Volete conoscere la mia storia?

di Hutchersonswife
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** cap.1 ***
Capitolo 3: *** cap.2 ***
Capitolo 4: *** cap.3 ***
Capitolo 5: *** cap.4 ***
Capitolo 6: *** Cap.5 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Ho 15 anni  e la mia vita è uno schifo. Già qualche volta avevo pensato di suicidarmi ma poi ogni volta penso che sia inutile, che me ne pentirò. Penserete, giustamente, che a 15 anni si è nel fiore della vita, il momento in cui ci si deve divertire e vivere sul serio. Non credo che io in questo momento lo stia facendo;  vorrei che qualcuno mi desse una mano. Ho raccontato una volta a mio padre questo che sto per dire a voi, ma lui dopo avermi aiutato, se ne è dimenticato, pensando che io avessi una vita felice. Penserete che devo raccontare tutto ad una amica. Non posso. Fra poco capirete perché. Racconto tutto a voi, perché non mi conoscete, e perché so che potete darmi una mano. Se volete. Se non vi va, pazienza. Chi vuole seguirmi e desidera aiutarmi, grazie dal profondo del mio cuore. Volete sapere la mia storia? Eccola.

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Capitolo 2
*** cap.1 ***


Penso che devo cominciare proprio dall'inizio, per farvi capire tutto.
Da che mi ricordi, sono stata sempre grassottella, con delle guance paffutissime: di questo molti mi prendevano in giro, ma io non ci facevo molto caso. Andavo molto fiera dei miei capelli rossi, presi dal ramo paterno della famiglia. Mi dicevano che era carina, nonostante la mia stazza, ed era vero, me ne rendo conto ora, ma a me a quei tempi poco importava. Dicevano anche che ero maldestra, disordinata, distratta. Dicevano anche che non sapevo parlare in dialetto, per questo non lo parlavo mai. Ho frequentato l'asilo nido, ma non ricordo niente, se non la piscina con le palline colorate. All'asilo, ho conosciuto delle amiche speciali: si chiamavano Lorinda e Daniela. La prima era più secca di una scopa, il suo soprannome, ed era molto carina; la secondo, un pò meno grassa di me e carina anche lei. Le maestre ci chiamavano "Le tre papere": passavamo le nostre giornate a chiacchierare a scuola, e quando uscivamo spesso ci incontravamo a casa di qualcuno di noi. Ricordo sempre quei tre anni con felicità, e ripenso a come eravamo piccole, a come io e Daniela condividevamo l'amore per lo stesso bambino e litigavamo anche per quello, come se fosse una gara per un trofeo. Ora ridiamo quando ricordiamo questi episodi, ricordiamo quanto eravamo stupide perché poi quel ragazzo ha rovinato tutto con me e lei. Ma questa è un'altra storia, che vi racconterò in seguito. A quei tempi, le giornate trascorrevano tranquille, senza pensieri: spesso ci ritrovavamo tutti insieme in famiglia, a casa dei miei nonni, dai miei zii o dai miei cugini. Ero molto brava anche con i videogiochi, imparavo da mio padre, che ogni sera mi insegnava a giocare un gioco nuovo. Ero una bambina sensibile ai problemi del mondo che sapevo: la povertà, le guerra e il fatto che l'uomo rovina la natura. Sognavo di cambiarlo, il mondo. Ero anche un pò maschiaccio:  tra il cavaliere e la principessa da salvare, volevo essere io quella che salvava le persone. Adoravo quindi l'idea dell'eroina, tanto è vero che amavo la figura di Mulan, anche se lei lo facevo per la propria famiglia. Non so come mi ritenevano gli altri allora, ma io penso che fossi una bambina abbastanza simpatica; i miei parenti dicevano che ero dolce quanto  distratta. Penso che a quell'età le categoria di bambine erano due: quelle che pensavano che la bellezza fosse dentro, quelle che pensavano che la bellezza fosse fuori. Facevo parte della prima. Io chiacchieravo e mi divertivo con Lorinda e Daniela, le uniche persone che mi capivano, le altre pensavano solo al trucco e a vestirsi bene, a tre anni. Mi vestiva sempre mia madre, spesso indossavo tute, come tutte le bambine vestite dalla madre. Mia sorella la odiavo: mi trattava male, mi sfotteva, non mi permetteva di fare quello che volevo, si metteva nella stanzetta che condividevamo e chiudeva le porte, per non farmi entrare. I miei l'hanno sempre data ragione e quelle volte che la davano a me, lei dicevo che ero io la preferita e faceva l'offesa. Però lei era quella con cui giocavo sempre e mi difendeva quando molti mi insultavano davanti a lei: in quei momenti sentivo di volerle bene. Durante l'anno c'era la scuola. In estate, tutte le mattine andavo a mare con mia nonna e passavo la mattinata con i miei cugini di Roma, che venivano solo in estate. Conoscevo solo loro sulla spiaggia, non volevo fare molte amicizie. Alle undici e mezza la nonna mi chiamava e mi dovevo fare la doccia e tornare a casa, dove non facevo niente per tutta la giornata. La sera, poi, andavamo all'oratorio della chiesa dove c'era un campetto e una struttura che funzionava da bar. Lì, in estate, si facevano sempre tornei, di calcio o pallavolo, e io stavo con la mia amica Francesca: era simpatica anche lei, però non mi capiva come Lorinda e Daniela. Penso che i problemi sono cominciati nell'estate dopo il terzo anno d'asilo. Avevamo una donna delle pulizie, Gerarda, che veniva a pulire quando tutti erano fuori casa: dopo un paio di mesi, scoprimmo che questa non puliva assolutamente niente, del tipo che non prendeva neanche lo straccio in mano. Si affacciava alla finestra e fumava, mentre nessuno la vedeva. Così la cacciammo, e non ricordo per quale motivo i miei litigarono; mia sorella andava a ridere in bagno, io piangevo, nel terrore che i miei divorziassero. Non avevano mai litigato, per questo avevo paura. Un altro litigio del genere è stato quando mia sorella aveva dei problemi ai capelli e mia mamma voleva portarla immediatamente dal medico, senza neanche aspettare: mio padre disse di attendere un pò. Ricordo che questo nuovo litigio fu un trauma ancora più pesante, perchè fecero vedere di avere intenzione di fare quello che temevo: si tolsero le fedi, le gettarono a terra si strinsero la mano, dicendo "Amici per sempre". Fu solo l'arrivo di mia nonna che calmò le acque e li fece ragionare, calmando anche i miei singhiozzi. Sante subito, le nonne.

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Capitolo 3
*** cap.2 ***


Dopo quei primi litigi, ce ne sono stati altri sempre più frequenti, poi i miei si sono calmati per un pò di tempo. Io intanto avevo cominciato le scuole elementari, dove c'erano anche alcuni compagni dell'asilo. Vorrei parlarvi di alcuni di loro, per cercare di tenere vivo il ricordo anche con me stessa. Ce ne era uno che si chiamava Willy: quando parlavo di lui,  i miei scherzavano sul suo nome dicendo che fosse quello di un cane, ma io lo difendevo sempre, dicendo che in realtà si chiamava Guglielmo, ma in effetti non ho mai capito il suo vero nome. Poi c'era Stella, la ragazza più grassa che io avessi mai visto la quale si atteggiava anche. Non mi importava e ancora ora non mi importa dell'aspetto fisico, ma quando la gente si vanta, quello non mi piace affatto. Poi c'erano Lorinda e Daniela, costanti della mia vita scolastica. Alle elementari, conoscendo nuove persone, il nostro rapporto si era un pò freddato, anche se ci volevamo bene come prima. Una bambina che conobbi, di nome Letizia, fu la mia migliore amica e compagna di banco fino alla quarta. Poi, non so perché, il nostro rapporto è cambiato completamente, un altro poco e neanche mi parlava. Sapevo di potermi fidare di tutti loro.
Le mie maestre, bhè, erano le migliori che abbia mai avuto: si chiamavano Assunta, Patrizia e Caterina. La maestra Assunta era severa  ma spesso divertente; le sue lezioni di storia e geografia erano un pò noiose, spesso ci leggeva dei libri che molti di noi odiavamo ma che ora personalmente adoro, ma era ed è ancora una brava maestra. La maestra Patrizia insegnava matematica, e spesso, mentre controllava i compiti, se sbagliavi qualcosa dava uno schiaffo così veloce quanto forte che neanche riuscivamo a vederlo; ma era creativa, spesso facevamo dei lavoretti, ed era brava. La maestra Caterina, a quei tempi era la mia preferita, ed era speciale quanto diversa. Per lei tutte le persone erano un libro aperto; spesso chiudeva le finestre in modo da rendere la sala buia, ci faceva mettere tutti in cerchio sotto una coperta e voleva che raccontassimo i nostri problemi. Io ero l'unica che sul serio lo faceva e mi dissero qualche tempo dopo che mi prendevano in giro da dietro per quello. Furono degli anni molto belli da molti punti di vista.
Una cosa che mi porto dietro di quello che è successo è la danza. Seguivo un corso di danza e spesso non volevo andarci perché mi annoiavo e non riuscivo a ricordarmi i passi; poi, molti mi insultavano, dicendo che "ero una balena che ballava". Dopo quel momento, decisi di lasciare la danza; questo significava anche che cominciava a importarmi di quello che pensavano le persone di me. Dopo aver fatto questo passo, mi presi un anno di pausa dallo sport. Non ricordo esattamente quando, ma  vidi la scherma e me ne innamorai. Domandai ai miei genitori di praticarlo, e loro me lo consentirono. Mi piaceva, e conobbi delle persone fantastiche, o almeno così credevo. La mia maestra disse anche che ero brava, ma io poco ci credevo. Poi, quando facevo la quinta elementare, cominciai a fare le gare: alla prima che feci, mi classificai seconda. Mio padre era così orgoglioso, riuscivo a leggerlo nei suoi occhi. Essendo andato all'ISEF, ci tiene molto allo sport. Dopo aver fatto la doccia in seguito alla gara, lontano da mia sorella che è una molto gelosa, mi abbracciò, dicendomi che era orgogliosissimo di quello che avevo appena fatto.
La quinta fu l'anno più bello fra tutti, l'anno in cui ebbi il mio primo "ragazzo", se così in effetti si può chiamare. Mi piacevano quattro ragazzi: uno della palestra, il mio allenatore, uno dell'oratorio, e lui, Giovanni. Non credevo di piacergli ma lo venni a sapere grazie a degli stratagemmi delle mie compagne di classe. Era molto bello per la sua età: occhi azzurri, biondo, bel fisico e bravo calciatore, solo che era basso. Mi piaceva perché era dolce, un pò timido, simpatico, spiritoso. Ma era così quando eravamo amici. Quando ci fidanzammo,  i primi giorni ci parlavamo come quando eravamo amici: secondo il mio concetto di fidanzamento,diverso da quello degli altri in modo e tempo, io pensavo fosse una cosa normale, che si doveva ancora scogliere o che probabilmente era timido. Invece, dopo una settimana, lui divenne freddo e neanche mi parlava. Così lo lasciai, prima di andare a fare l'ultima gara dell'anno, e lui mi disse con cattiveria, in mezzo a tutta la classe: " Spero che arriverai ultima". Ci rimasi malissimo, non mi aspettavo tanta malignità. Andai alla gara e arrivai ottava su 90 ragazze. Quando lo dissi, lui ci rimase secco. Alla fine non lo pensai più, non mi dispiaceva neanche.
Sapete, ai tempi delle elementari ero completamente diversa da ora. Per esempio, prima pensavo  che ogni cosa che fosse strana era bella, una cosa  da vantare: tipo, una volta mia mamma mi portò una medicina a scuola, e io, pensando che il mio fatto di stare male fosse una cosa di cui vantarsi, me ne vantavo. Non mi accorgevo che gli altri mi vedevano strana. Ma in realtà, questo accadeva ogni tanto. Nel resto del tempo ero dolce, passavo sopra a ogni torto che mi facevano e volevo bene a tutti.
Successe qualcosa, nell'estate che precedeva la scuola media, che non posso mai dimenticare e penso sia stato quello che mi ha fatto cominciare ad avere paura di conoscere persone nuove. In quel periodo la mia migliore amica era una ragazza di un anno più grande di me, Lea, quella con cui uscii la prima volta al centro della mia città; per me era una cosa speciale, considerando che abito in periferia. Veniva in palestra con me. Allora io non curavo ancora il mio aspetto e lei, dopo essere usciti un paio di volte, se ne rese conto: per lei l'aspetto fisico era praticamente tutto, me ne rendo conto solo allora. Ecco perché mi squadrava ogni volta dall'alto in basso. Penso che ci siano due categorie di persone: quelle per cui l'aspetto esterno è la cosa più importante, quelle per cui è più importante il carattere. Lea fa parte della prima, io della seconda. Solo con chi fa parte di quest'ultima mi trovo a mio agio. Così, tornando al fatto di prima, lei non voleva più uscire con me sul corso, diceva che si scocciava e, quando le chiedevo il perché, lei era molto evasiva. Quelle volte che non si poteva andare a casa sua ma si poteva andare sul corso, lei si inventava qualsiasi scusa e diceva che non poteva. Ma io, del fatto che lei non voleva uscire con me per il mio aspetto fisico e quindi farsi vedere insieme a me dai suoi amici, me ne rendo conto solo ora. Ma non è stato neanche questo che mi ha messo timore di conoscere persone nuove, anche perché, come ho già detto, me ne sono resa conto solo ora. Lea passava e passa ancora l'estate a San Marco, un paese vicino a Salerno, e io quell'anno convinsi i miei genitori di affittare una casa per una settimana lì, così da stare anche con Lea. Lei mi fece conoscere tutti i suoi amici della spiaggia, tipo venti persone, e molti erano antipatici, si atteggiavano; lei mi metteva in imbarazzo davanti a loro con delle battutine stupide e quando non lo faceva, non mi pensava proprio, mi lasciava come una stupida in mezzo al gruppo, del quale non conoscevo nessuno. Poi, quando non eravamo con i suoi amici, tornava tutto come se fossimo delle vere migliori amiche. Uscimmo assieme due volte, la sera, solo perché i suoi genitori insistevano a farmi uscire con lei. Dovete capire che io non sono brava a fare amicizia con delle persone più grandi, e alcune di quelli avevano 8 anni più di me, io avevo solo 10 anni; allora stavo sempre con lei, quando uscivamo. La seconda volta andammo sugli scogli e, a un certo punto, arrivò un altro gruppo di amici: lei voleva andargli incontro e mi volli avviare anche io. Lei invece si girò e mi disse con un fare acido,davanti a tutti: " Anna, madò, mi sembri un cagnolino che stai sempre appresso a me, ma perché non ti stacchi un pò?" e se ne andò. Puttana, fu la prima cosa che mi venne in mente. In me crescevano sentimenti come la rabbia, come la paura di non essere stata accettata dalla mia migliore amica. Le volevo urlare contro tutto il mio rancore, invece me ne andai a sedere di nuovo sugli scoglio. Affrontai con le lacrime agli occhi il resto della serata e, quando tornai alla casa, scoppiai in un pianto che durò buona parte della nottata, capendo di essere stata maltratta e insultata dalla mia migliore amica. Quella notte, mi aiutò la cugina di mia madre che era venuta in vacanza con noi, mi raccontò che una sua amica si era comportata nello stesso modo e pensò di avermi aiutato, ma in realtà provavo ancora le stesse identiche cose. Il nostro rapporto, che da parte mia era uno dei più importanti, si raffreddò del tutto, riducendosi nel corso dell'anno successivo, arrivando solo a un "buongiorno" e "buonasera". Poi, a un certo punto, mi chiese il perché del mio distacco e io dissi la verità; lei rispose che non lo avrebbe più fatto e ridiventammo amiche. Ma poi vidi con i miei occhi  che mi parlava da dietro e mi allontanai di nuovo, non volendo stare con una sgualdrina come lei. Direte voi: perché non glielo hai detto? Perchè non le hai fatto fare davanti a tutti una figura di merda come lei aveva fatto con te? Perché io non ero così cattiva, come lei invece era stata con me. E poi era lei quella magra, io quella grassa; lei quella bella, io quella brutta; lei quella simpatica e con tanti amici, io quella anomala con strani amici. In realtà, è stato così con tutti, e continua a esserlo. Quando vengo ferita, trattata male e umiliata, non ricambio: ho paura di essere ferita di rimando.

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Capitolo 4
*** cap.3 ***


Pensandoci, tutto quello che provo ora è cominciato sul serio alle medie. Durante il primo anno ho cominciato a curarmi di più, per questo devo ringraziare mia sorella che ha tre anni più di me e mi ha dato una mano, nel senso che mi aiutava a vestirmi più alla moda, facendo lei già il primo superiore. Ancora, però, l'aspetto esteriore non era tutto per me. Sto per spiegarvi il meccanismo che c'era nel mia scuola, io l'ho capito solo durante il terzo anno, non vi assicuro che riuscirete a capirlo. Io  abitavo e abito ancora nella periferia della città e sono andata alle elementari e alle medie nello stesso posto. Tra parentesi, penso che sia stato anche questo una delle cose per cui non sono brava a relazionarmi agli altri: sono stata 8 anni con le stesse persone, con alcune anche 11; solo che le persone cambiano, ma questo ve lo racconto dopo. Allora, tornando a quello che vi stavo dicendo prima, non faccio nomi dei luoghi in cui si svolge tutto questo perché se per puro caso qualcuno che ci abita legge queste cose, capisce sicuro chi sono. Ok, ora diventa complicato. Io abito nel paese 1 e vado a scuola nel paese 2; il mio oratorio si trova nel paese 3. Quelli del paese 2 sono i classici tipi stronzi e bastardi: il loro hobby è insultare le persone, chiamare infami le persone, sputtanare le persone…; le ragazze sono le classiche bastarde che, oltre a fare le cose elencate prima, credono di ritenersi le migliori. Tutti quelli del paese 2 vanno a scuola nel paese 2. Se non frequenti il loro paese e vai a scuola con loro, bhè, puoi ritenerti morto. Io non frequentavo il loro paese e non sono morta, ma ci sono quasi riusciti a farmi diventare così. Sono loro che mi hanno ridotto così, senza un briciolo di autostima a cui appendersi. Anche io pensavo: ma se hai questa scarsa considerazione di loro, perché ti sei ridotta così? Bè, perché ero cambiata. Nel primo anno delle medie, me ne fregavo altamente di quello che mi dicevano. Nell'estate che precedeva la seconda, ero dimagrita tantissimo, e pensavo che forse non ero poi tanto brutta. Avevo cominciato a credere un pò più in me stessa, nel mio carattere, nella mia bellezza. Avevo fatto nuove amicizie, tutte persone che puntualmente alla fine dell'estate mi avevano dimenticate tranne una, un ragazzo, ma lui ha fatto di peggio; questo ve lo racconterò dopo. Avevo acquistato un pò di sicurezza, in compenso questa veniva meno ogni volta che qualcuno faceva una battutina stupida, innocente, che non voleva offendere. Quando tornai a scuola per il secondo anno, non era cambiato nulla, a parte me. Tutte quelle gomme che mi tiravano in testa a tradimento, tutti quegli scherzi che mi facevano, erano l'equivalente degli insulti che mi dicevano: un anno prima non mi facevano nessun effetto ma quello dopo lo facevano eccome. Ricevevo così tanti insulti e così spesso che alla fine ho finito per crederci anche io. Tornavo a casa e ogni sera piangevo nel mio letto per ore, non capendo il perché delle loro azioni. Che cosa avevo fatto io a loro? Niente. Mai li avevo insultati o roba del genere, non li avevo mai risposti, per paura di essere ferita ancora di più. Ma loro continuavano imperterriti. Dopo le vacanze di Natale, decisi di mettere da parte i miei pensieri e diventare loro amica; preferiva così, piuttosto che essere sempre insultata. Alla fine questo "piano" funzionò ma non per molto; le ragazze ridivennero fredde, non capii mai perché. Quelle che non venivano dal paese 2 ricevevano il mio stesso trattamento, ma loro non se la prendevano. O almeno, non davanti a me. Una cosa che non ho fatto più grazie a loro è stato l'esprimere i miei pensieri, le mie parole, perché sono stati capaci di insultare anche quelli.Solo che non sono stati solo loro a fare cose del genere, ma anche persone di cui mi fidavo, persone a cui volevo bene.

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Capitolo 5
*** cap.4 ***


Nella mia vita, ho sempre avuto degli idoli, delle passioni che adoro tutt'oggi e rispetto quelli degli altri, anche se non mi piacciono. Ci sono molte persone, anzi quasi tutte, che non lo fanno, ed è questa una delle cose che più mi manda in bestia. Ma cosa importa se quel che piace a me non piace a voi? Lasciatemi perdere, fatemi pensare con la mia testa, non sono obbligata a pensarla come a voi. Non puoi dirglielo, loro sono così maligne che non faranno altro che infangare ancora di più tutto ciò che ti piace, tutto ciò in cui credi; se non glielo dici, continueranno a fare quello che fanno finchè non si saranno stancate di farlo. Vabbè, sono ripetitiva, lo so. Comunque il punto è questo: voglio parlarvi di alcune persone, le quali tutte hanno fatto ciò che ho criticato sopra, altre anche di peggio. Se fino a ora vi ho raccontato la mia storia generalmente a periodi, ora vi voglio raccontare di qualcuno che ne è stato parte. Comincio con quello che per me è più importante: quel ragazzo che avevo conosciuto al mare, proprio lui. Bhè, per me è stato importante per molto tempo. Lo conobbi giocando a pallavolo con una mia amica che lo conosceva: lui venne, si presentò e giocò con noi. Era spiritoso, simpatico, dolce, avevo sempre il sorriso per tutti, era anche abbastanza carino, solo che era un pò basso( è destino che nella mia vita avrò speranze solo con quelli bassi, ma non importa). Lo conobbi che era un martedì e già cominciava a piacermi; due settimane dopo eravamo fidanzati. Ogni giorno ne ero sempre più innamorata, figuratevi dopo il primo bacio che ci eravamo scambiati al cinema. E lui, il giorno dopo, mi disse che mi amava, che tutte le sue ex erano solo puttane, che amava e avrebbe amato solo me, me lo prometteva. Bhè, io, non sapevo che dire, ero stata fidanzata solo una volta non sapevo come comportarmi; alla fine gli dissi anche io che lo amavo, ma non gli ricambiai tutte le promesse. Dopo pensai: non si fa così, ti amo si dice dopo qualche mese, non dovevi dirglielo. E poi riflettei un attimo: lui aveva detto ti amo anche alle sue ex, e poi dopo che era tutto finito diceva che erano puttane. Avrebbe fatto così anche con me? Non lo sapevo, e non mi importava, mi piaceva e volevo vivere al momento. Era solo di un anno più grande di me. Una sera stavamo parlando di Harry Potter, un libro che ci accomunava. La discussione che cambiò tutto per me fu questa, me la ricordo come se fosse ieri:
Io:" Chissà se la Rowling farà altri libri…"
Lui:"Se li farà, andremo a vedere assieme i film tratti da quei libri"
Mi ci volle un momento per capire quello che diceva: lui voleva una storia lunga anni; non mi ricordo a quei tempi quali film erano usciti, ma ricordo che di sicuro gli ultimi due non erano usciti. Ed io, che a quei tempi avevo 12 anni, cosa potevo rispondere? Dissi:
"Già :)"
Che stronza fui, me ne rendo conto. Lui voleva una storia seria, non di quelle che durano tre mesi. Voleva quella che durava anni. Io ho avuto paura: mia zia, la sorella di mia madre, a 13 anni si era fidanzata con uno di 18 e credetemi se dico che ancora ora stanno assieme da fidanzati, non convivono nemmeno. Ognuno a casa dei suoi genitori. Quando metto in mezzo l'argomento del matrimonio, loro dicono che non si sposano per mancanza di soldi, ma io non ci credo. Non si amano più, si vede subito. Stanno assieme perché, alla loro età e dopo quasi trent'anni di fidanzamento, non saprebbero che fare, chi amare. Ma questa è un'altra storia. Resta il fatti che non volevo fare la loro fine. Così, qualche tempo dopo, lo lasciai. Lui la prese male, disse che aveva passato la notte intera a piangere. Io non sapevo come fare a calmarlo, sembrava una furia. C'è da dire anche il fatto che i miei non vogliono fidanzamenti prima dei 16 anni, quindi ci saremmo dovuti vedere, se ci andava bene, solo il sabato. Alla fine si calmò  e rimanemmo con la promessa di diventare amici, anche se prima di questo mi disse che era stata la relazione più "merdosa" di quel che aveva avuto. Per un pò  si comportò da amico, poi il nostro rapporto si raffreddò. Poi cominciai a fare la seconda, e non si fece più sentire. Poi, dopo le vacanze natalizia, mi mandava tanti messaggi e io lo rispondevo. Ok, rileggendo i messaggi a distanza di tempo, mi rendo conto che rispondevo in maniera troppo….aperta,ecco. Ma era una cosa involontaria. Io lo ritenevo il mio migliore amico. Lui, invece, pensò che io ci provavo e quando gli dissi che non era vero,bhè, non sapere quante me ne disse. Mi mandò un messaggio di 10 pagine sul cellulare, e fu una cosa straziante, per me. Mi chiamò zoccola, puttana, inutile, mi disse quanto riteneva stupido il mio amore per Tiziano Ferro, per Harry Potter,e per tutto quello che amavo. Mi disse quello che veramente pensava di me, cose che non pensavo potessero mai essere create nella sua mente. A un certo punto pensai fosse uno scherzo. E perlopiù, il bastardo, questo messaggio lo mandò di notte, che io passai insonne e piangente. Io non ci sono rimasta altro che una merda, una vera e propria merda. Io potevo offenderlo, potevo attaccarlo, dirgli quanto era stato stronzo ma non lo feci. Perché? Per gli stessi motivi per i quali non offesi Lea. E poi lui andava a scuola in centro, conosceva più persone ed era molto conosciuto anche lei, ci metteva meno di un secondo a sputtanarmi se voleva, meno di un secondo a rendere la mia vita peggiore di quella che era. Così gli dissi che non doveva trattarmi così, non me lo meritavo, e che avevo dei problemi in famiglia e a a scuola. La seconda cosa era vera, la prima no, ma lo sarebbe diventata ben presto; questa è un'altra storia, però. Lui pian piano si calmò, ma mi disse che gli sarei sempre piaciuta, poi i rapporti ridivennero più freddi, ci siamo sentiti qualche volta e  a mare in estete ci parlavamo sempre. Comincerò fra poco il mare, chissà quale sarà il suo comportamento. Quel  ragazzo lo ritenevo il mio migliore amico, mi confidavo, gli raccontavo le mie paure, gli parlavo di come amavo i miei idoli, le mie passioni. Lui ogni volta mi faceva credere di comprendermi, ma non lo ha mai fatto sul serio, e alla fine si è dimostrato per quello che era. Sono contenta di avermelo lasciato alle spalle.


Vorrai parlarvi di quella che è stata la mia migliore amica per buona parte di quest'anno. Antonella, è il suo nome. Posso dirlo: è così ottusa che nemmeno sa che cosa sia una fan fiction, non c'è pericolo che legga tutto questo. Io stessa mi chiedo come facevo ad essere la sua migliore amica. Forse perché con lei mi sentivo protetta, non giudicata, ma non era a lei che confidavo tutto, lei non avrebbe capito. Ci vuole un attimo per descriverla, tutti hanno incontrato un tipo come lei: alta, magra, bella in qualunque circostanza,ricca,sempre vestita bene; la classica ragazza che fa foto ogni ora con l'Iphone e in qualunque posa, spesso molte pose da….si, si è capito. Quella che si fidanza con uno senza neanche conoscerlo solo perchè è bello, ma dopo un giorno lo lascia; quella che scrive cuori e "amoreeeeeeeeeeeeee" a tutti, anche se non li conosce. Sul serio, è proprio così. E credetemi quando dico che ancora io non mi capacito di pensare a come ho fatto ad essere la mia migliore amica. Mi trattava male, facendomi fare brutte figure davanti a tutti, spesso usava le mani "per gioco", quando sapeva e glielo ripetevo sempre  che mi dava fastidio. Sapete, anche quelli del paese 2 usavano le mani " per gioco".  Voleva fare le foto e poi metterle su facebook, ma io non volevo. Sapete, non sono molto fotogenica, e la gente dà solo giudizi. Vi ricordate di Lea? Bè, Antonella la odia. Capitò, in quel periodo che quest'ultima era la mia migliore amica, che dovevamo fare una gara a squadre insieme. Io, seppure controvoglia, le dovetti andare a chiedere delle cose, e a un certo punto lei fece una battuta per cui feci un sorrisino stirato; mentre parlavo con lei della gara, guardai Antonella un paio di volte e lei se ne accorse. Così pensò che stavamo parlando male di lei. Ma sul serio aveva così poca fiducia in me? Litigammo e poi lei mi chiese scusa, mi disse che non mi avrebbe trattato più male. Puntualmente, lo rifece. Io tollerai, ma dopo due settimane ci picchiammo per una stronzata: stavamo in macchina, e lei teneva i piedi affianco alle mie gambe e me le sbatteva contro lo sportello. Mi faceva male, e dopo che lo aveva fatto per due minuti e le avevi detto più di una volta di smetterla, le arrivai uno schiaffato sulla gamba. Avevo acceso la miccia di una bomba. Mi ritrovai con due lividi per ogni gamba, più un morso sulla guancia sinistra. Litigammo, di nuovo, ma le dissi sul serio quello che pensavo di lei. Restammo così per tre settimane; poi mia sorella mi disse che conveniva a me fare pace, continuando così lei mi avrebbe solo infangato; mia sorella lo sa, aveva capito capito quello che aveva capito io: fra tutte e due, quello con più influenza sugli altri era lei. Lei che poteva sputtanarmi, lei quella che le persone credevano sempre. E così misi da parte l'orgoglio e chiesi scusa.Lei le accettò, ma io non accettai di essere la sua migliore amica; d'altronde, lei ne aveva tanto. Non una, due, tre ma dieci, forse una ventina. Cazzo, la migliore amica è una e basta. Mi diceva sempre che ero io la sua preferita, ma un giorno lessi i suoi messaggi di nascosto e vidi che diceva lo stesso a tutte.




L'ultima di cui voglio parlarvi si chiama Gaia. Era dolce, quando l'ho conosciuta, simpatica. Arrivai a tal punto di fidarmi di lei da raccontarle una piccola parte di quello che sto raccontando a voi. Poi lei e Antonella divennero migliore amiche e non dico che questo è un male; ma Gaia mi ha dimenticato, come molti hanno fatto, pensa solo ad Antonella, quando non sa che Antonella non pensa a lei. Direte: cosa c'entra questo con quello che scritto all'inizio? C'entra eccome, tutt'e due, come il ragazzo, insultarono i miei idoli le mie passioni, prendendomi in giro pubblicamente e facendomi sembrare una stupida. Scrivevano "Harry Potter è ricchione" sui muri della palestra, senza contare quello che mi hanno detto; non pensavano, credo, di insultare anche me. Io sono fatta così, non so voi: se qualcuno insulta quello a cui tengo, me la prendo, insultano una parte di me e qualcosa che io amo. Gliel'ho detto e loro l'hanno fatto semplicemente con meno frequenza.



Sono stata insultata per il mio aspetto fisico, per il mio carattere, e hanno insultato i miei idoli. Le prime due cose non potevo tenerle nascoste, ed erano difficili da modificare. I miei idoli? Bè, quelli che non ho mai rivelato posso tenerli nascosti, anzi parlarne con chi mi fido. Mi fido di voi. Per questo a voi posso dire quello che a loro non ho detto, quelle cose che per cui farei pazzie, ecco perché a voi posso dire il mio amore  per la chitarra, per  Ed Sheeran, per Hunger Games e per Josh Hutcherson, anche se so che probabilmente niente di queste cose piace anche a voi. Ma voi non mi tradirete. Giusto?






Angoletto dell'autrice:
Non ho ricontrollato il capitolo, volevo caricarlo subito. Scusate per gli eventuali errori :)

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Capitolo 6
*** Cap.5 ***


Probabilmente questo è l'ultimo capitolo: in questi giorni ho scritto la mia storia e tutto quello che ho provato durante questa, oggi vorrei scrivere tutto quello che provo ora. Da molto tempo, mi sono resa conto che nella mia vita nessuno mi ha accettata e considerata davvero. Ho pensato, e continuo a pensare, che fosse colpa mia, per il mio aspetto fisico o il carattere. Allora li ho cambiati tutti e due: sono dimagrita tantissimo, di nuovo, non penso che chiunque che mi vedrebbe mi giudicherebbe grassa, mi vesto bene e tutto sommato sono carina. Il carattere? Penso di avere tutti i requisiti adatti ad essere una buona amica: sono brava ad ascoltare e a dare dei consigli, più o meno so e capisco quello che mi succede intorno, non ho mai fatto insulti gratuiti, non giudico mai le persone prima di conoscerle, difendo chiunque o qualunque cose mi sta a cuore. Sembra che questo non basta a nessuno però. Allora ho provato ad essere più aperta: il risultato? Mi hanno chiamato puttana. Sono sempre stata la seconda scelta di tutti, e per molti neanche quello. Ho visto raffreddarsi tutti i rapporti con quelli che amavo, uno a uno, nessuno escluso. Ho sempre paura di fare nuove amicizie, ho paura di dare fastidio. E chi è rimasto che davvero mi vuole bene? Della mia famiglia probabilmente solo mio padre e mia sorella, mia madre dice di preferire i cani. Perfino loro non mi considerano: quando torniamo a casa, vanno solo da mia sorella. E i miei amici? Bè, voglio raccontarvi quali amici ho. Stamattina sono andata al mio lido, c'era una mia amica e siamo state assieme. A un certo punto, è venuta un'altra ragazza e questa mia amica se ne è andata con lei, lasciandomi sola. Più tardi, dovevo andarmene e stavo salendo le scale del lido verso l'uscita, lei mi ha visto e non mi ha fatto neanche una parvenza di saluto. Molti si sono comportati così, ma io sono sempre tornata da loro perché avevo paura di rimanere sola. Un altro esempio? Quando il sabato si esce, nessuno mi chiede di uscire. Sono sempre io quella che chiede, che si offre di accompagnare e andare a prendere a casa pur di uscire con qualcuno e non sentirmi sola, e spesso qualcuno mi dice di no sempre all'ultimo momento. Allora forse non è un fatto di sentirmi sola, io sono sola. La mia migliore amica? Bè, lei dopo la scuola non mi sta rispondendo neanche più ai messaggi: un modo per farmi capire che non sono più la sua migliore amica. Sono invidiosa quando vedo tutte quelle amiche che escono sempre insieme, i gruppi di ragazzi che vanno al mare, in discoteca, che si divertono tutti. Soffro quando li vedo, vorrei essere anche io come loro. Cosa dovrei fare io a questo punto, per sentirmi considerata, accettata? Non lo so, davvero, qualcuno mi dia un'idea. Forse la società di oggi dice che per essere accettati dobbiamo essere tutti magri, più belli. Allora, la causa di tutto questo sono solo io. Forse è sbagliato starla a sentire, ma io oggi ho mangiato giusto un pezzettino di carne, nè pasta e nè pane, e ho intenzione di continuare così. Se questo è il modo, preferisco mangiare di meno, piuttosto di sentirmi così. Probabile è il fatto che io stia sparando solo cazzate, non lo so. Sapete la canzone di Pink, "Fuckin Perfect"? Non c'è modo migliore per spiegare come mi sento io. Finisco qui. Dicendo tutto quello che ho detto, ho confermato cose che nemmeno la mia testa aveva ancora accettato davvero. La reazione è che sto piangendo mentre scrivo. Allora voglio dire grazie a tutti quelli che in questi giorni mi hanno sostenuta, grazie davvero, se non era per voi probabilmente non starei qui a scrivere. Non voglio mettere come completa questa storia perché per me tutto questo continua, un epilogo non c'è ancora.

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