Clarice Piton e la Camera dei Segreti

di ValeDowney
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ricomincia la magia Parte I ***
Capitolo 2: *** Ricomincia la magia Parte II ***
Capitolo 3: *** Di nuovo insieme Parte I ***
Capitolo 4: *** Di nuovo insieme Parte II ***
Capitolo 5: *** Di nuovo insieme Parte III ***
Capitolo 6: *** Si ritorna ad Hogwarts Parte I ***
Capitolo 7: *** Si ritorna ad Hogwarts Parte II ***
Capitolo 8: *** Si incomincia il secondo anno Parte I ***
Capitolo 9: *** Si incomincia il secondo anno Parte II ***
Capitolo 10: *** Si incomincia il secondo anno Parte III ***
Capitolo 11: *** Strane voci Parte I ***
Capitolo 12: *** Strane voci Parte II ***
Capitolo 13: *** Strane voci Parte III ***
Capitolo 14: *** Il piano parte I ***
Capitolo 15: *** Il piano parte II ***
Capitolo 16: *** Un altro pietrificato - Parte I ***
Capitolo 17: *** Un altro pietrificato - Parte II ***
Capitolo 18: *** Un altro pietrificato - Parte III ***
Capitolo 19: *** La Rettilofona - Parte I ***
Capitolo 20: *** La Rettilofona - Parte II ***
Capitolo 21: *** La Rettilofona - Parte III ***
Capitolo 22: *** Un pacifico Natale - Parte I ***
Capitolo 23: *** Un pacifico Natale - Parte II ***
Capitolo 24: *** Un pacifico Natale - Parte III ***
Capitolo 25: *** Un pacifico Natale - Parte IV ***
Capitolo 26: *** Un pacifico Natale - Parte V ***
Capitolo 27: *** La Pozione Polisucco - Parte I ***
Capitolo 28: *** La Pozione Polisucco - Parte II ***
Capitolo 29: *** Il Diario di Tom Riddle - Parte I ***
Capitolo 30: *** Il Diario di Tom Riddle - Parte II ***
Capitolo 31: *** Il Diario di Tom Riddle - Parte III ***
Capitolo 32: *** Il Diario di Tom Riddle - Parte IV ***
Capitolo 33: *** Aragog - Parte I ***
Capitolo 34: *** Aragog - Parte II ***
Capitolo 35: *** Aragog - Parte III ***
Capitolo 36: *** Aragog - Parte IV ***
Capitolo 37: *** La Camera dei Segreti - Parte I ***
Capitolo 38: *** La Camera dei Segreti - Parte II ***
Capitolo 39: *** La Camera dei Segreti - Parte III ***
Capitolo 40: *** La Camera dei Segreti - Parte IV ***
Capitolo 41: *** La Camera dei Segreti - Parte V ***
Capitolo 42: *** Arrivederci al Terzo Anno - Parte I ***
Capitolo 43: *** Arrivederci al Terzo Anno - Parte II ***
Capitolo 44: *** Arrivederci al Terzo Anno - Parte III ***



Capitolo 1
*** Ricomincia la magia Parte I ***


L’estate stava per finire e Clarice non vedeva l’ora di poter ritornare ad Hogwarts, sia per rivedere i suoi amici ma, soprattutto, per rivedere il suo adorato papà; stranamente, per tutta l’estate, né i suoi amici e nemmeno suo padre le avevano scritto quando, prima di ritornare a casa, le avevano promesso il contrario. “Forse si saranno dimenticati di me, ma la trovo una cosa impossibile” o “Non avevano voglia di scrivermi”: queste erano le frasi alle quali Clarice pensava, ma cambiava subito i suoi pensieri quando, ogni sera, si metteva alla sua scrivania nella sua nuova camera da letto, a sfogliare il piccolo album che le aveva donato Hagrid: in ogni pagina vi erano foto riguardanti le persone più care a Clarice, ma solo tre in particolare, le piacevano più di tutte le altre: la prima era la foto che ritraeva lei da piccola, con i suoi genitori che la tenevano in braccio. In quella foto, Clarice poteva vedere un Severus più giovane e sorridente, mentre stava accanto alla sua mamma; la seconda foto, ritraeva lei, tra Hermione e Ron, i suoi due migliori amici e, infine, nella terza ed ultima foto, vi era lei sulle ginocchia di suo padre: foto scattata da Silente, durante le Vacanze di Natale; però, non le sembrava ancora vero che, nessuna di queste persone, le aveva scritto, anche se aveva mandato più volte Hedwige, la sua civetta bianca regalatole da Hagrid, a casa loro, ma, neanche una volta, era arrivata una risposta.

Per Clarice, arrivò il giorno del suo compleanno ma, come ogni anno, i suoi zii non le avevano regalato niente, ma avevano comprato un sacco di regali per suo cugino Dudley, che aveva compiuto gli anni il giorno prima. Anche quella sera, Clarice stava sfogliando il piccolo album, quando Hedwige, incominciò a beccare i ferri della sua gabbia; Clarice, quindi, la guardò e disse: “ Non posso farti uscire, Hedwige: non mi è permesso usare la magia fuori dalla scuola ed è già tanto che ti abbia fatto uscire, di nascosto, quelle poche volte, quando i Dursley non c’erano”, ma Hedwige cercava, ancora, di trovare un modo per uscire da quella gabbia e, quel che è peggio, ci si mise pure Artemisia, il furetto che le aveva regalato suo padre: essa andava avanti ed indietro nella sua gabbia e, muoveva con la coda, tutta la roba che trovava, facendola cadere da tutte le parti ed anche un po’ per terra; quindi Clarice disse: “Artemisia, adesso non ti ci mettere anche tu ! Sei già stata fortunata, quella volta, di quando la zia Petunia stava quasi per farti arrosto: se tu non fossi andata dentro a quella pentola bollente per farti una bagno ed io non ti avessi salvata in tempo, a quest’ora saresti già nella loro pancia; e, sei ancora più fortunata, che non racconterò a papà di quelle altre volte, che hai messo a soqquadro quasi tutta la casa: lo sapevi che papà non voleva che uscissi dalla tua gabbia e, se anche fossi uscita una sola volta, ti avrebbe usato come ingrediente per le sue pozioni”; ma, i due animali, continuavano a fare del baccano. “Su, che cosa vi costa fare le brave ? Così mi mettete nei guai e, se poi zio Vernon dovesse…” disse Clarice, ma non fece in tempo a finire la frase, che suo zio, gridò: “Clarice Piton !”. “L’avete fatta grossa” disse Clarice e, dopo aver chiuso l’album di fotografie, uscì dalla camera da letto e scese dalle scale e, quando arrivò in cucina, trovò i Dursley, intenti a mettersi a posto. Nel vederla, zio Petunia, la quale stava mettendo delle ciliegie su di una torta, disse: “ Vieni dentro. Vernon” e Clarice, entrò e si avvicinò a suo zio Vernon, il quale stava sistemando il papillon a Dudley. “ Ti avverto, ragazza: se non tieni a bada quel maledetto uccellaccio e quel topo troppo cresciuto, dovranno andarsene” disse Vernon guardandola. “Ma si annoiano e, poi, prometto, che Artemisia non uscirà più dalla sua gabbia” disse Clarice. “Puoi starne certa, perché se la becco un’altra volta nel mio letto, giuro che la sbatto fuori di casa” disse Vernon e riprese a sistemare il papillon di Dudley. “Non puoi cacciarla: è stata un regalo del mio papà” replicò dicendo Clarice. Vernon si fermò e guardandola disse: “Non me ne importa se quello strambo di tuo padre ha deciso di regalarti un topo: poteva benissimo tenerselo lui”. “Artemisia non è un topo, ma un furetto” disse Clarice. “Con qualche pelo in più e di taglia leggermente più grossa” disse Vernon. Ci fu un po’ di silenzio; poi, Clarice disse: “ E per quanto riguarda Hedwige, se solo potessi lasciarla libera per un’ora o due”. “Per cosa ?! Per spedire messaggi segreti ai tuoi strambi amici, oppure chiedere aiuto e conforto al tuo caro paparino ? No, signore” disse Vernon, voltando Dudley verso lo specchio. “Ma non ho ricevuto messaggi: da nessuno dei miei amici e nemmeno da mio padre; neanche uno; per tutta l’estate” disse tristemente Clarice. Vernon e Dudley si voltarono verso Clarice; poi, Dudley disse, mentre camminava verso di lei: “ Chi vuole essere amico tuo ?!” e, passandole accanto, la spintonò. “Dovresti mostrare un po’ più di gratitudine: ti abbiamo cresciuta fin da piccola; dato il cibo della nostra tavola; la seconda camera da letto di Dudley, perfino, per pura bontà del nostro cuore” spiegò Vernon. “Ultimamente, vi siete comportati così, perché avete paura che possa trasformarvi in rospi, vero ? Sapete che posso farlo. E, poi, avete anche paura che, se anche solo mi toccate o picchiate, il mio papà verrà qui a riprendermi” disse Clarice. “Ma tu, non hai ancora usato la magia e, il tuo caro paparino, non è mai venuto” disse Vernon e Clarice non seppe più che dire. Intanto, Dudley cercò di prendere una delle ciliegie che c’erano sulla torta, ma Petunia gli disse: “Non ora, tesoruccio: è per quando arrivano i Mason”. “Il che dovrebbe essere a momenti” disse Vernon e fece cenno agli altri due componenti della famiglia Dursley, di seguirlo in salotto e, quando vi furono, aggiunse dicendo: “Allora, ripassiamo, ancora una volta il programma…Petunia, quando arriveranno i Mason, tu sarai…”. “…in salotto: ansiosa di accoglierli calorosamente in casa nostra” finì di dire Petunia. “Bene. E Dudley, tu sarai…” disse Vernon guardandolo Dudley, il quale disse: “…io sarò pronto ad aprire la porta”; poi, Vernon guardò Clarice, così come la guardarono anche Petunia e Dudley e le disse: “ E tu ?”. “Io me ne starò in camera mia, senza il minimo rumore e fingendo di non esistere” disse Clarice. “Puoi esserne certa; se ho fortuna, oggi potrò concludere l’affare più grosso della mia carriera e ti giuro che tu non me lo manderai a monte” disse Vernon. In quel momento, il campanello suonò; quindi Vernon, con modo non poco garbato, disse: “Ed ora fila di sopra e vedi di restarci e fare la brava: e, se anche uno dei tuoi animalacci non dovessero stare fermi, giuro che li faccio entrambi arrosto” e, mentre Clarice saliva di sopra, arrivando al piano superiore, Dudley andava ad aprire la porta, facendo entrare i Mason, i quali furono ben accolti dai i Dursley.

Clarice arrivò nella sua camera ma, quando aprì la porta, vide qualcosa che saltava allegramente sul suo letto; quella cosa, nel vedere Clarice, si fermò di saltare e, voltandosi verso la porta, dove stava Clarice, disse: “ Clarice Piton, che grande onore per me” e fece un piccolo inchino. Clarice entrò in camera e, dopo aver chiuso la porta, andò di fronte al letto e domandò: “ Chi sei tu ?”. “Dobby, signorina: Dobby, l’elfo domestico” rispose Dobby. “Non per essere scortese, credi, ma questo non è il momento più adatto per aver un elfo domestico in camera mia” disse Clarice. “Oh, sì, signorina, Dobby comprende; è solo che…Dobby…è venuto a dirle…è difficile, signorina; Dobby si chiede da dove incominciare” disse titubante Dobby. “Perché non ti siedi” gli propose Clarice. “Sedermi ?!” disse stupito Dobby ed incominciò a piangere, per poi scendere dal letto. “Dobby ! Ssshhh, stai zitto ! Mi dispiace, non intendevo offenderti; scusami” disse Clarice, cercando di farlo smettere. Dobby smise di piangere e, voltandosi, disse: “Offendere Dobby ?!  Dobby ha sentito della sua grandezza, signorina, ma mai un mago gli ha chiesto di accomodarsi come fosse…un suo pari”. “Bé, non avrei conosciuto molti maghi, allora” disse Clarice. “No, infatti” disse Dobby; poi, si avvicinò all’armadietto ed aggiunse dicendo: “Che cosa orribile da dire” e picchiò la testa contro di esso. “Fermo ! Dobby, zitto ! Dobby, ti prego, smettila !” disse Clarice, cercando di farlo smettere, ma era tutto inutile.

Nello stesso momento, di sotto, Vernon stava versando lo spumante nel bicchiere del signor Mason, quando, sentì, e non solo lui, dei rumori provenire dal piano superiore; quindi, disse: “Oh, non fateci caso: è solo…il gatto” ed i signori Mason lo guardarono stranamente, come se non credessero alle sue parole. Dobby stava continuando a picchiare la testa contro l’armadietto, mentre Clarice sperava vivamente che, giù di sotto, nessuno avesse sentito, se no sarebbero stati seri guai per lei: “ Basta ! Smettila, Dobby ! Ti prego !” e l’elfo domestico smise e, mentre traballava per le botte che si era procurato, Clarice gli chiese: “Stai bene ?” e Dobby annuì positivamente; poi, mentre saliva su di uno sgabello, continuò dicendo: “Dobby doveva assolutamente punirsi, signorina; Dobby ha quasi parlato male della sua famiglia”. “La tua famiglia ?!” disse stupita Clarice, sedendosi sul letto. “ La famiglia di maghi che Dobby serve, signorina: Dobby è costretto a servire una sola famiglia per sempre; semmai sapessero che Dobby è stato qui…ma Dobby doveva venire: Dobby deve proteggere Clarice Piton, avvertirla. Clarice Piton non deve tornare alla scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, quest’anno…c’è un complotto: un complotto, sì, dovranno accadere le cose più terribili” spiegò Dobby. “Quali cose terribili ? Chi sta complottando ?” domandò Clarice. “Non…posso…dirlo !” rispose Dobby, mordendosi le labbra e tenendo chiusi i denti. “E va bene, ho capito: non puoi dirlo” disse Clarice, cercando di farlo smettere ma Dobby, dopo essere salito sul comodino, prese in mano la lampada e, con essa, si picchiò sulla testa. Clarice si alzò subito in piedi e gli disse: “Dobby ! Metti giù la lampada !”, ma l’elfo continuava a fare rumore. Artemisia ed Hedwige lo guardavano con curiosità, non capendo del perché si comportasse così. Clarice, invece, non sapeva che fare: se Dobby continuava a fare rumore, chi era giù l’avrebbero sentito e, sfortunatamente per lei, proprio mentre Vernon stava raccontando una delle sue barzellette, la sentirono; quindi Vernon si interruppe e, tutti, puntarono gli sguardi verso il soffitto. Intanto, Clarice aveva preso la lampada e cercava di toglierla a Dobby, ma l’elfo era molto cocciuto e non voleva mollare la presa; quando, Artemisia emise dei versi, avvertendo Clarice, che qualcuno stava salendo le scale ed arrivando in camera sua: “Oh, no !” disse Clarice e, dopo essere riuscita a riappropriarsi della lampada, che rimise sul comodino, prese Dobby per l’abito che indossava, e lo scaraventò dentro all’armadio e, appena in tempo, perché, proprio mentre chiuse lo sportello dell’armadio, entrò Vernon, il quale, con voce fremente di rabbia, disse: “Che diavolo stai facendo quassù ?!”. “Stavo…stavo solo…” iniziò a dire Clarice e, mentre chiudeva lo sportello, Vernon la interruppe dicendo: “ Hai rovinato il finale della mia barzelletta sul golfista giapponese !”. “Scusa” disse semplicemente Clarice e, richiuse, nuovamente, lo sportello dell’armadio. “Ancora un rumore e desidererai non essere mai nata, ragazza ! E ripara questo sportello” disse Vernon e, uscendo dalla camera da letto, sbattè la porta dietro di se. Artemisia ringhiò e Clarice la guardò sorridendo; poi, aprì, lo sportello e, mentre Dobby usciva, Clarice gli disse: “ Capisci perché devo tornare: questo non è il mio posto; il mio posto è nel tuo mondo: a Hogwarts. Solamente lì ho degli amici e posso rivedere il mio papà”. “Papà ed amici che nemmeno scrivono a Clarice Piton ?” chiese Dobby. “Bé, immagino che abb…un momento…come sai, tu, che i miei amici ed il mio papà, non mi hanno mai scritto ?” domandò Clarice. “Clarice Piton non deve essere arrabbiata con Dobby: Dobby sperava che se Clarice Piton avesse pensato che gli amici, ed il suo papà, lo avevano dimenticata, Clarice Piton non avrebbe più voluto tornare a scuola, signorina” rispose Dobby, mentre, dall’interno del suo abitino, tirò fuori le lettere di Hermione, Ron e Severus. “Dammi le lettere ! Adesso !” replicò dicendo Clarice ed Artemisia ringhiò, come se cercasse di dire a Dobby, di restituire le lettere alla sua padroncina. “No !” disse Dobby e, prima che Clarice potesse prenderlo, aprì la porta e corse fuori dalla camera, fino giù, arrivando sulla soglia della cucina. Clarice arrivò dietro di lui e gli disse: “Dobby, torna subito qui !”, ma Dobby, dopo aver guardato la torta che aveva preparato Petunia, scrocchiò le dita e la torta, magicamente, si sollevò; poi, voltò lo sguardo verso Clarice, la quale disse: “Dobby, ti prego: no”. “ Clarice Piton deve dire che non tornerà più a scuola” disse Dobby, guardandola. “Non posso: ora la mia casa è Hogwarts” disse Clarice. “Allora Dobby, deve farlo, signorina e lo fa per il bene di Clarice Piton” disse Dobby e, dopo aver scrocchiato nuovamente le dita, la torta incominciò a muoversi, proprio in direzione del salotto.

Clarice doveva fare subito qualcosa, prima che finisse nei pasticci e, quindi, dopo essere passata da Dobby ed averlo spinto all’indietro, seguì la torta la quale stava continuando a volare verso i signori Mason. Ora, Clarice, era ferma proprio sulla soglia della porta e stava ad osservare che cosa avrebbe fatto la torta, quindi, tra se disse: “A mali estremi, estremi rimedi: coraggio, Clarice, qualcosa devi pur fare” e, piano, piano e con le mani davanti a se, avanzò dietro la torta, mentre Vernon stava raccontando una delle sue barzellette. Petunia stava per dire qualcosa al signor Mason, quando vide la sua torta fluttuare nell’aria e Clarice dietro di essa: ovviamente, anche Vernon e Dudley se ne accorsero; quindi, per non farla vedere ai signori Mason, domandò rivolta al signor Mason: “Vernon mi dice che lei è un golfista eccezionale, vero ?”. “Già: di tanto in tanto” rispose il signor Mason. “Signora Mason, dove acquista i suoi meravigliosi abiti ?” chiese Petunia. “Tutti i miei abiti sono di sartoria” rispose la signora Mason e, la torta, si fermò proprio sopra di lei. “Dudley…Dudley…volevi dire qualcosa” disse Vernon, cercando di attirare, anche lui, l’attenzione dei Mason, ma Dudley disse semplicemente: “Il dolce”. “Il dolce ?! Quale dolce ?!” disse stupito Vernon e, in quel momento, la torta finì tutta addosso alla signora Mason, poco prima che Clarice riuscì a prenderla. “Mi rincresce tanto; mia nipote è una ragazza disturbata: incontrare estranei, la agita ed è per questo che la tenevo in camera” disse Vernon. Clarice si voltò e guardò minacciosamente Dobby il quale, con uno scrocchio di dita, scomparve. “Bé…abbiamo del gelato” disse Petunia, cercando di alleggerire la situazione.

I signori Mason, ovviamente, non se ne andarono tanto soddisfatti e, il contratto non venne neanche fatto; quindi, non appena uscirono di casa, Vernon si girò verso Clarice, la quale era ancora dietro al divano, e con voce arrabbiata le disse: “Ti avevo avvertita, ragazza, che se anche avessi fatto un solo passo falso, dovevi desiderare di non essere mai nata”. “Ma non sono stata io; io…” iniziò a dire Clarice, ma Vernon la fermò dicendo: “ Non dire bugie, ma d’altronde, è stato quello strambo di tuo padre ad insegnarti a dirtele. Ed, ora, fila in camera tua e restaci !” e Clarice salì su per le scale; ma, poi, si fermò e, rivolta a lui, gli disse: “Mio padre non è strambo ed io dico sempre la verità” e riprese a salire le scale e, dopo che fu arrivata in camera sua, si sedette sul letto; poi, aprì il cassetto del suo comodino e ne prese una scatolina: l’aprì e, all’interno di essa, c’era il medaglione che le aveva regalato suo padre per Natale; quindi, lo aprì e, nel vedere la foto dei suoi genitori, che la tenevano in braccio, disse: “Oh, mamma, ma come hai fatto a sopportare la zia Petunia ? Io non ci riesco più ! Pensavo che, dall’anno scorso, le cose sarebbero cambiate almeno un po’ e, invece, sono rimaste sempre le stesse”; poi, guardò suo padre ed aggiunse dicendo: “Papà, come vorrei scriverti per chiederti di venirmi a prendere, ma come faccio ?! Lo zio Vernon non vuole che faccia uscire Hedwige. Oh, papà, quanto mi manchi: come vorrei ritornare ad Hogwarts, per riabbracciarti” e, qualche lacrima, le rigò il viso, finendo sulla fotografia. Artemisia abbassò le orecchie e la coda, segno che era triste come la sua padroncina; poi, Clarice si coricò sul letto e, mentre stringeva il medaglione forte a se, pianse, per quasi tutta la notte.

Venne mattina e Clarice stava dormendo, quando venne improvvisamente svegliata da un rumore che proveniva fuori dalla sua finestra; quindi, si alzò, per vedere suo zio Vernon, sopra una lunga scala, attaccare delle sbarre di ferro, con il trapano, fuori dalla finestra, mentre Petunia e Dudley stavano a guardare di sotto: “ Non tornerai mai più in quella scuola e nemmeno quei tuoi animalacci ! Non rivedrai mai più quei tuoi strambi amici e nemmeno il tuo caro paparino ! Mai !” disse Vernon e, dopo che ebbe finito, scese dalla scala, lasciando Clarice ad osservare quelle brutte sbarre di ferro, che, ormai, erano diventate la sua nuova prigione. Ora, Clarice, sapeva che non sarebbe veramente ritornata ad Hogwarts: “Ehhh, Artemisia; Dobby, purtroppo, ce l’ha fatta nel suo intento: non voleva che ritornassi a scuola e, ora, la sola cosa che posso fare, è guardare quelle sbarre di ferro tutte arrugginite; però, chi lo sa: magari la fortuna, prima o poi, girerà anche dalla nostra parte” disse sospirando Clarice, mentre guardava il furetto dentro la gabbia ed Artemisia emise dei versetti, come se dicesse che era d’accordo con lei. Quella giornata fu molto noiosa per Clarice che, per un po’, aveva fatto uscire Artemisia dalla sua gabbia, facendola gironzolare per la camera. Clarice stava guardando il piccolo album di foto, quando Clarice si avvicinò a lei e, con la zampa, le toccò la gamba destra; Clarice quindi, guardò verso il basso, per vedere Artemisia con in bocca un foglietto. Clarice, allora, la prese in braccio e, dopo averla messa sulla scrivania, le prese il foglietto dalla bocca e, su di esso, lesse l’indirizzo di casa di Severus; Artemisia, quindi, emise dei versetti e, con una zampa, toccò il foglietto: “Lo sai che non posso scrivere a papà: non mi è permesso far uscire Hedwige e, poi, se non potevo farla uscire prima, quando la finestra era ancora “libera”, mi dici come faccio a farla uscire ora, con quelle sbarre ?” disse Clarice. Artemisia abbassò le orecchie per la tristezza; quindi Clarice le disse: “ Credimi, Artemisia: se potessi avvertire papà, lo farei in pochissimi secondi, davvero; ma, ormai, sono dell’idea che, quest’anno non lo rivedrò più” e le scese qualche lacrima. Artemisia comprese che la sua padroncina era molto triste; quindi, per confortarla, si strofinò contro di lei, proprio come quando un gatto fa le fusa e Clarice, la strinse a se.

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Capitolo 2
*** Ricomincia la magia Parte II ***


Venne notte e, tutti erano a dormire o, almeno, così si pensa…di fatti, improvvisamente, nei cieli, comparve una macchina volante, una Ford Anglia vecchio tipo, per la precisione e, si fermò davanti alla finestra della camera da letto di Clarice: all’interno di essa, vi erano Fred, George e Ron Weasley. Sentendo altri rumori, Clarice si svegliò e, dopo essersi messa gli occhiali, si avvicinò alla finestra; Artemisia ringhiò, quindi Clarice le disse: “Sshhh, Artemisia, smettila di ringhiare o sveglierai i Dursley” ed Artemisia fece come le era stato detto. “Ciao, Clarice” disse Ron. “Ron; Fred; George; oh, sapeste come sono felice di rivedervi, amici” disse entusiasta Clarice. “E ci credo: sei imprigionata nella tua camera da letto” disse Ron. “Cosa ci fate qui ?” domandò Clarice. “Ti salviamo, naturalmente. Dai, sbrigati: prendi il baule” rispose Ron e, mentre lui ed i suoi fratelli prendevano il necessario per liberarla, Clarice si vestì in fretta e furia e, nello stesso modo, preparò anche il baule; poi, aprì la gabbia di Artemisia e, le disse: “Dai, vieni sulla mia spalla” e il furetto andò sulla sua spalla sinistra; poi, Ron, attaccò un gancio alle sbarre di ferro e le disse: “ E’ meglio se ti allontani” e Clarice si allontanò di un po’. Fred ingranò la marcia e, la macchina, andò in avanti, trascinandosi le sbarre di ferro, le quali si staccarono dalla finestra e caddero per terra.

Per il forte rumore, i Dursley si svegliarono e corsero subito nella camera da letto di Clarice. Il baule della macchina si aprì e Clarice vi mise dentro il suo baule e la gabbia di Artemisia: “Clarice Piton !” sentirono gridare Vernon. “Va, vai, vai” disse George e Fred girò la macchina, in modo che potesse salirci anche Clarice; quest’ultima, poi, prese la gabbia di Hedwige e l’allungò a Ron, il quale la mise di dietro; poi, Clarice salì sul davanzale della finestra ed era quasi riuscita a salire in macchina, quando Vernon la prese per la gamba e, disse: “Petunia, sta scappando”. “Ti tengo, Clarice” disse Ron, mentre teneva ben stretta Clarice, la quale disse, rivolta a Vernon: “ Lasciami stare !”. “Eh, no ragazza: tu, quel maledetto piccione e quel topo troppo cresciuto, non andrete da nessuna parte !” replicò dicendo Vernon, continuando a tenere la gamba di Clarice, la quale disse: “Lasciami !”. Artemisia, la quale era sulla spalla sinistra della sua padroncina, scese lungo il braccio di Clarice, fino in fondo alla gamba destra e, fu lì, che morsicò la mano di Vernon, il quale, per il forte dolore, gridò, ma non voleva mollare la presa; quindi Ron, rivolto a Fred, disse: “ Parti! Parti !” e Fred, dopo aver messo la marcia, girò il volante e la macchina partì: Vernon mollò la presa e cadde a terra. Artemisia risalì sulla spalla di Clarice che, ridendo, chiuse la sportella della macchina, la quale se ne volò via. “ A proposito, Clarice: buon compleanno” disse Ron e Clarice sorrise.

Mentre volavano, Fred disse: “Ehi, è stato forte il tuo furetto”. “Già: ha dato un bel morso a tuo zio” finì di dire George. Clarice guardò sulla sua spalla e disse: “Ben fatto, Artemisia; vedrai quando glielo racconto a papà: sarà molto fiero di te” ed Artemisia emise i suoi versetti, in segno di vittoria. “A proposito, ragazzi: dove stiamo andando ?” chiese Clarice. “Alla Tana: è lì dove abitiamo” rispose Ron. “Ma, vostra madre sa che siete venuti a prendermi ?” domandò Clarice ma, non ricevendo nessuna risposta dai i tre, capì che non le avevano detto niente. Fu mattina, quando la Ford Anglia atterrò davanti alla tana: si trattava di una casa alquanto bizzarra, in quanto aveva un aspetto contorto, inclinato e possedeva più piani.

Quando la macchina si fermò, tutti scesero e Clarice poté guardarsi intorno, in che posto era capitata: praticamente, si trovava in un’area paludosa e, di fianco alla casa, c’era un recinto con dentro dei maiali e, in piccolo laghetto, vi erano un paio di anatre. “Coraggio, Clarice: entriamo” disse Ron, passandole accanto. Artemisia emise dei versetti, mentre guardava la Tana; quindi Clarice disse: “Hai perfettamente ragione: questa casa è proprio strana” e seguì i fratelli Weasley all’interno dell’abitazione. Se l’esterno era strano; bé, anche l’interno non si differenziava: tutto era magico visto che, la prima cosa che attirò l’attenzione di Clarice, furono un piatto che si stava lavando da solo e un lavoro a maglia che, ovviamente, si faceva da solo; poi, Clarice andò davanti all’orologio e vide che, anche questo oggetto, era magico: di fatti, egli mostra dove si trovano tutti i membri della famiglia Weasley in un qualsiasi dato momento e, in quel momento, le lancette che raffiguravano Fred, George e Ron, si spostarono da “Perduti” a “Casa”. “Non è un gran che, ma è casa” disse Ron, con la bocca piena, visto che stava mangiando un biscotto. “Io la trovo magnifica” disse Clarice e Artemisia emise dei versetti, segno che era d’accordo con lei. In quel momento, dalle scale, scese Molly Weasley, la stessa signora che, un anno fa, Clarice aveva incontrato alla stazione di King’s Cross: “ Dove siete stati ?!” disse con tono arrabbiato Molly; poi, vedendo Clarice, si addolcì e, andando verso di lei, disse: “Clarice, ah che piacere vederti, cara”. Poi, rivolta ai figli, riprese a dire con tono cattivo: “ Letti vuoti ! Nessun biglietto ! Auto sparita ! Potevate morire ! Potevate essere visti !”; poi, guardando Clarice, si addolcì ancora e disse: “Naturalmente non incolpo te, Clarice cara” e riguardò i figli. “La stavano affamando: c’erano le sbarre alla finestra” spiegò Ron e Clarice annuì positivamente la testa. “Bé, tu spera solo che non metta le sbarre alla tua finestra, Ronald Weasley !” replicò dicendo Molly, puntandogli il dito contro. “Vieni, Clarice: è ora di una bella colazione” disse Molly, sorridendo a Clarice.

Poco dopo, erano tutti a mangiare a tavola e, stavano chiacchierando tra di loro, mentre Artemisia era sul pavimento e stava mangiando un po’ di pane da una ciotola, quando, dalle scale, scese una bambina la quale chiese, rivolta a Molly: “ Mamma, hai visto il mio pullover ?”. “Sì, cara: se l’è messo il gatto” rispose Molly. Ginny, che era la bambina, guardò verso la tavola e, solo lì, vide Clarice la quale, guardandola a sua volta, disse: “Ciao”. Ginny rimase senza parole e corse via, mentre Fred e George risero tra loro. “Ma che cosa ho detto di male ?” domandò Clarice. “E’ tutta l’estate che parla di te: una noia da morire” rispose Ron. “Buongiorno, miei Weasley” disse un uomo entrando in casa: si trattava di Arthur Weasley, il capo famiglia. “Buongiorno, papà” dissero insieme i fratelli Weasley. “Buongiorno, Arthur” disse, invece, Molly. “Che nottata: nove ispezioni; nove !” disse Arthur, mentre metteva i libri che aveva in mano da una parte ed il cappello da un’altra. “Ispezioni ?!” disse stupita Clarice guardando Ron, il quale le spiegò dicendo: “ Papà lavora al Ministero della Magia: Ufficio uso improprio dei manufatti dei babbani. Lui adora i babbani: li trova affascinanti”. Dopo aver dato un bacio a Molly, Arthur si sedette proprio accanto a Clarice e, guardandola, le chiese: “ E tu chi sei ?”. “Oh, mi scusi signore: sono Clarice, signore, Clarice Piton” rispose Clarice guardandolo. Arthur rimase senza parole; poi, disse: “ Santo cielo ! Sei proprio tu ! Ron ci ha parlato di te, naturalmente. Allora, ben arrivata Clarice” e mangiò la sua colazione. Molly si avvicinò a lui e gli disse: “ Stamattina, i tuoi figlioli hanno guidato la tua macchina incantata fino al Surrey e ritorno, stanotte”. “Ma davvero ?! E come andava ?” disse Arthur ma, dopo aver ricevuto una pacca da Molly, si corresse dicendo: “Volevo dire…avete fatto molto male, ragazzi; molto, molto male” e Ron e Clarice si guardarono e sorrisero. Artemisia si avvicinò ad Arthur e lo annusò; Arthur, quindi, guardò sotto la tavola e disse: “Oh, ma che carino: non avevo mai visto un animale così” ed Artemisia lo guardò a sua volta. “Si chiama Artemisia ed è un furetto: me lo ha regalato il mio papà” spiegò Clarice. “E’ proprio adorabile, anche se non credevo che il Professor Piton fosse un tipo da regalare animali domestici” disse Arthur ed accarezzò Artemisia sulla testa, la quale scodinzolò allegramente. “Neanche io ci credevo, quando l’ho vista sulla sua spalla e Clarice mi ha detto che era stato un regalo di suo padre” disse Ron. “E’ proprio carina: dovrò fare i complimenti al Professor Piton per l’ottima scelta, quando, ovviamente lo vedrò” disse Arthur; poi, guardando Clarice, aggiunse dicendo:“Dunque, Clarice, tu devi sapere tutto su i babbani; quindi, saprai qual è, con esattezza, la funzione di una papera di gomma ?”. “Oh…ah…ecco…” Clarice non sapeva proprio come spiegarglielo ma, al suo salvataggio, arrivò un gufo: “Questo è Errol con la posta” disse Molly. Tutti, allora, guardarono verso la finestra aperta, per vedere un gufo spennacchiato, che volava verso di loro ma, invece di entrare in casa, andò a sbattere contro il vetro. Arthur scosse negativamente la testa; poi, Molly disse: “Prendila tu Percy, per favore” e Percy, dopo essersi alzato da tavola, andò verso la finestra, dove il gufo saltellò dentro e gli porse le lettere; poi, dopo averle guardate, Percy disse: “Sono le lettere da parte da Hogwarts per noi e c’è anche quella per Clarice” e ne consegnò una ad ogni ragazzo e ragazza, in caso di Clarice. “Albus Silente saprà che sei qui, Clarice: non gli sfugge niente a quello” disse Arthur. “Mio nonno è fatto così” disse Clarice. “Tuo nonno ?! Albus Silente è tuo nonno ?!” disse stupito Arthur. “E’ una lunga storia” disse Clarice. Fred guardò la sua lettera e disse, rivolto a Molly: “Non ce la caveremo con poco, mamma: i soli libri degli Incantesimi costano moltissimo”. “Ci arrangeremo e c’è un solo posto dove trovare tutto questo: Diagon Alley” disse Molly.

Dopo aver finito di fare colazione, tutti si prepararono per andare a Diagon Alley, dove avrebbero trovato tutte le cose per la scuola e, mentre si trovavano in camera, Clarice aprì il suo baule e Ron disse: “Hai visto che faccia ha fatto mio padre, quando gli hai detto che sei la nipote di Albus Silente ? E’ la prima volta che lo vedo così”. “Gli spiegherò tutto con più calma” disse Clarice e, dal baule, tirò fuori il suo mantello. “Ehi, non vorrai mica metterti il Mantello dell’Invisibilità ?! Chissà che cosa diranno chi ti vedrà con quello” disse stupito Ron. “Tranquillo, Ron: questo non è il Mantello dell’Invisibilità, ma il mantello che utilizzava mio padre quando frequentava Hogwarts” spiegò Clarice e se lo mise e Ron stette a guardarla. In quel momento, in corridoio, passò Ginny; quindi Clarice, disse: “Ginny, aspetta !” e Ginny si fermò; poi, Clarice aggiunse dicendo: “Volevo scusarmi per prima: se il mio saluto ti ha “traumatizzata”, non volevo; scusami”. “Non ti preoccupare, Clarice: è solo che…che…”, disse Ginny, ma non fece in tempo a finire la frase che si sentì la voce di Arthur che, dal piano di sotto, disse: “Ragazzi, siete pronti ? Coraggio, venite giù”. “Sarà meglio che ci sbrighiamo o se no, ci penserà mamma a venirci a chiamare” disse Ron e, insieme a Clarice e Ginny, scese le scale.

Quando arrivarono giù, Arthur fermò Clarice e le domandò: “Come fa, Albus Silente, ad essere suo nonno ?”. “Ha adottato, insieme alla Professoressa McGranitt, mio padre quando aveva 15 anni e, così, è diventato, a sua volta, il suo papà e, di conseguenza, mio nonno” rispose Clarice. “Oh, ora ho capito; però, deve essere bello avere un nonno come lui, vero ?” disse Arthur, mentre insieme a Clarice, andò in salotto, dove c’era già il resto della famiglia. “Diciamo che, a differenza del mio papà, il nonno mi da sempre un sacco di dolci” spiegò Clarice. “Allora, il vecchio Albus, non è proprio cambiato” disse Arthur. Molly, prese un barattolino in ferro, il quale era attaccato al muro del camino e, rivolta a Clarice, le disse: “ Ecco qui, Clarice: vai prima tu, cara”. “Clarice non ha mai viaggiato con la Polvere Volante, mamma” disse Ron. “Polvere Volante ?!” disse stupita Clarice. “Allora, vai prima tu Ron, così Clarice vede come si fa” propose Molly. Ron, quindi, si avvicinò a lei e, dopo aver preso un po’ di Polvere Volante dal barattolino che Molly teneva in mano, entrò dentro al camino; si girò e gridò: “Diagon Alley !” e, dopo aver gettato la Polvere Volante a terra, un fuoco verde lo avvolse e scomparve. Per la paura, Artemisia, che era ai piedi di tutti, si andò a mettere sulla spalla di Clarice ed emise i suoi versetti; quindi, Clarice le disse: “Sì, l’ho visto anche io quello che è successo e non credo di poterci riuscire”. “Hai visto ?! E’ facile, cara, stai tranquilla. Vieni” disse Molly e Clarice, piano, piano, andò da lei, dopo aver ricevuto una pacca di conforto da parte di Arthur. “Coraggio: entra” disse Molly e Clarice, con Artemisia sulla sua spalla, entrò dentro al camino e, dopo essersi voltata, Molly aggiunse dicendo: “Benissimo, brava ! Ora, prendi la Polvere Volante” e le porse il barattolino. Clarice ne prese un po’ e Molly disse: “Ecco, così, bravissima; e ricordati di parlare molto, molto chiaramente”. Clarice guardò gli altri e gridò: “Diagon Ally” e, dopo aver gettato a terra la Polvere Volante, un fuoco verde l’avvolse e, lei ed Artemisia, la quale aveva avvinghiato la sua coda intorno al collo di Clarice per tenersi ben stretta, scomparvero. Ci fu un po’ di silenzio; poi Molly chiese rivolta ad Arthur: “Cosa ha detto, caro ?”. “Diano Ally” rispose Arthur. “Come pensavo” disse preoccupata Molly. Come mai, la signora Weasley è così preoccupata ? Dove sarà finita Clarice con la Polvere Volante: veramente a Diagon Alley, oppure in un altro posto ?

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Capitolo 3
*** Di nuovo insieme Parte I ***


La ramanzina ci sarà, ma non in questo capitolo; ma, sapete benissimo quale altro professore entra a far parte del corpo insegnante e, di certo, questo professore non ha una buona dose di coraggio. Grazie per queste prime recensioni

“Che cosa ha detto, caro ?” domandò Molly rivolta ad Arthur, il quale le rispose dicendo: “Diagon Ally”. “Come pensavo” disse preoccupata Molly. “Mamma e adesso che cosa facciamo: Clarice potrebbe trovarsi da qualsiasi parte” disse Ginny. “Non facciamoci prendere dal panico: se siamo fortunati, Clarice non sarà finita molto lontano da Diagon Alley” disse Molly. “Mamma c’è solo un altro posto vicino a Diagon Alley” iniziò a dire Fred. “E non è molto accogliente, soprattutto per una famosa come Clarice” finì di dire George. “Spero proprio che non sia finita lì: Clarice non è ancora molto pratica nel nostro mondo” disse Molly. “Manderò subito una lettera a suo padre, chiedendoli di raggiungerci, immediatamente, a Diagon Alley: così ci aiuterà a ritrovare sua figlia” propose Arthur. “Buona idea: intanto, noi, ti aspetteremo a Diagon Alley” disse Molly. “Mamma, credi che Clarice se la caverà ?” chiese Ginny. “Ma certo, cara; e, poi, non dimentichiamoci che, quando era molto piccola, Clarice è sopravvissuta al mago più cattivo che ci sia. Vedrai, che andrà tutto bene” rispose Molly.

Nel frattempo, Clarice ed Artemisia erano arrivate a destinazione, uscendo da un focolaio molto sporco. Di fatti, sia Clarice, che Artemisia, si sporcarono tutte di fuliggine: “Artemisia, stai bene ?” domandò Clarice, mentre si puliva. Il furetto, che nell’atterraggio, aveva perso la presa ed era caduta accanto a Clarice, la guardò ed emise dei versetti, come se dicesse che stesse bene. Dopo essersi pulita, Clarice si rimise gli occhiali che, sfortunatamente, si erano leggermente rotti e, poi, si rialzò in piedi e, mentre si guardava intorno, Artemisia andò a rimettersi sulla sua spalla: “Che posto è questo ? Non mi sembra affatto Diagon Alley” disse Clarice. Di fatti, dentro alle vetrinette, vi erano oggetti alquanto strani e lugubri; Clarice camminò per la stanza e, notò, che anche il luogo dove si trovava, era lugubre. Artemisia emise dei versetti e Clarice le disse: “Non avere paura: non ci accadrà nulla…almeno lo spero”. Qualcosa, però, attirò l’attenzione di Clarice: era una mano; quindi, si avvicinò ad essa e, lentamente, si avvicinò al pollice ma, proprio quando la toccò, la mano la prese, intrappolandola: “Artemisia ! Aiutami, presto !” disse Clarice.

Il furetto, a causa della presa improvvisa, era caduta a terra e, in poco tempo, si arrampicò sullo scaffale, fino di fianco alla mano e, cercò di alzarla, proprio come stava facendo Clarice, finché, dopo di un po’, la mano cedette e ritornò ferma, come era prima. “Cavoli, me la sono vista brutta” disse Clarice tirando un sospiro di sollievo e, lo tirò anche Artemisia; all’improvviso, Artemisia ringhiò e Clarice, voltandosi verso la finestra, vide Draco Malfoy; quindi, correndo, si andò a nascondere dentro ad una specie di sarcofago e, dopo che fu entrata anche Artemisia, chiuse la porta, sbirciando da una piccola fessura. “Grazie, per avermi avvisata” disse sottovoce Clarice ad Artemisia, la quale la guardò, ma se ne stesse in silenzio.

Draco Malfoy entrò dentro al negozio e, toccò un oggetto, ma suo padre, Lucius Malfoy, lo bloccò, con il suo bastone; poi, gli disse: “ Non toccare niente, Draco !”. “Sì, papà” disse Draco e ritrasse subito la mano. “Hai sentito, Artemisia: quello lì è il papà di Draco” disse sottovoce Clarice. I due, camminarono per il negozio, mentre si guardavano intorno; poi, vennero raggiunti dal proprietario del negozio, il quale disse: “Oh, Signor Malfoy, ma che piacere rivederla; e c’è anche il signorino Malfoy: lietissimo”; poi, aggiunse dicendo: “Mi è appena giunta una cosa, ad un prezzo davvero eccessivo”. “Non compro niente, oggi, Sinister: vendo” replicò dicendo Lucius. “Vende ?!” disse stupito Sinister. “Draco” disse Lucius e, Draco andò accanto a lui e depositò la scatola che teneva in mano sullo scaffale. “Saprà, senz’altro, che il Ministero della Magia, effettua molte ispezioni nelle case private…corrono voci su una nuova legge per la protezione dei babbani” spiegò Lucius. “Il sangue puro dei maghi conta sempre meno ovunque, purtroppo” disse Sinister. “Non per me !” disse Lucius; poi, aprendo la scatola, aggiunse spiegando: “Comunque, ho portato alcuni oggetti da casa, che mi metterebbero…in imbarazzo, se il Ministero venisse. Vede, cosette del genere” e Sinister osservò tutti gli oggetti che vi erano all’interno della scatola; poi, nel vedere l’ultimo oggetto, disse: “Guarda che roba !” e lo mise sul bancone. “Questo particolare oggetto, non è in vendita” disse Lucius. “Sì, capisco: ha delle qualità uniche e mai lo si vorrebbe cadere nelle mani sbagliate” disse Sinister. “Ma di che cosa stanno parlando ? Tu Artemisia lo sai” disse sottovoce Clarice, ma Artemisia scosse negativamente la testa. Draco stava camminando per il negozio, quando andò davanti proprio alla specie di sarcofago dove, al suo interno, vi erano nascoste Clarice ed Artemisia. Lucius, nel vedere che Draco stava toccando il sarcofago, puntò il bastone contro di esso e, con voce fremente di rabbia, chiese: “Che cosa ho detto ?!” e, mentre non guardava, Sinister si prese un po’ dei Galeoni che Lucius aveva lasciato sul bancone. “Non toccare niente” rispose Draco. “Esatto” disse Lucius. “Scusa, papà” disse Draco. Lucius tirò via il bastone da contro il sarcofago e disse: “Andiamo, forza !” e, lui e Draco, uscirono dal negozio. “E’ un piacere fare affari con lei, Signor Malfoy; è sempre un piacere” disse Sinister e, dopo, anche lui se ne andò via.

Dopo essersi accertata che, nel negozio, non ci fosse più nessuno, Clarice uscì dal suo nascondiglio e disse: “Cavoli, questa volta me la sono vista proprio brutta”. Artemisia andò al suo fianco ed emise dei versetti; quindi, Clarice la guardò e disse: “Non lo so neanche io che cosa possa essere successo quando ho utilizzato la Polvere Volante, però, era la prima volta per me” ed uscì dal negozio, seguita da Artemisia, ma, prima di poter uscire, venne fermata da Sinister il quale, le domandò: “Cercavi qualcosa ?”. “No, io…ho solo sbagliato posto; mi scusi” rispose Clarice ed uscì velocemente in strada, seguita da una spaventata Artemisia. Ma quel posto, non era come Diagon Alley: lì c’erano persone oscure; trasandate e che incutevano timore ed anche per la strada si poteva dire la stessa cosa: “Artemisia, mi raccomando, stammi vicino” disse Clarice e riprese a camminare seguita, ovviamente, dal furetto. Mentre camminava, tutti la guardavano con sguardo minaccioso; sbagliò strada ma, quando si girò, per tornare indietro, una strega piuttosto brutta, le mise una mano addosso, dicendole: “Ti sei persa, mia cara ?”. “No, tutto bene, grazie; sto…sto andando…” disse Clarice, con un po’ di paura, ma quando si girò nuovamente, si trovò intrappolata in mezzo a tanti altri maghi dall’aspetto lugubre: Artemisia si fece ancora più addosso a lei, mettendo la coda tra le zampe ed abbassando le orecchie. “Vieni con noi: ti aiuteremo a trovare la strada di casa” disse la strega di prima, mettendole una mano sulla spalla. Artemisia ringhiò, cercando di mandare via tutti quei maghi; quando, all’improvviso, si sentì una voce, che disse: “Clarice !”. I maghi si fecero da parte e, in cima alle scale, vi fu Hagrid: “Hagrid !” disse Clarice. “Che cosa ci fai da queste parti ? Vieni” disse Hagrid e, Clarice ed Artemisia corsero da lui e, i tre, ritornarono a Diagon Alley.

Mentre camminavano, Hagrid disse: “ Guardati, che disastro: imboscarsi a Notturn Alley, un postaccio. Non devi essere vista qui, non mi va: penseranno che combini qualcosa di brutto”. “Mi sono persa, Hagrid…un momento: e tu cosa ci facevi da quelle parti ?” chiese Clarice, mentre Artemisia camminava sempre al suo fianco. “Io…emmmm…stavo cercando un repellente per Lumache Carnivore: mi rovinano tutti i cavoli della scuola” rispose Hagrid. I due, tre se si conta anche Artemisia, arrivarono davanti al negozio “Il Serraglio Stregato”, dove l’anno prima, Severus aveva acquistato Artemisia; in quel momento, dal negozio, uscì Hermione la quale, vedendoli, corse incontro a loro e, fermandosi, disse entusiasta: “Clarice ! Hagrid !”. “Ciao Hermione” disse sorridendo Hagrid. “Sono contenta di vederti” disse entusiasta Hermione, guardando Clarice, la quale disse: “ Anche io sono contenta di vederti”. “Cosa ti è successo agli occhiali ?” domandò Hermione e, dopo aver preso fuori la sua bacchetta magica, disse: “Ocolus Repara” e gli occhiali ritornarono come prima. “Me la devo ricordare questa formula” disse Clarice. “Ora te la cavi da sola, vero Clarice ? Bene, allora vi lascio” disse Hagrid. “D’accordo e grazie” disse Clarice. “Ciao” disse Hermione e, il mezzo gigante, se ne andò. Artemisia, andò sulla spalla di Clarice; quindi Hermione le disse: “Oh, ciao Artemisia: che bello rivedere anche te” ed Artemisia emise dei versetti, come se contraccambiasse il saluto; poi, Hermione disse: “ Andiamo, sono tutti preoccupati” e, i due, andarono verso “Il Ghirigoro”.

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Capitolo 4
*** Di nuovo insieme Parte II ***


Quando arrivarono, vi entrarono ed Hermione la condusse verso la famiglia Weasley; Molly, nel vederla, andò da lei e disse: “Oh, Clarice: grazie al cielo; speravamo che tu fossi scesa solo qualche focolaio più avanti”. “Clarice, bambina mia” disse, ad un tratto, una voce. Clarice si voltò e, accanto ad Arthur, ci fu… “Papà !” disse entusiasta Clarice e lo abbracciò forte. “Oh, Clarice, sapessi come sono contento di rivederti” disse Severus. “Anche io sono molto contenta di rivederti” disse Clarice e le scese qualche lacrima. Artemisia emise qualche versetto; quindi, i due si staccarono dall’abbraccio e Severus, guardandola, disse: “Non mi sono dimenticato di te, Artemisia: spero solo che tu abbia fatto la brava, durante tutta l’estate” e l’accarezzò sulla testa. “Lo è stata, ed anche di più” disse Clarice. “Oh, bambina mia, pensavo di non rivederti più: quando Arthur mi ha scritto, dicendomi che ti eri persa utilizzando la Polvere Volante, mi sono precipitato qui, con loro, per cercarti, ma non avrei mai immaginato che fossi capitata a Notturn Alley” disse Severus, mentre l’accarezzava su una guancia. “E’ stato pauroso, papà: non sapevo più dove andare; e, poi, c’erano tutti quei maghi che mi guardavano stranamente” disse Clarice. “Ora è tutto passato, leoncino: sei qua e, l’importante, è che stai bene; però, fatti dare una pulitina” disse Severus e, dopo aver tirato fuori un fazzoletto, tirò via un po’ di fuliggine che Clarice aveva in faccia. “Papà, ti prego, non qua” disse Clarice, ma Severus continuava a pulirla, mentre Ron rideva sotto i baffi; poi, quando ebbe finito, disse: “ Oh, non va meglio così ? Sei bellissima, tesoro” e, dopo aver messo via il fazzoletto, le diede un bacio sulla fronte.

“Signori e Signore, il Signor Gilderoy Allock” annunciò il proprietario del “Ghirigoro” ed Hermione, Ginny, Molly e tutte le altre streghe applaudirono calorosamente. Clarice, che si trovava davanti a Severus, non capiva del perché applaudivano così; quindi, guardò Ron, il quale scosse negativamente la testa, segno che non sapeva il perché. Dopo l’annuncio, da dietro il bancone, uscì Gilderoy Allock, il quale sorrise; quindi Ron disse: “Mamma ha una cotta per lui” e Molly gli diede una pacca. “Fate largo per favore; vorrei passare, signore, grazie” disse l’inviato della “Gazzetta del Profeta”, passando accanto a Severus. “Permesso, piccolina” disse, poi, passando accanto a Clarice e, dopo essersi messo davanti a lei, aggiunse dicendo: “ Per la Gazzetta del Profeta” e fece una foto. Ad un certo punto, Gilderoy Allock fermò lo sguardo su Clarice e stupito disse: “ Non è possibile: é Clarice Piton !” e tutti gli altri presenti la guardarono.

L’inviato della “Gazzetta del Profeta” si voltò e disse: “Clarice Piton !” e la prese, prima che Severus potesse prenderla a sua volta. “Queste cose non mi piacciono ! Non mi piacciono per niente !” disse Severus ed incrociò le braccia. “Calmati, Severus: non faranno niente a tua figlia” disse Arthur. “Ci devono solo provare, che qua dentro faccio una catastrofe” disse Severus. Clarice venne letteralmente spinta accanto a Gilderoy Allock il quale, stringendola a se, disse: “ Sorridi, zuccherino: insieme siamo la prima pagina” e, guardando l’obiettivo, venne scattata un’altra foto. “Zuccherino ?! Questo è troppo, per i miei gusti ! Non solo le mette le sue sporche mani addosso, ma anche la chiama zuccherino: neanche io, mi sono mai permesso di chiamarla così” replicò Severus, ormai quasi privo di pazienza. “Rilassati, Severus: fra poco la lascerà andare, fidati” disse Arthur. “Oh, oh, fra poco il Professor Piton scoppierà” disse Fred. “Già, perché nessuno, a parte lui, può toccare la sua bambina” finì di dire George. “Ed io che speravo che, almeno quest’anno, fosse cambiato” disse Ron. “Signori e Signore, che momento straordinario è questo: quando la giovane Clarice è entrata al “Ghirigoro” stamattina, per acquistare la mia autobiografia “Magicamente Io”” spiegò Gilderoy Allock, ma si dovette fermare, quando tutte le streghe applaudirono, di nuovo, calorosamente. Ron guardò incredulo il Professor Piton, così come lui, lo guardò nello stesso modo; poi, entrambi rivoltarono lo sguardo verso il bancone dove Gilderoy Allock, appena fu terminato l’applauso, riprese col dire: “ Che, per inciso, attualmente festeggia la sua 27 esima settimana al primo posto dei Best Sellers della “Gazzetta del Profeta”, non aveva idea che sarebbe andata via con la raccolta delle mie opere…gratuitamente” e consegnò a Clarice, una pila di libri, tutti suoi e l’inviato della “Gazzetta del Profeta”, scattò un’altra foto.

Gilderoy Allock, spinse via Clarice, la quale ritornò da suo padre e dalla famiglia Weasley: “Papà, non è colpa mia, io…” iniziò a dire Clarice, ma Severus la fermò, dicendo: “Sshhhh, piccola mia, non è colpa tua, ma di quel pusillanime di Allock”. Artemisia, la quale si trovava ancora sulla spalla di Clarice, guardò la pila di libri che la sua padroncina teneva in mano; stava per andarci sopra, quando Severus disse: “Non pensarci neanche !” ed Artemisia abbassò le orecchie. “Allora…signore” disse Gilderoy Allock e si sedette, in attesa di autografare i libri. “Clarice, su, su, dammeli tutti: li faccio autografare. Aspettate tutti fuori” disse Molly e Clarice le consegnò la pila di libri che aveva. “Andiamo, Clarice” disse Severus e, dopo che ebbe fatto passare i ragazzi, li seguì con Arthur.

Clarice arrivò ad una scala, quando, davanti a se, apparve Draco Malfoy, il quale disse: “ Scommetto che ti è piaciuto, Piton ? La famosa Clarice Piton; anche se entri in una libreria, finisci in prima pagina”. “Lasciala in pace” disse Ron. “Guarda, Piton: Weasley è diventato il tuo ragazzo” disse Draco. Lucius comparve dietro di lui e, spostandolo da una parte, disse: “Via, via, Draco: più garbato”; poi, guardando Clarice, aggiunse dicendo: “ Signorina Piton, Lucius Malfoy. Finalmente ci conosciamo” e si strinsero la mano; poi, l’attirò a se e, con la punta del suo bastone, che era rappresentata da una bocca di serpente, le spostò la ciocca di capelli, rivelando la cicatrice a forma di saetta; quindi, disse: “ La tua cicatrice è leggenda, come d’altronde il mago che te l’ha procurata” e, con il bastone, lasciò andare la ciocca di capelli. “Voldemort ha ucciso mia madre e distrutto la vita di mio padre; non era altro che un assassino” disse Clarice. “Devi essere molto coraggiosa, se pronunci il suo nome, o molto sciocca” disse Lucius. “La paura di un nome, non fa che incrementare la paura della cosa stessa” spiegò Hermione. Lucius la guardò e disse: “ E tu devi essere la signorina Granger. Sì, Draco mi ha detto tutto riguardo a te ed ai tuoi genitori” e guardò i genitori di Hermione, i quali stavano parlando con Arthur e con Severus; poi, Lucius continuò dicendo: “Babbani, vero ?”; poi, voltò lo sguardo verso Ron e disse: “Vediamo: capelli rossi; espressione vuota; malandato libro di seconda mano…voi dovete essere i Weasley”. Arthur, insieme a Severus, li raggiunse; poi, Arthur disse: “ Ragazzi, qui è una bolgia: andiamo fuori”. “Bene, bene, bene: Weasley senior” disse Lucius guardandolo. “Lucius” disse semplicemente Arthur. “E c’è anche quel traditore di Piton” disse Lucius, guardando Severus, il quale disse: “Potrei dire la stessa cosa di te, Malfoy”. “Il mio papà non è un traditore !” replicò dicendo Clarice. Lucius la guardò e disse: “Allora, non saprai chi era veramente tuo padre in passato, giovane Piton”. “Certo che lo so e, per questo, non deve essere chiamato traditore” disse Clarice. “Clarice, adesso basta !” disse Severus. “Che cosa ti è successo, Severus: una volta non eri così dolce nei confronti di qualcun altro” disse Lucius.  “ Alcune persone, a differenza di te e molti altri, cambiano ed anche io sono cambiato” disse Severus. Lucius non ci rimase tanto bene, dopo questa frase; ma, riguardando Arthur, disse: “Super lavoro al Ministero, Arthur: tutte quelle ispezioni extra; mi auguro che le paghino gli straordinari, anche se giudicando dallo stato di questo libro, direi di no . A che le serve disonorare il nome stesso di mago, se poi non la pagano nemmeno bene ?”. “Abbiamo idee molto diverse riguardo a ciò che disonora il nome di mago, Malfoy” spiegò Arthur. “E’ chiaro. Frequentare babbani” disse disgustato Lucius; poi, avvicinandosi a Ginny, rimise dentro al suo pentolino, il libro che le aveva preso prima, più un altro. Clarice, ovviamente, se ne accorse, così come non sfuggì nemmeno a Severus; poi, Lucius disse, rivolto ad Arthur: “Credevo che la sua famiglia non potesse cadere più in basso. Ci vediamo al lavoro”; poi, guardò Severus ed aggiunse dicendo: “Spero che, a scuola, non farai dei favoritismi” e diede un’occhiataccia a Clarice. Lucius uscì dal negozio e Draco, andando davanti a Clarice e Ron, disse loro: “ Ci vediamo a scuola” e seguì suo padre, mentre Artemisia ringhiò loro dietro.

“Hai capito, Clarice, del perché non voglio che frequenti gente così” disse Severus. “Perché ti portano sulla cattiva strada, proprio come era successo a te, quando sei diventato un Mangiamorte” spiegò Clarice. “Favoritismi ?! Ma chi si crede di essere ?! Io non faccio favoritismi a nessuno, nemmeno a mia figlia” disse Severus. “Guarda, papà, che Lucius si riferiva proprio a me” disse Clarice. “Lo avevo capito. Su, coraggio, bambini: usciamo di qui” disse Severus. “Già, prima che Allock, vedendomi ancora qui, mi prenda al suo fianco, per scattare qualche altra foto o chiamarmi zuccherino. Che schifo: odio essere chiamata zuccherino” disse Clarice, mentre seguiva suo padre fuori dal “Ghirigoro”. “Ehi, zuccherino, adesso che cosa facciamo ?” chiese Ron. “Molto spiritoso, Ron. Comunque, non so che fare” rispose Clarice. “Ragazzi, perché non andiamo tutti insieme a pranzare al “Paiolo Magico” ?” propose Arthur ed i bambini dissero tutti “Sì”. “Però, dobbiamo ancora aspettare la mamma” iniziò a dire Fred. “Già, che conoscendola sarà ancora dentro a farsi autografare tutti i libri che le ha dato Clarice” finì di dire George. “Ormai, lo sappiamo tutti che mamma ha una cotta per Allock” disse Ron. “Ron, lo sai che non è vero” disse Ginny. “Bé, se per questo, anche tu hai una cotta per lui” disse Ron. “E per quanto riguarda Malfoy, tu saresti il ragazzo di Clarice” replicò dicendo Ginny. Clarice e Ron si guardarono ed arrossirono. “Severus, perché, intanto, non porti i bambini con te al “Paiolo Magico “? Io, intanto, aspetto Molly” propose Arthur. “Mi sembra un’ottima idea. Su, bambini: venite con me” disse Severus e, dopo che ebbero salutato Arthur, si diressero verso il “Paiolo Magico”. “Zuccherino, eh ?” disse Clarice, mentre camminava accanto a Ron, il quale disse: “Eddai, lo sai che stavo scherzando” e Clarice lo guardò, poi rise, così come Ron.

Poco dopo, Severus, i bambini ed Artemisia, la quale si trovava ai piedi di Clarice e Severus, erano già seduti ad un tavolo al “Paiolo Magico” ed avevano già ordinato le loro pietanze: “Uffa ! Ma quando è che mamma e papà arriveranno: ho fame” disse Ron. “Tu, Ron, hai sempre fame, il che è diverso” disse Clarice, mentre era seduta tra Ron e Severus. “Piantala, Clarice” replicò dicendo Ron. “Che ne dite se, mentre aspettiamo, facciamo un bel gioco” propose Fred. “Che tipo di gioco ?” domandò Ginny. “Noi pensiamo a qualcosa e, voi, dovete farci delle domande, per capire di che cosa si tratta” rispose Fred. “Sì” dissero entusiasti i bambini, tranne Severus che non disse nulla. “Mi raccomando: solo chi indovina, vince un premio” iniziò a dire Fred. “E potete essere anche aiutati da chi volete voi” finì di dire George. “Allora, perché non partecipiamo in squadre ? Io, prendo Clarice” disse Ron. “Non se ne parla, signor Weasley: con Clarice, ci starò io” disse Severus. “Partecipi anche tu ?!” disse stupita Clarice, guardandolo. “Sì, ma solo perché non voglio che stai con il signor Weasley” spiegò Severus. “Allora, saremo la squadra Piton contro la squadra Weasley” disse Clarice. “Che meraviglia: a me tocca Ginny” disse con tono sarcastico Ron. “Che c’è, Ron: non ti vado bene ?!” chiese Ginny. “Certo che mi vai bene: è solo che mi sarebbe piaciuto molto stare in squadra con Clarice” rispose Ron. “Allora, possiamo incominciare…fatto” disse Fred. “E’ un animale ?” domandò Clarice. “No” rispose Fred. “Allora, si tratta di una persona, vero ?” chiese Ron. “Neanche quella” rispose Fred. “Una pianta; no, per la precisione, è un ingrediente” domandò Severus. “E’ quello, Professor Piton. Avete vinto la prima gara” rispose Fred. “Sei grande, papà” disse entusiasta Clarice e lo abbracciò. “Ehi, non è giusto: avevi detto che dovevamo farti delle domande, per indovinare quello che avevi pensato” disse Ron. “E’ vero: di fatti, il Professor Piton ha indovinato a ciò che avevo pensato, ovvero ad un ingrediente; quindi, secondo le regole, la squadra Piton si aggiudica il primo punto” spiegò Fred. “Non ti preoccupare, Ron: intanto, ci sono altre prove e, chi lo sa, magari può anche vincere la tua squadra” disse Clarice, cercando di consolarlo. “La vedo molto dura” disse Ron. “Ha ragione il signor Weasley: sarà molto dura vincere contro noi due” disse Severus. “Già, perché nessuno riesce a battere la squadra Piton” aggiunse dicendo Clarice ed anche Artemisia emise dei versetti. Ron guardò sotto al tavolo e, rivolto ad Artemisia, disse: “I furetti non possono partecipare” ed Artemisia gli ringhiò contro. “Non è vero: se un animale domestico fa parte della famiglia che sta giocando, allora, può partecipare anche lui” spiegò Fred. “Non è giusto: così siamo tre contro due” replicò dicendo Ron, mentre Clarice prendeva Artemisia e la metteva sulla tavola, davanti a lei ed a Severus; quest’ultimo disse: “Signor Weasley, non avrà mica paura di un innocente furetto, oh sì ?”. “Innocente non direi proprio, visto quello che ha fatto allo zio di Clarice” disse Ron. Severus, allora, guardò Clarice e le disse: “Ti avevo detto di non farla uscire dalla sua gabbia e, che se sarebbe successo io…”, ma Clarice lo fermò, dicendo: “…tu l’avresti usata come ingrediente nelle tue pozioni; sì, lo so; ma credimi, papà, se Artemisia non mi avesse aiutata, a quest’ora sarei ancora imprigionata da i Dursley”. “E’ vero: le avevano messo le sbarre alla finestra” disse Ron. “Oh, piccolina: ma perché non mi hai scritto ? Ti sarei venuta a prendere immediatamente” disse Severus. “Volevo scriverti, ma zio Vernon non mi aveva permesso di far uscire Hedwige” disse Clarice. Severus, allora, la stinse forte a se e disse: “Bé, a me risulta, invece, che Hedwige sia uscita, visto che è riuscita a trovare casa mia”. “Perché la facevo uscire, quando i Dursley non c’erano e, comunque, se non ti ho risposto e non ho risposto nemmeno a Ron ed Hermione, è perché le lettere le aveva intercettate un elfo domestico di nome Dobby” spiegò Clarice. “Dobby…Dobby…lo sai che questo nome mi è familiare, però, non saprei come associarlo” disse Severus. “Allora, ecco perché non mi arrivava neanche una risposta: pensavo che non volessi essere più mia amica” disse Ron. “Avrà pensato la stessa cosa anche Hermione” disse Clarice. “Ehi, piccola, non mi hai ancora detto che cosa fatto Artemisia a tuo zio Vernon” disse Severus. “Oh, bé, Ron, Fred e George erano riusciti a liberarmi, agganciando un gancio alla loro macchina volante: ero riuscita a saltare in macchina, quando lo zio Vernon mi ha preso la gamba; allora Artemisia, che era sulla mia spalla, è scesa fino sulla gamba ed ha morsicato la mano di zio Vernon, il quale ha gridato per il forte dolore e, poi, sono andata alla Tana insieme a Ron ed ai suoi fratelli” spiegò Clarice. Severus, allora, guardò Artemisia, la quale aveva già le orecchie abbassate, perché aveva paura che il suo padrone la sgridasse; invece, Severus la prese in braccio e, mentre l’accarezzava, le disse: “Sono molto orgoglioso di te, Artemisia: hai dimostrato di saper proteggere la mia piccola Clarice e, per questo motivo, quando ritorneremo ad Hogwarts, avrai un trattamento molto speciale”. “Quindi, non la userai come ingrediente in una delle tue pozioni ?” chiese Clarice. “No, anche se non dovevi farla uscire dalla sua gabbia; però, ha dimostrato grande coraggio e, per questo, quando saremo ad Hogwarts, rimarrà con me” rispose Severus ed Artemisia gli leccò una mano. “Starà con te ?! Ma…ma credevo che stesse con me, nel dormitorio” disse stupita Clarice. “Nel tuo dormitorio hai già Hedwige e, quindi, non puoi tenere due animali” spiegò Severus. “Ah, già, mi ero dimenticata di Hedwige; sai, è talmente silenziosa che, a volte, mi dimentico di lei” disse ridendo Clarice.

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Capitolo 5
*** Di nuovo insieme Parte III ***


Poco dopo, i Weasley lasciarono da soli Severus, Clarice ed Artemisia, così che potessero passare un po’ di tempo come padre e figlia, prima che ricominciasse la scuola: “ Sai, piccola, ancora non ci credo che frequenterai già il tuo secondo anno ad Hogwarts” disse Severus, mentre beveva della Burrobirra. “Papà, dirai questa frase tutti gli anni” disse Clarice mentre, invece, mangiava un gelato; i due, infatti, si trovavano alla “Gelateria Fortebraccio”, l’unica gelateria presente nel mondo dei maghi. “La dico, perché ogni anno, tu cresci ed io, di conseguenza, divento vecchio” disse Severus. “Ma tu non sei vecchio; anzi, se ti tagliassi un po’ i capelli, sembreresti ancor più giovane” disse Clarice. “Me lo hai già detto l’anno scorso, ma, se non ricordo male, anche io ti avevo detto di tagliarteli: mi sa che siano diventati un po’ lunghi, non credi ?” disse Severus. “Piuttosto che farmeli tagliare da zia Petunia, preferisco diventare amica con Draco Malfoy” disse Clarice e, diede un po’ del suo gelato ad Artemisia, la quale glielo leccò. “Clarice ! Niente gelato ad Artemisia ! Potrebbe stare male” replicò dicendo Severus e Clarice smise immediatamente di dare il gelato ad Artemisia, la quale si voltò verso Severus e gli ringhiò contro. Severus, quindi, abbassò lo sguardo e, guardando il furetto, gli disse: “Non è colpa mia se i furetti non possono mangiare la maggior parte degli alimenti che mangiamo noi quindi, non te la prendere con me” ed Artemisia smise di ringhiare. Ci fu un po’ di silenzio; poi, Clarice domandò: “Papà, credi che, anche quest’anno, ci sia qualcuno che voglia uccidermi ? Sì, insomma, l’anno scorso c’era Raptor, ma quest’anno…”. “Spero solo che tuo nonno, questa volta, abbia avuto cognizione nel scegliere il nuovo Professore di Difesa Contro le Arti Oscure, se no, ti tolgo immediatamente da questa materia e te la insegno io” rispose Severus. “Quindi, neanche quest’anno, sei riuscito ad ottenere la cattedra di Difesa Contro le Arti Oscure ?” chiese Clarice. “No, purtroppo no: tuo nonno non vuole darmela; secondo lui, sono più bravo ad insegnare Pozioni” rispose Severus. “Mi dispiace tanto, papà, ma, se continuerai a crederci vedrai che, prima o poi, il nonno cambierà idea e, allora, ti darà l’ambita cattedra” disse Clarice. Severus sorrise, così come Clarice; poi, accarezzandole le mani, disse: “Grazie, piccola mia: tu sai sempre come tirarmi su di morale”. “E grazie anche a te, che mi fai sempre una bella compagnia: con te, sto bene” disse Clarice ed Artemisia, guardandoli, scodinzolò allegramente.

La giornata trascorse perfettamente e Clarice non si era mai sentita così felice: aveva rincontrato il suo adorato papà ed ora, poteva finalmente trascorrere un po’ di tempo con lui. Ma si sa, le cose belle, prima o poi, devono finire ed ora, era arrivata la sera e tutti, Severus compreso, erano a cenare alla Tana: “Molly, ti devo fare i miei complimenti: sei un’eccellente cuoca” disse Severus. “Grazie, Severus: da te i complimenti sono sempre ben accettati; magari, anche i miei figli me li facessero” disse Molly e diede un’occhiataccia ai figli, i quali cercarono di non incrociare il suo sguardo. Ron si stava praticamente ingozzando; quindi Clarice, la quale era seduta accanto a lui, gli disse: “ Spero che non farai così quando saremo ad Hogwarts, insieme a tutti gli altri”. Ron la guardò e, con la bocca, domandò: “Fare cosa ?”. “Vedere l’interno della tua bocca mentre mangi” rispose disgustata Clarice. “Ehi, Ron, potresti far compagnia agli animali che abbiamo fuori” disse Fred. “Infatti, ho sentito dire da loro, che gli manca un compagno” aggiunse George. “E chi sarebbero ?” chiese Ron guardandoli. “I maiali” risposero insieme Fred e George e risero. Ron lanciò loro addosso del pane, mentre Clarice e Ginny risero sotto i baffi. “Ron, adesso basta: lo sai che non si gioca con il cibo” disse Molly. “Ma mamma, hanno incominciato loro” replicò dicendo Ron, indicando Fred e George. “Lo so benissimo chi ha incominciato, ma tutti dovete capire come ci si comporta a tavola, soprattutto stasera che abbiamo ospiti” disse Molly. “Tesoro, non hanno fatto niente di male e, poi, sono convinto che anche Severus comprenda la situazione” disse Arthur. “Ti comprendo in pieno, Arthur: d’altronde, non deve essere difficile vivere con sette figli” disse Severus e bevve un sorso di vino. “Cinque, per la precisione, visto che Bill e Charlie sono già fuori di casa. Comunque, i ragazzi sono ragazzi e devono divertirsi, finché possono” disse Arthur, ma dopo che ebbe ricevuto un’occhiataccia da parte di Molly, disse: “Ron; Fred; George: visto che non avete fatto i bravi, andrete fuori e ripulirete il giardino dagli gnomi”. “No; ma proprio adesso ?! Ma papà” dissero insieme Fred e George. “Già, perché proprio adesso: possiamo sempre ripulirlo domani mattina” disse Ron. “Domani mattina, dobbiamo andare in stazione, dove prenderete il treno per Hogwarts” spiegò Arthur. “Bé, allora, vorrà dire che mi alzerò presto, così ho anche il tempo per ripulire il giardino dagli gnomi” disse Ron. “Visto che si tratta di te, non credo che tu sia un tipo mattiniero” disse Arthur e Ron non disse più niente. “Non ti abbattere, Ron: vi darò io una mano” disse Clarice; poi, guardando Arthur aggiunse domandando: “Perché posso, vero signor Weasley ?”. “Ma certo, piccola; però, devi chiedere il permesso anche a tuo padre” rispose Arthur. Clarice, allora, spostò lo sguardo su Severus, il quale disse: “Se mi prometti di rientrare, non appena avete finito, allora sì, hai il mio permesso di poter uscire”. “Grazie, grazie, papà” disse entusiasta Clarice e, dopo avergli dato un bacio veloce sulla guancia, uscì insieme a Ron, Fred e George. “I bambini, cosa non fanno per mettersi nei guai” disse Arthur. “Ma anche per guadagnarsi qualcosa” disse Severus e bevve un altro po’ di vino. Artemisia, la quale era rimasta sotto al tavolo ed accanto a Severus, non vedendo più la sua padroncina, la seguì fuori dalla casa, prima che Severus potesse fermarla: “Artemisia ! Torna subito qua !” disse Severus. “Lasciala andare e, poi, ho sentito dire in giro che i furetti sono i peggior nemici degli gnomi” disse Arthur. “I Jarvey sono i peggior nemici degli gnomi e non i furetti” lo corresse Severus. “Sì, ma i Jarvey sono simili ai furetti e, non penso che gli gnomi, noteranno la differenza” spiegò Arthur. “Ti sei dimenticato che i Jarvey, a differenza dei normali furetti, sanno parlare e, se gli gnomi si accorgono della differenza, è meglio per Artemisia iniziare a dire qualche frase” disse Severus.

“Che cosa sono esattamente gli gnomi ?” chiese Clarice, mentre camminava insieme a Ron, Fred e George, nel giardino della Tana. “Oh, sono delle creature molto brutte e che creano molti danni” rispose Ron. “Molti di loro sanno parlare” iniziò a dire Fred. “Ma, il più delle volte, non si capisce quello che dicono” finì di dire George. Camminarono ancora un po’, finché Fred e George non si fermarono, così come Clarice e Ron; poi, mettendosi un dito sulla bocca, Fred disse: “Ssshhh, guardate un po’ là chi c’è” ed indicò qualcosa che c’era accanto ad un cespuglio. Gli altri, allora, guardarono nella direzione che stava indicando Fred, e videro uno gnomo: “Ecco, Clarice: quello è uno gnomo” disse Ron. “Fa proprio schifo” disse Clarice. “Ok, questo è il piano: io e Fred andiamo da una parte; mentre tu e Ron andate da un’altra, intesi ?” disse George. “E dove è che dovremmo andare io e Clarice ?” domandò Ron. “Verso il fienile; mentre io e Fred andremo verso lo stagno” rispose George. “Allora, diamo la caccia a quegli gnomi” disse Clarice e, come aveva detto George, si divisero, andando due da una parte; mentre due dall’altra; ma gli gnomi, oltre ad essere molto dispettosi, erano anche molto veloci e, difficilmente si facevano prendere: “Vieni qua ! Vieni subito qua !” disse Clarice, mentre rincorreva uno gnomo e, stava per prenderlo, quando lo gnomo passò sotto ad un tronco. Clarice si fermò e, guardando dentro al tronco, vide lo gnomo; quindi disse: “Sei in trappola: ora ti prendo e ti butto fuori dal giardino” e si allungò per prenderlo, ma non ci arrivava, perché lo gnomo si era messo proprio al centro. “Cavoli: non ci arrivo. Eppure ci deve essere qualche modo per prenderlo” disse Clarice e lo gnomo le fece la linguaccia. “Ah, sì, la metti in questa maniera ?! Se è la guerra che vuoi, allora, guerra sarà, perché tu non sai che ti sei andato a mettere contro alla famosa Clarice Piton” replicò dicendo Clarice ed entrò dentro al tronco; ma successe qualcosa: “Ehi, ma che cav…” disse Clarice; poi, accorgendosi di quello che era successo, disse: “Oh, no: sono rimasta incastrata”. Lo gnomo, vedendo che, ormai non c’era più pericolo, si avvicinò a lei e disse: “Non mi prendi ! Non mi prendi !” e le fece, ancora, la linguaccia, per poi scappare fuori dall’altra parte. “Se ti acchiappo…Ron ! Fred ! George ! Aiuto: sono incastrata !” gridò Clarice. Ron, che aveva sentito la sua amica gridare aiuto, si precipitò in suo soccorso e, quando fu dietro di lei, disse: “Clarice, tutto bene ?”. “Ti sembra che stia bene ?! Tirami fuori da qui !” replicò dicendo Clarice. Ron, allora, si abbassò e, dopo aver preso le gambe di Clarice, tirò e, con un grande sforzo, ci riuscì e, i due, caddero all’indietro, uno accanto all’altra: “Ma che cosa ti è saltato in mente di andarti ad infilare dentro ad un tronco ?! Pensa se non ci fosse stato a nessuno nel sentirti” disse Ron, mentre si rialzava in piedi.  “Non sono così stupida da andare dentro ad un tronco per niente” disse Clarice mentre, anche lei, si rialzava in piedi. “Allora, perché ci sei andata ?” chiese Ron. Clarice stava per rispondere quando davanti a loro, ricomparve lo stesso gnomo che era andato dentro al tronco; quindi, Clarice rispose indicandolo: “Per quello” ed entrambi guardarono lo gnomo, il quale guardandoli a sua volta, fece loro la linguaccia e scappò nuovamente. “Prima non sapeva che cosa era uno gnomo ma, ora so che cosa è e, soprattutto, come si comporta, ho una gran voglia di abbrustolirlo e, credimi Ron: se potessimo usare la magia, lo avrei già fatto” disse Clarice. “Sai, Clarice, quando parli così sembri proprio uguale a tuo padre: entrambi, incutete timore” disse Ron. All’improvviso, davanti a loro, caddero Fred e George; poi, quando i due si ripresero, Fred iniziò a dire: “Papà vuole che eliminiamo gli gnomi dal giardino”. “Ma come facciamo, se questi gnomi sono più veloci di noi ?” finì di dire George e si rialzarono in piedi. “Dobbiamo far vedere che siamo più furbi di loro” disse Clarice. “Ma come faremo senza magia ? E’ impossibile” disse Ron. “Sono vissuta per 11 anni, senza sapere della magia, quindi, possiamo riuscirci anche solo con le nostre mani…come farebbe un normale babbano” spiegò Clarice. “Sì, ma i babbani non hanno degli gnomi nel loro giardino” disse Ron. “E’ vero: nel giardino dei Dursley, gli gnomi non ci sono mai stati” disse Clarice. Quattro gnomi spuntarono dietro di loro; quindi, Clarice; Ron; Fred e George si voltarono, per vedere questi gnomi che ridevano: “Ma guardate: ci stanno prendendo in giro” disse Ron. “Ride bene chi ride ultimo, dice un detto babbano: vedrete che, prima o poi, se ne pentiranno di prenderci in giro” disse Clarice. Infatti, dietro agli gnomi, comparve Artemisia, la quale ringhiò: gli gnomi si voltarono e rimasero come pietrificati nel vedere il furetto. “Sembra proprio che i nostri cari gnomi, abbiamo trovato pane per i loro denti” disse Clarice. Artemisia stava a guardare gli gnomi, come quest’ultimi guardavano l’animale; poi, come un colpo d’occhio, gli gnomi scapparono ed Artemisia li inseguì: “Coraggio, Artemisia: dagli una bella lezione !” la incitò Ron mentre la seguiva con lo sguardo, come fecero Fred, George e Clarice; quest’ultima, disse: “Non avrei mai creduto che Artemisia fosse così veloce”.

Artemisia continuava a correre dietro agli gnomi i quali, gridavano per la paura; sentendo questo baccano, chi era all’interno della Tana, uscì e, stando sul ciglio della porta, osservavano la scena: “E meno male che avevi affidato l’incarico ai ragazzi” disse Molly, rivolta ad Arthur, il quale disse: “ Non pensavo che, cacciare degli gnomi dal giardino, fosse così complicato”. “Non dare mai niente per scontato” disse Severus ed incrociò le braccia. “Avete visto che cosa sta facendo Artemisia ?” disse Ginny, mentre indicava il furetto che correva dietro agli gnomi. “Ha letteralmente spaventato quegli gnomi e, sembra anche, che li stia cacciando dal giardino” disse Percy. “Ci sarà una bella sorpresa per lei, quando avrà finito” disse Molly. “Per favore, niente schifezze: non vorrei che, poi, stesse male per tutta la notte” disse Severus. “Oh, tranquillo Severus: le darò solo roba genuina” disse Molly.

Artemisia continuava a correre dietro agli gnomi quando, uno dopo l’altro, gli gnomi, per la grande paura che avevano accumulato, passarono attraverso la siepe ed uscirono dal giardino. “Ehi, Artemisia ci è riuscita !” disse entusiasta Ron. “Sapevo che era in gamba…anzi, in zampa” disse ridendo Clarice. Nel giardino vi era rimasto un solo gnomo ed, ora, Artemisia lo aveva messo in trappola: “Ti prego, non uccidermi: farò tutto quello che vuoi” disse lo gnomo, supplicando Artemisia, la quale lo guardò stranamente. “E’ la prima volta che vedo uno gnomo supplicare qualcuno: deve avere molta paura” disse Arthur. “Ti scongiuro: non farmi del male ! Farò tutto quello che vuoi, ma lasciami vivere…ho famiglia” disse lo gnomo. Senza farsi vedere, Severus prese fuori la sua bacchetta magica e la puntò contro Artemisia; poi, a bassa voce, disse: “ Parula” ed un fascio luminoso uscì dalla bacchetta, colpendo Artemisia la quale disse: “Non farmi ridere: tu non hai famiglia, brutto coso che non sei altro !”.

Tutti rimasero a bocca aperta: “Sbaglio, o mi è parso di sentire Artemisia parlare ?!” disse stupito Ron. “No, no : non sbagli affatto !” dissero stupiti insieme Fred e George. Clarice, allora, guardò Severus il quale, guardandola a sua volta, si mise un dito sulla bocca, facendole cenno di stare zitta: Clarice, comunque, aveva già capito che, se Artemisia parlava, è perché centrava suo padre; quindi, rivoltò lo sguardo in avanti. “Ma…ma…ma come è possibile una cosa del genere ?! Sì, insomma, Artemisia è un comunissimo furetto e non un Jarvey” disse stupita Molly. “Io non prendo gli animali a caso: essi, sono tutti speciali” disse Severus. “Non ho bisogno della tua pietà: è meglio se te ne vai, se non vuoi finire nella mia pancia” replicò dicendo Artemisia e ringhiò. “Grazie, sei molto gentile” disse lo gnomo e, passando attraverso la siepe, se ne andò. “Nessuno deve mettersi contro di me, perché sono la migliore” disse Artemisia e, voltandosi, camminò verso i ragazzi i quali, si erano avvicinati a chi era sul ciglio della porta; poi, quando vi arrivò, disse: “Ehi, ciao: scommetto che avete assistito a tutto, vero ? Naturalmente, avrete già capito di quanto io sia la migliore”. “Smettila di darti tutte queste arie: erano solo gnomi” disse Severus. “Solo gnomi ?! Ehi, padroncino adorato, guarda che gli gnomi sono i peggior nemici di noi Jarvey” disse Artemisia. “Ma, Artemisia, tu non sei un Jarvey, ma un furetto” disse Ginny. “Tu chi sei per dirmi queste cose ?! Noi Jarvey non dobbiamo mai essere confusi per quegli stupiti furetti, perché noi siamo perfetti” replicò dicendo Artemisia. “Adesso, basta: hai oltrepassato te stessa ! Pensavo di farti un favore, facendoti parlare ma, a quanto pare, questo incantesimo è andato avanti per troppo tempo” disse Severus e, puntandole la bacchetta magica, disse: “ Silenzio” ed Artemisia ritornò a fare i suoi versetti. Mentre rimetteva via la bacchetta magica, Arthur disse: “Allora, ecco perché Artemisia parlava: eri stato tu”. “Sì, volevo far credere a quello gnomo che, davanti a se, c’era un vero Jarvey ma, non avrei mai immaginato che Artemisia si fosse trasformata letteralmente in uno di questi” spiegò Severus. “Io, però, non ho ancora capito che cosa è un Jarvey” disse Clarice. “Un Jarvey è simile al furetto solo che, a differenza di esso, un Jarvey è in grado di parlare ma, tutte le cose che dice, sono offensive” spiegò Severus. Artemisia si avvicinò a Clarice e, mentre quest’ultima l’accarezzava, disse: “Ora ho capito del perché Artemisia è stata così scontrosa con te e Ginny: era proprio convinta di essere un Jarvey”. “A volte tendo a dimenticare che la mia magia è molto potente” disse Severus. Clarice prese in braccio Artemisia, la quale le leccò la faccia; poi, Arthur disse: “Coraggio, ragazzi, rientriamo in casa: qua fuori sta diventando freschino” e tutti rientrarono nella Tana.

Dopo di un po’, tutti erano andati a letto ma, per precauzione, Severus aveva messo Clarice nella stessa stanza con Ginny, mentre i maschi erano per loro conto: di fatti, sia Severus, sia Clarice, erano rimasti a dormire da i Weasley: “Stasera mi sono divertita molto e, poi, quando Artemisia ha incominciato a parlare…” disse Ginny, mentre era seduta sul suo letto. “Già, oggi è stata una giornata molto speciale, soprattutto perché dopo, quando inizierà la scuola, mio padre lo vedrò sempre meno” disse Clarice, che era seduta sul suo di letto. “Senti, Clarice, mi sai dire come è tuo padre ad Hogwarts ? Fred, George e Ron mi hanno detto che è molto severo però, stasera, mi è sembrato tutto il contrario” disse Ginny. “Bé, secondo me, papà non è poi così severo: non so se Ron te lo abbia detto, ma durante l’esame, aveva fatto un orribile compito di Pozioni ma papà, glielo ha cambiato, mettendogli la sufficienza” spiegò Clarice. “Non è male, allora” disse Ginny. “Secondo Ron, è grazie a me, se il mio papà gli ha cambiato il voto, ma io gli ho detto che ha fatto tutto da solo” disse Clarice. Ad un certo punto, si sentì bussare alla porta; quindi, Clarice e Ginny insieme dissero: “Avanti” e la porta si aprì, rivelando Severus, che dopo essere entrato ed aver chiuso la porta dietro di se, disse: “Ragazze, vi credevo già a dormire: lo sapete che domani mattina vi dovete svegliare presto”. “Lo sappiamo, papà: è solo che stavamo parlando di quello che è successo stasera” disse Clarice, mentre andava sotto le coperte e, la stessa cosa, la fece anche Ginny. Severus si avvicinò al letto di Clarice, la quale si era tolta gli occhiali e li aveva messi sul comodino accanto: “Avete bisogno di tanto riposo: da domani si ricomincia” disse Severus, mentre aggiustava meglio le coperte di Clarice, la quale disse: “Non vedo l’ora di poter rivedere i nonni: pensi che se la saranno presa, perché non gli ho scritto ?”. “No, penso proprio di no; sai come è fatto tuo nonno: a lui piace molto scherzare, quindi, non se la sarà presa, fidati” disse Severus sorridendo. “Sai dove è Artemisia ?” domandò Clarice. “E’ nella sua gabbia, accanto a quella di Crosta” rispose Severus. “Già nella sua gabbia ?! Ma non potevi lasciarla libera ancora un po’ ?” disse stupita Clarice. “Con quello che è successo stasera, quel furetto aveva bisogno di riposare, ed anche voi due” spiegò Severus. “Sì, signore” dissero insieme Clarice e Ginny e risero sotto i baffi. “Smettetela tutte e due: non costringetemi a mettere un incantesimo sulle vostre coperte, per farvi rimanere a letto in eterno” disse Severus. “So che ne saresti capace, ma non lo faresti mai sulla tua dolce e cara figlia” disse Clarice. Severus avvicinò la testa alla sua, dicendole: “Potrei fare sempre un’eccezione”. “Allora, per te, dormirò…Buona notte, papà” disse Clarice. “Buona notte, piccola mia e buona notte anche a lei, signorina Weasley” disse Severus. “Buona notte, Professor Piton” disse Ginny e chiuse gli occhi. “Ti voglio bene, papà” disse Clarice. “Anche io ti voglio bene, bambina mia” disse Severus e le diede un dolce bacio sulla fronte; poi, dopo aver spento la luce, uscì dalla camera da letto, lasciando socchiusa la porta. Clarice ha finalmente rincontrato il suo adorato papà ed i suoi migliori amici; ma, ora, è venuto tempo di ritornare a scuola e ricominciare un nuovo anno, ma, l’inizio per Clarice, non sarà dei più belli.

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Capitolo 6
*** Si ritorna ad Hogwarts Parte I ***


Venne il giorno di andare a prendere l’espresso per Hogwarts al Binario 9 e ¾ : “Clarice ! Clarice, svegliati o faremo tardi ! Su, Clarice” disse Ginny, mentre scuoteva Clarice, la quale, con gli occhi chiusi, disse: “Altri cinque minuti, ti prego”. “Non ce li abbiamo cinque minuti: dobbiamo fare colazione e, poi, andare alla stazione di King’s Cross” spiegò Ginny; ma, poi, vedendo che Clarice non la stette ad ascoltare, aggiunse dicendo: “Ti vuoi alzare, oppure, mi costringi ad andare a chiamare tuo padre ?”. Sentendo la parola “padre”, Clarice aprì subito gli occhi e, sedendosi, disse: “ Oh, no, no, no, no: tu non andrai a chiamarlo”. “Oh sì che lo farò, ma solo se non scendi subito da letto e…finisci di fare il tuo baule” disse Ginny e, dopo aver aperto la porta, uscì dalla camera. Clarice, allora, guardò il suo baule e, solo ora, notò che era fatto solo per metà; quindi disse, scendendo da letto: “ Se papà dovesse venire qua e mi vede ancora in pigiama ma, soprattutto, con il baule ancora da finire, mi ucciderà…no, non mi può uccidere, perché sono la sua unica figlia; però è sicuro che, quando sarò ad Hogwarts, mi prenderà di mira durante Pozioni. Coraggio, Clarice: puoi farcela” e, tutta la roba che trovava, la buttava, a casaccio, all’interno del baule.

Ginny aveva appena sceso le scale, quando incontrò Severus, il quale le disse: “Buon giorno, signorina Weasley: è pronta per il suo primo giorno di scuola ?”. “Buon giorno anche a lei, Professor Piton: sì, sono prontissima e non vedo l’ora di incominciare” disse Ginny. “Solo perché ieri mi ha visto così simpatico nei suoi confronti, non è detto che lo sia anche a scuola; ha capito ?” disse Severus. “Ho perfettamente capito: in famiglia si comporta in un modo; mentre, quando fa il professore, si comporta in un altro” disse Ginny e, stava per andare in cucina, quando Severus la fermò, domandandole: “Un’altra cosa, signorina Weasley: mia figlia si è già svegliata ? Perché è sveglia, vero ?”. “Certo, è già sveglia; però, le do un consiglio: quando entri in camera, non si arrabbi, perché Clarice non ha ancora finito di fare il suo baule” rispose Ginny e se ne andò in cucina. “Ah e così Clarice non ha ancora finito di fare il suo baule…adesso glielo do io a non farlo” disse Severus e salì su per le scale e, quando arrivò davanti alla camera da letto di Clarice e Ginny, bussò, per poi dire: “Clarice, spero per te, di non trovarti ancora in pigiama e, soprattutto, con tutto pronto”. “Sì, sì, vieni pure dentro, papà” sentì dire Clarice, dall’interno. Severus, quindi, aprì la porta, per trovarsi Clarice in piedi; già vestita e di fianco al suo baule, chiuso: “Bene, molto bene, direi” disse Severus. “Perché, ti aspettavi, forse, il contrario ?” chiese Clarice. “No, mi aspettavo il tuo baule ancora da finire” rispose Severus e, appena ebbe finito la frase, il baule si aprì, sparpagliando tutta la roba che c’era dentro, sul pavimento. “Lo sapevo che non lo dovevo riempire così tanto” disse Clarice. “Vedi come va a finire, quando si fanno le cose all’ultimo minuto” disse sospirando Severus, mentre prendeva fuori la sua bacchetta magica. “E’ che ieri sera ero talmente stanca, che non sono riuscita a finire di prepararlo” spiegò Clarice. “La prossima volta, vedi di programmarti la giornata prima” disse Severus e, con un colpo di bacchetta, tutti gli indumenti rientrarono nel baule e, questi, si chiuse. “Grazie, papà” disse Clarice. “Che questa sia l’ultima volta che ti aiuto con i tuoi bagagli; ed, ora, fila di sotto a fare colazione, che sei già in ritardo” disse Severus, mentre metteva via la bacchetta. “Non sono l’ultima, vero ?” domandò Clarice. “Sì, lo sei; ma, visto che io sono con te, siamo entrambi ultimi” rispose Severus e, insieme alla figlia, uscì dalla camera, per poi raggiungere la famiglia Weasley a colazione.

Poco dopo, Arthur stava mettendo i bagagli dei figli, nella Ford Anglia Volante: “Arthur, sei proprio sicuro che i nostri ragazzi e Clarice, abbiano preso tutto ? Con tutta questa roba” disse Molly. “Cara, tranquilla: i ragazzi hanno tutto e, per quanto riguarda Clarice, ci pensa Severus a lei” spiegò Arthur, osservando Severus che usciva, con Clarice, dalla Tana, per poi fermarsi dietro alla macchina: “Allora, vediamo se c’è tutto: baule; gabbia di Hedwige, con Hedwige naturalmente e gabbia di Artemisia, con Artemisia…sì, c’è tutto” disse Severus, mentre controllava i bagagli della figlia. “Ancora non mi sembra vero che si ritorna a scuola: era molto meglio rimanere a casa” disse Ron, andando accanto a Clarice, anche lui con il baule e la gabbia con dentro Crosta il topo. “Che ci vuoi fare, Ron: tutti gli anni saranno così” disse Clarice, mentre Severus metteva il baule di Clarice, dentro al baule della macchina. “C’è solo una cosa che non ho ancora capito: come faremo a starci tutti in questa macchina ?” disse Clarice. “Oh, non ti preoccupare: c’è un incantesimo che fa allargare le cose all’interno” spiegò Ron. “Ecco fatto: è tutto a posto ?” disse Arthur richiudendo il baule; poi, prendendo fuori la bacchetta magica, la puntò contro la Ford Anglia e disse: “ Engorgio” e un fascio di luce uscì dalla bacchetta che, poi, rimise via. “Ma…non è successo niente !” disse stupita Clarice. “Ne sei sicura ?! Tieni, prendi la gabbia di Hedwige che, a quella di Artemisia, ci penso io” disse Severus e le consegnò la gabbia con dentro la civetta bianca. “Coraggio, tutti dentro o se no, rischiamo di arrivare in ritardo” disse Arthur ed aprì la sportella davanti, prendendo posto alla guida. Percy aprì quella dietro e vi entrò; poi, fu seguito da Fred, George e Ginny; quando toccò a Clarice, quest’ultima, guardò la testa e, con sua meraviglia, vide che l’interno della macchina era enorme, grande quanto l’interno di una Limousine: “Te lo avevo detto che quell’incantesimo serviva per allargare le cose all’interno: l’esterno rimane sempre lo stesso” disse Ron. “E’ meraviglioso” disse Clarice ed entrò in macchina, seguita da Ron e, per ultimo, Severus il quale, dopo essersi seduto, chiuse la sportella. “Ok, ora possiamo partire” disse Arthur e, dopo aver ingranato la marcia, partì.

Poco dopo e, dopo anche aver parcheggiato la Ford Anglia fuori dalla stazione, i Weasley, più Severus e Clarice, stavano camminando molto veloci, in direzione del Binario 9 e ¾: “Lo sapevo che dovevamo partire prima: non mi piace mai fare le cose di corsa” disse Severus, mentre camminava a passo piuttosto veloce, accanto a Clarice, la quale stava spingendo il suo carrello, con sopra il baule; la gabbia con dentro Hedwige e la gabbia con dentro Artemisia. “Siamo ancora in tempo: basta solo, che affrettiamo ancora di un po’ il passo” disse Arthur. “Ma dove crede di essere: ad una corsa ?!” disse Severus. “E’ colpa mia: dovevo alzarmi presto” disse Clarice. “Oh, ora non lamentarti o ti verranno i sensi di colpa per tutto l’anno” disse Severus. “Sono le 10 e 58: forza, forza !” disse Arthur, dopo aver guardato uno degli orologi che c’erano alla parete della stazione. “Il treno sta per partire” disse Molly. Finalmente arrivarono alla colonna, dove vi era il Binario 9 e ¾: “Fred; George; Percy: prima voi” disse Arthur e, i menzionati, corsero tra i binari 9 e 10. Per il passo abbastanza veloce, la gabbia con dentro Artemisia stava per cadere, quindi Clarice disse: “Papà, la gabbia di Artemisia, sta per cadere” e Severus, voltandosi verso la figlia, fece appena in tempo a prendere la gabbia, prima che potesse cadere per terra. Successivamente, fu Ginny a passare tra i binari 9 e 10: “Papà, vai pure avanti: io arrivo con Ron” disse Clarice. “Va bene, ma ti voglio immediatamente di là” disse Severus e, dopo averle dato un bacio sulla fronte, attraversò anche lui, tra i binari 9 e 10, mentre teneva tra le mani la gabbia con dentro Artemisia; poi, toccò ad Arthur e Molly e, con passo veloce, passarono tra i due binari e, quando arrivarono dall’altra parte, trovarono Ginny e Severus; quest’ultimo disse: “Voi andate pure: io aspetto Clarice e Ron”. “Ok” disse Molly; poi, rivolta a Ginny, aggiunse dicendo: “Cerchiamo un posto a sedere” e, insieme ad Arthur, si diressero verso il treno, mentre Severus aspettava all’uscita del binario.

Dall’altra parte, intanto… “Andiamo” disse Clarice e, con Ron, spinse velocemente il carrello tra i binari 9 e 10 ma, quando ci arrivarono, speravano di passarci in mezzo ma, invece, ci sbatterono contro, cadendo per terra. Ad averli visti, vi erano anche dei passanti, che rimasero un po’ traumatizzati dalla loro caduta; un capotreno si avvicinò a loro e, mentre si rialzarono, disse: “ Voi due, cosa vi è saltato in testa ?!”. “Ci scusi, ma ci è sfuggito di mano il carrello” disse Clarice, mentre si massaggiava il braccio, per la botta che aveva preso e, il capotreno, se ne andò, così come quei pochi presenti che avevano assistito alla loro caduta. “Perché non riusciamo a passare ?” chiese Clarice, guardando Ron il quale, mentre toccava il muro, rispose: “Non lo so, ma per qualche motivo il passaggio si è chiuso”. L’orologio segnò le 11 esatte; quindi Clarice disse: “Oh, no, il treno parte alle 11 in punto: lo abbiamo perso !”. “Clarice…se noi non possiamo entrare, forse i miei genitori e tuo padre, non possono tornare” disse preoccupato Ron. “Ci conviene aspettare vicino alla macchina” propose Clarice. “La macchina ?!” disse stupito Ron e, rimise la sua roba sul carrello; poi, disse: “Vieni: mi è venuta in mente un’idea” e, dopo che anche Clarice ebbe rimesso la sua roba sul carrello, uscirono velocemente dalla stazione. Quando arrivarono dalla macchina, Ron l’aprì e, mentre metteva la gabbia con dentro Crosta del retro ed il suo baule nel baule della macchina, Clarice disse un po’ titubante: “Emmm…Ron…credi davvero che sia una buona idea ?! Sì, insomma, secondo me, è meglio che aspettiamo il ritorno dei tuoi”. “Fidati, Clarice: è l’unico modo per arrivare a scuola in tempo” disse Ron e salì in macchina. “E’ una brutta idea ! Sì, è una brutta idea” disse Clarice e, dopo aver messo la gabbia con dentro Hedwige accanto a quella con dentro Crosta, salì anche lei in macchina. Ron, quindi, accese la macchina e, dopo che ebbe ingranato la marcia, si alzarono in volo, muovendosi, poi, in aria: “ Ecco fatto: ora, dobbiamo soltanto trovare l’Espresso per Hogwarts” disse Ron, mentre Clarice guardava fuori dal finestrino. “Ron, sei sicuro di saperla far volare ?” domandò Clarice, riguardando Ron il quale, mentre guardava in avanti, rispose dicendo: “Non c’è problema”; ma, mentre volavano, alcuni passanti, videro questa macchina volante, non credendo ai loro occhi.

Stavano volando contro al Big Ben; quindi, Clarice gridò: “Attento !” e Ron, girò il volante tutto da una parte e, per un soffio, riuscirono ad evitare l’enorme torre. “Ron, devi sapere che molti babbani non sono abituati a vedere una macchina volante” disse Clarice. “Giusto” disse Ron e, dopo aver premuto un pulsante, divennero invisibile, così che nessun babbano potessero vederli. Volarono nel cielo di Londra per un altro po’, finché non cambiarono scenario, ed arrivarono sopra ad una ferrovia e, nel frattempo, ritornarono anche visibili: “ Oh, no: il turbo invisibile deve essere difettoso”. “Forza, allora, abbassiamoci: dobbiamo trovare il treno” disse Clarice e, dopo che Ron ebbe tirato indietro, per cambiare marcia, scesero, volando proprio sopra la ferrovia: “Ora non ci resta altro che raggiungerlo” disse Clarice. “Non deve essere molto lontano” disse Ron e non aveva torto: di fatti, si sentì il rumore proprio di un treno ed anche il suo fischio: “Hai sentito ?” disse Clarice. “Ci stiamo avvicinando” disse entusiasta Ron, ma, davanti a loro, non videro nessun treno. “Un momento…” disse Clarice e guardò Ron, il quale era preoccupato quanto lei. Hedwige si voltò e i suoi occhi divennero grandi per la paura: Clarice e Ron si voltarono e videro il treno proprio davanti a loro; quindi, i due gridarono. Ron, girò il volante e si spostarono lateralmente ma, nel farlo troppo velocemente, la macchina rigirò più volte su se stessa: “Sto per sentirmi male” disse Clarice. Rigirarono ancora, finché, accidentalmente, la sportella si aprì e Clarice, per non cadere nel vuoto, si aggrappò alla maniglia di essa: “Clarice !” gridò Ron; sotto di loro, oltre al vuoto, vi era anche il treno. Ron si avvicinò e le disse: “Non mollare !”. Clarice guardò di sotto, mentre Ron, porgendole la mano, disse: “Afferra la mia mano !”. Clarice, allora, riguardò in alto e gli allungò la mano destra, visto che, con la sinistra, si teneva aggrappata alla maniglia; ma, sfortunatamente, non rimase attaccata per molto e riperse la presa: “Non mollare !” le ripetè Ron. “Ci sto provando, ma hai la mano tutta sudata” replicò dicendo Clarice e, facendosi forza, riprese la mano di Ron e, questa volta, Ron riuscì a tirarla dentro alla macchina dove, Clarice richiuse la sportella, tirando un sospiro di sollievo. “Il treno lo abbiamo trovato” disse Clarice. “Sì, ma non avrei mai creduto che fosse così faticoso tirare su una femmina: tuo padre deve aver avuto molta forza” disse Ron e Clarice lo guardò malamente.

Volarono ancora un po’, finché davanti a loro, non si erse l’imponente Castello di Hogwarts: “ Ben tornati a casa” disse sorridendo Ron ed anche Clarice sorrise contenta; quando, tutto ad un tratto, la macchina sobbalzò, sfiorando, a tutta velocità, il castello, per poi, precipitare verso il basso: “Saliamo ! Saliamo !” gridò Clarice. Ron provò i freni e l’acceleratore; ma, poi, disse: “Non funziona !”. Clarice, allora, provò ad aiutarlo a tirare su la leva dei cambi, ma era tutto inutile. La macchina continuava a precipitare, arrivando sul retro del castello: “Sterza ! Sterza ! Attento all’albero !” gridò Clarice e Ron, ruotando il volante a destra ed a sinistra provava a sterzare ma, anche ciò, si dimostrò inutile. Ron, allora, prese fuori la sua bacchetta magica e, puntandola contro il vetro, disse: “ Ferma ! Ferma ! Ferma !”, ma, la bacchetta, si ruppe a metà e, non potendo più fare niente, andarono a finire proprio in mezzo all’enorme albero; ma, non era ancora finita: di fatti, caddero all’indietro più volte finché, finalmente, non si fermarono. Clarice e Ron si guardarono con occhi pieni di paura: “La mia bacchetta ! Guarda la mia bacchetta !” disse stupito Ron, guardando la sua bacchetta rotta a metà. “Ringrazia che non è il tuo collo” disse Clarice quando, ad un certo punto, sentirono un forte colpo alla loro sinistra. “Che succede ?!” disse con molta paura Ron. “Non lo so” disse Clarice e, davanti a loro, videro un grosso ramo che colpì la macchina con potenza e più volte, finché non ruppe il vetro e, quel che è peggio, un ramo lungo penetrò nel dietro, rompendo anche il parabrezza e, un altro grosso ramo, li picchiò da dietro, facendoli andare avanti e, ovviamente, anche indietro; poi, un altro grosso ramo li picchiò anche dall’altro, facendo abbassare il tettuccio della macchina: in poche parole, venivano picchiati da tutte le parti. Il grosso ramo dietro li colpì con violenza e, la macchina cadde ancora, finendo, questa volta, per terra. Il grosso albero stava per colpirli di nuovo, quando Clarice disse: “Presto ! Scappiamo !”. Ron ingranò subito la marcia e la macchina andò in avanti e si salvarono per un soffio, perché il grosso albero li mancò per poco; poi, come se niente fosse, ritornò normale. Clarice e Ron stavano riprendendo fiato quando, ad un certo punto, le sportelle della macchina di aprirono da solo e Clarice e Ron vennero letteralmente catapultati fuori ai lati; poi, la macchina aprì il baule, gettando fuori tutte le loro cose. Accorgendosi che, ancora, mancavano le gabbie con dentro Hedwige e Crosta, Clarice si alzò subito in piedi, appena in tempo, perché la macchina buttò prima fuori la gabbia con dentro Hedwige; Clarice la prese al volo e, poi, disse: “ Hedwige, tutto bene ?”; poi, fu il turno della gabbia di Crosta e Ron, proprio come aveva fatto Clarice, si rialzò in piedi e la prese appena in tempo; poi, disse: “ Crosta, stai bene ?” ed il topo squittì. La macchina, poi, richiuse le sportelle se ne andò: “La macchina !” gridò Ron e, dopo che lui e Clarice ebbero appoggiate, per terra, le gabbie dei loro animali, corsero dietro al mezzo; ma, la macchina era troppo veloce per loro; quindi, si fermarono, mentre la macchina, entrò nella Foresta Proibita: “Papà mi ammazzerà” disse Ron.

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Capitolo 7
*** Si ritorna ad Hogwarts Parte II ***


“Coraggio: sarà meglio che entriamo nel castello, prima che qualcuno ci veda” disse Clarice e, dopo che furono ritornati dove la macchina li aveva “scaricati”, presero i loro bauli e le gabbie dei loro animali e si diressero all’interno del castello.

Quando arrivarono alla scalinata, lasciarono da una parte le gabbie dei loro animali ed i loro bauli e Clarice disse: “Ci vediamo Hedwige” e corse su per la scalinata aspettando, però, Ron; poi, mentre salivano su per la scala, Clarice disse: “Insomma: un elfo domestico si presenta in camera mia; non riusciamo ad attraversare la barriera del Binario 9 e ¾ e quasi ci facciamo ammazzare da un albero. È chiaro che qualcuno non mi vuole qui, quest’anno” ma, quando arrivarono in cima, trovarono Gazza, con il braccio la sua gatta Mrs. Purr. “Oh, oh” disse semplicemente Ron. “ Datevi un’occhiata in giro, ragazzi: questa notte potrebbe essere l’ultima che passate in questo castello. Oh, siete nei guai, stavolta” disse Gazza; poi, con tono rigido, aggiunse dicendo: “Seguitemi” e scese le scale, passando tra Clarice e Ron. “Mamma; spero che non ci porti dove ho in mente” disse Ron. “Se è a mio padre, che ti riferisci, allora, non ti preoccupare: ricordati l’intero giorno che hai passato con lui e, vedrai, che non avrai paura” disse Clarice e, i due, seguirono Gazza il quale, li portò proprio nei sotterranei e, quando arrivò davanti all’Aula di Pozioni, si fermò e, voltandosi verso i ragazzi, disse loro: “Aspettate qui” ed entrò, per poi chiudere la porta dietro di se. “Devo aspettare per vedere mio padre: è ridicolo” disse Clarice. “Scusa se te lo dico, ma questo era il momento in cui proprio non lo volevo vedere tuo padre” disse Ron. “Tranquillo, Ron: come ti ho detto poco fa, vedrai che andrà tutto bene; fidati di me” disse Clarice e, la porta si aprì. Clarice e Ron, vi entrarono, per vedere Severus dietro alla scrivania e, sopra di essa, oltre ad esserci una copia de “La Gazzetta del Profeta”, vi era anche Artemisia la quale, nel vedere la sua padroncina, emise i suoi versetti e scodinzolò allegramente: “Ciao, Artemisia: come è andato il viaggio con papà ?” disse Clarice. “Sicuramente molto meglio del tuo e di quello del signor Weasley, vero ?” disse Severus.

Clarice e Ron guardarono il pavimento; poi, Severus, mentre accarezzava Artemisia, disse: “Vi ho aspettato, entrambi, al Binario 9 e ¾ ma per cosa: per niente ! Non siete passati attraverso la barriera, il perché non l’ho capito. Clarice: mi avevi promesso che saresti venuta e, invece, tu ed il signor Weasley ve ne siete andati in giro, come minimo ! Da domani sarai in punizione per una settimana”. “E come farei ad essere in punizione, se sono a scuola ?” chiese Clarice. “ Quando avrai finito le lezioni, verrai qui, nei sotterranei, e farai i tuoi compiti, sotto la mia supervisione e, questo, succederà ogni sera” rispose Severus. “Pensavo di peggio” disse Ron. “Stai zitto, Ron !” replicò dicendo Clarice. “Ovviamente, spetta anche una punizione per il signor Weasley ma, visto che non sono io suo padre, non tocca a me decidere che cosa fare” disse Severus e smise di accarezzare Artemisia, mentre Ron deglutiva per la paura. “Ma, quel che è peggio, è il simpatico modo che avete trovato per arrivare qui” disse Severus e, dopo aver preso in mano “La Gazzetta del Profeta”, aggiunse dicendo, mentre leggeva la prima pagina: “ Ford Anglia Volante, stupisce i babbani” e, dopo aver appoggiato la gazzetta, con forza, sulla scrivania, continuò con tono arrabbiato: “Siete stati visti da non meno di 7 babbani ! Avete un’ idea della gravità della cosa ?! Avete rischiato di rivelare il nostro mondo ! Senza parlare del danno inflitto al Platano Picchiatore, cha fa parte di queste terre, da prima che voi nasceste !”.  “Sinceramente, Professor Piton, credo che abbia fatto lui più male a noi” disse Ron. “Silenzio !” replicò dicendo Severus; poi, dopo essersi alzato in piedi ed andando di fronte ai due, aggiunse dicendo, sempre con tono arrabbiato: “ Vi assicuro che, se apparteneste ai Serpeverde ed il vostro destino dipendesse da me, entrambi vi ritrovereste sul treno di ritorno; stanotte ! Sta di fatto che…”, ma non fece in tempo a finire la frase, che un’altra voce lo interruppe, dicendo: “…che non è così”.

Tutti, allora, voltarono lo sguardo, per vedere il Preside Silente e la Professoressa McGranitt, sul ciglio della porta. “Professor Silente; Professoressa McGranitt” disse Clarice. “Evvai, sono arrivati i tuoi nonni” disse sottovoce Ron a Clarice. “Signor Preside, questi ragazzi si sono fatti beffe del decreto di restrizione delle arti magiche tra i minorenni: con ciò…” iniziò a dire Severus, mentre il Preside Silente e la Professoressa McGranitt entrarono nella stanza; ma, venne nuovamente interrotto dal Preside Silente, il quale disse: “ Sono consapevole delle nostre regole, Severus, visto che ne ho stilate alcune io stesso. Tuttavia, come Capo della Casa del Grifondoro, spetta alla Professoressa McGranitt stabilire il provvedimento appropriato”. “Anche se, per Clarice, ho già provveduto io” disse Severus. “Prendiamo la nostra roba, allora” disse tristemente Ron. “ Di cosa stai parlando, Signor Weasley ?” domandò la Professoressa McGranitt. “Lei ci espellerà, non è vero ?” chiese Ron. “Non oggi, Signor Weasley” rispose la Professoressa McGranitt e Clarice e Ron si guardarono sorpresi; poi, riguardarono la Professoressa McGranitt, la quale continuò col dire: “ Ma devo far comprendere, ad entrambi, la gravità di ciò che avete fatto. Stanotte, scriverò alla sua famiglia, Signor Weasley ed entrambi riceverete un castigo, anche se per Clarice, ho sentito che ci penserà già suo padre” e Clarice guardò Severus, il quale la guardò a sua volta con sguardo poco rassicurante. Ci fu un po’ di silenzio; poi, Silente disse: “E, ora, suggerisco di tornare tutti al banchetto: ho visto un delizioso dolce alla crema pasticcera, che sono ansioso di assaporare” ed Artemisia si leccò i baffi, per poi, seguire Silente e la Professoressa McGranitt, fuori dall’aula. “Vieni, Clarice” disse Severus e seguì gli altri due maghi.

Clarice e Ron stavano per seguire gli adulti, quando Clarice notò qualcosa per terra; quindi, si abbassò per raccogliere quella cosa, che si rivelò essere una lettera, dove sopra vi era scritto: “ Kwikspell – Un corso a distanza in magia per principianti”; poi, la voltò e, dall’altra parte, lesse il nome di “ Argus Gazza”. “Signor Gazza, le è caduta questa” disse Clarice e gli consegnò la lettera. Gazza, quindi, la prese e se la mise subito in tasca. “Clarice !” gridò Severus, dal corridoio. “Sarà meglio che vai, prima che tuo padre si arrabbi ancora di più” disse Ron. “E’ già arrabbiato” disse Clarice e, tutti e due, uscirono dall’aula dove, in fondo al corridoio, vi era Severus che li aspettava e, accanto a lui, c’era Artemisia che, scodinzolava allegramente. Clarice e Ron camminarono e, quando arrivarono davanti a Severus, quest’ultimo, sempre con voce arrabbiata, disse: “ Tu, Clarice, verrai con me, mentre lei, Signor Weasley, vada immediatamente nel suo dormitorio”. “Ma il Professor Silente ha detto di andare al banchetto” disse Ron. “ Prima, le avevo detto che, non essendo suo padre, non potevo punirla ma, visto come si sono messe le cose, questa sarà la mia punizione: visto che ho dei forti dubbi che, l’idea di usare la macchina volante, non sia stata di Clarice, ma sua, ritengo giusto farla andare a letto senza assaggiare quel favoloso dolce” spiegò Severus. “Ma mi annoierò, visto anche, che non ci sarà nessuno” disse Ron. “Così, almeno, potrà riflettere su ciò che ha fatto” disse Severus. Ci fu un po’ di silenzio; poi, Severus aggiunse dicendo: “Ed, ora, vada a letto: domani, le aspetta una giornata molto faticosa”. “Allora, buona notte, Clarice” disse tristemente Ron. “Ehi, guarda che non salgo mica domani mattina ! Ci vediamo dopo, stanne certo” disse Clarice. “Credo che, tuo padre, abbia ragione: standomene un po’ da solo, potrò pensare a ciò che ho fatto; sai, oggi, ho proprio rischiato di brutto” disse Ron. “E non sei l’unico” disse Clarice. Artemisia si mise tra i due e scodinzolò a Ron; quest’ultimo, guardò verso il basso e, mentre accarezzava il furetto, disse: “ Ti rivedrò domani, Artemisia: non ti preoccupare” ed Artemisia emise i suoi versetti; poi, dopo essersi rimesso in posizione eretta, guardò Severus e disse: “Buona notte anche a lei, Professor Piton”. “Buona notte, Signor Weasley” disse semplicemente Severus e, Ron, si diresse verso il dormitorio dei Grifondoro. Clarice stava guardando il suo amico allontanarsi, quando Severus disse: “Clarice”; Clarice, allora, si voltò e vide suo padre a braccia aperte: “Oh, papà” disse Clarice ed andò tra le sue braccia. “Bambina mia, perché hai fatto una cosa del genere ? Lo sai anche tu, che il nostro mondo non deve essere scoperto dai babbani” disse Severus. Clarice lo guardò e gli domandò: “Ma, ora, che succederà ai babbani che ci hanno visto ?”. “La loro memoria verrà modificata e, così, non si ricorderanno di ciò che è successo” rispose Severus, guardandola. “Sai, papà, non devi essere così cattivo con Ron: in fin dei conti, se non gli fosse venuta in mente l’idea di utilizzare la macchina volante, non so se saremmo qui” disse Clarice e, mentre camminavano uno accanto all’altra, seguiti ovviamente da Artemisia, Severus disse: “Lo sapevo che, l’idea di utilizzare la Ford Anglia, non era tua: tu, hai sempre del sale in zucca”; poi, aggiunse chiedendo: “Però, ora dove si trova la macchina ?”. “E’ andata nella Foresta Proibita, dopo che ci ha letteralmente sbattuti fuori, con bagagli e gabbie annessi” rispose Clarice. “Non vorrei proprio essere nei panni del Signor Weasley, quando i suoi genitori scopriranno dove è la loro macchina” disse Severus. “Credimi, papà, neanche io” disse Clarice.

Dopo che la cena fu finita, i ragazzi rientrarono dentro al dormitorio e, mentre camminavano, Hermione disse: “ E’ una cosa assurda: potevate venire espulsi”. “Non mi è sembrata, poi, così assurda, visto che siamo arrivati qua, tutti interi” disse Clarice, mentre arrivarono davanti al dipinto della Signora in Rosa e si fermarono davanti ad esso. “Tutti interi ?! Ma se vi siete quasi rotti il collo, andando a sbattere contro il Platano Picchiatore” disse Hermione e, rivolta al dipinto, disse: “ Canarino” e, mentre il dipinto si apriva, Clarice stupita domandò: “Come fai a sapere che io e Ron siamo andati a sbattere contro il Platano Picchiatore ? Io non ne ho parlato e nemmeno mio padre”. “L’ho saputo da Calì; che l’ha sentito da Hannah Abbot, la quale l’ha sentito dire da Gazza” rispose Hermione, mentre entravano all’interno del dormitorio e, il dipinto, si chiudeva dietro di loro. “Ci ho capito poco in quello che mi hai detto; però, avevo intuito che, qualcuno sapeva già qualcosa, perché c’era Malfoy che, a tavola, mi guardava, per poi ridere” disse Clarice. “Comunque, Ron non doveva utilizzare la macchina volante: doveva, prima, chiedere ai suoi genitori” disse Hermione. “Bé, non per questo, non deve meritare questo pezzo di crema pasticcera che mi ha dato il mio papà ?” chiese Clarice, mostrando il piatto ad Hermione, con sopra il dolce. “Secondo me, no; ma, visto che tu sei molto buona, so che glielo darai lo stesso, anche contro il mio parere” rispose Hermione e Clarice sorrise; poi, salì le scale ed entrò nel dormitorio maschile, mettendosi accanto al letto di Ron; quindi, gli disse: “Ehi, Ron, guarda un po’ che cosa ho per te”. Ron, che stava guardando il soffitto, si girò e, vedendo la crema pasticcera sul piatto di Clarice, entusiasta disse: “Clarice, sei un’amica” e, dopo essersi seduto, Clarice gli diede il dolce e Ron, lo mangiò con la forchetta. “Vacci piano o, se no, stasera rischierai di non chiudere occhio” disse Clarice. “Ma, Clarice, come hai potuto portarmelo ? Non si possono portare dolci o altre pietanze dalla Sala Grande” domandò Ron. “E’ stato il mio papà a metterne un po’ da parte e dicendomi: “Tieni e portalo a quella zucca vuota del tuo amico: se non mangia qualcosa, domani non starà attento alle lezioni” e, quindi, mi ha dato questo piatto, con il dolce sopra” rispose Clarice. “Dopo quello che è successo oggi, pensavo che tuo padre mi volesse veramente cacciare; ma, dopo questo, mi sono dovuto ricredere” disse Ron e riprese a mangiare la crema pasticciera. “Secondo Hermione, tu non ti meritavi questo dolce, ma, visto che il dolce me l’ha dato proprio il mio papà, allora, è chiaro cha ha capito che, alla fin fine, saranno, poi, i tuoi genitori a punirti del tutto” spiegò Clarice. “Grazie: ora sono più sicuro di prima” disse, con tono sarcastico, Ron e Clarice sorrise; poi, disse: “Io vado un po’ giù da Hermione e, poi, credo che andrò a dormire: oggi è stata una giornata piuttosto pesante”. Clarice stava per uscire dal dormitorio dei maschi, quando Ron la fermò, dicendole: “Clarice”. Clarice, allora, si voltò e disse: “Sì, Ron ?”. “Grazie e…buona notte” disse Ron. “Buona notte anche a te, Ron” disse sorridendo Clarice ed uscì, lasciando Ron a finire il suo dolce. Clarice è ritornata ad Hogwarts ma, ora, inizia veramente la scuola e, nuovi misteri, si scopriranno.

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Capitolo 8
*** Si incomincia il secondo anno Parte I ***


Era il primo giorno di scuola per tutti gli studenti e, il secondo anno di frequenza, per Clarice ed i suoi amici; tutti stavano facendo colazione nella Sala Grande, quando, proprio come l’anno scorso, la Professoressa McGranitt passò tra gli studenti di Grifondoro, con il programma delle lezioni: “Ehi, abbiamo una nuova materia: Erbologia; chissà se sarà bella” disse Clarice, mentre guardava il programma. “Ti preoccupi se sarà bella: io penso che dovremmo passarla con i Serpeverde” disse Ron, mentre guardava, anche lui, il programma e, contemporaneamente, mangiava la sua colazione. “Ormai ci sono abituata: credi che, anche gli altri anni, saranno diversi ? No e dovremmo subirci Malfoy ed i suoi leccapiedi finché non avremmo finito la scuola” disse Clarice. “ Cavoli, Clarice: stamattina sei più carica di ieri” disse stupito Ron, vedendo la sua amica così energica. “E’ che credo che Erbologia, come Pozioni, mi piacerà: d’altronde, da quello che ho letto quest’estate nei libri, per fare le pozioni si usano le piante, no ?” spiegò Clarice. “Quest’estate hai letto dei libri ?! Ma sei impazzita ?!” disse stupito Ron. “Piuttosto che stare con i Dursley, ho preferito, di gran lunga, studiare; e, poi, me lo aveva detto anche mio padre di studiare” disse Clarice. “Sai, Clarice, a volte sei peggio di Hermione: credevo che fosse lei la studiosa del nostro gruppo e non tu” disse Ron. “E questo ti preoccupa ?” domandò Clarice. “Sì, perché tra i tre, rimarrò il più stupido” rispose Ron. “Oh, Ron, lo sai anche tu che, questo, non è vero: tu non sei stupido” disse Clarice. “Bè, non sarò più intelligente di te ed Hermione ma, almeno, lo sono più di Neville” disse Ron e, lui e Clarice, risero. “Non so che cosa ci troviate da ridere ma, vi voglio ricordare che, alle prime due ore, abbiamo Erbologia” disse Hermione, la quale era seduta davanti a loro. “E con ciò ?” chiese Ron. “Per frequentare Erbologia, bisogna andare nelle serre ed esse, si trovano al di fuori della scuola, quasi accanto alla capanna di Hagrid; quindi, è meglio se ci sbrighiamo, se non vogliamo arrivare in ritardo” rispose Hermione e, dopo aver preso i suoi libri, uscì dalla Sala Grande. “Mi sa tanto che, anche quest’anno, Hermione avrà un sacco di problemi” disse Ron. “E’ fatta così e, quindi, non possiamo cambiarla” disse Clarice; poi, dopo aver finito la sua colazione, aggiunse dicendo: “Coraggio, sarà meglio che andiamo anche noi: non voglio che si ripeta il primo giorno dell’anno scorso” e, insieme a Ron uscì dalla Sala Grande.

Entrambi, si stavano dirigendo nei giardini della scuola, quando sentirono dei versetti. I due, quindi, si voltarono, per vedere Artemisia che correva verso di loro e, dietro di lei, camminando, vi era Severus: “Ehi, ciao Artemisia: hai dormito bene nei sotterranei ?” disse Clarice, abbassandosi, per accarezzare il suo furetto, la quale era arrivata da loro; poi, si spostò da Ron, il quale l’accarezzò anche lui. “Da quando in qua non si da un “buongiorno” al proprio papà ?” domandò Severus. Clarice si alzò e, abbracciandolo, gli rispose dicendo: “Buon giorno, papà”. “Buon giorno, piccola mia; hai dormito bene ?” chiese Severus, dopo che l’abbraccio fu finito. “Oh, benissimo e grazie per avermelo chiesto; e, tu ? Artemisia ha fatto la brava ?” rispose Clarice. “E’ stata molto brava; sai, non potevo scegliere di meglio, come furetto ed anche io ho dormito bene” disse Severus. “Buon giorno, Professor Piton: volevo ringraziarla per avermi dato un po’ del suo dolce” disse Ron, dopo aver finito di accarezzare Artemisia, la quale ritornò accanto a Severus; quest’ultimo disse: “ Glielo ho dato, solo perché stamattina possa stare attento alle lezioni; mi auguro, che non arriviate, o vi perdiate, come l’anno scorso”. “Stiamo andando alle serre: quest’anno abbiamo Erbologia” disse Clarice. “Che, secondo quello che mi ha detto prima a colazione, le piacerà molto” disse Ron. “Non c’è da meravigliarsi, Signor Weasley: d’altronde, è mia figlia” disse Severus e Clarice sorrise; poi, Severus domandò loro: “E dopo Erbologia, che cosa avete ?”. “Due ore di Difesa contro le Arti Oscure nel pomeriggio; chissà chi sarà il nuovo professore” rispose Clarice; poi, guardando suo padre, aggiunse dicendo: “Ehi, tu eri presente alla sua presentazione, quindi, sai già chi è”. “Segreto professionale: lo scoprirete da soli” disse Severus. “Non è giusto ! Eddai, papà: a me, che sono tua figlia, puoi dirmelo” replicò dicendo Clarice. “Non se ne parla; e, ora, andate o se no rischierete veramente di far tardi e, credo che la Signorina Granger sia già arrivata, visto che è uscita dalla Sala Grande, parecchio tempo prima di voi” disse Severus. “Non è vero: è uscita solamente due minuti prima di noi” disse Clarice. “Sì, ma a differenza vostra, la Signorina Granger non si perde in chiacchiere” disse Severus. “Va bene, ora, andiamo, ma ce lo potevi dire anche prima, che non volevi chiacchierare con noi” disse sospirando Clarice e, mentre insieme a Ron, si voltò per andare verso i giardini, Severus disse: “Lo sai che mi piace sentire la tua bellissima voce, piccola mia”; poi, quando i due furono abbastanza lontani, Severus disse, rivolto ad Artemisia: “ Non perdere mai d’occhio Clarice: se dovesse succederle qualcosa, vienimi subito ad avvertire” ed Artemisia lo guardò ed emise i suoi versetti. “ Brava la bella di papà” disse Severus ed accarezzò il furetto sulla testa; poi, Artemisia andò nella direzione dove erano andati Clarice e Ron, i quali, erano già arrivati alle serre dove, davanti ad una di esse, trovarono Hermione, la quale disse loro: “ Era ora che arrivaste: ma dove eravate finiti ?”. “Non ci crederai mai, ma stavamo chiacchierando con il Professor Piton” rispose Ron. “ E perché mai non ci dovrei credere ? D’altronde, il Professor Piton, è il papà di Clarice ed è normale che voglia parlare con lei” spiegò Hermione. “ Ma non con me” disse Ron. “Mettetevi le tute: non vorrete sporcarvi le casacche” disse Hermione e, consegnò loro due casacche e, mentre se le mettevano, Hermione aggiunse dicendo: “Ah e dimenticavo: dovete mettervi anche questi” e consegnò loro degli oggetti. “Che cosa sono ?” chiese Ron. “Sono dei paraorecchi” rispose Hermione. “E a che cosa servono ?” domandò Ron. “A riparare le orecchie, semplice” rispose Hermione. “Non intendevo questo; quello che volevo sapere, è perché li dobbiamo mettere” chiese Ron. “Perché, nella lezione di oggi, studieremo le Mandragole” rispose Hermione ed entrò dentro la serra.

Clarice e Ron si guardarono perplessi negli occhi e, poi, entrarono, anche loro, nella serra, mettendosi al lato destro ed accanto a Neville, il quale, vedendoli, domandò loro: “Ciao, Clarice; ciao Ron: avete passato bene la vostra estate ?”. “ Un po’ movimentata, ma è andato tutto bene” rispose Clarice. “Stessa identica cosa” rispose Ron. “Ho sentito dire in giro, che avete rischiato di essere espulsi dal Professor Piton, perché stavate per far scoprire il mondo della magia ai babbani” disse Neville. “Sì, ma il mio papà, secondo me, è troppo fiscale: pensa troppo a rispettare le regole della scuola quando, qualche volta, potrebbe anche chiudere un occhio” disse Clarice. “Siamo stati fortunati che, in nostro soccorso, sono arrivati il Professor Silente e la Professoressa McGranitt anche se, entrambi, dobbiamo scontare una punizione e, la Professoressa McGranitt ha scritto una lettera ai miei genitori” spiegò Ron. Gli studenti erano ad entrambi i lati di un lungo tavolone dove, sopra di esso, vi erano tantissimi vasi con dentro delle pianticelle: “Come pensi che Hermione abbia saputo di che cosa avrebbe parlato la lezione di oggi ?” chiese Ron. “Non lo so, ma sicuramente, si sarà documentata prima” rispose Clarice.

I ragazzi stavano parlando tra di loro, quando entrò la Professoressa Sprite, la quale disse: “Buon giorno a tutti”, ma non avendo ricevuto nessuna risposta, ripeté, stavolta a voce più alta: “Buon giorno a tutti”. “Buon giorno, Professoressa Sprite” dissero insieme gli studenti. “Benvenuti nella serra n ° 3, voi del secondo anno. Venite tutti intorno” e mise la sua bacchetta sul tavolone, mentre gli studenti si avvicinarono ad esso; quindi, la Professoressa Sprite, aggiunse spiegando: “Oggi, noi rinvaseremo le Mandragole” e Clarice e Ron si guardarono sorpresi negli occhi, chiedendosi di come Hermione sapesse, con esattezza,  che nella loro prima lezione di Erbologia, si sarebbe parlato proprio delle Mandragole. “ Chi di voi, sa dirmi le proprietà della radice della Mandragola ?” domandò la Professoressa Sprite, mentre prendeva un enorme vaso e lo mise, anche esso, sul tavolone. Ovviamente, l’unica che alzò la mano, fu Hermione, quindi la Professoressa Sprite, disse indicandola: “ Sì, Signorina Granger”. “La Mandragola, o Mandragola, si usa per riportare chi è stato pietrificato al suo stato originale. È anche molto pericolosa: il pianto della Mandragola è fatale, per chiunque lo ascolti” spiegò Hermione. “Eccellente ! 10 punti per i Grifondoro !” disse la Professoressa Sprite ed i Grifondoro, si guardarono tra di loro e sorrisero per i punti ricevuti; poi, la Professoressa Sprite, aggiunse dicendo: “ Dato che le nostre Mandragole sono ancora giovani, il loro pianto non vi ucciderà, ma vi farebbe svenire per diverse ore; perciò vi sono stati consegnati, a tutti voi, il paraorecchi come protezione acustica. Ve li mettete subito, per favore. Veloci” e tutti si misero il paraorecchi. “Fateli aderire alla testa ed osservate attentamente” disse la Professoressa Sprite; poi, aggiunse dicendo, mentre prendeva la pianticella: “ Afferrate la Mandragola con fermezza, bruscamente” e, appena la tirò fuori, la piccola Mandragola incominciò a piangere e, tutti gli studenti, si misero meglio il paraorecchi alle orecchie. “Ci siete ?! E, ora, la infilate nell’altro vaso e versate una spolveratina di terriccio per tenerla al caldo, ed ecco fatto” spiegò la Professoressa Sprite, mentre mise la Mandragola nell’altro vaso e versandoci del terriccio. Ad un certo punto, Neville svenne a terra; quindi, la Professoressa Sprite disse: “Ah, Paciock ha messo male il paraorecchi” e gli altri risero. “No, signora: è l’emozione” disse Seamus. “Sì…bé…lasciamolo lì. Bene: proseguiamo… Ci sono vasi per tutti quanti: afferrate la vostra Mandragola e tiratela forte” spiegò la Professoressa Sprite e tutti tirarono e, nella serra, si creò un tremendo baccano; poi, misero le proprie Mandragole nell’altro vaso, mettendoci, anche, un po’ di terriccio.

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Capitolo 9
*** Si incomincia il secondo anno Parte II ***


A pranzo… “Ron sei proprio sicuro che, del normalissimo scotch, possa tener saldo la tua bacchetta ?” chiese Clarice, mentre Ron aggiustava la sua bacchetta magica con dello scotch; poi, sospirando disse: “Dillo, sono spacciato”. “Sei spacciato” disse Clarice. “Ciao, Clarice” disse, ad un certo punto, un bambino e scattò una foto; quindi, questo bambino proseguì dicendo: “Sono Colin Canon ed anche io sono del Grifondoro”. “Oh, ciao Colin: tanto piacere” disse Clarice. “Dì: pensi che i tuoi amici la scattino una foto a te e me che stiamo insieme ? Così, dimostro che ti ho conosciuto. È per mio padre, fa il lattaio, sai: un babbano come tutta la mia famiglia, prima di me. Non sapeva che, quello che faceva, era magia, fino alla lettera da Hogwarts: credeva che io fossi pazzo” disse Colin. “Ah, ah, ah, ah, non mi dire” disse Ron, fingendo una finta risata. Ad un tratto, si sentì il verso di un gufo; quindi, Dean disse: “Ron, è il tuo gufo ?” e, tutti, voltarono lo sguardo verso l’alto, dove videro un gufo spennacchiato che, atterrò, come sempre, malamente sul tavolo dei Grifondoro, facendo cadere tutte le patatine sul tavolo e, Colin, scattò un’altra foto. “E’ un pericolo pubblico questo uccello” disse Ron, prendendo la lettera dal becco del gufo, mentre questi era svenuto a terra; poi, come se niente fosse, il gufo si riprese e se ne volò via. “Oh, no” disse Ron. “Avete visto: Weasley si è beccato una Strilettera” disse Seamus ed i Serpeverde risero. “Coraggio, Ron; una volta ne ho ignorata una di mia nonna: è stato orribile” disse Neville.

Tutti avevano l’attenzione su Ron, persino i pochi Professori che erano a pranzo tra i quali, vi era Severus e, ai suoi piedi, c’era Artemisia; quindi, mentre la mano gli tremava, girò la lettera ma, appena si aprì, si sentì la voce arrabbiata di sua madre, che disse: “Ronald Weasley !” e, dopo che la lettera si fu trasformata in una bocca, continuò dicendo, sempre con voce arrabbiata: “ Come hai osato rubare la macchina ?! Sono veramente disgustata ! Ora, in ufficio, tuo padre verrà sottoposto ad un’inchiesta e sarà tutta colpa tua ! Se farai un altro passo falso, noi ti riporteremo subito a casa !” e Ron annuì positivamente. Poi, la lettera si voltò verso Ginny e, con tono molto calmo, aggiunse dicendo: “Oh, Ginny cara congratulazioni; sei una Grifondoro: tuo padre ed io, siamo molto fieri di te” e, rivoltandosi verso Ron, gli fece la linguaccia, per poi rompersi in mille pezzi. Tutti erano rimasti senza parole e, nella Sala Grande, era calato il silenzio totale. Ron stava continuando a tremare; quindi Clarice, per consolarlo, gli disse, mettendogli una mano sulla spalla sinistra: “Non temere, Ron: ti aiuteremo io ed Hermione, a rimettere a posto le cose”. “Già…già” disse Ron, ancora in preda allo shock. Clarice, mentre teneva ancora la mano sulla spalla di Ron, voltò lo sguardo verso Severus, il quale, anche lui, pareva essere rimasto senza parole da quella Strilettera ed, Artemisia, per la paura, si era andata a nascondere sotto al mantello di Severus.

Nel pomeriggio, vi fu la prima lezione di Difesa Contro le Arti Oscure del secondo anno e Clarice e Ron non vedevano l’ora di vedere chi sarebbe stato il loro nuovo professore: “Ron, va tutto bene ? Almeno, ti sei ripreso dal pranzo ?” domandò Clarice, mentre camminavano verso l’Aula di Difesa Contro le Arti Oscure. “Un pochino, ma vedrai che passerà” rispose Ron. I due girarono l’angolo, quando incontrarono Severus: “Oh, ciao papà” disse Clarice. “Ciao, piccola mia” disse Severus e l’accarezzò sulla testa; poi, guardò Ron e gli disse: “Mi dispiace molto per quella Strilettera: io le ho sempre odiate”. “E chi le ama ?” disse ridendo Ron. “Sei ritornato di buon umore” disse Clarice. “No, era una risata ironica” disse Ron. “Non si abbatta per così poco, Signor Weasley: questi momenti si scordano facilmente” disse Severus. “E’ gentile a volermi tirare su di morale ma, mi creda, momenti del genere non si scordano affatto” disse Ron. “Tutte sciocchezze” disse Severus; poi, guardando Clarice, aggiunse dicendo: “Volevo ricordarti che, da stasera, inizia la tua punizione, signorinella; quindi, dopo cena, vedi di essere puntuale nel mio studio, intesi ?”. “Intesi; sei tu il professore” disse Clarice. “Ed ora andate a lezione o, se no, il Professor Allock non potrà vantarsi con nessuno” disse Severus. “E’ Allock il nostro nuovo Professore di Difesa Contro le Arti Oscure ?! Lo stesso Gilderoy Allock che mi ha chiamato zuccherino ed ha voluto anche quella foto in prima pagina con me ?!” disse stupita Clarice. “Emmm…ho detto Allock… non volevo dire Allock e, comunque, scordatevi il nome che vi ho detto: ora, avete una lezione; su, andate !” disse Severus e se ne andò, lasciando i due ragazzi, molto perplessi. Poco dopo, tutti gli studenti, Grifondoro e Serpeverde, erano seduti ai banchi nell’Aula di Difesa Contro le Arti Oscure: “Credi davvero che il mio papà dicesse la verità, quando ha detto il nome Allock ?” chiese Clarice, mentre era seduta nel banco con Ron, il quale rispose dicendo: “No, secondo me scherzava”.

I ragazzi stavano parlando tra di loro, quando, sulle scale in alto, si aprì la porta ed uscì… “ Lasciate che vi presenti il vostro nuovo insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure: io; Gilderoy Allock. Ordine di Merlino: terza classe; membro della Lega per la Difesa Contro le Arti Oscure; e 5 volte vincitore del premio per il sorriso più seducente del “Settimanale delle Streghe”; ma non parliamo di questo: non mi sono liberato di Bendon, la strega, facendole un sorriso” e Allock sorrise, ammaliando le ragazze che vi erano nell’aula, tranne Clarice che fece una faccia disgustata, come gli altri rimanenti. “Sì…tuo padre ha detto la verità” disse Ron, rivolto a Clarice. “Vedo che avete la serie completa dei miei libri: bene” disse Allock. “Per forza li abbiamo: erano sulla lista e dovevamo comprarli” disse Clarice. “Tu non li hai comprati, ma te li ha dati gratuitamente” disse Ron. “Oggi, pensavo di iniziare, con un piccolo quiz. Nulla di cui preoccuparsi: solo per verificare se li avete letti; quanto avete assimilato” spiegò Allock e, passò tra i banchi, dando due fogli, con sopra le domande, agli alunni; quando, arrivò al banco dove vi erano Ron e Clarice, Allock disse, rivolto a Clarice: “Ciao, zuccherino: spero che mi farai un bellissimo compito” e le consegnò due copie e, una di queste, Clarice la diede a Ron; poi, Allock, proseguì tra i banchi. “Guarda queste domande: sono tutte su di lui” disse stupito Ron. “ Quale è il colore preferito di Gilderoy Allock ?” disse Clarice, leggendo la prima domanda. “ Tra le imprese di Gilderoy Allock, quale è la più grande fino ad oggi ?” disse Ron, leggendo la seconda domanda. Gilderoy Allock ritornò davanti alla cattedra e, quindi, disse: “ Avete 30 minuti, a partire da…ora” e tutti gli alunni, dopo aver preso le loro penne d’oca, incominciarono a scrivere le risposte, mentre Allock, si andò a sedere dietro alla scrivania. I minuti passavano, ma Clarice non sapeva proprio che scrivere; quindi, tra se disse: “ Non li ho neanche letti i suoi stupidi libri; ora che figura ci faccio ?! Sicuramente prenderò un votaccio e papà mi sgriderà; ma come glielo spiego che, il compito di Difesa Contro le Arti Oscure, non riguardava neanche un incantesimo, ma era tutto sul professore stesso ? Bé, io do le risposte a caso; poi, se ci becco bene, se no, farò proprio uno schifo di compito” e riprese a scrivere le risposte. Passarono i 30 minuti ed Allock riprese i compiti e, poi, si rimise dietro alla scrivania, per correggerli: “A te come è andato il compito ?” domandò Ron. “Peggio del male; praticamente un disastro e, intanto, mi sto preparando mentalmente, alla sgridata che riceverò dal mio papà” rispose Clarice; poi, aggiunse chiedendo: “Ed il tuo ?”. “Un disastro come il tuo” rispose Ron. “Scommetto, invece, che Hermione lo avrà fatto perfetto” disse Clarice, mentre guardava Hermione davanti a lei. “Lo avrà fatto perfetto, perché anche lei, come le altre ragazze qua dentro, eccetto te, ha una cotta per lui” spiegò Ron.

Allock aveva finito di correggere i compiti; quindi, mentre era seduto dietro alla scrivania, disse, scuotendo negativamente la testa: “ Ahi, ahi, ahi, quasi nessuno ricordava che, il mio colore preferito, è il lilla; ma, la Signorina Hermione Granger, sapeva che la mia ambizione segreta, è liberare il mondo dal male e commercializzare le mie pozioni per la cura dei capelli: brava” e, facendole l’occhiolino, Hermione arrossì leggermente. “Ma, mi aspettavo anche, qualcosa di più dalla Signorina Clarice Piton: praticamente ne ha indovinata solamente una, e cioè qual è la mia arma segreta, ovvero sorridere per ingannare il nemico; ma, questo, ahimè, mio caro zuccherino, non basta per ricevere un buon voto e, sfortunatamente per te, ma soprattutto per me, perché mi aspettavo da te un ottimo compito, ti dovrò mettere una “T” e non credo che, ciò, possa piacere a tuo padre; ma, noi, non glielo diremo, vero ?” disse Allock e, anche a Clarice, fece l’occhiolino ma, a differenza di Hermione, Clarice non arrossì neanche un po’; poi, Allock prese in mano la sua bacchetta magica e disse, alzandosi in piedi: “Ora, un avvertimento: è mio compito armarvi contro le più orrende creature, note alla stirpe dei maghi” e, con la sua bacchetta, toccò la gabbia, coperta da un telo di velluto e, la gabbia si mosse; poi, Allock, riprese col dire: “ In questa aula vi ritroverete ad affrontare le vostre peggiori paure; sappiate solo che nulla di male, potrà capitarvi finché ci sarò io. Devo chiedervi di non urlare, perché potrebbe…aizzarvi !” e, tirando via il telo di velluto, rivelò dentro la gabbia, degli tesserini blu con le ali. “ Folletti della Cornovaglia ?!” disse ridendo Seamus. “Folletti della Cornovaglia appena catturati” spiegò Allock. Seamus ride; quindi, Allock disse: “ Ridi pure, Signor Finnigan; ma i folletti possono essere dei tipi alquanto diabolici…vediamo cosa siete capaci di fare” e, appena aprì la gabbia, i folletti uscirono subito da essa, creando scompiglio tra gli studenti, i quali uscirono da i loro banchi, cercando di scappare dalle pestifere creature. “Su, radunateli ! Radunateli ! Sono solo folletti” diceva Allock, mentre i folletti strappavano le pagine dei suoi libri; poi, due folletti presero Neville per le orecchie:“ Neville !” gridò Clarice e riuscì a prenderlo per le gambe ma, un altro folletto, andò dietro di lei, tirandole i capelli. Clarice, allora, cercava di allontanare il folletto ma, nel farlo, perse la presa di Neville, che venne attaccato al lampadario e Clarice cadde a terra. “Clarice, tutto bene ?” domandò Ron, aiutando Clarice a rialzarsi in piedi. “Sì, sto bene, ma Neville, ora, è appeso al lampadario” rispose Clarice e guardarono in alto, dove Neville, diceva: “Aiuto ! Per piacere, mettetevi giù”. Un folletto prese i capelli di Hermione, la quale disse, mentre si muoveva: “Lasciatemi stare !”. “ No ! Ferma ! Sta Ferma!” le disse Clarice e, con un colpo di libro, scacciò il folletto. Gli studenti, ed Allock, non si erano accorti che, sulla soglia della porta, vi era Artemisia, la quale stava assistendo a tutto, però era indecisa se entrare ed aiutare la sua padroncina, oppure andare ad avvertire Severus; quindi, nell’indecisione, decise di rimanere sulla soglia della porta, ad osservare. “Peskipiksi Pesternomi” disse Allock muovendo la bacchetta, ma non successe niente; anzi: i folletti gli presero la bacchetta e, andando dall’enorme scheletro animale che era appeso al soffitto, la usarono sulla catena che teneva stretto lo scheletro ed esso, cadde a terra, rompendosi in mille pezzi.

Ad un certo punto, due folletti stavano infastidendo Clarice alle gambe, cercando di farla cadere, quindi Artemisia, non sopportando che quelle pestifere creature si prendessero gioco della sua padroncina, corse dentro all’aula e, con la bocca, prese uno dei due folletti, facendolo volare dall’altra parte della stanza; poi, fece la stessa cosa anche con l’altro folletto. “Artemisia che cosa ci fai qui ?!” disse stupito Ron. “Deve essere stato mio padre a mandarla; ma, ora, non ha importanza sapere del perché è qua: dobbiamo occuparci di questi folletti” disse Clarice. Allock, non avendo più una bacchetta, decise di passare alla ritirata e, la stessa cosa, la fecero anche i suoi quadri; arrivò, quindi, sulle scale e fece a lotta con due folletti che avevano preso un suo quadro dalla parete ma, i folletti, vinsero la sfida. Poi, Allock, guardò gli studenti e, indicando Clarice, Ron ed Hermione, disse loro: “ Affido a voi tre, il compito di rimettere gli altri in gabbia” e scappò all’interno dell’ufficio. “Cha razza di codardo” disse Ron. “Ti aspettavi diversamente da uno come lui ?” disse Clarice. Artemisia guardò verso il soffitto e, vedendo Neville attaccato al lampadario, le venne in mente un’idea, quindi, corse, a tutta velocità, fuori dall’aula: “Ehi e, adesso, dove se ne va ?” disse Ron. “Lasciala andare: ci ha già aiutati abbastanza” disse Clarice. “Sì, però, poteva rimanere ad aiutarci ancora” disse Ron. I folletti continuavano ad infastidirli visto anche che, nella stanza, vi erano rimasti loro tre, più Neville attaccato al lampadario: “E, ora, che facciamo ?” disse Ron, ormai in preda al panico. Hermione prese fuori la sua bacchetta magica e, puntandola verso i folletti, i quali erano tutti in alto, gridò: “ Immobilus !” ed i folletti si fermarono a mezz’aria, come delle statue. “Perché sempre a me ?” disse Neville. “Non ti preoccupare, Neville: ora troveremo un modo per tirarti giù” disse Clarice, mentre guardava verso l’alto. In quel momento, ritornò Artemisia di corsa e, dietro di lei ed, anche di lui di corsa, vi era Severus il quale, vedendo il pasticcio, disse: “Ma che cosa è successo qua dentro ?! Sembra che sia passato un tornado”. “C’è andato molto vicino, Professor Piton” disse Ron. “Papà, ci devi aiutare a tirare giù Neville dal lampadario” disse Clarice. Severus, allora, guardò verso l’alto e, stupito chiese: “Come diavolo c’è finito la su ?!”. “Sono stati i Folletti della Cornovaglia” rispose Clarice. Severus riguardò i tre e disse: “Allock è proprio uno stupido: prima di liberare delle creature simili, bisogna insegnare come difendersi”. “Papà, non possiamo lasciare Neville, la su in eterno: hai in mente come tirarlo giù ?” disse Clarice. “Sì, con una lunga scala” disse Severus. Gli altri tre lo guardarono perplessi; quindi, Severus disse: “Stavo scherzando: intanto che voi mettete un po’ in ordine, io tirerò giù il Signor Paciock” e, mentre Severus, con la sua bacchetta magica, formulava un incantesimo, Clarice, Ron ed Hermione incominciarono a mettere a posto: “Si permette anche di scherzare” disse Ron. “Ron, stai zitto : se ti sente, saranno guai per te” disse Hermione, mentre raccoglieva alcuni libri. Severus riuscì a tirare giù Neville il quale, quando fu a terra, disse, con un po’ di paura: “Gra…grazie, Professor Piton”. “Non mi sono meravigliato affatto, quando l’ho vista attaccato al lampadario, Signor Paciock: solo lei poteva esserci” disse Severus. Neville guardò per terra; quindi, Clarice gli disse: “Emmm…Neville, forse, faresti meglio ad andare”. “Sì…ora…ora vado e, grazie ancora di tutto” disse titubante Neville e corse fuori dall’aula. “Papà, ma perché devi essere sempre così cattivo nei suoi confronti ? Lo sai che, facendo così, gli farai venire gli incubi” disse Clarice. “Non è colpa mia se ha così paura di me; tu, ad esempio, non ne hai e nemmeno il Signor Weasley e la Signorina Granger” disse Severus, mentre, con un altro incantesimo, rimetteva i Folletti della Cornovaglia immobili, dentro alla loro gabbia. “Ma per noi è diverso, soprattutto per me, visto che sei il mio papà” disse Clarice. “Sì, è vero, però se il Signor Paciock la smetteste di tremare ogni qual volta mi vede, eviterebbe di avermi come suo incubo” disse Severus e, puntando la bacchetta contro lo scheletro a pezzi, disse: “ Reparo” e lo scheletro ritornò quello di prima e anche attaccato al soffitto. “Non potresti dirgliele te queste cose, così, almeno, si rende conto che non sei poi così cattivo nei suoi confronti” disse Clarice, mentre Severus andò da lei, dicendole: “E, allora, dove andrebbe a finire la mia reputazione ? Ricordati che, con te ed i tuoi amici mi comporto in un modo, mentre con gli altri mi comporto in un altro modo” e le diede un bacio sulla fronte. “Anche Neville è amico mio” disse Clarice. “Io dico amici più intimi, che stai con loro 24 ore su 24” disse Severus e, con la coda dell’occhio, guardò Hermione e Ron, i quali avevano quasi finito di rimettere a posto; poi, dopo essersi guardato intorno, Severus domandò: “Dove è finito quell’allocco di Allock ?”. “E’ nel suo ufficio” rispose Clarice.

Severus, allora, si avviò verso le scale, ma Clarice gli disse, seguendolo: “Emmm…papà, non credo sia il caso di parlargli: potrebbe essere ancora traumatizzato da quello che è appena successo”. “Non me ne frega niente se è ancora traumatizzato: deve imparare le regole fondamentali per insegnare ad una classe del secondo anno” disse Severus, continuando a salire le poche scale. “Papà” disse Clarice. Severus si fermò e le chiese: “Cosa c’è ?”. Ci fu un po’ di silenzio; poi, Clarice rispose dicendo: “Ti voglio tanto bene”. “Anche io te ne voglio, piccola mia; però, ora, aiuta i tuoi amici a mettere in ordine” disse Severus ed entrò dentro all’ufficio di Allock. Clarice si voltò verso Hermione e Ron e, quest’ultimo, domandò: “ Speri di esserti salvata con quel “ti voglio tanto bene”?”. “No, ma almeno ho allungato i miei giorni di vita” rispose Clarice. “Tuo padre non ti ucciderà: ti vuole troppo bene per farlo” disse Hermione. “Non mi ucciderà, ma, sicuramente, prolungherà di un’altra settimana, la mia punizione, quando Allock gli dirà del mio votaccio che ho preso oggi” spiegò Clarice. Passarono pochi minuti e l’Aula di Difesa Contro le Arti Oscure, era ritornata quella di prima e, appena ebbero finito, dall’ufficio di Allock, uscì Severus e, mentre scendeva le scale, Clarice chiese: “Secondo voi, come è ?”. “A giudicare dallo sguardo, per me è normalissimo” rispose Hermione. “Come fai a capire dallo sguardo, quando una persona è arrabbiata, oppure no ? Per me, è come prima” rispose Ron. Severus arrivò davanti ai ragazzi e, senza neanche degnarli di uno sguardo, uscì dall’aula: “Secondo me, Allock gli ha detto del tuo votaccio nel compito” disse Ron. “Se fosse veramente così, allora, Clarice è nei guai” disse Hermione. Clarice, che era voltata verso la porta, si voltò verso gli altri due e replicò dicendo: “Begli amici che siete: dovreste consolarmi e non dirmi di che cosa devo morire”. “Scusaci, Clarice” disse Ron. “No, scusatemi me: è che sono molto preoccupata per come, ora, andranno le cose con papà; forse…forse, non dovrei neanche pensarci” disse Clarice. Ron, allora, guardò Hermione la quale, un po’ titubante, disse: “ Non lo so…ma, credo, che, forse, sia meglio così” e Clarice annuì positivamente con la testa.

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Capitolo 10
*** Si incomincia il secondo anno Parte III ***


Poco dopo, tutti i ragazzi erano nella Sala Grande a fare i compiti, quando, all’improvviso, arrivò Hedwige e, atterrò proprio davanti a Clarice, la quale disse, nel vedere una lettera rossa: “Oh, no, non mi dire che ho ricevuto anche io una Strilettera ?” e, dopo averla presa, Hedwige se ne volò via. “Clarice, sono sopravvissuto io; quindi, puoi sopravvivere anche tu” disse Ron. “Coraggio, Clarice: siamo tutti con te” disse Hermione. “Già, fatti coraggio” disse Neville.

Clarice, allora, girò la lettera e, con mano tremante, l’aprì leggermente, ma la lettera, proprio come era successo per Ron, gridò: “Clarice Piton !” e, dopo essersi aperta del tutto, continuò dicendo con voce ancora più arrabbiata di Molly: “Come ti sei permessa di prendere un votaccio alla prima prova di Difesa Contro le Arti Oscure ?! L’anno scorso avevi voti alti, ma quest’anno che cosa ti è successo ! Lo so io che cosa è successo: stai troppo con quella zucca vuota del Signor Weasley e, guarda caso, anche lui ha fatto uno schifo di compito ! Da adesso in poi, non ti voglio vedere più vicina a lui e, se ti dovessi beccare in sua compagnia, saranno grossi guai per te, signorinella; e non provare a discolparti o tirare fuori qualsiasi altra scusa, perché con me non funziona ! Inoltre, ti voglio ricordare della tua punizione, che inizia stasera”; poi, la lettera si voltò verso tutti gli altri, i quali erano rimasti in silenzio; quindi, sempre con voce fremente di rabbia, disse: “ E voi che cosa avete da guardare ?! Continuate con i compiti !” e, poi, si strappò in mille mezzi. Tutti erano rimasti a bocca aperta e, ora, stavano guardando Clarice, la quale disse, piena di paura: “ Ora sono davvero morta”. “Poteva andarti peggio” disse Ron. “Ron !” disse insieme gli altri.

A cena, Clarice mangiò poco, anche perché era costantemente a guardare verso il tavolo dei Professori, dove suo padre stava mangiando e, ogni tanta, parlava con la Professoressa McGranitt: “Sicuramente anche la nonna avrà saputo del mio votaccio in Difesa Contro le Arti Oscure; tutta la scuola, ormai, lo sa” disse Clarice, mentre giocherellava con il cibo. “Per forza: la voce di tuo padre l’avranno sentita anche ad Hogsmeade” disse Ron. “Mio padre non vuole più che ti sia amica, Ron, ma si sbaglia di grosso se crede che gli dia ascolto” disse Clarice. “Ma, Clarice, così lo farai arrabbiare ancora di più” disse Hermione. “Non ha voluto ascoltarmi quindi, io non ascolto lui” replicò dicendo Clarice e, vedendo che non aveva più fame, aggiunse dicendo: “Vado in dormitorio a riposarmi un paio di minuti, prima di affrontare la bestia” e, alzandosi da tavola, diede un ultimo sguardo verso il tavolo dei Professori ma, vedendo che suo padre non stava a guardarla, voltò lo sguardo da un’altra parte ed uscì dalla Sala Grande.

“Non dovevi essere così cattivo con lei: ricordati tutto quello che ha passato, negli ultimi anni” disse la Professoressa McGranitt, mentre era con Severus, Albus ed Artemisia, poco dopo cena, nella piccola cucina che aveva Severus; quest’ultimo disse: “ Madre, non era mia intenzione essere cattivo con lei, ma non può portarmi dei votacci simili: mi sembrava essere stato abbastanza chiaro, quando glielo dissi” e bevve un sorso di the. “Oh, figliolo: siete proprio uguali” disse Silente, mentre sorseggiava un po’ del suo the. “Io avevo sempre degli ottimi voti” disse Severus, mentre teneva in mano la tazzina con dentro del the. “Ora non esagerare: anche tu non eri perfetto” disse la Professoressa McGranitt. “Sapevo di non essere perfetto, madre, ma almeno io, ero sempre stato bravo in Difesa Contro le Arti Oscure” disse Severus e bevve il the. “ Ma, se non ricordo male, c’è stata una volta, che il Professor Lumacorno, tuo insegnante in Pozioni, ti diede un brutto voto, perché avevi sbagliato completamente un compito in classe” spiegò Silente. “Bé e allora ? Come ha detto prima la mamma, neanche io ero perfetto” disse Severus. “Dì la verità, figliolo: quella volta non avevi studiato, perché la sera prima sei sempre stato con Lily, non è così ?” disse Silente. Severus divenne leggermente rosso in faccia e, stava per replicare, quando sentì bussare alla porta dell’aula; quindi, disse: “Questa deve essere sicuramente Clarice, che è venuta ad iniziare la sua punizione”; poi, dopo essersi alzato in piedi, aggiunse dicendo: “ Continueremo con questo discorso dopo; ora, voi due rimanete qui e cercate di non fare rumore: Clarice non deve scoprire che ci siete anche voi” ed andò nell’aula, chiudendo la porta dietro di se. “ Vedo che sei puntuale: inizi bene la tua punizione” disse Severus. “Dove è Artemisia ?” domandò Clarice. “Non credo, ora, sia importante sapere dove si trova il tuo furetto; comunque, dove può essere, se non con te o con me ?” rispose Severus. “Già, hai ragione” disse tristemente Clarice e guardò il pavimento. “ Non era mia intenzione mandarti quella Strilettera, ma dopo il voto che mi ha mostrato Allock, ho dovuto usare le maniere forti, per farti capire che non tollero queste cose da te” spiegò Severus. “Però non è colpa di Ron: lui non centra niente, se ho preso quel brutto voto; praticamente tutti, eccetto per Hermione e le altre ragazze, hanno preso un brutto voto, visto anche che tutte le domande del quiz, riguardavano il Professor Allock” replicò dicendo Clarice, guardandolo. “Cosa ?! Questo, Allock non me lo aveva proprio detto” disse stupito Severus. “Io non li avevo letti i suoi libri, ed è per questo motivo, che ho sbagliato tutte le domande; bé, ne ho azzeccata una, ma ho sparato a caso la risposta” spiegò Clarice. Severus non sapeva che dire e, solo ora, si era accorto del grande errore che aveva commesso; quindi, si lasciò andare sulla poltrona, per poi dire: “Che cosa ho combinato ?! Non dovevo mandarti quella Strilettera: così facendo, ti ho messa in ridicolo davanti a tutti. Mi dispiace, piccola mia: dovevo darti ascolto”. Clarice si avvicinò a lui e, dopo aver messo i suoi libri sul tavolino, gli andò in braccio, dicendogli: “Sei perdonato ma, la prossima volta, vedi di ascoltare meno quello che dice Allock e più quello che dice tua figlia” e Severus rise, così come Clarice.

Dall’altra stanza, la Professoressa McGranitt, Albus Silente ed Artemisia avevano assistito a tutto, tenendo socchiusa la porta: “Avevi ragione, Albus: Severus e Clarice sono proprio uguali” disse la Professoressa McGranitt. “Tale padre, tale figlia, dice un vecchio detto babbano, ma, a quanto pare, funziona anche nel nostro mondo” disse Silente. “Severus non ammetterà mai che, quando non studiava, è perché stava sempre con Lily” disse la Professoressa McGranitt. “Eehhhhhhhh, se Lily fosse qui, sarebbe molto orgogliosa di Severus, ma anche della piccola Clarice: entrambi hanno creato una famiglia perfetta; non trovi anche tu, Artemisia ?” disse sospirando Silente ed il furetto, alzando lo sguardo verso i due maghi, emise i suoi versetti, come se dicesse che fosse d’accordo con lui. “Lily manca a tutti noi, ma soprattutto a Severus: non ha mia potuto dimenticare il modo nel quale è morta” disse la Professoressa McGranitt. “E’ morta, proteggendo la loro unica figlia e, quella stessa notte, Clarice ha sconfitto il mago oscuro più potente che ci sia stato: un gesto che l’ha resa la Bambina Sopravvissuta” spiegò Silente; poi, aggiunse dicendo: “E, ora, finiamo questo delizioso the e lasciamo da soli padre e figlia” e ritornò a sedersi sulla sua sedia in cucina. La Professoressa McGranitt, insieme ad Artemisia, rimase ancora un po’ a guardare Severus e Clarice, i quali stavano parlando allegramente e Severus la stava stringendo forte a se; poi, disse: “Andiamo, Artemisia” e raggiunse Silente; successivamente, i due, vennero raggiunti anche dal furetto. Poco dopo, Silente e la Professoressa McGranitt uscirono dalla cucina, ma si fermarono, quando videro la scena davanti a loro: Severus addormentato sulla poltrona e, in braccio, Clarice, che dormiva anche lei: “Come sono dolci” disse la Professoressa McGranitt. Silente, con un solo cenno della mano, fece comparire un plaid e lo mise su Severus e Clarice: “Ora staranno al caldo” disse Silente. “Non credi sia il caso di avvertirli, che ce ne stiamo andando ?” chiese la Professoressa McGranitt, mentre anche Artemisia usciva dalla cucina. “No, no, lasciamoli dormire: era da tanto tempo, che non vedevo il nostro Severus così sereno” rispose Silente e, i due maghi, senza fare rumore, uscirono dalla stanza. Artemisia, che anche lei non voleva svegliare i suoi padroni, andò a prendere il cuscino dove normalmente si sdraiava e lo mise ai piedi di Severus; poi, dopo essersi messa comoda su di esso, chiuse gli occhi e si addormentò, acciambellata come un gatto. Severus e Clarice trascorsero la notte in questo modo, perché erano troppo stanchi, dalla pesante giornata trascorsa, per andare ognuno nella propria camera.

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Capitolo 11
*** Strane voci Parte I ***


Il mattino seguente al primo giorno di scuola, Clarice aprì gli occhi ma, stranamente, non si trovava nel suo dormitorio ma, bensì, tra le braccia del suo papà, il quale stava ancora dormendo sulla sua poltrona: “Ma perché mi trovo qui ? Che cosa è successo ?” disse Clarice, mentre si stropicciava gli occhi; poi, ricordandosi, aggiunse dicendo: “Ma certo, io e papà ci siamo chiariti e ci siamo seduti qui, per poi addormentarci. E, Artemisia, dove sarà ? Ieri il papà non me lo ha detto”; poi, senza svegliarlo, scese dalla sue ginocchia, per poi, rimettergli meglio il plaid; quindi, disse: “E’ presto, quindi, c’è il tempo per fare una buona colazione, solo che papà non vuole che cucini io…ah, ci sono: chiamerò un elfo domestico” ed andò in cucina, chiudendo la porta dietro di se.

Fu proprio lì in cucina, che trovò Artemisia, la quale stava mangiando dalla sua ciotola: “Ehi, Artemisia, allora ecco dove eri” disse Clarice, andando dal furetto il quale, vedendo la sua padrona, smise di mangiare e scodinzolò allegramente ed emise i suoi versetti. “Oh, come sono contenta di rivederti: scommetto che ti trovi molto bene con papà, vero ?” disse Clarice ed Artemisia emise altri versetti. “Ci avrei giurato: d’altronde, è stato proprio papà a comprarti; però, sai che cosa voglio fare ora: voglio che quando papà si svegli, ci sia già la colazione pronta, ma, non so come si fa a chiamare un elfo domestico” spiegò Clarice. Artemisia, allora, andò dove vi era il camino ed emise i versetti; Clarice si avvicinò a lei e disse: “Non capisco: che cosa mi dovrebbe servire un camino, per chiamare un elfo domestico ?”. Artemisia, allora, emise degli altri versetti; quindi Clarice disse: “ Mi stai dicendo che devo chiamarlo tramite il camino” ed Artemisia annuì positivamente con la testa.

Clarice rimase stupita; quindi, disse: “Ma ne sei sicura ?! Cioè, in poche parole, se io chiamo l’elfo domestico dentro al camino, ne dovrebbe apparire uno, vero ?” ed Artemisia annuì ancora positivamente. “Va bene, mi fido, anche perché tu qui, praticamente, ora ci vivi” disse Clarice, ancora poco convinta e, dopo essersi avvicinata al camino, mise la testa dentro e disse, un po’ titubante: “ Emmm….per favore…vorrei che un elfo domestico venisse qui e possa preparare la colazione per me ed il mio papà”, ma non successe niente. Clarice, allora, uscì con la testa e, guardando Artemisia, disse: “Lo sapevo che non avrebbe funzionato, anche perché è una cosa ridicola”; quando, all’improvviso, una fiamma verde apparve nel camino e, in essa, si poté intravedere una testa; quindi, Clarice si avvicinò e la testa disse: “Buon giorno, Clarice”. “ Nonno ?! Ma sei proprio tu ?!” domandò stupita Clarice. “Certo che sono io, piccola: tu hai chiesto aiuto ed, io, ti accontento” rispose Silente. Clarice guardò Artemisia, che la guardò a sua volta e fece come un sorriso compiaciuto; poi, entrambe rivoltarono lo sguardo verso le fiamme e Clarice disse: “Nonno, vorrei che papà, quando si svegliasse, avesse già la colazione pronta, quindi, gentilmente, potresti mandarmi un elfo domestico ?”. “Ma certo, cara; anzi, ti manderò due elfi delle cucine, così la colazione sarà più buona” disse Silente. “Grazie, nonno” disse sorridendo Clarice e, dopo che la faccia di Silente sparì, dietro a Clarice ed Artemisia, comparvero due elfi domestici e, uno di questi, disse: “Horky che cosa può fare per signorina ?”.

Clarice ed Artemisia si voltarono e Clarice disse: “Preparate una bellissima e, soprattutto buona, colazione per me ed il mio papà”. “Horky e Zorky fanno tutto quello che signorina chiede loro di fare” disse Horky, facendo un piccolo inchino. “ Mi chiamo Clarice Piton” disse Clarice. “Quale onore servire la potente Clarice Piton; Zorky è onorato servirla, signorina Piton” disse Zorky, facendo, anche lui, un inchino. “ Grazie mille in anticipo, per la vostra disponibilità” disse Clarice e, i due elfi, incominciarono subito a preparare la colazione. “Andiamo, Artemisia: mentre questi elfi preparano la colazione, è meglio che mi vada a dare una lavata” disse Clarice e, insieme ad Artemisia, uscì dalla cucina e, quando passò davanti a suo padre, vide che stava ancora dormendo. “Artemisia, stai qua e, se papà si dovesse svegliare, vienimi ad avvertire” disse Clarice sottovoce ad Artemisia e, quest’ultima, emise dei versetti; poi, Clarice andò in bagno e chiuse la porta dietro di se.

Poco dopo, Severus si svegliò e, dopo essersi stiracchiato, si guardò intorno e, vedendo un plaid sopra di se, si alzò, prendendolo in mano; poi, sentì dei versetti e, spostando lo sguardo verso il caminetto, vide Artemisia che, dopo essersi alzata dal suo cuscino, camminò verso di lui: “Ehi, ciao cuccioletta: lo sai che era da tanto tempo che non dormivo così bene ? L’ultima volta è stata quando ho detto a Clarice che ero il suo papà…a proposito…dov’è Clarice ? Tu l’hai vista ?” disse Severus, mentre accarezzava Artemisia e, quest’ultima, emise dei versetti. La porta del bagno si aprì e, da esso, uscì Clarice la quale, vedendo Severus alzato, disse: “Oh, ciao papà: hai dormito bene ?”. “Benissimo e tu ?” disse Severus. “Splendidamente” disse sorridendo Clarice. Severus guardò verso la cucina e, vedendo la porta chiusa, disse: “Come mai la porta è chiusa ? Mi pareva di averla lasciata aperta” e camminò verso di essa; ma Clarice, correndo, lo superò e si mise contro la porta: “Clarice, che scherzi sono questi ?! Spostati immediatamente !” replicò dicendo Severus. “Papà, ma è proprio necessario andare in cucina ?” chiese Clarice. “Certo, visto che vorrei anche fare colazione e, normalmente, la colazione si fa in cucina” rispose Severus. “Ma perché, invece, non cambiamo un po’ e non facciamo colazione qui in salotto ?” propose Clarice. “Clarice, non costringermi ad usare le maniere forti già di prima mattina e, poi, non ho tempo da perdere e nemmeno tu” disse Severus.

Clarice, allora, guardò verso il basso, dove vi era Artemisia accanto a Severus; il furetto annuì positivamente con la testa, quindi Clarice si fece da parte e Severus, passandole accanto, disse, mentre prendeva la maniglia della porta: “ Stamattina sei molto strana, ma non so il perché”. “Sarà il tempo” disse sorridendo Clarice. Severus inarcò un sopracciglio, poi, aprì la porta ed entrò in cucina: “Ora sono guai per me” disse Clarice. “Clarice, vieni un attimo qua, per favore” disse Severus. “Lo sapevo” disse Clarice e, dopo essere entrata in cucina, Severus le disse: “ Te l’avevo già detto che non dovevi più cucinare e….ed hai avuto una brillante idea nel chiamare gli elfi delle cucine”. Clarice lo guardò sorpresa, perché si sarebbe già immaginata una sgridata per aver preparato la colazione e, invece, la sua idea era andata a buon fine; quindi, disse: “Grazie, papà; sai, mi ci è voluto un po’ per capire come chiamare qualcuno ma, poi, fortunatamente, Artemisia mi ha dato una mano”. “Già: ieri sera, Artemisia ha visto come facevo a chiamare tuo nonno ed ha imparato subito: è un furetto molto sveglio” disse Severus ed Artemisia, che era tra di loro, emise dei versetti. “Infatti, nel fuoco, è comparsa proprio la faccia del nonno ed è stato lui a mandarmi gli elfi” spiegò Clarice. “Lo sai che ogni cosa tu gli chieda, lui ti accontenta sempre; ma, non chiedergli dei dolci” disse Severus e, mentre si sedeva a tavola, Clarice gli domandò: “Perché non dovrei chiedergli del dolci ?”. “Perché ti fanno male e, inoltre, ti cariano anche i denti” rispose Severus; poi, aggiunse dicendo: “E, ora, vieni a mangiare, che dopo devi andare a prendere i tuoi libri per le lezioni che avrai stamattina che, se non sbaglio, in mezzo c’è anche Pozioni”.

Clarice si sedette accanto a lui, mentre Artemisia ritornò a mangiare dalla sua ciotola, e chiese: “Che cosa ci farai fare stamattina ?”. “Oh, lo vedrai” rispose Severus e spalmò un po’ di marmellata su del pane. “Pensavo che mi dicesti un po’ di più, visto che sono tua figlia” disse Clarice. “Mangia e, forse, ti rivelerò la pozione di oggi” disse Severus e mangiò il pane. “Però, se io mangio, tu me la dici veramente, vero ?” domandò Clarice, ma Severus non le rispose. Clarice prese, anche lei un pezzo di pane ed incominciò a mangiarlo così: “Mettici la marmellata” disse Severus. “Perché ? Non posso mangiarlo così ?” chiese Clarice. “Sei in un’età nella quale hai bisogno di energie per poter crescere e, quindi, le vitamine fanno bene” rispose Severus. “Ma a me, il pane piace anche così” disse Clarice ma, dopo aver ricevuto uno sguardo minaccioso da parte di suo padre, Clarice vi spalmò subito sopra della marmellata e ne mangiò un pezzo: “ Fare una bella colazione, tutte le mattine, aiuta a crescere e, soprattutto, a stare attenti alle lezioni che si dovranno seguire” spiegò Severus e mangiò un altro pezzo del suo panino alla marmellata. “Quando eri a casa, facevi sempre delle colazioni così ?” domandò Clarice. “Non così buone come l’hai preparata tu, oggi” rispose sorridendo Severus. “Papà, lo sai benissimo che non sono stata io a prepararla; anche se, quando ero da i Dursley, la preparo sempre io” disse Clarice. “Te la fanno preparare, anche ora che sanno che puoi usare la magia ?” chiese stupito Severus. “Certo; credi che le cose siano cambiate ?” rispose Clarice. “Vuoi dire che sono rimaste le stesse dell’anno scorso ?” domandò Severus. “Bé, perché pensavi che le sbarre alla mia finestra, fossero una bugia che si è inventata Ron ? Erano per non farmi ritornare qui, ad Hogwarts, soprattutto per non rivederti” rispose Clarice e le scese qualche lacrima. “No, piccola, non volevo farti piangere: scusami tanto” disse Severus e, alzandosi, l’abbracciò. Clarice si asciugò quelle poche lacrime che le avevano rigato il viso; poi, disse: “Non è colpa tua, papà: è che, ormai, ci sono abituata, visto che non potrò venire a vivere con te, finché non avrò compiuto la maggior età”. “Ma ci possono essere delle eccezioni” disse Severus, inginocchiandosi per guardarla meglio negli occhi. “Proprio come quando il nonno, l’anno scorso, mi ha fatto entrare nella squadra di Quidditch, anche se ero un primo anno ?” chiese Clarice, guardandolo. “Sì, proprio come quella; parlerò personalmente con il nonno e, se mi darà retta, potrò finalmente tirarti via da i Dursley” rispose Severus. “Secondo me, il nonno non ti darà retta: per lui, è meglio soffrire da i Dursley, piuttosto rischiare di venire uccisa, se verrò a vivere con te” spiegò Clarice. “Bé, però, posso sempre tentare, non trovi ?” disse Severus. “Non solo il nonno ti dirà che sei un gran testone, ma te lo dirà anche la nonna” disse Clarice. Severus sorrise ed anche Clarice; poi, si abbracciarono e Severus disse: “Ti voglio tanto bene, piccola mia”. “Anche io, papà” disse Clarice.

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Capitolo 12
*** Strane voci Parte II ***


La mattina passò molto velocemente e Clarice, proprio come l’anno scorso, durante Pozioni fece una pozione eccezionale, tanto che Severus la premiò con ben 10 punti: “Ancora non ci credo che il tuo papà abbia dato 10 punti a Grifondoro: e dico ben 10 punti e non tolti, ma aggiunti” disse stupito Ron, mentre mangiava il pranzo. “Merito mio, che l’ho addolcito stamattina, facendogli trovare già la colazione pronta” disse Clarice. “Perché non la fai anche le prossime mattine ? Così, il Professor Piton ci darà sempre dei punti” disse Ron. “Ron, nei sotterranei ci ho dormito solo l’anno scorso durante le feste natalizie e, ieri sera, è stata un’eccezione: okay che a lui, sicuramente farà piacere se rimango a fargli compagnia nei sotterranei, però, con il passare del tempo, crederà che stia tramando qualcosa” spiegò Clarice. “Ehi, Piton, dopo c’è l’esercitazione di Quittich, quindi, vatti a preparare” disse Baston. “Non me lo ero dimenticata” disse Clarice guardandolo e, poi, riguardò il suo pranzo. “Non essere così nervosa” le disse Hermione. “Nervosa ?! E per cosa ?! Io non sono nervosa per niente” replicò dicendo Clarice. “Sì, sei nervosa per qualcosa: ti si vede da come hai risposto a Baston e, anche a me” disse Hermione. Clarice la guardò e disse: “ Più che nervosa, sono arrabbiata, perché Allock non ha detto la verità al mio papà”. “Non ci pensare e, pensa piuttosto all’allenamento di Quiddicth di oggi pomeriggio” disse Ron.

Finito il pranzo, Clarice si stava dirigendo verso il dormitorio di Grifondoro, quando sul suo camminò incontrò Allock, il quale le disse: “Oh, ma guarda chi c’è: la mia prediletta”. “Prediletta ?! Da quando in qua, ora sono diventata la sua prediletta ?” domandò stupita Clarice. “Ma lo sei da sempre, zuccherino. Ora, però, volevo parlarti di una cosa e…” rispose Allock, ma Clarice lo fermò, dicendo: “Vorrei rimanere a parlare con lei, veramente, ma devo andare all’allenamento di Quidditch e, se farò tardi, Baston mi sgriderà”; poi, tra se, aggiunse dicendo: “Così, almeno, andandomene, me lo levo da i piedi”. “Allora, lascia che ti accompagni, così, almeno, ti posso parlare di quella cosa” disse Allock. “Emmm…veramente…all’allenamento non sono permessi i professori, se no avrei già invitato il mio papà, non crede ?” disse Clarice. “Bé, allora, te la dico adesso quella cosa: visto che non ho voglia di darti una punizione, potremmo sempre accontentare i fan, fingendo, però, che sia una punizione” spiegò Clarice. “Accontentare i fan ?! In che senso, scusi ?!” chiese stupita Clarice. “Firmare autografi; perché, non ne hai mai firmati ?” rispose Allock e Clarice scosse negativamente la testa. Allock rise e, quindi, disse: “Zuccherino, ma dove sei stata nascosta fin’ora ? Gli ammiratori hanno bisogno di te”. “Veramente, a me non piace stare molto al centro dell’attenzione” disse Clarice. “Eppure, ci sei, fin da quando eri piccola, no ?” disse Allock e Clarice non disse nulla; quindi Allock aggiunse dicendo: “Allora, ci vediamo stasera nel mio ufficio: facciamo prima di cena, così abbiamo tutto il tempo che vogliamo per firmare gli autografi” e, prima che Clarice potesse replicare, Allock se ne andò. “Ma, allora, non aveva capito le mie intenzioni: io non volevo firmare autografi” disse Clarice e si diresse verso il suo dormitorio.

Poco dopo, Clarice e gli altri membri della squadra di Quidditch del Grifondoro, stavano camminando nei giardini della scuola, dirigendosi verso il campo di Quittich: “ Ho passato l’estate ad escogitare un nuovo programma di Quidditch: ci alleneremo prima; più a fondo e più a lungo” spiegò Baston; poi, vedendo anche la squadra di Quidditch di Serpeverde, stupito disse: “Cosa ?! Non ci posso credere !” e si diresse verso di loro e, quando furono uno di fronte all’altro, aggiunse domandando: “Dove credi di andare, Flint ?”. “Ad allenarmi a Quidditch” rispose Flint. “Il campo l’ho prenotato io, per il Grifondoro” disse Baston. “Calma, Baston: ho il permesso” disse Flint e, mentre consegnava a Baston una pergamena, Ron, che era seduto con Hermione su di una panchina, preoccupato disse: “ Ahia, sento odore di guai” e, con Hermione, andò dalle due squadre. “ Io, Professor Severus Piton, do l’autorizzazione alla squadra dei Serpeverde, ad esercitarsi oggi per l’allenamento del nuovo cercatore” lesse Baston sulla pergamena; poi, voltò lo sguardo verso Clarice, la quale era di fianco a lui, e le chiese: “Tu ne sapevi qualcosa di questo ?”. “Ti giuro, non ne sapevo niente” rispose Clarice. Baston non ne era molto convinto da questa risposta; quindi, replicò dicendo: “Faremo i conti dopo, Piton !”; poi, guardando Flint, aggiunse domandando: “ Avete un nuovo Cercatore: chi è ?” e la squadra di Serpeverde si spostò e, davanti, venne Malfoy. “ Malfoy ?!” disse stupita Clarice. “Esatto e c’è un’altra novità quest’anno” disse Malfoy e mise in bella mostra la sua scopa. “Quelle sono le nuove Nimbus 2001: dove le avete prese ?” chiese Ron. “Un regalo del padre di Draco” rispose Flint. “Vedi, Weasley: al contrario di altri, mio padre può permettersi il meglio” disse Malfoy, guardando Ron. “Nessuno dei Grifondoro si è comprato l’ammissione: sono stati scelti per il loro talento” spiegò Hermione. Malfoy andò davanti a lei e replicò dicendo: “ Nessuno ha chiesto il tuo parere… sporca Mezzosangue !” ed Hermione rimase senza parole. “Questa la paghi, Malfoy… Mangia Lumache !” gridò Ron tirando fuori la sua bacchetta e puntandola contro Draco ma la bacchetta, essendo rotta, si rivoltò contro di lui, facendo cadere a diversi metri di distanza. I Serpeverde risero, mentre i Grifondoro, soprattutto Clarice ed Hermione, andarono al suo fianco ed Hermione domandò: “Stai bene, Ron ?... Dì qualcosa” e Ron, voltandosi, vomitò una lumaca. Tutti rimasero disgustati nel vedere questo e Colin, già con la sua macchina fotografica in mano e, dopo aver scattato una foto, stupito chiese : “Caspita: lo volti, Clarice ?”. “No, Colin: levati di mezzo !” rispose Clarice; poi, guardando Hermione, aggiunse dicendo: “Portiamolo da Hagrid: lui saprà cosa fare” e Ron, vomitò un’altra lumaca.

I tre arrivarono da Hagrid e, dopo avergli spiegato cosa era successo a Ron, li fece entrare, facendoli sedere su un’enorme panca. Dovettero aspettare pochissimo tempo, perché Hagrid tornasse con un’enorme secchio e, mentre lo metteva sotto a Ron, disse: “Qui ci vogliono attrezzi da specialista. Ora non resta che aspettare che finisce” e si sedette di fronte a loro. Mentre Ron vomitava ancora lumache, ma questa volta esse finirono nel secchio, Hagrid domandò: “Chi ha cercato di incantare ?”. “Malfoy: ha chiamato Hermione…bé, esattamente, non so cosa significhi” rispose Clarice. Hermione si alzò e disse: “ Mi ha chiamata Mezzosangue”. “Oh, non è vero” disse stupito Hagrid. “Cos’è un Mezzosangue ?” chiese Clarice. “Vuol dire uno col sangue sporco: è un insulto spregevole per quelli che sono nati babbani; quelli che non hanno i genitori maghi…una come me. Non è un termine che, di solito, si usa tra la gente civile” spiegò Hermione. “La cosa sta così, Clarice: ci sono dei maghi, come Malfoy e la sua famiglia, che credono di essere meglio, perché sono quello che la gente chiama Purosangue” spiegò Hagrid. “E’ orribile !” replicò Clarice. “E’ disgustoso” disse Ron e vomitò un’altra lumaca. “Ed è anche un sacco di fesserie ! Sangue sporco, blah ! Oggi non c’è un mago vivente che non è un Mezzosangue o quasi; per dirla tutta: non conoscono un incantesimo, che la nostra Hermione non sa fare” disse sorridendo Hagrid guardando Hermione, la quale lo guardò a sua volta, sorridendo; poi, Hagrid le disse: “ Vieni qui: non ci pensare, Hermione; non ci pensare neanche per un momento !”. “Hermione, adesso che mi ci fai pensare, anche il mio papà è un Mezzosangue: i suoi genitori biologici erano una strega ed un babbano ed anche la mia mamma lo era” spiegò Clarice. “Allora, vedi Hermione, che anche i maghi più potenti, sono dei Mezzosangue ed il Professor Piton non è un mago da poco, vero ?” disse Hagrid. “Il mio papà mi ha sempre detto che, a lui, non gliene frega niente chi è un Mezzosangue o un Purosangue: lui basta insegnare per mantenere la sua famiglia, cioè io” spiegò Clarice. “Grazie, amici; grazie per avermi ritirata su di morale” disse sorridendo Hermione. “Ehi, non vomito più lumache” disse entusiasta Ron. “Magnifico, così, Clarice può ritornare all’allenamento di Quidditch” disse Hagrid. “Non ci sarà nessun allenamento: i Serpeverde hanno un permesso da parte di mio padre, per allenarsi oggi; sai, per favorire Malfoy” spiegò Clarice. “Allora, perché non provi a chiedere dei chiarimenti a tuo padre ?” propose Ron. “Lo sai, Ron: farò proprio come mi hai detto” disse Clarice.

Di fatti, poco dopo, Clarice si trovava nell’ufficio di suo padre… “Ed è per questo che siamo andati da Hagrid” finì di spiegare Clarice, mentre era seduta di fronte a Severus, il quale le domandò: “ Perché il Signor Weasley continuava a vomitare lumache ?”. “Non solo per quello ma, anche perché Malfoy aveva chiamato Hermione…bé, l’aveva chiamata Mezzosangue” rispose Clarice. Severus rimase scioccato nel sentire questa parola; quindi, replicò dicendo: “Parlerò personalmente con Malfoy, riguardo a questa faccenda”. “E, per quanto riguarda il permesso che hai scritto loro ? Parlerai anche di questo ?” chiese Clarice. “Che cosa diceva il permesso ?” domandò Severus. “Come che cosa diceva il permesso ?! Lo hai scritto tu stesso !” rispose stupita Clarice. “Ti ho chiesto che cosa diceva il permesso ?” ripete la domanda Severus. “Diceva che davi il diritto alla squadra di Serpeverde, di poter esercitarsi oggi, per l’allenamento del nuovo giocatore” rispose Clarice. “Ho detto “oggi”, ma ho specificato l’ora ?” chiese Severus. “No” rispose Clarice. “Allora, dovevate dire ai Serpeverde, di presentarsi al campo da Quidditch, dopo che avevate finito voi e, se si lamentavano, dovevi dir loro di venire da me, chiaro ?” spiegò Severus. “E’ vero, hai ragione papà: non ci avevo proprio pensato” disse Clarice. “E, ora, vai ad allenarti per il Qudditch, se no, ti ritiro dalla squadra” disse Severus. “Ma papà, ora al campo, ci sono i Serpeverde” disse Clarice. “Allora, aspettate che abbiano finito e, poi, allenatevi” disse Severus. “Ma Baston ha detto che, per oggi, non ci sarà più nessun allenamento” spiegò Clarice. “Dì a Baston che, se oggi non fate l’allenamento, io lo boccio” disse Severus. “Non potresti dirglielo tu ? Sono sicura che mi dirà che mi sono inventata tutto, pur di allenarmi” disse Clarice. Severus guardò la figlia; poi, dopo aver messo giù la penna d’oca nel calamaio, visto che stava correggendo dei compiti, sospirando disse: “E va bene, ma che sia l’ultima volta che parlo per te” e, alzandosi, si diresse verso la porta, seguito da Clarice e, dopo che l’ebbe aperta, uscirono dall’aula.

I due camminarono, finché non arrivarono al dormitorio del Grifondoro e, chi c’era all’interno, pietrificò all’istante, nel vedere Severus; quest’ ultimo, nel vedere chi cercava, disse: “Signor Baston, potrebbe lei e la sua squadra, seguirmi gentilmente fuori: ho da parlarvi di cose urgenti” ed uscì dal dormitorio, seguito dalla squadra di Quidditch. Quando uscirono, ed il dipinto si chiuse, Baston vide Clarice e, arrabbiato, disse: “Piton, non gli avrai raccontato tutto ?”. “Se chiudi il becco, forse, potrai ascoltare quello che ha da dirvi il mio papà” replicò dicendo Clarice e Baston non disse più nulla. “Mia figlia mi ha detto che, per oggi, non avete più intenzione di allenarvi; è vero ?” domandò Severus.  “E’ vero, anche perché il campo, ormai, è occupato da i Serpeverde” rispose Baston. “Ma non sarà occupato per tutta la giornata, visto anche che lo aveva prenotato lei” disse Severus. “Sì, ma Professor Piton, è stato proprio a lei a scrivere quel permesso e…” iniziò a dire Baston, ma Severus lo interruppe dicendo: “…e non ho specificato l’ora del loro allenamento; quindi, dovevate dire ai Serpeverde, di ritornare al campo, quando voi avreste finito l’allenamento”. Baston non sapeva che dire, anche perché Severus aveva ragione; poi, quest’ultimo disse: “Andate subito ad allenarvi, è un consiglio”. “Ho già detto alla squadra e, credo che anche sua figlia lo sappia, che oggi non ci sarà più un allenamento” spiegò Baston. “Eppure, avete ancora la divisa da Quidditch” fece loro notare Severus. “Pensavamo di togliercela, prima di andare a cena” disse Katie. “Andate ad allenarvi, se non vuoi, Baston, che ti bocci ! E, questo, è il mio ultimo consiglio” replicò dicendo Severus e se ne andò. “Clarice, sei grande” iniziò a dire Fred. “Ora, grazie a te, potremmo allenarci per la grande partita, che ci sarà la prossima volta” finì di dire George. “Non tutti, però, la pensano come voi” disse Clarice, guardando Baston, il quale le disse: “Scusami, Piton, non volevo dirti quelle cose: pensavo che sapessi di quel permesso”. “Non so tutte le cose che decide di fare il mio papà: anche lui, vuole avere un po’ della sua privacy” spiegò Clarice; poi, aggiunse dicendo: “Ed io non volevo dirti di chiudere il becco, ma era l’unico modo per farti star zitto”. Baston sorrise, così come Clarice; poi, Baston disse: “Coraggio: prendiamo le nostre scope ed andiamo ad allenarci” e, si diressero verso il campo. Dopo che l’allenamento fu finito, la squadra di Grifondoro stava rientrando nel castello: “Ottimo allenamento, Piton: se farai così durante la partita, avremo la vittoria assicurata” disse Baston, mentre camminava accanto a Clarice, la quale disse: “E tu, che non volevi neanche allenarti”. “Bé, ci sono voluti addirittura padre e figlia per farmi cambiare idea” disse Baston e guardando Clarice, le sorrise, così come Clarice gli sorrise a sua volta.

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Capitolo 13
*** Strane voci Parte III ***


Poco dopo, Clarice si stava dirigendo verso l’Aula di Difesa Contro le Arti Oscure, quando sentì brontolare il suo stomaco: “ Proprio ora dovevo scontare la punizione con Allock: non poteva farmela fare dopo cena ? No, dopo cena ho la punizione con papà. Eehhhhhhh, Clarice: quest’anno non va proprio bene” disse Clarice e, dopo aver raggiunto la sua meta, bussò, ma non sentì nulla; quindi, bussò nuovamente ma, anche questa volta, non sentì nulla; quindi, aprì la porta e vi entrò.

La stanza era all’oscuro più totale, tranne una piccola luce sulla scrivania; Clarice, quindi, si avvicinò ad essa e si sedette su una sedia accanto a quella dove, normalmente, si siede il Professore e, proprio in quel momento, dal suo ufficio, uscì Allock e, nel vedere Clarice, disse: “Oh, ben arrivata Clarice: sei puntuale” e scese le scale. “So che alle punizioni bisogna arrivare sempre puntuali, se no il Professore, poi, si potrebbe arrabbiare” spiegò Clarice, mentre Allock si sedeva accanto a lei. “Ma, questo, non è il nostro caso, vero zuccherino ?” disse Allock e le fece l’occhiolino. Clarice fece finta di niente e, tra se, disse: “ Verrà il momento che mi ribellerò contro di lui e, sarà solo in quel momento, che si pentirà di avermi chiamato zuccherino”, ma fu tolta da i suoi pensieri, quando Allock disse, mettendole davanti delle fotografie, con su lui stesso che viaggiava su una scopa e, contemporaneamente, salutava chi lo stava guardando: “ Ecco le foto che dovrai autografare ma, mi raccomando: la tua firma deve essere bel leggibile, se no i fan non potranno riconoscerla” ed incominciò a firmare le foto, che poi, passò a Clarice la quale, seppur controvoglia, firmò anche lei.

I minuti passavano e nessuno dei due badò che ora si era fatta: “ Clarice…Clarice…Clarice: riesci ad immaginare, Clarice, un modo migliore di scontare una punizione ? Aiutarmi a rispondere alle lettere degli ammiratori” disse Allock. “Proprio no” disse Clarice. “La fama è un’amica volubile, Clarice: la celebrità viene e la celebrità se ne va . Non dimenticartelo” spiegò Allock.

All’improvviso, Clarice sentì una voce, più un sibilo per la precisione; la, quale disse: “ Vieni…vieni…vieni da me…vieni da me !” e Clarice stupita disse, ma anche con un po’ di paura: “Cosa ?!”. “Come ?!” disse Allock, alzando lo sguardo dalle sue fotografie. Clarice lo guardò e disse: “Quella voce”. “Voce ?!” disse stupito Allock. “Non l’ha sentita ?” chiese Clarice. “Di cosa stai parlando, Clarice ?! Credo che tu sia un po’… spossata” rispose ridendo Allock; poi, guardando l’orologio sulla scrivania, aggiunse dicendo: “Per i folletti, ci credo, guarda che ora è ! Siamo qui da quasi 2 ore ! Da brivido come vola il tempo, quando ci si diverte”. “Da brivido” disse Clarice, guardandosi intorno.

Dopo aver finito con la “punizione”, Clarice uscì velocemente dall’aula, con l’intenzione di raggiungere i sotterranei: “Se non arrivo puntuale, papà mi ucciderà; d’altronde, però, non è colpa mia, ma di quello stupido di Allock ! Fama e celebrità…gliela do io la fama e la celebrità ! Per lui, sono importanti solo queste due cose” disse Clarice, ma si fermò, quando sentì ancora quella voce sibilante, la quale diceva: “ Sangue…sento odore di sangue…ti squarterò…ti ucciderò…uccidere ! Uccidere ! Uccidere !” e Clarice la seguì, stando accanto al muro quando, davanti a se, comparvero Ron ed Hermione; quest’ultima, disse: “Clarice”. “L’avete sentita ?” domandò Clarice. “Sentito cosa ?” chiese Ron. “Quella voce” rispose Clarice. “Voce ?! Quale voce ?!” domandò preoccupata Hermione. “L’ho sentita, prima, nello studio di Allock e, poi, di nuovo quando…” rispose Clarice, ma si fermò, nel sentire ancora la voce sibilante, che diceva: “ E’ tempo”. “Si sta muovendo: credo che ucciderà” disse Clarice e corse nella direzione dove proveniva la voce. “Ucciderà ?!” disse stupito Ron e, insieme ad Hermione, che disse: “Clarice, aspetta ! Non correre !”, la seguirono.

Corsero lungo i corridoi della scuola, finché non girarono l’angolo dove, per terra, vi era tutto bagnato. Clarice, allora, si fermò di correre e camminò, seguita sempre da Hermione e Ron, che si misero ad entrambi i suoi lati; poi, si fermarono, per vedere tanti piccoli ragni, uscire velocemente da una finestra: “Strano: mai visto dei ragni comportarsi così” disse Clarice. “Non mi piacciono i ragni” disse Ron; poi, tutte e tre, guardarono per terra e Ron, stupito chiese: “Quello cos’è ?!” e, alzando lo sguardo, sul muro videro una frase, scritta con il sangue: “ La Camera dei Segreti è stata aperta: nemici dell’erede temete” lesse Hermione; poi, con paura, aggiunse dicendo: “ E’ scritto con il sangue”. Clarice spostò lo sguardo e disse: “ Oh, no” e, si avvicinò, così come Ron ed Hermione; ciò che videro, infatti, li fece rimanere scioccati: la gatta di Gazza, Mrs. Purr, era stata impiccata con la coda e sembrava morta. “E’ la gatta di Gazza” disse Clarice, mentre tutti gli studenti delle Case, venivano scortati dai proprio Prefetti nei loro dormitori e stavano passando proprio in quel momento, per poi fermarsi ed osservare l’orrenda scena e Clarice, Ron ed Hermione si trovavano praticamente al centro dell’attenzione. “ Nemici dell’erede temete” lesse Malfoy; poi, guardando Hermione, aggiunse replicando: “ Ora tocca a voi, Mezzosangue”.

Ad un certo punto, si sentì la voce di Gazza il quale, mentre si muoveva tra la folla di studenti, disse: “Ma che succede qui ? Avanti, fate largo ! Fate largo !” ed arrivò di fronte a Clarice, Ron ed Hermione; poi, vedendo Clarice, disse: “Piton, che stai…” ma, non fece in tempo a finire la frase, che il suo sguardo si posò sulla sua adorata gatta e, vedendola nello stato in cui era, si arrabbiò e, riguardando Clarice, disse con voce fremente di rabbia: “Tu hai ammazzato la mia gatta !”. “No, no” disse Clarice, scuotendo negativamente la testa. “Ti uccido ! Ti uccido !” gridò Gazza e prese Clarice per il colletto. “Argus ! Argus, io…” disse Silente, arrivando con gli altri professori, ma, quando vide la scritta sul muro, aggiunse dicendo: “ Che tutti vadano nei loro dormitori immediatamente ! Tutti, tranne…” e, guardando Clarice, Hermione e Ron, finì di dire, indicandoli: “…voi tre” ed essi si fermarono, rivoltandosi verso gli adulti, mentre tutti gli altri se ne andarono. “Non è morta, Argus: è stata pietrificata” spiegò Silente. “Ah, lo immaginavo; peccato che non fossi presente: conosco il contro incantesimo che l’avrebbe risparmiata” disse Allock e gli altri lo guardavano poco convinti. “Ma come è stata pietrificata, non so dirlo” disse Silente. “Lo chieda a lei ! E’ stata lei a farlo: la figlia di Piton è un’assassina ! Ha visto cosa ha scritto sul muro” replicò dicendo Gazza. “Non è vero, Signore, lo giuro: non ho mai toccato Mrs. Purr” disse Clarice. “Sciocchezze !” replicò dicendo Gazza. “Se mi è concesso, Signor Preside, forse questi ragazzi erano nel posto sbagliato, al momento sbagliato” disse Severus. Ron ed Hermione guardarono Clarice e Ron, sottovoce, le disse: “Evvai: il tuo papà ci sta difendendo”; ma Severus non aveva finito; di fatti, avvicinandosi ai ragazzi, aggiunse dicendo: “Tuttavia…le circostanze sono sospette: io per primo non ricordo di aver visto la Signorina Piton a cena” e guardò minacciosamente Clarice, la quale stava per rispondere ma, al suo posto parlò Allock, il quale disse: “ Temo sia a causa mia, Severus: vede, Clarice mi aiutava a rispondere agli ammiratori”. “Per questo siamo andati a cercarla, Professore: l’avevamo appena trovata, quando ha detto…” iniziò a dire Hermione, ma si fermò, indecisa se rivelare a Severus che Clarice aveva sentito quella voce; quindi Severus le disse: “Sì, Signorina Granger ?”. “…quando ho detto di non avere fame: andavamo nella Sala Comune, quando abbiamo trovato Mrs. Purr” finì di dire Clarice.

Severus la guardò, ancora, minacciosamente ed inarcò un sopracciglio, non del tutto convinto in quello che aveva detto la figlia; quindi, si voltò verso Silente, il quale disse: “Innocente, fino a prova contraria, Severus” e Severus rivoltò lo sguardo verso i ragazzi. “La mia gatta…è stata pietrificata ! Qui ci vuole una bella punizione !” replicò dicendo Gazza. “Riusciremo a curarla, Argus: da quanto ne so, la Professoressa Sprite ha una fiorente coltivazione di Mandragole; quindi, verrà preparata una pozione, che riviteralizzerà Mrs. Purr. Nel frattempo, consiglio vivamente cautela…a tutti” spiegò Silente. “Clarice, se non ricordo male, hai una punizione da scontare con me” disse Severus. “Sì, papà” disse tristemente Clarice, guardando il pavimento. “Allora, seguimi” disse Severus e si avviò verso i sotterranei seguito da Clarice, la quale continuava a tenere la testa bassa. “Povera Clarice: oggi ne ha passate di tutti i colori” disse Ron. “Speriamo solo che il Professor Piton non sia troppo cattivo con lei” disse Hermione. “La vedo dura” disse Ron.

Passò quasi un’ora, da quando Clarice aveva iniziato la sua punizione, ma nessuno dei due, aveva preferito parola; quindi Severus, il quale stava correggendo degli altri compiti, disse, alzando lo sguardo verso Clarice, la quale stava facendo i compiti, di fronte a lui: “Clarice, ora, voi dirmi che cosa è veramente successo questa sera ?”. Anche Clarice alzò lo sguardo da i suoi compiti e, guardando Severus, gli disse: “Papà, è successo esattamente quello che ti ho raccontato; e, poi, hai potuto vedere anche di persona”. “Io volevo sapere se stavi veramente andando nella Sala Grande” disse Severus. “No” disse semplicemente Clarice. “Quante volte ti ho detto che non mi devi mentire, anche perché, con me non funziona” replicò dicendo Severus. “Papà, anche se te lo dicessi, non mi crederesti” disse Clarice. “Che cosa mi devi dire ?! Clarice, voglio la verità !” disse Severus. “Stasera, ho sentito…una voce: prima, nello studio di Allock e, poi, prima di trovare Mrs. Purr; ma, solo io l’ho sentita e non so il perché” spiegò Clarice. Severus mise da parte la penna d’oca, ma era rimasto senza parole; quindi Clarice gli domandò: “Papà, tu credi che io sia pazza ?”. Severus, allora, le disse: “Vieni qui, piccola mia”. Clarice capì che suo padre non era più arrabbiato con lei; quindi, si alzò e Severus, dopo averla prese sulle sue ginocchia, le disse: “Io non credo che tu sia pazza, però, non è normale sentire delle voci e, da quello che mi hai appena detto, questa voce l’hai sentita solamente tu”. “Che cosa c’è che non va in me, papà ?! Perché solo io devo sentire questa voce ?! Che cosa ho fatto di male ?!” chiese preoccupata Clarice. “Tu sei perfetta, bambina mia e non hai fatto niente di male per meritarti tutto questo. Forse, è un dono sentire questa voce, oppure non lo è; ma, sta di fatto, che ciò non cambia le cose, perché tu, per me, rimarrai sempre la mia dolce Clarice e, per il Signor Weasley e la Signorina Granger, rimarrai la loro migliore amica” spiegò Severus. “Quindi, io posso sentire anche questa strana voce sibilante, però, rimango sempre me stessa” disse Clarice. “Esatto, piccola mia e tutti ti vorranno ancora molto bene, soprattutto io” disse Severus e la strinse forte a se. “Sai, papà, posso fare una cosa: se non penserò più a quella voce, magari, chi lo sa, non la sentirò neanche più” disse Clarice. “Può essere un’idea ma, se dovessi sentirla ancora, non ci badare e vai avanti per la tua strada” spiegò Severus. “Se…se dovessi sentirla ancora, posso venire qua da te ?” domandò titubante Clarice. “Ma certo, piccola mia: lo sai che puoi venire da me, tutte le volte che vuoi, ancora solo per prendere un the con me” rispose Severus e le spostò una ciocca di capelli dalla fronte, rivelando la cicatrice a forma di saetta. “Sai, papà, dovresti comportarti così anche con gli altri studenti: non ti odierebbero più di tanto” disse Clarice. “Come ti ho già detto, ho una reputazione da mantenere e, quindi, io sarò sempre cattivo con gli altri, ma…con te, no” disse Severus e, i due, risero. La Camera dei Segreti è stata aperta, ma che cosa è esattamente la Camera dei Segreti ? E perché solo Clarice sente quella strana voce ?

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Capitolo 14
*** Il piano parte I ***


Dopo gli avvenimenti che erano appena successi, nella scuola non si parlava d’altro e, ora, Clarice, dopo che ebbe finito di fare i compiti, supervisionata da suo padre, stava ritornando al dormitorio, con Ron ed Hermione, passando per le scale principali: “E’ un po’ strano, non trovate ?” disse Hermione. “Strano ?!” disse stupita Clarice e, tutti e tre, si fermarono sulla scala. “Tu senti una voce; una voce che tu solo puoi sentire e spunta fuori Mrs. Purr pietrificata. Lo trovo…strano” spiegò Hermione. “Pensi che avrei dovuto dirglielo ? A Silente ed agli altri ? Anche se al mio papà glielo ho già detto” disse Clarice. “Sei impazzita ?! Perché glielo hai detto ? Ora ti prenderà per pazza, ed era l’unico, a parte noi, che era dalla tua parte” disse stupito Ron. “E che dovevo fare, allora ? Intanto, aveva già scoperto dalla mia faccia, che stavo nascondendo qualcosa e, a lui, non gli posso mentire” disse Clarice. “Era meglio se non gli dicevi niente: persino nel mondo dei maghi, sentire voci, non è un buon segno” disse Hermione. “Mio padre ha detto che non è normale sentire delle voci, ma non mi ritiene pazza; anzi, mi ha anche detto che, se io sento delle voci, rimango sempre me stessa e, per lui, sarò sempre la sua adorata bambina, mentre per voi, la vostra migliore amica” spiegò Clarice. “Allora, su tuo padre, puoi ancora contare” disse Ron. “Lui non mi abbandonerà mai: me lo ha promesso” disse Clarice. “Coraggio, ritorniamo nel nostro dormitorio, prima che succeda qualcos’altro” disse Hermione e, mentre ripresero a salire le scale, Clarice disse: “E che altro dovrebbe succedere di peggio ? Quest’anno, non fa proprio per me”. “Suvvia, non ti scoraggiare, Clarice: credi a ciò che ti ha detto tuo padre” disse Ron. “Lui mi ha detto quelle cose, solo per tirarmi su di morale; in verità, neanche lui sa del perché io sento quella voce e solo io riesco a sentirla” disse Clarice. “Ha ragione, sai” disse un dipinto. Ron lo guardò, ma poi, seguì Clarice.

Clarice trascorse la notte, praticamente senza chiudere occhio e, infatti, il mattino dopo, a colazione… “Clarice ! Clarice, sveglia !” le disse Hermione e Clarice, aprendo gli occhi, disse: “Non stavo dormendo: stavo solo rip…”. “Riposando gli occhi: lo hai detto anche prima. Clarice, stanotte non hai dormito, vero ?” disse Hermione. “No: continuavo a pensare a quella voce; però, non l’ho più sentita, che strano” spiegò Clarice e tentò di mangiare un po’ della sua colazione. “Perché non provi a parlarne con tuo padre ? Ti potrà dare qualche consiglio” propose Hermione. “Ci ho già parlato con lui e sai quello che mi ha detto” disse Clarice e sbadigliò. “Emmm…Clarice…forse faresti meglio a svegliarti” disse preoccupato Ron, visto che Clarice aveva nuovamente chiuso gli occhi; di fatti, dietro di loro, comparve Severus il quale, vedendo la figlia che dormiva, disse: “Clarice, spero che tu non stia schiacciando un pisolino, perché lo sai come la penso al riguardo” e Clarice, sentendo la voce di suo padre, si voltò e disse: “Ciao, papà: hai dormito bene ?”. “Io splendidamente, ma tu ?” domandò Severus. “Non ho chiuso occhio” rispose Clarice. Severus si inginocchiò, per guardarla negli occhi e le chiese: “Pensavi a quella voce, vero ?” e Clarice annuì positivamente con la testa. “Povera la mia piccola Clarice: ti ho detto che non dovevi tormentarti per quella voce” disse Severus, mentre l’accarezzava su una guancia. “Non c’è stato niente da fare, papà: ogni volta che provavo a chiudere gli occhi, mi ritornava sempre in mente quella voce” disse Clarice. “Piccola mia, forse ho la soluzione al tuo problema: ti darò una Pozione del Sonno così, quando ti addormenterai, non rischierai di pensare a quella voce; che ne dici ?” propose Severus. “Ne sei sicuro ?! Uao, grazie papà: sei il migliore” disse entusiasta Clarice e lo abbracciò, sotto lo sguardo sorpreso degli altri. Severus si schiarì la voce, quindi Clarice si staccò subito da lui e, un po’ imbarazzata, disse: “Scusami, papà…non volevo abbracciarti…io…io”, ma la cosa che la sorprese, fu che Severus l’abbracciò a sua volta, mentre le diceva: “Bambina mia, tu non mi metti mai in imbarazzo: lo sai che non me ne importa niente di quello che gli altri dicono”. Quando l’abbraccio finì, Severus aggiunse dicendo: “ Se non mi ricordo male, alle prime due ore, hai Trasfigurazione ed è proprio in questa lezione, che tua nonna ti insegnerà a come trasformare gli animali in calici”. “Quindi, posso usare Artemisia, vero ?” domandò Clarice. “Certo: prima di andare a Trasfigurazione, passa nei sotterranei, che ti consegno il nostro amato furetto” rispose Severus. “Ormai, credo che Artemisia si trovi meglio con te, che con me” disse Clarice. “No, non è vero, leoncino: ricordati che tu, sei pur sempre la sua padroncina” disse Severus e le scompigliò i capelli; poi, aggiunse dicendo: “Visto che fatichi a tenere gli occhi aperti, dirò a tua nonna di non interrogarti…almeno per oggi”. “Starò attenta, promesso” disse Clarice. “Sì, ma conoscendoti, se ti addormenterai, dirai che stai solo riposando gli occhi” disse Severus. “E’ quello che ha detto anche prima” disse Hermione e Clarice le lanciò un’occhiataccia. “Papà, davvero, non è necessario che dica alla nonna che, stanotte, non ho dormito” disse Clarice. “ Va bene; allora non glielo dirò” disse Severus ed accennò ad un sorriso; poi, aggiunse dicendo: “Ma, visto che non vuoi che dica a tua nonna che non hai chiuso occhio, almeno, fammi il favore di mangiare qualcosa” e si diresse verso il tavolo dei Professori. “Ma come ha fatto a sapere che non stavo mangiando, se è appena entrato nella Sala Grande ?!” disse stupita Clarice. “Lo chiedi a noi ?! E’ tuo padre, quindi, dovresti conoscerlo più te” disse Ron. “Ascolta tuo padre: se mangi qualcosa, è anche probabile che ti svegli” disse Hermione. “Sì, Dottoressa Hermione” disse Clarice e Ron rise sotto i baffi.

Poco dopo, Severus aveva appena “consegnato” Artemisia a Clarice: “E, mi raccomando: trasformala a dovere” disse Severus. “Tranquillo, papà: con me, Artemisia è al sicuro, più di Crosta con Ron” disse Clarice, mentre Artemisia stava sulla sua spalla sinistra. “Sarà meglio che rimanga quello che è, se non vuoi che faccia arrosto Hedwige” disse Severus. “Ho già capito quanto ti sei affezionato ad Artemisia e, per questo motivo, cercherò di fare un incantesimo decente” disse Clarice. “Bada di portarmi più di una “A” in Trasfigurazione, quest’ anno” disse Severus e chiuse la porta. “Ma perché non gli basta una semplice “A”?! In fin dei conti, “A”, significa “Accettabile” e, quindi, non è male come voto; non credi anche tu, Artemisia ?” disse Clarice, mentre camminava su per le scale ed Artemisia emise i suoi versetti. Clarice stava salendo sulla scalinata principale, dirigendosi al quarto piano, dove si trovava proprio l’Aula di Trasfigurazione, quando venne raggiunta da Ron, che teneva in mano Crosta, ed Hermione; quest’ultima disse: “Ah, vedo che il Professor Piton ti ha dato veramente Artemisia”. “Perché, credevi il contrario ?” chiese Clarice. “No, ma ho notato che il tuo furetto è sempre con il Professor Piton e, finora, non si è mai separata da lui” rispose Hermione. “E, tu, ti preoccupi che Artemisia non si è mai separata dal Professor Piton ?! Se fossi in Clarice, mi preoccuperei di non trasformarla in qualcosa che non sia più un furetto” disse Ron, mentre raggiunsero il corridoio del quarto piano. “Papà mi ha solamente detto che, quest’anno, dovrò prendere più di “A” in Trasfigurazione” spiegò Clarice. “E se non gli porti più di “A”, che cosa ti succede ?” domandò Ron. “Questo non me lo ha detto, però, secondo me, non è niente di bello” rispose Clarice, entrando nell’Aula di Trasfigurazione e, sedendosi con Ron, al primo banco, proprio di fronte alla cattedra, mentre Hermione si sedette nel banco accanto al loro. “Vedrai che tuo padre non ti ucciderà: conoscendolo, al massimo ti metterà in punizione per un mese intero ma, non ti ucciderà, anche perché sei la sua unica figlia” spiegò Ron, mentre mise Crosta sul banco e Clarice fece la stessa cosa con Artemisia. “La sua unica ed adorata figlia, per la precisione” lo corresse Clarice mentre, mano a mano, entravano anche gli altri studenti. “Chissà che cosa ci farà fare oggi la Professoressa McGranitt: spero niente di difficile” disse Ron. “Il mio papà mi ha detto che, nella lezione di oggi, la Professoressa McGranitt ci insegna a trasformare gli animali in calici” spiegò Clarice. Ron la guardò e stupito chiese: “Non dirai sul serio ?!”. “Questo è ciò che mi ha detto il mio papà; più di lui, chi altri lo può sapere” rispose Clarice. Ron, allora, guardò Crosta e gli disse: “Crosta, perdonami in anticipo, per quello che ti potrà accadere” ed il topo squittì. Artemisia guardò Clarice ed emise i suoi versetti; quindi, Clarice le disse: “Non ti preoccupare: sono sicura di fare un incantesimo perfetto anche perché, se non ci dovessi riuscire, papà mi ammazzerà”. In quel momento, entrò la Professoressa McGranitt, la quale, mentre camminava verso la sua cattedra, disse: “Buon giorno, ragazzi”. “Buon giorno, Professoressa McGranitt” dissero insieme gli studenti.

La Professoressa McGranitt arrivò alla sua cattedra e, con un colpo di bacchetta, sulla lavagna comparve l’incantesimo che avrebbero usato quel giorno e, voltandosi verso la classe, iniziò a spiegare: “ Allora, oggi, noi trasformeremo gli animali in calici d’acqua, in questo modo” e, puntando la bacchetta contro il tucano, disse: “1…2…3… Feraverto” ed il tucano si trasformò in un calice d’acqua, lasciando senza parole gli studenti.  “Ora, tocca a voi. Bene, chi vuole essere il primo ?” disse la Professoressa McGranitt e, camminò tra i banchi, fermandosi in quello dove vi erano Ron e Clarice; quindi, disse: “ Ah, Signor Weasley…1…2…3…Feraverto”. Ron si schiarì la voce e, dopo aver contato mentalmente fino al tre, disse: “ Feraverto” ma la bacchetta, essendo rotta, non compì l’incantesimo giusto e, il povero Crosta, divenne sì un calice, ma con la pelliccia e la coda. Gli altri risero e Ron , mentre prendeva in mano il suo calice – topo, la Professoressa McGranitt gli disse: “ Quella bacchetta va sostituita, Signor Weasley”. Hermione alzò la mano, quindi la Professoressa McGranitt, voltandosi verso di lei, disse: “ Sì, Signorina Granger ?”. “Professoressa, mi chiedevo se poteva parlarci della Camera dei Segreti” disse Hermione. La Professoressa McGranitt non sapeva che dire; ma, poi, convinta, spiegò: “ Molto bene…Tutti sapete, naturalmente, che Hogwarts è stata fondata, più di 1000 anni fa, da i due maghi e le due streghe più famosi dell’epoca: Godric Grifondoro; Tosca Tassorosso; Cosetta Corvonero e…Salazar Serpeverde. Ora, 3 dei fondatori, vivevano in grande armonia tra loro; 1, invece no”. “Indovina quale ?” disse Ron, rivolto a Clarice. “Salazar Serpeverde voleva essere più selettivo sugli studenti da ammettere a Hogwarts: era convinto che, il sapere magico, andasse custodito nelle famiglie di soli maghi; in altre parole, i Purosangue e, quindi, decise di lasciare la scuola. Ora, secondo la Leggenda, Serpeverde aveva costruito, in questo castello, una camera nascosta, nota come la Camera dei Segreti. Bene, poco prima della sua partenza, egli la sigillò, in attesa del giorno in cui fosse arrivato nella scuola, il suo vero erede, solo l’erede sarebbe stato capace di aprire la camera e farne scaturire gli orrori contenuti e, così facendo, epurare la scuola da tutti coloro che, secondo Serpeverde, erano indegni di studiare la magia” continuò a spiegare la Professoressa McGranitt. “I figli di babbani” disse Hermione. “Bene. Naturalmente la scuola è stata controllata molte volte: nessuna camera del genere, è stata mai trovata” finì di spiegare la Professoressa McGranitt e, stava per ritornare alla sua cattedra, quando Hermione la fermò, domandando: “Professoressa, secondo la Leggenda, che cosa racchiude la camera ?” e la Professoressa McGranitt, dopo essersi voltata, le rispose dicendo: “ Ecco, si dice che la camera sia la dimora di qualcosa che solo l’erede di Serpeverde sa controllare; si dice che sia la dimora…di un mostro”. Ron voltò lo sguardo all’indietro, per vedere Malfoy che sorrideva.

“Bene, perché, ora, qualcun altro non prova con l’incantesimo Feraverto” disse la Professoressa McGranitt e, fermandosi al primo banco, aggiunse dicendo: “Signorina Piton, vorrebbe farci vedere questo incantesimo”. Clarice, allora, proprio come aveva fatto prima Ron, contò mentalmente fino a 3 e, poi, disse: “ Feraverto” ed Artemisia si trasformò in un perfetto calice d’acqua. “Eccellente, Signorina Piton: 5 punti a Grifondoro !” disse entusiasta la Professoressa McGranitt e, stava per andare da qualcun altro, quando Clarice la fermò, dicendo: “Emmm…Professoressa McGranitt…scusi se glielo chiedo, ma come faccio a far tornare normale il mio furetto ? Il mio papà lo rivuole come era prima”. “Oh, è molto semplice, Signorina Piton: basta che dica “Inverto” ed il suo furetto ritornerà quello di prima. Su, coraggio: provi” spiegò la Professoressa McGranitt. Clarice, allora, puntò la bacchetta contro il calice d’acqua e disse: “ Inverto” ed il calice d’acqua, ritornò ad essere un furetto. “Complimenti ancora, Signorina Piton: la premio con altri 5 punti” disse entusiasta la Professoressa McGranitt e, mentre andò da altri studenti, Clarice guardò, sia Hermione, che Ron e sorrise. A lezione finita, Clarice stava uscendo dall’aula, quando la Professoressa McGranitt le disse: “Signorina Piton, potrei parlarle solo per un momento”. Clarice, allora, guardò Ron ed Hermione e disse, rivolta a loro: “Aspettatemi fuori” e, dopo che i suoi amici furono usciti, Clarice chiese: “C’è qualcosa che non va, nonna ?”. “No, no; anzi, a parte che ti devo fare i complimenti per gli ottimi incantesimi eseguiti oggi; ma, poi, vorrei dirti di non chiedere a tuo padre della Camera dei Segreti: sai, non vorrei che si ripetesse la storia dell’anno scorso” rispose la Professoressa McGranitt. “ Stavolta, io ed i miei amici, non ci impicceremo degli affari della scuola” disse Clarice, mentre Artemisia se ne stava sulla sua spalla. “Mi devo fidare, questa volta ?” domandò la Professoressa McGranitt. “Tranquilla, nonna: già il mio anno non è iniziato nel migliore dei modi; quindi, non voglio peggiorarlo ancora di più” rispose Clarice. “Ti credo sulla parola, ma bada di dirmi la verità, perché, dico davvero Clarice, questa volta, la faccenda è ben più pericolosa rispetto alla Pietra Filosofale” disse la Professoressa McGranitt.

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Capitolo 15
*** Il piano parte II ***


Poco dopo… “Credete che sia vero ? Esiste sul serio una Camera dei Segreti ?” chiese Ron, mentre camminava insieme a Clarice ed Hermione, sotto al porticato della scuola. “Sì; non lo hai notato: la McGranitt è preoccupata, come tutti gli insegnanti” rispose Hermione. “Ma se esiste una Camera dei Segreti e, davvero è stata aperta, questo significa…” iniziò a dire Clarice. “…che l’erede di Serpeverde è arrivato ad Hogwarts; la domanda è: chi è ?” finì di dire Hermione. “ Riflettiamo: chi è che pensa che i figli di babbani siano spazzatura ?” domandò Ron. “Se ti riferisci a Malfoy…” replicò dicendo Hermione. “Ma certo; l’ha sentito: “ora tocca a voi, Mezzosangue“ disse Ron. “L’ho sentito, ma Malfoy è l’erede di Serpeverde” disse Hermione. “Bé, forse Ron ha ragione; insomma, guarda la sua famiglia: loro fanno parte dei Serpeverde, da secoli” disse Clarice. “Tyger e Goyle lo sapranno: possiamo farcelo dire con un tranello” disse Ron. “Neanche loro sono così sciocchi, ma potrebbe esserci un altro modo” disse Hermione e, dopo essersi fermati, continuò dicendo: “ Badate, non sarebbe facile; senza pensare che infrangeremo un’infinità di regole e sarebbe pericoloso…molto pericoloso”. “Mia nonna ha detto che non dovevamo più ficcanasare il naso in affari della scuola ma, se davvero Malfoy è l’erede di Serpeverde, allora, dobbiamo scoprirlo; sei d’accordo anche tu con me, Artemisia ?” disse Clarice ed Artemisia emise dei versetti. “Allora, andiamo: in Biblioteca, ci sarà sicuramente il libro che fa per noi” disse Hermione e corsero verso la Biblioteca.

Mentre Clarice e Ron erano di fianco ad una finestra e lontano da tutti, Hermione stava cercando il libro adatto e, quando lo ebbe trovato, ovvero quello dal titolo “ De Potentissimis Potionibus” ritornò dai i due e disse, mentre teneva il libro aperto: “Eccola qui: la Pozione Polisucco…Preparata a puntino, la Pozione Polisucco da, a chi la beve, il potere di assumere temporaneamente le sembianze di un'altra persona”. “Vuoi dire che, se noi due beviamo quella roba, diventiamo Tiger e Goyle ?” chiese Ron. “Sì” rispose Hermione. “Cavolo ! Malfoy ci direbbe tutto” disse entusiasta Ron. “Esatto, ma è dura: non ho mai visto una pozione più complicata” disse Hermione. “Quanto tempo ci vorrà per prepararla ?” domandò Clarice. “Un mese” rispose Hermione. “Un mese ?! Ma Hermione, se Malfoy è l’erede di Serpeverde, potrebbe aggredire i figli di babbani che sono a scuola, intanto” disse Clarice. “Lo so, ma è il solo piano che abbiamo” disse Hermione. “Bé, e che problema c’è: possiamo chiedere aiuto al Professor Piton” propose Ron. “Ma sei impazzito ?! Già l’anno scorso era contrario che andassimo alla ricerca della Pietra Filosofale; figurati se gli chiedo se ci aiuta a preparare la Pozione Polisucco, perché dobbiamo intrufolarci, come Tiger e Goyle, nel dormitorio di Serpeverde” disse stupita Clarice. “Però, ci potrebbe dare una grande mano, basta che non gli dici per quale pozione” disse Ron. “Ron, io voglio ancora vivere” replicò dicendo Clarice. “Clarice ha ragione, ma anche tu, Ron, hai ragione: in ogni caso, dobbiamo chiedere aiuto al Professor Piton” disse Hermione. “E perché ?” chiesero insieme Clarice e Ron. “Perché, gli ingredienti per preparare la Pozione Polisucco, si trovano tra le scorte del Professor Piton” rispose Hermione. “No, no, no, non se ne parla: io non ruberò dalle scorte del mio papà ! Non voglio mettermi nei guai, solo per una pozione” disse Clarice. “Ma, Clarice, intanto ci metteremo nei guai lo stesso, quando entreremo nella Sala Comune di Serpeverde” disse Ron. “Non gli ruberò niente ! Non posso fargli questo affronto ! E’ pur sempre mio padre: è l’unica mia famiglia” disse Clarice. “Ti capiamo benissimo, Clarice, ma è l’unico modo se vogliamo preparare la Pozione Polisucco e scoprire se Malfoy è veramente l’erede di Serpeverde” spiegò Hermione. “Intanto, quest’anno, peggio di così non mi può andare” disse Clarice. “Puoi sempre usare il tuo Mantello dell’Invisibilità: ce l’hai con te, vero ?” disse Ron. “Sì, che ce l’ho con me: fortunatamente, papà non me lo ha confiscato” disse Clarice ed Artemisia le leccò la faccia. “ Va bene: dimmi gli ingredienti che servono e, stasera, quando mio papà farà la sua ispezione, li ruberò dalla sua scorta” disse Clarice. “Sai, non ti invidio affatto” disse Ron. “Guarda che, anche tu verrai con me” disse Clarice. “La prossima volta, me ne sto zitto” disse Ron. Riusciranno a rubare dalle scorte del temibile Professor Piton senza essere scoperti ? Ma soprattutto, scopriranno chi è l’Erede di Serpeverde?

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Capitolo 16
*** Un altro pietrificato - Parte I ***


Clarice era riuscita a rubare gli ingredienti, che sarebbero serviti ad Hermione per preparare la Pozione Polisucco, dalle scorte di suo padre e, fortunatamente, quest’ultimo non l’aveva scoperta e, stava dirigendosi verso il dormitorio di Grifondoro, quando davanti a se, comparve Ron, il quale disse: “Finalmente eccoti qua: mi sono dovuto nascondere nello stanzino delle scope per un bel po’, prima che Percy e Gazza se ne andarono”. “Riesci a vedermi ?!” domandò stupita Clarice. “Ma certo; non sei mica inv…oh, oh” rispose Ron. “Oh, cavolo: devo aver lasciato, per sbaglio, il mio Mantello dell’Invisibilità dove papà tiene le sue scorte” disse Clarice. “Devi subito andarlo a riprendere” disse Ron. “Tu verrai con me” disse Clarice e, correndo, ritornò al posto di prima, seguita da Ron il quale, mentre anche lui correva per starle dietro, chiese: “Ma perché devo venire ?!” e Clarice gli rispose dicendo: “Perché, mentre io cerco il mio Mantello dell’Invisibilità, tu devi rimanere fuori a fare da palo” ma , quando girarono l’angolo, Clarice si fermò e Ron le sbatte addosso. “E, adesso, perché ti sei fermata così all’improvviso ? Potevi, almeno, avvertirmi” domandò Ron, mentre si toccava la testa, per la botta che aveva ricevuto, quando era andato a sbattere contro Clarice; quest’ultima, rispose: “La porta…è aperta”. “E, allora ?” chiese Ron. “Io l’avevo chiusa; questo, significa, che c’è qualcuno” rispose Clarice. Di fatti, dalla stanza uscì qualcuno e, quindi, Clarice e Ron si nascosero dietro la parete e, uscendo piano, piano, con la testa, poterono vedere di chi trattava: “Oh, cavolo: è papà” disse Clarice. “Sicuramente avrà visto il tuo Mantello dell’Invisibilità” disse Ron. “No, non tiene niente in mano” disse Clarice. “Bé, allora, visto che sembra non abbia trovato niente, perché non ce ne ritorniamo al nostro dormitorio, prima che ci veda e ci tolga dei punti, perché siamo fuori oltre l’orario previsto” propose Ron. “Non posso andarmene, senza prima aver ripreso il mio Mantello dell’Invisibilità: lo sai quanto è importante per me” disse Clarice. “Lo so che era di tuo padre e, appunto per questo che era suo che te lo ritroverà lui” disse Ron.

Ci fu un po’ di silenzio; poi, Clarice disse: “Papà se ne è andato; okay, tu rimani qua, mentre io, vado a cercare il mantello” e, senza far rumore, si diresse verso la stanza e, stava per aprire la porta, quando la trovò chiusa; quindi, dopo aver preso fuori la bacchetta magica, disse: “ Alohomora” e la porta si aprì ed entrò nella stanza. “Coraggio, Clarice, fa alla svelta: il Professor Piton non è stupido” disse Ron, mentre guardava nel corridoio; ma, appena si mise con la schiena, contro la parete, davanti a lui vi era qualcuno e, quel qualcuno, era proprio l’unica persona che Ron voleva vedere in quel momento. Questo qualcuno fece cenno a Ron di uscire da quel “nascondiglio” e seguirlo, finché non si fermarono davanti alla stanza dove, al suo interno, vi era Clarice, che stava ancora cercando il suo Mantello dell’Invisibilità; Clarice non si era accorta chi era quella persona, anche perché dava loro di spalle. “Emmm…Clarice…forse, faresti meglio a girarti” disse titubante Ron. “Ron, non vedi che sono impegnata ? E, poi, dovevi rimanere dietro alla parete, nel caso passasse qualcuno” disse Clarice. “Ma, qualcuno è passato e, ora, è qui con me” disse Ron. “Allora, perché non lo mandi via ?” domandò Clarice. “Perché qualcuno ha rubato dalle mie scorte” rispose quel qualcuno. Clarice, nel riconoscere quella voce, lentamente si voltò e, con Ron, vide proprio Severus, il quale, mentre teneva le braccia incrociate, aggiunse chiedendo: “Tu, sai per caso, chi possa essere stato ?”. “No, papà, non so proprio chi possa essere stato quell’ingrato che ha rubato dalle tue scorte personali” rispose Clarice. “Allora, mi spieghi del perché tu te ne stai dentro, proprio alla stanza dove, guarda caso, tengo le mie scorte personali ?” domandò Severus. “Ci sono venuta per cercare il mio Mantello dell’Invisibilità” rispose Clarice. “E lo vieni a cercare proprio qua ?” chiese Severus. “Sai, mi manca tantissimo e, allora…” rispose Clarice. “Lo so che non siamo, ancora, in tempo di regali ma, guarda caso, qui ho qualcosa per te” disse Severus e, dall’interno del suo mantello, estrasse qualcosa. “Ha un quanto che di familiare e, ciò, è un brutto presentimento” disse Ron, mentre Severus consegnava quella cosa a Clarice, la quale disse: “Grazie del regalo papà, ma lo guarderò dopo con più calma; ora, io e Ron dobbiamo andare, prima che qualcuno ci scopra in giro a quest’ora” e, uscendo dalla stanza, prese Ron per una spalla e lo trascinò via ma, mentre camminavano, Severus disse loro: “10 punti in meno a Grifondoro, per essere usciti dopo il coprifuoco e, per quanto riguarda le mie scorte personali, se becco che ne hai presa anche una sola, Clarice, ti metto in punizione fino alla fine della scuola !” e, dopo aver richiuso la porta, se ne andò per un’altra strada.

Poco dopo, nel dormitorio di Grifondoro… “Lo sapevo che era una pazzia rubare dalle scorte di tuo padre: ci ha tolto 10 punti a testa” disse Ron. “Non ci ha tolto 10 punti a testa, ma solo 10 punti” lo corresse Clarice. “Bé, sono sempre 10 punti” disse Ron e mangiò una Gelatina Tutti i Gusti + 1. “Comunque, anche se il Professor Piton ci ha tolto dei punti, almeno abbiamo tutti gli ingredienti per preparare la Pozione Polisucco” disse Hermione. “Però, è strana come cosa; se ci pensi, Clarice, tuo padre non si è accorto che hai rubato dalla sua scorta e, per giunta, si è bevuto la storia che eri lì per cercare il Mantello dell’Invisibilità” disse Ron. “Ron, il mio papà non si è bevuto la mia storia: l’oggetto che mi ha consegnato, è proprio il Mantello dell’Invisibilità e, per quanto riguarda le scorte, sa che le ho rubate” spiegò Clarice. “E, allora, perché ha fatto finta di non saperlo ?” domandò Ron. “Non lo so, ma sai come è fatto: è molto misterioso” rispose Clarice. “Ora, però, ciò non ha importanza; anzi, così facendo, il Professor Piton ci ha aiutato, ed è proprio quello che volevamo, no ?” disse Hermione. “Hai ragione: volerlo o non volerlo, il mio papà ci ha aiutato; anche se non ho capito, se sapeva veramente che avevo rubato tra le sue scorte, oppure no” disse Clarice. “Come ho detto prima, il Professor Piton non è stupido, quindi, in qualche modo, lo sapeva” disse Ron. “Intanto che io preparo la Pozione Polisucco, tu, Clarice, ti devi occupare del Quidditch: ricordati che, domani, c’è un’importante partita” disse Hermione. “Già, Serpeverde contro Grifondoro” disse Clarice. “Serpeverde contro Grifondoro ?! Oh, oh…Clarice, tu sai che cosa significa questo, vero ?” disse stupito Ron. “Certo che lo so: che devo prendere il Boccino d’Oro prima di Malfoy” disse Clarice. “Non solo quello, ma anche che, quest’anno, Serpeverde ha le nuove Nimbus 2001 e, questo, significa che saranno molto più veloci di voi” spiegò Ron. “Non è la velocità che conta, ma l’astuzia” disse Clarice. “Ben detto, Clarice” disse Hermione. “Sì, ma se non sei veloce, mi dici come farai a prendere il Boccino d’Oro, utilizzando solo l’astuzia ?” chiese Ron. “Secondo il mio papà, nel gioco di Quidditch, bisogna bilanciare velocità ed astuzia e, se si riesce bene, poi, la partita sarà vinta” rispose Clarice. “Allora, ecco chi ti ha detto che è l’astuzia che conta e non la velocità: è stato il tuo papà” disse Ron. “Ron, non dimentichiamoci che il Professor Piton, è stato Cercatore dei Serpeverde, quindi, non potrebbe mai dare consigli sbagliati alla sua Cercatrice preferita” disse Hermione. “Li da, se vuole che la sua squadra vinca” disse Ron e mangiò un’altra Gelatina Tutti i Gusti + 1. “Clarice, credi che, anche quest’anno, tuo padre faccia il tifo insieme a noi ?” domandò Hermione. “Non lo so, ma è probabile: basta che glielo chiediate” rispose Clarice. “Glielo chiediamo ?! Non ci penso nemmeno ! Sono sicuro che, dopo avermi visto stasera, girovagare nel suo territorio, non sia più tanto gentile con me” disse Ron. “Ron, non stare sempre a preoccuparti per qualsiasi il cosa: il Professor Piton non ti ucciderà, se è quello che hai in mente” disse Hermione. “Se Clarice è come me, è sicuro che non mi uccida, ma, quando sono da solo…non voglio neanche pensarci: mi vengono già i brividi” disse Ron. “Allora, cercherò di starti sempre vicino” disse Clarice. “Lo sai anche tu che non potrai sempre, soprattutto domani, quando sarai a giocare sul campo” disse Ron. “Ed il Professor Piton sarà lì, con noi, a fare il tifo per Clarice” aggiunse dicendo Hermione. “Così non mi rassicuri proprio” disse Ron. “Vedrete, amici: domani, anche se Serpeverde ha delle scope più veloci delle nostre, Grifondoro vincerà” disse Clarice.

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Capitolo 17
*** Un altro pietrificato - Parte II ***


Ma, il mattino dopo, le cose non stavano andando molto bene; di fatti, dopo non appena 5 minuti dall’inizio della partita, Serpeverde aveva già segnato e, dopo alti 10 minuti circa, segnarono ancora. “E, meno male, che Clarice aveva detto che avrebbero vinto, con o senza scope più veloci” disse Ron, mentre era, con Hermione, gli altri Grifondoro, Hagrid e Severus, a fare il tifo per la loro squadra. “Non ti abbattere subito: la partita non è ancora finita” disse Hermione. “I Serpeverde sono troppo forti: hanno delle scope molto veloci ed i Grifondoro sono in netta difficoltà” disse Hagrid. “Anche se è contro la mia squadra che giocano, io ho comunque fiducia nei Grifondoro e, sono sicuro che, la mia piccola Clarice, farà vincere loro la partita” disse Severus. “Hai sentito che cosa ha detto il Professor Piton: che anche lui ha fiducia in Grifondoro che possa vincere” disse Hermione. “Veramente, ha detto che sarà Clarice a far vincere la partita a Grifondoro: non è che abbia molta fiducia nella squadra, invece” la corresse Ron. “Però, se continuiamo così, va proprio a finire che perderemo” disse Neville. “Neville, dobbiamo avere fiducia in Clarice, o vi siete già dimenticati della fantastica partita dell’anno scorso ?” replicò dicendo Hermione. “L’anno scorso, l’unica ad avere una scopa molto veloce, era Clarice; quest’anno, invece, c’è anche tutta la squadra di Serpeverde” disse Ron. “Ma, insomma, dove è finito il vostro tifo ?! Dobbiamo far sentire a Clarice tutto il nostro sostegno” disse Hermione; poi, aggiunse gridando: “Forza, Clarice ! Fai a vedere che non conta avere la scopa più veloce !”. “Mi ha fatto quasi diventare sordo” disse Ron. “Non ha tutti i torti” disse Neville. Ron lo guardò e stupito disse: “Ma tu da che parti stai ?!” e rivoltò lo sguardo verso il campo.

Clarice cercava di prendere la Pluffa dalle mani di Marcus Flint ma, quest’ultimo, era troppo veloce e Clarice si dovette fermare: “Sono velocissimi, ma la partita non è ancora finita” disse Clarice e Serpeverde segnò ancora e, successivamente, segnarono anche per altre volte. “Un altro goal per Serpeverde: è in vantaggio per 90 a 30” disse Lee Jordan. “Va male; va malissimo” disse Ron. “Grifondoro ce la sta mettendo tutta” disse Hermione. “Non è vero: se ce la stessero mettendo tutta, a quest’ora Serpeverde non sarebbe in testa” disse Ron. “Perché ho permesso ai Serpeverde di giocare con quelle scope ?” disse Severus. “Perché lei è il suo Capo Casa” disse Hagrid. “Sì !” esultò Marcus Flint ed i Serpeverde si misero uno accanto all’altro e, quando passarono sopra a Clarice, uno dei battitori la sfiorò con la sua mazza. Clarice volò in alto, cercando di vedere in che situazione si trovavano e, poco più in su di lei, vi si mise Malfoy, il quale le disse: “ Tutto bene, sfregiata ?”. Clarice lo guardò e, fu proprio in quel momento che, all’improvviso, un bolide cercò di volarle addosso; Clarice si spostò appena in tempo; quindi Baston le disse: “ Sta attenta, Clarice !”. Il bolide stava tornando indietro, diretto proprio verso Baston: “ Baston ! Il Bolide !” lo avvertì Clarice, ma fu troppo tardi: il bolide colpì la scopa e Baston cadde a terra; ma, non era ancora finita qui: quel che fu peggio, il bolide incominciò ad inseguire Clarice, per tutto il campo da Quidditch. Clarice volava il più veloce che poteva, cercando di togliersi il bolide ma, esso, la inseguiva dappertutto e Clarice, ad un certo punto, fu costretta a passare anche in mezzo alla tribuna dei Serpeverde, i quali si spostarono, non appena Clarice ed il bolide, passarono. Hagrid la seguiva con il binocolo; poi, disse: “ Perdinci, Clarice si è beccata un Bolide Furfante: è stato manomesso, è certo”. “Un Bolide Furfante ?! Ma credevo fossero vietati in partite come queste !” disse stupito Severus. “Lo fermo io” disse Ron, pronto a scagliare un incantesimo con la sua bacchetta, ma Hermione lo fermò, dicendogli: “ No ! Anche con una bacchetta sana sarebbe rischioso: potresti colpire Clarice”. “Clarice ! Coraggio, sbarazzati di quel bolide ! Vola più veloce che puoi !” gridò Severus, incitando la figlia. Il Bolide passava anche attraverso le tribune, distruggendole in parte, finché, finalmente, Clarice, con una mossa veloce, riuscì a far “entrare” il Bolide, dentro ad una tribuna, intrappolandolo per un po’. Mentre riprendeva fiato per la volata fatta, Malfoy si mise davanti a lei, dicendolo: “ Ti alleni per il balletto, Piton ?”. Ad un certo punto, dietro a Malfoy, comparì il Boccino d’Oro: Clarice, naturalmente, lo vide, mentre Malfoy non se ne accorse neanche; Severus sorrise compiaciuto, così come Ron ed Hermione. “Ora, Clarice, può mettere veramente fine alla partita” disse Severus. “Ora vedrai quanto conta avere le scope nuove” disse Hermione. “Speriamo che ti riferisci a Clarice, perché se, veramente Malfoy è bravo su quella scopa, allora, riuscirà a prendere il boccino prima di Clarice” disse Ron. Clarice, allora, passò accanto a Malfoy, tenendo il braccio destro davanti a se, con l’intento di acchiappare il Boccino d’Oro, il quale aveva già incominciato a volare velocissimo. Sfortunatamente, il Bolide, passò da Malfoy, che si spostò nell’evitarlo ma, nel farlo, si voltò e fu lì che vide Clarice volare dietro al Boccino d’Oro quindi, in pochi secondi, fu al suo fianco e, i due, spintonandosi a vicenda, inseguirono il boccino, mentre, a loro volta, venivano inseguiti dal Bolide Furfante.

Tutti gli spettatori avevano gli occhi puntati su i due Cercatori che, ad un certo punto, passarono ad entrambi i lati di Colin, il quale, fece appena in tempo a scattare loro una foto, perché dopo si dovette passare, quando arrivò anche il Bolide. Ma il Boccino d’Oro era molto previdente, infatti, andò fino sotto le tribune e Clarice e Malfoy non dovettero far altro che seguirlo anche lì, finché, davanti, non vi passò Malfoy il quale, voltando lo sguardo all’indietro, disse: “Non mi prenderai mai, Piton !” e rivoltò lo sguardo in avanti. Per guadagnare velocità, Clarice passò all’interno e, ora, si trovava di nuovo accanto a Malfoy il quale, nel vederla, non fu molto contento. Il Boccino d’Oro continuava a volare sotto le tribune, finché il Bolide, rimbalzando, passò davanti ai due: Malfoy perse il controllo della sua scopa e, sbattendo contro un pezzo di legno, volò sul campo di Quidditch, cadendo proprio davanti alla tribuna dove vi era anche suo padre. Il Boccino d’Oro ritornò sul campo di Quidditch e Clarice, ormai, era a pochi centimetri nel prenderlo quando il Bolide, arrivò a tutta velocità da destra e, colpì proprio il suo braccio destro: “Oh, no, la mia piccola Clarice: quel Bolide le ha rotto il braccio” disse Severus. Ma Clarice non si diede per vinta e, tentò di prendere il Boccino, utilizzando il braccio sinistro e tenendosi alla scopa, malgrado il forte dolore, con il braccio destro; finché, finalmente, non riuscì a prendere il Boccino d’Oro, cadendo schiena a terra sulla sabbia, dopo aver tenuto stretta, per un breve tratto, la scopa con la mano destra, lasciandola andare per il troppo dolore. “Andiamo” disse Hermione e, con Ron, Severus ed Hagrid, andò sul campo.

Clarice guardò nella sua mano sinistra e sorrise, nel vedere il Boccino d’Oro, il quale smise di volare: “Clarice Piton ha preso il Boccino d’Oro: Grifondoro vince !” annunciò Lee Jordan e tutti esultarono. Ma i guai non erano ancora finiti; di fatti, il Bolide tentò di colpire Clarice e, questa, riuscì ad evitarlo, sedendosi ed aprendo le gambe ed il Bolide rimbalzò verso l’alto e, in quel momento, Severus, gli puntò la bacchetta contro e gridò: “ Finitem Incantate !” ed il Bolide andò in mille pezzi, poi, corse verso Clarice e, dopo essersi inginocchiato, disse: “Oh, bambina mia, sei stata bravissima: sono orgoglioso di te”. Ron, Hermione, Hagrid e, persino Gilderoy Allock, arrivarono poco dopo. “Grazie, papà” disse Clarice. “Stai bene ?” le chiese Hermione. “No: credo di essermi rotta un braccio” rispose Clarice. “Era proprio quello che temevo” disse Severus. Anche Gilderoy Allock si inginocchiò dall’altra parte di Clarice, dicendole: “Non preoccuparti, Clarice: te lo rimetto a posto io in un lampo” e, mentre prendeva fuori la sua bacchetta magica, Clarice disse: “ No…lei, no”. “Oh, poverina: non sa quello che dice…vediamo” disse Allock e, spostò in alto, la manica della divisa e Clarice sobbalzò, un po’, dal dolore. “Allock, vedi di non combinare disastri, se no, sarò io a combinare qualcosa a te” replicò Severus. Allock lo guardò e gli disse: “Non ti preoccupare, Severus: tua figlia è in ottime mani e non sentirà neanche un dolorino” e, riguardò il braccio e, dopo avergli puntato la sua bacchetta, aggiunse dicendo: “ Brachium Emendo !” ma, appena prese il braccio, questi era diventato come gomma. “Ma che cosa ha combinato ?! Un disastro !” replicò arrabbiato Severus. “Ahhhhh….sì…bé…a volte può succedere, ma, il punto é…che così non senti più dolore e, chiaramente, le ossa non sono più rotte” disse titubante Allock e le “arrotolò” il braccio, sotto lo sguardo disgustato degli altri e quello furioso di Severus. “Rotte ?! Non ce ne è rimasta neanche una !” disse stupito Hagrid ed il braccio si srotolò. “Almeno, adesso, è molto più flessibile, però” disse ridendo Allock. “Io non so che cosa, lei, ci trovi da ridere: quando Clarice si sarà ripresa, sarà meglio per lei, Professor Allock, fare le valigie ed andare in un posto molto, molto lontano” disse Severus e, dopo aver preso in braccio Clarice, si diresse all’interno del Castello, seguito da Ron ed Hermione. “Non credo fosse stato un consiglio” disse Allock.

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Capitolo 18
*** Un altro pietrificato - Parte III ***


Poco dopo, in Infermeria, mentre Malfoy si stava ancora lamentando sul suo letto, mentre intorno a lui vi erano Tiger; Goyle ed alcuni membri della squadra di Quidditch di Serpeverde, su, un altro letto, vi era Clarice e, accanto a lei, su una sedia, vi era Severus, mentre in piedi, vi erano Hermione, Ron, Seamus, Dean, Colin, Neville e tutta la squadra di Quidditch di Grifondoro: “Vedrai, piccola mia: ora Madama Chips, ti porta qualcosa da farti ricrescere le ossa” disse Severus, mentre le accarezzava la mano sinistra. “Qualcosa di buono ?” domandò Clarice. “No, penso di no: lo sai, piccola, che tutte le pozioni sono amare e, detto da me, che sono il Professore di Pozioni…” rispose Severus; poi, vedendo Clarice che cercava di trattenere il dolore, non dandone evidenzia, come invece, stava facendo Malfoy, aggiunse dicendo: “Ma non temere: perché tutto si risistemerà”. “Tuo padre ha ragione: tu sei forte, Clarice, e saprai passare anche questo” disse Hermione. “E, poi, noi ti faremo compagnia qui” aggiunse dicendo Ron. “Non ci conti, Signor Weasley: raramente, Madama Chips, fa rimanere qualcuno con i pazienti; anzi, ora, non so neanche se mi faccia rimanere anche me” spiegò Severus.

In quel momento, nell’Infermeria, entrò Madama Chips la quale, mentre teneva in mano una pozione, passò davanti al letto di Malfoy e, senza neanche fermarsi, disse: “ Oh, Signor Malfoy, smettila di fare tanto chiasso” e, passando tra la “folla” che c’era per Clarice, aggiunse dicendo: “ Largo ! Largo ! Dovevate portarla subito da me” ed allungò la pozione a Severus, il quale disse: “Era quello che avevo intenzione di fare” e si alzò in piedi. “E, allora, perché non lo hai fatto ? Mi meraviglio di te, Severus: tu avresti saputo subito come agire” replicò dicendo Madama Chips. “Prova un po’ tu a fermare uno come Allock, pronto a mettersi al centro dell’attenzione, anche in momenti come questi” disse Severus, mentre versava la pozione nel bicchiere. “Ma, poi, basta guardare le conseguenze dei suoi incantesimi: le ossa si riaggiustano in un attimo ma, farle ricrescere…” disse Madama Chips. “Ci riuscirà, non è vero ?” chiese preoccupata Hermione. “ Oh, certo che ci riuscirà: questa pozione è molto potente ma, allo stesso modo, anche molto amara” rispose Severus. “Come tutte le pozioni, del resto” disse Clarice. “Non ti invidio affatto” disse Ron. “E, per non parlare, che sarà anche molto doloroso” aggiunse dicendo Madama Chips. Clarice, allora, guardò preoccupata Severus il quale le disse: “Ecco, perché, ho tralasciato questa parte” e le consegnò il bicchiere, con dentro la pozione. Clarice ne bevve un po’, ma poi, lo sputò fuori: “Che cosa ti aspettavi: succo di zucca ?!” disse stupita Madama Chips. “Una specie” disse Clarice, disgustata. “E, questa pozione, è niente in confronto ad altre” disse Severus. Clarice lo guardò e gli disse: “Non credo che sarò in grado, in futuro, di mandare giù altre pozioni”. “Questo, da te, non lo avrei mai sentito dire: sei la figlia del Professore di Pozioni, eppure, odi le pozioni” disse Ron. Clarice lo guardò e disse: “Anche il mio papà odia le pozioni”. Gli altri, allora, guardarono il Professor Piton, il quale disse: “Odio berle, perché sono amarissime, ma non odio prepararle”. “Perché vuoi vedere la faccia disgustata, di chi le beve, per poi, sorridere compiaciuto” disse Clarice. “Non è vero…in parte” disse Severus e Clarice sorrise. “Ora, su, uscite tutti: la piccola Piton ha bisogno di molto riposo, visto che dovrà passare una nottataccia” disse Madama Chips, cacciando letteralmente fuori gli altri. “Mi raccomando, Clarice: riprenditi alla svelta” disse Ron. “E, non ti preoccupare per i compiti: te li prenderò io” aggiunse Hermione. “Grazie, amici miei” disse Clarice coricandosi e, gli altri, uscirono; poi, Clarice voltò lo sguardo alla sua sinistra e domandò: “Papà, tu rimani qua ?”. “Non so se Madama Chips voglia” rispose Severus. “Oh, certo che puoi rimanere, Severus così, intanto, mi aiuti a tenere a bada Malfoy” spiegò Madama Chips ed andò nel letto dove vi era Malfoy, che si stava ancora lamentando. “Torno subito, piccola mia” disse Severus e, dopo aver dato un dolce bacio sulla fronte di Clarice, raggiunse Madama Chips, la quale, non appena Severus fu arrivato, allontanò di poco Tiger, Goyle e la squadra di Serpeverde, per poi tirare una tenda, dietro a lei e Severus. Per un po’ si sentì ancora Malfoy lamentarsi ma, dopo aver sentito un forte e strano rumore, Malfoy non si sentì più e, successivamente, Madama Chips tolse la tenda, rivelando Malfoy che dormiva, senza emettere il più minimo rumore. “Che cosa avete fatto a Malfoy, tanto che ora dorme come un agnellino ?” chiese Clarice, mentre Severus ritornava da lei. “Abbiamo usato i metodi classici” rispose Severus e si sedette sulla sedia accanto a Clarice, la quale stupita disse: “Metodi classici ?! Cioè un incantesimo”. “Non esattamente” disse Severus. “Allora, cosa avete usato ?” domandò Clarice. “Una lampada” rispose Severus. “Una lampada ?!” disse stupita Clarice, poi, guardò verso Malfoy e, solo ora, vide un bel bernoccolo sulla sua fronte; quindi, scosse negativamente la testa e disse: “Papà, a volte mi sorprendi”. “Bè, una volta, anche tua madre usò lo stesso metodo” disse Severus. “Davvero ?! E su chi ?” chiese Clarice. “Su di me” rispose Severus. Clarice scoppiò a ridere “Ridi, ridi: intanto, la botta non l’hai mica presa tu” disse Severus. Clarice smise di ridere; poi, domandò: “Scusami, papà, ma perché la mamma ti avrebbe dato un colpo sulla testa ?”. “Perché, secondo lei, mi stavo comportando peggio di un bambino” rispose Severus. “E con che cosa ti avrebbe colpito ? Anche lei con una lampada ?” chiese Clarice. “No, con il tuo biberon” rispose Severus. Clarice lo guardò stranamente; quindi, Severus le spiegò: “ Tu piangevi e, quindi, io e tua madre scendemmo, entrambi, in cucina per prepararti il latte ma, visto che era una delle prima volte, ovviamente successe il disastro: eravamo tutti e due molto agitati, di fatti appena tua madre prese il biberon, esso era bollente e rischiò di farlo cadere ma, fortunatamente, lo presi in tempo, con la conseguenza che mi ustionai le mani; tua madre, quindi, volle indietro il biberon, ma io, testardo come sono, lo volevo tenere e, così, litigammo per chi doveva tenerlo e, tira un po’ una, tira un po’ l’altro, accidentalmente, quando stava tirando tua madre, lei mollò la presa ed il biberon mi finì in testa e, non solo mi procurò una bella botta, ma, in parte, mi finì addosso anche del latte”. Clarice tenne, a stento, le risate; ma, poi, disse: “ Quella deve essere stata una nottataccia per entrambi”. “Più per me, che per tua madre; non so, ma voi Grifondoro la fate sempre franca” disse Severus e le scompigliò i capelli. “Papà, quanto credi ci voglia, prima che le mie ossa ricrescano del tutto ?” domandò Clarice. “Probabile tutta la notte; ma, non ti preoccupare, perché ti farò compagnia” rispose Severus.

Venne la sera e Severus, mentre sorvegliava la figlia, era seduto sulla sua sedia accanto al letto e stava leggendo un libro; Clarice, invece, gli dava di schiena, ma non riusciva a chiudere occhio, perché il dolore era troppo. Severus, ovviamente, se ne accorse; quindi, distogliendo, un attimo, lo sguardo dal libro, le chiese: “Tutto bene, piccola mia ?”. “ Mi fa male il braccio” rispose Clarice, dandogli sempre di spalle. Severus, allora, appoggiò il libro sul comodino e, dopo essersi alzato in piedi, disse: “ Non ti preoccupare, piccola mia: ora, il papà, ti da qualcosa” e, mentre prendeva la pozione di “Ossofast”, usata per far ricrescere le ossa, Clarice si voltò verso di lui, dicendo: “ Oh, no, ancora quella pozione: ti prego, papà, non darmela più”. “Mi dispiace piccola, ma non posso dartene delle altri” disse Severus, mentre versava la pozione nel bicchiere. “E perché non puoi ?” domandò Clarice. “Perché dare una pozione dietro l’altra, potrebbe fare molto male e, ora, fa la brava e bevi questa” rispose Severus e le consegnò il bicchiere; mentre Clarice beveva, Madama Chips si avvicinò, di corsa, a Severus e gli disse: “Severus, presto, vieni con me: è una cosa urgente”. “Che cosa è successo di così grave ?” chiese Severus. “Albus mi ha chiamato dal camino, dicendomi, che dobbiamo andare, assolutamente, al secondo piano: sembra che ci sia stato un altro attacco” rispose Madama Chips. “Un altro attacco ?! Ma perché non lo hai detto subito ?!” disse Severus. “Papà, che succede ?” domandò preoccupata Clarice, mentre consegnava il bicchiere a Severus, il quale lo rimise sul comodino. “Sembra che ci sia stato un altro attacco” rispose Severus; poi, aggiunse dicendo: “Tu rimani qua, piccola mia e non lasciare, per nessun motivo, l’Infermeria” e, dopo averle dato un dolce bacio sulla fronte, uscì velocemente dall’Infermeria, con Madama Chips. “Spero che, tutto ciò, finisca presto: quest’anno, è proprio iniziato male” disse Clarice e, coricandosi, si mise meglio sotto le coperte e cercò di dormire, ma il dolore al braccio era ancora troppo forte: “Devo cercare di sopportare questo dolore: Madama Chips mi aveva detto che avrei passato una nottataccia” disse Clarice e si voltò verso il comodino quando, poco a poco, chiuse gli occhi e si addormentò lasciando, per precauzione, la luce accesa della lampada sul comodino.

Clarice stava dormendo beata visto anche che, nel pomeriggio, Malfoy era stato dimesso e, quindi, si trovava da sola nell’Infermeria; ad un certo punto, Clarice sentì come uno strisciare ed un sibilo che si stava allontanando però, man mano, diventava sempre più forte: “Oh, no, è di nuovo quella strana voce: ucciderà di nuovo e papà è là fuori” disse Clarice, aprendo gli occhi e, dopo aver preso gli occhiali dal comodino ed esserseli messa, si guardò intorno. Il sibilo si sentiva ancora e sembrava avvicinarsi all’Infermeria e, proprio al letto di Clarice ma, quando, quest’ultima spostò lo sguardo un po’ più verso il basso, vide qualcuno e, quel qualcuno, le disse: “ Salve”. “Dobby” disse Clarice e si mise seduta. “Clarice Piton avrebbe dovuto ascoltare Dobby; Clarice Piton sarebbe dovuta tornare a casa, quando ha perso il treno” disse Dobby, mentre era seduto sulla ringhiera del letto. “Sei stato tu ?! Tu hai impedito alla barriera di lasciarci passare, allora” disse Clarice. Dobby sembrava triste; infatti, disse: “ In effetti…sì, signorina”. “Hai rischiato di farci espellere e per non parlare della punizione che devo scontare con mio padre” disse Clarice. “Almeno lei, non sarebbe rimasta in pericolo; Clarice Piton deve tornare a casa ! Dobby pensava che, il suo Bolide, avrebbe fatto capire a Clarice Piton, che…” iniziò a dire Dobby, andando di fronte a Clarice, la quale lo fermò, dicendo: “Il tuo Bolide ?! Tu hai messo quel Bolide a darmi la caccia ?!”. “Dobby è addoloratissimo, signorina; Dobby ha dovuto stirarsi le mani” disse Dobby e le mostrò le dita fasciate. “Ti conviene sparire, prima che mi ricrescano le ossa, Dobby, o potrai strangolarti !” replicò Clarice e Dobby deglutì per la paura e scese dal letto, ma cadde a terra. Clarice uscì dalle coperte ed andò di fronte a Dobby il quale, mentre indietreggiava, disse: “Dobby è abituato alle minacce di morte: Dobby ne riceve 5 volte al giorno, a casa”. “Immagino che tu non possa dirmi, perché cerchi di uccidermi” disse Clarice. “Non di ucciderla, signorina; mai di ucciderla ! Dobby ricorda com’era prima che, Clarice Piton trionfasse su Colui – Che – Non – Deve – Essere – Nominato. Noi elfi domestici eravamo trattati come vermi, signorina. Naturalmente, Dobby viene ancora trattato come un verme” spiegò Dobby, ritrovandosi di fronte al comodino; poi, scoppiò a piangere e si soffiò il naso nel suo misero abitino. “Perché indossi quel coso, Dobby ?” chiese Clarice. “Questo, signorina, è il segno della schiavitù degli elfi domestici. Dobby può essere liberato, solo se il suo padrone, gli dona degli indumenti” rispose Dobby; poi, improvvisamente, si sentì un rumore provenire dal di fuori dell’Infermeria; quindi, Clarice disse: “E’ sicuramente il mio papà che sta ritornando: chissà se è successo, anche questa volta, qualcosa di strano”. Dobby saltò sul letto e disse: “Ascolti ! Ascolti !” e fece cenno a Clarice di avvicinarsi e, dopo che si fece più vicina, Dobby continuò dicendo: “ Cose terribili stanno per accadere ad Hogwarts: Clarice Piton non deve rimanere qui, ora che la storia sta per ripetersi !”. Clarice si sedette sul letto e, stupita disse: “Ripetersi ?! Vuoi dire che è già accaduto ?!”. Dobby si mise le mani sulla bocca e disse: “Non avrei dovuto dirlo !” e, dopo aver preso la pozione di “Ossofast”, si colpì in testa con essa. “Dobby ! Dobby, smettila ! Smettila ! Basta, Dobby !” replicò dicendo Clarice e gli prese la pozione dalle mani, mettendola dietro di lei. “Dobby non voleva far arrabbiare Clarice Piton, ma Dobby doveva punirsi” disse Dobby. Clarice prese Dobby per l’abitino e domandò: “Dimmi, Dobby: quando è che è già accaduto ? Chi c’è dietro, ora ?”. “Dobby non può dirlo, signorina; Dobby vuole solo che, Clarice Piton, sia al sicuro” rispose Dobby, mentre accarezzava la mano sinistra, con la quale Clarice lo teneva stretto. “No, Dobby, dimmelo: chi è ?” disse Clarice ma, appena si sentì un altro rumore, Dobby scrocchiò le dita, e scomparì, lasciando Clarice con in mano il niente.

Clarice vide delle ombre avvicinarsi; quindi, molto velocemente, si rimise distesa sul letto, dando di schiena alla porta; da essa, entrarono Madama Chips, la Professoressa McGranitt, Albus Silente e Severus ed essi, erano accompagnati da altre due persone, le quali, stavano trasportando una barella. “Mettetelo lì” disse Madama Chips, indicando un letto e le due persone, dopo aver depositato il corpo che vi era sulla barella, sul letto, se ne andarono, lasciando i professori intorno al letto. “Cosa è successo ?” chiese preoccupata la Professoressa McGranitt. “C’è stata un’altra aggressione” rispose Silente. Clarice si voltò leggermente, cercando di vedere chi, questa volta, era stato l’aggredito. “Credo che sia stato pietrificato” aggiunse dicendo Severus. “Forse, è riuscito a scattare una foto del suo aggressore” disse la Professoressa McGranitt, notando che, la vittima, aveva ancora in mano la sua macchina fotografica. “Oh, no: Colin” disse Clarice, capendo di chi si trattava. Silente, allora, prese l’oggetto e, voltandolo, ne aprì il retro ma, quello che vi uscì, fu solo del fumo. “Cosa può significare, Albus ?” domandò la Professoressa McGranitt. “Significa che i nostri studenti sono in grave pericolo” rispose Silente. “Dobbiamo riferire qualcosa agli altri insegnanti, Preside ?” chiese Severus. “Sì: la verità. Dite loro che Hogwarts non è più un luogo sicuro; è come temevano, Severus: la Camera dei Segreti è stata veramente aperta, di nuovo” rispose Silente; poi, allungando l’occhio, vide che Clarice li stava ad osservare; quindi, dopo essersi schiarito la voce, disse: “Ora, però, sarà meglio che ce ne andiamo: c’è qualcuno che deve riposare ancora molto” e, gli altri professori, si voltarono, vedendo Clarice che li stava guardando a sua volta e, la piccola, si voltò immediatamente dall’altra parte. “Madama Chips si occuperà del pietrificato, mentre io, starò accanto alla mia bambina” disse Severus. “Già, penso che le ossa non le sia ancora del tutto ricresciute; bé, ci vediamo domani mattina: passerò a vedere come stanno le cose” disse Silente e, insieme alla Professoressa McGranitt, uscì dall’Infermeria. “Severus, potresti controllare il Signor Canon ? Io vado ad avvertire Pomona, di preparare altre Mandragole” domandò Madama Chips. “Vada pure, Madama Chips: a questi due ragazzi, non accadrà nulla, anche se al Signor Canon le cose non possono andare peggio” rispose Severus. “Grazie, Severus” disse Madama Chips e, dopo essersi messa meglio la vestaglia, uscì dall’Infermeria. Severus, quindi, si avvicinò al letto e, notando la pozione di “Ossofast”, la prese in mano, per poi dire: “A quanto pare, questa pozione è di tuo gradimento; strano, perché oggi pomeriggio, la odiavi”. Clarice si voltò e, guardandolo, gli disse: “Non ne ho presa dell’altra, se è quello che hai in mente”. “Non ero presente” disse Severus e, andando dall’altra parte del letto, rimise la pozione sul comodino; poi, guardandola, aggiunse chiedendo: “ E’ successo qualcosa, mentre non c’ero ?”. “No” rispose semplicemente Clarice, mettendosi di schiena. “Clarice, non mentirmi ! Lo sai che con me, queste cose, non funzionano. Che cosa è successo ?!” replicò dicendo Severus, incrociando le braccia. Clarice, allora, si voltò verso di lui e gli rispose dicendo: “Ho sentito, ancora, quella voce e, questa volta, era qui vicino”; ma, prima che Severus potesse replicare, Clarice aggiunse dicendo: “Ho provato a pensare a qualcos’altro, come mi avevi detto tu, ma non ci sono riuscita; e, poi, ora, c’è anche il dolore al braccio e, non è che sia così facile da sopportare”. “Piccola mia, l’anno scorso hai combattuto contro un Troll; ora, non mi dire, che non riesci a combattere contro il dolore ?” disse Severus, mentre accarezzava Clarice sulla fronte. “Papà, non è la stessa cosa; e, poi, io non volevo neanche combatterci contro quel Troll” disse Clarice. “Non saresti una Grifondoro, se non avessi tirato fuori il coraggio, per andare a salvare la Signorina Granger: quella sera, tu ed il Signor Weasley, avete rischiato grosso” disse Severus. “Pure tu con Fuffy” aggiunse dicendo Clarice; poi, domandò: “A proposito: sei riuscito a curare la ferita che ti aveva fatto ?”. “Non del tutto; come ti avevo detto l’anno scorso, i morsi delle creature magiche, non guariscono con poco: ci vogliono pozioni molto potenti” rispose Severus, sedendosi sulla sedia accanto al letto. “Ma tu sei un Professore di Pozioni e, quindi, sei in grado di preparare qualsiasi cosa” disse Clarice. “Lo so, piccola mia, ma alcune pozioni, sono complesse da preparare e non tutti ci riescono” spiegò Severus. “Tranne tu; il nonno non ti avrebbe assunto qui, se non fossi stato bravo” disse Clarice. “Sei molto gentile a dirmi queste cose e, credimi, piccola mia, sono un grande complimento per me” disse Severus. Ci fu un po’ di silenzio; poi, Clarice chiese: “Dov’è Artemisia ? E’ da un po’ che non la vedo”. “Dove vuoi che sia, se non nei sotterranei ?” rispose Severus. “Perché non l’hai portata qui, a farmi compagnia ?” domandò Clarice. “Con ciò che sta accadendo ultimamente, non voglio che le succeda qualcosa; ma, ciò, non ti proibisce di venirla a trovare” rispose Severus. “Potrei tenerla, quando sarò uscita da qui ? Solo per un po’, ti prego” chiese Clarice. “Non so se sia una buona idea; e, poi, ti devi concentrare più sugli studi e meno a giocare con lei. Comunque, ci penserò” rispose Severus; poi, aggiunse dicendo: “Ed ora, bambina mia, dormi: stavolta, ti prometto che non mi allontanerò” e le diede un dolce bacio sulla fronte. “Buona notte, papà” disse Clarice. “Buona notte, Clarice e, se hai dolore al braccio, non esitare a chiamarmi” disse Severus e, dopo aver preso il libro, che aveva lasciato precedentemente sul comodino, riprese a leggerlo e, allo stesso tempo, sorvegliava la figlia. Qualunque cosa si aggiri nel castello, sta continuando a pietrificare i poveri studenti che trova sul suo cammino e Clarice…bé, Clarice ed i suoi amici continueranno a preparare la Pozione Polisucco anche se, Clarice scoprirà, e non solo lei, un potere che solo lei ha. Per scoprirlo, non ci resta che aspettare il prossimo episodio, intitolato: “ LA RETTILOFONA”.

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Capitolo 19
*** La Rettilofona - Parte I ***


Pochi giorni dopo, Clarice venne dimessa dall’Infermeria e, stava camminando, per i corridoi della scuola, insieme a Ron ed Hermione: “E’ bello vedere che ti sei rimessa in forma” disse Ron. “Ed è anche bello che, il Professor Piton, ti abbia permesso di tenere un po’ Artemisia” aggiunse dicendo Hermione. Clarice guardò il furetto sulla sua spalla sinistra, la quale la guardò e scodinzolò; poi disse: “Mi ci è voluto un po’, per convincere papà a darmi Artemisia, anche perché lui voleva tenerla segregata nei sotterranei” e rivoltò lo sguardo in avanti. “Se fosse per lui, anche tu saresti segregata nei sotterranei, così, non ti caccerai nei guai” disse Ron. “Intanto, non ci riuscirà mai” disse Clarice. “Ricordati di chi stai parlando: tuo padre è capace di tutto….di tutto” disse Ron. “Se cerchi di farmi paura, bé, sappilo che non ci sei riuscito” disse Clarice. “Ma perché non sono bravo in niente ? Crosta, invece, riesce persino ad arrampicarsi nei posti più impensati” disse Ron. “Ciò non toglie il fatto che rimarrai sempre il nostro migliore amico” disse Clarice, mettendogli una mano sulla spalla e Ron sospirò.

Camminarono ancora un po’, finché non arrivarono al secondo piano ed Hermione entrò nel Bagno delle Ragazze; Ron e Clarice si fermarono sulla soglia e Ron, un po’ titubante disse: “Emmmm…non credo che io possa entrare”. “Non dire sciocchezze, Ron: qui, non ti può accadere nulla” disse Hermione e lo trascinò letteralmente dentro e Clarice li seguì. “Non mi sento molto a mio agio; sì, insomma, sono l’unico maschio nel Bagno delle Femmine, con due femmine” disse Ron. “Tre femmine” lo corresse Clarice. “Perché tre ? Ci siete solo tu ed Hermione” domandò stupito Ron. “Perché c’è anche Artemisia” rispose Clarice ed Artemisia emise i suoi versetti. “Ah, ora ho capito” disse Ron. “Coraggio, venite tutti e due qua: abbiamo del lavoro da finire” disse Hermione e si sedette, a gambe incrociate, dietro ad un calderone bollente. “Quello ha tutta l’aria di un calderone” disse Ron, avvicinandosi, con Clarice, ad Hermione la quale lo guardò, ma non disse nulla, anche perché era intenta a mettere gli ingredienti dentro al calderone. “Perché è un calderone” disse Clarice. “E a che cosa ci servirebbe ?” chiese Ron. “A fare la Pozione Polisucco e, poi, parla al singolare, visto che la sto facendo io” rispose Hermione. “Sì, ma, guarda caso, anche io e Clarice ne siamo coinvolti e, ultimamente, è stata Clarice a fare il lavoro più rischioso” disse Ron. “Ron, stiamo facendo lavoro di squadra: tutti diamo una mano” disse Clarice ed Artemisia emise i suoi versetti, dando ragione alla padroncina. Ron guardò Artemisia e le disse: “Tu non stai facendo lavoro di squadra”. Artemisia gli ringhiò contro, quindi Hermione disse: “Certo che lo sta facendo: ci aiuta a tenere il Professor Piton fuori da questa faccenda”. “Ed è standogli sempre accanto, che lo tiene lontano da noi ? A me, sembra proprio di no, visto che, quando incontriamo il Professor Piton, con lui c’è anche Artemisia” disse Ron. “Non ho detto che ci aiuta a tenerlo lontano: gli impedisce di scoprire quello che stiamo facendo” disse Hermione. Ron scosse negativamente la testa ed Artemisia smise di ringhiare e, poi, scese dalla spalla di Clarice, mettendosi accanto a lei, mentre Ron si mise appoggiato ad una colonna.

Mentre Hermione continuava a mescolare, Clarice decise che fu il momento più adatto per raccontare ad i suoi amici, che cosa le aveva detto Dobby, quella sera in Infermeria: “Allora, è stato lui a chiudere la barriera, prima che io e te, potessimo passare ?” disse Ron. “Esatto e, inoltre, mi ha anche detto, che la storia si sta ripetendo di nuovo” disse Clarice. “Di nuovo ?! Vuoi dire che, la Camera dei Segreti, è già stata aperta in passato ?” domandò stupita Hermione. “Ma certo, non capisci: Lucius Malfoy l’avrà aperta, quando studiava qui e, ora, ha detto a Draco come fare” rispose Ron, mentre Clarice, si sedette per terra, con Artemisia sempre al suo fianco. “Può darsi, ma dobbiamo aspettare la Pozione Polisucco per saperlo” disse Hermione e, dopo aver scocco una pozione, la mise all’interno del calderone. “Illuminami: perché prepariamo questa pozione, alla luce del giorno e in pieno Bagno delle Ragazze ? Non ci potrebbero scoprire ?!” chiese Ron. “No, non viene mai nessuno qui” rispose ridendo Hermione, mettendo, nel calderone, un’altra pozione. “Coma mai ?” domandò Ron. “Mirtilla Malcontenta” rispose Hermione. “Chi ?” chiese Ron, non accorgendosi che, accanto a lui, comparve il fantasma di una ragazza. Clarice se ne accorse ed anche Artemisia la quale, per la paura, si andò a nascondere sotto le gambe della sua padroncina: “ Mirtilla Malcontenta” rispose Hermione, notando il fantasma dietro a Ron, il quale domandò: “Chi è Mirtilla Malcontenta ?”. “Io sono Mirtilla Malcontenta” rispose il fantasma andando di fronte a Ron e, poi, dopo essere volata davanti, ed in alto, a loro, aggiunse dicendo: “ Non mi aspetto che tu mi conosca: chi parla mai della mediocre, malinconica, musona Mirtilla Malcontenta ?!” e, facendo un urlo, volò dentro ad un gabinetto, facendo uscire l’acqua dappertutto. “E’ un tantino suscettibile” disse Hermione. “Non me ne ero accorto” disse Ron, ancora un po’ frastornato da quello che era appena successo. “Allora, Hermione, quanto manca ancora per finire la Pozione Polisucco ?” chiese Clarice. “Non molto: diciamo che, per circa dopo Natale, dovrebbe essere pronta” rispose Hermione. “Perfetto così se, qualcuno di nostra conoscenza, dovesse scoprirla, potresti dire che la stiamo preparando per un compito” disse Ron. “Se quel qualcuno di nostra conoscenza lo venisse a scoprire, allora, possiamo dire addio al nostro piano” disse Hermione e diede un’occhiataccia a Clarice, la quale domandò: “Ehi, non penserete che possa dire a mio padre, della Pozione Polisucco ?”. “Bé, l’idea è quella; gli hai detto persino della voce che senti solo tu” rispose Ron. “Fidati, non glielo dirò: non voglio mettermi, ancora, nei guai” rispose Clarice.

Poco dopo, Ron e Clarice avevano appena terminato l’ora di Storia della Magia ed Hermione li aveva lasciati per un po’, dicendo che doveva andare in Biblioteca a svolgere qualche ricerca: “Ma quando è che il Professore Ruff si accorgerà che è un fantasma ? Continua a dire che è vivo” disse Ron. “ Lasciamolo vivere nel suo mondo: quando se ne accorgerà, non negherà che noi non lo avevamo avvertito” disse Clarice. Stavano camminando quando, ad un certo punto, Ron si fermò e, di conseguenza, si fermò anche Clarice, la quale chiese: “Che cosa c’è ? Perché ti sei fermato ?”. “L’ha c’è un sacco di folla: andiamo a vedere” rispose Ron, indicando davanti a se e, insieme a Clarice, andò verso la folla. “Ehi, Clarice, questo ti potrà interessare” iniziò a dire Fred e, dopo aver preso Clarice di fianco a se, George finì dicendo: “ Perché, ormai sappiamo tutti, che sei diventata la prediletta del Professor Allock”. “Ragazzi, di che state parlando ?!” disse stupita Clarice. “Di questo” dissero insieme Fred e George, indicando ciò che c’era davanti a loro. Ron riuscì, finalmente, ad arrivare dietro a Clarice e, guardando davanti a se, stupito disse: “Cavolo, Clarice; hai visto ?! Un duello tra maghi !”. Clarice allora, lesse il manifesto, sopra il quale vi era un foto di Allock, che si muoveva e che sorrideva:

 

Studenti e Studentesse, dopo gli avvenimenti che sono accaduti, il Preside Silente mi ha dato il permesso di fondare il “Club dei Duellanti”; pertanto, se volete assistere, potete presentarvi, oggi pomeriggio, nella Sala Grande, per una grande dimostrazione di alto livello. Il famoso e brillante Professor Gilderoy Allock”.


“Allora, che cosa decidi di fare ?” domandò Ron mentre, con Clarice, riuscì ad uscire dalla folla e riprendere a camminare per i corridoi. “Fare che cosa ?” chiese Clarice. “Andare a vedere il duello: sarà spettacolare !” rispose Ron. “Ron è solo un duello: in fin dei conti ci insegneranno a difenderci” disse Clarice. “Bé e non lo trovi incoraggiante e spettacolare ?” domandò Ron. “E’ come una normalissima lezione di Difesa Contro le Arti Oscure” rispose  Clarice. “Se tu definisci le lezioni di Allock, normali, allora, non sai come sono quelle reali” disse Ron. “Le saprò perché se, Allock continuerà di questo passo, papà mi ha promesso che mi toglierà del corso” disse Clarice. “Toglierti dal corso ?! Ma è impazzito ?!” disse stupito Ron. “No, anche perché mi ha detto che sarà lui ad insegnarmi Difesa Contro le Arti Oscure” spiegò Clarice. “Clarice, non permettere che ti faccia ciò; anzi, proprio per evitarlo, andiamo oggi a quel club” disse Ron. Clarice si fermò ed anche Ron; poi, sospirando disse: “ Va bene, ci andremo, ma, prima, lo dovremo dire anche ad Hermione”. “Non ce n’è bisogno” disse, ad un tratto, una voce. Clarice e Ron si voltarono, per vedere Hermione, camminare verso di loro e, dopo essersi fermata, aggiunse dicendo: “ La scuola è piena di quei manifesti”. “Voluti, sicuramente, da Allock, per mettersi ancora di più in mostra” disse Ron. “Non lo vuoi ammettere, ma il Professor Allock ha il suo fascino” disse Hermione e sospirò. “Io non ci trovo niente di bello in lui: magari, solo tanta sfacciataggine” disse Clarice. “Non è vero ! Il Professor Allock è molto coraggioso e, se non fosse stato per lui, molte persone sarebbero morte” replicò dicendo Hermione e si incamminò. Ron e Clarice la seguirono e Ron disse, rivoltò a Clarice: “Non si capisce, vero, che Hermione ha una cotta per Allock ?”. “Chiunque lo capirebbe, persino Malfoy” disse Clarice e si misero a ridere.

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Capitolo 20
*** La Rettilofona - Parte II ***


Nel tardo pomeriggio, molti studenti si radunarono in Sala Grande la quale era stata cambiata in parte; di fatti, al centro non vi erano più i lunghi tavoli delle 4 case, ma vi era un unico lungo tavolo, dove al sopra di essa c’era disegnata la luna, da piena, in centro, a mezza, ai lati. “Accidenti ! E tu che non volevi neanche venirci” disse stupito Ron. “Avrò i miei motivi se non volevo venirci” disse Clarice. “Ehi, Clarice ! Ron ! Hermione !” disse Neville, avvicinandosi ai due, insieme a Dean e Seamus. “Ciao, Neville: vedo che ci sei anche tu” disse Ron. “Sì, abbiamo deciso di venirci tutti” disse Dean. “Strano, perché qualcuno non voleva venirci” disse Ron e guardò malamente Clarice, la quale disse: “ Perché per me, questa, rimane una normalissima lezione di Difesa Contro le Arti Oscure”. “E’ vero, però, qui, Allock ci farà vedere almeno qualcosa” disse Seamus. “E sarà bravissimo” aggiunse Hermione ed andò accanto ad alcune sue amiche. “Ma che cosa ci trovano, le altre, in Allock ? Per me, è solo uno stupido” disse Clarice. “Bé, sei l’unica ragazza a pensarla così, perché tutte le altre sono innamorata di lui” disse Neville. Ci fu un po’ di silenzio; poi, Dean disse: “Ehi, Clarice, quello là non è tuo padre ?”. Clarice, allora, guardò nella direzione che stava indicando Dean e disse: “Sì, è il mio papà; ma che cosa ci fa qui ? Lui le odia queste cose”. “Forse, qualcuno gli avrà detto che ci saresti stata anche tu” disse Ron. “Aspettatemi qui: vado, un attimo, da lui” disse Clarice ed andò da Severus il quale, vedendola, le chiese: “ Sei stata obbligata, a venire qua, oppure, ci sei venuta di tua spontanea volontà ?”. “Obbligata: Ron era così entusiasta di vedere un duello tra maghi” rispose Clarice. “Anche io sono stato obbligato” disse Severus. “E da chi ?” domandò Clarice. “Lo vedrai; anche se, potrai immaginarlo da sola” rispose Severus. “Ho un brutto presentimento; credo che, quella fotografia di Allock sul manifesto, non era messa lì a caso, vero ?” disse Clarice. “No, purtroppo no” disse Severus. “Come vorrei non aver mai dato ascolto a Ron” disse Clarice. “Ehi, Clarice, vieni: stanno per incominciare” la chiamò Ron. Clarice li guardò; quindi, Severus le disse: “Vai da i tuoi amici: intanto, io e te, ci vediamo dopo”. Clarice rivoltò lo sguardo verso di lui e, sorridendo, disse: “Grazie, papà” e corse da Ron, Dean, Seamus, Neville ed Hermione e, un altro ragazzo, si mise accanto a Clarice.

In quel momento, dalla parte sinistra del tavolo, salì il Professor Allock, che indossava un elegante mantello e, nella mano destra, portava un guanto, tipo quelli che usano i falconieri. “Avvicinatevi… Mi vedete tutti ? Mi sentite tutti ?” disse Allock, mentre passeggiava per tutto il lungo tavolo, per poi, fermarsi sulla parte sinistra ed i ragazzi, si avvicinarono ai bordi del tavolo; poi, riprendendo a camminare, spiegò: “Alla luce degli oscuri avvenimenti delle ultime settimane, il Professor Silente mi ha accordato il permesso di fondare questo piccolo Club dei Duellanti, perché possiate allenarvi in caso abbiate mai bisogno di difendervi, come ho dovuto fare io innumerevoli volte. Per ulteriori dettagli, leggete i miei libri” e, dopo essersi slegato il mantello, lo lanciò tra gli studenti e, alcune ragazze, lo presero. “Quell’Allock è una vera forza: è coraggioso, come tipo” disse il ragazzo accanto a Clarice; poi, mostrando la mano, aggiunse dicendo: “Justin Finch – Fletchley: del Tassorosso”. “Oh, piacere: io sono…” iniziò a dire Clarice, mentre gli stringeva la mano, ma Justin, la fermò, dicendo: “So chi sei; lo sappiamo tutti, anche noi figli di Babbani”. “Lasciate che vi presenti il mio assistente: il Professor Piton” annunciò Allock e, tutti, spostarono lo sguardo sulla sinistra, per vedere Severus che salì sul lungo tavolo, tenendo le braccia incrociate e, mentre camminava verso il centro, Allock disse: “ Ha sportivamente accettato di aiutarmi con una dimostrazioncina, ma non dovete preoccuparvi, ragazzi: avrete ancora l’insegnante di Pozioni, quando avrò finito con lui” e, quando Severus fu arrivato, Allock si mise davanti a lui, alzarono le loro bacchette e, dopo aver fatto un inchino, uno andò a sinistra, ovvero Severus e l’altro, Allock, andò a destra ed entrambi si misero in pozione di attacco. “ 1…2…3” disse Allock e, appena ebbe finito di contare, Severus gridò: “ Experlliarmus !” ed un raggio dorato uscì dalla sua bacchetta, colpendo Allock e facendolo volare a diversi metri di distanza. Tutti risero, tranne le ragazze ed Hermione preoccupata chiese: “Si sarà fatto male ?”. “Chi se ne importa” rispose ridendo Ron. Mentre Allock si alzava, Justin disse: “Cavoli, tuo padre ci sa fare: quando ha lanciato quell’incantesimo, ho visto come rabbia, passare tra i suoi occhi”. “L’ho vista anche io” disse Clarice. “Eccellente idea, mostrare quella mossa, Professore, ma spero non se la prenda: era piuttosto ovvio, anche quello che stava per fare e, se io avessi voluto fermarla, sarebbe stato un gioco da ragazzi” disse Allock, camminando e fermandosi di fronte a Severus. “Sì, come no: il mio papà è mille volte più bravo di lui e poteva lanciare quell’incantesimo anche con gli occhi chiusi” disse Clarice. “Non ti do tutti i torti, Clarice” disse Ron. “Forse, sarebbe prudente, se prima si insegnasse agli studenti, a bloccare un “incantesimo stile” disse Severus e sorrise. “Un ottimo suggerimento, Professor Piton” disse Allock e, voltandosi, aggiunse dicendo, mentre guardava tra gli studenti: “ Occorrono, allora, due volontari”. “Ti prego, ti prego, non scegliere me” disse Clarice; ma, Allock, la guardò e disse: “Emmm… Piton; Weasley: venite voi ?” e, mentre Clarice saliva sul palco, Severus disse: “La bacchetta di Weasley causa devastazioni con gli incantesimi più semplici: spediremo Piton in Infermeria o in una Tabacchiera” e Ron, dispiaciuto, rimase a guardare; poi, Severus aggiunse dicendo: “ Potrei suggerire qualcuno che appartiene alla mia Casa ? Malfoy, magari” e, voltandosi, fece cenno a Draco di salire sul tavolo.

Mentre camminava al centro, Allock passò accanto a Clarice e le disse: “Buona fortuna, Piton”. “Grazie, signore” disse Clarice e, camminando, arrivò al centro, proprio di fronte a Malfoy; poi, Allock annunciò: “Bacchette in posizione !” ed entrambi alzarono le loro bacchetta. “Paura, Piton ?” domandò Malfoy. “Ti piacerebbe” rispose Clarice ed i suoi amici, ed anche suo padre, fecero un sorriso compiaciuto; poi, tutti e due andarono ai lati del tavolo e si misero in posizione di attacco. “ Al mio tre, lanciate l’incantesimo per disarmare l’avversario, solo per disarmarlo ! Non vogliamo incidenti, qui” spiegò Allock. Nessuno parlava; quindi, Allock disse: “ 1…2…”, ma, prima che potesse dire “3”, Malfoy gridò: “ Everte statim” e Clarice volò di fronte ad Allock. Severus non fu molto contento di questo attacco prima del previsto; quindi, tra se, disse: “Coraggio, Clarice: rialzati”. Hermione, Ron, Neville, Dean e Seamus erano molto preoccupati, ma tirarono un sospiro di sollievo, quando Clarice si rialzò in piedi e, puntando la sua bacchetta davanti, gridò: “ Rictusempra !” ed un potente raggio colpì Malfoy, il quale cadde a gambe aperte, proprio davanti a Severus; quest’ultimo, lo guardò malissimo e, con forza, lo prese per il colletto della divisa e, rialzandolo in piedi, lo spinse davanti a se, in modo che fosse di fronte a Clarice. Tutti e due si rimisero in posizione di attacco, mentre Allock disse: “ Ho detto solo per disarmare”. “Serpensortia!” gridò Malfoy e, dalla sua bacchetta, uscì un serpente, il quale strisciò sul lungo tavolo. Gli studenti, per la paura, indietreggiavano e Ron disse: “Ahi, questo non è affatto bello”. Clarice abbassò la bacchetta, non sapendo che fare, ma poi Severus, passando davanti a Malfoy e camminando verso il serpente, disse: “ Non ti muovere, Piton: ci penso io a mandarlo via”, ma si fermò, quando Allock disse: “ Mi consenta, Professore Piton” e, andando davanti a Clarice, aggiunse gridando: “ Volate ascenderai”, ma l’unica cosa che accadde al serpente, fu quella di volare in alto e, ricadere nello stesso posto in cui si era fermato; poi si voltò verso Justin e gli sibilò. Clarice doveva aiutare il suo nuovo amico e quindi, senza neanche accorgersene, incominciò a parlare una lunga sconosciuta, simile ad un sibilo, ma il serpente continuava a guardare Justin. Clarice, allora, parlò ancora quella lingua sconosciuta e, questa volta, il serpente si voltò verso di lei e, improvvisamente, nella sua testa, Clarice sentì: “ Che cosa vuoi che faccia con questo infimo essere ?”. Clarice non sapeva che dire, anche perché non sapeva di chi era quella voce che sentiva in testa; quindi, non disse più nulla, ma fu Severus che gridò: “ Vipera Evanesca !” e, un raggio colpì il serpente, facendolo come bruciare. Tutti guardavano Clarice, la quale guardò Justin, aspettandosi che sorridesse per avergli salvato la vita ma, invece, il ragazzo, con sguardo pieno di paura, le disse: “ A che gioco stai giocando, Piton ?!” e corse via. Clarice, allora, guardò prima Allock, il quale la guardò stranamente e, poi, voltò lo sguardo verso Severus, il quale la stava guardando con sguardo pieno di paura. “Cavolo !” disse Ron. Clarice guardò, quindi, i suoi amici e, poi, corse velocemente fuori, sotto lo sguardo stupito e, allo stesso tempo, impaurito di tutti gli altri.

Quando fu certa che nessuno la stesse seguendo, Clarice si fermò e, appoggiandosi contro il muro, incominciò a piangere e, mano a mano, scendeva, fino a sedersi per terra. Non sapeva spiegarsi del perché tutti, persino suo padre, l’avessero guardata con sguardo pieno di paura: in fin dei conti, aveva impedito a quel serpente di far del male a Justin ma, quest’ultimo, l’aveva ripagata guardandola con paura e scappare via. “Che cosa ho fatto di male ?! Lo sapevo che non dovevo andarci a quello stupido club ! Ed io che ho anche ascoltato i miei amici” disse Clarice, mentre le lacrime rigavano il suo viso. In quel momento, davanti a lei fluttuò Nick – Quasi- Senza- Testa il quale, vedendo Clarice piangere, si fermò e le disse: “Oh, ma perché la piccola Clarice Piton sta piangendo ?”. Clarice, allora, alzò lo sguardo e disse: “Buona sera, Sir Nicholas”. “Buona sera anche a te, piccola; ma, dimmi, che cosa è che ti affrange così tanto ?” chiese Nick – Quasi – Senza – Testa. “Oggi, al “Club dei Duellanti”, è successa una cosa orribile: tutti, ad un certo punto, è come se avessero avuto paura di me” rispose Clarice. “Come mai, piccola ?” domandò Nick – Quasi – Senza – Testa. “Perché ho impedito ad un serpente di far del male a Justin” rispose Clarice. “Bé, io non vedo che cosa ci sia del male, nel salvare la vita ad un tuo amico” disse Nick – Quasi – Senza – Testa. “Justin non è più mio amico, anzi: dopo quello che è successo, non credo che lo siano neanche gli altri” disse Clarice. “Mi rattrista molto vederti così, giovane Piton: anche tuo padre, a volte, era così” disse Nick – Quasi – Senza – Testa. “ Però, non credo che lui abbia mai parlato con un serpente” disse Clarice. “Parlato con un serpente ?! Vuoi dire che, il motivo del quale i tuoi amici hanno paura di te, è perché hai parlato con un serpente ?!” disse stupito Nick – Quasi – Senza – Testa. “Bé, e che c’è di strano: gli ho solo detto di non far del male a Justin ed anche gli altri lo hanno sentito” spiegò Clarice. Nick- Quasi – Senza – Testa non sapeva che dire; ma, poi, disse: “Ascoltami, giovane Piton: secondo me, faresti meglio a parlarne con i tuoi migliori amici ed anche con tuo padre; sono sicuro che loro ti capiranno”. Quelle parole tirarono un po’ su di morale Clarice la quale, dopo essersi asciugata le lacrime, si alzò in piedi e disse: “ Grazie, Sir Nicholas: è stato molto gentile”. “Lo sono sempre per chi è puro di cuore come te, giovane Piton” disse Nick – Quasi – Senza – Testa; poi, dopo averla salutata, se ne andò, proprio nel momento che, dalla Sala Grande, stavano uscendo tutti gli altri. Clarice non aveva voglia di vedere nessuno, ma Nick- Quasi – Senza – Testa aveva ragione: Ron, Hermione e suo padre, probabilmente erano gli unici che l’avrebbero capita e che, soprattutto, non avrebbero avuto paura di lei; quindi, decise di aspettare Ron ed Hermione, nella Sala Comune dei Grifondoro. Ron ed Hermione, erano appena usciti dalla Sala Grande e Ron disse: “Dove credi che sarà andata, Clarice ?”. “Non lo so, ma credo possa essere andata nella Sala Comune” disse Hermione. I due, vennero raggiunti da Severus il quale, preoccupato, disse: “So che vi sembrerà strano, ma dovete aiutarmi a trovare Clarice: voglio dirle che non è pazza”. “Anche noi pensiamo che non sia pazza, ma non è affatto bello quello che è successo prima” disse Ron. “Non è bello, anche perché Clarice ha parlato una lingua diversa e, scommetto tutti i miei libri, che lei non se ne è neanche accorta” disse Hermione, mentre insieme a Ron e Severus, camminava verso la scalinata principale. “Quest’anno non è l’anno per la mia bambina: prima non riesce a passare attraverso la barriera; poi, incomincia a sentire quella strana voce, che dice di sentire solo lei;  successivamente, un Bolide Furfante le rompe un braccio e, quello stupido di Allock, le fa scomparire tutte le ossa e, infine, lei che parla con questo serpente. Se continua così, giuro che, dopo Natale, la porto a casa” spiegò Severus. “Il Professor Silente non approverà” disse Hermione, mentre salivano sopra le scale che cambiavano. “Lui non approva un sacco di cose che decido” disse Severus; poi, aggiunse chiedendo: “ A proposito: dove stiamo andando ?”. “Nella nostra Sala Comune: crediamo che Clarice possa essere andata lì” rispose Hermione. “Crede: è stata una sua idea, mica mia” disse Ron.

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Capitolo 21
*** La Rettilofona - Parte III ***


Finalmente, arrivarono al settimo piano, dove si trovava la Sala Comune dei Grifondoro ma, quando arrivarono davanti al dipinto della Signora in Rosa quest’ultima, nel vedere Severus, disse: “Non sono ammessi Serpeverde”. “ Ma ho bisogno di parlare con mia figlia; la prego, mi faccia entrare” disse Severus. “Mi dispiace, Professor Piton, ma le regole sono regole e valgono anche per i professori” disse la Signora in Rosa. “Ma è di vitale importanza che venga anche il Professor Piton” disse Hermione. “Già, anche perché è l’unico che riesce a calmare Clarice, quando si arrabbia” aggiunse dicendo Ron. Severus ed Hermione lo guardarono stranamente; quindi Ron, ridendo disse: “Lo sapete che è la verità” e gli altri due rivoltarono lo sguardo verso la Signora in Rosa, la quale disse: “ Clarice è venuta qui di corsa e sembrava anche che avesse appena pianto; quindi, visto le circostanze, per questa volta, la faccio entrare Professore, ma che sia l’ultima” e si aprì. “Grazie, ragazzi” disse Severus, mentre con Hermione e Ron entrava dentro al dormitorio ed il dipinto si chiuse dietro di loro. “Lo facciamo per Clarice: d’altronde, siamo i suoi migliori amici” disse Ron. “No, lo fate per guadagnarvi punti in mio favore” disse Severus ed Hermione e Ron lo guardarono stranamente. “Ok, siamo nella Sala Comune, ma Clarice dove è ?” disse Ron, fermandosi con Severus ed Hermione, nella Sala Comune. “Sono qui, ma non ho voglia di parlare di ciò che è successo prima” disse Clarice, alzandosi da una delle sedie davanti al caminetto. “Ma è molto importante, piccola mia” disse Severus.

Clarice lo guardò e stupita domandò: “Tu che ci fai qua ?! Sei il Capo Casa di Serpeverde e non di Grifondoro”. “Ma sono pur sempre, tuo padre e, ogni padre, si preoccupa sempre per la sua bambina” disse Severus. “Perché non ci hai detto che sei una Rettilofona ?” chiese Ron. “Io sono cosa ?!” domandò stupita Clarice. “Puoi parlare con i serpenti” rispose Hermione. “Lo so…insomma…accidentalmente ho aizzato un pitone contro mio cugino, allo zoo, una volta…bé, una volta. E con questo ?! Scommetto che, un sacco di gente, lo sa fare” spiegò Clarice. “No, invece ! Non è un dono comune a tutti, Clarice: è male !” disse Hermione ed anche Ron e Severus scossero negativamente la testa. “Cosa c’è di male ? Se non avessi detto al serpente, di non attaccare Justin, lui…” iniziò a dire Clarice, ma Ron la fermò, dicendo: “ Allora è questo che gli hai detto ?”. “Eri presente; tutti e tre eravate presenti: mi avete sentito” replicò dicendo Clarice. “Ti abbiamo sentito parlare in Serpentese: la lingua dei serpenti” disse Severus. “Ho parlato una lingua diversa ?! Non me ne sono resa conto. Ma come posso parlare una lingua, senza saperla di conoscerla ?” disse stupita Clarice. “Non lo so, Clarice, ma sembrava che tu, incitassi il serpente ad attaccare…Clarice, stammi a sentire; c’è un motivo per cui il simbolo dei Serpeverde è un serpente: Salazar Serpeverde era un Rettilofono e parlava con i serpenti anche lui” spiegò Hermione. “Esatto e ora, tutti penseranno che tu sei la sua pro – pro – pro – pro nipote o che so io” disse Ron. “Ma non la sono ! Non posso esserla” replicò dicendo. “E’ vissuto migliaia di anni fa: per quanto ne sappiamo, potresti esserla” disse Hermione. “E con tuo padre Capo Casa di Serpeverde, non può che farlo sospettare ancora di più” aggiunse dicendo Ron. Clarice, allora, guardò Severus e, questi, disse: “Signor Weasley; Signorina Granger, potreste gentilmente lasciarci da soli: dovremmo parlare solo tra padre e figlia”. “Va bene” disse Hermione e salì sulle scale che portava ai dormitori, ma, vedendo che Ron se ne rimaneva fermo con Clarice e Severus, si voltò e disse: “Ron ! Muoviti !”. “Ma anche io voglio ascoltare quello che si vogliono dire” disse Ron. “E’ tra padre e figlia e, tu, non sei figlio del Professor Piton” disse Hermione. “Uffa ! Quando c’è qualcosa di interessante, io non ci devo mai essere” disse Ron brontolando e, insieme ad Hermione, salì nei dormitori.

Severus si sedette su una delle sedie che c’erano davanti al caminetto; poi, disse: “Ascoltami, piccola mia: tu non sei pazza”. “E’ normale che tu mi dica questo: in fin dei conti, sei mio padre. Se non lo fossi stato, scommetto che l’avresti pensata come tutti gli altri” replicò dicendo Clarice e si mise di schiena, incrociando le braccia. “Ti avrei difeso ugualmente” disse Severus. Clarice lo guardò ma, rivoltando lo sguardo in avanti, disse: “Papà, lo so che tu, Ron ed Hermione starete sempre dalla mia parte: è solo che ora, dopo quello che è successo, gli altri mi eviteranno”. “E tu non ci pensare: vai sempre avanti per la tua strada” disse Severus. Clarice si voltò e disse: “Mi guarderanno male, come se fossi diversa da loro”. “Ma tu non sei diversa” disse Severus. “Sono la Bambina Sopravvissuta: colei che è riuscita a sconfiggere il Signore Oscuro; sono la più giovane Cercatrice da un secolo; riesco a parlare con i serpenti e…sono la figlia del professore più temuto ad Hogwarts; bé, se questo non è essere diversa, allora, mi devi dare un’altra definizione di diversità” disse Clarice e si sedette sulla sedia di fronte a Severus, il quale le disse: “Tu sei perfetta così ed io non avrei chiesto una figlia migliore di te”. Clarice sorrise; poi, disse: “ Se gli altri mi continueranno a fissare, potrei andarmene da qualche parte, per un po’”. “E dove penseresti di andare ?” chiese Severus. “Non di certo dai Dursley; troverò un altro posto, dove nessuno mi fisserà in eterno” rispose Clarice. “Potresti venire da me” propose Severus. Clarice lo guardò e gli disse: “Non credo che, venire nei sotterranei, possa cambiare le cose: gli altri mi fisseranno ugualmente”. “Io non intendevo i sotterranei” disse Severus. “Vuoi dire a casa tua ?! Dove abiti, quando non c’è scuola ?!” domandò stupita Clarice. “ Ma certo; o, pensavi in mezzo alla Foresta Proibita ?!” rispose Severus. “Ma il nonno non vuole che venga a vivere da te: dovrò aspettare di compiere 17 anni” disse Clarice. “Lo so, ma ciò non vale durante le vacanze di Natale” spiegò Severus. “Allora, perché l’anno scorso non siamo andati a casa tua ?” chiese Clarice. “Perché l’anno scorso hai voluto trascorrere il Natale, qui ad Hogwarts, visto che si trattava del tuo primo anno e, visto anche, che tu ed il Signor Weasley, avevate in mente di andare nella Sezione Proibita” rispose Severus. “Cos’è che avevo in mente ?!” disse stupito Ron, mentre se ne stava nascosto sulle scale, ad ascoltare la conversazione tra Clarice e Severus. “Ron ! Non si origlia le conversazioni degli altri: è da maleducati” replicò Hermione, dietro di lui. “Non stavo origliando, ma solo ascoltando” disse Ron, guardandola ed Hermione gli disse: “E’ la stessa cosa” e rivoltarono lo sguardo verso il salottino. “Come facevi a sapere che, io e Ron, volevamo andare nella Sezione Proibita ?!...cioè…io e Ron non siamo andati nella Sezione Proibita e non ci è neanche passato per la testa” disse Clarice. “Un padre sa sempre quando la propria figlia si mette nei guai” disse Severus. “Però, quest’anno, puoi stare tranquillo: non mi sono ancora messa nei guai” disse Clarice. “Con tutto quello che ti è successo, penso che siano i guai a venirti a cercare” disse Severus. “Già, hai ragione” disse ridendo Clarice ed anche Severus rise. “Non avevo mai visto il Professor Piton ridere” disse Ron. “Clarice è capace di tutto, persino far ridere il Professor Piton” disse Hermione. Clarice e Severus smisero di ridere; poi, Clarice disse: “Grazie, papà: tu riesci sempre a tirarmi su di morale”. “Lo sai che voglio solo il meglio per te, piccola mia: vederti felice, mi riempie il cuore di gioia” disse Severus, mentre accarezzava Clarice sulla guancia; poi, aggiunse dicendo: “Ora, però, faresti meglio a prepararti: fra poco è ora di cena” e si alzò in piedi. “Non credo che verrò nella Sala Grande: non vorrei trovarmi a disagio” disse Clarice. “Clarice, non voglio che vai a letto con lo stomaco vuoto; quindi, è meglio se vieni a cenare” disse Severus; poi, guardando verso le scale, aggiunse dicendo: “Signor Weasley; Signorina Granger: suppongo che abbiate sentito la nostra conversazione, vero ?” e Ron ed Hermione scesero le scale.

“Ti avevo detto di non origliare” disse Hermione. “Ed io, ti avevo detto che non stavo origliando” disse Ron. “Doveva essere una conversazione privata, solo tra me e mia figlia e, invece, è diventata una conversazione a quattro” disse Severus. “Ci dispiace, Professor Piton” dissero insieme Ron ed Hermione. “Siete perdonati e, solo, e dico solo, perché date conforto alla mia Clarice, standole vicino, dopo che tutti gli altri la credono pazza, non vi tolgo dei punti e non vi metto in punizione” spiegò Severus. “Uao ! Grazie” disse entusiasta Ron. “Ci vediamo, fra poco, nella Sala Grande” disse Severus ed uscì dalla Sala Comune. “Dopo la minaccia di espellerci all’inizio dell’anno, non avrei mai pensato che tuo padre fosse così gentile nei miei confronti” disse Ron. “Guarda che mio padre ti ha già perdonato per quella cosa” disse Clarice. “Quale cosa ?” disse Ron. “Lasciamo perdere” disse Clarice. “Hai ragione, Clarice: ora dobbiamo andare a cena” disse Hermione. “Ma io…” iniziò a dire Clarice, ma Hermione la fermò, dicendole: “…ma tuo padre ha detto che devi esserci e non vorrai farlo arrabbiare, vero ?”. “No” disse Clarice, guardando il pavimento. “Neanche io voglio far arrabbiare il Professor Piton, quindi verrò anche io in Sala Grande” disse Ron. Hermione lo guardò e disse: “Ron, tu, oggi, non hai parlato con un serpente”. “Ahhhhh, ora ho capito: Clarice ha paura che tutti la osservino; bé, è normale: d’altronde, sei la Bambina Sopravvissuta” disse Ron. Clarice alzò lo sguardo dal pavimento e replicò dicendo: “ Non è per quello che mi osserveranno: è perché ho parlato con un serpente e, in precedenza, sono stata accusata di aver ucciso la gatta di Gazza”. “Ormai, mi ero già dimenticato di quell’uccisione” disse Ron. Ci fu un po’ di silenzio; poi, Hermione disse: “Coraggio: andiamo a rinfrescarci un po’ e, poi, andiamo in Sala Grande” e, i tre, si divisero nei propri dormitori. Poco dopo, Clarice non era proprio a suo agio, anche perché tutti si giravano per osservarla e, poi, parlare tra di loro: “Cerca di non pensarci e, piuttosto, mangia: tuo padre ti sta guardando” disse Hermione. Clarice voltò lo sguardo verso il tavolo dei professori, per vedere Severus che la stava guardando; quindi, disse: “Papà è libero di guardarmi quanto vuole e, piuttosto, lui mi sta guardando, perché non sto mangiando” e rivoltò lo sguardo verso la cena. Anche parecchi Grifondoro la stavano ad osservare, per poi parlare tra di loro. Clarice cercò di mangiare, ma poi, buttando la forchetta nel piatto, disse: “Non ce la faccio più ! Non mi piace mangiare, con tutti che mi osservano”. “Calmati Clarice e pensa alle parole che ti ha detto tuo padre” disse Hermione. “Anche se mi ha detto di continuare per la mia strada, gli altri non smetteranno mai di guardarmi, almeno, finché l’erede di Serpeverde non sarà saltato fuori” disse Clarice; poi, aggiunse dicendo: “Ci vediamo in Sala Comune” ed uscì dalla Sala Grande, sempre sotto lo sguardo degli altri. “Sarà meglio che ne parliamo con il Professor Piton” disse Hermione. “Già, così, magari, ci premierà con 10 punti, perché consoliamo sempre Clarice” disse Ron ed Hermione lo guardò stranamente. Quando Ron ed Hermione arrivarono nella Sala Comune di Grifondoro, trovarono Clarice sdraiata sul divano e che stava dormendo: “Credi che dovremmo svegliarla ?” domandò Ron. “No: con la giornataccia che ha passato oggi, è meglio farla riposare” rispose Hermione. “Ma, allora, non è meglio che dormi nel suo letto ?” chiese Ron, mentre con Hermione, saliva sulle scale che conduceva ai dormitori. “Quando si sveglierà, vedrai che andrà a letto” rispose Hermione. Clarice è una Rettilofona, cioè, può parlare con i serpenti; ma, ora, tutti, eccetto per i suoi amici Ron ed Hermione, e suo padre, la fissano in continuazione, parlando, poi, alle sue spalle. Per scoprire come andranno le cose, non ci resta che aspettare il prossimo episodio, intitolato: “ UN PACIFICO NATALE”.

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Capitolo 22
*** Un pacifico Natale - Parte I ***


I giorni passavano e, proprio come aveva detto Clarice, tutti gli altri studenti, la continuavano a fissare, per poi parlare tra di loro. Un mattino, quando ancora tutti stavano dormendo, Clarice scese da letto e, dopo essersi vestita e messa il mantello che apparteneva a suo padre e che quest’ultimo le aveva regalato il Natale dell’anno scorso, senza far rumore uscì dal dormitorio. Stava camminando per i corridoi della scuola quando, ad un certo punto, vide Gazza; quindi, Clarice si nascose dietro al muro e, dopo che Gazza fu passato, corse fuori dal portone principale, arrivando nei giardini della scuola. Poi, lentamente, camminò, dirigendosi verso il Lago Nero, l’enorme lago che costeggiava il castello e dove, l’anno prima, Ron era annegato e, lei, lo aveva salvato; ma, successivamente, il mostro del lago, l’aveva intrappolata con un tentacolo ma, suo padre, arrivò appena in tempo per salvarla. Clarice arrivò ad una delle sponde del lago: il sole non era ancora sorto del tutto e c’era molta tranquillità. “Quanto desidero, che fosse sempre così” disse sospirando Clarice.

In quel momento, il vento incominciò a soffiare e, quindi, si strinse meglio il mantello e, mentre lo toccava, disse: “Oh, papà, quanto vorrei che la mamma fosse ancora viva: anche lei, come te, Ron ed Hermione, non mi crederebbe pazza; d’altronde, qualcuno in più dalla propria parte, fa sempre bene” e, mentre continuava ad osservare le acque calme del lago, Hedwige volò accanto a lei; quindi, Clarice si sedette per terra e, mentre accarezzava la sua civetta, le disse: “Hedwige, come facevi a sapere che ero qui ? Forse, potrebbe centrare papà: sì, scommetto che è stato lui a dirti che ero qui, anche se non l’ho detto a nessuno dove andavo”. Di fatti, dietro di lei, vi era proprio Severus che, nascosto tra gli alberi, osservava ed ascoltava ciò che diceva la figlia. “Chi sono io, Hedwige ? Cosa sono ?” disse Clarice. Severus la guardò tristemente e, poi, come era venuto silenziosamente, se ne andò, lasciando la figlia, sola con Hedwige.

La giornata passò come tutte le altre e, quando venne tardo pomeriggio, alcuni studenti di Grifondoro, andarono nell’ufficio della Professoressa McGranitt, per fare i compiti e farli correggere da lei; tra essi, vi erano anche Clarice, Ron ed Hermione i quali, erano seduti, da soli, ad un tavolo, mentre tutti gli altri Grifondoro, erano all’altro.  Clarice si fermò, per un istante, di scrivere sul suo quaderno e, voltando lo sguardo all’indietro, vide che gli altri studenti la stavano guardando, per poi voltarsi e parlare tra di loro. Clarice, allora, si rivoltò e Ron ed Hermione, guardandola, non sapevano che dire; poi, guardò in un altro tavolo e, anche lì, quegli studenti la fissavano, per poi riprendere con i loro compiti; persino Ginny la guardava, ma non diceva nulla. “Clarice, non ci pensare e finisci, piuttosto, i tuoi compiti: sei parecchio indietro” disse Hermione. Clarice si rivoltò verso di loro e disse: “Vorrà dire, che mi metterò al pari da un’altra parte”. Tra lei, ed i suoi migliori amici, calò il silenzio; quindi, aggiunse dicendo: “ Ci vediamo nella Sala Comune” e, dopo aver chiuso il suo quaderno ed aver preso la penna d’oca, si alzò, sotto lo sguardo di tutti, persino della Professoressa McGranitt e, appena fu uscita, un ragazzo disse: “Per ciò, ho detto a Justin di nascondersi nel nostro dormitorio; voglio dire: se  la figlia di Piton lo ha preso di mira come prossima vittima, è meglio che si tenga alla larga per un po’”. “Ma, perché dovrebbe aggredire Justin ?” domandò la ragazza, seduta di fronte al ragazzo che aveva appena parlato. “Bé, a Justin è sfuggito, con Piton, che è figlio di Babbani” rispose il ragazzo. “E, tu sei certo, che la figlia di Piton, sia l’erede di Serpeverde ?” chiese la ragazza. “Hanna, lei è Rettilofona: tutti sanno che ciò, è segno della magia oscura; e, poi, hai mai sentito di un mago per bene, che parla con i serpenti ? Chiamavano Serpeverde “lingua di serpente”” rispose il ragazzo. “Clarice è sempre stata così carina, però e, in fondo, è stata lei che ha costretto Tu – Sai – Chi a sparire” disse Hanna. “Probabilmente è per questo che, Tu – Sai Chi, voleva uccidere lei, prima di tutti; non voleva che un’altra Signora dell’Oscurità, gli facesse ombra” disse il ragazzo. Clarice, che non se ne era andata, aveva ascoltato tutta la conversazione, standosene dietro alla colonna e, dopo averne ascoltato abbastanza, se ne andò. La Professoressa McGranitt che, prima o poi, si sarebbe aspettata che la nipote, dopo che tutti la osservavano in continuazione, se ne sarebbe andata, disse, rivolta al ragazzo, al quale stava correggendo un compito: “Aspettami qua” e, alzandosi, uscì dall’aula. “Credi che vada a chiamare anche il Professor Piton ?” domandò Ron. “Probabile, ma sono affari di famiglia e non nostri” rispose Hermione, mentre faceva i compiti.

Clarice stava camminando per i corridoi, dirigendosi verso la Sala Comune di Grifondoro; salì la scalinata principale, ma si fermò quando, davanti a se, trovò Hagrid, con in mano una gallina morta: “Ciao, Clarice: stai bene ?” chiese Hagrid. “Hagrid ! Cosa ci fai qui ?” domandò stupita Clarice. “E’ la seconda fatto fuori, ultimamente; secondo me o è stata una volpe, o uno spauracchio succhiasangue; perciò, sono appena stato da Silente, per avere il permesso di fare un piccolo incantesimo intorno al pollaio” rispose Hagrid, mostrando la gallina morta. Clarice si guardò intorno; quindi, Hagrid, preoccupato le chiese: “ Sei sicura di stare bene ? Mi sembri, preoccupatissima”. “Non è niente” rispose fingendo Clarice; poi, continuò dicendo: “Senti, meglio che io vada: ho tanto da studiare” e, passando accanto ad Hagrid, salì sulle scale. Hagrid si voltò per guardarla; Clarice si fermò, un istante, a guardarlo anche lei, facendogli un piccolo sorriso, per poi riprendere a salire sulle scale. Hagrid si voltò e, stava per uscire dal portone principale, quando incontrò la Professoressa McGranitt, con Severus ed entrambi, stavano correndo: “Oh, buona sera professori: come mai andate di corsa ?” domandò Hagrid. I due si fermarono e la Professoressa McGranitt gli rispose: “Buona sera, Hagrid; scusaci se andiamo di fretta, ma dobbiamo parlare urgentemente con Clarice”. “Se cercate la piccola, è appena salita sulle scale: io e lei, abbiamo appena fatto una chiacchierata ma, poi, è dovuta andare via, dicendomi che aveva molto da studiare” spiegò Hagrid e, senza dire niente, Severus e la Professoressa McGranitt, corsero velocemente sopra le scale, lasciando Hagrid molto perplesso.

Clarice era arrivata al corridoio del settimo piano, quando sentì ancora quella voce sibilante, che diceva: “ Sangue…io voglio sangue”. Clarice, allora, si mise contro la parete e, mentre scorreva attaccata ad essa, la voce sibilante continuò dicendo: “ Devono morire tutti ! Uccidere…uccidere…uccidere…E’ tempo di uccidere !”. Clarice si staccò dalla parete e si guardò intorno, cercando di capire di chi poteva essere quella voce o da dove poteva provenire. Non sentendola più, riprese a camminare ma, appena voltò l’angolo, davanti a lei non si presentò un bello spettacolo: il fantasma di Nick – Quasi – Senza – Testa, pietrificato a mezz’aria e, a terra, proprio dietro e sotto al fantasma, il corpo di Justin. Clarice, allora, si inginocchiò e, dopo aver toccato il corpo, si accorse che era stato pietrificato e, proprio mentre lo stava toccando, non si accorse che, dietro di lei, comparve Gazza, il quale disse: “Colta sul fatto !”. Clarice si voltò e Gazza continuò dicendo: “Stavolta ti farò buttare fuori, Piton ! Fidati della mia parola” e se ne andò, mentre Clarice gli disse: “ No ! Signor Gazza, lei…lei non capisce”; ma, fu tutto inutile, perché Gazza non tornò indietro. Rivoltò, quindi, lo sguardo verso Justin e, fu lì, che vide tanti piccoli ragni, correre velocemente fuori dalla finestra. “Ancora ragni: questo è proprio strano” disse Clarice, alzandosi in piedi, continuando a guardare i piccoli insetti. Si sentirono dei passi e Gazza ritornò con la Professoressa McGranitt e Severus; i due professori, rimasero senza parole, nel vedere la scena davanti ai loro occhi; quindi, guardarono Clarice, la quale li guardò a sua volta e disse: “Professori, lo giuro, non sono stata io”. La Professoressa McGranitt guardò Severus, il quale la guardò; poi, entrambi, rivoltarono lo sguardo verso Clarice e la Professoressa McGranitt, disse: “Abbiamo le mani legate, Clarice; vieni con noi” e, tutti e tre, ritornarono alla scalinata principale.

Mentre scendevano le scale, Clarice disse: “Nonna; papà, ve lo ripeto: non sono stata io ! Avevo appena incontrato Hagrid e, mi stavo recando al dormitorio, quando ho visto Nick – Quasi – Senza – Testa e Justin”. “Piccola, non sta a noi decidere” disse Severus. “Come sarebbe a dire non sta a voi decidere ?!” chiese stupita Clarice, ma i due non risposero. Arrivarono al secondo piano, per poi, fermarsi davanti ad una statua a forma di Fenice. Clarice si trovava tra la Professoressa McGranitt e Severus; quindi, voltò lo sguardo prima verso sua nonna e, poi, verso suo padre ma, entrambi, guardavano la statua; poi, la Professoressa McGranitt disse: “ Sorbetto al limone !” e, lanciò l’incantesimo con le mani e, la statua si girò, rivelando delle scale a chiocciola. “Il Professor Silente ti starà aspettando” disse la Professoressa McGranitt e le indicò le scale. “Il nonno mi sta aspettando ?! Ma, come…” iniziò a dire Clarice, ma Severus la interruppe dicendo: “Non ti preoccupare: il nonno non ti farà la ramanzina, come avevo intenzione di farti io”. Clarice lo guardò e stupita gli domandò: “E per che cosa me l’avresti fatta ?”. “Perché te ne sei andata dall’aula di tua nonna, prima che l’ora finisse” rispose Severus. “Me ne sono andata, perché tutti continuavano a guardarmi e parlare alle mie spalle” replicò dicendo Clarice. “Parleremo di questa storia dopo: ora, vai da tuo nonno” disse Severus e Clarice salì sulla scala a chiocciola, lasciando Severus e la Professoressa McGranitt, davanti alla statua. “Sei ancora sicuro che, se gli altri studenti dovessero continuare a guardarla in continuazione, la porterai a casa con te, durante le vacanze di Natale ?” chiese la Professoressa McGranitt. “Io non cambio mai le mie idee” rispose Severus.

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Capitolo 23
*** Un pacifico Natale - Parte II ***


Clarice aprì lentamente la porta e, quando entrò, notò che la stanza era molto scura: di fatti, quasi tutte le persone nei dipinti, stavano dormendo; poi, dopo aver chiuso la porta dietro di se, camminò per la stanza, guardandosi anche contemporaneamente intorno: “Nonno” disse Clarice, mentre saliva sulle poche scale; poi, alzò lo sguardo e, su di uno scaffale, vi era il Cappello Parlante, il quale, nel vedere Clarice, si svegliò e domandò: “ Pulce nell’orecchio, Piton ?”. “Mi domandavo se mi avevi messo nella Casa Giusta ?” chiese titubante Clarice. “Sì; sei stata particolarmente difficile da collocare, ma confermo quello che ho detto l’anno scorso: saresti stata bene tra i Serpeverde” rispose il Cappello Parlante. “Ti sbagli” disse Clarice ed il Cappello Parlante la guardò con sguardo poco convinto; poi, Clarice spostò lo sguardo, per vedere un magnifico uccello, che non aveva mai visto prima ma, appena si avvicinò, l’uccello si bruciò, diventando un mucchio di cenere.

“Clarice” disse Silente. Clarice alzò lo sguardo, per vedere Silente e, titubante disse: “ Professore…cioè, nonno…l’uccello…non ho potuto fare nulla…io…ecco, ha preso fuoco”. “Oh, era proprio ora: da giorni aveva un aspetto orribile; peccato che tu, l’abbia vista nel giorno del falò” disse Silente e Clarice lo guardò stranamente; poi, mentre scendeva le scale, Silente aggiunse dicendo: “Fanny è una Fenice, Clarice: prendono fuoco, quando arriva l’ora della morte e, poi, loro, rinascono dalle ceneri” ed arrivò di fianco al trespolo dove, prima, vi era la fenice. Clarice si fece più vicina e vide che, proprio dalle ceneri, spuntò un piccolo di Fenice; quindi, Silente disse: “ Ahhhhhhhhh, creature affascinanti le Fenici: possono trasportare carichi molto pesanti e, le loro lacrime, hanno poteri curativi”. All’improvviso, la porta si aprì ed entrò Hagrid, il quale disse: “Professor Silente, signore, aspetti; ascolti. Professor Silente, signore, non è stata Clarice e sono pronto a giurarlo davanti al Ministro della Magia”. “Hagrid, calmati” disse Silente e, dopo aver messo il braccio intorno al collo di Clarice, continuò dicendo: “Io non penso che la mia cara nipotina, abbia aggredito qualcuno”. “Certo che non lo pensa e…” lo interruppe Hagrid ma, dopo essersi accorto di quello che aveva detto, si corresse dicendo: “Oh…oh, giusto…allora, l’aspetto fuori, insieme alla Professoressa McGranitt ed al Professor Piton” ed uscì dall’ufficio. “Non credi che sia stata io, nonno ?” domandò Clarice, riguardando Silente, il quale rispose: “ No, Clarice: non credo che sia stata tu” e Clarice annuì positivamente con la testa; poi, Silente aggiunse dicendo: “Ma ti devo chiedere: c’è qualcosa che desideri dirmi ?”. Clarice rimase un po’ lì; ma, poi, scosse negativamente la testa; quindi, Silente disse: “Molto bene, allora: puoi andare” e le diede una dolce carezza sulla guancia; Clarice, poi, si voltò ed uscì dall’ufficio, dove, davanti alla statua, oltre a sua nonna ed a suo padre, trovò anche Hagrid, il quale disse: “ Lo sapevo che tuo nonno non ti avrebbe giudicata colpevole”. “Ora, so che c’è qualcun altro dalla mia parte ma, a parte sei persone, tutte le altre sono contro di me” disse Clarice. “E’ molto difficile ma, se continuerai la routine di tutti i giorni, vedrai che non te ne accorgerai neanche” disse la Professoressa McGranitt. “Nonna, la mia routine giornaliera, non è sempre uguale: un giorno seguo regolarmente le lezioni, mentre un altro, vengo accusata, di nuovo, di omicidio. Io non ce la faccio più ! Voglio andarmene da qui, almeno per un po’ ” replicò dicendo Clarice e guardò Severus. Anche la Professoressa McGranitt ed Hagrid lo guardarono; quindi, Severus disse: “Bé…né tuo nonno e nemmeno tua nonna hanno bocciato la mia idea”. “Quindi, verrò a casa con te ?” chiese Clarice. “Sì, ma solamente poco prima di Natale: nei primi giorni di Dicembre, ho da lavorare” rispose Severus. Sul volto di Clarice comparve un sorrise e, quindi, abbracciò Severus e gli disse: “Grazie, grazie, grazie, papà: ti voglio un mondo di bene !”. “Anche io te ne voglio tanto, bambina mia” disse Severus, abbracciandola a sua volta. Le settimane trascorsero e, finalmente, arrivarono le tanto desiderate vacanze di Natale; desiderata per due motivi: perché gli studenti del terzo anno in su, poterono andare ad Hogsmeade; ed anche perché i ragazzi poterono ritornare a casa dalla famiglia.

Per diversi giorni, aveva anche nevicato ed ora, Hogwarts, era tutta imbiancata. Gli studenti erano fuori e Clarice, con Artemisia sulla sua spalla, era affacciata, con Ron ed Hermione, al parapetto delle scale, quando, dietro di loro, comparvero Fred, George ed un’altra ragazza: “Ehi, guardate ragazzi: è l’erede di Serpeverde” disse Fred. “State attenti, è una strega pericolosa: pericolosissima” aggiunse ridendo George e, i tre, se ne andarono. “Eddai, Clarice: Fred e George lo dicono per ridere” disse Ron ed Artemisia emise dei versetti, come se fosse stata d’accordo con Ron. “Loro sono gli unici” disse Clarice ed Artemisia abbassò le orecchie, per la tristezza. “E va bene: allora, metà scuola crede che ti infili nella Camera dei Segreti tutte le notti; chi se ne importa !” disse Ron. “Forse, hanno ragione” disse Clarice e se ne andò all’interno, lasciando Ron ed Hermione, perplessi; ma, poi, la seguirono e, fermandosi nella hall, dove era stato messo un altissimo Albero di Natale, Hermione la continuò a chiamare, per poi dire: “Oh, avanti”.

Clarice, che aveva salito qualche gradino, si fermò e, voltandosi, replicò dicendo: “Insomma, non sapevo di poter parlare Serpentese ! Cos’altro non so di me ?!”; poi, calmandosi, aggiunse dicendo: “Sentite: magari, uno può fare una cosa, anche una cosa spaventosa e non saperla di averla fatta”. “Non lo pensi davvero, Clarice; so che non lo pensi e, se la cosa ti fa star meglio, Malfoy rimane per le feste anche lui” disse Hermione. “Perché questo dovrebbe farla star meglio ?” domandò Ron. “Perché, tra qualche giorno, la Pozione Polisucco sarà pronta; tra qualche giorno potremmo, finalmente, scoprire chi è l’erede di Serpeverde” rispose Hermione. “Però, fra qualche giorno, avevo intenzione di andare a casa con mio padre” disse Clarice, riprendendo a salire sulle scale, con Hermione e Ron ad entrambi i lati. “Ti riporta da i Dursley ?!” disse stupito Ron. “No, mi porta dove abita lui” disse Clarice. “Bé, mi dispiace per entrambi, ma non potrai andarci: dobbiamo intrufolarci nella Sala Comune dei Serpeverde” disse Hermione. “Ma ho bisogno di stare un po’ sola con lui” disse Clarice. Hermione si fermò, così come Ron e Clarice; poi, disse: “ Va bene, potrai andare a casa con tuo padre ma, appena è passato Natale, dovrai ritornare qui”. “Da quanto in qua dai degli ordini ?” chiese Ron. “ Non ho preparato la Pozione Polisucco per niente” rispose Hermione. I tre si erano fermati davanti alla Sala Grande e Clarice, dopo aver guardato all’interno della stanza, vide che Severus stava camminando verso di loro; quindi, dopo aver rivoltato lo sguardo verso i suoi amici, disse loro: “Papà sta arrivando: meglio che parliamo di altro”. “Se non vogliamo che scopra quello che abbiamo in mente” aggiunse dicendo Ron. “Buon giorno, ragazzi” disse Severus, fermandosi da loro. “Buon giorno, Professor Piton” dissero Ron ed Hermione. “Buon giorno, papà” disse, invece, Clarice. “Allora, Clarice, hai già fatto i bagagli ? Prima di cena, si parte” domandò Severus, guardando Clarice, la quale gli rispose: “Certo che li ho già fatti; anche se, ora, non ho più tanta voglia di partire” e, guardò Ron ed Hermione, i quali scossero negativamente la testa. Severus li guardò ed, i due, gli sorrisero; poi, rivoltò lo sguardo verso Clarice e chiese: “ Ma, non eri proprio tu che volevi andare un po’ via da qui ?”. “Sì, è che…che…” rispose titubante Clarice. “Che cosa, piccola mia ?” domandò Severus. “Guarda, papà, dimentica quello che ti ho detto: stasera, prima di cena, andremo a casa, d’accordo ?” disse Clarice. “Va bene; allora, ti aspetto nei sotterranei” disse Severus e se ne andò. “Clarice, ma che cosa avevi in testa ?! Volevi far scoprire tutto ?!” chiese stupito Ron. “No, anche se non mi sembra giusto nascondergli tutto, come l’anno scorso: in fin dei conti, se non fosse stato per lui, non avremmo mai superato quelle prove, giusto ?” rispose Clarice. Hermione e Ron si guardarono; poi, dopo aver rivoltato lo sguardo verso Clarice, Hermione le disse: “ E’ vero, ma se tu, poi, gli dici quello che abbiamo in mente, lui andrà su tutte le furie, nel scoprire che sei stata proprio tu a rubare dalle sue scorte”. “Credi che lui non lo sappia già ?! Papà non è stupido e sa che sono stata io a rubare quegli ingredienti. La cosa che, invece, non sa e che li abbiamo usati per fare la Pozione Polisucco” spiegò Clarice. “Basta solo che non ti scappi detto, mentre sei a casa con lui” disse Ron. “Fidatevi: terrò la bocca chiusa” disse Clarice.

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Capitolo 24
*** Un pacifico Natale - Parte III ***


Poco prima di cena, Clarice, Artemisia e Severus avevano utilizzato la Polvere Volante nel camino della camera da letto di Severus ed erano appena arrivati a casa di quest’ultimo; mentre Clarice usciva dal camino, si guardava intorno e Severus, passandole accanto, le domandò: “Allora, che cosa ne dici ?”. “E’ magnifica: non avevo mai visto una casa così grande” rispose Clarice, mentre guardava il soffitto. “Vieni, ci sono cose ben più belle del soffitto” disse Severus e salì sulle scale, seguito, ovviamente da Clarice; Artemisia, invece, se ne rimase in salotto, guardando i possibili posti dove sarebbe stato messo il suo cuscino, dove avrebbe dormito.

Arrivarono al piano superiore ma Clarice si fermò e disse: “Ehi, c’è un’altra scala”. “Certo che c’è un’altra scala: porta all’altro piano” disse Secerus, fermandosi davanti ad una porta e voltando lo sguardo verso Clarice, la quale chiese: “E che cosa c’è in quell’altro piano ?”. “Altre camere; e, ora, vieni” rispose Severus ed aprì la porta. Clarice andò al suo fianco ed i suoi occhi brillarono di stupore nel vedere la stanza e, piano, piano, vi entrò, mentre Severus rimase sulla soglia della porta. “Mamma mia: questa stanza è grande quanto tutta la casa dei Dursley” disse Clarice. “Sono contento che ti piaccia, perché è tua” disse Severus. Clarice si voltò e, a bocca aperta, domandò: “Come…come è mia ?!”. Severus entrò nella stanza e rispose: “ Certo: ho pensato che questa, fosse la stanza adatta a te; ti piace ?”. “E mi chiedi anche se mi piace ?!” disse stupita Clarice. Severus inarcò un sopracciglio e, stava per replicare, quando Clarice lo abbracciò talmente forte, da farlo cadere sul tappeto, mentre gli diceva: “E’ stupenda ! Ti prometto che la terrò sempre in ordine”. Severus non sapeva che dire e, quindi, l’unica cosa che fece, fu quella di abbracciarla. Finito l’abbraccio, entrambi si rialzarono e Severus disse: “Quanti ricordi che mi ritornano in mente” e camminò per la stanza. “Ti piace vivere qui ?” chiese Clarice. “Ci vivo solo se ritorno a casa per Natale” rispose Severus e si sedette accanto alla finestra. “E, allora, dove vivi durante l’estate ?” domandò Clarice. “In una piccola casa in periferia” rispose Severus; poi, aggiunse dicendo: “Qui mi sedevo sempre ogni sera, a guardare il cielo stellato ed a pensare ad Hogwarts e, a tua madre”. “Vuoi dire che tu, qui, ci hai vissuto ?” chiese stupita Clarice, mentre si avvicinava a Severus, il quale le rispose: “Questa era la casa dei miei nonni materni: è passata in eredità a me, quando loro sono morti. Venivo qui ogni estate e Natale e, questa, era la mia camera da letto”. Clarice si sedette accanto a lui e disse: “E’ veramente bella, papà: dovevi tenerci molto, vero ?”. “La mia camera, era il mio luogo dove potevo pensare e stare solo con me stesso; tu, qui, puoi fare qualsiasi cosa e nessuno potrà disturbarti” spiegò Severus. “Mi piace questa stanza, dico davvero: dal colore delle pareti, all’arredamento” disse Clarice; poi, guardò fuori ed aggiunse dicendo: “Uao ! Questo è il nostro giardino ?!”. “Certo; perché, pensavi di chi fosse ?” disse Severus. “Pensavo che non fosse nostro territorio” disse Clarice. “Lo è e, poi, qui ci siamo solo noi” disse Severus; poi, continuò dicendo: “Mentre io incomincio a preparare la cena, perché non vai a visitare il giardino ?”. “Mi sembra un’ottima idea” disse Clarice.

Poco dopo, infatti, Clarice, con sciarpa, giubbotto e guanti, si trovava fuori nel giardino innevato e, con lei, vi era anche Artemisia: “Questo giardino è immenso, proprio come la casa: i nonni del papà, dovevano essere molto ricchi” disse Clarice, mentre camminava per il giardino. Artemisia era al suo fianco, ma, a stento, riusciva a stare al passo della padroncina, perché faticava a camminare nella tanta neve che era venuta. Clarice continuava a camminare, quando, ad un certo punto, qualcosa davanti a se, attirò l’attenzione: un magnifico colonnato, adornato di fiori che facevano da archi. Clarice non poteva credere a ciò che vedeva: era un insieme di natura ed architettura e l’aveva lì, proprio davanti ai suoi occhi. Lentamente, Clarice si avvicinò, mentre Artemisia se ne rimase ferma dove era; poi, Clarice si sedette su di una panchina fatta di cemento e chiuse gli occhi, cercando di ascoltare i rumori, anche i più minimi, che erano intorno a lei. Dalla finestra della cucina, Severus stava osservando la sua bambina e sorrise; poi, riguardò la cena che stava preparando. “Qui c’è tanta pace e mi fa dimenticare ciò che sta succedendo a scuola” disse Clarice; poi, dopo aver aperto gli occhi, guardò per terra ed aggiunse dicendo: “ Forse, dovevo rimanere a scuola, per le vacanze di Natale, ma papà mi ha proposto di venire qua, per distrarmi un po’ e, credo proprio, che abbia avuto ragione”. Artemisia andò da lei e, guardandola, emise i suoi versetti e scodinzolò. Clarice, allora, la prese in braccio e, mentre l’accarezzava, disse: “Hai ragione, Artemisia: papà mi ha portato qui, per non pensare ai problemi che stanno succedendo a scuola, anche se, dopo Natale, dovrò tornarci” ed Artemisia emise i suoi versetti. Clarice rimase ancora un po’ fuori, finché Severus non la richiamò dentro non solo per la cena, ma anche perché l’aria stava diventando molto fredda.

Tutti e due stavano mangiando, quando Clarice disse: “Lo sai, papà; non credevo che fossi anche un ottimo cuoco: questa cena è davvero buona”. “Ti ringrazio per il complimento, piccola mia, ma sai, quando si vive da solo, bisogna imparare a fare tutto, anche le cose che prima, faceva tua madre” spiegò Severus e si versò un po’ di vino nel bicchiere. “Durante l’estate, ho sempre guardato l’album di fotografie che mi ha regalato Hagrid e mi soffermo soprattutto sulla foto tua e della mamma; ma guardo anche la foto nel medaglione che mi hai regalato” spiegò Clarice; poi, voltò lo sguardo all’indietro, per vedere Artemisia che stava mangiando nella sua ciotola; quindi, aggiunse dicendo: “ I Dursley non cucinavano così bene, anche perché, ero io quella che dovevo preparare tutto” e, mentre parlava, Severus la guardava. Clarice voltò lo sguardo verso la cena e sospirando disse: “Vorrei che, tutto questo, non finisse mai” e mangiò un altro po’ di minestra.

Dopo aver finito la cena, padre e figlia se ne stavano in salotto e, mentre Severus stava leggendo un libro sulla sua poltrona, Clarice, che era seduta sul divano, guardava i dipinti che c’erano alle pareti e domandò: “Papà, chi sono le persone nei dipinti ?”. “Antenati di famiglia” rispose Severus, continuando a leggere il libro. “Da parte della bis nonna ?” chiese Clarice. “Sì” rispose semplicemente Severus. Visto che l’unica luce proveniva dalla lampada accanto alla poltrona dove era seduto Severus, nel salotto non vi era molto illuminato e, quindi, le persone nei dipinti stavano dormendo: “Stanno tutti dormendo: devono essere molto annoiati” disse Clarice. Severus alzò lo sguardo dal libro e disse: “ E’ ora di andare a dormire anche tu, cuccioletta” e, dopo aver messo il libro sul tavolino, si alzò in piedi; ma Clarice replicò dicendo: “Ma papà, sono in vacanza, quindi, non posso stare alzata fino a tardi ?”. “Se fossi stata ad Hogwarts, saresti andata, comunque, a letto a quest’ora” disse Severus. Clarice lo guardò stranamente; quindi, Severus le disse: “E non guardarmi con quella faccia, perché, anche se sei in vacanza, non esclude il fatto che tu debba dormire abbastanza, per riposare il tuo corpo; e, ora, non replicare più e seguimi” e si diresse verso le scale. Clarice sapeva che, contraddire suo padre, voleva dire ricevere successivamente una bella ramanzina; quindi, senza obiettarlo, lo seguì. Dopo essersi cambiata e lavata i denti, Clarice andò, per la prima volta, nel suo nuovo letto: “Questo letto è comodissimo: sembra fatto di piume” disse Clarice, mentre Severus le aggiustava meglio le coperte. “Il materasso è di piume” la corresse Severus. Clarice si tolse gli occhiali e li mise sul comodino; poi, Severus le disse: “Se hai bisogno di qualcosa, la mia camera è proprio di fronte alla tua e, non esitare a chiamarmi”. “Buona notte, papà” disse Clarice. “Buona notte, piccola mia” disse Severus e, dopo averle dato un dolce bacio sulla fronte, uscì dalla camera lasciando, però, costata la porta. Dopo tante notti insonne, quella fu la prima notte che Clarice dormì beatamente, senza sentire, o pensare, a quella voce sibilante e, forse, quando sarebbe ritornata a scuola, non l’avrebbe neanche più sentita.

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Capitolo 25
*** Un pacifico Natale - Parte IV ***


I giorni trascorsero ed arrivò la mattina di Natale; Clarice stava dormendo nel suo letto, quando venne scossa da qualcuno, che disse: “Clarice ! Su, coraggio, piccola mia: è ora di svegliarsi”. Clarice, a fatica, aprì gli occhi e, appena mise a fuoco chi era, disse: “Buon giorno, papà”. “Buon giorno, dormigliona: ma lo sai che ore sono ?” disse Severus e, mentre aprì la finestra, per far entrare un po’ d’aria ed anche la luce del sole, Clarice si sedette e disse: “ Le dieci ?”. “Non dire sciocchezze: sono le sette” disse Severus, guardandola. “Le sette ?! Ma…ma…ma perché mi hai svegliata a quest’ora ?!” domandò stupita Clarice. “Ma non sai che giorno è, oggi ?! E’ Natale” rispose Severus. “Appunto che è Natale, che potrei dormire di più” disse Clarice. “Non costringermi a buttarti giù da quel letto; coraggio, vestiti: ho invitato alcuni ospiti” disse Severus. “Ospiti ?! E chi avresti invitato ?” chiese stupita Clarice, scendendo dal letto ed andando davanti all’armadio. “E’ una sorpresa; vedi, di non fare tardi, perché arriveranno dopo colazione” rispose Severus ed uscì dalla camera da letto.

Dopo aver fatto colazione, Clarice se ne stava seduta sul divano e scuoteva le gambe avanti ed indietro, mentre Artemisia se ne stava acciambellata sul suo cuscino, accanto alla poltrona. “Uffa! Mi sto annoiando” disse Clarice. “Perché, mentre aspetti, non ti leggi un libro ?” le propose Severus, mentre finiva di lavare le tazze, in cucina. “Qualche altra proposta” disse Clarice. “O un libro, oppure, va a spalare la neve” disse Severus. “Non posso utilizzare la magia fuori dalla scuola e, poi, sono ancora minorenne” disse Clarice. “Ti ho, forse, detto di usare la magia ?” domandò Severus, entrando in salotto. “Non vorrai che la spali utilizzando una pala ?!” disse stupita Clarice. “E che cosa avresti usato ?! Neanche io, uso la magia, perché potrebbe passare qualche babbano” disse Severus. In quel momento, dal camino comparvero delle fiamme e, da esso, uscirono… “Ron ?! Hermione ?! Che cosa ci fate qui ?!” chiese stupita Clarice, alzandosi dal divano. “Siamo venuti a farti compagnia, naturalmente” rispose Ron. “Tuo padre ci ha invitato a passare il Natale, qui” disse Hermione. Clarice, allora, voltò lo sguardo verso Severus, il quale le disse: “ Non volevo che ti annoiassi, a stare sola con me e, quindi, ho voluto invitare i tuoi due migliori amici”. Clarice sorrise e, correndogli incontro, lo abbracciò, dicendogli: “Grazie della bellissima sorpresa, papà”. “Lo sai che voglio sempre vederti felice, bambina mia” disse Severus; poi, dopo essersi schiarito la voce, aggiunse dicendo: “Ma non perdiamo tempo; il Signor Weasley e la Signorina Granger, vorranno vedere le loro camere: quindi, se volete seguirmi, si va al piano superiore” e salì su per le scale, seguito da Ron, Hermione e Clarice. “Cavolo !” fu ciò che disse Ron, quando entrò nella sua camera da letto. “Questa è grande quanto la Tana” aggiunse dicendo Ron, mettendo la sua valigia da una parte. “Pensavo che non fosse di suo gradimento e, invece, mi devo ricredere” disse Severus, mentre stava sulla soglia della porta, insieme ad Hermione e Clarice; quest’ultima disse: “Chissà come sarà quella di Hermione: sono proprio curiosa di vederla”. “La camera della Signorina Granger, è proprio di fianco a quella di Clarice” spiegò Severus. “Che bello: abbiamo le camere confinanti” disse entusiasta Clarice. “Meno male, così, avrò la mia privacy” disse Ron. Clarice, Severus ed Hermione si guardarono stranamente; poi, Severus disse: “Venga, Signorina Granger” e la condusse a vedere la sua camera.

La giornata trascorse tranquillamente e Clarice non si annoiò affatto: “In questi giorni, mi siete mancati tantissimo” disse Clarice, mentre era seduta sul tappeto in salotto, insieme a Ron ed Hermione; quest’ultima, disse: “Se rimanevi a scuola, non sentivi la nostra mancanza”. “Già” disse ridendo Clarice. “Cavolo: questo Albero di Natale è enorme” disse Ron, mentre guardava fino al soffitto, dove la punta del grande albero, arrivava. “Non so dove papà lo abbia trovato ma, quando l’altro ieri sono scesa, c’era già” spiegò Clarice. “Chissà quanto ci avrà messo per decorarlo” disse Ron, guardando le amiche. “Ron, sicuramente avrà utilizzato la magia” disse Hermione e, guardando Clarice, continuò dicendo: “Non è vero, Clarice ?”. “Verissimo anche se, quando siamo in giardino, papà non la usa mai la magia” spiegò Clarice. Ron, poi, puntò gli occhi sotto l’albero, dove vi erano un sacco di regali e, alcuni di loro, erano anche grandi; quindi, Hermione disse: “Non ci pensare neanche: il Professor Piton ha detto che dobbiamo aspettare stasera, prima di aprirli”. Ron voltò lo sguardo verso di lei e replicò dicendo: “ Ma Natale è tutta la giornata”. “Ron, non vorrai far arrabbiare il mio papà, proprio il giorno di Natale ?” domandò Clarice. “Assolutamente no” rispose Ron. Ci fu un po’ di silenzio; poi, improvvisamente, sentirono dei rumori provenire dal di sopra: “Che cosa è stato ?!” chiese preoccupato Ron. “Forse, è stato un gatto” rispose Hermione. “Noi non abbiamo gatti” disse Clarice. “Allora, è stato il gatto dei vicini” disse Hermione. “Non ci sono vicini” disse Clarice. Il rumore si sentì ancora, quindi Ron disse: “Forse, è tuo padre che è ritornato”. “L’unico camino aperto, è questo qui del salotto” disse Clarice, mentre si alzava in piedi e, la stessa identica cosa, la fecero anche Hermione e Ron; quest’ultimo, disse: “ Altra proposta: potrebbe essere Artemisia”. “Può darsi” disse Clarice ma, quando sentirono la porta della cucina aprirsi, voltarono lo sguardo per vedere uscire proprio Artemisia. “Questa cosa non mi piace affatto” disse Hermione. “Voglio vederci chiaro” disse Clarice e salì su per le scale. “Clarice, aspettaci” disse Hermione e la seguì. “Ehi, aspettatemi” disse Ron e seguì le amiche e, successivamente, i tre vennero raggiunti anche da Artemisia. Erano al primo piano, quando sentirono nuovamente quel rumore, quindi, Ron, con un po’ di paura, disse: “Perché non aspettiamo che ritorni a casa tuo padre: magari, lui sa che cosa è”. “Gli altri giorni, questo rumore si sentiva ?” domandò Hermione. “No, se no, papà avrebbe già fatto qualcosa” rispose Clarice. Il rumore si sentì ancora, quindi Clarice alzò lo sguardo al soffitto e disse: “Il rumore proviene dal piano qua sopra”. “Vuoi proprio andarci ?” chiese Ron, ma la risposta la ebbe, quando Clarice, seguita da Artemisia, salì anche l’altra rampa di scale. “Meglio che andiamo con lei” disse Hermione e, tutti e due, la seguirono.

Clarice stava camminando per il lungo corridoio del secondo piano, affiancata da Artemisia, la quale annusava per terra, in cerca di una traccia. “Stiamo solo perdendo tempo” disse Ron. “Ssshhh” disse Clarice, mettendosi un dito sulla bocca; poi, avvicinandosi ad una porta, tese un orecchio e, dopo che ebbe sentito ancora quel rumore, disse: “Proviene da qui”; poi, tentò di aprire la porta, ma era chiusa. “Che strano” disse Clarice. “Che cosa che è strano ?” domandò Hermione. “Questa porta è chiusa; tutte le altre, sono aperte” rispose Clarice. “E come lo sai ?” chiese Ron. “Tre giorni fa, mentre papà era fuori in giardino a spalare un po’ di neve, sono venuta qua su a curiosare ed ho aperto ogni porta; stavo per aprire anche questa, ma papà è rientrato in casa e, allora io, sono ritornata giù” rispose Clarice. “E, visto che non ci eri riuscita, ci hai riprovato ?” domandò Ron. “L’altro giorno, sono ritornata qua su, e, stavo per aprire questa porta che, stranamente era aperta, quando papà mi ha vista e, con tono arrabbiato, mi ha detto di andare via e che non dovevo mai entrare in questa stanza” rispose Clarice. “Deve essere stato lui a chiudere questa porta: devi averci messo un potente incantesimo” disse Hermione. “Allora, apriamola, prima che il Professor Piton ritorni a casa e ci veda qua” disse Ron. “Mi piacerebbe molto sapere che cosa c’è dietro a questa porta, ma papà mi ha confiscato la mia bacchetta magica, dicendomi che me l’avrebbe data quando sarei ritornata a scuola” spiegò Clarice. “Tuo padre pensa sempre a tutto, soprattutto a non farti ficcare il naso, in faccende che non ti riguardano” disse Ron. “Mi riguardano, visto che questa è anche casa mia” disse Clarice. “Alohomora” disse Hermione e si sentì un “click”. Ron e Clarice guardarono Hermione la quale disse, mentre teneva in mano la sua bacchetta magica: “Ma il Professor Piton, non ha pensato che, io e Ron, avessimo le nostre bacchette” e la mise via. “Hermione sei un genio…bé, la sei sempre stata” disse Ron.

Lentamente, Clarice aprì la porta ed entrò dentro alla stanza, seguita da Ron, Hermione ed Artemisia. “Non mi sembra che ci siano ragnatele” disse Hermione. “Che cosa intendi dire ?” chiese Ron. “Intendo dire che, se ci fossero state delle ragnatele, vuol dire che questa stanza non veniva aperta da un sacco di tempo; invece…” iniziò a dire Hermione, ma Clarice finì dicendo: “…invece, è pulita ed in ordine, come tutte le altre stanze”; poi, voltandosi verso Ron ed Hermione, aggiunse dicendo: “Vuol dire, che mio papà la pulisce sempre”. “Allora, perché non vuole che, tu, venga qua ?” domandò Ron. “Non lo so” rispose Clarice e si rivoltò; poi, i tre, camminarono per la stanza, mentre Artemisia rimase sulla soglia della porta, a fare da palo, nel caso Severus fosse passato di lì. La stanza era leggermente illuminata dalla poca luce del sole, che proveniva dalla finestra appena costata; ma, ciò che attirò l’attenzione dei tre, fu una culla, proprio vicina alla finestra. Clarice si avvicinò ad essa, mentre Ron disse: “Chissà di chi era quella culla”. “Questa casa, apparteneva ai nonni materni del Professor Piton: magari, apparteneva a sua madre” disse Hermione. “No, non apparteneva alla mamma di mio padre; qui, c’è una copertina, con su scritto il nome della neonata” disse Clarice. Hermione e Ron, allora, si avvicinarono a lei e, rimasero senza parole quando, anche loro, lessero il nome sulla copertina; quindi, Ron  chiese: “Che cosa significa ?”. “Che, in questa culla, ci dormivo io” rispose Clarice; di fatti, sulla copertina, vi era scritto proprio il suo nome. “Magari, quando eri molto piccola, tu ed i tuoi genitori, abitavate qui” disse Hermione. “Non mi ricordo quasi nulla, di ciò che avviene prima dei Dursley: è successo tutto talmente così alla svelta, che ho paura di aver dimenticato, anche se la mia mamma mi cantava delle ninnananne” disse Clarice. “Non dire così, Clarice: ogni figlio, si ricorda sempre delle ninnananne che cantava la sua mamma” disse Hermione. “Ma, la mia, è una situazione diversa: mia mamma è stata uccisa, quando io avevo solo 3 anni e, a quell’età, i bambini non ricordano molto o, almeno, tendono a dimenticare le cose brutte” disse Clarice. “Come la morte di tua madre” disse Ron. Clarice guardò la copertina che teneva in mano; poi, disse: “Che in questa culla, ci dormissi veramente io ?”. “Forse, dovresti chiedere a tuo padre” disse Hermione. “Però, è strano: siamo entrati e non si sente più quel rumore” disse Ron, ma, appena ebbe finito la frase, il rumore si sentì ancora. “Dicevi, Ron ?” disse Hermione. “Ehi, forse so che cosa potrebbe essere: un fantasma” disse Ron. “Un fantasma ?!” disse stupita Clarice. “Sì, un fantasma: ce né uno anche alla Tana ed abita proprio sulla mia camera; magari, ne avete uno anche voi” spiegò Ron. “Non ci sono fantasmi in questa casa, almeno così mi ha detto papà” disse Clarice. “Però, non ti aveva neanche parlato di questa stanza, o sbaglio ?” disse Ron. Ci fu un po’ di silenzio; poi, Clarice disse: “ Non so del perché, papà non abbia voluto dirmi di questa stanza e, soprattutto, non voleva che vi entrassi; però, credo che abbia i suoi motivi, se non vuole dirmi niente”. “Ehi, Clarice, vieni a vedere questa foto” disse Hermione. Clarice e Ron andarono da Hermione, la quale teneva in mano una foto incorniciata e, mostrandola a Clarice, domandò: “ Sai, per caso, chi siano le persone in questa foto ?”. Clarice, allora, la prese in mano e rispose: “ Sono il mio papà e la mia mamma; ma certo, ora mi ricordo di questa foto: ne ha una identica anche papà nella sua camera da letto ad Hogwarts; ecco, allora, dove l’avevo già vista”. “Non c’è alcun dubbio, Clarice: tu, hai vissuto qui, con i tuoi genitori, prima che Tu – Sai – Chi uccidesse tua madre” disse Hermione. Clarice rimise la fotografia sullo scaffale; poi, dopo aver rivoltato lo sguardo verso la culla, disse: “ Ma perché papà ha voluto nascondermi ciò ? Che cosa c’è di male ?”. Ad un tratto, Artemisia emise i suoi versetti; quindi, Clarice, Ron ed Hermione corsero alla porta, per sentire dei rumori, provenire dal piano di sotto: “Papà è ritornato a casa” disse Clarice. “Presto, dobbiamo andarcene da qui, prima che scopra dove siamo” disse Ron ed uscì dalla camera, insieme ad Artemisia. “Clarice, andiamo” disse Hermione, vedendo che l’amica era molto indecisa; poi, la raggiunse, ed Hermione, tramite un incantesimo, chiuse la porta, ma, le due, si dovettero fermare, dopo la prima rampa di scale, perché Ron era proprio davanti a loro; quindi, Hermione gli chiese: “Ron, che cosa c’è ?”. “Il Professor Piton…” disse titubante Ron. “Dov’è il Professor Piton ?” domandò Hermione. “E’ in questo piano” rispose, a bassa voce, Ron.

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Capitolo 26
*** Un pacifico Natale - Parte V ***


“E, adesso, che cosa facciamo ? Ci sentirà sicuramente, mentre scendiamo le scale” disse Hermione. “Artemisia, distrai papà” disse Clarice ed Artemisia, corse nella direzione, dove era Severus, ovvero in camera sua. Senza far rumore, Clarice, Ron ed Hermione, scesero le scale ma, appena arrivarono all’ultimo gradino, Severus comparve al di sopra delle scale e disse: “Ah, ecco dove eravate”. I tre, allora, si voltarono e Clarice, dopo aver nascosto dietro di se la copertina che aveva preso dalla culla, disse: “Oh, ciao papà”. “Perché non avete risposto, quando vi ho chiamato ?” chiese Severus. “Perché…perché non ti avevamo sentito” rispose Clarice. “Spero che abbiate fatto i bravi, quando non c’ero perché, se no stasera, niente regali” disse Severus. “Siamo stati bravissimi, Professor Piton” disse Ron. Severus inarcò un sopracciglio, perché sapeva che quei tre erano capaci di tutto, ma mai fare i bravi; quindi, scendendo qualche gradino, domandò: “Clarice, che cosa nascondi dietro la schiena ?”. “Che cosa dovrei nascondere dietro la schiena ?” chiese Clarice, scendendo, come Ron ed Hermione, l’ultimo gradino. “Ah, io non lo so e, per questo, vorrei tanto saperlo” rispose Severus e, si fermò davanti ai tre; poi, aggiunse domandando: “Allora, che cosa nascondi lì dietro ?”. “Ma niente, papà” rispose Clarice. “Non mentire a me, Clarice !” replicò dicendo Severus e, mentre parlava, Hermione, allungò la bacchetta verso la copertina e, a bassa voce, formulò un incantesimo; poi, senza farsi vedere, prese la copertina dalle mani di Clarice, che la guardò stranamente. Ovviamente, ciò, non sfuggì a Severus il quale disse: “Come ben sapete, sono una persona di poca pazienza; quindi, o mi fai vedere ciò che hai dietro la schiena, Clarice, oppure, appena ritorneremo ad Hogwarts, ti rinchiuderò nei sotterranei fino alla fine della scuola”. Clarice, allora, fece vedere le sue mani e Ron, che non si era accorto di ciò che aveva fatto Hermione, rimase senza parole: “Come vedi, papà, non tenevo assolutamente niente dietro di me”. “Molto bene; andatevi a lavare le mani e, poi, aspettate in salotto, mentre la cena sarà pronta” disse Severus e si diresse in cucina. “Fiuu, l’abbiamo scampata bella, anche se non ho ancora capito, dove sia finita la copertina” disse Ron, tirando un sospiro di sollievo. “Ce l’ho io: ho dovuto usare un Incantesimo Restringente, per prenderla e non farla vedere al Professor Piton” spiegò Hermione, mostrando la copertina che, ora, era grande quanto un topo. “Riesci a farla ritornare come prima ?” chiese Clarice. “Certo” rispose Hermione; poi, puntando la bacchetta contro la copertina, disse: “ Engorgio !” e la copertina ritornò della dimensione di prima. “Cerca di non nasconderla in un posto, dove tuo padre non la scopra” disse Hermione, mentre consegnava la copertina a Clarice. “Però, c’è ancora una cosa che non ho capito: quel tuo dannato furetto, doveva distrarre tuo padre e, invece, mi spieghi del perché il Professor Piton era sulle scale, a farci tutte quelle domande ?” disse, quasi gridando, Ron. “Ron, abbassa quella voce ! Non vorrai che il Professor Piton scopra dove eravamo” disse Hermione. “Non lo so che cosa sia successo ma, di solito, Artemisia è molto ubbidiente” disse Clarice. “Certo, ma con tuo padre !” replicò dicendo Ron. “Senti, l’importante è che papà non abbia scoperto la copertina” disse Clarice. “Ma, allora, perché l’hai portata giù ?!” domandò stupito Ron. “Perché volevo farla vedere a papà” rispose Clarice. “Ma…ma non ha senso ! Allora, potevi anche evitare di nasconderla dietro la schiena” disse stupito Ron. “Non era il momento giusto; aspetterò stasera per chiedergli qualcosa in più sul mio passato e, sulla mamma” spiegò Clarice e Ron ed Hermione, si guardarono preoccupati negli occhi.

Dopo aver fatto una cena ricca ed abbondante, andarono tutti in salotto, per aprire i regali: “E, questo, è per lei, Professor Piton: è da parte di mia madre” disse Ron e consegnò un pacco a Severus il quale, mentre era seduto sul divano, mentre i bambini sul tappeto ed Artemisia con loro, disse: “Manderò una lettera a sua madre, per ringraziarla” e, mentre l’apriva, Clarice chiese sottovoce a Ron: “ Non mi dire che è un altro maglione ?”. “Sai come è fatta mia madre” rispose Ron e guardarono Severus, il quale, dopo aver messo la carta da una parte, disse, guardando il regalo: “Questo maglione è magnifico, Signor Weasley: sua madre ha fatto, ancora, un ottimo lavoro”. “Grazie” disse ridendo Ron. “Papà, dovrei dirti una cosa” disse Clarice, alzandosi in piedi. “Ahi, ci siamo” disse Ron. “Che cosa, piccola mia ?” domandò Severus. “Bé…oggi pomeriggio…io, Ron ed Hermione abbiamo sentito uno strano rumore; allora, l’abbiamo seguito, finendo, poi, con l’entrare dentro ad una stanza che non avevo mai visto e, in essa, abbiamo visto una culla; nella culla, ho trovato questa” spiegò Clarice e, dopo aver tirato fuori la copertina, continuò dicendo: “Speravo, papà, che tu mi potessi raccontare qualcosa di più sulla mamma e su di questo posto”. Severus, allora, prese la copertina dalle mani della figlia e la osservò; poi, disse: “Clarice, c’era un motivo del perché tu, o qualcun altro, non dovevi andare in quella stanza”. “Mi dispiace, non volevamo privarla della sua privacy” disse Hermione. “Già, ci dispiace” disse Ron. “Oh, non temete: non sono mica arrabbiato” disse Severus. Hermione e Ron lo guardarono stranamente, non credendo alle sue parole; poi, Severus continuò dicendo: “Quella stanza nasconde un sacco di bellissimi ricordi ed è proprio per questo motivo che non volevo che tu ci entrassi, Clarice: perché saresti diventata subito triste”. “Di fatti, un po’ lo sono diventata, ma non perché in quella stanza ho rivisto la foto di te con la mamma, quando eravate più giovani, e della culla nella quale dormivo, ma perché tu mi hai sempre proibito di andarci” spiegò Clarice. “Professor Piton, se l’abbiamo disubbidita, allora è giusto che ci metta in punizione” disse Hermione. “Hermione, ma che dici ?!” le disse sottovoce Ron. “Ma io non voglio mettervi in punizione, Signorina Granger: non mi avete disubbidito affatto” disse Severus. “Ma papà, tu non volevi che io andassi in quella stanza” disse Clarice. “Davvero ?! Bé, allora, potresti ricordarmi quando te lo avrei detto ?” chiese Severus. “Bé, in verità non me lo hai mai detto” rispose Clarice. “Allora, come ti è venuta in mente una frase del genere ?” domandò Severus. “Perché l’ultima volta, quando ero davanti a quella porta, tu ti sei arrabbiato e mi hai detto che non dovevo mai entrare in quella stanza” rispose Clarice. “E’ vero, te l’ho detto, ma, ora, che sai il perché, tu ed i tuoi amici siete liberi di entrarci quando lo volete” disse Severus. “Dici davvero ?!” chiese stupita Clarice. “In fin dei conti, quella era la stanza dove dormivi quando eri piccola ed è sempre stata tua” rispose Severus. Sul volto di Clarice comparve un sorriso e, mentre lo abbracciava, disse: “Grazie, grazie papà: sei il migliore”. “Lo so” disse Severus; poi, aggiunse dicendo: “Ehi, perché, non apriamo il resto dei regali”. “Ce ne sono ancora ?!” domandò stupito Ron. “Credevate che, quelli che c’erano sotto l’albero, fossero gli unici ? Stamattina, quando voi giocavate fuori, ne ho approfittato per nascondere gli altri” rispose Severus e, con un colpo di bacchetta, i restanti regali fluttuarono da un’altra stanza, fino lì da loro. “Professor Piton, mi incomincia a piacere” disse Ron, mentre guardava l’enorme regalo che c’era davanti a lui. “Prego ?!” disse stupito Severus. Ron lo guardò e si corresse dicendo: “Emmm…volevo dire…che lei mi è sempre piaciuto, fin dal primo giorno di scuola ma, oggi, si è davvero superato” e rivoltò lo sguardo verso il regalo. Severus sorrise, perché aveva capito che Ron, come tutti gli altri studenti, specialmente Neville, aveva molto paura di lui.

Calò la notte e, mentre tutti stavano dormendo, qualcuno camminava, lentamente, per il corridoio del piano superiore e, senza farsi sentire, entrò nella camera di Clarice; quest’ultima, nel sentire qualcuno, aprì gli occhi e, stava per gridare, quando, quel qualcuno, le mise una mano sulla bocca, dicendole: “Ssshhh, piccola mia, sono io” e, dopo averle tirato via la mano sulla bocca, Clarice chiese stupita: “Papà, ma che cosa ci fai qui ?!”. “Vieni, ti voglio far vedere una cosa, ma cerca di non far rumore: non voglio che i tuoi amici si svegliano” rispose Severus e portò la figlia nella stanza dove vi era la culla. “Perché mi hai portato qui ?” domandò Clarice, mentre si stropicciava un occhio. “Ho deciso di farti il mio regalo di Natale” rispose Severus, mentre spostava degli oggetti. “Ma me ne hai già fatti oggi” disse Clarice. “Lo so, ma questo è molto speciale. Su, vieni qui” disse Severus e, dopo che si fu avvicinata, Severus aggiunse dicendo: “So che sarà come uno shock, ma non devi aver paura”. Clarice deglutì, mentre Severus prendeva tra le mani qualcosa, per poi depositarlo sotto la luce della luna; poi, si inginocchiò e ne tirò via il velo che lo copriva e Clarice rimase senza parole nel vederlo: “Oh, Clarice, bambina mia” disse la figura all’interno del quadro. “Mamma ?! Sei proprio tu ?!” disse stupita Clarice, inginocchiandosi di fianco a Severus. “Certo che sono io; bé, non sono in carne ed ossa, ma sono ugualmente qui” disse Lily. “Ma come è possibile ?!” chiese stupita Clarice. “Me lo ero chiesto, anche io, quando l’ho vista la prima volta” disse Severus. “Prima di morire, e senza dire niente a tuo padre, ho contattato tuo nonno Silente ed un suo amico mi ha fatto questo ritratto: volevo che fosse un mio regalo per le persone che ho sempre amato, ovvero tu e tuo padre” spiegò Lily. “Ed ecco spiegato i rumori che tu ed i tuoi amici avete sentito” disse Severus. “Tuo padre mi aveva coperta: non doveva proprio farlo” replicò Lily. “Se l’ho fatto, era solo per tenerti zitta: non facevi altro che chiedermi come stava Clarice” spiegò Severus. “E’ anche mia figlia e, in quanto sua madre, ho il diritto di sapere la sua salute; se ha degli amici e come va a scuola” disse Lily, sedendosi sulla sedia che vi era nel suo dipinto. “Lasciamo perdere la scuola: quest’anno è un disastro” disse Clarice. “Lo so quello che è successo, piccolina, ma non è colpa tua” disse Lily, cercando di rincuorare la figlia. “Mamma, tutti ce l’hanno con me; visto che parlo il serpentese, credono che sia io l’erede di Serpeverde e con quei pietrificati che ci sono stati fin’ora, non lo escludo” disse tristemente Clarice. “Oh, no, non dire così, piccola: sono sicura che il papà la pensa diversamente, vero Sev ?” disse Lily. “La nostra bambina non è affatto pericolosa e non è tanto meno l’erede di Serpeverde” disse Severus e strinse a se Clarice. “Piccola, ascolta: visto che, per te, questo è un periodo difficile, cerca di tenerti sempre accanto il tuo papà; i tuoi amici ed anche chi ti crede. Se non fossi solo un dipinto, sarei subito al tuo fianco” disse Lily. Clarice sorrise; quindi, disse: “ Grazie mamma: cercherò di tenermi in mente, queste cose che mi hai appena detto”. “E mi raccomando: non ascoltare quello che ti dicono gli altri, perché sono solo persone cattive; tu, devi continuare per la tua strada, la quale ti porterà a diventare una bravissima e potente maga” disse Lily. “Tesoro, è solo al secondo anno: ce n’è ancora di tempo” disse Severus. “Il tempo, mio caro, passa molto più velocemente di quanto tu non creda” disse Lily guardandolo; poi, dopo aver voltato lo sguardo verso Clarice, aggiunse dicendo: “Piccola mia, ci rivedremo anche ad Hogwarts”. “E come farai ad andare ad Hogwarts ?” domandò Clarice. “Il papà mi porterà con se, mettendomi nella sua camera e, poi, da lì, potrò comunicare con tutti i quadri che sono presenti nel castello” rispose Lily. “Uao ! Ma è meraviglioso, mamma ! Questo, significa, che siamo di nuovo una famiglia” disse entusiasta Clarice. “Eh, sì, bambina mia: siamo di nuovo una famiglia” disse Severus ed i due si abbracciarono, sotto lo sguardo contento di Lily. Ma, i tre, non sapevano di essere osservati: di fatti, sulla soglia della camera e, con la porta accostata, vi erano Hermione, Ron ed Artemisia che, senza far rumore, li stavano osservando e sorrisero nel vedere che, finalmente, Clarice aveva di nuovo insieme i suoi genitori, anche se sua madre era solo un dipinto. E’ tempo, però, per Clarice, Severus, Ron ed Hermione, di ritornare ad Hogwarts e, i tre inseparabili amici, potranno, finalmente, bere la Pozione Polisucco, con la quale cercheranno di scoprire se Draco è veramente l’erede di Serpeverde. Allora, non perdete il prossimo episodio, intitolato: “ LA POZIONE POLISUCCO”.

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Capitolo 27
*** La Pozione Polisucco - Parte I ***


Le Vacanze di Natale erano, ormai, finite e, al rientro a scuola, i professori avevano fatto fare agli studenti, delle prove di ingresso, per vedere a che punto erano con lo studio e, ora, dopo quasi due settimane dal rientro, gli studenti stavano aspettando i loro risultati: “Ron, piantala di ingozzarti: un animale è più aggraziato di te” disse Hermione, mentre se ne stava seduta al tavolo dei Grifondoro, nella Sala Grande, insieme a Clarice e Ron: quest’ultimo, con la bocca piena, disse: “E’ che sono nervoso: i risultati delle prove che abbiamo fatto, non sono ancora arrivati”. “Se sei nervoso adesso, allora mi immagino quando riceverai i risultati degli esami finali” disse Hermione. “Non c’è motivo di essere così agitati: se non sono andate bene, vorrà dire che chiederai a quel professore, o professoressa, di farti rifare la prova” disse Clarice. “E, se quel professore, sarà tuo padre ? Credo che mi boccerà, se farò uno schifo di prova” replicò Ron. “La prova di Pozioni l’abbiamo già fatta, così come tutte le altre” disse Hermione. “Questo lo so: ero presente anche io, quando le abbiamo fatte !” replicò Ron.

In quel momento, i vari professori distribuirono i risultati delle prove alle proprie Case e, dopo che Ron, Hermione e Clarice li ebbero ricevuti dalla Professoressa McGranitt, li guardarono: “Accidenti ! Non ci posso credere di aver ricevuto una “A” in Pozioni: devo essere diventato simpatico al Professor Piton” disse Ron. “Io, invece, ho preso tutti voti alti” disse Hermione. “Come se fosse una novità” disse Ron; poi, guardando Clarice, le domandò: “E a te, invece, come è andata ?”. “Mio padre mi ucciderà” disse Clarice. “No, non deve essere un disastro; su, fammi vedere” disse Ron e Clarice gli consegnò i risultati delle prove. “Clarice, come farà tuo padre ad ucciderti, se hai preso tutti voti alti ?! Senti qua, Hermione: “E” in Volo; “E” in Pozioni; “O” in Trasfigurazione; “O” in Erbologia; “E” in Incantesimi; “A” in Storia della Magia; “O” in Astronomia….che ?! “S” in Difesa Contro le Arti Oscure ?! Clarice, ma come hai fatto a prendere un “Scadente” in questa materia ?!” disse stupito Ron. “E’ per questo motivo che mio padre mi ucciderà: lui vuole che vada bene in tutte le materie, soprattutto in Pozioni e Difesa Contro le Arti Oscure; bé, in Pozioni ho preso il massimo dei voti, mentre in Difesa Contro le Arti Oscure, hai visto che schifo di voto ho preso” spiegò Clarice. “Ma Clarice, le domande nella prova erano molto facili e le sapevi anche tu” disse Hermione. “Hermione, quelle domande erano tutte sul Professor Allock ed io, al contrario di te, non ho letto i suoi libri” replicò Clarice. “Allora, presuppongo che anche a Ron, sia andata male la prova di Difesa Contro le Arti Oscure, vero ?” disse Hermione. “Bé…sì…ma non ho preso una “S”: invece, ho preso una “A” disse Ron; poi, aggiunse dicendo: “Forse, il Professor Allock deve avercela con Clarice”. “E per che cosa dovrebbe avercela con me ? Non gli ho fatto assolutamente niente” chiese Clarice. “E’ perché non vuoi essere famosa come lui; prendi, ad esempio, quella punizione che hai dovuto scontare con lui: ti ha fatto firmare solo degli autografi” spiegò Hermione. “Io non voglio essere famosa come lui: a me, basta essere semplicemente me stessa” replicò Clarice. “E’ questo il problema, Clarice: essere te stessa, vuol dire proprio essere famosa; ricordati che, tu, sei la Bambina Sopravvissuta e colei che ha sconfitto Colui che Non deve Essere Nominato” spiegò Ron. “Ormai sono più abituata ad essere chiamata la “Bambina Sopravvissuta”, che con il mio nome. L’anno scorso, anche se c’era Raptor che mi voleva uccidere, almeno andavo bene in Difesa Contro le Arti Oscure; quest’anno, il problema è Allock e basta” disse Clarice. “L’anno è quasi arrivato al termine, ed il Preside non può cacciarlo” disse Hermione. “Lo so e, ciò, mi dispiace molto: dovrò trovare un modo per piacergli, così, almeno, ricomincerò a prendere dei bei voti” disse Clarice. “L’unico modo per piacergli, è comportarti esattamente come lui e, tu, hai appena detto che non vuoi essere famosa” disse Ron. “Allora, dovrò pensare a qualcos’altro” disse Clarice. “Che non sarà ora, visto che dobbiamo mettere in atto il nostro piano” disse Hermione. “Me lo ero completamente dimenticato” disse Ron. “Dobbiamo proprio ?! Ora non sono proprio dell’umore giusto” disse Clarice. “Ehi, non dirmi che vuoi tirarti indietro ?! Non puoi mollarci proprio adesso: senza di te, il piano salterà e, con esso, la possibilità di scoprire se Malfoy è veramente l’erede di Serpeverde” disse stupito Ron. “A quanto pare, non ho altra scelta” disse sospirando Clarice. “Molto bene; ora, ci occorre un pezzetto delle persone in cui vi trasformate” disse Hermione. “Tyger e Goyle” disse Clarice. “Dobbiamo anche assicurarci che i veri Tyger e Goyle, non saltino fuori mentre noi stiamo interrogando Malfoy” disse Hermione. “E come ?” domandò Ron. “Ho preparato tutto: ho riempito questi pasticcini con una pozione soporifera; semplice, ma potente” rispose Hermione e mise i pasticcini sul tavolo; poi, aggiunse spiegando: “Allora, una volta addormentati, nascondeteli nell’armadio delle scope: toglietegli qualche capello e mettetevi le loro divise”. “E tu a chi strappi i capelli ?” chiese Ron. “Io i miei li ho già: Millicent Burstorg; Serpeverde. Li ho presi dalla sua divisa” rispose Hermione, mostrando loro una provetta, con dentro dei peli; poi, aggiunse dicendo: “Vado a controllare la Pozione Polisucco. Voi, fate in modo che Tiger e Goyle trovino questi pasticcini” e, alzandosi, uscì dalla Sala Grande. “Mi fa paura, quando fa così” disse Ron. Clarice voltò lo sguardo, per vedere Tiger e Goyle parlare con Malfoy; quindi, disse: “Tiger e Goyle sono ancora al tavolo dei Serpeverde: sarà, meglio, che ci prepariamo” e, si alzò. “Ma dove vuoi andare ?! La cena non è ancora finita” replicò Ron. “Quando la cena sarà finita, Tiger e Goyle usciranno dalla Sala Grande, così come tutti gli altri; noi, invece, dobbiamo dar loro da mangiare, i pasticcini che ha preparato Hermione” spiegò Clarice. “Ma io, non ho ancora finito di cenare” disse Ron. “ Vorrà dire che ruberai qualcosa nella Sala Comune dei Serpeverde… Ora, però, andiamo” disse Clarice e, dopo aver preso i due pasticcini, uscì dalla Sala Grande. “E’ proprio figlia di suo padre” disse Ron e la seguì, per poi nascondersi, insieme a lei, dietro alla statua del fondatore di Hogwarts.

I minuti passavano e, ormai, tutti gli studenti erano già usciti dalla Sala Grande: “E meno male che avevi detto che sarebbero usciti quando la cena sarebbe finita” disse Ron. “Qualcosa deve averli trattenuti” disse Clarice. “Sì, la loro fame” disse Ron. “Infatti, è proprio così” disse Clarice e, tra i lunghi tavoli della Sala Grande, vide camminare Tiger e Goyle, con in mano tantissima roba da mangiare. “Ok, ora tocca a noi” disse Clarice, tirando fuori, insieme a Ron, la bacchetta magica. Ron si schiarì la voce, pronto a lanciare l’incantesimo; ma Clarice lo fermò, dicendo: “ Ron, forse, dovrei farlo io”. “Sì, giusto” disse tristemente Ron e rimise via la bacchetta. “Wingardium Leviosa” disse Clarice e, i due pasticcini, svolazzarono in aria. Finalmente, Tiger e Goyle, uscirono dalla Sala Grande e, nel vedere i due pasticcini, andarono verso di loro e, prendendoli, se li mangiarono; ma, bastò poco, per accorgersi che, quei pasticcini, avevano un sapore strano e, di fatti, svennero a terra. “Sì può essere così scemi ?!” disse stupito Ron. “Coraggio, nascondiamoli” disse Clarice e, insieme a Ron, nascosero Tiger e Goyle nello sgabuzzino delle scope, prendendogli anche un po’ di capelli. “Ok: ora andiamo al bagno delle ragazze” disse Ron e, stavano per andare alla scalinata principale, quando Severus, uscendo anche lui dalla Sala Grande, li vide ed andò da loro, dicendo: “Finalmente vi ho trovato: ma dove eravate finiti ?”. “Oh, ciao papà…ecco….noi…noi…stavamo andando nella nostra Sala Comune” disse titubante Clarice. “E passavate di qui ? Proprio davanti allo sgabuzzino delle scope ?” domandò Severus. “Avevamo visto una strana cosa; ma poi, quando ci siamo avvicinati, ci siamo accorti che era solo una ragnatela” rispose Ron. “Bé, direi una cosa normale, visto che ci troviamo in un castello” disse Severus. “Scusami, papà, ma ora, noi andiamo: siamo molto stanchi” disse Clarice. “Va bene, allora, vi lascio andare” disse Severus e, i due, passarono accanto a lui; ma Severus li fermò, dicendo: “Clarice”. Clarice e Ron si voltarono e Clarice gli chiese: “Sì, papà ?”. Severus aprì le braccia e, quindi, Clarice andò da lui e, mentre si abbracciavano, Severus disse: “Pensavi di andartene, senza prima darmi la buonanotte, eh, leoncino ?”. “Lo sai che non mi dimentico mai di te, papà” disse Clarice; ma, mentre si abbracciavano, successe qualcosa: un po’ di capelli di Severus, caddero sulla divisa di Clarice, ma, nessuno dei due, e nemmeno Ron, si accorse di ciò.

Finito l’abbraccio, Severus disse: “Mi raccomando, piccola mia: se dovessi sentire ancora quella voce, non esitare a chiamarmi”. “Non voglio farti preoccupare” disse Clarice. “Sono tuo padre e, in quanto tale, voglio solo il meglio per te, soprattutto vederti felice e senza problemi” disse Severus. Ci fu un po’ di silenzio; poi, Clarice disse: “Ora, però, veramente dobbiamo andare”. “Buona notte, piccola mia” disse Severus. “Buona notte, papà; e, dai la buona notte, anche ad Artemisia” disse Clarice. “Lo farò” disse Severus; poi, guardando Ron, aggiunse dicendo: “E buona notte anche a lei, Signor Weasley”. “Buona notte, Professor Piton” disse Ron e, i due ragazzi, corsero verso la scalinata principale e, poco dopo, arrivarono nel bagno delle ragazze. “Alla buon ora; ma dove eravate finiti ?” domandò Hermione. “Ci siamo fermati a parlare con il papà; ma, tranquilla, non gli abbiamo raccontato nulla” rispose Clarice. “Allora, avete preso i capelli ?” chiese Hermione e, i due gliele mostrarono; poi, Ron, guardando una cosa per terra, chiese disgustato: “Cosa sono quelli ?”. “Sono bicchieri” rispose Hermione. “Ma sono sporchi” replicò Ron. “Sono gli unici che ho trovato” disse Hermione e, con il cucchiaio, tirò su la pozione. “Dobbiamo bere quella roba ?!” domandò disgustata Clarice, nel vedere quella pozione che sembrava melma. “Abbiamo un’ora esatta, prima di ritrasformarci in noi stessi” spiegò Hermione e versò la pozione nei tre bicchieri, consegnandone, poi, uno a Clarice ed uno a Ron; poi, aggiunse dicendo: “Aggiungete i capelli” e, lei e Ron, aggiunsero i capelli nella loro pozione. Anche Clarice li stava per aggiungere ma, i capelli di suo padre, che precedentemente li erano caduti sulla divisa, caddero nella pozione, facendone assumere un colore un po’ più scuro; quindi, Clarice, notando che la pozione aveva cambiato colore, chiese: “Ehi, Hermione, ma sei sicura che la pozione deve assumere questo colore ?”. Hermione la guardò e domandò: “ Assume questo colore, quando sono stati aggiunti anche i capelli”; poi, guardando Clarice, aggiunse chiedendole: “Hai già aggiunto i capelli di Goyle ?”. “No” rispose Clarice. “Allora è strana come cosa, ma, non aggiungerli, perché potrebbe succedere il peggio” disse Hermione; poi, disse: “Cin cin” e, i tre, dopo aver fatto cin cin, bevvero le pozioni, ma bastò loro anche solo un assaggio, per buttare a terra i bicchieri: “Credo che darò di stomaco” disse disgustato Ron e corse in bagno. “Anche io” aggiunse disgustata Hermione e corse nel bagno accanto a quello di Ron.

Clarice, invece, rimase lì, e piano, piano, si avvicinò allo specchio di fronte a lei, notando che si stava trasformando: divenne più alta; la cicatrice sparì; i suoi capelli divennero più lunghi e metà tra il nero ed il grigio; anche i suoi lineamenti cambiarono e, quando la trasformazione finì, disse: “Questo non è Goyle: é….mio padre” disse stupita Clarice, vedendo che si era trasformata in Severus. In quel momento, Ron uscì dal bagno e Clarice si voltò; quindi, disse: “Professor Piton, posso spiegarle tutto: io…io…”, ma Clarice lo fermò, dicendo: “Ron, sono io: Clarice”. “Clarice ?! Ma come è possibile ?!” disse stupito Ron, avvicinandosi a lei. “Ora ho capito del perché la mia pozione aveva già assunto quel colore, ancora prima che ci mettessi dentro i capelli di Goyle: nella pozione, erano caduti i capelli di mio padre” spiegò Clarice. “Ma come è potuta accadere una cosa del genere ?” domandò Ron. “Deve essere stato prima, quando io ed il mio papà ci siamo abbracciati: evidentemente, alcuni suoi capelli, sono caduti sulla divisa e, successivamente, sono caduti nella pozione” rispose Clarice; poi, aggiunse dicendo: “Ma, ora, che faccio ?! Non posso andare nella Sala Comune dei Serpeverde così: penseranno subito, che c’è sotto qualcosa”. “Invece, è stato un colpo di fortuna: in fin dei conti, tuo padre è il Capo Casa dei Serpeverde, quindi, non sospetteranno nulla, credimi” disse Ron. “Fortunatamente, abbiamo ancora le nostre voci: tu, devi parlare più come Tiger” disse Clarice. “E tu, come tuo padre” aggiunse Ron; poi, i due, andarono davanti alla porta del bagno, dove vi era Hermione: “Hermione, dobbiamo andare” disse Clarice. “Io…non credo che verrò: andate senza di me” disse titubante Hermione. “Ma stai bene ?” chiese Clarice. “Voi andate: state perdendo tempo” rispose Hermione. “Andiamo” disse Clarice e, i due, corsero fuori dal bagno delle ragazze; ma, quando arrivarono nei sotterranei, vennero intercettati da Percy, il quale disse loro: “ Chiedo scusa”. “Che cosa ci fai qui ?” domandò Ron, parlando con la voce di Tiger. “Si da il caso che io sia un Prefetto; lei, invece, Signorino Tiger, non dovreste girare per i corridoi a quest’ora della notte” spiegò Percy. “Stavo scortando il Signorino Tiger dal Signor Gazza, per una punizione” disse Clarice, parlando, invece, con la voce di suo padre. “E passava di qui, Professor Piton ? Il Signor Gazza si trova esattamente dalla parte opposta” disse Percy. “Ecco…io….” iniziò a dire Clarice, ma, dietro di loro, sbucò Malfoy, il quale disse: “Ecco, allora, dove ti eri cacciato Tiger” e camminò verso di loro; poi, fermandosi, aggiunse dicendo: “Grazie, Professor Piton, per averlo ritrovato”. “Lo stavo accompagnando dal Signor Gazza, per scontare una punizione” disse Clarice. “Perché, che ha fatto ?” chiese Malfoy. “Non sono affari suoi, Signor Malfoy” rispose Clarice e Ron le fece un sorriso malizioso. “E tu cosa ci fai qui, Weasley ?” domandò Malfoy, rivolto a Percy, il quale gli rispose: “ Non avere questo atteggiamento, Malfoy !” replicò Percy. “Se non le dispiace, Signorino Weasley, vorrei scortare il Signorino Malfoy nella Sala Comune, prima di portare il Signorino Tiger, a scontare la sua punizione” disse Clarice. “Molto bene, Professor Piton: visto che lei, è il suo Capo Casa, glieli affido” disse Percy; quindi, Clarice, Ron e Malfoy si diressero verso il Dormitorio dei Serpeverde. “Perché mi sta portando nel nostro dormitorio ? Credevo che dovesse portare Tiger da Gazza”  chiese Malfoy, mentre camminavano. “Sono il suo Capo Casa, Signorino Malfoy e, in quanto tale, mi devo assicurare che i miei studenti, non si aggirino nei corridoio, dopo l’orario prestabilito: sai, potrei anche toglierle dei punti” rispose Clarice. “Ma lei, non ci ha mai tolto dei punti” disse Malfoy. “C’è sempre la prima volta per tutti” disse Clarice.

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Capitolo 28
*** La Pozione Polisucco - Parte II ***


Dopo essere arrivati nella Sala Comune dei Serpeverde, vi entrarono e, dopo che Malfoy si sedette su di un lungo divano nero, disse, rivolto a Clarice: “ Rimane qui, anche lei, Professor Piton ?”. “La punizione del Signorino Tiger, inizia fra un’ora; quindi, piuttosto che lei, Signorino Malfoy, se ne rivada ancora in giro, preferisco rimanere qui, a tenerla sotto occhio” spiegò Clarice e, con Ron, si sedette sul divano, opposto a quello dove era seduto Malfoy, il quale disse: “I Weasley non li diresti di Purosangue, da come si comportano: mettono in imbarazzo tutto il mondo dei maghi; tutti loro” e Ron strette un pugno sulla gamba destra. “Che ti prende, Tiger ?” domandò Malfoy, notandolo. “Mal di stomaco” rispose Ron. “Sapete, mi sorprende che la “Gazzetta del Profeta” non abbia parlato di queste aggressioni: immagino che Silente voglia mettere tutto a tacere. Mio padre, dice che Silente è la peggior disgrazia mai capitata a questo posto” disse Malfoy. “Hai torto !” replicò Clarice. “Come scusa ?! Lei pensa che ci sia qualcuno, peggio di Albus Silente ?” disse stupito Malfoy. “Clarice Piton” disse Clarice. “Buona questa…lei pensa che sua figlia sia peggio di Albus Silente; come non darle torto: San Piton. È c’è chi crede davvero che lei sia l’erede di Serpeverde” disse Malfoy. “Ma tu devi avere un’idea di chi c’è dietro” disse Ron. “Bé, lo sai che non c’è l’ho, Tiger: te l’ho detto ieri. Quante volte te lo devo dire ?!...Però, mio padre ha detto una cosa: 50 anni fa la Camera è stata aperta; non ha voluto dirmi chi l’ha aperta: solo che c’è stata un’espulsione. L’ultima volta che la Camera dei Segreti è stata aperta, è morto un Mezzosangue. Per ciò, è solo questione di tempo, prima che un altro di loro venga ucciso: per me, spero sia la Granger” spiegò Malfoy. Ron si alzò dal divano, furioso e Clarice lo trattenne; quindi, Malfoy gli chiese: “ Ehi, che cosa ti prende, Tiger ?! Mi sembri molto…strano”. “Credo che sia il suo mal di stomaco” rispose Clarice. Malfoy, guardò da un’altra parte; quando, ad un certo punto, Ron disse, a bassa voce: “Ci…ci…cicatrice”. “Capelli rossi” disse Clarice, vedendo i capelli rossi, che ritornavano a Ron, il quale, per non farsi scoprire, se li coprì e, i due, corsero fuori dalla Sala Comune. “Ma dove state andando ?” domandò Malfoy. “Dal Signor Gazza” rispose Clarice ed uscirono dalla Sala Comune.

Stavano quasi per arrivare al Bagno delle Ragazze ma, appena voltarono l’angolo, si trovarono di fronte Severus il quale, vedendosi un altro lui, stupito disse: “Che scherzo è questo ?!”. Clarice cercò di passargli accanto, ma Severus la bloccò, prendendola per il colletto della divisa e, piano, piano, Clarice si abbassò, finché, non ritornò se stessa: “Clarice ?! Spero che tu ed il Signor Weasley, abbiate delle dovute spiegazioni !” replicò arrabbiato Severus, tenendo ancora stretta Clarice, la quale disse: “Non c’è tempo, papà; dobbiamo andare al bagno delle ragazze da Hermione: forse, sta male”. Ci fu un po’ di silenzio; poi, Severus la lasciò andare e disse: “ Va bene, ma dopo mi dovete spiegare tutto” e, i tre, corsero verso il bagno delle ragazze; quando vi arrivarono, andarono subito davanti al bagno dove vi era Hermione e Clarice disse: “Hermione, esci: dobbiamo dirti tante cose”. “Andate via !” replicò Hermione. “ Aspettate e vedrete: è spaventoso” disse Mirtilla Malcontenta, uscendo dal bagno dove vi era Hermione e mettendosi dietro ai tre. “Signorina Granger, le consiglio di uscire immediatamente !” replicò Severus. “Hai sentito, Hermione: qui con noi, c’è anche il Professor Piton e non è un caso che ci sia” disse Ron. Clarice aprì la porta e, mentre essa si apriva, Hermione spiegò: “ Vi ricordate quando ho detto che la Pozione Polisucco era per le trasformazioni umane: erano peli di gatto, quelli che ho tolto dalla divisa di Millicent Burstorg” e voltandosi, i tre rimasero a bocca aperta: di fatti, Hermione era per metà gatto e per metà umana. “ Guardate la mia faccia” disse tristemente Hermione. “Guarda la tua coda” disse ridendo Ron ed anche Mirtilla Malcontenta rise. “Andiamo, Signorina Granger: la porto in Infermeria” disse Severus e la trascinò dal bagno e, con gli altri due, uscì dal bagno delle ragazze, portandola all’Infermeria.

Poco dopo, mentre Madama Chips si occupava di Hermione, Severus si voltò verso Clarice e Ron e, con voce arrabbiata disse: “ Spero che, ora, siate contenti: grazie a voi, la Signorina Granger sta sputando palle di pelo”.  “Non lo sapevamo che, quei peli, erano di gatto” disse Ron. “Ma sapevate della Pozione Polisucco, vero ?!” replicò Severus e, non ricevendo nessuna risposta, continuò dicendo: “Molte cose sono proibite nella scuola, inclusa quella di preparare pozioni che non sono adatte a bambini del secondo anno. La Pozione Polisucco, oltre ad essere pericolosa, è anche molto difficile da preparare, anche se so che la Signorina Granger è molto brava in queste cose; però, non capisco del perché l’abbiate usata e, soprattutto, come vi sia venuta in mente ?”. “Mi dispiace, ma non possiamo dirtelo, papà” disse Clarice. “Ah, allora la mettere così ?! Bene…allora, se voi non volete prendervi le vostre responsabilità, io mi prenderò le mie: da domani sera e fino alla fine della scuola, sconterete una punizione con me, per tre volte a settimana, e, per le restanti volte, invece, la sconterete con la vostra Capo Casa” spiegò Severus. Clarice e Ron rimasero a bocca aperta; poi, Clarice disse: “Ma come faremo ?! Abbiamo anche i compiti da fare e studiare per le verifiche”. “Farete tutto; d’altronde, ve lo siete voluti voi ciò, no ? Ovviamente, queste due punizioni, saranno anche per la Signorina Granger, ovviamente, quando si sarà rimessa” disse Severus. Ci fu un po’ di silenzio; poi, aggiunse chiedendo: “ A proposito, dove avete preso gli ingredienti per preparare la Pozione Polisucco ?”. Clarice e Ron si guardarono preoccupati negli occhi e, poi, rivoltarono lo sguardo verso Severus il quale, ormai, aveva già capito come era andata la faccenda; quindi, disse: “ Non c’è bisogno che me lo dite: non eravate lì per caso, quando quella volta, vi ho beccato di fianco alle mie scorte personali e, sempre non a caso, vi eravate portati a dietro il Mantello dell’Invisibilità. Però, per questo motivo, non posso darvi nessun altra punizione, visto che ne avrete per tutta settimana; quindi, vi toglierò, per il momento, 30 punti a testa, che diventeranno 60, se non ritornerete subito nel vostro dormitorio” ed uscì dall’Infermeria. “Bé, poteva andarci peggio” disse Ron e Clarice gli lanciò un’occhiataccia; poi, sospirando, disse: “Andiamo da Hermione: ora, è quella che ha più bisogno” ed andarono dall’amica. Poco dopo… “No! Non dovete vedermi così ! Sono orribile !” disse Hermione, coprendosi la faccia con le mani e dando di schiena a Clarice e Ron; quest’ultimo, le disse: “No, non sei orribile; anzi, invece io e Clarice troviamo che sei bellissima ed anche il Professor Piton la pensa alla nostra stessa maniera”. “Ve lo ha detto lui ?” domandò Hermione. “No, però, sono sicuro che la pensi proprio così” rispose Ron. “Che stupida che sono stata: dovevo prenderle i capelli direttamente dalla testa e non dalla sua casacca” disse Hermione. “Non potevi saperlo; e, poi, tutti commettono degli errori, anche i più bravi” disse Clarice. Ci fu silenzio, nel quale si sentiva solo il dormire delle persone nei quadri; quindi, Clarice aggiunse dicendo: “Hermione, lo so che ti sembrerà strano, ma il mio papà ha dato quelle punizioni anche a te”. “Non è strano: ha fatto solo il suo lavoro” disse Hermione, dando sempre loro di schiena. “Come sarebbe a dire che ha fatto solo il suo lavoro ?! E’ stato ingiusto !” replicò Ron. “Ron, mio padre è un professore e, in quanto tale, deve far sì che noi rispettiamo le regole della scuola” disse Clarice, guardandolo. “Sì, ma è anche tuo padre e, quindi, almeno per una volta, poteva, almeno, chiudere un occhio” disse Ron. “Lo ha già chiuso, quando siamo scesi, l’anno scorso, nella botola per andare a fermare Raptor” disse Clarice, incrociando le braccia ed entrambi rivoltarono lo sguardo verso Hermione, la quale, sempre dando loro di spalle, disse: “ Mentre io mi rimetto, voi promettetemi che continuerete con le ricerche”. “Già, così il Professor Piton, ci espellerà” disse Ron, ma, dopo che ebbe ricevuto un’altra occhiataccia da Clarice, si corresse dicendo: “ Continueremo le ricerche cercando, anche, di evitare di metterci nei guai, così il Professor Piton non ci espellerà”. Madama Chips ritornò da loro e, rivolta a Clarice e Ron, disse: “Fareste meglio a ritornare nel vostro dormitorio: alla Signorina Granger, ci penso io”. “Non potremmo farle compagnia ?” chiese Clarice. “Suo padre mi ha detto di farvi ritornare immediatamente nel dormitorio, o saranno guai per voi, se doveste ritornare qui e trovarvi che girate ancora per il castello; e, poi, la Signorina Granger se la caverà anche senza di voi” rispose Madama Chips. “ Va bene” disse tristemente Clarice; poi, aggiunse dicendo, rivolta ad Hermione.: “Allora, ci vediamo quando ti sarei ripresa; mi raccomando: ti rivogliamo in forma”. “Ci proverò: a me basta solamente smettere di sputare palle di pelo” disse Hermione e ne sputò un’altra dentro al secchio, che le aveva dato Madama Chips. “Cerca di non rovinarti” disse Ron. “Intanto, non può andarmi peggio di così” disse Hermione e Clarice e Ron, uscirono dall’Infermeria. Mentre salivano su per le scale, che conducevano al settimo piano, dove si trovava il loro dormitorio, Ron disse: “Siamo stati proprio sfortunati nell’incontrare tuo padre, proprio quando stavamo ritornando noi stessi”. “Quest’anno non me ne va bene una: prima, io e te, non riusciamo a passare attraverso la barriera, perché Dobby l’ha chiusa prima del previsto; poi, Allock è il nuovo Professore di Difesa Contro le Arti Oscure; i Serpeverde hanno le nuove Nimbus 2001; io parlo con i Serpenti e, tutti, pensano che io sia l’erede di Serpeverde” spiegò Clarice. “Bé, almeno, ci sono anche delle cose positive: Allock ti adora, perché, grazie alla vostra foto in prima pagina, le vendite della “Gazzetta del Profeta” sono duplicate; hai vinto contro i Serpeverde, anche se loro avevano le scope più veloci della tua e, Malfoy, non è l’erede di Serpeverde” spiegò Ron. “E, quest’ultima cosa, la ritieni positiva ?! Se Malfoy non è l’erede di Serpeverde, ciò sta a sottintendere che lo sia io” replicò Clarice. “Ma non ne siamo sicuri” disse Ron. “Tutta la scuola accusa me, per quelle pietrificazioni e, dopo che ho parlato con quel serpente, le cose non sono affatto migliorate” disse Clarice. “Però, ci sono io dalla tua parte; ed Hermione; Silente; la Professoressa McGranitt; tua madre; Hagrid e, soprattutto, tuo padre: noi ti sosteniamo e, vedrai, che non sarai mai sola” spiegò Ron. “So che posso sempre contare sul vostro aiuto ma, questa, è una faccenda che devo sbrigare da sola: io sono la Rettilofona e, in quanto tale, solo io posso celare il mistero della Camera dei Segreti, prima che la storia si ripeta di nuovo” spiegò Clarice. “E’ troppo pericoloso e tuo padre non vuole che rischi la vita inutilmente…un’altra volta” disse Ron. “Non la rischio inutilmente, ma per una buona causa” replicò Clarice. “Buona causa ?! Clarice, ci sono stati dei pietrificati; tu hai parlato con un serpente e, chissà, che cosa potrà succedere la prossima volta” disse stupito Ron. “Non ho altra scelta: ormai, non si può più tornare indietro” disse Clarice. “Giusta causa o no, come ti ho detto tu non sarai mai sola: io ed Hermione ti aiuteremo” disse Ron. Clarice si fermò, così come Ron; poi, disse: “ Non voglio mettere in rischio la vostra vita, come è successo l’anno scorso: quest’anno, è diverso”. “Rinuncia a questa possibilità: ormai, lo sai benissimo che io, Hermione e tuo padre ti inseguiremo anche sulla luna, potendo” disse Ron. “Non azzardatevi troppo, però” disse la persona nel quadro. Clarice e Ron la guardarono; poi, Clarice gli disse: “Ci scusi, ma questa, sarebbe una conversazione privata, solo tra me ed il mio amico”. “No, scusatemi me: non volevo origliare, ma siete proprio davanti al mio dipinto” disse la persona nel quadro.

Clarice e Ron non replicarono e, quindi, decisero che era meglio riprendere a camminare, anche perché se qualche professore o prefetto sarebbe passato di qui e li avrebbe visto, avrebbe, di sicuro, dato loro un’altra punizione. Ad un certo punto, Clarice si fermò, così come Ron, il quale le domandò: “Che cosa c’è ?”. “Altra acqua” rispose Clarice e, corse per il corridoio da dove essa proveniva; mentre correvano, Ron disse: “Ci andremo a cacciare sicuramente nei guai: tuo padre ci aveva detto che dovevamo andare nel nostro dormitorio”, ma Clarice non lo ascoltò neanche ed arrivarono al corridoio del secondo piano, dove vi era il bagno delle ragazze: “Che schifo” disse Ron. “Mirtilla Malcontenta ha fatto allagare il bagno” disse Clarice. Di fatti, quando vi arrivarono, tutti i rubinetti erano aperti e, per terra, era pieno d’acqua. Mirtilla Malcontenta era seduta davanti alla finestra e stava come piangendo e, quando vide i due, li guardò e disse loro: “Volete lanciarmi addosso qualche altra cosa ?”. “Perché dovremmo lanciarti addosso qualcosa ?” chiese Clarice. “Non chiederlo a me: ero qui, che mi facevo gli affari miei e qualcuno ha pensato che fosse divertente tirarmi addosso un libro” rispose Mirtilla Malcontenta. “Ma, che può farti se, uno, ti tira addosso qualcosa ? Insomma, ti passerebbe solo attraverso” disse Ron. “Ah, certo: scaraventiamo libri su Mirtilla, tanto lei non sente niente ! 10 punti se le trapassi lo stomaco ! 50 punti se le trapassi la testa !” replicò arrabbiata Mirtilla Malcontenta volando di fronte a Ron e Clarice, la quale domandò: “Chi te l’ha tirato, si può sapere ?”. Mirtilla Malcontenta la guardò e rispose: “ Non lo so; non l’ho visto: me ne stavo seduta sul sifone, pensando alla morte ed è caduto, trapassandomi la testa” e, rimpiangendo, se ne volò via. “Quella ha un sacco di problemi” disse Ron. Ad un tratto, Clarice notò qualcosa per terra; quindi, si avvicinò ad esso e lo raccolse: “Sarebbe quello il libro ?!” disse stupito Ron. “Probabile ma, è meglio se lo facciamo vedere anche ad Hermione. Andiamo” disse Clarice e, corse fuori dal bagno delle ragazze, seguita, ovviamente, da Ron.

Poco dopo, Clarice e Ron erano seduti accanto al letto di Hermione, la quale stava osservando il libro, che si trattò essere un diario: “Se il Professor Piton dovesse scoprirci ancora qui…”, ma Clarice lo fermò dicendo: “…non ci potrà fare nulla, perché gli diremo che siamo qui per far compagnia ad Hermione”. “E, lui, non credendo alla nostra bugia, ci spedirà immediatamente a letto, ma io nel dormitorio, mentre tu nei sotterranei” disse Ron. “Suvvia, ragazzi, non dovete essere così precipitosi: il Professor Piton non ripasserà da queste parti” disse Hermione, mentre sfogliava il diario. “Ne sei sicura ?” chiese Ron. “Certo: poco fa, è venuto per vedere come stavo e, poi, se ne è andato via” rispose Hermione; poi, aggiunse dicendo: “ C’è un nome in questo diario: Tom Orvoloson Riddle”. “Tom Orvoloson Riddle ?! Aspettate, conosco questo nome…perché conosco questo nome ?! Ma certo: la sera in cui ero in castigo, avevo il compito di lucidare gli argenti nella Sala Trofei” spiegò Ron. “Il castigo del mio papà o della nonna ?” domandò Clarice. “Quello di tua nonna. Me lo ricordo bene, perché non facevo che vomitare lumache sul trofeo di Tom Riddle” aggiunse spiegando Ron. “Per cosa era il trofeo ?” chiese Clarice. “Aveva vinto un premio, 50 anni fa, per servigi speciali resi alla scuola” rispose Ron e diede il diario, visto che lo aveva preso precedentemente da Hermione, a Clarice. “50 anni fa ?! Ne sei sicuro ?!” domandò stupita Hermione. “Sì; perché ?” chiese Ron. “Non ricordi quello che ti ha detto Malfoy ? La Camera dei Segreti fu aperta l’ultima volta…” iniziò a dire Hermione, ma Clarice finì la frase, dicendo: “…50 anni fa. Questo vuol dire…”, ma, stavolta fu Hermione ad interromperla, dicendo: “…che Tom Riddle era qui, ad Hogwarts, quando è accaduto. E, se avesse scritto quello che ha visto ? E’ possibile che sapesse dove era la Camera; come aprirla e persino sapere che genere di creatura ci vive. In questo caso, chi si cela dietro queste aggressioni, non vorrebbe che il diario circolasse, dico bene ?”. “Brillante teoria, Hermione, però, ha un piccolo difetto: non c’è scritto niente, in questo diario” disse Clarice e mostrò agli altri due, le pagine bianche del diario. “Questo è proprio un bel problema” disse Ron.

Ad un certo punto, si sentirono dei passi; quindi, Hermione disse loro: “Ragazzi, fareste meglio a ritornare nel dormitorio, prima che…”, ma non fece in tempo a finire la frase, che una voce disse: “Buona sera”. I tre si voltarono, per vedere Severus, sulla soglia dell’entrata all’Infermeria e, mentre camminava verso di loro, Ron disse sottovoce a Clarice: “Lo sapevo che dovevamo ritornare subito al nostro dormitorio: ora, a causa della tua cocciutaggine, ci toglierà altri punti”. “Stai calmo, Ron” disse Clarice. Dopo essere arrivato da loro, Severus domandò, rivolto a Clarice ed a Ron: “Allora, come mai voi due, vi trovate qua in Infermeria, quando vi avevo espressamente detto di ritornare nel vostro dormitorio ?”. “Volevamo vedere se Hermione si era ripresa” rispose Clarice, nascondendo il libro dietro di se. “La Signorina Granger era sotto le cure di Madama Chips e, suppongo che, anche lei, vi avesse detto di ritornare nel vostro dormitorio, vero ?” e Clarice e Ron annuirono positivamente con la testa; quindi, Severus aggiunse dicendo: “Molto bene; quindi, mi sembra più opportuno per voi, ritornare nella vostra Sala Comune e lasciare riposare la Signorina Granger” ed uscì dall’Infermeria, seguito da Clarice e Ron, dopo ovviamente che, questi due, ebbero dato la Buona Notte ad Hermione. Mentre erano in corridoio, Severus si fermò, così come i due e disse: “Signorino Weasley, ritorni nel dormitorio”. Ron e Clarice si guardarono perplessi; poi, dopo aver rivoltato lo sguardo verso Severus, Clarice gli chiese: “Ed io ?”. “Tu verrai con me: voglio scambiare due chiacchiere” rispose Severus. “Bé…allora, ci vediamo al tuo ritorno” disse Ron e salì su per le scale. “Andiamo, Clarice” disse Severus e si avviò verso i sotterranei, seguito da una Clarice molto preoccupata di ciò che le poteva dire il suo papà. Finalmente, si è scoperto che Malfoy non è l’Erede di Serpeverde ma, allora, chi sarà ? E che mistero si cela dietro al diario di Tom Riddle ? Che cosa dirà Severus alla sua bambina ? Per scoprirlo, non ci resta che aspettare il prossimo episodio, intitolato: “ IL DIARIO DI TOM RIDDLE”.

 

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Capitolo 29
*** Il Diario di Tom Riddle - Parte I ***


Severus condusse Clarice nei sotterrai e, dopo aver aperto la porta dell’Aula di Pozioni, indicò a Clarice di entrarvi: la bambina vi entrò e, dopo essersi fermata davanti alla scrivania, Severus chiuse la porta ed insonorizzò l’aula, con un potente incantesimo; poi, camminò verso Clarice e, fermandosi davanti a lei, le disse: “Siediti nel primo banco” e Clarice fece come le era stato chiesto, tenendo il diario sulle sue ginocchia.

Severus prese una sedia e, dopo essersi seduto di fronte a lei, le disse: “Perché quanto ti dico una cosa, tu devi sempre fare il contrario ?! Mi avevi promesso che, quest’anno, avresti fatto la brava, e non intendo solo nel campo scolastico”. Clarice alzò lo sguardo verso di lui e disse: “Io e Ron volevamo solo andare a trovare Hermione”. “Eravate stati da lei, cinque minuti prima; che motivo c’era di andarla a trovare ancora ?!” replicò Severus. “Ecco…dovevamo farle vedere qualcosa” disse titubante Clarice. “Che cosa ?” domandò Severus. Clarice, allora, prese il diario da sopra le sue ginocchia e, dopo averlo messo sul banco, rispose: “Questo diario: io e Ron lo abbiamo trovato nel bagno delle ragazze” e Severus, dopo averlo preso in mano, lo sfogliò; quindi, Clarice aggiunse dicendo: “Come puoi vedere, non c’è scritto niente e, noi, non sappiamo il perché”. “Come mai lo avete trovato proprio nel bagno delle ragazze ?” chiese Severus, mentre continuava a sfogliarlo. “Io e Ron stavamo ritornando nel nostro dormitorio, quando abbiamo visto tanta acqua per terra; allora, siamo andati nel corridoio del secondo piano e, anche lì, vi era molta acqua; successivamente, siamo andati nel bagno delle ragazze, dove abbiamo visto tutti i rubinetti aperti e l’acqua, ovviamente, per terra” rispose Clarice. “Avete scoperto chi potesse essere stato ?” domandò Severus, continuando a sfogliare il diario. “Abbiamo chiesto spiegazioni a Mirtilla Malcontenta, ma lei ci ha detto di non aver visto chi potesse essere stato: l’unica cosa che ha visto, è stato questo diario passarle per la testa” rispose Clarice.

Severus smise di sfogliare il diario e, dopo averlo rimesso sul banco, disse: “Bé, chiunque è stato, non riguarda tu ed i tuoi amici”. “E, se invece, è collegato alla Camera dei Segreti ? Non so se l’hai notato, ma il diario aveva un proprietario: Tom Orvoloson Riddle” spiegò Clarice. Severus la guardò; poi, fingendo disse: “Non ho mai sentito questo nome”. “Ha frequentato Hogwarts 50 anni fa; guarda caso, proprio quando è stata aperta, l’ultima volta, la Camera dei Segreti. Magari, io…” iniziò a dire Clarice, ma Severus, la fermò dicendo con voce arrabbiata: “…tu non farai niente ! Non è compito tuo indagare in queste cose !”. “Allora, di chi è il compito ?” chiese Clarice. “Del Ministero della Magia e di tuo nonno” rispose Severus. “Bé, che problema c’è: andiamo dal nonno e chiediamogli spiegazioni” disse Clarice e si alzò in piedi, ma Severus la fermò nuovamente, dicendo: “ Tu non andrai da nessuno parte e non chiederai nulla al nonno, perché sono sicuro che lui, poi, ti metterà in testa strane idee” e, dopo che Clarice si fu riseduta, Severus aggiunse dicendo: “Così va meglio”. “Papà, questo diario potrebbe essere la risposta a tutto ciò che sta accadendo e, magari, potrò anche scoprire se sono veramente io l’erede di Serpeverde oppure no . Prova a pensarci: d’altronde, ne va della mia vita” spiegò Clarice. “Piccola mia, lo so che ne va della tua vita, ed è proprio per questo che non voglio che la rischi inutilmente, per un diario che ha le pagine bianche ed ingiallite dall’età. Io non voglio perderti: ho solo te” disse Severus e l’accarezzò su una guancia. “Tom Riddle ha frequentato Hogwarts 50 anni fa: sei sicuro di non sapere niente di lui ?” domandò Clarice. “Assolutamente niente e neanche tu dovresti” rispose fingendo Severus. Ci fu un po’ di silenzio; poi, Severus chiese: “Vuoi un po’ di the ?”. “Oh, sì, grazie” rispose Clarice e Severus andò nella piccola cucina, accanto all’aula, per preparare il the.  

Non sapendo che fare, Clarice decise, nuovamente, di sfogliare il diario ma, proprio come prima, le pagine erano ancora bianche: “Ma perché sono tutte bianche ? Nessuno lascia un diario in un bagno” disse Clarice. “Hai detto qualcosa, piccola mia ?” domandò Severus dalla cucina. “No, niente, papà: stavo solo pensando a voce alta” rispose Clarice e, poi, riporse l’attenzione sul diario. Sfogliava; sfogliava e sfogliava ma, come volersi dire, le pagine erano bianche: “Cosa speri di ottenere, Clarice, da un diario bianco ?! Naturalmente niente….a meno che…” disse Clarice e, prendendo la penna d’oca che vi era nel calamaio davanti a se, fece cadere l’inchiostro nella prima pagina e, con sua sorpresa, l’inchiostro svanì. Clarice provò, quindi, a girare pagina ma, l’inchiostro, non era andato in essa; quindi, rimettendo la pagina di prima, disse: “Forte !”. “Clarice, ecco il the: è un the speciale, perché sa di arancia” disse Severus ritornando nell’aula, con in mano il vassoio, dove sopra vi erano due tazzine ed una teiera e, mentre lo metteva nel banco accanto a quello dove era seduta Clarice, quest’ultima disse: “Papà, ho scoperto il mistero di questo diario”. “Davvero ?! E quale sarebbe ?” chiese Severus, mentre prendeva le due tazzine e ne metteva una davanti a Clarice e una davanti a se. “Ho lasciato cadere una macchia d’inchiostro sulla prima pagina e, indovina un po’: l’inchiostro è sparito” rispose Clarice. “Hai guardato se è andato nell’altra pagina ?” domandò Severus, mentre versava, con la teiera, il the nella sua tazzina. “Sì, ma non c’é…sai, stavo pensando di poter scrivere qualcos’altro: ho la strana sensazione che questo diario possa parlarmi” rispose Clarice. “Fattela andare via questa sensazione, perché tu non scriverai nient’altro su quel diario” replicò Severus, versando il the anche nella tazza di Clarice, la quale disse: “ Ma, almeno, fammi solo provare: ti prometto che, se non riceverò nessuna risposta, ti darò questo diario e, tu, lo porterai al nonno”.

Severus la guardò; poi, mentre metteva lo zucchero nella tazzina, disse: “ Va bene, ma solo una frase”. “Grazie, papà” disse Clarice e, dopo aver intinto la penna d’oca nell’inchiostro, scrisse sulla prima pagina: “ Mi chiamo Clarice Piton” e la scritta scomparì. “Ehi, è scomparsa” disse Clarice. “Aspetta a cantare vittoria: magari, adesso, non compare niente” disse Severus, mentre sorseggiava un po’ di the; poi, aggiunse dicendo: “Intanto che aspetti, bevi un po’ del tuo the che, se no, si raffredda”, ma, appena ebbe finito la frase, sul diario, al posto della frase che aveva scritto prima Clarice, comparve scritto: “ Ciao, Clarice Piton, io sono Tom Riddle” lesse, a voce alta, Clarice. Severus rimase senza parole e, dopo aver appoggiato la tazzina sul vassoio, disse: “Clarice, non fare cose stupide”; ma, Clarice, ormai, stava già scrivendo: “ Tu sai qualcosa riguardo la Camera dei Segreti ?”. La frase scomparì ancora, per poi, ricomparire, dicendo: “ Sì”, lesse Clarice. “Clarice, ti prego, fermati finché sei ancora in tempo”, ma, nuovamente, Clarice stava già scrivendo: “ Allora, puoi parlarmene ?” e, dopo che la scritta fu sparita, ne comparve un’altra, con scritto: “ No”. “Oh, era proprio quello che volevo sentire; ora, la smetti, per favore, e bevi il tuo the ?!” replicò Severus, ma, nel diario, Clarice lesse un’altra scritta che era appena apparsa: “ Ma te lo posso mostrare, se vuoi. Ti porterò indietro di 50 anni”. Clarice e Severus si guardarono e, Clarice stava per scrivere, quando Severus le mise le sue mani sulla sua e le disse: “Piccola mia, sei proprio sicura di quello che stai facendo ? Non mi sembra una cosa molto sicura”. “Vuoi venire con me ? Così, almeno, non ti preoccuperai” chiese Clarice. “Va bene; ma vengo, solo perché lo vorrebbe anche tua madre” rispose sospirando Severus e, alzandosi, si mise dietro a Clarice, mettendole le mani sulle spalle; poi, Clarice scrisse: “Sì” e, dopo che le pagine sfogliarono molto velocemente in avanti, fermandosi alla data del “13 giugno” una luce, li avvolse entrambi, facendoli entrare all’interno del diario, per, poi, ritrovarsi in un corridoio: “Dov…dove ci troviamo ?” domandò preoccupata Clarice, guardandosi intorno. “Ad Hogwarts, ma non so di preciso dove” rispose Severus; poi, aggiunse dicendo: “Coraggio: è meglio se esploriamo” e, mettendo un braccio intorno a Clarice, incominciarono a camminare; poi, girarono l’angolo e, ai piedi di una scalinata, videro un ragazzo, il quale stava guardando verso l’alto: “Chi pensi possa essere ?” chiese Clarice. “Non lo so e non lo voglio neanche sapere” rispose Severus. “Ma non veniva a scuola con te ?” domandò Clarice. “Bambina mia, siamo tornati indietro di 50 anni: io, non la frequentavo ancora Hogwarts” rispose Severus.

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Capitolo 30
*** Il Diario di Tom Riddle - Parte II ***


Clarice, allora, staccandosi da Severus, il quale non riuscì a prenderla in tempo e, rivolta al ragazzo, gli disse: “Scusa, puoi dirmi che cosa sta succedendo ?” e salì su per le scale e, quando gli fu quasi accanto, aggiunse dicendo stupita: “Tu sei Tom Riddle ! Scusa, mi senti ?”, ma il ragazzo, stava continuando a guardare verso l’alto. “Clarice, ma che cosa ti è saltato in mente ?! Non mi scappare mai più in quel modo” disse Severus, andando dietro di lei. “Papà, ho capito chi è questo ragazzo: è Tom Riddle” disse Clarice. “Ma ne sei sicura ?! Non mi sembra che ti abbia detto il suo nome” chiese stupito Severus. “Sì, ne sono sicura, però, gli ho chiesto qualcosa, ma non mi ha detto nulla: è come se non sentisse” rispose Clarice. “Forse, è sordo” disse Severus.

Dalle scale, scesero quattro anziani maghi, trasportando una barella e, sopra di essa, vi era qualcuno che, però, era coperto e, mentre essi passavano davanti a Severus e Clarice, quest’ultima, nel vedere un braccio penzolante dal lenzuolo, domandò con un po’ di paura: “Papà…ma che sta succedendo ?”. “Sei stata tu a voler venire qua e, ora, rimarremmo fino alla fine; però, qualunque cosa dovesse accadere, tu rimani sempre accanto a me” rispose Severus. “Riddle ! Vieni” disse, ad un tratto, una voce. Severus, Clarice e Tom voltarono lo sguardo verso l’alto, per vedere un Albus Silente più giovane: “Quello è il nonno ?!” disse stupita Clarice, rimanendo a bocca aperta. “Sembrerebbe proprio di sì; però, ora ascoltiamo che cosa ha da dire” disse Severus e, con Clarice, seguì Tom su per le scale, mentre Silente disse: “Non è saggio, girovagare a quest’ora di notte, Tom”. “Sì, Professore; il fatto è che , dovevo accertarmi che le voci erano vere” disse Tom. “Ho paura di sì, Tom: sono vere” disse Silente. “Anche sulla scuola ?! Non ho dove andare. Non chiuderanno sul serio Hogwarts, vero Professore ?” chiese preoccupato Tom. “Ti capisco, Tom, ma temo che il Preside Dippet, non abbia scelta” rispose Silente. “Signore, se tutto cessasse; se il responsabile venisse trovato…” disse Tom, ma si fermò; quindi, Silente gli domandò: “C’è qualcosa che desideri dirmi ?”. “No, Signore: niente” rispose Tom. Clarice e Severus inarcarono, contemporaneamente, un sopracciglio; poi, Severus disse: “Non mi convince molto questo ragazzo”. “Neanche a me; però, fin’ora, sembra sincero” disse Clarice. Anche Silente lo guardò stranamente; ma, poi, disse: “ Molto bene, allora: puoi andare”. “Buona notte, Signore” disse Tom e salì su per le scale, dirigendosi a destra, mentre Silente lo osservava. “Seguiamolo” disse Severus e, lui e Clarice, gli corsero a dietro, finché non arrivarono in un corridoio buio, ma leggermente illuminato da delle torce accese alle pareti: “Sembrano i sotterranei” disse Clarice. “E, invece, non lo sono: i sotterranei, non mettono così soggezione, almeno, non a me” spiegò Severus.

Ad un certo punto, Tom aprì una piccola porta e disse: “Buona sera, Hagrid”. La grossa persona che vi era all’interno, si voltò, rivelandosi un Hagrid molto più giovane; meno grasso; con i capelli corti e senza barba: “Non mi sarei mai immaginata Hagrid così” disse Clarice, rimanendo sulla soglia della porta, insieme a Severus, il quale disse: “Quando ho conosciuto Hagrid, lui era già come è adesso; cioè, come è ai nostri tempi”. “Sono costretto a consegnarti; non credo che tu volessi uccidere qualcuno, ma…” disse Tom, puntando la sua bacchetta magica contro Hagrid, il quale disse: “Non puoi: tu non capisci !”. “Domani arrivano i genitori della morta: il minimo che Hogwarts può fare, è assicurarsi che la Cosa che ha ucciso la loro figlia, sia eliminata !” replicò Tom, non togliendo la sua bacchetta magica da contro Hagrid, il quale disse: “ Non è stato lui: Aragog non ha mai ucciso nessuno ! Mai !”. “I mostri non sono animali da compagnia. E, ora, fatti da parte !” replicò Tom. “Papà, dobbiamo fare qualcosa: dobbiamo aiutare Hagrid !” disse Clarice. “Lo sai che non possiamo fare nulla: loro non ci possono vedere” disse Severus. “No ! Io non mi sposto !” replicò Hagrid, rimanendo davanti all’enorme baule. “Fatti da parte, Hagrid !” replicò Tom. “No !” replicò Hagrid. “ Ciste Mapeli !” gridò Tom e, dalla sua bacchetta, uscì un raggio, che colpì l’enorme baule, facendo cadere Hagrid da una parte. Dal baule, uscì un enorme coso, che sembrava un ragno: “Papà !” disse spaventata Clarice e Severus la strinse forte a se, mentre quel grosso ragno passava velocemente davanti a loro. “Arania Exumain” gridò Tom mancando, però, il ragno; poi, Severus e Clarice voltarono lo sguardo verso i due e Hagrid gridò, cercando di andare dietro al ragno: “Aragog ! Aragog !”, ma Tom lo fermò, puntandogli la bacchetta magica contro; per poi dirgli: “Non posso lasciarti andare ! Ti toglieranno la bacchetta, per questo: sarai espulso”. Ad un certo punto, Clarice e Severus vennero allontanati dai due e Clarice gridò: “Hagrid ! Hagrid ! Hagrid !” e, dopo che una forte luce li avvolse, entrambi si ritrovarono nell’Aula di Pozioni.

Per un po’, padre e figlia si guardarono negli occhi, cercando di rimettere a posto i fatti che avevano appena visto e, poi, di corsa, uscirono fuori dall’aula: “Dobbiamo andare immediatamente da tuo nonno” disse Severus, mentre camminavano, a passo veloce, lungo i corridoi. “No, dobbiamo andarlo a dire a Ron” disse Clarice. I due, quindi, si fermarono prima della scalinata principale; poi, Severus disse: “ Va bene, ma, dopo che avremmo parlato con il Signor Weasley, andremo da tuo nonno” e, tutti e due, salirono le scale, fino al settimo piano, dove si trovava il dormitorio di Grifondoro.

Poco dopo… “Papà, io non posso entrare qui: è il dormitorio dei maschi” disse Clarice mentre, con Severus, se ne stava fuori dalla porta del dormitorio dei maschi. “Stanno tutti dormendo: che cosa vuoi che ti dicano ?” disse Severus. “Non è una cosa appropriata” disse Clarice. “Finiscila ed entriamo: non ho tempo da perdere” replicò Severus e, dopo aver aperto la porta, Clarice andò di fianco al letto di Ron che, visto anche l’orario, stava dormendo: “Ron ! Ron, svegliati !” disse Clarice. Ron, allora, si girò e, voltandosi verso Clarice, le chiese ancora assonnato: “Che c’è ? Che è successo ?; poi, dopo aver guardato verso la soglia della porta, i suoi occhi si aprirono del tutto, nel vedere anche Severus il quale, disse: “No, non sono un incubo, Signor Weasley: ci sono anche io qua”. “E’ stato Hagrid: Hagrid ha aperto la Camera dei Segreti 50 anni fa” rispose Clarice. Ron rimase senza parole nel sentire ciò; ma, poi, domandò: “E, ora, che cosa facciamo ? Non possiamo andare da Hagrid e dirgli “ Hagrid sappiamo chi è stato ad aprire la Camera dei Segreti 50 anni fa: tu”. “Certo che non potete: l’unica cosa da fare, è tenere la bocca chiusa” rispose Severus, avvicinandosi ai due. “Anche con Hermione ?” domandò Clarice. “No: la Signorina Granger deve essere informata visto che, se non siete in tre, non potete cacciarvi nei guai” rispose Severus. “Vuoi dire in quattro: l’anno scorso, anche tu sei sceso con noi, lungo la botola e ci hai aiutato a sconfiggere Raptor” spiegò Clarice. “Non potevo permettere che la mia unica figlia, venisse uccisa da un mago psicopatico: la mia stirpe deve andare avanti” disse Severus. Ron e Clarice lo guardarono stranamente; poi, Ron chiese: “Quando è che andremo ad avvisare Hermione ? Non ora, vero ?”. “No, ora andrò da Silente” rispose Severus, dirigendosi verso la porta. “Andrai ?!” disse stupita Clarice, seguendolo, per poi, fermarsi nella Sala Comune. “Sì, andrò” disse Severus. “Pensavo che, anche io, dovessi venire con te” disse Clarice. “No, tu rimarrai qui: domani mattina, hai lezione” spiegò Severus. “Ma papà…” iniziò a dire Clarice, ma Severus la fermò, dicendo: “Niente “ma papà”, Clarice: vatti a cambiare e vai a letto; ti prometto che, domani mattina, vi racconterò ciò che mi ha detto tuo nonno” e, stava per uscire, quando Clarice lo fermò,  domandandogli: “Gli porterai anche il diario ?”. Severus si voltò e le rispose dicendo: “No: per il momento lo terrò io; però, cuccioletta, mi devi promettere che non ne parlerai con nessun altro, d’accordo ?” e, dopo che Clarice ebbe annuito positivamente con la testa, Severus si rivoltò ed uscì dalla Sala Comune. Clarice rimase, un po’, nella Sala Comune; poi, decise di andare a letto e dormirci su.

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Capitolo 31
*** Il Diario di Tom Riddle - Parte III ***


Il mattino seguente, tutti gli studenti seguirono regolarmente le loro lezioni, proprio come se niente fosse successo. Clarice, Ron ed Hermione stavano camminando per uno dei giardini interno al castello, dopo aver fatto un’ora di Trasfigurazione ed una di Incantesimi e Clarice e Ron, avevano appena raccontato ad Hermione, ciò che era accaduto la sera precedente: “ Non può essere stato Hagrid…non può essere” disse stupita Hermione. “Neanche lo conosciamo, questo Tom Riddle: a me sembra uno schifoso, sporco spione” disse Ron. “Anche il mio papà la pensa esattamente come te” disse Clarice. “A proposito di tuo padre: ti ha già raccontato che cosa gli ha detto, ieri sera, il Preside Silente ?” chiese Hermione. “No, ancora no” rispose Clarice. “Credi che Silente possa avergli detto qualcosa in più su questo Tom Riddle ? In fin dei conti, hai detto che tu e tuo padre lo avete visto” domandò Ron. “E’ probabile, ma il nonno è molto misterioso e, se vuole rivelare qualcosa, parte sempre da lontano” rispose Clarice; poi, aggiunse dicendo: “Quel mostro aveva ucciso una persona: cosa avremmo fatto al suo posto ?”. “Sentite; Hagrid è nostro amico: perché non andiamo da lui e glielo chiediamo ?” disse Hermione. “E sai che visita allegra: “Ciao, Hagrid; dicci: hai sguinzagliato qualcosa di rabbioso e peloso nel castello, ultimamente ?” disse Ron. “Rabbioso e peloso ?! Non state parlando di me, vero ?” disse, ad un certo punto, una voce e i tre, voltandosi, videro davanti a se proprio Hagrid; poi, tutti e tre dissero insieme: “No”. “Cosa è quella roba, Hagrid ?” chiese Clarice, notando che Hagrid teneva in mano qualcosa di strano. “Oh, è un Repellente per Lumache Carnivore; per le Mandragole, sapete: secondo la Professoressa Sprite, devono crescere ancora un po’; poi, una volta guarite dall’acne, potremmo tagliuzzarle e stufarle; e, poi, diepitrifecheremo quelle persona in Infermeria. Nel frattempo, però, voi tre fareste meglio a tenere gli occhi aperti, intesi ?” rispose Hagrid e se ne andò. “Povero Hagrid: non è cattivo” disse Clarice. “Già: anche se, da lui, non è una novità sapere che ha dei mostri, a posto di animali domestici: basta vedere Fuffy, l’anno scorso” disse Ron. “Ragazzi, ma quando lo volete capire, che Hagrid non centra niente con questa storia: non è stato lui ad aprire la Camera dei Segreti” replicò Hermione. “Ci crederò, quando quest’anno sarà finito” disse Ron.

Ad un certo punto, Neville corse verso di loro e, mentre riprendeva fiato, disse: “ Clarice…non so chi è stato…ma vieni subito ! Vieni !” e, i tre, corsero all’interno del Castello ma, quando arrivarono nel dormitorio delle femmine, trovarono il caos più totale: carte per terra; lampade ad olio rotte; piume; libri; ed il letto di Clarice a pezzi, mentre Hedwige se ne stava, impaurita, sopra il comodino, accanto al letto di Clarice, che non riusciva ancora a credere di tutto ciò che era successo e, mentre andò tra la sua roba e, cercava qualcosa, Hermione disse: “Deve essere stato un Grifondoro: nessun altro conosce la nostra parola d’ordine; solamente uno studente”. “Chiunque fosse, di sicuro cercava qualcosa” disse Ron. “E l’ha trovato: il diario di Tom è sparito” disse Clarice, guardando i tre. “Ma il diario, non ce lo aveva tuo padre ?” domandò Ron. “Sì, ma, stamattina presto, me lo sono ritrovata sul mio comodino: evidentemente, ha deciso che dovevo tenerlo io” rispose Clarice, mentre accarezzava Hedwige, cercando di calmarla un po’. “Dobbiamo avvertirlo di ciò che è appena successo” disse Hermione. Clarice, allora, guardò Neville e gli disse: “Neville, vai a chiamare mio padre e digli di venire immediatamente qua”. “Ma…ma…devo andare proprio io ?” chiese, già pieno di paura, Neville. “Vai” rispose Clarice e Neville corse a chiamare Severus. “Hai dato l’incarico alla persona sbagliata: Neville ha talmente paura di tuo padre, che non riuscirà a dire nulla” disse Ron. “Ho fiducia in Neville: è un mio amico ed anche vostro e, poi, se non fosse stato per lui, l’anno scorso non avremmo vinto la Coppa delle Case” disse Clarice. “Però, ciò non toglie il fatto che abbia sempre paura di tuo padre” disse Ron.

Intanto, Neville era arrivato ai sotterranei e sapeva benissimo che, in quel momento, Severus stava insegnando agli alunni del quarto anno; però, doveva assolutamente avvertirlo di ciò che era successo nel dormitorio dei Grifondoro; quindi, dopo essersi fatto un po’ di coraggio, bussò. Dopo aver sentito un “avanti” scocciato, aprì lentamente la porta e Severus, nel vederlo, disse: “Signor Paciock, vedo che, alla fin fine, ama le mie lezioni ma, visto che lei è molto sbadato, forse non ricorda che, oggi, non avete lezione con me” ed, alcuni studenti, risero. “Ve…ve…” iniziò a dire, titubante, Neville, ma nulla usciva dalla sua bocca. “Signor Paciock, ho una lezione da mandare avanti; quindi, veda di non balbettare e mi spieghi del perché è venuto a disturbarmi” replicò arrabbiato Severus. “Ve…ve…vengo per conto di Clarice: mi ha detto di andare immediatamente nel dormitorio dei Grifondoro” spiegò Neville. “Le è successo qualcosa di grave ?” domandò preoccupato Severus. “No, ma è meglio che venga a vedere” rispose Neville. Ci fu un po’ di silenzio; poi, Severus disse, rivolto agli studenti ai quali stava insegnando: “La lezione è finita ! Per la prossima volta, voglio due rotoli di pergamena, sulla Pozione Soporifera” e, insieme a Neville, uscì dall’Aula di Pozioni. Vedendo che il suo padrone se ne stava andando, Artemisia, che fino in quel momento se ne era stata acciambellata su un cuscino, accanto alla scrivania di Severus, si alzò e corse dietro ai due. “Spero che, ora, mi possa spiegare che cosa è successo esattamente” disse Severus, mentre con Neville ed Artemisia, che li aveva appena raggiunti, stava salendo su per la scalinata principale. “E’…è…è difficile da spiegare, Professor Piton ed è proprio per questo motivo che sono venuto a chiamarla” spiegò Neville. “Non è venuto di sua spontanea volontà, ma l’ha mandata mia figlia; quindi, non si prenda tutti i meriti” disse Severus. Neville ci rimase molto male da questa frase, perché Severus non gli diceva mai niente di bello e, in due anni, non aveva mai ricevuto, da lui, neanche un misero complimento, nemmeno per quella volta che aveva cercato di fermare Clarice, Ron ed Hermione, prima che uscissero dalla Sala Comune e scendessero nella botola.

Camminarono ancora un po’, finché non entrarono nella Sala Comune dei Grifondoro e, dopo aver salito le poche scale, arrivarono nel dormitorio delle femmine e, fu proprio lì, che Severus rimase senza parole nel vedere tutto il caos che vi era; poi, vedendo Clarice che se ne stava ad osservare la sua roba per terra, corse da lei e, preoccupato, le chiese: “Bambina mia, come stai ? Non ti è successo qualcosa, vero ?”. “Papà, io sto bene, ma guarda il mio letto: è distrutto” rispose Clarice. “Diremo agli elfi del castello di cambiarlo: vedrai che te ne metteranno uno ancora più bello” disse Severus, mentre la stringeva forte a se. Clarice si staccò dall’abbraccio di Severus e disse: “Non mi interessa se il letto sarà più bello di quello che avevo prima: l’importante, è ritrovare il diario di Tom”. Severus inarcò un sopracciglio e stupito domandò: “Che cosa intendi dire ?”. “Intendo dire che, chiunque ha fatto tutto ciò, ha anche rubato il diario di Tom” rispose Clarice. Severus rimase, nuovamente, senza parole nel sentire ciò e, mentre si guardava intorno, Hermione gli chiese: “Professore, lei sa, per caso, chi possa essere stato ? Io penso che sicuramente, centra un Grifondoro, perché nessun altro conosce la nostra parola d’ordine”. Severus la guardò e rispose: “ A qualcuno, però, può essere scappata detto” e guardò malamente Neville. “Papà, Neville non è così stupido da lasciarsi scappato detto la nostra parola d’ordine; no, è un Grifondoro, non c’è dubbio” disse Clarice. “Bé, allora, deve trattarsi di un Grifondoro che ti deve odiare tantissimo, se è arrivato a distruggere il tuo letto” disse Severus. “Non ha tutti i torti” disse Ron. “Non c’è un modo per scoprire chi è l’artefice ?” domandò Clarice. “Ci sarebbe, ma è contro il regolamento della scuola” rispose Severus. “E quale sarebbe ?” chiese Clarice. “Veritaserum” rispose Severus. “So di cosa si tratta; è una pozione potentissima: una sola goccia di essa e si dice tutta la verità” spiegò Hermione. “Esatto, ed è proprio perché fa dire la verità, che la scuola ha proibito di usarla sugli studenti; quindi, questa idea è da escludere” disse Severus. “Ci deve essere un altro modo: c’è sempre” disse Clarice. “E se ce lo facciamo dire, con l’inganno, da qualcuno ?” domandò Ron. “Cioè ?” chiese Clarice. “Raduniamo tutti i Grifondoro in una stanza e chiediamo loro chi è stato” rispose Ron. “Si e magari ci dicono anche chi ha aperto la Camera dei Segreti; andiamo, Ron, ci vuole una vera idea” replicò Clarice. “Bé, più vera della mia…” disse Ron, rimanendoci un po’ male, perché la sua idea era stata nettamente scartata. “Ehi, forse, ho trovato la soluzione” disse Hermione. “Siamo tutti orecchie” disse Clarice.

Gli altri la guardarono stranamente; quindi, Clarice disse loro: “Vuol dire, che ha la nostra completa attenzione” e rivoltarono lo sguardo verso Hermione, la quale spiegò: “ Una volta, su di un libro, ho letto che i furetti hanno un ottimo fiuto; quindi, potremmo far fiutare, ad Artemisia, le cose che l’artefice ha toccato, così, lei, potrebbe trovare delle tracce”. “Ottima idea, Hermione: ci aiuterà Artemisia” disse Clarice. Il furetto, che era in mezzo a loro, li guardò stranamente e, scuotendo negativamente la testa, si andò a nascondere dietro a Severus, il quale disse: “Mi sa tanto, che non voglia collaborare”. “Artemisia sei la nostra ultima speranza: dobbiamo scoprire chi ha rubato il diario di Tom” disse Ron, ma Artemisia scosse ancora negativamente la testa e se ne rimase dietro a Severus, il quale disse: “Non insistete: quando se la sentirà, ci darà una mano”. “Ascolta, Artemisia; hai visto che cosa hanno fatto al mio letto e, tu, non hai mai sopportato che qualcuno mi trattasse male, vero ? Bé, se tu ci darai una mano, ti prometto che ti farò preparare, dagli elfi del castello, un bel piatto con frutta fresca; verdura e uva passa” spiegò Clarice. Nel sentire tutte queste cose, Artemisia drizzò le orecchie e guardò Clarice, la quale aggiunse dicendo: “Lo so che ti piacciono molto tutte queste cose e, in particolare, l’uva passa: non ne faresti mai a meno; ma, ne avrai, solamente, se ci aiuterai; se, no, ti dovrai accontentare degli avanzi della cena”. “Clarice, se non ti conoscessi così bene, direi, che questo, si tratta di un ricatto” disse Severus. “E che ricatto: da leccarsi i baffi” disse Ron. “Ron, ma tu pensi sempre a mangiare ?! A volte, sei peggio di un animale” replicò Hermione. Artemisia ci pensò un po’ su; poi, andò tra gli oggetti per terra e li annusò: “Sapevo che avresti accettato” disse Clarice.

Passò pochissimo tempo, perché Artemisia corse fuori dalla stanza, seguita da i cinque e la seguirono anche fuori dalla Sala Comune; nel corridoio del secondo piano, finché non si fermarono davanti all’Aula di Trasfigurazione: “Non capisco: perché ci siamo fermati qui ? L’abbiamo già avuta Trasfigurazione” disse Ron. Artemisia, quindi, grattò contro la porta dell’aula ed emise i suoi versetti; allora, Clarice disse: “ Dobbiamo entrare”. “E disturbare tua nonna ?! Non se ne parla” replicò Severus. “Anche prima, Neville ti ha disturbato, eppure sei qui con noi, no ?” disse Clarice. “Mi ha disturbato, perché lo hai mandato tu; qui, è diverso: non possiamo interrompere la lezione di tua nonna, per qualcosa che non sappiamo” replicò Severus. “Le diremo che siamo venuti qua, perché Artemisia ha fiutato una traccia” spiegò Clarice. “Non è gran che come spiegazione: magari, potremmo dirle che abbiamo bisogno di delucidazioni sulla lezione che abbiamo appena fatto” propose Hermione. “Anche questa non è un gran che come spiegazione: la nonna non crederà mai che, tu, hai bisogno di delucidazioni” disse Clarice. “Pe…perché non le diciamo che il Preside Silente le vuole parlare ?” propose Neville. Gli altri si guardarono; poi, riguardarono Neville e Ron disse: “Uao ! Neville, questa sì che è una grande idea”. “Sì, per una buona volta, le devo fare i miei complimenti, Signor Paciock” disse Severus. “Gra…grazie, Professor Piton” disse titubante Neville. “Ok, papà: bussa” disse Clarice. “Perché devo bussare proprio io ?!” domandò stupito Severus. “Perché la nonna ti crederà: se glielo diremo noi, non ci crederà” rispose Clarice.

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Capitolo 32
*** Il Diario di Tom Riddle - Parte IV ***


Severus sbuffò; poi, bussò e, dopo aver sentito “avanti”, aprì la porta, seguito da Clarice, Ron, Hermione e Neville; Artemisia invece, che stava ancora seguendo la traccia, corse e, dopo aver passato i cinque, si fermò accanto a Ginny e l’annusò: “Artemisia, ma che stai facendo ?! Smettila di annusare Ginny” replicò Clarice, ma Artemisia non la stette ad ascoltare. “Professor Piton, ha bisogno di qualcosa ?” chiese la Professoressa McGranitt. “Mi dispiace dover interrompere la sua lezione, Professoressa McGranitt, ma il Preside Silente ha chiesto urgentemente di lei” rispose Severus. “E’ successo qualcosa di grave ?! Non ci sarà stata un’altra aggressione ?!” domandò preoccupata la Professoressa McGranitt. “Nessuna aggressione; però, non mi voluto dire nient’altro” rispose Severus. “Va bene, verrò subito; ragazzi, voi rimanete qui e, mi raccomando, continuate a trascrivere ciò che c’è scritto sulla lavagna” disse la Professoressa McGranitt e si affiancò a Severus ma, quando passarono accanto al banco dove vi era seduta Ginny, videro che Artemisia la stava annusando: “E da un po’ che fa così: le ho già detto di smetterla, ma non mi ascolta” disse Clarice. “Signorina Weasley, per caso, di recente è stata a contatto con delle frutta ?” chiese Severus. “No, perché ?” rispose Ginny. Severus guardò, con la coda dell’occhio, sia Clarice, che Hermione e Ron; poi, ad un certo punto, Artemisia incominciò a ringhiare, proprio contro Ginny, la quale disse: “Ehi ma, adesso, che cosa le prende ? Eppure, mi conosce”. Severus, allora, la prese in braccio ma, il furetto, continuava a ringhiare contro Ginny; quindi, disse, rivolto alla Professoressa McGranitt ed ai quattro ragazzi: “Andiamo fuori: il Preside Silente ci sarà già aspettando” ed uscirono dall’Aula di Trasfigurazione ma, appena furono fuori, la Professoressa McGranitt, mise un potente incantesimo di in sonorizzazione contro la porta e, poi, rivolta a Severus, le disse: “Adesso, saresti così gentile da dirmi realmente del perché mi avete dovuto disturbare ?”. “Perché, non credi alle parole che ti ha detto il papà ?” domandò Clarice. “Non ho creduto nemmeno ad una parola di ciò che mi ha detto: se tuo nonno aveva bisogno, mi avrebbe chiamato prima” rispose la Professoressa McGranitt. “Il diario di Tom Riddle è sparito” disse velocemente Clarice. “Cosa ?! Non ho capito niente di quello che hai detto” replicò la Professoressa McGranitt. “Il diario di Tom Riddle è sparito” ripeté più lentamente Clarice. “Com…come…” disse titubante la Professoressa McGranitt, ma Severus la fermò, dicendo: “ E’ una storia molto lunga; ma, ora, stiamo cercando chi ha messo a soqquadro il dormitorio femminile dei Grifondoro e, soprattutto, chi ha distrutto il letto di Clarice”. “Noi pensiamo che sia stato sicuramente un Grifondoro, perché nessun altro conosce la nostra parola d’ordine” aggiunse dicendo Hermione. “Vedrò di far rimettere tutto a posto; però, non riesco ancora a capire, che cosa possa centrare con questo diario di Tom Riddle” disse la Professoressa McGranitt. “Chi ha distrutto il mio letto, ha anche rubato questo diario” spiegò Clarice.

La Professoressa McGranitt rimase senza parole nel sentire ciò; ma, poi, chiese: “Come mai Artemisia ha ringhiato contro Ginny Weasley ?”. “Non saprei ma, secondo me, centra con la traccia che ha seguito” rispose Severus, mentre accarezzava Artemisia, la quale scodinzolò. “Che traccia ?” domandò la Professoressa McGranitt. “La traccia che ci ha condotto qua: Artemisia ha annusato gli oggetti che ha toccato chi ha distrutto il letto di Clarice ed eccoci qua” rispose Severus. “E’ molto strana come cosa e, vorrei tanto aiutarvi, ma, ora, devo ritornare da i miei studenti” disse la Professoressa McGranitt e rientrò in aula. “Che cosa può significare ?” chiese Clarice. “Che Ginny potrebbe essere la colpevole” rispose Severus. “No, non la mia sorellina ! Non lei !” replicò Ron. “Ma Artemisia l’ha annusata, per poi ringhiarle contro: non aveva mai fatto così prima, no ?” disse Hermione. “Ma Ginny non può essere stata, ne sono sicuro” disse Ron. “Ron, in quanto suo fratello più grande, è normale, per te, dire queste cose, ma purtroppo, potrebbe essere vero: Artemisia non sbaglia mai” spiegò Clarice. “E se, invece, questa volta si fosse sbagliata ? Tutti, almeno una volta nella vita, sbagliano” disse Ron. “Signor Weasley, lo so che è crudele, ma è la verità: potrebbe essere benissimo stata sua sorella, a distruggere il letto di Clarice; a mettere a soqquadro il dormitorio femminile e, molto probabile, anche a rubare il diario di Tom Riddle” spiegò Severus. “No, non ci voglio credere ! E, poi, come ne sarebbe venuta a conoscenza del diario ?” chiese Ron. “Non lo sappiamo” rispose Clarice. “Allora, vedete che non è stata Ginny; e, poi, lei non sa parlare con i Serpenti e non è nemmeno nella Casa dei Serpeverde” disse Ron. “Neanche io sono nella Casa dei Serpeverde” disse Clarice. “Sì, però tuo padre, è il loro Capo Casa” disse Ron. “Quello che volevo dirti, è che essere Rettilofoni o appartenere alla Casa dei Serpeverde, non conta: Ginny è una Grifondoro e, come abbiamo supposto, solo un Grifondoro poteva entrare nel nostro dormitorio” spiegò Clarice. Ron sospirò; quindi, Neville disse: “Non ti preoccupare, Ron: magari, non è stata neanche tua sorella”. “Con quello che ha appena detto Clarice, ci sono, invece, buone probabilità che possa essere stata benissimo lei e, chi lo sa: magari è proprio lei l’erede di Serpeverde” disse Ron.

Clarice, Hermione, Neville e Severus si guardarono perplessi, non sapendo che dire e, anche Artemisia, abbassò le orecchie, tristemente; poi, Clarice disse: “Ascolta Ron, prova a non pensarci così, almeno, ti scorderai quello che abbiamo detto”. “Scordare quello che abbiamo detto ?! Clarice, ma abbiamo accusato mia sorella, per qualcosa che, magari, non centra neanche ! Sapete che vi dico: che, piuttosto dimenticare la mia sorellina, è meglio dimenticare tipi come vuoi” replicò Ron e corse via. “Ron, aspetta ! Noi non volevamo mancare di rispetto a Ginny. Ron !” disse Clarice, ma Ron andò avanti per la sua strada, senza voltarsi indietro. “Vedrete che gli passerà” disse Severus. “E’ colpa mia: se non avessi preso quel diario, tutto questo non sarebbe successo e, ora, Ron, non ce l’avrebbe con noi” disse Clarice. “Non è colpa tua, piccola mia” disse Severus. Clarice si voltò e, corse tra le braccia di Severus, il quale l’abbracciò forte a se, mentre Artemisia era andata sulla sua spalla; poi, Hermione disse: “Ron è fatto così: è solo preoccupato per sua sorella”. Clarice e Severus si staccarono dall’abbraccio; poi, Severus disse: “La Signorina Granger ha ragione: essere preoccupati, può far diventare molto arrabbiati ed io ne so qualcosa”. “Quando io mi metto nei guai, tu ti arrabbi sempre” disse Clarice. “Allora, adesso capisci del perché il Signor Weasley si è comportato così ?” disse Severus. “Sì, però, almeno, poteva evitare di dirci quelle cose” disse Clarice. “Non ci dare molta importanza: chi è arrabbiato, dice qualunque cosa, senza neanche pensarci” disse Severus. Ci fu un po’ di silenzio; poi, Hermione domandò: “Clarice, oggi non hai l’allenamento di Quidditch, per la partita di domani ?”. “Oh, cavolo: con tutto quello che è successo, me lo ero completamente dimenticato. Oliver, mi ucciderà ! Ci vediamo stasera a cena” disse Clarice e corse a cambiarsi. “E Silente e Minerva dicono che ha preso tutto da me: io non mi dimentico mai niente” disse Severus ed Artemisia emise i suoi versetti.

Poco dopo, i Grifondoro erano al Campo di Quidditch ad allenarsi, quando, a bordo campo, comparve Ron. Clarice, nel vederlo, sorrise; quindi, si avvicinò ad Oliver e gli chiese: “Oliver, potrei staccare solo un momento ? Ci sarebbe qualcuno che vorrebbe parlarmi”. Oliver, allora, guardò verso il basso, per vedere Ron e, quindi, rispose: “ Va bene, ma solo per poco: oggi non ti ho ancora visto prendere quel Boccino” e Clarice volò verso Ron e, quando atterrò davanti a lui, Ron disse: “Ciao”. “Ciao, Ron” disse Clarice. Ci fu un po’ di silenzio; poi, Ron titubante disse: “Ascolta…Clarice…per quello che è successo prima…non volevo dirvi quelle cose: tu, Hermione e Neville siete i miei migliori amici e, tuo padre, anche se non vado tanto bene in Pozioni, mi da, lo stesso, una grande mano; e, poi, c’è Artemisia…bé, non ci sono tanti altri furetti in gamba come lei e, poi, è così adorabile”. “Ron, è tutto a posto: mio padre si arrabbia sempre, quando io mi metto nei guai e, se fa così, è solo perché è molto preoccupato per me e, so, che tu provi la stessa cosa per Ginny. Io non ho né fratelli, né sorelle, quindi non so che cosa si prova, ma ho lo stesso legame con mio padre, credimi” spiegò Clarice. “Quindi, mi perdoni ?” domandò Ron. “Ma certo che ti perdono; e, poi, tu sei il mio migliore amico: il primo che ho avuto l’anno scorso” rispose Clarice. Ron sorrise; così come Clarice, finché Oliver, interrompendo quel momento, non disse: “Piton, il tuo tempo è terminato ! Rimonta su quella scopa e vai a prendere quel Boccino !”. “Sarà meglio che vada, se no domani rischio di non giocare” disse Clarice, montando sulla sua Nimbus 2000 ed alzandosi leggermente in aria. “Allora, ci vediamo a cena” disse Ron. “Perché, invece, non assisti all’allenamento ? Così, domani, saprai già il nostro schema” propose Clarice. “Davvero posso assistere ?!” chiese stupito Ron. “Ma certo” rispose sorridendo Clarice e, alzandosi in volo, raggiunse il resto della squadra, mentre Ron si andò a mettere sulle gradinate, ad assistere. Finalmente si è scoperto il segreto che si cela dietro al diario di Tom Riddle, ma che sia stata veramente Ginny a rubarlo ? Per scoprire altri pezzi di questo mistero, non ci resta che aspettare il prossimo episodio, intitolato: “ ARAGOG”.

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Capitolo 33
*** Aragog - Parte I ***


Il mattino seguente, nella Sala Grande… “Ron, sai per caso, dove sia Hermione ?” domandò Clarice, notando che la migliore amica mancava accanto a se. “Non lo so; c’era nel dormitorio ?” chiese Ron. “In verità no, ma non ci ho dato molta importanza, visto che Hermione ama, normalmente, alzarsi presto per poter studiare o ripassare le lezioni fatte il giorno prima” rispose Clarice. “Magari si trova in Biblioteca” disse Ron. “Sì, deve essere di sicuro lì; però, è strano che non sia venuta, prima, a fare colazione” disse Clarice. “Forse, non aveva fame. Comunque, ora, quella che deve mangiare, sei tu: fra poco, avrai una partita da disputare” disse Ron. “I Tassorosso non mi fanno paura: posso prendere il Boccino d’Oro, anche ad occhi chiusi” disse Clarice. “Meglio se li tieni aperti, se non vuoi andare a sbattere contro un palo” disse Ron. “Dicevo così, per farti capire che, oggi, sarà una partita facilissima” disse Clarice e riprese a mangiare la sua colazione. “Ehi, ehi, questa non è la nostra Rettilofona preferita ?” iniziò a dire Fred. “Che riesce a parlare con i serpenti e, allo stesso tempo, anche a prendere il Boccino d’Oro” finì di dire George e, i due gemelli Weasley, si sedettero di fronte a Clarice, la quale disse loro: “ Ragazzi, attenti a come parlate, o se no potrei aizzarvi contro un serpente”. “E’ bello vederti di buon umore” iniziò a dire Fred. “Perché così, oggi, ci farai vincere un’altra partita” finì di dire George. “Almeno, voi, non avete paura di me” disse sospirando Clarice. “E di che cosa dovremmo aver paura ? Se ci volevi uccidere, potevi anche farlo l’anno scorso” disse Fred e Clarice sorrise. “Coraggio, Piton, è ora di andare: dobbiamo prepararci” disse Baston alzandosi in piedi e, anche il resto della squadra, inclusa Clarice, lo seguirono.

Poco dopo, la squadra dei Grifondoro era nella loro tenda, a discutere su che mosse effettuare e, mentre Clarice e gli altri erano seduti su delle panchine, Baston parlava, in piedi, davanti a loro: “ Ora, ascoltate: se giochiamo bene, i Tassorosso non avranno speranza. Noi siamo più forti; più veloci e più furbi” e dopo aver preso in mano le loro scope, uscirono dalla tenda, dirigendosi verso il Campo da Quidditch. “Per non dire che sono spaventati a morte, che Clarice possa pietrificarli, se dovessero volarle vicino” aggiunse dicendo Fred. “Giusto anche questo” disse Baston, ma, appena arrivarono davanti all’entrata del campo, la Professoressa McGranitt si mise davanti a loro, tenendo in mano una pergamena; quindi, Baston stupito disse: “Professoressa McGranitt”. “Questa partita è stata annullata” disse la Professoressa McGranitt. “Non si può annullare il Qudditch” disse Baston. “Silenzio, Baston ! Tu ed i tuoi compagni andrete alla Torre dei Grifondoro, subito !” replicò la Professoressa McGranitt; poi, rivolta a Clarice, aggiunse dicendo: “ Piton, tu ed io troveremo il Signor Weasley: c’è una cosa che tutti e due dovete vedere” ed entrambe, ritornarono all’interno del Castello, per essere raggiunte da Severus e Ron: “Ah, Severus, meno male che ci sei anche tu”. “Mi sono preso il permesso di andare a prendere il Signor Weasley, visto che lo stavi cercando” disse Severus. “Grazie: ora, puoi ritornare alla tua lezione” disse la Professoressa McGranitt. “Non ce n’è più bisogno: ho già mandato via tutti gli studenti ai quali stavo insegnando; preferisco venire con voi, visto che, sicuramente, ce ne sarà bisogno” spiegò Severus. Clarice e Ron lo guardarono stranamente; poi, la Professoressa McGranitt disse: “Molto bene, allora. Venite con me” e, i quattro, si diressero verso l’Infermeria. Quando vi entrarono e, mentre camminavano tra i letti, la Professoressa McGranitt disse, rivolta a Clarice e Ron: “ Vi avverto: potreste avere un piccolo shock” e, quando arrivarono ad uno dei letti, Clarice e Ron rimasero a bocca aperta, nel vedere chi c’era su di esso: Hermione pietrificata. “Hermione” disse Ron. “Il Professor Piton l’ha trovata vicino alla Biblioteca, insieme a questo” disse la Professoressa McGranitt e mostrò uno specchio che vi era sul comodino. “Non l’avevo vista a colazione e, così, ho pensato di andarla a cercare, anche perché Clarice sarebbe stata impegnata con la partita di Quidditch; ma, quando l’ho trovata, sono rimasto senza parole” spiegò Severus. “Significa niente, per voi, questo specchio ?” domandò la Professoressa McGranitt e Clarice rispose dicendo: “No”; poi, lentamente, le toccò la mano destra e disse: “Ha la mano fredda come il marmo” e, guardò tristemente Ron, il quale, anche lui, era molto triste, così come Severus, la Professoressa McGranitt e Madama Chips, che era lì con loro. “Cuccioletta, stasera vuoi dormire con me, nei sotterranei ?” chiese Severus. “No, grazie papà, ma preferisco far compagnia a Ron ed agli altri” rispose Clarice. “Come vuoi, piccola mia ma, se hai bisogno di qualcosa, sai che la mia porta è sempre aperta per te, ed anche per il Signor Weasley” disse Severus. “Grazie, Professor Piton” disse Ron.

Il resto della giornata, non trascorse un gran che: a causa di ciò che era successo, tutte le lezioni vennero sospese e Ron e Clarice trascorsero la maggior parte del tempo, nella loro Sala Comune: “Non riesco a togliermela dalla testa: se scopro chi è stato a farle ciò, giuro che gli lancio una Maledizione Senza Perdono” disse Ron mentre, insieme a Clarice, erano seduto sulle scale, che conducevano ai dormitori. “Perché Hermione si trovava vicino alla Biblioteca ? Che cosa ci era andata a fare, invece di venire a colazione ? Lo so che c’è qualcosa dietro; c’è !” disse Clarice. “Bé, per il momento non possiamo fare niente, se non andarla a trovare e stare là a guardarla” disse tristemente Ron. “Neanche il papà e la nonna sanno chi possa essere stato; nessuno lo sa e, quindi, è compito nostro scoprirlo” disse Clarice. “Ehi e se Hermione non fosse stata vicino alla Biblioteca per niente ? Se c’era andata per cercare qualcosa ?” disse Ron. “Sì, ma che cosa ?! Non penso che, in Biblioteca, si nascondesse proprio colui o colei che va in giro a pietrificare le persone” disse Clarice. In quel momento, nella Sala Comune entrò la Professoressa McGranitt, la quale disse: “Potrei avere la vostra attenzione, per favore ?” e, quando tutti gli studenti che vi erano la guardarono, aggiunse dicendo, mentre apriva una pergamena: “ A causa dei recenti avvenimenti, le seguenti regole saranno messe in atto immediatamente: 1) tutti gli studenti torneranno alla Sala Comune della propria Casa, entro le 18 tutte le sere; 2) tutti gli studenti saranno accompagnati alle lezioni da un’insegnante; nessuna eccezione !” e, dopo che ebbe chiuso la pergamena, aggiunse dicendo: “ Vi dirò una cosa: se il colpevole di queste aggressioni non sarà acciuffato, la scuola potrebbe anche venire chiusa” e, tristemente, se ne andò, lasciando il silenzio più assoluto nella sala. “Dobbiamo parlare con Hagrid, Ron: non posso credere che sia lui, ma se ha liberato un mostro l’ultima volta, allora saprà come entrare nella Camera dei Segreti e, questo, è già un inizio” disse Clarice, parlando sottovoce a Ron, il quale disse: “ Ma hai sentito la McGranitt: possiamo lasciare la Torre, solo per le lezioni”. “Allora, ritiriamo fuori il vecchio mantello di mio padre” disse Clarice e, tutti e due, corsero su nel dormitorio femminile, dopo che gli altri, ovviamente, furono andati a letto.

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Capitolo 34
*** Aragog - Parte II ***


Dopo essersi accertata che nessuno li avesse seguiti, Clarice prese fuori, da sotto il letto, il suo baule e, aprendolo, ne prese fuori il Mantello dell’Invisibilità, che le aveva regalato Severus, il Natale dell’anno prima; poi, entrambi se lo misero addosso e, senza far rumore, uscirono dal Castello, correndo verso la Capanna di Hagrid; poi, Clarice bussò ed Hagrid, con in mano una grossa balestra, aprì leggermente la porta, dicendo: “ Chi è ?! C’è nessuno ?! C’è nessuno ?!” e, dopo che Clarice e Ron si tolsero il Mantello dell’Invisibilità, Hagrid tirò un sospiro di sollievo, dicendo: “Meno male: siete voi”. “Quella a cosa serve ?” domandò Clarice, notando che Hagrid teneva in mano una balestra. “Niente: io stavo aspettando…non importa; venite dentro: ho appena fatto il the” rispose Hagrid e, dopo che i due furono entrati, chiuse la porta e depose la grossa balestra da una parte.

"Scusa se ti abbiamo disturbato a quest’ora…” iniziò a dire Clarice, ma Ron la interruppe dicendo: “Noi non dovevamo neanche uscire a quest’ora: se ci dovessero scoprire, siamo fritti ! Spacciati ! Ci espelleranno !”. “Ron, dacci un taglio !” disse Clarice guardandolo; poi, rivoltando lo sguardo verso Hagrid, aggiunse dicendo: “Come ti stavo dicendo prima, ci scusiamo se ti abbiamo disturbato a quest’ora, ma dobbiamo chiederti qualcosa di molto importante”. “Bé, allora, perché non vi sedete ? Così, me ne potete parlare” disse Hagrid e, i due si sedettero: Clarice su una sedia, mentre Ron accanto a Thor, il grosso cane di Hagrid. “Abbiamo paura, Hagrid, molta paura” disse Clarice. “Perché dovreste avere paura ?” chiese Hagrid, mentre prendeva due tazze, per poi metterne una davanti a Ron ed una davanti a Clarice; quest’ultima, rispose: “ Perché se, ci dovessero essere altre aggressioni, la scuola potrebbe anche essere chiusa ed io come farò a rivedere il mio papà: qui è l’unico posto dove posso vederlo e, poi, lui, perderebbe anche il lavoro”. “Non essere così triste, piccola: vedrai che il colpevole salterà fuori e la scuola rimarrà aperta” disse sorridendo Hagrid e, tremando, versò il the nelle due tazze, versandone anche fuori. Clarice e Ron, ovviamente se ne accorsero; quindi, Clarice gli domandò: “Hagrid, ti senti bene ?”. “Sto bene…benissimo” rispose Hagrid e depositò la teiera sul tavolo. “Hai…hai saputo di Hermione ?” chiese Clarice. “Eehhhhhhh, sì, l’ho saputo, eccome: è stato il Professor Piton a riferirmelo” rispose tristemente Hagrid. Ci fu un po’ di silenzio; poi, Clarice disse: “Ascolta, noi dobbiamo farti una domanda: tu lo sai chi ha aperto la Camera dei Segreti ?”. Hagrid sospirò ed iniziò col dicendo: “Quello che devi capire da questa storia é…” ma, fu interrotto, quando qualcuno bussò alla porta; quindi, rivolto ai due, disse: “Presto: sotto al mantello e non dite una parola” e, mentre Hagrid andava ad aprire, Clarice e Ron andarono davanti al caminetto, per poi mettersi sotto al Mantello dell’Invisibilità.

Hagrid aprì la porta, per vedere Silente, Severus ed un altro uomo; quindi, disse: “Oh, Professor Silente, signore; è c’è anche lei, Professor Piton”. “Buona sera, Hagrid: mi chiedevo, se potevamo entrare” disse Silente. “Ma certo: entrate, entrate” disse Hagrid e, spostandosi dall’entrata, fece entrare Silente, Severus e l’altro uomo. “Oh, cavolo: è papà” disse, a bassa voce, Clarice. “Che cosa ci fa con tuo nonno ?” domandò, sempre a bassa voce, Ron. “Non ne ho idea, ma stiamo ad ascoltare ciò che hanno da dire” rispose Clarice. “Ehi, io conosco quell’altro uomo; è il capo di mio padre: Cornelius Caramel; il Ministro della Magia” spiegò, a bassa voce, Ron. “Brutta faccenda, Hagrid, davvero una brutta faccenda; sono dovuto correre: tre aggressioni a figli di Babbani. Le cose sono precipitate ed il Ministero deve intervenire” spiegò Caramel. “Sì, ma io mai…lei sa che io mai…Professori…” disse Hagrid, rivolto a Severus e Silente; quest’ultimo, disse: “Voglio che sia chiaro, Cornelius: Hagrid ha la mia piena fiducia”. “Albus, ascolta: Hagrid, purtroppo, ha dei precedenti e devo portarlo via” disse Caramel. “Portarmi via ?! Per mettermi dove ?! Non nella Prigione di Azkaban ?!” replicò stupito Hagrid. “Temo di non avere scelta, Hagrid” disse Caramel. “Se mi è concesso dire qualcosa, vorrei specificare che, i cosiddetti precedenti di Hagrid, non possono essere considerati tali, per mancanza di prove e, non credo che la testimonianza di un alunno, possa metterlo in prigione” disse Severus. “Severus ha perfettamente ragione, Cornelius: senza delle vere prove, Hagrid non potrà essere accusato di nulla” disse Silente. “Tuo padre è mitico: è riuscito a permettere ad Hagrid di non andare ad Azkaban” disse, sottovoce, Ron. “Sì, ma vorrei tanto sapere, di che alunno sta parlando” disse Clarice.

In quel momento, nella capanna entrò qualcun altro, che si rivelò essere Lucius Malfoy, il padre di Draco: “Già arrivato, Caramel ?” disse Lucius, entrando. “Che ci fa lei qui ?! Fuori da casa mia !” replicò Hagrid. “Oh, credimi: non sono pervaso da alcun piacere nel trovarmi nella tua casa” disse Lucius; poi, dopo essersi guardato intorno, aggiunse disgustato: “Questa la chiami casa ?!”; poi, voltandosi verso gli altri, continuò col dire: “No, ero semplicemente venuto a scuola: mi hanno detto che il Preside era qui”. “E di preciso, cosa è che lei desidera da me ?” domandò Silente. “Gli altri consiglieri ed io, abbiamo deciso che è il momento che lei si faccia da parte” rispose Lucius. “Che tu sia maledetto, Malfoy !” replicò arrabbiato Severus. “Che c’è, Severus: il tuo paparino adottivo, non riesce a proteggersi da solo ?” disse Lucius. “Calmati, Severus: è tutto a posto” disse Silente. “Tutto a posto ?! Non è tutto a posto ! Ma non hai ancora capito che vogliono farti fuori ?! Quelli del Ministero sono degli incompetenti !” replicò arrabbiato Severus. Caramel si schiarì la voce; quindi Severus, guardandolo, gli disse: “C’è di mezzo anche lei, Signor Caramel” e riguardò Silente, il quale disse: “Mentre non ci sarò, promettimi che ti occuperai della piccola Clarice”. “Papà, io…” iniziò a dire Severus, ma Silente lo fermò, dicendogli: “ Devi solo promettermelo, Severus e basta”. Ci fu un po’ di silenzio; poi, dopo aver sospirato, Severus disse: “ Va bene, papà: te lo prometto e ti prometto, anche, che, finché tu sarai via, la scuola non chiuderà e che le lezioni continueranno regolarmente”. “Finché non ci sarò, sarai tu, per il momento, il nuovo Preside di Hogwarts: mi fido di te, figliolo” disse Severus. “Questo è un ordine di sospensione, dove in calce, troverà le 12 firme” disse Lucius e consegnò a Silente una pergamena, sotto lo sguardo minaccioso di Severus ed Hagrid; poi, Lucius aggiunse dicendo: “Riteniamo che lei abbia perso la sua autorità e, con tutte queste aggressioni, nessun figlio di Babbano rimarrà più ad Hogwarts e posso solo immaginare quale terribile perdita sarebbe per la scuola”. “Ma non potete mandare via il Professor Silente: se lo mandate via, i figli di babbani non avranno più scampo ! Credetemi sulla parola: ci scapperà il morto !” replicò Hagrid. “Tu dici ?!” disse Lucius. “Attento a come parli, Lucius ! Ricordati che non sei l’unico, qua dentro, ad avere una bacchetta” disse Severus. “Calmati, Hagrid, ed anche tu, Severus: se i consiglieri desiderano la mia rimozione, io, naturalmente, mi farò da parte. Tuttavia, si accorgerà che verrà sempre dato aiuto, qui ad Hogwarts, a coloro che ne faranno richiesta” disse Silente e guardò, sorridendo, dove erano nascosti Clarice e Ron, i quali rimasero a bocca aperta. Anche Severus, guardò in quella direzione e accennò ad un piccolo sorriso; Lucius, al contrario, guardò, anche lui, dove stavano guardando Severus e Silente, ma non vide nessuno; poi, rivoltando lo sguardo verso Silente, disse: “Ammirevole sentimenti. Andiamo” ed uscì dalla capanna di Hagrid. Prima di uscire, Silente guardò nuovamente Clarice e Ron e, poi, con Severus, uscì dalla capanna. “Vieni, Hagrid: dobbiamo andare” disse tristemente Caramel. “Se qualcuno vuole cercare delle cose, allora tutto quello che deve fare, è seguire i ragni. Sì, è la pista giusta” disse, a gran voce, Hagrid e, dopo aver guardato verso Clarice e Ron, aggiunse dicendo: “Ah, bisognerà dar da mangiare a Thor, mentre sono via” e, insieme a Caramel, uscì dalla sua capanna.

Dopo essersi accertati che tutti furono usciti, Clarice e Ron si tolsero il Mantello dell’Invisibilità e Ron disse: “Hagrid ha ragione: senza più Silente, ci sarà un’aggressione al giorno”. “Guarda” disse Clarice ed entrambi guardarono verso la finestra, per vedere tanti piccoli ragni uscire da essa; poi, Clarice, aggiunse dicendo: “Andiamo” e, dopo aver preso una lampada ad olio ed averla accesa, uscì dalla capanna, seguita da Thor e Ron. Quando furono all’esterno della capanna, videro che i piccoli ragni, scendevano lungo il muro, dirigendosi verso la Foresta Proibita: “Vieni” disse Clarice. “Cosa ?!” disse, con un po’ di paura, Ron. “Hai sentito quello che ha detto Hagrid: seguite i ragni” disse Clarice. “Ma stanno andando nella Foresta Proibita” disse preoccupato Ron, ma Clarice non gli diede ascolto e, con Thor, seguì i ragni. “Perché i ragni ?! Non poteva essere seguite le farfalle ?!” disse ancora più preoccupato Ron e seguì Clarice e Thor. I due, tre se si conta anche Thor, non si erano accorti che, qualcuno, li aveva osservati stando nascosto nell’ombra e, quando furono un po’ più dentro alla Foresta, decise di seguirli.

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Capitolo 35
*** Aragog - Parte III ***


Clarice, Ron e Thor, continuavano a camminare per la Foresta Proibita, addentrandosi sempre più al suo interno, quando, ad un certo punto, sentirono uno strano rumore; quindi, si fermarono e Clarice, disse: “Lì c’è qualcosa che si muove: ascolta…sembra qualcosa di grosso” “Grosso ?!” disse preoccupato Ron. Quel qualcosa “ringhiò” ed accese le luci; quindi, Ron disse: “Clarice ! Clarice, è la nostra macchina. Sarà rimasta lì tutto il tempo” e la macchina “ringhiò” nuovamente. “Come è cattiva: evidentemente, la Foresta deve averla fatta scatenare” disse Ron e, dopo che la macchina ebbe spento le luci, Clarice disse: “Forza: non dobbiamo perdere le tracce” e, ripresero a camminare, seguendo i ragni. “Clarice, la cosa non mi piace” disse, con paura, Ron, quando arrivarono ad un vicolo cieco. “Clarice, la cosa non mi piace per niente” ripeté Ron, mentre vide dei ragni un po’ più grossi, scendere dagli alberi. “Zitto !” replicò Clarice. “Possiamo tornare indietro, adesso ?!” disse Ron, quasi sull’orlo di piangere.

All’improvviso, sentirono dei forti rumori e, poi una voce profonda che disse: “Chi è ?”. “Niente paura” disse Clarice. “E chi ce ne ha ?” disse Ron, con paura. “Hagrid, sei tu ?” disse la voce profonda e si sentirono altri forti rumori. “Siamo amici di Hagrid” disse Clarice e, davanti a loro, comparve un ragno gigantesco. “E tu…tu…tu sei Aragog, vero ?” chiese un po’ titubante Clarice. “Sì: Hagrid non aveva mai mandato un uomo nella nostra tana” rispose Aragog. “E’ nei guai: a scuola ci sono state delle aggressioni e pensano che sia stato Hagrid: pensano che abbia aperto la Camera dei Segreti, come in passato” spiegò Clarice e, mentre parlava, Ron si guardava intorno preoccupato e la paura gli salì, nel vedere tanti altri ragni, più grossi di quelli che avevano seguito, scendere dagli alberi. “E’ una bugia: Hagrid non ha mai aperto la Camera dei Segreti” disse Aragog. “Allora, non sei tu il mostro” disse Clarice. “No: il mostro è nato nel Castello. Io, invece, sono giunto ad Hagrid da una terra lontana, nella tasca di un viaggiatore” spiegò Aragog. “Ma se non sei tu il mostro, allora cosa ha ucciso quella ragazza, 50 anni fa ?” domandò Clarice. “Noi non ne parliamo: è una creatura antica che noi ragni temiamo più di ogni altra cosa” rispose Aragog. “Ma tu l’hai vista ?” chiese Clarice. “Io non ho visto niente nel Castello, tranne la scatola in cui Hagrid mi teneva. La ragazza è stata scoperta in un bagno; quando sono stato accusato, Hagrid mi ha portato qui” rispose Aragog. “Clarice” la richiamò Ron. “Cosa c’è ?!” domandò Clarice guardandolo, ma capì subito la risposta, quando Ron indicò verso l’alto; entrambi, allora, alzarono lo sguardo, per vedere tantissimi ragni scendere verso di loro.

Quindi, Clarice e Ron rivoltarono lo sguardo verso Aragog e Clarice disse: “ Bé…grazie, ma…noi…ce ne andiamo”. “Ve ne andate ?! Non credo proprio ! I miei figli e le miei figlie non toccano Hagrid su mio ordine, ma non posso negare loro carne fresca, quando questa gironzola così volentieri in mezzo a noi. Addio, amici di Hagrid !” disse Aragog. Clarice e Ron indietreggiavano ma, da tutte le parti, vi erano ragni: praticamente erano stati circondati. Clarice ne riuscì mandare via alcuni, dando loro dei colpi con la lampada ad olio che teneva in mano; poi, dopo averla messa da una parte, lei e Ron presero fuori le bacchette magiche e, mettendosi schiena contro schiena, le puntarono contro i tantissimi ragni che avevano attorno a loro: “ Conosci qualche incantesimo ?” chiese preoccupato Ron. “Uno, ma non è abbastanza potente per tutti loro” rispose Clarice. “Dove è Hermione quando ci serve ?!” replicò Ron.

I ragni stavano per attaccarli, quando si sentì: “ Arania Exumain !” ed un forte raggio, colpì parecchi ragni e facendo indietreggiare gli altri. Clarice e Ron voltarono lo sguardo e Clarice disse: “Papà !”. “Meno male che ho avuto la brillante idea di seguirvi: l’unica cosa che sapete fare, è quella di cacciarvi nei guai” disse Severus, andando da loro. “Come sono contento di vederla, Professor Piton: io non li volevo neanche seguire i ragni, ma Hagrid ci aveva detto di seguirli e Clarice ha seguito il suo consiglio” spiegò Ron. “Le spiegazioni a dopo, Signor Weasley: ora, abbiamo un problema ben più grande, al quale pensare” e si mise schiena contro schiena con Ron e Clarice. I ragni si fecero, ancora, intorno a loro quando, all’improvviso, si videro delle luci e, la Macchina Volante, passando in mezzo ai ragni, scaraventandoli da tutte le parti, si fermò davanti a loro, aprendo le porte. “Forza, tutti dentro !” disse Severus ed entrò nella macchina, sedendosi di dietro con Thor. Successivamente, entrò Clarice e, infine e, appena in tempo, perché un ragno stava quasi per prenderlo, entrò Ron, che si mise alla guida. I ragni si misero sulla macchina, sia sul cofano, che sul tettuccio; quindi, Severus disse: “ Vai !” e Ron, premendo l’acceleratore, avviò la macchina, andando, però all’indietro.

La macchina cadde giù da una piccola collinetta, per poi, fermarsi. “Ce la siamo svinata” disse Ron, mentre riprendeva fiato. “Già” disse Clarice. All’improvviso, un ragno entrò dal finestrino, visto anche che era rotto, e prese Ron per la gola. Clarice, allora, gli puntò la bacchetta contro, ma Ron ed il ragno si muovevano e, quindi, non riusciva a prendere la mira, finché non gridò: “ Arania Exumain !” e, un raggio luminoso colpì il ragno, facendolo volare via. “Grazie mille” disse Ron, mentre si riprendeva da ciò che gli era appena successo. “Non ce di che” disse Clarice. “Bravissima, piccola mia: hai lanciato un ottimo incantesimo” disse Severus. “Grazie, papà” disse Clarice, guardandolo. “Ragazzi, abbiamo compagnia” disse Ron indicando davanti a se. Clarice, allora, rivoltò lo sguardo in avanti per vedere una miriade di ragni, correre a gran velocità verso di loro: “Non è una compagnia molto gradita” disse Severus. “Andiamocene via. Subito !” gridò Clarice e, Ron, dopo aver ingranato la retromarcia, la macchina andò a tutta velocità all’indietro e, poi, dopo essersi girati, andarono in avanti. “Faccia andare questa carcassa più veloce o, se no giuro che, quando saremo ritornati al Castello, vi rinchiudo entrambi nei sotterranei” replicò Severus. “Vai più veloce, Ron !” replicò Clarice. “Ci sto provando, ma questa è la massima velocità” disse Ron.

I ragni erano sempre più veloci e, purtroppo, anche sempre più vicini; Severus, allora, tirò giù il finestrino; quindi, Clarice gli domandò: “Papà, che stai facendo ?”. “Non badate a me” rispose Severus e, dopo aver puntato la bacchetta contro i ragni, gridò: “ Arania Exumain !” ed i primi ragni, vennero colpiti dal raggio luminoso, uscito dalla bacchetta magica di Severus; ma, ovviamente, ciò non fermò i restanti ragni, anche se erano stati un po’ rallentati. Severus, quindi, rientrò, con la testa, nella macchina, proprio quando altri ragni comparvero davanti a loro: “Solleviamoci” disse Clarice. Ron, allora, tirò giù la leva del cambio, ma non successe niente: “ La leva del volo è bloccata” disse Ron. “Magnifico” disse Severus. “Forza ! Tira !” gridò Clarice. “Ci sto provando !” replicò Ron, continuando a tirare la leva, ma essa non continuava a funzionare. “Clarice, dobbiamo lanciare l’incantesimo insieme; al mio tre, lo lanciamo” disse Severus. “ Va bene” disse Clarice ed entrambi, mentre Ron cercava di far funzionare la leva, puntarono le loro bacchette fuori dal finestrino e, insieme, gridarono: “ Arania Exumain !” e, i due raggi luminosi, andarono a colpire i ragni che erano comparsi davanti, facendoli volare via. “Ottimo, piccola: così ti voglio” disse Severus, rientrando, con la mano, nella macchina. “Sei grande, papà” disse Clarice. Però, i ragni davanti erano sempre più vicini, così come quelli dietro: “Coraggio: tira !” disse Clarice. “Non va !” disse Ron. Severus si voltò, proprio quando un ragno di dietro, saltò addosso alla macchina e Severus, per il colpo, sobbalzò all’indietro, finendo con la schiena, contro alla leva del volo e, finalmente, la macchina si alzò in aria, lasciando sotto di se, moltissimi ragni. La macchina volò nel cielo, finché non atterrò di fianco alla capanna di Hagrid; poi, Ron e Clarice aprirono le sportelle e, dopo essere scesi, fecero scendere anche Thor e Severus: “Seguite i ragni ! Seguite i ragni ! Se Hagrid esce mai da Azkaban, io l’ammazzo !” replicò arrabbiato Ron.

Ad un tratto, la macchina si riavviò da sola e, dopo aver chiuso le sportelle, si diresse nuovamente verso la Foresta Proibita: “Bé, tuo padre può dire addio alla sua macchina” disse Severus, rivolto a Ron, il quale disse: “Insomma, ma a che scopo mandarci lì dentro ?! Cosa abbiamo scoperto ?”. “Che, nel punto più centrale della Foresta, ci vive un enorme ragno di nome Aragog, che odia noi esseri umani, eccetto per Hagrid” spiegò Severus. Ron e Clarice lo guardarono stranamente; poi, Clarice disse: “ No, sappiamo una cosa: Hagrid non ha mai aperto la Camera dei Segreti; era innocente”. “Io lo sapevo già” disse Severus. “Allora, se lo sapeva già, perché non ci ha fermato, prima che io e Clarice entrassimo nella Foresta Proibita ?” replicò chiedendo Ron. “Anche se vi fermavo, voi avreste, poi, lo stesso tentato di andarci” rispose Severus. “Ci avevi già visto nella capanna di Hagrid, anche se non ho ancora capito come hai fatto a vederci, così come il nonno, se eravamo sotto al Mantello dell’Invisibilità” disse Clarice. “Ti sei, forse, dimenticata di chi era quel Mantello dell’Invisibilità ? Certi trucchi, con me, non funzionano e nemmeno con tuo nonno” spiegò Severus. “Bé, che non funzionassero con Silente, non lo mettevamo in dubbio, ma con lei ?! A quanto pare, c’è più di un mago, che riesce a vedere chi è nascosto sotto al Mantello dell’Invisibilità” disse stupito Ron. “Già e, quell’altro mago, fa anche lui parte della mia famiglia” disse Clarice. “Ora basta chiacchierare voi due: è già tanto che non vi tolga dei punti, per essere usciti dopo il coprifuoco” disse Severus. “Bé, almeno, abbiamo rispettato parte del nuovo regolamento, ovvero uscire dalla propria Torre, sempre accompagnati da un Professore e, questa sera, c’eri tu” spiegò Clarice. “E’ vero, quindi, in tutti i modi, non ci può togliere dei punti o metterci in punizione” disse Ron. “La punizione l’avete già e, per quanto riguarda i punti, in questo momento, preferisco di gran lunga, ritornare in camera mia e prepararmi un buon the caldo; volete farmi compagnia ?” disse Severus. “Volentieri, papà” disse sorridendo Clarice. “Io…non so se potrei: la Professoressa McGranitt potrebbe capitare, da un momento o l’altro, nel nostro dormitorio per controllare se ci siamo tutti e, quest’anno, ho già passato abbastanza guai” disse titubante Ron. “Oh, non si preoccupi Signor Weasley: la Professoressa McGranitt non verrà a perlustrare nel vostro dormitorio; e, poi, se si trova con me, almeno non sarà nei pasticci, no ?” disse Severus. “ Va bene, allora, verrò anche io” disse Ron. “Benissimo, Ron: così, almeno, non penserai più a tutti quei ragni” disse Clarice e, mentre i tre ritornarono nel Castello, Thor, invece, ritornò nella capanna del suo padrone, Ron disse: “Per favore, non fammi ritornare in mente quei ragni: sono Aracnofobico”. “Aracnofobico ?!” disse stupito Clarice. “Vuol dire proprio aver paura dei ragni: l’Aracnofobia è una brutta cosa” spiegò Severus. “Papà, anche tu hai paura di qualcosa ?” domandò Clarice. “Sì, ho paura di perderti, piccola mia” rispose Severus, accarezzandola sulla testa. “Questo lo sapevo già e, poi, qualsiasi padre ha paura di perdere il proprio figlio; no, io intendevo paura di qualcosa tipo, che ne so, ragni; acqua; fuoco e tante altre cose” disse Clarice. “Bé…sì, c’è qualcosa, ma voi mi dovete promettere che non lo direte a nessun altro, intesi ?” disse Severus e Clarice e Ron annuirono positivamente con la testa; quindi, Severus aggiunse dicendo: “ Io ho paura delle cose che strisciano”. Ron e Clarice non poterono credere a ciò che avevano appena sentito: Severus, Capo Casa dei Serpeverde, aveva paura proprio delle cose che strisciano; quindi, Clarice disse stupita: “Stai scherzando ?!”. “No, è la verità: le odio da quando ero un bambino” rispose Severus. “Ma come è possibile ?! Lei è il Capo Casa dei Serpeverde !” disse stupito Ron. “E con questo ? Scommetto che, ad esempio, ci sono molti Tassorosso che hanno paura dei tassi o, parecchi Corvonero, che non sopportano vedere un corvo, sul ramo dell’albero di fianco alla loro finestra dove abitano. Mai giudicare un libro dalla propria copertina” replicò Severus ed affrettò il passo. “Io, a volte, tuo padre proprio non lo capisco: cambia umore, in pochi secondi” disse Ron. “E’ fatto così” disse Clarice e lo seguirono.

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Capitolo 36
*** Aragog - Parte IV ***


Passarono i giorni e, fortunatamente, non vi furono altre aggressioni. In questi giorni, Clarice e Ron e, a volte, anche Severus, facevano spesso visita ad Hermione e parlavano con lei, come se non fosse stata pietrificata, raccontandole che cosa stava succedendo ad Hogwarts: “Oggi è una bellissima giornata ed il sole, illuminandola, la rende ancora più bella” disse Ron, mentre guardava, con Clarice, Hermione. “Come vorrei risentire la sua voce: mi mancano tutte le sue perfette spiegazioni” disse Clarice. “Anche a me mancano” disse, ad un certo punto, una voce.

Clarice e Ron voltarono lo sguardo, per vedere Severus entrare in Infermeria, mentre teneva in mano un mazzo di fiori e, quando arrivò da loro, disse: “Ieri sera, durante la mia ronda notturna con Gazza, sono passato di qui per farle una visita ed ho visto i fiori secchi; perciò, ho pensato di portargliene dei nuovi”. “Grazie, papà: è un pensiero molto gentile” disse Clarice e, dopo aver preso il mazzo di fiori da Severus, li sostituì, mettendoli nel vaso sul comodino accanto al letto di Hermione, ovviamente dopo aver tolto i fiori secchi. “Ti vorrei con noi, Hermione: vorrei il tuo aiuto, ora più che mai” disse Clarice. Ron sospirò, non sapendo che dire, così come Severus. Clarice stava accerezzandole la mano sinistra quando, in essa, sentì qualcosa di strano e, quindi, lo prese fuori e lo aprì: “Che cosa è ?” chiese Ron. “Ron ! Papà ! Ecco perché Hermione era in Biblioteca, quando è stata aggredita… andiamo” rispose Clarice ed uscì dall’Infermeria, seguita da Severus e Ron.

Mentre camminavano per il corridoio, Clarice lesse ciò che c’era scritto sul foglio: “ delle molte bestie spaventose che vagano sulla nostra Terra, nessuna è più mortale del Basilisco, capace di vivere per centinaia di anni. Morte istantanea, attende chi fissa lo sguardo di questo serpente gigante. Inoltre, i ragni fuggono davanti a lui. Ron ! Papà ! Ci siamo: il mostro nella Camera dei Segreti, è un Basilisco ed è per questo che riesco a sentire la sua voce: è un serpente” e si fermarono. “Ma se uccide fissando la gente negli occhi, come mai nessuno è morto ?” domandò Ron. Clarice ci pensò un po’ su; poi, voltando lo sguardo, vide il suo riflesso nel vetro della finestra e, quindi, rispose: “ Perché nessuno l’ha fissato negli occhi, almeno non direttamente”; poi, dopo che tutti e tre ripresero a camminare, Clarice aggiunse col spiegare: “Colin l’ha visto attraverso l’obiettivo; Justin…Justin deve aver visto il Basilisco attraverso Nick – Quasi – Senza – Testa: Nick è stata investito in pieno, ma lui è un fantasma e non può morire di nuovo; e, Hermione…”. “…Hermione aveva lo specchio: lo avrà usato per guardare dietro gli angoli, nel caso arrivasse” finì di dire Severus. “Giusto, papà” disse Clarice. “E Mrs. Purr ?! Sono certo che non aveva né obiettivi, né specchi” chiese Ron, fermandosi nuovamente.

Clarice e Severus si guardarono; poi, dopo aver rivoltato lo sguardo verso Ron, Clarice disse: “ L’acqua…c’era acqua sul pavimento, quella sera: ha visto solo il riflesso del Basilisco” e riguardò il foglio ma, visto che c’era troppo scuro, non ci vide nulla. “ Lumos !” gridò Severus e, dalla sua bacchetta magica, comparì della luce. “Grazie, papà” disse Clarice. “Figurati” disse Severus ed avvicinò la bacchetta al foglio; quindi, Clarice lesse: “ I ragni fuggono davanti a lui. Tutto combacia”. “E questo Basilisco come se ne va in giro ? Un orrendo serpentone, qualcuno lo avrebbe visto” domandò Ron. Clarice, allora, riguardò il foglio e disse, mostrando qualcosa che Hermione aveva scritto in un angolo: “Hermione aveva risposto anche a questo”. “Tubature ?!” disse stupito Severus. “E nell’impianto idraulico ?!” aggiunse stupito Ron. “Ricordi cosa ha detto Aragog, sulla ragazza morta 50 anni fa ? Che è morta in un bagno ?” disse Clarice. “Ma certo: Mirtilla Malcontenta” disse Severus. Clarice e Ron lo guardarono e Ron disse stupito: “Cosa ?!”. “Esatto: e se non se ne fosse mai andata ?” disse Clarice. Ad un certo punto, si sentì la voce della Professoressa McGranitt, la quale disse: “Gli studenti tornino subito nel dormitorio della loro Casa; gli insegnanti vadano al corridoio del secondo piano, immediatamente !”. “Deve essere successo, di sicuro, qualcosa…andiamo !” disse Severus e, tutti e tre, corsero al corridoio del secondo piano e, quando vi arrivarono, si fermarono e Severus disse, dopo aver detto “Nox”, che serviva a spegnere la luce nella bacchetta: “Voi due state nascosti qua dietro e, mi raccomando, gli altri insegnanti non devono sapere che ci siete anche voi”. “ Va bene” disse Clarice e, dopo che arrivarono anche gli altri professori, Severus li raggiunse, fermandosi, con loro, davanti ad una parete: “ Come potete vedere, l’erede di Serpeverde ha lasciato un altro messaggio. Il nostro peggior timore, si è concretizzato: un’alunna, è stata portata dal mostro all’interno della Camera. Gli studenti vanno mandati a casa: ho paura che questa sia la fine di Hogwarts” disse, sconvolta, la Professoressa McGranitt e Clarice fece un piccolo gridolino; i professori, allora, voltarono lo sguardo, ma Clarice e Ron si nascosero meglio dietro al muro, trattenendo il fiato. Per loro fortuna, arrivò Allock, il quale chiese: “Scusate, mi ero appisolato: che è successo ?”. “Una bambina è stata rapita dal mostro, Allock: il suo momento è finalmente arrivato” rispose Severus. “Il mio…momento ?!” disse stupito Allock. “Non diceva, ieri sera, di aver sempre saputo dove è l’entrata della Camera dei Segreti ?” domandò Severus. Allock non rispose; quindi, la Professoressa McGranitt disse: “Dunque, è deciso: lasceremo che lei, affronti il mostro, Gilderoy. La sua abilità, dopotutto, è leggenda”. “Molto bene: emmm…vado nel mio ufficio a…a prepararmi” disse titubante Allock e se ne andò nel suo ufficio. “Chi è che il mostro ha rapito, Minerva ?” chiese Madama Chips. “Ginny Weasley” rispose la Professoressa McGranitt. Clarice e Ron rimasero a bocca aperta e Ron stupito, disse: “Oh, no: Ginny !”. La Professoressa McGranitt, così come tutti gli altri, se ne andarono; Severus se ne rimase lì, ma, poi, la Professoressa McGranitt lo chiamò e, quindi, per non creare sospetto, decise di seguirli e, fu proprio a quel punto, che Clarice e Ron poterono leggere ciò che c’era scritto sulla parete: “ Il suo scheletro giacerà nella Camera per sempre” lesse, con paura, Ron. “Coraggio, dobbiamo andare da Allock” disse Clarice, correndo verso l’Aula di Difesa Contro le Arti Oscure. “Allock ?! Perché dobbiamo andare proprio da lui ?!” domandò stupito Ron, seguendola. “Non hai sentito quello che gli ha chiesto il mio papà: Allock diceva di sapere dove si trovava l’entrata della Camera dei Segreti” rispose Clarice, continuando a correre. “E, se stiamo andando da lui, presuppongo che tu non creda alle sue parole, vero ?” chiese Ron. “Da sempre Allock dice un sacco di fesserie e, ancora non so, di come abbia potuto vendere così tanti libri” rispose Clarice, raggiungendo, finalmente, l’Aula di Difesa Contro le Arti Oscure e, dopo essersi entrati, aggiunse dicendo: “Allock sarà pure inutile, ma sono certa che tenterà di entrare nella Camera; almeno possiamo dirgli quello che sappiamo”. “Forse, prima di venire qua, dovevamo andare ad avvertire il tuo papà” disse Ron, mentre correvano tra i banchi. “Papà ci ha già dato una grande mano: ora, tocca a noi, andare a salvare Ginny” disse Clarice e, dopo aver aperto la porta dell’ufficio, disse: “Professore, abbiamo delle informazioni per lei”, ma Allock aveva già messo via tutta la sua roba, in grossi bauli. “Come, se ne sta andando ?!” domandò stupita Clarice.“Bé…emmm…sì…chiamata urgente…improrogabile: devo andare !” rispose Allock. “E non pensa a mia sorella ?!” chiese Ron. “Ecco…certo è molto sfortunata: nessuno è più rammaricato di me” rispose titubante Allock, mettendo via altre cose. “Lei è l’insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure: non può andarsene ora !” replicò Ron. “Bé, devo dire che, quando ho accettato il lavoro, tra le mansioni non c’era niente riguardo…” iniziò a dire Allock, andando davanti alla scrivania, ma Clarice gli bloccò la strada, replicando: “Sta scappando ! Dopo tutte le cose che ha fatto nei suoi libri ?!”. “I libri possono forviare” disse Allock. “Li ha scritti lei !” replicò Clarice. “Zuccherino, usa il tuo buon senso ! Avrebbero venduto la metà, se la gente non avesse creduto che io ho fatto tutte quelle cose” spiegò Allock. “Lei è un imbroglione ! Si è preso il merito, per quello che hanno fatto altri maghi” replicò Clarice. “C’è qualcosa che lei sa fare ?” domandò Ron. “Sì, ora che me lo chiedi: ho un talento per gli incantesimi di memoria; non volevo che, tutti quei maghi, andassero in giro a piagnucolare ed io non avrei venduto mai più un libro. Infatti, adesso, dovrò fare la stessa cosa a voi !” rispose Allock ma, appena prese fuori la sua bacchetta magica, si trovò puntato contro, le bacchette di Ron e Clarice; quest’ultima, quasi come la voce di suo padre, disse: “Non ci pensi nemmeno !”. Ron la guardò con un po’ di paura; ma, poi, rivoltò lo sguardo verso Allock, il quale chiese: “Che cosa volete da me ?”. “Lei non sa dove, veramente, si trova l’entrata della Camera dei Segreti; bé, è fortunato, perché noi la sappiamo” rispose Clarice. “E voi, credete veramente che possa venire con voi ? Non ci riuscirete” disse Allock. “Se lei non viene, noi, poi, andremo a dire in giro che razza di mago è e, poi, vedrà quanto le altre streghe le staranno lontano: non firmerà neanche un autografo” spiegò Clarice; poi, aggiunse dicendo: “Ed ora, abbassi quella bacchetta” e, dopo che Allock ebbe abbassato la bacchetta, i tre uscirono dall’Aula, dirigendosi verso il bagno delle ragazze.

Mentre camminavano, Clarice e Ron, però non si accorsero che Allock, il quale era dietro di loro, aveva estratto, nuovamente, la bacchetta e, stava per lanciare un incantesimo verso di loro, quando qualcuno gridò: “ Incarcerus !” ed Allock si ritrovò per terra e legato con delle corde. “Papà !” disse stupita Clarice, vedendo Severus correre verso di loro. “Avrei pensato che questo stupito di Allock, se la sarebbe data a gambe, invece di affrontare il mostro” disse Severus, guardando verso Allock, il quale replicò dicendo: “La tua pestifera figlia ed il suo amico, mi hanno portato qui, con la forza, quando io volevo parlare con loro, in modo gentile”. “Non è vero ! Lui stava scappando ! Voleva lasciare Ginny, morire nella Camera” replicò Clarice. “Severus, mio caro collega, non crederai veramente alle parole di una bambina di soli 10 anni, vero ?” disse Allock. “Ho 11 anni !” lo corresse Clarice. “Allock, lasciami solo dirti una cosa: la mia bambina ed il suo amico, sono mille volte più intelligenti di te, anche se mi fanno arrabbiare durante le lezioni di Pozioni; a differenza di te, mio caro, loro non scappano davanti a niente e non scrivono libri bugiardi” spiegò Severus. “Co…come….io ho scritto tutta la verità: le mie brillanti ed eroiche imprese, non sono una bugia” disse Allock. “Chi ha sconfitto tutti quei Troll, vicino al paese di Surkal, non sei stato tu, ma il Mago Greyscock; chi ha catturato quell’enorme mostro nel Lago di Wilsen, per poi trasportarlo, tramite un potente incantesimo, nell’oceano, non sei stato tu, ma il Mago Sylos; chi ha salvato il mondo, non sei stato tu e nemmeno nessun altro mago; e chi…” iniziò a dire Severus, ma Allock lo fermò, dicendo: “ E va bene, va bene, ho capito che, sai, che tutte quell’imprese, non sono mie, ma le ho rubate dagli altri maghi ! E, se non fosse stato per la tua figlia impicciona, a quest’ora, me ne sarei già molto lontano”. “Voleva cancellarci la memoria” spiegò Ron. Severus, allora, guardò minacciosamente Allock il quale, impaurito, disse: “Severus…Severus…che cosa hai intenzione di farmi ? Perché mi stai guardando con quella espressione ? Non vorrai fare del male ad un tuo collega di scuola, vero ? Severus…”. “Stai zitto, Allock ! Non farmi arrabbiare di quanto non lo sia già, perché potrei diventare incontrollabile !” replicò arrabbiato Severus e prese duramente Allock, da terra, tenendolo stretto per un braccio. “Che cosa stai facendo ?!” domandò con molta paura, Allock. “Non penserai che ti lasci qui, tutto da solo, vero ? Tu, verrai con noi e scenderai anche nella Camera dei Segreti; così, vediamo se sei veramente in grado di sconfiggere quel mostro” rispose Severus e lo trascinò, mentre Allock piagnucolava e Clarice e Ron, erano dietro di loro. Clarice, Ron, Severus ed Allock, scenderanno nella Camera dei Segreti, ma, riusciranno a sconfiggere il terribile mostro che si nasconde in essa ? E, riusciranno a salvare la vita di Ginny ? Per scoprirlo, non ci resta che aspettare il prossimo episodio, intitolato: “ LA CAMERA DEI SEGRETI”.

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Capitolo 37
*** La Camera dei Segreti - Parte I ***


Clarice, Ron, Severus ed Allock, che era stato legato con l’incantesimo “Incarceramus”, lanciato da Severus e trascinato, con la forza, da quest’ultimo, si stavano dirigendo verso il bagno delle ragazze, dove, secondo loro, si trovava l’entrata alla Camera dei Segreti: “Severus, perché mi stai facendo questo ?! E’ vero, ho mentito su i miei libri, ma rimango, pur sempre, un tuo collega di lavoro, no ?” disse Allock. “Smettila di lamentarti e, piuttosto, continua a camminare: non voglio trascinarti” replicò Severus. Sentendo queste parole, ad Allock venne in mente un’idea e, per ciò, rallentò il passo; ma, Severus accorgendosene, lo strattonò ancora più forte, dicendogli: “Non ci provare neanche, mio caro ! Queste cose, con me, non funzionano, quindi, vedi di rigare dritto !” e spintonò Allock in avanti, facendolo entrare nel bagno delle ragazze, mentre Clarice e Ron, guardandosi, risero sotto i baffi.

Nel bagno, vi era Mirtilla Malcontenta che, come sempre, se ne volava da tutte le parti, lamentandosi e piangendo su se stessa quando, voltandosi, li vide entrare: “Chi è ? Oh, ciao Severus” disse Mirtilla Malcontenta, ridendo un po’. Clarice, Ron ed Allock guardarono stupiti Severus, il quale disse: “Ciao, Mirtilla”. “Papà !” replicò stupita Clarice. “Emmm…Mirtilla ha sempre avuto una cotta per me” spiegò titubante Severus e rivoltarono lo sguardo verso Mirtilla, la quale gli domandò: “Che cosa vuoi ?”. “Vogliamo chiederti, come sei morta” rispose Severus. “E’ stato orribile: è successo proprio qui, giusto in questo cubicolo” iniziò a spiegare Mirtilla, indicando il piccolo bagno, sotto di lei; poi, continuò dicendo: “ Mi ero nascosta, perché Hornin mi prendeva in giro per via degli occhiali; stavo piangendo e, poi, ho sentito entrare qualcuno”. “Chi era, Mirtilla ?” chiese Clarice. “Non lo so ! Ero sconvolta ! Però, mi ricordo, che ha detto qualcosa di buffo, una specie di lingua inventata: io ho capito che era la voce di un ragazzo; così ho aperto la porta per dirgli “Vattene via !” e…sono morta” rispose Mirtilla, volando e fermandosi di fronte a loro. “Tutto ad un tratto ?! Ma come ?!” domandò stupita Clarice. “Ricordo solo di aver visto un paio di grossi ed enormi occhi gialli; proprio lì, vicino al lavandino” rispose Mirtilla ed indicò il lavandino accanto a loro e, poi, se ne volò da un’altra parte.

Clarice, allora, si avvicinò al lavandino e ne osservò uno: girò la manovella, ma l’acqua non uscì; poi, osservò il disegno che vi era inciso e, vide, che si trattava di un serpente; quindi, disse: “E’ questa. Credo che questa sia l’entrata della Camera dei Segreti” e si mise accanto a Severus, il quale disse: “Molto bene; ora, però, non ci resta che aprirla”. “Dì qualcosa” disse Ron. “Cosa ?!” disse Clarice. “Clarice, dì qualcosa in Serpentese” disse Ron. Clarice chiuse gli occhi e in Serpentese disse: “ Apriti”; si sentì, quindi, dei rumori: dapprima, la parte superiore del lavandino si alzò; poi, i lavandini si spostarono in avanti e, quando si fermarono, il lavandino che aveva il disegno del serpente, si abbassò, facendo aprire una grata e, rivelando, al centro, un buco. Allock guardò nel buco; poi, dopo aver sospirato, disse: “Eccellente, Clarice: ottimo lavoro. Bé, allora io, non c’è motivo che rimanga” e, cercò di scappare, ma Severus lo bloccò, dicendogli: “Lei non va da nessuna parte !”. “Suvvia, Severus, che motivo c’è che io rimanga ? Avete già trovato l’entrata” disse Allock. “Il motivo c’è: andrà prima lei” disse Severus e, quindi, disse: “ Diffindo !” e le corde, dal corpo di Allock, scomparirono. “Finalmente sono libero; grazie, Severus: te ne sarò sempre grato” disse Allock, inginocchiandosi e prendendo il mantello di Severus, il quale replicò arrabbiato: “ Non sia così piagnucoloso e vada giù !” e, prendendolo, lo gettò letteralmente giù dal buco. Bastò poco per sentire un tonfo ed Allock dire: “ E’ piuttosto sudicio qua giù”. “ Va bene: ora, possiamo andare” disse Severus. “ Cavoli, papà: quando ti comporti così, fai veramente paura” disse Clarice. “Non mi piace chi mi piange addosso” spiegò Severus e, stava per scendere, quando Mirtilla Malcontenta gli disse: “ Oh, Severus: se tu dovessi morire, sei il benvenuto nel mio gabinetto” e fece una ridolina. “Emmm…grazie mille per l’offerta” disse Severus, accennando ad un piccolo sorriso; poi, scese lungo il buco, seguito da Ron e Clarice.

Quella specie di scivolo, li condusse sotto terra, come in una fognatura: “Blah, che schifo ! Ma che roba è ?!” disse disgustato Ron, guardando le tante ossa che componevano il pavimento. “Ora ricordate: se qualcosa si muove, chiudete gli occhi immediatamente” disse Clarice e si incamminò lungo un tubo. “Io…aspetterei anche qui ma…” iniziò a dire titubante Allock, ma venne interrotto da Severus che, prendendolo bruscamente, gli disse: “Smettila e cammina !” e lo spinse in avanti, mentre, con Ron, gli puntava la bacchetta magica contro la schiena. “Non c’è bisogno di trattarmi così: sono pur sempre, anche io, un Professore” disse Allock. Camminarono ancora un po’, imbucando un altro tunnel e passando di fianco a qualcosa di enorme. “Che cosa è ?” chiese Ron. “Sembra un…serpente” disse, con un po’ di paura, Allock. “E’ una pelle di serpente: i serpenti mutano la loro pelle ogni cambio di stagione e, ciò, anche per mimetizzarsi con l’ambiente” rispose Severus. “Come fai a sapere così tante cose sui serpenti ?” domandò Clarice. “Sono il Capo Casa dei Serpeverde: almeno, devo essere informato sull’animale che li rappresenta” rispose Severus. “Per la miseria ! La cosa che ha mutato questa pelle, sarà lunga 20 metri o di più” disse stupito Ron.

Clarice, arrivò alla parte superiore della pelle, ovvero quella che ricopriva la testa e, mentre la toccava, Allock svenne a terra. “Ha un cuor di leone, questo tizio” disse Ron. “Proseguiamo e lasciamolo qui” disse Severus, raggiungendo Clarice. “Sì, è una buona idea” disse Ron e, stava per raggiungerli, quando Allock, in uno scatto veloce, rubò la bacchetta magica di Ron e, mettendosi dietro di lui, disse, mentre la puntava contro Clarice: “ L’avventura finisce qui, ragazzi, anche per lei, Professore Piton; ma non temete; il mondo conoscerà la nostra storia: come sono arrivato troppo tardi per salvare la ragazzina; come, tutti e tre, siete tragicamente usciti di senno, alla vista del suo corpo scienziato. Perciò, prima tu, Signorina Piton: dì addio, ai tuoi bei ricordi”; poi, aggiunse gridando: “ Obliviate !”. “No !” gridò Severus, mettendosi davanti a Clarice, ma, successe l’inaspettato: la bacchetta si rivoltò contro Allock, facendolo andare a sbattere contro la parete.

Dapprima non si sentì nulla, ma, poi, la terra tremò e le rocce, caddero, bloccando Severus e Clarice da una parte, mentre Ron ed Allock dall’altra. “Clarice ! Professor Piton !” gridò Ron. Clarice, corse dove vi era una piccola apertura e chiese: “Ron ! Ron, stai bene ?”. “Non c’è male” rispose Ron. “Ed Allock ?” domandò Severus. In quel momento, Allock riprese i sensi e, guardando Ron, disse: “ Salve, chi sei ?”. Ron rimase senza parole e, titubante gli disse: “Emmm…Ron Weasley”. “Davvero ?! Emmmm…. e chi sono io ?!” disse Allock. “Ha perso la memoria con il suo incantesimo: non si ricorda più chi é” disse Ron, rivolto a Clarice e Severus; quest’ultimo, disse: “Per forza: la sua bacchetta, Signor Weasley, è ancora rotta: basta pensare, quando ha vomitato tutte quelle lumache”. “La prego, non me lo ricordi: a pensarci, mi ritorna quel sapore in bocca” disse disgustato Ron. “Certo che è strano questo posto, non trovate ? Tu vivi qui ?” disse Allock ridendo e prese in mano una piccola roccia. Ron gliela prese e, dopo aver detto “No”, gliela lanciò in testa, facendolo svenire. “Questo fa molto male” disse Severus. “Ora che cosa faccio ?” chiese Ron. “Aspetta qui e cerca di spostare queste macerie, così possiamo passare. Io e mio padre, andremo a cercare Ginny” rispose Clarice e, insieme a Severus, proseguì lungo i vicoli, quando arrivarono ad una grossa porta circolare dove, sopra di essa, vi erano tantissimi serpenti. “Bé, tocca ancora a te, piccola mia: io, non so parlare il Serpentese” disse Severus. Clarice, allora, si avvicinò un po’ alla porta e, in Serpentese, disse: “ Ti ordino di aprirti” ed un serpente, passò davanti a tutti gli altri, i quali si ritrassero al suo passaggio e, poi, la porta si aprì cigolando. “Brava, bambina mia: sapevo che ci saresti riuscita” disse Severus ed, entrambi, vi entrarono, arrivando, nella Camera dei Segreti: “Eccola, finalmente ci siamo: la Camera dei Segreti” disse Severus, mentre si guardava intorno. “E’ enorme” disse stupita Clarice.

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Capitolo 38
*** La Camera dei Segreti - Parte II ***


Ad entrambi i lati, vi erano delle grosse teste di serpente con le fauci aperte; al centro, dove stavano camminando Clarice e Severus, vi era come una specie di passerella, che passava sopra a tanta acqua e, davanti a loro, si ergeva l’enorme bassorilievo di Salazar Serpeverde: “ Quello è Salazar Serpeverde” disse stupito Severus, vedendo il bassorilievo.

Ma quel bassorilievo, non fu il solo che videro davanti a loro: in basso e, senza sensi, giaceva il corpo di Ginny. Clarice, allora, corse velocemente da lei e, dopo essersi inginocchiata al suo fianco e mettendo la bacchetta magica accanto a se, disse: “ Ginny ! Ti prego, dimmi che non sei morta ! Svegliati ! Svegliati !” le gridò Clarice. “Clarice, smettila: non vedi che è senza sensi” disse Severus, stando accanto a lei. “Ma non è morta, lo so che non lo è !” replicò Clarice; poi, rivolta a Ginny, aggiunse dicendo: “Ti prego, Ginny: devi svegliarti ! Ti prego !”. “Non si sveglierà” disse, ad un tratto, una voce.

Clarice e Severus voltarono lo sguardo, per vedere qualcuno e, quando quel qualcuno uscì dall’ombra, sia Clarice, che Severus rimasero a bocca aperta, nel vedere di chi si trattava: “Non è possibile ! Non può essere lui !” disse stupito Severus mentre, quel qualcuno, camminava verso di loro. “Tom ! Tom Riddle ! Che…che vuol dire non si sveglierà ?! Non sarà…”  domandò stupita Clarice. “E’ ancora viva, ma per poco” rispose Tom Riddle. “Sei un fantasma ?” chiese Clarice. “Un ricordo, conservato in un diario per 50 anni” rispose Tom Riddle. Clarice, allora, toccò Ginny e disse: “ E’ fredda come il ghiaccio. Ginny, ti prego, dimmi che non sei morta ! Svegliati !” e, mentre parlava, non si accorse che Tom Riddle prese la sua bacchetta, che aveva messo per terra. “Clarice !” disse Severus e Clarice voltò lo sguardo, per vedere i due maghi puntarsi le bacchette magiche a vicenda. “Bene, bene, bene, guarda chi si vede: il caro Severus” disse Tom Riddle. “Io non ti conosco” replicò Severus. “E, invece, mi conosci fin troppo bene, solo che, questo ricordo, è stato creato quando tu iniziassi a frequentare Hogwarts: allora, ero solo uno del primo anno e preso di mira da tutti” spiegò Tom Riddle. “Non sono affari tuoi, di come passavo la vita, qui ad Hogwarts: almeno, io non sono morto !” replicò Severus. “Oh, ma neanche io sono morto” disse Tom Riddle. “Non abbiamo tempo da perdere; devi aiutarci, Tom: c’è un Basilisco” disse Clarice. “Verrà solo se chiamato” disse Tom Riddle.

Severus inarcò un sopracciglio; poi, Clarice, notando che Tom Riddle aveva preso la sua bacchetta, disse, porgendo la mano: “Dammi la mia bacchetta, Tom !”. “Non ne avrai bisogno” disse Tom Riddle. “Ridalle subito la sua bacchetta !” replicò Severus. “Che gesto nobile: il paparino prende le difese della sua coraggiosa figlia” disse Tom Riddle. “Ascolta, Tom, dobbiamo andare ! Dobbiamo salvarla !” replicò Clarice. “Temo di non poterlo fare, Clarice: vedi; più Ginny si indebolisce, più io mi fortifico. Sì, Clarice: è stata Ginny Weasley ad aprire la Camera dei Segreti” spiegò Tom Riddle. “No, non avrebbe potuto ! Non avrebbe voluto !” replicò Clarice. “E’ stata Ginny ad aizzare il Basilisco contro i Mezzosangue e la gatta di Gazza; Ginny ha scritto i messaggi minacciosi sui muri” spiegò Tom Riddle. “Ma perché ?” domandò Clarice. “Perché glielo ho detto io. Scoprirai che sono molto persuasivo. Non che lei sapesse quello che faceva: era, diciamo, in una specie di trans. Tuttavia, il potere del diario, cominciò a spaventarla e tentò di disfarsene nel bagno delle ragazze e, allora, chi lo trovava se non tu ? Proprio la persona che ero così ansioso di incontrare” rispose Tom Riddle. “E perché volevi incontrare me ?” chiese Clarice. “Sapevo che dovevo parlarti; conoscerti se ci riuscivo. Così, ho mostrato a te, ed al tuo caro paparino, come avevo catturato quel sempliciotto di Hagrid, per avere la tua fiducia” rispose Tom Riddle. “ Hagrid è amico mio !” replicò arrabbiata Clarice. “ Clarice, calmati” le disse Severus. “Già Clarice, ascolta quello che ti dice il tuo papà: ad arrabbiarsi, poi, si finisce con l’uccidere molte persone, vero, Severus ?” disse Tom Riddle, guardando Severus, il quale disse: “Mia figlia sa già che sono un Mangiamorte e, che cosa ho fatto in passato”. “Molto nobile da parte tua, dirle già la verità; così, almeno, si rende conto che la sua sporca mamma babbana, è morta per lei” disse Tom Riddle. “ Non parlare così della mia mamma !” replicò Clarice; poi, calmandosi, aggiunse domandando: “Tu hai incastrato Hagrid ?”. “La mia parola, contro quella di Hagrid ? Solo Silente sembrava credere alla sua innocenza” rispose Tom Riddle e Clarice, così come Severus, fecero un sorriso malizioso; poi, Severus disse: “Perché Silente ti ha inquadrato subito, eh ?”. “Certo mi ha tenuto fastidiosamente occhio, dopo quella storia. Sapevo che non era saggio, riaprire la Camera mentre ero ancora a scuola; allora, ho deciso di tramandare un diario, per conservare i miei ricordi di 16 anni in quelle pagine; così, un giorno, avrei potuto aiutare un altro, ad onorare Salazar Serpeverde e la sua nobile opera e, la fortuna vuole che, guarda caso, sia proprio tu a venire qua giù; tu, che sei la figlia del Capo Casa dei Serpeverde” spiegò Tom Riddle. “Bé, non ce l’hai fatta questa volta: tra poche ore, la Pozione di Mandragola sarà pronta e tutti i pietrificati ritorneranno normali” disse Clarice. “Non te l’ho detto: uccidere i Mezzosangue non mi importa più ormai; da molti mesi, sai, il mio nuovo bersaglio sei tu. Come mai, una neonata senza straordinari poteri magici, ha potuto sconfiggere il più grande mago di tutti i tempi ?  Come hai fatto a cavartela, con solo una cicatrice, mentre i poteri di Voldemort sono andati distrutti ?” replicò dicendo Tom Riddle. “Che ti importa di come ho fatto ?! Voldemort è vissuto dopo di te” disse Clarice. “Voldermort è il mio passato; presente e futuro” disse sorridendo Tom Riddle e, girandosi, scrisse, con la bacchetta, qualcosa nell’aria e, quando ebbe finito, venne fuori: “ Tom Marvolo Riddle” e, poi, con un colpo di bacchetta, le lettere si invertirono, formando: “ Io sono Lord Voldermort” e si rivoltò verso Clarice, la quale rimase senza parole, così come Severus. “Tu ?! Tu sei l’erede di Serpeverde ?! Tu sei Voldemort !” disse stupita Clarice. “Di sicuro, non avrai pensato che avrei mantenuto quello sporco nome da babbano di mio padre, non è vero ?! No ! Mi sono creato un nuovo nome; un nome che, un giorno, i maghi avrebbero temuto di pronunciare, una volta diventato il più grande mago del mondo” spiegò Tom Riddle. “Albus Silente è il più grande mago del mondo !” replicò Clarice. “Silente è stato cacciato da questo Castello: è bastato il ricordo di me” replicò Tom Riddle. “Non se ne  andrà mai ! Non finché quelli che rimangono lì, saranno leali” replicò Clarice.

I due si guardarono, finché non si sentì un cantare e, come dal nulla, comparì Fanny, la fenice di Silente: “Fanny !” disse Severus. La fenice volò sopra di loro, lasciando cadere, ai piedi di Clarice, qualcosa di soffice e, poi, se ne volò da un’altra parte. Clarice, allora, prese in mano quella cosa soffice, rivelandosi il Cappello Parlante ma, al suo interno non vi era niente; quindi, Tom Riddle, disse, ridendo: “ E, così, è questo che Silente manda alla sua grande difentrice: un uccello canterino ed un vecchio cappello”; poi, dopo essersi messo davanti al bassorilievo di Salazar Serpeverde, disse qualcosa in Serpentese; qualcosa, che anche Clarice capì; quindi, disse, rivolta a Severus: “Papà, vattene via”. “Cosa ?! No, io non ti lascio, piccola mia” replicò Severus. “ Vattene: Tom sta chiamando il Basilisco” disse Clarice.

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Capitolo 39
*** La Camera dei Segreti - Parte III ***


I due si voltarono, proprio mentre la bocca del bassorilievo di Salazar Serpeverde si apriva e Tom Riddle, rivoltandosi verso di loro, disse, rivolto a Clarice: “ Confrontiamo il potere di Lord Voldermort, erede di Salazar Serpeverde, con quello della famosa Clarice Piton !” e, dalla bocca del bassorilievo, uscì proprio in gigantesco Basilisco. “Andiamocene !” gridò Clarice e, dopo essersi voltata ed aver gettato per terra il Cappello Parlante, lei e Severus corsero velocemente verso l’uscita. Tom Riddle disse qualcos’altro in Serpentese, ed il Basilisco strisciò dietro di loro; poi, Tom Riddle disse, rivolto a Clarice: “ Ora il Serpentese non ti salverà, Piton ! Lui obbedirà solo a me !”.

Ad un certo punto, Clarice scivolò, cadendo per terra; Severus, allora, si fermò e inginocchiandosi, preoccupato le domandò: “Piccola mia, stai bene ?”. “Papà, vattene finché sei ancora in tempo” rispose Clarice. “Ti ho già detto che non ti lascio qui: tu, per me, sei troppo importante !” replicò Severus; poi, sentendo il ruggito del Basilisco, si coprì gli occhi e, puntando la bacchetta magica davanti a se, gridò: “ Sectumsempra !”, ma l’incantesimo non fece nulla al Basilisco; anzi, lo fece arrabbiare ancora di più; quindi, Severus, si mise accanto a Clarice e, entrambi, tennero chiusi gli occhi. “Hai sentito, giovane Piton: il tuo caro papà ha lanciato un potente incantesimo, da lui stesso creato. Le sta provando tutte, pur di salvarti ma, questa volta, preparatevi entrambi a raggiungere la vostra cara babbana” disse Tom Riddle; quando, all’improvviso, Fanny ricomparì ed affondò gli artigli, negli occhi del Basilisco che, dopo una dura lotta, riuscì a mandare via l’uccello. “No ! La fenice ha accecato il Basilisco ! Ma lui, può ancora sentirvi !” replicò Tom Riddle.

Clarice e Severus si rivoltarono ed aprirono gli occhi, per vedere che il Basilisco non poteva veramente vederci più: di fatti, al posto dei suoi enormi occhi gialli, ora c’era solo sangue e due buchi. “Andiamo, bambina mia: dobbiamo nasconderci” disse Severus alzandosi in piedi ed aiutando Clarice a rialzarsi; poi, insieme, corsero a nascondersi tra quella specie di fogna, trovando, però, un vicolo cieco. “Accidenti ! Questa proprio non ci voleva ! E, adesso, che cosa facciamo ?!” disse preoccupata Clarice. “Calma e sangue freddo, Clarice: se stiamo immobili, quella bestia non ci troverà” disse Severus, ma, proprio in quel momento, il Basilisco passò da quella parte e voltandosi, avanzò verso di loro; per la paura, Severus e Clarice si strinsero forte; ma poi, Clarice, abbassandosi leggermente, prese una piccola pietra e la lanciò da una parte: il Basilisco, sentendo quel rumore, lo seguì, strisciandosene via. Severus e Clarice rilasciarono tutti il fiato che avevano trattenuto ; poi, lentamente, uscirono dal vicolo cieco, per vedere il Basilisco, andarsene da un’altra parte. “ Hai avuto una splendida idea, ma, almeno, potevi usarla anche prima” disse Severus. “Scusami, ma, proprio come te, anche io avevo un Basilisco a pochissimi centimetri di distanza” disse Clarice. “Andiamo: dobbiamo, ancora, pensare a Ginny” disse Severus e, ricorsero verso la Camera principale e, dopo che Clarice si fu inginocchiata accanto a Ginny, Tom Riddle le disse: “Sì, Piton: il procedimento è quasi ultimato. Tra pochi minuti, Ginny Weasley sarà morta ed io cesserò di essere un ricordo. Lord Voldemort tornerà veramente in vita !”.

All’improvviso, il Basilisco ricomparì nell’acqua, dietro a Clarice; quindi, Severus gridò: “ Sectumsempra !”, ma il Basilisco parò l’incantesimo, rimandandolo indietro, schivando Severus per un soffio. “Ma di che cosa è fatto ?! Il Sectumsempra è uno dei miei incantesimi più potenti” disse Severus. “Niente può uccidere il Basilisco, nemmeno tu, mio caro Severus: il prediletto di Silente; il suo adorato figlio adottivo, che lui tanto ama e che ha condotto sulla buona strada” disse Tom Riddle. “Lascia mio padre, fuori da questa storia: lui non centra nulla !” replicò Severus. Mentre i due parlavano, Clarice vide che, nel Cappello Parlante, comparve qualcosa. Clarice, allora, si alzò e la prese in mano, rivelando una magnifica spada: “Ma quella é….” iniziò a dire Severus. “La spada di Godric Grifondoro” finì di dire Clarice, leggendo il nome sull’elsa della spada. “Non penserai, veramente, di poter sconfiggere il Basilisco, con quella misera spada ?! Lui è imbattibile !” replicò Tom Riddle.

Clarice, allora, indietreggiò e, prima che Severus potesse fermarla, si andò ad arrampicare sul bassorilievo di Salazar Serpeverde, fino ad arrivare sopra ad uno dei capelli e, fu lì, che il Basilisco l’attaccò la prima volta, ma mordendo accanto a lei, tirando via parte del marmo. Clarice perse la presa, ma riuscì ad attaccarsi con la mano sinistra visto, anche, che con la destra teneva la spada di Godric Grifondoro. Il Basilisco l’attaccò nuovamente, stavolta, però, a sinistra ma, fortunatamente, la mancò ancora, tirando via altro marmo. “ Sectumsempra !” gridò Severus e l’incantesimo, stavolta, lo colpì. Il Basilisco si voltò e ruggì contro Severus e, in questo momento di distrazione, Clarice riprese la presa e, facendosi forza, si arrampicò fino in cima al bassorilievo, andando fino al bordo della testa. Il Basilisco si rivoltò verso di lei e Clarice, con la spada sguarnita davanti a se, tentò di colpire la bestia più volte, ma essa si schivò, finché, ad un certo punto, il Basilisco, con un colpo di muso, fece cadere Clarice da una parte e la spada, le cadde quasi sul bordo: “Oh, no: Clarice !” gridò Severus. “La tua piccolina, ormai, è spacciata: andrà a far compagnia alla tua stolta moglie babbana, mentre tu, ritornerai con tutti gli altri Mangiamorte” disse Tom Riddle. “Non cantare vittoria così presto, Tom: la mia bambina è molto dura da sconfiggere” replicò Severus.

Clarice si rialzò appena in tempo, per prendere la spada prima che cadesse e, per conficcarla sotto la bocca del Basilisco ma, contemporaneamente, anche una grossa zanna del mostro, si conficcò nel braccio di Clarice e, quando tirò via la spada, il Basilisco cadde a terra, morto. Tom non ci rimase molto bene da quello che Clarice aveva fatto alla “sua” bestia e, quando la bambina scese, Severus corse da lei, per vedere il suo braccio che sanguinava: “Oh, bambina mia: devo subito portarti fuori da qui !”. “No: prima dobbiamo occuparci di Ginny e…di Tom” replicò Clarice voltando lo sguardo, come Severus, verso Tom; ma, poi, Clarice si sentì mancare le forze e cadde a terra, proprio accanto a Ginny. Severus si inginocchiò accanto alla figlia, mentre Tom disse: “E’ prodigioso, non credi ? Quanto in fretta si diffonda, nel corpo, il veleno del Basilisco. Direi che ti resta poco più di un minuto da vivere: tempo per dire addio al tuo caro paparino e, poi, potrai rivedere la tua amata madre Mezzosangue”. “Clarice, tieni duro, ti prego” disse Severus. “Buffo, il danno che può fare uno stupido libricino, specie nelle mani di una sciocca ragazzina” disse Tom Riddle.

Lentamente, Clarice sfilò il diario dalla tasca della divisa di Ginny e lo aprì davanti a se. “Che cosa fai ?!” disse preoccupato Tom Riddle. Clarice, quindi, prese la zanna del Basilisco e, con un colpo secco, la infilò nella pagina del diario: “Ferma ! No !” gridò Tom Riddle, tentando di fermarla, ma, più Clarice, infilava la zanna nel diario e più Tom si illuminava di una forte luce: “Clarice, continua: sta funzionando” disse Severus. Clarice si fermò; poi, infilò la zanna nella pagina accanto e, in Tom, comparvero altre strisce di luce; infine, Clarice chiuse il libro e, con un ultimo colpo al centro della copertina, Tom Riddle scoppiò in mille pezzi di luce e Ginny si svegliò; poi, lentamente si sedette e voltandosi, disse: “Clarice ! Professor Piton !”. “Meno male che sta bene, Signorina Weasley: temevano già il peggio” disse Severus. “Clarice…sono stata io, ma ti giuro, non volevo ! Mi ha costretta Riddle !” spiegò Ginny; poi, notando il braccio di Clarice tutti pieno di sangue, aggiunse dicendo: “Clarice: sei ferita”. “Non ti preoccupare… Ginny, devi andartene subito da qui: percorri la Camera e troverai Ron” disse Clarice. “Ma devi venire anche tu” disse Ginny. “Ormai, per me, non c’è più rimasto tanto tempo da vivere. Con te, verrà mio padre” disse Clarice. “Bambina mia, tu non morirai: ti preparerò una pozione potentissima” disse Severus. “Ma non esiste e tu lo sai, vero ? Non esiste una pozione in grado di curare il veleno del Basilisco; ma, non ti preoccupare, papà: fra poco, sarò con la mamma” disse Clarice. Severus scosse negativamente la testa e, mentre alcune lacrime gli si formarono negli occhi, strinse Clarice forte a se e disse: “Non ti posso permettere di andartene ! Ho già perso tua madre e non voglio perdere anche te !”.

Mentre si abbracciarono, si sentì un dolce canto e Fanny, ritornò, volando verso di loro, per poi atterrare davanti a Clarice, la quale le disse: “Sei stata bravissima, Fanny, ma io non ho avuto i riflessi pronti”. Fanny, allora, avvicinò la testa alla ferita che c’era sul braccio e pianse: le sue lacrime caddero proprio sulla ferita, facendola scomparire. Tutti e tre rimasero a bocca aperta, nel vedere ciò: “Ma certo: le lacrime della fenice hanno poteri curativi” disse Severus; poi, rivolto a Fanny, aggiunse dicendo: “ Grazie, Fanny” e l’accarezzò sulla testa.  “E’ tutto passato, Ginny: finalmente, è finita. È solo un ricordo” disse Clarice, rivolta a Ginny. Severus si rialzò in piedi, aiutando Clarice e Ginny, la quale chiese: “ Ora, però, come facciamo a ritornare in superficie ?”. “Bé, un modo c’è” rispose Clarice e, guardò Fanny. Poco dopo, e dopo aver ripreso anche Ron ed Allock, Fanny stava trasportando Allock, tenendolo stretto, con le zampe, per la giacca; attaccato alla gamba di Allock, vi era Severus e, alla sua gamba, vi era attaccato, invece, Ron; alla gamba di Ron, vi era attaccata Clarice, che teneva ben stretta Ginny e, mentre volavano, Allock disse: “Straordinario ! Sembra quasi una magia !”. “Ricordatemi di ucciderlo, quando saremo atterrati” disse Severus, guardando verso i bambini sotto di lui. “Non temere papà: intanto, non si ricorda più chi è; quindi, non darà più fastidio a nessuno” disse Clarice.

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Capitolo 40
*** La Camera dei Segreti - Parte IV ***


Poco dopo, mentre Ginny ed Allock erano in Infermeria, Clarice, Ron e Severus, con Fanny sul suo trespolo, erano davanti a Silente, nel suo ufficio: “ Vi renderete conto, senza dubbio, che nelle ultime ore, avete violato, almeno, una dozzina di regole della scuola” disse Silente. “Sì, Signore” dissero insieme Clarice e Ron. “E che vi sono prove sufficienti, per farvi espellere” aggiunse dicendo Silente. “Sì, Signore” dissero nuovamente insieme Clarice e Ron. “Per tanto, è più che giusto che, entrambi riceviate un encomio speciale per i servizi resi alla scuola e, ovviamente, questo riguarda anche te, mio caro Severus, visto che hai combattuto al fianco della tua bambina, cercando di proteggerla da morte sicura” spiegò Silente. “ Darei la mia stessa vita, pur di salvare quella di Clarice” disse Severus, mentre se ne stava dietro a Silente, il quale disse: “E, per questo motivo, otterrai la nomina nell’Ordine di Merlino Prima Classe”. Severus rimase senza parole; poi, titubante, disse: “Grazie….grazie, Signore, ma non ce n’era bisogno”. “Dovere, ragazzo mio: d’altronde, senza il tuo prezioso aiuto, la giovane Clarice sarebbe morta” disse Silente. Severus guardò Clarice, la quale lo guardò a sua volta e, a bassa voce, le disse: “Grazie” e Clarice sorrise.

Poi, Silente si alzò e, mentre teneva in mano una lettera, disse, rivolto a Ron: “ Ed ora, Signor Weasley, dai ad un gufo, questi documenti di scarcerazione da consegnare ad Azkaban: credo che, tutti, rivogliamo indietro il nostro custode” e, dopo aver condotto Ron alla porta, dalla quale egli uscì, si rivoltò verso Clarice e Severus, il quale domandò: “Signore, le chiedevo: visto che mi ha già premiato con l’Ordine di Merlino Prima Classe, non è che, per l’anno prossimo, riuscirà a farmi avere anche la cattedra di Difesa Contro le Arti Oscure ?”. “Vedremo, figliolo, vedremo” rispose Silente. “Padre, ormai sono stanco di aspettare ! Ma perché non me la vuoi dare ?!” replicò Severus. “Perché mi serve un ottimo Professore di Pozioni e, tu figlio mio, sei il migliore” disse Silente. “Non darti per vinto, papà: vedrai che, prima o poi, il nonno ti accontenterà” disse Clarice. Ci fu un po’ di silenzio; poi, Silente disse: “ Clarice, primo: vorrei ringraziarti. Devi avermi dimostrato vera lealtà giù, nella Camera: solo questo, poteva condurre Fanny da te e, secondo: io sento che c’è qualcosa che ti tormenta; ho ragione, Clarice ?”. “E’ che…Signore…non ho potuto fare a meno di notare alcune cose…alcune similitudini, tra…Tom Riddle e me” rispose Clarice. “Capisco; bé, sai parlare il Serpentese, Clarice, perché ? Perché, Lord Voldemort, sa parlare il Serpentese. Se non vado errato, Clarice, lui ha trasferito alcuni dei suoi poteri su di te, quando ti ha lasciato quella cicatrice” spiegò Silente. “Voldemort ha trasferito, alcuni dei suoi poteri, su di me ?!” disse stupita Clarice. “Sì, ma non intenzionalmente, però, lo ha fatto” disse Silente e si risedette dietro alla sua scrivania. “Il Cappello Parlante aveva ragione: dovrei essere tra i Serpeverde” disse Clarice. “E’ vero, Clarice; possiedi molte delle qualità che, Voldemort, personalmente ha preso: determinazione; intraprendenza e, se posso dirlo, una certa noncuranza delle regole; ma, anche qualità, che sono di entrambi i tuoi genitori” spiegò Silente. “Non entriamo nello specifico, ora: stiamo parlando del Signore Oscuro e non di me o Lily” disse Severus. “Clarice, ascoltami attentamente: perché, allora, il Cappello Parlante ti ha assegnato a Grifondoro ?” chiese Silente. “Perché glielo ho chiesto io” rispose Clarice. “Esatto, Clarice ! Esatto ! Perciò sei diversa da Voldemort: non sono le nostre capacità che, dimostrano, chi siamo davvero: sono le nostre scelte. Anche il tuo papà, per esempio, ha fatto le sue scelte e, giù nella Camera, se egli fosse rimasto ancora un Mangiamorte, sarebbe passato subito dalla parte di Voldemort ma, invece, ha combattuto al tuo fianco, per sconfiggere il Basilisco; lo stesso Tom Riddle e salvare la vita alla giovane Weasley. Ma, Clarice, se vuoi una prova del perché appartieni a Grifondoro, allora ti suggerisco di osservare, più attentamente, questa spada” spiegò Silente e, prendendo in mano la spada la consegnò in mano a Clarice, la quale lesse ciò che vi era scritto: “ Godric Grifondoro”. “Ma…ma…come…” disse titubante Severus, ma Silente, con un’occhiata, gli fece capire di tenere la bocca chiusa; poi, Silente disse, rivolto a Clarice: “Ci vuole un vero Grifondoro per estrarla dal cappello”. “E uno stupido come Tom Riddle, a sottovalutarne la sua potenza” aggiunse Severus. “Vero anche questo, Severus” disse Silente.

In quel momento, si sentì aprire la porta; Silente; Severus e Clarice voltarono lo sguardo, per vedere Lucius Malfoy e, accanto a se, Dobby: “Dobby ! Allora è lui il tuo padrone ?! La famiglia che servi sono i Malfoy” disse stupita Clarice. Dobby tremava di paura e tremò ancora di più, quando Lucius gli disse: “ A te penserò dopo” e, dopo aver impugnato meglio il suo bastone, avanzò verso gli altri tre, seguito da un Dobby tremolante. “Levati di mezzo, Piton !” disse Lucius, spostando Clarice da una parte, con il bastone. “A che Piton ti riferisci ?!” replicò Severus. Lucius lo guardò; poi, spostò lo sguardo verso Clarice e disse: “ Ma è naturale: alla tua piccolina; lo so che, con te, ci vuole ben altro per spostarti solo che, adesso, non ho tempo da perdere” e voltò lo sguardo verso Silente. “Dobby, perché non me lo hai detto prima ? Perché non mi hai detto che, la famiglia che servivi, erano i Malfoy ?” domandò sottovoce Clarice a Dobby il quale, guardandola, le rispose con paura: “ Perché Dobby non voleva che Signorina Piton finisse nei guai; Dobby vuole solo il meglio per Signorina Piton”. “Stai zitto, Dobby !” replicò arrabbiato Lucius, mostrando il suo bastone all’elfo, pronto già a darglielo in testa e, Dobby, si coprì con le mani; ma, si fermò e, dopo essersi calmato, disse rivolto a Silente: “Dunque…è vero: lei è tornato”. “I consiglieri, saputo che la figlia di Arthur Weasley era stata portata nella Camera, hanno ritenuto giusto, anche sotto una piccola minaccia da parte di Severus, richiamarmi” spiegò Silente. “Ridicolo !” replicò, poco contento, Lucius. “Curiosamente, Severus ha scoperto che, alcuni di loro, erano stati maledetti insieme alle loro famiglie, se non avessero acconsentito a sospendermi all’istante” aggiunse dicendo Silente. “Come osa ?!” replicò Lucius. “Chiedo scusa” disse Silente. “Il mio solo interesse è sempre stato, e sarà così sempre, il bene perenne di questa scuola e, naturalmente, dei suoi studenti e professori” disse Lucius e guardò malamente Clarice e Severus; poi, dopo aver rivoltato lo sguardo verso Silente, aggiunse chiedendo: “Il colpevole è stato identificato ? Presumo”. “Oh, sì” rispose Silente. “E, allora ? Chi è ?” domandò Lucius. Silente guardò Clarice e Severus, i quali lo guardarono a loro volta; poi, Silente riguardò Lucius e gli rispose: “Voldemort. Solo che, stavolta, ha scelto di agire attraverso un’altra persona: servendosi di questo” e gli mostrò il diario. “Capisco” disse semplicemente Lucius. “Fortunatamente, la nostra giovane Signorina Piton, insieme al suo papà, l’ha scoperto e, ora, si spera che nessun altro oggetto scolastico di Lord Voldemort debba andare a finire in mani innocenti. Le conseguenze per il responsabile, sarebbero assai gravi” spiegò Silente. “Bene” disse Lucius. “Come, è tutto quello che hai da dire ?! Un “bene” non è la risposta, per dire che “sono innocente e non centro nulla con tutto questo” disse Severus. Lucius lo guardò e replicò dicendo: “Non stuzzicarmi, Piton: sei già fortunato, che la tua cara bambina sia viva”. “Sai dove stanno bene quelli come te: ad Azkaban e, ora che Silente mi ha dato l’Ordine di Merlino Prima Classe, ci metto pochissimo tempo a spedirci” disse Severus. Lucius non replicò, perché sapeva benissimo che, con Severus, non bisognava scherzare: che, le cose che diceva, si avveravano al cento per cento, soprattutto quando si trattava di spedire un Mangiamorte ad Azkaban.

Mentre gli adulti parlavano, Dobby tirò, piano, la manica della tunica di Clarice la quale, guardò Dobby, che gli faceva qualche senno, ma non riusciva a capire che cosa volesse, da lei, l’elfo; poi, Lucius disse: “Noi, speriamo che la Signorina Piton ci sia sempre, per salvare la situazione” e guardò minacciosamente Clarice, la quale lo guardò a sua volta, non di buon occhio e gli disse: “Stia tranquillo: io ci sarò”. Silente e Severus fecero un sorriso malizioso, mentre Lucius non fu molto contento; quindi, arrabbiato, disse: “ Vieni, Dobby ! Ce ne andiamo !” e, dopo che l’elfo gli fu passato davanti, gli diede un calcio, facendolo cadere dopo i gradini. Dobby fece appena in tempo a rialzarsi, che Lucius, dietro di lui, lo colpì, più volte, con il bastone, facendolo andare avanti ed uscire dall’ufficio. “Che razza di…” iniziò a dire Severus, ma Silente lo fermò, dicendogli: “Ah, ah, ah, Severus: non di fronte a tua figlia”. “Volevo solo dire che gli elfi domestici non devono essere trattati così: è vero, servono noi famiglie di maghi, ma appunto per questo che, secondo me, devono essere considerati proprio della famiglia” spiegò Severus. “Bellissime parole, figliolo e non posso che darti ragione; ma, ecco vedi, come hai potuto constatare nel corso degli anni, ci sono tante famiglie che credono che, tutti gli altri, siano al di sotto di loro” disse Silente. “Come i Dursley con me: io, da loro, non sono considerata parte della famiglia e, prima che sapessi di essere una strega, dormivo nello sgabuzzino del sottoscala” disse Clarice. “Quei tempi, in parte, sono finiti e, finiranno del tutto quando, finalmente, potrai venire a vivere con me” disse Severus, mettendole un braccio intorno al collo; ma, in quel momento, a Clarice venne in mente qualcosa e, quindi, dopo aver appoggiato la Spada di Godric Grifondoro sulla scrivania, chiese, rivolta a Silente: “Signore…emmm…nonno…non è che potrei avere il diario ?”. “Ma certo, piccola: prendilo pure” rispose Silente. Clarice, allora, prese il diario e, mentre si metteva seduta per terra, da una parte, Severus la guardò e domandò: “Ma che stai facendo ? Non è il momento di cambiarti i vestiti e, poi, qui non è neanche il posto adatto”. “Lasciala fare, Severus: scommetto che, la nostra Clarice, ha qualcosa in mente…diciamo, un regalo per Dobby” disse Silente. Severus lo guardò e stupito disse: “ Un regalo ?!” e, rivoltò lo sguardo in avanti, quando sentì la porta sbattere e non vide più Clarice seduta da una parte.

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Capitolo 41
*** La Camera dei Segreti - Parte V ***


Lucius e Dobby stavano camminando per il corridoio, quando Clarice, correndo dietro di loro, disse: “Signor Malfoy ! Signor Malfoy !”. Lucius e Dobby, allora, si fermarono e, dopo essersi voltati, Clarice aggiunse dicendo: “Ho una cosa che le appartiene” e gli diede in mano il diario. “A me ?! Non so di cosa tu stia parlando” replicò Lucius. “Oh, io credo di sì, Signore: credo che abbia infilato il diario nel calderone di Ginny Weasley, quel giorno a Diagon Alley” spiegò Clarice. “Tu dici ?! Vero ?” disse Lucius e, dopo che Clarice ebbe annuito positivamente, diede il diario a Dobby, il quale lo prese; poi, Lucius aggiunse chiedendole: “ Perché, allora, non lo provi ?”. “No, grazie: già fatto” rispose Clarice.

Lucius fece un sorrisetto; poi, rivolto a Dobby, replicò: “Vieni, Dobby !” e, voltandosi, riprese a camminare; ma, Dobby, rimase fermo in quella posizione; quindi, Clarice gli disse: “Apri il diario !”. Dobby aprì il diario e, al suo interno, vi trovò un calzino: “Dobby !” lo richiamò Lucius, ma, nel vedere che l’elfo domestico non lo stava seguendo, si fermò e, dopo essersi voltato, Dobby disse: “Il padrone ha dato a Dobby un calzino”. “Cosa ?! Io non ti ho dat…” replicò Lucius, ma si fermò, quando Dobby disse: “Il padrone ha donato a Dobby un indumento; Dobby è libero” e prese in mano il calzino.

Lucius, allora, guardò Clarice la quale, si tirò su il pantalone destro, per far vedere che non aveva più il calzino. Lucius era furioso e, arrabbiato disse: “ Mi hai fatto perdere il mio servo !” e, dalla parte superiore del bastone, estrasse la bacchetta magica e, proprio mentre camminava verso Clarice, tenendo la bacchetta magica puntata contro di lei, contemporaneamente Severus uscì dall’ Ufficio di Silente e Dobby si mise davanti a Clarice. “Clarice !” gridò Severus e, corse accanto a lei, proprio quando Lucius stava per lanciare l’incantesimo: “Lei non farà del male a Clarice Piton !” replicò Dobby e, con le mani, spinse molto lontano Lucius, facendolo cadere schiena a terra.

Severus e Clarice rimasero senza parole, nella grande forza che quell’elfo aveva appena sprigionato e, quando Lucius si alzò, replicò arrabbiato: “ Anche tu Piton, insieme alla tua cara defunta moglie babbana, eravate degli stupidi ficcanaso ! Questa è una promessa, Piton, per entrambi: un giorno, presto, la raggiungerete !” e, voltandosi, se ne andò. “Clarice Piton ha liberato Dobby; come può Dobby, mai, ripagarla ?” disse Dobby, rivoltandosi verso Severus e Clarice; quest’ultima, sorridendo gli disse: “ Basta che mi prometti una cosa: non provare, mai più, a salvarmi la vita” ed anche Dobby sorrise. “Uno di voi due sarebbe così gentile da spiegarmi che cosa è accaduto nei minuti, in cui non ero presente ?” disse Severus. “Clarice Piton ha salvato la vita a Dobby, Signore; ora, Dobby, farà tutto quello che Clarice Piton gli dirà di fare” disse Dobby. “Ora sei un elfo libero e puoi fare quello che vuoi: non dovrai servire più nessuno, nemmeno me” disse Clarice. “Come ha fatto a diventare libero ? Non vedo indumenti” domandò Severus. “Dobby restituisce il calzino a Signorina Piton; così, Dobby si è già sdebitato” rispose Dobby e riconsegnò il calzino a Clarice e, mentre se lo rimetteva, Severus disse: “Ah, ora ho capito del perché, prima, ti sei seduta per terra e avevi chiesto il diario a tuo nonno. Bé, sì, è tutto chiaro”. “Però, ora, che cosa ne sarà del diario ?” chiese Clarice, mentre guardava il diario in mano a Dobby. “Dobby, visto che non hai niente da fare, saresti così gentile da riportare quel diario al Professor Silente: lui saprà sicuramente che cosa farne e, soprattutto, deciderà anche che cosa fare di te” rispose Severus. “Tutto per rendere felice Signorina Piton” disse Dobby, guardando Clarice. Severus, allora, la guardò e le disse: “Clarice, dovresti dirgli qualche cosa”. “Qualche cosa ?!...Ah, sì…Dobby, fai come ti ha detto il mio papà” disse Clarice. “Qualsiasi cosa per lei, Signorina Piton” disse Dobby e, dopo aver scrocchiato le dita, scomparì.

“Bene: anche quest’anno è giunto al termine” disse Severus, mettendo un braccio intorno a Clarice e incominciando a camminare, al suo fianco. “No, non ancora: non dimenticarti che, sono rimasti alcuni giorni, nei quali, abbiamo gli esami da sostenere” disse Clarice. “Di fatti, io mi riferivo che l’anno dei guai, è finito al termine e non l’anno scolastico” disse Severus. Ci fu un po’ di silenzio; poi, Clarice disse: “Papà”. “Sì, piccola mia ?” domandò Severus. “Grazie…di tutto” rispose Clarice. I due si fermarono e, Severus, prendendola tra le sua braccia, l’abbracciò forte a se, mentre le diceva: “No, grazie a te, bambina mia, che non mi hai fatto scegliere la strada sbagliata”. “Bé, se per questo, devi ringraziare anche la mamma” disse Clarice. “Già, hai ragione” disse Severus. Finalmente, un altro anno è quasi giunto al termine, ma, che cosa ci riserverà il finale; per scoprirlo non ci resta che aspettare il prossimo episodio, intitolato: “ ARRIVEDERCI AL TERZO ANNO”.

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Capitolo 42
*** Arrivederci al Terzo Anno - Parte I ***


Quel giorno era quasi arrivato al termine e, molte cose, erano successe: Clarice e Severus avevano sconfitto il Basilisco e Tom Riddle; avevano salvato la vita di Ginny Weasley e, soprattutto, Clarice aveva liberato Dobby dalla sua schiavitù dai Malfoy. Tutto era perfetto, a parte il fatto che, si dovevano sostenere ancora gli esami: “ E’ impossibile ! E’ impossibile !” replicava Ron mentre, insieme a Clarice, si dirigeva verso la Sala Grande per cenare. “Che cosa è che è impossibile ?”gli domandò Clarice. “Gli esami: perché, alla fine di ogni anno, ci devono essere ?!” rispose Ron. “Perché i professori vogliono vedere se, i loro insegnamenti, sono serviti a qualche cosa” spiegò Clarice. “Però, ora che Allock ha perso la memoria, che cosa faremo con il suo esame ?” chiese Ron. “Molto probabilmente, qualcuno assisterà al suo posto: io, spero che sia mio padre” rispose Clarice. “Scherzi ?! No, lui no ! Con il suo sguardo minaccioso, non riuscirò a scrivere nulla” replicò Ron. “E’ il mio papà: non ti ucciderà; e, poi, ormai, non dovresti più avere paura di lui, con la grande mano che ci ha dato” disse Clarice. “Lo so, ma, quando insegna, mi fa paura lo stesso” disse Ron.

I due arrivarono alla Sala Grande ma, quando vi entrarono, i loro occhi brillarono di gioia, quando videro Nick- Quasi – Senza- Testa, fluttuare tra le tavolate, che brulicavano di studenti: “Ehi, a quanto pare, la Pozione della Mandragola, ha già fatto effetto sui pietrificati” disse Ron e, con Clarice, riprese a camminare nella Sala Grande e, quando arrivarono al tavolo dei Grifondoro, Nick – Quasi – Senza – Testa li vide e, dopo essere volato verso di loro, disse: “ Oh, buona sera, Signorina Piton e buona sera anche a lei, Signor Weasley”. “Buona sera anche a lei, Sir Nicholas; è molto bello, rivederla” disse sorridendo Clarice. “Grazie, Signorina Piton; spero, che abbia risolto tutti i suoi problemi” disse Nick- Quasi – Senza – Testa. “Quelli ed anche qualcosa di più” disse Clarice. “Clarice e suo padre sono riusciti a sconfiggere chi aveva fatto tutte quelli pietrificazioni” aggiunse Ron. “Sì, lo so” disse Nick – Quasi – Senza – Testa. “Lo sa ?!” dissero stupiti Clarice e Ron. “Le voci girano molto velocemente. Bé, ora vi lascio alla vostra cena” disse Nick – Quasi – Senza – Testa e volò verso l’uscita. Clarice e Ron, allora, guardarono verso il tavolo dei professori, per vedere sia Silente, che Severus, guardarli a loro volta ed ammiccare: “Sai, non avrei mai pensato che, finalmente, quest’anno sarebbe finito: con tutte le cose che sono successe” disse Ron mentre, insieme a Clarice, si sedette al tavolo dei Grifondoro. “Anche io l’ho pensata alla tua stessa maniera” disse Clarice. “Ehi, salve ragazzi” disse Colin. “Ciao, Colin: è bello rivederti” disse Ron. “Anche, per me, è bello rivedervi” disse Colin; poi, guardando Clarice, aggiunse domandando un po’ titubante: “Emmm…Clarice…non è che potrei scattarti una fotografia ? Sai, per quella cosa che ti ho detto l’altra volta”. “Ma certo; anzi, ce la faremo scattare da Ron, così, la facciamo insieme” rispose Clarice. Sul volto di Colin comparve un sorriso e, dopo aver dato la macchina fotografica a Ron, corse a fianco di Clarice e la foto venne scattata. “Grazie mille, Clarice: non sai che grosso favore mi fai” disse Colin. “Per me è un piacere; e, poi, questo è altro per i propri amici, no ?” disse Clarice e, dopo che Ron gli ebbe riconsegnato la macchina fotografica, Colin si sedette al suo posto. “Ehi, ma guarda un po’ chi c’è: la nostra eroina preferita” iniziò a dire Fred. “Che sa parlare il Serpentese; ha il padre che è il professore più temuto ad Hogwarts e Capo Casa dei Serpeverde, però che riesce ad impugnare la spada di Godric Grifondoro” finì di dire George arrivando, anche loro, nella Sala Grande e mettendosi seduti di fronte a Ron e Clarice, la quale chiese: “ Come mai, già tutta la scuola, sa di quello che è successo nella Camera dei Segreti ?”. “Perché tuo padre e tuo nonno non riescono a tenere la bocca chiusa” risposero insieme Fred e George. Clarice scosse negativamente la testa e, mentre iniziò a mangiare la sua cena, Ron disse: “Tutto è tornato alla normalità e, persino Gazza ha riavuto la sua gatta; mancano solo gli esami”. “Bé, noi sappiamo già come superarli” iniziò a dire Fred. “Copieremo” finì di dire George. “Non potete copiare: ho sentito dire da mio padre; che glielo ha detto mia nonna, che anche quest’anno, verrà utilizzato uno speciale inchiostro, che non permetterà di copiare” spiegò Clarice. “Queste cose le aveva dette Hermione” disse tristemente Ron. “Già, Hermione…chissà come sta” disse Clarice. “Vorrei tanto saperlo anche io” disse Ron. Proprio come se l’avessero cercata, Hermione comparì all’ingresso della Sala Grande: “Hermione, ben tornata” disse Nick – Quasi – Senza – Testa, volando da lei. “Grazie, Sir Nicholas” disse Hermione e Nick – Quasi – Senza – Testa volò fuori dalla Sala Grande. Clarice e Ron stavano continuando a mangiare, non accorgendosi neanche che la loro migliore amica, era all’ingresso della Sala Grande; quindi, Neville disse: “ Clarice ! C’è Hermione”. Clarice e Ron, allora, voltarono lo sguardo verso l’ingresso e sorrisero nel vederla; quindi, Hermione, sorridendo, corse incontro a loro e, dopo che i due si furono alzati, Hermione abbracciò forte Clarice; ma, quando vide Ron, non lo abbracciò, ma si limitarono a stringersi la mano: “Ben tornata, Hermione” disse Ron. “Sono così contenta ! Congratulazioni ! E’ incredibile: avete risolto tutto” disse entusiasta Hermione. “Tu ci hai dato un aiuto notevole: non ce l’avremmo fatta senza di te” disse Clarice ed anche Ron annuì positivamente. “Grazie” disse Hermione. “E, per non parlare, che anche il Professor Piton ci ha aiutato” aggiunse Ron. “Non avevo dubbi che l’avrebbe fatto e non avevo neanche dubbi che non vi avrebbe detto che sarei ritornata prima del previsto” disse Hermione. “Che cosa intendi dire ?” domandò Clarice. “Prima di cena, il Professor Piton è venuto in Infermeria, sapendo che, ormai, la Pozione della Mandragola aveva già fatto effetto su noi pietrificati; quindi, mi ha detto di aspettare prima di venire in Sala Grande, perché voleva fare una sorpresa a voi due” rispose Hermione. “Sapevo che tuo padre ci stava nascondendo qualcosa” disse Ron. “E l’hai scoperto quando, prima, ci ha ammiccato ?” chiese Clarice. “Sì, proprio da quello” rispose Ron.

Ad un certo punto, la Professoressa McGranitt batté contro il suo bicchiere, con un cucchiaio e, dopo che Clarice, Ron ed Hermione si furono seduti, Silente si alzò in piedi e spiegò: “ Prima di iniziare i festeggiamenti, facciamo tutti un bell’applauso alla Professoressa Sprite ed a Madama Chips, che con il succo di Mandragola, hanno brillantemente curato coloro che erano stati pietrificati” e tutti, professori compresi, applaudirono calorosamente, facendo leggermente arrossire la Professoressa Sprite e Madama Chips. Quando l’applauso terminò, Silente proseguì col dire: “ Inoltre, alla luce degli ultimi avvenimenti, come nostro regalo, tutti gli esami sono stati annullati” e tutti gli studenti scoppiarono in un applauso di gioia, tranne, ovviamente, Hermione e Severus, il quale guardò stranamente Silente, non essendo stato informato di questa cosa. “Evvai ! Festa fino alla fine !” disse entusiasta Ron. “No ! Non è possibile !” disse Hermione. “Ti andrà bene il prossimo anno” le disse Clarice, mettendole una mano sulla spalla. Appena Silente si sedette, le porte della Sala Grande si spalancarono; tutti voltarono lo sguardo verso di esse, per vedere entrare Hagrid: gli occhi di Clarice, Ron, Hermione e, persino, quelli di Severus, brillarono di gioia nel rivedere il mezzo gigante. “Scusate il ritardo” disse Hagrid e, mentre camminava tra le tavolate, continuò dicendo: “Il gufo che ha portato i miei documenti di scarcerazione, si è perso: ha fatto confusione. Un dannato uccello di nome Errol” e, tutti, nel guardare Ron, visto che il gufo era suo, risero. Hagrid continuò a camminare e, quando si fermò dietro a Clarice, Ron ed Hermione, disse loro: “ Vorrei solo dire che…se non fosse stato per te Clarice;  e per Ron e per Hermione, naturalmente, io mi troverei ancora a “tu sai dove”; perciò…vorrei solo dire…grazie” e, i tre, sorrisero. “Non ringraziare solo noi, ma anche il Professor Piton” disse Clarice. Tutti, allora, voltarono lo sguardo verso Severus il quale, sentendosi leggermente osservato, arrossì un po’. Poi, Clarice si alzò in piedi e disse: “Hogwarts non esiste senza di te, Hagrid” e lo abbracciò. Ron ed Hermione sorrisero; alla Professoressa McGranitt, scese qualche lacrima di commozione e, Severus, sospirò, contento che tutto si era risolto al meglio. Mentre si abbracciavano, Silente si alzò in piedi ed applaudì; a lui, si aggiunse la Professoressa McGranitt; successivamente si aggiunse Severus; poi Clarice, Ron, Hermione e tutti gli altri, eccetto per Malfoy, Tiger e Goyle. Tutta la sala era un tripudio di applausi e gioia, per il ritorno del loro Hagrid ed anche gli altri studenti corsero intorno a lui, mentre Colin scattava, come sempre, delle fotografie. Hagrid era molto contento di essere ritornato a casa e, per questa bellissima cosa, gli scese qualche lacrima. Poi, Hagrid guardò verso il tavolo dei Professori, per incrociare lo sguardo di Silente, della Professoressa McGranitt e di Severus; quindi, con il labbiale, disse loro: “Grazie” e i tre, gli sorrisero ed applaudirono ancora di più.

A cena finita, Clarice, Ron ed Hermione erano fuori, nel giardino della scuola, assieme ad Hagrid: “ Finalmente un po’ di pace: con tutto quello che è successo quest’anno, ci voleva proprio questa serata” disse Clarice. Hermione voltò lo sguardo accanto a se, per vedere Ron che stava mangiando, contemporaneamente, due cosce di pollo; quindi, disse: “Disgustoso”. “Che cosa hai detto ?” chiese Ron, con la bocca piena. “Lasciamo perdere” rispose Hermione. “E’ bello essere ritornati, finalmente, a casa: sapete, quel posto non lo raccomando proprio a nessuno, tranne ai Mangiamorte e chi merita di starci” disse Hagrid. “Persone come Lucius Malfoy” disse Ron. “Non credo che lo rivedremo per un po’, dopo ciò che gli ha fatto Dobby” disse Clarice. “Perché che gli hai fatto ?” domandò Hermione. “Malfoy voleva colpirmi con un incantesimo: Dobby si è messo davanti a me ed ha scaraventato Malfoy a molti metri di distanza” rispose Clarice. “ Cavolo !” disse Ron. “Io e papà siamo rimasti senza parole, nel vedere tutta questa potenza sprigionata da lui” disse Clarice. “Gi elfi domestici possiedono molti poteri e possono materializzarsi anche qui ad Hogwarts, dove i maghi, invece, non possono” spiegò Hermione. Clarice e Ron la guardarono stranamente; poi, Clarice disse: “ Non ti chiedo, neanche, come fai a saperlo perché, sicuramente, lo avrai letto su qualche libro che hai preso in Biblioteca”. “Di fatti, è andata proprio così; e, poi, il mio sogno più grande, è quello di poter creare un’Organizzazione che possa liberare gli elfi domestici dalla loro schiavitù” spiegò Hermione. “Non credi di star correndo un po’ troppo? Siamo al secondo anno e, ciò che vorremmo fare, si sceglie solo al sesto anno” disse Ron. “Meglio mettersi avanti in queste cose” disse Hermione. “E’ proprio un bel pensiero, Hermione ma, come ha detto Ron, c’è ancora tempo per decidere che cosa volete fare da grandi” disse Hagrid. “Bé, io spero di diventare un Auror come lo era la mia mamma; oppure, una pozionista come il mio papà” disse Clarice. “Almeno, tu ed Hermione avete già le idee chiare: io, non so ancora che fare” disse Ron. “Che ne dici di lavorare al Ministero: tuo padre lavora là, no ?” gli propose Clarice. “No: al Ministero c’è troppo pasticcio” disse Ron. “Allora, potresti diventare, anche tu, un Auror” disse Clarice.  “Sì, come studieremo insieme anche dopo la scuola; ottima idea, Clarice !” disse entusiasta Ron. “Per vostra informazione, il corso per diventare un Auror, lo si fa direttamente a scuola, senza andare da nessun altra parte” spiegò loro Hermione. “Lo sapevo benissimo” disse Clarice. “Te lo aveva già detto tuo padre ?” chiese Ron. “No; però, almeno, per una buona volta, volevo prendere, alla sprovvista, Hermione” rispose Clarice. I quattro, furono raggiunti anche da Severus ed Artemisia, che camminava accanto a lui: “Artemisia !” disse entusiasta Clarice e, dopo che il furetto le fu corsa tra le braccia, continuò dicendo: “Come sono felice di rivederti ! E’ passato tanto tempo e sono successe tante cose; ma, non ti preoccupare, perché, ora, è solo un ricordo” ed Artemisia le leccò la faccia. “Buona sera, Professor Piton; si sedia; si sedia pure qui con noi” disse Hagrid. “Grazie, Hagrid, ma, fra poco, vorrei che Clarice rientrasse al Castello” disse Severus. “Perché vuoi che rientri già ? Domani, non ci sono lezioni” domandò Clarice, guardandolo. “Perché domani, io e te, partiremo” rispose Severus, non cercando di rivelarle, che cosa aveva esattamente in mente. “Partiamo ?! Ma…ma…ma la scuola non è ancora finita ed io, pensavo di trascorrere questi giorni con Ron, Hermione e tutti gli altri” disse stupita Clarice. “Domani partiamo punto e basta ! Così ho deciso e, così, si farà ! Ed ora, ti do tempo altri cinque minuti per restare ancora qua fuori e, se non sei ritornata nei sotterranei, giuro che ti vengo a prendere personalmente !” replicò Severus e, voltandosi, rientrò nel castello. “Accidenti ! La cena deve essergli andata di traverso” disse Ron. “Ma che cosa gli è preso ?!” chiese stupita Hermione. “Vorrei tanto saperlo anche io” rispose tristemente Clarice. Ci fu un po’ di silenzio; poi, Ron domandò: “Però, se vai via prima, fai in tempo, lo stesso, a ritornare qui ad Hogwarts per salutarci ?”. “Lo spero tanto. Non oso neanche pensare di ritornare da i Dursley, prima di avervi salutato” rispose Clarice. “Conoscendo il Professor Piton, sono sicuro che ti riporterà indietro, prima che l’Hogwarts Express vi riporti a casa” disse Hagrid. “Dopo ciò che ha detto prima, non credo che vi rivedrò prima dell’inizio del prossimo anno scolastico” disse Clarice. “Su, non essere giù di morale; pensa, piuttosto che, l’anno prossimo, potrai scegliere altre materie facoltative” disse Hermione. “Facoltative ?! Bene, così non le sceglierò” disse Ron. “Ron ! Ti serviranno se vorrai diventare un Auror. Io, per esempio, so già cosa sceglierò: Antiche Rune” disse Hermione. “Antiche Rune ?! Ma che roba è ?!” disse stupito Ron. “Ho sentito dire che è una materia inutile; ma, a me, affascina comunque ed è proprio per quello che la sceglierò” rispose Hermione. “A me, invece, non ispira per niente” disse Ron; poi, guardando Clarice, aggiunse chiedendole: “E tu, Clarice: sai già che altra materia inutile e facoltativa sceglierai ?”. “Non lo so: al momento, sto pensando, del perché papà si sia arrabbiato così” rispose Clarice, mentre guardava Artemisia, la quale era tra le sue gambe. “Te l’ho detto: forse, gli sarà andata la cena di traverso. Capita a tutti, sai” disse Ron. Clarice si distese per terra e, mentre osservava il cielo stellato di quella meravigliosa sera, tra se disse: “ Come vorrei non ritornare mai più da i Dursley ? Ora come non mai, ho solo voglia di rimanere con i miei migliori amici e….il mio papà. Oh, papà, ma che ti è preso: perché ti sei arrabbiato per una semplice domanda ? Come vorrei capirti meglio”.

In quel momento, qualcosa di argenteo corse verso di loro; quindi, mentre Clarice si rimetteva seduta, Ron stupito domandò: “Quello che diavolo è ?!”. “Io lo so che cosa è: è un Patronus” rispose Hermione. “Un Patronus ?!” dissero insieme Ron e Clarice. “Un Patronus è un incantesimo potentissimo, che sanno lanciare pochissimi maghi” spiegò Hagrid. Quella cosa argentea, si fermò davanti a loro e, i bambini, più Hagrid, poterono vedere che, quella cosa, aveva le sembianze di una cerva: “Uao !” disse semplicemente Ron. “E’ bellissima” disse Clarice e, alzandosi, si avvicinò verso la cerva ma, poco prima di toccarla, la cerva aprì la bocca e, parlò con la voce di Severus, il quale arrabbiato disse: “ Clarice Piton ! Ti avevo detto di ritornare nei sotterranei cinque minuti fa ! Sono già passati quasi dieci minuti: ma dove è la tua cognizione del tempo ?! Ora, per favore, segui la cerva d’argento e vieni immediatamente qua !”. “Bé, sembra proprio, che debba andare” disse Clarice. “Vai, prima di farlo arrabbiare ancora di più” disse Hermione. “Intanto, noi non ce ne andiamo” aggiunse dicendo Ron.

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Capitolo 43
*** Arrivederci al Terzo Anno - Parte II ***


Clarice sorrise e, insieme ad Artemisia, corse dietro alla cerva d’argento la quale, scomparve, quando arrivarono nei sotterranei: “Alla buon ora, signorinella: non sai quanto fossi in pensiero” disse Severus, mentre aspettava la figlia, davanti alla sua camera da letto e con le braccia incrociate. “Sapevi dove mi trovavo e con chi ero: quindi, era inutile, per te, preoccuparti così tanto” disse Clarice e, dopo che lei ed Artemisia furono entrate, Severus chiuse la porta ed insonorizzò la stanza, con un potente incantesimo. “Papà…quello di prima…quella cerva d’argento, era veramente un Patronus ?” chiese titubante Clarice. “Scommetto che te lo abbia spiegato la Signorina Granger che cosa è, vero ?” domandò Severus. “No: è stato Hagrid” rispose Clarice. “Sì, piccola mia: quello che tu ed i tuoi amici, avete visto prima, era proprio un Patronus ed era il mio. Ogni mago, solo, ovviamente, chi riesce a farlo, ha un suo Patronus, il quale assume le fattezze di qualunque animale, richiede il suo cuore” spiegò Severus, sedendosi sul letto, accanto a Clarice, la quale gli disse: “Il tuo è stupendo, papà: quella cerva d’argento era bellissima e, se non avesse incominciato a parlare con la tua voce, sarei riuscita anche a toccarla”. “Anche il Patronus di tua madre, era la cerva d’argento” disse Severus. Clarice rimase a bocca aperta, dopo aver sentito questa frase; poi, disse: “Uao ! Quindi, da quello che mi hai spiegato prima, tu eri, e lo sei tutt’ora, così tanto innamorato della mamma, che anche il tuo Patronus è uguale al suo”. “Esatto, piccola mia” disse Severus. “E, tu, credi che, potrei riuscire anche io, a fare un Patronus ?” chiese Clarice. “Non ora, perché sei troppo piccola ma, sono sicuro che con un buon allenamento, anche tu, prima o poi, riuscirai a fare il tuo Patronus e, credimi bambina mia: sono proprio curioso di vedere che animale sarà” rispose Severus. “Sai, anche io” disse ridendo Clarice e, i due, scoppiarono a ridere. Dopo aver finito di ridere, Clarice domandò: “Papà, ma perché, prima ti sei arrabbiato ? Non mi sembra di averti detto qualcosa di male”. “Perché mi stavi facendo troppe domande e, dove andremo da domani mattina, voglio che sia una sorpresa” rispose Severus, alzandosi dal letto. “Una sorpresa ?! E perché ?” chiese Clarice. “Perché visto che abbiamo ancora tanti giorni a disposizione ed, io, non voglio che tu li spenda qui ad annoiarti o a cacciarti nei guai con i tuoi amici, ho deciso di andare da qualche parte” rispose Severus. “Solo io e te ?” domandò Clarice. “Solo io e tu” rispose Severus. Sul volto di Clarice comparve un enorme sorriso e, saltando giù dal letto, abbracciò Severus e gli disse: “Grazie, grazie, grazie, papà adorato: non sai quanto mi hai reso felice !”. Severus le mise una mano sulla testa e, sorridendo, le disse: “Mi ringrazierai ancora di più, quando, ti dirò dove ho deciso di andare”. Clarice, allora, alzò lo sguardo verso di lui e chiese: “Dove andremo ?”. Severus si avvicinò e, in un orecchio, le sussurrò rispondendo: “ A Disneyland Paris”. Sul sorriso di Clarice ricomparve, ancora, il sorriso di prima ed entusiasta disse: “Non ci sono mai stata, però, ho sentito dire da Dudley che ci sarebbe andato con i suoi amici questa estate…oh, oh, non mi dire che lo incontreremo ?!”. “Non lo incontreremo: lui ci andrà quest’estate, mentre tu, domani” disse Severus. “Già, hai ragione” disse ridendo Clarice. “Allora, adesso, hai capito, del perché ho voluto che rientrassi presto ? Perché se, domani non ti svegli presto, rischiamo, poi, di perdere la nostra prenotazione in albergo” spiegò Severus. “Andiamo addirittura in albergo ?!” disse stupita Clarice. “Andiamo al Disneyland Hotel: da quello che ho letto sui depliant, è l’hotel principale del parco ed anche quello più elegante” spiegò Severus. “Caspita ! Chissà quanto ti sarà costato !” disse stupita Clarice. “Non bado a spese, quando voglio farti contenta. Anche tu, e non solo quello stupido di tuo cugino, hai il diritto di divertirti” disse Severus, scompigliandole i capelli. “E, per quanto riguarda Artemisia ? Anche lei verrà con noi ?” domandò Clarice, guardando il furetto accanto a loro che, in quel momento, si stava grattando. “No, lei rimarrà qui: l’ho affidata ad Hagrid ed ai tuoi nonni; non ti preoccupare: è in buone mani” rispose Severus. Passarono i minuti e, mentre Severus rimboccava le coperte a Clarice, quest’ultima disse: “Non vedo l’ora che arrivi domani…però, prima di partire, devo dirlo a Ron ed Hermione, dove vado”. “Non ti preoccupare neanche di questo: di sicuro, glielo avrà già detto Hagrid” disse Severus. “Hagrid lo sapeva già che mi avresti portato a Disneyland Paris ?!” chiese stupita Clarice. “In verità, questa idea, mi era venuta in mente, quando hai liberato Dobby dalla schiavitù dei Malfoy” rispose Severus. “Papà, non ti ho chiesto di quando ti é venuta in mente questa idea: volevo sapere quando l’hai detto ad Hagrid, visto che, praticamente, era appena ritornato da Azkaban” domandò Clarice. “Glielo ho detto a cena e gli ho anche detto di non farne parola con te, sempre se avessi sospettato del mio strano comportamento” rispose Severus. “Il tuo non mi è sembrato un comportamento strano; anzi: secondo Ron, ti era andata la cena di traverso” spiegò Clarice. Severus preferì non dire alla figlia quello che, in quel momento, stava pensando di Ron anche perché, costui, era uno dei migliori amici di Clarice; quindi, dopo essersi calmato e tenutosi mentalmente questa cosa delle cena andategli di traverso, disse: “ Comunque, se la cosa può farti stare meglio, domani mattina, prima di partire, potrai salutare i tuoi amici anche se, torneremo prima della fine definitiva della scuola”. “Grazie di cuore, papà” disse sorridendo Clarice. Anche Severus accennò ad un piccolo sorriso; poi, disse: “Ora dormi, leoncino mio: domani, sarà una giornata pesante ma, spero, anche allo stesso tempo divertente e gratificante per entrambi”. “Lo sarà. Buonanotte, papà” disse Clarice. “Buona notte, piccola mia” disse Severus e, dopo averle dato un dolce bacio sulla fronte, uscì dalla camera da letto, per andare nel suo letto.

Il mattino seguente, mentre Clarice aspettava suo padre che finisse di fare colazione, stava chiacchierando con Hermione e Ron: “Anche io ho sempre sognato di andare a Disneyland Paris: ho letto che è un bellissimo parco; grande e con un sacco di attrazioni” disse Hermione. “Non so che cosa siano le attrazioni, ma da come lo hai descritto, mi hai fatto venire voglia di andarci anche io, con la mia famiglia anche se, secondo me, loro hanno già in mente un’altra destinazione” disse Ron. “Bé, almeno, ci rivedremo prima che finisca la scuola: papà, non vuole che perda l’Hogwarts Express” disse Clarice. “Non dimenticarti di spedirci delle cartoline” disse Ron. “Ron ! Ha detto che ritornerà qui; quindi, che motivo c’è di spedirci delle cartoline ?!” replicò Hermione.  “Bé, di solito, quando si va da qualche parte, si spediscono delle cartoline, per raccontare ai tuoi migliori amici, come sta andando la vacanza, no ?” disse Ron. “Sì, ma quando si sta via un mese intero e non alcuni giorni” disse Hermione. “Non ti preoccupare, Ron: vi prometto, ad entrambi, che vi comprerò qualche regalo” disse Clarice. “No, dai, non ce ne è bisogno” disse Ron. Clarice alzò un sopracciglio, proprio come faceva suo padre; quindi, Ron disse: “Però, se proprio insisti, allora, un regalo lo accetto molto volentieri, anche se è piccolo”. Clarice scosse negativamente la testa ed Hermione le disse: “ Clarice, l’importante è che tu ed tuo padre vi divertiate: ricordati, che deve essere un momento tra padre e figlia; solo un momento tra padre e figlia, nient’altro”. “Lo terrò in mente” disse Clarice. “Allora, bambina mia: i bagagli sono pronti: Artemisia, al momento, è con i nonni” iniziò a dire Severus, arrivando da loro; poi, voltando lo sguardo verso Hermione e Ron, continuò dicendo: “I tuoi amici, a quanto pare, li hai avvertiti” e, dopo aver rivoltato lo sguardo verso Clarice, finì col dire: “Quindi, manchi solo da prelevare tu”. “Io sono pronta, papà” disse Clarice. “Molto bene: ci apparterremmo vicino al parco, in un posto dove nessun babbano ci potrà vedere” disse Severus. “Bé, ragazzi, allora, ci vediamo fra qualche giorno” disse Clarice. “Mi raccomando: divertiti anche per noi” disse, con un po’ di tristezza, Ron. “Ron, il tuo regalo sarà più grande di quello di Hermione” disse Clarice. “Davvero ?! Bé, allora, divertiti un po’ meno, ma pensa di più a che regali prendere” disse Ron, tornando di buon umore. Clarice, Hermione e Severus lo guardarono stranamente; quindi, Ron disse: “Che c’è ?! Che cosa ho detto di male ?!”.

Poco dopo… “Papà, non mi sento troppo bene” disse Clarice. “E’ normale, piccola mia: tutti, alla prima materializzazione, si sentono male” disse Severus ed aiutò la figlia a sedersi su di una panchina. “Mi gira solo un po’ la testa e niente di più” disse Clarice. “Non è che, invece, mi stai nascondendo che stai veramente male ?” chiese Severus, mentre era seduto accanto a lei. “No, no sto bene; dico davvero” rispose Clarice e si rialzò in piedi, sostenuta, però, da Severus il quale le disse: “Non è un reato nascondere di stare mali: come ti ho detto poco fa, tutti, normalmente, stanno male alla loro prima materializzazione e, tu, sei stata molto brava”. “Sto bene, fidati” disse Clarice. “Ok, allora” disse Severus. Clarice si riprese del tutto e, dopo essersi guardata intorno, domandò: “Siamo già arrivati ?”. “Il parco è proprio qui vicino: dobbiamo solo camminare un po’” rispose Severus e, quindi, iniziarono a camminare. Severus aveva ragione: bastarono infatti, pochi minuti, perché davanti a loro, si ergesse l’enorme Disneyland Hotel, nonché entrata al Parco Disney. Gli occhi di Clarice brillarono di gioia e stupita disse: “Mi trovo in un sogno”. “Lo sai che, la fantasia è realtà: d’altronde, sei una strega” disse Severus. “Papà, come potrei mai ringraziarti ? E’ un bellissimo regalo” disse Clarice. “E’ il mio regalo per il tuo compleanno e, ciò, mi sembrava la cosa giusta festeggiarlo insieme qui” spiegò Severus. Ci fu un po’ di silenzio, nel quale i due, continuavano ad ammirare l’Hotel; poi, Severus disse: “Coraggio, piccola mia: la nostra stanza ci sta aspettando” e si incamminarono verso l’hotel.

Arrivarono nella hall e, dopo essersi avvicinati alla Reception, un ragazzo alla Reception, disse loro: “Buon giorno e benvenuti al Disneyland Hotel”. “Buon giorno; io sono il Professor Severus Piton e, questa, è mia figlia” si presentò Severus. Il ragazzo, allora, guardò sul computer e, dopo aver digitato qualcosa con la tastiera, disse: “Professor Piton, la sua camera e, quella di sua figlia, ovviamente, è il “Walt’s Apartement” al quarto piano, dalla quale godrete una bellissima vista su Main Street. Nella vostra suite, potrete trovare: servizi privati; cassaforte; telefono; aria condizionata; reception privata; tv con canali Disneyland Paris ed internazionali; un esclusivo lounge bar, con bevande gratuite tutto il giorno, prima colazione e thè pomeridiano; accesso diretto al Parco Disneyland; accesso alla piscina coperta; VIP FASTPASS, ovvero un accesso diretto ed illimitato agli ingressi FASTPASS di alcune attrazioni dei Parchi Disney. Inoltre, sempre se lo desideriate, è disponibile anche il servizio in camera che, però, è a pagamento”. “Mi scusi, ma che cosa è il FASTPASS ?” chiese Clarice.  “Il FASTPASS è un servizio gratuito che permette di ridurre il tempo di attesa, in alcune attrazioni nei due Parchi Disney. La prenotazione dell’orario di accesso all’attrazione, si effettua direttamente al distributore FASTPASS situato all’ingresso dell’attrazione stessa” spiegò il ragazzo. “Uao ! E noi, quindi, abbiamo un FASTPASS per tutte le attrazioni ?” domandò stupita Clarice. “Voi che risiedete qui, al Disneyland Hotel, avete diritto ad avere al VIP FASTPASS, che vi darà la possibilità di acquistare il biglietto FASTPASS di ogni singola attrazione, direttamente qui alla Reception dell’Hotel, senza andare ad ogni distributore che c’è all’ingresso delle attrazioni che hanno anche il FASTPASS” spiegò il ragazzo. “Spero che la nostra suite sia già disponibile” disse Severus. “Le camere, suite comprese, sono disponibili dalle ore 10 in poi; se, nel frattempo, volete riposarvi nel bar e prendere qualcosa… poi, vi avviserò io” spiegò il ragazzo. “Molto bene; avevamo intenzione di lasciare i bagagli e di trascorrere, subito, la prima giornata nel Parco Disneyland” disse Severus. “Il Parco non è ancora aperto, Signor Piton ma, tutti coloro che alloggiano negli Hotel Disney, possono entrare nel Parco Disneyland, due ore prima dell’apertura al pubblico da usufruire, così, delle attrazioni che, durante la giornata, normalmente sono le più affollate” spiegò il ragazzo. “Che bello ! Possiamo provare le attrazioni prima di tutti gli altri !” disse entusiasta Clarice. “Allora, visto che non sono neanche le 8, ne approfittiamo per andare a fare colazione all’interno del Parco Disneyland” disse Severus. “Allora, visto che, per voi, è la prima volta, vi consiglio di prendere qualcosa allo “Snack Bar Main Street” disse il ragazzo. “Grazie mille, per il consiglio” disse Severus. “Ecco i vostri Pass, che fanno vedere agli addetti al Parco, di che Hotel siete; se, volete prendere qualcosa, potete mandare i vostri acquisti direttamente in Hotel: quando ritornerete, li troverete qui, alla Reception” disse il ragazzo e, consegnò, ad entrambi, un cartellino di identificazione. “Ed i FASTPASS ? Non ce li da ?”chiese Clarice, mentre, come Severus, si metteva il cartellino al collo. “Per il momento, non ne avrete bisogno: le attrazioni accessibili due ore prima dell’apertura del Parco non sono tante e, gli addetti di esse, nel vedervi, capiranno subito che alloggiate in uno degli Hotel” rispose il ragazzo. “Grazie per la sua sempre e cortese disponibilità; allora, ci vediamo più tardi” disse Severus e, insieme a Clarice, uscì dall’hotel, entrando nel Parco Disneyland dove, ovviamente, giravano solamente le poche persone che risiedevano negli hotel: “Papà, è stupendo ! Non avrei mai immaginato che, un giorno di questi, ci sarei potuta venire” disse Clarice, mentre i due camminavano lungo la Main Street, la strada principale del Parco. “Vediamo di divertirci e non di pensare alla scuola: sono ancora senza parole, da quando tuo nonno ha detto che gli esami erano stati tutti sospesi” disse Severus. “E’ stata una bellissima sorpresa, ma non più di questa” disse Clarice. “Sono contento che tu sia già felice, perché lo diventerai ancora di più, quando alle 10 aprirà veramente il Parco” disse Severus. “Non vedo l’ora” disse entusiasta Clarice. Poco dopo, padre e figlia erano seduti ad uno dei tavoli del bar “Snack Bar Main Street” posto ad uno dei tanti edifici che costeggiavano la via: “Clarice, per favore, va un po’ più piano a mangiare quel panino: non te lo porta via nessuno” disse Severus, mentre guardava la figlia che, praticamente, si stava ingozzando. “E’ buonissimo ! Ancora più buono del cibo che fanno gli elfi del castello” disse Clarice. “Non è ingozzandoti a quel modo, che assaporerai quel panino” disse Severus.

Dopo aver finito di fare colazione, Clarice e Severus si diressero verso una delle attrazioni aperte a quell’ora: “E’ questa l’attrazione ?” domandò Severus. Clarice guardò sulla mappa e, indicando l’attrazione, rispose: “Sì, è proprio questa: Peter Pan Flights. Chi sa se voleremo veramente come Peter Pan verso l’Isola che non c’è ?”. “Clarice, Peter Pan non esiste” replicò Severus. “Però, se esistiamo noi maghi, allora, potrebbe esistere benissimo anche Peter Pan, non trovi ?” disse Clarice. Severus non replicò e, si limitò a seguire la figlia, dentro a questa attrazione: essa consisteva in piccoli vascelli pirata che scorrevano lungo un binario nascosto, posto in alto: “Il terzo mago più potente al mondo, che sta facendo un’attrazione per bambini” disse Severus, mentre l’addetta stava mettendo giù la protezione. “Sshhhh, papà: non devono scoprire che, in realtà, siamo dei maghi” gli disse sottovoce Clarice. “Stavo pensando a voce alta” disse Severus. “Allora, la prossima volta, pensa e non dire nulla” replicò Clarice ed il piccolo vascello si mosse, passando, per primo, nella stanza di Wendy ed i suoi fratelli e, poi, attraverso la finestra, sopra i cieli di Londra; sia Severus, che Clarice rimasero a bocca aperta nel vedere Londra sotto di loro: “ Papà, sembra proprio che stiamo volando” disse Clarice, mentre guardava di sotto. “Però: questa proprio non me l’aspettavo” disse Severus. “Chissà se c’è anche casa tua o, se magari, si vede l’entrata a Diagon Alley” disse Clarice, continuando a guardare di sotto. Severus scosse negativamente la testa e, quando lasciarono Londra, per passare sopra all’Isola Che Non C’è, Clarice disse, indicandola: “ Guarda, papà: è l’Isola Che Non C’è; è dove vive Peter Pan con i bambini sperduti e, guarda, c’è la Laguna delle Sirene ed il Galeone di Capitan Uncino”. “Come fai a sapere così tante cose su questo Peter Pan ?” chiese Severus. Clarice lo guardò e gli rispose: “ Bé…diciamo, che ho guardato il cartone animato e letto anche il libro”. “Mi sorprende che i Dursley ti abbiano permesso di guardare anche un cartone animato: dal modo che ti trattavano” disse Severus. “E’ questo il punto: l’ho guardato, quando mi lasciavano a casa da sola ed ho guardato anche tutti gli altri film della Disney” spiegò Clarice. Il piccolo vascello passò, poi, di fianco a Peter Pan che combatteva contro Capitan Uncino e, poi, accanto allo stesso Peter con Wendy ed i suoi fratelli, sopra il Galeone illuminato dalla polvere di fata e, alla fine, il piccolo vascello, si fermò, di fianco alla Laguna delle Sirene, dove sullo sfondo, vi era il Galeone di Capitan Uncino che volava: “ E, adesso, perché ci siamo fermati ?” domandò Severus. “Perché, prima, devono far salire altre persone e, mano a mano che i vascelli vanno avanti, andremo avanti anche noi” rispose Clarice; di fatti, il loro vascello si fermò e, dopo che si fermò, si aprì la barra di protezione e Clarice e Severus poterono scendere: “Oh, finalmente: quel vascello era un po’ scomodo” disse Severus, mentre uscivano dall’attrazione. “Per me, invece, era comodissimo” disse Clarice; poi, aggiunse chiedendo: “Adesso dove andiamo ?”. “Quale è l’attrazione più vicina ?” domandò Severus. Clarice controllò la mappa e, poi, rispose: “ I viaggi di Pinocchio” e, mentre ripiegava la mappa, Severus disse: “Ah, ora mi ricordo di quella storia: narra di un burattino che, invece di andare a scuola, andò al Paese dei Balocchi e, insieme ad un certo Lucignolo, venne trasformato in un asino; ma, poi, riuscì a scappare e, per cercare il suo papà, venne mangiato da una balena. Alla fine, se non ricordo male, la Fata Turchina, lo fa diventare un bambino”. “Uao, papà ! E’ proprio quella la storia ! Ma come fai a saperla ?!” chiese stupita Clarice, mentre camminavano verso questa attrazione. “Quando ero piccolo, mia nonna mi leggeva sempre questa storia: diciamo che voleva farmi capire che, se volevo arrivare ad un obiettivo, dovevo studiare fino a raggiungerlo” rispose Severus. “Non aveva tutti i torti: di fatti, sei diventato un Professore di Pozioni” disse Clarice. “E, se anche tu, ti ci metterai di impegno, sono sicuro che, quando sarai diventata grande, sarai qualcuno di molto importante” disse Severus, stringendola a se. “Ma io sono già qualcuno di molto importante: ricordati che, nel mondo magico, tutti mi conoscono come la Bambina Sopravissuta, colei che ha sconfitto il Signore Oscuro” spiegò Clarice. Severus le sorrise amorevolmente e, finalmente, entrarono dentro all’attrazione di Pinocchio.

Il resto della giornata trascorse molto piacevolmente e, quasi a metà pomeriggio, Severus e Clarice si trovavano in fila, per farsi fotografare insieme a Topolino: “E’ una cosa senza senso ! E’ una cosa senza senso !” disse Severus. “Che cosa che è una cosa senza senso ?” domandò Clarice. “Fare una fila così lunga, per fare una fotografia di neanche un minuto” rispose Severus. “ Ma papà: è Topolino” disse Clarice. “E con questo ?” chiese Severus. “E’ il personaggio più famoso che esista; anche più famoso di Gilderoy Allock” rispose Clarice. “Bé, non ci vuole molto per essere più famosi di quello stupido di Allock” disse ridendo Severus ed anche Clarice si mise a ridere. Finalmente, arrivò il loro turno e, quando furono davanti a Topolino, Clarice gli consegnò il Libro per gli Autografi, proprio come aveva fatto precedenza anche con altri personaggi Disney, con i quali aveva fatto le foto. Dopo che Topolino ebbe scritto l’autografo e le ebbe riconsegnato il libretto, Clarice e Severus si misero ad entrambi i suoi lati ed, il fotografo, scattò la foto e, mentre Clarice abbracciava Topolino, Severus si avvicinò al fotografo e gli disse: “ Può mandare la foto al Disneyland Hotel dove, io e mia figlia, alloggiamo: la mandi sotto al nome di Professor Severus Piton”. “Sarà subito fatto, Professor Piton” disse il fotografo. “ Grazie mille” disse Severus e, dopo che Clarice l’ebbe raggiunto, si diressero da un’altra parte del Parco. La prima giornata al parco era finita, ma non del tutto perché, anche mentre stavano cenando al ristorante dell’hotel, alcuni personaggi Disney facevano compagnia agli Ospiti: “ Hai visto, papà: c’è Cenerentola con il suo Principe; e, poi, ci sono Topolino; Minnie; Pippo e Paperino” disse Clarice, mentre guardava i vari personaggi che passavano tra i tavoli, interagendo con gli Ospiti. “ Mangia la tua cena o, se no, rischia di diventare fredda” disse Severus; ma, vedendo che la figlia non si voltava, la richiamò, dicendole: “ Clarice ! Ti ho detto di voltarti e mangiare la tua cena ! Non è che se ne vanno, per poi non rivederli mai più”. “E, se poi, se ne vanno veramente ? Non avrò gli autografi che mi mancano” disse Clarice. “Verranno, fidati” disse Severus. Sentendo queste parole, Clarice si rivoltò e gli domandò: “ Come fai ad esserne certo ?”. “Istinto paterno e, ora, mangia o, se no, prometto che, domani, non verrò con te su nessuna attrazione” rispose Severus. “No, non puoi farmi questo ! Non sarà divertente, fare le attrazione da sola” disse Clarice. “Allora, fammi la cortesia di mangiare la tua cena, così, dopo, potrai divertirti con Topolino e gli altri, quanto vuoi” disse Severus. Clarice, allora, mangiò la sua cena e, appena l’ebbe finita, Paperino e Pippo si avvicinarono al suo tavolo e, mentre Pippo firmava l’autografo sul libretto che gli aveva consegnato Clarice, Paperino faceva i dispetti a Severus, il quale disse: “ Sei il mio personaggio preferito, Paperino, ma non farti ridurre arrosto” e, Paperino, allora, si limitò a posare in foto con lui, quando il fotografo fece loro una foto e, poi, ne fece una tutta insieme, anche con Clarice e Pippo. Venne sera e, mentre Severus si stava preparando per andare a letto, Clarice disse, mentre guardava il suo libretto: “ Che bello: ho già un sacco di autografi ! Domani, devo cercare, in tutti i modi, di avere anche tutti gli altri”. “Bambina mia: ci sono così tanti personaggi Disney che, neanche stando qui un’intera settimana, riuscirete a farti fare tutti gli autografi” disse Severus. “Però, Hermione, mi ha detto che non è una cosa impossibile” disse Clarice. “Nessuna cosa è impossibile: basta solo volerla fino in fondo, per far sì che sia possibile” spiegò Severus, andando di fianco al letto di Clarice, la quale disse: “ Allora, anche tutti gli autografi diventeranno possibili”. Severus sorrise e, mentre Clarice metteva il suo libretto e gli occhiali sul comodino, le disse: “ Ora dormi, piccola mia: domani, ci aspetta un’altra giornata pesante”. “Ti sei dimenticato di dire divertente” disse sorridendo Clarice. “E divertente” disse Severus e le aggiustò meglio le coperte. “Buona notte, papà” disse Clarice. “Buona notte, bambina mia” disse Severus, dandole un dolce bacio sulla fronte, si andò a mettere nel suo letto, dove prese sonno quasi subito.

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Capitolo 44
*** Arrivederci al Terzo Anno - Parte III ***


Gli altri giorni, nei due Parchi Disney, passarono velocemente, ma furono anche molto belli; sfortunatamente, venne il momento, per entrambi, di far rientro ad Hogwarts, dove Clarice avrebbe preparato la sua valigia, per l’estate: “ Perché le cose belle devono finire così velocemente ? Sono quelle brutte e noiose che, invece, non finiscono mai” disse Clarice, mentre trascinavano i loro trolley, per i corridoi di Hogwarts. “Anche le mie lezioni sono noiose ?” le chiese Severus. “Lo sai che mi piace un sacco Pozioni; quindi, non troverai mai le tue lezioni noiose; lunghe, magari sì, ma mai noiose” rispose Clarice. “Ah, allora, le trovi lunghe ?! Vedrai il prossimo anno, se sono ancora lunghe, oppure no” disse Severus, accennando ad un piccolo sorriso. “Papà, lo sai che stavo scherzando” disse ridendo Clarice. “ Ma io, invece, non sto scherzando” disse Severus. Clarice rimase senza parole e, stava per dire qualcosa, quando arrivarono davanti al dipinto della Signora Rosa la quale, nel vederli, disse: “Ah, allora ecco dove era finito uno dei Grifondoro: mi sembrava, infatti, che mancasse qualcuno”. “Papà mi ha portato a Disneyland Paris, visto che non ci potremo vedere per tutta l’estate” disse Clarice. “Non mi dire che ritorni ancora da i Dursley ?” domandò la Signora Rosa. “Purtroppo sì; ma, quando sarò diventata maggiorenne, finalmente potrò andare a vivere con il mio papà” rispose Clarice. “Mi auguro per te, Giovane Piton, che quest’estate vada tutto bene” disse la Signora Rosa. “Lo spero” disse sospirando Clarice. “Coraggio, dì la parola d’ordine, così possiamo entrare” disse Severus. “Possiamo ?!” disse stupita Clarice guardandolo. “Sì, “possiamo”; la giornata non è ancora finita, o mi sbaglio ?” disse Severus.

Clarice lo guardò stranamente; ma, poi, voltando lo sguardo verso la Signora Rosa, disse: “ Canarino” ed il dipinto si aprì. “Certo che, voi, avete sempre delle parole d’ordini buffe” disse Severus, mentre entravano. “Di certo, sono sempre più belle di quelle dei Serpeverde” disse Clarice. “Osi mettere in discussione le parole d’ordini dei miei Serpeverde ?!” replicò Severus. “Credevo che le scegliessi te” disse Clarice. “Le mie sarebbero migliori; no, sono i Prefetti a sceglierle” spiegò Severus ma, appena, entrarono nella Sala Comune dei Grifondoro, Neville, Ron, Hermione, Seamus, Ginny e Dean si attorniarono intorno a loro, salutandoli e facendogli un sacco di domande, finché non vennero interruppi da Severus, il quale disse: “ E va bene, ora tutti zitti !” e dopo che i sei si zittirono, Severus aggiunse dicendo: “ Bene; ora, se siete così gentili di fare, uno alla volta, una domanda, io e Clarice vi risponderemo”. “Vi siete divertiti ?” chiese Hermione. “Tantissimo” rispose Clarice. “I Parchi erano grandi ?” domandò Dean. “Enormi e, in ognuno, c’erano un sacco di attrazioni” rispose Clarice. “Avete incontrato qualche altro mago ?” chiese Seamus. “Seamus, ma che razza di domanda è ?!” domandò stupito Ron. “Non avevo altre domande in mente; tu, invece, che vuoi chiedere loro ?” chiese Seamus. “Hai preso tanti dolci ?” domandò Ron. “Ron !” lo rimproverarono gli altri. “Che c’è ?! La mia non è, poi, una domanda così strana, no ?” disse Ron. “Signor Weasley, se ha pazienza, forse qualcosa potrà ricevere” disse Severus. “ Davvero ?!” disse stupito Ron. “Io non ho altro da aggiungere” disse Severus. “Clarice, hai incontrato Topolino ?” chiese Neville. “Certo ed io e papà, abbiamo fato una foto anche con lui ed ho pure il suo autografo” rispose Clarice e, dopo aver preso il suo libretto, mostrò ai suoi amici, tutti gli autografi che le avevano fatto i personaggi Disney. Successivamente, tutti si sedettero davanti al camino e, visto che vi erano solo loro, Severus decise di rimanere: “ Qui siete venuti veramente bene” disse Hermione, mentre indicava una foto, dove vi erano Clarice e Severus, in compagnia della Bella e la Bestia. “Li abbiamo trovati per caso; anzi, per la precisione, è stato papà a trovarli” disse Clarice. “Come è andata ?” domandò Ron. “Eravamo nel “Villaggio di Belle” a cercare qualche oggetto da comprare quando, ad un certo punto, papà ha visto un ragazzino che stava per gettare a terra la teca di vetro che proteggeva la rosa rossa; papà, allora, è corso verso il ragazzino e gli ha detto: “Ragazzino, non si tocca la roba che non è tua ! I tuoi genitori dovrebbero insegnarti l’educazione” ed il ragazzino, per la paura che gli era venuta, dal tono che aveva usato papà, è corso da i suoi genitori. Papà, però, non si era accorto che Belle e la Bestia avevano osservato la scena e, mentre papà, stava rimettendo a posto la teca, loro due si sono avvicinati a lui e Belle lo ha ringraziato tantissimo e, così, hanno fatto subito una foto con noi e, poi, la Bestia mi ha donato la rosa rossa” spiegò Clarice. “Uao !” disse Ron. “Professor Piton, ha compiuto un gesto davvero bellissimo: la Bella e la Bestia le saranno sempre grati” disse Hermione, guardando Severus il quale disse: “ Sì, su questo non ho dubbi; ho lasciato loro il mio indirizzo di casa, nel caso volessero spedirmi qualche cosa”. “Hai lasciato loro il tuo indirizzo di casa ?!” disse stupita Clarice. “La cosa non ti deve affatto sorprendere, piccola mia, visto il modo che ci hanno trattato nei giorni, in cui abbiamo soggiornato là” disse Severus. “Avete soggiornato bene ?” chiese Seamus. “Oh, benissimo: alloggiavano in una delle suite” rispose Clarice. Ron, Hermione, Dean, Neville, Ginny e Seamus rimasero a bocca aperta e, quindi, voltarono lo sguardo verso Severus il quale disse: “ Dai miei nonni materni ho ereditato un maniero e, la Signorina Granger ed il Signorino Weasley, lo possono confermare”. “E’ vero: è enorme ! Dovevate vedere che Albero di Natale c’era in salotto: era altissimo !” disse Ron. “E, per non parlare della quantità delle stanze” aggiunse dicendo Hermione. “Non avrei mai pensato che, tra i nostri professori, ce ne fosse uno ricco” disse Seamus. “Neanche io” disse Dean. “Ci sono ancora molte cose che non sapete di me” disse Severus e, gli altri, si guardarono perplessi negli occhi.

Il mattino seguente, tutti gli studenti erano già alla stazione di Hogsmeade e, mentre i Capostazione, mettevano i bagagli sui vari vagoni, Clarice, Ron, Hermione, Severus ed Hagrid, erano tutti insieme, da una parte, a salutarsi: “ Questa volta, promettetemi, veramente di scrivermi” disse Clarice. “Anche l’anno scorso di abbiamo scritto, però, sei stata tu che non ci hai mai risposto” disse Ron. “Signor Weasley, sappiamo benissimo come è andata: un certo elfo di nome Dobby, che spero non sia qui in questo momento, aveva intercettato le nostre lettere facendo credere a Clarice, che non le volessimo più bene” spiegò Severus. Appena ebbe finito la frase, Dobby comparì di fianco a loro e Severus gli disse: “Dobby, ti avevo detto di non comparire qui”. “Dobby si scusa con Padron Piton; Dobby non disubbidirà più a Padron Piton” disse Dobby. “Dobby, lo sai benissimo che non mi devi chiamare Padron Piton, ma solamente Severus: tu non sei un mio schiavo” disse Severus. “Dobby si scusa, ancora, per aver mancato rispetto a Padron Piton; Dobby promette che, da adesso in poi, farà il bravo con Padron Piton” disse Dobby e Severus scosse negativamente la testa. “Come “ Padron Piton” ?! Che cosa significa ?” domandò stupita Clarice. “Dobby è diventato il mio elfo domestico: tuo nonno ha avuto la brillante idea di affidarlo a me, dicendo che, in questo modo, non sarei da solo durante l’estate” rispose Severus. “Dobby, ma è magnifico ! Ora, starai sempre con il mio papà !” disse entusiasta Clarice. “Dobby è molto contento di stare con Padron Piton, perché Padron Piton non è crudele come Padron Malfoy; quindi, Dobby promette di fare sempre il bravo con Padron Piton, così, Padroncina Piton sarà contenta di Dobby” disse Dobby. “Dobby, non mi devi chiamare Padroncina Piton: solo Clarice e non di più” disse Clarice. “ Clarice Piton ha salvato Dobby dalla schiavitù; Dobby le sarà sempre grato per questo” disse Dobby. Clarice si abbassò al livello di Dobby e lo abbracciò, mentre gli diceva: “Mi raccomando: non fare arrabbiare troppo il mio papà”; poi, dopo essersi messa in posizione eretta, Dobby disse: “ Dobby sentirà molto la mancanza di Clarice Piton; Dobby spera di rivederla l’anno prossimo” e si soffiò il naso nell’abitino che portava. “Lo spero anche io” disse Clarice. “Ehi, Clarice, ricordati ciò che ti ho detto l’anno scorso: se tuo cugino, o i tuoi zii, dovessero ancora farti arrabbiare, puoi sempre minacciarli di far loro qualche magia” disse Hagrid. “Non ti preoccupare, Hagrid: loro lo sanno che posso farlo” disse Clarice.

In quel momento, il Capostazione stava mettendo la gabbia di Artemisia, con dentro ovviamente il furetto, nello scompartimento, quando Artemisia nel vedere i suoi due padroni, incominciò ad agitarsi, cercando un modo di uscire dalla gabbia; Clarice, Ron, Hermione, Hagrid e Severus si voltarono e Clarice disse: “ Artemisia, non ti agitare così tanto o, se no, rischi di aprire la gabbia”; poi, dopo essersi accorta di ciò che aveva detto, disse: “ Opsss”. “Complimenti: ora, le hai dato un ottimo suggerimento” disse Severus. “E’ triste: vorrebbe salutarti ancora” disse Clarice. Sospirando, Severus mosse la mano e la gabbia di Artemisia si aprì: il furetto uscì da essa e corse verso di loro, andandosi a mettere sulla spalla di Severus. “E, meno male, che mi avevi appena sgridato, perché le avevo dato un ottimo suggerimento per uscire” disse Clarice. “L’ho voluta premiare visto che, quest’anno, è stata molto brava; direi, molto più brava di te” disse Severus, mentre accarezzava Artemisia sulla testa. “Prometto che la tratterò bene e, soprattutto, non le permetterò di infilarsi, ancora, nel letto di zio Vernon e zia Petunia” disse Clarice. “Che cosa ?! Clarice !” replicò Severus. “Non volevo: è stato un incidente !” disse Clarice. “Ti avevo detto che non la dovevi far uscire dalla sua gabbia !” replicò Severus, ormai quasi arrabbiato. “Lo so ma, come ti ho appena detto, è stato un incidente” disse Clarice. “Se Dobby può dire qualcosa, Dobby crede che Clarice Piton voleva tenere il vostro furetto nella gabbia ma, il vostro furetto è scappato, mancando di rispetto a Clarice Piton” disse Dobby. “Se, davvero, fosse andata così, allora, Artemisia sono molto deluso da te” iniziò a dire Severus ed Artemisia abbassò le orecchie; ma, poi, Severus continuò dicendo: “ Ma, visto come i Dursley hanno sempre trattato la mia bambina, allora, da adesso in poi, ti permetto di fare loro tutti i dispetti che ritieni più necessario fare, naturalmente stando nei limiti” ed Artemisia ritornò di buon umore. “ Ma papà !” replicò Clarice. “Ti ho regalato Artemisia per farti compagnia, no ? Quindi, proprio per questo motivo, lascia che si diverti, anche fuori dalla gabbia” disse Severus. Ad un certo punto, il Capostazione disse: “Tutti in carrozza ! Si parte !” e, mentre Artemisia andava sulla spalla di Clarice, quest’ultima chiese: “ Papà, mi scriverai anche quest’anno ?”. “Piccola mia, te l’ho promesso, quindi, non ti devi preoccupare di niente: le mie lettere, saranno le prime ad arrivare” rispose Severus e l’abbracciò. Finito l’abbraccio, Clarice guardò Hagrid, il quale disse: “ L’anno scorso ti ho donato quel piccolo album: quest’anno, purtroppo, non ho niente da darti, per ringraziarti di tutto quello che hai fatto per me”. Clarice sorrise e lo abbracciò. Il treno fischiò, quindi, Hagrid disse: “ Faresti meglio ad andare”. “Non preoccupatevi: l’estate passa alla svelta ed io, sarò di nuovo qui, ad importunarvi” disse Clarice. “Tu provaci ed io, ti imprigionerò per tutto l’anno, nei sotterranei” disse Severus. Clarice sorrise, così come Severus e, insieme a Ron ed Hermione salì sul treno. L’Hogwarts Express fischiò nuovamente e, mentre si allontanava da Hogsmeade, Clarice si affacciò al finestrino e salutò Severus ed Hagrid, i quali la saturarono a loro volta. Un altro anno è finito, ma, per Clarice ed i suoi amici, le sorprese non sono ancora finite: nel terzo anno, Clarice dovrà scappare da un cattivo prigioniero fuggito dalla prigione di Azkaban; chi sarà ? E chi sarà il nuovo insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure visto che, ora, Allock ha perso la memoria ? Oscuri presagi aspettano Clarice, che scoprirà due altri membri della sua famiglia, che suo padre le ha tenuto nascosto. Per scoprirlo, non ci resta che aspettare il prossimo episodio, intitolato: “ MAGIA INATTESA”.

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