No Happy Ending

di Werewolf1991
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'offerta del Vampiro ***
Capitolo 2: *** Ritorno all'azione ***
Capitolo 3: *** Incontri ***
Capitolo 4: *** Strana giornata ***
Capitolo 5: *** Incubo ***
Capitolo 6: *** Cambiamenti ***
Capitolo 7: *** Rivelazioni ***



Capitolo 1
*** L'offerta del Vampiro ***


L'offerta del Vampiro 

 

 -Raggio celestiale!- Urla Angemon, lanciando il suo attacco contro di lui. Egli si piega a terra, reggendosi il petto con le mani. Phantomon muore a causa dell’attacco.
 
-Myotismon, arrenditi subito!- Gli intima poi, rabbioso, ma con una voce melodiosa simile al canto della Fenice.
 
Lui risponde beffardamente, che non ha ancora intenzione di farlo.
 
Poi, fulmineo e letale, si volta verso di noi, lanciando il suo attacco.
 
I ragazzi, dall’altra parte del vetro che li separa dal tetto, tranne Tai, che è li davanti con MetalGreymon, sussultano, terrorizzati.
 
Io sono ferma davanti a Kari, la prescelta della Luce, la Mia prescelta, colei che ho sempre cercato, senza neanche sapere chi fosse, colei che in meno di un giorno, ha scombussolato la mia vita, fino ad allora fatta di torture, sofferenze e rabbia. E di Lui. Soprattutto di Lui.
 
Ormai sono pronta a dare la vita per lei, e mentre osservo i migliaia di pipistrelli che mi vengono scagliati contro, non posso far altro che pregare in un miracolo. O almeno di riuscire a salvare Kari.
 
Tutto ad un tratto, qualcosa d’inaspettato avviene. Si sente un rumore, come di qualcosa che è stato colpito. Ma non siamo noi.
 
No. Non può essere.
 
È Wizardmon!
 
Lo sguardo di tutti è posato su di lui. Io mi sento come paralizzata.
 
No, no, lui no!
 
La scena sembra accadere al rallentatore. Il corpo di Wizardmon s’irrigidisce, poi cade, con un tonfo.
 
Lui schernisce Wizardmon, dicendogli con crudele ironia: -Sarai contento. Il debito è saldato.-
 
Io non posso ancora credere a ciò che i miei occhi stanno vedendo. Il debito di cui lui ha parlato, risale a molto tempo fa. L’avevo dimenticato. Ma Wizardmon me l’ha fatto ricordare.
 
 
È stato proprio lui a ricordarmi che io avevo un destino diverso. Non ero stata creata per servire Myotismon, ma per essere la Digimon di Kari. Se non fosse stato per lui, non l’avrei mai saputo.
 
Se penso che, senza il suo intervento, a quest’ora, avremmo già potuto distruggere Kari…

La mia dolce Kari, si precipita in lacrime vicino a Wizardmon. Come me, del resto. Ma mentre lei cerca di parlargli, lui ha occhi solo per me.

- Stai bene, Gatomon?- Mi chiede, debolmente.

Ma cosa dici? Sei tu che stai per morire! Amico mio!

-Wizardmon… mi dispiace…- Gli rispondo piangendo.

-Di che cosa?- Mi domanda sorpreso lui.

-Ti ho coinvolto io in tutto questo…- Replico, sempre più triste. Sento che ormai sta per andarsene.

-No, non ti devi scusare…- Mi riprende lui, accidenti, smettila di sforzarti!

-Se non ti avessi incontrata… avrei vissuto un’esistenza inutile e senza scopo… sono stato felice… di poterti aiutare…- Prosegue, sempre più debolmente.

Subito dopo, chiude gli occhi, e voltando la testa, o meglio, abbassandola, mormora:

-Grazie di tutto…-

No. No. Noooooooooooooooooooo!

Mentre la mia partner grida anche lei il suo dolore, avviene qualcosa.

DemiDevimon comincia ad agitarsi. Sembra faccia fatica a tenere il Digivice di Kari.

-Il Digivice di Kari è attivo!- Costata Tai.

-Accidenti, scotta!- Urla DemiDevimon, mollando la presa.

Tai, intercettato lo strumento, lo passa a Kari, dicendo: –Fanne tesoro!-

Lei lo afferra con decisione e annuisce.

Faccio in tempo a vedere l’espressione di Myotismon distorcersi in una d’orrore e lo sento appena pronunciare un –Non ci voleva!- Furioso, ma mi sembra così lontano…

Mi sento strana… sto…evolvendo!
 
Il mio corpo, avvolto da una luce rosa, si trasforma completamente, fino ad assumere sembianze di donna. Mi spuntano delle ali dietro la schiena, e il mio corpo viene coperto da una tuta, che lascia scoperti un braccio e una gamba. Un elmo argentato si posa sul mio viso, nascondendo i miei occhi. Ho uno strano laccio rosa intorno alle spalle.
 
Finita la trasformazione, sento degli –Oohhh!- Increduli.
 
-Gatomon è un angelo, che bello!- Pronuncia Kari.
 
Ma io non ho occhi che per lui. Myotismon.
 
-Ascolta Myotismon!- Pronuncio rabbiosa, la mia voce sembra riecheggiare nell’aria, quasi a voler sottolineare la mia natura divina. –Sarai punito! Ti sei scagliato contro i bambini Prescelti, hai invaso il mondo degli esseri umani, e hai ucciso il mio amico Wizardmon! Le tue colpe sono infinite!-
 
Lui mi risponde; – Volevo portare l’oscurità in questo mondo, per unirlo a DigiWorld così da governarli entrambi, non accetto i tuoi retorici sentimentalismi, ho fatto soltanto ciò che reputavo giusto!-
 
Quelle parole per me, non hanno alcun significato. No, non se la caverà questa volta. Lo devo a Kari, che mi ha aperto le porte ad una nuova vita. E soprattutto a te, Wizardmon, che l’hai sacrificata, affinché io potessi viverla.
 
-Non aggiungi altro? Non hai alcuna intenzione di pentirti?- Domanda esterrefatto Angemon, da dietro di lui.
 
Lui, si limita a ghignare e pronunciare -Ombra..-
Ma io non gliene lascio il tempo. -Cerchio del Destino!- Urlo e causo la formazione di un’aureola, che scatena una pioggia arcobaleno, che rinvigorisce i miei alleati, ma che paralizza lui.
 
Subito dopo, gli altri Digimon scagliano i loro attacchi verso di essa, facendo in modo che io possa assorbirli.
 
Non ho mai provato una simile gioia, come in questo momento. Sto finalmente per porre fine ai giorni del mio Maestro. Del mostro. Di colui che mi ha rovinato l’esistenza. E che ha ucciso l’unico essere vivente che mi sia mai stato amico.
 
Questo è per te, Wizardmon!
 
-Freccia…- Esclamo, mentre dalla mia mano guantata, si forma un arco e, contemporaneamente, l’altra mano raccoglie a sé l’energia degli attacchi di tutti.-Sacra!- Concludo, incoccando una freccia di luce bianca, che sfrigola, carica di energia.
 
-No, ferma!- Urla lui, in preda al terrore.
 
Scaglio la mia freccia con precisione. Lo colpisce in pieno, dritta al petto.
 
Lui emette un grido, il suo ultimo, su questa terra.
 
Poi, avvolto in una colonna di luce, scompare, come se non fosse mai esistito.

-Myotismon… è svanito.- Costata incredula Kari.

Sono al colmo della felicità. Lui è morto. Morto finalmente!
 
Hai visto, amico mio? Ce l’ho fatta. Anzi, ce l’abbiamo fatta.

Gli altri esultano, poi la palazzina comincia a tremare e la ragazza che ha il simbolo dell’amore, Sora, se non ricordo male, dice a tutti di uscire da lì.
 
Appena in tempo, dato che subito dopo la parte del palazzo in cui erano crolla a terra.

Io, Kari, Tk e Patamon siamo intenti ad osservare il cielo, mentre gli altri commentano che hanno vinto lavorando in gruppo.

Ma è ancora presto per cantar vittoria, in quanto la nebbia è ancora ben visibile su Odaiba.

Poco dopo, Myotismon torna ancora più forte di prima.

Ma noi, dopo aver permesso ad Agumon e Gabumon di arrivare a livello mega, lo sconfiggiamo.

Poi si ritorna a DigiWorld, per sventare l’ennesima minaccia.    
 
Già. Come vorrei, che le cose fossero andate davvero così.
 
Mentre  osservo per l’ennesima volta il video che il mio Maestro, ha montato ad arte, quel giorno, sento un misto di disgusto e rassegnazione.
 
Disgusto verso me stessa e verso la mia vigliaccheria. Rassegnazione, perché non avrei potuto fare altrimenti.
Le cose sono andate in maniera molto diversa, quel giorno.
Lo ricordo come se fosse appena successo.
L’attacco che Myotismon ha lanciato, non era diretto a me. Non a Kari. Ma a tutto il resto.
 
Amplificata dalla nebbia, la sua Ombra Paralizzante ha bloccato tutti.
 
Tutti tranne me.
 
Tremo ancora di disgusto, al pensiero di quello che è avvenuto dopo.

La sua offerta, inaspettata, di interrompere l’attacco. Di lasciare la Terra senza mettervi più piede. Di lasciare andare Wizardmon.

All’inizio sono stata tentata di accettare. Ma prima, volli sapere che cosa volesse in cambio.

Tutto questo, aveva un prezzo, naturalmente.
 
Avrebbe fatto ciò ad una sola condizione.

C’era una cosa, che desiderava sopra ogni altra.
 
Me.
 
Mi promise, con quella sua voce suadente, che, se io avessi accettato di tornare a lavorare per lui, avrebbe fatto tutto questo, e anche di più.
 
Mi diede qualche minuto per rifletterci.
 
Alla fine, acconsentii.
  
-Scelta saggia, Angioletto!- Pronunciò, sorridendo con quella sua aria da seduttore incallito.
 
-Voglio assicurarmi che tu mantenga la parola.- Aggiunse poi subdolo. –Perciò rimarranno tutti così come sono, finché non  saremo a casa!-
 
Quelle parole, pronunciate con un tono di vittoria, mi fecero ribollire il sangue nelle vene. Ma ormai era fatta.
 
La sua carrozza arrivò dopo pochi minuti. Lui, con fare da gentiluomo, mi porse il braccio, ghignando soddisfatto della mia sottomissione.
 
Fece vagare lo sguardo su tutti gli altri, come a ricordarmi della parola che avevo dato.
 
Poi, ghignò aprendomi lo sportello e inchinandosi gentilmente:
 
-Prima le signore…- Il suo sguardo mi raggelò il sangue.

Irrigidita, mi avvicinai alla carrozza. Quando fui davanti all’apertura, lui mi prese la mano, e la baciò.
 
Sussultai, di disgusto e sorpresa. Feci di tutto per ignorare la strana sensazione che le sue labbra vellutate mi provocavano, che non aveva nulla a che vedere con l’astio che provavo per lui.
 
 
Soprattutto, cercai di non ritrarre la mano. Sapevo perfettamente cosa sarebbe successo, se avesse anche solo lontanamente immaginato che volessi ribellarmi.

Lui parve compiaciuto. Una volta che ci sedemmo, io davanti a lui,iniziò a parlare dicendomi:
-Ascolta, Angewomon.-

Era strano sentirgli pronunciare il mio nome.
 
-Non ti ho fatto questa offerta solo perché sono molto magnanimo.-
 
Magnanimo lui? Su questo avrei voluto ribattere, ma mi zittii, per evitare ritorsioni.
 
-Ho un’altra motivazione.- Proseguì, ambiguo.
 
-Ma non intendo rivelartela, adesso.- Terminò, sfoggiando uno dei suoi migliori ghigni.
 
Non che m’importasse, all’inizio, ma una piccola parte di me, voleva saperlo.
 
Mentre dunque cercavo una risposta, lui mi si sedette accanto.
 
Una delle sue mani si poggiò sulla mia spalla. Sussultai, leggermente.
-No, no, no… non devi fare così, Angioletto…- Mi riprese, in tono provocante lui, sussurrando al mio orecchio.
 
Io, scioccamente, feci per allontanarlo da me.
 
Realizzai un secondo troppo tardi il mio errore.
 
La sua espressione mutò in una di rabbia.
 
Uscì dalla carrozza, e, in un attimo, materializzò una frusta infuocata, la stessa che aveva usato tante e tante volte, per frustarmi…
 
Cercai disperatamente di uscire, ma la porta era bloccata.
 
Premetti le mani contro il vetro, allora, in un silenzioso grido di dissenso.
 
Lui mi guardò, con un’espressione che significava: –Tu l’hai voluto!-

Poi, la sua frusta fu scagliata in direzione di Kari.
 
A quel punto mi abbandonai in ginocchio, sul sedile, tremando.
 
Dopo qualche secondo, lui era di nuovo lì, accanto a me.
 
Io ero ancora terrorizzata, così lui mi tirò su, e mi ordinò, in tono serio:
-Guarda!- Poi mi sollevò leggermente, in modo che potessi guardare, dato che il mio corpo sembrava aver perso la capacità di muoversi.

Ero già pronta a vedere il corpo di Kari straziato e coperto di ferite insanguinate, ma quello che vidi mi lasciò spiazzata.
 
Era tutto normale. Non aveva nemmeno un graffio.
 
Mi voltai, sconcertata verso di lui, alla ricerca di risposte.
 
Lui enunciò: – Mi pare di averti già detto di essere magnanimo.-
 
Io ancora non potevo credere alle mie orecchie. E ai miei occhi.
 
-Ti sto concedendo un’altra chance. Non sprecarla.-
 
Aggiunse, nel frattempo avendomi appoggiata sul sedile.
 
Stavolta lo lasciai fare, mentre mi sospingeva lentamente verso di sé, e subito dopo, mi faceva sdraiare, colla testa appoggiata alle sue gambe.  
 
-Brava. Così, Angioletto.- Sussurrò, mentre io giacevo inerte su di lui, quasi in trance.
 
Lo schock mi aveva lasciato addosso uno strano senso di torpore, che aveva pervaso le mie membra. Non ero più in grado di ragionare lucidamente. Ma non per causa sua.
 
Non riuscivo ancora a capacitarmi di quanto fosse avvenuto.
 
-Andrà tutto bene. Fra poco saremo a casa.- Continuò, in tono che alle mie orecchie suonò stranamente dolce, mentre mi accarezzava i capelli.
 
Non aggiunse altro fino al nostro ritorno al castello.

Subito dopo il nostro arrivo, fece in modo che tutta la città di Odaiba, ricordasse in quel modo com’erano andate le cose.
 
Io non so come abbia fatto a far credere a tutti che io fossi stata ancora insieme a loro, ma dopo poco tempo, assistetti alla digi-evoluzione a livello mega di Agumon e Gabumon.

O meglio, la causai. Lui, mi permise di farlo.
 
-Se io non posso conquistare il mondo, allora nessuno può!- Fu l'unica spiegazione che diede per giustificare il suo atto.
 
Io non seppi davvero cosa pensare, in quel momento.

So solo che dopo quel giorno, la mia vita è stata decisa da lui e che ormai, io vivo solo per ubbidirgli.
 

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Capitolo 2
*** Ritorno all'azione ***


Ritorno all’azione

 
Sono passati già quasi due anni, da quando sono tornata da lui.
 
-Angioletto!- Mi chiama, con tono perentorio. Ormai sono diventata di nuovo sua.
 
Non ho mai tentato di ribellarmi, pena orribili torture. Che non avrebbe inflitto a me.
 
Non potevo permettere che a Kari accadesse qualcosa.
 
Certo, questo non vuol dire che mi sia sottomessa del tutto.
 
All’inizio, specialmente i primi giorni, ho provato una strana sensazione. Era come se tutto quello che stava accadendo, non fosse reale.
 
Naturalmente questa situazione durò ben poco.
 
Mi ricordo che, una volta, esattamente un anno fa, mi avvicinai alla sua stanza, mentre dormiva.
 
Era quasi il tramonto, ma in quel momento non m’interessava molto.
 
In fondo, mi ero detta, non stavo facendo nulla di male. Volevo solo dare un’occhiatina, niente di più.
 
Avevo avuto un ’incubo, quella notte. Non che fosse una novità
 
Non so dire se fosse peggio durante il giorno, quando lui dormiva ed io dovevo sgobbare, sotto il costante sguardo di DemiDevimon, che non perdeva occasione per cercare di farmi finire in qualche guaio.
 
La maggior parte delle volte, però, lui, se ne accorgeva, devo dire.
 
O la notte, quando mi costringeva ad assisterlo nella caccia.
 
Il copione era questo.
 
Io dovevo fingere di essere in pericolo.
 
Chi avrebbe pensato che un Digimon Angelico potesse lavorare per un Vampiro?
 
E, quando la malcapitata di sorte arrivava, io non potevo far altro che ripetere, in lacrime
 
-Mi dispiace…-
 
Suonava davvero ipocrita alle mie orecchie, ma non avevo altra scelta.
 
-Ma no, non devi dispiacerti, piccola cara!- Replicava la futura vittima.
 
Un attimo prima che Lui si palesasse alle sue spalle.
 
-Ottimo lavoro, Angioletto! Come sempre!- Si complimentava lui, più per farmi sentire sporca dentro, che per effettivo apprezzamento.
  
La poveretta mi guardava scioccata, mentre le labbra del vampiro si accostavano al suo collo e la privavano del sangue.
 
E lui, per tutto il tempo, non mi staccava gli occhi di dosso.
 
La cosa che mi colpì, le prime volte, fu che lui si limitava a bere il sangue delle sue vittime, ma non ne assorbiva i dati, per distruggerle definitivamente.
 
E, quando la prima volta feci per domandargliene il motivo mi rispose:
 
-Non vorrei certo ricevere una punizione divina.- con in volto dipinta un’espressione di assoluta serietà.
 
Dover vivere a stretto contatto con lui, mi aveva portata a conoscerlo mio malgrado, meglio di prima.
 
Non certo per mia volontà, solo perché sono stata spinta dalle circostanze.
 
E così, sapendo che in quel momento avevo qualche minuto a disposizione, sgattaiolai silenziosamente nella sua stanza.
 
Ero preoccupata a morte per Kari.
 
Lui aveva tenuto fede alla parola data, in modo quasi ossessivo.
 
Ma quell’argomento era diventato tabù per me. Era stato lui ad impormi il silenzio.
 
Mentre osservavo, attraverso una sfera comunicante colla Terra, quello che succedeva a casa di Kari, mi si formò un nodo in gola.
 
Cercai di ricacciarlo giù con tutte le mie forze. Non voleva che piangessi. Era un’altra regola che mi aveva imposto.
 
Stava parlando col fratello di me. Di quello che Lui aveva fatto credere a tutti.
 
Gli aveva fatto credere, non so come, che io non potevo stare con loro, perché impegnata a salvaguardare la situazione da DigiWorld.
 
La causa era che avevo trascorso molto più tempo di tutti loro lì da sola, ed avevo più esperienza. Inoltre, ero l’unica ad essermi evoluta completamente da sola, fino al livello campione, invece gli altri non potevano senza l’aiuto degli umani.
 
-Oh, Kari…- Sospirai, sentendo il forte desiderio di stringerla fra le braccia e stare con lei, parlare e ridere, come stava facendo Tai.
 
-Tu…- Una voce fredda come il ghiaccio e tagliente come una lama.
 
Mi voltai di scatto, e mi trovai davanti lui. Si era fatta notte, senza che me ne accorgessi.
 
Non ebbi il tempo di dare spiegazioni.
 
Mi paralizzò e mi trascino nella mia stanza.
 
Una volta lì, m’incatenò polsi e caviglie.
 
Poi, senza perdere neanche un briciolo di compostezza, estrasse la sua frusta.
 
E cominciò a torturarmi.
 
Per effetto della paralisi, ogni colpo era più potente del normale ed orribilmente lento.
 
Avrei voluto poter urlare con tutte le mie forze, ma non mi fu possibile.
 
La tortura non durò più di dieci minuti.
 
Minuti che parvero millenni.
 
Dopo aver finito, poco prima di andarsene, si accovacciò vicino a me e mi sussurrò
-Non devi fare così. Non devi.-

Poi, con tono stranamente triste, o così mi sembrava, dato che le mie percezioni erano molto scarse, a causa del dolore e della paralisi, proseguì:

-Non devi. Non vedi cosa mi costringi a fare?-
 
Detto questo, si avvicinò alla sfera e continuò, alzando la voce, che suonava strana.
 
-Adesso dovrò punirti di nuovo. Perché? Perché mi costringi a farlo?-
 
Non mi sarei aspetta di sentirlo alzare la voce in quel modo. Sembrava quasi…ferito.
 
Subito dopo, causò una scossa di terremoto, a casa di Kari.
 
Sentì distintamente i rumori delle cose che si frantumavano e le urla dei genitori e del fratello.
 
Credevo che le fosse accaduto qualcosa, dato che Tai non la smetteva di urlare.
 
Questo fu il momento peggiore della mia esistenza.
 
La mia Kari era in pericolo, ed io non potevo aiutarla.
 
Per di più, se avessi tentato di ribellarmi, sarebbe finita molto peggio.
 
Non potei far altro che maledirmi. Stupida! Stupida e incosciente!

Dopo secondi interminabili, che mi parvero ore, sentì  la sua voce.
 
Era spaventata, ma sembrava stare bene.
 
Questa rivelazione mi riempì di sollievo.
 
Lui era ancora lì. Sembrò sul punto di ripetere la cosa, ma si trattenne all’ultimo istante.
 
Io ero ancora bloccata, ma stavo abbastanza bene, nonostante il senso di colpa.
 
Lui, silenziosamente, si chinò vicino a me e mormorò, con voce suadente:
 
-Vedi che succede, a disubbidire?- Poi mi accarezzò una guancia.
 
-Adesso riposa. Ne riparleremo domani.- Subito dopo, mi diede un bacio sulla guancia che aveva appena sfiorato, poi si allontanò, chiudendo a chiave la porta della mia stanza.
 
Poco dopo che se ne fu andato, mi sentì meglio. Ero libera dalla paralisi.
 
Dopo un po', entrò Phantomon, ritornato in vita pochi mesi prima, e mi liberò dalle catene.
 
Una volta che anche lui fu andato via, io mi trascinai faticosamente sul mio letto.
 
Il mio corpo era scosso da spasmi e sentivo dolori lancinanti un po’ ovunque.
 
Non mi guardai allo specchio, sapevo già di essere sporca di sangue.
 
Invece, mi sdraiai sul letto e mi misi a fissare il soffitto.
 
Non feci altro che darmi della stupida, ancora e ancora.
 
Promisi a me stessa che non avrei mai più commesso un errore simile.
 
-Sempre con la testa fra le nuvole eh, Angioletto?- Mi schernisce lui. A forza di pensare, sono arrivata al suo cospetto, senza accorgermene.
 
Ha un’aria strana. Di solito ciò significa che sta per succedere qualcosa.
 
-Ne è passato di tempo, vero?- Domanda retorico. Si è voltato verso la sfera che tiene in mano, rigirandola, e che guarda con quello che sembra compiacimento.
 
-Ho una missione da affidarti.- Annuncia poi, tornando a concentrare la sua attenzione su di me.
 
Io annuisco, per fargli capire che lo sto ascoltando.
 
-Spero che sarai contenta. Sono sicura che le sei mancata.-
 
A queste parole sento un’ondata di gioia. Ma cerco di nasconderla.
 
Lui non vuole che io mostri una qualsiasi emozione positiva.
 
-Devi andare da loro. E avvertirli!- Prosegue poi.
 
Avvertirli di che cosa? Lo fisso cercando di capire di che cosa si tratta.
 
-C’è un problema. Che io definirei… familiare.-
 
Familiare? Ma di che sta parlando?
 
Ridacchia, fissando la mia espressione confusa.
 
    -Si, è proprio la definizione giusta.- Continua, tornando serio.
 
Io resto immobile, in attesa d’istruzioni. Lui si alza, con fare sensuale e si avvicina a me.
 
-Devi andare sulla Terra, e dirgli di tenersi pronti. Fra poco dovranno tornare.-
 
Ordina, mentre mi sfiora le spalle con le mani, la sua bocca vicinissima al mio orecchio.
 
Così fra poco dovranno tornare. Ma quando?
 
-Hai ventiquattro ore di tempo, a partire dall’ alba.-
 
Riprende a dire, non accennando ad altro.
 
-Mi raccomando, sii puntuale.- Aggiunge, con tono severo.
 
Poi, si volta e mi congeda, con un gesto della mano.
 
-Bene, Maestro.- è tutto quello che replico, prima di allontanarmi.
 
-E non venire a dirmi che non sono magnanimo.- Insiste poi, facendomi bloccare.
 
Un attimo dopo, mi è di nuovo dietro.
 
Mi stringe a sé, con fare possessivo, e sfiora il mio collo con le sue labbra.
 
Io cerco di contenere qualsiasi indizio che il suo comportamento susciti in me qualsiasi emozione.
 
Se anche fosse, e lo è, lui non deve saperlo. Non solo perché me lo ha proibito, ma perché io me lo sono imposto.
 
Non posso permettere che lui abbia ancora più vantaggi su di me. Quindi, qualsiasi cosa sia, questo strano calore, deve restare un segreto.
 
Esco dalla stanza e mi dirigo a passi veloci verso il portale che collega il suo castello alla Terra.
 
Non posso fare a meno di sentirmi eccitata.
 
Finalmente, la rivedrò.
 
Prendo un respiro profondo.
 
Dal portale si vede l’appartamento di Kari. Li vedo, lei e suo fratello, che parlano fra di loro, seduti su un divano.
 
-Bene.- Pronuncio a voce alta, per prepararmi – Si torna in azione.-
 

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Capitolo 3
*** Incontri ***


Incontri

 
Attraverso il portale con trepidazione. Sono quasi due anni che non lascio il castello.
 
Sto per rivederla. Ancora non mi sembra vero.
 
Mentre m’incammino verso di lei, rifletto su quello che è successo. Su quello che devo fare.
 
Ancora non ho ben chiaro ciò che Lui intendeva dire poco fa.
 
Che significherà mai, un problema familiare?
 
Nel mentre, mi ritorna in testa il primo giorno dopo il mio ritorno con lui.
 
 -Bene. Adesso che sei di nuovo qui, suppongo sia necessario che ti dia delle regole. Non posso certo permettere che si ripeta quello che è accaduto.-
 
Pronunciò , fissandomi con assoluta serietà.
 
-Prima regola: non dovrai più piangere. Se lo farai, quale che sia la ragione, ci saranno delle spiacevoli conseguenze.-
 
La sua voce era apparentemente dolce, ma io sapevo cosa significava.
 
-Seconda regola: non dovrai mostrare alcuna emozione positiva, fin quando sarai in mia presenza. Le trovo incredibilmente irritanti, senza contare che potrebbero portare scompiglio tra i miei servitori.-
 
La mia prima reazione fu di sconcerto. Ma credeva davvero di poter decidere lui cosa posso o non posso provare?
 
Naturalmente, la risposta è si. Lui considera gli altri di sua proprietà. Completamente. Perciò esige di avere il massimo controllo su di loro.
 
E anch’io ero sua.
 
-Terza regola: non dovremo mai più parlare di lei. Né tu, né io, né nessun’altro. E questo durerà, fino a quando sarò io a deciderlo. È chiaro?-
 
A queste parole mi senti come pietrificata. Non avrebbe potuto concepire punizione più crudele.
 
In fondo era tipico di lui. Se qualcosa lo aveva ostacolato, andava fermato o rimosso, in qualsiasi modo. Il suo orgoglio ne avrebbe risentito, altrimenti.
 
-Quarta regola: da adesso in poi, nessuno potrà più pronunciare il tuo nome, tranne me.-
 
Disse questo, con un ghigno di trionfo stampato in viso.
 
Anche il mio nome mi veniva sottratto.
 
Annui, sentendomi a pezzi.
 
-Bene. Per quanto riguarda il resto, dovrai semplicemente obbedire ad ogni mio ordine, tempestivamente e senza lamentarti. Mi aspetto che tu faccia un lavoro impeccabile, ovviamente.-
 
Pronunciò queste parole con un tono molto professionale, quasi si stesse rivolgendo ad un’impiegata.
 
-Le tue mansioni varieranno dal pulire al assistermi, in qualsiasi  circostanza io ritenga opportuno. Sia di giorno, che di notte.-
 
Perfetto, pensai, sarò costantemente con lui.
 
-Non tollero lavativi nel mio castello, quindi ti converrà essere puntuale. E soprattutto, ci tengo alle buone maniere. La gente tende a rispettare di più persone educate e gentili, quindi comportati di conseguenza!-
 
Adesso mi stava anche facendo la ramanzina! Era il colmo!
 
-Comincerai domani all’ alba. Vieni, ti accompagno nella tua stanza.-
 
Concluse con freddezza. C’incamminammo lungo diversi corridoi, fino ad arrivare ad una stanza, accanto alla sua, ovviamente, della quale lui possedeva la chiave.
La aprì, e mi invitò ad entrare. Era piuttosto spartana, ma non del tutto disprezzabile. Certo, era sempre grigia e poco illuminata, ma era sicuramente meglio di una cella nei sotterranei.
 
Avevo un letto, con delle lenzuola color blu notte, uno specchio, ed un armadio. Quello che mi colpì, fu il fatto che ci fosse una finestra piuttosto grande, su un lato della camera.
 
Io mi avvicinai, silenziosamente ad essa. La vista non era male. Eravamo piuttosto in alto, e si vedeva praticamente ameno metà del continente di Server.
 
-Soddisfatta?- Mi domandò lui, con un tono di voce a metà tra il divertito e il suadente.
 
Io mi limitai ad annuire.
 
-Bene.- Fu il suo commento. Poi fece per andarsene.
 
-Ricordati che non puoi andare da nessuna parte senza permesso. DemiDevimon ti seguirà, per assicurarsi che tu faccia bene il tuo lavoro. Se non sarà lui, ci sarà Phantomon, una volta che sarà tornato.-
 
Ovvio. Figuriamoci se mi lasciava sola.
 
-Buonanotte, Angioletto!- Mi disse poi, baciandomi la mano.
 
Io rimasi paralizzata, non tanto per il gesto, ma per quello che stavo provando in quel momento.
 
Era una sensazione molto diversa dal solito odio per lui. Sembrava quasi positiva.
 
Decisi di non pensarci, e di riposare. In fondo, all’alba avrei cominciato a lavorare per lui.
 
L’alba arrivò molto prima di quanto avessi immaginato.
 
E, al mio risveglio, fu lui la prima cosa che vidi.
 
Per un attimo temetti che mi avesse spiata mentre dormivo. Poi mi accorsi del rivolo di sangue che aveva sul labbro. Era andato a caccia, quella notte.
 
-Angioletto, alzati. È ora di cominciare!- Proclamò con fare insolitamente gioviale.
 
Per prima cosa, andai a fare colazione. Non che avessi molta fame, ma dovevo tenermi in forze, per riuscire a soddisfarlo. Non volevo rischiare che se la prendesse con Kari, per colpa mia.
 
-Non hai un Dejavu?- Mi apostrofò DemiDevimon, maligno, mentre mangiavo.
 
-Angioletto! Nel mio studio! Ora!- Fu il suo ordine.
 
Lasciai immediatamente la sala da pranzo e mi diressi in tutta fretta nello studio del mio Maestro.
 
-Eccomi, Maestro.- Enunciai, cercando di suonare docile.
 
-Devi fare le pulizie al piano di sopra.- Ordinò serio.
 
Io annui, e feci per avviarmi, ma lui mi fermò, prendendomi per un braccio.
 
-Non penserai di andare a pulire vestita in quel modo, vero?- Mi domandò, con tono che ammetteva solo la risposta che lui riteneva giusta.
 
Non capivo perché i miei vestiti non andassero. Certo, ero un po’ scoperta, ma che male c’era? Nessuno.
 
Per lui, a quanto pareva, si.
 
Mi costrinse a cambiarmi.
 
All’ inizio credetti che volesse farmi indossare qualche divisa da cameriera o donna delle pulizie. Invece, mi sbagliavo.
 
Mi fece mettere un pantalone di Jeans, ed una maglia bianca, a maniche lunghe. E, invece degli stivali, mi fece indossare delle scarpe da ginnastica, simili a quelle di Angemon.
 
Non mi fece togliere l’elmo, ma mi disse di rimuovere la fascia che aveva intorno alle spalle.
 
Consegnò i miei vestiti ad un Bakemon che li portò nella mia stanza.
 
-Tu mi appartieni. Nessuno può vedere il tuo corpo, tranne me.-
 
Fu la sua spiegazione.
 
Poi, prima di spedirmi a pulire, mi abbracciò, con fare possessivo e sensuale. Rimase a fissarmi per un tempo indefinito. Poi mi diede un bacio sulla guancia.
 
-Vai, adesso.- Mi congedò poi.
 
Io uscì dal suo studio, lievemente frastornata.
 
-Lo sai, non sembri nemmeno tu!- Bofonchiò incredulo DemiDevimon, che da quel momento divenne la mia ombra.
 
M’infastidiva che lui mi controllasse. Ma non potevo fare molto al riguardo.
 
E così, iniziò la mia “nuova vita” al suo servizio.
 
Sveglia all’alba, sempre con lui nella stanza.
 
Colazione, poi lavoro.
 
Lui mi chiamava in continuazione, alle volte serio altre cupo. Altre ancora seducente.
 
Alcune volte sembrava una nonnetta bisbetica. Era insopportabile. Pareva lo facesse appositamente per farmi esplodere.
 
Se ci si metteva anche DemiDevimon, poi, era davvero finita.
 
Poi c’era il pranzo, e poi altro lavoro.
 
Dopo la cena, lavoro fino a tardi.
 
Ammesso che lui non volesse che lo accompagnassi nella caccia.
 
L’unico momento per me, era a notte fonda, dopo che lui se ne era andato.
 
Allora mi concedevo di pensare a lei. A tutte le cose che avrei voluto fare con lei.
 
Quando dormivo, facevo sempre incubi. Cercavo di non pensarci troppo, e devo dire, che tutto quel lavoro aiutava molto.
 
Oh, ecco, finalmente sono arrivata. Ripasso mentalmente il discorso che mi sono preparata. Speriamo bene.
 
Busso alla porta, attendendo che mi aprano. Da dentro casa, si sente la voce di Tai.
-Arrivo! Un momento!- Sbraita. Spero che Kari sia ancora in casa.
 
Non appena apre la porta, la sua espressione, solitamente non molto sveglia, ma determinata, muta in una di assoluta sorpresa.
 
-A-Angewomon?- Balbetta, confuso. Sarebbe anche tenero, non fosse per il fatto che è un maschio.
 
Da quanto tempo non sentivo più pronunciare il mio nome?
 
Molto. Davvero molto. Mi fa uno strano effetto dopo così a lungo.
 
Nel mentre mi soffermo ad osservare Tai.
 
È cresciuto, dall’ultima volta che l’ho visto, ma è rimasto comunque lui.
 
-Sei cresciuto!- Gli dico, mentre ancora mi osserva dalla testa ai piedi, come se non fosse ancora sicuro della mia presenza lì.
 
-Già, ne è passato di tempo, in effetti!- Costata, sorridendo. –Ci sono problemi?- Domanda poi, serio.
 
Io annuisco, poi faccio per parlare, ma lui mi dice:
 
-Aspettami un attimo. Voglio fare una sorpresa a quella tontolona di mia sorella!-
 
Schizza via come un fulmine, prima che io possa reagire, di fronte al suo insulto.
 
-Chi è alla porta, Tai?- Domanda Kari, con quella sua dolcezza innata.
 
-Non è affar tuo! Piccoletta!- La schernisce Tai.
 
Mentre sto ancora ferma davanti alla porta, sento qualcosa strofinarsi contro le mie gambe.
 
Abbasso lo sguardo e noto con stupore il gatto di Kari, Miko, se non ricordo male, che si struscia con confidenza contro le mie gambe.
 
Alza lo sguardo ed emette un miagolio calmo, come se volesse darmi il benvenuto.
 
-Oh, Miko!- Sospiro, inginocchiandomi, mentre gli accarezzo la testa. Subito, la strofina affettuosamente contro la mia mano. E fa le fusa.
 
-Sei fortunato, sai? Almeno tu puoi stare sempre con lei!- Costato, amaramente.
 
E pensare che gli avevo dato del pigro, la prima volta che lo vidi, solo perché non faceva quasi nulla!
 
Adesso, lo invidio molto. Vorrei anch’io poter stare con Kari, senza dovermi preoccupare di niente.
 
Poco dopo, ritorna Tai, che sta tentando giocosamente di respingere Kari. Anche lei mi sembra cresciuta.
 
-E spostati, fratello fastidioso!- Si lamenta lei, scostandolo da sé, per poi voltarsi e incrociare il mio sguardo.
 
Per un attimo, restiamo immobili a guardarci. Io sorrido. È la prima volta, in quasi due anni.
 
Il tempo sembra essersi fermato, mentre la mia Kari mi osserva, con un’espressione incredibilmente sorpresa in viso.
 
-Angewomon!- Grida, al colmo della gioia. Un attimo dopo, si lancia verso di me.
 
Io allargo le braccia, e lei appoggia la testa al mio petto, e mi circonda il collo con le sue, piccole e morbide.
 
Alza la testa, e mi sorride, felice come me, dopo tutto questo tempo.
 
-Mi sei mancata!- Esclama, ancora incredula. Io le accarezzo i capelli, incapace di parlare, a causa delle lacrime che mi hanno invaso gli occhi e del nodo che mi si è formato in gola.
 
-Quante smancerie! Bleah!- Fa disgustato Tai, facendo una boccaccia.
 
Noi ci guardiamo un momento, poi sospiriamo e diciamo insieme –Ragazzi…- In tono di rassegnazione.
 
-Lascialo perdere. -Mi dice Kari, con tono malizioso –è solo geloso perché tu sei qui e Agumon non c’è!-
 
Io annuisco, poi m’invitano ad entrare, Miko sempre attaccato a me, e mi fanno sedere su un divano, insieme a loro.
-Allora, cos’è successo?- Domanda subito Tai, passando alle cose serie.
 
-Sono venuta ad avvertirvi.- Replico e mentre lo faccio, le loro espressioni mutano notevolmente. Quella di Tai è seria, quella di Kari si fa triste. L’abbraccio, per tranquillizzarla.
 
-Fra non molto, dovrete tornare a DigiWorld.- Annuncio loro seria.
 
Tai sorride, lieto della notizia. Kari sembra ancora preoccupata.
 
-Quanto tempo dobbiamo aspettare ancora?- Domanda lui, impaziente.
 
-Non posso dirvi esattamente quando sarà. Posso solo dirvi che dovete tenervi pronti. C’è una strana energia che io ritengo preoccupante. E non solo io.-Proseguo, rimanendo vaga. Myotismon mi ha detto poco e niente, dopotutto, quindi mi tocca improvvisare.
 
-Un altro Digimon malvagio?- Chiede Kari, con gli occhi lucidi, al solo pensiero.
 
-Non ne sono certa, ma credo di si. Non posso dirvi altro, purtroppo.-
 
-Accidenti! Sempre enigmi! Mai che si sappia di più!- Borbotta Tai, astioso.
 
 -Mi spiace. Purtroppo le regole sono queste.- Mi scuso, un po’ mentendo. Perché le regole ci sono. Ma sono le sue regole.
 
-Non importa! Almeno sappiamo che torneremo in azione presto!- Replica Tai, confortante.
 
Il modo in cui cerca di consolarmi, mi fa sentire orribile. Perché sono costretta a mentirgli. E questo mi disgusta. Piango di nuovo.
Kari mi abbraccia, per consolarmi
 
-Dai, non fare così!- Mormora sorridendo. –Presto potremo stare di nuovo insieme!-
 
Oh, Kari… saresti ancora così gentile con me, se sapessi che ti sto mentendo? Ho paura di sapere la risposta.
 
Nel frattempo, qualcuno sta rientrando in casa.
 
-Ragazzi, siamo tornati!- Pronuncia una voce femminile, proveniente dalla porta di casa.
 
-Mamma! Ti serve una mano?- Chiede Tai. Io sono un po’ preoccupata. Come reagirà la signora Kamiya  alla mia vista?
 
-Non ti preoccupare! Mamma sa già tutto! E anche papà!-S'affretta a tranquillizzarmi Kari, poggiandomi una mano sulla spalla.
 
-Ma papà oggi non c’è. Torna domani, deve fare un lavoro lungo!- Prosegue, alzandosi per andare ad aiutare sua madre.
 
C’è qualcosa di strano, però. Se il papà non c’è, chi altro c’è con lei?
 
Dopo un paio di secondi, vedo la madre di Tai e Kari che arriva con delle buste in mano. Somiglia molto ai suoi bambini. Specialmente a Kari.
 
-Oh, Angewomon, cara! Che piacere vederti!- Saluta cordialmente.
 
Io sono un po’ spiazzata. Come fa a sapere di me ed essere così tranquilla? Questa non può essere tutta opera di Myotismon!
 
-Scusa se non vengo ad abbracciarti, cara, ma sono molto impegnata!- Prosegue lei, incurante della mia sorpresa.
 
Da dietro di lei, Tai e Kari si affaccendano, per aiutarla.
 
-Aspettaci qui!- Fa Kari. –O devi andare via subito?- Mi chiede, con tono triste.
 
Io sinceramente non so che rispondere. Poi mi tornano in mente le sue parole.
 
-Hai ventiquattro ore. E non dirmi che non sono magnanimo.-
 
Era a questo che si riferiva? A questo punto, annuisco, ancora un po’ incerta.
 
Kari sorride, e i suoi occhi s’illuminano.
 
Si allontana seguita dal fratello maggiore e va ad aiutare la mamma in cucina.
 
Io resto sola. Poi, sento dei passi.
 
Il mio cuore sembra fermarsi. Questi passi… non posso sbagliare. Li riconoscerei fra mille.
 
Da dietro la porta, fa capolino la figura di qualcuno molto importante per me.
 
Non credevo che l’avrei più rivisto.
 
-Wizardmon!- Esclamo, al colmo della gioia. E piango, di nuovo.
 
Tre volte in meno di un’ora. Ho stabilito un record.
 
Lui rimane immobile a fissarmi, incredulo quanto me.
 
Poi ci abbracciamo, io mi devo abbassare, per via della sua statura. E pensare che prima, era lui ad essere più alto di me!
 
-Adesso chi è il tappo?- Sogghigno, giocosamente, e lui risponde:
 
-Te ne approfitti perché sei un livello superiore al mio!- E fa la linguaccia.
 
-Non sai che non si devono fare le smorfie agli angeli?- Lo riprendo scherzosamente.
 
-Grazie dell’informazione. Me ne ricorderò. Quando ne vedrò uno!- Ribatte lui, sdegnoso.
 
-Ma come mai sei qui?- Gli domando, dopo che ci siamo fatti una bella ristata. Sono quasi due anni che non rido. Mi sembra davvero strano, sentire la mia risata.
 
-Sono il Digimon della signora Kamiya.- Rivela lui, serio.
 
Io mi sento un po’ sorpresa. Ma almeno adesso ho capito perché la madre non sembrava scossa dal vedermi, poco fa.
 
Lui mi fissa per un minuto. Poi la sua espressione s’incupisce.
 
-Come stai?- Mi chiede, preoccupato. – Ti ha fatto molto male?-
 
Io scuoto la testa e gli rispondo:
 
-No. Non gliene ho dato motivo.-
 
Lui mi fissa, con espressione colpevole.
 
-Mi spiace. Io non posso aiutarti!- Sospira, dispiaciuto. Io scuoto nuovamente la testa e gli dico:
 
-Non ha importanza. Io sto bene. Sono felice che tu sia qui. Ti meritavi una seconda occasione.-
 
-Vorrei poter fare qualcosa per te!- Replica accorato.
 
-L’hai già fatto!- Insisto, sorridendo. –Mi hai resa felice, perché ho potuto vederti.-
 
-Quanto tempo hai?- Domanda serio.
 
-Ventiquattro ore. Che adesso sono ventidue.- Gli rispondo, osservando l’orologio di fronte, appeso alla parete.
 
Lui annuisce. Poco dopo, ritornano i ragazzi e la madre.
 
È quasi ora che ritorni. Ho trascorso le ventiquattro ore più belle della mia vita.   
Sono stata con Kari tutto il tempo. Abbiamo riso, scherzato, mangiato insieme, abbiamo anche lavato i piatti, io e Wizardmon, mentre Kari spazzava per terra, e Tai ci guardava, ridendo.
 
D’accordo con Wizardmon, abbiamo deciso di fargli uno scherzo. Abbiamo fatto in modo che, durante i suoi allenamenti pomeridiani, succedessero alcuni “incidenti”
 
Abbiamo riso come matti, nel vedere Tai rincorrere il pallone senza riuscire a prenderlo. Per non parlare di quando abbiamo fatto in modo che fosse il pallone a rincorrerlo.
 
    Siamo riusciti a fargli credere che fosse “posseduto” da uno spirito, il quale gli ha imposto di comportarsi bene con noi e con sua sorella, altrimenti non avrebbe mai più potuto giocare.
 
È stato uno spasso, vederlo servire e riverire noi e Kari.
 
Già. È stato bellissimo.
 
Wizardmon ha promesso che non parlerà di quello che sa ai ragazzi.
 
-Devi proprio andare via?- Mi ha domandato Kari, pochi minuti fa.
 
-Si. DigiWorld ha bisogno di me- Ho dovuto mentirle di nuovo.
 
Lei ha annuito, tristemente.
 
-Quando arrivi, saluta Agumon e gli altri, da parte mia!- Mi ha chiesto Tai, mentre teneva un braccio intorno alle spalle della sorella.
 
-E ricordagli di non mangiare troppo!- Ha aggiunto poi, sorridendo.
 
-Arrivederci, cara! Sarai sempre la benvenuta da noi!- Mi ha salutato la madre di Kari. È una cara donna, certo, la sua cucina lascia molto a desiderare, ma per il resto è meravigliosa.
 
-Mi raccomando, abbi cura di te!- Si è raccomandato il padre di Tai e Kari. Per quanto mi riguarda, è un santo, dato che riesce a mangiare i “manicaretti” della moglie senza fare neanche una piccola espressione di disgusto.
 
-Stai attenta a te, miss perfezione celestiale!- Ha scherzato Wizardmon, al quale è stato dato un pugno in testa da Kari.
 
Io ho riso, ma ho capito benissimo che cosa intendesse dire.
 
Sono davvero una famiglia meravigliosa. È stato bello farne parte, anche solo per un giorno. E sono felice che Wizardmon sia con loro.
 
Mi mancano tutti terribilmente. Chissà quanto tempo ci vorrà, prima che possa rivederli.
 
Da una parte sono felice di andare via. Non sopporto di dover mentire.
 
Sono qui da dieci minuti, ormai. Le ventiquattro ore sono scadute. Ma lui non si vede.
 
-Sei in ritardo!- La sua voce, così all’ improvviso, mi fa sobbalzare.
 
Mi giro, ancora sorpresa e lo vedo lì, con un’espressione truce in volto. Sembra che voglia uccidermi con lo sguardo.
 
Poi l'espressione sul suo volto cambia. Il suo ghigno, poco a poco, si trasforma dapprima in un sorriso, appena accennato, poi la sua bocca si spalanca e lui comincia a…ridere, divertito.
 
-Ahahahahaha… oh, non ci posso credere… sei…hahahahah…uno spasso, Angioletto…- Ride, rovesciando la testa all’indietro, per diversi secondi.
 
Io sono paralizzata dall’ incredulità. Ma che gli prende?
 
Dopo un altro momento, si ricompone, asciugandosi una lacrima che gli è caduta, a causa del tanto ridere.
 
-Ci sei cascata! Era uno scherzo!- Esclama, poggiandomi una mano sulla spalla.
 
Adesso sono davvero spaventata. Myotismon ha…il senso dell’umorismo?
 
-Dai, andiamo a casa.- Riprende a parlare, tornando serio. – Gli scaffali non si puliscono ancora da soli.- Prosegue. -E DemiDevimon è insopportabile.- Aggiunge, imbronciato.
 
Adesso si che lo riconosco! Mi sento ancora piuttosto scossa, da quanto è appena successo.
 
Mentre ci avviamo di nuovo verso il portale, mormora, sottovoce, guardandomi negli occhi in modo strano
 
-Tutto è insopportabile, senza di te.-
 
A queste parole, sento un misto di sorpresa, confusione e qualcos’altro che mi sconvolge.
 
Mi sento divisa in due.
 
Una parte di me, vorrebbe solo odiare l’essere che ho di fronte, con tutta l’anima.
 
Un’altra, sconosciuta parte di me, mi dice che dovrei smetterla di odiarlo e cominciare a vedere qualcosa di positivo in lui.      
 
Ma che mi prende? Non so più cosa pensare! Come potrei mai vedere qualcosa di positivo… in lui?
 
Dopo tutto quello che mi ha fatto, poi!
 
Eppure, una vocina nella mia testa, continua a sussurrarmi –Provaci… vedrai.-
 
E con questo conflitto interiore, ritorniamo al castello. Quasi non mi rendo conto che mi ha tenuto la mano.
 
E io gliel’ho stretta.
 
 
 

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Capitolo 4
*** Strana giornata ***


Strana giornata

 
Stamattina, mi sembra che ci sia qualcosa che non va.
 
Ieri, appena tornata, sono subito stata mandata a pulire gli scaffali.
 
Stavolta c’era Phantomon con me.
 
Preferisco quando lui mi controlla.
 
DemiDevimon è insopportabile.
 
Non fa altro che parlare in continuazione, per distrarmi. O mi riprende per un nonnulla.
 
Phantomon invece, è più discreto.
 
Di solito, parla poco e cerca di non riprendermi.
 
Non so perché, forse il fatto che anche lui, sia stato costretto per anni a lavorare per Myotismon, lo frena.
 
Quasi tutti quelli che lavorano per lui sono stati costretti.
 
Tranne Demidevimon. Lui no. Lui l’ha deciso di sua spontanea volontà.
 
Comunque, all’alba, sono stata svegliata da lui, invece di ritrovarmelo semplicemente davanti.
 
Ho sentito un sussurro all’orecchio, che mi ha fatto venire i brividi lungo la schiena.
 
-Svegliati, Angioletto… è ora!-
 
Era lui. Ma il suo tono di voce era come…eccitato.
 
Mi ha fatto alzare dal letto, e, incredibilmente, mi ha preparato lui stesso la colazione. Con le sue mani.
 
Credevo di essere impazzita!
 
Poi, mi ha fatto sedere sulle sue gambe e mi ha imboccata.
 
-Devo assicurarmi che tu sia in piena forma, oggi!- Mi ha detto, tra un boccone e l’altro.
 
Cos’ha oggi di così speciale? Mah, davvero non lo so.
 
So solo che, oggi, invece di farmi sorvegliare da Demi o Phantomon, mi ha seguita personalmente.
 
-Hai saltato un punto!- Esclama rabbioso, ed io mi affretto a ripassare lo straccio per l’ennesima volta su un punto del pavimento che, a mio avviso, è così pulito che ci si potrebbe tranquillamente specchiare.
 
Ma per lui, evidentemente, non è ancora abbastanza.
 
-Uhm, accettabile. Adesso la scala!- Ordina, squadrando il pavimento con aria di sufficienza.
 
Ma come si permette di criticare? Come se fosse lui a fare tutto il lavoro, qui!
 
-Smetti di guardare le nuvole! C’è una macchia, lì! Cosa c’è, hai forse bisogno di un paio di occhiali?!-
 
Starnazza peggio di un’oca, sua eccellenza mister pulito e splendente, mentre io ce la metto tutta per non esplodere.
 
E va bene! Vuole la guerra? E l’avrà!
 
E con questa risoluzione, mi metto a sgobbare ancora più alacremente di prima.
 
Adesso voglio proprio vedere!
 
-Adesso cominci ad andare meglio…Haaaaaaaaaaaaaaa! Ferma, che cosa fai!? Non puoi metterlo lì!-
 
Urla come se gli avessero strappato l’anima. Tanto non ce l’ha.
 
Ma cos’ha oggi?
 
Sono davvero confusa. La strana vocina di ieri, insinua che ha in mente qualcosa che potrebbe stupirmi.
 
Certo, come no! Un' altra bella giornata a digiuno, al freddo, proprio come un anno e mezzo fa!
 
-Stai rallentando! Forza, muoviti! Mi stai facendo spuntare le ragnatele dove non batte il sole!-
 
Ricomincia a lamentarsi. Dove non batte il sole? Dappertutto, quindi!
 
Quella giornata mi è rimasta impressa a fuoco, come una delle peggiori.
 
Avevo lavorato svogliatamente, secondo lui, e per questo, aveva deciso di darmi una lezione.
 
Mi ha buttata fuori dal castello, legata e paralizzata, a causa del suo attacco, nel frattempo mostrandomi all’interno della sfera, la mia Kari, alla quale aveva fatto avere un incubo.
 
Dopo di che, aveva chiuso il castello e mi aveva lasciata in quelle condizioni per tutta la notte.
 
Era venuto a prendermi, poco prima dell’alba e mi aveva ripreso, con tono serio:
 
-Visto che ti piace battere la fiacca, adesso ne hai un motivo!-
 
Io, naturalmente, ero furibonda! Ma non potevo dimostrarlo. E così, ancora legata e intirizzita dal freddo, ero stata riportata nella mia stanza, dove lui era rimasto, e aveva fatto una cosa assurda.
 
Dato che per il freddo non mi riusciva di dormire, era andato in cucina, ed era tornato con indosso un grembiulino bianco, come quello che la madre di Kari aveva usato per cucinare e, armato di mortaio, aveva preparato una camomilla.
 
Dopo avermi fatto bere, cosa che mi aiutò a scaldarmi, anche se, la vista di lui affaccendato a pestare i fiori e far bollire l’acqua e subito dopo a lasciare il composto in infusione, mi aveva lasciato sconvolta, mi si sedette accanto e, meraviglia delle meraviglie… mi … mi lesse una favola!
 
Si, lo trovo ancora adesso sconcertante. Soprattutto se ripenso al modo in cui lo fece…
 
Aveva un tono di voce caldo e rilassante, tanto che ad un  certo punto, complice la camomilla, mi ritrovai con gli occhi semi-chiusi.
 
Quando la storia terminò, una cosa mi colpì.
 
L’ultima frase.
 
-Ma, mentre gli altri festeggiavano, felici, il nostro eroe solitario se ne andava rattristato. Per lui, non c’era Happy Ending.-
 
Già. Proprio così.
 
-Angioletto! Ma ti sei incantata! Su, affrettati, che adesso dobbiamo lavare la stanza dei ricevimenti.-
 
Che fastidioso che è! Ed io che mi lamentavo di DemiDevimon!
 
-Domani devi assistermi. Andremo a caccia.- Fu il suo ultimo ordine, poco prima che io chiudessi gli occhi, per sprofondare in un sonno profondo e, incredibilmente, senza incubi.
 
Non come oggi. Chissà perché devo lavare la stanza dei ricevimenti. Non la usa mai.
 
-Forza, forza sbrigati! Abbiamo ancora tanto lavoro da fare!- Esclama, tutto sprint, mentre io vorrei solo strozzarlo.
 
E staccargli gli occhi dalle orbite con le dita.
 
E soprattutto, farlo tacere. Magari staccandogli la lingua.
 
Ma che sto pensando! Non dovrei davvero avere simili idee. Né dovrei desiderare di metterle in pratica.
 
-Allora, ti muovi? Su, che stasera ho un appuntamento! E deve’ essere tutto perfetto!-Cantilena, ghignando.
 
Ha fatto anche la rima, adesso.
 
Beh, e adesso che fa? Mi sta sfiorando la mano… che cosa vuole!
 
Vorrei che si decidesse… così mi rallenta!
 
Ecco, adesso mi bacia. Stranamente, il contatto con le sue labbra non mi disgusta più di tanto.
 
Quella strana sensazione cresce in maniera esponenziale.
 
Sento caldo, all’improvviso. Ma che mi prende?
 
Lui sembra compiaciuto da questo.
 
Adesso si allontana di nuovo. Io continuo  a pulire, facendo attenzione a non far cadere nulla.
 
Ma cosa se ne farà di tutti questi gingilli, poi!
 
Non so perché, ma il non avere più le sue labbra sulla guancia mi…, rattrista in un certo senso…
 
Un momento… mi rattrista?!
 
Ma che cosa sto pensando?
 
Forse sto impazzendo, a causa della continua vicinanza di lui!
 
No, no no, Angewomon. Così non va. Non va assolutamente. Devi rimetterti in sesto. Non devi permettere che lui ti faccia questo.
 
Emetto dei respiri profondi, per schiarirmi le idee e scacciare questa strana sensazione.
 
Purtroppo, per mia grandissima sfortuna, lui la prende male.
 
-Era uno sbuffo, quello che ho appena sentito?- Domanda sospettoso.
 
-No, Maestro! Era solo un respiro profondo, credetemi!- Replico, sperando che si convinca. Oggi è talmente strano, che se dovesse punirmi non so se sopravvivrei.
 
-Mhhh.- Mugugna, pensieroso, guardandomi con circospezione. Io trattengo il respiro. Ti prego, Goddramon, fa che si calmi, fa che si calmi… non voglio che si arrabbi con me…
 
Ancora questi pensieri assurdi! Oggi decisamente non è la mia giornata!
 
-Fingerò di crederti, per stavolta.- Pronuncia serio. Poi, con tono altezzoso ordina: –E adesso, muoviti! Dobbiamo ancora preparare la tavola. Voglio che sia assolutamente impeccabile!-
 
Voglio che sia impeccabile! Gli faccio il verso mentalmente. Quasi quasi dovrei fare qualcosa per rovinare tutto.
 
Continuo a pulire e sistemare, sotto istruzioni precise di sua eccellenza.
 
Dopo lunghe ore sembra finalmente soddisfatto.
 
Io sono a pezzi, mi reggo a malapena sulle gambe.
 
Sono distrutta, e spero vivamente di aver terminato, per oggi.
 
Prima di congedarmi, finalmente, mi abbraccia e ghigna, con voce dolce:
 
-Brava, Angioletto! Vedi, che se ti sforzi sai essere impeccabile?-
 
Se mi sforzo!? SE MI SFORZO!
 
Questa è l’ultima goccia!
 
Come osa quel…quel…
 
Adesso gliela faccio vedere io!
 
Vuole che sia impeccabile? E allora lo sarò!
 
-Grazie, Maestro!- Replico, cercando di suonare servile.
 
Sembra che funzioni, lui sembra compiaciuto.
 
Adesso gliela darò io, impeccabile!
 
Mi stringo un po’ di più a lui, e, esitante, allungo un braccio, per poggiarlo dietro la sua schiena. Lui mi prende il polso e lo accompagna dolcemente.
 
Sorrido, e faccio lo stesso con l’altro. Ancora una volta, lui sta al gioco.
 
Poi, lentamente, avvicino le mie labbra alla sua bocca.
 
Lui mi guarda, un’espressione sempre più seducente e sorpresa in volto, con quel pizzico di compiacimento e superiorità che lo contraddistinguono.
 
Sarà l’atmosfera, il caldo o la stanchezza, ma mi sembra che sia molto più bello del solito…
 
Oh, no! Ancora? Ma che diavolo mi prende? Sto davvero impazzendo!
 
Dunque, sfioro le sue labbra con le mie, dapprima incerta, poi, più decisa, complice il fatto che lui mi ha stretta più forte a sé.
 
E, con mia grande sorpresa, lui mi lascia fare. Anzi, risponde al bacio.
 
Finalmente sto per fargliela vedere!
 
Ma, un attimo prima che io sollevi la gamba per piazzare una ginocchiata ben assestata lì dove non batte il sole, la sua espressione cambia.
 
Sembra… arrabbiato?
 
Che mi abbia scoperta?
 
Subito dopo, mi blocca i polsi, stringendo fino a farli sanguinare.
 
-Angioletto…- Comincia con tono finto dolce.
 
Mi ha scoperta, allora.
 
-Non starai pensando di darmela, quella ginocchiata, vero?-
 
Oh, no! Mi ha scoperta davvero!
 
A questo punto, sudo freddo e il cuore mi batte all’impazzata. Che mi succederà?
 
Stupida, stupida che non sono altro!
 
Ma perché l’ho fatto?
 
Credevo davvero di poterla fare franca?
 
Adesso che faccio?
 
-Angioletto… credevo che ormai avessi imparato…- Sospirà lui, in tono sconsolato.
 
Adesso mi sento fischiare le orecchie. È la prima volta che ho così tanta paura di lui.
 
Non l’avevo mai sfidato così apertamente, in tutto questo tempo.
 
-Suppongo che…dovrò rimediare!- Prosegue, in tono asciutto.
 
Mi lascia i polsi, ed io cado in ginocchio, davanti a lui.
 
Ho paura. Comincio a tremare, violentemente.
 
Non oso neanche immaginare cosa farà a Kari. Sono certa che sarà terribile.
 
-Bene. Devo darti una punizione esemplare. Così forse imparerai.- Continua , guardandomi con quei suoi occhi penetranti. Sento freddo.
 
Subito dopo, mi sento strana. Non è doloroso. Lui mi sembra sempre più grande, ma non ne capisco il motivo.
 
-Bene. Ha funzionato!- Esclama, compiaciuto. Mi sembra davvero enorme, adesso. Che cosa mi ha fatto?
 
Mi guardo. Mi sento diversa. Ma, un momento.
 
Non è lui ad essersi ingigantito…
 
Sono io ad essermi rimpicciolita!
 
E adesso?
 
Si china verso di me, ed io, ancora spaventata, quasi non ho la forza di sostenere il suo sguardo.
 
-Angioletto… questa volta, sarà diverso.- Asserisce serio.
 
Che cosa intende dire? Non saperlo mi terrorizza.
 
Subito dopo, lo vedo allontanarsi. Quando torna, ha in mano qualcosa di trasparente. Un barattolo di vetro, a quanto pare.
 
Che abbia intenzione di rinchiudermi li dentro?
 
Sembra di si.
 
Mi prende in mano, in maniera stranamente delicata.
 
Dopo, mi infila nel barattolo e lo richiude, ermeticamente.
 
-Non tentare di uscirne. Sei troppo debole per farlo!- Mi intima, freddo.
 
Poi, mi porta nella sua stanza.
 
Prende in mano la sfera, e visualizza nuovamente la casa di Kari.
 
Stavolta cos’ha in mente? Un altro terremoto? Un altro incubo?
 
Lui si volta, verso di me e chiede:
 
-Stavolta sarà diverso. Sai perché?-
 
Io nego, stordita. La tensione è insopportabile.
 
-Bene. Te lo dico io, allora!- Comincia con fare eclatante
 
-Perché sarai tu, a scegliere come punirti! E punirla!- Proclama.
 
A queste parole sbianco in viso. Ma non è ancora tutto.
 
-Non solo, mia cara! Voglio che tu, anziché assistere passivamente alla punizione, ne diventi l’artefice!-
 
No. Non può dire sul serio!
 
Vuole costringermi a fare del male a Kari!
 
No, non voglio! Non voglio!
 
-Beh, allora? Sto aspettando!-
 
Sibila impaziente.
 
Io non so cosa fare. Non voglio fare del male a Kari!
 
-Se non decidi in fretta, lo farò io per te.- Minaccia, freddamente.
 
A quel punto, non posso fare altro che decidermi.
 
Implorarlo di perdonarmi non servirebbe a nulla.
 
La prima volta che ci provai, mi rispose:
 
-Per quanto io sia tentato di farlo, mi sembra più efficace punirti!-
 
-Io… ho deciso…- Mormoro, in tono sconfitto.
 
-Bene. Di che si tratta?- Domanda, curioso.
 
-Io… andrò da lei e… le dirò che non la voglio più come partner… la minaccerò, se necessario…- Replico, con un filo di voce.
 
Lui rimane in silenzio, poi replica a sua volta con tono serio:
 
-Mi sembra una buona idea. Devi farlo mentre dorme, però!-
 
Non capisco. Credevo che avrebbe fatto i salti di gioia, alla possibilità di rimuovere l’ultima cosa che mi lega ai suoi nemici. E invece, mi sono sbagliata.
 
-Vai. Tra poche ore, ho un appuntamento importante, come ti ho già detto, e tu dovrai essere sempre disponibile!- Mi ordina, come se mi stesse mandando a fare una commissione.
 
Subito dopo, mi ritrovo in uno strano posto. È pieno di luce, ma sembra irreale, in qualche modo.
 
-Ma certo!- Realizzo poi –Sono nei sogni di Kari!- Ed eccola li, che mi corre incontro, inconsapevole di quello che sto per fare.
 
-Stammi lontana!- Le intimo, col tono più freddo che mi riesca di usare.
 
Lei sembra sconcertata.
 
-Ma che ti prende, Angewomon?- Domanda, confusa.
 
   -Che mi prende?- Le faccio eco io, cercando di suonare rabbiosa. –Una mocciosa che pretende di essere il fulcro della mia esistenza, ecco che mi prende!-
 
Lei, sembra davvero triste, adesso. Ho dovuto fingere di essere furiosa.
 
-Ma che stai dicendo? Lo sai che ti voglio bene, no?- Insiste, speranzosa.
 
-Certo, come no!- Replicò, ghignando. Lei si spaventa a quella vista.
 
-Angewomon?- Chiede di nuovo, mentre io mi avvicino, con aria furibonda. In realtà, dentro sto malissimo.
 
-Ti ho detto di starmi lontana, mocciosa!- Ripeto mentre lei indietreggia, sempre più spaventata.
 
Ad un tratto, si avvicina e mi abbraccia le gambe, piangendo.
 
-Perché? Perché fai così?- Insiste.
 
Speravo proprio che si convincesse, a questo punto.
 
Posso vedere chiaramente Lui che ghigna divertito, dalla sua stanza.
 
Allora io, prendo per il collo Kari, con forza.
 
E comincio a stringere.
 
-A-Ange-wo-mon!- Balbetta debolmente, con voce strozzata, scalciando leggermente e tentando di togliere le mie mani dal suo collo.
 
Dopo un paio di secondi, la lascio cadere.
 
Lei cerca di riprendere fiato, e trema, spaventata.
 
Poi si volta verso di me.
 
Io ho incoccato una delle mie frecce.
 
I suoi occhi si spalancano dal terrore.
 
-Comincia a correre!- Intimo.
 
Lei si rialza e si allontana. Io aspetto ancora qualche secondo, poi lancio la mia freccia.
 
Lei viene colpita e svanisce, urlando disperatamente il mio nome, avvolta da un fascio di luce.
 
Pochi secondi ancora e sono di nuovo nella sua stanza.
 
Di nuovo nel barattolo.
 
Mi tira fuori e mi fa ritornare alle mie dimensioni.
 
-Ben fatto, Angioletto!- Si complimenta languido e crudele.
 
-Adesso va a riposare. Ti chiamerò io, quando sarà ora.- Mi congeda poi mi da le spalle.
 
Io arrivo nella mia stanza e mi lascio cadere sul letto.
 
Mi sento vuota, dentro.
 
Che cosa ho fatto? Che cosa ho fatto?
 
Ho paura, di ripensarci.
 
Però, mi sorprendo a pensare, me la sono meritata.
 
Non avrei dovuto insistere, dato che sapevo benissimo cosa rischiavo.
 
E la strana voce nella mia testa, mi sgrida, tanto per concludere in bellezza:
-Complimenti genio! L’hai deluso!-
 
Passa qualche ora, non so esattamente quanto tempo.
 
-Angioletto, vieni subito nella sala ricevimenti!-
 
Io mi precipito da lui, senza curarmi di quello che potrebbe fare.
 
E quando arrivo, mi blocco completamente.
 
Ma che significa?
 
Quello che sto guardando non ha alcun senso.
 
Lui è seduto al tavolo che mi ha fatto preparare. Ci sono le candele, il servizio di piatti migliore che ha, e luci soffuse. La tavola è apparecchiata per due. Ma dell’ospite nemmeno l’ombra.
 
Lui mi guarda, con un sorriso strano. Poi mi fa la linguaccia.
 
Ma cos’ha oggi? È lunatico?
 
Certo, che, vestito in quel modo, senza mantello e con quell’abito da cerimonia fa davvero la sua figura…
 
 Ma che diamine mi prende oggi? Non riesco a pensare che a sciocchezze simili!
 
-Su, avvicinati! Non essere timida!-
 
M’invita cordialmente.
 
Sono molto confusa.
 
Lui mi guarda ancora per qualche attimo, poi io mi avvicino, lentamente.
 
Arrivata a metà strada, lui si avvicina a me e mi prende una mano.
 
Si inchina leggermente e la bacia.
 
Poi, mi dice, in tono che potrei definire scherzoso:
 
-Permetta che l’accompagni al tavolo, signorina!-
 
Poi mi prende a braccetto, come un gentiluomo.
 
Mi sento sempre più confusa.
 
Una volta arrivati davanti alla sedia vuota, la scosta e mi fa accomodare, poi torna al suo posto.
 
Io non ci capisco più niente…
 
Ma, quella voce che mi tormenta, torna all’attacco
 
-Visto? Te l’avevo detto!-
 
Nel frattempo, si presenta davanti a noi, un Bakemon, vestito da cameriere, con tanto di cravattino e tovagliolo al braccio.
 
-Buonasera, signori!- Pronuncia, cercando di suonare cordiale – Questa sera, mi occuperò di voi!- Prosegue, solennemente.
 
A quel punto, Myotismon esclama – Spero che la serata sarà di suo gradimento, signorina!- E mi fa l’occhiolino.
 
Lo guardo. A giudicare dalla sua espressione sembra piuttosto rilassato.
 
Mi schiarisco la voce e dico, timidamente -Maestro…-
 
Lui m’interrompe allora e mormora:
 
-No, niente formalismi, stasera!- Con tono allegro. O così sembra.
 
Io non so che fare.
 
-Chiamami per nome! E dammi del tu!- Prosegue poi, sorridendo.
 
Noto uno strano luccichio nei suoi occhi.
 
-V-va bene…- Ricomincio , titubante –Myotismon…- Cerco di riprendere il discorso di prima.
 
-Si?- M'invita a continuare, con tono interessato.
 
-Io… ecco… volevo…- Biascico , incerta, spostando lo sguardo dal tavolo a lui, nervosamente.
 
-Si, mia cara?- Incalza lui, allungando una mano fino a metà del tavolo.
 
A quel punto volto lo sguardo sul Bakemon che ancora ci fissa.
 
Lui sembra intuire il mio disagio e gli dice di allontanarsi e di portare quello che aveva stabilito. L’altro annuisce e si allontana, in fretta.
 
-Dicevi?- Mi domanda, tornando a fissarmi.
 
--V-volevo… scusarmi con te… per quello che è successo oggi!- Concludo imbarazzata.
 
Non so nemmeno io perché lo sto facendo. Credo di essere completamente impazzita.
 
Lui sembra riflettere sulle mie parole. Poi, mi domanda, serio:
 
-Perché?-
 
Io allora gli rispondo, insicura:
 
-L’ho fatto perché… ecco… insomma…- Non so come dirglielo senza che si offenda. Non ho ancora ben capito cosa sta succedendo, ma sembra che questa cena sia stata fatta appositamente per noi due. Non voglio rovinare tutto, dicendo la cosa sbagliata.
 
-Insomma… ero esausta… e non riuscivo più a reggermi in piedi…- Comincio, leggermente impacciata. Lui annuisce, concentrato.
 
-E allora… non lo so… ho perso il controllo… non era colpa tua.-
 
Qui mi blocca maliziosamente e mi chide:
 
-Ne sei assolutamente certa?-
 
So che è un trabocchetto. Devo fare molta attenzione a quello che dico.
 
-Ecco… non era colpa tua, direttamente. Solo che, io ero stanca e il modo in cui mi parlavi… anche se so che l’hai fatto per spronarmi… mi ha…innervosita e… e…-
 
Mi fermo e lo osservo. Ha di nuovo una faccia arrabbiata.
 
E adesso che altro farà?
 
Rimango in attesa e lui si passa una mano davanti alla faccia. Poi la rimuove.
 
Ora sorride.
 
Ripete questa cosa un paio di volte.
 
Arrabbiato. Sorridente. Di nuovo arrabbiato. Poi di nuovo sorridente.
 
Poi, dopo aver rimesso giù la mano… fa la linguaccia. Di nuovo.
 
-Effettivamente…- Comincia in tono pensoso, - Forse, e dico forse… potrei aver… esagerato…un tantino.-
 
Solo un tantino! Se non fossi incredibilmente sorpresa dalla sua ammissione, glielo direi. Ma preferisco non rischiare.
 
Poco dopo, torna il Bakemon-cameriere e porta del pesce a tavola. Ha un aspetto invitante.
 
-Buon appetito, signori.- Pronuncia. –Spero che la cena sarà di vostro gradimento.-
 
Noto che, oltre al pesce, ha portato anche un calice di vino, a Myotismon.
 
-Suppongo che tu voglia sapere…- Comincia lui, dopo aver preso un sorso
 
-Perché questa cena?- Conclude, sorridendo.
 
Io annuisco, ancora confusa.
 
-Assaggia, prima che si raffreddi!- Mi invita poi, vedendo che ancora non ho cominciato a mangiare.
 
Io allora, comincio a tagliare il pesce, nel frattempo attendendo una risposta.
 
Lui aspetta pazientemente che io assaggi.
 
Lo faccio.
 
Non avevo mai assaggiato niente di così buono, in tutta la mia vita.
 
Non so quale sia la mia espressione adesso, ma, a giudicare dal suo sorriso, sembra soddisfatto.
 
-Sono lieto che ti piaccia!- Esclama, apparentemente soddisfatto di sé poi aggiunge – Ho impiegato parecchio tempo a preparalo!-
 
Prepararlo? L’ha fatto lui?
 
Adesso si che sono sorpresa.
 
-Chef Myotismon al suo servizio, signorina!- Sorride, facendo un occhiolino.
 
Io davvero non riesco ad immaginarlo in cucina!
 
Lui così freddo, così altero e così superiore, che si abbassa ad un tale livello!
 
-Angewomon!- Mi chiama, poi.
 
Io lo guardo, con attenzione.
 
-Sai che giorno è, oggi?-
 
Ci rifletto. Non mi viene in mente nulla di che.
 
-Non ti ricordi?- Insiste lui, suonando un po’ deluso.
 
Non so perché, ma mi sento quasi…in colpa, per questo.
 
Ormai ho rinunciato a capire perché provo queste sensazioni.
 
-Oggi, è il nostro anniversario!- Annuncia, cercando di farmi ricordare.
 
  Anniversario di che? Aspetta un secondo!
 
No, non ci credo!
 
Oggi sono due anni esatti che sono tornata al suo servizio.
 
E lui ha fatto questo, per ricordarlo!
 
Era ovvio. Come ho fatto a non pensarci?
 
Ogni giorno che ha visto un suo trionfo, non importa di che genere, è per lui un giorno da ricordare.
 
Tipico di lui. Vuole sottolineare la sua posizione nei miei confronti.
 
-Vedo che ti sei ricordata!- Ghigna compiaciuto.
 
-Lo so cosa stai pensando.- Prosegue, dopo avermi visto imbronciata.
 
-Ma non è come credi!- Continua, in tono strano. Come se cercasse di giustificarsi.
 
-Per te, quel giorno, ha significato la fine.- Insiste, in tono serio.
 
Splendido. Me lo ricorda anche. Ovvio. Per farmi sentire ancora peggio.
 
-Per me, invece, ha significato un nuovo inizio.- Che? 
 
Ma che sta dicendo?
 
-Si.- Prosegue, tentando ci convincermi.
 
-Un nuovo inizio… con te!-
 
Sussurra, abbassando lo sguardo, come se si vergognasse.
 
Non riesco a capire.
 
-Adesso non ci pensare! Più avanti ti sarà tutto più chiaro.- Conclude, tornando serio.
 
Io ancora non riesco a  capire.
 
Poi, quella strana vocina ritorna e dice:
 
-Abbi pazienza… non è ancora il momento…-
 
Ma il momento di cosa?
 
Dopo questo, tra noi scende il silenzio.
 
Terminata la cena, Myotismon allunga una mano e la poggia sul tavolo, invitandomi a fare lo stesso.
 
Io lo faccio e lui intreccia le mie dita con le sue.
 
Ci guardiamo in silenzio.
 
Poi parte una strana musica.
 
Non me ne ero accorta, ma ha fatto venire altri Bakemon che ora stanno suonando.
 
Si alza dalla sedia e viene verso di me, senza smettere di tenere le dita intrecciate alle mie.
 
-Ti va di ballare?- mi chiede.
 
Questa proprio non me l’aspettavo!
 
Annuisco, un po’ incerta.
 
Lui allora, mi cinge le spalle con un braccio e mi prende la mano.
 
All’inizio siamo entrambi un po’ impacciati.
 
Dopo poco, però, cominciamo a scioglierci, lentamente.
 
Non avrei mai creduto che mi sarei trovata in una situazione simile con lui.
 
È così intimo.
 
Sono abbastanza vicino da poter sentire il suo profumo.
 
È incredibile. Forte, ma allo stesso tempo dolce.
 
Mi sento inebriata a tal punto da desiderare di essergli più vicino, per poterlo sentire ancora.
 
Non so come sia possibile, ma il mio strano desiderio si avvera. Lui mi stringe più forte a sé.
 
Sento il suo calore, oltre al suo profumo adesso.
 
È così strano. Fino a poco tempo fa, l’idea di trovarmi in una situazione simile, mi atterriva e disgustava.
 
Adesso invece, mi sento… non lo so, è strano, ma non negativo.
 
Non diciamo una sola parola, mentre continuiamo a volteggiare, per diverso tempo.
Lui, finita la musica, mi guarda con aria strana.
 
-Permettimi!- Esclama, poggiando un dito sotto il mio elmo.
 
Io m’irrigidisco, a quel punto.
 
Se si arrabbiasse di nuovo?
 
Lui lo solleva, mentre io trattengo il respiro. Anche lui sembra in attesa. Lo so, perché, quando qualcosa lo innervosisce, si tormenta le dita.
 
Fissa i miei occhi, ora scoperti, per qualche secondo.
 
Poi sorride, soddisfatto.
 
Io riprendo a respirare in quel momento.
 
-Ci sei quasi, Angioletto!- sorride, incoraggiante, dandomi un leggero buffetto sulla guancia.
 
-Va a dormire, adesso!- Aggiunge poi, serio.
 
Mi accompagna fino alla mia stanza.
 
Solo adesso mi ricordo di quello che ho fatto a Kari.
 
Mi volto verso di lui, poco prima che se ne vada.
 
-Kari…- Mormoro, incerta.
 
Lui fa una faccia scocciata, poi mi risponde:
 
-Sta bene! Dormi!-
 
Io insisto. Non sono convinta.
 
-Ti ho detto che sta bene!- Adesso sembra leggermente spazientito.
 
Io non demordo. Alla fine, lui cede.
 
-Ahh, e va bene!- Sbotta, andando nella sua stanza a prendere la sfera.
 
-Ecco, sei contenta adesso?- Mi chiede, esasperato, mentre io osservo la mia Kari che sta parlando con suo fratello
 
-Non ti preoccupare.- Sento dire a Tai
 
-Lei non ti farebbe mai una cosa simile!- Sorride, abbracciandola.
 
Allora lei si convince e va a  dormire.
 
Soddisfatta di quello che ho visto, mi avvicino a lui e dico:
 
-Grazie, Maestro!-
 
-Adesso va a letto!- Mi intima, con tono che non ammette repliche.
 
Allora io, scherzosamente, mi metto sull’attenti e replico: – Si, Maestro!-
 
Una volta andata nella mia stanza, mi sdraio sul letto.
 
Ma il sonno non accenna a voler arrivare.
 
-Conosco un’amica di una certa persona che farà una gran brutta fine, se la persona in questione non si metterà a dormire immediatamente!-
 
A queste parole, non so perché, mi sento avvolgere da una cappa di stanchezza.
 
È stata davvero una giornata strana, penso, prima di chiudere gli occhi, e addormentarmi.    
 

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Capitolo 5
*** Incubo ***


 
Incubo

 
D-dove sono? Che sta succedendo?
 
È così buio, qui.
 
Ma, un momento… quella è…Kari?
 
Si, è proprio lei.
 
E laggiù, ci sono tutti gli altri
 
Che stanno facendo?
 
Non capisco, ma sento che questo posto è pericoloso.
 
Sarà meglio che vada da Kari. Non è sicuro lasciarla sola.
 
Ma perché vado così lentamente?
 
Uno sguardo ai miei piedi mi fa trasalire dal disgusto.
 
Sono incastrati in quella che sembrerebbe una densa melma viscosa.
 
Mi arriva fino alle caviglie ed è nera. E molto calda.
 
Arriccio le labbra, mentre, sollevando un piede, quella roba forma un rivolo molto sottile e disgustosamente penzolante.
 
È davvero rivoltante. E ha un’ odore nauseabondo. Bleah.
 
Ma non posso soffermarmi su questo, adesso. Devo andare dagli altri. Avranno bisogno di me.
 
Ecco, finalmente mi sto avvicinando abbastanza per poterli vedere con chiarezza.
 
Che strano. Loro non sembrano né allarmati né disgustati.
 
Ouch. Che dolore.
 
Ho sbattuto contro qualcosa di duro.
 
Che sarà mai?
 
Premo le mani contro la lastra invisibile.
 
Sembra…vetro.
 
Picchietto la superfice, diverse volte.
 
È proprio vetro. Ma che significa?
 
Gli altri mi fissano stranamente e borbottano fra loro.
   
Alcuni mi puntano il dito contro.
 
Tai ridacchia divertito.
 
Se non fosse il fratello maggiore della mia Kari, una volta superata la lastra di vetro, non ci penserei due volte prima di mettermelo sulle ginocchia e sculacciarlo davanti a tutti.
 
E parlando della mia Kari lei sta…ridendo…di…me?
 
Ma che sta succedendo qui?
 
-Guardatela! Non ha ancora capito niente!- Ghigna Tai, ridendo in maniera maligna.
 
-Già. Che stupida!- Gli fa eco Matt, anche lui con un ghigno orribilmente sadico stampato in viso.
 
-Prepariamoci. Lo spettacolo sta per cominciare!- Annuncia Izzy,  che sta seduto con il suo inseparabile portatile sulle gambe. La sua espressione m’inquieta non poco.
 
Subito dopo, i ragazzi smettono di ridere, e stanno in attesa.
 
Che avrà voluto dire Izzy con quel “Lo spettacolo sta per cominciare”?
 
Dovrei capire che qualcosa non va, prima che la strana presenza si avvicini da dietro le mie spalle, ma sono troppo sconvolta per farlo.
 
Cerco di girarmi, ma succede qualcosa di strano.
 
Non riesco più a muovere un passo.
 
Guardo i miei piedi, e costato con orrore che quella melma putrida si è attaccata alle mie gambe. E non accenna a smuoversi.
 
Per quanti sforzi io faccia, la strana melma mi tira con forza tenendomi bloccata sul posto.
 
Dopo un po’, comincia a ribollire.
 
Un denso fumo grigiastro si solleva, dopo che le bolle d’aria scoppiano, ed un fetore rancido invade l’aria e le mie narici.
 
L’odore è così forte che mi fa lacrimare gli occhi e mi mozza il fiato.
 
E la strana presenza si fa più vicina.
 
Riesco a  vederla, con la coda dell’occhio, e mi sembra la cosa più spaventosa che abbia mai visto.
 
Non ha una forma ben distinta. Sembra formata di fumo, nero come la pece. Nessuna luce potrebbe penetrarvi.
 
Il vedere quell’abisso nero a pochi passi da me, mi terrorizza.
 
E respira. Lento e gracchiante. Il suo respiro mi congela le membra, quasi paralizzandomi.
 
Ho paura. Non riesco più a muovermi.
 
Un altro connotato di quella creatura, che crea contrasto, rendendola ancora più inquietante di quanto già non sia, è la sua bocca.
 
Un’enorme, orribile ghigno, reso ancora più visibile da due file di denti bianchissimi.
 
Mi volto verso i ragazzi, a fatica, cercando di non pensare a quell’apparizione.
 
Ma i ragazzi hanno qualcosa di strano. Sembrano fantasmi d’ombra.
 
Poi, all’improvviso, si apre un varco, non molto lontano da dove sono ora.
 
Una via d’uscita! Se riesco a raggiungerla, sarò salva!
 
Contemporaneamente, però, la strana melma comincia a trascinarmi, lenta e inesorabile, verso la creatura.
 
Sento un passo, da dietro di me.
 
È quell’essere. Sta cercando di prendermi!
 
-Coraggio, Angewomon! Vieni qui da noi!- Una delle creature, con voce distorta e cavernosa, simile a quella di Kari, m’incita, crudelmente.
 
Io mi sforzo e riesco, molto lentamente a muovere un passo.
 
Ma la melma continua a trascinarmi ed io devo sforzarmi sempre di più per avvicinarmi all’uscita.
 
E questa sembra sempre più piccola e lontana.
 
Raccogliendo tutte le mie forze, continuo a camminare verso la salvezza.
 
Intanto, la cosa dietro di me, continua la sua avanzata.
 
Passi lenti e misurati.
 
Sembra non avere alcuna fretta.
 
Questo mi mette ansia.
 
Se mi voltassi indietro, so che non riuscirei più a scappare.
 
Nel mentre, delle campane stanno suonando. Il cielo nero, sopra di me, sembra fungere da amplificatore alle note lugubri di questo requiem.
 
Sembra una marcia funebre.
 
Ad un tratto, una forza misteriosa sembra aggredirmi.
 
Per quanto io mi sforzi, mi ritrovo a guardare indietro.
 
E li, in mezzo alla melma, c’è qualcosa.
 
Sembra una buca, di quelle scavate per i morti.
 
Un attimo… no, quella non è melma!
 
Quello… è il mostro!
 
C’è una lapide, sopra la fossa.
 
Si legge a stento un nome, le lettere sono rovinate.
 
Oh, no! È il mio nome!
 
Quella fossa è stata fatta per me!
 
-Suvvia, Angioletto! Non scappare!- Pronuncia una voce suadente e terribilmente spaventosa.
 
È il mostro!
 
-Vedrai, sarà bello essere avvolta dalle tenebre!- Prosegue.
 
  Non ho mai provato un simile terrore in vita mia.
 
-Vedrai, sarà meraviglioso. Un dolce torpore ti invaderà le membra, permettendoti di riposare nell’eterno oblio!-
 
Mi volto verso l’uscita. È lontanissima.
 
Ma io non posso arrendermi!
 
Se lo faccio…poi…poi…
 
Mi sforzo e con le ultime energie che mi sono rimaste, sembro farcela.
 
Ma, appena un attimo prima che possa uscire, l’apertura si richiude.
 
No! Sono perduta!
 
Nel frattempo, la creatura si avvicina.
 
Le mie gambe non mi reggono più. Sono esausta.
 
No, no, no!
 
Calde lacrime scendono dai miei occhi.
 
Non ho più la forza di lottare… a che servirebbe?
 
-Su, non piangere- Riprende quella voce, come in un distorto tentativo di consolarmi.
 
-Fra poco sarà tutto finito!-
 
Io annuisco, ormai rassegnata alla fine.
 
-Dimentica tutto ciò per cui sei vissuta. Dimentica la Luce. Dimentica Kari!-
 
Io continuo ad annuire, nel mentre, uno strano senso di torpore m’invade la mente.
 
È così rilassante. Si, la creatura ha ragione. A che pro ricordare?
 
Lentamente, i ricordi cominciano a sfumare e nella mia mente cala una strana nebbia, al loro posto.
 
Suoni e immagini, si mischiano sempre più appannati, in un confuso walzer di dimenticanza.
 
La creatura è a pochi passi da me.
 
Ma io, chi sono?
    
Non lo ricordo più, ormai…
 
-Angewomon!-
 
Una voce mi chiama. Almeno credo.
 
Chi sarà mai?
 
-Angewomon, resisti!- Insiste.
 
Ma perché, sembra così preoccupato?
 
Lo conosco?
 
È qualcuno d’importante?
 
-Tu!- Ruggisce la creatura.
 
-Frusta di fuoco!-Grida lo sconosciuto ed un lampo di color rosso acceso, illumina questo posto, completamente grigio.
 
Non so perché, ma in qualche modo, quella voce e quel lampo, mi sembrano familiari.
 
Il mostro geme, colpito da quell’attacco.
 
Intanto, nella mia mente, intorpidita, in mezzo alla nebbia, appaiono immagini, dapprima distorte e confuse, poi sempre più vivide.
 
Quella voce…
 
-Maledetto! Come osi intrometterti?-
 
Quell’attacco…
 
-La pagherai per quello che le stai facendo!-
 
Una serie di immagini si rincorrono velocemente nella mia confusione, uniche più vivide e reali.
 
Myotismon.
 
Io, dolorante e colpita dal lampo rosso… o così sembra… la sua frusta.
 
Una bambina, dai capelli castano chiaro e gli occhi ambrati, che mi abbraccia… Kari!
 
Mi volto di scatto, e costato con orrore che l’essere d’ombra è sopra di me!
 
Adesso ricordo!
 
Il mio Maestro è li, a terra, dolorante.
 
Stava cercando di salvarmi!
 
-Ormai è troppo tardi, per te, rassegnati!- Ringhia l’essere per poi allungare una delle sue mani per afferrarmi.
 
-MAESTRO! MAESTRO! AIUTO!-
 
Grido, terrorizzata.
 
Ma ormai è la fine. L’ombra cala su di me.
 
-MAESTROOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!-
 
Il mio grido agghiacciante si perde in tutto quel nero.
 
-A…Angewomon…-  Sussurra lui.
 
-ANGEWOMON! NOOOOOOOOOOOOO!-
 
Lo sento urlare. Poi, il nulla.
 
-Maestro!- Urlo, saltando a sedere sul letto.
 
Sono viva? Sembra di si.
 
Mi guardo intorno.
 
È notte fonda.
 
Sono nella mia stanza, nel suo castello.
 
-Solo un incubo…- Mormoro, per tranquillizzarmi.
 
Mi alzo, troppo scossa per riprendere sonno.
 
Guardo fuori dalla finestra.
 
La notte sembra tranquilla.
 
Lui non c’è. Probabilmente a quest’ora, è a caccia.
 
Vorrei che fosse qui…
 
Mi sentirei più tranquilla.
 
Non riesco a capire il motivo, ma è più forte di me.
 
Poi, all’improvviso, sento dei passi, accompagnati da uno scomposto battere d’ali.
 
Che sia già di ritorno?
 
-Com’è andata la caccia, padrone?- è la voce di Demi.
 
È la prima volta in tutta la mia vita che sono contenta di sentire il suo parlottare irritante. E si tratta di DemiDevimon!
 
-Molto bene.- Replica lui, sbrigativo. Allora è tornato davvero!
 
Il mio cuore accelera il ritmo, non solo per la paura, però.
 
Sembra eccitazione. Ma per cosa?
 
-Perché è tornato. Sei felice per questo, sciocca!-
 
Di nuovo quella strana voce.
 
-Va a dormire, DemiDevimon! Ho da fare!- Lo sento dire, da davanti alla porta della stanza.
 
L’altro si allontana, e Myotismon si avvicina alla porta della sua stanza.
 
Lentamente, lo sento inserire la chiave nella serratura. Poi c’è lo scatto.
 
Subito dopo la porta della camera si apre, e lui ci entra, chiudendola alle sue spalle, in silenzio.
 
Posso immaginarlo fare qualche elegante passo fino alla sua bara.
 
  Poi, con grazia, si sfilerà il mantello e si toglierà gli stivali.
 
Poi, con leggerezza, si sdraierà all’interno della bara per dormire, oppure si siederà sulla poltrona, a leggere, fino all’alba.
 
Io ancora non riesco a smettere di tremare, per la paura di quell’incubo.
 
Vorrei andare da lui. Forse… forse vederlo mi aiuterà a convincermi che è tutto a posto.
 
Mi rendo conto che è una cosa alquanto ridicola, ma questo desiderio di vederlo proprio non riesce ad andare via.
 
Dunque, facendo un respiro profondo, mi avvio verso la porta della mia stanza. È chiusa a chiave dall’esterno.
 
Dovrò chiamarlo, per farmi aprire.
 
O forse dovrei chiamare Phantomon.  
 
Anche lui ha una copia della chiave.
 
Mi sento una matta, per quello che sto pensando di fare.
 
Ma non riesco a calmarmi e devo assolutamente vederlo.
 
Al massimo mi punirà, ma mi sorprendo a pensare, che non m’importerebbe più di tanto, se lo facesse.
 
Almeno lo vedrei.
 
-Phantomon?- Chiamo, timidamente.
 
Ormai è ufficiale.
 
Angewomon, mi spiace dirlo, ma sei completamente impazzita.
 
Ma ormai, non ha più importanza. Tanto lo sai che lui non ti lascerà andare mai più!
 
Quindi, a che pro insistere? Non serve a nulla.
 
-Che c’è?- Mi domanda, serio, affacciandosi all’interno della stanza.
 
-Ecco… io…- Comincio titubante. Quello che sto per fare, mi sconvolge, e sono certa che suonerà assurdo alle orecchie del fantasma, ma ormai ho deciso.
 
-Vorrei uscire dalla stanza. Ho bisogno di parlare con lui!-
 
-Lui chi?- Chiede Phantomon, guardandomi in maniera strana.
 
-Col Maestro.- Replico, in maniera stranamente timorosa.
 
Lui rimane a fissarmi per qualche secondo, la sua espressione indecifrabile. Poi, scuote la testa e dice
 
-D’accordo. Aspetta un momento.-
 
Poi, esce dalla stanza, e lo sento armeggiare con la chiave.
 
Lunghi secondi trascorrono, ma finalmente un click annuncia l’apertura della porta.
 
-Sei sicura?- Domanda lui, un po’ preoccupato. O così sembra.
 
-Si.- Annuisco, decisa più che mai.
 
Lui scrolla le spalle, o almeno è quello il gesto, poi mi dice, rassegnato:
 
-Contenta tu.- Mette le chiavi in tasca e aggiunge: – Chiama, quando hai finito.
 
-Si. Grazie mille, Phanty!- Gli rispondo, scherzosamente. Lui fa un’espressione imbarazzata. Non so se ha il viso, ma sono certa che, se ce l’ha, è arrossito.
 
Si allontana da lì, ed io rimango sola.
 
Sola davanti alla porta del mio Maestro.
 
Faccio un passo. Poi un altro.
 
Il cuore mi martella nel petto e due forze contrastanti si contendono la mia attenzione.
 
La mia parte razionale, mi dice che sto commettendo una grossa stupidaggine e che me ne pentirò amaramente, e adduce come prove inconfutabili le innumerevoli volte in cui sono stata punita, per farmi desistere.
 
L’altra parte di me, quella nuova, dice che sto facendo la cosa giusta. Che se non lo farò, lo rimpiangerò a vita.
 
Per un po’, sto ferma sulla porta, indecisa se entrare o meno.
 
Sento un suono provenire dall’interno della stanza.
 
Come uno sfogliare di pagine.
 
Sta leggendo, il mio Myotismon…
 
Il MIO Myotismon!?
Ma che dico?
 
Ma sto davvero impazzendo!?
 
Eppure, non mi riesce di scacciare questo pensiero…
 
Ad un certo punto, quando, finalmente, dopo aver preso un respiro profondo, mi decido a bussare alla porta, un ricordo, un po’ sbiadito, mi colpisce…
 
È un ricordo che risale a tanti anni fa. Quando ancora ero una piccola Salamon e avevo appena cominciato a lavorare per lui.
 
Avevo avuto un’ incubo, proprio come questo qui.
 
E, come adesso, avevo deciso di andare dal mio Maestro, per la paura.
 
Incredibilmente, lui mi fece entrare, e, con assoluta calma, mi fece sdraiare sulle sue gambe, e mi accarezzò fino a farmi calmare. Mi sono sentita così bene, quella notte.
 
Con trepidazione, busso, un paio di volte alla porta.
 
Attendo, in silenzio, trattenendo il respiro, mentre, il rumore di pagine sfogliate s‘interrompe bruscamente.
 
-Chi c’è?- Chiede, lievemente infastidito.
 
-Maestro… sono io…- Pronuncio, speranzosa.
 
-Che cosa vuoi, Angioletto?- Mi chiede, stavolta più calmo.
 
E adesso? Che cosa gli dico?
 
Chissà che penserà di me, se gli dovessi dire dell’incubo!
 
Riderà come un matto!
 
Ma, ormai è fatta.
 
-Maestro… ecco…io… ho avuto un’ incubo… e…-
 
Una sommessa risata divertita riecheggia nella stanza.
 
-Proprio come ai vecchi tempi, eh? Angioletto?- Mi schernisce poi, e posso quasi vedere l’espressione di maligno divertimento dipinta sul suo bel viso.
 
Perfetto, adesso gli faccio anche i complimenti… e poi cosa, gli dedicherò una poesia?
 
Adesso non importa. Io DEVO vederlo!
 
-Dai, vieni dentro.- M’invita, cordiale, per poi aprire la porta, senza neanche muovere un dito.
 
Ed eccolo lì, seduto a gambe accavallate sulla poltrona, il libro aperto poggiato sull’incavo delle stesse.
 
Io entro, intimidita, e lui si alza.
 
Poi, mi prende in braccio. Proprio come quella volta.
 
Sono ancora piuttosto stordita, quando lui, sempre tenendomi fra le braccia, mi trasporta fino a rimettersi seduto sulla poltrona.
 
Una volta lì, mi stringe a sé, facendomi appoggiare la testa sul suo petto.
 
È così piacevolmente caldo.
 
Poi, prende in mano il libro e ordina:
 
-Raccontami il tuo incubo.-
 
Io annuisco, un po’ imbarazzata.
 
Una volta arrivata alla fine, lui sembra accigliarsi.
 
-Come pensavo. Non perdi tempo eh, cugino?- Lo sento mormorare.
 
Cugino? Myotismo ha un cugino?
 
Non ho il tempo di farmi altre domande che lui, aperto nuovamente il libro sussurra dolcemente, per tranquillizzarmi:
 
-Su, adesso non ci pensare. È tutto finito.-
 
Poi, mi accarezza i capelli, lentamente.
 
-C’era una volta…- Comincia, con quella sua voce calda ed avvolgente.
 
Io, senza rendermene conto, mi metto in ascolto.
 
Proprio come una bambina, pronta a farmi trasportare in chissà quale mondo magico.
 
Che cosa infantile. Eppure, non mi dispiace affatto.
 
Solo io e lui, insieme, accanto al fuoco, stretti l’uno all’altra.
 
Quasi come una coppietta d’innamorati.
 
Ma che sto pensando?
 
Io…innamorata…di lui?
 
Per qualche strano motivo, nonostante gli sforzi della mia parte razionale, non riesco a togliermi dalla testa quest’idea, assurda e allo stesso tempo, stranamente plausibile.
-Molto tempo, fa, in un paese molto lontano,- Riprende lui.
 
-Un Vampiro, che viveva con i suoi due figli, un Impmon, il minore ed un BlackGatomon, il maggiore.
Il minore voleva bene al suo fratellone, anche se quest’ultimo lo tormentava sempre.
 
Un giorno, la loro mamma, un’Angewomon, morì per un  Virus, che ne rese impossibile il ritorno.
 
Il padre soffrì amaramente per questo.
 
Poco tempo dopo, ci fu un periodo di carestia.
 
-Papà, non ti preoccupare! Adesso io e Impy andremo  a cercare qualcosa da mangiare! Dico bene, fratellino?- Esclamò BlackGatomon, rivolgendosi al padre chiamato Rufus ed all’Impmon, il cui nome era Darren, come aveva voluto sua madre. Il nome del fratello era Demon. Era stato il padre a sceglierlo.
-Si!- Rispose entusiasta il piccolo, e, tutto felice, s’avvio col fratello in una foresta oscura.
 
Passò del tempo. Quando furono arrivati nel folto della foresta, però, qualcosa accadde.
 
Il piccolo Darren, cadde in un fosso, molto profondo.
 
-Andrà tutto bene.- Si disse. – Mio fratello arriverà molto presto.-
 
E, in effetti, Demon arrivò. Ma, inaspettatamente lo apostrofò malevolo:
 
-Finalmente mi libererò di te, fratellino!-
 
-Ma che dici?- Replicò il piccolo, disorientato.
 
-Si. È tanto tempo che sogno di farlo.- Gli rispose il fratello.
 
-Sai, c’è una cosa che devi sapere. Io, in realtà, non sono tuo fratello. Sono tuo cugino!-
 
Questa rivelazione scosse profondamente Darren, che si spaventò e inizialmente, non volle credere che fosse tutto vero.
 
- Si, è proprio così!- Insistette Demon.- E, da quando sei arrivato in famiglia, mia madre ha voluto più bene a te che a me! Solo perché tu sei il figlio di sua sorella, che è morta tempo fa!-
 
A queste parole, Darren si sentì in colpa. Sia verso suo cugino, sia verso sua madre.
 
-Per questo, l’ho avvelenata! Se non poteva volere bene a me, doveva morire!-
 
Fu la sua conclusione. Darren cominciò a comprendere, allora, che suo cugino lo odiava ed aveva fatto ciò per vendicarsi.
 
-E adesso, se vuoi scusarmi, devo tornare da MIO padre! Non temere, fra poco arriveranno i DeviDramon! Ci penseranno loro a sistemarti!-
 
Detto questo, lui se ne andò e Darren rimase solo e terrorizzato nella buca.
 
Dopo un po’, si sentirono degli strani rumori.
 
-Chi c’è?- Chiese terrorizzato il piccolo.
 
-Tranquillo, va tutto bene!- Pronunciò una voce, da sopra la buca.
 
-C-chi sei tu?- Domando titubante Darren. Dal bordo della buca, fece capolino la figura minuta di quella che sembrava essere una maga. Vestiva di rosso ed aveva degli strani abiti. Ed un cappello buffissimo in testa.
 
-Ciao. Mi chiamo Flare. Sono una FlaWizardmon.- Rispose lei, cordiale. –E tu chi sei? Come mai sei qui?-
 
Darren rasserenato dalla strana ragazza, raccontò la sua storia.
 
-Capisco. Mi dispiace per te.-
 
-FLARE!- Una voce ruggì, da dietro di loro.
 
-Oh, no! È il mio padrone! Devo andare subito da lui!-
 
-Il tuo padrone?- Chiese a quel punto Darren, dopo essersi ripulito. La piccola maga lo aveva fatto uscire dalla buca, e lui, per ringraziarla decise di restare  con lei.
 
-Si!- Rispose Flare, terrorizzata.
 
-Flare! Muoviti! Sei in ritardo!- Dai cespugli, emerse la figura enorme di un altro Digimon un Daemon, a quanto pareva.
   
Subito, Flare si gettò in ginocchio davanti a lui.
 
-D-domando perdono, padrone.- Mormorò, spaventata.
 
Lui, per tutta risposta, l’afferro per il collo e la strattono violentemente.
 
Darren scattò allora. L’avrebbe salvata, come lei aveva salvato lui!
 
La sua mossa sorprese il demone, che mollò la presa e cadde, dando ai due la possibilità di scappare.
 
La loro fuga li portò non molto lontano da lì. Ingenuamente, credendo di essere al sicuro, cominciarono a giocare e a parlare fra loro.
 
Entrambi si trovarono così bene, l’una con l’altro, che al tramonto potevano considerarsi amici per la pelle. Si ripromisero che sarebbero scappati inseme. E che sarebbero rimasti amici per sempre.
 
Ma, purtroppo, Daemon tornò a reclamare la sua serva.
 
-Scappa, Darren, presto!- Urlò Flare, parandosi di fronte al suo amico.
 
-Non posso lasciarti così!- Protestò lui, caparbio.
 
Ma Flare, aperto un portale che conduceva in un luogo lontano, gl’intimò di andarsene.
 
-No! Ci siamo promessi che saremmo scappati insieme, ricordi?- Protestò debolmente Darren. Poi, con decisione, afferrò la mano di Flare
 
-Forza, andiamo via!-
 
Ma Daemon, che non intendeva fargliela passare liscia, attaccò Darren e, all’ultimo istante, Flare si parò di fronte al suo amico, finendo per accasciarsi morente.
 
Quella vista traumatizzò orribilmente Darren.
 
-Hey, piccoletto! Siamo arrivati ai saluti, a quanto pare…- Sussurrò debolmente Flare.
 
-No, non dire così!- Gemette disperato Darren.
 
-Sei stato il mio primo ed unico amico… ti voglio bene… un giorno ci rivedremo…- Mormorò lei, sempre più debole.
 
-No! Non andare via!- Implorò Darren.
 
-Shhh, tranquillo…tornerò…tu, però, devi farmi una promessa…ok?- Gli chiese lei, ormai cominciando a scomparire.
 
-Tutto quello che vuoi!- Replicò lui, tenendole la mano.
 
-Devi continuare a vivere, ed aspettarmi. Ci rivedremo, lo so. Aspettami…- Pronunciò debolmente lei. Poi si dissolse nell’aria.
 
Darren a quel punto, si gettò nel portale, senza voltarsi indietro, piangendo disperato.
 
La sua vita, da quel momento, divenne grigia e senza scopo.
 
Giurò solennemente che non avrebbe mai più voluto bene a nessuno. Chiuse in fondo a se tutto ciò che lo rendeva felice. Compreso il ricordo di Flare.
 
Da allora, mentre gli altri vivevano  tutti felici e contenti, per lui non c’era Happy Ending.-, 
 
Questa storia è stata davvero triste. E, quando la raccontava, sembrava addolorato. Chissà perché?
 
Lui, con delicatezza, mi porta sul suo letto, dove mi rimbocca le coperte e mi dice:
 
-Adesso, Angioletto, devi fare la nanna. Non lo sai che le brave bambine vanno a dormire presto?-
 
Io già con gli occhi socchiusi, annuisco, lentamente.
 
Sento uno strano tocco, sulla fronte, come se mi avesse baciata.
 
-Buonanotte, angelo mio.- Sussurra, con voce dolce.
 

Poi, si allontana, e lo sento sdraiarsi nella sua bara.
 
-Sto dormendo nella sua stanza…- Questo è il mio ultimo pensiero, prima di sprofondare nel sonno.
 
 

 
  
 
   
  
 
 
 
 
  
 

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Capitolo 6
*** Cambiamenti ***


Cambiamenti

 
 
 
Sono passati esattamente sei mesi, da quella notte.
 
La mattina dopo, mi svegliai parecchio tardi.
 
Lui, invece di prendersela, mi disse:
 
-Una volta te la posso anche concedere. Voglio dire, non posso pretendere che tu sia sempre perfettamente perfetta, no?-
 
Scoppiò a ridere, subito dopo.
 
Io, dapprima scioccata, mi lasciai andare e risi come non accadeva da molto.
 
In questi ultimi sei mesi, ci sono stati diversi cambiamenti.
 
Soprattutto, nel nostro rapporto.
 
Lui è diventato via via più flessibile, con gli orari e tutto il resto.
 
Io, invece, ho cominciato piano piano, ad accettare quella strana vocina nella mia testa, per evitare che mi facesse impazzire.
 
Credo di non aver mai preso decisione migliore in vita mia.
 
C’è stato solo un piccolo incidente, circa tre mesi fa.
 
Io avevo appena finito di pulire il pavimento della sala da pranzo, quando ho intravisto tre Bakemon, che ballavano la conga, ridendo come matti.
 
I Bakemon di solito sono molto spaventosi anche se non particolarmente svegli.
 
Questi tre in particolare, erano anche piuttosto buffi.
 
Io mi avvicinai, preoccupata e dissi loro:
 
-Ragazzi, che state facendo? Dovete finire di eseguire gli ordini, altrimenti il Maestro vi punirà!-
 
-Non ti preoccupare, Angewomon, abbiamo già terminato!- Mi rispose il loro capo.
 
Già. Myotismon aveva finalmente deciso che potevo riavere il mio nome. Anche se lui preferiva chiamarmi Angioletto.
 
-Siete sicuri?- Domandai, sospettosa. In fin dei conti, erano sempre Bakemon che non erano certo noti per la loro memoria.
 
I tre mi mostrarono di aver terminato. Poi, ripresero la loro danza.
 
Dopo poco, arrivò il Maestro.
 
Vedendo quei tre ballare, s’incupì.
 
Venne verso di loro, con l’intenzione di punirli.
 
Io, a quel punto, mi misi in mezzo, per difenderli.
 
Dopotutto, il loro lavoro l’avevano svolto!
 
Ma lui, non volle sentire ragioni.
 
S’infuriò orrendamente con me.
 
-Adesso basta, Angioletto! Mi hai profondamente deluso!- Ringhiò, per poi trascinarmi dentro la mia stanza, e sbraitare:
 
-Adesso tu rimarrai qui! Ed io andrò dalla tua diletta Kari, e rivelerò a tutti come stanno le cose!-
 
Io mi spaventai, a quelle parole. Se Myotismon l’avesse fatto davvero, sarebbe stata la fine della mia breve carriera di partner.
 
-Non tentare di farmi cambiare idea! Ormai ho deciso. Hai superato il limite. Devi pagare!-
 
Sbottò, prima di uscire sbattendo la porta.
 
Io rimasi bloccata sul posto per diverso tempo.
 
Una volta che mi fui ripresa, però, mi lancia contro la porta, disperata, e con le lacrime agli occhi.
 
Non piangevo da due anni e tre mesi, tranne quel giorno sulla Terra.
 
-NO! MAESTRO! PER FAVORE! NOOOO!- Fu tutto quello che riuscì a urlare, prima di crollare in ginocchio.
 
Lui tornò, furente, con la frusta in mano.
 
Io, piangente, non riuscivo a muovermi o a parlare. Gemevo, boccheggiando.
 
Sapevo di essere alquanto patetica, ma non m’importava.
 
Non credevo che avrei mai potuto provare tanta sofferenza.
 
E tanto senso di colpa.
 
Ma non era solo perché avevo mentito a Kari.
 
No. Era per qualcos’altro.
 
Era perché avevo involontariamente ferito…lui.
 
Avevo cominciato a  realizzare, recentemente, che quello che provavo per lui, non era solo odio.
 
Anzi, non lo era affatto.
 
Ma, tre mesi fa, ancora non sapevo bene di cosa si trattasse. E la mi parte razionale mi tormentava.
 
Adesso non è più così.
 
Ma sono ancora indecisa.
 
Rimasi immobile in attesa della mia ingiusta punizione.
 
Sapevo di non meritarla, ma una parte di me si riteneva colpevole di aver causato la rabbia del Maestro. E di conseguenza, la punizione stessa.
 
Lunghi minuti si susseguirono, mentre il silenzio intorno a noi diveniva assordante.
 
Lui, dopo un po’, fece sparire la frusta, e si allontanò dalla stanza.
 
Io ebbi paura, allora. Non sembrava avesse cambiato idea.
 
Rimasi immobile nella stanza, a fissare fuori dalla porta, ancora aperta.
 
Una parte di me avrebbe voluto che gli andassi dietro.
 
Ma non riuscivo a muovermi. Avevo addosso un torpore che mi appesantiva le membra e mi annebbiava la mente, causando la mia totale incapacità di far si che il mio corpo rispondesse ai miei comandi.
 
Rimasi in quello stato per un tempo indefinito, come in trance.
 
Dopo quella che mi parve un’eternità, lui tornò, e, inaspettatamente borbottò:
 
-Non so come sia possibile… ma a quanto pare, avevo torto. Quindi, questa volta non ti punirò!-
 
Io ero sbalordita. Un gran sollievo mi riempì il cuore.
 
Poi, arrivò la doccia fredda.
 
-Non osare rivolgermi la parola! Non voglio vederti! Stammi alla larga, per un po’!-
 
Queste parole, così fredde, così cariche di rabbia, mi stordirono e ferirono come mai prima.
 
Lui si allontanò a grandi passi da lì, e richiuse la porta alle sue spalle.
 
Rimasi a fissarla, quella porta, per ore, dopo che se ne fu andato.
 
Perché?
 
Mi chiedevo, sconcertata.
 
Perché mi faceva questo?
 
Poco dopo, sentì qualcosa che mi sconvolse.
 
Sembrava essere un suono come di pianto.
 
Ma la cosa più sconvolgente era che sembrava provenisse...
 
Dalla sua stanza!
 
Era lui!
 
Stava piangendo!
 
Quest’idea così irreale mi scioccò non poco, a tal punto da cominciare ad interrogarmi, per l’ennesima volta, in quel periodo, sull’effettivo stato della mia sanità mentale, messa già duramente alla prova dalla convivenza forzata con lui.
 
Feci un respiro profondo, chiusi gli occhi, e mi misi in ascolto.
 
Dopo pochi minuti, ormai ne avevo la certezza.
 
Era proprio lui.
 
E stava proprio piangendo. Disperato, anche.
 
Certo, non era stata la prima né l’unica cosa sconvolgente di quel periodo, ma mi colpì più forte delle altre.
 
Come solo la scoperta che avesse il senso dell’umorismo era riuscita a fare in quel periodo.
 
Mi avvicinai, in punta di piedi alla porta, per sentire meglio.
 
Una volta appoggiato l’orecchio, mi accorsi che, incredibilmente, era aperta.
 
Non ci pensai due volte.
 
Scattai fuori, senza curarmi del fatto che qualcuno potesse vedermi o che lui mi avesse intimato di non farmi vedere.
 
Me ne infischiai.
 
Senza neanche bussare, mi precipitai nella sua stanza, aprendo di scatto la porta.
 
E, quello che vidi, mi lasciò il segno.
 
Era lui, seduto a terra, con le ginocchia al petto.
 
Aveva un’aria sofferente.
 
Non sembrava essersi accorto di nulla, e questo fu un bene.
 
Calde , lucide e trasparenti lacrime, colavano dai suoi occhi.
 
Abbandonata poco più in la, giaceva la sua maschera.
 
Non se ne separava mai.
 
Poi, lo sentì parlare, tra i singhiozzi.
 
-Perché? Perché?-
 
Io trattenni il fiato insicura di cosa fare.
 
-Non è possibile. Non è giusto…ci ero andato c-cosi v-vicino… non è giusto…-
 
Ma che significava? Di chi stava parlando?
 
-P-proprio adesso che… avevo cominciato a crederci un po’… perché? Perché mi fai questo, Angioletto?-
 
A quel punto, mi bloccai.
 
Stava piangendo…per me?!
 
-S-suppongo che…io non sia… adatto…ad una come te, non è vero?-
 
Riprese Myotismon, sempre piangendo.
 
-Peccato… io lo vorrei tanto.- Continuò abbassando il tono di voce.
 
-Ma pazienza… vorrà dire che dovrò rassegnarmi.- Concluse.
 
Io, senza farmi notare, sgusciai fuori dalla stanza, socchiudendo la porta.
 
Mi infilai in fretta nella mia stanza e chiusi la porta.
 
Poi, mi buttai sul letto.
 
Quello che avevo scoperto, mi aveva lasciata sconvolta.
 
Sembrava ci fosse una tempesta, nella mia mente.
 
Pensieri ed emozioni, si accavallavano sconnessi in un turbinio confuso.
 
Una cosa mi era chiara, però.
 
Myotismon aveva pianto per me.
 
In quel preciso momento, presi una decisione.
 
Una decisione, che avrebbe cambiato il nostro rapporto, nel bene o nel male.
 
Il che ci riporta ad oggi.
 
-Angioletto! Vieni qui, per favore!-
 
E al mio Myotismon.
 
Ormai pensarlo mio non mi spaventa più come una volta.
 
Anzi, mi fa sentire bene.
 
Ogni volta che lo vedo, o che sento la sua voce, o anche semplicemente che lo penso, sento una meravigliosa sensazione di calore avvolgermi.
 
-Arrivo, Mae…-
 
-Ah ah, come ti ho detto di chiamarmi?-
 
Mi riprende lui, tono finto arrabbiato.
 
-Myotismon!- Gli rispondo, stando al gioco.
 
-E...?- Prosegue lui, con lo stesso tono.
 
-Non me lo ricordo.- Mento, sorridendo, una volta arrivata al suo cospetto.
 
-Ti ho detto che non devi darmi del voi. Mi fa sentire vecchio!- Replica, con tono sconsolato.
 
Ma lui è vecchio! Almeno credo!
 
Dato che è un vampiro, non saprei.
 
-Phantomon, vieni qui!- Chiama poi.
 
-Eccomi. Mio signore.- Pronuncia il fantasma.
 
-Io e il mio Angioletto usciamo. Sai cosa fare. E ricordati di quella cosa!- Esclama, passando da un tono formale ad uno cospiratorio.
 
Che avrà in mente?
 
Un momento! Ha detto che usciamo!? Intende io e lui?
 
Non faccio in tempo a farmi altre domande che lui mi prende a braccetto e mi fa salire in carrozza.
 
Ci sono salita due anni e mezzo fa, per tornare qui.
 
E, adesso, ci risalgo per uscire con lui.
 
Mi fa sedere vicino a lui, e mi tiene un braccio intorno alle spalle, con intimità.
 
Mi volto verso il finestrino e osservo Server. È pieno giorno, e lui indossa un cappellino e degli occhiali, per proteggersi dal sole.
 
Io, invece, ho indosso dei vestiti che si usano in queste occasioni. Una camicetta bianca, senza maniche, un paio di pantaloni di color blu, alti fino al ginocchio ed un paio di scarpe da ginnastica, bianche e rosa.
 
Ho i capelli legati. È estate e fa molto caldo.
 
Myotismon, con fare da guida turistica è intento a mostrarmi tutti gli angoli più nascosti e, secondo lui, pittoreschi, del continente.
 
Ad un tratto, atterriamo, in uno spiazzo erboso, circondato da grandi alberi, che proiettano una gran quantità d’ombra, senza però intralciare del tutto il passaggio dei raggi del sole. Un venticello particolarmente rinfrescante smuove con una certa vivacità i rami degli alberi.
 
C’è un fiume qui vicino. Sento il piacevole e melodioso scorrere dell’acqua, accompagnato da un ritmo costante dato dallo sciabordio dell’acqua sui ciottoli e sulla riva.  
 
-Proprio il posto perfetto.- Sento dire a Myotismon. –Per la mia sorpresa!-
 
Sorpresa?
 
Mi fa scendere dalla carrozza, dopo avermi bendato gli occhi.
 
Sono stranamente eccitata.
 
Non so perché.
 
Sarà l’atmosfera, saranno le circostanze, o semplicemente la presenza di lui, al mio fianco.
 
Forse tutte queste cose insieme.
 
-Adesso, prosegui sempre dritto!- Mi guida lui, sostenendomi, tenendo le mani appoggiate alle mie spalle.
 
-Eeh…stop!- Mi ferma, per poi sbendarmi.
 
-Adesso guarda!- Esclama, con tono emozionato.
 
Una volta che la mia vista si ri-abitua alla luce del sole, rimango a bocca aperta.
 
Questo posto è semplicemente…incantevole!
 
Sembra uscito da un libro di fiabe.
 
Una volta ripresami dallo schock, noto che, sull’erba, sotto di noi, c’è una tovaglia a quadretti rossi e bianchi, con sopra quello che sembra un cestino da pic-nic.
 
-Vogliamo accomodarci?- Domanda Myotismon, sorridendo quasi sensualmente. Io annuisco, e ci avviamo verso la tovaglia.
 
Una volta seduti, si sfila gli stivali.
 
Io lo imito. La sensazione che provo ad avere l’erba fresca sotto i piedi è indescrivibile.
 
Lui sembra pensieroso. –Uhm… niente male!- Commenta, dopo aver fatto qualche passo a piedi nudi.
 
-Bene. E adesso…- Comincia con fare eclatante: – Buon appetito!- Prosegue, in tono scherzoso.
 
Io apro il cestino e comincio a tirare fuori le cibarie.
 
Ci sono dei tramezzini di vario tipo e diverse bibite, alcuno gassate e altre no.
 
-Certo, non sarà mai come il pesce di quella sera, ma spero che ti piacciano!- Mormora Myotismon, un misto d’imbarazzo e aspettativa nella sua voce.
 
Io annuisco e comincio a mangiare. Sono assolutamente deliziosi.
 
Glielo dico.
 
Lui sorride, soddisfatto.
 
Finito il pranzo, ci sdraiamo tutti e due, con le braccia incrociate dietro la testa, e guardiamo il cielo.  
 
Io, dopo un po’, mi alzo e mi avvicino al lago che si trova davanti al punto in cui abbiamo mangiato. Ci sono dei fiori. Inizio ad annusarne uno, di color giallo.
 
Una farfalla fa capolino dal fiore e mi sfiora il naso, per poi allontanarsi velocemente e andare a posarsi…
 
Sul naso di Myotismon.
 
Lui apre gli occhi, sentendo il delicato tocco del piccolo insetto.
 
I suoi occhi si spalancano per la sorpresa.
 
-Oh…- è tutto quello che riesce a dire.
 
Io, a quella vista, sento una strana tenerezza per lui.
 
Vederlo così rilassato e sorpreso, mi fa sciogliere qualcosa dentro.
 
Sembra un bambino.
 
Io, silenziosamente, colgo il fiore che ho annusato poco prima e mi avvicino di soppiatto.
 
Poi, lentamente, mi chino su di lui, e, dopo un attimo di esitazione, lo bacio.
 
Lui, ancora assorto nella contemplazione della farfalla, si accorge solo in quel momento di quello che sta accadendo.
 
L’insetto riprende il volo, inconsapevole di quanto accade subito dopo.
 
Lui, ripresosi dalla sorpresa, mi bacia, dolcemente. Ci abbracciamo.
 
È tutto così…meraviglioso e allo stesso tempo assurdo.
 
Non potrebbe essere più perfetto.
 
Finito il bacio, io, avvicinato il fiore al mio maestro, me lo appunto fra i capelli.
 
Lui annuisce, soddisfatto.
 
-Ti  dona molto!- Sussurra.
 
Poi, allunga una mano e mi accarezza una guancia.
 
Non indossa i guanti e questo rende il contatto ancora più intimo.
 
-Le somigli tanto…- Lo sento dire.     
 
Somiglio a chi?
 
Non glielo domando, per paura di suonare indiscreta.
 
-Passiamo la giornata qui!- Propone lui, speranzoso. Io annuisco, contenta.
 
È il tramonto, ormai. È quasi ora di tornare.
 
È stata una giornata magnifica.
 
Dopo il bacio, siamo rimasti sdraiati l’uno accanto all’altra, e ci siamo appisolati. Lui prima di me. Non è abituato a stare sveglio durante il giorno.
 
L’ho osservato, mentre dormiva. Sembrava così sereno. Il suo viso è veramente perfetto. E, senza ,maschera, sembra ancora più bello. Perfino i canini sporgenti contribuiscono ad accentuarne il fascino.
 
Una cosa è sicura. Quando dorme non sembra affatto il mostro che credevo di conoscere.
 
Dopo aver riposato, lui si è buttato nel lago, per rinfrescarsi. Aveva indosso i pantaloni, e a torso nudo, tutto bagnato, i suoi muscoli erano ancora più visibili. Il torace e l’addome scolpiti, le spalle larghe, e i capelli biondi scuro, a causa dell’acqua.
 
Era una vista mozzafiato.
 
Ho dovuto fare forza su me stessa, per non sbavare come una ragazzina.
 
E le sue braccia, così perfette, così forti…
 
Si, ho davvero rischiato di sbavare a fiumi.
 
Che vergogna!
 
Poi, all’improvviso, si è girato verso di me, e con fare provocante e scherzosamente minaccioso, mi ha detto:
 
-Angioletto… adesso tocca a te!-
 
Io avrei voluto protestare, ma lui, incurante di tutto, mi ha sollevata e gettata in acqua a forza.
 
E così, mi sono dovuta togliere la camicia.
 
Credo di essere diventata rossa come un pomodoro, a quel punto.
 
Lui si è immerso e ha cominciato a schizzarmi, ed io ho fatto lo stesso.
 
Alla fine della “battaglia” , eravamo entrambi esausti.
 
-Hai combattuto bene, Angioletto…- Mi ha detto poi – Ma adesso… è il momento del dessert!-
 
Che accidenti voleva dire?
 
Non feci in tempo a chiederglielo, che lui mi fu addosso.
 
Mi cinse le spalle con dolcezza  e avvicino le labbra al mio collo.
 
A quel punto capì. E mi spaventai.
 
-Myotismon…- Pigolai, con voce acuta – Ho fatto qualcosa che non va?-
 
Lui mi rispose, ridendo – No!- Poi, con tono scherzoso aggiunse:
 
-Ma Dracula vuole il suo dessert!-
 
Poi, con una delicatezza che non credevo possibile, mi morse il collo. Fece penetrare i denti in profondità. Poi si allontanò.
 
Io rimasi un momento confusa.
 
Poi lui tornò in dietro con in mano…una cannuccia?!
 
-Ecco fatto!- Ghignò, per poi piantare la cannuccia dentro i buchi che aveva fatto.
 
-Myotismon…- Domandai incuriosita. – Ma perché la cannuccia? Credevo che i vampiri succhiassero il sangue direttamente dalle ferite.-
 
Lui s’interruppe un momento, per poi dire:
 
-Dracula non succhia! Dracula morde e lecca! Così!-
 
E, ciò detto, estrasse la lingua e la fece tremolare leggermente, emettendo un buffo suono.
 
Poi, senza degnarmi di uno sguardo, riprese a bere, come se nulla fosse.
 
Adesso io sono rimasta sola. Lui è andato a fare una cosa, non ha specificato di che si tratta:
 
-Io devo sapere tutto quello che fai tu, ma la cosa non vale al contrario!- Mi ha fatto presente, in tono da nonnetta bisbetica. Ormai non ci faccio più caso. So che è fatto così.
 
Sento dei passi. Forse è lui.
 
-Myotis…- Comincio a dire, solo per sentirmi tappare la bocca da una mano. Che non è la sua.
 
È molto buio, ma da qui riesco a vedere chiaramente due occhi che mi fissano. Non sono i suoi. Sono molto diversi.
 
-Ciao, bella bambolina!- Pronuncia il Digimon, facendosi avanti. È un Phelesmon. Io vorrei allontanarmi da lui, ma la sua coda mi si avvolge intorno, bloccandomi braccia e gambe.
 
Cerco di liberarmi, ma lui non si scompone, anzi ne sembra compiaciuto.
 
-Ma guarda… sei una battagliera eh?- Mi schernisce , facendomi infuriare. La mano libera intanto mi scioglie i capelli.
 
-Già. Il caro cugino ha sempre avuto fortuna, con le donne. Io, invece…- Prosegue lui.
 
Cugino? Possibile che lui sia? No, non può essere!
 
-Lo so che stai pensando…- Comincia l’altro, con voce suadente – Ma…- Prosegue , solo per essere interrotto.
 
-Tu!- Ruggisce una voce, alle nostre spalle. è Myotismon!
 
-Ci si rivede, caro cugino! – Saluta l’altro, nel mentre stringendomi più forte a sé, e facendomi voltare, in modo che possa guardarlo in viso.
 
La sua espressione è furente ma vedo qualcos’altro nel suo sguardo.
 
Sembra…preoccupato.
 
-Lasciala stare!- Intima, con tono freddo. Non ha perso la sua compostezza.
 
-Si, tra un minuto, cugino!- Riprende l’altro, con voce intrisa di miele, ma è ovviamente falso. –Via, non ti scaldare!- Prosegue, fingendosi dispiaciuto, per poi guardarmi. –Non vorrai fare l’egoista, e tenerti questo bel bocconcino solo per te, vero?- Mugola, con fare eccitato.
 
Ma come osa?
 
Con uno scatto, mi libero dalla sua presa, e gli sferro un calcio in mezzo alle gambe.
 
Si contorce dal dolore e appoggia le mani sulla parte colpita.
 
Ma, prima che io possa allontanarmi, mi afferra un polso e fa per attirarmi nuovamente a sé.
 
Quando sto per liberarmi, qualcosa lo colpisce, in pieno viso, facendogli mollare la presa.
 
Io vado da Myotismon, allora e lui si para davanti a me, per proteggermi.
 
-Va nella carrozza!- Mi intima. – Ma tu…- Protesto debolmente.
 
-Niente “ma”. Va nella carrozza! ORA!-
 
Allarmata dal suo tono, scappo in direzione della carrozza.
 
M’infilo dentro e chiudo la porta a chiave.
 
Ho paura. Non avrei dovuto lasciarlo solo!
 
So che è molto forte, ma sono comunque preoccupata!
 
Ho paura che commetta qualche sciocchezza.
 
-Sei spaventata vero?- Una voce alle mie spalle mi fa sussultare.
 
-Non ce n’è motivo.- Prosegue la voce. Mi volto di scatto e mi trovo faccia a faccia con Phelesmon.
 
Prima che io possa aprire la carrozza ed uscire, lui m’intrappola fra le sue braccia.
 
Io suo tocco è assolutamente disgustoso. Freddo e viscido, proprio come lui.
 
Quello di Myotismon invece, è sempre stato caldo e rassicurante, nonostante quello che pensavo di lui prima.
 
Adesso mi sta accarezzando i capelli. Vorrei allontanarlo da me, ma non ci riesco.
 
Poi, lui estrae qualcosa dal taschino della giacca.
 
È una siringa, contenente uno strano liquido trasparente.
 
-Tranquilla, biondina.- Mi sussurra, afferrandomi un braccio e preparandosi a iniettarmi la misteriosa sostanza. – Non sentirai nulla!-
 
Io cerco nuovamente di liberarmi. E cerco di chiamarlo.
 
-Myotismon! Myotis…mhhhfh!- è tutto quello che ho il tempo di dire, prima che lui mi tappi la bocca.
 
-Shhh, no, non fare così, dolcezza.- mi rimprovera Phelesmon, all’orecchio. La sua voce mi fa venire i brividi. È orribile!
 
Poi, mi inietta la strana sostanza.
 
Mi tiene stretta per qualche minuto.
 
All’inizio non succede nulla.
 
Poi, quando mi lascia andare, ed io cerco di allontanarmi, quasi perdo l’equilibrio.
 
Mi sento debole. E stordita.
 
Cerco di aprire la bocca ma mi sento come rallentata.
 
Che mi succede?
 
Faccio fatica anche a pensare.
 
Aiuto…qualcuno mi aiuti…Myotismon…
 
Lo sento ridere, mentre mi accascio sfinita sul sedile della carrozza.
 
Poi, quando sembra in procinto di baciarmi, qualcosa lo blocca.
 
Lo sento sbattere violentemente contro il vetro.
 
-Angewomon!- Qualcuno mi chiama. È Myotismon!
 
È arrivato,finalmente!
 
Mi sforzo e riesco a gran fatica, a guardarlo.  Cerco di muovermi, ma lui mi fa segno di stare ferma.
 
-Angewomon, resisti!-M’incita.
 
Questa situazione, mi ricorda l’incubo di qualche mese fa.
 
-Mi occupo di questo guastafeste, e poi torniamo a casa, va bene?- Mi rassicura, prendendomi le mani.
 
Io annuisco a fatica, nel mentre Phelesmon è stordito per la botta, ma si sta riprendendo.
 
-Tu cerca di restare sveglia, intesi?- è la sua ultima raccomandazione, prima di tornare alla carica, con una spallata che coglie di sorpresa l’altro.
 
Io mi sento così debole.
 
I due continuano a lottare, Myotismon sopra il cugino, poi, ad un tratto, l’altro fa cadere Myotismon, usando la coda.
 
-Non è un buon modo per salutarsi. È così che si trattano i parenti, Darren?-  
 
Quel nome…no, è impossibile!
 
-Sta zitto, Demon!- Sibila Myotismon, rialzandosi e pulendosi un rivolo di saliva che gli è colata sul mento.
 
-E va bene, va bene, ho capito… me ne vado…- Borbotta l’altro, in tono finto sconsolato –Ma ci rivedremo, sappilo!- Dopo di che sparisce.
 
Io sono ancora stordita. Myotismon entra nella carrozza e si avvicina a me. Lo sento borbottare fra i denti.
 
Poi, ispeziona le mie condizioni.
 
-Mhh…sembra che dovrò succhiarti via il veleno.- Costata con fare professionale.
 
Allora io, debolmente gli ricordo:
 
-Credevo…che avessi detto che…Dracula…non succhia…Dracula morde…e lecca…-
 
Lui sorride, per poi dire, con voce dolce –Sempre a scherzare eh? Angioletto? – Poi, torna serio e comincia a succhiare via la sostanza che quel Demon o come si chiama mi ha iniettato.
 
Poi la sputa, poco elegantemente, fuori dal finestrino.
 
Dopo un po’, mi sento meglio.
 
Lui allora, si ripulisce, sedendomisi accanto, e appoggiando un braccio intorno alle mie spalle, per poi coprirmi con metà del suo mantello.
 
-Andiamo a casa!- Mi sussurra.
 
Dopo un po’ di tempo, non so esattamente quando, lui prende a raccontare:
 
-C’è una parte della storia che non conosci, Angioletto.-
 
Poi, senza aspettare che io risponda, dice:
 
-Dopo essere scappato dal posto in cui Flare era morta, il piccolo Darren si ritrovò solo, un  posto sconosciuto.
 
Si nascose in un vecchio castello abbandonato e, a causa della sua decisione di chiudere il suo cuore, allenandosi per diventare più forte, si evolse in IceDevimon. Dopo molto tempo, si trasformò in colui che avrebbe portato terrore nel mondo digitale.
 
E così, una volta fatto, creò un’armata, con la quale aveva intenzione di sottomettere l’intero DigiWorld e la Terra.
 
Dovevano  pagare tutti. Non era giusto che fossero felici, quando lui non poteva esserlo. E, dominando il mondo, nessuno si sarebbe più permesso di fargli del male. Questo pensava il vampiro.
 
Passarono gli anni. Una sera, mentre stava uscendo per la caccia, il nostro Darren  incontrò qualcuno.
 
Qualcuno che gli avrebbe cambiato la vita.
 
Questa Digimon, tempo dopo si evolse.
 
Lui l’aveva sempre maltrattata. Era per  via dei suoi occhi.
 
Gli ricordavano troppo i suoi, prima che decidesse di cambiare.
 
Successivamente, questa Digimon incontrò un mago, col quale stabilì un profondo rapporto d’amicizia.
 
Questo per Darren era insopportabile. Non lo trovava giusto.
 
Per questo ce la mise tutta per rovinare la loro amicizia, rendendo le loro vite un inferno.
 
E , quando si apprestava a conquistare la Terra, accadde l’impensabile.
 
Il mago si sacrificò per l’altra Digimon, causando il ritorno di ricordi dolorosi per Darren.
 
Uno in particolare, lo colpì.
 
Le ultime parole del mago, così simili e così piene di significato, proprio come quelle di Flare.
 
Fu così, che decise di risparmiarle la vita. E, accortosi di ciò che aveva sempre provato per lei, e che aveva tenuto nascosto anche a se stesso, la portò via con sé.
 
Ma, qualcuno, che odiava Darren, tramava contro di lui.
 
Suo cugino Demon, che voleva fargliela pagare, per avergli “rubato” l’amore di sua madre.
 
E questo ci porta ad oggi.- Conclude, guardandomi serio.
 
Io non so che dire.
 
Allora è lui, Darren!
 
Non posso crederci. Eppure, sembra proprio così. Ci sono troppo coincidenze, per essere solo tali
 
-Era questa, l’altra motivazione?- Domando, riferendomi alla mancata morte di Wizardmon.
 
-In parte.- Asserisce lui. Poi, mi prende la mano e mi dice:
 
-Io… mi sono comportato in maniera orribile, con te…- Comincia, abbassando lo sguardo. –Con tutti e due.- Rettifica a voce bassa.
 
-Solo che…dopo quello che era avvenuto con Flare, io…- Prosegue, quasi piangendo.
 
Io lo fermo, posandogli una mano sul braccio.
 
-Non devi dire altro. Ho capito.-
 
Lui alza lo sguardo. I suoi occhi sono lucidi.
 
Io, allora, li sfioro con le dita, asciugandogli le lacrime.
 
Proprio come tre mesi fa.
 
Quando compresi che stava piangendo per me, tornai nella sua stanza e lo abbraccia. Lui non si mosse. Rimanemmo abbracciati in silenzio per un bel pezzo.
 
E adesso, la situazione è molto simile.
 
Io lo abbraccio, per rassicurarlo.
 
-Va tutto bene. Non ce l’ho più con te!- Affermo, sincera.
 
Adesso che so quali erano le sue motivazioni, non mi vergogno di ammettere che lo capisco. E, forse, anch’io avrei fatto la stessa cosa, al posto suo.
 
Ma io ho Kari. Lui è solo.
 
No. Lui ERA solo.
 
Adesso ci sono io con lui.
 
Prendo un  respiro profondo, inalando il suo profumo.
 
-Voglio restare con te. Per sempre!- Esclamo, guardandolo negli occhi.
 
Lui rimane sorpreso da questa mia affermazione.
 
-Ne sei sicura, Angioletto?- Mi domanda, incredulo. È così dolce.
 
-Si!- Rispondo convinta. Poi lo bacio.
 
Questo bacio è diverso dagli altri.
 
È meravigliosamente dolce.
 
Lui poi, posa un dito sotto l’elmo e lo solleva.
 
La sua espressione è quasi sconvolta, ma sollevata.
 
Emette un sospiro di sollievo.
 
-Evvai! Finalmente!- Esulta, come un bambino. Poi torna serio e spiega:
 
-Era da una vita che aspettavo questo momento!-
 
Restiamo abbracciati insieme per tutto il tragitto.
 
Una volta tornati lui sembra ricordarsi qualcosa.
 
-Oh, accidenti… quasi dimenticavo l’altra sorpresa!-
 
Afferma, battendosi una mano sulla fronte.
 
Poi, ad occhi chiusi mi fa salire fino alla mia stanza.
 
Poi apre la porta e me la mostra.
 
Io sono scioccata.
 
-é…è…meravigliosa!- gli dico, abbracciandolo.
 
-Si, ero quasi sicuro che ti sarebbe piaciuta! Dopotutto, il grande Myotismon non sbaglia mai!-
 
-Sta cominciando a suonare come Etemon!- Lo avverto, scherzosamente.
 
-Sei sicura?- Mi domanda, leggermente inquieto. Io annuisco e lui sembra agitarsi.
 
-Ma tu sei unico…- Asserisco, per rassicurarlo. Lui si rasserena.
  
-Beh, è stata una giornata lunga...io vado nella mia stanza a leggere un po’! Tu riposati!-
 
Io annuisco e faccio per chiudere la porta. Lui mi ferma.
 
-Stai dimenticando queste, Angioletto!-
 
Mi mostra delle chiavi. Sono le chiavi della mia stanza.
 
Le prendo, con mani tremanti, sorpresa.
 
-Ora puoi andare!- Mi dice, facendo un’ occhiolino.
 
Io rimango immobile davanti alla porta chiusa. Sono stupefatta.
 
Poi, il mio sguardo torna alla mia stanza.
 
L’ha fatta ri-arredare. Adesso è molto più bella.
 
Le pareti sono dipinte con un color lilla, ho un armadio enorme compreso di scarpiera, ed un comodino, accanto al letto.
C’è una scrivania al centro della stanza, con dei libri appesi ad una libreria montata sulla parete.
 
Ci sono anche delle tende, in tinta con le pareti, alla finestra.
 
Sul comodino c’è un pacchetto, con un biglietto sopra.
 
-Spero che il mio regalo sia di tuo gradimento.
 
Tuo, ora e per sempre.
D.-
 
Apro il pacco e all’interno trovo una sfera, come quella che usa lui per comunicare col mondo esterno.
 
 Chissà se funziona.
 
La provo e, dopo qualche attimo, appare l’immagine di Kari. Sta insieme alla madre, in cucina. C’è anche Wizardmon, sporco di farina. Chissà che altro intruglio malefico stanno preparando. Rido, al vedere il mio amico imbronciato, incrociare le braccia.
 
Poi, smetto di pensarci e la sfera torna trasparente.
 
La poggio con delicatezza nel cassetto del comodino.
 
Poi mi metto a letto.
 
Leggo un po’, poi spengo le luci e mi metto a ripensare alla giornata che ho avuto.
 
E alla decisione che ho preso.
 
Si. Sono proprio soddisfatta di quello che ho fatto.
 
-Angioletto!- Mi chiama Myotismon, e io mi avvicino a lui, sorridendo.
 
Sono passati altri sei mesi.
 
Io e lui abbiamo cominciato a comportarci da fidanzati.
 
Ormai lo sanno tutti, come stanno le cose fra noi.
 
Lui, dopo quel giorno, mi ha permesso di uscire da sola, e mi ha anche aiutata a svolgere i miei compiti.
 
Ho potuto finalmente mantenere la promessa che feci a Tai l’anno scorso.
 
Gli altri ebbero reazione abbastanza strane, quando mi videro. Ma furono tutti felici.
 
-Ok, dai, smettete di ridere!- Sbottò imbarazzato Agumon, mentre gli altri si sbellicavano dalle risate, a causa di quello che gli avevo detto.
 
-Eccomi, Myotismon! Che succede?- Domando un po’ perplessa dal fatto che sia preoccupato.
 
-È arrivato il momento!- Replica solo.
 
Quindi stanno tornando. E ciò significa, che presto dovrò tornare a combattere.
 
E dovrò spiegargli tutto.
 
-Tranquilla, Angioletto. Ci sono io, con te!- Sussurra lui, rassicurante.
 
Io annuisco. Intanto mi preparò mentalmente.
 
Speriamo bene. Ho davvero una brutta sensazione al riguardo. 


Siamo arrivati al sesto capitolo! Grazie infinite a kymyt che ha messo la storia tra le  seguite e a sinizami  che l'ha preferita! Il prossimo sarà l'ultimo capitolo! spero di non deludervi! Un bacione.

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Capitolo 7
*** Rivelazioni ***


 
Rivelazioni

 
Come volevasi dimostrare. Lo sapevo che sarebbe successo qualcosa di brutto, prima o poi.
 
È stato tutto troppo facile, fin’ora.
 
Ho incontrato i ragazzi appena tornati a DigiWorld, qualche tempo fa.
 
C’erano Kari e TK, ma non solo.
 
C’erano altri tre ragazzi, con loro.
 
Un certo Davis, capelli a riccio, poco più scuri di quelli di Tai, con Veemon come Digimon.
 
Yolei, una ragazza dai capelli viola, molto chiacchierona, ma molto organizzata, con Hawkmon come partner. Almeno lui sa come farla tacere.
 
Poi c’era Cody, un ragazzo bassino, capelli castani, molto serio e discreto. E anche molto educato. Il suo partner, Armadillomon, è un gran giocherellone e credo abbia un pozzo senza fondo dove tutti noi abbiamo lo stomaco.
 
Dopo esserci ritrovate, io e Kari abbiamo fatto il punto della situazione.
 
A DigiWorld c’erano stati grandi cambiamenti.
 
Un’ essere umano, non si sa perché, ha preso a schiavizzare i Digimon, utilizzando degli strumenti chiamati Anelli del male, e ha creato degli obelischi neri, sparsi un po’ dovunque.
 
La loro presenza a quanto pare, blocca le evoluzioni degli altri Digimon. Fortuna che io sono arrivata al livello evoluto in maniera stabile, dopo il mio ritorno al suo servizio.    
 
Dopo un periodo di tempo non ben precisato, si è scoperto che il tizio in questione, che si faceva chiamare Imperatore Digimon, altri non era che un digi-prescelto anche lui.
 
Ken, il prescelto della Bontà. Il suo Digimon è un Wormmon, un piccolo bruco verde, che è davvero molto dolce. Mi ricorda Wizardmon, in un certo senso. Forse perché anche lui si è sacrificato per salvare il suo partner.
 
Dopo aver accolto il ragazzo tra noi, il quale a quanto pareva, non era in se in quel periodo, a causa della morte del fratello, ne abbiamo passate di tutti i colori.
 
Prima di batterlo, prima ancora che si scoprisse chi era, siamo finiti nel mare Oscuro.
 
Kari era stata attirata lì da una strana chiamata.
 
Pareva che ci fossero dei Digimon in difficoltà e così abbiamo cercato di aiutarli. Ma questi Digimon erano solo dei mostri, che volevano Kari per usarla a fini riproduttivi.
 
Che cosa disgustosa!
 
Ma io li ho rimessi al loro posto! Per qualche strana motivazione, quelle creature mi ricordano tanto i mostri del mio incubo.
 
Oltre a questo, ci sono stati diversi cambiamenti. Io non ho potuto, ma gli altri Digimon hanno cominciato a vivere a casa dei rispettivi partner.
 
 Mamma Kamiya si è rivelata fondamentale per permettere una pacifica convivenza coi Digimon, da parte degli altri genitori. Usando se stessa e Wizardmon, suo malgrado, come esempio, è riuscita a fargli accettare la loro presenza come naturale e non dannosa.
 
C’è da dire che ha funzionato splendidamente coi genitori di Ken, che erano stati preoccupatissimi per la sparizione del figlio.
 
Poi, a causa degli obelischi di controllo, i Digimon hanno dovuto evolvere in maniera diversa,  inizialmente, utilizzando un potere primordiale, che era parte integrante della vita di DigiWorld nei tempi antichi.
 
Patamon è digi-evoluto Pegasusmon così.
 
Successivamente, nel periodo di Natale, siamo andati in giro per il mondo, a fermare l’avanzata di alcuni Digimon che avevano attaccato utilizzando degli obelischi di controllo.
 
Si era scoperto che dietro Ken c’era la strana coppia formata da Arukenimon e Mummymon, il quale  quanto sembra è cotto di lei.
 
Una volta scongiurata questa minaccia, c’è stato l’arrivo di Daemon e dei suoi scagnozzi, MarineDevimon, SkullSatamon e LadyDevimon a interferire.
Il primo è stato affrontato dal Shakkumon, Dnaevoluto da Angemon e Ankylamon, digi-evoluto da Armadillomon.
 
SkullSatamon è stato battuto da Imperialdramon Fighter Mode, il quale è la DNA-Digi-evoluzione di Stingmon e ExVeemon.
 
Per quanto riguarda LadyDevimon… a lei ci ho pensato io, ovviamente!
 
Mi ricordo che, nascosto alla vista degli altri, Darren ha fatto il tifo per me.
 
Non che fosse la prima volta che ne affrontavo una, sia chiaro. La prima volta l’avevo affrontata quando ancora c’erano i Padroni delle Tenebre.
 
Comunque, si è scoperto che i quattro Digimon detti Supremi erano stati imprigionati da loro, e che la loro liberazione avrebbe comportato la perdita della possibilità per i primi otto prescelti di far evolvere i loro Digimon a livello evoluto e oltre, per sempre.
 
Ciò però, grazie al mio Darren, non è avvenuto.
 
Non ho ancora ben capito come abbia fatto, ma è riuscito a liberarli in maniera da non provocare troppi danni.
 
Così, tale perdita è temporanea, e i Digimon potranno ri-ottenere quelle forme una volta che anche questa emergenza sarà terminata.
 
Durante il periodo successivo alla sconfitta dell’imperatore, Arukenomon aveva dato vita a BlackWarGreymon, il quale, dopo averci combattuto diverse volte, ha deciso di sacrificarsi per chiudere un varco che collegava DigiWorld ad Hikarigaoka, una località del Giappone.
 
Agumon mi ha raccontato che, a quanto pare, il Digimon soffriva perché non aveva uno scopo per vivere.
 
Poco tempo prima di questo avvenimento, c’è stata la scoperta che dietro tutto quello che ci è capitato, c’era la mano di un umano, chiamato Yukio Oikawa, il quale, da bambino era un grande amico del padre di Cody e desiderava ardentemente  ritornare a DigiWorld.
 
Per questo aveva creato Arukenimon e Mummymon, utilizzando parti del suo DNA.
 
Scioccante e assurdo.
 
Tutto ciò lo si è scoperto dopo che Ken si è consegnato nelle sue mani, per evitare che facessero del male a dei bambini che erano controllati da un oggetto chiamato Seme delle Tenebre, che ha in sé una grande energia negativa. Ha usato quello di Ken per ferire mortalmente BlacWarGreymon.
 
Poi, utilizzando i semi delle tenebre di tutti quei bambini ai quali li aveva impiantati, ha cercato di arrivare a DigiWorld.
 
Trasportando noi con lui.
 
Dove lo abbiamo fermato. O così sembrava.
 
Lui si è come risvegliato da una sorta di trance, raccontandoci che tutto ciò ce aveva fatto gli era stato chiesto da una strana presenza che lo aveva raggiunto tre anni fa, poco tempo dopo la morte del suo amico.
 
 
Gli aveva promesso di aiutarlo a realizzare il suo sogno, in cambio della sua collaborazione, e lui, disperato, aveva accattato.
 
Ma, una volta giunti a DiiWorld, lui era tornato apparentemente normale.
 
Abbiamo passato del tempo tutti insieme, e lui si è subito attirato la simpatia di Cody, una volta che il ragazzo aveva capito che lui conosceva suo padre.
 
E dire che Cody era stato il più diffidente quando si era trattato di accettare Ken in squadra!
 
Poi, però, è accaduto qualcosa di strano.
 
Una strana presenza ha raccolto dentro se tutti i Fiori del male, germogliati dai semi delle tenebre.
 
Noi abbiamo aspettato che accadesse qualcosa, ma la strana presenza se ne andò immediatamente subito dopo.
 
Si era fatto buio, e noi avevamo deciso di rientrare. O meglio, gli altri, visto che io non potevo venire.
 
Mentre mi avviavo al castello, però, mi è venuto un gran sonno, improvvisamente.
 
E così mi sono addormentata.
 
E questo mi riporta alla situazione attuale.
 
Non  mi sono mai sentita più stupida come adesso.
 
Sono cascata in un trucco davvero stupido!
 
Non faccio che ripetermelo, nel mentre tentando di liberarmi dalle catene che mi bloccano polsi e caviglie.
 
Inutile.
 
Più mi sforzo, più m’indebolisco.
 
-Smettila di agitarti, bambolina. Lo sai che non serve a nulla!-
 
Mi riprende lui, con voce melliflua e tono ironico.
 
Phelesmon, cugino di Myotismon, colui che mi tiene prigioniera da non so quanto tempo.
 
-Rilassati, tanto fra poco avrai compagnia!- Aggiunge lui, viscidamente.
 
-Sei disgustoso!- Gli sibilo, cercando di suonare minacciosa.
 
Lui si limita a fare un inchino e dire:
 
-Grazie, troppo buona.- Poi, con fare rivoltante e, secondo lui, sensuale, mi s’avvicina, avvolgendo la coda intorno al mio corpo, e sollevandomi il viso con la punta dell’indice guantato.
 
Gli sputo in faccia, costringendolo ad allontanarsi.
 
-Così mi piaci, bionda!- Si complimenta pulendosi la faccia con il dorso della mano. –Combattiva e fiera!-
 
Poi mi si avvicina di nuovo.
 
-Mi piacciono le sfide.- Aggiunge, guardandomi in maniera sinistra.
 
-Sarà un piacere piegarti!- Conclude, ridendo malvagiamente.
 
Poi si ricompone e mi annuncia:
 
-Fra poco ci sarà il gran finale! – Con fare eccitato. –Non vedo l’ora! Soprattutto di vedere la faccia del caro cugino, quando scoprirà la mia sorpresa!-
 
Poi, mentre si volta e fa per andarsene, mi avverte:
 
-Ascolta, bambolina: dopo la mia sorpresa, potrei anche decidere di disfarmi di lui. Ti conviene riflettere bene su quello che hai intenzione di fare! La sua vita dipende da te!-
 
Poi, esce e chiude la porta alle sue spalle, lasciandomi sola.
 
Che cosa significa?
 
Di che sorpresa stava parlando?
 
Ho una gran paura di scoprirlo.
 
Passano le ore, e non accade nulla. Questo silenzio mi sta facendo impazzire.
 
Oh, Darren. Dove sei? Ti sei già accorto che sono sparita?
 
 Vorrei poter fare qualcosa, ma non posso.
 
Mi sento così inutile.
 
Se solo fossi qui.
 
Allora mi sentirei più sicura.
 
Demon è odioso.
 
Giuro che non ho mai conosciuto nessuno peggiore di lui.
 
Sembrava anche molto sicuro di sé.
 
Non so perché ma questa sua sicurezza mi fa venire i brividi.
 
Sento dei passi, in avvicinamento.
 
E delle voci.
 
Sono i ragazzi!
 
-Sei sicura che sia la direzione giusta, mia cara?-
 
Ma questa è la voce di Mummymon!
 
-Certo che si, sciocco idiota bendato!- Arukenimon?
 
-Via, adesso non litigate!-
 
Questa è la voce di Oikawa.
 
-Bene, eccoli arrivati! Adesso li sistemo io!- Proclama Phelesmon, comparso all’improvviso nella stanza.
 
-Dove sarà Angewomon?- Questa è la voce di Kari. Sembra estremamente preoccupata.
 
-La troveremo, ne sono sicuro!- Le dice TK. Meno male che c’è lui, perché Davis è davvero impossibile a volte.
 
-Chiunque sia stato, la pagherà! Giusto ragazzi?- Eccolo, c’è anche lui.
 
-Speriamo bene.- Aggiunge Cody, un po’ timoroso.
 
-Ragazzi, bisogna pensare positivo, ma tenere gli occhi ben aperti!- Commenta Yolei, con la sua solita voce squillante. Io aggiungerei anche la bocca chiusa, ma da qui non posso fare molto.
 
-Non sembra strano anche a voi, questo posto? È deserto!- Costata Ken, in tono preoccupato.
 
-Ken, ci sono io con te!- Cerca di confortarlo Wormmon.
 
-E noi allora, che ci stiamo a fare qui, le belle statuine?- Aggiunge Patamon, in tono finto offeso.
 
-M-mi spiace…s-scusa!- Balbetta intimorito Wormmon.
 
Patamon scoppia a ridere, poi Hawkmon lo riprende:
 
-Smettila, lo stai spaventando!-
 
-Ha ragione, insomma, ha solo fatto un commento, che c’è di male?- Aggiunge Armadillomon, col suo tono calmo e rilassato.
 
-Ragazzi, io ho fame!- Si lamenta poi.
 
-Tu hai sempre fame, Armadillomon!- Sento dire a Cody, in tono sconsolato. I ragazzi ridono.
 
-Che mi sono perso?- Domanda Veemon, sempre distratto.
 
Intanto, Demon sta immobile vicino ad una leva, e muove la coda nervosamente, avanti e indietro.
 
Ha una strana espressione in viso, come se fosse in attesa di qualcosa.
 
Dopo un po’, abbassa la leva.
 
I ragazzi e i Digimon gridano, sorpresi.
 
Poi non li sento più.
 
-Che cosa gli hai fatto, maledetto?- Grido, tentando di capire cosa può aver architettato.
 
-Nulla di che. Li ho soltanto…come dire…allontanati da qui!-
 
Risponde, ambiguo.
 
-Perché?- Gli domando, ancora incapace di comprendere che cos’abbia in mente.
 
-Perché non disturbino la nostra…riunione di famiglia!- è la sua replica.
 
-E adesso…- Comincia poi, voltandosi verso uno schermo, che accende facendo proiettare un’immagine distorta.
 
-Eccolo! Sta arrivando!- Ghigna, per poi venire verso di me e, appoggiatomi un braccio intorno alle spalle dire, con fare maligno:
 
-Guardalo adesso, perché non so se potrai vederlo ancora a lungo!-
 
È Myotismon. Si sta avvicinando a noi, nella sua carrozza.
 
-Eh si, cugino. Finalmente, dopo tutti questi anni, avrò la mia giusta vendetta.- Esclama esaltato Demon, ridacchiando.
 
-DEMON!- Urla Darren, ormai vicinissimo. –Che cosa hai fatto?- Quel tono furente mi fa quasi sussultare e provoca delle grasse risate di Demon.
 
-Ah, eccoti qua, caro cugino! Sai, stavamo proprio parlando di te!-
 
Dice Demon, con fare gioviale e viscido.
 
-Lasciala andare! Lei non c’entra niente con…-
 
Inizia Darren, ma Demon lo interrompe.
 
-Au contraire, mio caro. Lei c'entra. C'entra eccome!-
 
-Spiegati!- Ordina furioso Darren, nel frattempo entrato nella stanza. La porta si richiude alle sue spalle.
 
Ora siamo solo io, lui e Demon.
 
-Non fare così. non sai che arrabbiarsi troppo fa male alla pressione? E non solo a quella…- Minaccia Demon, facendo un gesto con la mano, indicandomi.
 
Vedo Darren spalancare gli occhi dal terrore e dalla rabbia.
 
-Si, hai capito. Perciò adesso rilassati e lasciami spiegare con calma.- Riprende Demon, ghignando serafico.
 
Io cerco nuovamente di liberarmi, ma l’unico risultato che ottengo è di sanguinare.
 
Maledizione!
 
-Innanzitutto…- Inizia Demon, sedendosi a terra, imitato da Darren. -Devi sapere come ho fatto a diventare quello che sono ora. Sai che in genere BlackGatomon non può evolvere in Phelesmon, giusto?-
 
Darren annuisce. Anch’io mi stavo chiedendo come fosse possibile.
 
-Io, una volta liberatomi di te, tornai a casa da mio padre. Gli dissi che c’era stato un piccolo incidente e che purtroppo tu eri morto!-
 
Vedo Darren serrare le mascelle ed emettere un sibilo minaccioso.
 
-Il povero paparino non resse alla notizia purtroppo, e anche lui passò a miglior vita…si fa per dire!- Prosegue, con una risata oscena Demon.
 
A quel punto Darren  rimane spiazzato. Non se l’aspettava.
 
-Dopo che entrambi i miei genitori morirono, appresi che tu eri ancora vivo.-
 
La sua voce ha avuto una strana inflessione quando ha pronunciato miei.
 
-E così, non mi rimase che una cosa da fare…- Continua a raccontare Demon, con fare eclatante. – Vendicarmi!- Aggiunge, con enfasi, ghignando in maniera tetra e sinistra,
 
-Dal momento che da quando tu eri arrivato in famiglia le cose per me non avevano fatto altro che peggiorare, dovevo fartela pagare!-
 
Insiste Demon, cominciando a camminare avanti e indietro, la coda che oscilla, rigida.
 
-E così, pensai bene di cambiare la mia linea evolutiva, perché, per poterti battere, dovevo rassomigliarti, in qualche modo.-
 
Ma che accidenti significa? Lui non è un vampiro!
 
-E quindi, regredito a livello intermedio, digi-evolsi in DeviDramon, per poi diventare ciò che sono ora!-
 
Continua, senza smettere di fare avanti e indietro.
 
-Ma, batterti semplicemente non mi basta. No. Dovevo distruggerti! Completamente!-
 
Dove vuole arrivare con questo?
 
-E per farlo, dovevo prima scoprire tutto di te. Per questo ho cominciato a spiarti, e ho capito, prima ancora che tu stesso te ne rendessi conto, come stavano le cose!- Esclama, in tono da grande rivelazione.
 
Poi mi si avvicina.
 
Io cerco di appiattirmi contro la parete, manovra che si rivela inutile, in quanto lui mi afferra una caviglia con la coda, costringendomi ad avvicinarmi a lui, per quanto possibile, date le catene.
 
-Tu, mio caro cugino, hai un punto debole! Uno che ti porterà alla rovina!-
 
Gongola, prendendomi il viso tra le mani.
 
Sento il suo fiato nauseabondo entrarmi nelle narici.
 
-Stalle lontano!- Urla Darren, facendo per alzarsi da terra.
 
-Stai tranquillo, mio caro. Non le torcerò un capello, per ora!- Lo rassicura Demon, per poi lasciarmi andare e tornare verso Darren.
  
-Lei è la mia carta vincente!- Aggiunge, con fare vittorioso. –Attraverso di lei, sarò in grado di eliminarti, definitivamente!- Insiste, con fare fanatico, gesticolando con le mani.
 
-Ti farò subire la più grande sconfitta della tua esistenza, caro cugino, sarai annientato, fuori e dentro!- Detto questo, scoppia in una fragorosa quanto inquietante risata.
 
Darren fa per alzarsi, ma lui lo ferma, con un gesto.
 
Poi, abbassa una leva, e subito, una parete trasparente si frappone fra me e loro.
 
Essa si richiude su se stessa, intrappolandomi fra la parete e il poco spazio sul davanti.
 
-Bene. È ora che lo spettacolo cominci!- Proclama Demon, ridacchiando.
 
Subito dopo, si avvicina nuovamente alla console con la quale controlla tutto quello che avviene al di fuori di questa stanza.
 
Sullo schermo appaiono umani e Digimon, intrappolati in quella che sembra una trappola sotterranea.
 
Che avrà in mente questo mostro?
 
Lo vedo premere alcuni pulsanti.
 
Poi dice:
 
-Ascolta cugino. L’idea di batterti senza una lotta, non mi attrae.-
 
Afferma, enigmatico.
 
Darren sembra confuso e allarmato.
 
Non è abituato a non conoscere cosa ha in mente il suo avversario e questo lo blocca.
 
-Voglio proporti una sfida.- continua lui, sogghignando.
 
-Ti darò l’opportunità di salvare te stesso, quei ragazzi e la tua bella!-
 
Così dicendo, si volta verso di me.
 
-Adesso osserva!- Esclama poi, e, subito dopo, preme alcuni pulsanti.
 
All’inizio sembra tutto normale.
 
Poi, all’interno dello spazio in cui sono confinata, succede qualcosa.
 
Vedo una strana sostanza nera colare, gocciolando, dal soffitto.
 
Sembra la stessa del mio incubo.
 
Mi volto verso lo schermo.
 
-Suppongo che dovrò darti qualche spiegazione, vero?- Domanda Demon rivolto a Darren.
 
-Il punto in cui è rinchiusa Angewomon si riempirà di materia oscura liquida, lentamente, fino a sommergerla e inghiottirla. Quando ciò avverrà, lei verrà lentamente trasformata in energia oscura!-
 
Vedo Darren tremare di rabbia. Sembra molto spaventato.
 
-Per quanto riguarda gli umani, invece, l’ossigeno in quella stanza  diminuirà lentamente, fino ad ucciderli tutti!-
 
Oh, no! Kari!
 
Ricomincio a fare forza per liberarmi dalle catene, senza successo.
 
-E ora. Il gran finale!- Esulta Demon, con tono trionfale.
 
-La mia sorpresa!-
 
Dopo queste parole, avviene l’impensabile.
 
Demon sta…evolvendo!
 
 Sia io che Darren fissiamo allibiti la scena che si sta consumando davanti ai nostri occhi.
 
Dopo un lungo minuto, la figura di Phelesmon è rimpiazzata da quella che sembra essere una versione ingigantita e coperta di armatura, di Myotismon.
 
-MALOMYOTISMON!- Grida il Digimon, finita la trasformazione.
 
È arrivato al livello Mega!
 
E adesso?
 
Mi volto verso Darren, che sembra essere sconvolto quanto me.
 
Poi, i suoi occhi si accendono di rabbia e determinazione.
 
E il suo corpo s’illumina.
 
Anche lui sta evolvendo.
 
Ma, una volta che la luce è scomparsa, l’essere che ne viene fuori, ha fattezze molto più animalesche rispetto a quelle dell’altro.
 
-VENOMMYOTISMON!-
 
Ruggisce, per poi mettersi in posizione d’attacco.
 
Poi,  i due iniziano la lotta.
 
-Troppo prevedibile, cugino!- Demon schernisce Darren, evitando un calcio al fianco.
 
Poi si getta su di lui.
 
Darren lo schiva all’ultimo istante, ma, ancora una volta, il suo attacco non va a segno.
 
I due proseguono la lotta, utilizzando le loro tecniche speciali.
 
Darren scaglia un raggio d’energia, proveniente dal suo addome, che c’entra Demon e lo fa indietreggiare.
 
Anche lui colpisce, utilizzando una specie di nebbia rossa, che fonde tutto ciò con cui viene in contatto. Darren la evita.
 
Demon cerca di colpirlo con la coda, ma Darren lo blocca.
 
Poi lo solleva e lo getta a terra, e si butta su di lui, poco prima che cerchi di rialzarsi.
 
Allora l’altro lo colpisce utilizzando uno dei demoni che ha sulle spalle. Darren emette un gemito, ma non molla la presa.
 
Intanto i ragazzi stanno facendo fatica a respirare, e la sostanza nera si sta espandendo sempre di più.
 
Cerco di usare i miei poteri per bloccarla, ma le catene li assorbono.
 
Intanto, Demon sta cercando di stritolare Darren, che però non molla la presa.
 
-Tu, maledetto! Come hai osato rubarmi l’amore di mia madre!- Gli ringhia contro lui, irato.
 
-Prima che arrivassi tu, loro amavano me!- Continua. Darren lo graffia.
 
-Tu hai rovinato tutto!- Insiste Demon, poi, utilizzando la coda, riesce ad allontanarsi da Darren, per poi colpirlo e farlo cadere.
 
Io mi sento come soffocare. La strana sostanza nera è ancora poca, ma Kari sta male ed io, a causa del nostro legame, ne risento.
 
Demon sta scaricando addosso a Darren una raffica di attacchi e lui non riesce a reagire.
 
Ho paura che muoia.
 
Se continua così, sarà la fine per lui!
 
-è ora di farla finita!- Proclama Demon, in tono di vittoria.
 
-Vediamo un po’ che cosa stai pensando, cugino!- Pronuncia malignamente.
 
-Lascialo stare, vigliacco!- Grido, tentando di attirare la sua attenzione, per permettere a Darren di rialzarsi in piedi.
 
.Oh, scusami, hai ragione… stavo quasi per dimenticarmene!- Asserisce Demon, avvicinandosi a me, con aria sinistra.
 
-Guarda, cugino! Guarda come sei patetico! Fra poco ti ucciderò! Ma prima…- Ghigna, guardandomi con malignità.
 
-Voglio che tu assista al gran finale!- Esclama, cercando di creare suspence.
 
-La morte della tua amata!- Insiste, con fare teatrale e viscido.
 
Poi mi si avvicina, proiettando la sua enorme ombra su di me.
 
Io ho paura, ma cerco di restare immobile.
 
Non voglio dare a questo mostro la soddisfazione di vedermi tremare terrorizzata!
 
-Stai guardando, cugino?- Chiede, voltandosi parzialmente, e colpendo Darren, che cade nuovamente a terra, apparentemente sfinito.
 
-Finalmente! Dopo anni di attesa, il mio momento di gloria è giunto!- Esulta Demon, sogghignando.
 
-Una volta uccisa te, Darren diventerà docile come un agnellino!- Assicura, tornando a voltarsi verso di me.
 
-N-no…-  Sento dire a Darren.
 
-Come? Hai detto qualcosa, cugino?- Domanda sarcasticamente Demon.
 
-N-non ucciderla…- Lo sento implorare.
 
-E perché non dovrei?- Domanda lui, eccitato.
 
-Ti prego…- Mormora stancamente Darren.
 
Io non ce la faccio più!
 
Sono stufa di non poter fare niente, mentre Kari sta per morire e Darren è in balia di questo pazzo!
 
Ma, un momento…
 
Demon aveva detto che dovevo fa attenzione a quale parte avessi scelto…
 
Che si riferisse a questo?
 
-Ma che brava, bambolina, vedo che ci sei arrivata!- Risponde compiaciuto.
 
-Adesso, mia cara, dovrai fare una scelta.-
 
Continua poi, sempre con quell’orribile ghigno stampato in volto.
 
-Hai due possibilità:- Comincia, con fare teatrale.
 
 -Ti unisci a me e allora, forse, potrei anche decidere di risparmiare te e i tuoi amici e anche mio cugino!-
 
-Oppure puoi decidere di combattermi, ma a quel punto, i tuoi amichetti morirebbero senz’altro e Darren con loro!-
 
-Prenditi pure il tempo che ti serve. È una scelta difficile, dopotutto.- Mi invita, fissandomi serio.
 
-Ma cerca di non prendertene troppo.- Mi avverte, rammentandomi che i miei amici stanno ancora soffocando.
 
Comincio a pensare.
 
Che devo fare?
 
Che devo fare?
 
-Tic-Tac, Tic-Tac… il tempo scorre piccola!- Mi ricorda freddamente Demon.
 
Vedo Kari e gli altri ragazzi, che fanno sempre più fatica a respirare.
 
E Darren steso a terra, incapace di risollevarsi.
 
Prendo un  respiro profondo.
 
Apro la bocca per parlare, ma Demon mi blocca.
 
-Troppo tardi!-Sbotta, per poi sollevare la coda, verso di me.
 
-Tempo scaduto, biondina! Di addio a tutti!-
 
Poi, quasi a rallentatore, la sua coda cala su di me.
 
-NOOOOOOOOOO!- Sento Darren che urla.
 
-Cugino, rassegnati. Ormai ho vinto!- Proclama Demon, la sua coda vicinissima al mio volto.
 
La strana sostanza nera mi si è ormai avvinghiata alle gambe. Non posso muoverle.
 
Chiudo gli occhi.
 
Mi dispiace, Kari. Non ho potuto salvarti.
 
 Mi spiace, Wizardmon. Non ci rivedremo mai più.
 
Mi spiace tantissimo ragazzi. So che ci tenevate a me.
 
Darren, amore mio. Non so descriverti quanto il tuo amore sia stato importante per me.
 
Vorrei aver avuto più tempo per conoscerti e stare con te.
 
Ti amo. Ora e per sempre.
 
-Finalmente! Dopo tutti questi anni, io, il grande Demon mi prendo la mia giusta rivincita su di te, Darren!-
 
Lo sento dire, ormai completamente perso nelle sue manie di grandezza.
 
Poi la sua coda cala su di me, per colpirmi.
 
Passa un secondo. Poi un altro.
 
Sento uno strano fruscio, come se ci fosse stato un’ improvviso spostamento d’aria.
 
Poi, senza preavviso, sento il corpo di qualcuno frapporsi tra me e il colpo che mi stava arrivando addosso.
 
Apro gli occhi, confusa e spaventata.
 
No sarà che…?
 
No, no, no, NO!
 
-D-Darren…!- Balbetto, la voce mi muore in gola.
 
Perché?
 
Perché l’hai fatto, amore mio?
 
-S-stai bene, A-Angioletto?- Mi domanda lui, debolmente, mentre la coda di Demon penzola dal suo stomaco. Io annuisco, ancora sconvolta.
 
-Hahahahahahaha! Oh, che scena patetica! Il grande eroe che si sacrifica per salvare la sua bella! Hahahahahahaha! Oh, cugino, tu mi farai morire!-
 
Come osa quel verme ridere di lui?
 
Se solo potessi io…io…
 
Darren sta perdendo sangue.
 
Ci sono delle schegge di vetro addosso al suo corpo.
 
Sta per morire, lo sento!
 
-Darren…io…- Comincio, non sapendo bene cosa dire.
 
-Shhh… tranquilla…adesso ci penso io, a te.-
 
Ciò detto, mi libera dalle catene.
 
Poi, si accascia sfinito.
 
Io mi alzo, un po’ a fatica. I miei muscoli sono indolenziti.
 
Mi paro davanti a lui, anche se sono solo al livello evoluto non m’importa. Lo difenderò, costi quel che costi!
 
-Ho dimenticato di dirvi che i ragazzi stavano assistendo alla scena!- Afferma Demon, come se non gl’importasse di quello che ha fatto.
 
Kari ha visto tutto?
 
Allora ha anche sentito!
 
E adesso? Chissà cosa penserà di me…
 
Un rumore come di un’esplosione attira la mia attenzione, e quella di Demon, verso la porta.
 
C’è un gran polverone.
 
Che succede?
 
-Maledizione! Quei ragazzini si sono rivelati più furbi del previsto!- Si lamenta Demon, poi dice –Pazienza. Ormai è troppo tardi!-
 
Poi si volta verso di me, per finire il lavoro.
 
-Preparati, bellezza, è la fine per te! Poi toccherà al tuo amore!-
 
Io lo guardo con odio.
 
Da poco lontano, vedo arrivare i ragazzi, increduli e spaventati.
 
Solo Davis sembra contento.
 
-Maledizione! È troppo forte!- Sento dire ad un amareggiato TK.
 
-E tu dovresti essere il Prescelto della Speranza? Andiamo bene!- Lo stuzzica Davis.
 
-Ragazzi, non è il momento di litigare!- Dice Yolei, tentando di placare gli animi.
 
-Siamo proprio nei guai.- Costata amaramente Cody.
 
-Non è ancora detto!- Afferma Yukio, cercando di essere incoraggiante. A sorreggerlo ci sono Arukenimon e Mummymon.
 
-Come ha osato quel verme prendersi gioco di noi per tutto questo tempo!- Sbraita acidamente Arukenimon.
 
-Ragazzi, dobbiamo fare qualcosa!- Interviene Ken, con in braccio Wormmon.
 
-Angewomon!- Grida Kari, con le lacrime agli occhi. –Resisti!-
 
Annuisco, nel mentre avvicinandomi ancora a Darren.
 
-Siete arrivati giusto in tempo, ragazzini!- Sogghigna Demon, voltandosi a guardarli, per poi rivolgere la sua attenzione di nuovo a me e Darren.
 
-Per il gran finale!- Prosegue, poi fa per attaccarmi.
 
-Angewomon!- Grida nuovamente Kari.
 
Poi, succede una cosa incredibile.
 
Il suo Digivice s’illumina, fornendomi nuova energia.
 
Senza quasi rendermene conto, mi sto…evolvendo!
 
-ANGEWOMON…MEGA-DIGI-EVOLVE…-
 
Pronuncio, come in trance.
 
-OPHANIMON!-
 
Una volta terminata l’evoluzione, gli altri rimangono a bocca aperta.
 
Anche Demon.
 
Io ho tutta l’intenzione di fargliela pagare!
 
-Bel trucchetto davvero, bambolina, ma non basterà!- Proclama Demon, sicuro di sé.
 
-Cristalli di Sefirot!- Urlo, scagliandogli addosso dei cristalli di energia, che lo fanno indietreggiare, e cadere.
 
-Grah! Me la pagherai!- Ruggisce e cerca di colpirmi. – è la fine per te!- Aggiunge, protendendo una mano artigliata verso di me.
 
Io mi preparo a riceverlo alzando il mio scudo per difendermi.
 
Ma tra noi non c’è contatto.
 
Darren, respirando a fatica, si rialza e si para di fronte a me.
 
-Non credo proprio!- Ringhia, per poi afferrare il braccio del cugino e lanciarlo in aria.
 
Poi, lo colpisce nuovamente, con dei raggi sparati dal suo addome.
 
Quello urla di dolore.
 
Sembra indebolito, e il graffio che Darren gli ha fatto sanguina copiosamente.
 
Darren lo colpisce di nuovo li.
 
Allora io, intuendo ciò che ha in mente, preparo il mio giavellotto e lo colpisco, facendolo urlare ancora più forte.
 
Adesso sembrano entrambi sfiniti.
 
-E va bene, cugino! L’hai voluto tu!- E con queste parole, Demon si lancia verso Darren, che, senza scomporsi gli dice- Vieni, è ora di finirla.-
 
I due si scontrano, per poi sollevare un’enorme polverone.
 
Chi avrà vinto?
 
Una volta che il polverone si dirada, la scena che si presenta ai miei occhi è raccapricciante.
 
Darren ha conficcato gli artigli nel petto di Demon, e la coda di quest’ultimo gli trapassa il petto.
 
Entrambi perdono molto sangue.
 
-S-sembra…che tu…abbia…v-vinto d nuovo…c-cugino…- Ansima Demon.
 
Poi, silenziosamente, scompare, disperdendosi in milioni di dati.
 
Darren, sfinito, crolla in ginocchio.
 
Io torno Angewomon, e lo abbraccio.
 
-Hei, Angioletto…ce l’abbiamo fatta, vero?- Sussurra, debolmente. Poi chiude gli occhi.
 
-No! No! NOOOOOOOOOOOOOOOO!- Urlo disperata, stringendolo a me, per quanto possibile.
 
 È così grande che in confronto, io mi sento una formica.
 
E piango, senza vergognarmene.
 
Sento anche i ragazzi piangere.
 
-Accidenti…- Sento dire a Davis. Anche lui sembra essere rimasto senza parole.
 
Rimango stretta a Darren  per non so quanto, aspettando che anche lui scompaia.
 
Però, stranamente, questo non succede.
 
All’improvviso, una forte luce lo avvolge, accecandomi momentaneamente.
 
-Guardate!- Fa Mummymon, stupito.
 
Io, a fatica, sbircio.
 
E quello che vedo mi lascia perplessa.
 
Sembra che Darren stia…
 
-Ahia…- Si lamenta una vocetta strafottente.
 
-D-Darren…?- Domando, attonita.
 
-Si, sono io.- Risponde lui, grattandosi la testa lentamente.
 
-Beh, che hai da guardare? Sembra che tu abbia visto un fantasma!-
 
Io ancora incredula, mi ritrovo col mento a terra.
 
-Chiudi la bocca, non sia mai ci entri qualche mosca!-
 
Continua a dire quello che ancora non riesco a definire come il mio Darren.
 
-Ehilà, pronto? C’è nessuno?- Chiede lui, guardandomi stranito.
 
-I-io…io…- Balbetto, ancora incredula.
 
-Ho capito, sei scioccata dalla mia sconvolgente bellezza, non aggiungere altro!- Replica, per poi mettersi in quella che lui intende come “posa sexy” ma che risulta alquanto buffa, date le sue dimensioni.
 
Gli altri si stanno letteralmente sganasciando dalle risate. Compresa Kari.
 
-Su, non essere timida e baciami!- Ghigna poi, protendendosi verso di me, arricciando le labbra.
 
Io scoppio a ridere, poi, una volta che mi sono ricomposta, lo abbraccio e lo bacio.
 
Lui arrossisce violentemente.
 
-Woah, Angioletto! Rifacciamolo!- Esclama, con aria trasognata.
 
Io lo prendo in braccio, stringendolo forte e gli dico:
 
-Grazie, mio eroe!-
 
Lui rimane spiazzato e si tormente il foulard che ha addosso con le dita.
 
-Questa proprio non me l’aspettavo!- Commenta Tk, per poi dire a Patamon –Sembra che tu abbia perso, vecchio mio!- Lui fa una faccia imbronciata, poi dice –Mah, tanto non mi piaceva.-
 
-Quando la volpe non arriva all’uva…- è il commento di Tk. Lui e Patamon cominciano a punzecchiarsi a vicenda.
 
-Sembra che anche tu abbia perso.- Costata Davis, rivolto a Veemon.
-Beh, l’importante è che lei sia felice!- è il commento insolitamente maturo del Digimon.
 
-Ragazzi, non possiamo andare adesso? Io ho fame!- Si lamenta Armadillomon, suscitando l’ilarità generale.
 
-Non cambi mai.- Commenta Cody scuotendo la testa rassegnato.
 
-Mia cara, senti…- Mormora Mummymon, un po’ nervoso.
 
Quella lo guarda appena con la coda dell’occhio.
 
-Che ne diresti se noi…insomma, io e te...sai…-
 
La mummia non fa in  tempo a finire, che già l’altra gli ha avvolto le braccia intorno al collo, premendo con decisione le labbra sulle sue.
 
L’occhio di Mummymon si spalanca per la sorpresa.
 
Finito il bacio, Arukenimon incrocia le bracci al petto, e Mummymon rimane bloccato per diversi minuti, quasi in trance.
 
-Com’è romantico!- trilla Yolei, con gli occhi sognanti e le mani incrociate.
 
-Ecco che ricomincia…- Mormora Hawkmon sconsolato.
 
-Ken , che cosa vuol dire romantico?- Chiede innocentemente Wormmon.
 
-Ecco, sai… è un atteggiamento che di solito si prova di fronte a certi comportamenti di persone innamorate…- Spiega il ragazzo, visibilmente imbarazzato.
 
-Come quello che dici sempre su Yolei? Quando dici che ti piacerebbe portarla a fare una passeggiata sulla spiaggia, al tramonto?-
 
Dice l’altro, al che Ken comincia ad agitarsi e dire –No…cioè si…cioè… ma che accidenti mi stai facendo dire! Wormmon!-
 
A quel punto, Yolei si avvicina a lui e gli dice:
 
-Chi è che vorresti portare a fare una passeggiata romantica?- Sbattendo le ciglia un paio di volte.
 
Lo guardiamo un po’ tutti, chi ridacchiando, chi a bocca aperta.
 
Lui, ormai completamente scoperto, ammette con un filo di voce:
 
-Tu…-
 
Subito dopo, Yolei gli si avvinghia addosso, e i due si baciano.
 
-Viva gli sposi! Ouch!- Dice Davis, al quale Tk dà una gomitata.
 
-Allora è tutto finito?- Chiedo ancora incredula, a Darren che nel frattempo si è accoccolato sul mio petto.
 
-Direi di si!- Poi mi guarda con un sorriso strano.
 
-Che stai facendo?- Domando, mentre lui continua ad avere quello strano atteggiamento.
 
-Faccio il carino e coccoloso!- Risponde con ovvietà. –Non mi trovi irresistibilmente adorabile?- Domanda, sbattendo le ciglia.
 
Io scoppio a ridere, poi gli do un bacio sulla testa.
 
-Sei davvero molto spiritoso, Darren.- Gli dico, mentre lui si gode l’abbraccio.
 
-Ehm, ehm…- Mi chiama Kari.
 
Io mi volto, e la vedo con le braccia incrociate sul petto, ed un’espressione sinistra che non mi piace per niente.
 
-Angewomon, ci devi una spiegazione!- Esclama e, immediatamente, l’attenzione di tutti è puntata su di noi.
 
-Oh, oh.- Dice Darren, stringendosi ancora più forte a me.
 
-Già. L’hai proprio detto, amore…oh, oh.- Gli faccio eco, preoccupata.
 
Sono passati cinque anni, da allora.
 
Il momento delle spiegazioni è stato quello più difficile della mia vita.
 
Pardon, della nostra vita.
 
All’inizio i ragazzi hanno reagito con astio.
 
Poi, però, quando hanno capito come stavano le cose, hanno riconsiderato le loro posizioni a riguardo.
 
Io e il mio Darren ci siamo sposati poco tempo dopo la morte di Demon.
 
Arukenimon ha finalmente accettato la corte di Mummymon e adesso hanno dei figli.
 
Ken sta con Yolei. Sono proprio una bella coppia.
 
Tk si è messo con Kari. Patamon, invece, ha una fidanzata. Non so chi è.
 
Davis è ancora alla ricerca dell’anima gemella.
 
Cody è fidanzato, ma chi sia la ragazza è top secret.
 
Per quanto riguarda gli altri, Mimi si è fidanzata con Izzy, Joe sta con una fan accanita di Matt, sorella di Davis, che, a quanto pare, ha preferito il timido ragazzo al suo adorato musicista,che ha messo su una band, e sta con Sora.
 
Mi spiace molto per Tai. So che gli piaceva molto.
 
Per quanto riguarda io e Darren, invece…
 
-Mamma! Rufus l’ha fatto di nuovo!-
 
La  mia bambina, Diva, arriva imbronciata da me, con la faccia sporca di quella che sembra gelatina blu.
 
La cosa strana di lei è che è un Digimon molto diverso dagli altri.
 
Essendo metà vampiro e metà angelo, ha un aspetto molto particolare.
 
È al livello intermedio.
 
All’inizio era una normalissima Snowbotamon, che si è evoluta in Nyaromon.
 
Poi, però è diventata diversa.
 
Ha l’aspetto di una bambina umana, con la pelle blu come il papà, e i capelli biondi come me. Gli occhi invece sono verdi.
 
Ha due ali bianche e due da pipistrello sulla schiena.
 
Rufus, invece, è un Impmon, come il padre a livello intermedio. Però magari lui cambierà a livello campione.
 
-Rufus…smettila di tormentare tua sorella!- Lo rimprovera Darren, seduto al tavolo accanto a me.
 
-Ma lei ci casca sempre!- Risponde lui, ridendo.
 
Diva scopre i canini, allora e dice –Guarda che adesso ti dissanguo, eh!-
 
-Mamma! Diva vuole uccidermi!- Si lamenta Rufus, aggrappandosi al mio braccio.
 
-Non è vero! E poi ha cominciato lui!- Protesta Diva, attaccandosi all’altro.
 
-Bambini, andate a giocare con Pumpkinmon e Gotsumon!- Propone Darren, al che i due schizzano via, ridendo.
-Tesoro, meno male che ci sei tu!- Lo ringrazio, sorridendo.
 
Lui mi guarda e replica:
 
-Certo che ci sono! Da sola non li reggeresti un attimo!- Con aria strafottente.
 
-Ne sei sicuro?- Gli rispondo, in tono di sfida.
 
Poi ci abbracciamo e lui mi dice
 
-Attenta a quello che fai Angioletto! Sono ancora il tuo Maestro!-
 
-Perdonatemi…- Mormoro, in tono finto dispiaciuto.
 
-Forse…- Risponde lui, incrociando le braccia al petto mettendo il broncio.
 
Allora io lo bacio. Lui mi asseconda e ci abbracciamo.
 
-Ugh,,,che schifo!- Fa Rufus, sbucato dal nulla.
 
-Non è romantico?- Chiede Diva, sorridendo.
 
-Bambini…-Comincia Darren, in tono solenne.
 
-Si, papà?- Domandano in coro.
 
-Io e la mamma siamo in vena di coccole!-
 
Rufus finge di sentirsi male, Diva invece annuisce, per poi colpire il fratello con la mano e trascinarlo via.
 
-Siamo capitati nel momento sbagliato?-
 
Questa voce…
 
Lo sguardo incredulo di Darren mi fa capire che non sto sognando.
 
Ci voltiamo, e ci troviamo di fronte Wizardmon, sorridente.
 
-Ciao, vecchio mio!- Saluta, guardando male Darren, per poi scoppiare a ridere.
 
-Wizardmon!- Esclamo, entusiasta, abbracciandolo.
 
-Pronti per un’altra sorpresa?- Domanda lui, enigmatico.
 
Ma di che parla?
 
Io e Darren ci scambiamo un’occhiata confusa.
 
-Permesso? Si può?-
 
Questa voce sconosciuta sembra far trasalire Darren.
 
-Non è possibile…- Lo sento dire,
 
-Amore, cosa c’è?-
 
Gli domando, preoccupata.
 
-Ehi, piccoletto, ci si rivede!- Continua a parlare la voce, che appartiene ad una FlaWizardmon.
 
-Flare…- Mormora Darren, chinandosi per abbracciarla.
 
-Adesso non sei più tanto piccolo, però!- Costata lei, sorridendo.
 
-Come ci sei riuscito?- Domando a Wizardmon incredula, allontanandomi, per dare loro la possibilità di stare un po’ da soli.
 
-Non sono stato io.- Mi risponde, e a questo punto io sono confusa.
 
-Ma allora come…?-
 
-C’è un’altra Prescelta.- Mi rivela lui, serio. –La Prescelta dell’Oscurità.- Io sono un po’ spiazzata da questo.
 
-Ah, si?- Domando.
 
-Esatto. È italiana. Si chiama Chiara, ed ha la stessa età di Kari.- Replica.
 
-Interessante!- Commento. Poi lui prosegue dicendo.
 
-Lo sai chi è la sua Digimon?-
 
-No.- Rispondo, sincera.
 
-LadyDevimon. Sai, quella che lavorava per Piedmon!-
 
Io rimango a bocca aperta.
 
Una volta ripresami, gli dico:
 
-Pensa te. Chissà come sarà contenta!-Sarcastica. L’idea di quella LadyDevimon che ha a che fare con un’umana mi fa venir da ridere.
 
-A dir la verità lo è.- Rivela Wizardmon.
 
-Ah, davvero?- Non mi riesce di crederci.
 
-Si. E anche la ragazza. Sembra che alla sua umana sia piaciuta subito!-
 
-Questo lo ritengo impossibile.- Replico. Andiamo, a chi potrebbe mai piacere una tipa così?
 
-Invece ti sbagli. A quella ragazza piacciono molto le cose spaventose. Quindi non c’ da stupirsi che le piaccia Lady!- Ribatte lui smentendomi.
 
-Ma scommetto che a LadyDevimon non piace!- Esclamo, in tono di trionfo.
 
-Sbagliato di nuovo! Come sempre, Biondina!-
 
Quella voce mi fa sobbalzare.
 
Mi giro e me la trovo davanti.
 
-Tu sei qui?- Domando incredula.
 
-Si. C’è anche Chiara.- Risponde Lady, indicandomi una ragazza riccia, altina che sta parlando con Darren.
 
-Quella è la tua prescelta?- Domando, dubbiosa.
 
-Din don! Esatto, Biondina! Congratulazioni, finalmente ne hai detta una giusta!-
 
Io faccio per schiaffeggiarla, ma la ragazza si gira e chiede:
 
-Lady! Che succede?-
 
-Niente, solo una piccola scaramuccia!- Risponde l’altra, alzando una mano.
 
-Cosa ti ho detto riguardo a questo?- Domanda la ragazza, con tono di rimprovero.
 
-Che oggi non c’è tempo…- Afferma sconsolata Lady.
 
-Domani si, però!- Esclama Darren, contento.
 
-Perfetto allora! A domani, Biondina!-  Mi sfotte Lady, allontanandosi, andando via insieme alla ragazza, che sembra la stia confortando.
 
Ma se ha cominciato lei!
 
-Non è vero! Sei un angelo! Non dovresti dire bugie!-
 
Mi riprende Flare. Io arrossisco, imbarazzata,
 
-Va bene, adesso che ci siamo detti tutto, che ti va di fare?- Domanda Darren, in tono allegro. Sorride come uno scemo.
 
Beh, in fondo lo capisco. È felice di riavere la sua amica.
 
-Pensavo di andare a fare una passeggiata fuori. Insieme a Wizardmon. Vero, biscottino?- Domanda lei, facendolo arrossire.
 
.Beh…si, certo, caramellina mia.- Replica lui, in tono smielato.
-.Wizardmon, tu e Flare siete fidanzati?- Domando incredula. Lui annuisce tutto rosso. Flare lo abbraccia.
 
-Si. E stiamo per sposarci! Vero, orsacchiottino mio?- Chiede sdolcinata Flare.
 
-Bei tempi quelli in cui ci si chiamava semplicemente “Tesoro” o “Amore della mia vita” tra fidanzati!-
 
Commenta Darren, lievemente disgustato.
 
-Sei rimasto un po’ all’antica…- Costato, abbracciandolo e poggiando la testa sulla sua spalla.
 
-Mi piacciono le cose vecchio stampo…- Ammette, poi, prendendomi la mano, mi guarda negli occhi e dice:
 
-Quando gli uomini dovevano cantare o recitare poemi alle donzelle per conquistarle.- Mi bacia la mano, poi mi chiede: – Permetterebbe a questo cavaliere di accompagnarla fuori, dolce fanciulla?-
 
Io rimango spiazzata dalla sua dolcezza improvvisa. Poi acconsento, e lui mi accompagna fuori, a braccetto.
 
Flare e Wizardmon sono già andati via.
 
Adesso siamo solo io e lui.
 
-Sai, c’è una cosa che volevo dirti…- Comincia con fare malinconico Darren.
 
-Tu mi ricordi tanto mia madre.-
 
Mi confessa, un po’ incupito. Io annuisco, aspettando che prosegua.
 
-Non ho mai conosciuto la mia vera madre. L’unica che avevo era lei, la madre di Demon.-
 
-Si chiamava Shirayuki.-
 
-Perché proprio quel nome?- Chiedo, incerta. Shirayuki è il nome di una principessa delle favole.
 
-Perché aveva i capelli neri, anziché biondi. E aveva il tuo stesso carattere, fiero e combattivo. Era meravigliosa!- mi dice, e vedo una lacrima solcargli una guancia.
 
Adesso capisco.
 
Lo abbraccio forte e lascio che si sfoghi.
 
Otto anni fa, non credevo che sarei mai potuta essere così felice.
 
Adesso, invece, ho una famiglia, la mia Kari sta bene ed è felice, i miei amici stanno bene ed è tutto merito suo.
 
-Ti amo!- Gli dico, sinceramente.
 
-Anch’io, Angioletto! Anch’io!- Confessa di rimando, con voce dolce.
 
-E, finalmente, dopo tanto tempo, anche l’eroe solitario trovò il suo Happy Ending!-
 
Finisce Darren guardando i nostri bambini sul letto.
 
-Grazie papà!- Ringrazia Diva, per poi chiudere gli occhi e addormentarsi.
 
-Grazie, papi!- Bofonchia Rufus, anche lui sprofondando nel sonno.
 
-Papà, quando crescerò voglio diventare proprio come te!- Aggiunge Rufus, con voce impastata dal sonno.
 
Gli abbiamo appena raccontato di come ci siamo messi insieme. Certo, alcuni dettagli li abbiamo lasciati da parte, ma loro sono ancora piccoli, per capirli.
 
-Ma sentilo… si vede che è figlio tuo!- Commento ridendo.
 
-Che vorresti dire?- Sbraita Darren, offeso.
 
-Niente.- Replico, fingendomi spaventata, poi gli domando –Sei felice adesso?-
 
Lui mi guarda come se ci stesse pensando. Poi scuote la testa.
 
E mi bacia.
 
-Ecco.- Afferma, divertito dalla mia espressione. –Adesso sono felice!-
 
Poi fa la boccaccia.
 
-Sei proprio un bambinone!- Costato giocosa.
 
Lui allora mi schernisce affermando: -Mammina, lo sai che sei noiosa?-
 
Io gli rispondo.
 
-Ah si? Che bambino maleducato! Si risponde così a tua madre?-
 
Lui mi prende fra le braccia, e comincia a farmi girare. Ridiamo insieme, di gusto.
 
Sono felice.
 
Adesso so, che qualsiasi cosa accada, lui sarà con me.
 
Per sempre.
 
Anch’io ho finalmente trovato il mio Happy Ending.
 
 

 
 
 
 
 
 
 
Fine! Ce l’ho fatta! *l’autrice corre nuda per tutta la casa rilasciando grida di giubilo*
 
Mi ci sono voluti tre giorni, ma alla fine ce l’ho fatta!
 
Grazie mille a kymyt e Cavallinobianco91 per aver messo la storia tra le seguite e a sinizami per averla preferita. Spero mi lascerete un commentino!

 
 

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