Solo l'inizio.

di Tenebra_Incantata
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo primo ***
Capitolo 2: *** Capitolo secondo ***
Capitolo 3: *** Solo l'inizio {Capitolo 3°} ***



Capitolo 1
*** Capitolo primo ***


Era una di quelle solite domeniche dove tutto sembra avere una calma apparente. Quella mattina, come sempre, mi svegliai alle 8 ,feci colazione; mi preparai ed infine scesi le scale per portare a spasso Kira, il mio adorato Pastore Tedesco. Il sole era caldo, una leggera brezza distraeva da quell'afa soffocante e il cielo prometteva bel tempo per tutto il giorno. Legai il guinzaglio al collare del cane e ci incamminammo. A pochi chilometri da casa c'è un parchetto, dove ,io e Kira, andiamo quotidianamente; poco dopo ,una distesa di campi sempre deserta. Da quando una ragazzina, qualche mese fa, fu brutalmente assassinata, nessuno osa più oltrepassare il parco. Nessuno vuol fare la sua stessa fine. La vittima si chiamava Clar Dovan, aveva solo quattordici anni e avrebbe dovuto compierne quindici il sette luglio. Purtroppo, Clar Dovan, non compierà mai i suoi quindici anni, perché qualcuno, senza nessuno scrupolo, le aveva strappato la vita, uccidendola in modo brutale. Quasi animalesco. Quando il suo cadavere fu ritrovato,il 15 marzo, era in uno stato pietoso; avevano detto i giornalisti e le autorità. Aveva segni di bruciature su tutto il corpo; sulle braccia e sulle gambe aveva tagli profondi, probabilmente causati da un coltello ; aveva subito violenze sessuali e la causa della morte era : strangolamento. Durante la settimana la nostra passeggiata mattutina era un po' più corta; percorrevamo il fiume fino a metà strada, dopo di che, facevamo dietro front e ci dirigevamo verso il parco. La domenica, invece, il nostro giro consisteva nel percorrere tutta la pista ciclabile che dava sul fiume. Alla fine della pista, dopo aver attraversato un boschetto di alberi, c'è la zona barbecue. Subito dopo, c'è il parchetto; la nostra destinazione. Kira ed io, iniziammo a incamminarci verso il fiume. Lungo la distesa di campi, che accompagna la pista ciclabile, si sentiva il frinire delle cicale, il cinguettio degli uccellini e lo scrosciare impetuoso del fiume. In quel luogo si poteva assaporare l'aria pulita, la libertà ed il profumo della natura. Scavalcammo lo steccato e abbandonai i pensieri al di fuori di quel paradiso terrestre. Tornammo a casa, che ormai, erano quasi le 11.30; sulla soglia della porta c'erano: Natasha, la mia migliore amica; Ian, il suo ragazzo; e Cale, un amico di Ian. Volevano parlarmi, così li feci accomodare e dissi loro che non aspettavo visite e di non guardare il disordine. Feci una doccia veloce e scesi nuovamente le scale per andare dagli ospiti.< < Scusatemi ragazzi, ma non aspettavo ospiti ,quindi, dovete accontentarvi di quello che ho in casa per pranzo! > >. < < Tranquilla, April, siamo venuti qua per parlare, c'è qualcosa che non ci torna della ragazzina ; > > , disse Natasha. Cale si alzò dal divano e si diresse verso di me. In quel momento pensai che fosse proprio un bel ragazzo; capelli mori, carnagione chiara e occhi neri, a stento si distinguevano iride e pupilla,magro, non tanto più alto di me e muscoloso. Mi porse la mano < < Dato che nessuno non mi ha ancora presentato, mi presento! Io mi chiamo Cale, piacere > >. << Il piacere è tutto mio, io sono April !! >> , ci stringemmo la mano e mi accorsi di star leggermente avvampando, così, distolsi la mano e lo sguardo e continuai a parlare con Ian e Natasha. << Bene ragazzi di cosa volevate parlarmi ? >> Solo allora, Ian, parlò. << Bhè siamo venuti qua per parlare di un fatto un po' strano, sai quella ragazzina? Quella che quattro mesi fa fu ritrovata senza vita nel campo ? Com'è che si chiamava? >> << Clar... si chiamava Clar >> risposi mentre mi accasciavo sull'unico divano libero. << Ecco !!! comunque siamo venuti a parlare del suo caso... Insomma ,ci sembra strano che sia uscita da sola, la sera, in un luogo così appartato! >> << Qualcuno dovrà averla pur vista dirigersi in aperta campagna, o appartarsi con qualcuno!!! >>, intervenne Cale. << Ragazzi, che ne dite se ora cucino qualcosa e ne parliamo a tavola? Sapete ho un leggero languorino dopo la camminata di stamattina. >> dissi senza pensarci due volte; sapevo che quell'argomento sarebbe durato almeno un'oretta buona. Natasha fu la prima a parlare:” Io ci sto, andiamo in cucina ti do una mano a preparare, mentre i maschi stanno di qua a parlare dei cavoli loro.” Natasha ed io ci dirigemmo in cucina; Iniziai a preparare una pentola con dentro l'acqua per fare un po' di pasta, la misi sul fuoco e lo accesi, mentre la mia amica preparava la tavola. Fu lei a parlare per prima, ancora una volta:” Ti piace non è vero?” << Chi? >> << Dai lo sai chi.. Quante persone single ci sono in questa casa, in questo momento? >> << Una sola; bhè si, Cale è carino, ma non lo conosco >>, dissi nuovamente avvampando. << Ma ti prego non dirgli niente chiaro? >> << Chiaro >>, rispose un po' scocciata natasha. L'acqua iniziò a bollire e gettai la pasta. I ragazzi erano ancora in sala, seduti ai rispettivi divani e Ian notò che Cale era stranamente silenzioso,così, parlo per primo. << Hey, tutto bene? >> << Certo >>, fu la risposta secca di Cale. << Ho capito, ti piace April non è vero? Ho visto come la guardavi prima. >> << Si, è carina, devo dire che a degli occhi stupendi... ma non la conosco. >> << Fidati, è una brava ragazza, non è una di quelle solite stronze che ti ritrovi sempre accanto. >> << E comunque, avrai tutto il pomeriggio per conoscerla un po', probabilmente non c'è né andremo prima di sera. >> Dichiarò Ian. << Speriamo che sia come dici tu, perchè è proprio carina. >> finì in bellezza Cale, giusto un secondo prima che Natasha ed io entrammo in sala per chiamarli a tavola. << è pronto >>, urlammo in coro. Ci sedemmo tutti a tavola; Ian e Cale seduti vicini alla finestra, Natasha ed io davamo le spalle alla cucina. Probabilmente era tutto programmato perchè, casualmente mi trovai di fronte a Cale. I due fidanzatini, l'uno difronte all'altro, si scambiavano continuamente occhiatine maliziose e paroline troppo smielate per i miei gusti, mentre Cale ed io avevamo entrambi lo sguardo fisso sul piatto. Entrambi con la paura di arrossire ,se avessimo incrociato lo sguardo dell'altro mentre alzavamo gli occhi. << Ragazzi, volete una camera? >>, fu la domanda di Cale, che si azzardò ad alzare lo sguardo. << Seriamente, piccioncini, se volete la camera degli ospiti è al piano di sopra, seconda porta a destra. >> dissi per scherzare, ma Natasha ed Ian ci stavano pensando seriamente, così mi affrettai a dire << Basta che non sfondiate il letto e successivamente il pavimento, sapete non sarebbe bello trovarvi sul pavimento della sala mentre fate “l'amore”. Io e Cale potremmo rimanere celebralmente lesi. >> Per la prima volta sentii Cale ridere proprio di gusto. Che risata strana che aveva. E pur si qualcosa di lui mi attraeva e mi intimoriva al tempo stesso; non saprei dire il perchè ma qualcosa in lui, suscitava in me un turbine di emozioni anche contraddittorie che, a volte, si scontravano violentemente per prendere il sopravento. Scoppiammo tutti a ridere fragorosamente. Ian si riprese per primo e disse << No, ma seriamente ci presteresti la camera, April? >> << Se la vostra voglia è così prosperosa sarò costretta a dirvi per forza di si >> dissi con un sorrisino sghembo che significava grazie ma, allo stesso tempo, anche : mi dovete un favore. << Ma mentre voi due siete su, io e Cale, che dovremmo fare? >> Dissi con un misto di amarezza e felicità. << Ma è semplice mia cara April, fate quello che faremo noi, almeno vi passa il tempo! >>, fu la pessima battutaccia di Ian. Cale alzò lo sguardo e mi fissò con i suoi occhi nero intenso. I nostri sguardi si incrociarono per qualche istante, sembrava quasi che nessuno dei due volesse distogliere lo sguardo, ma alla fine ebbi la meglio e rivolsi nuovamente lo sguardo al piatto ormai vuoto. Sapevo di essere arrossita ma, il moro davanti a me , sembrava non darci peso. Anzi, sembrava persino che fosse arrossito anche lui un pochino. Ma non poteva essere vero. Uno come lui non poteva arrossire davanti ad una come me. << Dai che scherza ragazzi, sapete com'è Ian con le sue battutine di merda! >> << Già >> << Proprio di merda >>, dissi senza mezzi termini. << No, ma a parte gli scherzi,mentre voi siete su, io ed April, che dovremmo fare scusateci? >> << Conoscetevi un po' >>, fu l'unica risposta che si senti rimbombare in tutta la stanza. Dopo di che calò il silenzio. Erano ormai le due del pomeriggio e Natasha mi aiutò a sparecchiare , mentre i due ragazzi si offrirono di lavare i piatti. In quindici minuti la cucina fu pulita e decidemmo di uscire in giardino tutti e quattro per una sigaretta. Quando rientrammo, Ian e Natasha, sparirono al piano superiore, lasciando me e Cale da soli. Eravamo in sala, seduti su due divani differenti; eravamo lì, fermi, immobili, come misere statue, eravamo senza idee. Per scogliere la tensione Cale tentò un approccio: << Complimenti, era davvero niente male la pasta di oggi. >> << La pasta per me è pasta. È impossibile che esca male >>. Cale mi guardò con uno sguardo scettico. << Perché tu vorresti dirmi che riesci a fare una pasta da schifo? >>, feci una faccia assai perplessa. << Già, la mia pasta fa letteralmente schifo. O metto troppo sale, oppure non la salo del tutto; sai sono un disastro in cucina >>. Scoppiai definitivamente a ridere dopo questa confessione e notai che Cale aveva il sorriso sulla labbra e mi fissava; cercai di smettere di ridere in quel modo, ma mi fu impossibile. Anzi, la situazione peggiorò , ero nervosa ed agitata così cominciai a ridere sempre di più finché non mi ritrovai accasciata sul pavimento senza forze per rialzarmi. Piangevo dal ridere , ridevo come una forsennata. L'unica cosa che mi fece smettere di colpo furono gli occhi di Cale; mi incantai, mi innamorai di quegli occhi. Notai che aveva una strana luce in quello sguardo tanto comprensivo. Era in piedi, dietro la mia testa, mi porse una mano per rialzarmi, l'afferrai e mi alzai. Mi sedetti sul divano e mi scusai per quella risata tanto cretina. << Non fa nulla, è bello sentirti ridere di gusto. Non pensavo avessi una risata così carina. >> Fui certa di essere diventata bordeaux in faccia, invece che rossa. Cambiai totalmente discorso. << Comunque, cos'è che non vi quadrava nel caso di Clar Dovan? >>. << A già >>, disse Cale dispiaciuto. << Quello che ci sembra troppo strano, è il fatto che, una ragazzina di quattordici anni non abbia parlato con nessuna delle sue amiche di un uscita, o per lo meno ci sembra strano che nessuna delle sue amiche non la vedesse da un po' di tempo. >> Ascoltai in silenzio finché non finì il discorso e solo allora parlai io: << Effettivamente, è strano se ci pensi; a quattordici anni dicevo tutto alla mia migliore amica, a momenti anche quando andavo in bagno, non so se rendo l'idea?! >> << E' proprio questo che non torna a nessuno di noi. >> Fu allora che mi venne un colpa di genio. << A meno che la polizia non abbia interrogato la sua migliore amica, o magari non a nemmeno sue tracce, il che sarebbe ancora più strano. >> Cale si alzò dal divano e quasi mi saltò addosso, per poco non mi venne un infarto; un po' per lo spavento e un po' per la bellezza. Mi abbracciò e avvicinandosi al mio orecchio urlò: << April, sei un genio! >> Rischiai nuovamente un infarto, credevo avrebbe sussurrato all'orecchio, non che avrebbe urlato. In quel momento riuscii a pensare addirittura che fosse un pochino schizofrenico. Suonarono alla porta, ed io sgusciai via dalle braccia di Cale per andare ad aprire. Con mia grande sorpresa trovai davanti a me Dean e Maya. Li abbracciai, chiesi loro come stavano ed entrambi risposero che stavano bene. Mi spostai per farli entrare e con la coda dell'occhio notai un “essere” che sfrecciava a tutta velocità verso la porta. Era Cale che assalì Dean, caddero a terra entrambi come sacchi di patate. Scoppiamo tutti quanti a ridere. Al piano superiore si sentì la voce di Ian che urlò:” Ragazziiii aspettatemi”. Scese le scale come un razzo e si scaraventò contro i due ragazzi. Non avevo mai visto Ian e dean fare così. Pensai che fosse Cale a causare tutto quello scompiglio. << Ian, Cale... piacere di rivedervi ahaah >>, disse maya ridendo. << Ah! ciao Maya, non ti avevamo visto >>, esclamarono in coro. Pian piano si rialzarono tutti e tre, mentre Natasha scendeva le scale. << Ciao Maya tutto bene ? È tanto che non ti vedo, che fine avevi fatto? >>, disse Natasha tutta felice. << Scusami, ma ultimamente sono stata molto impegnata; comunque io tutto bene e tu? >> << Ovvio che si >>. Ci abbracciammo tutte e tre, mi mancavano i bei tempi dove eravamo unite.

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Capitolo 2
*** Capitolo secondo ***


Vi starete chiedendo se Dean e maya siano insieme, ma vi tolgo subito il dubbio. Non lo sono. Si conoscono di vista. Eravamo tutti e sei in sala alcuni sui divani altri sul pavimento, faceva caldo quel giorno e così alcuni optarono per un fresco gelato. Salii le scale per vestirmi, ma maya mi fermò : << Hai dei pantaloncini da prestarmi? Ho caldo con questi jeans! >> << Certo, vieni pure >>, dissi con un sorriso. Entrammo in camera mia e iniziai a ribaltare l'armadio finché non trovai 2 paia di pantaloncini; un paio erano bianchi e l'altro paio erano del colore dei jeans. Maya optò per quelli bianchi. Io misi quelli color jeans. Mentre cercavo una maglietta a spalline bussarono alla porta e dissi a maya di aprire. Con sua sorpresa sulla soglia c'era Dean. Arrossì. << Ragazze muovetevi per favore, prima andiamo via da qui, meglio è! >> << Perché? >>, chiesi preoccupata. << Tu fidati! è meglio che vi muoviate; raggiungo Cale prima che seriamente rimanga traumatizzato >>, disse andandosene chiudendo la porta. Al nome Cale sentii mille farfalle nello stomaco e pur si quel ragazzo, si, era carino, ma anche molto inquietante. Notai che Maya era rimasta immobile, appoggiata all'armadio in legno, con i pantaloncini bianchi in mano, lo sguardo perso nel vuoto e delle guance rosse che prima non aveva. << Maya, tutto bene ? Sei un po' rossa >>, le dissi. Io soltanto sapevo della sua cotta per Dean. << Sisi tranquilla tutto bene, è solo il caldo, non preoccuparti >> << Ok, dai vestiti che io sono pronta, ti aspetto giù con gli altri ok? >> << Ok scendo tra poco >>, mi disse con una vocina quasi elettrizzata. Raggiunsi gli altri e solo allora capii ciò che Dean prima tentava di farci capire, infatti, Ian e Natasha erano su un divano e si baciavano ininterrottamente da dieci minuti buoni ormai. Quando scese maya andammo tutti quanti alle macchine. Erano quattro perchè Ian , Natasha e Cale erano arrivati insieme. Decidemmo di prendere su due macchine; Quella di Ian e quella di Dean. Sulla prima salì solo Natasha, era evidente che volesse stare sola con lui. Così a me,Maya e Cale non rimase che salire con Dean. Per dieci minuti nessuno proferì parola. Il silenzio invase la macchina ad una velocità poco paragonabile. Dean accese la radio; aveva inserito un cd e parti la canzone :” Domenic Marte- yo me equivoco “ . Maya ed io adoriamo il latino americano, specialmente le bachate, conoscevamo a menadito quella canzone così iniziammo a canticchiarla. Con nostra sorpresa si unirono anche i ragazzi. Dato che il cd era di Dean era plausibile che conoscesse le canzoni, ma Cale mi stupì; non lo facevo il tipo che ascolta latino americano. Dean si rivolse a Maya: << Ti piace il latino ? >> << Si, lo adoro >>, ribatté lei arrossendo lentamente. << E se stasera andassimo tutti quanti a ballare? >>, domandò Dean. Maya rispose subito annuendo; solo Cale ed io rimasimo in silenzio. Lui aveva iniziato a guardarmi dallo specchietto retrovisore, ma quando incrociai il suo sguardo fui incapace di intendere e di volere, ero come stregata, in trance, incantata. Il suo essere lui aveva, in parte, inebriato la mia mente. Ancora una volta avevo commesso l'errore di fissarlo negli occhi e ancora una volta nessuno dei due sembrava riuscire a distogliere lo sguardo. Maya intervenne scuotendomi una spalla. << è, cosa ? >>, riuscii a dire; fortuna non ero l'unica ad essere appena ritornata dal mondo dei sogni; il moro seduto davanti ebbe la stessa reazione. << Che ne dite se stasera andiamo a ballare? >>, ripeté Dean con fare piuttosto scocciato. Entrambi annuimmo, poi nessuno parlò più; in sottofondo si sentiva solo la canzone “la quiero” di Domenic Marte. Dopo cinque minuti eravamo in gelateria, Ian e Natasha erano appoggiati all'auto e ci aspettavano. Parcheggiammo. << Ragazzi stasera andiamo a ballare ? >>, domandò dean con una leggera nota di euforia nella voce . << Per me va bene >>, ribadì ian. << Ottima idea >>, ribattè Natasha. Entrammo in gelateria: << buongiorno ragazzi, cosa desiderate? >>, chiese la ragazza al di là del bancone con un sorriso a trentasei denti. Ordinammo. Natasha scelse stracciatella e vaniglia, Ian preferì tiramisù e crema, Cale optò per nocciola e yogurt, Maya decise per frutti di bosco e fragola, Dean valutò alcuni gusti e infine prese melone e mango, io preferii scegliere pesca e yogurt. Pagammo, uscimmo e ci dirigemmo verso il parco; trovammo una panchina libera all'ombra di un albero e ci sedemmo. Quella domenica pomeriggio le persone passeggiavano lungo il vialetto disseminato di alberi ogni 100 m, i bambini giocavano e correvano come folli rincorsi da un branco di leoni. Pazzesco come un misero sassolino possa trasformarsi, agli occhi dei più innocenti, in una bellissima stella infuocata. Erano le 17.32, tra meno di cinque ore ci saremo ritrovati, in pista, nella terza sala del Plaza disco, a rispolverare alcuni passi di Latino Americano; ma ora eravamo in un parco, seduti su una panchina che affacciava il vialetto, con lo sguardo perso nel vuoto, a qualche Km da casa, con un unica idea che rimbalzava da una mente all'altra: Chi è l'assassino di quella povera ragazza? Speriamo non colpisca più. Ormai erano passati quattro mesi dall'assassinio della povera Clar Dovan e, anche se dopo di lei non era più morto nessuno, la paura continuava ad albergare tra i subconsci fragili della gente. Chiunque fosse l'assassino, le autorità non avevano né prove né sospetti e chiunque esso o essa fosse non aveva ancora avvertito una crisi di coscienza. << Ragazzi, ma secondo voi la sua migliore amica esiste veramente ?>>, domandò quasi incuriosita Natasha. << La migliore amica di Clar ? E chi lo sa, nessuno sa chi potrebbe essere, nemmeno i genitori riescono ad associarle un nome. >> Rispose Dean con voce tremula. Era molto ansioso, non avrebbe saputo, davvero, farsi un idea su quella domanda e ciò lo rendeva irritabile sotto certi punti di “vista”. Pensai qualche secondo alla domanda, infine dissi: << Per me esiste, ma non è la migliore amica che ogni ragazza si aspetterebbe di trovare >>. Parlò, Maya, subito dopo di me : << Anch'io la penso pressapoco come April; ma credo che la migliore amica indossasse una “maschera” >>, << Io penso che nemmeno esista e probabilmente credo che questa ragazza avesse una vita sociale piuttosto bassa, diciamo... sotto zero! >>, esclamò Cale con un alzata di spalle e con un totale menefreghismo che traspirava da ogni poro della sua pelle. Ian non si espresse, fu l'unico a non dire niente, ma nei suoi occhi si leggeva chiaramente il disprezzo che provava, in quel momento, per Cale. Ian, a scuola, non era tanto popolare e non lo era nemmeno Cale. Fu li che si conobbero e divennero amici. L'anno successivo incontrarono Dean che si unì al duo; erano quasi inseparabili, dove andava uno andavano anche gli altri due. Ma alcuni anni dopo, Cale, con la famiglia si trasferì in un altra città e da allora si vedono solo 4 volte al mese. Dopo la risposta di Cale, che lasciò tutti senza parole per qualche minuto, iniziammo a parlare di altro. Tra una parola e una risata arrivarono le 19.00. Dovevamo tornare a casa, cenare e prepararci per una serata di divertimento; così facemmo. Il punto d'incontro era casa mia, alle 23.00 saremmo partiti. Salutai tutti, scesi dalla macchina di Dean ed entrai in casa chiudendo, dietro di me, la porta. Kira mi saltò addosso, come se non mi vedesse da decenni. Tutta la sua estrema felicità era dovuta al fatto che ero tornata e ora lei avrebbe potuto mangiare. Mi diressi in cucina e presi il sacco delle crocchette; ne versai una buona parte nella ciotola del cane che iniziò subito a mangiare. Mangiai anche io un panino alla veloce. Fulminea come non mai salii le scale, anche se per poco non mi inciampai, e mi catapultai in doccia. Sotto la doccia iniziai a pensare, a immaginare. Chiusi gli occhi e rividi Cale. I suoi occhi dannatamente neri opale, le sue labbra appaiono maledettamente morbide, i suo capelli disgraziatamente neri pece, il suo corpo malvagiamente perfetto. Tutto ciò era paradiso infinito e condanna eterna. Uscii dalla doccia, asciugai i capelli e li piastrai. Qualche tempo fa avevo comprato un vestito blue senza spalline, arriva poco sopra il ginocchio. Quel vestito era riservato alle serate in discoteca o ha qualche cena con le amiche. Lo indossai e nei piedi misi delle zeppe bianche, il tutto abbinato ad un paio di orecchini neri e eyeliner con una borsetta nera. Erano le 22.45 e iniziarono a suonare. Uno ad uno i ragazzi iniziarono ad arrivare. Natasha sfoggiava un bellissimo abito, senza spalline, bianco e nero. Maya esibiva un abito stupendo rosso legato dietro al collo. Mentre i tre ragazzi sfoderavano la loro bellezza con pantaloni neri e camicia bianca. Questa volta prendemmo la mia macchina e quella di maya. Partimmo. In strada non c'era traffico e arrivammo al Plaza alle 23.45. Parcheggiammo con qualche difficoltà. Entrammo e precorremmo tutte e due le sale, finchè, spostando un tendone nero non arrivammo alla terza sala. Dovemmo farci spazio tra la folla che ballava sulle note di una salsa : “Luis Enrique – Yo no sè mañana ”. Trovammo posto ad un divanetto e ci sedemmo appoggiando le varie borse. Partì una bachata : “Domenic Marte – Ese soy yo”, i ragazzi partirono alla ricerca di qualche donzella che volesse ballare. Noi ragazze aspettammo, sedute, che qualcuno ci chiedesse di ballare. Dean fu l'unico che riuscì a far ballare una ragazza, mentre, Ian e Natasha ballarono insieme. Sono davvero una coppia stupenda quei due. Partì un altra bachata : “Mojito Project ft. Johnny Hernandez - vuelve”. Questa volta due ragazzi si avvicinarono e chiesero a me e Maya un ballo. Entrammo in pista . Ian e Natasha si erano già scambiati con altre persone, Cale e Dean avevano trovato due ragazze. Per la prima volta eravamo tutti quanti in pista. Il ragazzo con la quale stavo ballando era alto, castano, occhi color cioccolato e un fisico niente male. Si avvicinò al mio orecchio e pronunciò le parole della canzone : “YO QUIERO TUS BESOS EN MIS LABIOS QUE ME HARAN POR SIEMPRE MUY FELIZ”. Si avvicinò pericolosamente e tentò di rubarmi un bacio. Mi spostai, per fortuna era finita la canzone. Lo ringraziai e tornai a sedermi. Partì una salsa : “Grand Combo De Puerto Rico – Sin salsa no hay paraiso”. Tutti quanti ci sedemmo per riprendere fiato e andammo ad ordinare da bere. << Cale, non sapevo che ballassi; e men che meno così bene >>, esordì Maya. << Ho imparato qualche anno fa e deve dire che mi piace molto anche come musica>>, concluse in bellezza Cale. Partì un altra bachata : “Distrito Zero – Sabor a Menta”. Ian invitò Natasha nuovamente a ballare, Dean invitò maya che arrossi un pochino; rimanemmo solo io e Cale. << Ti va di ballare ? >>, domando il moro che mi fissava da secondi che sembrarono un eternità. << Certo >>, dissi con un sorriso appena percettibile. Entrammo in pista, era davvero bravo. Sembrava ballassimo insieme da sempre. I nostri corpi lentamente si avvicinarono sempre di più, le braccia avvolte intorno al collo e ai fianchi si stringevano sempre più. Gli sguardi si incrociano, il battito cardiaco accelera a dismisura; è questione di un momento, il suo viso si avvicina sempre di più al mio, siamo a pochi centimetri l'uno dall'altro, il respiro accelera, ci stringiamo avvicinandoci sempre più e ad un tratto .... La gente fuori dalla discoteca inizia a urlare; è un urlo di spavento, sorpresa e paura. Io e Cale ci stacchiamo. Siamo rossi e imbarazzati, ma cerchiamo gli altri ragazzi. Una volta trovati corremmo fuori per capire cosa fosse accaduto; davanti ai nostri occhi si spiana uno spettacolo raccapriccinate.

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Capitolo 3
*** Solo l'inizio {Capitolo 3°} ***


Una ragazza bionda, con occhi marroni sfumati di verde, un naso aquilino, le labbra carnose ornate di lucidalabbra, la carnagione chiara, indossa un vestitino nero e verde.
Si trova distesa, sul pavimento, immersa in una grossa pozza di sangue rosso scuro.
Un altro omicidio, un’altra giovane ragazza senza vita e ancora nessun assassino.
Guardando quel corpo, inerme, disteso a terra, sbiancammo tutti quanti.
Natasha, si voltò e abbracciò Ian scoppiando in lacrime, tutto il trucco le si sbavò lungo le guance.
Dean mise un braccio intorno al collo di maya, che era a bocca aperta per lo shock, e la trasse dolcemente a sé.
Cale, vicino a me, si limitò ad appoggiarmi una mano sulla spalla.
La musica delle tre sale si spense e il silenzio prese possesso di quella che, prima, era una discoteca e che, ora, si era brutalmente trasformata in una scena del delitto. A smorzare quell'incessante calma furono le sirene dei carabinieri e dell'ambulanza. Il plaza disco evacuò in meno di una decina di minuti; anche i più curiosi si erano dileguati in tempo record.
Eravamo scioccati, spaventati; nessuno sapeva cosa dire nè cosa fare.
Prendemmo le macchine.
Ian, Natasha e Dean presero l’auto di maya ma, dato che, si rifiutò di guidare per via dello shock, Dean si offri volontario.
Aprii la portiera, feci per salire ma Cale mi fermò. Appoggio una mano al tettuccio della macchina, l’altra l’appoggiò alla portiera aperta:
<< Guido io, non posso farti guidare in queste condizioni>>, disse con una voce talmente dolce che per poco dimenticai di respirare. Lui profumava, si profumava di buono; ed, in quel momento, stare vicino a lui, mi faceva sentire al sicuro. Gli diedi le chiavi, e lui si spostò per farmi scendere. Presi il posto del passeggero. Durante il viaggio il finestrino era il mio unico compagno di pensieri; infatti non facevo altro che scrutare il paesaggio al di fuori di esso.
Erano accadute tante cose in una sola sera, ed io, stavo provando troppe emozioni tutte in una volta; continuavo a pensare: Alla ragazza, uccisa, fuori dal plaza. A Cale, che riusciva sempre a sorprendermi. All’intesa che si era creata mentre ballavamo. A quell’ apparente passione che sembrava averci travolto.
<< Hey, ti sei un pò ripresa ? >>, Cale, mi riportò con i piedi a terra.
<< Si, credo di si. Ma non nè sono così sicura >>, risposi io.
Tornai a guardare fuori dal finestrino ed i pensieri mi invasero nuovamente, come mandria di bisonti che calpestano, a centinaia, il suolo sottostante. Passarono 5 minuti di silenzio, quel silenzio di pace, dove non serve parlare.
<< A che pensi ? >>, domandò Cale, rivolgendosi verso me.
<< Cosa ti fa credere che io stia pensando? >>
<<  Niente, lo so e basta. Hai lo sguardo perso, e chi ha lo sguardo perso pensa. >>, concluse beatamente Cale.
Ecco, nuovamente mi stupì per l’ennesima volta; aveva notato il mio sguardo perso, nonostante guidasse.
<< Anche se stessi pensando, penserei a tutto ciò che è accaduto questa sera; troppe emozioni. >>, risposi senza confermare né negare nulla.
 Lo sguardo non si distolse per tutto il discorso.
Cale, scostò la sua mano, dalle marce alla mia guancia ed iniziò ad accarezzarla delicatamente. Mi voltai, ma non dissi nulla; non lo fermai nemmeno. Lo lasciai fare, quel gesto era tutto ciò che mi serviva per avere un po’ di conforto. Poi, calò il silenzio.
I ragazzi, ci aspettavano a casa mia.
Scesi dalla macchina tremante. Quella ragazza morta mi aveva fortemente segnato e quella notte non volevo dormire sola.
<< Maya, Natasha non è che questa sera potreste fermarvi qua con me ?>>, chiesi speranzosa con voce tremolante.
<>, rispose Natasha.
<< Invece Dean mi a invitato ad andare da lui a dormire, sai, ho paura a dormire da sola dopo quello che è accaduto.>>, ci tenne a specificare Maya.
Ecco ero sola, pensai; avrei dovuto passare la notte con la paura che mi avrebbe logorato la mente.
Mi sarebbe bastata una persona sola per sentirmi al sicuro, Cale.
Ma mai avrei avuto il coraggio di chiederglielo.
Mentre stavo per avviarmi verso la porta, Cale mi prese per mano e mi strattonò dolcemente. Poi disse : << Questa notte, se ti senti più sicura, potrei stare qui io, con te … >>.
Aspettava una mia risposta ed io lo abbracciai. Non so cosa mi prese, ma tra quelle braccia mi sentivo alquanto protetta. Nulla avrebbe potuto farmi del male se ci fosse stato lui vicino. Ed io, in quel momento avevo davvero bisogno di sentirmi protetta, mi sentivo così vulnerabile.
Pensai che Cale mi avrebbe allontanato, invece, mi abbracciò anche lui, talmente forte che sembrava non volesse lasciarmi andare. Salutai i ragazzi e con Cale ci dirigemmo alla porta.
 
 

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