassi davanti il camino con delle coperte, su cui ci buttammo stanche per poi iniziare a chiacchierare del più e del meno. All'improvviso mi alzai di scatto urlando -Ale!!! Le avevo promesso che mi sarei connessa per sentirci dopo cena!- e loro mi guardarono stupite per poi scuotere la testa rassegnate.

-Tieni, chiamala con il mio cellulare..il numero è salvato.- disse Eve mettendomi il suo cellulare in mano. Un attimo stupita del fatto che avesse il suo numero, che io sapessi non erano così tanto in stretti rapporti, la chiamai. Aspettai pochissimo, già al terzo squillo rispose dicendo -Come mai mi chiavi Eve? Successo qualcosa a Ale?? Non si è neanche collegata..- e io sospirai. Non volevo credere che si erano scambiate i numeri per tenermi sotto controllo. Ma quanto si erano preoccupate ultimamente per me? Questo però poteva aspettare, così dissi -Sono io Ale, Alex..scusa se non mi collego ma sto da Charlie e Evelin..non me la sentivo di star sola..ti spiego quando torno, ok?- non mi sembrava il caso di dirglielo per telefono. Dovevo spiegarglielo faccia a faccia. Come probabilmente avrei dovuto fare con i miei..

A quel pensiero rabbrividii e a stento sentii la risposta di Ale che disse che sarebbe tornata subito dopo Santo Stefano e che avremmo potuto parlare quanto volevo. Salutata attaccai per poi ridare il telefono a Eve. All'improvviso mi era passata la voglia di chiarimenti, avevo solo voglia di dormire. Sospirando però sapevo di non poter rimandare, così chiesi -Mi controllate?- e loro si guardarono colpevoli. Stavolta a rispondere fu Charl che disse -Eri così strana..avevamo paura che ti fosse successo qualcosa di brutto..o che Maicol ti avesse tirato in mezzo a qualche casino..- sospirando capii che erano solo preoccupate per me, ma non mi piaceva essere spiata. Non ero una bambina da tenere sotto controllo. Prima che potessi dire qualcosa però Eve disse -Senti Alex, non pensarci ok? Abbiamo sbagliato e lo sappiamo, ma non ci roviniamo la serata per questa cosa..l'abbiamo fatto solo perchè ti vogliamo bene e tu non volevi parlarci..in che altro modo potevamo stare sicure che non era qualcosa di grave?- e io sbuffai del tutto priva di voglia di ribattere. Come facevo? Alla fine era colpa mia per non essermi aperta..sapevo quanto potevano essere paranoiche, soprattutto se si trattava di me e Maicol. All'improvviso chiesi -Perchè Maicol ha paura di Eve?- e loro si guardarono come per decidere se rispondere o no. Al che mi irritai perché alla fine era ancora il mio ragazzo e avevo tutto il diritto di saperlo. Guardandole feci per parlare, ma fui anticipata da Charlie che disse -Successe...al primo anno..non ci conoscevamo ancora molto bene..ma lui ci provò con me ed Eve lo sistemò e da allora ha una paura incondizionata di lei. Stai attenta, ultimamente l'ho visto girare con brutta gente..tipi poco raccomandabili..e poi è un grandissimo prepotente. Come se tutto gli fosse dovuto.- sospirando lasciai perdere il discorso. Sapevo della loro scarsa considerazione di Maicol, ma ammettere che avevano ragione, significava ammettere a me stessa che mi ero sbagliata su tutto. Sospirando cercai di rilassarmi sdraiandomi. Pessima idea. Feci appena in tempo a sdraiarmi che Charl urlò -Solletico!!!- e si avventò su di me. Era totalmente pazza. Più stavo con loro e più me ne accorgevo. Cercando di liberarmi e allo stesso tempo di attaccarla a mia volta, diedi via a una guerra prima di solo solletico, poi con cuscini e ciabatte. Continuammo finché non crollammo sfinite sui letti improvvisati davanti il cammino. Respirando affannata dissi -Non mi divertivo così da tanto...- e loro annuirono convenendo con me.

Poco dopo, forse a causa del silenzio che si era propagato dopo la lotta, crollai addormentata. Non ricordo che sognai quella notte, seppi solo che la mattina dopo mi svegliai con un insolito buon umore. 

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Capitolo 7
*** Capitolo V ***


Ciao ragazze!Eccomi con un nuovo capitolo scusate l'attesa, ma impegni oltre lo schermo non mi permettono di esse più presente^^'' dai però sto migliorando no?Sono passati solo 2 mesi da quando ho aggiornato l'ultima volta. Voglio ringraziare tutti quelli che hanno messo la storia tra i preferiti, i seguiti e le ricordate come sempre e questo capitolo ve lo dedico. Ora un ultima cosa. Alcuni di voi hanno ricevuto un mio messaggio,se non si è perso,ora il mio messaggio era solo una richiesta di aiuto per migliorarmi come scritrice non una publicità forse come alcuni hanno frainteso. Comunque ho imparato non manderò più messaggi del genere^^ Ora vi lascio alla lettura =)


Capitolo V


Passò qualche giorno in cui ci eravamo impegnate moltissimo nel decorare casa e giardino per Natale, non senza qualche incidente con palline rotte e cadute da parte mia, ma a parte quello il risultato finale fu meraviglioso, così decidemmo di festeggiare il nostro successo. O per meglio dire loro scelsero di uscire a festeggiare e a me non restò che accontentarle. Era impossibile resistere agli occhi dolci di Charl. Davvero. Così mi trascinarono nella loro camera per decidere tutte insieme che metterci. Mentre guardavo l'armadio di Charlie, dubito che Eveline e io avessimo minimamente gusti simili benché un po' mi attirassero i suoi vesti dark, chiesi -Dov'è che andiamo alla fine? Quando avete parlato di un pub non ho capito bene il genere di pub che intendevate..- guardandomi sorprese, quasi non credessero che ci fossi arrivata. A quel punto capii. Mi volevano portare in quel locale di cui mi avevano parlato, dalla loro amica...qualunque fosse stato il suo nome che ora mi sfuggiva completamente.

Nel panico più totale guardai prima una e poi l'altra mia amica dicendo -Io..non so se sono pronta..- ma Eve fu subito vicino a me e mi strinse la spalla incoraggiante dicendo -Ehi si tratta solo di un’uscita. Non dovrai far altro che bere qualcosa di analcolico, ricordo di quanto poco reggi l'alcool, e chiacchierare. Poi chissà, ti farai nuove amicizie.- scuotendo la testa non molto sicura sospirai dicendo -Ho altra scelta?- e loro scossero la testa sorridendo. Anzi ghignando maleficamente. Avevano qualcosa in mente, lo sapevo.

Sbuffando dissi -Avanti, togliamoci il pensiero.- e puntai dritta all'armadio di Eveline per prendere un vestito che mi era piaciuto. Se dovevo andare con loro tanto valeva buttare nel cesso tutta la mia reputazione e agire di istinto. Il vestito era interamente nero, non che ci fosse altro nell'armadio di colore o almeno non molto altro, con la gonna che formava delle pieghe a causa dell'arricciatura in vita formata da uno strato di fodera e uno o due di pizzo, difficile a dirsi con un’occhiata così superficiale, sovrapposti più corti sul davanti tanto da arrivare al ginocchio al contrario del dietro che arrivava alle caviglie. Infine il corpetto a cuore era decorato dallo stesso pizzo della gonna e presentava delle stringhe sia davanti, di sicuro solo per bellezza, che dietro, che servivano invece a chiudere il vestito. Guardandomi stupite, mentre io guardai Eve come a chiederle se potevo usarlo enfatizzando la cosa alzando un po' il vestito, dissero insieme -Sicura di volerlo mettere?- neanche fossero gemelle. Sospirando dissi -Si...volevo provare qualcosa di nuovo..se ti dà fastidio lo pos..- non feci in tempo a finire la frase che fui letteralmente trascinata nel bagno privato della camera mentre Charl mi diceva che mi avrebbe aiutato a prepararmi.

Non avessi mai accettato. Uscii da quel bagno solo mezz'ora più tardi con trucco e parrucco perfetti. Mi aveva arricciato i capelli formando dei morbidi boccoli fermati dietro da una spilla a forma di teschio che lasciavano ricadere delle ciocche che mi incorniciavano il viso. Come trucco avevo giusto un filo di matita nera sugli occhi e un rossetto rosso sangue. Non avevo potuto mettermi altro a causa delle mie allergie. Avevo osato un po' mettendomi il fondotinta, ma di certo la volta successiva mi sarei portata anche i trucchi.

Appena mi vide Evelin fece un fischio di apprezzamento dicendo con un tono di apprezzamento -Wow..se non ti cadono tutte ai piedi appena ti vedono sono cieche. Sei uno schianto.- tanto da farmi arrossire. Charl, fingendosi gelosa, disse -Ehi, scusa, ma io non ti piaccio nemmeno un po'?- al che la ragazza rispose prontamente -Non ti sei ancora cambiata..come ti posso fare i complimenti? Ora però il bagno è mio!- e scappò in bagno chiudendosi dentro non prima di aver fatto una linguaccia al suo amore, che non aveva neanche provato a inseguirla, fissando la scena per un attimo allibita per poi scoppiare a ridere. Charl scuotendo la testa prese le sue cose e si andò a cambiare lanciandomi degli stivali e dicendo -Mettili, stanno d'incanto con il vestito.- e sparì.

Sospirando, non ero abituata al loro come definirlo...tornado di azioni? Mi avevano trascinato in mezzo al loro quotidiano in poche parole. Mettendomi gli stivali rigorosamente neri con tacco 11, erano pazze se credevano che sarei riuscita a non rompermi nulla, ma avevo imparato a non obiettare. Finito mi lisciai in automatico la gonna prendendo a giocherellare con l'orlo. Ero nervosa. Chi non lo sarebbe stato alla fine? Era la mia prima volta in un pub. Per di più un pub lesbico da quel che avevo capito. Non so se avevo quel coraggio che avevano Charl, Eve, Himeko o Sthefany. Ripensando a lei mi rabbuiai un po'. Era da quando le avevo mandato un sms per scusarmi per la mancata promessa mantenuta che non si faceva viva. Non avevo mantenuto la mia promessa e va bene, me lo meritavo magari il suo muso, ma addirittura ignorarmi? Bah, chi la capiva.

Mezzora più tardi e molti battibecchi dopo fummo pronte a uscire. Io con sopra un cappotto nero felpato con due tasche laterali e cappuccio. Inoltre aveva i bordi arricchiti con pelliccia sintetica e i bottoni a forma di cuore, con cappio per chiuderli, e una finta allacciatura decorativa sul retro. Amavo quel cappotto decisamente e di certo non mi avrebbe fatto morire congelata. Eve invece aveva optato per pantaloni super aderenti con una maglia nera decorata in pizzo con maniche fatte interamente di esso. Infine aveva delle rose sul decolté e i gancetti a vista sul davanti. A completare l'opera degli stivali senza tacco e il cappotto, che appena lo vidi con il cappuccio tirato su non so perché ma mi ricordò quello di Van Helsing, con anch'esso una finta allacciatura decorativa sul dietro.

Quella più femminile oltre me fu Charlie che aveva indossato un vestito rosso in stile con il periodo lungo fino al ginocchio e calze spesse nere. Infine aveva una giacca rossa con finta pelliccia e scarpe Chanel con tacco basso rosse. A guardarci facevamo davvero un gruppo di stravaganti.

Salite in macchina, ci avrebbe accompagnato il padre, restammo in silenzio. Le fidanzate si tenevano il muso perché una accusava l'altra di non averle dato abbastanza attenzioni, l'altra che pretendeva troppo e che era gelosa di un non nulla. È inutile spiegare chi era chi no? Era abbastanza evidente. Sospirando, sentendomi per nulla in colpa, ormai avevo fatto il callo ai loro battibecchi, guardai fuori.

Arrivata al locale trovammo la fila ad attenderci. Era strano da quello che mi avevano detto non c'era fila per entrare. Potevi uscire e entrare, infatti, liberamente. Scese dall'auto mi accorsi che le mie accompagnatrici erano sorprese quanto me. Così incuriosite ci avvicinammo all'entrata dove chiedemmo a una ragazza in fila il motivo. Guardandoci un attimo stupita disse -Oggi è il giorno del ballo in maschera di Natale. Da domani infatti il locale sarà chiuso per le ferie.- al che ci guardammo allibite. Loro perché se ne erano completamente scordate, io perché non ne sapevo niente. Un ballo in maschera. Faceva tanto rinascimento solo a me? Guardai le mie amiche pronta a dire di tornare a casa, non sapevo ballare la musica moderna figuriamoci quella classica, ma loro erano di tutt'altra idea e mi trascinarono alla coda che scoprii essere quella dei vip. Arrivate alla porta, praticamente non c'era nessuno a parte due o tre, il buttafuori sorrise alle ragazze dicendo -Eveline, Charlie, bentornate. Se passate da Vale vi trova delle maschere, mi raccomando niente alcolici, eh?- e ci fece passare.

Guardandole in cerca di spiegazione dissero solo che come socie avevano il diritto ad entrare come vip e che potevano portare degli amici con loro e mi lasciarono vicino a un tavolo per andare a prendere le maschere e da bere. Bene. Già odiavo quel posto. Guardandomi intorno notai che prevalentemente c'erano coppiette. Era una stanza credo classica per un bar, grande luminosa con una grande pista da ballo e intorno sedie e tavoli con il bancone al lato opposto dell'entrata. Notai solo dopo una seconda occhiata i corridoi che partivano ai due lati del bancone. Di sicuro per i bagni e gli uffici, pensai distrattamente, quando notai una ragazza appoggiata al tavolo vicino al nostro che guardava quasi indifferente la scena. Non che lo potessi molto capire per via della maschera, ma dal suo atteggiamento non dovevo aver frainteso.

Stranamente quel profilo mi era quasi famigliare, ma non feci in tempo a far nulla che tornarono le ragazze con le maschere. Dandomi la mia, Eve disse sbuffando -Senza, Vale si è rifiutata di servirci. Forza mettila e andiamo.- e mi trascinarono con loro. Per un attimo mi sentii quasi osservata, ma quando mi girai non notai nessuno che mi fissava. Scrollando le spalle raggiunsi le mie amiche, che non si erano accorte di niente, prendendo da bere.

Bevendo andai a sedermi, era l'unico modo per non farmi invitare o da Charl o da Eve a ballare, intuii subito, così da lasciarle un po' sole. Prendendo il cell mi misi a messaggiare con Ale chiedendole come stava, che stava facendo e così via. Dopo poco ritornò la sensazione di essere osservata e alzai lo sguardo. La ragazza che avevo notato prima mi guardava. Un po' sorpresa accennai un sorriso arrossendo vistosamente, distogliendo lo sguardo. Ok, era fatta. Prima figura di merda arrivata. Cercando di distrarmi con il cellulare, non mi accorsi quasi di qualcuno vicino a me finché lei non disse -Scusa, sei libera per questo ballo? Non ho potuto non notare che sei qui sola...- e io rimasi un attimo sbalordita guardandola. Quella voce...l'avrei riconosciuta fra mille, ma prima che potessi dire alcunché mi trascinò in pista mettendosi in posizione con me e trascinandomi nel valzer. Arrancando un po', più che altro perché non riuscii a rilassarmi e a lasciarmi trascinare da lei e dalla musica, dissi -Che diamine...??- -Scusa, ma è l'unico modo..e tu non dovresti sapere chi sono, no?- e io la guardai un attimo e lei ribatté dicendo -Siamo a un ballo in maschera, no? Fingi che io sono un'altra persona..io farò lo stesso con te.- e al che non potei che rilassarmi e lasciarmi trascinare.

Finito il ballo un po' ansanti tornammo ai nostri tavoli, ma solo per prendere la mia giacca, che prese lei per poi porgermela elegantemente, e da bere, che invece portò lei forse non troppo sicura del fatto che non l'avrei versata precaria com'ero sui tacchi, perché poi mi trascinò letteralmente fuori attraverso uno dei corridoi che avevo notato, ritrovandoci in un cortile interno dall'aria intima, completamente vuoto. Tenendomi un braccio intorno la vita, più per impedirmi di cadere supposi che per altro, mi trascinò sotto il gazebo.

Guardandola incerta mi lasciai guidare per poi sedermi. Avevo i piedi a pezzi, non ero per niente abituata a portare i tacchi. Guardandomi senza tanti preamboli disse -Sei la ragazza di Maicol vero?- e io la rimasi un attimo a fissare allibita. Come faceva a saperlo? Interpretando la mia sorpresa indicò il ciondolo che ormai indossavo da mesi senza neanche più ricordarmene. Toccandolo, come ricordandomene solo all'ora, mi ricordai della sera che Maicol me lo regalò. Disse che era un amuleto contro ogni male, ma io non ci pensai molto trovandolo un gesto carino, e lo indossai subito. Solo allora mi venne il dubbio che potesse avere qualche altro significato e mi rimbombarono in mente le parole di Charlie “...Stai attenta, ultimamente l'ho visto girare con brutta gente..tipi poco raccomandabili..

-Ehi, ragazzina, mi senti?- disse interrompendo i miei pensieri. Senza riuscire a resistere dissi irritata -Il mio nome è Alex, non ragazzina.- e lei mi guardò un attimo, forse sorpresa o divertita dal mio tono, non saprei dirvelo, con un mezzo sorriso sulla faccia per poi riprendere come se la sua spiegazione non fosse mai stata interrotta.

-Appena ho visto la collana mi sono ricordata delle raccomandazioni di uno del nostro gruppo. Aveva detto di non toccare assolutamente la sua ragazza o sarebbero stati guai e io voglio evitarli, solo che sembra che dovunque vado ti ritrovo..e questo significa di certo qualcosa, no?- e mi guardò come se si aspettasse una risposta. Io feci per dire qualcosa, ma fummo interrotte da un'altra ragazza, che disse –Hime, vieni? Ce ne stiamo andando...è una noia mortale qua.- e mi degnò a malapena di uno sguardo, come se non esistessi. Era una ragazza bassa e anoressica, con capelli quasi corti e neri. La trovai del tutto priva di interesse concentrandomi del tutto su Himeko, che mi guardava a sua volta.

Riguardando la sua amica disse -Dì agli altri che resto..devo finire un discorso con lei.- sembrava stranamente agitata, lo notai perché aveva occhieggiato la mia collana come sperando che l'avesse notata solo lei, e distrattamente me la misi nella maglia. Senza degnarmi, per fortuna, di uno sguardo, guardò interdetta Himeko, ma non disubbidì e se ne andò.

Guardandola aspettai e le spiegazioni non tardarono. Infatti riprese a parlare sedendosi su una panchina e sembrava costarle molto.

-Tu sai che io e Sthefany siamo state insieme, no? Per la precisione..oggi avremmo fatto tre anni insieme..ma non siamo neanche arrivate a uno. L'amavo molto. Più di lei di certo. Non è una bella persona, sai? Come amica forse si, per alcuni mesi, poi inizia a sparire e si rifà viva solo quando le servi. Non lo fa con cattiveria, almeno non l'ho mai creduto, ma le hanno insegnato così i genitori. Non può farci molto, ma questo non ci ha aiutato. Per niente. Ho tentato..di farle capire le cose..di starle vicina..ma puntualmente lei ci ricascava evitandomi o cercandomi solo quando ne aveva bisogno..finché..sai cos'è successo, no? Lei mi tradì per una scommessa. Fu un solo bacio, è vero, ma per me è abbastanza da considerarlo tradimento. Da allora evito di affezionarmi a chiunque e i guai perché questa relazione mi aveva portato moltissimi problemi sia al Conservatorio con alcune persone idiote che in famiglia. Per questo sono finita nel giro di Mike. Ci comprendevamo, eravamo tutti ragazzi con problemi. Solo che compresi troppo tardi che non erano...propriamente dei bravi ragazzi.- la guardai un attimo non capendo dove volesse andare a parare sinceramente, ma la lasciai parlare.

-Per questo..ho tenuto un comportamento freddo con te..ma non sono così..antipatica come sembra. Volevo darti delle spiegazioni per la mia corsa improvvisa dell'altro giorno, ecco tutto. Ora puoi anche tornare dalle tue amiche..non è saggio girare sola per un locale pieno di lesbiche, soprattutto se si legge in faccia che sei alle prime armi.- guardandola un attimo sospirai, dicendo - Non riuscirò mai a capirti, sai..? Più ci provo e più non ci riesco..sembra che vuoi tenere tutti lontano..e solo per non avere problemi? Per me te ne sei creati già abbastanza da sola, non credi? O non avresti problemi a parlare con me..- e mi girai avviandomi, lasciandola sola con i suoi pensieri mentre mi chiedevo dove avevo preso tutto quello slancio di sincerità.

Tornata dentro, cioè riuscii a metterci un piede solo oltre la porta, venni investita da Charlie e consorte che appena mi videro mi abbracciarono dicendo -Ci dispiace averti ignorato! Non sparire più con tizie poco raccomandabili solo per noia però!!- io le guardai un secondo per poi scuotere la testa e aprii la bocca per parlare, ma Himeko scelse quel momento per tornare dentro, quindi ci spostammo per lasciarla passare, con loro che la guardavano tra il sospetto e il curioso e io che evitavo del tutto di guardarla. Una volta sparita dalla vista, Eve disse -Oh, scusaci...non pensavamo che lei fosse qui. Ci eravamo preoccupate per nulla..vai pure da lei.- ma io scossi la testa dicendo -Credo che dovrò scordarmela. Lei non vuole problemi..e io lo sono visto che Maicol a quanto pare fa parte di una banda poco raccomandabile..- e loro si guardarono, come se lo sapessero già, ma io ero troppo stanca di parlare di tutto quello. Volevo solo tornarmene a casa. Capendolo iniziarono a trascinarmi verso l'uscita, aiutandomi a sistemarmi la giacca che portavo ancora abbandonata sul mio braccio, ecco il perché di tutto quel freddo, e uscimmo.

Fuori notammo Himeko che si stava mettendo il casco per andarsene. Guardandola un attimo, non riuscii a non pensare a quanto fosse sexy, e istintivamente andai da lei, con le mie amiche che cercavano di fermarmi. Arrivata da lei mi tolsi la collana gettandola a terra, con lei che mi guardava stupita, e dissi -Non sono una proprietà di Maicol. Scelgo io chi frequentare e chi no..e se tu per una stupida collana ti sei fatta mettere paura..beh, ti ho giudicata male. Credevo avessi un po' più di coraggio.- e girai i tacchi tornandomene delle piccioncine senza darle il tempo di ribattere. Sì, decisamente quella sera avevo bevuto un po' troppa caffeina. Andandocene, il padre era già lì ad aspettarle, si vede che era rimasto nelle vicinanze in un altro locale, notai che Himeko aveva raccolto la collana buttandola in un secchio per poi partire. Forse voleva evitare che qualcuna, vedendola, se ne impadronisse. Di certo era venuto il tempo di parlar chiaro con Maicol.

Passarono così le vacanze di Natale, i miei neanche provarono a convincermi a tornare a casa da loro, e arrivò il momento di tornare a scuola. Non avevo mai desiderato tanto quel momento. Perché avevo evitato per troppo tempo Maicol, sinceramente non che lui si facesse vivo, ma era il momento di finirla. Così quando arrivai in classe lo notai di nuovo con quell'oca di Marie, cosa che mi lasciò per la prima volta del tutto indifferente, anzi forse esultai di nuovo dentro di me, così almeno avrebbe trovato subito con chi rimpiazzarmi e non mi avrebbe torturato troppo. Avvicinatami battei un colpo sulla spalla del mio quasi ormai ex, alla fine se lo doveva anche aspettare, non c'eravamo sentiti per settimane, e dissi -Vieni fuori un attimo? Ti devo parlare.- di certo non l'avrei fatto di fronte a mezza classe. Lui mi guardò un attimo inespressivo e disse alla sua amichetta -Torno subito...sai com'è, sono talmente richiesto e desiderato dalle ragazze.- sapevo che era una frecciatina indirizzata a me e sinceramente me ne fregai.

Una volta fuori lo guardai dicendo -Ti lascio.- lui parve un attimo interdetto per poi dire -Mi lasci? E cosa vorresti fare con ciò? Credi che così potrai fare l'amichetta lesbica di Himeko?- io lo guardai un attimo interdetta, non credevo sapesse di lei. Non doveva sapere di lei. Non poteva sapere di lei. A meno che lei stessa non gliel'avesse detto o chi stava con lei. Guardandomi disse -Sorpresa che la tua amichetta abbia fatto la spia? Alla fine te l'avrà detto, no? Non vuole problemi.- e questa fu l'ultima stoccata al mio cuore. Crollai. Senza altra possibilità. Mi accasciai al suolo con quello che era il mio cuore in pezzi. Io mi ero fidata di lei, era una specie di persona perfetta per me anche se non la conoscevo per niente, si era sfogata con me e io avevo taciuto, solo che lei non l'aveva fatto con me.

Quando riaprii gli occhi mi accorsi di essere in infermeria. Stordita feci per sedermi, ma la mano ferma di Ale mi bloccò dicendo -Resta giù Alex.- e io obbedii, guardandola un attimo interdetta. Senza aspettare le mie domande disse risedendosi sulla sedia vicino al letto -Sei svenuta fuori l'aula dopo aver parlato con Maicol. Non ti dico che spavento..Eve addirittura voleva menarlo credendo che ti avesse fatto qualcosa..ora sono dal preside e io sono qui con te, mentre Charlie aspetta fuori la presidenza.- sospirando, sapevo che prima o poi sarebbe successa una cosa del genere, mi sentii in colpa. Se non avessi seguito Himeko quella sera non sarebbe successo niente.

Interrompendo i miei pensieri la mia compagna disse –Alex, non sentirti in colpa. Non è colpa tua se quell'idiota ha provocato Eveline. Né se ti sei sentita male. Comunque c'è una persona qui fuori che vorrebbe vederti. Dice di essere un'amica di tua sorella.- guardandola perplessa, perché mai Trix aveva rifatto la sua comparsa?, le dissi di farla entrare. Solo che quella che entrò non era Trix, ma bensì Himeko. Prima che potessi parlare però, doveva essere un suo vizio ormai, disse -Da quanto tempo, Alex! Eri una ragazzina quando ti ho visto l'ultima volta.- e io la guardai a bocca aperta. Naturalmente Alessandra, fraintendendo la mia sorpresa, disse che usciva per lasciarci sole, ma che comunque era fuori la porta in caso di necessità. Guardandola dissi -Come fai a sapere di mia sorella?! E come ti permetti di venire qua dopo che hai spifferato la nostra conversazione a Maicol?!- solo che lei mi fece segno di parlare più piano e si sedette vicino a me incurante delle mie accuse. Guardandola in cagnesco aspettai le sue spiegazioni che non tardarono a venire.

-Conosco tua sorella da quando si trasferì in Giappone. Venne un giorno nel dojo di mio padre per imparare a usare la katana e ti devo dire che è portatissima. Per mio padre fu come trovare la figlia che non aveva avuto in me. Sai, non era del tutto contento...della mia passione per il pianoforte. Voleva un erede non una pianista. All'inizio non eravamo in buonissimi rapporti, forse per il fatto che la trattavo con freddezza allucinante. Ora che ci penso mi ricordi un po' lei con i tuoi modi schietti di fare. Comunque dopo un annetto iniziammo a frequentarci e a uscire insieme. Sai, la solita storia amicizie comuni, passioni comuni, eccetera, eccetera. Jin poi era simpaticissimo. Fu una di quelle sere di uscite in gruppo che mi parlò di sua sorella. Era addolorata di non poterla più vedere né contattare per un’ordinanza del giudice. Era così triste..non l'ho mai vista più distrutta di quella sera. Mi fece anche vedere una tua foto di quando avevi 9 anni abbracciata a lei. Disse che se avesse potuto ti avrebbe portato con sé. Che avresti amato il Giappone tanto quanto lei, ma che i tuoi l'avevano battuta sul tempo. Quindi chiese a Trix di darti sue notizie. Ecco perché non ti scriveva mai lei direttamente, perché avrebbe rischiato la denuncia e il carcere. Quando seppe poi che io venivo in Italia mi aiutò tantissimo dandomi consigli e dicendomi cosa mi dovevo aspettare dal vostro paese. Se so così bene l'italiano lo devo anche a lei. Non sa che ci siamo conosciute, ho scoperto solo ieri sera che eri sua sorella, quando l'ho contattata per dirle che finalmente sapevo il nome di quella ragazzina che mi aveva tanto incuriosita. Non credo sia tanto felice delle persone che frequenti e mi ha ordinato tassativamente di portarti lontano da Maicol e che se anch'io non fossi uscita dal quel giro e mi fossi avvicinata ulteriormente a te me l'avrebbe fatta pagare cara. E molto. Credo sia arrabbiata anche con Trix per non averti controllato meglio, ma non la biasimo, ha anche lei una sua vita.- guardandola stordita da tutte quelle informazioni, non mi accorsi neanche di quanto fosse diventata logorroica, alzai una mano per interromperla, perché sembrava intenzionata a continuare, per riprendermi un attimo. Sarah con la querela. Lei e Himeko amiche..troppe informazioni tutte insieme. All'improvviso non potei che nutrire un odio ancora più profondo per i miei genitori e la loro innata attenzione a quello che i vicini andavano a pensare e dire su di loro, pronti però a gettare merda su di loro alla prima occasione.

Non era possibile tutto questo. Era un incubo.

Lei aspettò che mi fossi ripresa da tutte quelle affermazioni venendomi vicino e mettendomi una mano sulla schiena, massaggiandola mentre mi sussurrava parole rilassanti per aiutarmi a regolare il respiro ormai ansante. Una volta recuperato il controllo le dissi -Continua..non mi hai detto ancora che ci fai qui. Che c'è, Sarah ti ha chiesto di controllarmi?- lei scosse la testa dicendo -No, ho deciso io di venire. Hai ragione ho più coraggio di quello che ho dimostrato finora. Ho deciso di riprendermi la mia vita. Cos'è poi la vita senza qualche rischio?- sapevo che nonostante quello che mi diceva la corazza era ancora là. La sentivo fra di noi e sapevo che ci sarebbe voluto tempo per romperla del tutto. Di certo però non mi sarei lasciata comprare così facilmente. Aveva tradito la mia fiducia e questo non sarebbe stato perdonato con delle semplici parole. Così replicai dicendo -E dovevi per forza riferire a Maicol quello che è successo ieri sera?- e lei mi guardò stupita dicendo -Come fa a saperlo? Io non lo vedo da giorni..ehi, pensi che ti mentirei ragazzina?- aggiunse vedendo la mia occhiata scettica. Come potevo fidarmi di lei? Diceva di conoscere Sarah e fin lì ci potevo credere, non mi pareva tanto assurda la questione dell'ingiunta, ma il resto? Chi mi diceva che non era stata lei a contattare Maicol? Alla fine l'aveva detto lei stessa che non ci potevamo frequentare perché ero la ragazza di lui.

Scuotendomi una mano davanti gli occhi disse -Ehi, non rimuginare troppo. Non ti rende molto bella quell'espressione così seria.- sbuffando dissi -Flirti da schifo, lo sai?- facendola rimanere parecchio male, infatti disse, mettendo quello che classificai come un mezzo broncio insieme a un’occhiataccia fulminante, -Di solito le ragazze arrossiscono...- -Sì, perché non sono arrabbiate. Ora io lo sono. Non tanto con te, ma con i miei, con Maicol e un’altra mezza dozzina di persone.- guardandomi disse impassibile traendone conclusione da quello che avevo detto -Non ti riesci a fidare di me. Comprensibile.- e io per una volta non sapevo come ribattere azzittita dal suo tono..impassibile? Come a chi non importava niente di niente. Sapevo che non era così, che magari lo usava solo come difesa, ma ne rimasi comunque spiazzata e un po' ferita, anche se probabilmente ne avevo poco il diritto. Così ci ritrovammo a fissarci di sottecchi restando in silenzio per quelle che mi parvero ore. Io non sapevo che dire, lei probabilmente aspettava che parlassi io. Dopo quello che mi parve un secolo aprì la bocca dicendo -Torno a Tokyo. Parto il mese prossimo.- e lì mi crollò il mondo addosso. Sarebbe andata via e con lei tutte le mie speranze. Guardandola dissi -Perché..?-- Perché è finito il mio tempo di studio. Erano solo due anni che scadono il prossimo mese. Anche per questo probabilmente non mi volevo legare a te..che avremmo potuto concludere? Poi sono la persona meno adatta a te. Sì, mi sono accorta da tempo che ti piaccio..da come mi guardi. Sembri vedere una dea scesa in terra. Ho troppi problemi per rovinarti la vita. Tua sorella ha ragione, così come sono non ti posso restare vicina. Non ti illudo, mi saresti anche potuta piacere in circostanze diverse..ora come ora è inutile non pensi? Considera che sarebbero a dividerci quasi 12 ore di viaggio..- guardandola dissi l'unica cosa che mi veniva in mente -E tutto questo me lo dici solo ora!? Mi avevi già illusa! Io speravo..in noi! In un futuro possibile..ti avrei aiutato..credevo fossi qui..invece che fai!? Mi dici solo ora che ho solo un mese per potermi abituare a non vederti mai più?! Che diamine sei venuta a fare allora?! Potevi tenerti per te tutto quello che mi hai detto oggi..sarei sopravvissuta anche senza notizie di mia sorella, sai!? No, invece hai dovuto..- ma non finii la frase perché fui azzittita dalle sue labbra. Un bacio casto che durò il tempo di due battiti di ciglia, ma il mio primo bacio lesbo e forse per quello che pensavo in quel momento anche l'ultimo. Rimasi a fissarla a bocca aperta una volta che si fu staccata, chiedendole quasi il perché, ma non ricevetti risposta. Semplicemente uscì da quella porta, andandosene. Da allora non la vidi più...si volatilizzò. Provai a contattarla, a cercarla dappertutto, ma semplicemente era sparita. Così il dolore si trasformò in rabbia, che si trasformò in senso di abbandono. Volevo scappare da tutti e da tutte e per questo me ne andai da Roma e mi trasferii da alcuni parenti in alta Italia, ma questa probabilmente è un’altra storia.

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Capitolo 8
*** Avviso ***


Mi spiace dire che la storia verrà sospesa non so per quanto tempo. Il motivo è che mi sono accorta che non stava venendo come volevo io, anzi tutt'altro,e ormai scrivevo più perchè dovevo piuttosto perchè volevo. Quindi la riscriverò totalmente e appena potrò la farò correggere dalla beta e riposterò i capitoli corretti e andrò avanti =)

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