When the characters travel in the Fables ~

di RaffyRen97
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** When a Prince Wants a Princess ***
Capitolo 3: *** When Things Are Compared To The Vastness Of The Ocean ***
Capitolo 4: *** When Four Strange Students Discover A Giant Meteor That Is Going To Destroy The Earth Part 1 ***
Capitolo 5: *** When Four Strange Students Discover A Giant Meteor That Is Going To Destroy The Earth Part 2 ***
Capitolo 6: *** When A Stupid Servant Runs Away From Home ***
Capitolo 7: *** When The Midnight Marks A New Story ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo
When  Children Should Go to Bed

 
{Di notte tutti i bambini dovrebbero andare a letto, ma è proprio di notte che si scatenano le forze dei sogni.
Queste forze derivano dai desideri  delle persone, belli o brutti che siano e che trovano il loro miglior rifugio nelle favole che vengono da sempre narrate ai più piccoli.}

 
Quella sera molti bambini erano accorsi a casa Endou per ascoltare le favole di Daisuke, il caro vecchio nonnino che non aspettava altro di poter raccontare le sue storie e quindi andare a letto senza sentire lamentele varie.
Erano tutti molto emozionati poiché Endou aveva raccontato loro che il nonno era capace di rendere vive le favole che raccontava, e tutti volevano avere una storia per sé.
Poiché facevano tutti troppo rumore, Daisuke aveva deciso che le storie sarebbero state estratte a sorte, in tutto dovevano essere cinque.
- Allora, avete scritto tutti che favola volete sentire?
I bambini lo fissarono e annuirono sorridendo e mostrando i bigliettini che sarebbero stati estratti a sorte.
In realtà li aveva scritti tutti Edgar essendo l’unico che, andando alle elementari, sapeva scrivere.
Daisuke prese i fogliettini e, mischiatoli dentro una cesta, li fece pescare dal nipotino.
- Vediamo quale sarà la prima favola! – esclamò il piccolo Mamoru eccitato.
In realtà non sapeva leggere, ma si dava comunque tante arie.
Fudou e Kidou lo guardarono straniti e decisero, dato che sapevano bene che Mamoru non sapeva leggere, che avrebbero annunciato loro le storie al posto suo.
Mamoru iniziò a sbattere i piedi a terra per poi calmarsi dopo aver incrociato lo sguardo compassionevole del nonno.
Mise la sua piccola mano nella cesta e dopo aver mischiato ben bene tirò fuori un fogliettino…
Tutti si stavano chiedendo quale fosse la favola scelta dalla sorte.
 
*Angolo del nuovo autore (?) -dilettante-*
Buonasera e salve a tutti.
Sono nuovo qui su efp e soprattutto sul fandom - e anche a scrivere -.
Questa è la mia prima fic su Inazuma Eleven che scrivo e visto che non mi veniva niente in mente ho scritto la prima cosa -che mi sembrava decente - a cui ho pensato.
Con l'ausilio -voluto ma non voluto (?) - della mia sorem' -sorella Gemella malvagia (?) - che intanto vuole celare la sua identità *indica sorella dietro ad un tendone che muore per colpa della tosse*
Dice di vedere se qualcuno arriva a capire chi è .w. ... si, sta male e si dà troppe arie.
Adesso vi lascio, siate clementi e recensite (?)
Raffy o Ren - come volete-

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Capitolo 2
*** When a Prince Wants a Princess ***


La  prima favola  ad essere stata pescata dalla mano del piccolo Mamoru era la storia che voleva sentire Edgar. Si agitò un mormorio confuso tra i bambini, alcuni invidiosi della fortuna del ragazzo, altri che volevano solo ascoltare il vecchio raccontare.
- Bambini avete presente la favola della principessa sul pisello? – chiese Daisuke.
I bambini annuirono.
- Come ben sapete, il principe e la principessa si sposarono…- disse sorridendo -…sbagliato! – aggiunse poi.
I bambini lo guardarono straniti, ma anche incuriositi e divertiti.
- Dopo qualche giorno dopo le nozze la principessa cominciava ad avere strani sogni dove un uomo cattivo continuava a mettere un pisello verde sotto il materasso e ciò le dava incredibilmente fastidio.
Infatti continuava a lamentarsi e a dormire male  e ciò al principe non andava bene.
Quindi dopo un po’ la lasciò.
Questo fu uno shock per la madre del nobile, che morì di crepacuore. – Daisuke si fermò un attimo per riprendere  fiato.
- In questa storia non sono le principesse a cercare il principe, ma è lui stesso che ne cerca una.
 

*****

 
Il principe Edgar stava camminando avanti e indietro, con fare nervoso, nella sala principale del palazzo dove risiedeva.
Quell’espressione seria non faceva che risaltare la sua appartenenza alla nobiltà, anche se sfigurava sul quel viso spesso rilassato e che di solito mostrava un’espressione dolce e comprensiva. Quel  viso tanto dolce che, unito ai suoi capelli azzurri e lunghi, lo facevano spesso sembrare il nonno di Kazemaru una persona dotata di poteri magici benevoli –no,non è la fata turchina -.
La  sua irrequietezza era dovuta al fatto che non riusciva a pensare un piano per trovar moglie e da quando aveva lasciato l’altra non facevano che dirgli che era stato uno stupido e che non sarebbe riuscito a trovarne un’altra.
 – Cavolo ho soli 17 anni!- rispondeva sempre lui.
Solo due settimane dopo gli era arrivata una lettera di condoglianze, non per sua madre, ma per lui.
Dopo ore e ore di lunghi avanti e indietro gli venne un’idea per trovare moglie e non dare nell’occhio.
Sarebbe andato lui a cercar una ragazza in città travestito da cittadino comune.
La cosa più difficile da fare era nascondere i suoi capelli lunghi che avrebbero sicuramente tradito la sua identità.
Il giorno dopo, senza dire niente a nessuno se non al suo fidato domestico Sein,  Edgar  uscì dal castello nascosto dentro un carro che si dirigeva verso la città.
- E ora? Che faccio?- si chiese il principe una volta arrivato, guardandosi intorno spaesato. Non era mai venuto in città, se non per qualche manifestazione o per qualche evento speciale.
-Prima di tutto devo trovare un posto dove stare.- disse tra se e se il ragazzo che cominciò a esplorare l’area alla ricerca di un’abitazione.
Il ragazzo trovò in fretta una casa disabitata e decise di comprarla, tanto di soldi ne aveva e li poteva utilizzare come più desiderava.
Fortunatamente la casa si affacciava sulla piazza principale e decise, quindi, di osservare dapprima le ragazze che passavano di lì per poter poi scegliere le più belle ed educate.
Dopo circa 2 settimane Edgar già aveva un’idea delle ragazze del luogo e ne aveva scelto 3, tutte  molto belle e, a prima vista, nobili d’animo.
La prima si chiamava Natsumi, una bella ragazza dai capelli lunghi e rossicci. Di carattere era molto diffidente e distaccata e, inoltre, gli incuteva molto timore, soprattutto dopo averla vista schiaffeggiare talmente forte il suo ragazzo da lasciargli il segno delle dita sulla faccia. Scartata.
La seconda invece era molto più dolce e sembrava animata da un forte voglia di vivere l’avventura. Si chiamava Haruna e aveva dei capelli blu lunghi fino alle spalle –punto a suo favore-. Anche con lei non riuscì a parlare, ma stavolta perché, ogni volta che ci provava, avvertiva un’aura malefica e il fruscio di un mantellino dietro di se che gli metteva i brividi. Quest’aura altri non era che il fratello, il quale era gelosissimo della sorella. Scartata.
La terza, la sua ultima speranza, era la più dolce e bella delle tre, ottima donna di casa e dotata di un cuore d’oro, che sapeva però dimostrarsi forte e determinato nel caso ce ne fosse bisogno. Questa si chiamava Aki e con lei ebbe più fortuna che con le altre, niente fidanzati né fratelli indemoniati e possessivi.
Per un mesetto visse insieme a lei e alla madre, presentandosi come un povero mendicante bisognoso di vitto e alloggio. Le due inizialmente furono un po’ sospettose, ma dopo poco si aprirono totalmente, facendolo sentire in famiglia. L’unico dettaglio non previsto nel piano del principe era un nobile americano, molto ricco e avvenente che, nel giro di 3 giorni, sposò Aki e se la portò con sè in America per non farsi più vedere.
Il giovane principe dai capelli azzurri cadde in preda allo sconforto e, sospinto dal suo nervosismo e dalla sua depressione, cominciò a fare lunghe camminate per la città senza neanche sapere dove stesse andando. Un giorno si ritrovò in campagna senza neanche accorgersene e, guardando lungo il sentiero che aveva percorso, si accorse che da tempo aveva sorpassato le mura cittadine e il sole stava tramontando.
Non sapendo che fare decise di chiedere ospitalità a un qualche contadino e, si diresse  verso una casetta. Avvicinandosi notò una ragazzina dalla pelle abbronzata e dai capelli azzurri –punto a favore per lei- che stava lavorando in un campo davanti la casa. Non appena  la vide in viso provò una sensazione mai provata prima, sentì il volto arrossarsi, le gambe tremare, iniziò a sudare freddo e non riusciva a staccare gli occhi da lei.
Solo quando riprese pieno possesso delle sue facoltà mentali riuscì a capire che la ragazza, incuriosita, si stava avvicinando e lui, come solo un nobile sa fare in queste situazioni, fuggì via, ma la ragazza fu più veloce e lo fermò.
-Hey! Chi sei? Perché mi osservavi?-  chiese la ragazza
-Ehm… ecco… io…- balbettò lui
-Allora?- esclamò spazientita e, notando che il ragazzo non rispondeva ancora, si girò e fece per andarsene.
-Aspetta…- mormorò il principe. –sono un povero mendicante… potresti aiutarmi dandomi vitto e alloggio?- chiese, imbarazzato
-Certo! A patto che tu dia una mano in casa e nei campi!- disse lei –Comunque, io mi chiamo Rika! E tu?-
-Io… io… io sono Edwin-
-Bene, Edwin! Direi che ormai è tardi per continuare a lavorare nei campi! Domani, però, dobbiamo mettercela tutta, ok?- disse molto entusiasta di avere finalmente qualcuno che la potesse aiutare
-Ehm… ok…-
La cena fu molto modesta, di sicuro niente a confronto coi lauti pasti che Edgar faceva al castello, ma a lui non importava, gli importava solo di stare con quella ragazza.
 
-SVEGLIAAAAA!-
Fu questa la prima cosa che Edgar sentì al mattino: un unico urlo così forte da renderlo sordo per una mezz’ora buona. E quella fu la cosa più piacevole della giornata…
Lui, che era un principe, non era abituato alla vita che faceva Rika e, il suo primo impatto, fu pessimo.
Non fece colazione, e lui mangiava di più durante quel pasto che nel resto della giornata.
Dovette arare i campi e poi seminare, e il massimo del suo sforzo fisico era prendere un libro da una libreria.
Dovette andare a prendere l’acqua dal pozzo, e lui, l’acqua, era abituato a farsela prendere dai maggiordomi e servitori.
Inoltre lavorava malissimo e, nonostante Rika non glielo facesse pesare, si sentiva sempre più demoralizzato ad ogni errore, soprattutto perché poi era la ragazza che doveva aggiustare tutto e lui non poteva fare altro che scusarsi e guardare.
Fortunatamente era un ragazzo intelligente e determinato e già dopo una settimana era migliorato notevolmente e Rika cominciava addirittura a complimentarsi con lui, nonostante facesse ancora moltissimi errori.
Ogni giorno la sua abilità manuale cresceva e, insieme a questa, anche la su affinità con Rika. Questa crebbe così tanto che, tra i vari contadini, si era sparsa la voce che fossero fidanzati, se non addirittura sposati.
L’unico difetto nella loro relazione era che Edgar continuava a mentirle sulla sua identità.
Il principe rimase in quella casa per circa 1 anno, vivendo dei frutti del suo lavoro e della compagnia di quella ragazza solare e simpatica, ma tutto ciò finì.
Esattamente un anno dopo l’incontro con Rika, le lamentele su una mancanza di un re in quella città divennero vere e proprie manifestazioni, spesso violente, che avevano come risultato solo la morte di moltissime persone, ed Edgar non poteva rimanere indifferente a tutto ciò.
 
-Cos’hai?- gli chiese Rika, un giorno –Ultimamente sembri molto nervoso, preoccupato… Che ti succede?-
-Uh… Eh? Nulla…- rispose lui distratto, ma Rika sapeva che stava male e aveva l’intenzione di scoprire il perché. La ragazza aveva notato che, da circa due  settimane, Edgar usciva ogni due sere per farsi poi rivedere soltanto la mattina dopo.
Quella sera Rika, bene attenta a non farsi scoprire, seguì il ragazzo per le vie della campagna e, dopo circa un’ora di cammino, vide Edgar entrare in una capanna abbandonata. Lei si fermò fuori la porta ad origliare.
- Succede qualcosa di nuovo a palazzo?- chiese il ragazzo
- No, signore… La situazione è sempre la stessa: panico e nervosismo aleggiano tra i nobili suoi parenti, ma nessuno di loro vuole far nulla per placare l’animo dei cittadini- rispose l’altro uomo, con una voce molto seria
- Ma perché, mi chiedo!- Esclamò il nobile, quasi urlando.
-Perché nessuno vuole addossarsi il problema di risolvere i problemi causati dalla sua assenza, Signore. In fondo, lasciando il castello, non ha che reso certa la fine del regno, mio Principe-
A quelle parole Rika rimase più che schioccata e fuggì via verso casa, anche se, in fondo, lo sapeva che non poteva essere quel che lui voleva farle credere. Era troppo elegante e colto per essere un così povero mercante.
Arrivata a casa sbarrò la porta e scoppiò a piangere fino ad addormentarsi.
Edgar tornò a casa solo dopo aver dato al servitore gli ordini da seguire per i prossimi due giorni e voleva prendersi quei due giorni per poter parlare con Rika, spiegarle che doveva tornare al suo posto a palazzo e che, non appena fossero finite le rivolte, era intenzionato a sposarla. Ma non sapeva che gli sarebbe servito molto meno che un paio di giorni.
Tornato a casa trovò la porta chiusa e, dalla finestra, vide Rika stesa a terra che dormiva. Pensando le fosse successo qualcosa aprì la porta con un calcio, prese in braccio Rika e la portò nel suo letto.
La ragazza si svegliò nel pomeriggio. Era ancora un po’ intontita, ma ricordava quel che aveva sentito la sera prima.
- Dimmi la verità, Edwin… o dovrei dire Edgar- chiese prima che lui potesse dirle nulla.
Edgar rimase sorpreso dalla sua pretesa, ma sapeva che prima o poi lei avrebbe scoperto tutto e quindi le disse tutta la verità, che doveva tornare a palazzo per acquietare le rivolte, che sarebbe partito il giorno seguente. L’unica cosa che non le disse era la sua intenzione di sposarla il prima possibile.
Si scambiarono poche parole quel giorno e anche la mattina dopo l’addio tra i due fu molto sbrigativo. Nessuno dei due voleva far vedere all’altro che stava soffrendo.
Edgar tornò a palazzo e riuscì a calmare le rivolte in 6 mesi, ma doveva ancora calmare i nobili del palazzo, molto arrabbiati col ragazzo, nonostante fossero stati proprio loro a non voler prendere il suo posto per evitare di avere problemi col popolo. Dopo esattamente 1 anno tutto tornò alla normalità, cioè a prima che il principe se ne andasse, ma lui non era felice. L’unica cosa che poteva renderlo felice era quella ragazza dai capelli azzurri e la pelle abbronzata, con quel carattere allegro e giocoso.
 Fortunatamente, al contrario del principe, Rika non mancava di iniziativa e, dopo essersi stancata di aspettarlo partì verso il castello. Non era sicura di trovarlo, né che fosse ancora disponibile per lei, ma voleva andarci lo stesso. Però, appena arrivata alle porte del palazzo, il coraggio le mancò per un secondo, ma poi, più decisa che mai, si gettò verso l’ingresso del castello. Subito le guardie le si scagliarono contro, ma lei riuscì comunque a entrare e cominciò a correre per il palazzo senza sapere dove andare.
Edgar stava passeggiando per il cortile interno, quando sentì un gran trambusto. Le guardie stavano correndo a destra e a manca urlando.
Il principe andò subito a vedere cosa stesse succedendo e, prima che potesse rendersene conto, si ritrovò steso a terra con una ragazza addosso.
 
 
 
*Angolo dell’autore*
Giorno/Sera/Pomeriggio a tutti! Scommetto di sapere ciò che vi siete chiesti fin dall’inizio! Voi volete sapere chi era la madre di Edgar, vero? (ma anche no!) Curiosi?
Ve la presento.
Rococo: gfdrtyghiu D: Perché sono sua madre? Abito dall’altra parte del mondo .w.
Io: non perché sei maschio? Vabbè… riferirò a Natsumi… sei tu sua madre perché mi serviva qualcuno coi capelli blu e con la voce da donna e Kazemaru NON ha la voce da donna… e poi lui è il figlio –o il nipote-.
Natsumi: Con chi hai avuto quel figlio?  è___è
Zexion: Avec moi!
Edgar: non può essere mia madre O_____O
Rococo: sei stato adottato!
Edgar: MADDAI?! E chi sono i miei veri genitori?
Rococo: … … …Tachimukai e Haruna!
Edgar: NOOOOOOOOOOOOOOOOOOO TACHIMUKAI NOOOOO
Tachimukai: cosa mi dovrebbe rappresentare questo?
Io: che fai schifo, forse?
Tachimukai: e perché mai?
Io: semplice, perché ti fai fare goal dai tiri semplici delle squadrette a 4 che si trovano passeggiando per strada! Ergo, fai schifo!
Tachimukai: *corre via piangendo e cade nella fossa degli Arbok*
Kidou:*rivolto ad Edgar* nipotino miooooo
Io: *lancia tutti nel fossato dei coccodrilli* bene! Ora che si sono risolti i loro problemi familiari, passiamo alla fic! Tralasciando il fatto che è penosa, vi ricordo che è solo la prima fic che scrivo, quindi spero che sarete clementi, ma accetterò comunque ogni tipo di correzione che mi farete!
Ci vediamo al prossimo capitolo! °w°
Raffy o Ren
 
p.s Grazie a tutti quelli che seguono la fic, ma soprattutto grazie a chi la ha recensita e a chi la recensirà!
Inoltre scusate se ci ho messo tempo per postare, ma col caldo che c’è qui la voglia di stare al computer cala di brutto =w=

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Capitolo 3
*** When Things Are Compared To The Vastness Of The Ocean ***


 
I bambini ascoltavano estasiati il nonno del piccolo Mamoru. Quella storia era stata raccontata così bene da averli coinvolti. Erano stati letteralmente travolti dall’emozione scaturita da delle semplici parole. Era vero, allora, che Daisuke aveva degli strani poteri capaci di emozionare usando solo quel comunissimo mezzo che altro non era che la voce.
-Allora ragazzi, vi è piaciuta?- chiese l’uomo, ma i ragazzi erano troppo sbalorditi per rispondere e, quando riuscirono di nuovo a parlare potevano solo fare versi di stupore.
-Lo interpreterò per un sì- disse Daisuke ridendo. –Bene, Endou, vuoi pescare la prossima fiaba?-
-Uh…? Eh…? Ah! Sì, certo!- disse il bambino ancora incantato. Mise la sua piccola mano nella cesta dei fogliettini e, dopo averli mischiati un po’, tirò fuori la seconda favola.
 
 
When The Things Are Compared To The Vastness Of The Ocean

 

 
C’era, vicino al mare, una grande città con milioni di abitanti, ma, nonostante ciò, era molto tranquilla. In compenso si scatenava per un mese intero organizzando una festa in spiaggia, ogni anno più grandiosa alla cui organizzazione partecipava tutta la città in quegli 11 mesi di tranquillità. Ovviamente questa festa non serviva ad accontentare il loro giovane re, assolutamente! Serviva a garantire la fertilità dei campi e la benevolenza divina, o almeno così diceva il loro re. La verità è che si annoiava e che voleva divertirsi. Sfortunatamente le città vicine non erano così felici di ciò e ogni anno mandavano reclami su reclami per far smettere questa insulsa tradizione, ma nessuno se ne fregava. Sfortunatamente, quell’anno, i re delle città vicine avevano tutta l’intenzione di far finire questa festa annuale una volta e per tutte.
 
Era passata solo la prima settimana di festa ed erano già arrivate milioni di lettere di protesta anche da città a kilometri e kilometri di distanza, ma nessuno voleva smettere di festeggiare. In fondo la festa era perfetta: le giornate erano calde e soleggiate, c’erano i balli e le canzoni e anche una nuova loro invenzione, il gelato! Purtroppo per loro non avevano ancora capito come dargli sapore, quindi sapeva solo di ghiaccio morbido, ma, essendo comunque giornate calde se non afose, andava  a ruba. Un’altra loro invenzione era il surf, uno sport creato appositamente per far divertire il giovane re, nel cui sport era un asso.  Quindi era davvero una festa divertente e tutti volevano durasse all’infinito. Purtroppo per loro, le cose belle non sono destinate a durare e il loro divertimento non fece eccezione. Infatti c’era qualcuno che tramava nell’oscurità e che non avrebbe dato loro pace.
 
 
IL GIORNO DOPO.

Un gruppo di 4 ragazzi stava viaggiando nelle vicinanze.
-Hey, ragazzi, che ne dite se ci fermiamo qui? Sono stanchissimo!-  Un ragazzo urlò a gran voce!
-Qui? Nel bel mezzo del nulla? No, grazie! Non voglio finire come l’altra volta!- rispose l’unica ragazza del gruppo.
-Ma, Touko, mica è stata colpa mia! Cosa ne potevo sapere io che quella foresta buia e tenebrosa era l’habitat naturale di migliaia di mostri!- replicò il ragazzo
-Questa tua frase mi convince ancora di più della tua stupidità, Endou!-
-Io sono d’accordo con Endou!- Esclamò un altro ragazzo
-Tu sei SEMPRE d’accordo con Endou, Tachimukai! Neanche fossi il suo lacchè!-
-ALLORA LA VOLETE SMETTERE?- urlò l’ultimo ragazzo, impegnato a leggere una mappa fino a quel momento –CON TUTTO QUESTO CASINO NON RIESCO A CAPIRE QUALE SIA LA CITTA’ PIU’ VICINA PER POTER SOSTARE, QUINDI O LA SMETTETE O VI ABBANDONO QUI!-
-H-Hey! Kazemaru! Calmati!- disse Endou, stordito dall’urlo.
-Scusaci, hai ragione!- disse Touko, anche lei ancora stordita.
-NON RIESCO A SENTIRE NULLA!- urlò Tachimukai, reso temporaneamente sordo. Kazemaru gli diede una mazzata in testa -AHI!-  urlò il ragazzo.
-Ho detto che devi starti zitto!- 
Solo dopo 10 minuti Kazemaru riuscì a capire che la mappa era al rovescio e dopo altri 5 minuti capì che la città più vicina era a circa mezz’ora di cammino. La città era Beastesea.
Non appena arrivati si accorsero che c’era qualcosa che non andava.
La città era deserta. Non si vedeva anima viva, né si sentivano le voci delle persone,
eppure sembrava fosse addobbata a festa. Nell’aria vagava un senso di inquietudine e desolazione.
-Ma… cosa è successo qui?- chiese Endou
-Non lo so… proviamo a bussare in qualche casa, magari qualcuno c’è!- propose Tachimukai
-Wow! La prima cosa intelligente che ti sento dire da circa… sempre!- esclamò Kazemaru
-Hey! Come ti permetti? Ti ricordo che tu sei quello che stava leggendo la mappa al contrario!-
-Questo perché tu mi urlavi nelle orecchie!-
-Io ti urlavo nelle orecchie perché tu non capivi un accidente!-
-SMETTETELA!- Touko perse le staffe e li prese a sberle –Smettetela di litigare e diamoci da fare!-
I 4 bussarono a tutte le porte della città, ma nessuno rispondeva oppure, nei rari casi in cui arrivava una risposta, venivano intimati ad andarsene e non tornare più.
Decisero, allora, di far visita al castello poiché lì qualcuno doveva per forza esserci e loro volevano sapere perché quella città fosse in tale stato.
Arrivati al castello trovarono le porte chiuse.
-HEY? APRITECI!- urlarono i 4 all’unisono bussando sul portone d’entrata
-Hey! Hey, voi! Smettetela di fare casino e seguitemi, amici!- Li chiamò una strana figura incappucciata a lato del castello. Fece loro segno di seguirlo, si girò e se ne andò.
-Su, ragazzi! Seguiamolo!- Endou  cominciò a corrergli dietro.
-No, Endou! Aspetta!- urlò Touko.
-Seguiamolo!- Kazemaru cominciò a corrergli dietro seguito a ruota dagli altri due.
Seguendo la figura incappucciata, raggiunsero una grotta esattamente dietro il castello. Il ragazzo si levò il cappuccio, mostrando un ragazzo dalla chioma di capelli rosa lunghi fino alle spalle e una pelle molto abbronzata.
-Chi sei? Cosa è successo qui?- chiesero spicci i ragazzi.
-Per ora non vi deve interessare sapere chi sono, ragazzi, chiamatemi solo Tsunami!- si presentò.
-Bene! Io sono Endou e loro sono Touko, Kazemaru e Tachimukai!- disse Endou.
-Bene e ora che ci siamo presentati, dicci cos’è succeso!- esclamò Kazemaru.
– Bhè, sappiate che ho bisogno del vostro aiuto! Qui è successo un vero e proprio casino! Noi ce la stavamo spassando tutti insieme sulla spiaggia, fratelli! Era una festa fantastica! Purtroppo, ieri, qualcuno ha deciso di rovinare tutto e ha inflitto una maledizione sulla città: entro 5 giorni tutta la popolazione si sarebbe mutata in pietra!- rispose lui.
-Questo potrebbe spiegare le condizioni della città, ma come facciamo a sapere se è vero?- chiese Touko, sospettosa.
-Su, dai! Per una volta non essere così sospettosa e fidati un po’di più!- disse Endou.
-No, ha ragione a non fidarsi. Bhè, guarda un po’ qui!- Il ragazzo fece vedere loro un ciuffo di capelli, ma questi, invece che essere rosa, erano grigi e duri e freddi al tatto, proprio come la roccia.
-Oddio…- era l’unica cosa che la ragazza riuscì a pronunciare, visibilmente sconvolta, come gli altri, del resto.
-Ma… Noi cosa possiamo fare? In fondo siamo 4 ragazzini!- esclamò Kazemaru.
-Ragazzi, vi assicuro che voi possiate fare molto più di quel che pensate!- disse lui.
-Ma prima di potervi dare delle spiegazioni, dobbiamo uscire da questa città, o anche voi subirete gli effetti della maledizione!-
 
Mentre uscivano dalla città si accorsero che non solo le persone si trasformavano in pietra, ma anche i fiori, gli alberi, l’erba e anche metà del fiume che attraversava la città, per poi sfociare in mare, era diventato roccia. A questa vista gli occhi di Tsunami divennero lucidi e cadde pure qualche lacrima, ma riuscì a mantenere il proprio contegno.
 
Una volta fuori città, Tsunami tirò fuori dal mantello che lo avvolgeva 5 tipi di armi: una spada d’argento, affilatissima e molto lunga; un arco in legno di quercia con la corda molto flessibile; una lancia in metallo lunga quanto la spada; un’asta molto resistente anch’essa in metallo, ma non molto affilata; una bacchetta in legno lunga due dita.
-Allora, ragazzi, questo è il nostro armamentario. Ci serviranno per espugnare la fortezza a nord, sulle montagne. Lì c’è il responsabile della maledizione. Il viaggio fin lì sarà abbastanza semplice, anche se lungo, ma una volta entrati nel castello dovremo avere la massima attenzione, fratelli.- disse il ragazzo mostrando loro le armi. -Scegliete voi che arma utilizzare, ma ricordate che non potrete cambiarla e che vi dovrete esercitare molto per saper utilizzarle al meglio, ragazzi-
-Chi ti ha detto che intendiamo venire con te? Questo viaggio potrebbe portarci alla morte, e non ho alcuna intenzione di rischiare!- disse Kazemaru deciso
-Bene. Allora decidete voi cosa fare, amici.- rispose calmo tsunami.
-Io direi di fare a votazione!- disse Touko. -Allora? Chi ci sta?-
-A me sembra divertente!- disse Endou ridendo.
-Io sono d’accordo con Endou!- escamò Tachimukai.
-Pure io sono d’accordo con voi, ragazzi!- disse l’unica ragazza lì in mezzo.
-Bene e quindi abbiamo vinto con un totale di 3 a 1! Eheeheheh! Mi spiace Kazemaru, ma verrai con noi!- Endou era sempre più divertito.
-Uff… odio mettere le cose ai voti!- disse Kazemaru, sconsolato.
-Ok, ora dovete solo scegliere che armi usare, amici!-
-Allora… io scelgo… questa spada! Wow! Come luccica!- Endou era incantato dalla bellezza di quella lama. Provò a maneggiarla colpendo un nemico invisibile.
-È veramente leggera! Ed è anche molto maneggevole! È perfetta!-
- Io scelgo… questa…- Touko prese la lancia. –Sembra perfetta! Endou! Combattiamo!- la ragazza si lanciò su Endou con tutta la sua forza e i due cominciarono a combattere.
-Wow! Siete entrambi bravi, fratelli!- Disse Tsunami guardando interessato i movimenti dei due.
-Io… Io prendo questa!- Tachimukai prese la bacchetta, timoroso, e subito il suo corpo fu percorso da un brivido e lui, senza neanche rendersene conto, fece uno strano movimento e diede fuoco ad un albero.
-Oh cavolo! Acqua! Acqua!- il ragazzo continuava a sbatacchiare la bacchetta qua e la creando effetti sempre più catastrofici.
-Rilassati, amico! Pensa di star surfando sull’immensa vastità dell’oceano! Sciogliti! Pensa a ciò che vuoi fare senza cedere al panico, fratello!- disse dandogli una pacca sulla spalla.
-O…ok!-il castano si calmò e, dopo nemmeno 10 secondi, riuscì a spegnere l’incendio. –Wow! Fantastico!-
-Bhè… io scelgo quest’arco!- disse Kazemaru testando l’elasticità della corda, poi prese una freccia e la lancio, casualmente, in testa a Tachimukai
-Hey! Cosa fai stupido! Guarda che ti appicco fuoco!-
-Ahahha! Ma non farmi ridere!-
-FUOCO!- urlò tachimukai, ma si diede fuoco da solo. –AAAAH! AIUTO! AIUTO!- cominciò a correre avanti e indietro urlando finché Touko non gettò in testa un secchio d’acqua.
-Ahia!- disse Tachimukai, piangendo.
-Su! Su! Non è nulla in confronto all’immensa vastità dell’oceano! AHAHAH!- Tsunami gli diede una pacca sulla spalla colpendo proprio l’area ustionata e facendo urlare Tachimukai come una femminuccia.
-Ops… Scusa! Comunque vedo che a me tocca l’asta! Perfetto!- disse il ragazzo abbronzato. –Hey! Touko! Vieni a duellare un po’ con me?-
-Eh? Subito!- disse la ragazza.
-Ma! Touko! Non abbiamo ancora finito!- si lamentò Endou. Touko colpì Endou senza fargli male.
-Ora, abbiamo finito! Su Tsunami! Alleniamoci!-
 
I ragazzi si allenarono tutto il giorno e la sera erano così stremati che si addormentarono senza cenare. Erano già migliorati molto dopo solo un giorno di allenamento, ma ancora non bastava. Il giorno dopo si svegliarono presto e, ancora intontiti dal sonno, partirono per il loro viaggio.
I 5 ragazzi attraversarono verdi praterie infinite, foreste buie senza nemmeno un raggio di luce, montagne impervie, ma alla fine riuscirono ad arrivare al castello. Non incontrarono numerosi pericoli, ma non poterono fermarsi un attimo a causa di quella corsa contro il tempo. Ogni giorno che passava la maledizione avanzava e la macchia di pietra sui capelli di Tsunami si allargava a vista d’occhio. Fortunatamente arrivarono al castello prima che i suoi capelli diventassero totalmente di roccia o non ce l’avrebbe più fatta  a camminare, considerate le dimensioni del cespuglio rosa che aveva in testa.
Il castello era una roccaforte in pietra con una torre nel mezzo, altissima e di cristallo, circondata da 3 mura in pietra che diventava sempre più chiara andando verso la torre.
-Ragazzi… siamo arrivati… ve la sentite ancora? Non è troppo tardi per fuggire.- chiese loro Tsunami, serio.
-Stai scherzando?! Ci siamo fatti tutta quella strada fino a qui e ci chiedi se siamo pronti? È ovvio!- esclamò Touko, un po’ arrabbiata a causa della domanda dell’amico.
-Inoltre, Tsunami, ora siamo amici e gli amici si aiutano sempre!- disse Endou ridendo.
-Sono d’accordo con Endou!- ovviamente Tachimukai non poteva non essere d’accordo con lui.
-E poi, non possiamo rifiutarci di aiutare un nobile, o mi sbaglio, caro il nostro principino?- Disse Kazemaru.
-Tu…? Come fai a saperlo?-
-Bhè, solo un idiota non ci sarebbe arrivato! Io me ne sono accorto quasi subito. In fondo, quale povero abitante potrebbe possedere armi così prestigiose e letali? E poi, mica sono l’unico a non averlo capito! Vero, Endou?- spiegò il ragazzo dai capelli azzuri.
-Eh già, Kazemaru! Io me ne sono accorto quando siamo caduti tutti nel fiume e mi è toccato lavare i vestiti, essendo stata colpa mia, ma sorvoliamo. Ho notato che c’era uno strano simbolo, una specie di corona con sotto una tavola lunga e su questa c’era scritto “Prince of Beastesea” e Beastesea è la tua città.-  Disse Endou.
-Quindi gli unici a non saperlo eravamo io e Touko?- chiese Tachimukai.
-Veramente io lo sapevo perché me l’aveva detto Kazemaru- disse Touko.
-COSA? E perché non me l’avete detto?-
-PERCHE’ SEI UN IDIOTA!- urlarono gli altri 3 in coro.
-AHAHAHAHAHAH!- cominciò a ridere il principe.
-Bhè, tanto un giorno o l’altro dovevate scoprirlo, fratelli! Ora… entriamo?-
-Certo!- dissero all’unisono.
 
 
Quel castello era davvero lugubre. Nella prima cinta muraria mancava del tutto la luce. Riuscivano a vedere solo grazie a delle fiammelle svolazzanti create da Tachimukai. Avevano superato circa una ventina di porte, ma ancora non avevano trovato un passaggio per la seconda barriera.
-Ragazzi, ma non è che stiamo girando in tondo?- Chiese Endou.
-No, ne sono sicura! Ci sono sempre dei piccoli particolari che differiscono di corridoio in corridoio.- Spiegò la ragazza.
-Bhè, se lo dici tu!- disse Kazemaru.
-Cosa stai insinuando?- Touko si girò con uno sguardo assassino.
-N…Nu… NULLA! Stavo scherzando!-
-Volevo ben dire.-
-Ragazzi… penso che siamo arrivati…- disse Tachimukai guardando un portone gigantesco. –Entriamo?-
-Tu che dici? Vuoi aspettare qui che Tsunami diventi di pietra?- chiese Kazemaru sarcastico.
-Bhè, a me non piacerebbe sicuro!- esclamò Tsunami –Quindi, entriamo!-
Entrarono in una stanza enorme e ben illuminata. In fondo c’era un altro portone. Era davvero l’entrata al secondo muro. C’era scritto.
-Dai, ragazzi! Siamo quasi arrivati!- esclamò Endou, correndo verso il portone, ma neanche ci arrivò che cadde dal soffitto un mostro gigante simile ad un granchio, con milioni di occhi e rivestito di una corazza che sembrava davvero dura e resistente. Non appena cadde, sentirono una risata spaventosa proveniente da un essere che non era in quella stanza. Una risata che ti faceva raggelare le vene. La risata di un mostro.
-Oh oh!- esclamarono tutti, terrorizzati.
-Ragazzi… qui ci penso io!- disse Kazemaru –Voi andate avanti!-
-Ma che dici? Dobbiamo rimanere uniti!- disse Tsunami
-Sì, ma se tu aspetti ci rimetteresti la vita e le vostre armi non gli farebbero nulla, con quella corazza! Gli unici punti deboli sono gli occhi e voi non ci arrivereste nemmeno saltando! Ci devo per forza pensare io con il mio arco!- mentre disse ciò, colpì  10 occhi di seguito. –Vi raggiungo tra poco! Ve lo giuro.-
I ragazzi uscirono dalla sala. Piangevano dal terrore.
-Dobbiamo proseguire!- esclamò Endou.
-Ma… dobbiamo aiutarlo!- disse Tsunami.
-No. Dobbiamo fidarci di lui. E, inoltre, non voglio ricevere una strigliata solo perché lo abbiamo aspettato qui, quindi… Andiamo.-
-Va bene… Andiamo.-
 
La seconda area era più luminosa della prima, ma era anche molto più pericolosa! Era piena di trabocchetti e non si poteva fare un passo che potevi essere schiacciato da una palla gigante, trasportato via da un’onda, bruciato, tagliato, colpito da una pioggia di frecce e vari animaletti come serpenti e scorpioni. Nonostante ciò, l’unico veramente acciaccato, era Tachimukai che sembrava avesse deciso di provare tutte, ma proprio tutte, le trappole dell’area.
-Ahia!- urlò Tachimukai quando Touko gli sfilò l’ultima freccia dalla testa.
-Colpa tua che non guardi dove metti i piedi!- esclamò lei.
-No, colpa tua che sei troppo violenta e mi fai male!-
-Bhè, vuoi essere curato da quei due? Sinceramente, penso che ti converrebbe rimanere acciaccato e con delle frecce ficcate in testa piuttosto che essere curato da loro!-
-Bhè… Ora che mi ci fai pensare…-
-Ecco!-
-Allora? Avete finito?- chiese Endou.
-Sì. Tsunami dov’è?- chiese Touko.
-Ha appena attraversato il portone per la prossima area perché voleva vedere cosa si nasconde lì dentro.- spiegò lui.
-COSA? MA È IMPAZZITO?- urlò Touko alzandosi di scatto e dando, per errore, un pugno a Tachimukai.
-AAAAAAH!- un solo urlo provenne dal portone.
-TSUNAMI, ARRIVIAMO!- i 3 si precipitarono nella stanza e trovarono Tsunami alle prese con un essere con metà corpo infuocato e l’altra metà congelata che faceva davvero senso a vederlo.
-R… Ragazzi!- Non appena Tsunami si girò verso di loro si accorsero che la sua asta era bruciacchiata.
-Mi sa che non possiamo attaccarlo corpo a corpo!- disse.
-Bhè, allora è compito mio attaccarlo!- disse il ragazzo coperto di cerotti da capo a piedi.
-Tachimukai? Tu?  Sicuro che il dolore non ti abbia dato alla testa?- Chiese all’unisono i 3, un po’ incerti sul finale della lotta.
-Ma che razza di domande! Non mi sembra abbiate fatto tante storie con Kazemaru! Solo perché sono più piccolo e più debole non significa che io non sia capace di difendermi da solo! E ora andate prima che vi bruci o vi congeli!- disse il ragazzo, che trasportò gli altri fino al portone dall’altro lato della stanza con una folata di vento proveniente dalla sua bacchetta.
-A dopo!- esclamò sorridente.
 
I ragazzi erano rimasti in 3. Cercarono di andare ad aiutare Tachimukai, ma questo aveva chiuso la porta con un incantesimo e non riuscivano ad aprirla.
-Bhè… non ci resta che andare avanti!- esclamò Tsunami, un po’ sconsolato.
 
L’ultima barriera non aveva traboccheti né altri tipi di difficoltà. Anzi, sembrava molto tranquilla all’inizio. Ho detto all’inizio. Dopo 5 minuti di cammino un muro alle loro spalle tremò e cominciò ad inseguirli. I 3 cominciarono a correre velocemente per evitare di essere mangiati da questo, che aveva appena messo i dentini nuovi, sfortunatamente tutte zanne affilate.  Non appena arrivarono al portone, non esitarono a entrarci e la corsa del muro finì.
 
La stanza era più grande delle altre, ma anche più bassa. La porta per la torre era visibile davanti a loro. I ragazzi cominciarono a correre, ma appena Touko e Tsunami attraversarono la soglia, la porta si chiuse lasciando indietro Endou.
-Endou? ENDOU?!- urlò Touko –CHE SUCCEDE?-
-NON LO SO!- urlò Endou dall’altro lato.
Un tonfo. Silenzio.
-COS’È STATO?- urlò Tsunami.
- È… UNA MASSA INFORME STESA A TERRA. NO, ASPETTA. STA PRENDENDO FORMA! È… MIO PADRE?  NO, ASPETTATE.  STA CAMBIANDO ASPETTO. ORA È MIO NONNO? O MIA NONNA? BHO.-
-Ma che cavolo sta dicendo?- chiese Touko a Tsunami.
-Bho!- rispose esaurientemente lui.
Dopo 10 minuti sentirono Endou urlare.
-RAGAZZI! FUGGITE! CORRETE ALL’ULTIMO PIANO! HO CAPITO COS’È  E INTENDO DISTRUGGERLO! ANDATE!- urlò dall’altra parte del portone.
-Va bene… Endou…-
Endou aveva capito cos’era quel mostro. Quel coso rappresentava tutte le persone morte legate a lui, ma che lui non aveva dimenticato e ora, quel mostro, voleva fargliele rincontrare tutte, una per una per ucciderlo psicologicamente.
Endou all’inizio non fece nulla se non guardarlo sconvolto, ma, dopo 10 minuti, il mostro si trasformò prima in Tachimukai e poi in Kazemaru, seguito da Touko e da Tsunami e , infine, da se stesso. Endou era rimasto sconvolto, ma sapeva che lui e che i suoi amici ancora vivi e questa visione aveva creato in lui solo rabbia e questa rabbia gli permise di ammazzare il mostro, una volta per tutte.
 
I 2 corsero fino alla cima della torre, senza fermarsi un attimo.  L’unico trabocchetto della torre era lo scenario che si vedeva da dentro. Essendo la torre di cristallo, si poteva vedere tutto ciò che c’era fuori, ma invece che il bel paesaggio che c’era prima, si vedeva solo morte e distruzione. Tutto ciò avrebbe fatto desistere qualsiasi persona, ma loro 2 erano lì per uno scopo e intendevano raggiungerlo.
 
Erano arrivati in cima. Su questa c’era una stanza con solo un trono gigantesco. Lì c’era seduto un essere demoniaco dall’aspetto di un bambino, ma guardandolo si capiva subito che non lo era affatto. Aveva uno sguardo gelido e un sorriso malefico disegnato sul volto. Era il male in persona.
-Bene, bene, bene! E così due delle mie bamboline sono riuscite ad arrivare fino alla cima!- disse. La voce era quella di un bambino, ma era distaccata, fredda.
-Chi sei tu? E perché hai mandato quella maledizione sulla mia gente?- gli chiese Tsunami, infuriato.
-Hmph! Ancora non l’hai capito? Sei uno stupido! È stata tutta colpa TUA!- disse, cinico.
-Cosa stai insinuando?-  chiese il principe.
-Che sei stato un pessimo esempio per la tua popolazione! Hai presente le varie città vicine che protestavano verso la tua insulsa festa? Ecco, l’odio di quella gente mi ha invocato e mi ha chiesto di fare ciò! Questo solo perché tu non sei adatto al ruolo del principino diligente! Assolutamente no! Tu ti devi divertire! Sempre e comunque, anche se devi far soffrire gli altri!-
-Non riesco a vedere il nesso tra la mia festa e la loro disperazione!-
-Bhè, perché sei un inetto! Secondo te chi è che faceva i preparativi per la festa? Non di certo il tuo popolo! Chi è che portava tutto quel cibo e tutto quel denaro per i tuoi capricci? Non di certo il tuo popolo! Anzi, questo tuo popolo non era formato da altri se non persone viziate, acide, ciniche, crudeli! E tutto ciò perché tu sei sempre stato troppo occupato a divertirti e non hai mai badato seriamente al tuo popolo! Tu non sapevi cosa succedeva nella tua città! Così loro, sapendo che tu non avresti mai saputo niente, organizzavano razzie nelle città vicine e rapivano persone per usarle come schiavi e tutto ciò è colpa TUA! Le lettere che ti mandavano erano per convincerti a finire la festa, ma solo perché il tuo popolo creava povertà in quei piccoli villaggi che ti circondano. E PER COLPA TUA E DEL TUO INSULSO DIVERTIMENTO!-
-Che… che cosa?- Tsunami era sconvolto e impaurito. –Non… Non è possibile… NO!-
-Bhè, c’è una soluzione! Trasformati tu in pietra e il tuo popolo verrà ritrasformato con un indole migliore rispetto alla precedente così non soffrirà più nessuno a causa tua! Che ne dici?-
-Io… Io… Va bene. Trasformami.- disse Tsunami, piangendo.
-NO! TSUNAMI! TI STA MENTENDO! NE SONO SICURA! TI STA MENTENDO! NON FARE SCIOC...- Touko non riuscì a finire di parlare che venne imbavagliata dal mostro.
-Ottima scelta!- Il demone trasformò Tsunami in pietra e la maledizione sul popolo cessò.
-NO! TSUNAMI! NOOOOOOOO!- la ragazza era riuscita a liberarsi e corse verso la statua piangendo. Quel mostro sotto le mentite spoglie di un bambino rideva sadicamente. Era divertito. E anche tanto.
-Perché ridi? MOSTRO!-
-Perché rido? Semplice! Perché è divertente! E la sai una cosa? HO MENTITO! Tutto quel che ho detto era una bugia! L’ho fatto perché mi divertivo! Lui non aveva colpe!-  Continuava a ridere.
-Cosa…? COSA?!- Touko era infuriata e sentì dentro di lei una strana forza. Si alzò e corse verso il mostro con la sua lancia, prendendolo alla sprovvista, e lo colpì al cuore con un unico movimento della sua lancia. Il mostro era morto, ma Tsunami era ancora di pietra e Touko svenne, triste, stanca e sporca di sangue.
 
-Touko? Touko? Svegliati!- Endou era chino su di lei insieme a Tachimukai e a Kazemaru.
-Che… Succede? Dove sono?- chiese la ragazza.
-Sei nell’infermeria del castello di Tsunami!- rispose Kazemaru
-Ti abbiamo trovata stesa a terra e sporca di sangue accanto al corpo di Tsunami e vi abbiamo portati qui.- spiegò Tachimukai.
-Tsunami! Come sta? È ancora una statua?- chiese lei, spaventata per l’amico.
-Statua? Ma di che parli?- chiese Endou.
-Bhè, se vuoi parlare di lui perché non glielo chiedi? Sta per svegliarsi anche lui!- disse Kazemaru indicando un letto dall’altro lato della stanza.
-Tsunami… sei salvo…-
 
Dopo numerosi discorsi e dopo la fine dei festeggiamenti i 4 partirono per continuare il loro viaggio, ma c’era una sorpresa sulla via. Una strana persona dai capelli rosa li aspettava poco fuori al città e continuò a viaggiare con i 4, decidendo di lasciare il trono.
 
*Angolo dell’autore che si scoccia di scrivere col caldo*
Buon salve a tutti!
Vi è piaciuto il capitolo? Spero di sì e, come sempre, accoglierò ogni vostra critica!
So che vi ho fatto aspettare molto, ma l’ispirazione ed io non andiamo molto d’accordo!
Ah, so che il titolo non c'entra molto con la  storia, ma pensando a Tsunami mi viene in mente solo la vastità dell'oceano! xD
Spero continuerete a seguire la fic! Alla prossima fiaba!
Ciao a tutti!
Ren
P.S.: Ringrazio coloro che seguono e che hanno recensito la fic!

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Capitolo 4
*** When Four Strange Students Discover A Giant Meteor That Is Going To Destroy The Earth Part 1 ***


I bambini stavano piangendo. Piccole gocce innocenti scendevano dai loro occhi umidi e lucenti. Quella storia aveva suscitato nei loro grandi cuori da bambini sentimenti come la rabbia, la paura e la tristezza, ma, allo stesso tempo, anche sentimenti di felicità e sollievo, perché tutto era finito per il meglio. E adesso, nonostante il sollievo avesse il sopravvento, piangevano. Piangevano perché erano felici che gli eroi di quella favola avessero trovato un lieto fine dopo una travagliata avventura.
-Allora, ragazzi? Vi è piaciuta?- Nonno Daisuke ruppe quel magico silenzio.
I bambini annuirono lentamente. Endou fu il primo a smettere di piangere. Si alzò e prese la cesta coi bigliettini e cominciò a mischiarli con la sua manina.  Tirò fuori il terzo bigliettino e Kidou ne lesse il titolo.
 
When Four Strange Students Discover A Giant Meteor That Is Going To Destroy The Earth
 
L’Aliea Gakuen non era una scuola come le altre. Lì prendevano gli orfani di tutta la regione e, dopo un test, ne scoprivano le abilità e facevano frequentare loro delle lezioni per incrementare queste attitudini. I corsi erano di tutti i tipi: si passava da cose classiche, come i corsi di scienze e di storia, a corsi più strani come quelli in cui si studiava teatro, cinematografia, arte, o anche corsi di comicità o di trucchi magici. In quella scuola c’erano anche quattro ragazzi provenienti dallo stesso orfanotrofio: il Sun Garden. Loro erano Hiroto Kiyama, Midorikawa Ryuuji, Nagumo Haruya e Suzuno Fuusuke. I nostri quattro protagonisti facevano parte del Corso dello studio delle stelle e dei pianeti, detto da tutti “Corso Genesis”. Tutti e quattro loro avevano delle speciali abilità: Suzuno era capace di scoprire l’età di un pianeta o di una stella e la sua struttura fisica solamente guardandolo; Nagumo riusciva a capire la temperatura e la magnitudine di una stella con uno sguardo e da questi fattori poteva capire quanto lontana fosse dalla Terra; Midorikawa ne intuiva l’orbita e tutti i vari movimenti di un pianeta e, se c’era una qualche deviazione non prevista dai suoi calcoli, riusciva a stabilire la posizione di un qualche materiale che interferiva con l’orbita, come la materia oscura o buchi neri; Hiroto, invece, era lì solo perché aveva detto che lui avrebbe scoperto quale fosse la Stella più lontana dalla Terra per poterla superare, perché era lui la Stella più importante dell’universo. Una sera, i quattro, erano relegati nella torre più alta della struttura. Questo perché avevano messo in ridicolo il professore di quel giorno. Nagumo e Hiroto gli avevano fatto un qualche scherzo fuori dall’aula e Suzuno lo aveva umiliato davanti a tutti gli studenti dimostrando che tutto quello che stava dicendo erano solo stronzate. La goccia che fece traboccare il vaso fu, però, Midorikawa che sì scusò con lui per il comportamento degli amici e lui prese queste scuse come una presa per il culo e aveva deciso che sarebbero stati dentro quella torre buia per un’intera giornata. Quella che sarebbe dovuta essere una punizione era, però, una specie di regalo ai quattro studenti poiché adoravano quella torre e cercavano di passarci il più tempo possibile a chiacchierare o a fare giochi stupidi. Sentivano come se, da quella torre, fossero più vicini alle Stelle e ai Pianeti che conoscevano tanto bene. Quella sera stavano discutendo, come sempre, riguardo l’ottusità  dei loro professori che continuavano a sostenere delle cose assurde senza capire che erano loro quattro i veri “professori” lì dentro.  Mentre parlavano, Midorikawa provò lo strano impulso di vedere il cielo col telescopio e, come guidato da una mano invisibile, regolò a caso le coordinate dello strumento. Quel che vide gli mozzò il fiato e cadde all’indietro, scosso dalla paura.
-Che succede, Midorikawa?- chiese Hiroto, vedendolo cadere a terra.
-Ti senti male? Qualcosa non va?- chiese Suzuno con la sua solita aria indifferente e fredda.  Nagumo si alzò e tirò un paio di schiaffoni a Midorikawa per farlo riprendere.
-Ma che cosa fai!?- urlò Hiroto, molto in disaccordo.
-Tanto non s’è fatto niente! Guardalo!- Ed era vero. Midorikawa continuava  a fissare il vuoto. Suzuno si alzò e si avvicinò a Midorikawa spintonando Nagumo che finì con la faccia a terra.
-Dimmi che cosa succede, verdino.- Disse freddo, con uno sguardo che avrebbe ucciso chiunque.
-NON CHIAMARLO VERDINO, RAZZA DI GHIACCIOLO UMANO!- urlò Hiroto.
-Taci tu!- disse, fulminandolo con gli occhi. –Allora? Che succede?- Domandò rivolto di nuovo a Midorikawa.
-Telescopio… Palla… Terra… BOOOM!- disse il ragazzo semi-svenuto.
-Bene! Ora si mette anche a delirare! Ma bravo Suzuno! Congratulazioni!-
-HO DETTO TACI!- Suzuno era leggermente nervoso. –Cavolfiore! Alzati e guarda al telescopio!- ordinò a Nagumo che ubbidì subito per paura di essere ammazzato da quel tiranno.
-WOOOOOW!- urlò.
-Cosa vedi?- chiese Suzuno.
-L’infermiera si sta cambiando!- disse .
-Cosa? Fa vedere!- Hiroto si lanciò sul telescopio. Nagumo si avvicinò ai due e li lanciò via.
-Midorikawa! Le coordinate!-
- 67 N… 42E…-
-Bene…-  Suzuno impostò le coordinate e si ritrovò di fronte la stessa palla di fuoco vista prima da Midorikawa.
-C-CHE COSA?- La glaciale calma di Suzuno sembrava essersi sciolta al contatto con quella palla di fuco.
-Hey! Voglio vedere anche io!- Nagumo spinse via Suzuno che cadde accanto a Midorikawa, che intanto si era ripreso.
-WOOOOW! CHE FIGATA!- Esclamò.
-Già, tranne per il fatto che sta per schiantarsi contro la terra!- disse una voce che sembrava provenisse direttamente dalle loro teste.
-C-che cosa? Chi ha parlato?- chiese Hiroto.
-Hiroto, nessuno ha parlato!- esclamò Midorikawa.
-Direi che sia più corretto parlare di “telepatia”.- Di nuovo quella voce.
- Chi sei?- chiese Nagumo, fissando il vuoto.-
-Bhè… Vi basti sapere che la Terra sta per essere distrutta e necessita il vostro aiuto per trovare i quattro Manufatti.-
-Che voce sgarbata. Nemmeno ci conosciamo e già ci impartisce ordini.-
-Nagumo, taci. Cosa sono questi “Manufatti”? Dove si trovano?- Suzuno sembrava avesse preso la situazione molto sul serio.
-Dovete solo sapere che servono a fermare l’imminente catastrofe e, riguardo la loro collocazione…-
All’improvviso tutto divenne buio. Una piccola luce brillava nel mezzo del buio nulla. Dopo qualche secondo la luce cominciò ad espandersi fino ad inghiottire tutto quell’oscurità. I quattro ragazzi erano abbagliati.
-C-cosa sta succedendo?- Chiesero all’unisono.
-Sto per mostrarvi la locazione dei Manufatti! Pensavo fosse meglio che spiegarvela a “parole”. E poi volevo fare sfoggio dei miei poteri!-
-Bene… oltre ad essere sgarbata è anche vanitosa.- Commentò Nagumo. -AHIA!- urlò –Qualcosa mi ha colpito!-
-Così impari ad insultare! Ed ora… Guardate!-
Lo scenario dell’Universo prese il posto di quel bagliore accecante.
-WOOOOOOW- Esclamarono all’unisono fissando quegli astri che da sempre studiavano e sognavano.
-E ora cominciamo col primo manufatto-
L’universo scomparve e apparve l’immagine di un bosco verde e lussureggiante. Al centro di questo vi era un lago accerchiato da molti alberi, ma questi, a differenza del resto del bosco, erano rinsecchiti e senza vita. Il terreno era secco. L’acqua era sporca e sembrava fango. In mezzo a quella melma vi era un’isoletta molto piccola con sopra delle rovine. Al centro c’era uno strano bagliore verde e senza vita.
-Vedete quella luce pallida? Quello è il Manufatto Verde. Da quello dipende la Natura. Gli alberi, i fiori e i prati. Tutti questi elementi dipendono da quella sola e piccola luce. Dovete salvarla.-
-Non vedo il nesso tra la Natura e il Meteorite- osservò Suzuno.
-Sapevo che lo avresti detto. Ebbene il collegamento c’è. Vedete quelle rovine? Da lì sorgeva una colonna. Quella colonna era sostenuta dalle piante e in cima ad essa c’era un marchingegno che, unito a quello degli altri tre manufatti, creava una barriera che proteggeva la Terra.-
-Capisco…- Disse il freddo ragazzo.
-CHE FIGATA! – Urlò Nagumo pieno d’entusiasmo.
-Sembra un film fantascientifico!- Anche Hiroto sembrava emozionato da quel marchingegno.
-Sono l’unica persona che trova tutta la nostra situazione inquietante?- Chiese Midorikawa, ma nessuno lo sentì o, se lo sentirono, nessuno si curò delle sue parole.
-Bene… Gli altri Manufatti?- Chiese Suzuno.
-Pazienza! Ora te li mostro!-
La foresta scomparve ed al suo posto apparve una grotta immensa la cui unica fonte di luce era un fiume di lava che scorreva sul fondo.
-Viene caldo solo a guardarlo, eh ragazzi?- Disse Nagumo.
-Cos’è questa caverna? Cosa rappresenta?- Chiese Suzuno.
 -Questa è la camera magmatica di un vulcano. Vedete il fiume di lava? Il suo livello sta salendo a vista d’occhio, non credete?-
Ed effettivamente era vero: il fiume, che prima arrivava più o meno alla caviglia di ognuno di loro, era appena giunto al loro stomaco.
-Ma, scusa, che ci importa se quel vulcano erutta?- Chiese Hiroto con fare menefreghista.
-Allora… Mettiamola così… Questo vulcano, così come la foresta di prima, è in un Mondo Parallelo. Come per la foresta, che se si appassisce completamente, si appassiranno tutte le piante della Terra, se questo vulcano erutta, erutteranno tutti quelli della Terra nello stesso momento.-
-Bhè… la visione è alquanto catastrofica…-Disse Midorikawa, visibilmente spaventato all’idea di un’ eruzione simultanea di tutti i vulcani della Terra.
-Qui, però, non vedo nessuna rovina e nessun Manufatto- Notò Nagumo.
-Oh giusto! Scusate! Aspettate un momento.-La visuale della grotta si spostò su una sporgenza al centro del cratere, molto più in alto del fiume. Quelle rovine erano identiche a quelle della Foresta. Il Manufatto era rosso e anche quello sembrava potesse sparire da un momento all’altro.
-Voce, per favore, mostraci il prossimo.- disse Midorikawa.
-Subito, subito! Ma quanto siete impazienti!- Il paesaggio del cratere si trasformò. –Eccovi il terzo Manufatto!-
Il nuovo Manufatto si trovava nel mazzo di un lago. Questo lago si trovava tra dei ghiacciai che si stavano sciogliendo a vista d’occhio. Il Manufatto, bianco come i ghiacciai intorno ad esso, era poco visibile, un po’ per il pallore un po’ perché si confondeva col paesaggio. Ovviamente c’erano le solite rovine su cui era poggiato.
-Fammi indovinare: il problema qui è che i ghiacciai si stanno sciogliendo e la colonna era sostenuta da uno di essi, giusto?- chiese Hiroto.
-Esatto e anche qui ci sarà un risvolto negativo sulla Terra se tutti i ghiacciai si scioglieranno!-  disse la voce.
-Scommetto che è un qualcosa che riguarda lo sciogliersi dei ghiacciai!- esclamò Nagumo.
-Te l’ha mai detto nessuno che sei un genio? Devo assolutamente darti una medaglia per l’intelligenza!-
-Grazie, grazie! Modestamente sono un ge… ASPETTA! MI STAI PRENDENDO IN GIRO!-
-Meglio se passiamo all’ultimo Manufatto.- Disse la Voce in un sospiro.
Questa volta il paesaggio era un cielo. Non un cielo azzurro e chiaro, ma un cielo pieno di nuvole grigie e portatrici di tempesta. Il cielo sembrava un’enorme distesa di inchiostro. Il Manufatto, azzurro, si trovava sull’unica nuvola bianca che volava al di sotto della distesa di pece.
-Questo Manufatto aveva il controllo sui cieli, ma, come con gli altri, una qualche onda negativa gli ha fatto perdere potere.- La Voce sembrava seriamente preoccupata. Aspettò che qualcuno parlasse, ma nessuno lo fece, quindi ricominciò lei. –Credo che abbiate capito che tocca a voi salvare i Manufatti, per il bene della Terra.-
-Aspetta! Non ci hai ancora detto niente su questa “missione”! Come li troviamo i Manufatti? Come facciamo a ridare loro la vita?-
-I Manufatti si trovano in un luogo oltre il tempo e oltre lo spazio. Per arrivarci dovrete arrivare in Islanda e da lì ognuno dovrà trovare la pace dentro di se in un luogo “magico”. Una volta fatto vi ritroverete davanti al Manufatto e lì capirete la cosa giusta da fare. Però i Manufatti devono essere risanati nello stesso momento, oppure non riuscirete a salvare la Terra e morirete tutti. Capito?-
-E se non volessimo farlo? Se decidessimo di non muoverci di qui? Se decidessimo di non muovere un dito per salvare questo Mondo?- Chiese Hiroto, arrabbiato.
-Questa è una scelta che spetta a voi. E ricordate… avete 6 mesi per decidere cosa fare. Mi fido di voi…- Di nuovo furono accecati dalla luce e si ritrovarono di nuovo nella torre.
-E’… è stato un sogno?- chiese Nagumo, confuso.
-No, non lo è stato.- Suzuno stava ricontrollando al telescopio e la palla di fuoco era ancora lì, a fissarli con fare minaccioso.
-Cosa facciamo?- Domandò Midorikawa.
-Non mi interessa.- Rispose Hiroto, indifferente.
-COSA? Come può non interessarti?-
-Non mi interessa! Perchè scomodarmi! Non servirebbe a niente!-
-Non servirebbe a niente? Hiroto, ragiona! Dobbiamo andare! Dobbiamo fare qualcosa!  E’ in gioco la vita di molte persone! Non puoi essere così egoista!-
-E invece posso! Cosa hanno fatto queste persone per me? NULLA! Perché dovrei fare qualcosa per loro?-
-BASTA! Sei testardo e antipatico e menefreghista! Non ti sopporto più! Domani io, Nagumo e Suzuno partiremo e faremo a meno di te!-
-Veramente io rimango qui.- Disse Suzuno. –Per me ha ragione Hiroto: che mi frega di questo posto? Preferisco rimanere qui ad aspettare.-
-Cosa? Questo da te non me lo sarei mai aspettato, Suzuno!-esclamò Midorikawa.
-Io invece sì!- Fu Nagumo a parlare –Ho sempre sospettato che tu fossi un ghiacciolo senza cuore!-
-Parla mister Cavolfiore!- replicò Suzuno. –Scommetto che neanche tu vuoi andarci!-
-E invece io ci andrò! Perché io, a differenza di voi due, VOGLIO VIVERE!- Detto questo si girò e andò via portandosi dietro Midorikawa e lasciando gli altri due a fissarsi, sbigottiti.
Il giorno seguente Nagumo e Midorikawa erano partiti con la scusa di voler incrementare i loro studi in Islanda. Avevano preso un aereo per Londra dove ne avrebbero preso un altro per Reykjavik. Questi due voli piacquero molto a Midorikawa, che non faceva altro che fissare fuori dal finestrino, ma a Nagumo piacquero meno e vomitava ogni volta che c’era un vuoto d’aria o una turbolenza.
Volando sull’Islanda Midorikawa notò un boschetto, di dimensioni molto ridotte, che lo incantò. Midorikawa si sentiva attratto in modo strano da quel bosco e decise che ci sarebbe stato il prima possibile. Nagumo, invece, fu totalmente concentrato sul suo sacchetto del vomito e non pensò minimamente al paesaggio.
Arrivarono lì nel pomeriggio del giorno dopo e subito cominciarono a cercare l’Hotel dove avevano prenotato delle stanze, ma…
-Mi spiace, ma qui non vedo niente a vostro nome.- disse l’uomo alla reception.
-C-cosaaa??? Impossibile! Il mio amico ha prenotato l’altro ieri!- Protestò Midorikawa. –Perché tu hai prenotato le camere, vero?- disse rivolto al Cavolfiore.
-Ehm… No…- Rispose lui.
-COOOOSAAAA???- Midorikawa fece esplodere tutta la sua rabbia tempestandolo di parolacce che, fortunatamente, nessuno tranne loro due capirono poiché nessuno capiva il giapponese. Infatti Midorikawa parlava in Inglese con l’uomo della reception.
Dopo aver fatto una scenata a Nagumo, chiese scusa all’uomo per il disturbo causato e uscirono dall’Hotel alla ricerca di un luogo dove andare.
Riuscirono a trovare un modesto Hotel libero solo in tarda serata.
-Da quando l’Islanda è così piena di turisti?- Chiese Nagumo sfinito, mentre si buttava sul suo letto.
-E tu che ne sai del flusso di turisti che vengono in Islanda?- Ribatté il verdino. –Per questo dovevi prenotare la camera!-
-Per quanto continuerai a fare così?-
-Finché non ammetterai di essere un cretino testardo!-
-In questi giorni sei piuttosto scontroso, eh Mido?-
-Non chiamarmi Mido! E non sono scontroso!-
-Invece sì!-
-No!-
-Sì!-
-No!-
-Sì!-
-No!-
E continuarono così tutta la notte, finché non si addormentarono.
 Rimasero in città per circa un mese, cercando informazioni su qualche luogo simile a quelli visti il mese prima, ma nessuno dei due ebbe molto successo: Nagumo aveva trovato fin troppi vulcani spenti e Midorikawa fin troppe poche aree boschive. Così decisero di cercare singolarmente il luogo giusto e, dopo essersi attrezzati per l’impresa, partirono entrambi per le loro rispettive avventure.
Intanto, all’Alia Gakuen, non se la passavano meglio. O, più precisamente, era Hiroto a non passarsela come voleva. Grazie ad uno dei soliti trucchi psicologici di Suzuno, continuava a rodersi dal rimorso e pensava soltanto a come stessero i suoi amici ed al litigio con Midorikawa.
-Perché non partiamo anche noi, allora? Se continui a pensarci non risolverai niente!- Gli disse Suzuno, un giorno.
-No! È una questione di principio!- Rispose il rosso.
-E tu distruggeresti la tua amicizia con Midorikawa per una questione di principio?-
Il giorno dopo erano già sul jet privato, di origini incerte, di Suzuno e stavano partendo per l’Islanda.
-Come ho fatto a farmi convincere a venire con te fin laggiù?- si chiese Hiroto, in preda alla depressione.
-Semplicemente perché nessuno può scampare ai miei trucchetti psicologici- Disse lui, con un sorrisetto malefico.
-Scommetto che avevi deciso fin dall’inizio di fare così, vero?-
-Già! La sera del tuo litigio con Midorikawa, io e Nagumo abbiamo cominciato a discutere e abbiamo deciso che io sarei rimasto con te per farti venire in Islanda!-
-Idea tua?-
-No… Idea di Nagumo.-
-Strano.-
-Strano, sì-
A fine giornata erano arrivati.
-Bene, in che aeroporto atterriamo?- chiese Hiroto-.
-Aeroporto? Che aeroporto?- Suzuno gli passò un paracadute.
-C-COSA?- Hiroto stava per farsela sotto. –Non ci penso nemmen…-
Non finì la frase che si ritrovo a cadere tra le nuvole.
-BASTARDOOOOOOOOOO- urlò, mentre apriva il paracadute.
-GRAZIEE!- rispose Suzuno da qualche parte sopra di lui. All'improvviso una folata di vento destabilizò Suzuno che cadde con la testa atterra con molta violenza. Svenne.
Quando si risvegliò cercò di capire dove fosse. Era su una distesa di ghiaccio vuota. Fredda. Deserta. Un luogo perfetto per vivere se tu fossi un pinguino. Problema: Hiroto non era lì e se non era lì dove poteva essere?

*angolo dell'autore*
Scusate per l'attesa di questo capitolo -Incompleto tra l'altro- Ma vi giuro che mi sono impegnato al massimo per scrivere questo capitolo -incompleto-.
Scusate anche per il capitolo incompleto, ma era davvero molto lungo e, non trovando l'ispirazione, ho deciso di tagliarlo in due parti. Scusate ancora!
Grazie a chi ha recensito, a chi ha messo la storia tra le seguite e anche a chi si limita a leggerla. E ringrazio anche chi leggerà, recensirò, ecc ecc.
Ci vediamo alla seconda parte del capitolo... se il caldo non mi ammazza prima.
Spero che vi sia piaciuta questa prima parte.
Alla prossima!
Ren

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Capitolo 5
*** When Four Strange Students Discover A Giant Meteor That Is Going To Destroy The Earth Part 2 ***


When Four Strange Students Discover A Giant Meteor That Is Going To Destroy The Earth PARTE 2


Dopo essersi separato da Midorikawa, Nagumo aveva iniziato a viaggiare verso nord con in spalla non di più di uno zainetto con viveri per una settimana. Aveva deciso di partire verso un vulcano a nord di Reykjavik di cui non ricordava nemmeno il nome. Secondo le sue previsioni sarebbe dovuto arrivare entro una settimana, purtroppo, dopo circa due giorni, si accorse di aver sbagliato strada. Si era perso in una landa desolata. Un deserto freddo e ghiacciato. Era lui, da solo, e non riusciva nemmeno a riconoscere la strada da cui era venuto.
-Dannazione…- Si disse tra se e se mentre esplorava il paesaggio. Passò qualcosa come un’ora quando vide una sagoma. Una sagoma che, come lui, si guardava intorno, spaesato. Senza pensarci due volte, Nagumo si lanciò verso quella figura.
-HEEEY! TUUUU! HEEEEEY!- Nagumo continuava a correre urlando. Avvicinandosi sempre di più, si accorse che quella figura altri non era che un ragazzo. Un ragazzo dai capelli azzurri. Stava tremando.
-Hey… Tu… Chi sei…?- Chiese Nagumo senza fiato quando gli arrivò accanto.
-Na…Nagumo?- Il ragazzo si girò.
-SUZUNO???-
 
 
Hiroto si risvegliò in un bosco. Anzi, più precisamente, si svegliò su un albero in un bosco.
-A…A…AAAAAAAAAAAAAAAAH!-
Questa fu la reazione al fantastico risveglio di Hiroto che diede una meravigliosa facciata per terra dopo un tuffo da 10.
-C…cosa ci faccio qui? Come ci sono arrivato?- Era nel panico. Poi si rese conto del paracadute aperto attaccato alla sua schiena.
-Aaaaah… ora capisco tutto… ma… Suzuno?- Il ragazzo tornò nel panico e cominciò a girare per la foresta chiamando il gelido amico.
L’unica cosa che rimediò, però, furono un mal di gola e qualche altra botta.
-Uff… è inutile… di sicuro non è qui…- Pensò sedendosi in una piccola radura. Rimase lì qualche secondo e, quando decise di continuare a cercare sentì una voce. Una voce che veniva dalla foresta. Il rosso si alzò e, preso un bastone da terra nel caso si fosse dovuto difendere, si mise in ascolto. La voce si stava avvicinando. Era sempre più vicina. Vedeva un ombra addentrarsi nella radura. Era vicina… molto.
L’ombra si mostrò.
-COOOSA?-Pensò il rosso. –N…non può essere!-
 
-HIROTO?- urlò Midorikawa quando vide la figura dell’amico nel centro di una ridura. Sembrava sorpreso almeno quanto lui. –Che ci fai tu qui, emerito bastardo? Non dovevi rimanertene alla scuola pensando ai fatti tuoi facendo finta che la cosa non ti riguardasse?- Chiese il ragazzo verde con fare ostile. Hiroto divenne rosso di vergogna.
-Ehm… Ecco… E ora che gli dico? Anzi… non posso dirgli proprio niente! Non riesco a parlare!-
-Perché non parli?-
- Perchè  non posso! Non ci riesco!- Il ragazzo cominciò a gesticolare.
-Che cosa mi significano questi movimenti? Non capisco!-
-È inutile…-Il rosso si portò le mani tra i capelli.
-Ho capito! Sei solo un ottuso, deficiente e stupido! Io me ne vado!- Disse verso il lato opposto da cui era arrivato.
-No! No! No! NO! Non lasciarmi solooo!- Fermò Midorikawa per il braccio, ma questo, senza nemmeno guardarlo, lo spinse a terra e se ne andò di corsa. Quando si rialzò cominciò a correre dietro Midorikawa.
Era passata un’ora e Hiroto era esausto. Non ce la faceva più ed era pieno di lividi per colpa delle botte prese mentre correva. Raggiunse il limite di quel bosco e si ritrovò ai piedi di un monte enorme e lì svenne. L’ultima cosa che vide prima di svenire, però, era la figura di un ragazzo che scalava quella montagna.
 
-N… Nagumo?- Suzuno si girò verso il ragazzo dai capelli rossi e subito se ne pentì: quel ragazzo era l’ultima persona, anzi, cosa, che voleva vedere in quell’istante.
-Che cosa ci fai tu qui?- il ragazzo in modo molto gelido.
-TU che cosa ci fai qui!-
-Lunga storia…-
-Anche la mia…-
-Ti sei perso, vero, cavolfiore?-
-Non mi sono perso e non sono un cavolfiore! I miei capelli ricordano una fiamma! UNA FIAMMA!- Nagumo divenne rosso come i suoi capelli.
-Come vuoi, Mr. Testa Calda… Beh… se sai dove siamo allora saprai anche come uscire fuori da questa distesa di ghiaccio!- Disse Suzuno con tono di sfida.
-Certo che so come uscire! E te lo dimostrerò! Seguimi!- Così dicendo, il rosso si mise in marcia.
-Mph… se come no!-
Passò un’ora tra battibecchi vari e ancora non si vedevano i confini della distesa ghiacciata.
-Stiamo girando in tondo, idiota!- Gli disse Suzuno.
-E tu che ne sai?- Chiese l’altro.
-Perché ho fatto una “x” nel ghiaccio, prima e c’è esattamente la stessa identica “x” a 3 metri di distanza da noi!-
-Beh… dev’essere stata una coincidenza!-
-Certo! Un’altra persona deve essere passata di qui e aver segnato il percorso con delle “x!- Disse ironico il gelido ragazzo.
-Sì! E’ proprio così! Deve essere così!-
-Che idiota…- Mormorò.
Dopo 10 minuti, Suzuno avvertì una scossa sotto i piedi.
-L’hai sentita anche tu?- Chiese.
-Cosa?-
-La scossa!-
-… No… Avrei dovuto?-
-Direi di sì!-
Un’altra scossa.
-Ok! Ora l’ho sentita!-
Il ghiacciò cominciò a rompersi sotto i loro piedi.
-COSA?! CORRI! NAGUMO, CORRI!- Urlò Suzuno, fuggendo via.
-Eh?!- Nagumo non fu così veloce e il ghiaccio si aprì sotto i suoi piedi, ma sotto non c’era acqua, bensì un fosso alto più o meno 2 metri.
-Tutto bene?- Chiese Suzuno, avvicinandosi al fosso.
-Beh… niente di rotto, almeno…- Rispose il rosso.
-Riesci a risalire?-
-No… il fosso è troppo alto! Però qui c’è una caverna! Sono sicuro che porti da qualche parte. Ci vediamo dopo!- Dicendo ciò, Nagumo si inoltrò nell’oscurità della caverna.
-A dopo, cavolfiore…-
 
-Finalmente l’ho seminato-Pensò Midorikawa. Si era messo a correre senza vedere dove andava ed ora era di nuovo nella piccola radura dove aveva incontrato quell’essere senza cuore. Midorikawa non lo sopportava. Come poteva essere così insensibile? Ci andavano di mezzo miliardi di persone e, anche se erano sconosciuti, tra questi c’erano anche i suoi amici… Come poteva non capirlo?
-Quello stupido…- Midorikawa si sedette a terra, infuriato. Pensare ad Hiroto lo rendeva furioso. –Però… io non gli ho dato nemmeno il tempo per spiegarsi, prima… forse… voleva scusarsi…- Ho deciso… appena ci rivedremo, gli darò modo di scusarsi e poi mi scuserò a mia volta!- Disse deciso, tra sé e sé. –Yawn… che sonno… mi riposerò un poco…-
Midorikawa chiuse gli occhi e, quando li riaprì, gli sembrò di trovarsi in un posto diverso. Tutto era più splendente, ma, allo stesso tempo, tutto era spento… Gli alberi intorno a lui erano secchi e solo l’erba più vicina al prato davanti al ragazzo era verde e rigogliosa. Inoltre, nel mezzo del lago, c’erano delle rovine.
-Congratulazioni, Midorikawa. Sei riuscito ad arrivare nel luogo che dovrai salvare. I tuoi amici, però, non sono ancora arrivati alla meta.-La voce era tornata.
-Cosa? S-s-sono arrivato al manufatto?- Midorikawa era stupito da se stesso. –Wow…-
-Sì, Midorikawa… sei nel “bosco dello smeraldo” chiamato pure “bosco del Manufatto verde”. Purtroppo non puoi ancora ridare la vita a questo Manufatto, poiché i tuoi amici, come ho già detto, sono ancora in viaggio… Guarda tu stesso.-
Davanti al ragazzo apparvero tre immagini diverse: la prima raffigurava Nagumo che correva in una caverna, nella seconda c’era Suzuno che camminava nel mezzo di una bufera di neve e, nell’ultima, c’era Hiroto che dormiva ai piedi di un altissimo monte.
-Ragazzi…- mormorò Midorikawa.
-Non ti preoccupare! Vedo in loro un’enorme forza di volontà… riusciranno a compiere la loro missione…-
-Voce, ma… tu chi sei?-
-Io sono una Voce senza Corpo. Il Nulla che Parla. Se voi dovreste darmi un nome, mi chiamereste semplicemente “Angelo”-
-Un… angelo…-
 
 
Hiroto riaprì gli occhi. Era ai piedi di quel monte senza vetta. Si rialzò, dolorante per aver dormito sul nudo terreno. Però la gola aveva smesso di bruciargli.
-Cavolo… Midorikawa…- Si rodeva dai sensi di colpa.
-So cosa devo fare… Devo salire in cima a questo monte!- Disse mettendosi lo zaino in spalla e cominciando a scalare la montagna.
-Midorikawa… scusami…-
 
Nagumo era nella più completa oscurità. Non riusciva a vedere niente di niente, nemmeno i suoi piedi e già era caduto diverse volte. Eppure era sicuro che ci fosse un’uscita poiché un violento vento proveniva dal luogo in cui lui si dirigeva.
Decise di mettersi a correre e cadde a terra inciampando in un bastone.
-Ma che cosa…?!- Il ragazzo raccolse quell’asta di legno che, più che ad un bastone, sembrava una torcia. Nagumo ebbe un’illuminazione: prese l’accendino e diede fuoco alla torcia.
-AAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!- Il rosso si era ritrovato in una allegra e simpatica stanza con mucchietti di ossa in ogni angolo. Ovviamente si mise a correre senza pensare e, preso dalla paura, la sua velocità aumentò straordinariamente e, in men che non si dica, si ritrovò fuori da quella caverna.
Purtroppo per lui, l’uscita era chiusa da tutti i lati da un muro circolare di rocce che, in cima, formava un cratere. Era dentro un vulcano spento.
-Bene… spero solo che il passaggio per il Manufatto sia qui! Già sono stufo di questa ricerca…-  Fece cadere lo zaino a terra e tirò fuori un sacco a pelo. – Perché parlo da solo? Devo essere proprio stanco… dormiamo un po’!-
 
 
Suzuno stava combattendo col freddo. Camminava a stento in quella bufera, ma non voleva darsi per vinto. Chissà da quanto tempo durava quella tempesta. L’orologio gli si era rotto e quel fitto bianco copriva tutto quel che si trovava intorno a lui. Ma lui non voleva desistere, no. Perché lui era forte. Perché lui poteva fare tutto quello che voleva.
Proprio mentre lo pensava,  apparve una strana luce e la tempesta finì. Quel che Suzuno vide gli mozzò il fiato. Era su una piccola lastra di ghiaccio in mezzo ad un lago ed, intorno al lago, una fila di ghiacciai.
-Ma questo…- Suzuno si girò e vide dietro di sé il Manufatto Bianco. –Come pensavo… Voce… Ci sei?- Disse rivolgendosi al nulla.
-Eccomi, Suzuno. Sei arrivato, finalmente. Ti stavamo aspettando.-
-Stavamo? Chi c’è?- Chiese il ragazzo.
-Midorikawa è già arrivato. E anche Nagumo sta per arrivare. Sta dormendo, nel cratere di un vulcano e quando si sveglierà sarà qui con noi.-
-Quindi manca solo Hiroto…-
-Già, ma già è in marcia sulla montagna che lo porterà qui e penso che, con la sua enorme forza di volontà, riuscirà nell’impresa.-
- Sei ottimista, vedo.-
-sì, è vero… ma perché sperare è l’unica cosa che posso fare… Ma non parliamone! Penso che tu voglia sapere come sta il tuo amico, no?- La Voce fece apparire uno schermo, dietro il quale Midorikawa era seduto che fissava il vuoto.
-Ciao, Midorikawa.-
-Suzuno? Sei tu?- Chiese con un’espressione sorpresa.
-Certo che sono io! Guarda di fronte a te, in alto.-
-Cavolo! Sembra di essere in videochiamata!-
All’improvviso apparve un altro schermo, completamente nero.
-Ragazzi? Siete voi?-
-NAGUMO! - urlò Midorikawa.
-Sì, sono io! Midorikawa sei tu? Non ti vedo!-
-E noi non vediamo te!-  Disse Suzuno.
-Io lo vedo!- obiettò Midorikawa.
-Anche io ti vedo!- urlò Nagumo alzandosi.
-Aspetta... Ora… Ti vedo… NAGUMO ERI SEDUTO SULLA MIA IMMAGINE!-
-Oh, cavolo…È vero! Scusami, non succederà più!-
-Stupido!-
-COME MI HAI CHIAMATO?-
-STUPIDO! PERCHE’ SEI STUPIDO!-
-RAGAZZI CALMATEVI!- Urlò Midorikawa.
-Midorikawa, alla fine lo hai incontrato a Hiroto?- chiese Nagumo.
- Sì, ma… non gli ho dato tempo di parlare… e sono fuggito… chissà come se la passa…-
 
Male. Hiroto se la passava molto male. Man mano che saliva aveva più difficoltà a respirare e le sue mani erano scorticate e bruciavano. Ma lui non demordeva. Sapeva che Midorikawa era solo poco più in alto di lui. Riusciva a vedere la sua sagoma giusto qualche metro sopra di lui. Però c’era qualcosa di strano.
“Aspetta… ma mica Midorikawa ha i capelli lunghi e biondi! Oppure li ha?” Pensò.
-Hey… Tu… Chi… Sei?- Riuscì a chiedere con molta fatica, ma, appena il ragazzo rispose, Hiroto svenne.
Quando si risvegliò era  su una montagna in mezzo alle nuvole. Era sulla cima della montagna e, accanto a lui, vi erano delle rovine.
-MA CERTO! LE ROVINE! SONO ARRIVATO Al MANUFATTO!- Urlò il rosso in preda all’entusiasmo.
-Ma bravo il nostro ritardatario!- Era una voce familiare.
-Suzuno!-
-Hey, ci sono anche io!-
-Nagumo!- Hiroto era felicissimo. –Dove siete? Non vi vedo!-
-Guarda in alto!- Dissero all’unisono.
-Ooooh! Una videochiamata senza computer!- Hiroto era estasiato. All’improvviso la sua espressione divenne triste. –Midorikawa? Ci sei?-
-Sì… Ci sono…- Disse lui, timido.
-Volevo chiederti scusa per come mi sono comportato…-
-No, ti devo chiedere io scusa per come ti ho trattato male nella radura… Mi dispiace… Avrei dovuto lasciarti parlare…-
-Bhè, l’importante è che stiate tutti bene, no?-
-VOCE!- urlarono i quattro all’unisono.
-Ragazzi, è il momento. Dovete ridare l’energia al manufatto. E salvare la Terra.-
-Prima voglio sapere una cosa… Chi sei tu, Voce?- Chiese Suzuno.
-Come ho detto a Midorikawa, voi potreste definirmi “Angelo”. E ora cominciamo!-
-Sì- Si avvicinarono ai rispettivi Manufatti e, come guidati da una misteriosa forza, poggiarono le loro mani su questo cantando una dolce canzone . Man mano che la loro voce si alzava, i Manufatti brillavano più intensamente. Ma, allo stesso tempo, i ragazzi perdevano le loro forze. Quelle forze sostenevano le colonne dei manufatti e creavano una barriera. Una barriera che distrusse in mille pezzi quel Meteorite. Fu quella l’ultima cosa che videro i quattro, che caddero svenuti.
Lo scenario cambiò. I quattro si risvegliarono. Erano in mezzo all’universo, come all’inizio della loro avventura. Ma una cosa era cambiata. C’era un altro ragazzo tra loro. Aveva i capelli biondi e lunghi, occhi rossi e delle ali candide.
Quando Hiroto lo vide sgranò gli occhi.
-Tu sei il ragazzo della montagna!-
-Si, sono io.
-E sei anche la Voce, vero?-
-Certo che lo sono.-
-Perché gli altri non si svegliano?- Chiese Hiroto preoccupato.
-Loro hanno già fatto la loro scelta. Loro sono tornati sulla Terra. E tu? Cosa vuoi fare? Rimanere qui nel completo nulla, nel caldo e piacevole oblio dell’universo dove puoi realizzare il tuo sogno di essere una Stella, o vuoi vivere sulla Terra?- Chiese il biondo.
-Io… voglio solo stare con i miei amici. Non importa sei qui tra le Stelle o lì sulla Terra. Voglio stare con loro.-
-Bene.-
 
 
I ragazzi si svegliarono sui divanetti della sala d’astronomia. Era l’alba.
-È stato… tutto un sogno?- Chiese Nagumo incredulo.
-Chissà… può essere.- Ipotizzò Suzuno, freddo come al solito.
-Eppure… Secondo me quell’Angelo era reale… Non può essere solo un sogno…- Midorikawa sembrava triste.
-A me non importa… A me importa di stare con voi!-  Hiroto avvolse i suoi amici in un abbraccio. Qualcosa lo interruppe.
-Ehm! Il professore dice che la vostra punizione è finita…- Un ragazzo biondo era entrato nella sala.
-ANGELO?- Urlarono i quattro con un’espressione mista tra il sorpreso e il felice.
-Angelo? Semmai sono un Dio! E comunque, mi chiamo Afuro Terumi e sono nuovo di qui. Piacere di conoscervi.-


*ANGOLO DELL'AUTOREEE*

FINALMENTE AL FINALE DI QUESTA STORIAAA!  Mi sembrava non finisse più! Inoltre scusate per l'attesa, ma in una sola parte sarebbe stato un capitolo troppo lungo! xD
Che dire sul capitolo? Penso che questa sia la storia più bella tra quelle che ho scritto! Almeno secondo me è così! Però voglio sapere anche la vostra impressione, quindi recensite!
Afuro: Cos'è questa storia dell'angelo? io sono un DIO! D-I-O!
Me: Ma tacci pollo arrostito!
Afuro: non sono un pollo! E tantomeno sono arrostito!
Me: Ah no? Nagumooo! Vieni qui che devo accendere il girarrostooo!
Afuro: NOOOOOOO *fugge*
Bene! E anche questo scocciatore di un pollo narcisista se ne è andato! Grazie a chi ha letto lo scorso capitolo, ma soprattutto grazie a chi l'ha recensito! Spero che vi piaccia! 
Al prossimo capitolo!
Ren

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Capitolo 6
*** When A Stupid Servant Runs Away From Home ***


-NONNO DAISUKE! QUESTA STORIA ERA… FANTASMAGORICAMENTE MERAVIGLIOSA!- Urlò il piccolo Endou con gli occhi che gli brillavano dalla gioia.
-Ehm… Endou… questa parola non esiste!- Notò Kidou.
-Stupido- Aggiunse il “dolce” Fudou.
-Lo so che non esiste, ma era l’unica parola per descrivere una storia simile!- Esclamò Endou felice ed entusiasta con l’immancabile scintillio nei suoi occhi.
-Su, su ragazzi! Non fate così! E tu Fudou, non insultare.- Daisuke intervenne.
-Non insulto! Descrivo!- Puntualizzo il bimbo.
-Ragazzi finitela! Vogliamo sentire un’altra storia!- Si lamentarono gli altri in coro
- S-scusate! Eheh!- Endou mise la manina nella solita montagna di foglietti di carta.
-Bene piccoli! Eccovi la prossima storia!- Annunciò Daisuke sorridendo.
                                          
When A Stupid Servant Runs Away From Home.
 
Nessuno. Non era nessuno e nessuno sarà. Come aveva potuto anche solo pensare ad una cosa simile?  La risposta è semplice. Lui era uno stupido.
 
-Ichinoooseeee?- La “dolce” e “melodiosa” voce della sua padrona lo stava chiamando, come al solito.
-A-arrivo!- Il ragazzo corse da lei il più velocemente possibile.
-Come ti ho già detto, oggi arriverà mia nipote per una visita. Voglio che si senta a suo agio! Come sai, si trasferirà qui per un po’ di tempo e ho deciso che tu sarai il suo  maggiordomo privato. Ha la tua stessa età. Trattala come una principessa e fai tutto ciò che ti dice. Va bene? E ora vai a finire di lavorare! Voglio che sia tutto lucido entro le 12:00. Su muoviti! Vai!-
-Sì signora. Certo signora.- Il ragazzo si inchinò e corse ad adempiere ai suoi doveri di servo-maggiordomo-tuttofare.
-Maledetta megera! Perchè fa fare a me tutti i lavori peggiori?- Diceva il servetto tra sé e sé mentre lucidava il pavimento dell’ingresso. –Già è stressata di suo, poi l’arrivo di questa sua “nipotina” la rende ancora più insopportabile! Scommetto che è una dispotica, viziata e antipatica ragazzina dell’alta società. Non credo potrò sopportare entrambe a lungo…-
-Sopportare chi?- La voce lo fece balzare. –Ahahaha! Non spaventarti, Ichinose! Sono io, Domon!-
Domon era il capo maggiordomo della villa. Era lui a gestire tutti gli altri maggiordomi e cuochi ed era lui, quindi, a mandare avanti la villa. La cosa che rendeva più perplessi, però, era che Domon aveva solo 14 anni! Inoltre era l’unico in tutta la villa a voler bene alla loro padrona. Si diceva che lei lo avesse trovato quando era ancora molto piccolo e che, nonostante l’avesse adottato come servitore, l’avesse sempre trattato come un figlio.
-Comunque, con chi stavi parlando? E di cosa?- Chiese.
-Ehm… Pensavo ad alta voce!- Rispose imbarazzato il ragazzino.
-Non stavi mica parlando male della padrona, vero?- Si accese un brilluccichio omicida negli occhi del capo maggiordomo.
-Nooo! Non mi permetterei maaai!- Rispose spaventato.
-Aahahahah! Dovresti vederti! Stavo solo scherzando!-
-Cattivo! E’ così che si trattano i migliori amici?-
-Ahahah! Dai scherzavo!-
-Sì sì, come no… Hey, Domon, secondo te che tipo è la nipote della padrona?-
-Boh, sinceramente non l’ho mai vista. Però la signora parla sempre molto bene di lei!-
-Wow… rassicurante.- Disse ironico.
-Comunque, ora rimettiti al lavoro che manca solo mezz’ora alle 12:00! Io intanto vado a vedere che combinano quei cuochi nelle cucine. Non sai che hanno combinato ieri! La cucina sembrava un campo di battaglia e questo perché avevano deciso di fare esperimenti chimici con il minestrone!-
-Ah, lo so benissimo! Si è sentita l’esplosione fino alle camere della padrona!-
-A dopo, Ichinose!-
-A dopo.-
 
Quell’ultima mezz’ora passò in men che non si dica e, non appena venne avvistata la carrozza della nuova arrivata, si scatenò un gran casino tra i maggiordomi che cominciarono a correre su e giù per la casa per sistemare gli ultimi dettagli dell’ultimo minuto.
-Uff. Tutto questo casino per una stupida ragazzina.- Commentò Ichinose tra sé e sé.
Quando, però, vide la “stupida ragazzina” scendere dalla carrozza, subito cambiò idea su di lei. Aveva i capelli verde scuro raccolti in una piccola treccia che le cadeva lungo la schiena, gli occhi dello stesso colore emanavano dolcezza e ingenuità, ma anche una discreta intelligenza. Indossava un lungo abito verde chiaro, in tinta con i colori del bosco che circondava la villa. Agli occhi di Ichinose era come una piccola fata nata dagli alberi di quel bosco.
 
Quella sera, al banchetto organizzato per l’arrivo della fanciulla, la padrona della casa presentò la nipote alle domestiche e ai maggiordomi.
-Aki, lui sarà il tuo maggiordomo personale.- Disse alla nipote, indicando stesso Ichinose. –Ichinose! Presentati.-
-Aah…! Sì!- Il ragazzo si avvicinò nervoso e si presentò velocemente con un inchino. Purtroppo si protrasse troppo in avanti e cadde sbattendo il viso a terra e provocando le risate di Aki e della zia di questa.
 
Quando finì la cena (e tutti quanti smisero di ridere di Ichinose) il maggiordomo guidò la ragazza per quel labirinto di corridoi fino alla sua stanza.
- S-signorina Aki! La sua stanza!- Disse aprendo la porta.
-Grazie, Ichinose. – Disse con un sorriso. –E, per favore, dammi del tu. In fondo sei il mio maggiordomo personale e questo significa che trascorreremo molto tempo insieme.
- S-sarebbe impossibile per me.-
-Invece potrai fare un piccolo sforzo. Ora andrei a dormire, sai il viaggio è stato stancante e anche quel delizioso banchetto è stato piuttosto lungo. A domani mattina.-
-A domani mattina. E buona notte, signorina Aki. Se ha bisogno di aiuto non esiti a chiamarmi! Sarò nella stanza accanto!- Ichinose si congedò con un inchino e corse via nella sua camera. Era ormai mezzanotte passata e anche lui aveva bisogno di dormire. Quella notte il suo sonno fu riempito di sogni, tutti riguardanti la giovane Aki.
 
Passò qualche mese dall’arrivo di Aki in quella casa e l’ambiente della villa sembrava molto migliorato. Aki, al contrario della padrona, lodava in continuazione il lavoro degli inservienti e tutti le volevano molto bene. Inoltre si era dimostrata un’ottima compagnia per Ichinose, che era sempre affascinato dalle storie che lei gli raccontava. La giornata tipo della ragazza iniziava alle 5:30, quando si svegliava per andare a passeggiare nel giardino e terminava alle 9:30, subito dopo aver cenato e ripetuto le nozioni imparate durante il pomeriggio.
 Infatti Aki passava il pomeriggio studiando o leggendo e, nelle poche pause, passeggiando nel giardino  conversando con Ichinose e Domon, se questo non aveva da svolgere altre mansioni. I tre erano diventati molto amici e il loro rapporto non poteva essere migliore e Ichinose era sempre più innamorato della ragazza.
Purtroppo non era destinato a durare. Nei primi giorni di Settembre, con l’arrivo dell’autunno e della caduta delle foglie, cadde anche la loro amicizia.
Per la precisione tutto cambiò il 5 di Settembre, quando, mentre i 3 passeggiavano nel giardino, un servitore chiamò Domon e Aki poiché la signora voleva parlare con loro. Da quel giorno nessuno dei due si comportò allo stesso modo con Ichinose che non sapeva assolutamente nulla. Inoltre i due facevano di tutto pur di evitarsi o anche solo per evitare di trovarsi insieme davanti ad Ichinose. La spiegazione a ciò arrivò solo una settimana dopo, quando la signora mandò a chiamare il giovane.
 
-Voleva vedermi, signora?- Chiese cortesemente Ichinose appena entrato nella stanza della padrona.
-Sì. Ichinose, devi stare lontano da Aki.- Senza nemmeno un giro di parole la donna arrivò dritto al punto.
-M-ma… Perché?- Chiese il servitore evidentemente sconvolto.
-Perché sei di intralcio a Domon!-
-C-cosa intende dire con questo?-
-Come? Non te ne hanno parlato? Domon e Aki sono promessi sposi da sempre, anche se loro non ne erano a conoscenza. Ne sono venuti a sapere poco tempo fa e pensavo te ne avessero parlato. Bhè, ciò ha poca importanza. Sei sollevato dal tuo incarico di servitore personale di Aki. Inoltre il loro fidanzamento sarà ufficializzato tra un mese. Terremo una festa in loro onore. Ci sono forse problemi?-
-No signora…- Il ragazzo stava per scoppiare in lacrime.
-Bene. Allora puoi andare. Su, via! Sei congedato.-
Il ragazzo corse via dalla stanza e cominciò a cercare un posto per estraniarsi da tutto e da tutti. Un posto dove poteva rimanere solo e piangere come mai aveva fatto.
 
Il giorno dopo Ichinose andò da Aki. Dopo una lunga notte di riflessione aveva deciso che le avrebbe rivelato i suoi sentimenti per lei, ma le avrebbe anche detto che non poteva più parlare con la ragazza e che, quindi, doveva accettare che lei stesse per fidanzarsi ufficialmente con Domon. Purtroppo però, quando la incontrò, riuscì solo a farle le congratulazioni per il vicino fidanzamento e anche a sembrare parecchio arrabbiato per non averlo saputo prima da lei, e anche che non si sarebbero potuti più incontrare per ordine della zia di Aki.
Nel pomeriggio Ichinose decise di andare a parlare anche con Domon, ma ogni volta che cercava di parlargli lui trovava una qualche scusa per andarsene. Però, il giorno dopo, Ichinose riuscì a parlare con l’amico.
-Domon, perché fai così? Sapevi che sarei venuto a saperlo e hai fatto comunque di tutto per evitarmi. Perché?-
-Perché so cosa provi per Aki e non volevo che tu soffrissi. Ma la signora te l’ha detto, alla fine. Mi dispiace.-
-Anche a me…-
-Ho parlato anche con Aki. Anche lei è molto triste, Ichinose. Ti vuole bene e c’è rimasta male quando ci hai parlato, ieri.-
-Bhè, sai, sapere che il proprio migliore amico e la ragazza di cui si è innamorati devono sposarsi non è proprio una notizia molto allegra!-
-Hey, non è mica colpa mia. L’ho saputo solo una settimana fa!- Domon cercava una scusa in qualche modo.
-Bhè, io l’ho scoperto ieri…-
-Mi spiace…-
-Non dirlo nemmeno. Non preoccuparti! Sono felice per voi.- Con queste parole, dette con un tono che esprimevano più rabbia che altro, Ichinose si congedò.
 
Senza sapere dove stesse andando, il ragazzo si ritrovo nel giardino e decise così di fare una passeggiata intorno alla villa, ma appena arrivò sul retrò vide Aki, intenta a raccogliere dei fiori. Purtroppo non riuscì ad andarsene prima che lei lo vedesse e gli chiedesse di raggiungerla. Non poteva far finta di nulla: un fondo lui era ancora un maggiordomo della villa e non poteva ignorare la nipote della padrona, così le si avvicinò.
-Desideri qualcosa, Aki?- Chiese il giovane.
-Sì. Darti questi.- La ragazza gli porse quei fiori che aveva raccolto. –Sono per te. Per scusarmi di quel che è successo. So che non sono molto, ma quando ho visto questi fiori ho pensato che ti sarebbero piaciuti…-
-Grazie, Aki.- Ichinose prese un fiore dal piccolo mazzo e lo poggiò dietro l’orecchio di Aki. –Ti sta benissimo.-
-G-grazie…- Aki arrossì un pochino.
-Necessiti altro?-
-Sì. Questa notte, dopo cena, vediamoci in terrazza. Devo parlarti.-
-Va bene. Ora dovrei tornare al lavoro. A questa notte, Aki.-
 
Ichinose aspettò quella notte per tutto il giorno e combinò anche numerosi disastri poiché stava continuamente a pensare a quello che Aki avrebbe potuto dirgli.
Quella sera Ichinose era allo stesso tempo eccitato e ansioso per quello che poteva accadere.
Arrivato in terrazza vide che Aki era già lì che osserva il cielo stellato.
-Ti ho fatto aspettare?- Chiese il giovane.
Aki si voltò spaventata. Quando capì che era Ichinose sorrise e rispose. –Nemmeno un po’.-
-Allora…? Che dovevi dirmi?-
-Bhè… Ecco… Devo dirti due cose… La prima è che, quando mia zia ci ha rivelato il nostro fidanzamento combinato, sia io che Domon abbiamo cercato di convincerla a cancellare il nostro fidanzamento. Ma lei non ne voleva assolutamente sapere. Mi dispiace di non essere riuscita a fare niente…-
-Non preoccuparti… Non è colpa tua. Né di Domon… Ma… perché ti ostini tanto a farmi sapere che non vuoi fidanzarti con Domon?-
-Ecco… perché… perché a me piaci tu, Ichinose.- Dicendo questo sia Aki che Ichinose arrossirono.
-A-Aki… Anche tu mi piaci…- Confessò lui diventando di un color rosso Weasley.
Lei sorrise e, dopo avergli dato un bacio sulla guancia, se ne andò.
-C-c-c-c-c-che cosa è successo?!- Ichinose era talmente felice e sorpreso che gli sembrava di sognare. -C-c-c-c-c-che bello…-
 
Per tutto il giorno seguente Ichinose era praticamente assente col pensiero e l’unica cosa che riusciva a fare decentemente, a parte arrossire quando passava Aki, era fissare il vuoto. No, non riusciva nemmeno a respirare decentemente e ogni tanto doveva dirsi da solo di respirare per non morire soffocato. E continuò così fino a sera, quando Aki gli disse di comportarsi normalmente per non destare sospetti e gli disse anche che si sarebbero di nuovo incontrati la notte seguente, e così per una settimana, per poter escogitare un piano per annullare quel maledetto fidanzamento combinato. Il tutto all’oscuro di Domon, che non sarebbe mai riuscito a comportarsi così nei confronti della padrona.
I giorni passarono in fretta e arrivò il giorno della dichiarazione ufficiale del fidanzamento tra Domon e Aki. Lavorarono tutti il triplo quel giorno per rendere tutto perfetto. Non potevano mica sfigurare davanti tutti quegli invitati!
Il banchetto era previsto per le 7:00, ma tutti gli ospiti arrivarono verso le 8:00.
Ichinose era nervosissimo, al contrario di Domon, che sembrava stranamente allegro. Aki, invece, era rigida e tesa come un tronco d’albero, ma era soprattutto depressa.
Certo, doversi fidanzare con una persona che non si ama non deve essere mica la cosa più bella del Mondo!
Arrivarono velocemente le 9:30, l’orario per cui era prevista l’ufficializzazione del fidanzamento.
-Signore e Signori!- Esordì la Signora. –Vi ho invitati qui, a questo banchetto per annunciare l’ufficiale fidanzamento tra ma nipote, Aki, e il ragazzo che ho adottato e che chiamo fieramente figlio, Domon.-
Il rumore degli applausi riempì quella stanza.
-Bene! Adesso che siete fidanzati, perché non fate un discorso?- Disse la signora spingendoli verso il centro della sala, ma non avevano nemmeno iniziato a parlare che Ichinose si lanciò verso i due urlando. –MI OPPONGO!-
Un coro di esclamazioni di sorpresa si levò per tutta la sala, ma i più sorpresi erano sicuramente Domon, Aki, la signora e Ichinose stesso.
-Come scusa?- Chiese la signora “lievemente” alterata.
-Ho detto che mi oppongo!- Ichinose aveva raccolto tutto il suo coraggio. –Io amo questa ragazza, Aki, e non permetterò che si fidanzi con un altro.-
- Mi spiace, Ichinose…- Sussurrò Domon a Ichinose. –Allora ti sfido. Ti  sfido in una gara di scherma. Chi vince avrà la mano di Aki.- Annunciò il ragazzo.
-Che strano colpo di scena! Un servo che rivendica la mano della nipote di una nobile. Bhè, penso che questo possa essere un avvenimento interessante e quindi permetterò questo scontro che si terra questa sera stessa!- La zia di Aki sembrava una di quei presentatori degli attuali presentatori di reality show.
-Portate l’occorrente per gli sfidanti!- Ordinò a dei servi.
Intanto Domon si avvicinò a Ichinose. –Mi dispiace… Ho dovuto farlo…- Disse sussurrando. –E combatterò sul serio, Ichinose. Stai pronto.-
-Cosa! Domon, ma… -
-Niente ma! Se davvero la vuoi, allora dimostra di meritarla.- E così dicendo, si allontanò e indossò le protezioni.
Ichinose era ancora più nervoso di prima. Domon era sempre stato invitto in scherma. Nessuno era bravo come lui, tantomeno Ichinose che al massimo sapeva come farsi colpire.
I due si misero in posizione.
-Vince chi farà i primi 5 punti.- Disse la padrona. –En garde. ALLEZ!-
 
Primo punto di Domon.
Secondo punto di Domon.
Terzo punto di Domon.
Primo punto di Ichinose.
Quarto punto di Domon.
Secondo punto di Ichinose.
Terzo punto di Ichinose.
Quinto punto di Domon.
 
Domon aveva vinto e non erano passati nemmeno 15 minuti. Aki era ormai afflitta dal dolore. Domon non sembrava poi così felice d’aver vinto. Ichinose guardò Aki e, avendo incrociato il suo sguardo, si mise a guardare a terra.
Tutti festeggiavano la vittoria di Domon, ma Ichinose sembrava estraniato da quella massa informe di gente che urlava dalla gioia e che si congratulava col giovane vincitore.
Ichinose, umiliato dal suo stesso migliore amico, fuggì dalla villa. Fuggì, ma non sapeva nemmeno lui dove.
 
Nessuno. Non era nessuno e nessuno sarà. Come aveva potuto anche solo pensare ad una cosa simile?  La risposta è semplice. Lui era uno stupido.
 
Continuava a correre, verso una meta indefinita. Pioveva… non vedeva dove andava. Buio.
 
Erano passati 15 anni da quando aveva subito quell’umiliazione. Nel frattempo era stato cresciuto da una giovane famiglia di campagna composta da due genitori e la loro bambina dai capelli azzurri. Era una vita felice e spensierata, ma non aveva dimenticato gli avvenimenti di quella villa. Un giorno, però, decise di lasciare anche quell’amorevole famiglia.
Aveva infatti ricevuto una lettera da Domon che, non si sa come, l’aveva rintracciato. Gli raccontava che la signora, gravemente ammalata, aveva speso tutti i soldi per cercare di comprare delle medicine che si rivelarono poi inutili. Decisero così di partire lei e Domon per il Nuovo Continente e vivere una nuova vita. Aki si era rifiutata di andare con loro e aveva deciso di rimanere in una piccola casa in paese, mantenuta da una piccola somma di denaro che Domon le mandava ogni mese. Quando le chiese perché non voleva partire, lei rispose che stava aspettando una persona che era un po’ in ritardo. Domon si era rifiutato di sposare Aki dopo la scomparsa di Ichinose, ma gli scrisse che lui era seriamente innamorato della ragazza, nonostante non l’avesse detto a nessuno. La lettera terminava con delle scuse, non da Domon, ma dalla padrona che aveva capito d’aver commesso uno sbaglio.
Dopo aver letto quella lettera  Ichinose, come ho detto, lasciò la nuova famiglia e andò alla ricerca di Aki. La cercò in paese per tutto un giorno, ma riuscì a trovarla solo a sera inoltrata. Era seduta su una piccola terrazza che fissava le stelle. Ichinose, sotto la terrazza, le urlò –Ti ho fatta aspettare?-
La ragazza sorrise e guardò il giovane. –Nemmeno un po’.-


Angolo dell'autore

Allooooooooora! Buon giorno / mattina / sera / notte (dipende dall'orario in cui state leggendo questo capitolo)
Scusate per il ritardo, ma per me il ritardo è di casa. Grazie per star leggendo questo capitolo! Grazie mille! So che i miei ritardi sono insopportabili, ma almeno il risultato è accettabile... spero. Inizialmente, per questo capitolo, avevo un'altra idea che ho però subito scartato perchè troppo simile alla storia precedente.
Ma ora passiamo alle cose serie... Indovinate chi è la ragazzina da cui va a vivere Ichinose dopo essere fuggito? Ma ovvio! E' Rika! E, mentre Ichinose cerca Aki, Edgar sta cercando la sua amata, cioè proprio Rika! Ho cercato di unire le due storie, nonostante fosse una cosa del tutto inutile. X°°°
Comunque... Grazie a voi che avete letto questa storia, ma soprattutto, come sempre, grazie a chi mi ha recensito! Il prossimo capitolo è già impresso nella mia mente, quindi penso che non ci metterò più di qualche giorno a postarlo! (Penso, non fidatevi di me! X°°°)
Alla prossimaaaaaaaaaaaaaa!
Ren

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Capitolo 7
*** When The Midnight Marks A New Story ***


WhenThe Midnight Marks A New Story
 
Non appena Daisuke finì di raccontare la Quarta Storia, l’orologio scoccò la mezzanotte con la delusione di tutti i bambini.
La mezzanotte era il limite massimo. Dopo quel tempo si aggiravano per le strade della città tutti i mostri provenienti dai peggiori incubi, o almeno così dicevano loro i genitori per farli dormire.
-Mi dispiace, bambini, ma ora dovete andare a dormire.- Disse Daisuke alzandosi dalla sua poltrona.
-Ma… Nonno… Per favoooooore!- Chiesero tutti quei piccoli bimbi facendo gli occhi dolci, tranne Fudou e Kidou. Il primo perché non lo avrebbe mai fatto per puro principio, il secondo perché, anche se lo avesse fatto, quegli occhialoni non avrebbero comunque permesso di vedere i suoi occhi.
Daisuke fu comunque irremovibile, ma i piccoli riuscirono comunque ad avere la promessa di un’ultima storia la mattina seguente. Erano, quindi, tutti soddisfatti. Tutti tranne Endou che voleva a tutti i costi l’ultima storia. Ma la voleva adesso e cominciò a fare i capricci e continuò fino a che non si addormentò per la stanchezza.
Quella notte Daisuke scese in cucina a prendere un bicchiere d’acqua. Appena si avvicinò al frigo sentì dei passi alle sue spalle avvicinarsi lentamente a lui.
-Ciao, Endou.- Lo salutò Daisuke tranquillo bevendo l’acqua.
-Come facevi a sapere che ero io?!- Chiese il piccolo imbarazzato per essere stato scoperto.
-Perché sei l’unico che ruba i biscotti durante la notte- Disse il nonno indicando la scatola di Gocciole vuota.
-Scusa… Ti giuro che le volevo dividere con i miei amici, però!- Si giustificò il nipotino.
-Non preoccuparti! Non dirò nulla a mamma e papà!- Disse ridendo.
-Nonno… Volevo chiederti una cosa…- Il ragazzino guardò a terra imbarazzato.
-Cosa?- Chiese il nonno, nonostante sapesse già la richiesta del nipote.
-Puoi raccontarmi l’ultima favola?- Chiese ancora imbarazzato.
-Mi dispiace, ma non posso… -
-Ma…! Lo interruppe Endou.
-Fammi finire. Non posso raccontartela perché è una storia che mi dovrai raccontare tu, Mamoru.
-I-io?!- Endou era tanto stupito da far cadere a terra tutte le Gocciole.
-Sì, tu! Perché l’ultima storia è la più bella ed emozionante, piccolo Mamoru, e ognuno ne ha una propria. Endou, tocca a te e ai tuoi amici costruire questa Storia passo dopo passo, giorno dopo giorno. Questa sera ho provato ad insegnarvi Quattro Elementi importanti per  scrivere la Vostra Storia con le Quattro Favole che ho raccontato. La prima Storia raccontava di un Amore. La seconda Storia del Sacrificio per aiutare i propri amici. La terza Storia vi parlava dell’Amicizia e del Coraggio. La quarta Storia rappresentava la Determinazione nel raggiungere i propri obiettivi. Ora dovete scrivere la Vostra Storia con queste ed altre caratteristiche. E quando la ultimerete me la racconterete, un giorno. Purtroppo io non posso ancora raccontarvi la Mia Storia, perché ancora non è finita.-
-Ma… Nonno… è un compito troppo difficile scrivere una storia lunga tutta una vita!- Obiettò il piccolo Mamoru.
-Non devi scriverla per forza. L’essenziale è viverla. E ora mi dispiace, ma devo andare. Racconta tu ai tuoi amici quello che ti ho raccontato questa notte. Io devo andare. Ho altre… “missioni” da svolgere. Arrivederci Mamoru.- Così dicendo Daisuke scomparve in una luce dei colori dell’Aurora e Endou rimase da solo in quel piccolo spazio.
-Nonno! Nonno! Torna indietro! Non andare!- Urlava il piccolo. Urlava con tutte le sue forze finchè non sentì una voce lontana e familiare.
 
-Endou! Endou! Svegliati o farai tardi a scuola!- La madre di Endou lo stava chiamando.
Ma di che sta parlando… Voglio dormire… Pensò Endou.
-ENDOU VUOI AFFRONTARE COSI IL TUO PRIMO GIORNO DI SCUOLA ALLA RAIMON JR. HIGH? SVEGLIATI SUBITO!-
-AAAAAAAAAAH! E’ VERO! OGGI E’ IL PRIMO GIORNO!- Endou si vestì in fretta e furia e corse via di casa verso la scuola. Aveva fatto proprio un enorme ritardo!
Quando arrivò davanti i cancelli della Raimon, Endou indirizzò i suoi pensieri al nonno scomparso.
Nonno… Ti ho sognato anche questa notte… Ma questa notte era diverso. Mi raccontavi delle storie davvero fantastiche. Ma non c’ero solo io. C’erano anche altri ragazzi, ma non riesco a ricordare né le loro voci né i loro volti. Alla fine del sogno tu mi dicevi di raccontarti una storia. La storia della mia vita che dovrò vivere con i miei amici. E dopo tu scomparivi, ma mi avevi detto arrivederci. Per questo ora sono certo, nonno, che tu sia ancora vivo da qualche parte. E un giorno ti troverò e ti racconterò la mia storia.

Angolo dell'autore!

Wow ho aggiornato così presto? Mi meraviglio di me stesso! Sfortunatamente così facendo questa storia è giunta alla fine! D:
Vi è piaciuto questo colpo di scena finale? Anche se banale e decisamente indecente? Spero di sì X°°°
Rileggendo il capitolo mi sono accorto che è TREMENDAMENTE CORTO rispetto gli altri! D: Ma che è? C'avevo voglia di finire sta storia? Boh! Il mio subconsio mi fa i dispetti. Oppure volevo semplicemente finirla prima che finisse il Mondo... No dai non ci credo a ste cose io!
Comunque non pensate di esservi liberati di me solo perchè questa storia è finita!  Ho intenzione di tornare all'attacco! Magari con una storia "100 modi per uccidere Tachimukai" o anche "50 sfumature di sangue di Tachimukai"! No dai non sono così cattivo... O forse sì... No ok no. Non do così tanta importanza a quella mosca.
Tachimukai: Ma... Ma... Ma... ç A ç
CREPA BASTARDO! *lo lancia nella fossa degli Arbok*
Bhè! Spero che vi sia piaciuta questa storia nonostante lo sclero finale!
Grazie a chi ha recensito e a chi recensirà questo capitolo, ma grazie anche a chi soltanto lo legge! Mi fa davvero piacere che qualcuno si sforzi anche solo di leggere questa storia! X°°°
Alla prossima Fic!
Ren!

P.S. AUGURI DI BUONE FESTEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE!

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