Mermaid Melody Pichi Pichi Pitch: Hikari to Yami

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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1: Notte di lacrime ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2: Elizabét, l'Apostolo del Male ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3: La leggenda di Elizabét e le due Regine ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4: Il Santuario del Mare ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5: Nuovi arrivi ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6: Gli ultimi compagni ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7: Primo giorno di scuola ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1: Notte di lacrime ***


Capitolo 1: Notte di lacrime

 

 

Era tardi. Molto tardi. A quell’ora gli ingenui ma puri bambini erano già andati a letto, mentre gli adulti erano già immersi nel loro mondo fatto di divertimento selvaggio e perversione. Anche al Pure Pearl le luci erano ancora accese, ma non per far baldoria o roba del genere. Tre ragazze, un pinguino e due donne erano sedute intorno ad un tavolo. L’umore non era certo dei migliori e il picchiettio della pioggia che batteva sulle ampie vetrate della stanza non lo migliorava di certo.

“Allora è deciso. Domani mattina partiremo per tornare nei nostri regni” disse Nikora tenendo le braccia incrociate. Nessuna delle tre ragazze disse niente. Hanon e Lucia avevano le facce cupe, ingrigite da quella tanto terribile quanto inaspettata notizia. Rina, la più matura delle tre, invece, se ne stava in silenzio. La sua espressione rispecchiava perfettamente il suo carattere: forte, decisa e sicura di se. Dopo vari secondi di quel effimero silenzio spezzato solo dal tintinnio della pioggia, un rumore lo ruppe completamente. Rina si alzò. “Io vado” disse semplicemente andando in direzione dell’ingresso. “Dove stai andando?” gli domandò il pinguino con la sua vocina acuta che ricordava vagamente quella di un bambino. “Vado a casa a preparare i bagagli. Domani partiamo, no?” gli rispose la ragazza dai lunghi capelli verdi. Nikora annuì e poi disse “Saggia decisione. Anche voi due dovreste andare in camera vostra a prepararvi”. “Ma... ecco... è una decisione troppo improvvisa... Insomma, dobbiamo avvertire i nostri ragazzi e i nostri amici. La scuola è finita solo oggi” disse impacciatamente Lucia cercando di far cambiare idea alle due donne. “Questo è vero. La decisione di tornarcene a casa è stata molto improvvisa, e sicuramente sarebbe giusto avvertire i vostri amici della vostra partenza. Ma prova un attimo a rifletterci. Kaito sa che sei una sirena, quindi non ci sono problemi... ma come pensi che la prenderanno gl’altri quando sapranno che dovrete partire per un viaggio improvviso e che forse non vi rivedrete mai più?” gli domandò la vecchia e saggia Takie. Lucia ammutolì. Aveva ragione. Avevano ragione. Per Rina e Hanon un addio sarebbe stato troppo doloroso da sopportare. Rina l’aveva capito ed era già mentalmente pronta per un addio. Ma Hanon...

La bionda si voltò verso l’amica. Sembrava che non avesse ancora compreso appieno il significato di quelle parole. Fissava il tavolo con occhi vuoti. “Ha-Hanon...” disse Lucia incerta su cosa dire. Poi vide Hanon muovere le labbra, ma dalla sua bocca si sentivano uscire solo dei debolissimi suoni. “...parto”. Questa volta dalla sua bocca uscirono delle parole più comprensibili, ma ancora troppo deboli perché qualcuno riuscisse a capirle. “Non parto”. Adesso Lucia era riuscita a comprendere quelle effimere parole. Hippo si avvicinò goffamente alla ragazza e ingenuamente gli chiese “Cos’hai detto scusa? Non ho sentito”. Alla fine si alzò di scatto dalla sedia, per poi scoppiare definitivamente con “HO DETTO CHE NON PARTO!!!!”. La potenza di quell’urlo fece sobbalzare tutti i presenti e cadere all’indietro il povero Hippo. Mentre erano ancora tutti un po’ frastornati, la principessa sirena dalla perla blu fece uno scatto improvviso in direzione della porta. Lucia fu la prima a riprendersi. “Hanon fermati!” esclamò Lucia voltandosi verso l’amica.

La fuga di Hanon venne però interrotta da Rina che l’aveva prontamente presa per un braccio. “Dove pensi di andare?” disse freddamente Rina. “Lasciami andare!!” urlò Hanon cercando con tutte le sue forze di liberarsi dalla stretta dell’amica. “Ti ho chiesto dove pensi di andare” ripeté la principessa verde. “Da Shirai che domande!!” “E’ meglio che non ci vai. Ora come ora faresti del male sia a lui che a te stessa” “E tu che ne sai!! Cosa ne sai di noi due!! Cosa ne sai di cosa prova Shirai per me!!! Cosa ne sai di cosa provo IO per lui!!!” gli rispose con voga la ragazza dai capelli blu evidenziando molto l’ultima frase. Rina mollò la presa. All’improvviso un forte rumore sovrastò quello della voce disperata e capricciosa di Hanon, fermandola del tutto. Era il suono di uno schiaffo, e anche bello forte. Nikora e Madame Takie si erano alzate di scatto, preoccupate che quel gesto potesse essere l’inizio di una furiosa lite.

Ancora incredule, Hanon si portò una mano sulla guancia diventata rossa per il colpo ricevuto. “E tu cosa ne sai di Shirai?” disse Rina “Pensi davvero che basti andare da lui per risolvere il problema?”. Hanon ammutolì e abbassò lo sguardo. “Noi siamo delle principesse sirene e abbiamo dei doveri. Il nostro tempo sulla terra è scaduto. Innamorarci è stato il nostro più grande errore”. Sentire quelle parole fece ribollire il sangue ad Hanon. Alzò di scatto lo sguardo per rispondergli, ma appena i suoi occhi si incrociarono con quelli della principessa verde vide qualcosa che non si sarebbe mai aspettata: Rina che piangeva. In quel momento si rese conto che non era la sola che avrebbe detto per sempre addio alla sua dolce metà. Anche se non lo dava a vedere soffriva, e parecchio. La vista di una delle sue migliori amiche mentre piangeva lacrime d’amore fece scattare qualcosa in lei.

Lentamente si avvicinò a Rina. Arrivata davanti a lei, con grande sorpresa di tutti, la abbracciò. Con voce quasi materna disse “Su, non piangere. Dov’è finita la Rina forte e sempre sicura di se?”.

Quel gesto inaspettato fece rimanere tutti senza parole, in particolare Rina. Nessuno si sarebbe mai aspettato un gesto del genere da una ragazzina capricciosa ed egoista come lei. Alla fine, rassegnata, la principessa dalla perla verde rispose a quell’abbraccio con un altro abbraccio. Fece un sorrisetto e poi disse “Cos’è, ora sei diventata una maestra di vita?” “No. Sono solo una tua amica” rispose anche lei in lacrime. Piansero l’una sulla spalla dell’altra come delle vere amiche.

Tutti guardarono quella scena con commozione. Madame Takie si voltò verso la finestra e guardò verso il mare in tempesta con un sorrisetto sulle labbra. “Stanno proprio crescendo” pensò tra se e se.

 

 

Ormai il sole era sorto, e con lui anche la partenza delle sirene. Si erano ritrovate tutte davanti al Pure Pearl alle 6:00 del mattino, come prestabilito la notte prima. “Eccomi!! Scusate il ritardo!!” disse Lucia uscendo di corsa dall’albergo. “Era ora, finalmente! Stavo proprio per venirti a prendere per le orecchie” disse Hanon visibilmente contrariata. “Scusami. Non ho sentito la sveglia e così mi sono svegliata tardi” spiegò la bionda congiungendo le mani per scusarsi. “Fa lo stesso. L’importante è che adesso possiamo partire” disse Nikora avvicinandosi alle due. Tutti si voltarono verso il Pure Pearl guardandolo con nostalgia. Le tre ragazze in particolare si erano perse nei loro ricordi. Le loro avventure, le loro amicizie, i loro amori...

“Su ragazze, è ora di andare” disse il piccolo Hippo interrompendo il loro sguazzare nei ricordi.

 

 

Erano passati una ventina di minuti da quando si erano tuffati in mare ed erano partite per tornare a casa. Nessuna aveva detto niente. Ogni tanto Lucia e Hanon si voltavano indietro ripensando alla loro vita sulla terra, ma Rina, con un colpo di tosse, le riportava alla dura realtà.

Ad un tratto Madame Takie si fermò e voltò il suo sguardo verso l’alto. Rina si accorse di ciò e chiese “Che succede Madame Takie? Qualcosa non va?”. Tutti si fermarono e si girarono a guardare l’anziana veggente. “Sta arrivando qualcuno. Qualcuno di molto potente” rispose. “Che cosa? E chi scusa?” domandò Nikora preoccupata nel vedere la vecchia fata tremare come una foglia. Non fece nemmeno in tempo a rispondergli che una luce abbagliante avvolse completamente il gruppo. Appena riaprirono gl’occhi si ritrovarono tutti stesi sul fondale marino. “Ma cosa...?” disse Hanon guardandosi attorno. Erano circondati da un alto muro d’acqua. Quella luce abbagliante aveva creato un enorme voragine nel mare, e loro erano al centro esatto di questa voragine. Le quattro sirene ritornarono tutte nella loro forma umana.


“Sembra che io sia riuscita a prendere tre principessine”

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Capitolo 2
*** Capitolo 2: Elizabét, l'Apostolo del Male ***


Capitolo 2: Elizabét, l’Apostolo del Male

 

 

“Sembra che io sia riuscita a prendere tre principessine”

Una voce tetra riecheggiava in quella fossa innaturale. Le quattro sirene e il pinguino si guardavano attorno per cercare di capire da dove arrivava quella voce minacciosa. “Chi sei!? Fatti vedere!!” gridò Hanon “Cos’è, per caso hai paura di noi?” disse provocatoriamente Rina nel tentativo di far uscire allo scoperto l’autore di quell’attentato. Ma l’unica cosa che ottenne fu una forte risata. “Ahahaha!!! Le bambine vogliono fare le dure, eh” disse una voce femminile provenire da sopra le loro teste. Istintivamente si voltarono verso la fonte di quella voce e la videro. Una donna sospesa per aria. Aveva dei lunghissimi capelli neri come la pece e gl’occhi rossi come il sangue. La pelle chiara, quasi bianca, sovrastata da un lungo abito nero senza maniche. Era tanto bella quanto terrificante.

“Chi sei e che cosa vuoi da noi?” domandò Lucia. La donna, ironicamente, rispose “Oh, che scortese che sono. Non mi sono ancora presentata. Il mio nome è Elizabét”. Sentendo quel nome Madame Takie fece un passo indietro terrorizzata. “No-Non è possibile. E-Elizabét? Qu-Quella Elizabét?” domandò la veggente impietrita dalla paura. “Sono sorpresa che una di voi mi riconosca. Si, sono proprio io” rispose la donna. Nikora si voltò verso l’anziana fata e le chiese “E chi sarebbe questa Elizabét?”. Con la voce storpiata dalla paura, Madame Takie disse “Lady Elizabét, anche conosciuta come L’Apostolo del Male. Secondo le leggende più antiche era una potentissima strega che in passato aveva cercato di distruggere il mondo”. “Che cosa? Non ho mai sentito una storia del genere” disse Lucia. “Questo perché è successo parecchi millenni fa, ancora prima dell’avvento dell’uomo sulla terra” rispose l’anziana fata. “Cosa? Quindi quella bellissima donna avrebbe più di 200 000 anni?” disse ironicamente Hanon. “C’è poco da scherzare. Se è così potente come dice Madame Takie allora siamo davvero nei guai” disse Rina mettendosi in posizione di difesa. “Non abbiamo di che preoccuparci! Con le nostre canzoni abbiamo sconfitto sia Gaito che Mikeru! Siamo molto più forti di lei!” disse Lucia incitando le amiche al contrattacco. Di tutta risposta Elizabét scoppiò in una grossa risata “Ahahahahah! Ora che ci penso devo ringraziarvi. Avete svolto davvero un ottimo lavoro eliminando definitivamente alcuni delle mie più grandi spine nel fianco”. Quelle parole fecero sobbalzare le tre principesse. “Cosa vorresti dire?” chiese Hanon. “La tribù dei Pantarassa, la stirpe degl’Angeli e il clan Fukari. Sono tutti famiglie che in passato mi crearono un sacco di problemi. Ma grazie al vostro aiuto siete riusciti a eliminarle tutte” disse la donna dai capelli d’ebano. “Quindi ci stai dicendo che se non avessimo sconfitto Gaito e Mikeru non ti saresti nemmeno fatta vedere?” disse Rina. “Non fraintendermi. La loro scomparsa mi rende solo le cose più semplici, tutto qui” rispose Elizabét “Adesso però basta con le chiacchiere. E’ ora di porre fine alle vostre miserabili vite”.

Le tre principesse si guardarono. “Ragazze...” disse Lucia. “Si!” gli risposero Hanon e Rina facendo cenno con la testa.

 

“Pink Pearl Voice!”

“Mizuiro Pearl Voice!”

“Green Pearl Voice!”

 

Le ragazze si trasformarono e impugnarono i loro microfoni. Adesso erano pronte per la battaglia.

“Pichi Pichi Voice, the live start!”

 

Arashi no umi ni utarete makesou na ima wo 

Furiharae ai wo mitsumete kono mune ni

 

Tachiagaru yo nando demo yakusoku no tame ni 

Shakunetsu no raito wo abite shibuki ga mau

 

Taiyou yori mo atsuku atsuku atsuku 

Utagoe wa motto takaku takaku takaku 

Ima koso, ima koso

 

Hageshii kodou afuredasu ai no MELODY 

Takanaru kodou shinjitsu wa tatta hitotsu 

Kumori no nai kagami ni utsushite 

Tsutawaru kodou wakiagaru ai no chikara 

Soshite umareru atsui pafekuto hamoni

 

(KODOU ~Perfect harmony~)

 

“Robu Shawa Picchi! Ankoru wai ka ga?”

Finita la canzone le principesse alzarono lo sguardo verso Elizabét. “Avete finito con queste stupidaggini?” domandò la strega leggermente annoiata. La canzone non aveva sorbito alcun effetto su di lei. “Non è possibile! La nostra canzone non ha avuto alcun effetto su di lei!!” esclamò Hanon sorpresa. “Forse dobbiamo esserci tutte e sette per poterla sconfiggere” disse Rina. “Ahahah!! Pensate davvero che voi pesciolini possiate battermi così facilmente?” disse la donna “Mi dispiace darvi questa brutta notizia, ma voi sirene non avete la forza necessaria per sconfiggermi. Beh, non importa perché tanto morirete qui”. Dopo aver detto quelle parole allungò la mano destra verso l’alto. Dal palmo della sua mano si formò una piccola fiamma nera e a poco a poco questa si allungava. Alla fine prese la forma e le dimensioni di una lancia. Una pericolosa lancia fatta di fuoco nero. “Allora, chi sarà la prima a lasciare questo mondo?” disse guardando le avversarie una ad una. Alla fine il suo sguardo si fermò sulla principessa dalla perla verde. “Ho deciso. Dato che prima sei stata tanto sfrontata sarai la prima a morire!”. Detto ciò puntò la lancia nella direzione di Rina e infine la lanciò. Rina, impaurita chiuse gl’occhi. All’improvviso una luce calda e abbagliante fece scudo al gruppo.

“State bene mie principesse sirene?”

Le sirene alzarono lo sguardo in direzione di quella luce. “Aqua Regina!” esclamarono in coro le sirene e il pinguino. “Finalmente è arrivata!” disse Lucia contenta di vedere la loro salvatrice. “Adesso che è arrivata Aqua Regina abbiamo la vittoria in pugno!” esclamò Hanon facendo segno di vittoria. Poi si accorsero di una cosa. C’era una macchia nera sul candido vestito della regina. La lancia di Elizabét aveva trafitto la loro salvatrice. Ancora incredule, le principesse fissarono la loro regina mentre il suo bianco vestito si tingeva di rosso. “Quindi tu saresti la nuova Regina dei Sette Mari” disse la strega rivolgendosi alla regina. Respirava a fatica, ma era ancora in grado di parlare. “Tu... devi essere... Lady Elizabét...... l’Apostolo... del... Male... ” “Ma che onore. Essere riconosciuta dalla Guardiana dell’Acqua” rispose ironicamente Elizabét. “Avevamo... predetto... il tuo... arrivo...” “Tsk! Quindi tutti e quattro i Guardiani sanno del mio arrivo. Beh, poco importa. Intanto non riuscirete comunque a sconfiggermi” “Mi dispiace per te, ma... non riuscirai a... vincere...”. Sentite quelle parole la donna dai capelli neri scoppiò un'altra volta in una grossa risata “Ahahahah!! E pensi di potermi spaventare con le tue ridicole minacce? E sentiamo che cosa ti fa credere che perderò un’altra volta? Questa volta non ci sono nemmeno le due regine a proteggervi”. Aqua Regina fece un sorrisetto forzato e disse “E’ una mia certezza. Sono sicura che queste ragazze ti sconfiggeranno”. Un'altra risata. Finito di ridere la strega tornò seria “Adesso basta con queste stronzate. Finiamola una volta per tutte”. Allungò le braccia verso l’esterno e fece apparire due palle di fuoco nero sui palmi delle mani, e infine le lanciò. Intanto Aqua, con le poche forze che gli rimanevano tirò fuori una grossa sfera di cristallo. Sembrava che al suo interno ci fosse dell’acqua. “Che cosa!?” esclamò sorpresa Elizabét. D’un tratto un muro d’acqua si parò dinanzi alla regina e gli fece da scudo. Poi delle specie di catene d’acqua bloccarono completamente la donna. “Accidenti!!” esclamò Elizabét. Mentre la strega era intenta a liberarsi da quelle catene, Aqua Regina si voltò verso le tre principesse e si avvicinò lentamente a loro. “Aqua Regina!!” disse Lucia piangendo. Anche Hanon e Rina stavano piangendo vedendo la loro amata regina che a stento riusciva a parlare. “Tenete...” disse la regina porgendo la sfera blu a Lucia. La principessa si asciugò le lacrime e prese la sfera un po’ incerta. “Adesso scappate... io vi coprirò...” disse Aqua. “Ma cosa dice!? Non possiamo abbandonarla!!” esclamò Hanon. “Se rimarrete qui vi ucciderà di sicuro... E se ciò dovesse accadere... le poche speranze che abbiamo di sconfiggerla spariranno del tutto...” spiegò la regina allontanandosi lentamente dalle tre sirene. “Ma...” cominciò Lucia, che però venne subito interrotta da Nikora. “Facciamo come ci dice” disse la sirena più matura. “Nikora....” “Ha ragione Nikora. La regina ha riposto in noi tutte le sue speranze e così dobbiamo fare anche noi” disse Hippo cercando di convincere le tre sirene ad andarsene. Lucia rimase un attimo in silenzio. Poi si voltò verso Aqua Regina e con voce seria gli disse “Ce ne andremo solo se ci assicura che tornerà da noi”. La regina rimase sorpresa da quella frase. Guardò anche Rina e Hanon. Anche loro erano d’accordo con quello che aveva appena detto l’amica. Fece un sorriso e disse “Siete davvero delle brave ragazze... Ve lo prometto... tornerò sicuramente da voi...” “E’ una promessa?” “Si...”. Con la promessa della regina le tre principesse si tranquillizzarono. “Adesso però scappate” disse Aqua Regina.

Il gruppo fece dietrofront e ripercorse a tutta velocità lo stesso percorso che avevano fatto una decina di minuti prima. Intanto Aqua era rimasta sola con Elizabét, la quale con un urlo spaventoso si liberò dalle catene d’acqua. “Adesso siamo rimaste solo noi due” disse la regina con voce pacata. Le unghie di Elizabét si allungarono e divennero delle affilatissime lame. “Preparati a morire!!” esclamò la nera facendo uno scatto in direzione della regina.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3: La leggenda di Elizabét e le due Regine ***


Capitolo 3: La leggenda di Elizabét e le due Regine

 

 

Dopo una nuotata a tutta velocità, il gruppo arrivò sano e salvo al Pure Pearl. Erano tutti senza fiato.

Nikora, ansimando, disse “Sembra che... in qualche modo... c’è l’abbiamo fatta...” “Accidenti... Sono troppo vecchia... per certe cose...” disse Madame Takie, che ovviamente era la più stanca di tutte. Hanon si mise con la schiena contro il muro e si lasciò lentamente scivolare a terra dalla stanchezza. Una volta a terra chiese “Secondo voi la regina starà bene?”. Lucia sentite quelle parole di sfiducia si arrabbiò e disse “Ma che cosa stai dicendo. Certo che sta bene. Ce l’ha promesso” “Lo spero proprio...” disse Hippo steso a pancia per aria.

Dopo essersi ripresi, il gruppo si riunì su di un tavolo della sala da pranzo, lo stesso della notte precedente. Al centro del tavolo c’era quella strana sfera di cristallo che la regina aveva affidato alle tre sirene. “Mi chiedo a che cosa serva questa sfera” si domandò Hanon cominciano a toccarla ripetutamente con l’indice. Madame Takie gli rispose “Non ne ho idea, ma di sicuro al suo interno c’è qualcosa di molto potente” “E come facciamo a farlo uscire?” domandò Rina. La veggente si pensò su un attimo. “Mmm... Non saprei. Non ho mai visto un oggetto del genere” “Forse chiamando ciò che c’è al suo interno uscirà fuori” disse Lucia proponendo la prima soluzione che gli era venuta in mente. Tutti la guardavano con aria di sufficienza “Beh, ecco... può essere una soluzione, no?” disse Lucia. La principessa verde sospirò e poi disse “Beh, tentar non nuoce”. Così Hanon si avvicinò alla sfera e bussò contro il vetro. “Ehi... c’è nessuno?”. Nessuna risposta. Poi però si accorse di un lieve rumorino provenire dalla sfera. Sembrava qualcuno che russava. A quel punto la ragazza dai capelli blu fece un bel respiro e, a pieni polmoni, gridò “SVEGLIAAAAAAA!!!!!!”. I presenti caddero tutti dalla loro sedia spinti giù dalla potenza di quell’urlo. “Ma che diavolo combini!!” sbottò il pinguino con la sua vocina.

“Accidenti, che maleducazione. Svegliare così uno spirito mentre dorme...” disse una vocina provenire dalla sfera. Tutti si voltarono verso la fonte di quella voce e videro qualcosa uscire dalla sfera. “Buongiorno a tutti!!” disse allegramente quell’esserino appena unitosi al gruppo. Tutti la fissavano. Era una specie di bambolina. Aveva i capelli lunghi fino alle spalle di un colore blu oceano e gl’occhi del medesimo colore. La pelle era chiara, ma non troppo ed era sovrastata da un abitino celeste a maniche corte pieno di pizzi e merletti, e con un fiocchettino azzurro in testa. Hanon si avvicinò a lei e le disse “E tu chi saresti scusa?”. La piccolina, indispettita da quel comportamento, disse “Che maleducata che sei!”, poi si mise in posa e con orgoglio disse “Forse non lo sembro, ma sono uno dei quattro antichi spiriti elementari. Sono Mizuko, lo spirito dell’acqua” “Ahhh... Quindi questa specie di pupazzo sarebbe uno spirito” disse la principessa blu cominciando a toccarle ripetutamente la testa. Mizuko, alquanto irritata da quel comportamento, che reputava offensivo, sputò letteralmente un grande getto d’acqua, come se fosse un idrante, che  travolse Hanon e allagò completamente la sala da pranzo. “Ma noi che centriamo?” disse Lucia che a causa dell’onda aveva assunto le sue sembianze da sirena.

Dopo aver ripulito tutta la stanza, si risedettero tutti al tavolo, la centro del quale c’era seduta la piccola Mizuko, ancora indispettita dal comportamento di della principessa dalla perla blu. Per cercare di calmarla Nikora gli portò una tazzina di tè. “Ecco” disse la donna porgendo gentilmente la tazzina davanti a Mizuko. “Molte grazie” disse la piccola prendendo la tazzina e cominciando a sorseggiare il suo tè. “Ti prego di perdonare la scortesia della mia amica” disse Rina “Non penso che debba essere tu a scusarti, comunque la perdono” disse la piccola prima di sorseggiare un altro po’ di tè. Finito di bere il suo tè, Mizuko disse “Allora, passiamo ai fatti” si alzò in piedi e facendo un inchino disse “Per prima cosa le presentazioni. Io sono Mizuko, antico spirito che governa l’acqua. Piacere di conoscervi”. Lucia di tutta risposta si presentò dicendo “Io mi chiamo Lucia e sono la principessa sirena dell’Oceano Pacifico del Nord” poi passò a quelle di tutte le altre “Lei si chiama Rina ed è la principessa sirena dell’Oceano Atlantico del Nord”. Mizuko guardò un attimo la ragazza dai capelli verdi, poi fece un sorriso e disse “Piacere” “Piacere mio”. La bionda continuò con le presentazioni “Lei invece è Hanon la principessa sirena dell’Oceano Atlantico del Sud”. La piccolina guardò la principessa blu in malo modo. Hanon invece non la guardava neanche. Aveva voltato lo sguardo dall’altra parte. Per cercare di far fare ad Hanon il primo passo, Rina calpestò silenziosamente il piede all’amica. “Ahia!” esclamò la principessa blu. Le due principesse si guardarono per un po’ negl’occhi e alla fine, rassegnata, Hanon disse seccata “Piacere”. “Piacere” rispose gentilmente Mizuko anche se a malincuore. “Loro invece sono Hippo, il famoso Ippocampo, Nikora la manager di questo albergo, e Madame Takie, una fata veggente” continuò Lucia presentando così tutti i presenti. “Piacere di conoscervi” “Il piacere è nostro” disse l’anziana veggente. Finite le presentazioni, Mizuko chiese “Bene, adesso avrei una domanda. Perché mi avete chiamato?”. Con tutto il trambusto di poco prima si erano completamente dimenticati di ciò che era successo nelle ore precedenti. Rina si avvicinò alla piccola e disse “Ascolta, per caso sai dirci qualcosa su una certa Elizabét?” “Intendi Elizabét, l’Apostolo del Male?” chiese Mizuko. “Si, proprio lei” rispose Lucia facendo cenno con la testa. Lo spiritello ci pensò su un attimo, poi chiese “Voi cosa sapete di Elizabét?”. Tutti scossero la testa facendogli intendere che non sapevano proprio niente di quella donna. “Allora mi sa che dovrò partire dall’inizio” disse la piccola rassegnata. “Ai suoi tempi Elizabét era considerata la strega più potente che esistesse. Era stimata e rispettata da tutti. Non c’era nessuno al mondo che non la conoscesse. La sua parola era tenuta in gran considerazione persino dal Consiglio dei Guardiani”. “Consiglio dei Guardiani?” domandò Hanon. Mizuko si guardò intorno e vide che tutti i presenti la guardavano confusi. In quel momento la piccola si rese conto di una cosa. Un po’ preoccupata chiese “Non ditemi che non sapete nemmeno chi siano i Quattro Guardiani”. Tutti scossero il capo. Lo spiritello si portò una mano sulla fronte. “E va bene. Allora lasciate che vi spieghi com’era strutturato il mondo parecchi millenni fa” disse Mizuko cominciando così una maxi spiegazione sulla società di allora “Anticamente il mondo era diviso in quattro grandi regni: il Regno delle Sirene, che dominava gli oceani, il Regno delle Arpie che dominava i cieli, e infine i Regni dei Maghi e delle Lamie, che dominavano la terra. Questi quattro regni vivevano in completa armonia sia tra di loro che con le razze minori” “Razze minori?” domandò Hippo “La stirpe degl’Angeli, la tribù dei Pantarassa, la ‘Genesi Vampiresca’, il clan Fukari... sono tutte stirpi antiche e nobili che però erano composte da non più di un migliaio di membri. Comunque continuando con la nostra spiegazione, questi regni erano governati da quelli che venivano definiti i Quattro Guardiani: la Regina dei Mari per il Regno delle Sirene, il Gran Consiglio per il Regno delle Arpie, le Principesse del Fuoco e del Ghiaccio per il Regno delle Lamie e il ‘Master’ per il Regno dei Maghi” “E perché questi Guardiani erano tanto importanti?” domandò Nikora “Perché possedevano queste” gli rispose Mizuko indicando la sfera di cristallo dal quale era uscita. “E che cosa avrebbero di tanto speciale queste sfere?” chiese Hanon “Custodiscono noi antichi spiriti elementari. Come ho già spiegato noi spiriti elementari siamo molto importanti, perché senza di noi gli elementi di cui siamo le personificazioni non esisterebbero” “Quindi senza di te non esisterebbe più l’acqua” disse Hanon. “Esattamente” gli rispose lo spiritello. In quel momento la principessa blu si rese conto di averla decisamente sottovalutata. “Tornando alla nostra storia, Elizabét era una strega rispettata perfino dai Quattro Guardiani. Questo fino a che non venne sorpresa mentre tentava di rubare il Tomo dei Dodici Cieli, un antico manufatto che racchiudeva al suo interno dodici incantesimi proibiti con i quali si può ribaltare le sorti del pianeta” disse Mizuko continuando la sua spiegazione. “Poi cos’è successo?” domandò Rina “Venne rinnegata e si nascose da qualche parte. Molti anni dopo però tornò per vendicarsi. Negl’anni in cui non si fece vedere, Elizabét creò un esercito formato da rinnegati che volevano vendicarsi del mondo intero”. Tutti ascoltavano con interesse la storia che quel piccolo ma potentissimo spiritello stava raccontando. La spiegazione andò avanti per molto tempo. Spiegò di come molti regni vennero distrutti da quella guerra e di come i pochi regni che riuscivano a contrastarla caddero in miseria. Poi arrivò alla parte finale del suo racconto. “Dopo aver quasi completamente distrutto il Regno delle Lamie di Fuoco, Elizabét e il suo esercito si diressero verso l’antica capitale del Regno delle Sirene, Atlantide” “Ho sentito varie leggende sulla città perduta di Atlantide, ma non pensavo esistesse realmente” disse Madame Takie “Invece esisteva, ma dopo l’attacco di Elizabét scomparve misteriosamente nel nulla. Comunque tornando al nostro racconto, l’esercito di Elizabét si diresse verso Atlantide per metterlo a ferro e fuoco. Mentre la popolazione veniva decimata, Elizabét si diresse verso il palazzo reale, casa della così detta Regina dei Mari. Il suo intento era chiaro: sconfiggere la regina e impossessarsi della mia sfera” spiegò la piccola Mizuko, poi il suo tono di voce cambiò e cominciò a dare più enfasi al suo racconto “Poi però qualcosa di inaspettato accadde: apparvero le Regine Gemelle” “Regine Gemelle? E chi sarebbero?” domandò Lucia “Sono le due persone più potenti al mondo. Le cosiddette Regine della Luce e dell’Oscurità. Con la loro sola presenza riuscivano a far vivere in pace sia le razze che vivevano nell’oscurità che quelle che vivevano nella luce” rispose la piccina. “E poi cosa successe?” chiese Hanon “Lo scontro fra Elizabét e le due Regine fu di una violenza tale da distruggere quasi completamente la capitale di Atlantide. Alla fine le Regine riuscirono a vincere, ma a caro prezzo” disse Mizuko “Sacrificarono la loro vita per sconfiggere l’Apostolo del Male, ma per qualche strano motivo lei è riuscita a ritornare in vita e adesso dobbiamo cercare di fermarla”. Finito il racconto ci fu un attimo di silenzio. In una decina di minuti gli era stata raccontata una storia quasi inverosimile di un passato di cui non conoscevano nemmeno l’esistenza. “Avrei una domanda da fare. Se questa Elizabét è potente come dici, come possiamo fare per sconfiggerla?” domandò Rina alzandosi dalla sedia. “Di certo non ha più lo stesso potere di una volta, ma è comunque troppo forte per voi. L’unico modo sarebbe quello di utilizzare le stesse armi che utilizzarono le due Regine per sconfiggerla” disse la piccola Mizuko “E quali sarebbero queste armi?” domandò Nikora “Un antica leggenda parla di tre canzoni proibite che racchiudono in se la forza della luce e dell’oscurità. Le Regine usarono quelle tre canzoni per sconfiggerla” “E dove si trovano queste canzoni?” chiese Lucia “Non ne ho idea. E comunque prima di pensare alla ricerca di queste leggendarie melodie, avremmo prima un'altra cosa da fare” “E sarebbe?” domandò il pinguino “Aqua Regina mi ha dato un compito da assolvere: dobbiamo trovare delle persone che ci possano aiutare in questa impresa. La regina mi ha già detto dove trovarle” spiegò Mizuko “Quindi la prima cosa da fare è andare a trovare queste persone”.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4: Il Santuario del Mare ***


Capitolo 4: Il Santuario del Mare

 

 

“Vi prego, fermiamoci un attimo. Sono stanca” implorò Hanon che oramai non sentiva più le pinne. La piccola Mizuko, che nuotava più veloce delle sirene, si fermò un attimo e disse “Uffa. Sei proprio una piagnucolona. Stiamo nuotando da non più di 14 ore. Insomma sei o non sei una sirena” “In effetti anch’io sono un po’ stanca. Possiamo riposarci solo cinque minuti?” disse Lucia appoggiandosi ad una roccia sul fondale marino. “E va bene, ma solo cinque minuti” disse lo spiritello concedendo alle principesse una pausa. Non appena sentì che poteva riposarsi, Hanon si accasciò sullo stesso scoglio sul quale si era appoggiata Lucia. Dopo aver ripreso un  po’ di fiato, la principessa blu si rialzò e chiese “Si può sapere quanto manca? Ormai sono tre giorni che nuotiamo”. Mizuko si guardò un po’ intorno, ci pensò un po’ su poi rispose “Non dovrebbe mancare molto. Il Santuario dovrebbe essere a non più di sessanta kilometri di distanza”. Hanon sgranò gl’occhi. “Cosa!? Ancora sessanta kilometri!?!? Ma tu sei matta!!” sbottò la sirena dai capelli blu. “Cosa vuoi che siano sessanta kilometri dopo che ne hai fatti più di diecimila?”. Hanon guardò la piccola sorpresa e disse “Cosa? Abbiamo fatto tutta questa strada?” “Certo” gli rispose lo spiritello.

Mentre quelle due battibeccavano, Rina guardava divertita la scena. Anche se non lo dava a vedere anche lei era stanca. Si era appoggiata su uno scoglio leggermente staccato da quello su cui si erano poggiate le amiche. “Chissà che tipi saranno i nostri compagni?” disse tra se e se ripensando al discorso di tre giorni prima.

 

 

“La nostra prima meta è il Santuario del Mare!” annunciò la piccola Mizuko “Il Santuario del Mare?” domandò la principessa verde “E’ un luogo mistico che in passato veniva utilizzato per fare cerimonie e rituali su ampia scala” spiegò Madame Takie. “Precisamente” disse Mizuko facendo cenno con la testa. “E le persone che stiamo cercando si trovano lì?” chiese Lucia. “Non esattamente” rispose la piccina. “Cosa intendi dire?” domandò Nikora. “Vedete, alcune delle persone che stiamo cercando non si trovano più in questo mondo” spiegò lo spiritello. “Vuoi dire che sono morte?” chiese Rina “No, altrimenti sarebbe impossibile riportarle in vita. In realtà si trovano in uno stadio compreso tra la vita e la morte, e per farle tornare nel nostro mondo dobbiamo eseguire un rituale al Santuario del Mare” “E tu sai dove si trova questo Santuario?” domandò la ragazza dai capelli blu “Certo che lo so, per chi mi hai preso”. Per qualche strano motivo Hanon si sentì estremamente irritata. “Si trova più o meno 100 kilometri a sud di Gavdos, un isola vicino a Creta” spiegò Mizuko. Lucia la guardò confusa e le chiese “Creta? E dove sarebbe?”. Nikora, che sapeva dove si trovava, sbatté le mani sul tavolo e disse “Aspetta, vuoi dire che...” “Esattamente! Domattina partiremo per il Mar Mediterraneo!!!”.

 

 

Una vocina irruppe nei pensieri di Rina. “Fine della pausa! Abbiamo perso già troppo tempo” disse la piccola Mizuko battendo le mani incoraggiando le compagne ad alzarsi. Le tre sirene e lo spiritello ripresero il cammino. Gli ci vollero più o meno un ora per raggiungere la loro meta.

Arrivate a destinazione le ragazze si trovarono di fronte ad un immensa costruzione in stile greco. Era un grande palazzo completamente bianco. Davanti all’entrata c’era un porticato retto da dieci colonne. “E’ immenso” disse sbalordita Lucia che non sapeva dove guardare tanto era grande. “E’ quasi grande come il palazzo reale” disse Rina anche lei guardandosi attorno. “Questo luogo era molto importante per le sirene, quasi come il palazzo reale di Atlantide” spiegò Mizuko. All’interno si potevano trovare diverse statue raffiguranti fate incappucciate, tutte ai lati del lungo corridoio. Alla fine di esso c’era una grande stanza circolare, al centro della quale era situato un piccolo tempio circolare retto da diverse colonne, ma, a differenza del tempio più grande, completamente aperto e senza mura. In mezzo al tempietto c’era una grande conca fatta di marmo bianco. “Eccoci arrivate” annunciò lo spiritello. Le tre sirene continuavano a guardarsi attorno. Mizuko si voltò verso di loro per poi dire “Bene. Se volete potete farvi un giro qui attorno” “Non dobbiamo eseguire il rituale?” domandò Hanon. “Il rito durerà un bel po’ e potreste annoiarvi” spiegò lo spiritello. “Quanto durerà esattamente?” chiese Lucia “Non saprei. Di solito per un incantesimo di teletrasporto forzato ci vogliono cinque minuti, ma dato che i diretti interessati non si trovano in questo mondo potrebbe volerci si e no una quindicina di minuti se non di più” “Non so voi ragazze, ma io mi voglio riposare” disse Hanon stiracchiandosi un po’ per poi sedersi per terra. “Penso che mi riposerò anch’io. Te cosa fai Rina?” chiese Lucia. “Resterò qui a tenervi compagnia” rispose. Detto ciò le due sirene si sedettero vicino all’amica. Mizuko le guardò un attimo poi fece un sorriso. “Molto bene allora” disse voltandosi verso il tempietto. Alzò il suo piccolo braccio destro fino all’altezza del petto. Dell’acqua cominciò a vorticare  pochi centimetri sopra la sua mano fino a che non apparve una luminosa sfera bianca. Si avvicinò al centro della conca dove poggiò ciò che aveva appena fatto apparire dal nulla. La principessa dalla perla blu, che guardava la piccina incuriosita, chiese “Che cos’è quella sfera?”. Mizuko restò un attimo in silenzio, poi disse “Non posso dirvelo. Non ancora” “E perché no?” domandò Lucia. “Perché devo rispettare le volontà di una certa persona” rispose.

Situata la sfera al centro preciso della conca, la piccola si allontanò fino ad uscire dal piccolo tempio. Poi chiuse gl’occhi e lentamente alzò le braccia all’altezza delle spalle. Ad un tratto l’acqua al centro del tempietto cominciò a vorticare aumentando lentamente d’intensità. Alla fine divenne un vero e proprio mulinello d’acqua che fece alzare la sfera per circa un metro. Mizuko se ne stette immobile a recitare delle parole incomprensibili, probabilmente di una lingua antica. Passò più di mezzora, ma non successe niente. “Ma siamo sicure che questo rituale funzioni davvero?” domandò Hanon cominciando a perdere le speranze. “In effetti è passata più di mezzora da quando ha cominciato” disse Rina. Lucia si rivolse alla piccola e le chiese “Senti Mizuko, per caso ci sono dei problemi?”. Lo spiritello non rispose. Non poteva rispondere. Se avesse parlato avrebbe interrotto il rituale e avrebbe dovuto ricominciare tutto da capo.

Passarono diversi minuti, finché d’un tratto qualcosa non cambiò. La sfera cominciò a diventare sempre più grande e luminosa. “Finalmente!” pensò Mizuko. La luce diventò talmente accecante da costringere le tre sirene a chiudere gl’occhi. “Che cosa sta succedendo?” chiese Lucia. “Forse il rito sta per concludersi” disse Rina. La sfera continuò ad ingrandirsi fino a toccare le colonne che reggevano il tempietto. Passarono una decina di secondi e alla fine quella sfera cominciò a rimpicciolirsi e a perdere luce. Al centro di quella luce si intravedevano due ombre. “Che cosa sta succedendo!?” esclamò una voce femminile provenire dal centro della luce. “Non ne ho idea, ma questa luce è accecante” disse un’altra voce decisamente più adulta della prima. La luce scomparve ridando così a tutti la possibilità di vedere. Le tre sirene aprirono lentamente gl’occhi per vedere chi sarebbero stati i loro compagni. Appena videro chi c’era al centro del tempio non credettero ai loro occhi.

“Non ci posso credere” disse Lucia rimanendo a bocca aperta. “Non è possibile” continuò Rina anche lei senza parole. “Non può essere. Le nostre compagne non possono essere loro!” esclamò Hanon. Poi tutte e tre in coro dissero “Le Black Beauty Sisters!!”. Ebbene si, erano proprio loro. Sheshe e Mimi, le loro acerrime nemiche. Appena si accorsero delle tre ragazze si voltarono verso di loro. “Che cosa!? Le principesse sirene!?” esclamò la sorella maggiore. Mizuko guardò confusa le cinque ragazze. “Ma come vi conoscete?” domandò ingenuamente. “Sfortunatamente si” rispose la principessa dalla perla blu quasi con disgusto. A quel punto lo spiritello fece un sorriso e disse “Allora questo renderà tutto più facile” “CERTO CHE NO!!!” sbottarono le tre principesse facendo indietreggiare la piccola di qualche metro. Ripresasi da quell’urlo chiese “E perché no?” “Perché sono nostre nemiche e lo sono sempre state” rispose Rina. Mizuko le guardò un attimo, soffermandosi soprattutto sulle loro lunghe code nere. “Chi sarebbe quella specie di giocattolo? La vostra nuova mascotte forse” domandò Sheshe volendo essere volontariamente offensiva. La ‘mascotte’ sentitasi chiamare in quel modo si alterò leggermente “Maleducata! Io sono Mizuko un antico spirito elementare!”. La donna dai capelli rossi disse “Tu un antico spirito? Ma non farmi ridere. Sei solo un pupazzetto venuto mal...”. Nemmeno finì la frase che una fortissima corrente d’acqua la sbatté contro il muro in marmo. Mimi, che fino a quel momento non aveva detto niente, corse subito dalla sorella gridando “Sorellina! Come stai, va tutto bene!?”. La maggiore si rimise in piedi e senza pensarci due volte disse alla sorellina “Vediamo di sbarazzarci di queste fastidiosissime principesse sirene e poi andiamocene”. Mimi di tutta risposta abbassò lo sguardo visibilmente triste. “Che hai sorellina?” domandò Sheshe. La minore se ne stette un attimo in silenzio poi disse. “No, niente”. “Allora preparati!” disse la maggiore. Mimi sussurrò qualcosa “Non voglio”. Sheshe, per quanto fosse vicina, non riuscì a comprendere bene quelle parole, così gli chiese “Cos’hai detto?”. A quel punto la ragazzina dai capelli azzurri scoppiò a piangere gridando “NON VOGLIO FARGLI DEL MALE!!!!”. Quella frase riecheggiò nell’ampio tempio portando con se il silenzio, un silenzio rotto solo dai suoi singhiozzi. Sheshe si morse il labbro con una forza tale da farlo sanguinare. Dopo un attimo di silenzio disse “Allora andiamocene”. La sorellina alzò lo sguardo verso la maggiore. Era sorpresa che non avesse chiesto spiegazioni. Che abbia capito tutto?

“Invece di andarvene perché non vi unite a noi?” domandò una vocina provenire di fronte a loro. Si voltarono verso la fonte di quella voce e videro il pupazzo di poco prima. “Cosa stai dicendo?” chiese Sheshe già alterata di suo. “Vi abbiamo richiamato dall’altro mondo perché abbiamo bisogno del vostro aiuto” spiegò la piccola Mizuko. “Non ci interessa. Di qualunque cosa abbiate bisogno non siamo disposte a darvi una mano” disse la donna dai capelli rossi in maniera risoluta. Mimi non disse niente. Si limitò a guardare la sorella. Poi si accorse che le tre sirene la stavano guardando e si nascose dietro la sorella. Lei, accortasi di ciò, lanciò un occhiata feroce alle tre ragazze le quali, intimorite, indietreggiarono. “Dimmi una cosa, tu sei una tipa vendicativa?” domandò lo spiritello riportando su di se lo sguardo della rossa. Senza pensarci su, Sheshe disse “Certo, perché?” “Allora perché non ti unisci a noi. In questo modo potresti avere la tua vendetta”. La maggiore la guardò con un misto di confusione e rabbia. “Cosa vorresti dire?” chiese. Mizuko si limitò ad indicare la sua coda. “Tu sai cosa significa quella coda?” domandò la piccina. La rossa non seppe cosa rispondere. Che significato potesse avere una cosa naturale come la coda?

Senza attendere una risposta, Mizuko disse “Te lo spiego io. Tu sei una delle poche fate appartenenti al clan Fukari!”. Sheshe, che non capiva niente di ciò che diceva, disse “M-Ma cosa stai dicendo? Cosa sarebbe questo clan Fukari?”. “I membri del clan Fukari, conosciute anche come Streghe degli Abissi, erano uno dei clan più potenti e rispettati di tutti e quattro i Grandi Regni. Il potere magico di una Strega degli Abissi era equiparabile a quello di un’Arpia o di un Vampiro. In pratica facevano parte dell’élite della magia. Appartenere a quella famiglia era uno dei più grandi privilegi che in passato si potessero avere” spiegò Mizuko stupendo tutte e cinque le ragazze. “COSA!?!?!?” esclamarono le tre sirene irrompendo nella conversazione. “Stai scherzando vero! Non è possibile che loro siano così potenti!” disse Lucia. Hanon, che voleva dimostrare di non aver minimamente creduto a quella storia, disse “E’ ovvio che sta scherzando. E poi anche se fosse vero vuol dire che questo clan Fukari è composto da vere e proprie schiappe, con tutte le volte che le abbiamo battute”. “Ehi, bada a come parli mocciosa!!” urlò Sheshe sentitasi offesa. “Questo perché i loro poteri si sono assopiti. Ti assicuro che se avessero utilizzato anche solo la metà dei loro veri poteri non sareste riuscite nemmeno a fargli un graffio” spiegò la piccola. Poi si rivolse alle due davanti a lei dicendogli “Continuando il discorso di prima, Elizabét è tornata e abbiamo bisogno del vostro aiuto per sconfiggerla. In passato il vostro clan ha combattuto fino allo stremo per cercare di sconfiggere l’Apostolo del Male. Come ultime Streghe degli Abissi rimaste in vita avete il dovere di continuare la lotta che i vostri antenati avevano cominciato”. La rossa, senza nemmeno pensare a quello che aveva detto la piccola qualche secondo prima, disse “Non so chi sia questa Elizabét, comunque non me ne frega niente di un passato di cui non so...”. Si accorse di una cosa. Mizuko gli stava facendo segno con gl’occhi di guardare vicino a lei. Abbassò lo sguardo e vide la sorellina triste e abbattuta. Strinse i pugni e poi, rassegnata, disse “Va bene, accetto”. La piccina fece un sorriso e disse “Saggia decisione”. Le tre sirene erano rimaste a bocca aperta dall’improvviso cambio di idea della rossa.

“Bene! Adesso che siamo tutti d’accordo torniamo a casa!” annunciò la piccola Mizuko alzando il pugno in segno di vittoria.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5: Nuovi arrivi ***


Capitolo 5: Nuovi arrivi

 

 

Il viaggio di ritorno si svolse nel più totale silenzio. Le sirene e le streghe se ne stavano ben distanti, con in mezzo la ingenua Mizuko. Ogni tanto Mimi guardava di nascosto verso le principesse, ma appena se ne accorsero si voltava imbarazzata. Puntualmente la sorella maggiore lanciava occhiatacce alle tre ragazze che giravano rapidamente lo sguardo. “Ma perché se la prende tanto?” disse Hanon a bassa voce rivolgendosi alle amiche. “Non ne ho la più pallida idea” rispose Rina. Intanto la ignara Mizuko se ne stava in mezzo ai due gruppi canticchiando allegra e spensierata.

Per tornare a casa ci misero meno tempo del previsto. Questa volta lo spiritello aveva scelto una strada più facile da percorrere, piena di correnti sottomarine che velocizzarono di molto il viaggio. Grazie a ciò il gruppo riuscì a far ritorno in meno di due giorni.

“Eccoci arrivati!” esclamò Mizuko stando davanti all’ingrasso del Pure Pearl. Era più o meno l’ora di pranzo. Tutte e cinque le ragazze assunsero la loro forma umana. Hanon si avvicinò allo spiritello e gli sussurrò nel minuscolo orecchio “Sei sicura che sia una buona idea farle entrare?” “Certamente” rispose la piccola sicura di se. “Non pensi che Nikora e Madame Takie saranno un po’... ecco... contrarie a far stare le Black Beauty Sister al Pure Pearl?” chiese Lucia anche lei avvicinandosi a Mizuko. “Non vi preoccupate! Garantirò io per loro!” rispose la piccina. Hanon, che ancora non era del tutto convinta, disse “Ma...”. Non cominciò nemmeno la frase che Sheshe la fermò dicendo “Guardate che riusciamo a sentirvi benissimo”. Gocciolone sulla testa delle due sirene. “Bene, entriamo!” disse aprendo la porta con la sua minuscola mano. “Siamo tornate!!” annunciò lo spiritello attirando su di se l’attenzione di tutte le persone presenti in sala da pranzo. “Finalmente sono tornate!” disse una voce femminile e solare. In men che non si dica quattro ragazze spuntarono da dietro il muro della sala. Le tre principesse non potevano credere ai loro occhi. Davanti a loro si pararono le loro amiche più care: Karen, Noel, Coco e Seira. “Ragazze! Che ci fate qui!?” domandò Lucia tanto felice quanto sorpresa. “Ci ha chiamate Nikora. Ha detto che c’erano stati dei problemi e ci ha chiesto di venire il più in fretta possibile” spiegò Noel. “Piuttosto dove siete state? Sono due giorni che vi aspettiamo” chiese Karen. “Siamo andate nel Mar Mediterraneo, in un luogo chiamato Santuario del Mare” rispose Rina. Coco la guardò con occhi sbrilluccicosi e disse “Ahhh... il Mar Mediterraneo! Quanto mi sarebbe piaciuto visitarlo!” “Anche a me sarebbe piaciuto visitarlo” disse Seira invidiosa. “Guardate che non siamo andate a fare una visita di piacere” disse Hanon. Poi Noel si accorse di una piccola bambolina sospesa per aria. “Che carina!” esclamò “E’ lei la piccola Mizuko di cui ho sentito parlare?” “Si, sono proprio io!” rispose lo spiritello. “Lo sai che sei davvero carinissima” disse Karen. La piccola arrossì. All’improvviso una mano la afferrò. “Sei davvero pucciosa!” esclamò Coco cominciando a strofinare la piccola guancia di Mizuko contro la sua. “Ehi! Mi fai male! Non sono un giocattolo!” sbottò lo spiritello. Poi Seira si accorse di due persone alle spalle delle amiche. “Chi sono?” domandò la principessa dalla perla arancione che non le aveva riconosciute. Le altre tre guardarono alle spalle e le videro. “Che cosa!? Le Black Beauty Sisters!?” urlarono sorprese le tre sirene. “Eh!?!? Le Black Beauty Sisters!?” disse Seira che finalmente le aveva riconosciute. Sentito quell’urlo Hippo e Nikora accorsero subito all’ingresso. “Che succede!” esclamò Nikora arrivata di corsa dalla sala da pranzo. Poco dopo anche il pinguino raggiunse, se pur goffamente, il gruppo. Vide le due sorelle e, allarmato, disse “Le Black Beauty Sisters!? Cosa ci fate voi qui!?”. La manager si mise in posizione difensiva. Karen, pronta a trasformarsi, chiese “Cosa siete venute a fare?”. Le rispose la dolce vocina di Mizuko “Loro sono le compagne che siamo andate ad evocare”. Le ragazze non compresero subito il significato di quella frase, poi quando finalmente capirono scoppiarono in un fortissimo “EHHHHHHHHHHHH!!!!!”.

 

 

“E questo è tutto” disse Mizuko concludendo così il racconto dei fatti avvenuti nei giorni precedenti. Il gruppo era riunito nel solito tavolo con al centro la piccola Mizuko, fatta eccezione per Mimi e Sheshe, che si trovavano su un tavolo distante al loro. Coco, Karen e Noel le guardavano con circospezione. “Io non mi fido di loro” disse Karen. “Nemmeno io. Potrebbero attaccarci da un momento all’altro” continuò la gemella. Mizuko sorseggiò un po’ di tè dalla sua solita tazzina, poi gli disse “Non preoccupatevi. Sono certa che non vi attaccheranno” “E come fai ad esserne sicura?” domandò Coco. La piccina fece un sorrisetto e poi rispose “Se-gre-to!”. “Anche se ce lo assicuri tu, non possiamo fidarci delle nostre più acerrime nemiche. In particolare Sheshe” disse Karen continuando a tenerle d’occhio. “In effetti quando stavamo tornando a casa ha continuato a lanciarci occhiatacce per tutto il tempo” disse Lucia ripensando al viaggio fatto nei giorni precedenti. A quel punto Mizuko scoppiò a ridere “Ahahaha!!! Siete proprio delle bambine!! Non avete capito proprio niente” disse asciugandosi le lacrime uscitegli a causa di quella risata. “Che hai da ridere?” domandò Hanon estremamente irritata da quel comportamento. In effetti nemmeno alle altre piacque quel commento e si sentirono tutte offese. Per scusarsi lo spiritello disse “Scusa, scusa. Non sono riuscita a trattenermi. Comunque non dovete preoccuparvi di lei. L’amore per sua sorella è più forte di quanto possa sembrare”. Nessuna delle sirene presenti capì il significato di quell’ultima frase. Poi la piccola si accorse di una cosa: da un pezzo la più giovane delle sirene fissava le sorelle sedute all’altro tavolo. “Mi correggo. Forse non siete tutte delle bambine” sussurrò lo spiritello senza farsi sentire dai presenti. Subito dopo si sentì un rumore provenire dall’altro tavolo. Le sirene si voltarono per vedere che cosa era successo. Sheshe si era alzata. “Sembra che non siamo le benvenute. Andiamocene sorellina” disse la rossa andando con passo deciso verso la porta. La sorellina rimase un po’ sorpresa da quel gesto improvviso, ma poi anche lei si alzò e la seguì dicendo “Aspettami sorellina”. Le ragazze le guardavano un po’ sorprese e un po’ sollevate. Finalmente si sarebbero liberate di quelle due streghe. Avevano parlato troppo presto. Un muro d’acqua si parò davanti a Sheshe sbarrandogli la strada. “Mi dispiace ma non potete andarvene” disse la piccola Mizuko creatrice di quello sbarramento. La rossa si voltò verso lo spiritello e le disse “Che cosa vuoi ancora? Lasciaci passare!” “Elizabét potrebbe attaccarci da un momento all’altro e separarci potrebbe essere pericoloso. Per il momento è meglio restare unite” spiegò lo spiritello con voce seria e risoluta. A quel punti intervenne Mimi che cercò di persuadere la sorella dicendogli “Sorellina, secondo me sarebbe meglio dargli ascolto. Se davvero questa Elizabét è potente come dice allora sarebbe meglio stare insieme alle principesse sirene”. Le ragazze la guardavano sbigottite. Non credevano alle loro orecchie. A quel punto Sheshe strinse i pugni e disse “E va bene, resteremo qui”. La decisione della rossa suscitò nelle sirene molto più scalpore di ciò che aveva detto la minore poco prima. L’unica che non sembrava particolarmente sorpresa era Seira. “Forse è questo quello che intendeva dire Mizuko”.

 

 

Passarono diverse ore da quando le Black Beauty Sisters si unirono ufficialmente al gruppo. Sfortunatamente Nikora non poteva far occupare alle ragazze così tante stanze, così si decise che Karen e Noel avrebbero alloggiato nell’appartamento di Rina, Coco nella stanza di Hanon e Seira in quella di Lucia. Ovviamente le Black Beauty Sisters avrebbero avuto una stanza tutta per loro. Anche se Mizuko aveva garantito per loro, non se la sentiva di mettere le due sorelle in stanza con le altre ragazze, anche se erano abbastanza vicine.

 

 

Nella camera 201, la stanza di Lucia, le due principesse avevano appena finito di sistemare i bagagli della nuova arrivata. “Finalmente abbiamo finito!” esclamò Lucia lasciandosi cadere sul letto stanca morta. “Grazie per avermi dato una mano con le valigie” ringraziò Seira sedendosi per terra. “Figurati” rispose Lucia. Ci fu un attimo di silenzio. La prima a romperlo fu la principessa arancione chiedendo all’amica “Senti Lucia, posso farti una domanda?” “Certo, chiedi pure” disse la bionda alzandosi dal letto e mettendosi seduta sul bordo. “Tu cosa ne pensi delle Black Beauty Sisters?” domandò Seira. Lucia fu colta alla sprovvista. “C-Cosa ne penso di loro? Beh, ecco... non mi fido ancora completamente di loro. Anche se Mizuko ci assicura che non avrebbero causato problemi non sono ancora del tutto convinta. Dopotutto fino a qualche mese fa erano le nostre più acerrime nemiche” disse la principessa rosa spiegando le sue ragioni. Seira però era pensierosa. “Però quella sensazione...” disse tra se e se a bassa voce. “Hai detto qualcosa?” domandò Lucia che l’aveva sentita sussurrare qualcosa. “Eh? Ah... No, non è niente. Lascia perdere” disse Seira cercando di rassicurare l’amica. All’improvviso un rumore attirò l’attenzione delle due ragazze. Qualcuno aveva bussato alla porta. Poi si sentì la voce di Nikora che diceva “Ragazze, è pronto. Venite a mangiare” “Arriviamo subito!” disse Lucia. Poi si rivolse all’amica, allungò la mano per aiutarla ad alzarsi e le disse “Su, andiamo”. Seira accettò l’aiuto e disse “Va bene”.

 

 

Finito di cenare le ragazze se ne andarono nelle proprie camere, anche se non tutte volevano andarvi subito. Poco prima che Mimi entrò nella sua stanza insieme alla sorella, una voce le fermò dicendo “Senti Mimi, hai un minuto”. Le due sorelle si voltarono verso la fonte di quella voce. Era Seira. “Vorrei parlarti un attimo in privato” continuò la principessa. La minore si voltò verso la sorella, la quale disse “Io vado a farmi un bagno”. Senza dire altro entrò in camera lasciandosi dietro la minore. Quest’ultima si voltò verso l’altra ragazze e le rispose con un semplice “D’accordo”.

Mimi seguì Seira fin nel cortile sul retro dell’albergo. L’unica che le notò fu Mizuko, la quale fece un sorrisetto vittorioso. Le due si trovarono faccia a faccia. La prima a parlare fu Mimi. “Che cosa volevi?”. La principessa fece un bel respiro, poi si fece coraggio e le chiese “C’è per caso qualcosa che ti preoccupa?”. Mimi rimase senza parole. Come faceva a saperlo? Ma soprattutto perché preoccuparsi di lei, una delle persone che gli aveva quasi rubato l’anima? Alla fine si decise a rispondergli, ma con un'altra domanda. “Come fai a saperlo?” “Vedi, quando ero ancora all’interno di Mikeru sentivo continuamente il tuo senso di angoscia. Così volevo sapere che cosa ti era successo” spiegò la sirena. La ragazza dai capelli corti rimase un attimo in silenzio, poi abbassò lo sguardo e disse “...Capisco” “E poi da quando sei arrivata qui sembri sempre triste e sconsolata” continuò Seira. Mimi alzò lo sguardo verso la ragazza di fronte a lei e la guardò negl’occhi. Per qualche strana ragione sentiva che a lei poteva confidargli tutto, o forse il suo cuore non riusciva più a rimanere in silenzio.

 

 

“E questo è tutto” disse Mimi finendo di parlare. Aveva raccontato di quando aveva erroneamente fatto amicizia con Lucia e le altre e di come scoprì la loro identità. Seira, sentita quella storia, cambiò completamente opinione della ragazza. “Quindi quello che ti preoccupa è che prima o poi sia Sheshe che le tue amiche ti abbandonino, dico bene?” chiese la principessa esponendo la sua teoria riguardo il vero problema dell’altra ragazza. “Già. Mia sorella e le principesse si odiano a morte e non so mai da che parte stare. Se appoggio le mie amiche Sheshe potrebbe non rivolgermi più la parola. Viceversa se appoggiassi mia sorella verrei odiata da Lucia e le altre. Non so proprio cosa fare” disse Mimi esponendo per intero il suo problema. Seira ci pensò un po’ su, poi disse “Secondo me non dovresti preoccupartene più di tanto. Non penso che Sheshe possa cominciare ad odiarti da un momento all’altro. Per quanto riguarda le ragazze puoi stare tranquilla. Ci penserò io a mettere una buona parola per te”. La ragazza dai capelli azzurri guardò l’altra sbalordita. Non riusciva a credere alle sue orecchie. Che fosse questo il vero significato dell’amicizia? Se ne rimase un po’ in silenzio, poi disse “Grazie”. La sirena fece un sorriso e le disse “Non c’è di che”. Alla fine di quella conversazione le due ragazze se ne tornarono ognuna nella propria stanza. Prima che vi entrassero, Mimi si voltò verso la principessa e le disse “Buonanotte”. Seira di tutta risposta gli disse anche lei “Buonanotte”.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6: Gli ultimi compagni ***


Capitolo 6: Gli ultimi compagni

 

 

Il giorno seguente, il gruppo si riunì al solito tavolo. Questa volta Sheshe e Mimi si sedettero insieme alle sette sirene. “Adesso che cosa dobbiamo fare?” domandò Lucia rivolgendosi allo spiritello. Mizuko sorseggiò un po’ di tè, poi le rispose dicendogli “Dobbiamo andare a recuperare gli ultimi compagni” “Che cosa? Dobbiamo farci un altro viaggio fino a chissà dove?” si lamentò Hanon. “Non preoccuparti. Questa volta si trovano molto vicini” assicurò la piccola. “Allora perché non ci siamo andate subito?” chiese la principessa rosa. “Ho preferito fare prima il lavoro più pesante, lasciandomi il più facile per ultimo” spiegò Mizuko. “Che cosa!? E a noi non hai pensato!?” sbottò Hanon ripensando al lungo viaggio fatto nei giorni precedenti. di tutta risposta lo spiritello si voltò verso di lei e le disse “Dimmi, chi è stata ad eseguire il rituale di teletrasporto forzato e chi invece se n’è stata seduta a lamentarsi per tutto il tempo?”. La sirena non sapeva come rispondergli. Mizuko, dopo la schiacciante vittoria, si voltò verso il resto del gruppo e disse “Questo pomeriggio andremo in una fossa marina qui vicino” “Una fossa marina?” domandò Karen “Ed è lì che si trovano le persone che stiamo cercando?”. La piccina scosse la testa e disse “Precisamente. In più non dobbiamo nemmeno eseguire un rituale di evocazione. Basterà trovarli e il gioco è fatto” “Beh, sembra piuttosto facile” disse Seira. Poi la principessa gialla si voltò verso le Black Beauty Sisters e disse “Se riceveremo un’altra sorpresa del genere non penso che sarà affatto facile”. La rossa, che se ne stava a braccia conserte ad ascoltare, si voltò verso Coco e le disse “Cosa vorresti insinuare?” “Volevo solo dire che se fossero di nuovo delle persone con cui abbiamo avuto a che fare in passato sarebbe difficile convincerli ad unirsi a noi” disse la bionda con tono quasi provocatorio. “Oltre che terribilmente fastidioso” sussurrò Hanon senza farsi sentire dalle due streghe. Sheshe però sentì quel commento sprezzante, ma fece finta di niente ingoiando un boccone amaro. La piccola Mizuko guardò quella scena e tirò un sospiro. “Ahh... Anche se ieri abbiamo vinto una battaglia è ancora lunga la strada affinché comincino ad andare d’accordo” disse lo spiritello guardando le due ragazze più piccole del gruppo. Poi, prima che cominciassero ad azzuffarsi, la piccola batté le mani per attirare l’attenzione di tutti, poi disse “Va bene, adesso basta litigare. La riunione è finita. Adesso potete andare, ma ricordate che ci ritroveremo tutte qui alle 16 precise. Non voglio ritardatari”. Tutte la guardarono male. Poi Karen si fece avanti e disse “Scusa, ma chi ti credi di essere. Il nostro capo forse?” “Certo che no. Però essendo la più anziana del gruppo sono anche la più saggia, e voi dovete seguire le mie direttive” disse Mizuko piena di se. “In altre parole saresti in nostro capo” disse Rina. Sheshe, anche lei alquanto irritata da quel suo comportamento, disse “E se non facessimo ciò che ci dici?”. La piccola fece un sorrisetto e disse “Vi farò una bella doccia ghiacciata”. La rossa sentendo ciò si mise a ridere. “Ahah! E pensi forse di spaventarmi con le tue ridicole minacce?”. Appena finì di parlare una vera e propria cascata d’acqua gelata cadde in testa alla povera Sheshe. Se l’è proprio cercata. “C-C-C-Che f-f-f-f-red-d-d-ddo!!” esclamò la rossa tremando come una foglia. “Sorellina! Aspetta che ti porto qualcosa per ascugarti!” disse Mimi correndo in camera sua a prendere un accappatoio. “Qualcun altro ha qualcosa in contrario?” domandò la piccola e autoritaria Mizuko. Tutte le sirene fecero il saluto militare e dissero “No signore, signore!”. Lo spiritello sorrise divertita, poi stando al gioco disse “Bene. Adesso rompete le righe!”.

Le ragazze se ne andarono in gruppo. L’unica che rimase indietro fu Seira. Lucia se ne accorse e si avvicinò all’amica dicendogli “Senti Seira, noi andiamo un po’ al mare. Vuoi venire anche tu?” “Certo!” rispose la ragazza dai capelli arancioni. Intanto Mimi, che aveva appena porto l’accappatoio alla sorella, guardava le principesse andarsene. “Vai anche tu” gli disse una voce. Si voltò e con sua grande sorpresa scoprì che era stata la sorella a parlare. “Come?” chiese la minore “Ho detto vai anche tu. Se le trascuri potresti perdere le tue amiche, no? In particolare la principessa dalla perla arancione” rispose la maggiore. Mimi rimase shockata. “Ma tu come fai a...?” “Stupida. La nostra stanza si affaccia sul retro dell’hotel, l’hai dimenticato?”. Ecco spiegato il mistero. “Questo vuol dire che ieri sera hai sentito tutto” disse la ragazza dai capelli corti abbassando lo sguardo. “Certo. E a proposito avrei una cosa da dirti” disse Sheshe con voce seria. Stette un po’ in silenzio, poi le esclamò “Sei una stupida!”. Mimi abbassò ancora di più lo sguardo aspettandosi una sonora sgridata, ma... “Qualunque scelta tu faccia non devi preoccuparti. Sarò sempre dalla tua parte” disse la sorella maggiore abbracciando la minore. Non poteva crederci. Non poteva credere che quella fosse veramente sua sorella. Poi ripensò alle parole di Seira. “Non penso che Sheshe possa cominciare ad odiarti da un momento all’altro”. Forse era questo quello che intendeva. La abbracciò anche lei e le disse “Grazie” “E di cosa scusa?”. Le due si staccarono, poi la maggiore disse “Adesso vai, altrimenti non riuscirai a raggiungerle” “Si!” esclamò la minore correndo in direzione dell’ingresso. Sheshe guardò la sorella finche questa non sparì dalla sua vista. “Sei proprio una brava sorella maggiore” disse una voce alle sue spalle. Senza voltarsi la rossa disse “Non sono affari tuoi”. Poi se ne andò in camera sua lasciando la piccola Mizuko da sola nella sala da pranzo.

 

 

“E’ questa la fossa dove si trovano?” domandò Karen. “Esattamente” rispose lo spiritello. Le sirene guardarono per un po’ l’immensa voragine sottomarina. “Non so perché, ma ha qualcosa di familiare” disse Lucia cercando di ricordare dove avesse già visto quel gorgo. “Anche a me” disse Hanon. Seira guardò bene quel fosso, poi disse “Io non ci trovo niente di familiare” “Tu cosa ne pensi?” chiese Mimi rivolgendosi alla sorellina. “A me non dice niente di nuovo” rispose. “Quindi, escludendo Seira, solo a noi principesse sirene questa voragine ricorda qualcosa” disse Rina. “Sembra proprio di si” confermò Noel “Te Mizuko? Ti dice niente?”. La piccola guardò il gorgo per un po’, poi scosse la testa e disse “Mi dispiace. Non mi viene in mente nulla”. Le sirene continuarono a pensarci su, ma a nessuna venne in mente niente. Alla fine Mizuko irruppe nei loro pensieri dicendogli “Beh, poco importa. Coraggio andiamo!”. Detto ciò scese nella fossa con tutta la comitiva. La voragine era alquanto profonda e ci vollero un paio di minuti per raggiungere il fondale. Raggiunto il fondo la piccola Mizuko si fermò insieme a tutto il gruppo. “Adesso che si fa?” domandò Coco. “Vediamo se mi ricordo bene. Allora, dobbiamo trovare uno squalo, una razza, una murena e un pesce palla. O forse era un pesce pagliaccio?” disse la piccola cercando di ricordare. Le ragazze la guardarono confuse. “E perché dovremmo cercare pesci del genere?” domandò Rina. “Non ne ho idea” rispose. Gocciolone sulla testa delle sirene. “C-Come non ne hai idea...” disse Lucia. “Guardate che sto solo seguendo le istruzioni che mi ha lasciato Aqua Regina” si giustificò la piccola. “Cosa, la Regina di Mari?” domandò stupita Karen. “Si. E’ stata lei a dirmi di andare al Santuario del Mare e poi in questa fossa” spiegò Mizuko. “Quindi è stata la Regina a scegliere le Black Beauty Sisters come nostre compagne” disse Seira. “Precisamente. Io non sapevo chi sarebbero state le vostre compagne, ma solo dove potevo trovarle” “Ma perché la Regina dei Mari avrebbe scelto proprio noi?” domandò la minore delle sorelle malvagie. “Già, me lo domando anch’io” disse Hanon in una maniera che fece alquanto irritare la maggiore. “A proposito, secondo voi adesso dove si troverà la Regina?” disse Lucia rivolgendosi ad Hanon e Rina “Dopo che ci ha coperto le spalle non si è più fatta vedere” “Non ne ho idea. Sarà sicuramente da qualche parte, non preoccuparti” disse Mizuko intromettendosi nel discorso “Adesso però concentriamoci sulla nostra missione”. Le sirene cominciarono a guardarsi un po’ intorno, poi Hanon, rivolgendosi allo spiritello, disse “Mizuko, abbiamo un problema” la piccola si voltò e chiese “E quale?” “Non vediamo un palmo dal naso” spiegò molto semplicemente Coco. “Cosa?” domandò Mizuko. “Vedi, siamo talmente in profondità che di luce ne arriva pochissima e non si vede niente” disse Noel. La piccina tirò un grosso sospiro, poi disse “Capisco. Allora voi state ferme. Ci penseremo io e le Black Beauty Sisters” “Cosa le Black Beauty Sisters?” domandò sorpresa Karen. “Perché voi riuscite a vederci?” chiese Seira. “Certo. Dato che abbiamo sempre vissuto a grandi profondità è naturale per noi riuscire a vedere nell’oscurità” spiegò la minore. “Beh, almeno siete utili a qualcosa” disse Karen con una chiara punta di ironia. Sheshe strinse i pugni e ingoiò un altro boccone amaro. Mizuko, accortasi di ciò, decise di aiutare la rossa. “Hai perfettamente ragione. Almeno servono a qualcosa” disse la piccola ripetendo ciò che aveva detto la principessa poco prima. Hanon stava per fare qualche commento del tipo ‘Visto? Anche uno spiritello del genere dice che siete inutili’,  ma venne preceduta dallo spiritello che continuò il suo discorso dicendo “A differenza vostra che non servite nemmeno a questo”. Quella frase stupì i presenti e fece arrabbiare non poco sei delle sette principesse sirene. “Ma come ti permetti?” sbottò la principessa dalla perla blu. Poi, con grande sorpresa di tutti, intervenne Seira dicendo “Ha ragione”. Le sirene rimasero senza parole. “Perché invece di cercare di andare d’accordo continuate ad insultarle? Non dobbiamo essere una squadra?” disse la più giovane del gruppo cercando di far ragionare le amiche. Nessuna sapeva cosa risponderle. Poi intervenne la piccola Mizuko rincarando la dose di sensi di colpa “Mi hai tolto le parole di bocca. Lei è la più piccola di tutte voi eppure si è dimostrata la più matura di tutte. Cercate di riflettere sul vostro comportamento mentre noi saremo via. Su, andiamo”. Detto ciò lo spiritello se ne andò seguita dalle Black Beauty Sisters.

 

 

Ci vollero una ventina di minuti prima che tornassero con le quattro ‘prede’. Nel frattempo il gruppo delle sirene se ne stette completamente in silenzio. La prima ad accorgersi del ritorno delle tre fu Seira. “Eccole!” esclamò la principessa arancione indicando davanti a lei. Le sei sirene si voltarono. Mizuko si avvicinò a loro seguita dalle sorelle e quattro pesci intrappolati in una specie di gabbia d’acqua. “Sarebbero questi i quattro pesci che stavamo cercando?” domandò Lucia. “Si” rispose lo spiritello alzando mano all’altezza del petto e facendo apparire un'altra sfera di luce come fece al santuario. Questa volta però le sue dimensioni erano molto più ridotte. “Cos’è quella sfera?” domandò Noel. La piccola se ne stette un attimo in silenzio, poi rispose dicendo “Ve lo dirò più tardi”. Allungò la manina che reggeva la sfera verso i pesci. D’un tratto questa si divise in quattro parti, ognuna delle quali si avvicinò ad una delle ‘prede’ fino a sfiorarla. Appena ciò accadde cominciarono ad illuminarsi e a mutare forma. Cominciarono ad assomigliare sempre più a degl’umani. La luce cominciò a dissolversi, fino a scomparire del tutto. Alla fine il vero aspetto dei quattro pesci venne rivelato. Le sei sirene guardavano i nuovi arrivati con grande sorpresa e stupore. Anche le Black Beauty Sisters erano rimaste colpita dal trovarsi davanti proprio quelle persone. Erano le Dark Lovers. “LE DARK LOVERS!?!?!?!?!?” gridarono le sirene sorprese. “LE PRINCIPESSE SIRENE!?!?!?!” risposero le quattro fate. Intanto Seira e Mizuko si guardavano confuse. “Si conoscono?” pensarono le due ignare ragazze.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7: Primo giorno di scuola ***


Capitolo 7: Primo giorno di scuola

 

 

Passarono diversi giorni da quando le Dark Lovers si unirono, seppur a forza, al gruppo. Ebbene si, anche loro accettarono di collaborare con le loro più acerrime nemiche. Ci volle un po’, ma alla fine la piccola e persuasiva Mizuko riuscì a convincerle. Fortunatamente non ci furono obiezioni da parte delle sirene; la ramanzina dello spiritello e della principessa arancione le fece riflettere e capirono che se volevano veramente sconfiggere l’Apostolo del Male avrebbero dovuto collaborare.

 

Era lunedì 5 Aprile. Un giorno molto importante per la maggior parte dei ragazzi giapponesi; infatti per molti oggi è il primo giorno di scuola. Se pur a fatica, la neo studentessa Seira si alzò dal suo futon svegliata dallo squillante suono della sveglia posta sulla scrivania. Con un tocco della mano la spense facendo cessare quel tanto fastidioso quanto utile rumore. Aprì lentamente gl’occhi appannati dal sonno e guardò l’ora che indicava la sveglia: 7:03. “Mi devo svegliare” pensò la principessa. Si stiracchiò un po’, poi aprì le tende che coprivano la finestra illuminando quella stanza avvolta dalla penombra. Si voltò alla sua sinistra in direzione dell’unico letto della stanza. “Dov’è Lucia?” pensò vedendo che l’amica non era a letto. “Che si sia già alzata?”. Non ci stette a pensare troppo. Andò davanti all’armadio e si tolse il suo pigiama arancione a tema floreale e lo cambiò con la sua nuova divisa scolastica. Era il classico completo alla marinara rosso e bianco, decorato con un grosso fiocco rosso sotto il colletto. La gonna era di quelle pieghettate anch’essa di colore rosso. I calzini invece erano bianchi e gli arrivavano fino alle ginocchia senza superarle. Al collo portava la sua inseparabile collana a forma di conchiglia arancione. Pronta per il suo primo giorno di scuola, la giovane Seira indossò le sue ciabatte e uscì dalla stanza. Scese le scale e corse subito in sala da pranzo. Ad attenderla c’erano Lucia e Hanon, le quali stavano già facendo colazione. “Buon giorno ragazze!” disse la nuova arrivata andando incontro alle amiche. “Buon giorno” le risposero. Subito non lo notò, ma le due principesse

indossavano una divisa differente dalla sua. Avevano una camicia bianca sovrastata da una elegante giacca rossa decorata con un fiocco ovviamente rosso. Sotto indossavano una gonna scozzese rossa e bianca. Dopo averle scrutate per bene si decise finalmente a fare la fatidica domanda: “Perché indossate delle uniformi diverse?”. Lucia si grattò la guancia un po’ imbarazzata, poi le rispose dicendogli “Vedi, il fatto è che quest’anno noi frequenteremo le scuole superiori, quindi andremo in un'altra scuola” “Ehhhh!?!?” esclamò Seira sia sorpresa che delusa. “Mi dispiace ma è così. Non puoi farci niente” disse Hanon dandogli una pacca sulla spalla per consolarla. Magra consolazione. “Guarda il lato positivo; almeno non sarai da sola. Anche Mimi verrà a scuola con te” disse Lucia. Seira si riprese ed esclamò “Hai ragione! E poi oltre a Mimi potrò farmi anche un sacco di nuovi amici!” “Questo è lo spirito giusto” disse la principessa blu. Subito dopo si sentì il rumore di qualcosa sbattere contro il tavolo. “Ecco la colazione” disse una voce femminile estremamente seccata. Le tre si voltarono e videro Maria che porgeva ‘gentilmente’ un piatto al tavolo delle tre sirene. Ad Hanon scappò un risolino vedendo la forte e glaciale Maria col grembiule che gli porgeva docilmente la colazione. Ebbene si; adesso lei e tutte le nuove arrivate lavoravano al Pure Pearl. Di certo Nikora non le avrebbe fatte alloggiare gratuitamente. Spirito elementare o no, se volevano restare dovevano lavorare: questa era la regola. La fata, accortasi di ciò disse “Hai qualcosa di dire?”. Hanon cercò di non scoppiare a ridere e disse “Scusa, scusa. Il fatto è che...”. Alla fine cedette e scoppiò in una fragorosa risata. “Ahahahahah!!! Troppo divertente!!” esclamò la principessa blu rotolandosi a terra dalle risate. Intanto a Maria comparvero due grosse vene pulsanti sulla fronte e degli affilatissimi dardi di ghiaccio tra le dita. Lucia, cercando di evitare la morte prematura dell’amica, disse “Se volete scusarci adesso noi andiamo”. Prese Hanon per un braccio e se la trascinò via uscendo dall’albergo. Seira, dopo aver visto le due principesse sparire, si voltò verso la fata, fece un inchino e gli disse “Grazie per la colazione”. Maria non disse niente. Alzò i tacchi e a testa alta se ne tornò in cucina. Poco dopo si sentirono dei passi provenire dalle scale. La sirene si voltò e vide Mimi che stava venendo dalla sua parte. Anche lei indossava l’uniforme scolastica; l’unica differenza era che lei indossava un paio di collant nere e, invece della collana a forma di conchiglia, portava un collarino nero. Era veramente carina. La nuova arrivata si sentiva un po’ in imbarazzo; era la prima volta che indossava abiti del genere e se ne vergognava un po’. Arrivata davanti a Seira le chiese “Come sto?”. Senza pensarci due volte la sirena le rispose “Stai benissimo. Sei veramente carina” “C-Carina...?” domandò la ragazza visibilmente imbarazzata. La principessa fece un cenno con la testa e chiese “Senti, facciamo colazione insieme?” “...Va bene”.

 

 

Finita la colazione, le due ragazze si misero i mocassini marroni e cominciarono ad incamminarsi verso la loro nuova scuola. Nel tragitto parlarono di diverse cose, tra cui come sarebbero stati i loro nuovi compagni di classe e gl’insegnanti, o di cosa avrebbero dovuto fare una volta arrivate a scuola. Gli ci vollero una ventina di minuti per raggiungere l’edificio scolastico. La prima cosa che fecero fu andare a vedere in che classe erano state smistate, sperando di essere nella stessa classe. “Vediamo. Yugurime, Yugurime... Eccomi, Yugurime Seira!” esclamò indicando il suo nome scritto sul tabellone. Poi si voltò verso l’altra ragazza e gli disse “Io sono nella 1-C. Tu in che classe sei?”. Mimi stava ancora cercando il suo nome. “Ecco... Trovato! Fukari Mimi!” “Allora? In che classe sei?” chiese Seira incrociando le dita. “1-C” rispose. La principessa esultò “Evviva!! Siamo nella stessa classe!!”.

Le due ragazze si incamminarono verso la loro classe. Quest’ultima si trovava ovviamente al primo piano, come da consuetudine nelle scuole giapponesi. Nella classe c’erano trenta banchi, quasi tutti occupati. Cercarono dei posti liberi vicini. Ne trovarono due nella penultima fila vicino alla finestra. La prima a sedersi fu Seira. Aveva conquistato il banco vicino alla finestra, mentre Mimi quello subito a fianco. La ragazza dai capelli corti si guardò un po’ intorno. Era visibilmente nervosa. Appena la principessa sirena se ne accorse gli si avvicinò dicendogli “Non preoccuparti. Non c’è nulla di cui essere nervosi”. Facile a dirsi. Ad un tratto la campanella suonò. Le lezioni stavano per cominciare.

“Accidenti!” esclamò sotto voce Seira. L’amica si voltò verso di lei e le chiese “Cos’è successo?” “Mi sono dimenticata di portare l’astuccio. Adesso non so come scrivere” spiegò la ragazza. Gocciolone sulla tesa di Mimi. “Sei davvero sbadata. Tieni” disse una voce davanti a loro. Le due si girarono. Era il ragazzo che sedeva davanti a Seira. Aveva i capelli neri, sistemati in un taglio corto che si lasciava sfuggire qualche ciocca sul viso e in particolare sull’occhio sinistro. I suoi occhi erano quelli tipici di un giapponese, ma avevano qualcosa di insolito: erano azzurri, come il limpido e calmo oceano. Ovviamente indossava la divisa maschile, che comprendeva una camicia bianca e un paio di pantaloni lineari color blu marino. Gli stava porgendo una Bic nera. La principessa scosse la testa dicendo “Mi dispiace non posso accettare. Altrimenti come farai a prendere appunti” “Non ti preoccupare. Ne ho un altra” gli disse il ragazzo. Seira era indecisa sull’accettare o non accettare. “Che faccio? Se accettassi potrei fare la figura della ragazzina imbranata che ha sempre bisogno di una mano. Però se non prendo appunti poi non riuscirò a studiare. Cosa devo fare?”. Un rumore interruppe il suo monologo. Una mano aveva appena poggiato la Bic nera sul banco dell’indecisa ragazza. Seira seguì la mano fino a raggiungerene il proprietario. Era Mimi. “Visto che non ti decidi a prenderla l’ho fatto io per te” spiegò l’amica. Poi si voltò verso il ragazzo. Gocciolone d’imbarazzo sulla sua testa. “Grazie e scusa” disse la principessa sirena. “E di cosa?” chiese il ragazzo. “Allora grazie...”. Si accorse di una cosa: non sapeva ancora il suo nome. Senza che nemmeno glielo chiedesse lui gli rispose “Nakagawa. Nakagawa Keichi” “Io sono Yugurime Seira. Piacere. Lei invece è la mia amica Fukari Mimi” disse Seira presentando sia lei che la sua vicina di banco. “Piacere” disse Mimi facendo un cenno con la mano. “Che cognomi strani che avete” disse Keichi incuriosito. “Perché non ti piacciono?” domandò la ragazza dietro di lui “No, più che altro sono molto... come dire... inusuali” disse il ragazzo cercando di non essere maleducato. Intervenne Mimi dicendo “In effetti hai ragione. Il mio significa Luce degli Abissi” “Il mio invece Principessa del Crepuscolo” spiegò Seira. All’improvviso una voce forte e autoritaria irruppe nella loro conversazione. “Vuoi continuare tu Yuguremi?” disse la professoressa con voce palesemente irritata. La ragazza si alzò in piedi per rispondere, ma andò nel pallone e cominciò a dire cose senza senso “Ah, ecco... vediamo...”. Poi intervenne la voce della salvezza. “Pagina 9, riga 31” bisbigliò il ragazzo davanti a lei. “Pagina 9, riga 31!!” ripeté Seira ad alta voce. Gocciolone sulla testa della principessa. Mimi e Keichi si sbatterono una mano sulla faccia. “Che imbranata” dissero i due in coro. Intanto le guancie di Seira erano diventate color scarlatto per la figuraccia appena fatta. “Mi fa piacere che tu sappia dove siamo” disse l’insegnate con una punta d’ironia mal celata “Però mi farebbe ancora più piacere se seguissi le mie lezioni” “...Mi scusi” disse Seira sedendosi al proprio posto.

 

Al termine delle lezioni gli studenti se ne tornarono ognuno a casa propria. Prima di uscire dalla classe, però, Seira voleva fare un'altra cosa. Si avvicinò a Keichi e gli disse “Senti Nakagawa” “Chiamami pure Keichi” disse lui accordandogli il permesso di chiamarlo per nome. “Ok allora. Senti Keichi ti andrebbe di fare la strada per tornare a casa insieme a noi?” domandò  la principessa sirena. “Mi dispiace, ma oggi devo andare al lavoro” gli rispose il ragazzo. “Davvero tu lavori?” chiese Seira sorpresa. “Si” rispose lui. “E che tipo di lavoro fai?” domandò curiosa la ragazza. Il ragazzo ci pensò un po’ su, poi rispose “Lavoro come Assistente di un Ricercatore”. Intanto Mimi si avvicinò ai due. “Davvero? Dev’essere interessante. E che cosa studiate?”. Keichi ci pensò di nuovo su poi disse “Serpenti. Serpenti velenosi”. La ragazza dai capelli corti si intromise nella conversazione e rapida gli chiese “Che genere di serpenti?”. Non sapeva come rispondere. Poi guardò l’ora sul suo cellulare ed esclamò “Accidenti, com’è tardi! Scusate ma devo scappare, ciao!”. Detto ciò corse subito via come un fulmine. Le due ragazze lo guardarono andar via. “Peccato. Speravo che tornasse a casa con noi” disse la principessa sirena delusa. Mimi non disse niente. Si limitò a fissare la porta dal quale era uscito il ragazzo. “Spero solo di sbagliarmi” disse la strega prendendo la cartella dal banco. L’amica la guardò confusa e gli chiese “Cosa vuoi dire?” “Niente. Fa finta che non abbia detto niente” gli rispose incamminandosi verso l’uscita. Poi si voltò indietro e rivolgendosi a Seira disse “Andiamo?” “Si” rispose lei raggiungendola.

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