The Search - La Ricerca di MoonAndRachel (/viewuser.php?uid=201566)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il Regno ad Ovest ***
Capitolo 2: *** L'incontro ***
Capitolo 3: *** Imprevisti ***
Capitolo 4: *** Nella tana del lupo, Parte I ***
Capitolo 1 *** Il Regno ad Ovest ***
Capitolo 1.3
-
CAPITOLO 1-
Il Regno ad Ovest
Le
terre di Diaforetikés erano conosciute in tutto il mondo per
il loro splendore e la loro ricchezza, erano terre sulle quali
regnavano Sovrani amati dai popoli e rispettati anche dagli stranieri. Famose
per la loro bellezza, quelle terre erano divise in quattro
regni, ognuno dei quali mirava verso un punto cardinale: c'era il Regno
ad
Est, chiamato anche Casa dell'Alba poiché era la parte dalla
quale il sole sorgeva, quello a Nord, quello a Sud e, infine, quello ad
Ovest, soprannominato Casa della Notte perché era
lì che
la stella che illuminava il giorno tramontava ogni sera.
Ma
c'era anche chi raccontava che non fosse solo questo il motivo del
suo appellativo: esistevano strane leggende sul suo nome, leggende che
narravano di fatti oscuri avvenuti decine di anni addietro. Protagonisti
di queste leggende erano Stregoni, Demoni e creature
inumane. Ovviamente nessuno prestava più molto ascolto a
questi
racconti, anche se i ragazzi si divertivano ancora a
radunarsi nei boschi nel bel mezzo della notte per spaventarsi
con questa leggenda, aggiungendo particolari creativi e, a volte, fin
troppo paurosi. Ma non si spingevano mai troppo oltre, sapevano
quali potevano essere i pericoli.
Il
Sovrano del Regno ad Ovest, un uomo semplice, con barba e capelli
ormai scoloriti dall'età, amava spaventare i propri
ospiti stranieri con queste storie, per poi farsi una grossa risata
osservando le loro espressioni smarrite.
In
tempi come quelli era facile credere a qualsiasi cosa venisse
raccontata,
soprattutto se la storia in questione conteneva creature oscure.
Ogni
Regno aveva il proprio paese, con il mercato e gli speziali. Erano
tutti paesi molto piccoli se messi a confronto con i grandissimi borghi
oltreoceano. Poi,
dopo il paese, cominciava il bosco.
Era proprio il bosco, insieme
a grandi praterie e talvolta deserti, che divideva ogni Regno
dall'altro.
Nessuno
si avventurava mai nelle foreste o perlomeno tutti stavano
attenti a non spingersi troppo in là: la gente sapeva
benissimo
che quando gli alberi cominciavano ad essere meno radi significava che
si erano avvicinati troppo al loro Territorio. Al Territorio dei
licantropi. Ogni
singolo abitante delle terre di Diaforetikés li temeva. Si
diceva che potessero trasformarsi in animali anche senza la luna piena,
bastava che perdessero di poco la pazienza, e tutti sapevano
perfettamente che non c'era cosa che facesse infuriare di
più i lupi che avvicinarsi al loro Territorio. Vigeva la
regola infatti, tra
i mutaforma, che nessuno estraneo al branco, o alle rispettive famiglie
dei membri di questo, potesse oltrepassare il limite che segnava
l'inizio del loro territorio. Tutti avevano sempre rispettato questa
regola, che fossero umani, e quindi la rispettavano per paura, o che
fossero della loro stessa razza, poiché per i lupi quella
era
una legge, una di quelle più importanti. Se un lupo violava
senza permesso il Territorio di altri licantropi, poteva essere punito
sia dal branco padrone sia dal suo stesso branco.
Per
questo il Re dell'Ovest era così preoccupato per la figlia:
la bella Blanche, infatti, era solita andare a rifugiarsi nel bosco per
leggere,
all'ombra della sua Quercia preferita, un libro della moltitudine che
riempiva la biblioteca di corte.
In
molti vedevano spesso la principessa dirigersi saltellando verso la
foresta verdeggiante. Il Re, ovviamente, era stato avvertito di
ciò e quindi, dopo il primo richiamo che lui fece alla
figlia,
questa cominciò ad andare nel bosco di nascosto, stando ben
attenta a non farsi vedere da nessuno.
Amava
la pace che fischiava lieve tra le foglie degli alberi, le
piaceva allontanarsi dal rumore del Paese e dai problemi del castello.
Mentre
passeggiava per i corridoi dell'immensa dimora, la principessina
Blanche stava proprio pensando a questo. Non vedeva l'ora di recarsi
alla foresta. L'unico
problema era che le mancava il libro. L'ultimo l'aveva finito
il giorno prima e non l'aveva per niente soddisfatta. Aggrottando
leggermente le sopracciglia imboccò il corridoio che portava
alla biblioteca, sperando di riuscire a trovare uno scritto che facesse
al caso suo.
Dopo
aver varcato la grande porta della biblioteca, si ritrovò
davanti suo padre. Fece appena in tempo a fermarsi per non andare a
sbattergli contro.
Il
Re, nonostante la sua età, aveva vispi
occhi azzurri, molto spesso velati da un'emozione che Blanche non
riusciva a identificare.
-
Padre! - Esclamò - Mi avete spaventata!
Il
Sovrano sorrise bonario. -
Non era mia intenzione, tesoro -, disse, - Stavo giusto venendo a
cercarti, sai?
Vorrei parlarti di una questione molto importante - Sulle
ultime parole, il suo tono di voce si era fatto più serio
e cupo. Blanche annuì e lo guardò con aria
interrogativa,
aspettando di sapere quello che lui voleva dirle.
-
Vieni, figlia mia, siediti. - La
spinse dolcemente verso una delle grandi e comode poltrone che
riempivano la biblioteca e lui si mise in piedi davanti a lei. Sospirò
prima di cominciare a parlare.
-
Spero, mia cara, che tu non sia più tornata nel bosco -
Blanche
sentì immediatamente il cuore accelerare. Di solito non
le piaceva mentire, ma era troppo affezionata ai suoi pomeriggi sotto
la Quercia.
-
No padre - rispose. La bugia le colorò le guance di rosso.
Il
Re aggrottò le sopracciglia, sapendo perfettamente che la
figlia non era sincera. -
Sei una ragazza intelligente, mia dolce Blanche - Riprese lui con
voce severa, sfumata dalla preoccupazione. - Per questo mi spiace
doverti
ripetere ancora il motivo per cui devi tenerti lontana dal bosco. Sei
la principessa e questo fa di te una preda succulenta. Sai
perfettamente quanto è grande l'odio che i lupi nutrono nei
miei
confronti, sai quante volte hanno cercato di attaccarmi durante gli
anni. Cosa pensi che farebbero se vedessero te, la mia unica e
splendida figlia, che leggi tranquillamente vicino al loro territorio? -
Blanche
capiva che il discorso del padre era giusto in tutto e per
tutto, ma il pensiero di non poter andare più a leggere tra
i
rumori delle foglie fruscianti e i cinguettii degli uccelli la faceva
star male. Solo là, nel bosco, riusciva a essere davvero
serena,
solo nel bosco poteva allontanarsi dalla faticosa realtà.
Era
come se il suo posto fosse proprio a sedere sull'erba verde e soffice
che aveva imparato a conoscere. Quando riprese a parlare la sua voce
era instabile, come se le sue stesse corde vocali si rifiutassero di
cercare una scusa così sciocca. -
M-ma non ci sono mai andata durante il g-giorno di luna piena - Il
Re sorrise tristemente alla falsa ingenuità della figlia.
-
Sai che possono essere feroci anche senza Luna Piena. L'abbiamo
visto, ricordi? - Gli occhi del padre si scolorirono mentre lui
inseguiva ricordi spiacevoli.
Blanche sentì un brivido
attraversale la schiena quando la scena le tornò vivida
davanti
a gli occhi. Ricordò la paura che aveva avuto quando, pochi
anni
prima, l'uomo, trasformato per metà, era entrato nel
villaggio
in un giorno in cui il Re e Blanche erano al mercato, e aveva cercato
di
mordere e uccidere suo padre. L'aveva buttato a terra, tra lo
scompiglio generale, urlando accuse incomprensibili e, se le guardie
non avessero avuto una tale
prontezza di riflessi, forse il lupo avrebbe davvero ucciso il Re, quel
giorno.
I
mercanti e gli uomini che li circondavano erano subito entrati in
azione per difendere il loro Re; alcuni riempivano bacinelle d'acqua,
nelle quali gli speziali spargevano polvere di strozzalupo. Le guardie
ritiravano prontamente le bacinelle e ne versavano il contenuto sulla
schiena dell'uomo lupo, la cui pelle cominciò a bruciare. Il
lupo continuò a dibattersi tra le braccia dei soldati fino a
che
il dolore della pelle divenne tanto da farlo svenire. Le guardie
l'avevano caricato su un carretto, preso in prestito da un popolano,
e l'avevano trascinato al castello, seguiti dal Re e Blanche. Una volta
arrivati a casa la ragazza si era rifugiata nella propria camera, nel
caso in cui l'uomo riprendesse i sensi e ricominciasse a urlare. Non
fece
abbastanza in tempo e sentì le grida del prigioniero entrare
violente dalle finestre del corridoio; poi, d'un tratto, la voce
dell'uomo si spense
e a Blanche sembrò quasi di sentire il rumore dell'ascia che
recideva le ossa e i tendini del collo. Quell'uomo trasformato per
metà era stato ritenuto così pericoloso che la
sua
esecuzione non venne nemmeno eseguita in pubblico.
Il
cuore di Blanche cominciò a correre al solo pensiero, e suo
padre dovette capirlo, poiché disse: - Certo che ricordi -
la
sua voce si era affievolita e adesso parlava con più
dolcezza.
La ragazza annuì lentamente rivedendo davanti a
sé
l'ampia pozza di sangue che aveva allagato il loro cortile.
-
Per l'ultima volta, bambina mia, ti
scongiuro,
non andare nel bosco. Perdere tua madre è già
stato un
dolore troppo grande. Sei tutto ciò che mi rimane, se
dovessi
perdere anche te, io... io non potrei continuare a vivere - Il Re si
inginocchiò davanti alla figlia e le prese le mani. Blanche
notò che aveva gli occhi lucidi. - Capisci, figlia mia? - La
ragazza lasciò le mani del padre e serrò le
braccia
attorno al suo collo, abbracciandolo con calore.
-
Non mi perderete mai, padre. Sarò sempre qui con voi - disse
in un sussurro.
-
Mi prometti che non andrai più nel bosco?
-
Ve lo prometto. -, disse. E in
quel momento Blanche
era più che sincera.
Il
Re si alzò e rivolse un sorriso forzato alla sua unica
figlia. -
Immagino tu fossi venuta in biblioteca per prendere un libro - Blanche
ricordò che aveva intenzione di trovare un libro
abbastanza avvincente da leggere sotto la sua amata Quercia. Questa
volta avrebbe dovuto accontentarsi del silenzio del loro giardino.
-
Giusto! Me n'ero quasi dimenticata! -, rispose, ricambiando il
sorriso del padre con un'espressione più sincera. Si
alzò
in piedi e si diresse ad una delle enormi librerie che riempivano la
sala. I manoscritti erano divisi per sezione e adesso lei stava
scorrendo i titoli di grandi opere teatrali. Alla fine optò
per
il classico Molto
rumore per nulla: dopo
tutti quegli orribili ricordi, aveva proprio bisogno di divertirsi un
po'.
Si
voltò e, prima di uscire, salutò il padre con un
sonoro bacio sulla guancia.
Una
guardia in armatura entrò nel momento esatto in cui la
principessa apriva la porta. Si prostrò in un profondo
inchino
e, quando il rumore dei passi della ragazza fu sparito, si
voltò verso il Re con aria solenne.
-
Devo assicurarmi che rimanga al villaggio, Vostra Maestà? -,
chiese. Il Re si lasciò cadere senza forze su una delle
tante
poltrone che popolavano la biblioteca, con l'aria di essere molto
stanco.
-
No. -, rispose alla guardia, - Credo che le sia passata la voglia di
gironzolare per il bosco. Spero davvero che questa volta mi dia
ascolto. Mi fa stare così in pena quando non la vedo al
castello! Ho sempre paura che possa avvicinarsi troppo a quel
territorio maledetto, ho sempre paura che possano prenderla e farle del
male
- Il Re sospirò rumorosamente e chiese alla guardia di
lasciarlo da solo. Questa si inchinò e uscì dalla
biblioteca a passi svelti.
MoonAndRachel:
Allora, salve a tutti quanti e grazie per essere arrivati fin
quaggiù.
Dovete sapere che questo capitolo non avrebbe dovuto essere pubblicato
già stasera, ma l'estate dà alla testa e noi non
abbiamo dato retta alla razionalità. Questa storia vive
nelle nostre menti (malate) da mesi e solo adesso siamo riusciti a
mettere davvero giù qualcosa di decente. Beate vacanze! xD
Lasciate recensioni con consigli, aspettative e prime impressioni.
Abbiamo dedicato tutti noi stessi alla creazione di questo mondo
fantastico e per noi è un grande onore poterlo condividere
con voi. Speriamo che sarete tanti a leggere e a recensire.
Un bacio da entrambi e alla prossima puntata! ;)
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Capitolo 2 *** L'incontro ***
Capitolo 2 - Definitivo
-
CAPITOLO 2 -
L'INCONTRO
Appena
sveglia, Blanche volse lo sguardo alla finestra aperta, strizzando gli
occhi per la forte luce. Il sole era alto nel cielo e capì
che
l'alba doveva essere passata già da un bel po' di tempo. Si
alzò dal letto di malavoglia e si diresse lentamente verso
la
finestra.
I paesani affollavano
il mercato e i
fruttivendoli gridavano a squarciagola il nome di ortaggi importati
dalle terre oltreoceano. I contadini continuavano a
lavorare i loro
piccoli campi e alcuni
bambini correvano spensierati per le strade ridendo e scherzando, rubando qualche mela qua e
là. Blanche scosse la testa
nel vedere
un gruppo di ragazzetti che cercavano di rovesciare un secchio pieno
d'acqua sulla testa di una loro compagna. faceva da
sfondo a quello scenario idilliaco il vasto bosco dove la Grande
Quercia si stagliava in tutta la sua imponenza verso il cielo. Il sole creava strane ombre
sulle foglie degli alberi, facendoli
apparire quasi splendenti. Sospirò ancora,
cercando di reprimere la tentazione di
vestirsi,
prendere il suo libro e rifugiarsi nel verde del Bosco.
Ripensò al
discorso che suo padre, il Re, le aveva fatto il giorno prima.
Forse,
pensò, aveva fatto una
promessa troppo grande. C'era qualcosa nel Bosco, nell'erba, nei fiori
che la attirava, come se il suo sangue fosse legato a quella terra. Forse
avrebbe potuto andarci un'ultima volta, tanto per dire addio a quel
posto che aveva sempre amato. A questo pensiero Blanche scosse la testa
e
sorrise. Oggi
è giornata da pensieri malinconici, pensò.
Ma desiderava davvero
andare nel
bosco. Desiderava sentire la morbidezza dell'erba sotto le scarpe. In
fin dei conti, il giorno prima non sapeva che sarebbe stata l'ultima
volta in cui si recava là. Doveva davvero salutare quella
Pace.
Dopo avrebbe potuto mantenere la promessa fatta a suo padre.
Si
allontanò dalla finestra e la chiuse, dopodiché
si
voltò verso l'armadio. Decise che non avrebbe chiamato
nessuno
per essere aiutata a vestirsi: la servitù avrebbe potuto
insospettirsi.
Aprì teatralmente le ante e scelse uno dei vestiti
più
semplici che aveva: un vestito azzurro con le gonne poco gonfie, le
maniche corte e un cinturino scuro in vita. Lo infilò di
fretta,
legò i lunghi capelli in una mezza coda, prese il libro dal
comodino e corse verso la porta... dove si
fermò di scatto.
Con la coda dell'occhio
aveva visto il cesto che di solito usava per andare al mercato. Potrebbe
essere una buona idea,
pensò.
Afferrò il
cestino e nascose il libro sotto la stoffa che era appoggiata sul fondo.
Aprì la
porta ed uscì.
Mentre camminava
lungo gli immensi corridoi, capì che avrebbe dovuto
attraversare
il portone principale per non destare il sospetto dei
servi se l'avessero colta di sorpresa mentre camminava verso
una delle uscite secondarie.
In più sapeva che quasi tutte le stanze
erano
occupate dai servitori e dagli spasimanti delle cameriere. Alzò
gli occhi al cielo, pensando a Ethalyn, una delle sue migliori amiche,
nonché sua dama di compagnia, che era stata trovata in dolce
compagnia in una delle grandi stanze del castello. Rise al ricordo del
suo viso in fiamme.
Alzando lo sguardo si
accorse di
essere già arrivata al portone. Uscì con
nonchalance, combattendo l'istinto di guardarsi intorno come una ladra,
e
cominciò a scendere i gradini, lieta che nessuno le avesse
detto
più che un "Buongiorno, principessa Blanche!". Era felice
che
nessuno le avesse fatto domande... -
E voi dove credete di andare
principessina? -
Blanche si
immobilizzò e
rivolse lo sguardo alla Balia, che le andava incontro asciugandosi le
mani sul lungo grembiule. A quanto pare stava lavando i panni al pozzo
di corte.
- Al mercato,
Balia... -, le rispose Blanche con il sorriso più innocente
che
aveva, mostrandole il cestino. Menomale
che l'ho preso!
Ma la Balia non
sembrò molto
convinta e, dopo aver salito gli scalini ed essersi ritrovata davanti
alla principessa, le rivolse uno sguardo indagatore.
- Ma davvero? -, le disse. - E cosa andreste a fare al mercato da sola?
-
- Be', ci sono le tende...quelle che ho ora
non mi piacciono, lo sai. Poi ho visto dalla finestra che i carri
portavano merce dagli altri regni e pensavo di darci un'occhiata.- Blanche cominciò
ad avere paura di essere stata
scoperta.
- State lontana dal bosco, bambina. Vi tengo d'occhio sappiatelo! -
Blanche
annuì con convinzione
e baciò la Balia sulla guancia. - Ti comprerò un
regalino! -, le disse, e la Balia si addolcì un po'.
- Spero per te che sia carino! -
La principessa si
voltò
ridendo e scese gli scalini restanti. Sapeva che la Balia la stava
ancora guardando, quindi aspettò di essere al centro del
cortile
per voltarsi. Quando si girò vide l'anziana donna entrare
svelta nel castello.
Con un'alzata di spalle tornò sui suoi passi e
continuò a camminare verso l'enorme cancello aperto,
dirigendosi
verso il mercato.
Isolde Katriona O'Moore, meglio conosciuta nel Regno come la Balia
della principessa Blanche, camminava il più velocemente
possibile verso la biblioteca, dove era sicura di trovare il Re.
Quando aprì con forza le porte della stanza,
constatò con
soddisfazione che il suo istinto non l'aveva ingannata. Il Re, infatti,
era seduto elegantemente su una poltrona e in mano aveva un libro, il
quale aveva il titolo scritto in una lingua che la Balia non conosceva.
D'altronde era risaputo che il Re dell'Ovest, come quelli delle altre
terre, conosceva svariate lingue. Mentre la Balia sapeva leggere a
stento la propria.
Il Re alzò lo sguardo dalle
pagine del suo libro e quando vide la Balia i suo occhi si incupirono.
La donna si affrettò a inchinarsi e rispose alla tacita
domanda
del suo signore: - Ho visto la principessina uscire, Vostra
Maestà. Quando l'ho fermata ha sostenuto di volersi recare
al
mercato.
Il Re balzò in piedi. -
Perché diamine non l'avete accompagnata? -, disse furente.
- Voi mi avete ordinato di riferirvi
ogni volta in cui avessi visto vostra figlia uscire, Signore.
L'uomo
rimase un po' interdetto, quasi incredulo di aver dato un ordine
così
sciocco.
- Andate al mercato, Balia. Assicuratevi
che mia
figlia sia lì e che non si avvicini al Bosco. Stanotte
c'è il plenilunio.
Gli occhi del Re si velarono di paura e la Balia ebbe un fremito. Si
inchinò prima di uscire e, voltandosi, quasi si
scontrò
con un paggetto. Il quale si tolse il cappello in segno di scuse.
Mentre richiudeva le porte, la donna vide che il paggio stava
consegnando
una lettera al Re, il quale voltò le spalle al ragazzo per
leggerla.
Blanche camminava senza fretta tra le bancarelle del Mercato. Aveva
già acquistato delle tende, per essere sicura che la Balia
non
facesse troppe domande, nel caso la incontrasse di nuovo al ritorno.
Aveva comprato anche delle fragole, per riempire lo stomaco mentre
leggeva, visto che non toccava cibo dalla sera precedente.
Si avvicinava sempre di più
ad un enorme
cespuglio di more. Ai confini del bosco suo padre aveva fatto mettere
delle guardie per
impedire ai licantropi
di attaccare il villaggio, ai bambini di avvicinarsi a quei luoghi
così temuti e, principalmente, per impedirle di andare a
leggere
all'ombra della Quercia. Blanche
riuscì a nascondersi dietro il cespuglio senza che nessun
paesano e nessuna guardia la vedesse. Usava quella strategia per
entrare nel bosco da così tanto tempo, che ormai era
diventata
bravissima a nascondersi.
Lentamente, stando attenta alle spine, riuscì ad immergersi
nella vegetazione, pestando piante e fiori. Usando i larghi tronchi
degli alberi come nascondiglio riuscì ad penetrare sempre di
più nel bosco, finché non vide più le
guardie.
Si mise a camminare fischiettando lungo
quella
strada che conosceva fin troppo bene. Quando raggiunse il possente
albero, ebbe la sensazione di poter respirare ancora. Felice, si
sedette ai piedi della Quercia e prese il libro dal cestino. Aveva
già superato la metà, ma non era un problema,
visto che
il suo addio avrebbe dovuto essere veloce.
Aprì il libro e si immerse
nelle avventure di Ero, Claudio,
Beatrice e Benedetto, prendendo, di tanto in tanto, una fragola dal
cestino,
gustandosi appieno, come mai
prima d'ora, ogni singolo momento: il fruscio del vento fra i rami
degli alberi, il dolce profumo dei fiori e la sensazione di sicurezza
e protezione della Quercia. Blanche sapeva che avrebbe
dovuto tornare presto al castello, per non
destare sospetti, ma leggeva lentamente, assaporando ogni parole e
sorridendo quando succedeva qualcosa di divertente. Il suo cuore era
calmo come l'aria che muoveva leggermente le foglie, causando quel
rumore che le piaceva tanto.
Era quasi alla fine del piccolo libro e
sapeva che di lì a poco avrebbe dovuto tornare a casa e
lasciare quella pace che suo padre le aveva negato, per paura dei Lupi.
Ma i Licantropi non uscivano dal loro territorio. Blanche aveva passato
molto
tempo prima di convincere, almeno in parte, se stessa.
Sapeva che i Licantropi uscivano dal Territorio e si avventuravano nel
bosco ogni volta che volevano. Lo sapevano tutti, ma solo lei e altri
ragazzi del villaggio avevano il coraggio - o l'incoscienza - di andare
lo stesso a
passeggiare tra gli alberi.
Gli occhi di Blanche scorrevano su
quelle righe piene di avventure e magia e amore. Era totalmente immersa
nella pace del momento, quando uno scricchiolio interruppe la sua
beatitudine. Proveniva dall'albero davanti a lei. La principessa
fermò la mano a mezz'aria, nell'atto di portarsi una fragola
alla bocca, e alzò gli occhi inquieti verso la chioma
dell'albero. Un altro scricchiolio. Un altro
ancora.
Una figura si lanciò dal
mezzo dei rami e atterrò al suolo con un tonfo sordo,
piegando un ginocchio.
Blanche balzò in piedi,
facendo cadere la fragola e il libro. Il suo cuore aveva cominciato a
battere all'impazzata, e quando il Licantropo alzò gli occhi
su di lei, credette di poter morire.
L'uomo si erse in tutta la sua altezza e
la guardò diritta negli occhi, mentre la principessa sentiva
che l'aria cominciava a scarseggiare. Nel momento in cui l'uomo
cominciò a parlare, altre figure scesero dalle chiome degli
alberi e lei si ritrovò accerchiata da sei Lupi Mannari.
- Guardate un po' chi abbiamo qui: la
bella figlia del re! -
Blanche
si guardò attorno con il cuore che le martellava in gola e
vide i volti tanto tranquilli quanto inquietanti degli altri Lupi, di
cui lui sembrava essere il capobranco. Udendo le sue parole, gli
altri Lupi sorrisero. Non erano
sorrisi cattivi, ma rimanevano comunque piuttosto spaventosi.
Blanche tremava come se d'un tratto si
fosse trovata in mezzo alla neve, e con le mani stringeva la stoffa
del vestito.Tanto da far sbiancare le nocche e sentire dolore alle dita.
Un altro Lupo si fece avanti,
ritrovandosi molto vicino a lei. Era un ragazzo dalla pelle
più scura degli altri. Sotto i vestiti si poteva scorgere un
corpo al contempo esile e muscoloso. - La principessa ha smarrito il
sentiero? Ha bisogno di essere riaccompagnata al castello, da paparino?
-, le disse il ragazzo.
- Vi ringrazio, ma so ritrovare da sola
la strada di casa. - Nonostante avesse cercato con tutte le sue forze
di mantenere ferma la voce, questa continuava ugualmente a tremare.
Blanche pensava che il suo cuore avrebbe potuto esploderle in petto.
Sapeva che le avrebbero fatto del male, suo padre l'aveva avvertita.
D'un tratto ricordò che quella sera ci sarebbe stata la luna
piena. Capì di essere nei guai e temeva che non ne sarebbe
uscita molto facilmente. I Licantropi odiavano suo padre e adesso
avevano lei, una ragazza che non avrebbe mai potuto difendersi da sei
Lupi, figlia del Re. Avrebbero sicuramente colto l'occasione per
vendicare quelli che per loro erano torti subiti dal Re stesso. La
principessa deglutì rumorosamente, senza che una goccia di
saliva le percorresse la gola. La paura le aveva seccato la bocca, e
tutto ciò che lei desiderava in quel momento era poter
tornare a casa e dimenticare quell'incontro. Aveva paura e i Lupi
potevano leggerglielo negli occhi, nei pugni chiusi intorno alla stoffa
e nella postura rigida.
- Andiamo, Wikvaya! E' già
abbastanza spaventata, non stai migliorando la situazione! -,
esordì il capobranco.
Blanche prese abbastanza coraggio da
girare lo sguardo, ancora terrorizzato, verso gli altri Lupi. Si
fermò per un attimo su un ragazzo con le braccia incrociate,
appoggiato al tronco di un albero. Aveva neri capelli lunghi
fino quasi alle spalle. Voltò ancora lo sguardo, questa
volta per posarlo sul capobranco, che sembrava anche essere uno dei
componenti più grandi del gruppo. - Lasciatemi andare! -,
gli disse. Più che un ordine, la sua sembrava una supplica. Non aveva tempo per maledirsi di essere sembrata
così debole.
Il Lupo le rivolse un mezzo sorriso, si
spostò di lato e tese un braccio verso il sentiero, come ad
aprirle la strada. - Non è mai stata nostra intenzione
trattenervi, principessa.
Blanche sgranò gli occhi un
attimo, colpita da quella gentilezza. Raccolse il cestino
più veloce che poteva e si avviò lungo il
sentiero di ritorno, cercando di non mettersi a correre. Mentre passava
accanto al capobranco, questo le sussurrò una cosa
all'orecchio, spingendola a fermarsi: - Al contrario di quello che
vostro padre vi ha raccontato, non
siamo noi quelli cattivi. Non siamo
bestie, principessa.
La ragazza lo guardò negli
occhi un attimo. Una sensazione che nemmeno lei sapeva riconoscere la
pervase. Ricominciò a camminare velocemente, sentendo su di
sé gli sguardi di tutti i Lupi. Per una volta, non vedeva
l'ora di tornare a casa. - Salutateci vostro padre, comunque! -, le
gridò uno di loro. Le sembrava di aver riconosciuto la voce
del ragazzo che il capobranco aveva chiamato Wikvaya.
Il tragitto per arrivare al cespuglio di
more le era sembrato più lungo del solito. Il cuore le
batteva ancora all'impazzata e gocce di sudore le accarezzavano le
tempie. Aggirò il cespuglio e, senza che nessuno la vedesse,
per sua fortuna, si ritrovò vicino ad una delle migliaia di
bancarelle del mercato. Tirò un sospiro di sollievo e
cominciò a camminare in mezzo alla gente come se fosse
sempre stata lì, sentendo comunque le gambe tremare e le
braccia
fin troppo leggere. Sperò che il terrore non le si leggesse
ancora nello sguardo.
Isolde stava ancora camminando tra le bancarelle. Aveva chiesto a vari
mercanti se avessero visto al principessa e loro avevano riposto che
sì, la ragazza li aveva salutati educatamente e aveva anche
comprato delle tende. - Credo che si aggiri ancora da queste parti,
signora Balia. Il mercato è grande, prima o poi la
troverete! -, le aveva detto un uomo anziano con pochi denti, che si
era tolto il cappello per salutarla, rivelando una liscia e splendente
testa pelata.
La Balia stava ancora cercando la
principessa, chiedendosi se non fosse davvero tornata nel bosco. Se è così,
la aspetta una bella ramanzina, una volta tornata a casa,
pensò aggrottando la fronte. Mentre allungava il collo per
vedere oltre le persone che stavano davanti a lei, tutte tristemente
più alte della povera donna, sentì un paio di
mani calde che le coprivano gli occhi e un cestino che le urtava la
spalla.
- Principessa! -, esclamò. La
Balia si voltò di scatto e guardò il viso
arrossato e
sorridente della sua principessa. - Vi ho cercata ovunque! Si
può sapere dove vi eravate cacciata?
- Sono sempre stata qui, Balia! -
Blanche le sorrise. - Ti ho anche comprato un regalo, come promesso. -
Blanche infilò una mano nel cestino e ne trasse fuori un
bellissimo orologio da comodino. La cornice era decorata con delicati
fiori azzurri, il colore preferito della sua Balia. L'aveva appena
comprato, poco prima di vedere l'anziana signora che si aggirava tra i
vari banconi.
Alla vista dell'orologio Isolde
lanciò un gridolino di felicità e
strappò l'oggetto di mano alla ragazza. - E' proprio quello
che mi piaceva! Come facevate a saperlo? - La guardò con gli
occhi luccicanti e un sorriso radioso ad illuminarle il viso.
- Ormai ti conosco bene, Balia. -
Blanche la abbracciò. Trovava sempre molta soddisfazione nel
fare regali alla sua amata Balia, perché qualunque cosa le
si donasse, lei era sempre felice e la maschera di severità
che indossava ogni giorno si spezzava per un po'. Isolde ripose con
cura l'orologio dentro il cestino, prese la principessa a braccetto e
disse: - E' ora di tornare a casa, Maestà! - Blanche la
seguì con falsa allegria, cercando di premere il ricordo dei
Licantropi in un angolo nascosto della sua mente. D'un tratto la Balia
si girò verso di lei, gli occhi velati di preoccupazione. -
Giuratemi che non siete andata nel bosco, principessa. -
- Te lo giuro, Balia. -, disse Blanche,
mettendo una mano sul cuore e forzando un sorriso. Sentiva ancora la
pressione sanguigna pulsarle nelle orecchie.
La Balia guardò con fare
indagatorio le sue guance arrossate.
- Cos'ho che non va? -, le chiese la
principessa, aggrottando la fronte.
- Le vostre guance. - , rispose. - Sono
rosse quanto una mela matura! -
Blanche ruotò teatralmente
gli occhi al cielo. - Oggi fa caldo, Balia, siamo in estate, e io ho
camminato molto tra
le persone e le bancarelle. Sarebbe strano se io non avessi le
guance rosse.
Alzò le sopracciglia e
sorrise alla Balia, la quale sembrò convinta e, sorridendo
di rimando, prese di nuovo la ragazza a braccetto, cominciando a
parlare delle persone che aveva visto al mercato e a raccontare i
nuovi pettegolezzi che passavano di bocca in bocca. Fu un sereno
ritorno a casa. Almeno per Isolde.
La Balia stava canticchiando mentre, con passo tranquillo, raggiungeva
lo studio del Re, dal quale era stata convocata. La sera era ormai
calata da un bel pezzo e la cena era stata meravigliosa. Le cuoche
avevano superato loro stesse. O forse era lei che aveva più
fame del solito.
Una volta davanti alla porta di legno
lisciò il grembiule, mise a posto i capelli e
bussò. Il Re le aprì poco dopo e la donna si
prostrò in un profondo inchino, facendo sorridere il suo
vecchio Signore. - Benvenuta, Isolde! Prego, entrate. -, le disse il
Re, facendole spazio. La Balia entrò sorridendo.
- Posso dedurre dalla vostra espressione
beata che mia figlia sia davvero stata al mercato, quest'oggi.
- Oh, sì, Signore. Mi ha
anche comprato un regalo! - La Balia aveva parlato con un tale orgoglio
e felicità, che al Re venne spontanea una risata. Aveva
l'espressione di una bambina e la contentezza di una madre. Dopotutto,
per Blanche era come se la donna fosse davvero una madre per lei,
poiché la regina era morta dandola alla luce.
- Ha comprato anche delle tende e prima
le abbiamo appese alle sue finestre. Vostra figlia ha davvero buon
gusto,
sapete?
Il Re annuì sorridendo. - Sono davvero felice di sapere che
mia figlia sia stata lontana da quel luogo dannato. Posso rilassarmi,
adesso. - Allungò le braccia come a mettere in atto le
proprie parole, dopodiché si avvicinò alla Balia
e le mise una mano sulla spalla. - Vi ringrazio davvero tanto, Isolde.
Non so proprio come farei senza di voi! - A queste parole la Balia fece
con la mano, come se fosse lusingata. - Troppo gentile, Vostra Altezza!
-.
Il vecchio sovrano le diede due pacche sulla spalla e le disse: - Oggi
ho saputo che domani mattina arriveranno da noi Il Re e la Regina
dell'Est. Tra qualche giorno è il compleanno dei loro
splendidi figli e saranno così gentili da venirci a trovare
e darci qualche... anticipazione sulle persone che ci saranno ai
festeggiamenti. Sarà anche un'ottima occasione per farsi
consigliare con quale regalo presentarsi alla festa. Porteranno il
tè della loro terra. Adoro quel tè, sembra venire
dal Paradiso. E, credetemi, Balia, io ne so parecchio sul Paradiso! -
Il Re finì il discorso sorridendo alla Balia,
dopodiché la congedò gentilmente, chiedendole di
svegliare Blanche di buon'ora, il mattino dopo. Pensava che la figlia
fosse già a dormire e non c'era bisogno di avvertirla adesso
dell'arrivo dei Sovrani dell'Est.
Nella sua stanza, Blanche stava tutt'altro che dormendo. Camminava
irrequieta avanti e indietro, tanto che temeva di poter lasciare un
solco sulle assi del pavimento. Il ricordo di ciò che era
successo quel giorno la stava tormentando. Se chiudeva gli occhi poteva
ancora sentire la paura che le attanagliava lo stomaco. Lentamente si
avvicinò alla finestra, che aveva aperto con la speranza che
un po' di vento rinfrescasse la stanza.
Appoggiata al davanzale, osservava le
guardie che camminavano davanti ai confini del bosco. Erano
state aggiunte le scorte, a causa delle luna piena, e altri uomini in
armatura sorvegliavano il cancello e tutte le entrate del castello,
comprese le finestre.
Blanche si allontanò dal
davanzale con uno sbadiglio. La stanchezza cominciava a farsi sentire.
Si chiese perché i Licantropi
non le avessero fatto del male, e perché l'avevano lasciata
andare. Non erano stati così tremendi come tutti
le avevano insegnato a pensare. E le parole del capobranco, "Non siamo noi quelli cattivi",
cosa volevano dire? Mille interrogativi creavano caos nella sua mente.
Era
talmente stanca che decise di rimandare le domande e i pensieri al
giorno dopo.
Prese di slancio il cestino che aveva
portato al mercato. Scostò la stoffa che ne ricopriva il
fondo per prendere il libro... Ma non c'era nessuno libro.
Sentì il colore defluire dal suo viso, mentre toglieva la
stoffa.
Si alzò in piedi con lo
sguardo di chi ha appena visto un fantasma e si girò verso
la finestra, gli occhi rivolti al bosco.
Mentre un ululato rompeva il silenzio di
quella serata, Blanche venne sopraffatta dall'amara consapevolezza.
Nella fretta, aveva dimenticato il libro
nel bosco.
MoonAndRachel:
Eccoci di nuovo qua con la nostra storia a quattro mani!
Speriamo che questo capitolo vi abbia appassionato e vi spinga ad
andare avanti nella lettura.
Il bello devo ancora venire, ragazzi! ;)
Ringraziamo tutti coloro che hanno messo questa storia tra le seguite e
anche quelli che si solo fermati a leggere.
Ricordate che le recensioni fanno bene alla salute (vostra e nostra) e
all'autostima! xDxD
Un grande abbraccio da entrambi e al prossimo capitolo! ;)
|
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Capitolo 3 *** Imprevisti ***
Capitolo 3
-
CAPITOLO 3 -
IMPREVISTI
Mentre cercava di gestire l'emozione delle cameriere e dei servi,
Isolde si accorse che stava sudando. Era un'alba molto calda per
essere Maggio.
Gridando ordini a destra e a manca si asciugava le gocce di sudore
dalla fronte e sperava ardentemente che quel pomeriggio fosse tutto
perfetto per l'arrivo dei sovrani dell'Est.
Quella mattina aveva svegliato la
principessa
Blanche di buon'ora perché non vedeva l'ora di darle la
lieta
notizia. La ragazza l'aveva guardata con gli occhi impastati di sonno e
quando aveva capito che Evelyn e Frederyck, i due gemelli dell'Est,
sarebbero arrivati nel pomeriggio era saltata in piedi e l'aveva
abbracciata. Isolde sorrise ricordando la felicità della
principessa. Blanche aveva sempre nutrito una forte simpatia nei
confronti dei due fratelli; era con loro che passava la maggior parte
delle serate quando i sovrani dei quattro regni si riunivano ed era con
loro che si divertiva di più. Certo, la simpatia di Blanche
era
ricambiata e la Balia era convinta che anche Evelyn e suo fratello Fred
non vedevano l'ora di arrivare a palazzo e riabbracciare la loro
vecchia amica. Non si vedevano da tanto e avrebbero avuto tante cose da
raccontarsi.
Isolde sentì un improvviso
tonfo e il rumore
di piatti che vanno in pezzi. Si voltò di scatto e vide una
cameriera distesa a terra e migliaia di cocci di porcellana sparsi
intorno a lei. La Balia riconobbe con un tuffo al cuore il servito
preferito del Re. Si batté una pacca sulla fronte in segno
di
disperazione.
Blanche era distesa sul suo letto e
sorrideva. Era stata svegliata alle
prime luci dell'alba e stava ancora pensando a come sarebbe stato bello
l'arrivo dei suoi amici. Nei mesi in cui non si erano visti le erano
davvero mancati, nonostante le numerose lettere che si erano scambiati.
In più la regina aveva appena avuto un'altra figlia e
Blanche
era ansiosa di vedere se la bambina aveva gli stessi capelli biondi
della madre e dei fratelli. La piccola era l'ultima di cinque figli e
la seconda femmina. Non si poteva certo dire che i sovrani dell'Est
avessero problemi di successione! Con ben tre figli maschi, i cui due
più grandi avevano rispettivamente venti e ventuno anni (ma
che
al momento erano oltreoceano per l'addestramento militare), il Re
non si stancava troppo a governare il suo regno.
Adesso i due sovrani si stavano recando
da loro per
un invito ufficiale alla festa di compleanno di Evelyn e Frederyck, e
per passare delle belle giornate in compagnia. Era risaputo, infatti,
che Sygfrid Lumiére DuSoleil, Re dell'Ovest, e Arkan
Dageraad,
Re dell'Est, erano due buonissimi amici e non si negavano mai un aiuto.
Per loro ogni scusa era buona per farsi visita. Purtroppo negli ultimi
quattro mesi Re Arkan era dovuto rimanere vicino alla moglie,
poiché l'ultimo mese di gravidanza e i primi tre mesi della
piccola Amanda erano stati molto duri da superare. La Regina, infatti,
aveva quasi rischiato di perdere la figlia e questa, anche dopo la
nascita, non era molto stabile. Adesso, fortunatamente, la bambina era
stata dichiarata fuori pericolo dal medico di corte.
Blanche seguiva il filo dei suoi
pensieri, quando,
senza preavviso, la sua memoria la riportò al libro
dimenticato
nel bosco il giorno prima.
Molto rumore per nulla
era uno dei suoi libri preferiti e non ce n'erano molte copie al
mercato del popolo. Non aveva intenzione di lasciarlo nella foresta.
Pensò che recarsi di nuovo
tra gli alberi
sarebbe stato un gesto molto stupido da parte sua, ma non riusciva ad
ascoltare quella vocina che le gridava di rimanere al castello e
lasciare quell'inutile libro in preda ai lupi.
Si alzò lentamente dal letto,
per evitare
capogiri, e si diresse verso la finestra, come faceva ogni mattina. La
piazza era quasi completamente vuota, fatta eccezione per qualche
mercante che stava già sistemando il proprio banco e i
contadini
che stavano controllando i propri campi per essere sicuri che durante
la notte nessun animale avesse rovinato i germogli. Dal silenzio che
regnava sotto le sue finestre, la principessa capì che i
popolani non erano ancora stati avvisati dell'arrivo dei sovrani
dell'Est.
Era il momento giusto per andare a
riprendersi il
libro: le persone ancora dormivano, la guardia dei soldati ai confini
del bosco era bassa e all'interno del castello tutti stavano lavorando
per rendere l'ambiante ancora più accogliente di quanto
già non fosse.
Si avvicinò all'armadio e
aprì le
ante, scegliendo uno dei vestiti più semplici e comodi che
aveva. Lo indossò velocemente, facendo volentieri a meno del
corsetto e della faldiglia; legò i capelli nella sua solita
mezza coda e, senza pensarci due volte, uscì dalla camera.
Una volta nel largo corridoio fu invasa
dalle voci
indaffarate della servitù: donne che cambiavano le tende,
uomini
che spostavano i mobili per far sì che l'ambiente sembrasse
più illuminato, bambini che rendevano quasi impossibile il
lavoro di questi ultimi. Blanche riuscì ad attraversare il
corridoio passando inosservata: erano tutti troppo indaffarati per far
caso a lei. Scese l'enorme scalinata senza essere notata e solo in
pochi la videro e si inchinarono educatamente. Arrivò al
portone
senza incontrare la Balia o il cancelliere di corte o suo padre e
tirò un sospiro di sollievo. Nei giardini reali non c'era
ancora
nessuno che lavorava, a quanto pare avevano riservato il lavoro
all'aperto a più tardi.
Il cancello era già aperto e
lei uscì
senza problemi. Sembrava quasi troppo facile per essere vero.
Era quasi arrivata alla piazza quando
sentì
il suono di una trombetta. A giudicare dalle note stonate il banditore
di corte era molto stanco e non riusciva a tirare fuori molto fiato. La
trombetta continuò a suonare finché tutti i
popolani, con
aria assonnata, uscirono dalle loro case e si diressero lentamente al
centro della piazza per ascoltare quello che aveva da dire.
Blanche si era accucciata dietro un
muricciolo di
pietre non appena aveva sentito il suono dello strumento e sperava
ardentemente che nessuno l'avesse vista. Quando la voce del banditore
cominciò a tuonare in un violento "Udite, udite...!" Blanche
osò sporgere la testa dal suo nascondiglio e, vedendo che
gli
occhi di tutti erano fissi sull'uomo, uscì da dietro il muro
e,
cercando di passare tra i tendoni delle bancarelle per fare in modo di
non essere notata, arrivò al suo cespuglio di more. Vide che
le
guardie erano così distratte dalle parole del banditore che
non
avrebbero fatto caso a lei nemmeno se fosse passata davanti a loro
salutandole allegramente. Pensò che fosse comunque
più
sicuro passare da dietro il suo fedele cespuglio.
Entrò nel bosco e vi si
addentrò
sempre di più, lasciandosi le grida del banditore alle
spalle.
Camminava lentamente, senza fare rumore. In fondo, aveva paura che i
Licantropi fossero svegli già a quell'ora. Era quasi
arrivata
alla Quercia, dove aveva lasciato il libro. Alzò gli occhi
verso
gli alberi per assicurarsi che non ci fosse nascosto nessuno e poi, per
sicurezza, guardò anche dietro di sé. Non c'era
nessuno,
era completamente sola. Avrebbe potuto prendere il suo libro e darsela
a gambe. Con una stretta al cuore capì che non sarebbe
più tornata nel bosco.
- Se state cercando un Licantropo
fareste meglio a guardare davanti a voi!
Blanche si girò verso la
Quercia così
velocemente che ebbe un capogiro. Davanti a lei c'era un ragazzo alto e
con i muscoli piuttosto sviluppati. Aveva le mani ricoperte di
sottilissime cicatrici e, dove finivano le maniche, si poteva notare
una fasciatura fresca di giornata. C'era ancora molto sangue sulla
garza. Come se non fosse stato ovvio, Blanche si disse che quel graffio
doveva esserselo procurato quella notte, durante la Luna Piena.
Notò che il ragazzo teneva in mano il suo libro, aperto,
come se
lo stesse leggendo. Blanche alzò lo sguardo sul viso del
ragazzo
e capì che doveva avere sui diciotto o diciannove anni. Una
lunga cicatrice gli attraversava una guancia, piegandogli leggermente
in giù il lato destro della bocca.
- Devo dire che siete di molte parole,
principessa -
le disse il ragazzo alzando un sopracciglio. Blanche si rese conto che
non aveva fatto altro che fissarlo con gli occhi sgranati, in preda al
terrore. Si chiese se il suo udito fosse abbastanza forte da sentire il
suo cuore palpitare. Senza aprire bocca (sapeva che se l'avesse fatto,
la sua voce avrebbe tremato) allungò una mano, pregandolo
con lo
sguardo di restituirle il libro. Il lupo chiuse il volumetto e lo
nascose dietro la schiena, sorridendole malandrino, come se avesse
avuto voglia di giocare, e Blanche lasciò ricadere la mano
lungo il
fianco, rassegnata. Continuava ad avere paura, ma dentro di
sé
sapeva che quel ragazzo non le avrebbe fatto del male.
- Ma come, principessa, non volete
neanche fare le
presentazioni? Pensavo che voi reali foste più educati!
Bene, mi
presenterò da solo: mi chiamo Gabriel e come vedete, o
meglio,
come dovreste aver capito, sono un Licantropo. Avete presente quelle
"bestie", come ci chiamate laggiù al villaggio, che durante
le
notti di Luna Piena si trasformano in animali facendo un rumore immane?
Al vostro servizio! - Gabriel finì in bellezza facendo un
inchino ironico.
Blanche gli rivolse uno sguardo
dubbioso,
chiedendosi se fosse pazzo o se quello fosse un comportamento normale
per i lupi. Con esitazione gli disse: - Piacere di conoscervi.. -, ma
il ragazzo non le fece finire la frase perché
alzò lo
sguardo curioso su di lei, facendola tacere.
- Allora sapete anche parlare! - le
disse
sorridendo, e il suo era un bel sorriso, tanto che oscurava la brutta
cicatrice che aveva sul viso e faceva brillare i suoi occhi neri. Una
strana sensazione attraversò Blanche: era sempre stata
convinta
che i Licantropi non potessero provare altro che rabbia e sete di
sangue, ma quello era uno sguardo giovane e allegro... uno sguardo che,
viste le sue convinzioni, non avrebbe mai associato a un lupo.
- Ehm... potreste rendermi il mio
libro... per favore? - chiese con esitazione.
Il Licantropo rise sottovoce e le si
avvicinò, porgendole il libro: - Se me lo chiedete con
così tanta
gentilezza... - Poi, prendendola alla sprovvista, recitò una
delle citazioni del libro che le piacevano di più, senza
smettere di sorridere.
- La
vittoria assume il doppio del valore, quando il vincitore riporta a
casa quasi intatte tutte le sue forze.
- Citò il ragazzo. - E' bello come anche in una commedia
perlopiù comica, Shakespeare riesca ad insinuare significati
e
frasi profonde.
Blanche lo osservò
esterrefatta per un
secondo. Insomma, non succede tutti i giorni che un Licantropo ti si
avvicini e ti reciti una delle tue frasi preferite da uno dei tuoi
libri preferiti!
La ragazza abbassò lo sguardo
sul libro e lo
prese delicatamente, come se temesse che Gabriel lo ritirasse
all'improvviso. - Grazie - sussurrò, e in quel momento si
rese
conto che la paura che provava fino a poco prima era sparita e il
suo cuore aveva ripreso a battere regolarmente. Poi un pensiero la
illuminò: quel Licantropo l'aveva aspettata apposta alla
Quercia? E se fosse stata una specie di trappola?
- Mi stavate aspettando? - chiese in un
moto di
coraggio. Gabriel aggrottò le sopracciglia e rispose: -
Diamine,
no! Sono un lupo, non un veggente. Sono capitato qui per caso e ho
trovato il vostro libro, solo quando vi ho vista arrivare ho capito che
era vostro. Accidenti, credevate davvero che vi avrei aspettata qui
tutta la notte? - poi rise. Blanche pensò che fosse davvero
un
tipo strano, ma sentendo la sua risata non poté fare a meno
di
sorridere a sua volta. Si ritrovò a chiedersi
perché, se
tutti i licantropi erano così, la gente li vedeva come
bestie
orribili e sanguinarie. C'era qualcosa che non andava.
Quando alzò lo sguardo si
accorse che il
cielo si era fatto ancora più chiaro e che doveva tornare
velocemente al castello. Gabriel seguì il suo sguardo e
disse,
come se fosse dispiaciuto: - Scommetto che è arrivata l'ora
di
tornare da paparino. Immagino che il caro, dolce Re non
voglia che veniate nel bosco.
- Io... ehm... sì, ecco,
è meglio che
vada a casa. - sentendola quasi balbettare a causa della sua domanda,
Gabriel le sorrise scaltro. Si inchinò.
- Arrivederci, allora, principessa! - Blanche gli sorrise e fece un
piccolo inchino a sua volta, poi si voltò e si
incamminò
sul sentiero di ritorno.
Dopo qualche passo sentì una
voce in
lontananza che diceva: - Eccoti finalmente, Gabe! Sono due ore che ti
cerco e... non hai raccolto nulla? - Blanche si voltò a
guardare
chi era il nuovo arrivato.
- Tu invece hai raccolto le mele.
Dammene una, ho una fame da leoni - Disse Gabriel.
- Guarda l'ironia: fino a stanotte avrei
giurato che tu fossi un lupo!
Blanche non poté trattenersi dal ridere sommessamente a
quella
battuta e, sentendola, i due Licantropi si voltarono verso di lei. Ai
loro sguardi la ragazza se la diede quasi a gambe. Gabriel
scoppiò a ridere e, prima di voltarsi, Blanche
riuscì a
cogliere l'espressione confusa dell'altro, come se si stesse chiedendo
che diavolo ci facesse la principessa lì, a ridere di una
sua
battuta.
Blanche oltrepassò il grande
cancello e si accorse, con un tuffo
al cuore, che due guardie erano già state sistemate ai lati
di
questo. I due uomini le si inchinarono con difficoltà, vista
la
pesante armatura di ferro, e la guardarono con aria confusa.
- Sono andata ad ascoltare il banditore!
- disse. Le
guardie sembrarono convinte delle sue parole e lei proseguì
con
un sorriso.
Una volta in camera poggiò
delicatamente il
libro sulla sua scrivania con il banco in marmo e si lasciò
cadere sul letto, ripensando all'incontro molto strano che aveva appena
avuto. Ripensò alla gentilezza di Gabriel e a come lei aveva
riso alla battuta dell'altro Licantropo. Si dette della stupida per
aver riso così e pensò che, molto probabilmente,
era
passata da oca.
La porta di camera sua si
aprì e vide entrare
Ethalyn, la sua migliore amica, nonché sua dama di compagnia.
- Non avrai intenzione di presentarti
con quel
vestito, vero? - Blanche non si stupì del tono confidenziale
che
la ragazza aveva usato. Si conoscevano da quando entrambe erano bambine
e la principessa, raggiunti i sedici anni, l'aveva richiesta come dama
di compagnia, così che potessero passare assieme tutto il
tempo
che desideravano. Quando erano sole si comportavano come due sorelle.
Ethalyn era una ragazza bassa per i suoi diciassette
anni; aveva boccoli rossi, quasi arancioni, che le accarezzavano le
spalle e le tipiche lentiggini che caratterizzavano le persone dai
capelli color carota; i suoi occhi erano talmente neri che si
riconosceva a stento la pupilla. Blanche aveva sempre pensato che il
viso di Ethalyn, con la pelle così chiara punteggiata di
efelidi, somigliasse molto a quello delle bambole di porcellana.
- Certo che no! - le rispose. - Questo
vestito l'ho
indossato per recarmi un attimo... ehm... - Blanche era così
abituata a raccontare tutto alla sua migliore amica che quasi si
stupì quando si convinse a mentirle: - Per recarmi ad
ascoltare
il banditore. - La bugia la fece arrossire, ma Ethalyn
sembrò
non farci caso.
- Sarà meglio che cominciamo
a vestirti,
truccarti e acconciarti i capelli. Hai già scelto il vestito
che
indosserai?
Blanche alzò un sopracciglio.
- Lo prendo come un no -, rise Ethalyn, fingendo rassegnazione.
La ragazza si diresse verso l'armadio
della
principessa e lo spalancò. Osservò i vestiti per
un
attimo, poi ne tirò fuori uno dalle varie sfumature di
verde,
molto estivo e allegro.
- Secondo me è perfetto! -
disse Ethalyn raggiante.
- E' troppo sgargiante per questo
periodo dell'anno. Sono colori più adatti per Giugno o
Luglio.
- Oh, ma andiamo. Seriamente? Adesso ci
sono colori
adatti alle stagioni? - Ethalyn alzò le sopracciglia in un
gesto
ironico. Blanche si allungò sul letto, prese un cuscino e
glielo
lanciò. - Che razza di dama di compagnia sei? - La sua
migliore
amica schivò il cuscino usando il vestito come scudo e
scoppiò a ridere. - Perdonatemi, Vostra Maestà,
non era
mia intenzione offendervi... e soprattutto non volevo offendere il
vostro guardaroba! - A queste parole la principessa scoppiò
a
ridere, buttando la testa all'indietro. Tra le risatine di entrambe,
Ethalyn ripose il vestito verde e ne tirò fuori un altro,
colorato di celeste, con le maniche e la gonna decorati da splendidi
ricami dorati.
- Perfetto! - disse Blanche allegramente.
- Non potrei essere più
d'accordo.
Tra respiri trattenuti e varie
sofferenze, Blanche
indosso il corsetto. Dopodiché Ethalyn la aiutò a
mettere
la faldiglia.
Circa mezz'ora dopo il trucco e
l'acconciatura erano
terminati; Blanche ed Ethalyn avevano optato per una pettinatura
semplice, con i capelli gonfiati ai lati delle tempie e uniti dietro da
una sfavillante molletta argentata a creare una mezza coda molto
elegante. Blanche adorava tenere i capelli sciolti e sentire i leggeri
riccioli che le accarezzavano le braccia.
- Direi che sei pronta. Adesso dobbiamo
solo
aspettare l'arrivo dei sovrani. - Ethalyn le sorrise e rimasero in
silenzio per un lunghissimo minuto.
- Tra quanto dovrebbero arrivare? -,
chiese Blanche.
Sentiva il cuore battere velocemente e la felicità
stringerle lo
stomaco. Solo adesso si rendeva davvero conto di quanto fosse contenta
di rivedere i suoi amici, solo ora capiva che sarebbero davvero
arrivati.
Ethalyn intuì la sua
eccitazione e per un
attimo il suo
sguardo si oscurò. Sapeva di essere la migliore amica della
principessa, ma a volte aveva paura di non essere abbastanza. Dopotutto
erano diverse, lo erano sempre state: lei era una semplice dama di
compagnia, Blanche invece era una reale, destinata a diventare regina.
Pensò che a prima vista non sembrava una grande differenza,
ma
aveva imparato, dalla sua amicizia con la principessa, che lo stato
sociale significava molto. Ma loro erano riuscite ad andare avanti per
tutti quegli anni, il loro affetto non era mai calato. Ethalyn doveva
ammettere, però, che quando arrivavano i gemelli dell'Est
lei si
sentiva un po' tagliata fuori. Sentiva che la gelosia le faceva
aggrottare le sopracciglia ogni volta che Blanche ed Evelyn parlavano e
scherzavano. Era sicura che a volte discutessero di cose che lei, con
la sua bassa istruzione e la sua scarsa conoscenza del mondo, non
avrebbe mai capito. Ma non aveva mai rimproverato niente alla
principessa, non le aveva mai fatto notare quelle piccolezze. E per
adesso andava bene così.
- Non ne ho la più pallida
idea, cara
Blanche. Sei tu la principessa, dovresti sapere quando arriveranno -
Disse cercando di usare un tono più neutro che potesse.
Blanche
sospirò ed Ethalyn intuì che non aveva capito il
suo
disagio.
Sygfrid stava
camminando avanti e indietro davanti al grande portone
principale
del castello, torturando, con le mani, la collana che portava sempre al
collo. Quando in lontananza si sentì il suono delle trombe,
l'uomo sussultò e cominciò a spolverarsi i
vestiti, come
se non fossero già perfettamente puliti ed eleganti. Si
precipitò fuori, nei giardini reali, con al seguito donne e
uomini della servitù. Da lì poteva sentire gli
strepitii
e le grida di giubilo dei popolani che accoglievano i sovrani dell'Est.
Le guardie erano disposte ai lati della
grande cancellata, come a creare un sentiero da attraversare.
Il Re si voltò quando
sentì i passi
veloci di Blanche e di Ethalyn, le quali stavano correndo a perdifiato
nel giardino per vedere l'arrivo dei sovrani.
Blanche non stava più nella
pelle e mentre si
torturava le mani per l'agitazione, Ethalyn le rimetteva a posto alcune
ciocche sfuggite all'acconciature durante la corsa.Dopo alcuni minuti
di attesa, le prime guardie entrarono dalla cancellata del castello.
Erano a cavallo e portavano la tipica divisa dei cavalieri dell'Est:
giacca rossa, attraversata da una fascia nera a righe d'oro e pantaloni
neri come la notte. Le spade penzoloni da un fianco.
Erano disposte a coppie, e dopo due file
di guardie
entrarono le trombe, che suonavano allegramente l'inno del Regno ad
Est. In segno di rispetto tutta la servitù, Sigmund e
Blanche si
portarono la mano destra al cuore.
Finalmente entrò la carrozza
che trasportava
i reali, la quale era seguita da altre file di guardie. La carrozza era
meravigliosa, decorata di stendardi rossi, oro e neri - i colori del
Regno - e lucidata alla perfezione.
I cavalli e la carrozza si fermarono e
Blanche
sentì il cuore saltarle in petto. Le trombe suonarono
l'ultima
nota dell'inno. Dopodiché il lacchè
aprì lo sportello. Il primo a scendere fu
Arkan, il Re, che allungò le mani all'interno del veicolo e
ne
tirò fuori una splendida bambina vestita di bianco. Dopo di
lui
fu il momento di Mathilde Marie, la Regina; di Evelyn e Frederyck.
Sygfrid e Blanche li guardarono e loro
ricambiarono
lo sguardo. Come da regolamento tutti si inchinarono, comprese le
guardie dell'Est e i servi dell'Ovest. Poi Evelyn alzò lo
sguardo e incontrò di nuovo quello di Blanche; le due
ragazze
scoppiarono a ridere e si corsero incontro felici. Non rallentarono
abbastanza, quindi i loro corpi cozzarono dolorosamente quando si
abbracciarono. Re Sygfrid andò verso Re Arkan e sua moglie e
li
salutò affettuosamente, facendo mille complimenti alla nuova
bambina.
Fred salutò il Re e si
avvicinò tranquillamente alle due ragazze.
- Principessa Blanche... - La ragazza,
non appena
sentì la sua voce, si voltò a guardarlo.
Frederyck aveva
lineamenti molto dolci, quasi femminei, resi ancora più
teneri
dai capelli biondissimi; come la sorella non era molto alto e aveva un
fisico proporzionato e piuttosto aggraziato. Gli occhi dei due gemelli
erano di un verde intenso, screziato d'azzurro. Si somigliavano
moltissimo, anche per quanto riguardava gli interessi e i modi di fare.
Erano inseparabili e, qualsiasi cosa succedesse, potevano contare l'uno
sull'altra. Blanche, a volte, invidiava questa loro intesa.
Fred si chinò a baciarle
galantemente la
mano. Per quanto entrambi desiderassero abbracciarsi, non era comunque
conveniente farlo davanti all'intera servitù.
- Siete
diventata ancora più bella dall'ultima volta in cui ci siamo
incontrati
- Disse Fred. Non appena le labbra del ragazzo sfiorarono la mano di
Blanche, questa vide un'ombra attraversare lo sguardo di Evelyn.
Un'ombra così fugace che credette quasi di averla immaginata.
La principessa sorrise raggiante al suo
amico,
dopodiché si diressero tutti all'interno del castello,
seguiti
da alcune persone della servitù, mentre le guardie venivano
accompagnate nelle loro stanze per cambiarsi e lavarsi, e il
lacchè e il cocchiere seguivano gli stallieri dell'Ovest per
portare i cavalli a bere e la carrozza nel posto apposito.
La sala in cui si recarono i sovrani e
la
servitù, la cui maggior parte sparì nelle
cucine,
era addobbata in maniera impeccabile: al centro vi era un tavolo di
mogano levigato, coperto da un'elegante tovaglia bianca con ricami
rossi, dorati e neri, in onore degli ospiti; dalle pareti pendevano
stendardi decorativi raffiguranti i simboli dei due regni; le statue
interposte tra le colonne in marmo erano state lucidate così
bene che sembravano brillare di luce propria. Per non parlare delle
meravigliose tende rosse che venivano usate solo per le grandi
occasioni.
Si sedettero tutti a tavola, rimanendo
vicini,
lasciando così un grande spazio inutilizzato. Re Sygfrid era
seduto a capotavola, alla sua destra l'amico Arkan. Dalle cucine si
cominciò a sentire un lieve chiacchiericcio accompagnato da
allegre risate. La Regina Mathilde aveva affidato la piccola Amanda
alla Balia, la quale era felicissima di poterla tenere in braccio.
Mente i camerieri entravano con la prima portata e i vini pregiati, Re
Sygfrid si alzò in piedi. Quando il silenzio fu assoluto,
questo
sorride e disse, solenne: - Diamo ufficialmente il benvenuto alla
famiglia Dageraad dell'Est! - Arkan, sua moglie e i due figli sorrisero
allegramente. Il banchetto cominciò.
Blanche era veramente piena e si chiese
come mai il
corpetto non fosse ancora esploso. Lei e i suoi amici avevano girato le
sedie così da ritrovarsi in cerchio. Le era davvero mancato
parlare con loro e sapeva che era lo stesso per i suoi amici.
- Kol e Blake saranno presenti al vostro
compleanno?
- chiese con curiosità. Sapeva che erano entrambi
oltreoceano
per l'addestramento militare, obbligatorio per tutti i ragazzi di
famiglia reale e benestante. Non li vedeva da anni, ormai, ma ricordava
bene i loro biondissimi capelli e gli occhi verdi, due caratteristiche
ricorrenti nella dinastia dei Dageraad.
- Sì. Quando me l'hanno detto
non riuscivo a
crederci. Hanno chiesto dei giorni di permesso e il capitano glieli ha
miracolosamente concessi - La felicità con la quale Evelyn
stava
parlando era palpabile. Fred cinse la spalle della sorella stringendola
a sé, come se fosse un gesto istintivo.
- I miei cari fratelli mi hanno promesso
-, disse
con orgoglio, - di insegnarmi nuove tecniche con la spada.
Saprò
già combattere alla perfezione quando comincerà
il mio
addestramento! - Le ragazze risero del suo tono spocchioso e lui si
esibì in un'espressione offesa davvero molto teatrale.
- Vuoi sapere la novità,
invece? - Evelyn
interruppe le risate e Blanche si avvicinò a lei come se
questa
stesse per rivelarle un grande segreto.
- Il Regno a Nord sta andando in rovina,
le
ricchezze stanno finendo - Eve si concesse una pausa ad effetto,
facendo roteare gli occhi al fratello, e Blanche si chiese cosa ci
fosse di così straordinario nell'imminente
povertà del
Nord. Era perfettamente a conoscenza di questo. Ma certo, tutto si
aspettava tranne quello che l'amica le stava per rivelare.
- Poche settimane fa è
arrivata una lettera
di supplica da Re Irkengaard, il quale chiedeva un matrimonio tra Blake
e sua figlia Hima.
- Che cosa? - Blanche si accorse troppo
tardi di
aver quasi gridato, facendo voltare suo padre e gli altri sovrani. -
Che cosa? - ripeté a voce più bassa.
- Hai sentito bene - intervenne Fred. -
Blake non
l'ha presa molto bene. Soprattutto perché nostro padre
è
più che intenzionato ad accettare -
- Povero Blake! - disse Blanche, con un
tono molto
basso. Eve e Fred risero. Certo, non c'era da stupirsi se Blake non
l'aveva presa molto bene: la carissima Hima, unica principessa del
Regno a Nord, non era certo famosa per il suo bel carattere. Blanche
aveva rinunciato a coinvolgerla, durante le feste reali, dopo che
questa le aveva risposto con un "Insomma, sei cieca? Non vedi che
preferisco stare da sola?" e se ne era andata a testa alta, lasciandola
lì imbambolata. Scosse il capo per scacciare quel brutto,
imbarazzante pensiero. Quando alzò gli occhi vide che Arkan
la
stava guardando e sorrideva. Lei ricambiò un sorriso e
quando
l'uomo allungò una mano verso di lei, si alzò e
gli
andò incontro, stringendo le dita tra le sue. Arkan era
sempre
stato come un membro della famiglia per lei, tanto che a volte, da
piccola, aveva desiderato chiamarlo "zio". Sygfrid e Mathilde, dietro
di lui, scherzavano animatamente.
- Guarda come stai diventando bella - le
disse il
Re. Blanche continuò a sorridergli, arrossendo leggermente.
-
Tua madre sarebbe fiera di te, principessa. Era davvero una bellissima
donna e non mancava mai di sorridere agli altri - Un'ombra di tristezza
gli oscurò il volto. Una tristezza lontana, ma che bruciava
ancora. - Tuo padre impazzì dopo la sua morte. Se non lo
avessi
conosciuto, avrei giurato che qualcun altro aveva preso il suo posto. -
Sospirò. - Il dolore porta a questo e ad altro. Ma non
è
il momento adatto per pensarci, giusto principessa? Torna a divertirti
e scusa se ti ho rattristato con i pensieri di un vecchio - Blanche gli
sorrise di nuovo, gentilmente. - Nessun disturbo, Re Arkan -, gli
disse. Chinò il capo e, con lo stomaco agitato per aver
sentito
parlare di sua madre (cosa che suo padre non faceva spesso)
tornò dai suoi amici.
Ad un certo punto, si sentì
la voce tuonante
di Re Sygfrid che annunciava: - Stasera ci sarà una festa in
vostro onore, cari ospiti, direi che sarebbe una lieta sorpresa per i
popolani se ci unissimo a loro. Siamo vicini al tramonto e i
festeggiamenti staranno per iniziare! - Arkan e gli altri si dissero
d'accordo e, felici come non mai, si avviarono al villaggio, con un
drappo di guardie al seguito.
Una volta fuori, Blanche
guardò il cielo e
vide che il sole era quasi del tutto sparito. Rimaneva, come testimone
della sua presenza, una lunga striscia rossa a colorare il cielo. Il
tempo, nella sala, era passato così veloce che non si era
nemmeno accorta che fosse arrivata la sera.
Si cominciavano già a sentire
le risate e la
musica. Una volta arrivati al centro del villaggio, dove di giorno si
teneva il mercato, i sovrani videro che i banconi erano spariti e
uomini e donne stavano ballando allegramente, seguendo il ritmo tenuto
dai musici. Alle finestre, alle porte e ai balconi delle case erano
attaccati gli stemmi dei due Regni. Re Arkan rideva allegro alla vista
di tutta quella felicità, e quando un bimbo
gridò: - I
Sovrani! -, tutti si voltarono a guardarli e la musica si interruppe.
L'intero villaggio si inchinò davanti ai reali, fino a
quando Re
Arkan non cominciò a ballare sul posto, ridendo e sembrando
un
idiota. - Dov'è finita la musica? - disse, senza smettere di
ballare. I popolani risero e la musica ricominciò.
I balli e le risate andarono avanti,
interrotti da
qualche ubriaco che si ostinava a voler ballare al centro,
così
che tutti lo potessero vedere, e animati dal principe e dalle
principesse che presero per mano tutti gli altri ragazzi fino a formare
un enorme cerchio. Ballarono in tondo sempre più veloce,
fino a
che non ce la fecero più e molti di loro si distesero
ridendo
sul terreno.
Tutto andava a gonfie vele e i musici
non si
stancavano mai di suonare, quando, inaspettatamente, un ululato
sovrastò il baccano della festa.
Un silenzio inquietante
piombò sul villaggio e l'urlo acuto di una donna
squarciò il cielo.
Le guardie si scambiarono uno sguardo e,
senza
nemmeno aspettare l'ordine del proprio Re, corsero verso la fonte del
grido, seguiti dai sovrani e dai popolani.
Arrivati sul posto, i Re e le loro
famiglie in prima
fila, si vide un uomo immerso nel sangue, girato a pancia in
giù. Sul viso un'espressione di puro terrore. In piedi
accanto a
lui c'erano una donna che tremava fino a battere i denti, e una bambina
in lacrime, aggrappata alle gonne della madre.
Due guardie le scortarono lontano da
quella scena, avevano già visto troppo, mentre un'altra si
avvicinò al corpo e lo girò, rivelando un busto
completamente squarciato, pezzi di pelle e di organi sparsi sul
terreno, ferite che a prima vista sembravano causate da artiglia.
Qualcuno si portò una mano alla bocca per fermare i
conati di vomito, la maggior parte delle persone piangeva, i bambini e
i ragazzi non guardavano e le moglie abbracciavano i mariti.
Re Sygfrid obbligò Blanche a
voltarsi e non
guardare più quell'orribile immagine. Fred
abbracciò la sorella, la quale affondò il viso
nell'incavo tra la sua spalla e il collo. Blanche sapeva a chi suo
padre avrebbe dato la colpa di quel delitto. Già, ma
potevano essere stati davvero i licantropi? Lei ne aveva conosciuti
alcuni e non era stato un così brutto incontro. Poi c'era
Gabriel, che non sembrava affatto il tipo che va in giro ad uccidere
innocenti a sangue freddo.
Mentre Blanche voltava le spalle al corpo ormai
morto che giaceva sull'erba, volse lo sguardo verso il bosco. Vide un
movimento tra gli alberi e, anche da lontano, distinse i volti dei
licantropi. Il suo sguardo incontrò quello furente di
Gabriel e
si incatenò a questo come se non avesse la forza di
staccarsene.
Il ragazzo, per un momento infinitesimale, sembrò
rattristato dalle lacrime che lei non si era accorta di versare.
All'improvviso, come se avessero
ricevuto un ordine silenzioso, tutti i
licantropi si voltarono e sparirono nell'oscurità del bosco.
Blanche alzò gli occhi verso
suo padre e il
suo sguardo le fece accapponare la pelle. Le era parso che fino a pochi
secondi prima anche lui stesse guardando nella sua stessa direzione.
Doveva averlo immaginato, certo, ma quello sguardo l'aveva spaventata.
Blanche si mise a sedere di scatto sul
letto.
L'immagine di quel corpo squarciato le era apparsa un sogno.
Allungò una mano sul comodino per versarsi dell'acqua, ma si
accorse che la brocca era vuota. Di malavoglia si alzò dal
letto
per dirigersi in cucina.
Stava percorrendo il grande corridoio
strascicando i
piedi, quando una figura incappucciata varcò il grande
portone,
facendola trasalire.
L'uomo si tolse il cappuccio del
mantello e la guardò.
- Padre? -, disse Blanche con grande
sorpresa. - Dove siete andato? -
- Affari di corte, tesoro - gli disse
sorridendo. -
Torna a dormire - Le passò accanto e le diede una frettolosa
pacca sulla spalla, per lasciarla lì a chiedersi cosa
diavolo
stesse succedendo, visto che era molto strano svolgere "affari di corte" a
quell'ora della notte. C'era qualcosa di strano in tutto quello che era
successo e una bruttissima sensazione le stava facendo palpitare il
cuore.
MoonAndRachel:
Salve
popolo di EFP! Eccoci qua con il terzo capitolo!
Vi siamo mancati in questo mese e più di assenza? :3
A noi sì cari lettori! Cogliamo l'occasione per ringraziare
tutti quelli che hanno letto la nostra storia e l'hanno gentilmente
recensita.
Attendiamo con ansia nuovi pareri, siamo aperti a tutto (critiche,
miglioramenti e si spera anche complimenti xD).
Che dire? Speriamo che la storia cominci a intrigarvi sempre
più!
Buona lettura! Un bacio.
PS: l'autrice Rachel ci tiene a precisare che senza la pazienza
dell'autore Moon (che ha avuto un buonissimo sangue freddo davanti al
suo "ma l'ho squartato con tanto amore" riferito alla povera anima
tranciata a metà) non saremmo più qui. O forse ci
saremmo ma senza l'autrice Rachel che si troverebbe rinchiusa in una
qualche soffitta dimanticata dal mondo e consultata di rado per le sue
geniali (?) idee. Passo e chiudo, ringraziate Moon! xD
|
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Capitolo 4 *** Nella tana del lupo, Parte I ***
Capitolo 4
-
CAPITOLO 4 -
Nella
Tana Del Lupo, parte I
Blanche
sentiva il cuore palpitare, come impazzito, nel petto; quella mattina,
dopo una notte quasi insonne, aveva deciso di tornare nel luogo in cui
il pover'uomo era stato assassinato.
La sera prima si era svegliata di
soprassalto e si era
diretta verso le cucine per prendere un po' d'acqua; lungo il tragitto
aveva incontrato suo padre, coperto da un mantello nero, come per
mimetizzarsi con l'oscurità, ed era rimasta alquanto
stranita da quel comportamento bizzarro. Una strana inquietudine le
aveva attagliato lo stomaco
e lei non era riuscita a riprendere sonno.
L'alba era passata da poco e Blanche
camminava
svelta sul terreno acciottolato che conduceva al luogo del delitto.
Indossava un lungo mantello color vinaccia, col cappuccio alzato al
coprirle il volto: non voleva essere riconosciuta e desiderava che non
le fossero fatte domande.
Si avvicinava sempre di più
alla sua meta e
la speranza di trovare qualcosa di interessante si faceva sempre
più forte. Qualcosa - forse lo sguardo che Gabriel le aveva
rivolto la sera prima - le diceva che i lupi non avevano colpe. Era un
pensiero strano e illogico: chi altri avrebbe potuto uccidere un uomo a
quel modo? Solo le zanne di un lupo potevano esserne capaci. Ma c'era
qualcosa che non le tornava e proprio per questo voleva trovare degli
indizi, delle prove che dicessero che non erano stati i licantropi, che
era stato qualcos'altro.
Era finalmente arrivata sul luogo, ma,
invece di
guardarsi intorno, si fermò di colpo. C'era qualcun altro
lì. Qualcuno che lei non faticò a riconoscere.
Quando lo sguardo del capobranco
incontrò
quello di Blanche, lui si portò un dito davanti alle labbra,
facendole segno di tacere.
Blanche si avvicinò a lui. -
Cosa ci fate
qui? - gli chiese sussurrando. Anche il lupo, come lei, era coperto da
un mantello.
- Buongiorno, principessa. Sveglia di
buon'ora, vedo. -
- Cosa ci fate qui? - ripeté
lei.
- Penso che lo sappiate. Penso che anche
che voi
siate qui per il mio stesso motivo: capire chi ha ucciso quell'uomo,
ieri notte. - Detto questo, il capobranco si chinò a terra e
sfiorò con le dita una strana polvere giallognola mescolata
alla
terra. Si portò la mano al naso e corrugò la
fronte.
- Quindi... non siete stati voi a... -
Blanche si
arrestò di colpo davanti allo sguardo severo e offeso del
lupo.
- No, ovviamente no - si alzò
in piedi - Non
siamo assassini, principessa, dovete smettere di pensarlo. -
Blanche chinò il capo sotto
le parole
indignate dell'uomo. Credette di aver sentito una punta di malinconia
nella sua voce. Dopo qualche secondo rialzò la testa e
guardò il lupo negli occhi. - Cos'avete trovato? - Chiese,
indicando la polvere gialla sul terreno.
- Non ne sono sicuro, ma direi che si
tratta di zolfo. -
Blanche inarcò le
sopracciglia: - Ed è un dettaglio rilevante? -
- Può darsi. -
La principessa chiese se avesse notato
altre tracce,
ma il capobranco rispose che la scia di zolfo finiva misteriosamente in
quel punto, e non c'erano altri segni che l'assassino poteva aver
lasciato.
Blanche stava ascoltando con attenzione,
poi vide
l'uomo sbiancare e tacere di colpo. La guardò negli occhi e
le
sussurrò: - Non voltatevi. Per nessun motivo! -
Lei stava per chiedergli cosa diamine stesse dicendo, quando un grido
agghiacciante le fece gelare il sangue nelle vene. Per un attimo
infinito credette che fosse stato ucciso qualcun altro, ma
riuscì a non voltarsi. Rimase invece a fissare il volto
cereo di
Gaston con
gli occhi sbarrati.
Dietro di loro una donna gridava: - AL
LUPO! AIUTATEMI, CI SONO I LICANTROPI! GUARDIE! GUARDIE, ACCORRETE!
-
Fu questione di pochi secondi. Il
capobranco prese
Blanche per un braccio e la trascinò nel bosco, nel momento
esatto in cui una decina di guardie accorreva sul posto.
Blanche si ritrovò a correre
nel bosco alla
velocità della luce. Appena entrata nel bosco, il lupo le
lasciò il braccio, credendola perfettamente capace di
correre da
sola. Altri licantropi scesero dagli alberi e cominciarono a correre
con loro. Blanche capì che, ovviamente, il capobranco non si
era
recato da solo al villaggio: si era portato dietro la sua scorta, nel
caso in cui delle guardie l'avessero riconosciuto e non fosse riuscito
a scappare o a combattere da solo.
Dietro di loro, le armature e le spade
dei soldati
producevano un orribile rumore metallico, che sembrava farsi sempre
più vicino.
Avevano corso ormai per parecchi metri,
quando
sentirono dei cavalli nitrire. Il capobranco si voltò: -
Accidenti! Ci sono anche le guardie a cavallo, non potevamo cominciare
la giornata in modo migliore! -
Un altro licantropo affiancò
il capobranco e
Blanche riconobbe Wikvaya, il ragazzo che al loro primo incontro le si
era
rivolto con sarcasmo. Il ragazzo voltò appena il capo verso
di
lei e si accorse che lo stava guardando. Era un bel ragazzo, dopotutto.
La pelle olivastra gli donava fascino e risaltava gli occhi e i capelli
scuri. Wikvaya assunse un'espressione maliziosa e le fece l'occhiolino,
mentre continuava a correre. Blanche arrossì di colpo
davanti a
tanta sfrontatezza e distolse lo sguardo, cercando di correre
più veloce.
Sentiva le gambe pesanti e aveva i
polmoni e la gola
in fiamme. Il cuore non aveva intenzione di rallentare e sentiva il
sangue pulsarle nelle orecchie.
D'un tratto, il rumore metallico delle
armature e lo scalpiccio di cavalli scomparvero.
Il capobranco si fermò e si
mise seduto a
terra, appoggiando la schiena a un albero.
Anche gli altri licantropi si fermarono.
Blanche
vide Gabriel, la cicatrice sul viso attraversata da lente gocce di
sudore. Aveva corso dietro di lei per tutto il tempo,
per questo non l'aveva visto. Insieme a loro c'era anche un altro
ragazzo, lo riconobbe: era il ragazzo simpatico, quello che giorni
prima aveva visto con Gabriel.
La principessa si voltò e
vide che altri uomini erano con loro.
- Posso tornare indietro e uccidere
quella donna,
Gaston? Per favore!
- Disse un ragazzo dai capelli rossi e il viso
pieno di lentiggini. Aveva il respiro pesante mentre parlava.
- Magari un altro giorno, Robert. Adesso
non abbiamo
la forza per difenderti. - rispose il capobranco ridendo.
Blanche aveva ancora il fiatone e
sorrise quando uno
dei ragazzi che non conosceva si distese sull'erba con le braccia
allargate. Un altro ragazzo, però, la stava fissando con la
fronte aggrottata e lo sguardo severo. Sentì il cuore
sobbalzarle nel petto, perché era quello lo sguardo che
aveva
sempre attribuito ai licantropi: arrabbiato e spietato.
- Si può sapere -,
cominciò lui senza
distogliere lo sguardo dal suo, - perché diavolo te la sei
portata dietro? - Per un attimo Blanche non capì cosa le
stesse
chiedendo, poi realizzò che il ragazzo non si stava
rivolgendo a
lei, ma a Gaston.
- Andiamo, John, non cominciare. Cosa
dovevo fare?
Lasciarla lì e darla in pasto alle guardie di suo padre?
L'avrebbero rinchiusa da qualche parte, sai com'è fatto il
re. -
Blanche stava per replicare. Il tono che Gaston aveva usato per parlare
di suo padre non le era piaciuto, ma decise di
restare in silenzio perché su una cosa aveva ragione: se suo
padre l'avesse sorpresa in compagnia di un licantropo, l'avrebbe
sicuramente rinchiusa nel castello, ordinando alle guardie
di non farla
uscire per nessun motivo. Certo, i lupi non sapevano che l'avrebbe
fatto solo perché loro lo spaventavano. Suo padre l'amava
sopra
ogni cosa, glielo diceva sempre. Non poteva permettersi di perdere
anche lei.
Wikvaya si avvicinò a John e
gli
scompigliò i capelli. - Perché non distendi un
po' la
fronte? Da vecchio sarai pieno di rughe se continui così. -
Probabilmente John non aveva apprezzato
la sua
battuta, infatti si scrollò il suo braccio di dosso e
andò a sedersi a terra, accanto al ragazzo disteso.
- Scusatelo, principessa - le disse
Wikvaya
sorridendo, - è fatto così. Quando qualcuno nasce
con un
brutto carattere è difficile cambiarlo! -
- Da che pulpito! Non mi dirai che tu
sei un esempio di bellissimo carattere? - Ribatté John.
Wikvaya rise e guardò Blanche
alzando le sopracciglia: - Vedete? - disse.
Blanche sorrise: - Be', è
normale un po' d'acidità dopo una corsa del genere. -
Sentì John ridere,
sarcastico. - Non sono
acido con voi per la corsa, principessina, sono acido con voi
perché siete la figlia di vostro padre. - John si
alzò e
le andò incontro lentamente. Blanche sentì il
cuore
accelerare, di nuovo, e fece un passo indietro.
- E tanto perché voi lo
sappiate, qui i
Lumière non sono ben accetti. - Adesso il viso del
licantropo
era a pochi centimetri dal suo. Voleva indietreggiare ancora, ma era
come se le gambe non volessero ascoltarla. Temeva che al minimo
movimento John avrebbe potuto ucciderla.
- Dacci un taglio, John. - La voce di
Gabriel
interruppe il contatto visivo tra i due, e solo in quel momento Blanche
si accorse di aver trattenuto il respiro.
John la fissò ancora per un
secondo, poi si
voltò sbuffando, lanciò una brutta occhiata a
Gabriel e
tornò a sedersi a terra.
Blanche guardò Gabriel e gli
rivolse un lieve
sorriso di ringraziamento, anche se sapeva che tutta la paura che aveva
provato era ancora dipinta nel suo sguardo. Gabriel le rispose con un
cenno della testa. - Venite a sedervi, principessa. Avete il respiro
così affannato che potreste collassare da un momento
all'altro.
- le disse. Blanche accolse l'invito e si sedette sull'erba a poca
distanza dal licantropo, portandosi le ginocchia al petto.
Blanche si guardò un po'
intorno e
notò che, a parte John, nessuno dei licantropi la stava
davvero
considerando. Si comportavano come se lei nemmeno fosse lì,
o
come se fosse normale averla in mezzo a loro. Non sapeva se sentirsi
ignorata o accolta.
- Be', la corsa di oggi mi
basterà per tutta
la vita - disse il licantropo sdraiato a terra. - Ho bisogno d'acqua -,
si alzò, - chi ce l'ha? -
- Ce l'ho io, Jack - disse un ragazzo
che era seduto
scompostamente sull'erba, dove batteva il sole. Staccò una
borraccia dalla cintura e la lanciò al lupo di nome Jack. -
Grazie, Lars - disse quest'ultimo.
- Allora, Gaston. Dicci cosa hai trovato
- cominciò Robert.
- Niente di interessante. Solo una
traccia di zolfo -
- La stessa che ci ha attirati sul posto
- intervenne Gabriel.
- Esatto - rispose Gaston. -
C'è una traccia di zolfo che attraversa mezza piazza -
- Sei riuscito a capire da dove
cominciasse o dove finisse? -
- E qui c'è la cosa strana.
Quando dico che
attraversa mezza piazza, intendo che non partiva né finiva
nel
bosco o in un vicolo appartato. Come se chi l'ha lasciata non avesse
bisogno di nascondersi o scappare. -
- Be' - disse il licantropo di nome
Jack, mente
passava la borraccia a John - Il che ha senso: le strade erano deserte,
tutta la città era alla festa. Perché mai,
chiunque abbia
commesso l'omicidio, avrebbe dovuto scappare in fretta? Nessuno
l'avrebbe visto, comunque. - Finì il discorso con un'alzata
di
spalle.
Gaston annuì pensieroso. -
Torniamo al
Territorio. Voglio parlarne con gli Anziani. - Detto questo si
alzò, seguito da tutti gli altri licantropi.
- Cosa ne facciamo di lei? - chiese John
in tono
aspro, indicando Blanche con la mano in cui teneva la borraccia.
Gaston la guardò mentre si
spolverava i pantaloni dalla terra e dalla polvere.
- Le guardie saranno ancora in tumulto e
terranno
sott'occhio il confine fino a stasera. Se la riportassimo adesso, la
riconoscerebbero e non ci metterebbero molto a fare due più
due
- Gabriel era intervenuto ancora una volta a sua favore.
- Stai proponendo di portarla al
Territorio? -
chiese stupito il ragazzo simpatico che aveva visto qualche giorno
prima.
- Perché no, Derek? Ormai
abbiamo visto che non è una minaccia. -
- L'abbiamo visto? - chiese con amarezza
John.
- Ah, qualcuno si è fatto
stregare dai bei
boccoli nocciola delle principessina, eh? - disse Wikvaya ridendo e
tirando un pugno scherzoso alla spalla di Gabriel. Quest'ultimo lo
fulminò con lo sguardo. Dal canto suo, Blanche
sentì il
viso diventarle di fuoco.
Si schiarì la gola per
entrare nel discorso.
- Non c'è problema, posso aspettare qui e tornare da sola
poco
prima del tramonto. - Se c'era una cosa che non era disposta a fare,
era entrare nel Territorio dei licantropi. Nonostante avesse conosciuto
il branco, sapeva da sempre quali atrocità si consumassero
dentro quei confini. Le venivano i brividi al solo pensiero.
Pensava che il branco l'avrebbe
liquidata con
un'alzata di spalla e un "come preferite". Non si aspettava che la
metà dei licantropi lì presente scoppiasse a
ridere.
- Da sola in questa parte del bosco? Non
sapete di
che parlate - un licantropo dai capelli color miele (Darren?) la stava
guardando come se fosse impazzita.
- Principessa, siete troppo lontana da
casa. Non
sapreste nemmeno ritrovare la strada di casa - Derek le sorrise.
Blanche non replicò. Derek
aveva ragione: non
aveva idea di dove si trovasse. Non si era mai spinta così
in
là nel bosco.
- Mettiamolo ai voti - disse Gaston. -
Chi è del tutto contrario a portarla nel Territorio? -
La mano di John fu l'unica a schizzare
in aria, il
che lasciò Blanche piuttosto stupita. Stupore che si
rifletteva
sul volto di John.
- Andiamo, ragazzi, siete seri? La
figlia del re? Quello che farebbe tappeti con la nostra pelle? -
I licantropi tutto intorno borbottarono
cose come
"è innocua" o "tanto non abbiamo niente da nascondere" o
"non la
facciamo mica entrare nella sede degli Anziani". Il ragazzo che prima
l'aveva guardata come se fosse un'idiota levò la voce al di
sopra delle altra e disse. - Se dovesse portare guai, potremmo sempre
sbranarla prima che arrivi al castello -
Un silenzio tombale scese sul branco.
Blanche
sbiancò. Derek rise nervosamente e la rassicurò:
- Darren
sta scherzando. -
- No, no, io sono serissimo! - rispose
Darren.
Blanche e il branco si misero in
cammino,
addentrandosi sempre più nel folto bosco. Gabriel le
camminò sempre accanto.
- Grazie - gli disse lei all'improvviso.
Lui la guardò curioso, - Per
cosa? - le chiese.
- Per avermi tirata fuori da un paio di
situazioni imbarazzanti, prima. -
Gabriel rise. - Al vostro servizio -
rispose,
ripetendo le parole che le aveva rivolto la prima volta che si erano
parlati.
Continuarono a camminare. Ad un certo
punto gli
alberi iniziarono a diradarsi leggermente e davanti agli occhi
meravigliati di Blanche si aprì il Territorio dei licantropi
in
tutta la sua ampiezza. C'erano molte abitazioni semplici e
perlopiù della stessa forma e dimensione; al centro
dell'abitato
vi era un'enorme piazza, così grande che poteva contenere
tutti
gli abitanti del territorio. Blanche intravide anche una casa in
costruzione, con una quindicina di uomini che ci lavoravano. Era
già sul punto di fare una domanda quando si accorse che solo
lei
era rimasta indietro a osservare, mentre gli altri erano andati avanti.
- Principessa! Non pretenderete mica che
vi portiamo
in braccio! - esclamò Wikvaya voltandosi indietro. Si
sentì qualcuno mormorare “Ah, Wikvaya, sempre il
solito”. Blanche sorrise e corse verso di loro. Dopo alcuni
minuti, giunsero al nella piazza villaggio dove Blanche fu accolta
dalle occhiate curiose degli abitanti che le passavano accanto. Alcuni,
quelli che la riconoscevano come figlia del re, la guardavano con
diffidenza, altri con paura, altri ancora con odio. Tali occhiate si
tranquillizzavano quando gli abitanti si rendevano conto che il branco
le stava intorno.
Gaston si fermò e si volse
verso i suoi
compagni. - Dobbiamo andare a parlare con gli Anziani. Qualcuno di voi
deve rimanere con la principessa. Gabriel, rimani tu. Voi altri con me.
- Il capobranco aveva parlato veloce e con tono conciso, come se fosse
arrivata la parte difficile della giornata. A Blanche non ci volle
molto per capire quanto gli Anziani fossero rispettati al Territorio.
Blanche si ritrovò a
guardarsi intorno,
estasiata dalla bellezza e dalla semplicità cui erano state
costruite quelle abitazioni, mentre Gabriel la osservava interrogandosi
sul motivo di tutto quello stupore.
- Avete intenzione di rimanere qua tutto
il giorno, Vostra Altezza? - le chiese con ironia.
Blanche si riscosse. - No, certo che no
-
Così iniziarono a camminare
lungo le viuzze
del villaggio: Gabriel illustrava ogni cosa nei minimi dettagli, mentre
Blanche era talmente affascinata che era rimasta senza fiato
- Principessa, se vi sentissi respirare
ogni tanto,
sarei più tranquillo. Non voglio avere l'erede al trono
dell'Ovest sulla coscienza. -
Blanche roteò il capo e i
suoi capelli
sfiorarono il volto del ragazzo. - Come dite? Oh, non preoccupatevi, ho
una salute forte. Sono solo piacevolmente meravigliata dalla bellezza
di questo villaggio. -
- Una principessa estasiata dal
villaggio dei licantropi. Be', non si vede tutti i giorni. -
Passeggiavano già da svariati
minuti quando
iniziarono ad allontanarsi dal centro più abitato e le case
cominciavano ad essere più rade. Parlarono delle cose
più
semplici e Blanche quasi dimenticò di essere in territorio
nemico.
Alla fine giunsero in una piccola
radura; l'unica
cosa che Blanche vedeva davanti a sé erano delle fronde con
piccoli fiori che pendevano lunghe fino al terreno, poi Gabriel ne
scostò alcune e allora intravide una grotta che si snodava
in
profondità.
Gabriel si voltò verso di lei
con un sorriso smagliante. - Chiudete gli occhi! - esclamò.
- Amate fare le cose in grande stile,
non è vero? -
- Non lo nego. - rispose il ragazzo
sorridendo come un bambino.
Blanche ricambiò il sorriso,
chiuse gli occhi
e si avvicinò porgendo la mano al ragazzo che la
afferrò
deciso. E così entrarono. Blanche sentì la
stretta di
Gabriel che mano a mano si allontanava da lei.
- Adesso potete aprire gli occhi. -
Blanche ubbidì e
sbatté le palpebre un
paio di volte per abituarsi alla poca luce presente; vide Gabriel che
le faceva segno di seguirlo agitando la torcia che aveva acceso.
- Adesso, principessa, vi
trovate nella Grotta
del Tempo. Su queste pareti - disse Gabriel avvicinando la mano alla
pietra - è riportata la storia dei quattro regni.
Secoli e
secoli di storie e leggende eternamente immortalati in questa grotta. -
Le fece segno di avvicinarsi.
Blanche fece un passo avanti,
meravigliata,
scostando una ciocca di capelli che le copriva il volto, e
osservò le incisioni e i simboli sulla parete, ma non seppe
riconoscerli.
- Che cosa sono questi disegni? - chiese
la principessa incuriosita.
- Questa, principessa, è la
lingua degli antichi - disse Gabriel in maniera solenne.
- E cosa ci sarebbe scritto? - chiese
Blanche sorridendo.
Gabriel allontanò la torcia
dal muro e
l'accostò a sé così da illuminare il
volto della
principessa.
- Ebbene -
iniziò - Si dice che
un tempo, tanti secoli or sono, due maghi si erano invaghiti della
stessa donna, che rimase incinta del minore di loro. Poi i due,
desiderosi dell'amore della donna, si sfidarono a duello, finendo con
l'uccidersi a vicenda. Il loro sangue bagnò il terreno e
aprì un varco, dal quale fuoriuscirono alcune immonde
creature.
Alcuni narrano che tra queste mura sia anche racchiusa una profezia che
riguarda la discendenza della donna contesa. Qualcosa tipo un
sacrificio, l'unica chiave, terribili sciagure... -
- Oh, e quindi voi sapete leggere queste
incisioni? -
- Ovvio che sì, principessa!
-
- Ma davvero? - Gli chiese lei con una
punta di sarcasmo.
Gabriel scrollò le spalle. -
Nah. Le
vecchiette del Territorio raccontano le leggende tutte le
sere. Le
conoscono tutti. -
- E voi credete in queste leggende,
Milord? -
- Milord? - Gabriel rise. - Potrei
abituarmici.
Credo che tutte le leggende abbiano un fondo di verità,
principessa. E voi? -
- Credo che le leggende siano solo
leggende. -
Tornarono cchiacchierando al villaggio,
ridendo e scherzando.
Una volta giunti in piazza, Blanche non
vide nessuno
del branco. Pensò che fossero ancora a deliberare con gli
Anziani e si chiese se lei e Gabriel fossero stati via troppo poco o se
fossero i licantropi a metterci tanto.
Non fece nemmeno in tempo a finire il
pensiero che
con la coda dell'occhio vide una figura velocissima saltare in groppa a
Gabriel. Quest'ultimo perse l'equilibrio e cadde goffamente a
terra, mentre Blanche scattava all'indietro.
- Wikvaya io ti ammazzo! -
grugnì Gabriel,
schiacciato dal peso dell'amico, che nel frattempo gli si era seduto
sulla schiena.
- No, non lo faresti mai, mi vuoi troppo
bene! - replicò Wikvaya ridendo.
- Non ci contare troppo! - Gabriel
riuscì a
scrollarsi di dosso il peso dell'amico. Entrambi si alzarono in piedi e
Gabriel cominciò a rincorrere Wikvaya, che continuava a
ridere
come un bambino. Blanche assisteva alla scena ridendo.
Alla fine tornarono entrambi dalla
principessa.
Ridevano ancora. - Visto? Non mi faresti mai del male! - disse Wikvaya
tirando un'amichevole pacca sulla spalla dell'amico. - Principessa -,
disse poi rivolgendosi con malizia a Blanche,- è stato un
piacere vedere di nuovo il vostro bel viso. Venite pure a farmi visita
ogni volta che... - Gabriel gli tirò una forte manata in
testa.
- Falla finita - gli disse. Blanche rise.
- Geloso? - chiese Wikvaya.
Gabriel roteò gli occhi. -
Potrei davvero ucciderti. Nel sonno, magari. -
Wikvaya rise ancora e Blanche
capì che la malizia doveva essere un tratto che non lo
abbandonava mai.
- Comunque sia -, riprese il ragazzo
dalla pelle
scura, - devo, ahimè, lasciarvi. Ho lasciato mio fratello
Elki
da solo tutto il giorno e potrebbe aver già distrutto la
casa. -
disse con estrema serenità, come se il fatto di poter
effettivamente trovare la casa demolita non lo disturbasse affatto.
Regalò un baciamano alla
principessa, che gli
fece un inchino, e un "a domani, lupetto" a Gabriel, e se ne
andò fischiettando.
Blanche lo seguì con lo
sguardo, sorridendo.
- È sempre così? - chiese a Gabriel. - Sempre.
Nel vero
senso della parola - rispose quest'ultimo.
- Venite. Dobbiamo trovare Derek,
così potremo riaccompagnarvi a casa -
Gabriel si fermò davanti alla
casa in costruzione che avevano visto entrando al Territorio.
- Derek! - gridò per attirare
l'attenzione
dell'amico. Derek, che era intento a parlare con un ragazzo addetto ai
lavori per la casa, si voltò, salutò
l'interlocutore e si
diresse verso Gabriel.
- Eccomi. Dimmi tutto! - disse
sorridendo.
- La principessa deve tornare a casa. Ho
pensato fosse meglio riaccompagnarla in due -
Derek annuì e rivolse un
sorriso gentile a
Blanche, che lo ricambiò d'istinto. Quel ragazzo sorrideva
spesso.
Stavano per incamminarsi tutti e tre
fuori dal
Territorio, quando una voce possente chiamò i due
licantropi, i
quali si girarono di scatto. Un uomo sulla cinquantina stava correndo
loro incontro. Si fermò davanti a Derek e Gabriel e con un
sorriso molto ironico disse: - Domani avete il turno di mattina. -
I due amici si scambiarono uno sguardo
incredulo. - Di mattina?? - chiesero all'unisono.
- Si capisce! - disse l'uomo con
un'alzata di spalle. - Dopotutto avete dato la disponibilità
per qualsiasi orario! - E se ne andò senza aggiungere altro.
- Sì, be', la mattina non era
inclusa nel pacchetto! - gli gridò dietro Gabriel. La risata
dell'uomo li raggiunse, Gabriel sbuffò e Derek gli
batté la mano sulla spalla con fare rassicurante.
- Turno di mattina? - chiese Blanche con
curiosità.
Fu Derek a risponderle: - Stiamo
costruendo una nuova casa per dei nostri compagni. Sono una coppia di
anziani, e la loro casa attuale rischia di cadere a pezzi; quindi,
tutti gli uomini e le donne disponibili a lavorare sono inseriti nei
turni di costruzione. - Lo disse con estrema semplicità,
come se costruire case per il vicino della porta a cando fosse un
passatempo diffuso nel Territorio.
Blanche se sentiva sempre più
confusa. Dov'erano le bestie delle quali le era stato raccontato?
Possibile che non fossero loro? Magari c'erano altri lupi nel bosco. Un
gruppo buono e uno cattivo? Sembrava una spiegazione plausibile.
Derek e Gabriel stavano scherzando tra
di loro, ridacchiando leggermente, ma Blanche non stava seguendo la
conversazione. Era troppo persa nei suoi pensieri.
- Siete l'unico branco nei dintorni? -
chiese a un certo punto.
Derek e Gabriel interruppero il discorso
e la guardarono. - Be', nelle vicinanze sì. Poi ci sono
altri branchi nei boschi dell'Est, del Sud e del Nord. Ogni regno ha il
suo branco. Poi ce ne sono altri, più vicini alle coste. Ma
loro sono nomadi, non si fermano mai in un posto solo. - disse Gabriel.
Blanche annuì, pensierosa. -
È possibile che uno dei branchi nomadi siano nelle
vicinanze? -
Gabriel le fece un mezzo sorriso. - Se
lo fossero, principessa, li sentiremmo! - Finì battendosi il
dito sul naso. Blanche si diede della sciocca: ovvio che li avrebbero
sentiti!
Derek tirò un lieve calcio
alle foglie sul terreno. - Principessa, non è la nostra
razza che dovreste temere quando siete nel bosco, principessa. -
Gabriel si voltò di scatto
verso l'amico. - Sta' zitto, Derek - gli ordinò a voce
bassa. L'altro lupo lo guardò con la fronte corrugata, come
a chiedere silenziosamente cos'avesse fatto di sbagliato.
- Cosa intendete? - chiese subito
Blanche.
- Be'... - stava per ricominciare Derek,
mandato occhiate supplichevoli all'amico, come se non sapesse
più che fare. Nel frattempo, Gabriel si batté la
mano sulla fronte e scosse la testa. Aprì bocca per dire
qualcosa, ma un basso e lungo ringhio lo interruppe.
Tutti e tre alzarono di scatto la testa,
verso gli alberi. Blanche riuscì a scorgere delle figure
muoversi tra le foglie e il cuore cominciò a batterle
velocissimo nel petto.
- Tu -, cominciò Gabriel
indicando Derek, - Tu, amico mio, o sei un veggente, o porti male -
Detto questo, entrambi i licantropi
tirarono fuori artigli e zanne e la principessa li riconosceva a stento.
Altri ringhi si levarono dalle fronde
degli alberi intorno a loro e ognuno di quelli suonava allo stesso
modo, quindi era impossibile in quanti fossero a produrre quel suono.
Derek e Gabriel risposero con un altro
ringhio, molto più possente di quello proveniente da sopra
di loro.
A un tratto delle figure verdi e marroni
scesero con tonfi sordi dagli alberi. Inizialmente, la principessa
pensò che fossero degli esseri umani vestiti in modo da
mimetizzarsi. Poi notò le braccia innaturalmente magre e
lunghe, come le gambe e il busto, e i visi spaventosamente deformi.
Avevano denti così lunghi che non potevano chiudere la
bocca; gli occhi erano completamente neri, all'infuori e privi di
palpebre.
Quello che le fece sbarrare ancora di
più gli occhi, fu la loro pelle, se così poteva
essere definita: quegli esseri sembravano fatti interamente di
corteccia d'albero; erano ruvidi e le loro dita sembravano radici
sottili e fragili. Al posto dei capelli avevano foglie e liane.
Blanche indietreggiò
d'istinto, mentre Derek e Gabriel rimasero concentratissimi al loro
posto.
Fu questioni di secondi. Uno dei mostri
gridò, un grido rauco, che sembrava venire direttamente
dall'Inferno, e attaccò.
I due licantropi erano bravi a
difendersi, ma erano in netta minoranza: Blanche riuscì a
contare sette mostri di legno.
Davanti ai suoi occhi era tutto un
attaccare e un difendersi. Poi un mostro riuscì a graffiare
Gabriel sulla spalla, facendolo gridare. Il sangue cominciò
subito a uscire a fiotti. Probabilmente
le loro dita non sono fragili come sembrano,
pensò Blanche.
Nessuno dei mostri stava badando a lei,
come se sentissero che non era importante. Si guardò intorno
in cerca di un'arma, ma non c'era niente e Derek e Gabriel non
avrebbero retto a lungo. Come a confermare i suoi pensieri, un mostro
riuscì a scaraventare Derek molto lontano e lui non si mosse
più. Un altro inchiodò Gabriel a terra e
spalancò la bocca. Stava per azzannargli la gola e nello
stesso momento Blanche si preparava a urlare, ma entrambi furono
distratti da un ululato acutissimo. La principessa si tappò
le orecchie e si voltò verso il punto in cui era stato
buttato Derek; lo vide quasi del tutto trasformato e aveva la testa
buttato all'indietro. Stava chiamando il resto del branco.
Gabriel si approfittò della
distrazione dei mostri per scrollarsi di dosso quello che lo teneva a
terra e lo colpì con un pugno che lo fece indietreggiare
solo di pochi centimetri. Nonostante questo, Gabriel non si perse
d'animo: riuscì ad atterrare il nemico, mentre Derek era
tornato indietro, malconcio, a coprirgli le spalle. Nel giro di pochi
attimi, Gabriel riuscì a sedersi sulla schiena del mostro,
gli mise una mano sotto il mento e una sulla fronte e tirò,
più volte, fino a che la testa dell'essere di legno non si
staccò, rilasciando un liquido bianco e verdastro.
Gabriel lanciò via la testa e
si rialzò. Aveva le nocche e il viso sanguinanti, come
Derek, e i suoi vestiti erano ridotti a stracci. Si mise schiena a
schiena con l'amico, pronto a difendersi ancora.
Un veloce scalpicciò ruppe la
temporanea staticità del momento e Blanche vide i due
giovani licantropi tirare un sospiro di sollievo.
Un massiccio gruppo di lupi
semi-trasformati era arrivato in soccorso dei compagni e della
principessa, e ognuno aveva portato delle armi.
Blanche notò nel gruppo anche
dei normalissimi abitanti del Territorio, come l'uomo sulla cinquantina
che aveva visto poco prima, i quali non facevano parte del branco. Si
chiese come funzionassero le cose, tra i lupi mannari.
Wikvaya aveva un'ascia in mano, come
John. Entrambi si avvicinarono a Derek e Gabriel e diedero loro una
spada a vicenda.
Il combattimento era caotico, e tutti
erano così veloci che Blanche quasi non riusciva a
distinguerne i movimenti.
Gabriel stava combattendo da solo contro
un mostro che era alto la metà di lui. Era così
concentrato a schivare e a inferire colpi, che non si accorse del
mostro che stava per attaccarlo alle spalle.
- GABRIEL, ATTENTO!
- gridò Blanche con tutto il fiato che aveva in corpo.
Gabriel si girò di colpo, ma nona abbastanza veloce da
riuscire a schivare il pugno che il mostro gli tirò nello
stomaco, mandandolo a terra. Gabriel si voltò sul fianco e
tossì, senza fiato.
Nel frattempo, il mostro con cui stava
combattendo prima inchiodò lo guardò sul viso di
Blanche, la quale fu immediatamente consapevole di essere stata appena
riconosciuta come nemica.
Il mostro le si avvicinò
lentamente, mentre l'altro continua a picchiare Gabriel.
Blanche inchiodò lo sguardo
in quello del mostro davanti a lei e cominciò a
indietreggiare lentamente. Il mostro si fermò, la
guardò ancora e poi spalancò la bocca in un
ringhio disumano.
Fu a quel punto che Blanche
cominciò a correre. Correva come non aveva mai corso prima,
alla velocità della luce, maledicendo come non mai prima
d'ora i lunghi abiti che era costretta ad indossare. Il demone non le
era dietro di molto, tentò più volte di
afferrarle le caviglie ma non ci riuscì; Blanche sentiva il
sangue gelarsi nelle vene, i respiri sempre più corti,
affannosi e freddi. Non riusciva a capire come poteva ancora muoversi.
Continuava a correre, ma sentiva che stava cedendo, che non ce
l'avrebbe fatta a sostenere quel ritmo. A un tratto inciampò
in una radice e la velocità della corsa la
slanciò così tanto da farla scivolare di parecchi
metri.
Il mostro le fu subito addosso, e
Blanche sapeva di non avere più speranze. Era corso troppo
lontana dal branco e non c'era nessuno intorno a lei.
Alzò gli occhi in quelli
nerissimi del mostro e subito il cuore le riprese un ritmo regolare.
Blanche sentiva qualcosa che stava prendendo spezio nel suo animo e un
flusso di energia che le attraversava il corpo.
- Togliti. - disse con tono basso e
imperioso. Il mostro si bloccò del tutto e la
fissò. - Adesso! - ordinò Blanche alzando la voce.
Il mostro indietreggiò di
scatto, come se qualcosa l'avesse bruciato. Guardò Blanche
ancora per un secondo e tornò, correndo, sul campo di
battaglia.
Blanche scosse la testa, quasi
inconsapevole di quello che le era appena successo. Si alzò
velocemente in piedi e seguì il mostro.
Una volta raggiunto il branco, vide che
molti dei mostri erano stati sconfitti, alcuni licantropi erano a
terra. La principessa sentì un brivido lungo la schiena.
Erano tutti morti o semplicemente svenuti?
Un gridò strozzato
attirò la sua attenzione, e vide Derek di nuovo a terra. In
un moto di coraggio afferrò un ramo spezzato e, facendo
affidamento su tutta la sua forza, lo tirò in testa a al
mostro che lo stava attaccando. Non lo scalfì nemmeno.
Riuscì solo a distrarlo da Derek e a rivolgerselo contro. Il
mostro la guardò ringhiando. Un'ascia fendette l'aria e
tagliò di netto la testa del mostro. Blanche chiuse gli
occhi mentre il sangue verdastro le schizzava in faccia.
Quando li riaprì, John la
stava guardando. Si fissarono per pochi secondi, poi lui
tornò ad aiutare i suoi amici.
Blanche tese una mano a Derek per
aiutarlo ad alzarsi, ma il licantropo non aveva più forze e
la sua gamba destra era piegata a formare un angolo innaturale.
I mostri, nel frattempo, erano rimasti
in due e batterono in ritirata.
Per svariati secondi, il silenzio
regnò sovrano, spezzato solo dai respiri affannati .
Gabriel corse verso Blanche e Derek e si
buttò a terra con una scivolata. Prese il volto di Derek tra
le mani e lo guardò, in attesa di un movimento, forse in
attesa di un respiro. Quando video il petto dell'amico sollevarsi,
lasciò andare il respiro.
Volse lo sguardo verso Blanche. - Tutto
a posto, principessa? - le chiese preoccupato.
Lei annuì. - Siete ferito. -
disse, passando lievemente un dito sulla spalla profondamente graffiata
del licantropo. Lui tirò il respiro, sobbalzando.
- Scusate - mormorò Blanche,
ritirando la mano.
Gabriel sorrise. - Sono un uomo forte,
principessa. Non mi avete fatto male -. Blanche ricambiò il
sorriso, anche se leggeva un grande dolore negli occhi del licantropo.
- Gabriel! - Gaston si stava avvicinando
zoppicando. - La principessa deve essere riportata a casa. Tu sei
ferito, torni con noi al Territorio. Principessa... - disse poi
rivolgendosi direttamente a lei, - saranno John e Wikvaya a
riaccompagnarvi... -
- No. - Gabriel lo interruppe a bassa
voce e si alzò lentamente in piedi, gemendo piano. - Vado a
che io. -
- Milord, siete ferito, non mi pare
proprio in caso! - Blanche si alzò in piedi a sua volta.
- Milord - Gabriel si lasciò
scappare un sorriso. - Il mio processo di guarigione è
già cominciato. Starò bene. Vengo anche io. -
Gaston sospirò. - Come
preferisci. Spera solo che Derek non si svegli prima del tuo ritorno o
sarà molto risentito di non vederti al suo capezzale -
- Troverò il modo di farmi
perdonare. - rispose Gabriel, con un gran sorriso stampato in faccia.
Gaston scosse il capo e prese il corpo
di Derek in spalla. - Andiamo! - gridò agli altri.
Blanche, John, Wikvaya e Gabriel li
guardarono andare via.
- Be', principessina -, Wikvaya le porse
il braccio, - direi che è tempo di scortarvi a casa -
E insieme si incamminarono verso il
villaggio.
MoonAndRachel
Salve a tutti! Speriamo di
esservi mancati e siamo pronti a essere lapidati.
Questo è quello che chiamiamo HIATUS: Sherlock ci fa un
baffo.
Per quanto riguarda il capitolo, be', ci teniamo tantissimo
perché ci è costato lacrime e sangue.
E non saprete mai
fino a che punto ques'affermazione sia una metafora.
Che altro dire? Speriamo che vi sia piaciuto e complimenti per essere
arrivati fino in fondo.
L'azione dovrebbe cominciare a entrare nel vivo, ma vi terremo sulle
spine per molto tempo.
Alla prossima!
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