Everything looks better when the sun goes down, and the moon rises.

di xUnbroken
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** He ate my heart ***
Capitolo 2: *** You're a monster ***
Capitolo 3: *** Everything is so much clear ***
Capitolo 4: *** Stay with me? ***



Capitolo 1
*** He ate my heart ***


“Stai bene?” gli chiesi. Mi avvicinai e lo aiutai a raccogliere i libri.
“Si” mi rispose senza alzare lo sguardo.
Notai che alzava lo sguardo solo quando non lo guardavo.
Quando ci sollevammo da terra gli porsi i libri e li mise nell’armadietto.
C’era un silenzio imbarazzante tra di noi, ma vedevo che era lui a non voler parlare. Forse per timidezza o forse per altro. Poi si voltò verso di me. Ci scambiammo uno sguardo intenso, e per un secondo fu come se il mondo circostante si fosse fermato. Almeno finché non abbassai lo sguardo imbarazzata.
“Allora… io vado. Ci vediamo.” dissi.
Mi fece cenno con il capo e mi incamminai verso l’uscita.
All’uscita mi trattenne Stiles con dei discorsi futili, ma fui felice di vedere che a qualcuno interessava parlare con me che ero completamente asociale.
Mi incamminai verso casa e poco dopo Isaac dietro di me. Avanzava imbarazzato, finché non fu al mio fianco.
“Ti dispiace se… torniamo insieme?” mi chiese in imbarazzo.
Gli sorrisi “No, certo che no.” Il mio sorriso lo fece rilassare un po’. Non parlammo molto, ma il silenzio non era più imbarazzante.
“Che musica ti piace?” mi chiese ad un certo punto.
“Il rock, ma ascolto qualsiasi genere. A te?”
“Lo stesso.” Mi rispose con un lieve sorriso.
Una macchina accostò accanto a noi.
“Isaac” esordì suo padre, in tono di saluto.
“Papà”
“Entra, andiamo a casa” fece lui in tono autoritario. Mi davano fastidio le persone così. Isaac esitò.
“No, torno con lei” rispose senza guardarlo.
“Vi accompagno io, salite in macchina”
“No, ti ho detto che torniamo a piedi” ribatté Isaac.
Il padre mantenne il controllo, ma a stento. Fece un sorriso nervoso. “Ci vediamo a casa, figliolo” gli disse. Sembrava più un avvertimento del tipo ‘quando arrivi a casa te le suono’.
“Piuttosto autoritario” commentai quando la macchina si allontanò.
“Già” sembrava nuovamente a disagio. Si alzò le maniche della maglia e notai dei lividi sulle braccia.
“Tutti quei lividi te li sei fatto giocando a lacrosse?” chiesi.
Si guardò le braccia “Si” rispose nervoso, e riabbassò le maniche.
Arrivati davanti a casa il padre era sulla soglia della porta ad aspettarlo.
Si voltò verso di me. “Allora… ci vediamo” mi disse.
“Si, ci vediamo” risposi guardando il padre che mi inquietava.
Mi diressi verso la porta di casa e quando mi voltai era già sparito.
I miei la sera andarono a cena fuori e rimasi a casa a studiare. Notai la luna riflettere sullo schermo del cellulare e mi affacciai per guardarla. Nel silenzio del quartiere non si sentiva nulla.
Almeno finché non sentii delle urla in lontananza. Cercavo di capire da dove provenissero ma non ci riuscivo. Poi di colpo smisero. Le luci in casa di Isaac si spensero e tutto tacque.
Mi spaventai. Chiusi porte e finestre.
Poco dopo qualcuno bussò alla mia finestra. Isaac era attaccato al cornicione.
“Come diavolo sei salito qui sopra?” chiesi sbalordita. Se ne stava nell’ombra per non farsi vedere. Mi fece cenno di stare in silenzio. Suo padre era di nuovo fuori. Quando chiuse la porta si avvicinò alla finestra ed entrò.
Finalmente lo vedevo sotto la luce. Era sudato, sanguinava e aveva un occhio nero.
“Che ti è successo?” mi fece cenno di fare silenzio e lo rassicurai sul fatto che non c’era nessuno in casa.
Mi guardò sconvolto e tremante. “Vuoi spiegarmi?”
“Sto bene”
“Una persona che sanguina e ha un occhio nero dubito che stia bene.”
Continuava a guardarmi. Non l’aveva mai fatto fin’ora.
“Ti vado a prendere qualcosa? Che so, un bicchiere d’acqua o qualcosa da mangiare”
“Un bicchiere d’acqua va bene” mi disse. “Ti dispiace se uso il bagno?”
“No, fai pure” risposi con un sorriso.
Quando tornai di sopra era senza maglietta ad asciugarsi le ferite sul torace. Aveva un bel fisico ma cercai di non farmi incantare.
“Grazie” mi disse, quando gli porsi il bicchiere.
“Mio dio, ma ti sei visto la schiena?”
Mi guardò, poi si spostò davanti allo specchio a guardarsi. Rabbrividì nel vedere tutto quel sangue.
“Prendo qualcosa” gli dissi.
Tornai con dell’acqua ossigenata e cotone per cercare di fermare il sangue che sembrava non finire mai.
La sua schiena era calda e riuscivo a sentire il battito del suo cuore mentre pulivo il sangue dalla sua schiena.
“Sento il battito del tuo cuore e stai ancora tremando.” dissi sorridendo “Puoi calmarti adesso”
Lo vidi sorridere imbarazzato. Iniziai a versare cautamente l’acqua ossigenata sulle ferite. “Oh Dio, brucia”
“Scusa, cercherò di fare più piano” dissi.
Poco dopo “Ho fatto” dissi.
Si guardò allo specchio. “Grazie. E… mi dispiace. Non sarei dovuto venire qui.”
“E’ tutto a posto” lo tranquillizzai “ma sarei felice se mi dicessi che ti è successo o almeno la smettessi di tremare.”
Sorrise. Qualcuno suonò il campanello. Isaac trasalì.
“Dev’ essere lui” disse.
“Calmo, ci penso io”
Scesi di sotto con più calma che potevo fingere e aprii la porta. Il padre di Isaac mi fece quel suo sorriso che mi inquietava.
“Ciao, cerco Isaac, per caso l’hai visto?”
“No, perché?”
“E’ uscito di casa e mi è sembrato fosse venuto qui”
“No, non è qui” dissi, cercando di sembrare più convincente possibile.
Il padre esitò un secondo, continuando a sorridermi. Poi entrò di soppiatto, mi bloccò la bocca per impedirmi di urlare e tirò un calcio alla porta per chiuderla.
“Isaac. So che sei qui, vieni fuori!” urlò.
Il silenzio. Iniziò a trascinarmi su per le scale con violenza. Poi mi tirò un primo schiaffo, e poi un altro. Mi sentii avvampare di rabbia. Se lui era irascibile evidentemente non sapeva com’ero io quando mi montava la rabbia. Iniziai a divincolarmi ma mi teneva stretta. Riuscii a mordergli la mano, gli tirai un pugno nello stomaco, ma lui fu più agile. Mi prese entrambe le braccia e mi caricò sulle spalle minacciando di buttarmi giù dalle scale.
“Lasciala!” urlò Isaac sbucando dal nulla.
Mi liberò lentamente e Isaac si avvicinò e mi tirò dietro di lui.
“Hai medicato le ferite al cucciolo” fece il padre sarcastico.
Isaac lo guardò in cagnesco. “Vattene, non hai nessun diritto di infilarti in casa della gente”
“Questa è colpa tua!” gli urlò il padre.
“Che razza di padre è” gli dissi guardandolo con disgusto.
Scoppiò a ridere, strattono Isaac e lo sbatté contro il muro, poi si avvicinò a me lentamente. Indietreggiai tremante. “Che razza di padre picchia suo figlio?”
“E’ tutta colpa tua. Sei tu che gli hai fatto questo.” Mi  disse.
“E’ lei il violento, non io”
“Si è sentito forte al tuo fianco, come se potesse permettersi di mancarmi di rispetto.”
“E’ lei che ha mancato di rispetto a suo figlio. Dovrebbe chiedergli scusa per tutto il male che gli ha fatto. Fisico e psicologico.”
“Chiudi quella bocca, tu non sai un bel niente!” mi urlò.
“Lo vuole un consiglio? Se ne vada a casa prima che chiami la polizia.”
Cambiò di colpo espressione e guardò suo figlio, rannicchiato contro il muro. “Andiamo, Isaac.”
“No, Isaac resta qui” risposi decisa.
“Decido io cosa fa mio figlio”
“Facciamo che decide lui cosa fare” proposi infine.
Guardammo Isaac. Tremava contro al muro, indifeso. Gli rivolsi uno sguardo di complicità come per dirgli ‘fa’ la scelta giusta, non tornare a casa con lui’.
“Resto” disse tremante.
Il padre si infuriò, tirò qualche pugno contro il muro e se ne andò di corsa sbattendo la porta. “Non finisce qui”

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Capitolo 2
*** You're a monster ***


Mi sedetti di fronte a lui. Nel silenzio della casa e il suo terrore.
“Mi dispiace… io… non volevo metterti nei guai. Non voglio che faccia del male anche a te” disse guardandomi. Era la prima volta che mi guardava deciso mentre mi parlava.
Mi faceva troppa tenerezza. Era così terrorizzato e indifeso contro il muro, che volevo solo abbracciarlo e stringerlo forte, e rassicurarlo che sarebbe andato tutto bene. Anche se dell’ultima cosa non ero così sicura. Probabilmente quando sarebbe tornato a casa avrebbe dovuto sopportare di nuovo la furia del padre.
“L’avevo capito che era stato lui. Ho visto il tono con cui si rivolgeva a te e ho sentito delle urla prima, ma non capivo da dove provenissero.”
Isaac sospirò affranto e ancora terrorizzato. Si portò le mani sul viso e tremava ancora.
Istintivamente gli presi le mani tra le mie. “Basta tremare. E’ tutto ok.” Sussurrai nel silenzio della casa.
“Non è tutto ok” mi rispose.
“Per adesso lo è.” Mi strinse le mani.
Lo aiutai ad alzarsi. Era ancora senza maglietta. Mi abbracciò e il suo corpo era bollente, rispetto a me che ero gelida.
“Posso restare qui stanotte?”
“Si, certo” risposi.
“Posso dormire a terra. Giuro che sarò invisibile!”
“Si tranquillo” gli sorrisi. “Assicurati solo di nasconderti quando arrivano e la mattina presto”
“Ok, sarà fatto!”
Verso le 2:00 del mattino eravamo ancora svegli a parlare. Lui coricato a terra e io sul letto.
Finalmente ero riuscita a farlo parlare e avevo detto più di qualche monosillabo. La paura era passata ed era più rilassato.
“Allora… dov’è il tuo ragazzo?” mi chiese.
“Quale ragazzo?”
“Non hai un ragazzo?”
“Veramente no”
“Come mai?”
“Non saprei. Forse non ho ancora trovato il tipo giusto”
“E qual è il tuo tipo giusto?”
“Difficile dirlo. E la tua ragazza?”
“Difficile dirlo” rispose sarcastico.
Poi ci addormentammo. Verso l’alba ero semi sveglia ma sognai di baciarlo. Quando mi svegliai mi venne il dubbio che fosse successo davvero, ma lui era già sparito. Lo incontrai a scuola per un secondo e agli allenamenti di lacrosse era nervoso, violento. Poi il colpo di scena: la polizia lo portò via.
Prima di uscire da scuola incontrai Stiles e Scott.
“Hei, perché tuo padre ha portato via Isaac?” chiesi a Stiles. I due si guardarono.
“Non hai saputo?”
“No”
“Il padre è morto”
“Morto?” li guardai sbalordita. “Come?”
Si guardarono di nuovo. “Assassinato”
“Vuoi scherzare?”
“No. E’ l’unico a essere indagato per ora”
“E adesso?”
“Lo terranno in una cella di custodia per 24 ore finché non troveranno qualcos’altro.” Concluse Stiles.
Una macchina nera si avvicinò a noi e chiamò Scott. “Portala a casa” disse a Stiles.
Ci dirigemmo verso la sua jeep e Scott andò via con il tizio nella macchina nera.
“Lasciami il tuo numero, se ci sono novità ti chiamo” mi disse prima di farmi scendere dall’auto.
“Ok, fammi sapere. Grazie del passaggio.” Scesi dall’auto e quando arrivai davanti alla porta di casa la macchina di Stiles era già sparita.
Stava succedendo qualcosa in quegli istanti che io pensavo a cosa fare.
Feci un respiro profondo e mi sedetti sul letto, dove la sera prima per qualche momento c’era stato seduto anche Isaac. Iniziai a studiare quando squillò il cellulare. Era Stiles.
“Ci sono novità?” risposi subito.
“Si. Ci serve il tuo aiuto. Sei disposta ad aiutarci?”
Vi? Che tipo di aiuto? E che dovete fare?”
“Pensi che le domande possano aspettare? Abbiamo cose più importanti!”
“Ok ok, che devo fare?”
“Ci aiuterai senza fare domande?”
“Si, ti ho detto di si. Dimmi che devo fare!”
“Ti passo a prendere tra due minuti, fatti trovare pronta!” disse e riattaccò. Dissi ai miei che uscivo con degli amici e non obiettarono. Puntualissimo Stiles era già lì.
“Oh seriamente?” fece il tizio in macchina con lui.
“E’ la nostra unica speranza” disse Stiles. “Katia, lui è Derek. Derek, Katia”
“Piacere” disse voltandosi verso di me. Aveva degli occhi azzurri pazzeschi.
“Piacere mio” risposi.
“Hai il telefono con te?” mi chiese Stiles.
“Si”
“Dobbiamo andare alla stazione di polizia e far uscire Isaac prima che sorga la luna”
“Perché? Che succede quando sorge la luna?” chiesi.
“Katia! A dopo le domande!”
“Ok, ok. Scusa. Come pensi di far uscire Isaac da una cella di custodia dalla stazione di polizia?”
“Noi… non lo sappiamo ancora.” Fece Stiles.
“Bene. Non era più facile trovare un avvocato?”
“No” rispose secco Derek. “Dobbiamo tirarlo fuori di lì prima di chiunque altro.”
“Questo l’ho capito. La domanda è: come pensate di fare?”
Nel frattempo arrivammo alla stazione di polizia.
“C’è solo lei dentro” disse Stiles indicando la ragazza alla reception. “Dobbiamo distrarla”
“Bene. Come? E oltre tutto, come pensate di tirarlo fuori se non avete neanche le chiavi per aprire la porta della cella?” chiesi.
Si guardarono. “Le chiavi sono nascoste nell’ufficio di mio padre, ma so dove sono. Dovete solo distrarla a sufficienza da permettermi di entrare, prendere le chiavi e farlo uscire.”
“Ok ho un’idea” dissi.
“Spara” fece Stiles.
“Derek entra e inizia a parlare con lei, e per parlare intendo flirtare. E poi boh, il resto è fatto, credo.”
“Le idee a metà non mi piacciono” fece sarcastico Stiles “ma è un buon inizio.”
“Bene, tu cosa farai?” mi chiese Derek.
“Non lo so. Cosa volete che faccia?”
“Vai con Stiles. Ti vedo intelligente più di lui, magari eviterete di fare casini insieme. Gli guardi le spalle o lui le guarda a te”
“Bene, allora andiamo” conclusi.
Entrò Derek e iniziò a parlare con la ragazza che sembrava ipnotizzata.
Svicolammo nell’ufficio di suo padre alla velocità della luce. Stiles si avvicinò a qualcosa e poi si voltò sconvolto.
“C’è un problema” mi disse con gli occhi spalancati.
“Cosa?”
“Le chiavi sono sparite.”
“Oh merda” mi uscii spontaneo.
Uscimmo dall’ufficio e incrociammo un tizio.
Ci guardò.
“Io… stavo, ehm…” iniziò Stiles, quando abbassò lo sguardo per guardarlo e tentò di scappare, ci prese entrambi e ci trascinò con la forza verso le celle.
Aveva una siringa con del liquido nero in bocca. Stiles fece scattare l’allarme. Quando arrivammo davanti alla cella dove ci sarebbe dovuto essere Isaac, la porta era completamente aperta.
Fu una frazione di secondo e un essere che sembrava essere Isaac, solo con più peluria sul viso, denti aguzzi e occhi gialli, aggredì il poliziotto e lo strattonò contro il muro con violenza.
Non era Isaac. Non poteva essere Isaac. Quello era un mostro.

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Capitolo 3
*** Everything is so much clear ***


Entrò Derek, distrusse la siringa e Isaac si voltò. Vide me e Stiles accovacciati in un angolo e stava per dirigersi verso di noi.
Gli occhi di Derek divennero rosso sangue e i suoi denti più aguzzi che mai. Ululò così forte che riecheggiò per tutta la stanza e Isaac si accovacciò a terra terrorizzato.
“Come l’hai fatto?” chiese Stiles.
“Sono l’alpha” rispose lui.
Ero terrorizzata e paralizzata. Non riuscivo a muovermi.
Guardavo Isaac terrorizzato dall’altro lato della stanza, ripensavo alla sera prima, e adesso era una qualche specie di mostro mutante. E anche Derek lo era.
Derek si avvicinò a me e mi scostai lentamente.
“Hei, sta’ calma. Non voglio farti del male” mi disse sottovoce. “Guardami. E’ tutto ok.”
Non riuscivo a guardarlo, ma alzai lo sguardo lentamente, cercando di non focalizzarmi solo sui suoi occhi. Un momento prima erano rosso sangue e adesso erano di nuovo di quell’azzurro che risplendeva sotto il bagliore della luce.
Quando arrivò lo sceriffo Derek portò via me e Isaac, e ordinò a Stiles quello che doveva fare. Non rivolsi loro la parola per tutto il tempo che passammo in macchina. Era breve, ma in quel momento sembravano i dieci minuti più lunghi della mia vita.
Nell’arco di due minuti avevo visto trasformarsi il ragazzo che mi piaceva in un mostro violento, e Derek che sembrava bello e normale come qualsiasi ragazzo super palestrato, in un ‘alpha’. Che tra l’altro non so neanche che diavolo significhi.
Isaac mi guardava, ma io non gli rivolsi il minimo sguardo. Scesi dall’auto senza dire una parola.
“Hei” mi fermò Derek “ci vediamo domani” mi sorrise.
Non risposi e mi voltai per andarmene.
Passai la notte a rigirarmi nel letto. All’alba aprii la finestra e guardai verso casa di Isaac, ma lui non c’era.
Mi vestii e mi preparai per la scuola. Mentre mi dirigevo a scuola una macchina mi affiancò.
Era Derek.
“Sali, ti do un passaggio” mi disse. Portava degli occhiali scuri e una canotta bianca.
“No, vado a piedi”
“Ci sono delle cose che devi sapere”
“Ci sono cose che io non voglio sapere” ribattei.
“Lo so. Ma… andiamo. Dammi almeno la possibilità di spiegarti e poi potrai decidere di fare come meglio credi.”
Esitai un secondo e poi entrai in macchina con lui.
“Sei pronta?” mi chiese.
“Pensi che sia pronta ad una cosa che mi arriva dal nulla e che non immaginavo proprio?”
“Ok, ignorerò la risposta. Vuoi sapere cosa siamo?”
“Ho una qualche vaga idea per tutte le serie tv che guardo, ma mi sembra uno scherzo dirlo per davvero, quindi dimmelo tu.”
“Lupi mannari”
Quando me lo disse non provai nulla. Non so se era perché non mi interessava o perché infondo lo sapevo già. Lo sentivo che non mi sbagliavo.
“Non dici niente?”
“Che dovrei dire?”
“Non lo so. Hai domande?”
Ci pensai un attimo. “Cosa intendevi quando dicevi di essere l’alpha?”
Sorrise. “Sarei felice se mi facessi domande di cui tu stessa non conoscessi già le risposte.”
Lo guardai perplessa. “So che sai già cosa significa, vuoi solo delle conferme suppongo.”
“Significa che sei il capo, giusto?” azzardai.
“Si”
“Hai trasformato tu Isaac? Quanti altri ce ne sono?”
“Si, l’ho trasformato io. E non credo tu voglia saperlo davvero.”
“Perché? E si, voglio saperlo.”
“Tutti vogliono il potere” rispose semplicemente.
“Uccidere le persone non è un potere” ribattei.
“Infatti non l’ho creato perché uccidesse persone. Quella è la sua natura.”
“Mi prendi in giro?”
“No. Tutta la rabbia repressa, le violenze subite da suo padre, e tutto il resto si sono amplificate adesso. Da umano è sempre lo stesso, ma quando si trasforma va fuori di testa.”
“Si ho notato.”
“Con la luna piena è diverso. Alcuni riescono a mantenere il controllo, altri hanno necessariamente bisogno di qualcosa che li fermi. Isaac è il tipo di persona che riesce a mantenere il controllo solo se ha uno stimolo.” Mi spiegò.
“Che significa?”
“Che ha bisogno di qualcuno che lo mantenga con i piedi tra gli umani”
Lo guardai. “Senti, mi ha raccontato tutto dell’altra sera. So che è rimasto da te, che avete parlato e tutto il resto. E credimi, era davvero felice solo al pensiero di tornare da scuola con te. Tu, lo rendi felice. E lui ha davvero bisogno di te in questo momento. Dargli del mostro e abbandonarlo non cambierà la situazione, anzi lo manderà totalmente fuori di testa. So che non vuoi abbandonarlo. Lo sento dal battito del tuo cuore che è aumentato. Quindi ti prego, fa’ qualcosa.”
“Che cosa dovrei fare?”
“Non lo so. La prossima mossa spetta a te” mi disse. Nel frattempo eravamo arrivati a scuola.
Uscii dalla macchina. “Non mi hai detto chi sono gli altri”
Sorrise “Guardati intorno, Katia. Ci sono cose che gli altri non riescono a notare, ma tu si.” mi disse semplicemente, e se ne andò.
Entrai a scuola e solo in quel momento realizzai, vedendo striscioni ovunque, che stasera ci sarebbe stato il ballo.
Cazzo, il ballo! Non avevo un vestito né un accompagnatore. Perfetto.
“Hei, sei venuta a scuola con Derek” disse Stiles. L’atmosfera era pesante.
“Si, mi ha dato un passaggio”
“Avete parlato?”
“Si”
“Cosa ti ha detto?”
“Quello che volevo sapere”
“Uhm” fece Stiles, annuendo.
Lo guardai. “So che ce ne sono altri. Chi sono?”
Stiles mi guardò sconvolto. “Non lo so, perché me lo chiedi”
“Non prendermi in giro. Tu eri con Derek, e sapevi che lui era l’alpha, esattamente come sapevi che Isaac era un lupo. So che ce ne sono altri e voglio sapere chi sono.”
“Non credo tu voglia saperlo”
“Si invece”
“Solo perché sei tu. Scott” mi disse sottovoce.
“Vuoi scherzare?” risposi sbalordita.
“No. Anche lui è un lupo” disse sottovoce. “Ti ha parlato dei cacciatori?”
“Cacciatori?” chiesi perplessa.
“Oook, non ti ha detto nulla. Allora le cose peggiori lasciamole ad un secondo momento. Meglio occuparci del ballo di stasera” disse spingendomi via con sé.
“Si infatti, perché non ho né un accompagnatore né un vestito”
“Se vuoi possiamo… andarci insieme” propose imbarazzato.
“Uhm, si. Per me va bene. E per il vestito conosco il posto giusto!”
All’uscita da scuola andammo da Macy’s e provai alcuni vestiti, finché trovai quello perfetto.
Lungo, di tulle azzurro con delle sfumature bianche e senza spalline. Era perfetto.
“Oh mio dio” disse Stiles.
“Come sto?” chiesi.
“Sei un incanto” disse sbalordito.
“Grazie” sorrisi. Qualunque ragazza sarebbe stata fortunata ad avere Stiles al suo fianco. Era il ragazzo più adorabile del mondo.
Lo comprai e quando Stiles venne a prendermi facemmo la foto e andammo di corsa al ballo.
Avevo i capelli legati e dei ricci che cadevano qui e lì.
Entrammo e cercai Isaac con lo sguardo. Sarebbe venuto?
Ballammo un po’, volevo divertirmi. Stiles sembrava a suo agio ma continuava a guardare Lydia.
“Vuoi ballare con lei?” gli chiesi.
“Come?”
“Chiedevo se vuoi ballare con lei” dissi, indicando Lydia.
“Oh no, mi piace ballare con te. Cioè… voglio dire…”
“Ho capito Stiles, rilassati” gli sorrisi. Ricambiò il sorriso.
“Ora capisco perché Isaac è pazzo di te”
Spalancai gli occhi “Che??”
“Tu sei diversa dalle altre. Con te non c’è bisogno di tante parole. Tu capisci sempre tutto. Sei divertente, intelligente e bellissima. Scusami, dovevo dirtelo. E stasera sei davvero un incanto. E da quello che ho visto sei anche la ragazza più forte che io abbia mai conosciuto. E ci ha anche raccontato del bacio che ti ha dato prima che ti svegliassi”
“Bacio? Quindi tu mi stai dicendo che lui mi ha baciata davvero?”
“Ehm… forse io…”
“Quindi non me lo sono sognata? E’ successo davvero?”
Mi guardò sbalordito. “No, non l’hai sognato” rispose ridendo.
Allison si avvicinò a noi. “Ragazzi… abbiamo un problema.”
La guardammo sconvolti. “Che succede?” chiese Stiles.
“I miei hanno preso Isaac. Vogliono ucciderlo.”
“Vuoi scherzare?”
“No, purtroppo.”
“Dobbiamo andare” disse Stiles.
“Vengo anch’io!”
“No, è troppo pericoloso.”
“Non mi interessa, voglio venire!”
“Oh, e va bene! Non abbiamo tempo per le discussioni.”
Mentre eravamo in macchina che ci dirigevamo verso il bosco realizzai. “Oh mio dio. Siete voi. E’ la tua famiglia quella dei cacciatori.” Dissi rivolgendomi ad Allison. Lei abbassò lo sguardo in chiaro imbarazzo.
“Ok, c’è qualcosa che devi sapere prima di arrivare lì” mi disse Stiles.
“Cosa?”
“Vogliono ucciderlo perché ha ucciso il cacciatore di ieri alla stazione di polizia, ma non è solo quello il motivo.”
“Quale altro motivo c’è?”
“Poco tempo fa, la zia di Allison, anche lei cacciatrice, è stata uccisa dallo zio di Derek, che era l’alpha prima di lui. Sempre vendetta ovviamente. Lei aveva dato fuoco all’intera famiglia di Derek, compresi bambini che non erano lupi mannari, così lo zio di Derek si è vendicato uccidendo lei. Adesso la sua famiglia vuole vendetta e hanno intenzione di uccidere tutti i lupi che incontreranno sul loro cammino. Ed è meglio che tu non sappia come hanno intenzione di ucciderlo.”
“Oh mio dio” dissi esasperata. “Sarà meglio andare”
Arrivammo al centro del bosco. Isaac era appeso a testa in giù e lo torturarono con le scosse elettriche finché tornò umano.
“Mi dispiace, ero fuori di me. Era la luna piena. E poi era lui che voleva uccidere me!” si difese Isaac.
“Un lupo giovane direi.” disse una voce roca e decisa. Il nonno di Allison. “Dov’è il tuo alpha?”
“Non lo so”
“Sicuramente sarà nelle vicinanze” rise l’uomo.
Poco dopo Allison sbucò davanti a loro.
“Papà, nonno. Non fatelo. Vi scongiuro.” Li supplicò in lacrime.
“Allison non dovresti essere qui!” la rimproverò suo padre.
“No, è meglio che veda” insistette suo nonno, prendendo un’enorme spada.
In quel momento uscimmo allo scoperto anche noi.
Il nonno abbassò l’arma e ci guardò male.
“Voi tutti non dovreste essere qui” ringhiò Chris Argent.
Non riuscivo a dire una sola parola.
“Lui deve morire come tutti gli altri. Hanno ucciso mia figlia. Meritano di morire!” urlò suo nonno.
Sentivo la rabbia crescere. “Si è mai chiesto il perché hanno ucciso sua figlia?” chiesi.
“Tu chi sei ragazzina?”
“Non è importante chi sono. Risponda alla domanda.”
Non rispose, mi guardò in silenzio.
“Chris, da’ una lezione a questa piccola impertinente” disse il nonno, ma il signor Argent non si mosse.
“Ha ragione, papà” disse. Esitò prima di parlare, ma Argent senior fece cenno di volerne sapere di più. “Se Kate è morta c’è un motivo. L’incendio a casa degli Hale è stata lei a provocarlo. Abbiamo un codice per un motivo. Per non uccidere le persone sbagliate, e per non farci uccidere.”
“In ogni caso lui ha ucciso uno dei nostri” ringhiò il nonno indicando Isaac.
“Volevate ucciderlo senza alcuna prova che avesse sparso sangue umano!” urlai.
Mi guardò bieco. “Chi è per te questo ragazzo?” mi chiese il nonno. “Ha tentato di ucciderti durante la luna piena, non è vero?”
Abbassai lo sguardo. Era vero.
“Come immaginavo” aggiunse. “E tu vorresti accanto a te un simile mostro?”
Lo guardai infuriata. “Cosa farebbe se un membro della sua famiglia fosse un lupo?”
“Lo ucciderei” rispose senza esitazioni.
Sorrisi. “Vede, signor Argent?” dissi, rivolgendomi al padre di Allison. “E’ questo suo padre. Un uomo senza scrupoli che ucciderebbe il sangue del suo stesso sangue per pura ignoranza.”
Ci fu un minuto di silenzio, e sentii sibilare nuovamente la spada.
“Papà, noi abbiamo un codice e lo rispetteremo.” Fece Chris Argent autoritario. “Non avevamo alcun diritto di mandare qualcuno a ucciderlo perché questo ragazzo non ha versato sangue umano.”
“Non se ne parla proprio” rispose il nonno, avvicinandosi con la spada ad Isaac.
Chris Argent alzò la pistola. “Metti giù la spada.” Gli intimò.
“Chris…”
“Se tu uccideresti uno della tua famiglia non vedo perché io non potrei fare lo stesso”
Il nonno si arrese. “Liberatelo.” Ordinò.
Fecero scendere Isaac, ma il nonno lo prese al volo e lo trascinò verso il burrone.
“No, no” sussurrai. Corsi verso di loro.
“NOOO!” urlò Chris Argent.
Lo strattonò via e cadde giù. “Isaaaaaac!” urlai in lacrime. Mi avvicinai al burrone ed era appeso al tronco di un albero che con il suo peso non avrebbe retto molto. Era magro, ma alto e muscoloso.
Mi sporsi un po’ per dargli la mia mano.
“Prendi la mia mano” gli dissi.
“No, non reggerà. Potresti scivolare giù con me.”
“Ti ho detto di prendere la mia mano!” urlai.
Allison si allontanò con suo padre e Stiles chiamò al volo Derek.
Prese la mia mano e iniziai a scivolare. Dovevo reggere.
“Sono senza forze e non reggerò a lungo”
“Devi reggere!” gli intimai.
“Katia… mi dispiace. Per tutto. Per aver cercato di ucciderti, principalmente.  E per averti messo nei guai con mio padre.”
“E’ tutto ok” risposi. Ma non era tutto ok.
Ci fu un attimo di silenzio. “Ti prego, non lasciarmi.” Mi supplicò con una lacrima che gli rigava il viso.
Quel non lasciarmi aveva un doppio significato.
“Non ti lascio” dissi a bassa voce. 

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Capitolo 4
*** Stay with me? ***


Per fortuna arrivò Derek e mi aiutò a tirarlo su.
Isaac si alzò e si avvicinò a me.
“Dovete andarvene da qui. Subito.” Ordinò Derek. “Stiles, porta Katia a casa. Scott, Isaac e io dobbiamo occuparci di una cosa.”
Io e Isaac ci guardammo. “Ok, cosa dico ai miei quando mi arrivo a casa e mi vedranno conciata così? Sapete, dovevo andare al ballo ma poi sono stata immischiata in una faccenda di lupi mannari e cacciatori e ho sporcato il vestito?
“Si?” azzardò sarcasticamente Derek. Lo guardai con aria di sufficienza. “Non lo so Katia, inventati qualcosa!” disse, e se ne andarono.
Alla fine andai a casa di Stiles a guardare un film finché non fosse stata tarda notte. Così i miei sarebbero andati a dormire, e io avrei trovato una soluzione per il vestito.
Era mezzanotte quando qualcuno lanciò delle pietre alla finestra della sua stanza.
“Cercano  te” mi disse. Mi affacciai alla finestra e i suoi occhi verdi brillavano sotto la luce della luna.
“Vieni, ti riporto a casa” mi disse Isaac.
Scesi istintivamente di sotto più silenziosamente possibile per evitare di svegliare il padre di Stiles e aprii la porta.
Mi sorrise e ricambiai il sorriso un po’ imbarazzata. Era sempre lui infondo.
Non mi faceva paura.
Camminavamo lentamente, ma la strada sembrava comunque troppo corta.
Non parlammo molto, ma quando arrivai davanti alla porta di casa lui mi guardò davvero per la prima volta. Vedevo nel suo sguardo qualcosa di diverso. Vedevo che era lui.
Il vestito era tutto sporco di terra, il trucco era colato e i capelli erano sfatti.
“Che c’è?” chiesi.
“Nulla” rispose con un lieve sorriso “Stavo guardando i tuoi occhi”
“E il trucco colato su tutta la faccia, il vestito sporco e i capelli sfatti” conclusi ironicamente.
Rise “No, sul serio. Dal primo giorno in cui ti ho vista mi hanno colpito i tuoi occhi. Sono bellissimi.” Disse sfiorandomi la guancia col dorso della mano. “E anche se il vestito è in pessime condizioni, i capelli sfatti e il trucco colato, stasera sei un incanto” mi disse con un sorriso.
I suoi di occhi erano qualcosa di stupendo.
Sorrisi. Mi prese e mi strinse forte a sé. Non avrei più voluto staccarmi da lui.
“Adesso vai, nessuno ti sentirà.” Mi rassicurò.
“Buonanotte” dissi, ancora attaccata a lui.
“Notte” mi sussurrò.
Entrai in casa cautamente. Salii di sopra, entrai in bagno e mi cambiai i vestiti. Tolsi il trucco colato sulla mia faccia e sciolsi i capelli.
Quando entrai in camera Isaac era seduto sul davanzale della finestra.
“Ma che… come sei entrato?”
“Finestra!”
“Ah, ma dai?” feci ironica.
“Hai dimenticato una cosa” disse.
“Cosa?”
“Il bacio della buonanotte” concluse con un sorriso malizioso.
Sorrisi. Mi prese la mano e mi attirò a lui. “Adoro quel sorriso”
Lo abbracciai e ci scambiammo il bacio più intenso che mai.
“Grazie per avermi salvato la vita” sussurrò.
“Se ti avessi lasciato morire ora non saresti qui”
Mi baciò ancora.
“Tua madre è sveglia” disse poco dopo.
“Forse è meglio se vai”
Mi guardai attorno mentre lui continuava ad ascoltare. “Mettiti sotto le coperte” sussurrò.
In un attimo spense la luce ed era sparito.
Mia madre entrò, diede un rapido sguardo e andò via.
Alcuni minuti dopo Isaac si rannicchiò accanto a me sul letto.
“Resti con me?” chiesi.
“Vuoi che resti?”
“Si”
 Mi baciò la fronte e di nuovo le labbra.
Ci abbracciammo in quel momento perfetto, scaldata dal calore della sua pelle e tra le sue braccia. 
Non era mai stato un mostro, neanche durante la luna piena. 
Aveva solo bisogno di qualcuno che lo amasse e lo accettasse.
E forse stavolta l'aveva trovato.

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