The heart of evil

di martamatta
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1: Ricordo profondo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2:Sospetti ***
Capitolo 3: *** capitolo 3: Gli addii non sono per sempre ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4:Il canto della luna ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5: Allarme mancato ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6: Fuga dal pericolo ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7: Risveglio ***
Capitolo 8: *** capitolo 8: la stella di Venere ***
Capitolo 9: *** capitolo 9: Partenza! ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10: Il segreto dietro l’alleanza ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11: Incontro ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12: Alaska! ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13: Infanzia Negata ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14: Un bambino nato dalla luce ma cresciuto nelle tenebre ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15: Difficoltà ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1: Ricordo profondo ***


L'elicottero sfrecciava nel cielo allontanandosi sempre di più da quel vulcano caldo che, essendo ancora attivo, spruzzava lava bollente ma che andava man mano sempre più a raffreddarsi.
IL sole illuminava la foresta che circondava la montagna di fuoco. Era tutto tranquillo quando una mano emerse da quel lago di lava; Wesker era ancora vivo; grazie al virus-T era riuscito a sopravvivere e l'impatto con la lava aveva solo contribuito alla distruzione del virus UROBOROS nel suo corpo. Ma non sapeva come mai che il virus-T fosse ancora in lui, mentre l'altro era stato distrutto dal calore. I virus muoiono se esposti ad alte temperature, ma lui era ancora vivo.
Lentamente e faticosamente riuscì ad uscire dal vulcano; il suo corpo era completamente ustionato e sfigurato, irriconoscibile.
Wesker si guardava intorno confuso e disorientato, mentre penetrava nella foresta, ogni cellula del suo corpo bruciava come il sole stesso ogni passo era un'agonia totale e attraverso il dolore Wesker rivisse tutta la sua vita. Tutti i suoi ricordi gli balenarono davanti agli occhi  per poi perdersi nella sua mente. Non riuscì a ricordare più niente, la sua mente era un universo buio con un unico angolo luminoso in cui rivisse un giorno caldo d'estate di molti anni fa quando incontrò una bambina dai capelli rossi e gli occhi di un azzurro cristallino.
Penetrando nella foresta, fece diversi passi, ma il dolore prese il sopravento e il suo corpo cedette.
Mentre si accasciava a terra, qualcuno lo prese e lo sdraiò dolcemente sul suolo e gli chiese -chi sei? Cosa ti è successo? Da dove vieni?-, ma Wesker dal dolore riuscì a pronunciare solo una parola -Albert!- e poi più niente.
 
La BSAA aveva istallato un accampamento in Africa per aiutare gli abitanti locali a riprendersi dopo l'attacco dei terroristi e della TRICELL.
C'erano molti soldati e tra questi anche Claire che aspettava con ansia di incontrare suo fratello Chris. Essendo molto agitata andò a farsi una passeggiata nella foresta per rilassarsi. Ad un tratto vide in lontananza un uomo completamente nudo ed ustionato in ogni angolo del corpo; gli andò incontro per aiutarlo. Nel vederlo cadere lo afferrò e lo sdraiò dolcemente a terra e gli chiese in tono preoccupato -chi sei? Cosa ti è successo? Da dove vieni?- ma l'uomo rispose solo pronunciando il suo nome e poi svenne. Claire chiamò subito aiuto per trasportarlo alla tenda medica dell'accampamento. Fu molto colpita dal colore degli occhi di quell’uomo, un blu più profondo del mare stesso.
 
Albert si risvegliò su un letto, di una tenda. Capì di essere in una specie di infermeria, dai medicinali sparsi sui vari tavoli e comodini e dall'ordine apprestato all'interno di essa. Aveva il corpo completamente fasciato, e quel contatto freddo sulla pelle gli dava parecchio sollievo.
Vide una ragazza fuori la tenda, aveva capelli rossi raccolti da un elastico e girata di spalle, stava parlando con qualcuno. Albert riuscì a capire solo una frase "...adesso sta dormendo, ho saputo solo il suo nome, quando si sveglierà gli chiederò il resto".
Detto questo la ragazza si voltò ed entrò nella tenda, si stupì nel vedere che Albert si fosse già svegliato nonostante le sue condizioni. Si precipitò di corsa a sedersi vicino a lui e cominciò a riempirlo di domande, ma lui alla fine le disse -ricordo solo una bambina dai capelli rossi e gli occhi di un azzurro cristallino che mi tiene la mano e che pronuncia un nome, credo che quel nome sia il mio "Albert". E poi ricordo il tuo viso sopra al mio, ricordo te che mi aiuti e che mi chiedi "chi sono" ma in quel momento sono riuscito a pronunciare solo il nome, che mi diede quella bambina, in quel ricordo profondo di molti anni fa; perché tutto si faceva sempre più sfocato finché non divenne tutto nero.-
La ragazza si mise a riflettere non si aspettava che Albert avesse perso la memoria, ma i suoi pensieri vennero interrotti da una domanda inaspettata da parte sua, le disse -tu, invece, come ti chiami?- la ragazza rimase un momento  in silenzio, ma poi rispose -io...mi chiamo Claire...Claire Redfield, piacere di conoscerti, Albert, -è davvero un bel nome "Claire"- gli disse sorridendo, ma il sorriso si trasformò in una piccola smorfia di dolore, dato che Albert aveva mosso bruscamente il braccio, facendo in modo che la fasciatura si sciogliesse e il dolore ricominciasse a pulsare molto più forte di prima.
Claire nel vederlo così gli si avvicinò e gli sistemò meglio che poté la fasciatura; i loro visi erano lontani di appena due centimetri, Albert scorse meglio i suoi occhi e il suo viso, e in essi ritrovò la dolce fisionomia della bambina del ricordo profondo, provò un calore molto piacevole che veniva amplificato da ogni battito del suo cuore e in quel momento capì di essersi innamorato e di aver ritrovato la bambina dai capelli rossi e gli occhi azzurro cristallino.
Finito di sistemare la fasciatura, Claire disse -lo sistemata meglio che potevo, ma credo che fra poco ti verranno cambiate, quindi non preoccuparti e pensa solo a riposarti e vedrai che riacquisterai la memoria-. Detto questo Claire gli sorrise ed uscì dalla tenda con un cenno di saluto.
 
 
nota dell'autrice:
allora lo riscritto bene dal punto di vista grammaticale dovrebbe essere tutto a posto.  Almeno dovrebbe fare un po' meno schifo. ok passiamo alla trama allora ho ricevuto molte lamentele riguardo la trama sul nostro Albert. Allora incomincio nel dire che Wesker ha perso la memoria e perdendo la memoria ha perso una parte della sua personalità. Poi riguardo alla lava su come lui sia sopravvissuto, diciamo che come spero che voi saprete il nostro Wesker ha un DNA molto particolare che gli a salvato letteralmente la vita. E ne parlerà lui stesso nella mia storia, dovete solo andare avanti nel leggere, va be che lo devo ancora pubblicare quel capitolo ma avete capito no! Dovete solo leggere e riporre fiducia in me ho pensato a tutto. be quasi a tutto riguardo il ricordo del loro incontro da bambini me ne sono fregata dell'età e quindi chiedo scusa perché so benissimo che Albert è molto più grande di Claire, ma a parte questo ho pensato a tutto.
poi tornando a Wesker, forse lo reso molto morbido ma è un discorso che si noterà meglio il perché più avanti. Poiché l'amore per Claire creerà dentro di lui un enorme conflitto interiore, che alla fine affronterà negli ultimi capitoli della mia storia.
Io sono una persona che crede che l'amore possa cambiare qualcuno, poiché anche nell'oscurità più profonda alberga la luce. Scusate mi sono dilungata troppo ma dovevo dare delle spiegazioni. 
Baci, martamatta 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2:Sospetti ***


Claire faceva avanti e indietro per tutto l'accampamento. l'ansia e il desiderio di rivedere suo fratello dopo tanto tempo si amplificava sempre di più. Finché una voce la chiamò -eih! Rossa è da un po' che non ci si vede!- Claire, aveva riconosciuto quella voce, si voltò di scatto e vide Chris; era molto allegro, indossava una semplice tenuta militare e nella mano destra teneva una borsa che conteneva tutti i suoi effetti personali. I suoi capelli, di color castano scuro e ribelli come al solito risplendevano sotto i raggi del sole e sul viso aveva un po' di barbetta che invadeva il mento e le guance.
Claire corse ad abbracciarlo e lo strinse a se con molta forza ed affetto -avevo temuto il peggio- gli disse -meno male che stai bene- e Chris stringendola a sé rispose -è tutto apposto, ho ritrovato Jill, io e Sheva stiamo bene e poi Wesker ormai se ne è andato per sempre e non ritornerà più. Quindi a parte i terroristi penso che possiamo tirare un bel respiro di sollievo- Claire sorrise e disse -hai ragione, ma scommetto che se lui fosse passato o fosse sempre stato dalla nostra parte sarebbe tutto diverso, anzi credo che niente di tutto questo sarebbe successo-. Chris pensieroso disse -hai ragione, infatti devo dire che Wesker a sempre avuto un intelletto sovraumano ed è anche stato un ottimo capitano, me lo dimostrò a Racoon City quando lo conobbi e feci alcune missioni con lui. Ma alla fine la causa di tutto è sempre stato lui perché decise di agire per scopi egoistici uccidendo e usando chi considerava utile per i suoi scopi. Ma adesso basta parlare di lui- Claire lo guardò e poi annuì.
Passarono un po' di tempo a chiacchierare del più e del meno Chris disse a Claire che dopo pochi giorni sarebbe partito per una missione in Europa insieme a Jill, mentre Sheva sarebbe rimasta in Africa con la sua unità della BSAA insieme a Josh (mentore di Sheva appare in Resident evil 5 diverse volte e aiuta sempre Crish e Sheva). mentre Claire raccontò a Chris dell’imminente missione con Leon in Sud America, e della sua indecisione se andarci o no. Alla fine dopo un brevissimo silenzio Chris parlò alla sorella dicendo - ehi Claire! appena sono arrivato ho sentito che hai soccorso un uomo e adesso si trova in infermeria, che gli è successo? Chi è?-, -non lo so- rispose Claire -si trovava nelle vicinanze del vulcano, era completamente nudo ed ustionato l'unica cosa che ho scoperto è che si chiama Albert...- Claire si fermò appena notò il fratello. Chris si era irrigidito ed era diventato pallidissimo, Claire stava per mettergli una mano sulla spalla per capire cosa gli fosse successo, quando Chris di corsa si mosse ed andò verso l'infermeria.
Ma quando vide Albert che dormiva, in quelle condizioni si bloccò, Chris pensò "da come è ridotto non può essere lui e soprattutto non si sarebbe fatto aiutare dalla BSAA, tanto meno da mia sorella". Mentre pensava questo Claire lo raggiunse e gli disse -ha perso la memoria non si ricorda più nulla del suo passato- a quelle parole Chris afferrò per le bende Albert e lo svegliò bruscamente. Albert si spaventò nel vedere che questo ragazzo dai capelli castani stava a meno di un centimetro da lui e lo fissava con rabbia e sospetto. Chris   chiese a Claire -gli hai fatto le analisi del sangue?-, perplessa gli rispose -si...è stata la prima cosa che ho fatto quando lo abbiamo portato qui, i risultati dovrebbero arrivare a momenti- Claire non ebbe il tempo di finire la frase che Josh arrivò con una cartella in mano -ecco i risultati...- e si bloccò nel vedere Chris che guardava fisso negli occhi Albert, tenendolo sollevato per le bende. Chris risistemò frettolosamente Albert nel lettino e poi strappò dalle mani di Josh la cartella, la lesse e la guardo più volte per essere sicuro di non sbagliare; rimase in silenzio per un po' finché non emise un enorme respiro di sollievo -"NEGATIVO"-.
Claire lo prese per un braccio e disse ad Albert -scusa se ti abbiamo svegliato, continua pure a dormire- poi si rivolse a Josh -scusa Josh,-sta tranquillo, non è successo niente di grave- e trascinò Chris fuori dalla tenda. Quando furono fuori si rivolse in tono agitato al fratello -pensavi davvero che io non l’avessi sospettato? Che lui fosse Wesker? Non devi essere così avventato, non hai più fiducia in me? E poi quell'uomo basta guardare il suo aspetto per capire che ne ha passate di tutti i colori; i suoi occhi sono così puri, si vede che è l'opposto di Wesker anche se ha lo stesso nome. Non sa nemmeno lui se quello è il suo vero nome-. Chris rifletté un momento -hai ragione- disse -so che te la sai cavare, ma vedi lui è già tornato una volta e ho paura che succeda di nuovo e che ti possa succedere qualcosa- Chris aveva lo sguardo abbassato e gli occhi tristi. Claire gli appoggiò le mani sulle guance e gli disse -Chris, non ti libererai di me così facilmente- e si abbracciarono come solo due fratelli sanno fare, e intanto il tramonto chiudeva il giorno.

nota dell'autrice:
so cosa state pensando, riguardo le analisi del sangue che hanno fatto a Wesker perchè non avevano mezzi per fare un test di DNA per il virus. è pur sempre un campo provisorio e poi per un infetto di primi livelli che sta per diventare zombi è sufficente un analisi del sangue. se invece gli avessero fatto il test del DNA sarebbe stato diverso e non posso dirvi altro se no vi rovino la sorpresa dei prossimi capitoli.
Va be spero che vi sia piaciuto baci, martamatta 

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Capitolo 3
*** capitolo 3: Gli addii non sono per sempre ***


Passarono diversi giorni, Chris guardava sempre con un po' d
i sospetto Albert e Claire si meravigliava a quanto lui guariva velocemente, di giorno in giorno. Finchè l'accampamento venne smantellato e tutti furono trasferiti in un ospedale vero e propio, e poi, lo stesso giorno Chris partì per la sua missione in Europa.

Claire e Chris stavano camminando lungo la pista di atteraggio dell'elicottero, che si trovava sul tetto dell'ospedale.
-Allora tu alla fine quando parti?- domando Chris alla sorella, essa gli rispose -a dire il vero, ho deciso di rimanere qui-, Chris fu colpito da quella risposta -cosa ti ha fatto cambiare idea?- e Claire gli rispose -nel vedere tutto questo disastro si capisce che c'è ancora parecchio da fare qui e molte persone hanno bisogno d'aiuto. E tra l'altro Leon mi ha detto che se la sarebbe cavata benissimo anche senza il mio aiuto e ha aggiunto che mi merito una pausa e ti augura altre tanto anche per te, dice che devi rallentare ogni tanto, e ha ragione- Chris le sorrise e le disse -sai che finchè questo problema globale non sarà risolto io non mi fermerò, anche se ci volesse una vita. E poi...la "gente" ha bisogno di te o Albert? Ho notato come lo guardi è sospetto, curiosità o c'è altro?- Claire arrossì e disse -sei pazzo!!!Non so di che parli! E tu piuttosto pensa a Jill-. Chris divenne completamente rosso -è diverso. E poi, dopo ciò che è successo nell'ultima missione insieme giuro che le starò sempre accanto e la proteggerò!- a quelle parole Claire non riuscì più a trattenere le lacrime e cominciò a piangere e disse -non voglio che vai via!Ho paura di non rivederti più!- Chris si avvicinò a lei con le mani le asciugò le lacrime - Non pensare mai negativo! E poi non sai sorellina che gli "addii" non sono per sempre?- detto questo si abbraciarono molto forte.
Poi Chris salì sull'elicottero, Jill lo raggiunse ma prima di salire a bordo abbraciò Claire e le sussurò -non preocuparti, penserò io a lui-.
E alla fine Claire si ritrovò a guardare l'elicottero scomparire nel cielo.

Quella sera Claire stava ispezionando tutte le stanze dell'ospedale per controllare che fosse tutto a posto. Quando passò da Albert ,lui notò che Claire era triste e sapeva perchè, così per consolarla le disse -tuo fratello è un tipo in gamba, sono sicuro che se la caverà e tornerà da te sano e salvo-. Claire fu un po' rassicurata da quelle parole e gli disse sorridento - grazie...approposito! Tu non hai ancora provato a camminare, vero?- e Albert gli rispose - se è per farti sorridere lo farò con molto piacere, e poi i dolori peggiori sono passati quasi del tutto- ed Albert fece un respiro profondo, si scoprì dalle coperte del letto e cominciò ad alzarsi. Claire stava per fermarlo ma poi si bloccò nel vederlo che stava in piedi senza nessuna smorfia di dolore, e lei cominciò a ridere.
Nel vederla così anche Albert cominciò a ridere, Claire era davvero stupita di come lui stava guarendo in fretta, e poi quando lo guardò bene negli occhi mentre rise gli ballenò davanti un ricordo molto lontano e profondo di un bambino dai capelli biondi che rideva allo stesso modo. E sentì un calore molto piacevole dal cuore che aveva già provato per un altra persona pochi anni fa, e da quello Claire capì di essersi innamorata di nuovo, di un'altro uomo.
 
 
Nota dell'autrice:
se qualcuno nn sa chi sia il primo uomo di cui è stata innamorata Claire si tratta di Steve che compare per la prima e ultima volta in Resident Evil code veronica,
e poi vorrei ringraziare quelli che stanno seguendo questa storia. E già che siamo in argomento il prossimo capitolo sarà molto speciale legato ad un tema romantico. invece nel quinto capitolo si comincerà con dell'azione da parte di uno dei nostri personaggi più conosciuti ed amati di Resident Evil, e si!!!! parlo propio del nostro Leon s.Kennedy al prossimo capitolo ^^ 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4:Il canto della luna ***


Ad Albert, pian piano, tornò qualche frammento di ricordo, ma si basava su degli studi che ebbe fatto da ragazzo nell'ambito della medicina, biologia, chimica e qualcosa su un addestramento militare di quello per i corpi speciali. Così quando si riprese del tutto cominciò a dare una grande mano in ospedale, dopo tutto non sapeva dove andare senza la sua memoria. Claire lo osservava di nascosto, delle volte, era curiosa di sapere cosa era in grado di fare e poi aveva notatto che i capelli sopra la sua testa cominciavano a crescere molto velocemente, erano un biondo molto acesso. Claire era anche curiosa di sapere chi fosse in realtà ma non potè identificarlo dal viso siccome ormai per colpa delle ustioni era tutto sfigurato.

Una sera Claire aveva affrontato una giornata molto faticosa, e decise di rilassarsi un po' andando sul tetto dell'ospedale ad ammirare le stelle. Quando entrò dalla porta di servizio trovò Albert seduto lì che era immerso in una lettura di un libro, sui avvicinò a lui e gli chiese -che ci fai qui?- lui alzò lo sguardo sorpreso e le disse -mi piace venire qui c'è molta calma e poi oggi è davvero una bella serata, si sta bene. Stavo leggendo un libro di medicina per ripassare qualcosa, e tu che ci fai qui?- Claire sorridendo gli disse -anche a me piace venire qui- e poi notò che Albert aveva accanto a se una piccola radio - Ascolti musica classica?- lui rispose arrossendo -Be' mi rilassa,sopratutto quando leggo, ma in genere mi piace un po' di tutto quando si tratta di musica- Claire rise e poi gli disse -anche a me! è bello parlare con te, ve bene...io vado ci vediamo domani- a quelle parole Albert balzò in piedi, alzò la musica e gridò -ASPETTA!!!- si avvicino a Claire e le tese la mano -vuoi concedermi questo ballo?- Claire arrossì, ma poi annuì e gli prese la mano.

Ballarono una lunga melodia sotto la luna piena che sembrava cantare quella canzone insieme ai cori che erano le stelle che riempivano la notte. Mentre si guardavano negli occhi, sembro  che una magia li aveva stregati e pregavano che quella notte non finisse più.
Alla fine si fermarono e per pochi secondi si fissarono senza dire niente, finchè il cuore non prese il sopravento, e si baciarono sotto il canto della luna. Un bacio profondo che quegli attimi sembravano non finire più. 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5: Allarme mancato ***


La missione di cui erano stati affidati Claire e Leon si svolgeva
a sulle montagne del Sud America, nel confine tra Argentina, Cile e Bolivia.
Nel mezzo di un paradiso esotico, incastonata tra una di quelle imponenti montagne nebbiose, si trovava una struttura della TRICELL, perfettamente mimetizzata per tenere lontani occhi indiscreti.
In essa c'era un lungo corridoio con delle grandi finestre che affacciavano fuori, su un panorama mozzafiato. E fu lì che Leon incominciò la sua missione da solo, dato che Claire aveva prolungato il suo soggiorno in Africa.
Leon correva tra i corridoi facendo molta attenzione a passare inosservato. Indossava una semplice maglietta e dei Jeans, con la quale era attaccata una corda elastica molto spessa e lunga e una piccola radio con la quale si teneva in contato con il Quartier Generale.
La missione che gli era stata affidata consisteva nell'infiltrarsi in uno degli edifici portanti della TRICELL, doveva trovare più informazioni possibili sui veri scopi della corporazione legando l'attacco terroristico in Africa ad essa (affermato da Chris nel suo rapporto), in modo che il governo poteva far chiudere i battenti all'azienda farmaceutica, come successe all'Umbrella pochi anni fa.
L'infiltrazione era riuscita con successo, grazie hai codici di accesso che la BSAA aveva faticosamente raccolto.Leon entrò cautamente nella sala di controllo, per verificare che fosse vuota, poi cominciò a trafficare con il computer, ed ebbe modo di scorgere tutti i piani della TRICELL. C'erano molti attacchi terroristici programmati e già finanziati, ma lo scopo era del tutto ignoto. Leon fu molto colpito dal primo attacco terroristico programmato per l'Africa, esattamente fra diverse ore, dove si trovava Claire. Di corsa Leon scaricò tutto il materiale su una pennetta speciale fornita dalla BSAA, aveva troppa fretta di andare, che quando mise la pennetta in tasca, contenente tutti i file, si accorse che qualcuno lo stava osservando già da un po' di tempo.
Leon si girò di scatto e trovò davanti a se l'ultima persona al mondo che si sarebbe aspettato di rivedere ancora in vita. Jack Krauser era vivo e lo fissava con un espressione soddisfatta e divertita. Ci fu un lungo silenzio, finché Leon non lo interruppe dicendo incredulo -sei vivo...ma come?...Allora ci sei tu dietro alla TRICELL?!!- Jack si mise a ridere e poi gli rispose -caro compagno il virus-T è un vero tocca sana per la salute! Ma nonostante tutto, NO!! Non sono io che tiro i fili della TRICELL, ma sono il suo braccio destro- Leon rimase un po' a riflettere ma poi di corsa sgattaiolò dalla porta, perché sapeva di non avere molte possibilità contro Krauser e non voleva perdere tempo con lui dato che la sua partner era in pericolo insieme a molti innocenti.
Si mise a correre più che poteva attraverso il lungo corridoio panoramico, finché non sentì un fortissimo colpo alla schiena che lo scaraventò contro il muro. Vedette Krauser sopra di lui che lo afferrava per la maglietta e gli disse -tu lo sai che questa struttura è edificata su una montagna! è stato bello rivederti "partner", ti auguro un buon atterraggio, o meglio un buon volo!- Jack si mise a ridere con un accenno di crudeltà che gli scolpiva il viso, mentre trascinava Leon verso la grande finestra e con molta violenza e forza lo scaraventò fuori rompendo il vetro con il suo corpo.
Leon volò per metri e metri cadendo nell'oblio di quel paradiso esotico, pensava su ciò che poteva fare per salvarsi e salvare anche tutte quelle persone innocenti da quel imminente attacco.
All'improvviso si ricordò della piccola corda elastica che portava alla cintura dei jeans. Agganciò la corda alla sua cintura e poi la lanciò più lontano che poté verso i bordi della montagna, che stava costeggiando in volo, nella speranza che si potesse incastrare fra qualche roccia o ramo. Stava per perdere le speranze, poiché vedeva la terra che si avvicinava velocemente a lui, ma un forte strattone lo fece rimbalzare verso l'alto e dopo qualche altro rimbalzo si fermò li appeso, esattamente a pochi centimetri da terra.
Leon scese e tirò un forte respiro di sollievo, ma non era il momento di rilassarsi così afferrò velocemente la radio mentre di corsa si diresse verso il Quartier Generale. Si accorse che la sua radiolina era completamente distrutta per colpa dell'impatto contro il muro e di quello contro l'enorme finestra. Così corse più veloce che poté, per poter avvertire Claire dell'imminente pericolo che minacciava l'Africa, ma era ormai troppo tardi.  
Nota dell'autore: 
spero di avervi incuriosito, be credo che un po' sapete cosa vi aspetterà nel prossimo capitolo ma comunque ci sarà parecchia azione nei prossimi due capitoli che avranno occhi solo per la nostra Claire e il nostro smemorato Wesker   Grazie a chi segue la mia storia mi raccomando recensionate - ma non siate troppo duri- ^^ Grazie di nuovo   

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Capitolo 6
*** Capitolo 6: Fuga dal pericolo ***


Erano le ultime luci del pomeriggio, Albert finiva di archiviare delle pratiche, era all'interno di una stanza, che la finestra si affacciava sul cortile d'entrata dell'ospedale. La sua testa in quel momento era da un'altra parte, il ballo che fece la scorsa sera era diventato il simbolo di un amore puro appena nato.
Mentre rifletteva su questo, la porta si aprì ed entro Claire, indossava dei jeans e una maglietta nera coperta da un vistoso jilé rosso, anche Albert indossava dei jeans insieme ad una semplice maglietta bianca a maniche corte. Entrambi non si erano parlati dopo il bacio e Claire pensierosa disse -ti si sono ricresciuti i capelli, quasi del tutto, sei guarito in così poco tempo... sei straordinario!- Albert arrossì leggermente e le disse -grazie...ma ci sei stata anche tu ad assistermi! Comunque...volevo chiederti una cosa- Claire si avvicinò a lui incuriosita, i centimetri che separavano i loro volti erano davvero pochi, e gli disse sorridendo -dimmi- Albert fece un respiro profondo e proseguì -grazie, per il ballo, è stato fantastico!- Claire sorrise e le loro labbra stavano di nuovo per toccarsi, finché una violenta esplosione non li catapultò entrambi a terra, gettando l'ospedale nel caos e nel terrore.
Albert mentre si rialzava sentiva le urla della gente che correva disperata alla ricerca di un luogo sicuro e tra quegli urli dei frammenti di ricordo gli balenarono davanti agli occhi e la testa gli cominciò a pulsare dolorosamente. Quando Claire fu in piedi, notò ciò che gli stava succedendo e lo sorresse, lui teneva gli occhi chiusi e aveva la testa fra le mani.
Dopo pochi secondi il dolore cessò ed Albert fece dei respiri profondi per riprendersi, Claire lo appoggiò al muro e poi guardò fuori dalla finestra, e vedette un immenso orrore, zombi che avevano invaso il cortile dell'ospedale, e stavano inseguendo e uccidendo le prime persone che gli capitavano a tiro. Infine disse ad Albert -Dobbiamo portare queste persone in salvo! Sul retro dell'ospedale ci sono parecchi mezzi che si possono utilizzare, di sicuro i pazienti e i dottori sono diretti tutti lì...-poi si interruppe guardando attentamente ciò che succedeva fuori dalla finestra -a quanto pare i terroristi hanno fatto la loro mossa e hanno liberato quegli zombi, ma non ho mai visto degli zombi così attenti e veloci, sembrano...- Claire stava per finire la frase, quando Albert si affacciò e la interruppe dicendo -...affetti dal parassita Plagas, che ha le caratteristiche di prendere il controllo del corpo umano, distruggendo degli impulsi nervosi che collegano il cervello al corpo!- Claire lo guardò a bocca aperta e gli disse -come lo sai?- lui rispose confuso e pensieroso -non lo so...ho visto immagini confuse...non riesco a capire- Claire lo guardò pensierosa ma alla fine disse bruscamente -non è il momento adesso! Io vado a dare una mano alla squadra di sotto per bloccare ed eliminare quei cosi. Tu occupati di queste persone, è tuo dovere aiutarli, portali in salvo sul retro!- Albert annui poi si guardarono brevemente e Claire stava per andarsene, ma lui la fermò e gli disse -nel caso morissimo!- e un breve e appassionato bacio si scambiarono, col timore che non si sarebbero più rivisti. Poi ognuno andò nella direzione opposta dell'altro.
 
Claire scese di corsa le scale e quando raggiunse l'entrata dell'ospedale incontrò Sheva e Josh, che stavano caricando le armi e disse -aggiornatemi! come è la situazione?- Sheva le rispose  -faticosa, sono parecchi ma li abbiamo sfoltiti un po'. Ci stiamo preparando per un attacco decisivo!-
Dopo pochi secondi tutti e tre erano pronti per uscire e un attimo prima di aprire la porta si guardarono e fecero un cenno deciso con la testa e poi andarono incontro al pericolo.
Cominciarono a sparare all'impazzata, erano parecchi nemici, ma i soldati della BSAA non si davano per vinti facilmente; alcuni zombi saltarono addosso a dei soldati e li uccisero mordendogli la gola e strappando via la carne, altri imbracciavano delle armi ma la loro mira era davvero pessima, così lasciavano una breccia aperta e i soldati mettevano in mostra il loro addestramento mirando e colpendo alla testa i pericolosi zombi.
Alla fine la sera era giunta e la luna mostrava il campo di battaglia pieno di cadaveri, coperto di morte e di sangue.
I soldati stavano per riunirsi, erano rimasti in 15, quando un fortissimo ruggito squarciò la notte.
Rimasero tutti in silenzio, a guardare davanti a loro nel buio spaventati, finché una massa di tentacoli che somigliavano più  a radici e rami andò velocemente verso di loro. Alcuni soldati vennero afferrati ed infilzati da quegli stessi tentacoli ed altri scaraventati chissà dove. Quel mostro era poco più grande di un uomo, ma era protetto da una mare di tentacoli che lo avvolgevano. In breve tempo rimasero vivi solo Sherva, Claire e Josh che si misero al riparo, mentre sparavano disperati colpi nel tentativo di fermarlo.
Josh venne preso, quando cercò di ripararsi dietro a della macerie, quei tentacoli lo scaraventarono verso una cisterna d'acqua fatta di ferro, che si trovava vicino al cancello principale dell'ospedale, dove batte forte la testa e svenne.
Invece Sheva era molto agile e veloce, ma i tentacoli colpissero il muro di cinta del cortile dell'ospedale e delle macerie gli cadettero addosso, era ancora viva ma completamente immobilizzata dal peso di quelle macerie, che adesso coprivano quasi del tutto il suo corpo.
Alla fine il mostro puntò Claire, che era l'unica rimasta in gioco; sfortunatamente la sua pistola era completamente scarica e l'unica cosa che poteva fare era scappare e pensare ad un piano. La creatura era molto veloce ma non quanto Claire, che mentre correva schivava i tentacoli che quel mostro gli spediva dietro; ad un tratto vide una piccola mitragliatrice che luccicava in quella fredda notte e di corsa si diresse verso quell'arma. Era così presa da quel piccolo faro di speranza che non vedette una trave e finì per inciamparci sopra e slogarsi una caviglia.
Purtroppo il mostro era a pochissimi metri da lei e l'arma ancora troppo distante e quindi Claire capì che ormai ogni sforzo sarebbe stato inutile e si preparò a dare l'addio a quel dolce e amaro mondo che aveva conosciuto.
 
Nel frattempo di tutta questa battaglia Albert aveva perquisito ogni stanza dell'ospedale per salvare i superstiti e li aveva portati tutti in salvo sul retro. Stavano tutti salendo sui mezzi, quando all'improvviso si sentì un orribile ruggito e cadde un enorme silenzio, Albert si voltò in direzione della porta dell'ospedale e pensò "non posso lasciarla!", così di corsa si diresse verso l'interno dell'edificio, ma una voce lo fermò -fermo Albert! Che credi di fare?- disse un soldato della BSAA,  che aveva il compito di portare i superstiti in salvo. Albert si rivolse a lui in tono preoccupato -non posso lasciarla! Se lo faccio sento che morirà e lo rimpiangerò per sempre, di non aver almeno tentato!-. Il soldato lo guardò negli occhi e vedette che era troppo determinato per essere trattenuto, così gli lanciò la sua pistola dicendo -è carica, vedi di non farti ammazzare! Salva quella ragazza! Qualcosa mi dice che tu ce la puoi fare a differenza di uno di noi, tu sei diverso!- Albert annui e gli sorrise dicendogli - grazie di aver capito, ma ora vi conviene andare anche a voi! Porta queste persone in salvo- detto questo Albert incastrò la pistola nella tasca posteriore dei jeans e poi sparì nell'oscurità dell'edificio.
 
Nota dell'autrice: 
 adesso ragazzi che succederà a Claire ed Albert? lo scoprirete la prossima settimana con il settimo capitolo. Vorrei ringraziare chi mi segue e una recensione fa sempre piacere.
un ultima cosa ho deciso che pubblicherò un capitolo a settimana sempre nei giorni tra sabato e domenica (sapete la scuola e vari impegni settimanali^^) grazie ancora e alla prossima.                        

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Capitolo 7
*** Capitolo 7: Risveglio ***


Albert correva più veloce che poté, a ogni passo il cuore pulsava più forte, finché non giunse all'ingresso principale dove vedette quel mostro ricoperto di tentacoli. Là c'era Claire che correva disperata, finché non inciampò in una trave, a quel punto il mostro si preparò ad infilzarla, con uno dei suoi tentacoli.
In quel momento la rabbia di Albert aumentò in una maniera inimmaginabile e sembrò che il tempo si fosse fermato, sentì un enorme bruciore invadergli il corpo, sopratutto la pelle gli pizzicava e gli dava un grande fastidio, e insieme ad esso i suoi ricordi lo investirono e di colpo gli tornò la memoria di tutto il suo passato. Ma seguendo il suo cuore prima della sua mente si parò davanti a Claire e riuscì a deviare quel tentacolo, più affilato di una falce.
Claire, che in quel momento aveva chiuso gli occhi, quando li riaprì vedette Albert girato di spalle che a mani nude aveva deviato quel micidiale colpo ed urlò stupefatta -Albert...! Ma come hai fatto?- in quel momento lui girò la testa e Claire vedette che le ustioni in tutto il viso erano sparite, e lo riconobbe per chi era veramente, ed urlò terrorizzata -allora Chris aveva ragione! Wesker è VIVO!!!!!! Ma perché...perché mi hai salvata?-, lui rispose con dolcezza -Claire, grazie! Da te ho imparato il valore della vita...e poi sono riuscito ad amare veramente una persona e quella sei tu! è la verità...io TI AMO Claire!- lei rimase a bocca aperta, non si sarebbe mai aspettata un risposta del genere e vedette che i suoi occhi erano, così azzurri, profondi e sinceri. Vedette quegli occhi che l'avevano fatta innamorare di lui. Ma dopo pochi secondi mutarono divenendo gialli e poi cambiarono in delle iridi rosse, guidati dalla rabbia e dal desiderio di proteggere, per la prima volta, qualcuno d'importante.
Wesker si voltò verso il mostro e stritolò molto forte il tentacolo fino a schiacciarlo e staccarlo. E delle urla acute si diffusero nella notte.
Dopo di che il mostro invaso dalla rabbia e dal dolore cominciò a tentare di colpire Albert più forte che poté ma lui, grazie al virus-T, era troppo veloce persino per un essere umano. Giocò un po' con lui cercando di confonderlo girandogli attorno.
Intanto i tentacoli picchiavano forte sul terreno nel disperato tentativo di colpire Wesker.
Sheva stava guardando tutta la scena era a bocca aperta; quell'uomo che più e più volte ha tentato di eliminare Chris, quell'uomo che ha ucciso tanto per attuare i suoi scopi e quell'uomo che aveva torturato e manipolato Jill, stava difendendo e proteggendo la sorella del suo peggior nemico.
Albert alla fine afferrò altri due tentacoli e glieli stappò via con violenza e brutalità, sul suo viso comparve un ghigno di piacere nel vedere la sofferenza di quel mostro, poi afferrò la pistola e con assoluta ed incredibile precisione riuscì a colpire il punto debole del mostro, che esso proteggeva molto attentamente con i suoi tentacoli.
Purtroppo quel colpo di pistola non fu sufficiente e Wesker nel prendere la mira non si era accorto che dei tentacoli erano strisciati dietro di lui; lo aveva afferrato, il mostro con rabbia lo scaraventò lontano, in direzione del vulcano. La massa di tentacoli accecata dalla rabbia e dal dolore lo inseguì.
Quando Claire si ritrovò fuori pericolo, con il mostro che si era allontanato, stette per alcuni minuti a riflettere, con una mano appoggiata sulla fronte, ma poi si alzò di corsa, afferrò la mitragliatrice e cominciò a inseguire il mostro. Ma dopo pochi passi cadde, la sua caviglia era slogata per la caduta di prima e gli faceva male, ma poi si ricordò che proprio vicino al cancello d'ingresso dell'ospedale si trovava una vecchia moto da cross ancora funzionante, che dei soldati usavano per andare a prendere dei piccoli rifornimenti, allora montò in sella; riuscì a farla partire e a tutta velocità si lanciò nuovamente all'inseguimento del mostro.
 
Albert atterrò sul pendio del vulcano, la visione di quella lava incandescente gli riportò alla mente quel dolore supremo, quel dolore che aveva provato su ogni parte del suo corpo, che gridava aiuto, quando cadde nella lava diversi giorni prima.
Quando si alzò si voltò verso il mostro e lo vide attraversare la foresta con rabbia e determinazione ad ucciderlo.
Rapidamente Wesker controllò se il suo corpo non avesse subito danni per l'atterraggio, grazie al virus-T era perfettamente intatto, ma sfortunatamente durante il volo la pistola gli era scivolata dalle mani.
Mentre quella massa di tentacoli si avvicinava velocemente a lui, Albert cominciò a riflettere "quel mostro è stato creato dal virus UROBONOROS, scommetto che c'è la TRICELL dietro a tutto e scommetto anche che quella sgualdrina di Excella a passato la formula del virus al suo capo, prima della ultimazione del mio piano qui in Africa, quando UROBONOROS era in sviluppo. Mi chiedo chi ci sia realmente dietro la TRICELL..." preso da questi pensieri Wesker non aveva fatto caso che il mostro era a pochi metri da lui, se ne accorse troppo tardi quando lo colpì in faccia violentemente e lo fece rotolare a terra, si fermò proprio ai bordi del vulcano, dove la lava stava spruzzando ferocemente a diversi metri di altezza da lui.
Il mostro stava caricando verso di lui quando si sentì un forte suono, come se qualcosa di roccioso si stette frantumando. Infatti il bordo dove era stato lanciato Albert riusciva già per miracolo a reggere il suo peso, ma quando anche il mostro gli fu sopra cedette e un bel pezzo di roccia stava crollando verso la lava.
Wesker con la sua velocità ed agilità saltò sopra il mostro e con entrambi i piedi gli schiacciò il suo punto debole, in mezzo alla massa di tentacoli, così facendo si dette una bella spinta facendo un lungo salto; cosi' riuscì ad afferrare una piccola sporgenza di una parete rocciosa stabile che non rischiava di crollare.
Invece il mostro si lamentava ferocemente dal dolore e per colpa di esso rimase paralizzato e cadde nella lava incandescente e dopo pochi secondi non si sentì più nessun urlo acuto che squarciava la notte.
Albert era appeso sopra la lava, si trovava a meno di un metro dal uscire fuori dal vulcano, ma ripensò alla sua vita, e rifletté "è veramente necessario che io viva? Solo per infliggere altra sofferenza? Per il tempo che ho vissuto non ho mai conosciuto l'amore e il vero valore della vita...è davvero bello aiutare gli altri, vedere i loro visi così sorridenti e pieni di gratitudine...l'amore è così irrazionale e schiocco ed è questo che lo rende così meraviglioso, mi ha fatto sentire vivo, mi ha fatto sentire bene come non lo sono stato mai. Preferisco morire come uomo che come mostro! Grazie Claire, grazie di tutto!" confessato questo a se stesso chiuse gli occhi e lasciò la presa.
 
 
Nota dell'autrice:
ecco qua e siamo a 7, badate che c'è un altro motivo del suo improvviso cambiamento l'amore di Claire a liberato in lui qualcosa di speciale che saprete più avanti di che si tratta.
E adesso Albert morirà davvero? lo scoprirete la prossima settimana. Un ringraziamento a chi mi segue e a chi scriverà delle recensioni. Baci a tutti, martamatta   
   

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Capitolo 8
*** capitolo 8: la stella di Venere ***


Avendo gli occhi chiusi non vedeva niente, erano passati pochi secondi, ma pensò di essere già nell’aldilà, pensò che fosse strano di essere morto senza aver provato nessun dolore fisico. I suoi pensieri vennero interrotti quando sentì una goccia d’acqua calda che gli colpì il viso. A quel punto aprì gli occhi, era ancora sospeso lì sulla lava e quando guardò in alto vide Claire che gli aveva afferrato la mano e la teneva ben stretta. Albert rimase a bocca aperta, la ragazza aveva il volto bagnato dalle lacrime e fu proprio una di esse ad avergli colpito il volto.
Claire lo fissò poi con rabbia gli disse –che cosa volevi fare? Potevi benissimo salvarti! Perché hai lasciato la presa?- Albert afferrò, con la mano libera, una sporgenza che aveva davanti a sé, e poi ci appoggiò i piedi sulla superficie rocciosa, lo fece per alleggerire il suo peso, poi si rivolse a Claire dicendo –non merito di vivere, ho fatto troppe cose brutte. Il mio amore per te mi ha cambiato, ha liberato in me quella luce che avevo imprigionato da anni, le emozioni umane; le sento pulsare forte in tutto il corpo e in tutta la mente, non riesco più a pensare come prima. E trovandomi in questo stato ho fatto una scelta che fosse meglio per tutti;  il mondo non ha bisogno di un egoista come me che ha tentato più volte di cambiarlo in peggio! Non merito una seconda occasione, la mia morte è la cosa migliore che posso fare per tutti adesso!-. A quelle parole Claire strinse ancora più forte la sua mano e con rabbia disse –se ti suicidi morirai da egoista!- a quelle parole Albert guardò fisso Claire con aria interrogativa, era anche molto sbalordito dalla sua risposta. Claire continuo guardandolo negli occhi, fissando quelle iridi rosse in cui sentiva che non proveniva più nessuna minaccia da esse, e gli disse –tu sei un grande uomo! Ho sempre pensato che se saresti passato dalla nostra parte avresti potuto trovare una cura vera e propria per il virus. Con la cura tu puoi purificare il mondo, salvare e proteggere migliaia e migliaia di vite! E poi anche io…anche io…- a quel punto Claire si interruppe e una lacrima le scese dall’occhio destro e cadde nuovamente sul viso di Albert e lui disse –che cosa...cerchi di dirmi?- Claire prese un respiro profondo e poi gli rispose –Che! Anche io… TI AMO! Non puoi andartene così, non puoi lasciarmi sola! All’inizio avevo dei dubbi, quando ho visto che eri veramente, ma poi tu hai detto quelle cose e hai rischiato la vita per me. Per proteggermi e guardandoti negli occhi ho capito che eri sincero.- Wesker rimase a bocca aperta e anche da i suoi occhi scese una lieve lacrima, e Claire potè vedere che quelle iridi rosse, poco prima di essere bagnate dalla lacrima, ridivennero splendidi occhi azzurri.
 Così Albert si diede una forte spinta e aiutato da Claire uscì dal vulcano, alla fine entrambi si ritrovarono in ginocchio, faccia a faccia, e per dei minuti si fissarono mentre cercavano di riprendere fiato. Claire spezzò quel silenzio dicendo –noi ci siamo già incontrati, quando eravamo dei bambini, io ho un ricordo molto profondo di un bambino dai capelli biondi e gli occhi blu zaffiro, credevo di averlo dimenticato, ma quando mi hai sorriso mi sono innamorata di te e ho rivisto quel bambino in te. E la bambina dai capelli rossi e gli occhi verde smeraldo credo di essere io- Albert sorrise con molto affetto e poi le disse –quel giorno ci siamo conosciuti e abbiamo dato vita ad un legame molto speciale. Grazie Claire, tu mi hai salvato, e non mi riferisco solo alla lava, tu mi hai salvato dall’oscurità che mi stava divorando…-. Alla fine entrambi presi dall’amore che li avvolgeva, si scambiarono un intenso e appassionato bacio.
 
Nel frattempo di tutto questo, la BSAA aveva mandato dei rinforzi all’ospedale, ma gli unici superstiti che trovano furono Josh e Sheva. In poco tempo Sheva venne liberata dalle macerie e insieme a Josh presero una Jeep dei soccorsi, senza dare spiegazioni a nessuno, e andarono nella direzione in cui Sheva aveva visto dirigersi Claire con la moto. Lungo il tragitto Sheva spiegò tutto a Josh, partendo da chi fosse Wesker e dal suo improvviso “cambiamento” . Ovviamente dopo tutto ciò che era successo con Chris lei non credeva che Wesker fosse cambiato, ma si dovette ricredere. 
Quando arrivarono ai piedi del vulcano videro la moto di Claire buttata lì a terra e due figure distanti, inginocchiate una di fronte a l’altra,  sul pendio del vulcano che si guardavano. Allora cominciarono a salire molto velocemente, Sheva teneva già pronta la pistola, era a pochi metri da Claire e Wesker e puntò la pistola, stava per dire qualcosa, ma quel qualcosa gli si bloccò in gola quando i due si baciarono con molta passione.
Dopo quel lungo bacio Albert e claire si accorsero della presenza della loro presenza, si alzarono ed Albert si rivolse a Sheva, allungando le mani –hai intenzione di arrestarmi vero?- Sheva fu colpita dalle sue parole, ma non sapeva cosa fare e perplessa guardò Claire e lei disse, rivolta a Wesker –Scappa! Se loro sono qui significa che tra poco verranno i rinforzi- , Albert posso la sua calda mano sulla guancia di Claire e le disse –comincerò a lavorare alla cura! Partendo dal raccogliere i vari dati dell’Umbrella sparsi per il mondo. Non mi cercare! Mi farò vivo io!-
Detto questo i due si abbracciarono e Sheva lanciò un sguardò di approvazione insieme a Josh, aveva capito le sue intenzioni e il istinto(che non l’aveva mai tradita fino ora ) gli diceva che poteva stare tranquilla.
Albert cominciò a correre verso la foresta, Claire lo guardò finché non venne inghiottito nell’oscurità. Poi volse lo sguardo al cielo e disse rivolgendosi a Sheva –quella è la stella di Venere!- e con la mano indicò una stella molto più grande delle altre ben visibile, illuminava la notte insieme alla luna, -si dice che colore che si baciano o si giurano amore sotto la stella di Venere saranno legati per sempre- Claire abbassò lo sguardo e pensò “hai visto Wesker? Adesso siamo legati per sempre, lo sento”. 
 
nota dell'autrice:
ringrazio coloro che mi seguono in particolare la mia amica Elena che mi ha sostenuto e consigliato di pubblicare questa fan fiction, infatti questo capitolo è dedicato a te Elena spero ke ti sia piaciuto!^^
con voi ragazzi ci vediamo la prossima settimana con il nono capitolo e io vi chiedo: ke succederà ad Albert? che cosa farà adesso?
Alla prossima, baci martamatta^^

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Capitolo 9
*** capitolo 9: Partenza! ***


Albert correva per la foresta senza voltarsi indietro. La luna con i suoi raggi illuminava la gelida notte, e proiettava le ombre degli alberi che venivano interrotti dal suo passaggio, per breve tempo.
Pensava su ciò che era successo e su ciò che doveva fare “il virus deve essersi addormentato insieme alla mia memoria, infatti si è risvegliato con essa. Quando se ne presenterà l’occasione devo controllare il mio DNA ho dei dubbi!”, sapeva che prima di ogni altra cosa doveva ritornare al laboratorio della Umbrella, dove (pochi mesi fa) aveva ultimato il piano UROBONOROS, ma che venne fermato da Chris. Albert sapeva bene che per cominciare a lavorare per la “cura definitiva” doveva raccogliere più materiale possibile, ed alcuni laboratori della Umbrella nascondevano ancora molti dati e campioni, se ne poteva servire per non cominciare tutte le ricerche da capo.
 
Dopo poco tempo, grazie alla sua velocità, arrivò al laboratorio. Doveva essere pieno di soldati della BSAA, ma visto l’attacco terroristico si erano diretti tutti verso l’ospedale, le uniche persone rimaste erano un paio di soldatini alle prime armi che avevano il compito di sorvegliare la zona in caso di pericolo.
Wesker facendo molta attenzione, sgattaiolò con facilità dentro gli immensi corridoi del laboratorio. Si mosse con cautela, per paura che qualcuno potesse vederlo, andò all’ultimo piano del laboratorio, dove erano situati gli alloggi degli scienziati. Si recò all’ultima porta in fondo al corridoio, che attraversava quel piano.
Nel vedere quel corridoio così in ordine e con della polvere sparsa ovunque, si poteva capire che i soldati della BSAA non avevano perso tempo a controllare gli alloggi, l’unico posto dove valesse davvero la pena di guardare.
Affianco alla porta si trovava una piccola tastiera digitale, dove per entrare, nella stanza, era necessario immettere una password; molto velocemente Albert digitò la chiave d’accesso, la porta emise un suono molto acuto e poi si aprì scomparendo all’interno del muro, ma quando Albert entrò nella stanza la porta si richiuse alle sue spalle.
La stanza era molto spaziosa, al centro c’era un grande letto matrimoniale, ben curato, e sistemato davanti al letto si trovava una libreria, avente ne pochi e ne molti libri, e vicino ad essa c’era una sedia ed una scrivania con sopra dei piccoli cilindri di ferro, contenente delle penne e delle matite, e un computer portatile spento.
Al lato sinistro del letto c’era una porta, che conduceva ad un piccolo ma accogliente bagno, e un armadio molto spazioso. Invece vicino la porta d’entrata, sulla destra, si trovava uno specchio molto lungo e largo.
Albert senza perdere tempo accese il computer e digitò una password, per avere l’accesso, dopo tutto lui era un tipo molto attento nel tenere certe cose segrete. Mentre aspettava che il computer si avviasse, prese da sotto il letto una valigia, non molto grande, la sdraiò sul letto e poi l’aprì. Fatto questo spalancò le ante del grande armadio, dentro c’erano dei lunghi cappotti neri e dei pantaloni, entrambi fatti di pelle, insieme a dei semplici jeans (sempre neri) e un comune giacchetto marroncino. Invece nei cassetti si trovavano delle magliette; alcune nere molto attillate, fatte di una qualche fibra particolare, altre invece erano delle semplici magliette bianche a maniche corte. Albert si limitò a prendere un paio di magliette nere e un paio di quelle bianche, una di esse però, invece di metterla in valigia se la mise addosso, sostituendo quella che si era sporcata e strappata durante l’incontro con il mostro sul vulcano;  fece lo stesso con un paio di pantaloni neri e un paio di jeans (di cui uno se lo indossò per cambiare quello che aveva indosso e che si era rovinato). Il resto lo piegò con cura e lo mise in valigia. Dopo di che andò a sedersi alla scrivania e cominciò a trafficare con i dati della Umbrella in suo possesso.
Controllò che tutti i file fossero a posto poi cominciò ad esaminarli, c’erano molti laboratori segreti della Umbrella sparsi per il mondo,di cui,  molti di essi erano ancora ignoti sia alla TRICELL che alla BSAA.
Alla fine Wesker decise di cominciare dal laboratorio che si trovava in Europa, nascosto fra le alte e nevose Alpi, esattamente tra il confine fra Italia e Svizzera, e poi man mano avrebbe pensato agli altri. Questo laboratorio era molto particolare, nascondeva molti dati top secret della Umbrella e possedeva dei campione del virus Progenitor.
Presa la sua decisione fece una prenotazione, su internet, per l’aeroporto di Trento, il primo volo disponibile era esattamente fra 5 ore. Poi su un sito prenotò anche una camera di un hotel a cinque stelle situato fuori dalla città, il più vicino alle montagne.
Fatto questo spense il computer e lo mise in una valigetta metallica, sotto di esso ci nascose un coltello da combattimento (quelli che possiedono i militari) e una pistola. Quella valigetta era creata con un metallo speciale che dava false informazioni allo scanner, quindi il problema del controllo in aeroporto era risolto.
Appoggiò tutto sul letto, poi aprì il cassetto della scrivania e vi prese un portafoglio contenente dei grossi rotoli di soldi da 10, 20 e 50 euro e dollari; alcune banconote le lasciò nel portafoglio (che si mise in tasca) e le altre le nascose nella valigia.
Da quel cassetto tirò fuori anche delle lenti azzurre (per coprire le sue iridi rosse), che se le mise subito (doveva sembrare il più anonimo possibile), poi tirò fuori degli occhiali da sole “la sicurezza non è mai troppa” pensò mentre l’inforcava.
Ormai era pronto, si era spettinato un po’ i capelli, per non apparire un tipo troppo sospetto agli occhi della gente, e infine si infilò il giacchetto marroncino. 
Stava per afferrare la valigia, quando sentì una voce fredda ed oscura che gli sussurrò –ti sei rammollito? Quella ragazza ti ha fatto uscire fuori?- Albert si voltò ma non c’era nessun’altro insieme a lui. Poi andò allo specchio vicino la porta d’ingresso e rivedete lui completamente vestito di nero e con le iridi rosse che brillavano furiose –è inutile che ti guardi in giro, sta accadendo tutto nella testa, è una tua proiezione-. Albert annuì al suo riflesso e poi disse –tu chi sei?- il riflesso rise con crudeltà e poi rispose –io sono il tuo lato oscuro, quello che ha predominato la tua mente per tutti questi anni. Avendo perso la memoria mi sono allontanato dalla nostra mente e così facendo ho permesso che tu ne prendessi il controllo e non posso fare niente siccome l’amore per quella ragazza ti ha fortificato- Albert rifletté un momento poi disse –non capisco!- la figura nera sbuffò –fai conto che l’essere umano è diviso in due: luce e ombra. Come se fossero due persone uguali ma diverse nello stesso corpo; con l’iniezione del virus-T avvenuta anni fa, le nostre personalità si sono fortificate e ovviamente ha vinto quella che il virus-T predilige cioè quella oscura, io! Ringraziando anche il fatto che noi abbiamo sempre cercato di sopprimere le nostre emozioni, cioè tu!-.
Albert rimase a bocca aperta -quindi Claire a liberato quella luce, che sarebbero i miei sentimenti, e quindi il mio lato buono mi guida adesso, ecco perché mi sento meglio!- la figura in nero sorrise malignamente –ricordati che sono io quello che sa usare il virus-T meglio qui! E ho deciso di starmene in disparte per vedere ciò che succederà, ti darò una mano se sarà necessario. Anche perché io amo Claire allo stesso modo in cui la ami tu! L’amore è il potere più grande ed è riuscito a piegare anche me con estrema facilità. Noi saremmo fortissimi se ci unissimo come lo eravamo un tempo, prima dell’iniezione-. Albert disse pensieroso –allora perché non ci uniamo adesso? Di nuovo uniti…come prima?-, la figura oscura disse freddamente –dubbi, dolore, misteri e paura! Ecco cosa devi affrontare adesso! In modo che in futuro possiamo essere di nuovo una cosa sola. Ci sono domande che ci siamo sempre posti e il mio sesto senso mi dice che in questo viaggio che affronteremo, in questo nuovo capitolo della nostra storia, conosceremo delle risposte che riguardano il nostro passato. Un giorno ci rincontreremo e a quel punto vedremo chi prenderà il controllo!- la figura oscura scomparì accompagnata da una crudele e brutale risata. Albert rimase immobile a riflettere su quelle parole per un po’, poi scosse la testa, afferrò la valigia e disse –è il momento di andare adesso!-.
 
Diverse ore dopo, sull’aereo Albert stava tirando fuori il computer per verificare le coordinate esatte del laboratorio, il mezzo era partito da pochi minuti e siccome era notte fonda si era tolto gli occhiali, per vedere meglio, e se li era messi in tasca. Era immerso nei suoi pensieri quando vennero interrotti da una figura femminile che si stava sedendo vicino a lui dicendo –certo che questi aerei sono sempre più grandi, ci ho messo un po’ a trovare la prima classe!- Albert alzò lo sguardo, quella voce gli era famigliare, rimase a bocca aperta e la ragazza, vestita con lungo e vistoso vestito rosso e bianco, gli disse –mi scusi signore, non mi sono ancora presentata, il mio nome è Ada Wong!-                    
 
 
nota dell'autrice:
e adesso nel prossimo capitolo che succederà fra Albert e Ada? quali sono i misteri di cui l'oscurità stava parlando? seguitemi la prossima settimana e lo saprete.
giusto per puntualizzare il riflesso che Albert vede sarebbe una specie di conflitto interiore scatenato dall'amore di Claire e dal suo improvviso cambiamento, ma poi capirete andando avanti nel leggere.
grazie a chi mi segue e mi sarebbe bello leggere qualche recensione per sapere se faccio un buon lavoro o se vi piace, quindi se potete scriverle mi farebbe piacere.
alla prossima, baci martamatta 

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Capitolo 10
*** Capitolo 10: Il segreto dietro l’alleanza ***


Albert rimase perplesso nel vedere una delle uniche persone al mondo che si sarebbe aspettato di incontrare, ma per non destare sospetti strinse la mano alla ragazza e disse –John Smith! Piacere di conoscerla-, Wesker non poteva correre il rischio di usare il suo vero nome mentre se andava in giro per il mondo;  si presentò mascherando la sua voce e in modo da sembrare calmo e distaccato. Mentre stringeva la mano ad Ada pensò “meno male che sono spettinato e non indosso gli occhiali da sole”.
Ada lo guardò più da vicino, lo stava squadrando dall’alto verso il basso con curiosità e dubbio e poi gli disse –mi ricordi qualcuno, un mio “amico”, gli assomigli davvero tanto, ma non puoi essere lui siccome è morto poco tempo fa…- Albert si irrigidì poi disse, in tono drammatico e curioso alla ragazza, -mi dispiace! Che tipo era questo tuo amico?- lei sorpresa dalla domanda rispose –ho solo avuto l’onore di conoscere il suo lato più freddo e lo sempre visto attraverso un monitor, eccetto una volta. Ma non voglio parlare di lui…!-, Albert in modo distaccato disse –mi scusi! Non volevo sembrare invadente- Ada gli sorrise e poi si mise a fissare il cielo notturno da un finestrino, poco lontano da lei.
Intanto Albert riprese a trafficare con il computer per le coordinate del laboratorio e così Ada, incuriosita scorse leggermente il monitor, ma ebbe modo di vedere solo il marchio della Umbrella che le fece svanire il sorriso e nascere il sospetto. Così domandò ad Albert –dove è diretto Mr. Smith? Che lavoro fa?- Albert si irrigidì nuovamente e poi rispose in modo da sembrare calmo ed indifferente alla domanda –sono un architetto, devo controllare delle strutture vicino a Trento, situate sulle montagne, e dare il via nuovi progetti per nuove costruzioni. Lei invece, signorina Wong?- Ada rispose in modo semplice, ma dal suo tono si percepiva una nota di sospetto, -io vado a Tokyo a trovare i miei parenti, infatti questo aereo fa una piccola fermata a Trento per il rifornimento e poi parte per l’Asia-.
Poi Ada si voltò e disse freddamente –è tardi, buona notte signor Smith!- lei sapeva che quell’uomo stava tramando qualcosa, ma indagare sull’aereo sarebbe stato troppo rischioso, avrebbe aspettato che fossero arrivati a destinazione.
I due non si parlarono per il resto del viaggio, solo quando l’aereo atterrò si strinsero la mano in modo indifferente, poi Albert si diresse verso il parcheggio per prendere un taxi.
Caricò la valigia sulla macchina e dopo essere salito ed aver comunicato la destinazione all’autista, si ritrovò immerso nei suoi pensieri “sono sicuro che avrà sospettato qualcosa, quella ragazza è molto furba quanto brava ed ostinata, di sicuro mi seguirà senza farsi notare, poi in albergo quando sarò distratto si intrufolerà nella mia camera e trafficherà ovunque. Sono stato molto imprudente, ma gli farò ottenere ciò che vuole”.
 
Le alte montagne, ancora coperte da un leggero velo di neve, si stagliavano imponenti ed aprivano il paesaggio. Dopo poco tempo il taxi si fermò davanti ad un lussuoso albergo a 5 stelle, dove Albert prese le sue cose, pagò il tassista e si diresse alla reception. Dopo qualche secondo che lui entrò nell’albergo, Ada lo seguì facendo attenzione a non farsi notare.
Wesker prese la chiave magnetica della sua stanza e salì fino al sesto piano. La stanza era enorme, un grande letto matrimoniale era collocato al centro, con davanti (attaccato al muro) un enorme televisore a schermo piatto. Alla destra del letto si trovava un grande balcone che si affacciava ad un panorama mozzafiato. Vicino alla televisione c’era una porta che portava ad un grande bagno con vasca e doccia.
Albert chiuse la porta d’ingresso a chiave, posò la valigia sul letto e l’aprì pensando “mi ci vuole davvero una bella doccia e poi passerò all’azione…” si preparò un cambio e poi guardò l’orologio e mormorò –sono le 11 e mezza per quando uscirò sarà piena ora di pranzo e sarò sicuro di non trovare nessuno in giro- detto questo entrò in bagno chiudendosi la porta alle spalle.
Sul balcone, al lato sinistro, si trovava una scala antincendio, dove scese Ada facendo attenzione a non fare rumore, per non farsi sentire.
Lo aveva seguito senza nessun problema e senza farsi notare. Entrò silenziosamente nella stanza, sentiva il fruscio delle doccia proveniente dal bagno. Velocemente cominciò a guardarsi in giro e rovistò un po’ ovunque, finché non notò una piccola valigetta metallica appoggiata vicino al letto. L’aprì con attenzione e notò un computer portatile acceso, Ada pensò “non è un tipo molto affidabile!”, poté scorrere molti file segreti della Umbrella e la ragazza mormorò sbalordita –chi sei realmente “Smith”?-. Purtroppo Ada non fece in tempo a leggere niente che sentì il fruscio dell’acqua spegnersi e dei passi calmi e sicuri si muovevano nell’altra stanza; di corsa fu costretta a mettere tutto in ordine, come l’aveva trovato, e uscì dal balcone.
Albert uscì dal bagno con indosso un accappatoio dell’albergo, si stava asciugando i capelli con un asciuga mano quando si fermò di botto e cominciò ad annusare l’aria; un dolce, costoso e selvatico profumo invadeva la stanza e la finestra del balcone era leggermente aperta. Sorrise leggermente e pensò “non mi deludi mai, il tuo profumo rimane inconfondibile, Wong!”
Si asciugò per bene tutto il corpo e si vestì, indossò il completo nero (che aveva preso in Africa dal suo armadio prima di partire). Prima di farsi la doccia aveva buttato le lenti colorate e le sue iridi gialle e allo stesso tempo rossastre, brillavano minacciose, ma subito le andò a coprire con gli occhiali da sole.
Dalla valigetta metallica prese la pistola , che la mise nella fondina della cintura del pantalone, e il coltello, che lo incastrò nell’anfibio sinistro.
Poi scese per la scala antincendio e si diresse verso la foresta delle grandi Alpi, che si apriva proprio sul retro dell’albergo, avevi molti chilometri da fare a piedi.
 
Fece diversi passi quando una voce femminile, fredda e frustata, gli disse –fermo “Smith”! Si vede che non sei un architetto!- Albert si fermò e ascoltò con attenzione ciò che la ragazza aveva da dire, mentre un sorriso crudele e soddisfatto gli dipinse il volto. La ragazza continuò –che cosa sai della Umbrella? Quali sono i tuoi scopi?- Albert rispose freddamente –non sono affari tuoi Wong!- Ada rimase paralizzata, aveva già sentito quella voce fredda e crudele, ma allo stesso tempo forte e autoritaria, così con voce tremante disse –chi sei tu veramente…?-, Albert si voltò abbassò leggermente gli occhiali da sole per mostrare le iridi rosse.
Ada si paralizzò e sentì un enorme vuoto allo stomaco, non riuscì a proferire parola e Wesker ne approfittò –vai a casa Wong! Tu non hai più niente a che fare con me!- Ada si riprese, poi scosse la testa e con rabbia ma anche insicurezza disse –WESKER!!! Non voglio che la tua follia costi la vita a qualcun altro! Quindi ti devo fermare!- Albert la fissò negli occhi e vide la sua determinazione e poi disse con compassione e dolcezza –sei davvero una ragazza straordinaria! Farai di tutto per impedire che la mia anima venga macchiata ulteriormente di sangue innocente. Io lo sempre saputo, in fondo, ciò che provavi nei miei confronti- Ada rimase a bocca aperta, aveva notato che i suoi occhi erano diventati azzurri e sembravano guardare il suo cuore. E disse con voce soffocata –io ho sempre sperato che tu capissi ciò che comportavano le tue azioni, avevo un forte dolore al cuore e ciò che facevo lo facevo solo per te, ma a me faceva davvero male; Sentire le urla di disperazione e dolore di quelle persone, a Racoon City e poi in Spagna. Ma non ti ho mai abbandonato perché ti ho sempre amato…- Wesker abbassò lo sguardo e disse con affetto e calore –grazie per essermi stata vicino! Ho avuto una seconda occasione, grazie ad una persona speciale cerco di rigare dritto e mi sono fissato un nuovo obbiettivo, trovare la “cura definitiva”!- Ada rimase perplessa poi se lo ritrovò a pochi centimetri di distanza e la sua mano le stava accarezzando il viso dicendole –ho fatto un grande casino per trovare il mio “cuore”, ora tocca a te! Penso che tu l’abbia già trovato, dopotutto Leon è un bravo ragazzo!-.
Ada non riuscì a dire niente, lo vedeva davanti a lei che sorrideva, non l’aveva mai visto sorridere, e riusciva a capire che qualcosa in lui  era cambiato.
Poi Albert si voltò e mentre scompariva nell’oscurità della foresta disse –pensa alla tua vita adesso! Fai ancora in tempo per quel volo diretto a Tokyo-.
Ada rimase a fissarlo finché non scomparve dalla sua vista e pensò “l’unica cosa di cui mi dispiace e di non essere stata io a farti cambiare, Wesker! Chiunque l’abbia fatto ti merita davvero e sono certa che ti ama con tutto il cuore. Non so come spiegarlo, forse dipende dal fatto che ho visto il tuo cuore tramite i tuoi occhi azzurri, ma sento che l’aria sta cambiando”.

nota dellautrice:
so che state pensando "ma che ce lo hai fatto a fare questo incontro?" l'ho fatto perchè secondo me una ragazza come Ada non può stare agli ordini di Wesker solo per profitto e quindi ho pensato di aggiungerci un po' più di condimento!
va be adesso ragazzi al prossimo capitolo...che vi ho combinato...quindi dico: cosa troverà Wesker nel laboratorio? e voi dite "e che ne so scrivilo sto' undicesimo capitolo" mi dipiace ma dovrette aspettare la prossima settimana.
va be come al solito un grazie a chi mi segue e per dimostrarvi che ci tengo a voi vi dedico questo e il prossimo capitolo. E ricordate che una recensione fa sempre piacere.
Baci, martamatta  

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Capitolo 11
*** Capitolo 11: Incontro ***


Dopo essersi lasciato alle spalle Ada, Albert aumentava
sempre di più il passo, finché non si ritrovò a correre per quella foresta spoglia che possedeva ancora qualche granello di neve sui rami ma che sembravano ormai pronti per far nascere nuove foglie, Wesker aveva uno strano presentimento, il suo istinto gli diceva di accelerare il passo.
E mentre correva i suoi pensieri non facevano altro che indirizzarsi all’oscurità, che si era proiettata su quello specchio in Africa, aveva capito che grazie a Claire era diventato un uomo migliore; eppure da quando aveva recuperato la memoria, anche i suoi istinti di sangue si erano riaccesi. Da una parte voleva cambiare il mondo con il virus, la logica perversa che lo possedeva non era ancora cambiata per niente, l’oscurità stava tentando di avvolgerlo di nuovo. Ma cercava con tutte le sue forze di reprimere questi istinti e pensieri, altrimenti Claire avrebbe sofferto e lui l’amava troppo per vederla stare male. Nella sua testa riecheggiavano le parole dell’oscurità nei confronti della ragazza dai capelli rossi: “l’amore è il potere più grande, ed è riuscito a piegare facilmente anche me. Poiché io amo Claire come la ami tu”.
 
Tra gli alti e i bassi di quelle montagne rocciose, nel mezzo, si ergeva un edificio ormai nascosto quasi del tutto dalla vegetazione e dalla poca neve rimasta. 
Albert lo vide in lontananza, ma fu qualcos’altro ad attirare la sua vista, nel mezzo degli alberi c’era un piccolo accampamento; e molti soldati facevano avanti ed indietro in mezzo a quello spazio.
Si avvicinò con cautela cercando di mimetizzarsi fra gli alberi, “soldati della BSAA, a giudicare dal nervosismo nell’aria, non sono ancora riusciti ad entrare nel laboratorio….da come sono messi e dalla tensione, stanno lavorando ancora a come aprire la porta principale, senza far saltare in aria niente da più di una settimana” Albert si avvicinò ancora, ed osservò molto attentamente ogni movimento “fortunatamente è ora di pranzo quindi posso sgattaiolare facilmente dentro il laboratorio senza essere visto, visto che saranno tutti impegnati a riempirsi la pancia, soprattutto per contrastare il nervosismo accumulato dall’impazienza” riflettuto su questo cercò di aggirare furtivamente l’accampamento, e con facilità e cautela raggiunse l’ingresso del laboratorio.
Era una porta automatica di colore bianco, con il marchio della Umbrella inciso al centro di essa, ma ormai completamente rovinata. Vicino ad essa si trovava una serratura elettronica dove era necessario passare una carta e immettere un codice.
I soldati non poteva trovare altro sistema per entrare, un qualunque altro modo e i rischi che il sistema di sicurezza entrasse in azione scatenando chissà quali conseguenze erano molto alti.
Albert passò la sua carta della Umbrella (che aveva preso nel laboratorio in Africa, e che portava sempre con sé)  poi digitò un codice e una voce computerizzati disse –accesso consentita- e la porta scattò e lui velocemente si guardò in torno per verificare che nessuno si accorgesse della sua presenza e poi entrò dentro con cautela guardandosi sempre indietro finché la porta non si racchiuse alle sue spalle.
A quel punto delle luci automatiche si accesero illuminando un lungo e largo corridoio e cominciò ad attraversalo di corsa “adesso il laboratorio è completamente operativo, grazie alla mia entrata! Dannazione! Devo muovermi prima che si accorgano che qualcuno ha aperto la porta attivando il sistema elettrico. Cos’ facendo ho facilitato il loro prossimo tentativo d’entrata e quindi è probabile che fra pochi minuti mi raggiungeranno, devo essere un ombra!-
C’erano parecchio stanze, alcuni erano alloggi e altri dei piccoli magazzini mezzi vuoti “questo laboratorio è stato aperto pochi mesi prima del crollo della Umbrella e chiuso pochi giorni dopo il suo crollo, quindi è normale che sia tutto a metà ed ancora intatto-.
Alla fine si ritrovò un’altra porta bianca con lo stemma della Umbrella, ma non era automatica come quella dell’ingresso. Wesker l’aprì dolcemente e con cautela all’interno c’erano delle scrivania piene di fogli contenete appunti e formule chimiche e delle fiale, alcune vuote e pulite altre piene e sporche di alcuni liquidi colorati; insieme a degli scaffali pieni di scartoffie.
In fondo alla stanza c’era un grande monitor acceso e Wesker pensò “quella è la memoria centrale del computer, lì troverò tutti i dati necessari. Per fortuna che prima di partire ho preso una pennetta USB. È si! Bisogna essere sempre pronti!”.
Attraversò la stanza con passi veloci e sicuri, arrivato davanti al monitor inserì la pennetta e cominciò a trafficare, finché non trovò un opzione con su scritto:
-Attivare “Progenitor”> SI/NO
Albert cliccò “SI” e una specie di cassetto metallico si aprì sotto il monitor, contenente una piccola valigetta metallica. Wesker la prese e la sdraiò su una scrivania che si trovava vicino al grande computer, e in quel momento si accorse della presenza di una normale e semplice finestra da dove filtrava la luce del sole. Aprì la valigetta e il suo sguardo si illuminò, diverse fiale contenete il virus Progenitor erano stagliate all’interno tenute perfettamente immobili e sicure.
Poi andò di nuovo al computer e mentre aspettava che la pennetta trasferisse tutti i file cominciò a curiosare in alcuni di essi. C’erano molti file che contenevano altre posizioni di laboratori segreti e altri che racchiudevano degli studi sullo sviluppo di formule per il virus con il DNA, ma uno di essi attirò l’attenzione di Albert, sembrava più una storia; un racconto di un uomo e una donna che si amavano ma che per colpa della Umbrella la loro storia non ha avuto un lieto fine. Albert gli diede un’occhiata veloce, avrebbe preferito leggerlo con calma. Dopotutto la pennetta aveva appena finito di scaricare i file e il pensiero che gli agenti della BSAA potessero raggiungerlo da un momento all’altro lo preoccupava.
Cos’ prese la pennetta la mise in tasca poi raggiunse la valigetta e la chiuse, era pronto per andare. Stava per afferrare il manico della valigetta quando una voce maschile forte e decisiva lo fermò gridando –non ti muovere! Mani sopra la testa!- Wesker ubbidì, non voleva scatenare nessuna sparatoria, poi la voce disse bruscamente –Voltati!- Albert in quel momento riconobbe la voce e lentamente si voltò.
Davanti agli occhi si ritrovò Chris e Jill con le pistole puntate verso di lui. Appena si era voltato Chris e Jill erano rimasti a bocca aperta, terrorizzati e pensarono che quel’incubo non era ancora finito, che non sarebbe mai finito arrivati a quel punto.
Jill balbettò –We…Wes…Wesker?!- ed entrambi strinsero ancora più forte la pistola fra le mani, aspettandosi un attacco improvviso. Ma ciò che videro fu tutto l’opposto, Albert sorrise, ma non un sorriso maligno e crudele, ben si un sorriso pieno di affetto, gioia e soddisfazione. Tanta era la sorpresa di Chris che rimase paralizzato e la pistola gli cadde dalle mani.
Pio Wesker afferrò di corsa la valigetta e se ne andò saltando dalla finestra, rompendo il vetro con il suo corpo.
Jill rimase sorpresa per qualche minuto ma poi scosse la testa e fece un respiro profondo per calmarsi, dentro di lei c’erano molte emozioni di terrore che la invadevano insieme ai ricordi di quando era finita sotto le grinfie del’uomo più pericoloso che sia mai esistito. Poi guardò Chris che era rimasto immobile, impallidito e pensieroso e gli disse con dolcezza -Chris…?- , ma vedendolo non reagire ripete il suo nome con più autorità e convinzione –CHRIS?!-, lui mugugno in modo distratto –Eh...?-, come se si fosse appena svegliato da un incubo, Poi si avvicinò alla finestra e prese a scrutarla. Nella sua mente c’erano molti pensieri e si poneva in continuazione una domanda “e adesso che si fa….? Nessuno sa cosa frulla nella mente di un pazzo!” e mentre continuava a fissare la finestra, ormai completamente rotta, l’immagine del viso sorridente di Wesker gli invadeva la mente, ma più che altro la interpretava come se fosse una presa in giro; come per dirgli “ce lo fatta di nuovo! Hai visto? Sono scampato di nuovo alla morte!”. 
 
Nota dell'autrice:
so cosa state pensando "era ora!" è già mamma mia e pensare che il prossimo capitolo sarà di sicuro il più lungo della serie almeno fin'ora. quindi vi dico che si parlerà di Claire e di Leon sopratutto di loro, che andranno nel paese americano dei ghiacci! e si avete indovinato l'Alaska!! ma per quale motivo? lo scoprirete la prossima settimana e siccome è pasqua e un po' da fare non so se sarò puntuale quindi chiedo scusa per eventuali ritardi.
Dedico questo capitolo a voi che mi avete seguito e vi ringrazio profondamente per le recensioni^^
Baci, martamatta             

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Capitolo 12
*** Capitolo 12: Alaska! ***


Erano passati più di due mesi dall’attacco terroristico in Africa. E da due settimane la BSAA aveva rimandato Claire a casa, per farla riprendere e riposare dallo scontro.
La sua caviglia era perfettamente guarita. Adesso Claire si trovava nel suo appartamento affacciata alla finestra. Ammirava il panorama di Los Angeles, quella città in quei giorni era piuttosto tranquilla, ma Claire pensava a lui. Erano passati due mesi e non aveva saputo niente, nella sua testa riecheggiavano le sue parole “Non mi cercare, mi farò vivo io!”, si domandava cosa stesse facendo e dove fosse.
I suoi pensieri venero interrotti da un suono musicale; sereno e appena percettibile. Claire si voltò, dietro di lei c’era un tavolo da pranzo, sgombro, con sopra il suo computer portatile accesso. Sullo schermo era comparsa una nota che diceva  < ti è arrivata un e-mail >, Claire si avvicinò incuriosita e si sedette davanti al computer.
Il computer diceva che il mittente di quella lettera era ignoto, allora presa ancora più dalla curiosità l’aprì e cominciò a leggerla:
 
caro cuore,
ho raccolto più frutti
che ho potuto. Sfortunatamente
nel mio primo raccolto, sulle alti montagne Europee, ho avuto un incontro con due stelle.
Due stelle che non dovevo assolutamente
Incontrare, almeno non adesso!
Se sei sveglia quanto penso credo
Che tu abbia già capito a chi mi riferisco.
ADESSO mi sono stabilito nel paese americano dei ghiacci, e ho fatto in
Modo che tu e il tuo compagno mi veniste a trovare.
Ci sono molte cose di cui ti vorrei
Parlare riguardo le ricerche che ho iniziato e delle scoperte che ho fatto duranti il mio raccolto.
Non vedo l’ora d’incontrarti cuore!
Ti amo,
     il tuo sole

 
Claire rilesse più volte l’e-mail sorridendo. Poi restò un momento a riflettere su due cose:
la prima era che le “due stelle” erano di sicuro Chris e Jill, ma si domandava come mai Chris non gli avesse detto niente riguardo l’incontro con Wesker, forse lo aveva fatto per non farla preoccupare, ma da una parte non aveva avuto notizie del fratello da quando era partito.
E la seconda era come avrebbe fatto Albert a farli incontrare e se ci sarebbe, doveva trovare il modo di raccontare tutto a Leon senza che lui desse in escandescenza o si agitasse.
Mentre rifletteva su queste cose il campanello dell’appartamento suonò; Claire chiuse a icona l’e-mail sul computer, poi si diresse ad aprire la porta.
Quando l’aprì trovò Leon appoggiato al muro d’ingresso tutto sorridente che le disse –super novità partner!- Claire lo fece entrare e lui chiuse la porta alle sue spalle. Poi disse allegramente –visto ciò che è successe a me in Sud America e a te in Africa, ci hanno dato un po’ di riposo. Ma adesso mi hanno comunicato che riprendiamo a lavorare!- Claire confusa disse –Leon! Arriva al punto! Non tenermi sulle spine!-. Lui disse sorridendo –praticamente ci hanno affidato una missione che consiste nel controllare un piccolissimo laboratorio in Alaska! È tutto offerto al padrone di casa,  che vuole che andiamo a controllare questo posto per sicurezza. Il capo mi ha detto di considerarla una piccola vacanza in mezzo hai ghiacci-.
Claire rimase a bocca aperta e prese a fissare il computer pensando “ma come hai fatto?”, poi si rivolse a Leon -quando è che partiamo e per quanto tempo?-, il ragazzo prese dalla tasca destra del suo capotto un foglio, lo lesse e poi rispose –partiamo fra due giorni e per due giorni siamo ospiti del padrone di casa-.
Leon rimise il foglio in tasca e vide che Claire molto pensierosa ed agitata, in effetti aveva notato che lei aveva spesso la testa fra le nuvole da quando era tornata dall’Africa.
Così le disse in tono curioso e sospetto –di un po’ Readfield! Hai incontrato qualcuno per caso?- Claire arrossì e poi disse agitata –ma no….! Cosa te lo fa pensare?-, Leon si avvicinò a lei –sei più distratta di questi tempi! Dai..lui chi è? Lo conosco?- Claire si fece seria –lo conosci e non lo conosci! credo che sia lui che ci ha chiamati in Alaska, lo ha fatto perché voleva incontrarmi!- Leon rimase a bocca aperta “questo tipo deve essere davvero speciale per Claire! E di sicuro lo stesso lui per lei visto tutto il casino che ha fatto per portarci in Alaska!” poi stette per dire qualcosa a Claire, ma la ragazza lo precedette dicendo –non chiedermi niente riguardo lui adesso! Saprai tutto in Alaska quando lo incontreremo!- Leon ci rimase un po’ male da quelle parole, ma rispettò il desiderio di Claire e stette a denti stretti dalla curiosità, fino al loro arrivo in Alaska.
 
Per due giorni si prepararono con calma, discutendo sui dettagli del viaggio, poi il giorno della partenza presero una aereo diretto in Canada, in una città che si trovava ai pressi del confine con l’Alaska.
Viaggiarono in prima classe e Leon disse rilassato –potrei anche abituarmi a questo genere di missioni!-.
Arrivati a destinazione Leon e Claire presero un altro aereo, ma molto più piccolo (per 5 persone al massimo), diretto in una piccolissima città chiamata Ice Town; quando arrivarono presero i loro bagagli, ma non trovarono nessuno ad aspettarli.
La cittadina era molto piccola ma anche piena di vita, era costruita tutta in legno e i bambini giocavano felici con la neve mentre gli adulti chiacchieravano fra loro mentre li tenevano d’occhio.
Leon nel vedere quella tranquillità ripensò a quando era andato in Spagna, quelle brave e innocenti persone finite sotto il controllo di un pazzo, quel anonimo villaggio spagnolo si era trasformato in un inferno di sangue. Strinse i pugni pensando agli orrori che la Umbrella aveva commesso, Claire gli mise una mano sulla spalla notando e capendo i suoi pensieri.
Alla fine Leon scosse la testa e prese un bigliettino dalla tasca con su scritto un indirizzo. Si guardarono entrambi un momento intorno poi Claire esclamò –è meglio chiedere indicazioni a qualcuno del posto- Leon annuì ed entrambi si avvicinarono ad un gruppetto di persone che stavano parlando fra di loro. Claire disse amichevolmente –buongiorno! Scusate se vi disturbo , ma ci servono delle indicazioni- un uomo anziano di quel gruppetto sorrise alla ragazza dai capelli rossi e disse –buongiorno anche a voi! Più che altro buonasera. Comunque no! Nessun disturbo, come possiamo aiutarvi?- Claire passò il bigliettino di Leon all’uomo e gli disse –cerchiamo questo indirizzo- l’uomo prese il biglietto e tutti si erano sporsi per leggerlo, fecero una grande confusione ma all’improvviso cadde un enorme silenzio. L’uomo disse –state cercando casa Allen! Per quale motivo?-, Leon rispose –ci ha chiamato il padrone di casa per lavoro pochi giorni fa- l’uomo rimase in silenzio per breve tempo, poi disse –il padrone di casa è scomparso da più di 40 anni! Di recente abbiamo visto un uomo che gli somigliava, ma credevamo tutti di aver sbagliato. Il che vuol dire che il padrone di casa di adesso è un altro uomo e non quello che conoscevamo noi- Leon e Claire si erano irrigiditi poi quell’uomo disse –il che significa che alla fine i custodi hanno finalmente venduto quella casa! Comunque casa Allen si trova da questa parte, dovete andare sempre dritti per questa strada, è al di fuori del villaggio, ben isolata! Buon soggiorno ragazzi!- Leon riprese il bigliettino e insieme a Claire salutarono e quelle persone ricambiarono il saluto.
Fecero a piedi un paio di chilometri e poi dopo una piccola salita trovarono la casa di legno aprirsi davanti a loro, era molto grande a vederla all’esterno. Claire bussò alla porta, era molto agitata sia per rivedere Albert, sia per la reazione che Leon avrebbe avuto.
La porta si aprì leggermente e Claire si trovò davanti una bambina di 9 anni bionda e timida. Leon si avvicinò curioso e disse –tu chi sei piccola?- la bambina li fece entrare e poi rispose –io sono Astrid, sono la figlia dei custodi della casa! Avverto il signore che siete arrivati!- e la bambina se ne andò per un corridoio, collegato a quella stanza.
Leon e Claire si erano ritrovati in un bel salotto grande con un caminetto accesso, con due divani semplici ma grandi rivoltati verso un enorme televisore a schermo piatto. Lì vicino c’era una porta aperta dalla quale si poteva intravedere una splendida cucina.
Dopo poco la bambina ritornò con in mano un slittino e una torcia e disse –il signore adesso arriva, e io devo andare a casa, ormai è ora di cena!-. Leon nel vedere la bambina che apriva la porta d’ingresso le disse –ehi piccola non hai paura? Se vuoi ti accompagno!- la bambina rispose timidamente –io faccio avanti e indietro ogni giorno e casa mia è vicinissima, si trova poco prima della salita. Vi auguro buona notte!- detto questo la bambina se ne andò salutando e Leon la osservò pensieroso da una finestrella, che si trovava vicino la porta d’ingresso, finché non scomparve tra il buio e la neve.
Poi una voce calda e accogliente disse –benvenuti miei ospiti!- entrambi si voltarono, Leon si ritrovò davanti un uomo dai capelli biondi e con gli occhiali da sole; indossava dei semplici pantaloni neri e un maglioncino bianco. Claire non riuscì a trattenere l’emozione che gli corse incontro e lo abbracciò.
Leon si avvicinò, lo stava squadrando dal alto verso il basso e poi disse freddamente –ho capito chi sei!- Albert e Claire si irrigidirono mentre lui si avvicinava, ma poi allegramente gli strinse la mano dicendo –tu sei quello che ha rubato il cuore alla mia partner, congratulazioni! Io sono Leon!-. Albert e Claire rimasero entrambi sbigottiti, ma poi Claire fece fare ad Albert due passi indietro e disse a Leon –Leon…senti! Lui è Albert…- Leon annuì e contento disse –Ok…Albert!- ma Claire proseguì –vedi lui è Albert…Wesker!-.
Il sorriso sul viso di Leon svanì e poi disse –stai scherzando vero?- Claire scosse la testa e il ragazzo si sentì un po’ frastornato e disse –ma…lui non dovrebbe essere morto? In Africa dentro il vulcano? Cosa è successo?-, ed Albert e Claire si misero a spiegare ciò che successe in Africa e che cambiò la vita di Wesker.
 
  Chris non aveva dormito per settimane, ogni volta che chiudeva gli occhi rivedeva le iridi rosse di Wesker che lo inseguivano e lo volevano uccidere, invece l’immagine del suo sorriso lo perseguitava quando aveva gli occhi aperti.
L’accampamento era molto agitato e nervoso in quei giorni, dato che Wesker aveva cancelletto ogni file contenuto nel computer e gli hacker migliori si erano messi a lavorare nel tentativo di recuperare qualcosa, ma invano.
Nella testa di Chris frullava la domanda del come quel mostro era sopravissuto ad un bagno di lava e due colpi di Bazucca. E il suo sesto senso gli diceva che quell’uomo dell’accampamento in Africa, di cui Claire si prendeva gran cura, centrava qualcosa.
I suoi sospetti si fecero più grandi quando seppe dell’attacco terroristico in Africa e quindi pensava che Wesker era al centro di tutto. Chris voleva parlare con Claire per vedere se stava bene e anche per chiedergli tutti i dettagli dell’attacco terroristico e di che “fine” avesse fatto Albert.
Jill lo osservava, notò che era sempre più nervoso e la paura lo stava avvolgendo, “e come biasimarlo…” pensò mentre ricordava ciò che Wesker le fece quando la catturò a Villa Spencer.
Poi un giorno a Chris venne la notizia della missione in Alaska di Claire e Leon e decise, quel giorno stesso, di raggiungerla lì insieme a Jill; aveva assoluto bisogno di parlargli.
 
Leon aveva ascoltato tutta la storia in silenzio e si era commosso, ma non lo dava a vedere, poi disse –allora tu stai dalla nostra parte adesso?- Albert annuì, poi leggendo la fatica ed il sonno negli occhi di Leon disse –sarete stanchi per il viaggio, venite vi faccio vedere dove starete-. Leon e Claire lo seguirono al piano di sopra, c’era un lungo corridoio e molte stanze, si fermò davanti alla prima porta e disse –ecco qui! Leon questa è la tua camera, e nella stanza affianco c’è un bagno, così vi date una bella rinfrescata. La porta ancora dopo c’è la tua stanza Claire-, Leon sbadigliò, aprì la porta e vide che nella stanza c’erano due grandi letti singoli, uno davanti all’altro, che lo chiamavano. Poi disse con tono stanco –grazie Al’! Scusate ma sono davvero esausto ci vediamo domani mattina!- detto questo si chiuse la porta alle spalle mentre gli altri due gli davano la buonanotte.
E alla fine Albert disse –vuoi un tè?- Claire annuì, dopotutto non si sentiva stanca e voleva stare un po’ con lui da sola. Mentre scendevano al piano di sotto la ragazza disse, riferita a Leon –la presa bene!-.
Claire si sedette su uno dei divani, mentre Albert andò in cucina, e disse –e bello qui! È tua la casa?- Albert ritornò con due tazze fumanti di tè in mano e rispose –questa casa…era dei miei genitori! Dei miei veri genitori!- Claire rimase a bocca aperta e,  mentre prendeva una delle tazze in mano, disse –che vuol dire dei tuoi “veri genitori”?- e si ricordò ciò che disse quel signore anziano in città: “di recente abbiamo visto un uomo che gli somigliava, ma credevamo tutti di aver sbagliato”.
Albert si sedette vicino a lei e disse abbassando lo sguardo –è quello di cui volevo parlarti, lo scoperto durante le mie ricerche per il mondo presso i laboratori. Questa è una storia di una famiglia distrutta dalla Umbrella-.

nota dell'autrice:
e anche questa è fatta e ora vi faccio scervelare un po': quale sarà la reazione di chris per quando arriverà in Alaska? e quel è la soria dei genitori di Albert?
lo saprete la prossima settimana. Una puntalizzazione, non mi sono dimenticata della nostra cara Jill ma i fatti accaduti  dopo Villa Spencer li saprete molto più avanti.
Un ringraziamento a chi mi segue e buona pasqua a tutti <3
Baci, martamatta

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Capitolo 13
*** Capitolo 13: Infanzia Negata ***


Claire non smise di guardarlo sbalordita, poi disse –come inizia questa storia?- Albert cominciò a raccontarla tristemente –questa casa ha quasi cento anni, fu il mio bisnonno a fondarla, lui venne qui in Alaska col desiderio di condurre la sua famiglia ad una vita tranquilla. E così nasce casa Allen che prende il nome dai suoi fondatori.
Tutto inizia da mio padre Jake Allen, era un astronomo, aveva studiato e si era laureato in Canada, ma il suo lavoro lo continuò qui! Era molto attaccato a questa casa, rimase orfano del padre quando aveva 18 anni e la madre le venne a mancare 8 anni dopo, quando finì di laurearsi.
Dopo pochi anni di ritorno a casa incontrò mia madre.
 
Il sole splendeva quel giorno e Jake stava tagliando la legna, non vedeva l’ora di andare a scaldarsi in casa, faceva molto freddo e all’improvviso gli era venuta voglia di una bella cioccolata calda.
Jake aveva una corporatura robusta, ma anche un fisico snello. Aveva i capelli biondi e gli occhi marroncini con un tocco di verde.
Aveva finito di tagliare la legna quando sentì un rumore assordante venire in lontananza. Si voltò e vide tre enormi elicotteri, con uno strano marchio bianco e rosso sulla fiancata, atterrare dinanzi a lui. Rimase a bocca aperta e poi notò degli uomini armati scendere, che indossavano delle divise militari nere, con lo stesso marchio degli elicotteri impreso al di sopra del petto.
Ma un’altra persona attirò la vista di Jake, da uno degli elicotteri scese una donna molto bella ed elegante; aveva i capelli castano scuro e gli occhi erano di un azzurro molto particolare, che Jake non aveva mai visto, indossava dei pantaloni e una giacca neri, con sotto una camicia bianca e delle scarpe con i tacchi.
Si avvicinò a lui e gli disse –è lei il signor Allen Jake?-, lui annuì e poi la ragazza le allungò la mano dicendo –piacere, Alba Miller!- Jake la strinse e le disse –come posso aiutarvi?-, la ragazza si guardò un momento intorno e poi rispose –io sono qui in carica rappresentativa del fondatore e capo della Umbrella, Ozwell E. Spencer, siamo qui per chiedere il permesso di costruire un piccolo laboratorio d’emergenza per le ricerche della corporazione-.
Jake rimase un po’ perplesso da quelle parole, poi disse –cos’è la Umbrella? E perché proprio qui?- Alba sorrise e gli rispose –la Umbrella è un’azienda farmaceutica che si occupa di ricerche per trovare cure alle malattie ancora “incurabili”, come il cancro.
Il laboratorio che vogliamo istallare è solo per emergenza, è probabile che alla fine nessuno se ne servirà. Ed è stato scelto questo posto come il più tranquillo e sicuro della zona, se no della nazione-, Jake guardò i soldati che erano intenti a scaricare degli apparecchi dagli elicotteri e a parlare a delle radioline. Rifletté un momento poi disse –se è per aiutare un bene superiore….per me va bene, ma a una condizione!- Alba lo guardò incuriosita e lui proseguì –lei stasera cenerà con me!-, con sorpresa di Jake la ragazza non disse nulla, ansi arrossì poi scosse la testa e disse –si può fare!-. Jake sorrise poi si guardò un po’ intorno e le domandò –dove dorme lei signorina?- Alba sorpresa da quella domanda gli rispose un po’ sbalordita –alla base militare a diverse miglia da qui, ci siamo sistemati lì- Jake le chiese convinto –perché non dorme qui? A casa mia! Dopotutto una base militare non è luogo adatto per una signorina come lei- Alba ne rimase ancora una volta più sorpresa che mai e disse –lei è gentile….ma non voglio assolutamente disturbarla- Alba fece per andarsene quando Jake disse –deciderà dopo cena, non manchi! Qui alle otto in punto- Alba gli sorrise –sei un osso duro è? D’accordo, vedrò di essere puntuale!-
 
Jake passò tutto il giorno a sistemare casa, non sapeva nemmeno lui cosa gli era preso, quella ragazza l’aveva reso strano, voleva che tutto fosse perfetto. Si fece la doccia, si rasò la barba e si infilò dei pantaloni neri con una camicia azzurrina.
Alle otto in punto il campanello suonò, quando Jake aprì la porta una brezza lo investì, ma non una brezza gelida, ben si calda. Si ritrovò davanti Alba con indosso un lungo vestito violaceo, i capelli sciolti gli ricadevano sulle spalle e sul collo ed erano splendenti, come il suo sorriso.
Jake rimase a fissarla per un po’, era come stregato, poi scosse la testa e disse –ciao…entra pure!- Alba annuì, rimase incantata: la casa era molto bella, spaziosa e calda.
Due divani erano rivolti verso il fuoco e al centro si trovava un piccolo tavolo con sopra delle riviste scientifiche.
Alba esclamò –è veramente una bella casa!-, Jake le sorrise e poi disse –vieni, sarai affamata!-, Alba lo seguì incuriosita e si ritrovò in una grande cucina con al centro un piccolo tavolo, apparecchiato per due, e un buon  profumo riecheggiava nell’aria.
Jake prese due piatti pieni cibo e disse –spero che ti piaccia il riso allo zafferano con crema di funghi porcini- Alba gli sorrise, mentre si mise a sedere a tavola , e gli disse –lo adoro!-. Jake si sedette di fronte a lei e cominciarono a mangiare e poi lui le domandò –da dove vieni?-, Alba mangiò un paio di bocconi, si gustava il cibo con calma, poi rispose –è davvero delizioso….! Comunque, io vengo dalla Florida, i miei genitori mi hanno cresciuta lì….da bambina mi ha sempre attirato la scienza e la medicina. Soprattutto perché mio nonno morì di cancro quando ero piccola e da allora mi sono appassionata sempre di più a queste facoltà. Così la Umbrella mi ha preso sotto la sua ala, è ancora una piccola corporazione ma sono certa che presto div       vera famosa in tutto il mondo. Quindi si! Sono una scienziata e sono qui come supervisore per controllare la costruzione del laboratorio. Tu, invece, che fai nella vita?-, Jake ingoiò un boccone, che aveva   appena messo in bocca, poi disse –io sono cresciuto qui! Fin da bambino osservavo il cielo e volevo sapere ciò che c’era al di là di esso, così mi sono appassionato sempre più all’astronomia e ho iniziato i miei studi in Canada a Toronto. Poi dopo la laurea trovai subito un impiego che mi piaceva, osservare il cielo qui, in Alaska! Dando le coordinate degli astri ai miei colleghi in Canada ogni tanto- Alba sorrise e disse –anche a me piace guardare il cielo….- Jake notando il suo desiderio disse –ti va di guardarlo con il mio telescopio dopo cena?-, lei annuì imbarazzata e felice allo stesso tempo.
Passarono il resto della cena a parlare del più e del meno, Jake ascoltava estasiato Alba, il suo sorriso e i suoi occhi lo stregavano. Invece Alba più lo ascoltava e più aveva l’impressione di averlo sempre conosciuto.
Alla fine della cena si recarono sul retro della casa, dove si trovava un telescopio ad aspettarli. Jake si mise un momento a trafficare con le gradazioni, poi fece cenno ad Alba di avvicinarsi. Lei attaccò l’occhio destro alla lente e vide uno spettacolo meraviglioso: una scia di piccole stelle ricopriva il cielo, come se fossero dei granelli di polvere, e tutto intorno c’erano delle stelle più grandi che splendevano orgogliose.
Alba si mise a ridere e disse –è meraviglioso!- si staccò dalla lente e fece un passo indietro. La sua schiena si andò a scontrare con il petto di Jake. Sollevò la testa e si ritrovò il suo viso a pochi centimetri di distanza, fu come folgorata da un fulmine, e lui le sussurrò –tu sei meravigliosa!- le loro labbra alla fine si scontrarono e sentirono che il gelo di quella notte si stava riscaldando grazie al fuoco del loro cuore.
 
-Diciamo che è bastato un semplice sguardo per far si che i loro destini si unissero. Proprio un colpo di fulmine per entrambi!- Claire si era accostata più vicino a lui, gli teneva le mani, e poi disse curiosa e appassionata –cosa è successo dopo?-, Albert fece un respiro profondo poi rispose –Alba rimase per tutto il tempo affianco a Jake, anche dopo che la Umbrella finì di costruire il laboratorio; lei chiese di continuare le sue ricerche lì, ormai il suo unico desiderio era quello di stare con mio  padre. Spencer accettò la sua proposta. A sempre tenuto d’occhio mia madre….-,  Claire rabbrividì –per quale motivo?-, Albert la guardò intensamente negli occhi, da quello sguardo Claire scorse chiaramente le iridi rosse, collocate dietro le lenti scure, ed erano diventati pesanti e tristi e non più minacciose e furiose, dicendole –mia madre possedeva un DNA particolare; molto raro e forte. Quindi Spencer la teneva sempre a sé, la lasciata andare con Jake perché Spencer seppe che anche lui aveva un DNA raro, persino più forte di quello di Alba-.
Cadde un breve silenzio e Claire era immersa nei suoi pensieri, suscitati dalle parole di Albert –quindi tua madre e tuo padre vennero catturati entrambi?-, Albert scosse la testa e disse –no, Spencer aspettava che…- Claire agitata e curiosa disse –cosa aspettava?- lui abbassò nuovamente lo sguardo –aspettava me!-. La ragazza dai capelli rossi rimase ancora una volta immobile a fissarlo sbalordita, finché Albert non continuò –Spencer pensava che tra i DNA e l’amore di questi due giovani ingenui ne sarebbe nato qualcosa. Qualcosa che avrebbe cambiato il mondo!- Wesker si portò la mano davanti agli occhi e la fissò con estremo dubbio –infatti il mio DNA è unico, neanche lontanamente la Umbrella e io stesso ne abbiamo visto o trovato uno simile.
Così quando Spencer seppe che Alba era incinta decise di fare la sua mossa, ma prima dato che la considerava una delle sue scienziate più fidate, volle provare a convincerla con le “buone”!-.
 
Alba era accoccolata sulla spalla di Jake e lui stava sfogliando un libro per nomi dicendo –se fosse femmina come la chiameresti? Che ne dici di Jane oppure Alex o Alexis, se no….- Alba scosse la testa pensierosa –non so! E se fosse maschio?- alla fine Jake si voltò e disse dolcemente –vedrai che il nome verrà da solo! L’importante è che adesso gli dedichiamo tutto il nostro amore- e toccò delicatamente la pancia di Alba, che si affacciava al quarto mese, e poi andò ad appoggiare la sua fronte a quella di Alba. Entrambi risero e lei mormorò –quanto sei saggio!- .
Ma il suono di un campanello interruppe l’atmosfera e Jake disse –vado io!-, ma Alba si era già alzata dicendo –lascia, ci penso io!-. Aprì la porta e si ritrovò di fronte un giovane uomo di trent’anni, vestito con giacca e cravatta, aveva folti capelli mori e un po’ di barba sul viso.
Alba si irrigidì e disse –Signor Ozwell!-, l’uomo sorrise e disse –mi spiace disturbarti mia cara! Ma devo  parlare con te e il tuo fidanzato- Alba annuì e lo fece entrare dicendo –di che si tratta?- Spencer rispose impaziente –prima sediamoci!-.
Alba presento Jake al suo superiore, prima di accomodarsi, ed essi si strinsero la mano. Spencer si sedette davanti ai due innamorati e poi disse –prima cosa ho saputo che sei in gravidanza, quindi congratulazioni per entrambi- Alba e Jake sorrisero entusiasti, poi Spencer continuò –si tratta  appunto di vostro figlio!- a quelle parole il sorriso sui loro volti svanì –tuo figlio Alba, nel suo DNA racchiude il futuro dell’umanità. Se mi dessi la possibilità di usarlo a fin di bene, per fargli dei test, quando sarà il momento. L’umanità potrebbe evolversi e lui è la chiave per tutto, per creare una nuova razza…-. Jake era rimasto senza parole, immobile e sbalordito, invece Alba pensava profondamente poi scattò in piedi –quale evoluzione? Di che follia parli? Mi spiace signore ma non permetterò mai che  mio figlio venga usato per scopi egoistici! Altro che umanità, si vede a cosa lo condurrai e a chissà cosa lo trasformerai!- Spencer si alzò in piedi, a sua  volta, e rispose –non essere sciocca Miller! Il tuo bambino è fin troppo speciale!- Alba con rabbia disse –fuori di QUI! Mio figlio non avrà un infanzia negata per i tuoi scopi!- Spencer sbuffò e disse, dirigendosi alla porta, -conta questo! Quel bambino sarà mio in un modo o nell’altro!- se ne andò, sbattendo la porta d’ingresso alle sue spalle.
Alba alla  fine crollò sul divano e cominciò a piangere, Jake le andò accanto stringendola forte e lei disse –Oh Jake! Quell’uomo…non sai di cosa è capace! Se è per proteggerlo vorrei che non nasca più!- lui la strinse ancora più  forte a sé e le disse –io ci sarò sempre, ti starò sempre accanto, vi proteggerò sempre ad entrambi. E poi non dimenticare che tu sei una donna forte!-.
I giorni seguenti, che passarono, furono per Alba peni  di paura e ansia. Finché in un freddo pomeriggio; Jake stava tagliando la legna, ammirava ciò che lo circondava, poi si voltò per prendere un altro ciocco da tagliare. Ma si ritrovò davanti un uomo vestito di nero, con il marchio delle Umbrella collocato sul petto, che lo colpì violentemente in faccia facendolo svenire.
Altri uomini in nero si introdussero in casa ed Alba stava cucinando quando sentì un fortissimo colpo alla testa ed ad un tratto si fece tutto nero.
 
-Li presero! Spencer ordinò ai suoi uomini di prenderli!- Claire guardava Albert con compassione, poi gli chiese –dove li portò?- lui rispose con un tono di voce ironico –li portò a Rockfort Island!-.


Nota dell'autrice:
Ed ecco qu chi sono i genitori di Albert! Tenetevi forte ragazzii che il prossimo capitolo sarà, oltre che bello lungo, il migliore che io abbia mai scritto. Per me poi giudicate voi!
Del prossimo capitolo posso solo dirvi che asisteremo alla movimentata nascita di Albert e alla fine di esso ci sarà un bel colpo di scena, che mi supplicherete di pubblicare il prossimo capitolo al più presto.
Quanto sono malignia XD apete che scherzo. A e se non sapete cos'è Rockfort Island è un laboratorio segreto situato su un isola privata, appartente alla famiglia Ashford. Ma diciamo che in questo momento della mia storia sarà Spencer il proprietaro di quest'isola di lusso con piscina e hotel oltre ad un laboratoriuo segreto per la crazione di B.O.W. ed un campo militare di ultima generazion per le forze speciali della Umbrella.
Quanto sono scema! Va be alla prossima,
Baci, martamatta.
      

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Capitolo 14
*** Capitolo 14: Un bambino nato dalla luce ma cresciuto nelle tenebre ***


Claire si strinse ancora più forte al suo braccio al ricordo di quel posto poi disse –che cosa gli fecero?- Wesker abbassò nuovamente lo sguardo e disse –per Alba dovevano prendersene gran cura, per causa mia!-
 
Quando riprese coscienza, Alba sentì subito che qualcosa le stringeva i polsi e non le permetteva di muoversi. Istintivamente aprì gli occhi.
Si ritrovò in una specie di sala d’ospedale, era sdraiata su un lettino medico e ne erano presenti altri, messi in modo lineare e geometrico per la stanza. C’erano anche dei comodini pieni di medicinali, e infondo alla stanza si trovava un'unica porta, che portava chissà dove.
Dei lacci la tenevano perfettamente legata al lettino ed indossava un vestito medico di colore verdastro, tipo quelli che indossano i pazienti dopo o prima un operazione.
Si chiedeva dove fosse Jake, dove lo avessero portato, poi prese a guardare la pancia e  la toccò delicatamente pensando a ciò che avrebbero fatto con il suo bambino e una leggera lacrima le rigò il viso.
Ma ad un tratto la porta si spalancò e Spencer entrò nella stanza seguito da due persone che sembravano medici. Spencer parlò alla ragazza legata in modo divertito –vedo che ti sei svegliata! Ringraziando il cielo, visto che da oggi questi signori si prenderanno cura di te, facendo degli esami al tuo seme- Alba a quelle parole esplose di rabbia e rispose –bastardo! Che hai fatto a Jake?- Spencer rise malignamente –il tuo dolce amore? Da questo momento in poi sarà una delle nostre più preziose cavie! Be immagino che questi signori vogliano lavorare quindi….- Spencer se ne stava andando mentre Alba urlava a squarcia gola, con rabbia e odio nella voce –BASTARDO!!! Quando verrà il momento la pagherai per ciò che hai fatto! Ciò che hai creato o protetto con cura, ti si ritorcerà contro!- Spencer rise nuovamente e disse, mentre stava chiudendo la pota della stanza alle sue spalle, -voglio proprio vedere!-.
 
Jake aprì delicatamente gli occhi, si ritrovò in una stanza completamente bianca, sembrava proprio una di quelle camere speciali per i matti di un manicomio. Apparentemente non c’era nessuna porta o finestra, sulla parete che aveva di fronte si trovava un largo e lungo specchio, che andava a ricoprire metà della parete.
Jake si guardò in giro, la stanza era  completamente vuota, e solo in quel momento notò che indossava dei vestiti bianchi. Si sentiva completamente indolenzito e debole, poi il suo sguardo si affermò sul braccio destro, aveva un leggero rossore sulla pelle, proprio dove era collocata la vena, che nascondeva un foro fatto da qualche ago.
Una voce maschile ruppe quel profondo silenzio –ben sveglio signor Allen! Come si sente?- Jake sussultò e si alzò in piedi guardandosi in torno in cerca della fonte di quella voce. Poi capì che tipo di specchio era quello che aveva davanti; era uno di quegli specchi speciali che usano i poliziotti per la sala interrogatori. –Vedo che se ne è accorto! Del fatto che lei non vede noi, ma che noi vediamo lei- disse freddamente la voce, Jake rispose seccato –che volete da me?- Dov’è Alba?- la voce rise –il suo amore è al sicuro, considerato ciò che porta in grembo, una bestia unica a sentire Spencer, anche se è ciò che penso anche io! Piuttosto mi preoccuperei per lei!- Jake si irrigidì, all’improvviso si sentì ancora più debole, tanto che barcollò all’indietro e cadde a terra.
La voce rise nuovamente –le conviene riposare signor Allen! Lei è prezioso per noi, non quanto suo figlio, ma sono convinto che farà la sua parte per tracciare la strada verso l’evoluzione umana!-. Jake era invaso dalla rabbia, tanto che voleva ribattere con aggressività ma si sentiva molto debole e una forte nausea lo aveva investito –che…che mi avete fatto?- la voce rispose –le abbiamo iniettato il “siero divino” ma lo chiamiamo semplicemente virus Progenitor, gliene inietteremo una piccolissima dose alla volta per studiare meglio i suoi effetti sul corpo umano, siccome è un virus appena nato, ancora in fase sperimentale. Quindi le auguro buona notte signor Allen!- Jake vide sempre più sfocato e alla fine tutto in torno a lui si fece nero.
 
Passò il tempo, le ore diventarono giorni e i giorni mesi. La pancia di Alba cresceva a vista d’occhio finché non si arrivò al fatidico nono mese.
Jake era appoggiato al muro, con la testa abbassata, ogni giorno la sua rabbia era aumentata, contemplava in silenzio tutto ciò che lo circondava. L’unico pensiero che l’aveva tenuto sano di mente era Alba e suo figlio. Alzò la testa e mormorò sorridendo –ancora dobbiamo scegliergli un nome!-. All’improvviso la solita voce maschile parlò dal nulla –ti vedo meglio oggi! Da gli ultimi esami risulta che il tuo DNA apprezzi e allo stesso tempo rifiuti il virus. Ma parliamo d’altro…ho una bella notizia per te! Pare che sia questione di ore o anche di minuti alla nascita di tuo figlio…- la voce rise e Jake disse freddamente –chi sei tu?-, la voce rispose –sono il braccio destro di Spencer, mi chiamo Kevin Stantrel e sono quello che deve tenerti d’occhio!- A quelle parole Jake si alzò e si avvicinò al vetro, una rabbia fredda e furiosa colmava il suo corpo. Appoggiò la mano sul vetro e sussurrò –non permetterò che mio figlio sia una cavia!- e un grande boato riempì la stanza, il vetro si era frantumato sotto la pressione della sua mano.
Dall’altra parte, davanti a lui, si stagliò un grande laboratorio pieno di scrivanie che ospitavano fiale e appunti scientifici di ogni genere. Era mezzo vuoto “comprensibile” pensò Jake vedendo un orologio appoggiato su una scrivania di fronte a lui “è piena ora di pranzo…”.
Gli scienziati presenti erano rimasti immobili, completamente terrorizzati ma anche affascinati. Jake scavalcò il muro e diede un occhiata fredda a uno scienziato di appena vent’anni che aveva in mano un microfono, e da ciò capì che quello doveva essere Kevin. Una forte sete di sangue lo investi alla sua vista, ma in fin dei conti Jake non voleva fare del male a nessuno, voleva pensare solo ad Alba e al suo bambino.
Così velocemente attraversò la stanza e se ne andò indisturbato, approfittando dello sgomento e dello stupore che aveva suscitato. Chiuse a chiave la porta del laboratorio, per impedire che quegli scienziati lo seguissero o chiamassero aiuto per fermarlo.
Cominciò a correre, era  terrorizzato dalla forza che aveva tirato fuori, era come se qualcuno si fosse impadronito del suo corpo.Ma non voleva dare  peso a questi pensieri, adesso voleva solo salvare suo figlio e la sua amata.
Durante la corsa Jake arrivò in un lungo corridoio, dove due soldati della Umbrella stavano sorvegliando la zona. Erano entrambi distanti fra loro di 5 metri a vista d’occhio e stavano prestando attenzione alle stanze, chiuse, di fronte a loro, erano immersi ognuno nei propri pensieri.
Jake analizzò la situazione e se correva senza far rumore poteva passare inosservato.
Velocemente si mise a correre, ma in un attimo si ritrovò il muro, dell’altra parte del corridoio, a pochi centimetri da lui. Riuscì a fermarsi in tempo e osservò sbalordito la distanza che aveva percorso in due secondi netti.
All’improvviso Jake sentì un dolore lanciante allo stomaco e agli addominali, trattene a stento un urlo di dolore e per paura di essere scoperto si rifugiò dietro ad una colonna.
Si era seduto, piegato in due dal dolore, avvertiva che il suo corpo stava mutando, ma all’improvviso il tempo si fermò. Vide un uomo vestito di nero, biondo e con gli occhiali da sole passargli accanto senza che facesse caso a lui, Jake rimase immobile finché la figura in nero sembrò voltarsi verso di lui e in quel momento svanì come se fosse un fantasma.
I dolori si fecero ancora più forti e Jake avvertì la sua mano destra bruciare, se la portò davanti agli occhi e vide che delle scaglie rossastre stavano ricoprendo il suo braccio e le unghie si trasformarono in lunghi e affilatissimi artigli. Il braccio sinistro prese la stessa mutazione mentre sentiva che la sua altezza aumentava.  Sulla sua schiena erano spuntati degli enormi e affilati spuntoni e il suo coccige si era allungato fino a separarsi dal suo corpo e formare una lunga coda, quegli spuntoni formarono una lunga cresta dalla punta della coda fino alle scapole.
Ormai non era più lui, ruggì come una bestia che si era appena liberata dalla gabbia.
I due soldati si voltarono e terrorizzati cominciarono a sparare. Il mostro sorrise malignamente e si scagliò sul soldato più vicino scaraventandolo dentro una delle stanze, presenti in quel corridoio. L’altro soldato cominciò a scappare terrorizzato, ma il mostro con una velocità spaventosa lo prese per il collo e lo sollevò in aria intento a infilzarli i suoi artigli nel torace. Un enorme desiderio di sangue si era impadronito di lui, era fuori controllo come una bestia che segue i suoi istinti.
Ma il mostro si bloccò nel guardare negli occhi il soldato, lacrimavano, erano pieni di paura e disperazione. A quel punto Jake tornò in sé e lanciò il soldato, facendogli sbattere la testa e rendendolo incosciente.
Delle lacrime gli rigarono il viso e mormorò  –Alba…perdonami! Per poco ho perso di vista ciò che era importante per me!- e il mostro scomparve nell’oscurità del laboratorio.
 
Tutti quei giorni immobilizzata lì, a subire continuamente esami su esami per il bambino che portava in grembo, le erano serviti per studiare meglio la stanza in cui si trovava.
Due medici stavano consultando una cartella, Alba ne aveva approfittato per afferrare un bisturi dal tavolo posto fianco a lei. Senza farsi notare aveva incominciato a tagliare i legacci che la tenevano legata.
Ma all’improvviso si sentì un ruggito squarciare l’aria. Tutti i presenti rimasero in silenzio a fissare la porta d’ingresso, si sentivano come dei lamenti di una bestia che si stava avvicinando. Si sentì subito dopo un boato assordante e la porta della stanza si spaccò in diversi pezzi.
Un mostro con una lunga coda ruggiva minaccioso al di là della soglia.
I due medici all’inizio rimasero immobili sbalorditi, ma poi uno dei due tirò fuori, da sotto il camice, una pistola e cominciò a sparare, invece l’altro prese un coltello dalla cintura dei pantaloni e corse verso il mostro.
I proiettili gli fecero a malapena il solletico, grazie alle scaglie che lo ricoprivano, invece il medico con il coltello gli era andato addosso conficcandogli l’arma nella spalla sinistra. Il mostro aveva riso malignamente e diede un violento colpo al medico, facendolo volare dall’altra parte della stanza e il suo corpo andò a scontrarsi con un armadietto di medicinali.
Il mostro estrasse il coltello dalla spalla, e la ferita scatenata dall’arma si rimarginò in pochissimi secondi.
L’altro medico rimase sbalordito, ma poi si ritrovò il mostro a pochi centimetri di distanza. La creatura l’avvolse con la lunga coda e lo stritolò fino a fargli perdere i sensi, dopo di che lasciò cadere il suo corpo incosciente a terra.
Intanto Alba si era liberata dai legacci ed era scesa dal lettino. Ma si ritrovò intrappolata tra il muro della stanza e la creatura, non aveva nessuna possibilità contro quel mostro, che aveva cominciato ad andare verso di lei.
Alla fine Alba avendo la creatura a pochi centimetri di distanza e senza nessuna via d’uscita, cadde a terra e chiuse gli occhi.
All’inizio non sentì nulla, ma poi un contato leggero e pieno di calore si posò sulla sua pancia, a quel punto aprì gli occhi. Gli artigli del mostro erano appoggiati sulla sua pancia e i suoi occhi la guardavano con affetto.
Alba scorse meglio il viso del mostro e a quel punto riconobbe i lineamenti e il colore castano verdastro degli occhi. E mormorò in tono sbalordito e preoccupato –Jake…?- a quelle parole gli artigli e la coda del mostro si ritirarono nella sua pelle e la corporatura diminuì. Poi tornato al suo aspetto umano Jake cominciò a respirare profondamente, come se si fosse appena svegliato da un incubo o fosse riemerso da un oceano freddo e oscuro. Delle lacrime gli rigarono il viso e disse –perdonami….per ciò che hai visto!- Alba lo abbracciò forte. Poi prese a guardarlo attentamente: i pantaloni erano intatti solo leggermente strappati sul fondo, invece la maglietta bianca era quasi completamente strappata e ridotta a brandelli.
Poi stringendolo ancora più forte disse –che ti hanno fatto?- lui rispose in tono sconcertato e preoccupato –quello che faranno a nostro figlio! Dobbiamo andarcene da qui!- Alba annuì e gli diede una mano ad alzarsi e poi gli disse –nostro figlio avrà una vita felice! Non sarà destinato a condannare l’umanità- Jake annuì e con determinazione uscirono entrambi dalla stanza.
 
I corridoi erano stranamente tutti vuoti. Non trovarono nessun ostacolo ma per sicurezza uscirono dal retro dell’edificio. Alba era già stata qualche volta a Rockfort Island e quindi sapeva bene dove andare.
Arrivarono in un magazzino vuoto e quasi completamente buio, Alba mormorò –quella è la porta d’uscita!-. Fecero qualche passo, ma a Jake prese un dolore lancinante alla testa, talmente forte che barcollò fino a cadere in ginocchio. Alba lo soccorse cercando di sorreggerlo e capire cosa gli fosse successo.
Intorno a Jake si fece tutto nitido e la stanza semibuia si trasformò, divenne di pietra, come una stanza di qualche castello o villa medievale, e un enorme finestra era collocata al fondo. Un fulmine squarciò il cielo e solo in quel momento Jake si accorse della presenza di due figure.
Una era un uomo anziano, legato da dei macchinari ad una sedia, e l’altro un uomo alto, vestito di nero, affacciato alla finestra.
All’inizio Jake non capiva ciò che stavano dicendo, ma poi il discorso lo sentì più forte e vicino, l’uomo in nero stava parlando, dicendo –vuoi dire che sono stato fabbricato?- l’uomo anziano tossì e muovendosi bruscamente dalla sedia disse –stavo per diventare un dio…creatore di un nuovo mondo per un’avanzata razza superiore- Jake notò che l’uomo in nero, girato di spalle, aveva stretto i pugni mentre l’uomo anziano proseguiva –eppure, tutto è andato perduto a Racoon City. Nonostante quella sconfitto la tua creazione ha tutt’ora importanza-. L’uomo in nero  si era girato e nonostante degli occhiali da sole che gli coprivano gli occhi, si poteva percepire la rabbia e la pena che stava rivolgendo all’uomo anziano.
Jake adesso capì che l’uomo in nero era lo stesso che aveva visto apparire e poi scomparire nel corridoio poco prima. E si domandava “ma questo tipo chi è? Perché ho queste visioni?”. I suoi pensieri vennero interrotti da un altro colpo di tosse dell’uomo anziano, che stava tentando di alzarsi dalla sedia dicendo disperato –la mia ora si avvicina inesorabile!-, si alzò dalla sedia barcollando. L’uomo in nero cominciò ad avvicinarsi mentre l’anziano, nel tentativo di camminare, diceva –destini beffardo, per un uomo che ha il diritto di essere un dio!- si girò, l’uomo in nero ormai era davanti a lui.
L’anziano, spostandosi di fronte all’uomo in nero, proseguì –dover affrontare la propria mortalità….-. L’uomo in nero parlò, con un tono di voce superiore e freddo, -il diritto di essere un dio….- sorrise leggermente e con un gesto fulmineo conficcò la sua mano destra nel petto dell’anziano.
Jake impallidì e l’uomo in nero sussurrò qualcosa all’orecchio dell’anziano, ma Jake non capì quello che disse poiché la visione si affievolì sempre di più fino a scomparire.
Alla fine Jake avvertì la voce di Alba che diceva –Jake!? Che ti succede? All’improvviso sei impallidito!-. Lui si portò la mano alla testa, il dolore era diminuito, ma delle domande riguardanti l’uomo in nero affollavano la sua mente, -sta tranquilla, non è niente!- Alba lo guardava diffidente, mentre gli diede una mano ad alzarsi, gli disse –Jake…ti prometto che troverò una cura per ciò che ti hanno fatto! Dopotutto sono sempre una scienziata-.
Lui le sorrise poi uscirono, attraverso la porta, e la luce del sole li investì illuminando il magazzino.
 
Percorsero un lungo sentiero, Rockfort Island era davvero una piccola isola, un edificio di cemento incastrato da delle scogliere con qualche albero qua e la.
Alla fine il sentiero li portò ad un vecchio molo, salirono su una vecchia barca che, nonostante gli anni, sembrava funzionare bene.
Alba cominciò a sentire dei dolori alla pancia e Jake la fece sedere sulla barca in modo che stesse più tranquilla e che non si affaticasse. Intanto lui cominciò a sciogliere le corde che legavano la barca al molo.
Un leggero mal di testa si fece di nuovo sentire, quando alzò lo sguardo si ritrovò davanti un bambino di 10 anni biondo, girato di spalle, affacciato ad una finestra. Jake rimase immobile a fissarlo; era scalzo ed indossava dei pantaloncini neri con una maglietta bianca a maniche corte. Parlava a sé stesso, con tono triste diceva –io….vedo le altre famiglie, i padri e le madri con i loro figli; li sgridano ma li coccolano anche ripetendo loro che sono i più grandi tesori che potessero avere! I miei di genitori, invece mi trattano come se fossi un tesoro da custodire. Quelli non sono i miei veri genitori, sono solo dei custodi che accudiscono e proteggono un raro animale. Quindi, capisco che sono solo! Allora perché esisto? E se quelli non sono i miei” veri” genitori, la mia vera famiglia non mi voleva? Per quale motivo?- a quel punto il bambino si girò e delle lacrime gli rigavano il viso. Jake si inginocchio e vedendo il bambino avvicinarsi a lui, aprì le braccia e disse –l’uomo in nero…tu…ho capito chi sei!- e delle lacrime gli bagnarono il viso. Quando l’immagine del bambino entrò tra le sue braccia lui le chiuse in un abbraccio pieno di calore e d’amore, e mormorò –noi ti vogliamo! E ti amiamo con tutto noi stessi….e adesso ho capito quale nome darti…dato che hai gli occhi azzurri di tua madre!- l’immagine svanì e Jake strinse i pugni, alzandosi e andando da Alba.
 Lei lo guardava sorpresa, notandogli il viso bagnato dalle lacrime, Jake allungò la mano sulla pancia di Alba e disse –Albert!- Alba rimase perplessa e disse –come…?-, Jake la guardò con affetto –Non abbiamo deciso ancora un nome, no? E dato che questo bambino è stato nel tuo grembo per 9 mesi penso che sia giusto dargli il tuo nome!- Alba guardò la pancia con affetto e tristezza e disse –e se gli dessi il tuo nome?- Jake sorrise e rispose –sarebbe per me un onore, ma non è questo il mio ultimo desiderio!- Alba si alzò in piedi e disse –di che parli? Come sarebbe a dire “ultimo desiderio”- Jake si fece serio e guardò nella direzione del laboratorio –li sento! Da quando quella roba invade il mio corpo i miei sensi si sono affinati. Stano arrivando e sono davvero tanti, stanno vedendo a prendere te e Albert!- Alba seguì il suo sguardo terrorizzata, poi Jake proseguì –il mostro dentro di me vuole uscire! Lo scatenerò contro di loro, permettendoti di scappare con questa barca!- Alba si avvicinò a lui, i loro volti era a pochi centimetri di distanza, -non posso farcela da sola! Chi prenderà d’esempio quando sarà grande? Che gli dirò quando chiederà di te?- Jake rispose tristemente –digli che…suo padre lo amava con tutto se stesso! E poi tu ti sottovaluti sempre! Sei una donna forte e straordinaria, io non potrei mai dargli in una vita ciò che tu potresti dargli in un giorno! Il nostro bambino non crescerà nelle tenebre, non dobbiamo darla vinta alla Umbrella!- Alba alla fine pianse e disse –Jake! Ti amo!-. le loro labbra stavano per toccarsi ma uno sparo squarciò l’atmosfera e il corpo di Jake cadde, privo di vita, ai piedi di Alba. Un enorme foro attraversava il suo cranio e del sangue stava ricoprendo il pavimento della vecchia barca.
Alba urlò –JAKE!!!!- ma poi si bloccò, le acque si erano rotte e il bambino cominciava a spingere per uscire. Alba cadde a terra mentre urlava di dolore e in pochi secondi i soldati della Umbrella arrivarono, vedendo la situazione trasportarono la donna in una sala parto del laboratorio.
 
Molti medici erano attorno a lei pronti a tirare fuori il bambino. Mentre spingeva, Alba piangeva, stava perdendo la voglia di vivere, il dolore la lacerava sia fuori ma soprattutto dentro.
Tutti i ricordi della sua vita le passarono davanti, soprattutto quelli legati a Jake, girò la testa verso un muro, della stanza, alla sua sinistra. Tutto divenne nitido e poi comparve casa Allen, dove c’era un uomo biondo girato di spalle che stava tagliando la legna. Alba pianse più forte e mormorò –Jake…?- l’uomo si fermò e si voltò verso di lei, Alba rimase a bocca aperta; aveva gli occhi azzurri ed era quasi identico a Jake se non fosse per qualche suo lineamento del viso. L’uomo sorrise felicemente e Alba disse commossa ma anche felice –Albert…!-.
 A quel punto si sentirono i pianti di un neonato e l’immagine svanì come il dolore di Alba. Una speranza si era riaccesa in lei.
Uno dei medici disse allegramente –è un maschio!-, mentre passava delicatamente il bambino in braccio alla mamma. Alba sorrise, il bambino si era calmato in braccio alla madre e sembrava accoccolato dal suo calore.
Alba sorrise dicendo –Albert….è perfetto! Albert Jake Allen, sarà questo il tuo nome. Benvenuto al mondo piccolo mio!-. Ma una risata ruppe l’atmosfera dicendo –era ora che nascesti signorino!-, Spencer era appena entrato nella stanza e fece cenno a uno dei medici, che strappò il bambino dalle braccia della mamma e lo passò a Spencer. Alba urlò –No! Albert!- Spencer si bloccò e disse –Albert? Si è un buon nome! Si sposa bene col cognome che gli affideremo- e Spencer se ne andò con il bambino in braccio, lasciando Alba sola con il suo dolore.
 
Ad ogni parola la rabbia di Albert era aumentata e poi mormorò stringendo i pugni –Spencer ha avuto ciò che si meritava!- Claire lo stinse forte a sé per calmarlo e una lacrima di commozione le rigò il viso.
-Il corpo di mio padre è stato distrutto subito dopo che ne estrassero  un po’ del suo DNA. E ho scoperto che il virus-T è stato creato ispirandosi proprio a questo DNA!- Claire rifletté un momento poi chiese –tua madre morì?-, Albert rispose pensieroso –non ho trovato niente riguardo a lei dopo il parto. Non si sa che fine fece!-. Claire appoggiò delicatamente le mani sulle guance di Albert e sussurrò –potrebbe essere ancora viva! Posso cercare negli archivi elettronici della BSAA, esso contiene tutte le informazione di tutte le persone di questo mondo, soprattutto se sono legate alla Umbrella. Sono certa che è viva, la troveremo!- Albert le sorrise poi disse –che farei senza di te? Mi hai cambiato la vita!- e le loro labbra si scontrarono in un appassionato e profondo bacio.
In quel momento la porta si spalancò e la figura che entrò rimase immobile e senza parole alla vista di quella scena. Claire e Albert si staccarono, quando la figura entrò. Albert si alzò dal divano allontanandosi da Claire. E la ragazza mormorò impallidita e sbalordita –Chris?-.   
   
nota dell'autrice:
Ecco fatto! a livello di trama direi il migliore che abbia mai scritto fin'ora.
Cavolo Chris li ha visti che si baciavano o_O non credo che la prenderà bene! E poi ragazzi secondo voi Alba è ancora viva? Continuate a segiurmi e lo scoprirete.
Un bacione a tutti, grazie per aver letto e una recensione fa sempre piacere.
Baci, martamatta      

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Capitolo 15
*** Capitolo 15: Difficoltà ***


 Chris era impallidito ed una rabbia  fredda e pericolosa lo invase.
Una voce femminile, proveniente da fuori, parlò dicendo –Ehi Chris è scortese entrare senza permesso! Comunque hai trovato Claire?-, Jill entrò e a sua volta, rimase immobile alla vista di Wesker e mormorò  –Chris…?- , lui rispose in tono freddo –lo so!-. Estrasse il coltello dalla cintura e si lanciò addosso a Wesker, buttandolo a terra e facendogli volare via gli occhiali da sole dal viso, mentre Claire urlava –NO CHRIS!-.
Chris era sopra di lui e gli puntava il coltello alla gola, lo fissava dritto negli occhi, mentre tutti i ricordi legati a Wesker e a quelle iridi rosse, gli passavano davanti. Poi Chris mormorò con rabbia –Perché non reagisci? Perché stavi baciando mia sorella? Vuoi portare Claire contro di me per farmi soffrire, come hai fatto con Jill? Vuoi condannare il mondo ancora?-, Wesker lo guardava indifferente ma pensava profondamente “Come biasimare la sua rabbia e la sua paura? Dopo la vita che mi sono lasciato alle spalle, ma che mi tormenta tutt’ora?!”, poi rispose freddamente al suo ex-compagno d’armi –Se reagissi ti fare del male! E se ti facessi del male poi tua sorella ne soffrirebbe e io non saprei perdonarmelo!-. 
Jill rimase a bocca aperta e pensò “questo non è il Wesker che abbiamo conosciuto in questi ultimi anni! Sembra essere tornato il nostro freddo e saggio capitano della STARS!”. Claire intanto si era avvicinata al fratello, con l’intento di fermarlo e calmarlo, invece Chris a l’udire di quelle parole la sua rabbia era aumentata –Che cavolate dici! Tu hai ucciso i nostri compagni e hai organizzato l’attacco terroristico in Africa per ben due volte! E poi ci hai rubato tutti quei dati in Europa!-, alla fine Claire gli afferrò il polso, quello che reggeva il coltello, e cercava di tirare su il fratello –Lascialo andare! Lascia che ti spieghi la situazione!-. Chris sbottò di rabbia –Perché lo difendi?-, Claire rispose con determinazione e sicurezza –Perché lo amo! E mi ha salvato la vita in Africa durante l’attacco terroristico di cui parli!-. Un pauroso silenzio riempì la stanza, l’unico rumore percettibile era il russare di Leon; proveniente dal piano di sopra.
Chris si calmò ed insieme a Jill ascoltarono ciò che successe in Africa.
 
Alla fine del racconto Chris mormorò –Quindi sei sempre stato tu; quello che Claire ha soccorso nelle vicinanze del vulcano?-, Albert e Claire annuirono e Jill proseguì dicendo –E hai recuperato la memoria durante l’attacco terroristico, ma alla fine l’amore per Claire ti ha cambiato, tanto che dopo lo scontro con un mostro tentacolato, volevi suicidarti nel vulcano?-, Wesker annuì, poi Chris parlò –E adesso cerchi una “cura” in modo da salvare il mondo, e non per condannarlo? E oltretutto non ci sei tu dietro gli attacchi terroristici che Leon ha scoperto, e che la BSAA ha fermato? E allora chi c’è dietro la TRICELL? Credevamo che Excella fosse il capo di questa corporazione e che non ci fosse nessun’altro!-.
Albert stette un momento a pensare poi parlò –In effetti è quello che mi disse lei quando la conobbi, ma tuttavia sono un tipo che di rado si fida della parola data. Così feci delle ricerche e scoprì che in realtà Excella era solo una sottoposta di alto livello. Ho cercato dappertutto che fosse il vero leader della TRICELL, ma senza risultati. È un tipo che sa come tenere le cose segrete; e io con il mio piano in Africa, che in breve tempo si sarebbe attuato, non gli ho dato peso.
Poi durante l’attacco terroristico all’ospedale, capì subito che era tutta opera della TRICELL; siccome il mostro che ha attaccato l’ospedale era infettato con UROBOROS, un virus che ho creato io con l’aiuto di Excella. E quindi chi non altro se non lei aveva passato la formula del virus…-.
Cominciarono tutti a pensare profondamente e le stesse domande riecheggiavano nella mente dei quattro presenti “chi c’era dietro la TRICELL? E che intenzioni aveva?” . 
Claire ruppe quel silenzio dicendo –Leon mi ha detto che quando è andato in Sud America ha incontrato Krauser!-, Jill e Chris si guardarono confusi, invece Wesker era rimasto immobile a riflettere, poi parlò –Bisogna aspettarselo visto quello che si è iniettato!-. Jill disse confusa –Chi è questo Krauser?-, Albert rispose pensieroso –Jack Krauser è stato un mio sottoposto, uno dei miei agenti speciali, a mio avviso il migliore che abbia mai avuto. Ma prima di conoscere il mio nome, lui era un ottimo soldato, faceva parte del corpo speciale degli Stati Uniti d’America. Un giorno gli venne affidata una missione particolare con l’agente del governo Leon Scott Kennedy. La missione venne nominata Operazione Javier!- Chris riflette un momento, poi disse –Javier! Ne ho sentito parlare, è quello scienziato che prese a lavorare in Brasile con il virus T-Veronica. Cosa successe a Krauser?-, Albert rispose pensieroso –Lì ebbe modo di conoscere le potenzialità dei virus della Umbrella e di sentire il nome Albert Wesker da Leon! Per non destare sospetti, su ciò che aveva intenzione di fare, quello stesso anno, inscenò la sua morte e si mise in contato con me. Era un uomo che vedeva delle potenzialità nei virus e dopo aver sentito ciò che ero in grado di fare e ciò che avevo fatto a Racoon City e a Rockfort Island mi prese come punto di riferimento; mi considerava un icona dell’evoluzione umana, un esemplare che doveva essere preso a modello. Lavorò allungo per me, morì in Spagna dopo uno scontro con il suo vecchio partner Leon. Il suo ritorno è di sicuro opera della TRICELL-, durante il racconto Jill e Chris annuivano interessati.
Ma poi alla fine Claire disse –Adesso credo che basti, siccome è tardi! E poi non è neanche giusto affrontare questo argomento senza Leon! Quel dormiglione si sente fino a qui!-. Albert si alzò in piedi –Venite c’è posto per tutti qui, questa casa è molto grande-, Jill e Chris seguirono Claire ed Albert al piano di sopra. 
Durante il tragitto Albert disse –Dovete dividere le stanze, essendo arrivato da poco qui non ho avuto il tempo di sistemare le altre camere! E poi mi ero preparato nell’ospitare solo due persone-.
Arrivarono alla stanza di Leon e Wesker mormorò –I maschi con i maschi! Quindi Chris credo che dormirai insieme a Leon; invece Claire e Jill divideranno quella stanza-  ed indicò la terza porta sulla sinistra del corridoio in cui si trovavano, -Se avete bisogno del bagno è quest’altra porta qui affianco-.
Chris annuì ed aprì incerto la porta; si ritrovò davanti Leon profondamente addormentato ed avvolto in calde e pesanti coperte. Chris entrò nella stanza, fece un passo, poi si fermò e disse con odio nella voce –Io non mi fiderò mai di te “capitano”! L’unico motivo per cui non ti ho ucciso è perché mi voglio fidare di mia sorella! Ma ti avverto Wesker, un solo passo falso e giuro sulla mia stessa vita che ti ucciderò senza esitare!-, Chris si voltò con freddezza verso Claire –Come fai a dire di amarlo? Non pensi a Steve? Non pensi a quelli che sono morti per colpa sua? Le sue mani e la sua anima sono sporche di sangue innocente-, Chris si chiuse la porta alle spalle dicendo in tono freddo –Buonanotte!-.
Rimasero tutti e tre in silenzio a fissare la porta, poi Albert abbassò lo sguardo e strinse i pugni –E come dargli torto?- disse tristemente –Dopotutto quello che ho fatto!-, Jill lo guardava sbalordita, era sincero, e lei non sapeva proprio chi aveva di fronte ormai.
Alla fine Claire scosse la testa –Quello è passato! Adesso pensiamo al futuro, dormiamoci sopra!- . Wesker annuì e accompagnò le due ragazze alla loro stanza e disse –La mia camera è l’ultima stanza infondo al corridoio sulla destra. Buonanotte ragazze!-, Jill e Claire ricambiarono la buonanotte, ed Albert se ne andò nella sua stanza.
Claire chiuse la porta della loro camera e poi cominciò a prepararsi per la notte e Jill la imitò.
Stettero in silenzio per un po’, poi Jill parlò –Come ci sei riuscita?-, Claire si voltò verso di lei sorpresa dalla domanda, e rispose –A innamorarmi di lui? Io credo che perdendo la memoria lui abbia ritrovato la sua umanità, dimenticando di averla cancellata! Adesso tu lo vedrai come l’ho visto io all’ospedale in Africa, in quei giorni; era gentile e disponibile, rideva e io stavo bene con lui! Poi c’è stato l’attacco terroristico, gli tornò la memoria e le ustioni guarirono…avevo paura dopo aver visto chi era veramente l’uomo di cui mi ero innamorata, ma poi lui mi salvò la vita e mi confessò il suo amore e nei suoi occhi…azzurri o rossi che siano…non vidi un mostro, ma ben si un uomo! Un uomo pentito, pronto ad aiutare il mondo con tutte le sue forze, ed un uomo disposto a proteggere chi ama fino alla morte!-.
Jill rimase incantata da quelle parole e disse –Io, al contrario di Chris, voglio fidarmi di lui! Poiché nelle parole che ho sentito pronunciargli, ho rivisto il mio capitano della STRARS! Dopo Villa Spencer sono stata nelle sue mani per mesi e mesi…ha fatto di me una sua versione femminile, e in tutto quel tempo il mio odio nei suoi confronti si è fatto più grande! Quando Chris mi liberò, mi ritinsi subito i capelli, nella speranza di eliminare il suo possesso su di me; sapendo che era morto volevo cancellare ogni sua traccia! Il mio odio per lui si è rimpicciolito adesso, però come ha detto Chris la sua anima è sporca di sangue innocente! Ma, forse sono pazza o è il mio istinto che da i numeri, voglio fidarmi di lui! Voglio credere nel vostro amore!-.
Claire andò da lei e l’abbracciò forte –Grazie per il tuo sostegno!-, Jill sorrise e disse in tono stanco –Adesso, però, dormiamo un po’!-.   
 
Quando Claire si risvegliò erano circa le sei del mattino, aveva dormito agitata, forse per paura di ciò che Chris ed Albert avrebbero potuto faretra di loro. Oppure per il fatto che il ricordo di Steve era tornato a tormentarla; come poteva Claire dimenticarlo? Gli mancava molto, ma il dolore di Claire verso Steve era scomparso del tutto solo quando lei si era innamorata di Albert.
Lentamente si guardò intorno e vide Jill che dormiva profondamente, immersa da delle calde coperte.
Facendo attenzione a non svegliare l’amica, Claire scese dal letto ed uscì dalla camera silenziosamente. Chiuse delicatamente la porta alle sue spalle, poi si diresse verso la camera di Albert; aprì delicatamente la porta e sbirciò attraverso quel piccolo spiraglio che aveva creato. Una grande letto matrimoniale era situato al centro della stanza, vide Albert girato su un fianco che gli dava le spalle, avvolto da solo un semplice lenzuolo. Claire entrò silenziosamente e si avvicinò al letto con passi calmi e furtivi.
-Non è presto per te, Claire?- disse Albert girandosi verso di lei. Claire sorrise imbarazzata poi si infilò nel letto dicendo –Volevo vedere come era la tua stanza…e se stavi bene…- , appoggiò la testa al suo petto ed Albert ricambiò il gesto stringendola a sé con il braccio. Claire chiuse gli occhi per ascoltare la melodia del suo cuore.
Invece lui la guardava con affetto e rifletteva profondamente “Quanto sei bella Claire! Io non so cosa mi stia prendendo! Fino a pochi mesi fa ho portato avanti un progetto per trasformare il mondo e questa logica perversa non mi abbandona! Il mio cuore si è risvegliato con il tuo amore ed ha liberato la mia luce. Tuttavia la mia oscurità sta pianificando di afferrarmi di nuovo, infatti l’idea di essere un Dio non mi lascia in pace. Insieme al folle desiderio omicida e di odio nei confronti di Chris. Ammetto che ho pensato di disubbidire alla parola data riguardo la cura! Ma poi basta il ricordo del tuo sorriso per salvarmi di nuovo dall’oblio della mia oscurità!”.
-Non hai freddo con solo questo lenzuolo?- domandò Claire, interrompo i suoi pensieri, Albert rispose –A dire la verità per il mio corpo è più che sufficiente-. Claire lo guardò attentamente negli occhi, erano diventati di nuovo azzurri, e disse –Merito del virus immagino…i tuoi occhi cambiano…-, Albert annuì e disse –Dipende dal mio umore, normalmente sono gialli, ma quando mi arrabbio o sono stressato diventano rossi. Invece quando sono felice e sto bene diventano del mio colore naturale, cioè azzurri-.  
 
 
Albert guardò l’orologio, quello che aveva vicino al comodino, e disse –Credo che per me sia il momento di alzarmi! Accendo i riscaldamenti poi vado in laboratorio. Tu dormi un altro po’, poi vai in cucina e mangia ciò che vuoi-. 
Detto questo si alzò, Claire notò che indossava solo la biancheria intima. Si diresse verso l’armadio, che si trovava di fronte al letto sulla destra.
Mentre apriva le ante dell’armadio, Albert disse –Appena si sono svegliati tutti e avete fatto colazione, raggiungetemi in laboratorio. Si trova a qualche metro dalla casa, l’entrata è nascosta a delle grandi rocce ammassate, nei pressi del limitare della foresta-, Claire annuì poi lo osservò attentamente, si stava togliendo la canottiera nera. I suoi muscoli erano ben mantenuti e sembravano forti e rigorosi. Ma il suo sguardo si fermò su una lunga e appena visibile cicatrice, intagliata dagli addominale fino allo sterno.
Claire la guardò attentamente, pensando a cosa fosse stato a scatenare quella cicatrice, ed Albert segui il suo sguardo. E capendo i suoi pensieri disse –Jill e Chris sanno bene cosa è stato ad attraversarmi da parte a parte! Non dimenticherò mai le fredde dita della morte che mi hanno avvolto, fu quando il Tyrant 002 mi trafisse nella Villa sui monti Arklay!-.
Claire lo guardò sorpresa, in effetti Chris gli aveva detto ciò che successe in quel posto nei minimi particolari, soprattutto dopo che incontrarono Wesker a Rockfort Island e in Antartide.
Poi Albert si voltò, ed un'altra cosa attirò lo sguardo di Claire, un grande tatuaggio era disegnato sul tratto lombare della sua schiena, in basso a sinistra. Sembrava proprio il marchio della Umbrella, solo completamente nero. 
Claire si irrigidì e disse tesa –E quello…?-, Albert si girò sorpreso verso di lei e con la mano sinistra andò a toccare il tatuaggio. Rispose –Questo ce lo sempre avuto, da quando ne ho memoria, nessuno mi ha mai detto perché me lo fecero. Ma poi ho capito, è il loro marchio di fabbrica! Hai loro occhi io sono solo un prodotto di ottima qualità di appartenenza alla Umbrella! Ma io non sono un oggetto o una cavia o una animale raro da collezionare! Non appartengo a nessuno, se non a me stesso!-.
A quel punto Albert indossò dei semplici pantaloni e si mise una maglietta a maniche lunghe grigiastra; infine si infilò i soliti anfibi neri e inforcò gli occhiali da sole.
Stava attraversando la stanza quando disse –Dormi un altro po’ Cuore!-, era alla porta quando Claire gli chiese –Albert…devo sapere! Che ne è stato del corpo di Steve?- lui si bloccò e si voltò verso di lei, nonostante le lenti scure si poteva percepire lo sguardo frustato e sorpreso.
-Ti prego dimmelo!- ripeté Claire, lui, stringendo i pugni, rispose –Io ho estratto il virus T-Veronica dal suo corpo e l’ho venduto al migliore offerente per miliardi di dollari o euro. Riguardo al corpo di Steve…l’ho distrutto per impedire che qualcuno si appropriasse del suo DNA! Mi dispiace Claire!-, ed un bagliore rosso divampò dagli occhi di Albert illuminando la stanza.
Claire si domandava se la sua rabbia era dovuta dalla domanda posta, oppure dal senso di colpa delle sue azioni. Alla fine Albert se ne andò dicendo freddamente –Ci vediamo dopo…-.
Claire si sdraiò sul letto matrimoniale ed ascoltò i passi di Albert riecheggiare per la casa fino a spegnersi, poi chiuse gli occhi e cominciò ad annusare il suo odore impresso nel letto e alla fine si riaddormentò.  
 
Quando Claire riaprì gli occhi erano circa le 9 del mattino. Si guardò intorno confusa, cercando di riassemblare nella sua mente le ultime azioni fatte prima che si fosse riaddormentata.
Lentamente si alzò ed uscì dalla stanza sbadigliando, si era fatta un bel sonno e adesso il suo stomaco gorgogliava in cerca di nutrimento.
Quando entrò nel corridoio trovò Jill che stava uscendo dalla stanza; anche lei sbadigliava. –Buongiorno!- mormorò piano Claire, per non disturbare Chris e Leon che stavano ancora dormendo nella loro camera, Jill le sorrise e rispose –Buongiorno anche a te!-. Alla fine entrambe se ne andarono in cucina, al piano di sotto, silenziosamente per non svegliare i due ragazzi.
La cucina era molto grande e una parte del muro era fatta tutta di vetro e si affacciava ad uno splendido porticato.
Entrambe si misero a rovistare tra gli scaffali in cerca di caffè e delle tazze.
-…e poi se ne è andato in laboratorio- disse Claire, che stava raccontando all’amica i fatti successi la mattina presto. –Quel tatuaggio…ma i medici non se ne sono accorti quando l’hanno curato in Africa?- disse Jill pensierosa, Claire scosse la testa dicendo –La sua pelle era completamente ustionata ad alti livelli e quindi penso che quelle ustioni abbiano coperto il tatuaggio…il fatto più strano è che il tatuaggio non si è rovinato minimamente a contatto con la lava! Sembra parte della sua pelle! Oltretutto mi ha detto che ce l’ha sempre avuto…quindi è probabile che glielo abbiano fatto quando lui era molto piccolo. E ciò che mi spaventa è che quel tatuaggio è così splendente, durante gli anni non si è minimamente sbiadito…che può significare?-.
Jill stette un po’ a riflettere –Significa che la Umbrella lascia il suo marchio “splendente” dovunque! Presso dei dati segreti della Umbrella, io e Chris venimmo a sapere che Spencer aveva dato inizio ad un progetto molto speciale: consisteva nel tenere d’occhio decine e decine di bambini in tutto il mondo. Ma non bambini qualsiasi, ma dei bambini che avevano un DNA molto particolare. Questo progetto venne chiamato come lo scienziato che stava lavorando ad esso insieme a Spencer. Venne chiamato progetto Wesker ed ad ogni bambino venne affidato quel cognome.
Raggiunta una certa età a questi bambini, ormai adulti, venne iniettato una dose del virus Progenitor! Da quello che sappiamo è che tutti i “bambini” sono morti o scomparsi…tranne uno!-.
Uno spaventoso silenzio cadde, ma venne interrotto da un urlo proveniente dal piano di sopra. Claire impallidì –è la voce di Leon!- e le ragazze di corsa raggiunsero la camera dei loro compagni.
Quando aprirono la porta, trovarono Leon con gli occhi sbarrati che fissa Chris con stupore e una nota di spavento. In effetti Leon non si era accorto dei fatti accaduti la sera sul tardi, e quindi non sapeva dell’arrivo di Chris e Jill; Così quando aveva aperto gli occhi verso il letto di fronte, che la sera prima aveva visto vuoto, si era ritrovato Chris che lo guardava con occhi rossi, segnati dall’insonnia. E Leon si era spaventato per questo, tanto che urlò credendo di avere di fronte uno zombi, e Chris mormorò in tono irritato –Buongiorno anche a te Leon!-.
Claire e Jill guardarono l’espressione dei due compagni, capirono subito ciò che era successo, e le due ragazze si misero a ridere.
Alla fine tutti si vestirono e poi raggiunsero la cucina, poiché Leon e Chris non avevano fatto ancora colazione ed erano molto affamati.
Leon sedeva nel tavolo al centro della cucina, mentre sorseggiava del caffè, domandò a Claire –Allora…il nostro nuovo amico sta lavorando ad una cura, ma ti ha detto dove vuole iniziare?-, la ragazza rispose –Veramente no! Non abbiamo ancora avuto modo di parlarne…- Leon rimase un po’ perplesso da quella risposta e disse –Ma di che avete parlato ieri sera, dopo che me ne sono andato a letto?-. Claire abbassò lo sguardo pensando alla storia che Albert le aveva raccontato; quella era una cosa tra loro due e Claire non trovava la necessità e l’importanza per raccontarlo agli altri. Così scosse la testa dicendo –Quando sono venuti Chris e Jill abbiamo un po’ parlato della TRICELL e degli attacchi terroristici che la BSAA ha fermato, ma non abbiamo detto niente di che visto che tu non eri presente! E poi era anche molto tardi…-, Leon la guardò con sospetto, mentre sorseggiava il caffè,poi annuì anche se non molto convinto.
-Gli attacchi terroristici che hai scoperto in Sud America, la BSAA è riuscita a fermarli tutti?- disse pensieroso Chris, -Si!- rispose Leon –Appena ho raggiunto il Quartier Generale dopo la missione ho passato tutte le informazioni che ho raccolto, e la BSAA ha mobilitato delle squadre esperte per bloccare i terroristi. Tra le informazioni raccolte, erano anche contrassegnati i luoghi dove questi terroristi si erano rifugiati. Quindi è stato facile trovarli e fermarli!-, Chris fece cenno con la testa per far notare che aveva capito, poi Jill parlò –Leon, tu sei un agente del governo, come mai sei entrato nella BSAA?-, Leon sbuffò –Non è ovvio? Il governo vuole controllare ogni singola mossa dei bioterroristi. E quale altro modo se non mandare uno dei loro uomini più abili e fidati nell’organizzazioni privata anti-terroristica più determinata e forte del pianeta? Io ufficialmente sono un agente del governo, ma anche un soldato della BSAA!- detto questo Leon si alzò bruscamente ed andò a lavare la tazza, ormai vuota, nel lavandino. Poi disse –Avete tutti finito di fare colazione? Non per niente ma sono curioso  di vedere a cosa sta lavorando il nostro nuovo amico-, tutti volsero lo sguardo fuori, a guardare attraverso il muro di vetro, ed ognuno doveva ammettere a sé stesso che era curioso di scoprire se il caro Wesker stava mantenendo la parola data a Claire oppure se fosse ricaduto nel suo oscuro circolo vizioso. 
 
Così, seguendo le indicazioni di Albert, tutti e quattro si diressero al laboratorio.
Uscirono di casa con indosso delle pesanti giacche, camminando lentamente; avanzavano per la strada sprofondando nella neve.
Dopo diversi metri dalla casa raggiunsero la piccola montagnola di pietre, completamente coperta di neve; a prima vista non notarono nessuna entrata, ma poi videro che tra le pesanti rocce, si faceva largo un piccolo e stretto passaggio.
A fatica e lentamente lo attraversarono, per poi trovare delle scale coperte di ghiaccio che portavano nelle profondità della terra. Le scesero con molta attenzione a non scivolare, poi apparve davanti ai loro occhi una porta metallica chiusa. Vicino ad essa si trovava un citofono e una tastiera numerica.
Leon, che era il più vicino alla porta, spinse il pulsante del citofono. Dopo pochi secondi la porta scattò rimbombando per l’ambiente circostante.
Diffidenti e curiosi entrarono; davanti a loro si stagliò una stanza completamente bianca: larga a occhio, più o meno, tra i 50 e i 60 metri quadri. Davanti a loro, appoggiati al muro, si trovavano dei computer accessi, sembravano nuovi, ma anche molto usati. Vicino c’era una scrivania con vari fogli sparsi e un microscopio con vicino fiale e dei vetrini, vuoti e pieni, messi l’uno sull’altro in varie file senza un ordine preciso. Di fianco alla scrivania, attaccato al muro, si trovava una bacheca di legno, in cui erano inseriti con delle spille diversi fogli, e tra di essi una fotografia un po’ rovinata e vecchia. Dall’altra parte della stanza c’era una parete di vetro, che separava quel piccolo laboratorio da una specie di obitorio; c’erano delle celle frigorifere e un grande armadio metallico, chiuso.
 
Albert si trovava di fronte alla scrivania, teneva in mano una cartella, poi alzò lo sguardo e disse freddamente –Vi aspettavo più presto! Comunque benvenuti nella mia tana!-. I quattro ragazzi si guardarono intorno e Chris disse –Cosa hai in mente? Tramortirci e usarci per degli esperimenti? Io so come sei Wesker! Sono sicuro che stai macchinando qualcosa contro di noi ed il mondo!-. Tutti guardarono Chris con aria di rimprovero, eccetto Albert che abbassò lo sguardo e rispose –hai ragione! Tu sai come sono fatto, e l’oscurità dentro di me non vede l’ora di entrare in azione uccidendoti lentamente e dolorosamente, godendosi ogni singolo momento della tua sofferenza…-, tutti si irrigidirono e Chris posò la mano sulla pistola (che aveva attaccata alla cintura), ma Wesker proseguì -…solo che Claire ha risvegliato il mio cuore, che credevo congelato e sepolto da tempo! Ed esso sta cercando con tutte le sue forza di reprimere questi istinti di odio…-.
Nella stanza cadde un cupo e spaventoso silenzio, ma poi Jill lo ruppe dicendo –Allora! A che cosa stai lavorando?-, Albert scosse la testa e disse –Per prima cosa ho incominciato a raccogliere dei dati e dei campioni in alcuni dei laboratori della Umbrella; in modo da non ricominciare tutta la ricerca da capo, poiché per scoprire la cura bisogna analizzare attentamente ogni singola parte del virus…-, Leon interruppe il suo discorso dicendo –Ma se c’è già un vaccino a che può servire una cura?-, Wesker sbuffò e disse –Il vaccino che tutti voi conoscete funziona solo se il virus non è ancora entrato in funzione nel DNA o nel sangue. Io invece voglio creare una cura che ritrasformi le BOW in esseri umani. Voglio cancellare per sempre i virus che la Umbrella a seminato per il mondo!-. Leon lo guardò con stupore, e si ricordò cosa Claire gli aveva detto riguardo a Wesker parecchio tempo fa:
 
“Per mio fratello è stato un grande soldato, lui mi ha detto che una delle qualità migliori del suo capitano era il modo di parlare; Per ogni cosa sapeva spiegare bene tutto e quando parlava lo faceva sempre in modo autoritario e la sua voce era impossibile da non ascoltare, poiché risuonava sempre forte e audace!
 Io penso che Chris, nei confronti di Wesker, sia invaso più dalla tristezza che dall’odio. La tristezza e il rimorso di non essere riuscito a salvare il suo capitano dall’oscurità…”
 
Albert riprese a parlare in tono convinto e sicuro –Come dicevo; prima bisogna analizzare il virus in ogni parte per creare la cura. Quindi ho incominciato dal virus “portante”, cioè dal primo che la Umbrella ci ha messo le mani sopra e dal quale succedono tutti gli altri, il virus Progenitor! Ho cominciato immediatamente ad analizzarlo, ed è molto più complesso di quello che sembra; il punto è che per fare un analisi completa e precisa ci vorranno almeno altri 2 mesi, come minimo, invece per la cura dai 6 a i 9 mesi. Nonostante il mio intelletto sovraumano, da solo e con spazio ed attrezzature limitate i tempi vanno per le lunghe-.
Cominciarono tutti a grattarsi la testa per trovare una soluzione nell’accorciare i tempi, visti anche i movimenti della TRICELL. Poi a Jill venne un idea –Ci sono! E se entrassi a far parte della squadra degli scienziati di ricerca della BSAA? Avresti colleghi con cui consultarti, insieme a più spazio e ad attrezzature più avanzate-, tutti i presenti si stupirono, guardarono Jill con soddisfazione e sorpresa. 
Claire sorrise e disse –Non è una cattiva idea, e dato che Wesker è “morto” dovremmo darti una nuova identità, così sarà tutto più semplice!-, Jill annuì –E dato che io e Chris fra qualche giorno andremmo in un nuovo campo della BSAA, staremo vicini al capo e così potremmo parlare di te con lui e farti entrare facilmente nel team, tanto se siamo noi a raccomandarti ti accetterà immediatamente!-.
In fine Chris ruppe l’allegra conversazione dicendo –Ehi! Stiamo calmi! Vuoi davvero che entri nella BSAA? In modo  che così prenda tutte le informazioni dell’organizzazione? Per poi tradirci ancora?-, alla fine fu Leon a parlare contro Chris dicendo in tono di rimprovero –Readfield! Stai diventando paranoico! Tua sorella non è una stupida sa bene con chi ha a che fare! Io mi fido  di lei! Almeno dagli una possibilità!-.
Chris si irrigidì –D’accordo!- disse, poi si rivolse ad Albert –Almeno ci puoi dire cosa ci fa un obitorio qui dentro?-, Albert si voltò ad osservare le celle frigorifere e disse –Quando comincerò a lavorare alla cura mi serviranno delle cavie, quindi pensavo di  infiltrarmi nel cimitero della città e di prendere in prestito un morto; da cui gli inietterò una dose del virus, e secondo i miei calcoli il virus dovrebbe riportarlo in vita trasformandolo in un BOW. E da lì la userò per i miei esperimenti-, Chris lo guardò diffidente e poi disse –Sorvolando sulla profanazione della tomba di un morto, saresti in grado di gestire la cosa? Sai che cosa succederebbe se una di quelle cose andasse fuori!?-, Albert sbuffò - Readfield sai perché la Umbrella ha scelto questo posto per costruire un laboratorio? Perché questa è una delle zone più fredde della nazione, i virus si immobilizzano e regrediscono se esposti a basse temperature – disse Albert in tono di superiorità –E poi Chris credi davvero che permetterei ad una preziosa cavia di andarsene bello e tranquillo? Ed anche se si ribellasse e mi attaccasse…sai di che cosa sono capace….sai bene ormai che cosa sono!-, nella mente di Chris si mossero molti ricordi che gli fecero gelare il sangue nelle vene.
Wesker sorrise leggermente, poi proseguì –E se ti interessa sapere cosa c’è dell’armadio metallico, sono i virus che ho raccolto, più diversi campioni di sangue. Tenuti al fresco e al sicuro a basse temperature-.
 
Mentre Wesker parlava, Leon si era un momento allontanato dai suoi compagni,  senza che se ne accorgessero, si era diretto verso la bacheca. La cosa che lo incuriosiva di più era la fotografia appesa.
Essa raffigurava tre ragazzi tra i 20 e i 25 anni che sembravano ridere e scherzare:
uno di essi era Albert, collocato sulla sinistra della foto, Leon lo riconobbe subito per gli occhiali da sole e il colore biondo acceso dei capelli, stranamente spettinati; il ragazzo sulla destra ci mise un po’ a riconoscerlo, ero lo scienziato William Birkin, il padre di Sherry, in effetti Leon aveva saputo che Wesker e Birkin si erano frequentati, ma non pensava che fossero così amici; infine il ragazzo al centro Leon non lo aveva mai visto, aveva gli occhi verdi e i capelli castano scuro, con un po’ di barbetta sul viso.
Alla fine preso dalla curiosità Leon disse –Ehi Al! Posso chiederti una cosa?-, Albert si girò e solo in quel momento si accorse di Leon che era andato a curiosare sulla bacheca.
Poi Albert gli rispose –Certo, dimmi!-, Leon annuì e disse –Chi è il ragazzo che sta al centro della foto?-. Chris, Jill e Claire rimasero perplessi dalla domanda e incuriositi si avvicinarono alla foto, e dopo avergli dato una rapida occhiata guardarono Albert con aria interrogativa. Wesker abbassò lo sguardo  e stette per alcuni secondi  in silenzio, poi scosse la testa e disse con voce fredda, ma che nascondeva un cenno di tristezza –Quello è solo una parte del mio passato che cerco tutt’ora di dimenticare…-.                     
 
 
Nota dell’autrice:
OK non uccidetemi! Scusate per il ritardo è che ho avuto gli esami di terza superiore e sono dovuta stare a studiare. Ma alla fine gli incubi passano e per festeggiare l’inizio dell’estate e la fine della scuola (soprattutto degli esami), Ecco a voi il nuovissimo capitolo.
Vi chiedo scusa se possa risultare noioso, o meglio lungo ma questo capitolo lo centrato su le spiegazioni di varie cose, soprattutto su ciò che ha in mente di fare il nostro protagonista. Ci sono ancora molte domande però di cui la storia ancora non risponde, tipo come ha fatto Albert a sopravvivere al bagno di lava. Portate un po’ di pazienza, fra qualche capitolo avrete la risposta.
Diciamo che prima tratterò della storia del nostro nuovo personaggio, in cui vi posso solo dire che entrambi hanno un legame molto speciale tra di loro.
Poi c’è anche la storia del marchio (cioè tatuaggio), non preoccupatevi ci si arriva con calma anche a quello vi metto solo un po’ di condimento nel piatto della curiosità dicendo che chi ha fatto il marchio sulla schiena ad Albert èlo stesso uomo che è a capo della TRICELL.
Si vede nella mia storia come l’oscurità di Albert va e viene, amplificando questo conflitto interiore dentro di lui (che può fare l’amore).
Ci sarà da divertirsi, almeno per me che sono la regista, quindi fidatevi di me e continuate a seguirmi xD
Allora vi saluto e vi auguro un buon inizio estate. E un grande ringraziamento a chi segue questa storia insieme ad un super abbraccio a chi deciderà di scrivere una recensione!
 
Baci, martamatta   
PS: a si un ultima cosa il capitolo lo intitolato “Difficoltà” per intendere la difficoltà che sta avendo Albert nelle sue ricerche per la cura.  

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