Mermaid Melody Pichi Pichi Pitch: Hikari to Yami di bestcloud (/viewuser.php?uid=192682)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1: Notte di lacrime ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2: Elizabét, l'Apostolo del Male ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3: La leggenda di Elizabét e le due Regine ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4: Il Santuario del Mare ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5: Nuovi arrivi ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6: Gli ultimi compagni ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7: Primo giorno di scuola ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1: Notte di lacrime ***
Capitolo
1: Notte di lacrime
Era tardi.
Molto tardi. A
quell’ora gli ingenui ma puri bambini erano già
andati a letto, mentre gli
adulti erano già immersi nel loro mondo fatto di
divertimento selvaggio e
perversione. Anche al Pure Pearl le luci erano ancora accese, ma non
per far
baldoria o roba del genere. Tre ragazze, un pinguino e due donne erano
sedute
intorno ad un tavolo. L’umore non era certo dei migliori e il
picchiettio della
pioggia che batteva sulle ampie vetrate della stanza non lo migliorava
di
certo.
“Allora
è deciso. Domani mattina
partiremo per tornare nei nostri regni” disse Nikora tenendo
le braccia
incrociate. Nessuna delle tre ragazze disse niente. Hanon e Lucia
avevano le
facce cupe, ingrigite da quella tanto terribile quanto inaspettata
notizia.
Rina, la più matura delle tre, invece, se ne stava in
silenzio. La sua
espressione rispecchiava perfettamente il suo carattere: forte, decisa
e sicura
di se. Dopo vari secondi di quel effimero silenzio spezzato solo dal
tintinnio
della pioggia, un rumore lo ruppe completamente. Rina si
alzò. “Io vado” disse
semplicemente andando in direzione dell’ingresso.
“Dove stai andando?” gli
domandò il pinguino con la sua vocina acuta che ricordava
vagamente quella di
un bambino. “Vado a casa a preparare i bagagli. Domani
partiamo, no?” gli
rispose la ragazza dai lunghi capelli verdi. Nikora annuì e
poi disse “Saggia
decisione. Anche voi due dovreste andare in camera vostra a
prepararvi”. “Ma...
ecco... è una decisione troppo improvvisa... Insomma,
dobbiamo avvertire i
nostri ragazzi e i nostri amici. La scuola è finita solo
oggi” disse
impacciatamente Lucia cercando di far cambiare idea alle due donne.
“Questo è
vero. La decisione di tornarcene a casa è stata molto
improvvisa, e sicuramente
sarebbe giusto avvertire i vostri amici della vostra partenza. Ma prova
un
attimo a rifletterci. Kaito sa che sei una sirena, quindi non ci sono
problemi... ma come pensi che la prenderanno gl’altri quando
sapranno che
dovrete partire per un viaggio improvviso e che forse non vi rivedrete
mai
più?” gli domandò la vecchia e saggia
Takie. Lucia ammutolì. Aveva ragione.
Avevano ragione. Per Rina e Hanon un addio sarebbe stato troppo
doloroso da
sopportare. Rina l’aveva capito ed era già
mentalmente pronta per un addio. Ma Hanon...
La bionda si
voltò verso l’amica.
Sembrava che non avesse ancora compreso appieno il significato di
quelle
parole. Fissava il tavolo con occhi vuoti.
“Ha-Hanon...” disse Lucia incerta su
cosa dire. Poi vide Hanon muovere le labbra, ma dalla sua bocca si
sentivano
uscire solo dei debolissimi suoni. “...parto”.
Questa volta dalla sua bocca
uscirono delle parole più comprensibili, ma ancora troppo
deboli perché
qualcuno riuscisse a capirle. “Non parto”. Adesso
Lucia era riuscita a
comprendere quelle effimere parole. Hippo si avvicinò
goffamente alla ragazza e
ingenuamente gli chiese “Cos’hai detto scusa? Non
ho sentito”. Alla fine si
alzò di scatto dalla sedia, per poi scoppiare
definitivamente con “HO DETTO CHE
NON PARTO!!!!”. La potenza di quell’urlo fece
sobbalzare tutti i presenti e
cadere all’indietro il povero Hippo. Mentre erano ancora
tutti un po’
frastornati, la principessa sirena dalla perla blu fece uno scatto
improvviso
in direzione della porta. Lucia fu la prima a riprendersi.
“Hanon fermati!”
esclamò Lucia voltandosi verso l’amica.
La fuga di
Hanon venne però
interrotta da Rina che l’aveva prontamente presa per un
braccio. “Dove pensi di
andare?” disse freddamente Rina. “Lasciami
andare!!” urlò Hanon cercando con
tutte le sue forze di liberarsi dalla stretta dell’amica.
“Ti ho chiesto dove
pensi di andare” ripeté la principessa verde.
“Da Shirai che domande!!” “E’
meglio che non ci vai. Ora come ora faresti del male sia a lui che a te
stessa”
“E tu che ne sai!! Cosa ne sai di noi due!! Cosa ne sai di
cosa prova Shirai
per me!!! Cosa ne sai di cosa provo IO per lui!!!” gli
rispose con voga la
ragazza dai capelli blu evidenziando molto l’ultima frase.
Rina mollò la presa.
All’improvviso un forte rumore sovrastò quello
della voce disperata e capricciosa
di Hanon, fermandola del tutto. Era il suono di uno schiaffo, e anche
bello
forte. Nikora e Madame Takie si erano alzate di scatto, preoccupate che
quel
gesto potesse essere l’inizio di una furiosa lite.
Ancora
incredule, Hanon si portò
una mano sulla guancia diventata rossa per il colpo ricevuto.
“E tu cosa ne sai
di Shirai?” disse Rina “Pensi davvero che basti
andare da lui per risolvere il
problema?”. Hanon ammutolì e abbassò lo
sguardo. “Noi siamo delle principesse
sirene e abbiamo dei doveri. Il nostro tempo sulla terra è
scaduto. Innamorarci
è stato il nostro più grande errore”.
Sentire quelle parole fece ribollire il
sangue ad Hanon. Alzò di scatto lo sguardo per rispondergli,
ma appena i suoi
occhi si incrociarono con quelli della principessa verde vide qualcosa
che non
si sarebbe mai aspettata: Rina che piangeva. In quel momento si rese
conto che
non era la sola che avrebbe detto per sempre addio alla sua dolce
metà. Anche
se non lo dava a vedere soffriva, e parecchio. La vista di una delle
sue
migliori amiche mentre piangeva lacrime d’amore fece scattare
qualcosa in lei.
Lentamente
si avvicinò a Rina.
Arrivata davanti a lei, con grande sorpresa di tutti, la
abbracciò. Con voce
quasi materna disse “Su, non piangere.
Dov’è finita la Rina forte e sempre
sicura di se?”.
Quel gesto
inaspettato fece
rimanere tutti senza parole, in particolare Rina. Nessuno si sarebbe
mai
aspettato un gesto del genere da una ragazzina capricciosa ed egoista
come lei.
Alla fine, rassegnata, la principessa dalla perla verde rispose a
quell’abbraccio con un altro abbraccio. Fece un sorrisetto e
poi disse “Cos’è,
ora sei diventata una maestra di vita?” “No. Sono
solo una tua amica” rispose
anche lei in lacrime. Piansero l’una sulla spalla
dell’altra come delle vere
amiche.
Tutti
guardarono quella scena con
commozione. Madame Takie si voltò verso la finestra e
guardò verso il mare in
tempesta con un sorrisetto sulle labbra. “Stanno proprio
crescendo” pensò tra
se e se.
Ormai il
sole era sorto, e con
lui anche la partenza delle sirene. Si erano ritrovate tutte davanti al
Pure
Pearl alle 6:00 del mattino, come prestabilito la notte prima.
“Eccomi!!
Scusate il ritardo!!” disse Lucia uscendo di corsa
dall’albergo. “Era ora,
finalmente! Stavo proprio per venirti a prendere per le
orecchie” disse Hanon
visibilmente contrariata. “Scusami. Non ho sentito la sveglia
e così mi sono
svegliata tardi” spiegò la bionda congiungendo le
mani per scusarsi. “Fa lo
stesso. L’importante è che adesso possiamo
partire” disse Nikora avvicinandosi
alle due. Tutti si voltarono verso il Pure Pearl guardandolo con
nostalgia. Le
tre ragazze in particolare si erano perse nei loro ricordi. Le loro
avventure,
le loro amicizie, i loro amori...
“Su
ragazze, è ora di andare”
disse il piccolo Hippo interrompendo il loro sguazzare nei ricordi.
Erano
passati una ventina di
minuti da quando si erano tuffati in mare ed erano partite per tornare
a casa.
Nessuna aveva detto niente. Ogni tanto Lucia e Hanon si voltavano
indietro
ripensando alla loro vita sulla terra, ma Rina, con un colpo di tosse,
le
riportava alla dura realtà.
Ad un tratto
Madame Takie si
fermò e voltò il suo sguardo verso
l’alto. Rina si accorse di ciò e chiese
“Che
succede Madame Takie? Qualcosa non va?”. Tutti si fermarono e
si girarono a
guardare l’anziana veggente. “Sta arrivando
qualcuno. Qualcuno di molto
potente” rispose. “Che cosa? E chi
scusa?” domandò Nikora preoccupata nel
vedere la vecchia fata tremare come una foglia. Non fece nemmeno in
tempo a
rispondergli che una luce abbagliante avvolse completamente il gruppo.
Appena
riaprirono gl’occhi si ritrovarono tutti stesi sul fondale
marino. “Ma
cosa...?” disse Hanon guardandosi attorno. Erano circondati
da un alto muro
d’acqua. Quella luce abbagliante aveva creato un enorme
voragine nel mare, e
loro erano al centro esatto di questa voragine. Le quattro sirene
ritornarono
tutte nella loro forma umana.
“Sembra
che io sia riuscita a
prendere tre principessine”
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Capitolo 2 *** Capitolo 2: Elizabét, l'Apostolo del Male ***
Capitolo
2: Elizabét,
l’Apostolo del Male
“Sembra
che io sia riuscita a
prendere tre principessine”
Una voce
tetra riecheggiava in
quella fossa innaturale. Le quattro sirene e il pinguino si guardavano
attorno
per cercare di capire da dove arrivava quella voce minacciosa.
“Chi sei!? Fatti
vedere!!” gridò Hanon
“Cos’è, per caso hai paura di
noi?” disse
provocatoriamente Rina nel tentativo di far uscire allo scoperto
l’autore di
quell’attentato. Ma l’unica cosa che ottenne fu una
forte risata. “Ahahaha!!!
Le bambine vogliono fare le dure, eh” disse una voce
femminile provenire da
sopra le loro teste. Istintivamente si voltarono verso la fonte di
quella voce
e la videro. Una donna sospesa per aria. Aveva dei lunghissimi capelli
neri
come la pece e gl’occhi rossi come il sangue. La pelle
chiara, quasi bianca,
sovrastata da un lungo abito nero senza maniche. Era tanto bella quanto
terrificante.
“Chi
sei e che cosa vuoi da noi?”
domandò Lucia. La donna, ironicamente, rispose
“Oh, che scortese che sono. Non
mi sono ancora presentata. Il mio nome è
Elizabét”. Sentendo quel nome Madame
Takie fece un passo indietro terrorizzata. “No-Non
è possibile. E-Elizabét?
Qu-Quella Elizabét?” domandò la
veggente impietrita dalla paura. “Sono sorpresa
che una di voi mi riconosca. Si, sono proprio io” rispose la
donna. Nikora si
voltò verso l’anziana fata e le chiese
“E chi sarebbe questa Elizabét?”. Con la
voce storpiata dalla paura, Madame Takie disse “Lady
Elizabét, anche conosciuta
come L’Apostolo del Male. Secondo le leggende più
antiche era una potentissima
strega che in passato aveva cercato di distruggere il mondo”.
“Che cosa? Non ho
mai sentito una storia del genere” disse Lucia.
“Questo perché è successo
parecchi millenni fa, ancora prima dell’avvento
dell’uomo sulla terra” rispose
l’anziana fata. “Cosa? Quindi quella bellissima
donna avrebbe più di 200 000
anni?” disse ironicamente Hanon.
“C’è poco da scherzare. Se è
così potente come
dice Madame Takie allora siamo davvero nei guai” disse Rina
mettendosi in
posizione di difesa. “Non abbiamo di che preoccuparci! Con le
nostre canzoni
abbiamo sconfitto sia Gaito che Mikeru! Siamo molto più
forti di lei!” disse
Lucia incitando le amiche al contrattacco. Di tutta risposta
Elizabét scoppiò
in una grossa risata “Ahahahahah! Ora che ci penso devo
ringraziarvi. Avete
svolto davvero un ottimo lavoro eliminando definitivamente alcuni delle
mie più
grandi spine nel fianco”. Quelle parole fecero sobbalzare le
tre principesse. “Cosa
vorresti dire?” chiese Hanon. “La tribù
dei Pantarassa, la stirpe degl’Angeli e
il clan Fukari. Sono tutti famiglie che in passato mi crearono un sacco
di
problemi. Ma grazie al vostro aiuto siete riusciti a eliminarle
tutte” disse la
donna dai capelli d’ebano. “Quindi ci stai dicendo
che se non avessimo sconfitto
Gaito e Mikeru non ti saresti nemmeno fatta vedere?” disse
Rina. “Non
fraintendermi. La loro scomparsa mi rende solo le cose più
semplici, tutto qui”
rispose Elizabét “Adesso però basta con
le chiacchiere. E’ ora di porre fine
alle vostre miserabili vite”.
Le tre
principesse si guardarono.
“Ragazze...” disse Lucia. “Si!”
gli risposero Hanon e Rina facendo cenno con la
testa.
“Pink
Pearl Voice!”
“Mizuiro
Pearl Voice!”
“Green
Pearl Voice!”
Le ragazze
si trasformarono e
impugnarono i loro microfoni. Adesso erano pronte per la battaglia.
“Pichi
Pichi Voice, the live start!”
Arashi
no umi ni utarete makesou na ima wo
Furiharae
ai wo mitsumete kono mune ni
Tachiagaru
yo nando demo yakusoku no tame ni
Shakunetsu
no raito wo abite shibuki ga mau
Taiyou
yori mo atsuku atsuku atsuku
Utagoe
wa motto takaku takaku takaku
Ima
koso, ima koso
Hageshii
kodou afuredasu ai no MELODY
Takanaru
kodou shinjitsu wa tatta hitotsu
Kumori
no nai kagami ni utsushite
Tsutawaru
kodou wakiagaru ai no chikara
Soshite
umareru atsui pafekuto hamoni
(KODOU
~Perfect harmony~)
“Robu
Shawa Picchi! Ankoru wai ka
ga?”
Finita la
canzone le principesse
alzarono lo sguardo verso Elizabét. “Avete finito
con queste stupidaggini?”
domandò la strega leggermente annoiata. La canzone non aveva
sorbito alcun
effetto su di lei. “Non è possibile! La nostra
canzone non ha avuto alcun
effetto su di lei!!” esclamò Hanon sorpresa.
“Forse dobbiamo esserci tutte e
sette per poterla sconfiggere” disse Rina.
“Ahahah!! Pensate davvero che voi
pesciolini possiate battermi così facilmente?”
disse la donna “Mi dispiace
darvi questa brutta notizia, ma voi sirene non avete la forza
necessaria per
sconfiggermi. Beh, non importa perché tanto morirete
qui”. Dopo aver detto
quelle parole allungò la mano destra verso l’alto.
Dal palmo della sua mano si
formò una piccola fiamma nera e a poco a poco questa si
allungava. Alla fine
prese la forma e le dimensioni di una lancia. Una pericolosa lancia
fatta di
fuoco nero. “Allora, chi sarà la prima a lasciare
questo mondo?” disse
guardando le avversarie una ad una. Alla fine il suo sguardo si
fermò sulla
principessa dalla perla verde. “Ho deciso. Dato che prima sei
stata tanto
sfrontata sarai la prima a morire!”. Detto ciò
puntò la lancia nella direzione
di Rina e infine la lanciò. Rina, impaurita chiuse
gl’occhi. All’improvviso una
luce calda e abbagliante fece scudo al gruppo.
“State
bene mie principesse
sirene?”
Le sirene
alzarono lo sguardo in
direzione di quella luce. “Aqua Regina!”
esclamarono in coro le sirene e il
pinguino. “Finalmente è arrivata!” disse
Lucia contenta di vedere la loro
salvatrice. “Adesso che è arrivata Aqua Regina
abbiamo la vittoria in pugno!”
esclamò Hanon facendo segno di vittoria. Poi si accorsero di
una cosa. C’era
una macchia nera sul candido vestito della regina. La lancia di
Elizabét aveva
trafitto la loro salvatrice. Ancora incredule, le principesse fissarono
la loro
regina mentre il suo bianco vestito si tingeva di rosso.
“Quindi tu saresti la
nuova Regina dei Sette Mari” disse la strega rivolgendosi
alla regina.
Respirava a fatica, ma era ancora in grado di parlare. “Tu...
devi essere...
Lady Elizabét...... l’Apostolo... del... Male...
” “Ma che onore. Essere
riconosciuta dalla Guardiana dell’Acqua” rispose
ironicamente Elizabét. “Avevamo...
predetto... il tuo... arrivo...” “Tsk! Quindi tutti
e quattro i Guardiani sanno
del mio arrivo. Beh, poco importa. Intanto non riuscirete comunque a
sconfiggermi” “Mi dispiace per te, ma... non
riuscirai a... vincere...”.
Sentite quelle parole la donna dai capelli neri scoppiò
un'altra volta in una
grossa risata “Ahahahah!! E pensi di potermi spaventare con
le tue ridicole
minacce? E sentiamo che cosa ti fa credere che perderò
un’altra volta? Questa
volta non ci sono nemmeno le due regine a proteggervi”. Aqua
Regina fece un
sorrisetto forzato e disse “E’ una mia certezza.
Sono sicura che queste ragazze
ti sconfiggeranno”. Un'altra risata. Finito di ridere la
strega tornò seria “Adesso
basta con queste stronzate. Finiamola una volta per tutte”.
Allungò le braccia
verso l’esterno e fece apparire due palle di fuoco nero sui
palmi delle mani, e
infine le lanciò. Intanto Aqua, con le poche forze che gli
rimanevano tirò
fuori una grossa sfera di cristallo. Sembrava che al suo interno ci
fosse
dell’acqua. “Che cosa!?”
esclamò sorpresa Elizabét. D’un tratto
un muro d’acqua
si parò dinanzi alla regina e gli fece da scudo. Poi delle
specie di catene
d’acqua bloccarono completamente la donna.
“Accidenti!!” esclamò
Elizabét.
Mentre la strega era intenta a liberarsi da quelle catene, Aqua Regina
si voltò
verso le tre principesse e si avvicinò lentamente a loro.
“Aqua Regina!!” disse
Lucia piangendo. Anche Hanon e Rina stavano piangendo vedendo la loro
amata
regina che a stento riusciva a parlare. “Tenete...”
disse la regina porgendo la
sfera blu a Lucia. La principessa si asciugò le lacrime e
prese la sfera un po’
incerta. “Adesso scappate... io vi
coprirò...” disse Aqua. “Ma cosa dice!?
Non
possiamo abbandonarla!!” esclamò Hanon.
“Se rimarrete qui vi ucciderà di
sicuro... E se ciò dovesse accadere... le poche speranze che
abbiamo di
sconfiggerla spariranno del tutto...” spiegò la
regina allontanandosi
lentamente dalle tre sirene. “Ma...”
cominciò Lucia, che però venne subito
interrotta da Nikora. “Facciamo come ci dice” disse
la sirena più matura. “Nikora....”
“Ha ragione Nikora. La regina ha riposto in noi tutte le sue
speranze e così
dobbiamo fare anche noi” disse Hippo cercando di convincere
le tre sirene ad
andarsene. Lucia rimase un attimo in silenzio. Poi si voltò
verso Aqua Regina e
con voce seria gli disse “Ce ne andremo solo se ci assicura
che tornerà da noi”.
La regina rimase sorpresa da quella frase. Guardò anche Rina
e Hanon. Anche
loro erano d’accordo con quello che aveva appena detto
l’amica. Fece un sorriso
e disse “Siete davvero delle brave ragazze... Ve lo
prometto... tornerò
sicuramente da voi...” “E’ una
promessa?” “Si...”. Con la promessa della
regina
le tre principesse si tranquillizzarono. “Adesso
però scappate” disse Aqua
Regina.
Il
gruppo fece dietrofront e
ripercorse a tutta velocità lo stesso percorso che avevano
fatto una decina di
minuti prima. Intanto Aqua era rimasta sola con Elizabét, la
quale con un urlo
spaventoso si liberò dalle catene d’acqua.
“Adesso siamo rimaste solo noi due”
disse la regina con voce pacata. Le unghie di Elizabét si
allungarono e
divennero delle affilatissime lame. “Preparati a
morire!!” esclamò la nera facendo
uno scatto in direzione della regina.
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Capitolo 3 *** Capitolo 3: La leggenda di Elizabét e le due Regine ***
Capitolo
3: La
leggenda di Elizabét e le due Regine
Dopo una
nuotata a tutta
velocità, il gruppo arrivò sano e salvo al Pure
Pearl. Erano tutti senza fiato.
Nikora,
ansimando, disse “Sembra
che... in qualche modo... c’è l’abbiamo
fatta...” “Accidenti... Sono troppo
vecchia... per certe cose...” disse Madame Takie, che
ovviamente era la più stanca
di tutte. Hanon si mise con la schiena contro il muro e si
lasciò lentamente
scivolare a terra dalla stanchezza. Una volta a terra chiese
“Secondo voi la
regina starà bene?”. Lucia sentite quelle parole
di sfiducia si arrabbiò e
disse “Ma che cosa stai dicendo. Certo che sta bene. Ce
l’ha promesso” “Lo
spero proprio...” disse Hippo steso a pancia per aria.
Dopo essersi
ripresi, il gruppo
si riunì su di un tavolo della sala da pranzo, lo stesso
della notte
precedente. Al centro del tavolo c’era quella strana sfera di
cristallo che la
regina aveva affidato alle tre sirene. “Mi chiedo a che cosa
serva questa
sfera” si domandò Hanon cominciano a toccarla
ripetutamente con l’indice.
Madame Takie gli rispose “Non ne ho idea, ma di sicuro al suo
interno c’è
qualcosa di molto potente” “E come facciamo a farlo
uscire?” domandò Rina. La
veggente si pensò su un attimo. “Mmm... Non
saprei. Non ho mai visto un oggetto
del genere” “Forse chiamando ciò che
c’è al suo interno uscirà
fuori” disse
Lucia proponendo la prima soluzione che gli era venuta in mente. Tutti
la
guardavano con aria di sufficienza “Beh, ecco...
può essere una soluzione, no?”
disse Lucia. La principessa verde sospirò e poi disse
“Beh, tentar non nuoce”.
Così Hanon si avvicinò alla sfera e
bussò contro il vetro. “Ehi...
c’è
nessuno?”. Nessuna risposta. Poi però si accorse
di un lieve rumorino provenire
dalla sfera. Sembrava qualcuno che russava. A quel punto la ragazza dai
capelli
blu fece un bel respiro e, a pieni polmoni, gridò
“SVEGLIAAAAAAA!!!!!!”. I
presenti caddero tutti dalla loro sedia spinti giù dalla
potenza di quell’urlo.
“Ma che diavolo combini!!” sbottò il
pinguino con la sua vocina.
“Accidenti,
che maleducazione.
Svegliare così uno spirito mentre dorme...” disse
una vocina provenire dalla
sfera. Tutti si voltarono verso la fonte di quella voce e videro
qualcosa
uscire dalla sfera. “Buongiorno a tutti!!” disse
allegramente quell’esserino
appena unitosi al gruppo. Tutti la fissavano. Era una specie di
bambolina.
Aveva i capelli lunghi fino alle spalle di un colore blu oceano e
gl’occhi del
medesimo colore. La pelle era chiara, ma non troppo ed era sovrastata
da un
abitino celeste a maniche corte pieno di pizzi e merletti, e con un
fiocchettino azzurro in testa. Hanon si avvicinò a lei e le
disse “E tu chi
saresti scusa?”. La piccolina, indispettita da quel
comportamento, disse “Che
maleducata che sei!”, poi si mise in posa e con orgoglio
disse “Forse non lo
sembro, ma sono uno dei quattro antichi spiriti elementari. Sono
Mizuko, lo
spirito dell’acqua” “Ahhh... Quindi
questa specie di pupazzo sarebbe uno
spirito” disse la principessa blu cominciando a toccarle
ripetutamente la testa.
Mizuko, alquanto irritata da quel comportamento, che reputava
offensivo, sputò
letteralmente un grande getto d’acqua, come se fosse un
idrante, che travolse
Hanon e allagò completamente la sala
da pranzo. “Ma noi che centriamo?” disse Lucia che
a causa dell’onda aveva
assunto le sue sembianze da sirena.
Dopo
aver ripulito tutta la stanza, si risedettero tutti al tavolo, la
centro del
quale c’era seduta la piccola Mizuko, ancora indispettita dal
comportamento di della
principessa dalla perla blu. Per cercare di calmarla Nikora gli
portò una
tazzina di tè. “Ecco” disse la donna
porgendo gentilmente la tazzina davanti a
Mizuko. “Molte grazie” disse la piccola prendendo
la tazzina e cominciando a
sorseggiare il suo tè. “Ti prego di perdonare la
scortesia della mia amica”
disse Rina “Non penso che debba essere tu a scusarti,
comunque la perdono”
disse la piccola prima di sorseggiare un altro po’ di
tè. Finito di bere il suo
tè, Mizuko disse “Allora, passiamo ai
fatti” si alzò in piedi e facendo un
inchino disse “Per prima cosa le presentazioni. Io sono
Mizuko, antico spirito
che governa l’acqua. Piacere di conoscervi”. Lucia
di tutta risposta si
presentò dicendo “Io mi chiamo Lucia e sono la
principessa sirena dell’Oceano
Pacifico del Nord” poi passò a quelle di tutte le
altre “Lei si chiama Rina ed
è la principessa sirena dell’Oceano Atlantico del
Nord”. Mizuko guardò un
attimo la ragazza dai capelli verdi, poi fece un sorriso e disse
“Piacere” “Piacere
mio”. La bionda continuò con le presentazioni
“Lei invece è Hanon la
principessa sirena dell’Oceano Atlantico del Sud”.
La piccolina guardò la
principessa blu in malo modo. Hanon invece non la guardava neanche.
Aveva
voltato lo sguardo dall’altra parte. Per cercare di far fare
ad Hanon il primo
passo, Rina calpestò silenziosamente il piede
all’amica. “Ahia!” esclamò la
principessa
blu. Le due principesse si guardarono per un po’
negl’occhi e alla fine,
rassegnata, Hanon disse seccata “Piacere”.
“Piacere” rispose gentilmente Mizuko
anche se a malincuore. “Loro invece sono Hippo, il famoso
Ippocampo, Nikora la
manager di questo albergo, e Madame Takie, una fata veggente”
continuò Lucia
presentando così tutti i presenti. “Piacere di
conoscervi” “Il piacere è
nostro” disse l’anziana veggente. Finite le
presentazioni, Mizuko chiese “Bene,
adesso avrei una domanda. Perché mi avete
chiamato?”. Con tutto il trambusto di
poco prima si erano completamente dimenticati di ciò che era
successo nelle ore
precedenti. Rina si avvicinò alla piccola e disse
“Ascolta, per caso sai dirci
qualcosa su una certa Elizabét?”
“Intendi Elizabét, l’Apostolo del
Male?”
chiese Mizuko. “Si, proprio lei” rispose Lucia
facendo cenno con la testa. Lo
spiritello ci pensò su un attimo, poi chiese “Voi
cosa sapete di Elizabét?”.
Tutti scossero la testa facendogli intendere che non sapevano proprio
niente di
quella donna. “Allora mi sa che dovrò partire
dall’inizio” disse la piccola
rassegnata. “Ai suoi tempi Elizabét era
considerata la strega più potente che
esistesse. Era stimata e rispettata da tutti. Non c’era
nessuno al mondo che
non la conoscesse. La sua parola era tenuta in gran considerazione
persino dal
Consiglio dei Guardiani”. “Consiglio dei
Guardiani?” domandò Hanon. Mizuko si
guardò intorno e vide che tutti i presenti la guardavano
confusi. In quel
momento la piccola si rese conto di una cosa. Un po’
preoccupata chiese “Non
ditemi che non sapete nemmeno chi siano i Quattro Guardiani”.
Tutti scossero il
capo. Lo spiritello si portò una mano sulla fronte.
“E va bene. Allora lasciate
che vi spieghi com’era strutturato il mondo parecchi millenni
fa” disse Mizuko
cominciando così una maxi spiegazione sulla
società di allora “Anticamente il
mondo era diviso in quattro grandi regni: il Regno delle Sirene, che
dominava
gli oceani, il Regno delle Arpie che dominava i cieli, e infine i Regni
dei
Maghi e delle Lamie, che dominavano la terra. Questi quattro regni
vivevano in
completa armonia sia tra di loro che con le razze minori”
“Razze minori?”
domandò Hippo “La stirpe degl’Angeli, la
tribù dei Pantarassa, la ‘Genesi
Vampiresca’, il clan Fukari... sono tutte stirpi antiche e
nobili che però
erano composte da non più di un migliaio di membri. Comunque
continuando con la
nostra spiegazione, questi regni erano governati da quelli che venivano
definiti i Quattro Guardiani: la Regina dei Mari per il Regno delle Sirene,
il
Gran Consiglio per il Regno delle Arpie, le Principesse del Fuoco e del
Ghiaccio per il Regno delle Lamie e il ‘Master’ per
il Regno dei Maghi” “E perché
questi Guardiani erano tanto importanti?” domandò
Nikora “Perché possedevano
queste” gli rispose Mizuko indicando la sfera di cristallo
dal quale era
uscita. “E che cosa avrebbero di tanto speciale queste
sfere?” chiese Hanon “Custodiscono
noi antichi spiriti elementari. Come ho già spiegato noi
spiriti elementari
siamo molto importanti, perché senza di noi gli elementi di
cui siamo le
personificazioni non esisterebbero” “Quindi senza
di te non esisterebbe più
l’acqua” disse Hanon.
“Esattamente” gli rispose lo spiritello. In quel
momento la
principessa blu si rese conto di averla decisamente sottovalutata.
“Tornando
alla nostra storia, Elizabét era una strega rispettata
perfino dai Quattro
Guardiani. Questo fino a che non venne sorpresa mentre tentava di
rubare il
Tomo dei Dodici Cieli, un antico manufatto che racchiudeva al suo
interno
dodici incantesimi proibiti con i quali si può ribaltare le
sorti del pianeta”
disse Mizuko continuando la sua spiegazione. “Poi
cos’è successo?” domandò Rina
“Venne rinnegata e si nascose da qualche parte. Molti anni
dopo però tornò per
vendicarsi. Negl’anni in cui non si fece vedere,
Elizabét creò un esercito
formato da rinnegati che volevano vendicarsi del mondo
intero”. Tutti
ascoltavano con interesse la storia che quel piccolo ma potentissimo
spiritello
stava raccontando. La spiegazione andò avanti per molto
tempo. Spiegò di come
molti regni vennero distrutti da quella guerra e di come i pochi regni
che
riuscivano a contrastarla caddero in miseria. Poi arrivò
alla parte finale del
suo racconto. “Dopo aver quasi completamente distrutto il
Regno delle Lamie di
Fuoco, Elizabét e il suo esercito si diressero verso
l’antica capitale del
Regno delle Sirene, Atlantide” “Ho sentito varie
leggende sulla città perduta
di Atlantide, ma non pensavo esistesse realmente” disse
Madame Takie “Invece
esisteva, ma dopo l’attacco di Elizabét scomparve
misteriosamente nel nulla.
Comunque tornando al nostro racconto, l’esercito di
Elizabét si diresse verso
Atlantide per metterlo a ferro e fuoco. Mentre la popolazione veniva
decimata,
Elizabét si diresse verso il palazzo reale, casa della
così detta Regina dei
Mari. Il suo intento era chiaro: sconfiggere la regina e impossessarsi
della
mia sfera” spiegò la piccola Mizuko, poi il suo
tono di voce cambiò e cominciò
a dare più enfasi al suo racconto “Poi
però qualcosa di inaspettato accadde: apparvero
le Regine Gemelle” “Regine Gemelle? E chi
sarebbero?” domandò Lucia “Sono le
due persone più potenti al mondo. Le cosiddette Regine della
Luce e dell’Oscurità.
Con la loro sola presenza riuscivano a far vivere in pace sia le razze
che
vivevano nell’oscurità che quelle che vivevano
nella luce” rispose la piccina. “E
poi cosa successe?” chiese Hanon “Lo scontro fra
Elizabét e le due Regine fu di
una violenza tale da distruggere quasi completamente la capitale di
Atlantide.
Alla fine le Regine riuscirono a vincere, ma a caro prezzo”
disse Mizuko “Sacrificarono
la loro vita per sconfiggere l’Apostolo del Male, ma per
qualche strano motivo
lei è riuscita a ritornare in vita e adesso dobbiamo cercare
di fermarla”.
Finito il racconto ci fu un attimo di silenzio. In una decina di minuti
gli era
stata raccontata una storia quasi inverosimile di un passato di cui non
conoscevano nemmeno l’esistenza. “Avrei una domanda
da fare. Se questa Elizabét
è potente come dici, come possiamo fare per
sconfiggerla?” domandò Rina
alzandosi dalla sedia. “Di certo non ha più lo
stesso potere di una volta, ma è
comunque troppo forte per voi. L’unico modo sarebbe quello di
utilizzare le
stesse armi che utilizzarono le due Regine per sconfiggerla”
disse la piccola
Mizuko “E quali sarebbero queste armi?”
domandò Nikora “Un antica leggenda
parla di tre canzoni proibite che racchiudono in se la forza della luce
e dell’oscurità.
Le Regine usarono quelle tre canzoni per sconfiggerla”
“E dove si trovano
queste canzoni?” chiese Lucia “Non ne ho idea. E
comunque prima di pensare alla
ricerca di queste leggendarie melodie, avremmo prima un'altra cosa da
fare” “E
sarebbe?” domandò il pinguino “Aqua
Regina mi ha dato un compito da assolvere:
dobbiamo trovare delle persone che ci possano aiutare in questa
impresa. La
regina mi ha già detto dove trovarle”
spiegò Mizuko “Quindi la prima cosa da
fare è andare a trovare queste persone”.
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Capitolo 4 *** Capitolo 4: Il Santuario del Mare ***
Capitolo
4: Il
Santuario del Mare
“Vi
prego, fermiamoci un attimo.
Sono stanca” implorò Hanon che oramai non sentiva
più le pinne. La piccola
Mizuko, che nuotava più veloce delle sirene, si
fermò un attimo e disse “Uffa.
Sei proprio una piagnucolona. Stiamo nuotando da non più di
14 ore. Insomma sei
o non sei una sirena” “In effetti anch’io
sono un po’ stanca. Possiamo
riposarci solo cinque minuti?” disse Lucia appoggiandosi ad
una roccia sul
fondale marino. “E va bene, ma solo cinque minuti”
disse lo spiritello
concedendo alle principesse una pausa. Non appena sentì che
poteva riposarsi,
Hanon si accasciò sullo stesso scoglio sul quale si era
appoggiata Lucia. Dopo
aver ripreso un po’
di fiato, la
principessa blu si rialzò e chiese “Si
può sapere quanto manca? Ormai sono tre
giorni che nuotiamo”. Mizuko si guardò un
po’ intorno, ci pensò un po’ su poi
rispose “Non dovrebbe mancare molto. Il Santuario dovrebbe
essere a non più di sessanta
kilometri di distanza”. Hanon sgranò
gl’occhi. “Cosa!? Ancora sessanta
kilometri!?!? Ma tu sei matta!!” sbottò la sirena
dai capelli blu. “Cosa vuoi
che siano sessanta kilometri dopo che ne hai fatti più di
diecimila?”. Hanon
guardò la piccola sorpresa e disse “Cosa? Abbiamo
fatto tutta questa strada?” “Certo”
gli rispose lo spiritello.
Mentre
quelle due battibeccavano,
Rina guardava divertita la scena. Anche se non lo dava a vedere anche
lei era
stanca. Si era appoggiata su uno scoglio leggermente staccato da quello
su cui
si erano poggiate le amiche. “Chissà che tipi
saranno i nostri compagni?” disse
tra se e se ripensando al discorso di tre giorni prima.
“La
nostra prima meta è il
Santuario del Mare!” annunciò la piccola Mizuko
“Il Santuario del Mare?”
domandò la principessa verde “E’ un
luogo mistico che in passato veniva
utilizzato per fare cerimonie e rituali su ampia scala”
spiegò Madame Takie.
“Precisamente” disse Mizuko facendo cenno con la
testa. “E le persone che
stiamo cercando si trovano lì?” chiese Lucia.
“Non esattamente” rispose la
piccina. “Cosa intendi dire?” domandò
Nikora. “Vedete, alcune delle persone che
stiamo cercando non si trovano più in questo
mondo” spiegò lo spiritello. “Vuoi
dire che sono morte?” chiese Rina “No, altrimenti
sarebbe impossibile
riportarle in vita. In realtà si trovano in uno stadio
compreso tra la vita e
la morte, e per farle tornare nel nostro mondo dobbiamo eseguire un
rituale al
Santuario del Mare” “E tu sai dove si trova questo
Santuario?” domandò la
ragazza dai capelli blu “Certo che lo so, per chi mi hai
preso”. Per qualche
strano motivo Hanon si sentì estremamente irritata.
“Si trova più o meno 100
kilometri a sud di Gavdos, un isola vicino a Creta”
spiegò Mizuko. Lucia la
guardò confusa e le chiese “Creta? E dove
sarebbe?”. Nikora, che sapeva dove si
trovava, sbatté le mani sul tavolo e disse
“Aspetta, vuoi dire che...” “Esattamente!
Domattina partiremo per il Mar Mediterraneo!!!”.
Una vocina
irruppe nei pensieri
di Rina. “Fine della pausa! Abbiamo perso già
troppo tempo” disse la piccola
Mizuko battendo le mani incoraggiando le compagne ad alzarsi. Le tre
sirene e
lo spiritello ripresero il cammino. Gli ci vollero più o
meno un ora per raggiungere
la loro meta.
Arrivate a
destinazione le
ragazze si trovarono di fronte ad un immensa costruzione in stile
greco. Era un
grande palazzo completamente bianco. Davanti all’entrata
c’era un porticato
retto da dieci colonne. “E’ immenso”
disse sbalordita Lucia che non sapeva dove
guardare tanto era grande. “E’ quasi grande come il
palazzo reale” disse Rina
anche lei guardandosi attorno. “Questo luogo era molto
importante per le
sirene, quasi come il palazzo reale di Atlantide”
spiegò Mizuko. All’interno si
potevano trovare diverse statue raffiguranti fate incappucciate, tutte
ai lati
del lungo corridoio. Alla fine di esso c’era una grande
stanza circolare, al
centro della quale era situato un piccolo tempio circolare retto da
diverse
colonne, ma, a differenza del tempio più grande,
completamente aperto e senza
mura. In mezzo al tempietto c’era una grande conca fatta di
marmo bianco. “Eccoci
arrivate” annunciò lo spiritello. Le tre sirene
continuavano a guardarsi
attorno. Mizuko si voltò verso di loro per poi dire
“Bene. Se volete potete
farvi un giro qui attorno” “Non dobbiamo eseguire
il rituale?” domandò Hanon. “Il
rito durerà un bel po’ e potreste
annoiarvi” spiegò lo spiritello. “Quanto
durerà esattamente?” chiese Lucia “Non
saprei. Di solito per un incantesimo di
teletrasporto forzato ci vogliono cinque minuti, ma dato che i diretti
interessati non si trovano in questo mondo potrebbe volerci si e no una
quindicina di minuti se non di più” “Non
so voi ragazze, ma io mi voglio
riposare” disse Hanon stiracchiandosi un po’ per
poi sedersi per terra. “Penso
che mi riposerò anch’io. Te cosa fai
Rina?” chiese Lucia. “Resterò qui a
tenervi
compagnia” rispose. Detto ciò le due sirene si
sedettero vicino all’amica.
Mizuko le guardò un attimo poi fece un sorriso.
“Molto bene allora” disse
voltandosi verso il tempietto. Alzò il suo piccolo braccio
destro fino
all’altezza del petto. Dell’acqua
cominciò a vorticare pochi
centimetri sopra la sua mano fino a che
non apparve una luminosa sfera bianca. Si avvicinò al centro
della conca dove
poggiò ciò che aveva appena fatto apparire dal
nulla. La principessa dalla
perla blu, che guardava la piccina incuriosita, chiese “Che
cos’è quella
sfera?”. Mizuko restò un attimo in silenzio, poi
disse “Non posso dirvelo. Non
ancora” “E perché no?”
domandò Lucia. “Perché devo rispettare
le volontà di una
certa persona” rispose.
Situata la
sfera al centro preciso
della conca, la piccola si allontanò fino ad uscire dal
piccolo tempio. Poi chiuse
gl’occhi e lentamente alzò le braccia
all’altezza delle spalle. Ad un tratto l’acqua
al centro del tempietto cominciò a vorticare aumentando
lentamente d’intensità.
Alla fine divenne un vero e proprio mulinello d’acqua che
fece alzare la sfera
per circa un metro. Mizuko se ne stette immobile a recitare delle
parole
incomprensibili, probabilmente di una lingua antica. Passò
più di mezzora, ma
non successe niente. “Ma siamo sicure che questo rituale
funzioni davvero?”
domandò Hanon cominciando a perdere le speranze.
“In effetti è passata più di mezzora
da quando ha cominciato” disse Rina. Lucia si rivolse alla
piccola e le chiese “Senti
Mizuko, per caso ci sono dei problemi?”. Lo spiritello non
rispose. Non poteva
rispondere. Se avesse parlato avrebbe interrotto il rituale e avrebbe
dovuto
ricominciare tutto da capo.
Passarono
diversi minuti, finché
d’un tratto qualcosa non cambiò. La sfera
cominciò a diventare sempre più grande
e luminosa. “Finalmente!” pensò Mizuko.
La luce diventò talmente accecante da
costringere le tre sirene a chiudere gl’occhi. “Che
cosa sta succedendo?”
chiese Lucia. “Forse il rito sta per concludersi”
disse Rina. La sfera continuò
ad ingrandirsi fino a toccare le colonne che reggevano il tempietto.
Passarono
una decina di secondi e alla fine quella sfera cominciò a
rimpicciolirsi e a
perdere luce. Al centro di quella luce si intravedevano due ombre.
“Che cosa
sta succedendo!?” esclamò una voce femminile
provenire dal centro della luce. “Non
ne ho idea, ma questa luce è accecante” disse
un’altra voce decisamente più
adulta della prima. La luce scomparve ridando così a tutti
la possibilità di vedere.
Le tre sirene aprirono lentamente gl’occhi per vedere chi
sarebbero stati i
loro compagni. Appena videro chi c’era al centro del tempio
non credettero ai
loro occhi.
“Non
ci posso credere” disse Lucia
rimanendo a bocca aperta. “Non è
possibile” continuò Rina anche lei senza
parole. “Non può essere. Le nostre compagne non
possono essere loro!” esclamò
Hanon. Poi tutte e tre in coro dissero “Le Black Beauty
Sisters!!”. Ebbene si,
erano proprio loro. Sheshe e Mimi, le loro acerrime nemiche. Appena si
accorsero delle tre ragazze si voltarono verso di loro. “Che
cosa!? Le
principesse sirene!?” esclamò la sorella maggiore.
Mizuko guardò confusa le
cinque ragazze. “Ma come vi conoscete?”
domandò ingenuamente. “Sfortunatamente
si” rispose la principessa dalla perla blu quasi con
disgusto. A quel punto lo
spiritello fece un sorriso e disse “Allora questo
renderà tutto più facile”
“CERTO
CHE NO!!!” sbottarono le tre principesse facendo
indietreggiare la piccola di
qualche metro. Ripresasi da quell’urlo chiese “E
perché no?” “Perché sono
nostre nemiche e lo sono sempre state” rispose Rina. Mizuko
le guardò un attimo,
soffermandosi soprattutto sulle loro lunghe code nere. “Chi
sarebbe quella
specie di giocattolo? La vostra nuova mascotte forse”
domandò Sheshe volendo
essere volontariamente offensiva. La ‘mascotte’
sentitasi chiamare in quel modo
si alterò leggermente “Maleducata! Io sono Mizuko
un antico spirito elementare!”.
La donna dai capelli rossi disse “Tu un antico spirito? Ma
non farmi ridere.
Sei solo un pupazzetto venuto mal...”. Nemmeno
finì la frase che una fortissima
corrente d’acqua la sbatté contro il muro in
marmo. Mimi, che fino a quel
momento non aveva detto niente, corse subito dalla sorella gridando
“Sorellina!
Come stai, va tutto bene!?”. La maggiore si rimise in piedi e
senza pensarci
due volte disse alla sorellina “Vediamo di sbarazzarci di
queste
fastidiosissime principesse sirene e poi andiamocene”. Mimi
di tutta risposta
abbassò lo sguardo visibilmente triste. “Che hai
sorellina?” domandò Sheshe. La
minore se ne stette un attimo in silenzio poi disse. “No,
niente”. “Allora
preparati!” disse la maggiore. Mimi sussurrò
qualcosa “Non voglio”. Sheshe, per
quanto fosse vicina, non riuscì a comprendere bene quelle
parole, così gli chiese
“Cos’hai detto?”. A quel punto la
ragazzina dai capelli azzurri scoppiò a
piangere gridando “NON VOGLIO FARGLI DEL MALE!!!!”.
Quella frase riecheggiò
nell’ampio tempio portando con se il silenzio, un silenzio
rotto solo dai suoi singhiozzi.
Sheshe si morse il labbro con una forza tale da farlo sanguinare. Dopo
un
attimo di silenzio disse “Allora andiamocene”. La
sorellina alzò lo sguardo
verso la maggiore. Era sorpresa che non avesse chiesto spiegazioni. Che
abbia
capito tutto?
“Invece
di andarvene perché non
vi unite a noi?” domandò una vocina provenire di
fronte a loro. Si voltarono verso
la fonte di quella voce e videro il pupazzo di poco prima.
“Cosa stai dicendo?”
chiese Sheshe già alterata di suo. “Vi abbiamo
richiamato dall’altro mondo
perché abbiamo bisogno del vostro aiuto”
spiegò la piccola Mizuko. “Non ci
interessa. Di qualunque cosa abbiate bisogno non siamo disposte a darvi
una
mano” disse la donna dai capelli rossi in maniera risoluta.
Mimi non disse
niente. Si limitò a guardare la sorella. Poi si accorse che
le tre sirene la
stavano guardando e si nascose dietro la sorella. Lei, accortasi di
ciò, lanciò
un occhiata feroce alle tre ragazze le quali, intimorite,
indietreggiarono. “Dimmi
una cosa, tu sei una tipa vendicativa?” domandò lo
spiritello riportando su di
se lo sguardo della rossa. Senza pensarci su, Sheshe disse
“Certo, perché?” “Allora
perché non ti unisci a noi. In questo modo potresti avere la
tua vendetta”. La
maggiore la guardò con un misto di confusione e rabbia.
“Cosa vorresti dire?”
chiese. Mizuko si limitò ad indicare la sua coda.
“Tu sai cosa significa quella
coda?” domandò la piccina. La rossa non seppe cosa
rispondere. Che significato
potesse avere una cosa naturale come la coda?
Senza
attendere una risposta,
Mizuko disse “Te lo spiego io. Tu sei una delle poche fate
appartenenti al clan
Fukari!”. Sheshe, che non capiva niente di ciò che
diceva, disse “M-Ma cosa
stai dicendo? Cosa sarebbe questo clan Fukari?”. “I
membri del clan Fukari,
conosciute anche come Streghe degli Abissi, erano uno dei clan
più potenti e
rispettati di tutti e quattro i Grandi Regni. Il potere magico di una
Strega
degli Abissi era equiparabile a quello di un’Arpia o di un
Vampiro. In pratica
facevano parte dell’élite
della
magia. Appartenere a quella famiglia era uno dei più grandi
privilegi che in
passato si potessero avere” spiegò Mizuko stupendo
tutte e cinque le ragazze. “COSA!?!?!?”
esclamarono le tre sirene irrompendo nella conversazione.
“Stai scherzando
vero! Non è possibile che loro siano così
potenti!” disse Lucia. Hanon, che
voleva dimostrare di non aver minimamente creduto a quella storia,
disse “E’ ovvio
che sta scherzando. E poi anche se fosse vero vuol dire che questo clan
Fukari
è composto da vere e proprie schiappe, con tutte le volte
che le abbiamo
battute”. “Ehi, bada a come parli
mocciosa!!” urlò Sheshe sentitasi offesa.
“Questo
perché i loro poteri si sono assopiti. Ti assicuro che se
avessero utilizzato
anche solo la metà dei loro veri poteri non sareste riuscite
nemmeno a fargli
un graffio” spiegò la piccola. Poi si rivolse alle
due davanti a lei dicendogli
“Continuando il discorso di prima, Elizabét
è tornata e abbiamo bisogno del
vostro aiuto per sconfiggerla. In passato il vostro clan ha combattuto
fino
allo stremo per cercare di sconfiggere l’Apostolo del Male.
Come ultime Streghe
degli Abissi rimaste in vita avete il dovere di continuare la lotta che
i
vostri antenati avevano cominciato”. La rossa, senza nemmeno
pensare a quello
che aveva detto la piccola qualche secondo prima, disse “Non
so chi sia questa
Elizabét, comunque non me ne frega niente di un passato di
cui non so...”. Si
accorse di una cosa. Mizuko gli stava facendo segno con
gl’occhi di guardare
vicino a lei. Abbassò lo sguardo e vide la sorellina triste
e abbattuta.
Strinse i pugni e poi, rassegnata, disse “Va bene,
accetto”. La piccina fece un
sorriso e disse “Saggia decisione”. Le tre sirene
erano rimaste a bocca aperta
dall’improvviso cambio di idea della rossa.
“Bene!
Adesso che siamo tutti d’accordo
torniamo a casa!” annunciò la piccola Mizuko
alzando il pugno in segno di
vittoria.
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Capitolo 5 *** Capitolo 5: Nuovi arrivi ***
Capitolo
5: Nuovi
arrivi
Il viaggio
di ritorno si svolse
nel più totale silenzio. Le sirene e le streghe se ne
stavano ben distanti, con
in mezzo la ingenua Mizuko. Ogni tanto Mimi guardava di nascosto verso
le
principesse, ma appena se ne accorsero si voltava imbarazzata.
Puntualmente la
sorella maggiore lanciava occhiatacce alle tre ragazze che giravano
rapidamente
lo sguardo. “Ma perché se la prende
tanto?”
disse Hanon a bassa voce rivolgendosi alle amiche. “Non
ne ho la più pallida idea” rispose Rina. Intanto
la ignara Mizuko se ne
stava in mezzo ai due gruppi canticchiando allegra e spensierata.
Per tornare
a casa ci misero meno
tempo del previsto. Questa volta lo spiritello aveva scelto una strada
più
facile da percorrere, piena di correnti sottomarine che velocizzarono
di molto il
viaggio. Grazie a ciò il gruppo riuscì a far
ritorno in meno di due giorni.
“Eccoci
arrivati!”
esclamò Mizuko stando davanti
all’ingrasso del Pure Pearl. Era più o meno
l’ora di pranzo. Tutte e cinque le
ragazze assunsero la loro forma umana. Hanon si avvicinò
allo spiritello e gli sussurrò
nel minuscolo orecchio “Sei sicura che sia una
buona idea farle entrare?” “Certamente”
rispose la piccola sicura di se. “Non pensi che
Nikora e Madame Takie saranno un po’... ecco... contrarie a
far stare le Black
Beauty Sister al Pure Pearl?” chiese Lucia anche lei
avvicinandosi a
Mizuko. “Non vi preoccupate! Garantirò io per
loro!”
rispose la piccina. Hanon, che ancora non era del tutto convinta, disse
“Ma...”. Non cominciò nemmeno la frase
che Sheshe
la fermò dicendo “Guardate che riusciamo a
sentirvi
benissimo”. Gocciolone sulla testa delle due sirene.
“Bene, entriamo!” disse aprendo la porta con la sua
minuscola mano. “Siamo tornate!!”
annunciò lo
spiritello attirando su di se l’attenzione di tutte le
persone presenti in sala
da pranzo. “Finalmente sono tornate!” disse
una voce femminile e solare. In men che non si dica quattro ragazze
spuntarono
da dietro il muro della sala. Le tre principesse non potevano credere
ai loro
occhi. Davanti a loro si pararono le loro amiche più care:
Karen, Noel, Coco e
Seira. “Ragazze! Che ci fate qui!?”
domandò
Lucia tanto felice quanto sorpresa. “Ci ha chiamate Nikora.
Ha detto che
c’erano stati dei problemi e ci ha chiesto di venire il
più in fretta
possibile” spiegò Noel. “Piuttosto dove
siete
state? Sono due giorni che vi aspettiamo” chiese Karen.
“Siamo andate nel Mar Mediterraneo, in un luogo chiamato
Santuario del Mare” rispose Rina. Coco la guardò
con occhi sbrilluccicosi
e disse “Ahhh... il Mar Mediterraneo! Quanto mi
sarebbe piaciuto visitarlo!” “Anche a me
sarebbe piaciuto visitarlo” disse Seira invidiosa.
“Guardate che non siamo andate a fare una visita di
piacere” disse Hanon. Poi Noel si accorse di una piccola
bambolina
sospesa per aria. “Che carina!” esclamò
“E’ lei la piccola Mizuko di cui ho sentito
parlare?”
“Si, sono proprio io!” rispose lo spiritello.
“Lo sai che sei davvero carinissima” disse Karen.
La piccola arrossì. All’improvviso una mano la
afferrò. “Sei davvero pucciosa!”
esclamò Coco cominciando a strofinare la
piccola guancia di Mizuko contro la sua. “Ehi! Mi fai
male! Non sono un giocattolo!” sbottò lo
spiritello. Poi Seira si
accorse di due persone alle spalle delle amiche. “Chi
sono?” domandò la principessa dalla perla
arancione che non le aveva
riconosciute. Le altre tre guardarono alle spalle e le videro.
“Che cosa!? Le Black
Beauty Sisters!?” urlarono sorprese le tre sirene.
“Eh!?!?
Le Black Beauty Sisters!?” disse Seira che finalmente le
aveva
riconosciute. Sentito quell’urlo Hippo e Nikora accorsero
subito all’ingresso. “Che succede!”
esclamò Nikora arrivata di corsa
dalla sala da pranzo. Poco dopo anche il pinguino raggiunse, se pur
goffamente,
il gruppo. Vide le due sorelle e, allarmato, disse “Le
Black Beauty Sisters!? Cosa ci fate voi qui!?”. La manager si
mise in
posizione difensiva. Karen, pronta a trasformarsi, chiese
“Cosa siete venute a fare?”. Le rispose la dolce
vocina di Mizuko “Loro sono le compagne che siamo
andate ad evocare”. Le ragazze non compresero subito il
significato di
quella frase, poi quando finalmente capirono scoppiarono in un
fortissimo
“EHHHHHHHHHHHH!!!!!”.
“E
questo è tutto” disse
Mizuko concludendo così il
racconto dei fatti avvenuti nei giorni precedenti. Il gruppo era
riunito nel
solito tavolo con al centro la piccola Mizuko, fatta eccezione per Mimi
e
Sheshe, che si trovavano su un tavolo distante al loro. Coco, Karen e
Noel le
guardavano con circospezione. “Io non mi fido di
loro” disse Karen. “Nemmeno io. Potrebbero
attaccarci
da un momento all’altro” continuò la
gemella. Mizuko sorseggiò un po’ di
tè dalla sua solita tazzina, poi gli disse “Non
preoccupatevi. Sono certa che non vi attaccheranno”
“E come fai ad esserne sicura?” domandò
Coco. La
piccina fece un sorrisetto e poi rispose
“Se-gre-to!”.
“Anche se ce lo assicuri tu, non possiamo fidarci
delle nostre più acerrime nemiche. In particolare
Sheshe” disse Karen
continuando a tenerle d’occhio. “In effetti quando
stavamo tornando a casa ha continuato a lanciarci occhiatacce per tutto
il
tempo” disse Lucia ripensando al viaggio fatto nei giorni
precedenti. A
quel punto Mizuko scoppiò a ridere “Ahahaha!!!
Siete
proprio delle bambine!! Non avete capito proprio niente”
disse
asciugandosi le lacrime uscitegli a causa di quella risata.
“Che hai da ridere?” domandò Hanon
estremamente
irritata da quel comportamento. In effetti nemmeno alle altre piacque
quel commento
e si sentirono tutte offese. Per scusarsi lo spiritello disse
“Scusa, scusa. Non sono riuscita a trattenermi. Comunque non
dovete preoccuparvi di lei. L’amore per sua sorella
è più forte di quanto possa
sembrare”. Nessuna delle sirene presenti capì il
significato di
quell’ultima frase. Poi la piccola si accorse di una cosa: da
un pezzo la più
giovane delle sirene fissava le sorelle sedute all’altro
tavolo. “Mi correggo. Forse non siete tutte delle
bambine” sussurrò
lo spiritello senza farsi sentire dai presenti. Subito dopo si
sentì un rumore
provenire dall’altro tavolo. Le sirene si voltarono per
vedere che cosa era
successo. Sheshe si era alzata. “Sembra che non siamo
le benvenute. Andiamocene sorellina” disse la rossa andando
con passo
deciso verso la porta. La sorellina rimase un po’ sorpresa da
quel gesto
improvviso, ma poi anche lei si alzò e la seguì
dicendo “Aspettami sorellina”. Le ragazze le
guardavano un po’ sorprese
e un po’ sollevate. Finalmente si sarebbero liberate di
quelle due streghe.
Avevano parlato troppo presto. Un muro d’acqua si
parò davanti a Sheshe
sbarrandogli la strada. “Mi dispiace ma non potete
andarvene” disse la piccola Mizuko creatrice di quello
sbarramento. La
rossa si voltò verso lo spiritello e le disse “Che
cosa
vuoi ancora? Lasciaci passare!”
“Elizabét
potrebbe attaccarci da un momento all’altro e separarci
potrebbe essere pericoloso.
Per il momento è meglio restare unite”
spiegò lo spiritello con voce
seria e risoluta. A quel punti intervenne Mimi che cercò di
persuadere la
sorella dicendogli “Sorellina, secondo me sarebbe
meglio dargli ascolto. Se davvero questa Elizabét
è potente come dice allora
sarebbe meglio stare insieme alle principesse sirene”. Le
ragazze la
guardavano sbigottite. Non credevano alle loro orecchie. A quel punto
Sheshe
strinse i pugni e disse “E va bene, resteremo qui”.
La decisione della rossa suscitò nelle sirene molto
più scalpore di ciò che
aveva detto la minore poco prima. L’unica che non sembrava
particolarmente
sorpresa era Seira. “Forse è questo quello che
intendeva dire Mizuko”.
Passarono
diverse ore da quando
le Black Beauty Sisters si unirono ufficialmente al gruppo.
Sfortunatamente
Nikora non poteva far occupare alle ragazze così tante
stanze, così si decise
che Karen e Noel avrebbero alloggiato nell’appartamento di
Rina, Coco nella
stanza di Hanon e Seira in quella di Lucia. Ovviamente le Black Beauty
Sisters
avrebbero avuto una stanza tutta per loro. Anche se Mizuko aveva
garantito per
loro, non se la sentiva di mettere le due sorelle in stanza con le
altre
ragazze, anche se erano abbastanza vicine.
Nella camera
201, la stanza di
Lucia, le due principesse avevano appena finito di sistemare i bagagli
della
nuova arrivata. “Finalmente abbiamo finito!”
esclamò Lucia lasciandosi cadere sul letto stanca morta.
“Grazie per avermi dato una mano con le valigie”
ringraziò
Seira sedendosi per terra. “Figurati”
rispose Lucia. Ci fu un attimo di silenzio. La prima a romperlo fu la
principessa arancione chiedendo all’amica “Senti
Lucia, posso farti una domanda?” “Certo,
chiedi pure” disse la bionda alzandosi dal letto e mettendosi
seduta sul
bordo. “Tu cosa ne pensi delle Black Beauty
Sisters?” domandò Seira. Lucia fu colta alla
sprovvista. “C-Cosa ne penso di loro? Beh, ecco... non mi
fido ancora
completamente di loro. Anche se Mizuko ci assicura che non avrebbero
causato
problemi non sono ancora del tutto convinta. Dopotutto fino a qualche
mese fa
erano le nostre più acerrime nemiche” disse la
principessa rosa
spiegando le sue ragioni. Seira però era pensierosa.
“Però
quella sensazione...” disse tra se e se a bassa voce.
“Hai detto qualcosa?” domandò Lucia che
l’aveva
sentita sussurrare qualcosa. “Eh? Ah... No, non è
niente. Lascia perdere” disse Seira cercando di rassicurare
l’amica. All’improvviso
un rumore attirò l’attenzione delle due ragazze.
Qualcuno aveva bussato alla
porta. Poi si sentì la voce di Nikora che diceva
“Ragazze,
è pronto. Venite a mangiare” “Arriviamo
subito!” disse Lucia. Poi si rivolse all’amica,
allungò la mano per
aiutarla ad alzarsi e le disse “Su, andiamo”.
Seira accettò l’aiuto e disse “Va
bene”.
Finito di
cenare le ragazze se ne
andarono nelle proprie camere, anche se non tutte volevano andarvi
subito. Poco
prima che Mimi entrò nella sua stanza insieme alla sorella,
una voce le fermò
dicendo “Senti Mimi, hai un minuto”. Le due
sorelle si voltarono verso la fonte di quella voce. Era Seira.
“Vorrei parlarti un attimo in privato”
continuò la
principessa. La minore si voltò verso la sorella, la quale
disse “Io vado a farmi un bagno”. Senza dire altro
entrò in
camera lasciandosi dietro la minore. Quest’ultima si
voltò verso l’altra
ragazze e le rispose con un semplice
“D’accordo”.
Mimi
seguì Seira fin nel cortile
sul retro dell’albergo. L’unica che le
notò fu Mizuko, la quale fece un
sorrisetto vittorioso. Le due si trovarono faccia a faccia. La prima a
parlare
fu Mimi. “Che cosa volevi?”. La principessa
fece un bel respiro, poi si fece coraggio e le chiese
“C’è
per caso qualcosa che ti preoccupa?”. Mimi rimase senza
parole. Come
faceva a saperlo? Ma soprattutto perché preoccuparsi di lei,
una delle persone
che gli aveva quasi rubato l’anima? Alla fine si decise a
rispondergli, ma con un'altra
domanda. “Come fai a saperlo?” “Vedi,
quando ero ancora all’interno di Mikeru sentivo
continuamente il tuo senso di angoscia. Così volevo sapere
che cosa ti era
successo” spiegò la sirena. La ragazza dai capelli
corti rimase un
attimo in silenzio, poi abbassò lo sguardo e disse
“...Capisco”
“E poi da quando sei arrivata qui sembri sempre
triste e sconsolata” continuò Seira. Mimi
alzò lo sguardo verso la
ragazza di fronte a lei e la guardò negl’occhi.
Per qualche strana ragione
sentiva che a lei poteva confidargli tutto, o forse il suo cuore non
riusciva
più a rimanere in silenzio.
“E
questo è tutto” disse Mimi finendo
di parlare.
Aveva raccontato di quando aveva erroneamente fatto amicizia con Lucia
e le
altre e di come scoprì la loro identità. Seira,
sentita quella storia, cambiò
completamente opinione della ragazza. “Quindi
quello che ti preoccupa è che prima o poi sia Sheshe che le
tue amiche ti
abbandonino, dico bene?” chiese la principessa esponendo la
sua teoria
riguardo il vero problema dell’altra ragazza.
“Già.
Mia sorella e le principesse si odiano a morte e non so mai da che
parte stare.
Se appoggio le mie amiche Sheshe potrebbe non rivolgermi più
la parola.
Viceversa se appoggiassi mia sorella verrei odiata da Lucia e le altre.
Non so
proprio cosa fare” disse Mimi esponendo per intero il suo
problema.
Seira ci pensò un po’ su, poi disse
“Secondo me non
dovresti preoccupartene più di tanto. Non penso che Sheshe
possa cominciare ad
odiarti da un momento all’altro. Per quanto riguarda le
ragazze puoi stare
tranquilla. Ci penserò io a mettere una buona parola per
te”. La ragazza
dai capelli azzurri guardò l’altra sbalordita. Non
riusciva a credere alle sue
orecchie. Che fosse questo il vero significato dell’amicizia?
Se ne rimase un
po’ in silenzio, poi disse “Grazie”. La
sirena fece un sorriso e le disse “Non
c’è di che”.
Alla fine di quella conversazione le due ragazze se ne tornarono ognuna
nella propria
stanza. Prima che vi entrassero, Mimi si voltò verso la
principessa e le disse “Buonanotte”. Seira di tutta
risposta gli disse
anche lei “Buonanotte”.
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Capitolo 6 *** Capitolo 6: Gli ultimi compagni ***
Capitolo
6: Gli
ultimi compagni
Il giorno
seguente, il gruppo si
riunì al solito tavolo. Questa volta Sheshe e Mimi si
sedettero insieme alle
sette sirene. “Adesso che cosa dobbiamo fare?”
domandò Lucia rivolgendosi allo spiritello. Mizuko
sorseggiò un po’ di tè, poi
le rispose dicendogli “Dobbiamo andare a recuperare
gli ultimi compagni” “Che cosa? Dobbiamo
farci un altro viaggio fino a chissà dove?” si
lamentò Hanon. “Non preoccuparti. Questa volta si
trovano molto vicini”
assicurò la piccola. “Allora perché non
ci siamo
andate subito?” chiese la principessa rosa. “Ho
preferito fare prima il lavoro più pesante, lasciandomi il
più facile per
ultimo” spiegò Mizuko. “Che cosa!? E a
noi
non hai pensato!?” sbottò Hanon ripensando al
lungo viaggio fatto nei
giorni precedenti. di tutta risposta lo spiritello si voltò
verso di lei e le
disse “Dimmi, chi è stata ad eseguire il rituale
di
teletrasporto forzato e chi invece se n’è stata
seduta a lamentarsi per tutto
il tempo?”. La sirena non sapeva come rispondergli. Mizuko,
dopo la
schiacciante vittoria, si voltò verso il resto del gruppo e
disse “Questo pomeriggio andremo in una fossa marina qui
vicino”
“Una fossa marina?” domandò Karen
“Ed è lì che si trovano le persone che
stiamo cercando?”.
La piccina scosse la testa e disse “Precisamente. In
più non dobbiamo nemmeno eseguire un rituale di evocazione.
Basterà trovarli e
il gioco è fatto” “Beh, sembra piuttosto
facile” disse Seira. Poi la principessa gialla si
voltò verso le Black Beauty
Sisters e disse “Se riceveremo un’altra sorpresa
del genere non penso che sarà
affatto facile”. La rossa, che se ne stava a braccia conserte
ad
ascoltare, si voltò verso Coco e le disse “Cosa
vorresti insinuare?” “Volevo solo dire che se
fossero di nuovo delle persone con cui abbiamo avuto a che fare in
passato
sarebbe difficile convincerli ad unirsi a noi” disse la
bionda con tono
quasi provocatorio. “Oltre che terribilmente
fastidioso”
sussurrò Hanon senza farsi sentire dalle due streghe. Sheshe
però sentì quel
commento sprezzante, ma fece finta di niente ingoiando un boccone
amaro. La
piccola Mizuko guardò quella scena e tirò un
sospiro. “Ahh...
Anche se ieri abbiamo vinto una battaglia è ancora lunga la
strada affinché
comincino ad andare d’accordo” disse lo spiritello
guardando le due
ragazze più piccole del gruppo. Poi, prima che cominciassero
ad azzuffarsi, la
piccola batté le mani per attirare l’attenzione di
tutti, poi disse “Va bene, adesso basta litigare. La riunione
è finita.
Adesso potete andare, ma ricordate che ci ritroveremo tutte qui alle 16
precise. Non voglio ritardatari”. Tutte la guardarono male.
Poi Karen si
fece avanti e disse “Scusa, ma chi ti credi di
essere. Il nostro capo forse?” “Certo che no.
Però essendo la più anziana del gruppo sono anche
la più saggia, e voi dovete
seguire le mie direttive” disse Mizuko piena di se.
“In altre parole saresti in nostro capo” disse
Rina.
Sheshe, anche lei alquanto irritata da quel suo comportamento, disse
“E se non facessimo ciò che ci dici?”.
La piccola fece
un sorrisetto e disse “Vi farò una bella doccia
ghiacciata”. La rossa sentendo ciò si mise a
ridere. “Ahah! E pensi forse di spaventarmi con le tue
ridicole
minacce?”. Appena finì di parlare una vera e
propria cascata d’acqua
gelata cadde in testa alla povera Sheshe. Se l’è
proprio cercata. “C-C-C-Che f-f-f-f-red-d-d-ddo!!”
esclamò la rossa tremando
come una foglia. “Sorellina! Aspetta che ti porto
qualcosa per ascugarti!” disse Mimi correndo in camera sua a
prendere un
accappatoio. “Qualcun altro ha qualcosa in
contrario?”
domandò la piccola e autoritaria Mizuko. Tutte le sirene
fecero il saluto
militare e dissero “No signore, signore!”. Lo
spiritello sorrise divertita, poi
stando al gioco disse “Bene. Adesso rompete le
righe!”.
Le ragazze
se ne andarono in
gruppo. L’unica che rimase indietro fu Seira. Lucia se ne
accorse e si avvicinò
all’amica dicendogli “Senti Seira, noi andiamo un
po’ al mare. Vuoi venire anche tu?”
“Certo!”
rispose la ragazza dai capelli arancioni. Intanto Mimi, che aveva
appena porto
l’accappatoio alla sorella, guardava le principesse
andarsene. “Vai anche tu” gli disse una voce. Si
voltò e con sua
grande sorpresa scoprì che era stata la sorella a parlare.
“Come?” chiese la minore “Ho
detto vai anche tu. Se le trascuri potresti perdere le tue amiche, no?
In
particolare la principessa dalla perla arancione” rispose la
maggiore.
Mimi rimase shockata. “Ma tu come fai a...?”
“Stupida. La nostra stanza si affaccia sul retro
dell’hotel, l’hai dimenticato?”. Ecco
spiegato il mistero. “Questo vuol dire che ieri sera hai
sentito tutto”
disse la ragazza dai capelli corti abbassando lo sguardo.
“Certo. E a proposito avrei una cosa da dirti”
disse
Sheshe con voce seria. Stette un po’ in silenzio, poi le
esclamò “Sei una stupida!”. Mimi
abbassò ancora di più lo
sguardo aspettandosi una sonora sgridata, ma... “Qualunque
scelta tu faccia non devi preoccuparti. Sarò sempre dalla
tua parte”
disse la sorella maggiore abbracciando la minore. Non poteva crederci.
Non
poteva credere che quella fosse veramente sua sorella. Poi
ripensò alle parole
di Seira. “Non penso che Sheshe possa cominciare ad
odiarti da un momento all’altro”. Forse era questo
quello che intendeva.
La abbracciò anche lei e le disse
“Grazie” “E di cosa scusa?”. Le
due si staccarono, poi la
maggiore disse “Adesso vai, altrimenti non riuscirai a
raggiungerle” “Si!” esclamò la
minore
correndo in direzione dell’ingresso. Sheshe guardò
la sorella finche questa non
sparì dalla sua vista. “Sei proprio una brava
sorella
maggiore” disse una voce alle sue spalle. Senza voltarsi la
rossa disse “Non sono affari tuoi”. Poi se ne
andò in camera sua
lasciando la piccola Mizuko da sola nella sala da pranzo.
“E’
questa la fossa
dove si trovano?”
domandò Karen. “Esattamente” rispose lo
spiritello. Le sirene guardarono per un po’
l’immensa voragine sottomarina. “Non so
perché, ma ha qualcosa di familiare” disse
Lucia cercando di ricordare dove avesse già visto quel
gorgo. “Anche a me” disse Hanon. Seira
guardò bene quel
fosso, poi disse “Io non ci trovo niente di
familiare” “Tu cosa ne pensi?” chiese
Mimi rivolgendosi alla sorellina. “A me non dice niente
di nuovo” rispose. “Quindi, escludendo Seira,
solo a noi principesse sirene questa voragine ricorda
qualcosa” disse
Rina. “Sembra proprio di si” confermò
Noel “Te Mizuko? Ti dice niente?”. La piccola
guardò il
gorgo per un po’, poi scosse la testa e disse “Mi
dispiace. Non mi viene in mente nulla”. Le sirene
continuarono a
pensarci su, ma a nessuna venne in mente niente. Alla fine Mizuko
irruppe nei
loro pensieri dicendogli “Beh, poco importa. Coraggio
andiamo!”. Detto ciò scese nella fossa con tutta
la comitiva. La
voragine era alquanto profonda e ci vollero un paio di minuti per
raggiungere
il fondale. Raggiunto il fondo la piccola Mizuko si fermò
insieme a tutto il
gruppo. “Adesso che si fa?” domandò
Coco. “Vediamo se mi ricordo bene. Allora, dobbiamo trovare
uno
squalo, una razza, una murena e un pesce palla. O forse era un pesce
pagliaccio?” disse la piccola cercando di ricordare. Le
ragazze la
guardarono confuse. “E perché dovremmo cercare
pesci
del genere?” domandò Rina. “Non ne ho
idea”
rispose. Gocciolone sulla testa delle sirene. “C-Come
non ne hai idea...” disse Lucia. “Guardate che
sto solo seguendo le istruzioni che mi ha lasciato Aqua
Regina” si
giustificò la piccola. “Cosa, la Regina di
Mari?” domandò
stupita Karen. “Si. E’ stata lei a dirmi di andare
al
Santuario del Mare e poi in questa fossa” spiegò
Mizuko. “Quindi è stata la Regina a scegliere le
Black Beauty
Sisters come nostre compagne” disse Seira.
“Precisamente.
Io non sapevo chi sarebbero state le vostre compagne, ma solo dove
potevo
trovarle” “Ma perché la Regina dei Mari
avrebbe scelto proprio noi?” domandò la minore
delle sorelle malvagie. “Già, me lo domando
anch’io” disse Hanon in una
maniera che fece alquanto irritare la maggiore. “A
proposito, secondo voi adesso dove si troverà la
Regina?” disse Lucia
rivolgendosi ad Hanon e Rina “Dopo che ci ha
coperto le spalle non si è più fatta
vedere” “Non
ne ho idea. Sarà sicuramente da qualche parte, non
preoccuparti” disse
Mizuko intromettendosi nel discorso “Adesso però
concentriamoci sulla nostra missione”. Le sirene cominciarono
a
guardarsi un po’ intorno, poi Hanon, rivolgendosi allo
spiritello, disse “Mizuko, abbiamo un problema” la
piccola si voltò
e chiese “E quale?” “Non
vediamo un palmo dal naso” spiegò molto
semplicemente Coco. “Cosa?” domandò
Mizuko. “Vedi,
siamo talmente in profondità che di luce ne arriva
pochissima e non si vede
niente” disse Noel. La piccina tirò un grosso
sospiro, poi disse “Capisco. Allora voi state ferme. Ci
penseremo io e le Black
Beauty Sisters” “Cosa le Black Beauty
Sisters?” domandò sorpresa Karen.
“Perché
voi riuscite a vederci?” chiese Seira. “Certo.
Dato che abbiamo sempre vissuto a grandi profondità
è naturale per noi riuscire
a vedere nell’oscurità”
spiegò la minore. “Beh,
almeno siete utili a qualcosa” disse Karen con una chiara
punta di
ironia. Sheshe strinse i pugni e ingoiò un altro boccone
amaro. Mizuko,
accortasi di ciò, decise di aiutare la rossa. “Hai
perfettamente ragione. Almeno servono a qualcosa” disse la
piccola
ripetendo ciò che aveva detto la principessa poco prima.
Hanon stava per fare
qualche commento del tipo ‘Visto? Anche uno spiritello del
genere dice che
siete inutili’, ma
venne preceduta dallo
spiritello che continuò il suo discorso dicendo “A
differenza vostra che non servite nemmeno a questo”. Quella
frase stupì
i presenti e fece arrabbiare non poco sei delle sette principesse
sirene. “Ma come ti permetti?” sbottò la
principessa dalla
perla blu. Poi, con grande sorpresa di tutti, intervenne Seira dicendo
“Ha ragione”. Le sirene rimasero senza parole.
“Perché invece di cercare di andare
d’accordo continuate
ad insultarle? Non dobbiamo essere una squadra?” disse la
più giovane
del gruppo cercando di far ragionare le amiche. Nessuna sapeva cosa
risponderle. Poi intervenne la piccola Mizuko rincarando la dose di
sensi di
colpa “Mi hai tolto le parole di bocca. Lei è la
più
piccola di tutte voi eppure si è dimostrata la
più matura di tutte. Cercate di
riflettere sul vostro comportamento mentre noi saremo via. Su,
andiamo”.
Detto ciò lo spiritello se ne andò seguita dalle
Black Beauty Sisters.
Ci vollero una
ventina di minuti
prima che tornassero con le quattro ‘prede’. Nel
frattempo il gruppo delle
sirene se ne stette completamente in silenzio. La prima ad accorgersi
del
ritorno delle tre fu Seira. “Eccole!”
esclamò la principessa arancione indicando davanti a lei. Le
sei sirene si
voltarono. Mizuko si avvicinò a loro seguita dalle sorelle e
quattro pesci
intrappolati in una specie di gabbia d’acqua. “Sarebbero
questi i quattro pesci che stavamo cercando?”
domandò Lucia. “Si” rispose lo
spiritello alzando mano all’altezza
del petto e facendo apparire un'altra sfera di luce come fece al
santuario. Questa
volta però le sue dimensioni erano molto più
ridotte. “Cos’è
quella sfera?” domandò Noel. La piccola se ne
stette un attimo in
silenzio, poi rispose dicendo “Ve lo dirò
più tardi”.
Allungò la manina che reggeva la sfera verso i pesci.
D’un tratto questa si
divise in quattro parti, ognuna delle quali si avvicinò ad
una delle ‘prede’
fino a sfiorarla. Appena ciò accadde cominciarono ad
illuminarsi e a mutare
forma. Cominciarono ad assomigliare sempre più a
degl’umani. La luce cominciò a
dissolversi, fino a scomparire del tutto. Alla fine il vero aspetto dei
quattro
pesci venne rivelato. Le sei sirene guardavano i nuovi arrivati con
grande
sorpresa e stupore. Anche le Black Beauty Sisters erano rimaste colpita
dal
trovarsi davanti proprio quelle persone. Erano le Dark Lovers.
“LE DARK LOVERS!?!?!?!?!?”
gridarono le sirene sorprese. “LE PRINCIPESSE
SIRENE!?!?!?!” risposero le
quattro fate. Intanto Seira e Mizuko si guardavano confuse.
“Si conoscono?”
pensarono le due ignare ragazze.
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Capitolo 7 *** Capitolo 7: Primo giorno di scuola ***
Capitolo
7: Primo
giorno di scuola
Passarono
diversi giorni da
quando le Dark Lovers si unirono, seppur a forza, al gruppo. Ebbene si,
anche
loro accettarono di collaborare con le loro più acerrime
nemiche. Ci volle un
po’, ma alla fine la piccola e persuasiva Mizuko
riuscì a convincerle. Fortunatamente
non ci furono obiezioni da parte delle sirene; la ramanzina dello
spiritello e
della principessa arancione le fece riflettere e capirono che se
volevano
veramente sconfiggere l’Apostolo del Male avrebbero dovuto
collaborare.
Era
lunedì 5 Aprile. Un giorno
molto importante per la maggior parte dei ragazzi giapponesi; infatti
per molti
oggi è il primo giorno di scuola. Se pur a fatica, la neo
studentessa Seira si
alzò dal suo futon svegliata dallo squillante suono della
sveglia posta sulla
scrivania. Con un tocco della mano la spense facendo cessare quel tanto
fastidioso quanto utile rumore. Aprì lentamente
gl’occhi appannati dal sonno e
guardò l’ora che indicava la sveglia: 7:03.
“Mi
devo svegliare” pensò la principessa. Si
stiracchiò un po’, poi aprì le
tende che coprivano la finestra illuminando quella stanza avvolta dalla
penombra. Si voltò alla sua sinistra in direzione
dell’unico letto della
stanza. “Dov’è Lucia?”
pensò vedendo che
l’amica non era a letto. “Che si sia già
alzata?”.
Non ci stette a pensare troppo. Andò davanti
all’armadio e si tolse il suo
pigiama arancione a tema floreale e lo cambiò con la sua
nuova divisa
scolastica. Era il classico completo alla marinara rosso e bianco,
decorato con
un grosso fiocco rosso sotto il colletto. La gonna era di quelle
pieghettate
anch’essa di colore rosso. I calzini invece erano bianchi e
gli arrivavano fino
alle ginocchia senza superarle. Al collo portava la sua inseparabile
collana a
forma di conchiglia arancione. Pronta per il suo primo giorno di
scuola, la
giovane Seira indossò le sue ciabatte e uscì
dalla stanza. Scese le scale e
corse subito in sala da pranzo. Ad attenderla c’erano Lucia e
Hanon, le quali
stavano già facendo colazione. “Buon giorno
ragazze!” disse la nuova arrivata andando incontro alle
amiche. “Buon
giorno” le risposero. Subito non lo notò, ma le
due principesse
indossavano
una divisa differente
dalla sua. Avevano una camicia bianca sovrastata da una elegante giacca
rossa
decorata con un fiocco ovviamente rosso. Sotto indossavano una gonna
scozzese
rossa e bianca. Dopo averle scrutate per bene si decise finalmente a
fare la
fatidica domanda: “Perché indossate delle uniformi
diverse?”. Lucia si grattò
la guancia un po’ imbarazzata, poi le rispose dicendogli
“Vedi, il fatto è che quest’anno noi
frequenteremo le
scuole superiori, quindi andremo in un'altra scuola”
“Ehhhh!?!?” esclamò Seira sia sorpresa
che delusa.
“Mi dispiace ma è così. Non puoi farci
niente”
disse Hanon dandogli una pacca sulla spalla per consolarla. Magra
consolazione.
“Guarda il lato positivo; almeno non sarai da sola.
Anche Mimi verrà a scuola con te” disse Lucia.
Seira si riprese ed
esclamò “Hai ragione! E poi oltre a Mimi
potrò
farmi anche un sacco di nuovi amici!” “Questo
è lo spirito giusto” disse la principessa blu.
Subito dopo si sentì il
rumore di qualcosa sbattere contro il tavolo. “Ecco
la colazione” disse una voce femminile estremamente seccata.
Le tre si
voltarono e videro Maria che porgeva ‘gentilmente’
un piatto al tavolo delle
tre sirene. Ad Hanon scappò un risolino vedendo la forte e
glaciale Maria col
grembiule che gli porgeva docilmente la colazione. Ebbene si; adesso
lei e
tutte le nuove arrivate lavoravano al Pure Pearl. Di certo Nikora non
le
avrebbe fatte alloggiare gratuitamente. Spirito elementare o no, se
volevano
restare dovevano lavorare: questa era la regola. La fata, accortasi di
ciò
disse “Hai qualcosa di dire?”. Hanon
cercò
di non scoppiare a ridere e disse “Scusa, scusa. Il
fatto è che...”. Alla fine cedette e
scoppiò in una fragorosa risata. “Ahahahahah!!!
Troppo divertente!!” esclamò la
principessa blu rotolandosi a terra dalle risate. Intanto a Maria
comparvero
due grosse vene pulsanti sulla fronte e degli affilatissimi dardi di
ghiaccio
tra le dita. Lucia, cercando di evitare la morte prematura
dell’amica, disse “Se volete scusarci adesso noi
andiamo”. Prese
Hanon per un braccio e se la trascinò via uscendo
dall’albergo. Seira, dopo
aver visto le due principesse sparire, si voltò verso la
fata, fece un inchino
e gli disse “Grazie per la colazione”. Maria
non disse niente. Alzò i tacchi e a testa alta se ne
tornò in cucina. Poco dopo
si sentirono dei passi provenire dalle scale. La sirene si
voltò e vide Mimi
che stava venendo dalla sua parte. Anche lei indossava
l’uniforme scolastica;
l’unica differenza era che lei indossava un paio di collant
nere e, invece
della collana a forma di conchiglia, portava un collarino nero. Era
veramente
carina. La nuova arrivata si sentiva un po’ in imbarazzo; era
la prima volta
che indossava abiti del genere e se ne vergognava un po’.
Arrivata davanti a
Seira le chiese “Come sto?”. Senza pensarci
due volte la sirena le rispose “Stai benissimo. Sei
veramente carina” “C-Carina...?”
domandò
la ragazza visibilmente imbarazzata. La principessa fece un cenno con
la testa
e chiese “Senti, facciamo colazione insieme?”
“...Va bene”.
Finita la
colazione, le due
ragazze si misero i mocassini marroni e cominciarono ad incamminarsi
verso la loro
nuova scuola. Nel tragitto parlarono di diverse cose, tra cui come
sarebbero
stati i loro nuovi compagni di classe e gl’insegnanti, o di
cosa avrebbero
dovuto fare una volta arrivate a scuola. Gli ci vollero una ventina di
minuti
per raggiungere l’edificio scolastico. La prima cosa che
fecero fu andare a
vedere in che classe erano state smistate, sperando di essere nella
stessa
classe. “Vediamo. Yugurime, Yugurime... Eccomi,
Yugurime Seira!” esclamò indicando il suo nome
scritto sul tabellone.
Poi si voltò verso l’altra ragazza e gli disse
“Io
sono nella 1-C. Tu in che classe sei?”. Mimi stava ancora
cercando il
suo nome. “Ecco... Trovato! Fukari Mimi!”
“Allora? In che classe sei?” chiese Seira
incrociando le dita. “1-C” rispose. La principessa
esultò “Evviva!! Siamo nella stessa
classe!!”.
Le due
ragazze si incamminarono
verso la loro classe. Quest’ultima si trovava ovviamente al
primo piano, come
da consuetudine nelle scuole giapponesi. Nella classe c’erano
trenta banchi,
quasi tutti occupati. Cercarono dei posti liberi vicini. Ne trovarono
due nella
penultima fila vicino alla finestra. La prima a sedersi fu Seira. Aveva
conquistato il banco vicino alla finestra, mentre Mimi quello subito a
fianco. La
ragazza dai capelli corti si guardò un po’
intorno. Era visibilmente nervosa.
Appena la principessa sirena se ne accorse gli si avvicinò
dicendogli “Non preoccuparti. Non c’è
nulla di cui essere nervosi”.
Facile a dirsi. Ad un tratto la campanella suonò. Le lezioni
stavano per
cominciare.
“Accidenti!”
esclamò sotto voce Seira. L’amica si
voltò verso di lei e le chiese
“Cos’è successo?”
“Mi
sono dimenticata di portare l’astuccio. Adesso non so come
scrivere”
spiegò la ragazza. Gocciolone sulla tesa di Mimi.
“Sei
davvero sbadata. Tieni” disse una voce davanti a loro. Le due
si
girarono. Era il ragazzo che sedeva davanti a Seira. Aveva i capelli
neri,
sistemati in un taglio corto che si lasciava sfuggire qualche ciocca
sul viso e
in particolare sull’occhio sinistro. I suoi occhi erano
quelli tipici di un
giapponese, ma avevano qualcosa di insolito: erano azzurri, come il
limpido e
calmo oceano. Ovviamente indossava la divisa maschile, che comprendeva
una
camicia bianca e un paio di pantaloni lineari color blu marino. Gli
stava
porgendo una Bic nera. La principessa scosse la testa dicendo
“Mi dispiace non posso accettare. Altrimenti come farai a
prendere appunti” “Non ti preoccupare. Ne ho
un altra” gli disse il ragazzo. Seira era indecisa
sull’accettare o non
accettare. “Che faccio? Se accettassi potrei fare
la figura della ragazzina imbranata che ha sempre bisogno di una mano.
Però se
non prendo appunti poi non riuscirò a studiare. Cosa devo
fare?”. Un
rumore interruppe il suo monologo. Una mano aveva appena poggiato la
Bic nera
sul banco dell’indecisa ragazza. Seira seguì la
mano fino a raggiungerene il
proprietario. Era Mimi. “Visto che non ti decidi a
prenderla l’ho fatto io per te” spiegò
l’amica. Poi si voltò verso il
ragazzo. Gocciolone d’imbarazzo sulla sua testa.
“Grazie
e scusa” disse la principessa sirena. “E di
cosa?” chiese il ragazzo. “Allora
grazie...”.
Si accorse di una cosa: non sapeva ancora il suo nome. Senza che
nemmeno glielo
chiedesse lui gli rispose “Nakagawa. Nakagawa
Keichi” “Io sono Yugurime Seira. Piacere.
Lei invece è la mia amica Fukari Mimi” disse Seira
presentando sia lei
che la sua vicina di banco. “Piacere” disse
Mimi facendo un cenno con la mano. “Che cognomi
strani che avete” disse Keichi incuriosito.
“Perché
non ti piacciono?” domandò la ragazza dietro di
lui “No, più che altro sono molto... come dire...
inusuali”
disse il ragazzo cercando di non essere maleducato. Intervenne Mimi
dicendo “In
effetti hai ragione. Il mio significa Luce degli Abissi”
“Il mio invece
Principessa del Crepuscolo” spiegò Seira.
All’improvviso una voce forte e
autoritaria irruppe nella loro conversazione. “Vuoi
continuare tu Yuguremi?”
disse la professoressa con voce palesemente irritata. La ragazza si
alzò in
piedi per rispondere, ma andò nel pallone e
cominciò a dire cose senza senso “Ah, ecco...
vediamo...”. Poi intervenne la voce
della salvezza. “Pagina 9, riga 31”
bisbigliò il ragazzo davanti a lei. “Pagina 9,
riga
31!!” ripeté Seira ad alta voce. Gocciolone sulla
testa della
principessa. Mimi e Keichi si sbatterono una mano sulla faccia.
“Che imbranata”
dissero i due in coro. Intanto le guancie di Seira erano diventate
color
scarlatto per la figuraccia appena fatta. “Mi fa piacere che
tu sappia dove
siamo” disse l’insegnate con una punta
d’ironia mal celata “Però mi farebbe
ancora più piacere se seguissi le mie lezioni”
“...Mi
scusi” disse Seira sedendosi al proprio posto.
Al
termine delle lezioni gli studenti se ne tornarono ognuno a casa
propria. Prima di uscire dalla classe, però, Seira voleva
fare un'altra cosa. Si avvicinò a Keichi e gli disse
“Senti Nakagawa” “Chiamami pure
Keichi” disse lui accordandogli il permesso di chiamarlo per
nome. “Ok allora. Senti Keichi ti andrebbe di fare la strada
per tornare a casa insieme a noi?”
domandò la principessa sirena. “Mi
dispiace, ma oggi devo andare al lavoro” gli rispose il
ragazzo. “Davvero tu lavori?” chiese Seira
sorpresa. “Si” rispose lui. “E che tipo
di lavoro fai?” domandò curiosa la ragazza. Il
ragazzo ci pensò un po’ su, poi rispose
“Lavoro come Assistente di un Ricercatore”. Intanto
Mimi si avvicinò ai due. “Davvero?
Dev’essere interessante. E che cosa studiate?”.
Keichi ci pensò di nuovo su poi disse “Serpenti.
Serpenti velenosi”. La ragazza dai capelli corti si intromise
nella conversazione e rapida gli chiese “Che genere di
serpenti?”. Non sapeva come rispondere. Poi guardò
l’ora sul suo cellulare ed esclamò
“Accidenti, com’è tardi! Scusate ma devo
scappare, ciao!”. Detto ciò corse subito via come
un fulmine. Le due ragazze lo guardarono andar via. “Peccato.
Speravo che tornasse a casa con noi” disse la principessa
sirena delusa. Mimi non disse niente. Si limitò a fissare la
porta dal quale era uscito il ragazzo. “Spero solo di
sbagliarmi” disse la strega prendendo la cartella dal banco.
L’amica la guardò confusa e gli chiese
“Cosa vuoi dire?” “Niente. Fa finta che
non abbia detto niente” gli rispose incamminandosi verso
l’uscita. Poi si voltò indietro e rivolgendosi a
Seira disse “Andiamo?” “Si”
rispose lei raggiungendola.
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