Between dancing and fighting

di Michy90
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il ritorno ***
Capitolo 2: *** Di nuovo insieme...o quasi! ***
Capitolo 3: *** The past, the present ***
Capitolo 4: *** Vita alla Capsule ***
Capitolo 5: *** Ricordi ***
Capitolo 6: *** Ritorni inattesi- parte prima ***
Capitolo 7: *** Riflessioni parallele ***



Capitolo 1
*** Il ritorno ***


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Capitolo 1  ~ Il ritorno ~

 

Splendeva un sole mattiniero quando il volo AZ-207 proveniente da New York atterrò all’aeroporto della Città dell’Ovest.

Alzando gli occhi verde chiaro dal libro che teneva in grembo, Sylvia Allen guardò fuori dal finestrino dell’aereo, riavviandosi una ciocca dei ribelli capelli castani e osservando entusiasta il profilo della città in lontananza.

La sua città.

Improvvisamente l’altoparlante amplificò la voce del pilota.- Grazie per aver scelto l’American Airlines.Vi auguriamo una buona permanenza. Arrivederci - 

“Oh, questo è poco ma sicuro. Stavolta sono tornata per restare”pensò Sylvia con un sorriso,e alzandosi dal suo posto,rivelò un corpo snello,le lunghe gambe slanciate fasciate nei jeans, un seno alto e sodo,il viso un po’ troppo magro in cui spiccavano le labbra carnose. Mentre tutti i passeggeri sciamavano verso l’uscita, dove il portellone era già aperto,la ragazza mise il libro nella borsa e si affrettò a dirigersi fuori, all’aria aperta.

Fu allora, mentre guardava la città, che da lì sembrava così distante, che si ritrovò a pensare cosa avrebbero potuto dire Bulma e Goku, i suoi migliori amici, trovandosela davanti dopo quasi sei anni.

E, con serenità, pensò che era bellissimo tornare finalmente a casa.

                                       

                                               *                                                 *

 

Quello stesso sole emanava i suoi luminosi raggi anche a chilometri di distanza, in una radura dove era riunito un congruo gruppo di persone,Terrestri e Namecciani, in preda all’angoscia.

-M…ma perché papà e Crilin non possono tornare in vita, non capisco!- disse Gohan, quasi disperato.

-Vedi, Gohan, a quanto pare non ci sarebbero problemi se avessero perso la vita qui sulla Terra come nel caso di Riff…- cominciò a spiegargli Bulma a voce bassa, guardando a terra- Le sfere di Polunga fanno resuscitare le persone nel luogo in cui hanno perso la vita,e visto che Goku e Crili si trovavano su Namecc quando sono morti, tornerebbero in vita nello spazio aperto,in quanto, come già sapete,…-qui tirò un sospiro sconsolato -Il pianeta Namecc è esploso, e oltretutto Re Kaioh non ha alcun potere in quella parte dell’universo…-

-Non è possibile, Bulma...è…una cosa…terribile…- gemette Gohan

Una risata sommessa catturò la loro attenzione, e tutti si voltarono verso la sua fonte: Vegeta, appoggiato ad un albero poco lontano, smise di ridacchiare e parlò:

-Perché non fate funzionare il cervello?- chiese ironico

-Eh?-Fece Bulma sorpresa.

-Con un desiderio potreste richiamare le loro anime sulla Terra e poi provare a resuscitarle da qui,no?- si spiegò Vegeta –Dovrebbe funzionare…-

Bulma s’illumino all’improvviso - Ma si,certo, hai ragione!!Grazie mille ,Vegeta,non ci avevo pensato!!!-

-Umph!- rispose il saiyan. Fece per voltarsi dall’altra parte, quando si accorse che il piccolo Gohan gli si era avvicinato e ora gli tendeva la mano aperta, grato del fatto che il principe dei Saiyan avesse suggerito loro un modo per far tornare in vita il suo papà.

- Desidero ringraziarti…- sorrise.

Vegeta lo squadrò di sottecchi e, d’improvviso, schiaffeggiò quella piccola mano –Non fraintendermi- disse, freddo -Voglio solo vedere quanto è diventato forte Kaaroth…E voglio batterlo assolutamente-

Gohan ritirò la mano e, stupito e un po’ dispiaciuto, continuò a guardare l’ orgoglioso Vegeta, mentre si riavviava verso Bulma, la cui attenzione fu attratta da Muri, il NeoCapo Anziano di Namecc.

-Mi scusi signorina terrestre…-

-Si?- chiese Bulma voltandosi incuriosita verso di lui

- Noi troveremo un pianeta su cui abitare non appena si riformeranno le sfere del drago…- disse -Nel frattempo vorremmo trovare un posto in cui alloggiare…-

-Allora venite a casa mia- propose Bulma allegra – È molto grande, non ci saranno problemi di spazio!-

- Veramente…Non vorremmo disturbare…- replicò Muri gentile.

- Nessun disturbo,per me è un piacere! Anche perché vorremmo che ci deste una mano con le vostre sfere ancora una volta…Penso che sia l’idea migliore, e visto che siete in tanti è meglio che non vi facciate vedere in giro, altrimenti tutta la città sarà in fermento…- disse Bulma con un sorriso. Poi si voltò verso Vegeta, ancora appoggiato all’albero.

-E tu,bel fusto? Che intenzioni hai?- gli chiese.

- C-come che intenzioni ho?- balbettò Vegeta, imbarazzato e un po’ stupito da tanta sfacciataggine.

- Non ti unisci al gruppo? Guarda che qui gli alberghi sono un po’ cari!- disse Bulma guardando il Saiyan con aria furbetta e i pugni sui fianchi –Io cucino benissimo, sai?Potrai rimpinzarti per bene e recuperare le forze perdute… Ma non illuderti- aggiunse serafica –Lo faccio solo perché sono educata e non perché mi sei simpatico!!-

- L- l’antipatia è reciproca!- balbettò Vegeta – E sei anche bruttina…- aggiunse sempre più a disagio. Che donna irritante!Come diavolo fossero riusciti a sopportarla i suoi amici terrestri per così tanto tempo, non riusciva a spiegarselo...

Fortuna che Bulma non lo sentì fare quei commenti sul suo aspetto (poteva diventare parecchio vendicativa se si disprezzava la sua bellezza!!…), perché si voltò verso il folto gruppo e, indicando un’abitazione poco lontano, disse:

- Voi aspettate qui un momento, vado in quella casa a telefonare, chiederò a mio padre di venire a prenderci…-

- Ehm…Bulma…-la interruppe il piccolo Gohan esitando –Potrei venire a casa tua anch’io?- chiese, guardando a terra con gli indici congiunti.

-Perché non torni a casa tua? Sono sicura che la tua mamma non vede l’ora di riabbracciati!- asserì Bulma

- Il fatto è che…ho dimenticato di fare i compiti di scuola…La mamma mi sgriderà…- si giustificò Gohan strappando un sorriso di tenerezza a Piccolo che, dietro di lui aveva sentito ciò che il suo giovane allievo temeva.

- Sono sicura che sarà così felice di rivederti che non si ricorderà dei tuoi compiti, stà tranquillo!- esclamò Bulma, conoscendo la protettività di Chichi, l’apprensiva madre di Gohan.- Allora io vado.- disse, e si allontanò.

 

                                                 *                                                   *

 

- Alla Capsule Corporation, per favore – disse Sylvia all’unico tassista disponibile, dopo aver sistemato le valigie nel portabagagli ed essere salita sull’auto.

-Si, signorina – grugnì quello in risposta. Spense la sigaretta che aveva in bocca e accese pigramente il motore, dirigendosi verso la città. In pochi minuti l’auto si ritrovò congestionata nel traffico infernale del centro della Città dell’ Ovest, gremito di gente che passeggiava per le strade, e guidatori poco pazienti che suonavano in continuazione il clacson, sperando di smuovere un po’ la coda che si era creata.

Sylvia tolse gli occhiali da sole per osservare meglio la metropoli…Quanto le era mancata!!Quel luogo le ricordava tanto la sua adolescenza…

-Signorina, arriveremo un po’ tardi, spero non abbia fretta…- il tassista si voltò a guardarla sollevando distrattamente da davanti agli occhi il basco che indossava nonostante il bel tempo.

-Oh,non si preoccupi…Dopo sei anni qualche minuto in più non farà alcuna differenza..- lo rassicurò Sylvia con un sorriso.

-Ah, lei è di qui?- chiese il tassista, lieto di poter rompere la noia.

-Si sono nata qui, ma ho vissuto a New York negli ultimi anni.- rispose Sylvia

L’autista emise un lungo fischio di stupore –E…posso chiederle come mai è tornata?-

- Certo che può…Ma non saprei risponderle con esattezza…Forse nostalgia.. – assentì Sylvia pensando.

- In effetti è difficile non rimanere legati a questa città…Ti entra nel cuore..- ammise l’uomo con fare nostalgico.

- Già…- confermò Sylvia guardando fuori dal finestrino – è proprio vero…-  

Ci vollero circa quindici minuti per arrivare al grande edificio bianco a forma di cupola,poco distante dal centro città.

Sylvia scese dal taxi e osservò l’enorme scritta nera che percorreva il muro esterno dello stabile: CAPSULE CORPORATION.

Mentre il tassista scendeva le due valigie della sua cliente dal portabagagli, la ragazza si avvicinò entusiasta all’edificio dove era cresciuta, nel quale era maturata e al quale, sei anni prima, aveva detto provvisoriamente addio...

Ma era tornata. E questo contava.

Con il cuore a mille, superò il cancelletto del muro di cinta e, arrivata alla porta, suonò il campanello.

“Calma,Sylvia,calma,che ti succede?Perchè sei così emozionata? Ommamma, qualcuno sta venendo ad aprire…”

Le sudavano le mani,tanta era la tensione. Stava per rivedere le persone più importanti della sua vita,la reazione che avrebbero avuto, se sarebbero stati contenti di riabbracciarla…

La porta si aprì e comparve una donna dai capelli biondo chiaro,acconciati elaboratamente sulla testa. La madre di Bulma.

-Si?- chiese interrogativa, guardando Sylvia.

Quest’ultima sorrise dando il tempo alla donna di fare i dovuti collegamenti. Poi…

-OHHHH!!!!!!Ma tu sei…Sylvia!!!Oh, Kami!!!!Sei tornata!!Caro!!!CARO!!!!- gridò rivolta al marito che probabilmente si trovava all’interno della casa – Oh,lasciamo perdere, sarà di nuovo chiuso in quel laboratorio!- Poi tornò a rivolgersi a Sylvia –Ma che sorpresa ci hai fatto!Questa è l’ultima cosa che mi sarei aspettata!!!Oh, sono così contenta che tu sia tornata!!- l’abbracciò così stretta che Sylvia temette per un attimo che stesse per soffocare. -Fatti guardare, fatti guardare!!- la scostò osservandola e sorridendo – Come sei cresciuta!!-

-Beh, meno male!- rispose Sylvia facendo l’occhiolino –Non potevo certo rimanere diciottenne come quando sono partita!!-

La madre di Bulma rise –Oh, non sei cambiata poi di molto, la tua simpatia è intatta!Sei anni!!E chi si sarebbe aspettato di vederti sbucare così all’improvviso!!Aspetta che lo saprà la mia Bulma…Impazzirà di gioia!- esclamò con voce acuta.

Già, Bulma…-Ma dov’è?- chiese Sylvia. Conoscendo il carattere curioso e un po’ invadente della sua migliore amica, Sylvia si sarebbe spettata di vederla comparire alla porta due secondi dopo il suono del campanello. Almeno così succedeva quando erano piccole! Rimosse momentaneamente i bei ricordi dalla mente per ascoltare la risposta della donna che aveva davanti.

-Mi dispiace cara,Bulma non c’è- rispose quella.

-Come non c’è?- fece Sylvia sconvolta. Si era aspettata di trovarla lì! Doveva essere lì!!Sylvia era tornata per lei! –E dov’è?-

-È una storia un po’ lunga…Ma perché non entri?Così potrò spiegarti tutto!- propose la donna.

-Va bene…- si rassegnò Sylvia. -Prendo le valigie e vengo.-

Tornò al taxi, dove l’autista, spazientito, aspettava da dieci minuti il pagamento della corsa. Sylvia lo pagò e tornò in casa con i suoi bagagli.

-Lasciali pure qui nell’atrio, tesoro, li sistemeremo poi…-

La ragazza obbedì e quando fece per seguire la donna in salotto,un uomo di mezza età,dai capelli e baffoni grigi,con una sigaretta in bocca e un minuscolo gattino nero sulla spalla, si presentò davanti a loro, comparendo da chissà dove.

-Caro!!Ti ho chiamato ben due volte prima dov’eri finito?- lo rimproverò la moglie severa

-Io ero…- tentò di rispondere il signor Brief, ma fu interrotto.

-Lasciamo stare…Hai visto chi c’è?La riconosci?-

-Certo che s…- cercò di dire lui

-È Sylvia!!Non mi dire che non ti ricordi di lei!- trillò sua moglie.

-Certo che s…-

-Ah, sei il solito smemorato!Non si può mai contare su di te!Vado a preparare il tè!- dichiarò la donna sparendo in cucina.

Sylvia sorrise a quella scenetta. Non erano cambiati,i coniugi Brief…lui,sempre preciso e “succube”della moglie,e lei,eternamente allegra e un po’ logorroica.

Spiazzato, il signor Brief salutò la ragazza.

-Come stai,cara?-

-Benissimo, grazie!Anche tu mi sembri in forma…Gli anni non sono passati per voi!- disse Sylvia sorridendo.

-Non mi lamento…- rispose il signor Brief. -Ma torniamo a te…ti credevo a New York!-

-Diciamo che ho deciso di tornare.-

-Spero che sia per un bel po’!- disse il signor Brief

-Oh, si!Stavolta non me ne andrò tanto facilmente!A proposito…Ho già chiesto a tua moglie…Dov’è Bulma?- aggiunse sperando in una risposta esauriente.

-Mi ha appena telefonato, devo andare a prenderla…Perché non vieni con me?-

-Si,certo!!!- esclamò Sylvia felice.

                                                 

                                             *                                                      *

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** Di nuovo insieme...o quasi! ***


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Capitolo 2   ~ Di nuovo insieme…o quasi! ~

 

 

-Non ho capito perché dobbiamo usare un veicolo così grande…- dichiarò Sylvia un po’ confusa, guardando l’enorme mezzo volante in cui era appena salita, nel quale, ne era certa, ci sarebbe stata comodamente almeno metà della Capsule Corporation.

-Bulma mi ha detto che avremmo dovuto trasportare un sacco di gente…- disse il signor Brief calmo,accendendo i motori.- La popolazione del pianeta su cui si trovavano.- specificò.

-E come mai?- chiese Sylvia curiosa, accomodandosi su un sedile vicino a quello del signor Brief e allacciando le cinture.

-Credo perché non sappiano dove andare…e li ospiteremo a casa nostra per un po’- rispose lui, armeggiando con i comandi mentre il veicolo decollava.

-Chiaro- disse Sylvia guardando,dall’enorme vetro frontale, il paesaggio della città che progressivamente rimpiccioliva sotto di sé.

Dopo l’esauriente spiegazione del signor Brief su dove fosse Bulma, Sylvia poteva dichiarare di essere un po’ meno confusa. In fondo aveva capito tutto…o quasi: il pianeta Namecc, una pericolosa missione…Ma il motivo per il quale Bulma fosse partita le era ancora ignoto.

-Si,ma perché è andata anche lei su questo Namecc?Voglio dire…So che è sempre stata una scavezzacollo, amante dell’avventura eccetera eccetera…_pensa a quando avevamo sedici anni, cosa ha fatto per quelle Sfere del Drago!!_ Ma partire per un altro pianeta è un’altra storia!È molto più pericoloso e sono sicura che lo sa anche lei!- Sylvia non riusciva proprio a pensare a un motivo sufficientemente valido che potesse giustificare un’azione tanto…avventata?irresponsabile?improvvisa?incosciente?sconsiderata?

“E chi più ne ha più ne metta!” pensò Sylvia ironica.

-E Goku? È con loro?- chiese Sylvia,ricordando la sua adolescenza,quando anche il suo migliore amico aveva la tendenza a cacciarsi nei guai più strani per poi uscirne illeso…o quasi.

-So che era partito per raggiungerli perché ho costruito io stesso la navicella con cui ha raggiunto il pianeta Namecc…Ma per telefono Bulma mi ha detto che non è con loro…-

-Come non è con loro?E dov’è?- chiese Sylvia esasperata. Era tornata solo da qualche ora e nessuno dei suoi migliori amici era alla Capsule Corporation…E ora la domanda che le frullava in testa era: CHE DIAVOLO STA SUCCEDENDO?e soprattutto…DOVE DIAVOLO SONO FINITI TUTTI QUANTI???!!!

-Per telefono non ha potuto parlare molto…- spiegò il signor Brief. –Ma non ti preoccupare,cara- aggiunse notando l’ espressione abbattuta di Sylvia - Sono sicuro che Bulma saprà darti spiegazioni più esaurienti delle mie –

-Lo spero…- rispose Sylvia.

Inoltre voleva sapere che fine avesse fatto Goku…Anche lui la era mancato tantissimo…la sua spontaneità,la sua allegria, la sua semplicità,la leggerezza _a volte anche troppa_ con cui prendeva le cose, il suo essere serio all’occorrenza…tanti lati del suo carattere che l’avevano fatta avvicinare a lui e condividere un’amicizia che durava da tantissimo tempo.

Dieci minuti dopo il computer di bordo segnalò che le coordinate impostate dal signor Brief al momento della partenza erano state raggiunte, e lo scienziato avvisò Sylvia che era ora di atterrare.

La ragazza si rizzò a sedere. Finalmente dopo sei anni avrebbe rivisto almeno Bulma,non stava più nella pelle…Guardò di nuovo il paesaggio esterno e si stupì nel vedere che sotto di loro c’era solo il verde. Alberi dappertutto.

-È…è un bosco?- chiese

-Certo….si trovano tutti in una radura da quelle parti, laggiù- rispose l’uomo indicando davanti a sé.

-Wow…Beh,non ero più abituata a tutto questo verde…A New York l’unica cosa verde che potevo vedere erano le tende di casa mia…- disse Sylvia un po’ rammaricata.

Il signor Brief rise e disse –Di verde ne avrai quanto vuoi!Non hai dimenticato il giardino di casa nostra,vero?-

-No, certo che no!- disse Sylvia pensando al suddetto “giardino”. Che parolina per descrivere il parco di casa Brief, che comprendeva una piscina,un campo da golf, un fiumiciattolo con tanto di stagno e completo di ranocchie…Più che altro era una riserva.

-Quanto manca ancora?- chiese Sylvia irrequieta.

-Ecco,ecco,ora scendiamo…- rispose pazientemente il signor Brief.- Ah,i ragazzi di oggi, così insofferenti…- borbottò distrattamente. Ma Sylvia era troppo occupata a tendere il collo per guardare meglio il posto in cui stavano atterrando per dargli retta.

Il mastodontico veicolo toccò terra e la ragazza si liberò dalla cintura,balzando in piedi e quasi correndo verso l’uscita.

-Ma non si apre questo portellone?- sbuffò quando si trovò davanti l’uscita sbarrata.

-Un momento,un momento!- il signor Brief si affaccendò intorno ai comandi e il portellone si aprì. Finalmente.

 

                                                   *                                                 *

 

-Ah,è arrivato mio padre!!Papàààààà!!!!Siamo qui!!!- gridò Bulma agitando freneticamente le braccia quando vide atterrare l’enorme veicolo, che quando toccò terra alzò un autentico polverone.

Bulma vide indistintamente il portellone aprirsi e una figura femminile alta e slanciata stare ferma in attesa di poter vedere meglio.

Bulma si coprì il viso con un braccio e strizzò gli occhi nel tentativo di riuscire a vedere chi fosse…Suo padre aveva portato una donna?E chi era?La ragazza pensò subito a sua madre: forse era voluta venire anche lei.

”Mah…Non mi sembra lei però…”

E finalmente,quando il polverone si diradò, Bulma poté vedere quella donna misteriosa.

Alta. Più alta di sua madre. E più magra. Con i capelli più lunghi e molto, molto più scuri.

E due inconfondibili occhi verdi.

Fu allora che la riconobbe.

-Non ci credo…- sussurrò stupita e raggiante al tempo stesso.

 

                                                                *                                              *

 

“Eccola, è lei! Beh,è l’unica donna, ma la riconoscerei tra mille! Ma tu guarda come ha tagliato quei capelli! E com’è dimagrita!!Adesso sta davvero bene…Però è sempre la stessa bambina troppo cresciuta!!”

Sylvia scese dal veicolo e corse incontro a Bulma, alla sua migliore amica, che finalmente avrebbe potuto riabbracciare….E l’azzurra fece lo stesso, gridando il nome di quella ragazza che non vedeva da tanto, troppo tempo…

- Sylvia!!-

- Bulma!!-

Quando si trovarono una di fronte all’altra si abbracciarono strette, quasi a non volersi separare più, e conservare quell’amicizia profonda solo in quel gesto. E non importava che tutti le stessero guardando attoniti, in quel momento c’erano solo loro due.

-Sylvia!!!Quanto mi sei mancata!- disse Bulma al settimo cielo, al di sopra della spalla dell’amica.

-Anche tu, mi sei mancata tantissimo!!!- le rispose Sylvia felicissima.

Si sciolsero dall’abbraccio e si sorrisero entusiaste.

-Come stai?- chiese Bulma ancora incredula di aver ritrovato la sua migliore amica quando meno se lo aspettasse.

-Oh,io sto benissimo- rispose Sylvia incrociando le braccia –Tu piuttosto?In giro per i pianeti! Esigo delle spiegazioni, sai?-

-Oh, quelle a tempo debito!!- disse Bulma allegra, come se volesse rimandare quel momento al più tardi possibile –Adesso dovrai essere tu a raccontarmi tutto quello che hai combinato in America per filo e per segno! A proposito…Come mai sei tornata proprio adesso?- chiese dominando l’entusiasmo.

-Guarda che posso ripartire anche subito!- disse Sylvia fingendosi offesa -Sto scherzando e non scusarti, ho capito quello che intendevi dire!!- aggiunse quando vide che l’amica aveva aperto la bocca per risponderle. –Comunque…mi mancavate troppo e ho deciso di tornare!-

“Non è solo questo, Sylvia…lo sai bene…” sussurrò una vocina maligna dentro di lei, che Sylvia si affrettò a scacciare ma che comunque le lasciò una fastidiosa sensazione.

- Ti trovo davvero bene!!- disse Sylvia osservando la sua migliore amica dalla testa ai piedi e cercando di ignorare quell’ impressione.

-Anche tu!!Sembra che ti sia ibernata! Cos’hai combinato mentre eri a New York?-chiese Bulma con la sua solita spensierata curiosità.

-Però adesso devo presentarti un sacco di gente,vieni!- la tirò per un braccio portandola in mezzo al gruppo di Namecciani, dove si trovava anche un bambino piccolo dai capelli neri, intento a parlare con un Namecciano che sembrava avere la sua stessa età e un altro molto più grande a cui ogni tanto il bimbo sorrideva.

Sylvia li osservò curiosa. Credeva di riconoscere qualcuno in quel bambino, ma non sapeva chi…

-Gohan!- chiamò Bulma e il bambino che aveva attratto l’attenzione di Sylvia si voltò verso di loro.

-Che cosa c’è,Bulma?- chiese avvicinandosi.

- Ti posso presentare questa mia amica? Sai, è anche amica del tuo papà…-

-Davvero?- chiesero Sylvia e Gohan nello stesso momento, fissando Bulma.

Quest’ultima rivolse un’occhiataccia a Sylvia –È il figlio di Goku –disse soltanto.

- Cosaaaaaaaaa?????????!!!!!- fece Sylvia sconvolta ad alta voce, tanto che i due Namecciani che erano con Gohan si voltarono. Goku?Un figlio?

- E com’è possibile?- chiese ingenuamente la ragazza.

-Non devo certo spiegartelo io…- fece Bulma.

-Lo so!!Non sono tonta!Dicevo…- abbassò la voce rivolgendosi all’amica - Goku ha davvero sposato Chichi?-

-Si…- sussurrò Bulma.

Sylvia ricordava come durante l’ultimo torneo Tencaichi quella ragazza sbucata da chissà dove avesse annunciato che Goku l’ avrebbe dovuta sposare per rispettare un patto fatto quando entrambi erano poco più che bambini. Sylvia era però partita prima che il torneo finisse e non aveva più saputo nulla.

Non sapeva perché, ma il pensiero di Goku sposato le dava un fastidio incredibile: dopotutto era il suo migliore amico e il fatto che si fosse sposato senza dirle nulla…

“Perché tu cosa hai fatto?” la vocina di poco prima era tornata a farsi sentire e Sylvia la scacciò di nuovo. Ma cosa pretendeva?Di tornare dopo sei anni e trovare davvero tutto come prima? Era un’illusa! Si, una parte del suo cuore sperava davvero che non fosse cambiato niente lì, a casa, ma la ragione le diceva che era una cosa più che ovvia...

Le due si guardarono, tornando poi a rivolgere la loro attenzione a Gohan.

-Piacere- il piccolo tese la mano verso Sylvia, che, intenerita, si inginocchiò per essere alla sua altezza. Era così simile a suo padre…

-Il piacere è tutto mio, Gohan!- gli sorrise Sylvia prendendo la manina che lui gli porgeva.

-Ti ricordi di Piccolo immagino…- disse Bulma indicando il Namecciano adulto, che non aspettandosi di essere nominato, si voltò con un vago cipiglio.

- L’avversario di Goku all’ultimo torneo,giusto?- gli sorrise Sylvia alzandosi.

-Esatto- rispose semplicemente Piccolo. Neanche lui si ricordava molto bene di Sylvia, non aveva certo fatto caso a chi fosse andato a sostenere il suo peggior nemico…

- E quello scimmione laggiù è Vegeta- completò Bulma indicando un punto poco lontano.

Sylvia seguì il dito dell’amica e vide appoggiato a un albero un uomo dai capelli neri e l’espressione corrucciata.

-Capisco…E loro saranno tutti ospitati in casa tua?- chiese Sylvia stupita guardandosi intorno.

-Si,tanto è grande!-

-Comprendo…ehm…- Si vergognava a chiederlo, sembrava un’approfittatrice…-Volevo chiederti se per caso potessi ospitarmi per un po’ alla Capsule,giusto il tempo di trovare una casa in affit…-

-Non pensarci neanche! Starai da noi per il resto dei tuoi giorni e non azzardarti ad affittare una casa altrimenti ti caccio fuori sul serio!- la interruppe Bulma categorica.

-Davvero posso restare?Grazie Bulmina sei grande!- sorrise Sylvia.

-A che servono gli amici?- disse Bulma.

-Sarebbe bello se ci fosse anche Goku…- disse Sylvia –Ho chiesto ai tuoi genitori ma non l’hanno saputo dire…Tu puoi rispondermi…dov’è?-

Bulma si fece stranamente agitata. Sapeva quanto Sylvia tenesse a Goku e sentire quello che le stava per dire sarebbe stato a dir poco…scioccante.

-Ehm…È morto…- disse piano

-CHE COSAAAAAAAAAAA????????????!!!!!!!!!!!!!!!!!!- urlò Sylvia.

-Credo che sia arrivato il momento delle spiegazioni…- sospirò Bulma.

 

                                             

 

                                                      *                                       *

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** The past, the present ***


G

Capitolo 3    ~The past, the present ~

 

-Eccoci arrivati, questa è la mia casa, spero tanto che sia di vostro gradimento!- disse Bulma allegra alla calca di gente che era scesa dal veicolo.

Vegeta si guardò intorno stupito: era mastodontica! Beh,meglio avrebbe potuto chiedere a quell’irritante terrestre dai capelli blu –che gli sembrava si chiamasse Bulma- di costruirgli un posto in cui allenarsi. Dopotutto era una scienziata no?

Il flusso dei suoi pensieri fu interrotto da una donna bionda sbucata da chissà dove che gli si appiccicò letteralmente addosso.

-Salve dolcezza!Immagino che tu sia il fidanzato di mia figlia!!Sei affascinante!Lei ha sempre avuto un debole per i ragazzi alla moda!- cinguettò.

-C-cosa?Come alla moda?- fece Vegeta un po’ sconvolto dall’intervento di quella donna petulante. Ma chi era? E come si permetteva di parlare così al principe dei Saiyan? E perché quei dannati terrestri erano tutti così dannatamente irritanti?Dannazione!

Fu allora che,nel tentativo di sottrarsi ad un nuovo eventuale assalto da parte della donna, notò un navicella.

-Uh?Ma quella è…- disse avvicinandosi.

-Ho riparato personalmente questa navicella- intervenne una voce. Vegeta si voltò e vide che il vecchio (che doveva essere il padre della terrestre dai capelli blu) aveva notato il suo interesse. –Adesso funziona a meraviglia ma…non sono riuscito a sistemare le casse dello stereo, purtroppo!- aggiunse un po’ rammaricato. In effetti le casse dell’impianto stereo erano sempre state il suo problema…sospirò e tornò a rivolgersi ai suoi ospiti mentre Vegeta saliva sulla navicella, osservandone bene l’interno. Si, sarebbe stata perfetta per allenarsi…Spaziosa, comoda…proprio l’ideale!

“Rimarrò su questo stupido pianeta, voglio vedere un Super Saiyan…Tanto vale allora che mi dia da fare!”strinse i pugni, guardando il cielo di fuori “Ti raggiungerò, Kaaroth! Diventerò anch’io un Super Saiyan e ti sconfiggerò assolutamente!”

 

                                                             *                                           *

 

-Cara, dov’è il tuo fidanzato?- chiese la signora Brief a Bulma, che stava parlando con Sylvia.

-Chi?- fece Bulma accigliata.

-Quel ragazzo affascinante che è venuto qui con voi…con quei bellissimi occhi neri!- spiegò entusiasta la madre di Bulma.

-Ah, quello scimmione! Non lo so, che vuoi che me ne importi!- rispose Bulma indifferente -Comunque si chiama Vegeta!- aggiunse mentre la madre si allontanava in cerca di quel “ragazzo affascinante con i bellissimi occhi neri”

Sylvia rise -Non è cambiato nulla qui- disse guardandosi intorno.

-Nulla o quasi- precisò Bulma –Manca Goku-

-Già…- sospirò Sylvia guardando il cielo.

-Pazienza 130 giorni e poi tornerà tra noi!- la rassicurò Bulma –Te l’ho spiegato,no?-

-Si, certo…- disse poco convinta.

Dopo che Sylvia si era ripresa dallo shock causato dal fatto che il suo migliore amico fosse morto, Bulma le aveva raccontato tutto quello che era successo da quando lei era partita, al 23° torneo Tenkaichi, cosa che aveva richiesto tutto il viaggio di ritorno da quel luogo sperduto in cui erano finiti. Goku aveva vinto, (si era sposato pensò Sylvia con un moto di stizza), dopo 5 anni erano arrivati due Saiyan (tra cui anche quel Vegeta, che ora si trovava alla Capsule con loro), che avevano ucciso quasi tutti i loro amici, quindi via su Namecc per riportarli in vita…naturalmente non ne poteva andare dritta una, e lì Goku aveva incontrato un nuovo nemico di nome Freezer che non aveva esitato ad affrontare (-Ti pareva, non sa stare buono un attimo!- aveva detto Sylvia) e sconfiggere (-Lo sapevo!- aveva esultato la ragazza). Però era morto con l’esplosione del pianeta e le Sfere del Drago di Namecc si sarebbero riattivate solo 130 giorni dopo.

Sylvia doveva ammettere di sentirsi molto meglio ora che aveva messo al loro posto i tasselli mancanti. Bulma le aveva riferito tutto alla perfezione e lei si sentiva un po’ meno…vuota…le pareva, insomma,di non essere stata via troppo a lungo, tanto minuziosamente Bulma aveva raccontato l’accaduto. E ora sarebbe toccato a lei raccontare ogni cosa dei suoi sei anni lontano da casa…

In quel momento arrivò la signora Brief che aveva portato delle bibite per loro su un vassoio. - Servitevi care!- le invitò con un sorriso.

-Hai trovato lo scimmione,mamma?- chiese Bulma prendendo un bicchiere.

-Tesoro! Non parlare così del nostro affascinante ospite!- la rimproverò la madre con le mani sui fianchi.

-Mamma, sei una ragazzina!Quando vedi un bel ragazzo vai in escandescenza!- sbuffò Bulma a metà tra il divertito e l’esasperato.

-Per una volta che c’è un po’ di movimento in questa casa…- ribatté la signora Brief –Vado a servire i nostri ospiti,ragazze-

-Va bene, a dopo- sorrise Sylvia in risposta, mentre le labbra della signora Brief si piegavano dolcemente verso quella che per lei era ormai una seconda figlia.

-Un po’ di movimento…Ma tu senti…- fece Bulma scuotendo la testa. -Andiamo a sederci, ti va?- propose poi indicando un tavolino circondato da quattro sedie sotto un capiente ombrellone da giardino.

-Ok!- rispose Sylvia.

Mentre attraversavano il giardino, affollato dall’intero popolo namecciano, videro il piccolo Gohan, che giocava insieme a Dende, il suo nuovo amico, le fissava.

Più continuava a osservare Sylvia, più il bambino si domandava curioso come mai il suo papà conoscesse quella ragazza. Avrebbe voluto chiederglielo, ma gli sembrava una cosa molto scortese da fare…non voleva apparire un bambino maleducato, specie con un’amica d’infanzia del suo papà.

-Ciao Gohan!- gli sorrise Sylvia.

-Ehm…ciao…- le rispose timido il bambino.

Raggiunsero un tavolino vicino la casa  sul cui muro esterno erano appoggiati, a debita distanza, Piccolo e Vegeta, mentre la folla vociava allegra.   

-Allora, dimmi un po’…- cominciò Sylvia prendendo posto su una delle sedie –Che fine hanno fatto gli altri?-

-Mettiti comoda perché è una cosa lunga- l’avvertì Bulma sedendosi a sua volta.

-Uh uh…- fece Sylvia gongolante -Spara!-

-Come sai, Tenshinan,Jaozi e Yamcha sono morti _li riporteremo in vita con le sfere del drago_- disse diplomatica l’azzurra.

-E la nostra vecchia classe del liceo?- chiese Sylvia che conosceva già le circostanze per cui i tre non erano presenti in quel momento.

-Ah, il liceo!- disse Bulma nostalgica

-Eh, il liceo!-  proferì Sylvia –I bei tempi andati!-

-Infatti! Allora…Prima di partire per Namecc ho sentito Peter e Mary- disse Bulma

-E che hanno detto?- chiese Sylvia bevendo un sorso di sake.

-Che si sposano il mese prossimo- disse Bulma tranquilla.

-Cosa??!- Sylvia si strozzò quasi, gli occhi spalancati in un’ espressione di sorpresa –Ma se si detestavano!-

-I casi della vita…- disse Bulma vaga.

-Bah! Poi?- chiese Sylvia ancora leggermente impressionata.

-Ti ricordi di Gabe? Quello che ti veniva dietro?- chiese Bulma con un sorrisino sornione.

-Non mi veniva dietro!- ribatté Sylvia piccata.

-Si si, come no…Dicevo…- aggiunse con un’occhiata eloquente all’amica che aveva aperto la bocca per interromperla. - L’ho incontrato quando ero a fare spese tempo fa _con quei saldi non potevo non approfittare!_ e per prima cosa mi ha chiesto di te. Gli ho detto che eri a New York e lui mi ha lasciato il numero, mi ha detto di chiamarlo quando saresti tornata- concluse Bulma ridendo sotto i baffi.

-È sottinteso che se lo farai mi imbarcherò sul primo aereo per l’America e non tornerò per i prossimi mille anni- fece Sylvia guardandosi le unghie e rivolgendo all’amica un’ occhiata di sottecchi.

-E chi ne aveva l’intenzione??!!Noooo!!Figuuuurati!!Stai sempre lì a pensare male!Sono la tua migliore amica, immagina se farei una cosa del genere!!-

-Se se…vai avanti sennò qua va a finire con una strage…-

-Però sei cattiva!Potresti pure parlarci un attimo!-

-Gli ho già detto tutto e tu lo sai!- rispose Sylvia marcando le ultime tre parole -Cosa pretendi?Dai vai avanti!-

-E di Abigail ti ricordi?- disse Bulma tornando ad un tono relativamente normale.

-Chi, quella gallina svampita? Certo che mi ricordo!-

-Dai, pensandoci mora non era poi così male!Era pure un po’ simpatica…-

Sylvia sbuffò. -Che razza di gusti!-

-Sei tu che sei insofferente con tutti!- ribattè Bulma.

-Ma se ti ha pure fregato il ragazzo!- le ricordò Sylvia.

-Si, ma poi mi sono messa con Yamcha quell’estate!- precisò Bulma.

-E mi vorresti dire che sapevi che avresti incontrato Yamcha? Bah,lasciamo perdere altrimenti facciamo notte…- sospirò l’altra. -Bè, dicevi? Che ti ha detto Abigail?-

-Si è sposata…- cominciò Bulma.

-Ah,pure lei…- commentò Sylvia.

-…E aspetta un bambino.- concluse Bulma come se niente fosse.

Sylvia si pietrificò.-Ah- disse soltanto.

Le due amiche si scambiarono uno sguardo significativo, tornando poi a bere un altro sorso.

-Quindi saremmo solo noi due che…- disse Sylvia

-Si- confermò Bulma.

-Tutte le altre…- tentò di dire Sylvia.

-Più o meno tutte- rispose Bulma.

-Bene- disse Sylvia con tono leggermente sarcastico.

-Male direi- la corresse l’amica.

-Era quello che intendevo- precisò Sylvia.

-Immagino di si- sospirò Bulma.

Cadde il silenzio mentre le ragazze erano immerse nei loro pensieri.

-Però non è che a noi vada male…- disse Sylvia dopo un po’.

-Certo che no…- confermò Bulma. –Anzi…-

-Si, infatti…- disse Sylvia non molto convinta.

-Dobbiamo iniziare a pensare seriamente al nostro futuro, però…Non possiamo rimanere zitelle…-

-Come la fai tragica,sei la solita esagerata!- la riprese Sylvia –Poi non scoppia una bomba se non ti sposi tra…tiè, facciamo un esempio…due anni! È una scelta che va pensata bene e con calma, non fare come m..!- Sylvia presa dal discorso, si accorse di aver detto troppo.

-Cosa? Che hai detto? Cos’hai combinato Sylvia? Lo sapevo, lo sapevo che era successo qualcosa…Dai racconta!- fece Bulma euforica.

-E datti una calmata!- cercò di placarla la bruna. -Ora ti dico-

“Complimenti Sylvia, bel modo di introdurre l’argomento…E ora?”

Completamente ignara del terremoto interiore che aveva causato nella sua migliore amica, Bulma si protese verso Sylvia come ad afferrarla nel caso volesse scappare.

-Credevo che fossi andata a New York per perfezionarti nella danza, non per sposarti, e per giunta senza dirmelo! Esigerò esaurienti spiegazioni, sai?- pretese Bulma calcando la medesima frase detta dall’amica qualche ora prima.

-Oh, certo che sono andata a New York per ballare! E ci sono riuscita egregiamente, direi!- disse orgogliosamente Sylvia con un sorriso.

-Perché?- chiese l’altra curiosa.

-Hai presente la Julliard?-

-Che fece dei provini anche qui e tu ci andasti…- rimembrò Bulma.

-…E mi consigliarono di partire per New York. Si, sono loro- confermò Sylvia. -Bè, ci sono andata davvero e mi hanno presa!-

-Bravissima!!-Sei grande io l’ho sempre detto!- esultò Bulma protendendosi per abbracciarla.

Sylvia sorrise rispondendo all’abbraccio -Grazie Bulmina!-

-Ma non ho capito cosa c’entra questo con il tuo matrimonio…- notò sagacemente Bulma separandosi dall’abbraccio.

-Un attimo ora ci arrivo…Dicevo…la Julliard. Abbiamo cominciato a dei ritmi che sfiancanti è dire poco…spettacoli, prime, beneficenze varie…È stato stressante, ma un’esperienza unica!-

-Immagino!- disse Bulma spronandola a continuare.

-Infatti…Dopo un po’ di tempo,circa un annetto, sono diventata prima ballerina del New York City Ballet-

-Wow…!- fece Bulma impressionata –E come ci sei finita lì?-

-Audizioni su audizioni…Almeno quattro al mese. Io le ho sostenute praticamente tutte, speravo di entrare nel Balletto…e ce l’ho fatta!- Sylvia le sorrise radiosa –Ed è cominciato il periodo più entusiasmante della mia carriera…Abbiamo messo in scena un sacco di lavori teatrali e non…Pensa, alcuni li abbiamo addirittura scritti noi! Insomma, procedeva meravigliosamente da questo punto di vista!-

-E cos’altro doveva procedere bene?- chiese Bulma, impaziente di arrivare al nocciolo della questione. -Non capisco proprio di cosa ti lamenti…Hai realizzato il tuo sogno!- protestò ragionevole –Volevi fare la ballerina fin da piccola, no?-

-Non è solo questo…- rispose Sylvia –È che la faccenda si è complicata quando ho conosciuto lui…-

-Come si chiama?- fece Bulma curiosissima.

Sylvia ridacchiò a questa domanda –Se te lo dico scoppi a ridere…è un nome un po’ strano…Ma se lo guardi, gli si addice proprio!-

-Perché?- chiese l’azzurra accigliata.

-Si chiama Ran…-

-Ran- ripetè Bulma.-E cosa c’è di strano? È un diminutivo, no? Qual’è il nome vero?-

-Ranulf- rispose Sylvia con calma.

Bulma non disse nulla, limitandosi a guardare l’amica. Poi scoppiò a ridere.

-Ecco,lo sapevo. Sei scontata e prevedibile- disse Sylvia incrociando le braccia.

-Scusa,scusa…vai avanti…Come l’hai conosciuto?- chiese Bulma ricomponendosi.

-È un ballerino di hip hop…- le rispose Sylvia ancora guardandola di sottecchi. –Ballava con me. O meglio- precisò –Nella stessa scuola in cui…insegnavamo-

-Hai insegnato?- chiese Bulma ammirata.

-Certo, non potevo vivere di rendita,ti pare?- le fece notare l’amica. –Comunque…ci siamo conosciuti lì in quella scuola, l’Accademia. Io insegnavo danza classica alle bambine e lui hip hop e break-dance ai ragazzi…- Sylvia cominciò a raccontare –Le nostre lezioni si svolgevano in contemporanea, in palestre attigue…Io potevo vedere lui, e lui poteva vedere me, perché eravamo divisi solo da una vetrata che non lasciava andare la musica dall’altra parte. Immagina tutti gli sguardi che ci scambiavamo…- Sylvia sorrise furbetta -Insomma, una volta, a fine lezione, mi ha fermata e abbiamo cominciato a chiacchierare…mi sembrava davvero…il ragazzo perfetto: dolce, gentile, con la testa sulle spalle, anche se ha ottenuto un sacco di successi nell’ambito della danza…ed è anche bellissimo…un fisico da paura e due occhi…- Sylvia si guardò intorno per cercare qualcuno che potesse rendere l’idea –…così!- concluse indicando verso Piccolo che guardava assorto l’orizzonte, e non si accorse di aver catturato l’attenzione delle due ragazze.

-Neri come la pece, profondi e belli come i suoi!- disse Sylvia sorridendo all’indirizzo del Namecciano immerso nei suoi pensieri. Bulma la guardò come se fosse un caso disperato. Poi la richiamò alla realtà.

-Ehi, sveglia! Non t’incantare!Qui c’è un pubblico che aspetta la seconda puntata!-

-Certo,certo…- disse Sylvia –Dicevo…Un giorno mi ha invitata a uscire a cena e ho accettato, non sai quanto sono stata bene abbiamo parlato per tutta la sera e a fine serata…-

-Ti ha baciata?- indovinò Bulma.

-Esatto. E…- Sylvia lasciò la frase in sospeso, facendo intendere –…Ci siamo messi insieme, dopo un anno e qualche mese ci siamo messi a vivere insieme…Abbiamo visto che funzionava –in effetti andava alla grande tra noi- e una sera, alla fine delle lezioni, lui…mi ha chiesto di sposarlo davanti a tutta l’Accademia!Non ti puoi immaginare che dolce è stato!!- disse Sylvia sorridendo entusiasta al solo ricordo

-Non ci credo, che romantico!!!- esclamò Bulma eccitata.

-Guarda,non puoi neanche lontanamente pensare…Quella sera ero la ragazza più felice della Terra…- affermò Sylvia. –Gli ho risposto che l’avrei sposato anche in quell’istante e in effetti è stato praticamente così: tre settimane dopo eravamo sposati. È stato circa sei mesi dopo che sono cominciati i problemi- concluse Sylvia con una punta di rammarico.

-Che genere di problemi?- chiese Bulma accigliata.

-Beh, rientrava tardi la sera, a scuola lo vedevo distante, le cose tra noi non andavano più come una volta, insomma…Mi sono detta che forse era lo stress di quel periodo, dopotutto non è uno scherzo organizzare una cerimonia in tre settimane…Aggiungi che tutti e due avevamo l’università, gli stage, le lezioni…Abbiamo passato tre mesi in questa situazione, e io stavo per esplodere,non ce la facevo più a stare nella stessa casa di una persona che a mala pena mi rivolgeva la parola…Fino a che non sono venuta a sapere un po’ di cose parecchio sconvolgenti…- Raccontò Sylvia con l’amarezza nella voce. –Il caro Ran aveva un’amante.-

-No!!- esclamò Bulma incredula.

-Eh,si…Neanche io ci volevo credere quando l’ho visto,ma…è stato così…Pensa, per lei ha addirittura lasciato l’università…-

-Non ci credo…Ma che aveva quella più di te?- fece Bulma sconvolta.

-Non so…Forse era bionda?- Sylvia la buttò sullo scherzo, senza molto successo. -Comunque sia, la sera stessa che l’ho visto con lei, l’ho affrontato. Come potrai immaginare, perché gli uomini sono tutti bugiardi, ha negato tutto. Poi quando gli ho detto di averlo visto con questi occhi, è cominciata la scena madre: si è seduto sul divano con la testa tra le mani, facendo il pentito, ha detto che mi amava tipo… non so, all’incirca…tremila volte? Ha detto che era realmente pentito, che io ero l’unica…Queste cose, insomma. Alla fine, visto che io lo amavo davvero, non come lui, che dice e non dimostra, l’ho perdonato.-

Bulma scosse la testa –Sei troppo buona. Te lo dico fin da quando eravamo piccole…-

- Quando ami una persona, le perdoni le cose peggiori di questo mondo…- disse Sylvia guardando l’amica negli occhi.

-Si, lo so…- sospirò Bulma.

Sylvia la guardò di sottecchi –Yamcha?- chiese con tatto.

L’azzurra annuì –Non facciamo altro che litigare…ma ogni volta che scendiamo a compromessi e ci riconciliamo, perdo la voglia di stare con lui…Tutti e due sappiamo che il nostro ormai è un rapporto finito…Quello che proviamo è un profondo affetto, non amore…Siamo carissimi amici, ma nulla di più…- disse Bulma un po’ pensierosa ma non triste –Ma mi manca-

Sylvia sorrise –Sei comunque molto legata a lui-

-Si. Ma questo non mi aiuta- osservò l’azzurra.

-Lo so benissimo. Ma prova a pensare che magari la tua è solo un’impressione scaturita dal fatto che lui ti manca-

- Ci ho pensato spesso ultimamente…Sai,…sono felice con lui, nonostante non ci sia mai. Sento che nonostante il nostro rapporto un po’ così, lui è l’unico che mi capisca davvero-

-Infatti. Secondo me questa è solo una crisi passeggera…Sono sicura che quando lo rivedrai scoprirai di essere ancora innamorata di lui- la rassicurò Sylvia –Vi correrete incontro, vi abbraccerete, e sarà tutto come prima…tutta colpa di questa dannata, maledetta lontananza…- sospirò poi.

Bulma sbattè le palpebre -Stai parlando di te o di me?-

-Scusa?- si riscosse la mora guardando l’amica.

-Da come hai parlato sembra che tu ci sia passata- notò sagace Bulma.

-Ah, si?!No davvero, ti sbagli!- disse Sylvia in sua difesa diventando stranamente esaltata.

-Ti riferisci a Goku, vero?- fece Bulma guardando il cielo in lontananza.

-Io…- balbettò Sylvia “Beccata!”si disse sarcasticamente.

-Ti capisco, sai? Non è facile tornare dopo anni e reggere il fatto che il tuo migliore amico è morto… e anche se sai che lo riabbraccerai è dura aspettare- Bulma non accorgendosi del disagio dell’amica

-I…Infatti- disse Sylvia  “Lassù qualcuno mi ama!” esultò. Ma si conosceva troppo bene per gioire fino in fondo : prima o poi tutto quello che nascondeva sarebbe venuto fuori. Era fatta così: teneva tutto dentro e quando non ne poteva più, esplodeva. Istericamente.

-Dicevi che ti sei rimessa con Ran, alla fine- Bulma tornò in sé e la distrasse dai suoi pensieri.

-Cosa?Ah si, certo!- Sylvia, da distratta che era, si calò di nuovo nel discorso –Ma è durata poco la cosa- disse pratica –Dopo due mesi è ricominciato tutto da capo. Al che ho detto “Mi dispiace ma tu essendo un bastardo insensibile che non merita una come me, io chiedo il divorzio”-

-No!- fece Bulma stupita.

-Si- ribattè Sylvia calma. –Io no ci sto a farmi trattare così. Da nessuno, neanche da mio marito-

-Ed è allora che hai deciso di tornare?- chiese Bulma perspicace.

-Si, è stato allora- sorrise Sylvia.

Si guardarono un momento, poi Bulma disse:

-Sono felice che tu sia tornata-

-Sono felice di averlo fatto- ribattè serena Sylvia.

Le due amiche si sorrisero, proprio mentre la signora Brief avvertiva la folla che la cena era quasi pronta.

-Andiamo a dare una mano?- propose Sylvia.

-Ad apparecchiare la tavola insieme, come ai vecchi tempi?- rise Bulma.

-Ovvio-

-Poi però dritte sotto la doccia…Guarda come sono ridotti i miei capelli!- si lamentò Bulma

Sylvia alzò un sopracciglio ridacchiando –Non cambi mai,tu?-

Bulma rise a sua volta mentre si avviava con la sua migliore amica verso casa.

 

                                                           *                                         *

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** Vita alla Capsule ***


G

Capitolo 4   ~Vita alla Capsule~

 

 

-Sylvia!! Scendi, o farai tardi!- gridò Bulma dalla cucina verso la scale che conducevano al piano di sopra.

Dalla seconda stanza a destra dopo l’imboccatura delle scale che conducevano ai piani bassi della casa, la -squillante- voce di Bulma arrivò attutita solo di poco alle orecchie della destinataria.

“Cavolo è tardissimo!!!” pensò Sylvia. Era tutta colpa di quel dannatissimo fuso orario: a New York in quel momento sarebbero state le quattro del mattino e lei sarebbe stata ancora calda calda nel suo lettone a due piazze, rannicchiata sotto le coperte.

Era lunedì alla Capsule Corporation, cinque giorni dopo il ritorno di Sylvia, e alle otto e trenta del mattino quasi tutti gli inquilini di casa Brief, compreso Vegeta, erano seduti a tavola per una sostanziosa colazione. Tutti tranne Sylvia, che in quel preciso istante stava cercando di infilarsi un paio di jeans in tutta fretta, senza rendersi conto di avere ancora addosso i pantaloni del suo morbido pigiama rosa.

Era tornata da tre giorni soltanto, ma già aveva un sacco di cose da fare: aveva effettuato un nullaosta per trasferirsi, da New York, all’università della Città dell’Ovest e quella mattina sarebbe dovuta andare a compilare tutte le carte per poter accedere ai corsi e sostenere così gli ultimi tre esami che le mancavano per laurearsi in giornalismo.

Naturalmente la danza era al primo posto, quindi sarebbe andata anche ad informarsi sulle audizioni che si sarebbero tenute nei teatri di tutta la città.

Solo che era in ritardo. Tremendo ritardo: erano già le otto e trenta e lei doveva essere all’università alle nove.

Indossò un paio di jeans e una maglia a maniche corte, prese la borsa e il giubbetto di pelle nera, scese di corsa le scale inforcando i suoi Ray-ban ed entrò in cucina in tempo per zittire Bulma che la stava chiamando di nuovo.

-Eccomi, non urlare!- la fermò, precipitandosi sul tavolo per afferrare l’ultima tazza di caffè ancora piena.

-Oh, la signorina si è degnata di scendere!- disse sarcastica Bulma, le mani sui fianchi. -Sbrigati!Lo sai che ore sono?-

-Lo so, lo so!- rispose Sylvia, già di nuovo abituata alle proverbiali ramanzine dell’amica.

-Buongiorno!- la salutò il piccolo Gohan, che in attesa del ritorno di Chichi (che aveva colto l’occasione,trovandosi in città da tre giorni, di fare un po’ di compere) stava placando, così come Vegeta, la sua insaziabile fame tipica dei Saiyan.

-Buongiorno, Gohan!- sorrise Sylvia accarezzandogli la testa. –Buongiorno a tutti-

-Ciao, Sylvia- risposero i signori Brief. -Dormito bene?- chiese mamma Brief.

-No, ancora non riesco ad abituarmi al fuso orario..- rispose Sylvia afferrando un biscotto dal vassoio e mettendolo in bocca, famelica.

-Sarà solo per poco tempo,vedrai!- la rassicurò la donna.

-Lo spero davvero- sorrise Sylvia afferrando un altro biscotto -Non posso svegliarmi stanca tutte le mattine!-

-Allora oggi vai all’università?- chiese papà Brief appoggiando il tovagliolo sulle labbra.

-Si, vado a vedere se per caso ci sono stati problemi con il trasferimento da New York e firmo un po’ di carte- rispose Sylvia bevendo in fretta il suo caffè.

-Tu frequenti l’università?- le chiese Gohan curioso e affascinato insieme. Non conosceva nessuno che frequentasse l’università, e stesse per laurearsi per giunta. Anche a lui un giorno sarebbe tanto piaciuto andarci…”Posso chiedere a Sylvia com’è la sua università!” pensò sagacemente il bambino. Voleva sapere tutto ma proprio tutto. In fondo, un giorno ci sarebbe andato anche lui, no? Era un diritto!

-Si- gli sorrise calorosamente Sylvia. Quanto le piaceva quel bambino! Era così educato e dolce che era impossibile non innamorarsi di lui. -Io vado, ciao a tutti, ci vediamo a pranzo- disse.

-Speriamo in bene allora, cara!In bocca al lupo anche per le audizioni!- cinguettò mamma Brief portando la sua tazza di tè alle labbra.

-Crepi…Bulma, prendo la capsula moto!- disse Sylvia rivolgendosi all’amica

-Va bene.. Chiamami quando hai finito, così andiamo a farci un giro in centro!- le raccomandò l’azzurra -Hanno aperto un negozio di abbigliamento che è una favola!-

-Ok, a dopo- le rispose Sylvia prendendo la capsula.

-Ciao!- la salutò Bulma.

Gohan osservò Sylvia aprire la capsula e salire sul veicolo, infilandosi il casco annesso. Gli era venuta un’ idea…

 

                                       *                                                              *

 

In quello stesso istante, su un pianeta lontanissimo, un giovane dai capelli neri stava apprestando a rimettersi in viaggio verso casa: la Terra.

-Grazie mille a tutti quanti!- salutò agitando una mano, rivolto alla folla radunata lì davanti a lui, già con un piede nella piccola navicella circolare.

-Arrivederci, Goku!Torna presto a trovarci!- disse uno di quelli salutandolo con una mano.

-Grazie di tutto amici! Arrivederci!- salutò lui prima di salire sulla navicella, che si chiuse e azionò, alzandosi in volo e riducendo quei buffi abitanti a poco più che puntini neri, mentre a mano a mano il pianeta Yardrat rimpiccioliva fino a che lui non lo potè vedere che da lontano.

-Destinazione impostata: Pianeta Terra- gracchiò il computer di bordo. –Tempo necessario all’atterraggio: tre settimane-

Goku sorrise. Finalmente sarebbe tornato a casa.

 

 

                                           *                                                              *

 

-Ehi,donna!-

Bulma, distesa tranquillamente su una brandina a prendere il sole, con un top striminzito che le lasciava scoperta la pancia e i pantaloncini a pinocchietto,aprì un occhio quando sentì la voce del Saiyan, che si avvicinava a grandi passi.

-Cosa vuoi, Vegeta?- chiese la ragazza annoiata.

-Donna, sto parlando con te!- ripetè il Saiyan, non avendo ottenuto il livello di attenzione che desiderava.

-Cosa c’è?- Bulma si mise a sedere, osservandolo di sotto in su –Spera per te che sia un buon motivo, stavo riposando!-

-Mi serve quella- rispose Vegeta indicando la navicella parcheggiata dietro di lui che dal loro ritorno da Namecc era ancora sistemata in giardino.

-Perché ti serve, scusa?- chiese Bulma puntigliosa –Cosa devi farci? Vuoi andartene? Sei molto maleducato, sai?- lo rimproverò –Io ti offro la mia ospitalità, e tu la rifiuti andandotene? Sei davvero un bel principe, complimenti!-

Vegeta si inalberò. Come si permetteva quella lurida terrestre..!

-Punto primo, cosa devo farci con la navicella sono affaracci miei, io non rispondo a nessuno delle mie azioni, tantomeno devo cominciare adesso, per giunta con te; punto secondo, sono libero di andarmene quando voglio da questo stupidissimo pianeta, e punto terzo..- disse Vegeta avvicinandosi minaccioso, mentre Bulma non sembrava per niente intimorita. –Non parlarmi mai più con quel tono,chiaro? Ricordati che posso spazzare via questo inutile pianeta con un dito…mi sono spiegato?-

-Ehi! Non ti permettere di parlare così a una signora!- protestò Bulma piccata –E ti sento benissimo senza che tu faccia lo sforzo di avvicinarti!-

Vegeta sbuffò –Allora,questa navicella?- chiese impaziente, tenendo le braccia incrociate.

-Prenditela pure- rispose Bulma tornando a stendersi sotto il sole.

Vegeta si allontanò sbuffando lanciando un’ultima occhiata a quella donna petulante.

Non avrebbe potuto dire subito di si? Avrebbero perso entrambi molto meno tempo..Bah!I terrestri! Alla fine,comunque, aveva ottenuto quello che voleva, ed era quella la cosa importante.

 

                                              *                                               *

 

-Quel negozio era davvero stupendo, hai fatto benissimo a portarmi lì, Bulmina! Questi jeans mi piacciono tantissimo!- esclamò Sylvia entrando in casa carica di buste.

-Te l’avevo detto che ti sarebbe piaciuto! Per non parlare di quello di fronte! Aveva delle magliette meravigliose…e anche il commesso era molto carino- aggiunse facendo un sorriso furbetto.

-Peccato che non fosse in vendita..- disse Sylvia fingendosi rammaricata, prima che entrambe scoppiassero a ridere.

-Oh, a proposito!- disse Bulma -Vieni un attimo con me, devo farti vedere una cosa!-

-Cosa?Ehi, aspetta!- chiese Sylvia mentre veniva trascinata da Bulma verso l’edificio adiacente alla casa in cui si trovavano i laboratori e la palestra.

Bulma si fermò all’inizio del corridoio fermandosi di botto di fronte a Sylvia –Questa l’ho fatta per te. L’idea mi è venuta le sera in cui sei tornata, quando mi hai detto che sei diventata prima ballerina, spero che ti farà piacere averla…Vieni!-

La prese per il polso e la condusse fino in fondo al corridoio dove, dopo la palestra, c’era un’altra stanza, con la porta chiusa, che sembrava parecchio grande.

-Mi spieghi per favore che succede?- chiese Sylvia con un sopracciglio alzato.

Bulma non rispose ma fece un gran sorriso e spalancò la porta della stanza davanti a loro e le fece segno di entrare.

Sylvia appoggiò la mano sullo stipite dell’ampia porta ed entrò nella sala.

-Oh, mio Dio…- sussurrò stupita, con un sorriso radioso.

Davanti a lei c’era una sala ampia, con le pareti coperte di specchi e delle sbarre in legno uguali in tutto e per tutto a quelle che usava nella palestra a New York che percorrevano tutto il perimetro della stanza. Nell’angolo in fondo a destra rispetto alla porta c’era uno stereo nero, posato su una mensola e un portacd abbastanza grande da poter contenere un centinaio di dischi.

-Ti piace?- chiese Bulma guardandosi intorno soddisfatta –L’abbiamo progettata io e papà a tempo di record, volevamo festeggiare per bene il tuo ritorno!-

-Non avresti potuto farlo in modo migliore…Grazie mille, questo è il più bel regalo che potessi farmi!- disse Sylvia entusiasta abbracciando l’amica.

-Sono contenta che ti sai piaciuta..Abbiamo avuto poco tempo ma sembra che sai venuta bene, no? Puoi cominciare ad usarla anche subito- constatò l’azzurra con un sorriso fiero.

Sylvia la guardò raggiante prima di dire:

-Bulmina, sai che sei grande?-

 

                                             *                                             *

 

 -Allora,Sylvia- esordì mamma Brief passandole una tazzina di caffè nero –Com’è andata oggi? Cosa ti hanno detto?-

-All’università è andato tutto bene, riprenderò i corsi lunedì- rispose la ragazza accettando la tazzina –Le audizioni per il teatro cominceranno tra due settimane, all’inizio del mese prossimo.. Mi hanno chiesto di tornare per allora-

Il pranzo era appena terminato e gli inquilini di casa Brief erano usciti fuori in giardino a godersi il caldo sole pomeridiano,.

Bulma, la signora Brief, Sylvia e Chichi erano sedute ad un tavolino rotondo sotto un ombrellone ampio e gustavano i loro caffè tra una parola e l’altra.

-Cosa studi, Sylvia?- chiese Chichi sorseggiando il caffè.

-Giornalismo- rispose lei -Sono agli ultimi esami-

-Ah,davvero interessante…Fra quanto tempo conti di laurearti?-

-Credo che il mese prossimo potrò tranquillamente sostenere la tesi- rispose Sylvia –Non vedo l’ora- dichiarò con un sorriso.

-Immagino…Dev’essere molto pesante per te l’università..- disse Chichi lentamente lasciando Sylvia leggermente perplessa -Voglio dire.. Con la danza e il resto non dev’essere facile…-

Sylvia si chiese dove accidenti volesse andare a parare la donna. Tutte quelle domande la lusingavano, ma Chichi era quasi morbosa. Anche Bulma la guardava incuriosita.

Sylvia fissò per un attimo la mora, osservandola attentamente, ma prima che potesse dire qualcosa Chichi prese la parola.

-Sai, è stato Gohan a dirmi che tu frequenti l’università- disse guardando il figlio che, poco lontano, era immerso nella lettura di un grosso libro, seduto a pancia in giù sull’erba verde.

“E allora?”pensò Sylvia  -Ah...- sillabò confusa.

-Ho intenzione di fargli prendere ripetizioni. È voluto partire a forza per quel maledetto pianeta e ha trascurato lo studio- Chichi scosse la testa sconsolata –E ora deve assolutamente recuperare il tempo perduto-

Ammirevole organizzazione, pensava Sylvia. Ma perché lo stesse dicendo a lei non le era molto chiaro.

-Ma Gohan non vuole che io chiami un maestro- continuò Chichi apparentemente ignara della confusione che aveva scatenato nella sua interlocutrice. –Dice che non vuole uno sconosciuto come insegnante -

Sylvia sbatté le palpebre, lanciando un’occhiata di sottecchi a Bulma che rispose con un’impercettibile alzata di spalle.

Chichi si voltò verso Sylvia guardandola severamente –Gohan vuole che sia tu a dargli ripetizioni-

-Ah..- “Allora è per questo!” pensò sollevata –Beh..- fece per rispondere.

-Io gli ho detto naturalmente che tu sei impegnata con l’università e anche la danza ti porta via molto tempo e non puoi certo rinunciare alle tue passioni per lui..- si affrettò a dire Chichi –Perciò gli ho detto che avresti certamente rifiutato-

-Ma no! Se Gohan vuole che sia io a dargli lezioni, posso farlo, non devi preoccuparti Chichi!- la rassicurò Sylvia.

-Sylvia, non devi accettare per forza, tu hai i tuoi impegni..- cercò di dissuaderla la mora.

-Chichi, davvero, posso farlo! È tutta questione di organizzazione, non ho mai avuto problemi a conciliare lo studio con la danza e il lavoro! A New York ho lavorato anche per una testata giornalistica, oltre a studiare e insegnare danza! Mi farebbe un sacco piacere istruire Gohan!-

-E come riuscirai a conciliare i tuoi impegni?- chiese Chichi con un sopracciglio alzato.

-Non è difficile, tranquilla, ci sono sempre riuscita benissimo, per me non è un problema! Ma c’è una piccola cosa che devo precisarti..-

-Cosa?- chiese Chichi con una punta d’isteria nella voce. Evidentemente temeva che se ci fossero stati dei problemi, il suo bambino non avrebbe potuto ricevere un ampio quadro di conoscenze. Ciò si sarebbe ripercosso sul futuro di suo figlio che a causa di incolmabili lacune, non sarebbe mai diventato un importante studioso. Meglio sapere subito e chiarire i dubbi una volta per tutte.

-Sono un disastro in matematica, chimica, fisica e materie scientifiche- affermò Sylvia con leggerezza -Quindi posso aiutare Gohan solo per le materie letterarie…Ma ti assicuro che in quelle sono ferratissima.. sono la mia passione!-

-Credile Chichi- intervenne Bulma –Quando andavamo al liceo prendeva sempre il massimo nelle traduzioni di latino e greco e in letteratura…Ed era un fiasco in matematica!- aggiunse.

-Già, in quella il genio eri tu!- sorrise Sylvia . –Ehi! Mi è venuta un’idea! Perché tu, Bulma, non aiuti Gohan con le materie scientifiche? Così potremo dividerci le ore _senza stressare troppo Gohan, naturalmente_ e tutti e tre avremo un po’ di tempo libero! Cosa ne dite?-

-Per me va bene- disse subito Bulma annuendo –Mi sembra una buona idea, e non ho nulla di particolare in programma prossimamente-

-E tu Chichi? Cosa ne dici? Va bene per te?- chiese Sylvia rivolgendosi all’altra.

-Perfetto- disse la donna, inflessibile –Ma mi raccomando…Voglio che il mio bambino sia il più preparato della classe quando ricomincerà l’anno scolastico!-

-Allora va bene!- esclamò Sylvia entusiasta –E stà tranquilla, con noi non avrà problemi!- Sorrise a Chichi -Bene! Ora dobbiamo solo dirlo a Gohan!-

 

                                                              *                                          *

 

-Dì un po’, vuoi suicidarti per caso? No, perché nell’ eventualità, poteri suggerirti metodi più rapidi e indolori di questo!- dichiarò Bulma mentre rientrava in casa con Sylvia portando in cucina le tazzine di caffè vuote.

-Di che cosa stai parlando?- chiese Sylvia voltandosi a guardarla sorridendo tranquilla mentre posava il vassoio sul tavolo.

-Lo sai benissimo!- disse Bulma mettendosi le mani sui fianchi. –Dare lezioni a Gohan!Ma dico, ti è andato di volta il cervello per caso?-

-Io non vedo il problema, Bulma- dichiarò Sylvia mentre metteva le tazzine nella lavapiatti senza guardarla.

-Ah,no? Allora te lo faccio vedere IO il problema- rispose l’azzurra fronteggiando l’amica -Il mese prossimo devi laurearti, tra due settimane hai un’audizione, devi finire di scrivere la tesi, prepararti per gli ultimi tre esami e allenarti a ballare...Già per fare tutto questo, non basterebbero ventiquattro ore al giorno! E ora hai deciso anche di dare lezioni a Gohan! Ma dico, sei impazzita?-

-Ma perché?! Ce la faccio!- insistette Sylvia.

-Ah,certo!- esclamò Bulma –Tu non conosci Chichi, Sylvia! Farà sgobbare da morire sia te che quel ragazzino, giorno e notte! Non avrai più tempo per fare altro, lo capisci? Quella donna è fissata, vuole il meglio per suo figlio!-

-E al momento questo meglio siamo noi, Bulma- disse Sylvia ponendo particolare enfasi sul “noi” e guardando intensamente l’amica. –E poi avremo del tempo libero, no? Gohan è un guerriero, vorrà anche allenarsi!-

-Ed è qui che arriviamo al punto- disse Bulma pedante –Chichi non vuole che Gohan si alleni e perciò lo mette sotto torchio con lo studio! Non vuole che diventi un guerriero come suo padre, capisci? Non gli lascerà un attimo di tregua! Solo facendo in questo modo dimostrerà al figlio che non può allenarsi e studiare contemporaneamente e che prima o poi dovrà scegliere!-

-E allora sai cosa faremo? Dimostreremo a madre e figlio che si può studiare e allenarsi nello stesso tempo!- propose Sylvia con gli occhi luminosi, come sempre quando le veniva un’idea.

-E come, sentiamo?- chiese Bulma in tono di sfida.

-Faremo in modo che Gohan, ma soprattutto Chichi, vedano che noi viviamo la nostra vita come tutti, che abbiamo dei doveri, certo, ma non rinunciamo alle nostre passioni!- Spiegò la ragazza euforica -Ci stai?- chiese con un sorriso a trentadue denti.

-Se ti dicessi no sarebbe lo stesso- sospirò Bulma sconsolata.

-Bene allora!- sorrise Sylvia determinata –Che ne dici di cominciare?-

 

                                                        

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 5
*** Ricordi ***


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Capitolo 5  ~ Ricordi ~

 

 

La pioggia cadeva fitta, quel venerdì pomeriggio, e Gohan e Sylvia, che erano già alla loro quarta lezione, erano alle prese con i loro compiti.

Il piccolo Gohan, chino sul librone di grammatica, eseguiva degli esercizi di analisi morfologica, concentratissimo, mentre Sylvia, dall’altro lato del tavolo, guardava assorta lo schermo del suo computer portatile, dove stava scrivendo la sua tesi di laurea. Con un impercettibile sbuffo, cancellò una frase che riteneva fosse troppo debole e si stava già scervellando per trovare un altro modo in cui poter esprimere lo stesso concetto, quando Bulma entrò nella stanza con un pacco di cd in mano.

-Ecco qui, Sylvia- disse posandoli sul tavolo -Ho trovato solo questi dove mi hai detto tu-

-Grazie, puoi lasciarli qui- rispose Sylvia senza staccare gli occhi di dosso al computer.

-Come mai così pochi?- chiese Bulma accigliata.

-Quelli sono di musica classica, le altre canzoni le ho qui- rispose Sylvia indicando il computer, dove lampeggiava la scritta  “L’evoluzione del giornalismo nel XX secolo”

-È questa la tesi da sostenere?- chiese Bulma avvicinandosi allo schermo.

-Già- rispose Sylvia -Non è difficile, vero?-

-Ehm…Se lo dici tu..- rispose Bulma esitante.

In quel momento, la porta laterale della cucina, che dava sul giardino, si spalancò con forza, mentre un tuono rimbombava in lontananza, accompagnato dal rumore della pioggia scrosciante.

Vegeta, a torso nudo, vestito solo con dei pantaloncini e scarpe da ginnastica e bagnato fradicio,entrò senza troppa fretta in casa, quasi ignaro del temporale.

-Vegeta!- trillò Bulma -Cosa ci facevi fuori con questo tempaccio! E guarda come ti sei ridotto! Entra, altrimenti ti prenderai un raffreddore! Aspetta qui, ti porto degli asciugamani- disse tutto d’un fiato, sparendo nella stanza adiacente.

Vegeta, che non aveva dato alcun segno di aver sentito le parole di Bulma, chiuse di malagrazia la porta ed entrò nella stanza, proprio mentre l’azzurra tornava con un carico di asciugamani bianchi accuratamente ripiegati. Sembrava quasi che li tenesse a portata di mano.

-Ecco, asciugati, altrimenti potresti ammalarti..Tieni- gli disse Bulma allungandogli un asciugamano.

-Non mi serve questa roba- disse scortese Vegeta sorpassando Bulma, mentre piccole gocce di pioggia percorrevano il torace del Saiyan, cadendo lente sui suoi addominali.

Bulma rimase lì impalata solo per un momento, gettandosi poi all’inseguimento di Vegeta. -Dove stai andando?- gli urlò dietro.

-Cosa ti importa, non ti riguarda! Piantala di inseguirmi, donna!- rispose Vegeta infastidito.

-Ah si, eh?- disse Bulma in tono di sfida -Beh, allora arrangiati, io me ne vado!- dichiarò, posando comunque gli asciugamani su una mensola lì vicino.

-Vattene pure, cosa m’importa!- Irritato, Vegeta la guardò allontanarsi. Poi, effettivamente, pensò che se, come era sua intenzione, avesse fatto una doccia, gli sarebbero serviti eccome. Li prese tutti e sparì diretto al primo piano.

                                                         

                                                      *                                      *

 

Sylvia finì di battere l’ultima parola e, soddisfatta, mise un punto al termine della frase.

Salvò il lavoro, poi rivolse la sua attenzione ai cd che Bulma le aveva portato, sfogliandoli ed esaminando le canzoni con un vago cipiglio. Due settimane dopo si sarebbe svolta l’audizione a teatro, e Sylvia aveva montato un pezzo di almeno tre minuti per la prima parte della prova. La seconda parte, invece, sarebbe stata rivolta alla danza contemporanea. Realizzare le coreografie aveva richiesto non più di quattro giorni. Sylvia era molto soddisfatta delle sue scenografie, ci aveva messo il cuore nel farle, e sperava che agli esaminatori sarebbero piaciute almeno la metà di quanto era piaciuto a lei ballarle.

Alzò lo sguardo verso un concentratissimo Gohan e sorrise. Era così dolce!

La madre un po’ meno. Come Bulma aveva predetto le lezioni di Gohan si erano rivelate più ardue del previsto. Non certo per il bambino, anzi, lui era un angelo; imparava in fretta e capiva al volo. No, il problema di fondo era la madre. Chichi infatti si era rivelata più che asfissiante, e mentre Sylvia stava a sentire le sue opprimenti raccomandazioni riguardo la parte di programma scolastico che Gohan doveva ancora svolgere, Bulma, alle spalle della mora, guardava Sylvia a braccia conserte, con uno sguardo come per dire “te l’avevo detto”. Ma Sylvia non si era arresa, anzi.

Così erano arrivati alla loro quarta lezione, che procedeva senza intoppi di alcun genere.

La ragazza guardò l’orologio, ravviandosi una ciocca di capelli scuri. Le sette e trenta.

-Gohan- disse.

Il bambino alzò il capo -Si?- chiese                    

-La lezione è finita- gli disse con un sorriso -Continuerai domani-

-Va bene- rispose il bambino chiudendo il quaderno.

-Bravo!- disse Sylvia orgogliosa -A lavarti le mani, forza. La cena è quasi pronta-

Gohan saltò giù dalla sedia e corse verso il bagno, mentre Sylvia entrava in cucina per aiutare Bulma e mamma Brief.

-Ciao cara- cinguettò quest’ultima –Allora, come vanno le lezioni?-

-Oh, benissimo!- rispose Sylvia -Gohan è un bambino davvero molto studioso-

-Non avevo dubbi- rispose mamma Brief -Puoi portare questo in tavola?-

Sylvia prese il cestello del pane e lo portò in sala da pranzo, seguita da Bulma che reggeva le bevande.

-Quanto manca ancora per riattivare le sfere del drago?- chiese Sylvia sperando di suonare neutro e guardando l’amica di sottecchi.

-Un giorno in meno di ieri- le rispose Bulma con un sorriso furbastro.

-Bulma! Dicevo sul serio!- la rimproverò Sylvia.

-Anch’io- asserì l’azzurra convinta -Da quando me l’hai chiesto l’ultima volta sono passate più o meno 24 ore…-

Sylvia avvampò, voltando il viso per non farsi vedere e facendo finta di aggiustare un lembo della tovaglia. Era più forte di lei: non riusciva a non pensare quanto tempo ancora mancasse per far tornare in vita Goku.

-Mi ero dimenticata di avertelo già chiesto, scusa- disse facendo finta di nulla.

Bulma la guardò critica, incrociando le braccia.

-Non fare quella faccia per favore…- cominciò Sylvia, ma venne interrotta da Vegeta che entrò in cucina. Scoccò loro uno sguardo di sufficienza e si mise a sedere.

-Allora, questa cena?- disse scontroso.

-Eccola qui- fu mamma Brief a rispondere mentre entrava in cucina con un’enorme teglia di pasticcio di carne e rognone -Tutti a tavola!-

Mangiarono con gusto, soprattutto Vegeta che si saziò con solo tre porzioni abbondanti di pietanza più il tiramisù, che Bulma aveva cucinato quella sera su richiesta di Sylvia e Gohan, che ne mangiarono in quantità.

Per tutta la cena Sylvia fu immersa nei suoi pensieri. Sperò che Bulma non si fosse fatta qualcuna delle sue idee strampalate solo perché le aveva chiesto per l’ennesima volta di quelle sfere. Ma Goku le mancava davvero. Il solo pensiero che la consolava era che lo avrebbe riabbracciato presto, dato che mancavano circa tre settimane alla riattivazione delle sfere.

All’improvviso ebbe un colpo al cuore. Lui l’avrebbe riconosciuta? Avrebbe ricordato chi era e…cos’avevano fatto insieme? Si sarebbe ricordato che era stata lei la prima ragazza ad averlo baciato? Sylvia lo ricordava alla perfezione…

 

Goku era lì, aspettava il suo turno per andare a combattere la semifinale contro Tenshinan . Sarebbe stato arduo qualificarsi per la finale quell’anno…Ma lui era sicuro di farcela, anche perché c’era in ballo il destino della Terra, se Piccolo avesse vinto.

I suoi sensi acuti percepirono che stava arrivando una persona. Dal passo leggero poté percepire che si trattava di Sylvia, e si voltò.

-Ciao Goku- sorrise lei.

-Ehi, ciao! Cosa ci fai qui?-

-Ti volevo parlare un attimo…Puoi venire?-

-Si, va bene- disse perplesso -È tutto a posto?- chiese poi, chiedendosi di cosa volesse parlargli Sylvia. La guidò dietro il padiglione, dove non  potevano essere visti. La ragazza prese coraggio.

-Senti…- cominciò lei, abbassando lo sguardo -Io volevo dirti una cosa-

-Ti ascolto- sorrise Goku, gli occhi neri nei suoi verde smeraldo. Era così bello!

-Ecco vedi…Io ho deciso di partire per New York- disse Sylvia guardandolo negli occhi -Ci ho pensato e credo che sia la scelta migliore…Qui non potrò mai realizzare i miei sogni, e ora che tu…-

-Ora che io mi sposo…È questo che vuoi dire, vero?Hai deciso di partire perché mi sposo…- disse Goku capendo cosa volesse dire la ragazza.

-Non fraintendermi!- esclamò Sylvia. Doveva spiegarsi, altrimenti lo avrebbe rimpianto per tutta la vita. -Chichi ha detto che hai promesso di sposarla e so che tu mantieni la parola, anche se si tratta di una promessa fatta quando eravate bambini…Io devo partire anche perché non ce la farei a vederti con lei…- Sylvia si rese conto che stava tirando fuori tutti i sentimenti che provava per lui, e anche se la ragione le diceva di non farlo, di non parlare, il cuore non poteva più tenersi tutto dentro -Tu sei sempre stato più che un amico per me, credimi, ma non te l’ho mai detto, perché pensavo che mi avresti respinta o… non so…-

-Sylvia- l’interruppe Goku stupito. Questa era l’ultima cosa che si sarebbe aspettato. Sylvia…La bellissima ragazza amica di Bulma, l’irraggiungibile giovane donna con quei luminosissimi occhi verdi, che gli faceva battere il cuore quando la vedeva…innamorata di lui?

-Ti prego, fammi parlare, ora che ho trovato il coraggio di dirtelo…Io non potrei mai sopportare di vederti con lei…è per questo che devo partire, andarmene…-

-Sylvia, tu stai scappando da te stessa…e da me…-disse piano Goku.

-Si, è vero, ma ti prego…Non farmene una colpa!Se tu provassi quello che provo io adesso mi capiresti…Tu stai per sposarti, Goku…- Sylvia stava per scoppiare in lacrime. Goku se ne accorse e la prese tra le braccia, ancora stupefatto da quella sconcertante serie di rivelazioni.

-Certo, ti capisco…Hai ragione, non posso rimangiarmi una promessa fatta, non voglio che tu pensi che il ragazzo che ami sia un’ipocrita…-

-Come poteri pensarlo?- sussurrò Sylvia stretta a lui, il viso sulla sua spalla.

-Io non amo Chichi…imparerò a farlo con il tempo, forse, ma sappi che sarai sempre nei miei pensieri…E quando tornerai…-

-Non illudermi…Quando tornerò non potrà mai esserci nulla tra noi. Tu sarai sposato-

-Forse questo non m’impedirà di amarti, Sylvia- la scostò un po’ da sé, sollevandole il mento e sorridendole. -Non piangere per me...Se avessi saputo che una ragazza così straordinaria si sarebbe innamorata di me non avrei fatto quella maledetta promessa…Ma ricordati che sarai sempre con me, nel mio cuore…Ti amo- disse.

-Ti amo anch’io- gli rispose Sylvia, mentre una lacrima solitaria scendeva lungo la sua guancia. Goku la catturò dolcemente con un dito e si chinò verso di lei, le sue labbra su quelle morbide e dolci di Sylvia, abbracciandola, mentre sperava che quel momento non potesse finire mai.   

 

Era stato il bacio più bello della sua vita, e quello che ricordava con maggior emozione. Ma se ripensava a quella promessa d’amore eterno che si erano scambiati in nome della malinconia e della probabilità di non vedersi mai più, le veniva quasi da ridere. Entrambi erano poco più che adolescenti e quelle parole, dettate dall’istinto erano tanto meravigliose quanto irrealizzabili.

Goku amava la moglie, aveva avuto un figlio da lei, e per quanto Chichi potesse essere petulante con il figlio, amava suo marito.

Sylvia aveva amato il suo, di marito, e stava cercando di dimenticarlo, cosa che, anche se non facile, le stava riuscendo.

Entrambi si erano costruiti una vita lontano dall’altro e quella promessa si dissolveva nel nulla.

Ma era stato bello ricordarla. Le faceva pensare ai tempi in cui era sicurissima dei suoi sentimenti per lui, tanto da promettere che si sarebbero amati per sempre. Solo Goku poteva dire, con il suo ritorno, quanto di vero ci fosse in quelle parole impresse nella memoria.

 

                                                     *                                        *

 

Allacciò le scarpette da ballo alla caviglia e vi salì, facendo una graziosa piroetta per saggiare la resistenza del gesso alla punta. Legò i capelli in una coda alta ed accese la musica.

La prima nota partì e Sylvia cominciò a muovere le braccia in alto, salendo sulle punte, facendo dei giri sulla gamba destra, come base, per poi slanciare la sinistra indietro, un braccio proteso in avanti e uno aperto in fuori, per ruotare la gamba con delle piroette che cambiarono in piccoli giri veloci da un piede all’altro, sulle punte, in diagonale. Si fermò, e dall’angolo della stanza dove si trovava prese una rincorsa leggera e saltò, le gambe perfettamente aperte. Ricadde scendendo a terra, una mano appoggiata al pavimento e l’altra in alto, le gambe che si aprivano progressivamente in una spaccata laterale. Risalì e saltò di nuovo, per poi tornare giù quando la canzone finì.

-Wow- disse una voce.

Sylvia si voltò. Appoggiato alla porta c’era Gohan, che la guardava meravigliato. La ragazza sorrise

-Sei molto brava- affermò Gohan colpito.

-Grazie, Gohan- disse Sylvia spegnendo lo stereo, che stava mandando la canzone successiva a quella che la ragazza aveva ballato -Volevi dirmi qualcosa?-

-Si…posso allenarmi con Piccolo? Oggi è una bella giornata e pensavo di approfittare…È un po’ che la mamma mi impedisce di allenarmi e sono fuori esercizio…- pareva un po’ esitante, come se temesse che Sylvia potesse dirgli di no o che gli dicesse che avrebbe dovuto chiederlo a Chichi e non a lei.

-Vai pure, non preoccuparti, vuol dire che rimanderemo la nostra lezione ad un altro giorno- rispose Sylvia

-Davvero posso? Grazie!- Gohan sorrise raggiante correndo ad abbracciare Sylvia.

Lei ricambiò scompigliandogli affettuosamente i capelli.

-Ehm…però…- disse il bambino esitando, lo sguardo a terra.

Sylvia, che aveva capito che cosa preoccupava il bambino, si morse il labbro per non ridere intenerita -Non preoccuparti, la mamma non saprà nulla, questo sarà il nostro segreto-

-Grazie Sylvia!- esclamò Gohan dandole un bacio sulla guancia e precipitandosi fuori dove Piccolo l’aspettava.

La ragazza si voltò per mettere in ordine lo scaffale dei cd, quando dallo specchio vide avvicinarsi…

-Già gli insegni a trasgredire le regole, eh?- disse la voce di Bulma dietro di lei.

-Ti ho vista dallo specchio- rispose Sylvia senza voltarsi -Non avresti dovuto metterne così tanti-

Bulma non si scompose -Non credi che dovremmo parlare?-

-Perché?- chiese Sylvia quasi indifferente.

-Se non vuoi non fa niente…Ma secondo me dovresti sfogarti con qualcuno, non va bene tenersi tutto dentro- rispose Bulma guardando l’amica attraverso lo specchio.  

-Non devo parlarti di nulla che tu già non sappia- disse Sylvia voltandosi verso l’azzurra.

-E che mi dici di ieri sera?- chiese l’azzurra perspicace.

-Stavo solo ripensando alla nostra promessa…- Sylvia rise sconsolata mentre si sedeva a terra imitata da Bulma, scuotendo la testa -Quanto eravamo ingenui…-

-Eravate innamorati- corresse l’azzurra, che non aveva avuto bisogno di altri riferimenti per capire che la persona che turbava i sentimenti di Sylvia era Goku.

Sylvia rise tamburellando le dita sul parquet della sala da ballo -Eravamo…-

-Tu lo sei ancora?- chiese Bulma.

Sylvia si era aspettata quella domanda, ma quando le giunse alle orecchie, esitò -Non lo so, Bulma- disse poi -In un certo senso ho mantenuto la promessa, perché anche se ho amato moltissimo Ran al punto di sposarlo, un posto per Goku nel mio cuore c’è sempre stato. E non mi sono mai pentita di questo. Ma Goku…è sempre Goku- concluse la more facendo le spallucce.

Bulma sorrise -Hai bisogno di fare un po’ di chiarezza dentro di te…Che ne dici di un po’ di shopping?-

 

                                                         *                                      *

 

 

 

 

 

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Capitolo 6
*** Ritorni inattesi- parte prima ***


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~ Capitolo 6 ~  Ritorni inattesi

 

                                   Parte prima

 

 

BIP BIP BIP

L’orologio suonò, destando Goku dal suo sonno leggero.

-Obiettivo raggiunto. Prepararsi all’atterraggio- lo avvertì la voce metallica del computer di bordo.

Goku si raddrizzò, sistemandosi la cintura di sicurezza, mentre sentiva la navicella penetrare l’atmosfera terrestre, immettendosi nel cielo azzurro e luminoso, per poi schiantarsi a terra, creando un’enorme voragine.

Il portello si spalancò, e ne uscì Goku, pantaloni rossi, camicia bianca e una leggera armatura nera che gli copriva solo la spalla destra.

Si guardò intorno: finalmente era tornato sulla Terra, dai suoi amici.

Poteva sentire le loro auree, seppure deboli: Gohan, Chichi, Bulma…c’era anche Vegeta, caspita, la sua aura era la più grande insieme a quella di Piccolo…Assieme a quella di Bulma sentì un’altra aura, pressoché sconosciuta, alla Capsule Corporation. In un primo momento riuscì solo a percepire che si trattava di una donna. Poi, improvvisa, un’immagine: alta, capelli scuri, lunghi e mossi, un sorriso stupendo…e due bellissimi  occhi verdi.

“Sylvia?!” pensò. “Non può essere…”

C’era una sola cosa da fare: andare a controllare di persona. Si alzò in volo e, più veloce che poté, si diresse al centro della città.

 

                                                           *                                     *

 

Seduta in giardino con Bulma, Sylvia sorseggiava il suo cocktail, guardando assorta l’orizzonte.

Bulma aprì la bocca per dire qualcosa, ma in quel momento sentì la voce di Vegeta che la chiamava

-DONNA!!!!-

Bulma trasalì -Se non la smette di chiamarmi “donna” e non usa il mio nome, giuro che lo lego ad una sedia e glielo faccio imparare a forza!- esclamò Bulma non proprio paziente, alzandosi per andare a vedere perché Vegeta l’avesse chiamata.

Sylvia ridacchiò e, scuotendo la testa, mescolò il contenuto del suo bicchiere con la cannuccia.

-Come fai a sapere che non sta chiamando te?- chiese una voce maschile alla sua destra.

Sylvia trasalì e si voltò verso la fonte della voce, coperta dalla luce rossastra del tramonto. Si alzò per vedere meglio chi fosse quell’uomo. E…

-Oh, mio Dio…- balbettò, lasciando cadere il bicchiere che si frantumò a terra e portandosi una mano sulla bocca, incredula -Non posso crederci…- mormorò

-Perché no? Eppure sono qui…- disse quello con voce divertita, avvicinandosi meglio.

Grazie all’ombra proiettata dall’ albero poco lontano, Sylvia riuscì a vedere un giovane dai capelli neri, sparati in diverse direzioni, gli occhi neri e profondi, il fisico robusto…

-GOKU!- gridò e corse verso di lui, saltandogli letteralmente al collo e abbracciandolo stretto. Non era possibile…Lui, lì…-Oh, Goku, Goku!-

Goku sorrise ricambiando l’abbraccio -Sylvia…- mormorò. Era tornata, era lì, lo stava abbracciando…Improvvisamente, fu come se tutto quel tempo non fosse passato, come se fossero ancora loro due, stretti nell’abbraccio che li avrebbe visti separati per i sei anni successivi. Era così bello sentirla ancora vicina a lui…Ma la vedeva in qualche modo diversa, cambiata, più adulta, più cresciuta.

-Goku, quanto mi sei mancato!- stava dicendo Sylvia.

-Anche tu mi sei mancata tantissimo, Sylvia…Come sono felice di rivederti…- Goku la scansò per osservarla meglio, tenendole le mani -Sei sempre bellissima-

-Grazie- sorrise lei radiosa, guardandolo negli occhi -Non posso crederci…Sei tornato! Io pensavo che tu fossi…fossi morto!- esclamò Sylvia -Cos’è successo?-

-Non importa di me, ora dimmi di te. Non mi aspettavo di trovarti qui dopo tutti questi anni..- sorrise Goku stringendole le mani tra le sue -Quando sei tornata?-

-Oh, da poco…quasi un mese…- cominciò Sylvia, ricambiando la stretta, ma venne interrotta da Bulma, che si affacciò in giardino -Ehi, Sylvia tutto bene? Ho sentito il bicchiere rompersi e pensavo…- s’interruppe di botto quando vide, in piedi vicino a Sylvia e vestito in modo strano…Goku.

-Goku!!- gridò Bulma. Dietro di lei apparve all’improvviso Vegeta, che evidentemente si era affrettato ad uscire alle parole di Bulma.

-Tsk! Kaaroth! Che diavolo ci fai qui, non eri morto?- disse sgarbato come sempre. Ma Bulma si era accorta da tempo, causa i continui allenamenti di Vegeta, che il principe non aspettava altro che il ritorno dell’eterno nemico per misurarsi in combattimento con lui. La donna sorrise di sottecchi. Era sempre il solito, Vegeta.

-Eheh…già! Così sembrava!- sorrise Goku imbarazzato, portandosi una mano dietro la nuca, suo gesto tipico.

Sylvia lo osservava: non era cambiato di una virgola, anche quando erano piccoli era solito fare quella mossa, che la faceva inevitabilmente sorridere: sembrava un bambino troppo cresciuto.

Improvvisamente si voltò verso l’orizzonte -Oh, ecco gli altri…Avranno sentito la mia aura! Si, ci sono Piccolo, Gohan…Gli altri non sono ancora tornati in vita?- chiese rivolgendosi a Sylvia.

-No, le sfere si riattiveranno la prossima settimana- rispose la ragazza.

-Capisco…- Goku le sorrise ancora e Sylvia lo ricambiò.

-Papà!- esclamò Gohan, ancora in volo, agitando un braccio nella sua direzione. Goku abbandonò lo sguardo di Sylvia solo quando il figlioletto atterrò e gli corse incontro. Goku lo prese in braccio e lo fece volteggiare in aria, strappando un sorriso di tenerezza a Sylvia.

-Piccolo mio, quanto mi sei mancato!- esclamò Goku dando un bacio sulla guancia a Gohan -Ma…sei cresciuto tantissimo! E che aura hai sviluppato!- lo lodò, scompigliandogli i capelli. Poi si rivolse a Piccolo.

-Ciao…Anche tu sei migliorato, eh? Hai un’aura grandissima- notò il Saiyan.

Piccolo fece una smorfia sarcastica -Merito degli allenamenti…Ne hai mai sentito parlare?-

Goku sorrise e rispose per le rime -Si, ho già sentito qualcosa del genere…- disse, prima che scoppiassero tutti a ridere. Tutti tranne Vegeta, che scattò come una molla.

-Basta ciance inutili!- tutti si zittirono -Kaaroth, dimmi come hai fatto a sconfiggere Freezer e a trasformarti in Super Saiyan!- esclamò deciso.

-Calma, principe dei Saiyan!- disse serafica Bulma, guardando Vegeta con un sorrisino -Prima ci sediamo e dico a mia madre di portare qualcosa da mangiare, ok?-

-Grazie Bulmina sei gentilissima! È da un bel po’ che non mangio!- esclamò Goku, che come sempre aveva bisogno di qualcosa da mettere sotto i denti.

Bulma sorrise e si voltò verso casa, mentre Vegeta la guardava allontanarsi con un’espressione infastidita sul volto, come ogni volta che quella donna gli teneva testa. E il bello era che lui non l’aveva ancora disintegrata. Strano, rimanendo su quel pianeta stava sviluppando una dose sorprendente di pazienza.

Goku sorrise tranquillo -Non so come ho fatto a trasformarmi in Super Saiyan, sono tornato sulla Terra per scoprirlo- rispose guardando Vegeta e mettendo una mano sulla testa di Gohan -Ma posso dirti come ho fatto a sconfiggere Freezer: con la sua stessa arma, che gli si è ritorta contro- rivelò, mentre Bulma tornava dagli amici, che si stavano accomodando sulle sedie in giardino.

-Balle! Il pianeta stava per esplodere! Come hai fatto a scappare?- chiese arrabbiato Vegeta, ignorando la sedia che Bulma gli aveva porto.

-Beh, vicino alla nave spaziale di Freezer ce n’erano altre cinque…- cominciò Goku.

-Quelle della squadra Ginew- disse Vegeta beffardo -Certo, avrei dovuto immaginarlo-

-Sono salito su una di quelle e sono partito, appena prima che il pianeta esplodesse- disse il Saiyan.

-Ma…sono passati quasi due mesi da quando sei riuscito a scappare papà! Dov’eri? Io e la mamma ti abbiamo aspettato tanto!- rincarò Gohan caloroso.

-Vedi, piccolo, quando sono scappato e ho schiacciato il pulsante per la partenza, c’era già una destinazione impostata, il pianeta Yardrat- spiegò Goku, rivolgendosi al figlioletto.

-Yardrat?- fece di nuovo Vegeta -Si, mi ricordo che Freezer aveva ordinato a Ginew e ai suoi di conquistarlo…-

-Esatto- annuì Goku serio -Quando sono arrivato c’erano solo detriti, e soltanto alcune decine di abitanti erano riusciti a scampare al massacro. Mi hanno curato, ero ridotto piuttosto male dopo lo scontro…Sono stati molto gentili. Dopo una settimana ero già in forma- disse soddisfatto -Il problema era la navicella: dopo il mio atterraggio era ridotta in frantumi, e ci è voluto più di un mese per aggiustarla-

-Nel frattempo ti sarai allenato, immagino- ipotizzò Piccolo.

Goku gli sorrise calorosamente -Sagace- notò -Si, mi sono allenato…E ho imparato una nuova tecnica-

Vegeta sbuffò -Certo, gli abitanti di quel pianeta conoscono un sacco di tecniche strane, anche se sono dei combattenti incapaci-

-L’avrei detto in un altro modo, comunque si, è così- rispose Goku annuendo -La tecnica che ho imparato è…il teletrasporto!- rivelò, sul viso un’espressione gioviale. Sylvia pensò che sembrava un bambino che mostrava agli amici il suo giocattolo preferito.

-Cosa?! Davvero papà?!- esclamò Gohan entusiasta -Mi fai vedere? Daidaidai..!-

-Dopo, quando torneremo dalla mamma…Le faremo una sorpresona, vedrai!- gli promise Goku scompigliandogli i capelli.

-Ehi, Goku, vieni a mangiare!- gli disse Bulma vedendo arrivare la madre con le vivande.

Il giovane Saiyan non se lo fece ripetere due volte e, seguito a ruota da Vegeta e dagli altri, si rimpinzò con la cena abbondante di mamma Brief.

 

                                                              *                                     *

 

Dopo cena Goku prese da parte Sylvia per fare una sana chiacchierata: entrambi erano curiosi di sapere come avevano passato i loro ultimi sei anni lontano l’uno dall’altra.

-Scusa, non volevo saltarti addosso in quel modo quando sei tornato- mormorò Sylvia imbarazzata.

-Non devi scusarti, Sissy- rispose Goku sfoderando il suo sorriso.

-Nessuno mi chiamava così da 1 sacco di tempo…- rise Sylvia.

-Beh,per forza, solo io posso farlo!- Goku allargò le braccia, guardandola negli occhi -Dai, vieni a fare una passeggiata- la invitò.

Sylvia accettò di buon grado. Camminarono per un po’, e quando si furono allontanati dalla casa, Goku si rivolse a Sylvia.

-Allora, dimmi di te…Cos’è successo in tutti questi anni?- chiese con la sua solita giovialità.

-Oh, beh, tantissime cose- rispose Sylvia -Ho avuto moltissime soddisfazioni in campo professionale-

-Davvero?- fece Goku stupito -Sono contento per te!-

-Grazie- sorrise Sylvia -Ho visto che sono cambiate un po’ di cose anche da parte tua…non immagini quanto piacere mi abbia fatto sapere che hai avuto un figlio-

-Ti ringrazio, Sylvia- Goku abbozzò un sorriso. -Mi fa piacere sentirtelo dire-

Ma la ragazza notò che il tono dell’amico si sforzava di suonare neutro; quando il giovane ebbe finito di parlare e si voltò verso di lei, Sylvia vide un profonda scompiglio negli occhi del Saiyan.

-Ascolta…- la ragazza si fermò e se lo ritrovò davanti. Solo allora si accorse di quanto fosse cambiato: non era più il ragazzo dai tratti giovanili, ma un uomo maturo; non era più il ragazzino con l’allegria negli occhi: le sue iridi nere erano diventate profonde, penetranti, si poteva notare tutto quello che aveva passato in quei sei anni. -Io…- cominciò, ma lui la interruppe.

-So cosa stai per dirmi- la interruppe Goku serio. Era più adulto, più autoritario…più bello. -Mi ricordo benissimo della nostra promessa-

-No, aspetta, ascolta, io non volevo dire questo…- lo fermò Sylvia.

-E cosa?- sorrise Goku esortandola -Avanti, dillo-

-Ecco…vedi…- balbettò evitando di guardarlo -Mi sono sposata anch’io- buttò lì la ragazza.

-Davvero?- chiese Goku piacevolmente impressionato. Sylvia…sposata… -Mi fa…mi fa piacere…-

-Si, beh..- cominciò Sylvia facendo le spallucce -Ma ora ci siamo lasciati, siamo stati sposati per poco-

-Oh- fece Goku cercando di non far vedere quanto fosse sollevato da quella risposta -E come mai non state più insieme?- chiese con tatto.

-Non eravamo fatti l’uno per l’altra- rispose semplicemente Sylvia -Beh, succede in una coppia…Stancarsi dell’altro, o semplicemente non provare più attrazione, scoprire che quello che vi ha legati all’altro è solo affetto e non amore, nonostante tutto…-

Goku sentì quelle parole martellargli dentro e avvertì un nodo spiacevole allo stomaco.

-Non sempre succede però- disse, scacciando quella sgradevole sensazione

-Per fortuna…- disse Sylvia, ponderando la risposta di Goku.

Sapeva che era tornato da troppo poco tempo per tirare qualche conclusione riguardo la loro promessa, ma Sylvia restò turbata da quelle parole.

Subito, però, si diede della sciocca: non poteva certo pretendere che Goku l’amasse ancora dopo sei anni di lontananza, e lei non poteva chiedergli una cosa del genere, tanto più che il Saiyan aveva avuto un figlio da sua moglie.

Improvvisamente si pentì amaramente di essere tornata.

 

                                                        *                                    *

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 7
*** Riflessioni parallele ***


G

Capitolo 7   ~ Riflessioni parallele ~

 

 

“Live your dreams

Is not as hard as it may seem

You’ ve got to work to get the cream

On your hopes you will see
From your fears, you have to win yourself
It's all or nothing
Give your everything” *

 

 

“Vivi i tuoi sogni …Non è così difficile come può sembrare…devi lavorare per ottenere il meglio…sulle tue speranze vedrai…dalle tue lacrime, devi vincere te stessa…È tutto o niente…Dai il massimo…”

Una piroetta, uno slancio, una spaccata, una sforbiciata, un giro di punta… Sylvia ballava, sentendo le parole della canzone entrare dentro di sé, mentre le ripeteva nella sua mente. Sembrava fossero state scritte a bella posta per lei, quasi a voler esprimere i suoi sentimenti, quelle sensazioni che aveva dentro da quando, una settimana prima, aveva parlato con Goku; quelle parole che non era più riuscita a togliersi dalla testa.

“Non sempre succede” aveva detto il Saiyan. Tre parole…solo tre parole, dette da Goku, erano valse a distruggere la speranza degli ultimi, infernali, sei mesi della sua vita: da quando aveva saputo che Ran la tradiva, aveva sperato che il suo passato avrebbe potuto portarle la felicità, quella felicità che si era illusa di aver trovato con Ran, e che sperava Goku avrebbe potuto darle quando l’avesse vista tornare, pronto ad accoglierla di nuovo tra le sue braccia…E più Sylvia ci pensava, più continuava a darsi della stupida per aver potuto credere fino a quel momento che lui avrebbe continuato ad amarla come aveva promesso sei anni prima.

Sei anni…tantissimi, davvero. Troppi per mantenere una promessa d’amore come la loro, che entrambi avevano ritenuto potesse essere incrollabile, magari…eterna.

Lei si era illusa fino a quel punto. Era stata la tristezza provocata dal fallimento del matrimonio con Ran ad averla portata a tanto, oppure era stata lei a non aver mai smesso di pensare realmente a Goku, e il matrimonio con Ran era stato…

“Inutile” fu la prima parola che si affacciò nella mente di Sylvia, e che lei scacciò con rabbia.

No, non era stato tutto inutile: lei aveva realmente amato Ran, anche perché altrimenti non sarebbe stata così male per i suoi continui tradimenti e per la fine del loro matrimonio. Un matrimonio bellissimo, certo, ma finito indegnamente per entrambi.

L’aveva raccontato a Goku. Sorrise, al pensiero della reazione che il giovane Saiyan aveva avuto quando Sylvia gli aveva rivelato il motivo dalla fine del loro rapporto: si era indignato, sostenendo che fosse impossibile essere infedele ad una come lei.

-“Una” come?- aveva chiesto Sylvia curiosamente accigliata, sorridendo per la rabbia sdegnata che era dipinta sul volto del giovane Saiyan.

-Dolce, buona, sensibile, simpatica…- aveva dunque risposto Goku, elencando amabilmente le sue “virtù” sulla punta delle dita, mentre Vegeta e Bulma, poco lontano, litigavano come al solito -…E bellissima- aveva aggiunto il giovane, ogni traccia di rabbia svanita all’improvviso.

Da quando aveva saputo che Sylvia dava lezioni di letteratura e grammatica a Gohan, Goku aveva chiesto a Bulma di poter rimanere alla Capsule, in modo da “non dover fare sopra e sotto dai Monti Paoz a qui e viceversa”, testuali parole di Goku.

Bulma, naturalmente, aveva accettato, e così da una settimana la famiglia Son aveva deciso di trasferirsi a casa Brief, nonostante lo scarso entusiasmo di Chichi (-Ma che bella idea hai avuto Goku, complimenti davvero, e adesso chi penserà alla nostra, di casa? Tu? Ovviamente no, dovrò fare tutto io, così sarò stressata il doppio…!-), che, dopo molte discussioni, aveva deciso che sarebbe tornata alla Capsule quando avesse finito di sbrigare le sue faccende in sospeso.

Così facendo Gohan avrebbe potuto sia studiare che allenarsi con il padre e Piccolo, e Goku sarebbe riuscito a godersi la tanto agognata pace, mentre si scervellava per capire come avesse fatto a diventare Super Saiyan.

Sylvia smise di ballare quando l’ultima nota si affievolì all’estinguersi della musica, e spense lo stereo, mordendosi il labbro e battendo la punta del piede a terra.

Quella sera si sarebbero riattivate le Sfere del Drago, e nel pomeriggio Sylvia avrebbe incontrato il professore a cui avrebbe consegnato la tesi per ottenere la tanto agognata laurea in giornalismo.

Era agitata, perché sebbene ritenesse di aver fatto un ottimo lavoro con l’università, le sembrava quasi impossibile pensare che entro pochissimo tempo ce l’avrebbe fatta, finalmente, ad avere un lavoro stabile grazie a quel pezzo di carta che avrebbe potuto cambiarle la vita, renderla solida e farle avere, così, delle certezze in più, in un momento in cui le sue solide basi erano crollate all’improvviso. Tutte tranne una: la sua amicizia con Bulma, che continuava a darle la sicurezza necessaria per affrontare quel periodo buio. Se non ci fosse stata lei da cui tornare, Sylvia non avrebbe proprio saputo cosa fare.

Ma ora era il momento di andare, per poi rincontrare i suoi amici: le Sfere del Drago erano pronte.

 

                                                      *                                       *

 

Polunga espresse i loro desideri in modo che le persone morte una sola volta tornassero in vita insieme, mentre Crilin e Riff ritornarono in vita nello stesso momento. Il terzo desiderio venne utilizzato dai Namecciani per ricreare il loro pianeta ed andare ad abitarlo.

Gohan e Dende si salutarono a malincuore, anche con qualche lacrima, turbati dal pensiero di non rivedersi più.

-Ma come si dice in questi casi…mai dire mai!- esclamò Sylvia allegra, tentando di riportare il sorriso sul visetto triste di Gohan. Ma il bambino era inconsolabile, e solo la vista dei loro amici resuscitati riuscì a riportarlo un po’ di buonumore.

Yamcha, Tenshinan, Riff e Crilin tornarono in vita tra la grande gioia di tutti i presenti. Tutti erano intervenuti per salutare i loro amici: oltre agli inquilini di casa Brief, c’erano Piccolo, che era tornato da una lunghissima meditazione alla sua cascata, Olong, Puar, il Genio -che aveva allungato le mani sul fondoschiena di Sylvia prima che lei gli mollasse un ceffone-, erano tutti riuniti per poter riabbracciare i loro compagni.

Yamcha, Tenshinan e Crilin rimasero piacevolmente sorpresi nel ritrovare Sylvia lì alla Capsule dopo sei anni, e la salutarono con moltissimo affetto.

Fu un pranzo fastosissimo: mamma Brief aveva dato il meglio di sé, e tutti mangiarono con gusto e parlarono del più e del meno.

-Allora, finalmente sei tornata tra noi, eh?- disse Yamcha gioviale, servendosi di pollo arrosto.

-Meglio tardi che mai- rispose Sylvia con una scrollata di spalle e una risata.

La serata passò ricordando i vecchi tempi andati, le avventure in cerca delle Sfere del Drago, il torneo Tenkaichi, le amicizie perdute e ritrovate, e Sylvia si sentì veramente a casa: rise e scherzò con i suoi amici di sempre, senza pensare ad altro che a rievocare i ricordi di un’infanzia felice e spensierata.

Goku la osservava ridere, sorprendendosi di quanto fosse cambiata. Davvero non riusciva a riconoscere quella ragazza così seria e un po’ triste, nonostante in quel momento stesse ridendo, rispetto alla ragazzina spensierata e senza pesi sulle spalle che aveva conosciuto lui.

Le sensazioni che aveva provato quando l’aveva vista per la prima volta irruppero in lui come un fiume in piena, e gli tornò alla mente la promessa che aveva menzionato quando lui e Sylvia si erano parlati, una settimana prima. Non si aspettava proprio che lei la ricordasse, e quando invece gli aveva dimostrato il contrario, si era sentito piacevolmente colpito, sebbene anche lui se ne vergognasse un po’, dopo tutto quel tempo: dalle parole di quella promessa trapelava un vero e proprio disperato bisogno di lei, e di questo Goku si rendeva conto. Ma in quel momento era stato guidato dal pensiero di perdere, probabilmente per sempre, una delle persone a cui teneva di più al mondo…Era stato un pensiero intollerabile, insopportabile. E in un certo senso era stato così anche durante tutti quegli anni in cui non aveva potuto vederla.

Soprattutto i primi tempi dopo il matrimonio con Chichi, Goku aveva cercato qualcosa di Sylvia nella sua neo moglie. Era stato inutile, Chichi era diversa, troppo diversa da lei, la giovane donna che si era reso conto di amare, e che forse non avrebbe mai più rivisto, ma che era legata a lui con una promessa. Ed era questo che lo aveva confortato più di ogni altra cosa durante quel periodo così duro: la lealtà di Sylvia alle promesse fatte. Sapeva che prima o poi sarebbe tornata, ne era stato più che certo, anche se con il tempo si era reso conto che quella, più che una consapevolezza, era una speranza. Solo con il passare degli anni aveva capito quanto vana fosse stata.

Aspettarla non aveva avuto senso, ormai il suo amore per lei si era trasformato in qualcosa di incorporeo e immateriale a cui aggrapparsi nei momenti tristi, mentre l’immagine di lei nella sua mente sfumava sempre di più.

Nonostante ciò, però, non era riuscito ad amare Chichi così come avrebbe voluto. Avrebbe desiderato donarle tutto il suo amore, lo voleva davvero, lei lo meritava…Ma non ci riusciva. Per quanto si sforzasse, non ci riusciva. E non c’era riuscito fino ad allora, sei anni dopo.

Buffo: tante vittorie per difendere l’umanità, e non era stato capace di donare qualcosa di più di un profondo affetto alla donna che sarebbe stata al suo fianco per tutta la vita, e che gli aveva anche dato un figlio a cui voleva un bene nell’anima.

Doveva ammetterlo, per un po’ aveva odiato Sylvia per non essere tornata, per non avere mantenuto la loro promessa, per aver, in fondo, scelto la sua vita, proprio come lui aveva fatto, inconsapevolmente quando era bambino, con Chichi.

Ma aveva capito che più di ogni altro, avrebbe dovuto odiare sé stesso per essersi legato ad una donna che non amava, per averle promesso un matrimonio che lui non avrebbe voluto, sebbene questo fosse accaduto tantissimi anni prima di raggiungere un’età abbastanza matura per capire cosa fosse l’amore.

Certo, teneva ugualmente a Chichi, lei e Gohan erano le persone più importanti del mondo per lui, e provava comunque un affetto profondissimo, assoluto e indescrivibile verso di loro. Circondato dall’amore della sua famiglia, Goku aveva piano piano creduto di dimenticare Sylvia che, per molti anni, era stato solo un ricordo lontano, ottenebrato dal presente che Goku stava vivendo con sua moglie e suo figlio.

Invece il Saiyan aveva scoperto a sue spese che si era illuso: aveva capito che non avrebbe mai potuto dimenticare Sylvia, il suo primo amore, la donna che avrebbe amato, probabilmente per sempre. Perché, sebbene non l’avesse più vista, la lontananza aveva in qualche modo rafforzato, senza che lui se ne rendesse conto, il sentimento che provava per Sylvia che, seppure vago e incerto, lo accompagnava ogni giorno della sua vita. A questo sentimento si aggrappava quand’era molto contento o molto triste, quando litigava con Chichi e quando si sentiva solo, quando avrebbe voluto che Sylvia fosse stata lì con lui a condividere gioia e dolore, quando, insomma, l’assenza di lei si faceva sentire di più, nel profondo del suo cuore.

E poi, proprio quando mai se lo sarebbe aspettato, era tornata e, in un certo senso, una parte di lui era tornata a vivere.

L’aveva ritrovata, lei, bella come il sole, così cambiata ma così profondamente identica a tanti anni prima, con la sua storia già scritta sulle pagine di un cuore spezzato. Quando gli aveva parlato del suo matrimonio, Goku si era sentito in qualche modo infastidito dal fatto che lei potesse appartenere ad un uomo che non fosse lui. Ma nel momento in cui Sylvia gli aveva parlato del suo divorzio, il giovane Saiyan si era sentito in qualche modo sollevato e tranquillizzato. Certo, aveva percepito, dal tono della voce di Sylvia, quanto la ragazza avesse sofferto, e saperlo gli stringeva il cuore, ma non aveva potuto fare a meno di gioire del fatto che Sylvia non fosse più sposata.

Lui lo era, invece. Lo era, certo, e non aveva la minima intenzione di lasciare sua moglie e suo figlio, per quanto potesse essere innamorato di Sylvia.

Allora perché quando la ragazza gli aveva descritto il sentimento che lei aveva provato per il suo ex marito, Goku aveva avvertito quel nodo spiacevole stringergli lo stomaco?

-Succede in una coppia…Stancarsi dell’altro, o semplicemente non provare più attrazione, scoprire che quello che vi ha legati all’altro è solo affetto e non amore, nonostante tutto…- aveva detto Sylvia.

Perché Goku sentiva quelle parole così maledettamente vicino a sé? Perché gli avevano fatto quell’ effetto?

Non sapeva darsi una risposta, o forse, semplicemente non voleva. Era per questo motivo che aveva risposto a Sylvia con le prime parole che, spontanee, gli erano salite alle labbra.

-Non sempre succede-

Si, infatti, non sempre succede. Ma poteva lui mentire a sé stesso dicendosi che aveva ribattuto in quel modo perché amava sua moglie e non per allontanare da lui la tremenda verità delle parole di Sylvia? Era così falso con sé stesso, e con lei?

“E con Chichi” pensò poi, all’improvviso. Si, con lei era stato disonesto, e più che farle un favore sposandola, aveva la sensazione di averle fatto un grosso torto. Non aveva mai provato un vero e proprio amore per lei, e lo sapeva. Fingere era stato dannoso, perché così facendo aveva alimentato in lei un sentimento che in lui non sarebbe mai riuscito a crescere.

Ma non gliene aveva mai parlato.

Era stato un codardo ad aver agito così, ne era consapevole, e si vergognava di non riuscire ad amarla, ne provava un profondo e irreversibile disagio, che ora che Sylvia era tornata, dopo che lui l’aveva rivista per la prima volta appena una settimana prima, era cresciuto ancora.

Sospirò. Che doveva fare?

Da quando era tornato da Yardrat non aveva fatto altro che porsi quella domanda. Da una settimana ormai, le sensazioni che provava pensando a Sylvia lo sopraffacevano. E fino ad allora non era servito ripetersi che quella era solo una crisi passeggera, che sarebbe passata una volta abituatosi al ritorno di Sylvia: sapeva che non era così.

“Con il tempo…Vedrò cosa fare” pensò. Si, con un po’ di tempo a disposizione avrebbe potuto riflettere con calma e fare chiarezza nei suoi sentimenti.

 

                                                           *                                    *

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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