Bloody Ever Black.

di xblack
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Marea interna. ***
Capitolo 3: *** Cosa si prova quando si ha freddo dentro? ***
Capitolo 4: *** Notre-Dame, lieu de l'amour. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


Sangue. Sangue ovunque. Sul suo corpo, sui suoi vestiti, sull'erba. Il sangue che sgocciolava dalla sua testa, dal suo collo, dal suo polso spaventava incredibilmente Ever Black, la ragazza che non ha paura. Troppe nuove emozioni davano un party scatenato nella sua testa, un party che non voleva cessare. Dove si trovava? Cosa le era accaduto? Chi era quell'essere? Perchè a lei? Troppe nuove domande che facevano il loro ingresso nel party scatenato. Provò ad alzarsi ma non ci riuscì, provò a muovere la testa ma non ci riuscì, la testa era la parte del corpo che le provocava più dolore ed era anche la parte del corpo che la preoccupava di più; non poteva vivire in quel caos che regnava nella sua mente, la sua cara e amata mente non meritava tutto ciò. Perchè non le avevano strappato il cuore? Tanto lei a detta di James Sirius Potter non ne aveva uno, avrebbe sicuramente fatto meno male. Si guardava intorno cercando informazioni, paesaggi conosciuti ma niente. Non si ricordava come fosse finita in quel posto, non si ricordava niente di niente. In quel momento capì che come suo solito non poteva fare a modo suo, da sola e aveva bisogno d'aiuto, cerco il cellulare che teneva nella tasca posteriore del jeans e fortunatamente lo trovò -ho bisogno d'aiuto ma non so dove mi trovo, usa l'incantesimi di rintracciamento che ci siamo fatti l'estate scorsa è ancora valido-  pochi minuti dopo Andy Nott era davanti a lei. Pallido come la morte. Spaventato come un cervo davanti ad un lupo. Non aveva più il suo sangue freddo, la sua razionalità e la sua intelligenza, era terrorizzato dalla scena che tutto d'un tratto gli si era presentata avanti, era terrorizzato dal vedere la sua migliore amica in quelle condizioni. «Ever che..» face una lunga pausa «che diavolo è successo?» «se lo sapessi non sarei qui, aiutami» Andy aveva gli occhi spalancati, non riusciva a muoversi. 

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Capitolo 2
*** Marea interna. ***


Marea interna.

“Il dolore: devi solo conviverci,
perché la verità è che non puoi evitarlo,
e la vita te ne porta sempre dell’altro.”
-grey's anatomy.


Il mio corpo e la mia mente quella notte erano cambiati del tutto, ero cambiata io.
Ever Marie Black non esisteva più e non conoscevo quell’essere che abitava in me, ero arrabbiata, frustrata e avevo paura di non riconoscermi più. Era passata quasi una settimana da quella notte e adesso seduta in un caffè di Londra osservavo la gente passare veloce. Guardai l’orologio e mi accorsi che Andy era in ritardo, come suo solito, così ordinai un’altra ciambella al cioccolato e continuai a guardare il mare di gente che faceva su e giù per Victoria street. Darsi appuntamento in un caffè non era stata l’idea migliore visto che era frequentato da centinai di persone e che io potevo leggere nella mente. Si, da quella notte potevo leggere nella mente delle persone o come preferivo dire erano loro che involontariamente mi raccontavano tutto quello che gli passava per la testa.
 
..Il parco buio era abitato solo dalle mia grida e altri due individui che non avevo mai visto prima d’ora. Uno di loro mi teneva ferma e l’altro con i suoi denti appuntiti spingeva nel mio corpo veleno e ne succhiava sangue. Avevo il corpo in fiamme, volevo morire. Urlavo con tutta me stessa ma nessuno riusciva a sentirmi. Tutto d’un tratto la persona che mi stava avvelenando si fermò «ho quasi finito, sicuro che sia quella giusta?» era una donna, la sua voce fredda e bassa mi diede il liete annuncio «non ti uccideremo tranquilla»  e passò dal mio collo al mio polso. L’odore del sangue che colava dal collo mi disgustava, sentivo il bisogno di vomitare. Quel mostro continuava a succhiare tutto il mio sangue e quando finì mi sorrise con la bocca rosso fuoco, aveva una piccola cicatrice a forma di x alla destra al labbro inferiore, mi lasciò andare e mi accasciai per terra priva di sensi..
 

Il pensieri di Andy mi distrassero da quelli di un babbano in piena crisi emotiva «scusa il ritardo, un caffè»  ordinò il mio migliore amico sedendosi al mio fianco «allora? Novità?» chiese impaziente, scossi testa e lui sbuffò «andiamo Ever sforzati un poco»  «sforzarmi? Sforzarmi? Avrei voluto vedere te nelle mie condizioni Nott» ringhiai «come faccio ad aiutarti se tu non ricordi più niente?»  bevvi un sorso di caffè «allora ricapitoliamo: uno hai detto che ti hanno succhiato del sangue, due che il corpo ti bruciava, tre quando hai ripreso conoscenza hai cercato di uccidermi e quattro hai dei poteri nuovi»  sembrava uno studente diligente che prendeva appunti durante una lezione «su questo non ci piove giusto? Da quello che ho studiato in questi giorni sappiamo che quelli che ti hanno aggredito erano dei vampiri e che tu essendo mezza veela non puoi trasformarti in un vampiro anche volendo»  per la prima volta in vita mia ringraziai ma madre, Gabrielle Delacour, per essere per metà veela. «la domanda è: che significa quella giusta? Quella donna l’ha chiesto mentre mi trasformava. Se sapevano chi ero e che non potevo trasformarmi completamente perché hanno scelto me? Perché?» Andy sfogliava nervosamente l’Enciclopedia delle Creature magiche «lo sai che esistono leccalecca al gusto di sangue?» lo guardai male «come facciamo ad essere ancora amici io e te?» 
 
Stazione di King’s Cross, ore 10.50:
Gli studenti di Hoqwarts il primo settembre popolavano la stazione, carrelli pieni di strani animali e bauli con lo stemma della nostra scuola attiravano gli sguardi curiosi dei babbani. I ragazzi tutto d’un tratto sparivano tra i binari nove e dieci e nessuno di non magico si accorgeva di quello che gli succedeva intorno. Presi la gabbietta con la mia civetta e salì sul treno rosso-oro già strapieno, cercai un vagone vuoto e quando lo trovai sistemai tutto quello che avevo e mi sedetti comoda aspettando i miei amici. Una testa riccia e bionda si affacciò per vedere chi ci fosse dentro e quando mi vide sorrise «hey Black»  Peyton McLaggen, la mia migliore amica, entrò sorridendo seguita da una ragazzina piccola e minuta dai capelli corvini di nome Ariana Zabini, l’altra mia migliore amica. Ci salutammo e parlammo del più e del meno quando Andy aprì rumorosamente lo sportello e si lasciò cadere di peso su l’ultimo posto libero rimasto «non siamo ancora partiti e la scuola già mi stressa»  ridemmo «ci pensate che siamo già all’ultimo anno?»  la voce nostalgica di Ariana mi fece tornare in mente il nostro primo giorno di scuola, lo smistamento. Quante avventure avevamo vissuto nei sei anni passati, gli scherzi fatti a Gazza, la ore di lezione saltate e passate in riva al Lago Nero, i festini nella camera delle necessità, i primi amori, le prime amicizie. Conoscevo Andy e Ariana da prima di partire per Hogwarts mentre Peyton l’avevo conosciuta solo dopo lo smistamento.
 
.. «Peyton McLaggen» disse la professoressa Sprite allegra, una testolina riccia e bionda si fece largo tra gli studenti e avanzò lentamente verso lo sgabello dove sedeva il cappello parlante. Non avevo mai visto quella ragazzina prima d’ora, avevo sentito il suo cognome qualche volta ma non avevo mai visto né lei e né la sua famiglia. Si poggiò ansiosa sullo sgabello e una volta sul suo capo il cappello prese vita «una McLaggen vedo..non sei affatto come tuo padre, molto meglio direi» arricciò il naso «un cervello niente male, coraggiosa, leale, ambiziosa, onesta e furba..dove ti colloco?» chiese più a se stesso che alla ragazzina «dici che ogni casa va bene? Ne sei sicura? Vedo un futuro niente male davanti a te..mia cara McLaggen ormai ho preso la mia decisione, questa casa ti aiuterà a trovare gli amici di cui hai bisogno: SERPEVERDE» urlò il nome della casa e quest’ultima esplose in un boato. La ragazzina corse verso il lungo tavolo dove la sua nuova famiglia la stava aspettando ansiosa..
 
Il lungo viaggio ormai era quasi giunto al termine e mentre le mie due amiche erano a cambiarsi rimasi da sola con Andy «quando lo dirai a loro?» mi guardò serio «arriverà il momento, tranquillo» gli accarezzai la mano e gli sorrisi rassicurante «promettimi che non farai sciocchezze»  «tipo succhiare il sangue alla Baston o alla Clooney? Potrei succhiare quello di James Potter tanto sta sul cazzo anche a te» sorrise «sono contento che ci scherzi su ogni tanto»  nonostante il suo sorriso, i suoi occhi e i suoi pensieri mi rivelarono la verità: era preoccupato. Andy era così, si preoccupava per me da quando eravamo nati, era il fratello che non avevo. Si occupava di me quando da piccola mi sbucciavo un ginocchio, quando combinavo qualche casino e non potevo tornare a casa, quando qualcuno mi feriva, era il mio migliore amico e non l’avrei cambiato con nessun altro al mondo.
 
.. «che cosa è successo? Che cosa è successo?»  urlava in preda dal panico quella notte «non lo so» piangevo disperata, si inginocchiò e mi accarezzò la testa «ci sono io ora» tamponò le ferite che avevo sul collo e sul polso, mi rassicurava con parole dolci. Poteva tamponare le ferite esterne ma quelle interne no. Il mio cuore era in piena tempesta, si stava generando un’alta marea dentro di me e con l’acqua al collo non sapevo più cosa fare. Il corpo pian piano incominciava a spegnere le fiamme e io ricominciavo a riacquistare un po’ di forze, avevo fame non di cibo ma si sangue. Mi alzai di botto e mi avventai sul mio migliore amico, lo spinsi all’indietro,cadde «che fai?» gli occhi per poco non gli uscivano dalle orbite «Ever che cazzo fai?» gli strappai la sciarpa, osservai il collo bianco, riuscì a sentire l’odore del suo sangue ma quando stavo per morderlo «Expelliarmus» mi ritrovai distesa per terra «Petrificus Totalus» ..
 
Mi abbracciò «non mi interessa cosa sei, un vampiro, una veela io ti voglio bene perché sei la mia Ever, ti voglio bene e non dimenticarlo mia» cercai di trattenere le lacrime ma una piccola e ribelle scese lungo tutto la mia guancia «anche io».
 


Grazie per aver letto il capitolo, come ho già detto
la storia cambierà un pochino ma i personaggi
saranno sempre gli stessi.
Sono @bloodyweasley su twitter.
xblack.
 
 

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Capitolo 3
*** Cosa si prova quando si ha freddo dentro? ***


Cosa si prova quando si ha freddo dentro?

 “Tu, non fai che guardarmi, non fai che osservarmi e
io sto provando davvero ad essere felice,
ma non posso respirare,
non posso respirare se tu mi guardi in quel modo,
quindi smettila!”
-grey's anatomy.

Lago Nero, ore 7.00:
Camminavo lungo la riva del lago Nero alle prime luci dell'alba, l'aria fredda e pulita di Ottobre riempiva i miei polmoni. Non c'era nessuno, avevo campo libero, potevo rilassarmi senza intrufolarmi nella vita delle persone senza il loro permesso, potevo ritornare nel mio piccolo e strano mondo. Accesi una sigaretta, camminavo lentamente, odiavo il fumo fino a qualche mese fa ma dopo quella notte ogni tanto ne sentivo l'esigenza. Quelle maledette mi facevano sentire libera e leggera «ti rovinerai con quelle cose schifose» continuava a ripetermi Ariana ma cosa potevo farci? Erano le uniche che riuscivano a farmi staccare la spina dal mondo per qualche minuto. Poggiai la testa ad un albero e mi feci coccolare dai primi raggi del sole che si posavano sul volto pallido e freddo. Mi strinsi nel mantello, pensai alle prossime ore di lezione, avevo due ore di storia della magia con i Grifondoro che equivalevano a due ore di tortura. Elena Baston che rompeva le balle con le sue seghe mentali su James Potter, Freddie Weasley che non faceva altro che fissare Peyton, Lucy e Ariana che amoreggiavano tramite sms, Andy che pensava male di Freddie e James che..aspetta non mi ero mai fermata ad ascoltare i suoi pensieri. Ci pensai su e giunsi ad una conclusione: non prestavo attenzione a James sonounidiota Potter dopo la sua sfuriata al terzo anno.

 
..«Elena è distrutta lo capisci? Ti sei comportata come una serpe Black. Non se lo meritava, sei una stronza. Non esce dalla sua camera da due giorni, si vergogna e tu..tu non fai altro che fregartene. Odio la tua sfacciataggine, odio te e Dio ma hai un cuore? Io penso di no» aveva la faccia rossa, alzava la voce e cercai in tutti i modi di non ridergli in faccia «Potter quando hai finito mi fai uno squillo okay?» lo sentii borbottare qualche cosa simile ad un "brutta serpe stronza", lo superai come se non fosse successo niente..
 
Sorrisi pensando a quella scena e alla faccia della Baston verde, mi beccai quasi due mesi di punizione per quello scherzetto ma la soddisfazione di vedere la faccia di quella biondina stupida colorarsi di verde mentre mi urlava di essere gelosa di lei fu qualche cosa di stupendo «gelosa di te? Quella che ha la faccia verde sei tu» le dissi mentre incominciava ad urlare e piangere. Ne avevo fatte passare di tutti i colori a quella ragazza ma pensandoci bene era stata lei ad incominciare quella stupida guerra «mai mettersi contro una Black» le disse Andy quando le misi una pozione rivela verità e le avevo fatto urlare davanti a tutta la scuola di amare James, altro mese di punizione. Ero sempre  io quella che finiva in punizione perché i suoi scherzi non riuscivano mai e nessuno se ne accorgeva, sfigata.
Ero persa nei miei pensieri quando quelli di un'altra persona mi invasero la testa, mi voltai e vidi Lily Potter rannicchiata ai piedi di un albero. Mi avvicinai «Lily?» alzò la testa, i grandi occhioni erano pieni li lacrime, mi sedetti vicino a lei e aspettai che fosse lei a raccontarmi quello che le era successo invece di leggere la sua mente «sempre lo stesso sogno, da mesi, sto impazzendo Ever..aiutami» singhiozzava «sono in una cattedrale che non ho mai visto, James è steso per terra morente, Albus cerca di liberarsi da un incantesimo e poi ci sono io che osservo la scena. Non sono con loro, li guardo da fuori, come se stessi vedendo un film» le passai un fazzolettino «da quanto va avanti?» si asciugò le lacrime «dalla fine di agosto, non ricordo di preciso quando» le accarezzai la testa e feci comparire un muffin al cioccolato, lo mangiò lentamente. Lily era una ragazza dolcissima, era la migliore amica di mia cugina Sophie, e più di una volta durante l'estate si era presentata a casa mia per chiedere consigli a mia madre sulla moda. Senza aggiungere altro ci alzammo e ci avviammo silenziosamente verso il castello per fare colazione, davanti all'entrata dalla sala grande mi chiese di non dire niente ai suoi fratelli o cugini, io e Sophie eravamo le uniche a sapere sei suoi incubi.
La seguì con lo sguardo fino al tavolo dei Grifondoro, si sedette lontana da tutti e bevve con lo sguardo perso nel vuoto un bicchiere di succo di zucca. Mi fece pena, vederla così piccola e così indifesa ma grazie al cielo Albus e  Sophie corsero in soccorso della rossa distraendola dai suoi pensieri.
 
Aula di storia della magia, ore 10,00:
La lezione come al solito era noiosa, il professore volteggiava tra i banchi parlandoci di maghi e streghe che avevano fatto la storia della magia, nessuno prestava attenzione. Per una volta mi intrufolai spontaneamente nella mente di un paio di ragazzi: Finn Parker aveva intenzione di organizzare una festa, Consuelo Jepsen era indietro con i compiti, la Baston come al solito si faceva seghe mentali su Potter e stranamente fui curiosa di sapere cosa stava pensando quest'ultimo.
Mi voltai verso di lui, ma niente. Riprovai, niente ancora. Aveva messo un blocco tra me e lui, aveva alzato un muro. Riprovai, niente per l’ennesima volta. Come diavolo era possibile? Riuscivo a leggere i pensieri di tutti ma non i suoi, non conosceva il mio potere e quindi non poteva essersi fatto qualche incantesimo, non poteva essersi fatto niente di niente. Si voltò e si accorse che lo guardavo «che vuoi?» alzò un sopracciglio «fottiti Potter» volsi il mio sguardo altrove. Cercai di prestare attenzione alla lezione ma puntualmente mi ritrovavo a provare a leggergli la mente, trovai solo il buio totale. Stavo impazzendo. «Non riesco a leggere nella mente di Potter, Andy.» bisbigliai al mio compagno di banco, si voltò verso di me «è impossibile, ci riesci con tutti» scossi la testa «riprova» ci riprovai per la millionesima volta «forse sei stanca» ipotizzò, risposi con un'alzata di spalle e poggiai la testa sul banco. Andy forse aveva ragione, poteva essere stanchezza, ma come si spiega che succedeva solo con Potter? Maledetto.
La lezione finalmente finì e corsi fuori dalla classe con Andy che ipotizzava un miliardo di cose «forse hai ragione tu: sono solamente stanca» tagliai corto mentre mangiavo dell'insalata «io non mi spiego ancora come possa essere una mezza vampira vegetariana» «io sono Ever Marie Black e posso tutto» dissi in tono solenne, mi scompigliò i capelli ridendo. Ariana si sedette di fronte a noi «sono esaurita» le chiedemmo il perché e incominciò ad elencarci tutto quello che c'era di sbagliato nella sua vita, sul fatto che suo padre insisteva per conoscere la persona che amava e che lei non poteva presentargliela perché quella persona era Lucy Weasley, sul fatto che avrebbe creato un casino in casa Zabini se suo padre avesse scoperto che non solo era lesbica ma che stava pure con una Weasley «essere gay è una cosa normale, Blaise Zabini è un uomo dalle ampie vedute, stai facendo tutto tu» dissi interrompendo il suo monologo, si lasciò cadere sulla panca con un gesto teatrale «oh povera me, povera sventurata! Ho avuto il coraggio di affidare il mio cuore ad una donna ma non ho il coraggio di dichiararlo al mondo intero» si portò una mano al cuore e finse di asciugarsi una lacrima «molto commovente Ari, davvero» Peyton si sedette al tavolo sorridendo, ci chiese il perché di quella sceneggiata «Blaise è un uomo di mondo, suvvia non si sconvolgerà per questa banalità» azzannò un pezzo di pollo, la guardai schifata «la smetti di guardarmi così ogni volta che mangio? Pensa che tu hai ucciso un'insalata per nutrirti» le diedi uno schiaffo dietro la testa «idiota».
 
Il pomeriggio passò veloce, una lezione tira l'altra come diceva sempre la professoressa Sprite, pensai per tutto il pomeriggio a Potter e al suo blocco mentale. Come ci era riuscito? Perché succedeva solo con lui? Perché doveva sempre farsi odiare? Perché?
Girovagavo per la scuola cercando un posto vuoto dove fumare in pace, finalmente trovai un angolino vuoto e nascosto da tutti sulla torre d’astronomia, presi dalla tasca del mantello il pacchetto di sigarette e l’accendino azzurro con due muffin e una ridicola scritta “yep” disegnati sopra, regalo di Andy. L’accesi, aspirai e mi sedetti per terra «avis» dalla punta della bacchetta comparvero un una serie di uccellini che incominciarono a volteggiare sulla mia testa, li guardai volare per un pochino e poi li feci sparire. Stavo per fare l’ultimo tiro quando qualcuno mi raggiunse borbottando qualche cosa, pensai ad un professore e alla punizione che avrei avuto se mi avesse visto fumare, cercasi di leggere la mente ma non ci riuscii. Mi voltai nascondendo la sigaretta che avevo in mano «Black dannazione» James Potter mi guardò male «che ci fai qui?» gli mostrai la sigaretta, annuì tirando dalla tasca del pantalone un accendino e un pacchetto si Malboro light, ne prese una e l’accese «tu quale fumi?» non risposi, non avevo voglia di fare conversazione con un tipo che mi stava facendo impazzire da tutta la giornata, ero salita sulla torre per stare da sola, non pensarlo e lui che fa? Giustamente viene a trovarmi, maledetto.  Feci l’ultimo tiro, gettai la sigaretta e con un tocco di bacchetta feci sparire il mozzicone e la puzza di fumo dai vestiti e dal corpo. Si era poggiato al muro e guardava dritto di fronte a se «cercati un posto tuo dove fumare, questo è il mio» sottolineò la parola mio «te lo sei comprato per caso?» sorrise «no, solo che mi è venuto un colpo quando ti ho visto pensavo fossi un professore» dovessi sapere a me, mi ero abituata ad essere sempre un passo davanti agli altri, sapere cosa stavano per dire, pensare «anche a me è venuto un colpo» mi alzai, non eravamo mai stati da soli e così vicini, constatai che era più alto di me di quasi dieci centimetri «vabbè io vado, ciao» «Black devo farti una domanda, aspetta» mi voltai verso di lui, corrugai la fronte, non sapere cosa stava per chiedermi mi stava facendo uscire di testa «perché oggi mi guardavi come se volessi uccidermi?» restai sorpresa da quella domanda pensavo che volesse l’accendino, un’altra sigaretta, l’assegno di storia della magia o chi sa cosa. Lo guardai per qualche istante «io, beh ecco..» tentennai «niente, lascia perdere» spense con un piede la sigaretta «ne sei sicura?» domandò scrutandomi al meglio «si.» bugiarda non è vero «perché?» alzò le spalle «curiosità» il suo sguardo pesava, osservava ogni mia piccola mossa e sentii improvvisamente freddo. Il mantello e la sciarpa mi tenevano calda e capii che avevo freddo dentro, non fuori. Il respiro si fece corto, mi morsi l’interno della guancia per colpa dell’ansia. Non riuscivo a trovare un termine per definire quella sensazione, cosa si prova quando si ha freddo dentro? Fu la prima volta che me lo chiesi «comunque io vado, ciao» trovai la forza di dire piano quelle quattro parole, mi sorrise ancora e mi voltai «devi ancora dirmi quali sigarette fumi Black» non risposi, ero troppo presa da quella strana sensazione.
 
 
 
 
Grazie per aver letto, davvero.
Ah una recensione non ha mai ucciso nessuno lol
@bloodyweasley su twitter.
Xblack.

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Capitolo 4
*** Notre-Dame, lieu de l'amour. ***


Notre-dame, lieu de l'amour.


Comunicare è la prima cosa che impariamo davvero nella vita.
La cosa buffa è che più noi cresciamo, impariamo le parole
 e cominciamo a parlare e più diventa difficile capire cosa dire
 o peggio quello che davvero vogliamo.
-grey’s anatomy.

 
 
Era una notte fredda e buia, le urla di James squarciavano il silenzio della notte. Era ricoperto di sangue, si agitava come un matto, il veleno cominciava a fare effetto. Urlava, si dimenava e le imponenti statue trasmettevano ansia. Ebbi un colpo al cuore. Continuava ad urlare, il sangue gli colava dal collo, dai polsi, dalla testa. Avevo paura. La cattedrale era illuminata dalle flemmatiche fiaccole e la figura di Albus si riusciva a intravedere a stenti, mi avvicinai. Cercava di liberarsi da un incantesimo che lo teneva sospeso a mezz’aria, era bloccato da qualcosa «accio bacchetta»  continuava a ripetere invano. Si agitava come il fratello, il suo sguardo disperato era rivolto proprio a lui «James, James» non ebbe risposta. Una donna dai lunghi capelli castani si avvicino a James, si abbasso e con un dito gli accarezzo la guancia. Avevo voglia di urlare, dirle di allontanarsi, di non toccarlo, di non fargli del male. Lo feci ma non mi sentì nessuno. Quella donna si girò, il viso era sfocato e l’unica parte che si vedeva chiaramente era la bocca rosso fuoco e la piccola cicatrice a forma di x alla destra del labbro inferiore. Si bloccò il cuore.
Mi svegliai di colpo tremante e sudata, era la stessa donna che mi aveva morsa e adesso stava facendo lo stesso con James. Interruppi il collegamento mentale con Lily e mi misi a sedere nel letto, dovevo smetterla di introdurmi nei suoi sogni. Era sempre lo stesso, aveva detto la verità. Ogni notte si ripeteva la stessa scena: mi introducevo nei suoi sogni, vivevo la scena da fuori, ogni mia parola non poteva essere udita da nessuno e puntualmente dimenticavo di aver già vissuto quella situazione e poi dulcis in fundo mi svegliavo tremante e impaurita.
 
«Andy è sempre lo stesso capisci? Dobbiamo fare qualche cosa per aiutare Lily» dissi sottovoce «dobbiamo? Da quando io sono coinvolto in questa storia?» «ti prego» sbuffò e continuò a seguire la lezione senza più rivolgermi la parola.
Camminavamo verso la sala comune con Peyton e Ariana quando incrociammo il professore Lumacorno «buon pomeriggio miei cari» sorridemmo educati «cercavo proprio voi» «come mai?» chiese Peyton «avevo intenzione di fare un piccolo party per gli alunni meritevoli del vostro anno e voi quattro siete invitati, ovviamente» ci mancava solo questa stupida festa «ci saremo non si preoccupi, per noi è sempre un piacere» mentii al nome di tutti «vi farò recapitare gli inviti questa sera, buon proseguimento ragazzi» ci superò con le mani incrociate dietro la schiena e quando ebbe voltato l’angolo «la smetterà mai con questi stupidi party?» domandò Ari «mi scoccia andarci» «non sei fiera di far parte del LumaClub?» la guardai male «ambitio et callidus» entrammo nella nostra sala comune e ci sedemmo sui comodi divani «domani ci andate alla festa nella stanza delle necessità?» alzai le spalle «non fare l’asociale» «è organizzata dai Grifondoro, non voglio cadere così in basso» Ari mi tirò un cuscino in faccia «è organizzata dalla mia ragazza» mi rivolse l’occhiataccia «ops» sorrisi stronza «io vado a studiare» Peyton si alzò seguita dalla moretta «sei obbligata Black» risposi con un dito medio alzato in bella vista. «Andy?» alzò lo sguardo dal cellulare «ti prego» mi avvicinai a lui «Ever non posso» gli presi la mano «non voglio mettermi nei casini» abbassò lo sguardo «nessuno si metterà nei casini» posò il cellulare «te lo prometto» feci lo sguardo da cucciolo bastonato «dimmi tutto» mi buttai su di lui e gli baciai un guancia «sei il migliore» mi ricomposi e incominciai a raccontargli tutto quello che era successo in quelle settimane senza tralasciare nulla «sappiamo che i Potter sono coinvolti» annuii «ma non sappiamo perché» annuii ancora «dobbiamo ancora capire in che cattedrale si svolgono i sogni di Lily» ebbi un déjà vu «io ci sono stata in quella cattedrale» mi guardò confuso «è la cattedrale di Notre-Dame di Parigi, quella dove andavo sempre con la nonna» mi sistemai una ciocca di capelli dietro l’orechio «è Notre-Dame! Sono sicura»
 
.. «ti piace?» la nonna mi chiese cosa ne pensavo dell’imponente cattedrale «è bella, è grande nonna» mi guardavo intorno meravigliata «lo so» era una donna bellissima ed elegante, aveva lunghi capelli biondi raccolti in uno chignon, due enormi occhi azzurri che mi sorridevano e la pelle bianca era messa in risalto dal rossetto rosso. L’ammiravo, volevo diventare bella e forte come lei da grande. «Ho conosciuto in questo luogo tuo nonno, sai piccola mia?» la guardai «era un pomeriggio d’agosto ed ero entrata per contemplare questa meraviglia, camminavo piano per non perdermi nulla quando distrattamente andai a sbattere contro un bellissimo uomo» «era bello il nonno da giovane?» chiesi «oh era bellissimo e lo è ancora ai miei occhi» sorrideva «sai mi manca ogni giorno, ti somigliava» le strinsi la mano «avete gli stessi occhi verdi e vispi» «mi sarebbe piaciuto conoscerlo, davvero» guardò distrattamente una scultura «gli chiesi scusa e lui mi invitò a bere un caffè» bloccò sul nascere una piccola lacrima «mi ha salvata quel pomeriggio, ero in un momento triste della mia vita ma poi è magicamente arrivato lui e ho ripreso a sorridere e a respirare» restai in silenzio «ecco perché sono così legata a questo posto Ever e sai cosa ti dico?» «cosa?» non riuscivo ad immaginare la sua risposta «forse anche tu salverai qualcuno in questa cattedrale o sarai salvata da qualcuno, chi può dirlo?» restai a bocca aperta «l’amore è una bella cosa se è vero, non dimenticarlo mai. Le persone desiderano sempre storie d’amore da manuale, sapere cosa pensa l’altro per non correre rischi,  per non sbagliare. Ma l’amore è fatto di rischi, paure, sbagli. Non ci sono trucchi o stupidi incantesimi perché se vero non ha bisogno di essere letto, si riconosce perché è cieco. L’amore è una porta chiusa a chiave che si deve buttare giù a forza di calci e urla, è irrazionale, impulsivo, folle, passionale. L’amore è quella cosa che i fa tremare le gambe, battere il cuore a mille ma nonostante questo è silenzioso, segreto. In amore ci sono parole che non si possono dire, ci sono parole che si dicono con dei semplici sguardi, baci, carezze e per quanto mi riguarda gli amori segreti sono quelli più belli, quelli più vissuti.» ascoltai ogni singola parola con il cuore che mi batteva «che significa che l’amore non va letto? Perché l’amore è cieco?» mi venne spontaneo farle quella domanda «quando dico che l’amore non va letto significa che non si deve sapere cosa pensa l’altra persona perché altrimenti svanisce tutta la magia. Cieco perchè l'amore non va visto, va sentito con il cuore» «è quello che provavi per il nonno?» mi sorrise dolce «è quello che provo ancora»..
 
«oh sei viva?» Andy mi schioccava le dita davanti agli occhi «scusa, pensavo alla nonna» pensai che non sarei mai riuscita ad amare nessuno come lei amava il nonno, era un amore troppo profondo che io con il mio carattere da stronzetta acida non potevo permettermi «nonna?» «niente, la chiesa è Notre-Dame di Parigi sono sicura al cento per cento» Andy si sdraiò sul divano «io vado a farmi un giro okay? A dopo bellissimo» gli lanciai un bacio e corsi via.
Girovagavo per la scuola senza una meta precisa, volevo stare da sola e lasciarmi alla spalle quel ricordo. Era bello e triste allo stesso tempo, come poteva essere? Il mio cervello non elaborava più niente e riuscivo a pensare solo alle sigarette che avevo nella tasca. Corsi verso la torre d'astronomia sperando di non trovarci nessuno, ma una volta arrivata sentii qualcuno tossire così feci dietrofront per scendere le scale e come se le cose non fossero delle peggiori presi una storta e incominciai a bestemmiare in aramaico antico «Black» la voce di James Potter mi fece sobbalzare, mi voltai lentamente rossa in viso «tutto okay?» si stava trattenendo dal ridere «secondo te?» «non si risponde ad una domanda con una domanda lo sai?» alzai un sopraciglio «guarda che anche tu hai risposto alla mia domanda con una domanda, te ne sei reso conto?» si aggiustò i capelli con una mano «la smettiamo con queste domande?» ne aveva appena fatta un'altra, ridemmo «okay» annullai la distanza che c'era tra di noi con pochi passi «sigaretta?» mi porse il pacchetto «grazie» ne sfilai una e l'accesi, il sapore amaro del fumo mi invase la bocca, una folata di vento mi scompigliò i capelli che poi raccolsi in una coda mal fatta «da quanto fumi?» chiesi senza pensarci due volte «quasi un anno, tu?» chiese di rimando «qualche mese» ci fu un silenzio imbarazzante che sembrò durare anni quando sparai a caso un'altra domanda «perché hai cominciato?» poteva benissimamente dirmi di farmi i cazzi miei ma non lo fece e mi rispose gentilmente «per gioco durante l'estate ma poi è incominciato a piaceri e ho preso il vizio, fa male e ne sono consapevole» «tante cose fanno male» «tipo?» era un susseguirsi di domanda e risposta, guardavamo tutti e due in direzioni diverse, non incrociavamo mai gli sguardi «tipo tante cose» mi venne in mente di rispondere "tu fai male" senza conoscere il perché «e quali sono queste cose?» insistette «le droghe, alcool, i tradimenti, la morte..l'amore» sentii il suo sguardo su di me ed ebbi freddo, lo stesso della volta scorsa «l'amore non fa mai male» «l'amore fa sempre male» forse lui non aveva mai avuto una di quelle cotte che ti fanno perdere la testa, non ha mai visto vedere l'amore dei suoi genitori svanire, non ha mai visto una  moglie piangere sulla tomba del marito «tu cosa ne sai?» alzai le spalle «lo so e basta» mi voltai verso di lui, incrociammo gli sguardi «sai qual è il tuo problema?» sorrisi «ho un problema? davvero?» fece un piccolo tiro «si» «illuminami Potter» odiavo le persone che giudicavano e davano pareri senza conoscere «tu pensi sempre di sapere tutto, di conoscere tutto ed è per questo che il novanta per centro della scuola non ti sopporta» almeno era stato onesto «sei la prima persona che me lo dice senza farsi troppi problemi, grazie ma lo sapevo già» tossì «vedi?» la sigaretta che avevo tra le dita ormai bruciava da sola «non puoi giudicarmi senza conoscermi Potter, questo è il tuo pensiero e lo rispetto ma non puoi aspettarti che lo condivida» «sei tu che non mi permetti di conoscerti» buttò quello che restava della sua sigaretta per terra e lo scamazzò con un piede «tu non vuoi conoscermi» aveva la tesa bassa e con una mano si massaggiava il collo «e come fai a saperlo?» mi morsi un labbro «smettila di fare domande» ero in imbarazzo, non potevo leggergli la mente e non sapevo se stava solo scherzando o meno. Quella situazione era troppo stressante, mi stava facendo impazzire e non sapevo cosa fare «ci vieni alla festa domani?» altra domanda «non lo so» sorrise «finalmente non sai qualcosa» sbuffai «ci vediamo domani?» «dammi un buon motivo per andarci» si inumidì le labbra con la lingua «io» risi «perché ridi?» «dovrei andarci solo perché ci sarai tu?» mi guardò dritto negli occhi, erano grandi, verdi e profondi «ancora domande? Comunque si» si voltò verso le scale, scese qualche gradino e poi mi rivolse un altro dei suoi sguardi “da freddo” «allora?» «sparisci Potter» nascose le mani nelle tasche del mantello «mi devi una sigaretta Black, a domani» non risposi, non avevo voglia di portare ancora avanti quella conversazione. Aspirai un boccone d'aria pulita prima di riprendere a fumare, mi portai la sigaretta alla bocca quando mi accorsi che oltre ad essersi spenta si era pure consumata del tutto.
 


Oh Oh Oh no, non sono Babbo Natale lol
Comunque questo è il nuovo capitolo, forse farà pena come tutta la storia ma a me piace.
Se non recensite chiamo Il Signore Oscuro u_u
Ps: non ho ricontrollato e riletto una seconda volta perché sono troppo pigra ahaha mi scuso per eventuali errori :c
Twitter: @bloodyweasley
 
Baci, xblack.

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