Between dancing and fighting di Michy90 (/viewuser.php?uid=18127)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il ritorno ***
Capitolo 2: *** Di nuovo insieme...o quasi! ***
Capitolo 3: *** The past, the present ***
Capitolo 4: *** Vita alla Capsule ***
Capitolo 5: *** Ricordi ***
Capitolo 6: *** Ritorni inattesi- parte prima ***
Capitolo 7: *** Riflessioni parallele ***
Capitolo 1 *** Il ritorno ***
G
Capitolo
1 ~ Il ritorno
~
Splendeva un sole
mattiniero quando il volo AZ-207 proveniente da New York atterrò all’aeroporto
della Città dell’Ovest.
Alzando gli occhi verde
chiaro dal libro che teneva in grembo, Sylvia Allen guardò fuori dal finestrino
dell’aereo, riavviandosi una ciocca dei ribelli capelli castani e osservando
entusiasta il profilo della città in lontananza.
La sua
città.
Improvvisamente
l’altoparlante amplificò la voce del pilota.- Grazie per aver scelto l’American
Airlines.Vi auguriamo una buona permanenza. Arrivederci -
“Oh, questo è poco ma
sicuro. Stavolta sono tornata per restare”pensò Sylvia con un sorriso,e
alzandosi dal suo posto,rivelò un corpo snello,le lunghe gambe slanciate
fasciate nei jeans, un seno alto e sodo,il viso un po’ troppo magro in cui
spiccavano le labbra carnose. Mentre tutti i passeggeri sciamavano verso
l’uscita, dove il portellone era già aperto,la ragazza mise il libro nella borsa
e si affrettò a dirigersi fuori, all’aria aperta.
Fu allora, mentre
guardava la città, che da lì sembrava così distante, che si ritrovò a pensare
cosa avrebbero potuto dire Bulma e Goku, i suoi migliori amici, trovandosela
davanti dopo quasi sei anni.
E, con serenità, pensò
che era bellissimo tornare finalmente a casa.
*
*
Quello stesso sole
emanava i suoi luminosi raggi anche a chilometri di distanza, in una radura dove
era riunito un congruo gruppo di persone,Terrestri e Namecciani, in preda
all’angoscia.
-M…ma perché papà e
Crilin non possono tornare in vita, non capisco!- disse Gohan, quasi
disperato.
-Vedi, Gohan, a quanto
pare non ci sarebbero problemi se avessero perso la vita qui sulla Terra come
nel caso di Riff…- cominciò a spiegargli Bulma a voce bassa, guardando a terra-
Le sfere di Polunga fanno resuscitare le persone nel luogo in cui hanno perso la
vita,e visto che Goku e Crili si trovavano su Namecc quando sono morti,
tornerebbero in vita nello spazio aperto,in quanto, come già sapete,…-qui tirò
un sospiro sconsolato -Il pianeta Namecc è esploso, e oltretutto Re Kaioh non ha
alcun potere in quella parte dell’universo…-
-Non è possibile,
Bulma...è…una cosa…terribile…- gemette Gohan
Una risata sommessa
catturò la loro attenzione, e tutti si voltarono verso la sua fonte: Vegeta,
appoggiato ad un albero poco lontano, smise di ridacchiare e
parlò:
-Perché non fate
funzionare il cervello?- chiese ironico
-Eh?-Fece Bulma
sorpresa.
-Con un desiderio
potreste richiamare le loro anime sulla Terra e poi provare a resuscitarle da
qui,no?- si spiegò Vegeta –Dovrebbe funzionare…-
Bulma s’illumino
all’improvviso - Ma si,certo, hai ragione!!Grazie mille ,Vegeta,non ci avevo
pensato!!!-
-Umph!- rispose il
saiyan. Fece per voltarsi dall’altra parte, quando si accorse che il piccolo
Gohan gli si era avvicinato e ora gli tendeva la mano aperta, grato del fatto
che il principe dei Saiyan avesse suggerito loro un modo per far tornare in vita
il suo papà.
- Desidero
ringraziarti…- sorrise.
Vegeta lo squadrò di
sottecchi e, d’improvviso, schiaffeggiò quella piccola mano –Non fraintendermi-
disse, freddo -Voglio solo vedere quanto è diventato forte Kaaroth…E voglio
batterlo assolutamente-
Gohan ritirò la mano e,
stupito e un po’ dispiaciuto, continuò a guardare l’ orgoglioso Vegeta, mentre
si riavviava verso Bulma, la cui attenzione fu attratta da Muri, il NeoCapo
Anziano di Namecc.
-Mi scusi signorina
terrestre…-
-Si?- chiese Bulma
voltandosi incuriosita verso di lui
- Noi troveremo un
pianeta su cui abitare non appena si riformeranno le sfere del drago…- disse
-Nel frattempo vorremmo trovare un posto in cui
alloggiare…-
-Allora venite a casa
mia- propose Bulma allegra – È molto grande, non ci saranno problemi di
spazio!-
- Veramente…Non vorremmo
disturbare…- replicò Muri gentile.
- Nessun disturbo,per me
è un piacere! Anche perché vorremmo che ci deste una mano con le vostre sfere
ancora una volta…Penso che sia l’idea migliore, e visto che siete in tanti è
meglio che non vi facciate vedere in giro, altrimenti tutta la città sarà in
fermento…- disse Bulma con un sorriso. Poi si voltò verso Vegeta, ancora
appoggiato all’albero.
-E tu,bel fusto? Che
intenzioni hai?- gli chiese.
- C-come che intenzioni
ho?- balbettò Vegeta, imbarazzato e un po’ stupito da tanta
sfacciataggine.
- Non ti unisci al
gruppo? Guarda che qui gli alberghi sono un po’ cari!- disse Bulma guardando il
Saiyan con aria furbetta e i pugni sui fianchi –Io cucino benissimo, sai?Potrai
rimpinzarti per bene e recuperare le forze perdute… Ma non illuderti- aggiunse
serafica –Lo faccio solo perché sono educata e non perché mi sei
simpatico!!-
- L- l’antipatia è
reciproca!- balbettò Vegeta – E sei anche bruttina…- aggiunse sempre più a
disagio. Che donna irritante!Come diavolo fossero riusciti a sopportarla i suoi
amici terrestri per così tanto tempo, non riusciva a
spiegarselo...
Fortuna che Bulma non lo
sentì fare quei commenti sul suo aspetto (poteva diventare parecchio vendicativa
se si disprezzava la sua bellezza!!…), perché si voltò verso il folto gruppo e,
indicando un’abitazione poco lontano, disse:
- Voi aspettate qui un
momento, vado in quella casa a telefonare, chiederò a mio padre di venire a
prenderci…-
- Ehm…Bulma…-la
interruppe il piccolo Gohan esitando –Potrei venire a casa tua anch’io?- chiese,
guardando a terra con gli indici congiunti.
-Perché non torni a casa
tua? Sono sicura che la tua mamma non vede l’ora di riabbracciati!- asserì Bulma
- Il fatto è che…ho
dimenticato di fare i compiti di scuola…La mamma mi sgriderà…- si giustificò
Gohan strappando un sorriso di tenerezza a Piccolo che, dietro di lui aveva
sentito ciò che il suo giovane allievo temeva.
- Sono sicura che sarà
così felice di rivederti che non si ricorderà dei tuoi compiti, stà tranquillo!-
esclamò Bulma, conoscendo la protettività di Chichi, l’apprensiva madre di
Gohan.- Allora io vado.- disse, e si allontanò.
*
*
- Alla Capsule
Corporation, per favore – disse Sylvia all’unico tassista disponibile, dopo aver
sistemato le valigie nel portabagagli ed essere salita
sull’auto.
-Si, signorina – grugnì
quello in risposta. Spense la sigaretta che aveva in bocca e accese pigramente
il motore, dirigendosi verso la città. In pochi minuti l’auto si ritrovò
congestionata nel traffico infernale del centro della Città dell’ Ovest, gremito
di gente che passeggiava per le strade, e guidatori poco pazienti che suonavano
in continuazione il clacson, sperando di smuovere un po’ la coda che si era
creata.
Sylvia tolse gli
occhiali da sole per osservare meglio la metropoli…Quanto le era mancata!!Quel
luogo le ricordava tanto la sua adolescenza…
-Signorina, arriveremo
un po’ tardi, spero non abbia fretta…- il tassista si voltò a guardarla
sollevando distrattamente da davanti agli occhi il basco che indossava
nonostante il bel tempo.
-Oh,non si
preoccupi…Dopo sei anni qualche minuto in più non farà alcuna differenza..- lo
rassicurò Sylvia con un sorriso.
-Ah, lei è di qui?-
chiese il tassista, lieto di poter rompere la noia.
-Si sono nata qui, ma ho
vissuto a New York negli ultimi anni.- rispose Sylvia
L’autista emise un lungo
fischio di stupore –E…posso chiederle come mai è tornata?-
- Certo che può…Ma non
saprei risponderle con esattezza…Forse nostalgia.. – assentì Sylvia pensando.
- In effetti è difficile
non rimanere legati a questa città…Ti entra nel cuore..- ammise l’uomo con fare
nostalgico.
- Già…- confermò Sylvia
guardando fuori dal finestrino – è proprio vero…-
Ci vollero circa
quindici minuti per arrivare al grande edificio bianco a forma di cupola,poco
distante dal centro città.
Sylvia scese dal taxi e
osservò l’enorme scritta nera che percorreva il muro esterno dello stabile:
CAPSULE CORPORATION.
Mentre il tassista
scendeva le due valigie della sua cliente dal portabagagli, la ragazza si
avvicinò entusiasta all’edificio dove era cresciuta, nel quale era maturata e al
quale, sei anni prima, aveva detto provvisoriamente
addio...
Ma era tornata. E questo
contava.
Con il cuore a mille,
superò il cancelletto del muro di cinta e, arrivata alla porta, suonò il
campanello.
“Calma,Sylvia,calma,che
ti succede?Perchè sei così emozionata? Ommamma, qualcuno sta venendo ad
aprire…”
Le sudavano le
mani,tanta era la tensione. Stava per rivedere le persone più importanti della
sua vita,la reazione che avrebbero avuto, se sarebbero stati contenti di
riabbracciarla…
La porta si aprì e
comparve una donna dai capelli biondo chiaro,acconciati elaboratamente sulla
testa. La madre di Bulma.
-Si?- chiese
interrogativa, guardando Sylvia.
Quest’ultima sorrise
dando il tempo alla donna di fare i dovuti collegamenti.
Poi…
-OHHHH!!!!!!Ma tu
sei…Sylvia!!!Oh, Kami!!!!Sei tornata!!Caro!!!CARO!!!!- gridò rivolta al marito
che probabilmente si trovava all’interno della casa – Oh,lasciamo perdere, sarà
di nuovo chiuso in quel laboratorio!- Poi tornò a rivolgersi a Sylvia –Ma che
sorpresa ci hai fatto!Questa è l’ultima cosa che mi sarei aspettata!!!Oh, sono
così contenta che tu sia tornata!!- l’abbracciò così stretta che Sylvia temette
per un attimo che stesse per soffocare. -Fatti guardare, fatti guardare!!- la
scostò osservandola e sorridendo – Come sei cresciuta!!-
-Beh, meno male!-
rispose Sylvia facendo l’occhiolino –Non potevo certo rimanere diciottenne come
quando sono partita!!-
La madre di Bulma rise
–Oh, non sei cambiata poi di molto, la tua simpatia è intatta!Sei anni!!E chi si
sarebbe aspettato di vederti sbucare così all’improvviso!!Aspetta che lo saprà
la mia Bulma…Impazzirà di gioia!- esclamò con voce acuta.
Già, Bulma…-Ma dov’è?-
chiese Sylvia. Conoscendo il carattere curioso e un po’ invadente della sua
migliore amica, Sylvia si sarebbe spettata di vederla comparire alla porta due
secondi dopo il suono del campanello. Almeno così succedeva quando erano
piccole! Rimosse momentaneamente i bei ricordi dalla mente per ascoltare la
risposta della donna che aveva davanti.
-Mi dispiace cara,Bulma
non c’è- rispose quella.
-Come non c’è?- fece
Sylvia sconvolta. Si era aspettata di trovarla lì! Doveva essere lì!!Sylvia era tornata
per lei! –E dov’è?-
-È una storia un po’
lunga…Ma perché non entri?Così potrò spiegarti tutto!- propose la
donna.
-Va bene…- si rassegnò
Sylvia. -Prendo le valigie e vengo.-
Tornò al taxi, dove
l’autista, spazientito, aspettava da dieci minuti il pagamento della corsa.
Sylvia lo pagò e tornò in casa con i suoi bagagli.
-Lasciali pure qui
nell’atrio, tesoro, li sistemeremo poi…-
La ragazza obbedì e
quando fece per seguire la donna in salotto,un uomo di mezza età,dai capelli e
baffoni grigi,con una sigaretta in bocca e un minuscolo gattino nero sulla
spalla, si presentò davanti a loro, comparendo da chissà
dove.
-Caro!!Ti ho chiamato
ben due volte prima dov’eri finito?- lo rimproverò la moglie
severa
-Io ero…- tentò di
rispondere il signor Brief, ma fu interrotto.
-Lasciamo stare…Hai
visto chi c’è?La riconosci?-
-Certo che s…- cercò di
dire lui
-È Sylvia!!Non mi dire
che non ti ricordi di lei!- trillò sua moglie.
-Certo che
s…-
-Ah, sei il solito
smemorato!Non si può mai contare su di te!Vado a preparare il tè!- dichiarò la
donna sparendo in cucina.
Sylvia sorrise a quella
scenetta. Non erano cambiati,i coniugi Brief…lui,sempre preciso e “succube”della
moglie,e lei,eternamente allegra e un po’ logorroica.
Spiazzato, il signor
Brief salutò la ragazza.
-Come
stai,cara?-
-Benissimo, grazie!Anche
tu mi sembri in forma…Gli anni non sono passati per voi!- disse Sylvia
sorridendo.
-Non mi lamento…-
rispose il signor Brief. -Ma torniamo a te…ti credevo a New
York!-
-Diciamo che ho deciso
di tornare.-
-Spero che sia per un
bel po’!- disse il signor Brief
-Oh, si!Stavolta non me
ne andrò tanto facilmente!A proposito…Ho già chiesto a tua moglie…Dov’è Bulma?-
aggiunse sperando in una risposta esauriente.
-Mi ha appena
telefonato, devo andare a prenderla…Perché non vieni con
me?-
-Si,certo!!!- esclamò
Sylvia felice.
*
*
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Di nuovo insieme...o quasi! ***
G
Capitolo
2 ~ Di nuovo insieme…o quasi!
~
-Non ho capito perché
dobbiamo usare un veicolo così grande…- dichiarò Sylvia un po’ confusa,
guardando l’enorme mezzo volante in cui era appena salita, nel quale, ne era
certa, ci sarebbe stata comodamente almeno metà della Capsule
Corporation.
-Bulma mi ha detto che
avremmo dovuto trasportare un sacco di gente…- disse il signor Brief
calmo,accendendo i motori.- La popolazione del pianeta su cui si trovavano.-
specificò.
-E come mai?- chiese
Sylvia curiosa, accomodandosi su un sedile vicino a quello del signor Brief e
allacciando le cinture.
-Credo perché non
sappiano dove andare…e li ospiteremo a casa nostra per un po’- rispose lui,
armeggiando con i comandi mentre il veicolo decollava.
-Chiaro- disse Sylvia
guardando,dall’enorme vetro frontale, il paesaggio della città che
progressivamente rimpiccioliva sotto di sé.
Dopo l’esauriente
spiegazione del signor Brief su dove fosse Bulma, Sylvia poteva dichiarare di
essere un po’ meno confusa. In fondo aveva capito tutto…o quasi: il pianeta
Namecc, una pericolosa missione…Ma il motivo per il quale Bulma fosse partita le
era ancora ignoto.
-Si,ma perché è andata anche lei su questo Namecc?Voglio
dire…So che è sempre stata una scavezzacollo, amante dell’avventura eccetera
eccetera…_pensa a quando avevamo sedici anni, cosa ha fatto per quelle Sfere del
Drago!!_ Ma partire per un altro pianeta è un’altra storia!È molto più
pericoloso e sono sicura che lo sa anche lei!- Sylvia non riusciva proprio a
pensare a un motivo sufficientemente valido che potesse giustificare un’azione
tanto…avventata?irresponsabile?improvvisa?incosciente?sconsiderata?
“E chi più ne ha più ne
metta!” pensò Sylvia ironica.
-E Goku? È con loro?-
chiese Sylvia,ricordando la sua adolescenza,quando anche il suo migliore amico
aveva la tendenza a cacciarsi nei guai più strani per poi uscirne illeso…o
quasi.
-So che era partito per
raggiungerli perché ho costruito io stesso la navicella con cui ha raggiunto il
pianeta Namecc…Ma per telefono Bulma mi ha detto che non è con
loro…-
-Come non è con loro?E
dov’è?- chiese Sylvia esasperata. Era tornata solo da qualche ora e nessuno dei
suoi migliori amici era alla Capsule Corporation…E ora la domanda che le
frullava in testa era: CHE DIAVOLO STA
SUCCEDENDO?e soprattutto…DOVE DIAVOLO
SONO FINITI TUTTI QUANTI???!!!
-Per telefono non ha
potuto parlare molto…- spiegò il signor Brief. –Ma non ti preoccupare,cara-
aggiunse notando l’ espressione abbattuta di Sylvia - Sono sicuro che Bulma
saprà darti spiegazioni più esaurienti delle mie –
-Lo spero…- rispose
Sylvia.
Inoltre voleva sapere
che fine avesse fatto Goku…Anche lui la era mancato tantissimo…la sua
spontaneità,la sua allegria, la sua semplicità,la leggerezza _a volte anche
troppa_ con cui prendeva le cose, il suo essere serio all’occorrenza…tanti lati
del suo carattere che l’avevano fatta avvicinare a lui e condividere un’amicizia
che durava da tantissimo tempo.
Dieci minuti dopo il
computer di bordo segnalò che le coordinate impostate dal signor Brief al
momento della partenza erano state raggiunte, e lo scienziato avvisò Sylvia che
era ora di atterrare.
La ragazza si rizzò a
sedere. Finalmente dopo sei anni avrebbe rivisto almeno Bulma,non stava più
nella pelle…Guardò di nuovo il paesaggio esterno e si stupì nel vedere che sotto
di loro c’era solo il verde. Alberi dappertutto.
-È…è un bosco?-
chiese
-Certo….si trovano tutti
in una radura da quelle parti, laggiù- rispose l’uomo indicando davanti a
sé.
-Wow…Beh,non ero più
abituata a tutto questo verde…A New York l’unica cosa verde che potevo vedere
erano le tende di casa mia…- disse Sylvia un po’
rammaricata.
Il signor Brief rise e
disse –Di verde ne avrai quanto vuoi!Non hai dimenticato il giardino di casa
nostra,vero?-
-No, certo che no!-
disse Sylvia pensando al suddetto “giardino”. Che parolina per descrivere il
parco di casa Brief, che comprendeva una piscina,un campo da golf, un
fiumiciattolo con tanto di stagno e completo di ranocchie…Più che altro era una
riserva.
-Quanto manca ancora?-
chiese Sylvia irrequieta.
-Ecco,ecco,ora
scendiamo…- rispose pazientemente il signor Brief.- Ah,i ragazzi di oggi, così
insofferenti…- borbottò distrattamente. Ma Sylvia era troppo occupata a tendere
il collo per guardare meglio il posto in cui stavano atterrando per dargli
retta.
Il mastodontico veicolo
toccò terra e la ragazza si liberò dalla cintura,balzando in piedi e quasi
correndo verso l’uscita.
-Ma non si apre questo
portellone?- sbuffò quando si trovò davanti l’uscita
sbarrata.
-Un momento,un momento!-
il signor Brief si affaccendò intorno ai comandi e il portellone si aprì.
Finalmente.
*
*
-Ah,è arrivato mio
padre!!Papàààààà!!!!Siamo qui!!!- gridò Bulma agitando freneticamente le braccia
quando vide atterrare l’enorme veicolo, che quando toccò terra alzò un autentico
polverone.
Bulma vide
indistintamente il portellone aprirsi e una figura femminile alta e slanciata
stare ferma in attesa di poter vedere meglio.
Bulma si coprì il viso
con un braccio e strizzò gli occhi nel tentativo di riuscire a vedere chi
fosse…Suo padre aveva portato una donna?E chi era?La ragazza pensò subito a sua
madre: forse era voluta venire anche lei.
”Mah…Non mi sembra lei
però…”
E finalmente,quando il
polverone si diradò, Bulma poté vedere quella donna
misteriosa.
Alta. Più alta di sua
madre. E più magra. Con i capelli più lunghi e molto, molto più
scuri.
E due inconfondibili
occhi verdi.
Fu allora che la
riconobbe.
-Non ci credo…- sussurrò
stupita e raggiante al tempo stesso.
*
*
“Eccola, è lei! Beh,è
l’unica donna, ma la riconoscerei tra mille! Ma tu guarda come ha tagliato quei
capelli! E com’è dimagrita!!Adesso sta davvero bene…Però è sempre la stessa
bambina troppo cresciuta!!”
Sylvia scese dal veicolo
e corse incontro a Bulma, alla sua migliore amica, che finalmente avrebbe potuto
riabbracciare….E l’azzurra fece lo stesso, gridando il nome di quella ragazza
che non vedeva da tanto, troppo tempo…
-
Sylvia!!-
- Bulma!!-
Quando si trovarono una
di fronte all’altra si abbracciarono strette, quasi a non volersi separare più,
e conservare quell’amicizia profonda solo in quel gesto. E non importava che
tutti le stessero guardando attoniti, in quel momento c’erano solo loro
due.
-Sylvia!!!Quanto mi sei
mancata!- disse Bulma al settimo cielo, al di sopra della spalla
dell’amica.
-Anche tu, mi sei
mancata tantissimo!!!- le rispose Sylvia felicissima.
Si sciolsero
dall’abbraccio e si sorrisero entusiaste.
-Come stai?- chiese
Bulma ancora incredula di aver ritrovato la sua migliore amica quando meno se lo
aspettasse.
-Oh,io sto benissimo-
rispose Sylvia incrociando le braccia –Tu piuttosto?In giro per i pianeti! Esigo
delle spiegazioni, sai?-
-Oh, quelle a tempo
debito!!- disse Bulma allegra, come se volesse rimandare quel momento al più
tardi possibile –Adesso dovrai essere tu a raccontarmi tutto quello che hai combinato in
America per filo e per segno! A proposito…Come mai sei tornata proprio adesso?-
chiese dominando l’entusiasmo.
-Guarda che posso
ripartire anche subito!- disse Sylvia fingendosi offesa -Sto scherzando e non
scusarti, ho capito quello che intendevi dire!!- aggiunse quando vide che
l’amica aveva aperto la bocca per risponderle. –Comunque…mi mancavate troppo e
ho deciso di tornare!-
“Non è solo questo,
Sylvia…lo sai bene…”
sussurrò una vocina
maligna dentro di lei, che Sylvia si affrettò a scacciare ma che comunque le
lasciò una fastidiosa sensazione.
- Ti trovo davvero
bene!!- disse Sylvia osservando la sua migliore amica dalla testa ai piedi e
cercando di ignorare quell’ impressione.
-Anche tu!!Sembra che ti
sia ibernata! Cos’hai combinato mentre eri a New York?-chiese Bulma con la sua
solita spensierata curiosità.
-Però adesso devo
presentarti un sacco di gente,vieni!- la tirò per un braccio portandola in mezzo
al gruppo di Namecciani, dove si trovava anche un bambino piccolo dai capelli
neri, intento a parlare con un Namecciano che sembrava avere la sua stessa età e
un altro molto più grande a cui ogni tanto il bimbo
sorrideva.
Sylvia li osservò
curiosa. Credeva di riconoscere qualcuno in quel bambino, ma non sapeva
chi…
-Gohan!- chiamò Bulma e
il bambino che aveva attratto l’attenzione di Sylvia si voltò verso di
loro.
-Che cosa c’è,Bulma?-
chiese avvicinandosi.
- Ti posso presentare
questa mia amica? Sai, è anche amica del tuo papà…-
-Davvero?- chiesero
Sylvia e Gohan nello stesso momento, fissando Bulma.
Quest’ultima rivolse
un’occhiataccia a Sylvia –È il figlio di Goku –disse
soltanto.
-
Cosaaaaaaaaa?????????!!!!!- fece Sylvia sconvolta ad alta voce, tanto che i due
Namecciani che erano con Gohan si voltarono. Goku?Un
figlio?
- E com’è possibile?-
chiese ingenuamente la ragazza.
-Non devo certo
spiegartelo io…- fece Bulma.
-Lo so!!Non sono
tonta!Dicevo…- abbassò la voce rivolgendosi all’amica - Goku ha davvero sposato
Chichi?-
-Si…- sussurrò
Bulma.
Sylvia ricordava come
durante l’ultimo torneo Tencaichi quella ragazza sbucata da chissà dove avesse
annunciato che Goku l’ avrebbe dovuta sposare per rispettare un patto fatto
quando entrambi erano poco più che bambini. Sylvia era però partita prima che il
torneo finisse e non aveva più saputo nulla.
Non sapeva perché, ma il
pensiero di Goku sposato le dava un fastidio incredibile: dopotutto era il suo
migliore amico e il fatto che si fosse sposato senza dirle
nulla…
“Perché tu cosa hai
fatto?”
la vocina di poco prima era tornata a farsi sentire e Sylvia la scacciò di
nuovo. Ma cosa pretendeva?Di tornare dopo sei anni e trovare davvero tutto come
prima? Era un’illusa! Si, una parte del suo cuore sperava davvero che non fosse
cambiato niente lì, a casa, ma la ragione le diceva che era una cosa più che
ovvia...
Le due si guardarono,
tornando poi a rivolgere la loro attenzione a Gohan.
-Piacere- il piccolo
tese la mano verso Sylvia, che, intenerita, si inginocchiò per essere alla sua
altezza. Era così simile a suo padre…
-Il piacere è tutto mio,
Gohan!- gli sorrise Sylvia prendendo la manina che lui gli
porgeva.
-Ti ricordi di Piccolo
immagino…- disse Bulma indicando il Namecciano adulto, che non aspettandosi di
essere nominato, si voltò con un vago cipiglio.
- L’avversario di Goku
all’ultimo torneo,giusto?- gli sorrise Sylvia alzandosi.
-Esatto- rispose
semplicemente Piccolo. Neanche lui si ricordava molto bene di Sylvia, non aveva
certo fatto caso a chi fosse andato a sostenere il suo peggior
nemico…
- E quello scimmione
laggiù è Vegeta- completò Bulma indicando un punto poco
lontano.
Sylvia seguì il dito
dell’amica e vide appoggiato a un albero un uomo dai capelli neri e
l’espressione corrucciata.
-Capisco…E loro saranno
tutti ospitati in casa tua?- chiese Sylvia stupita guardandosi
intorno.
-Si,tanto è
grande!-
-Comprendo…ehm…- Si
vergognava a chiederlo, sembrava un’approfittatrice…-Volevo chiederti se per
caso potessi ospitarmi per un po’ alla Capsule,giusto il tempo di trovare una
casa in affit…-
-Non pensarci neanche!
Starai da noi per il resto dei tuoi giorni e non azzardarti ad affittare una
casa altrimenti ti caccio fuori sul serio!- la interruppe Bulma
categorica.
-Davvero posso
restare?Grazie Bulmina sei grande!- sorrise Sylvia.
-A che servono gli
amici?- disse Bulma.
-Sarebbe bello se ci
fosse anche Goku…- disse Sylvia –Ho chiesto ai tuoi genitori ma non l’hanno
saputo dire…Tu puoi rispondermi…dov’è?-
Bulma si fece
stranamente agitata. Sapeva quanto Sylvia tenesse a Goku e sentire quello che le
stava per dire sarebbe stato a dir poco…scioccante.
-Ehm…È morto…- disse
piano
-CHE
COSAAAAAAAAAAA????????????!!!!!!!!!!!!!!!!!!- urlò Sylvia.
-Credo che sia arrivato
il momento delle spiegazioni…- sospirò Bulma.
*
*
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** The past, the present ***
G
Capitolo
3 ~The past, the
present ~
-Eccoci arrivati, questa
è la mia casa, spero tanto che sia di vostro gradimento!- disse Bulma allegra
alla calca di gente che era scesa dal veicolo.
Vegeta si guardò intorno
stupito: era mastodontica! Beh,meglio avrebbe potuto chiedere a quell’irritante
terrestre dai capelli blu –che gli sembrava si chiamasse Bulma- di costruirgli
un posto in cui allenarsi. Dopotutto era una scienziata
no?
Il flusso dei suoi
pensieri fu interrotto da una donna bionda sbucata da chissà dove che gli si
appiccicò letteralmente addosso.
-Salve dolcezza!Immagino
che tu sia il fidanzato di mia figlia!!Sei affascinante!Lei ha sempre avuto un
debole per i ragazzi alla moda!- cinguettò.
-C-cosa?Come alla moda?-
fece Vegeta un po’ sconvolto dall’intervento di quella donna petulante. Ma chi
era? E come si permetteva di parlare così al principe dei Saiyan? E perché quei
dannati terrestri erano tutti così dannatamente
irritanti?Dannazione!
Fu allora che,nel
tentativo di sottrarsi ad un nuovo eventuale assalto da parte della donna, notò
un navicella.
-Uh?Ma quella è…- disse
avvicinandosi.
-Ho riparato
personalmente questa navicella- intervenne una voce. Vegeta si voltò e vide che
il vecchio (che doveva essere il padre della terrestre dai capelli blu) aveva
notato il suo interesse. –Adesso funziona a meraviglia ma…non sono riuscito a
sistemare le casse dello stereo, purtroppo!- aggiunse un po’ rammaricato. In
effetti le casse dell’impianto stereo erano sempre state il suo problema…sospirò
e tornò a rivolgersi ai suoi ospiti mentre Vegeta saliva sulla navicella,
osservandone bene l’interno. Si, sarebbe stata perfetta per allenarsi…Spaziosa,
comoda…proprio l’ideale!
“Rimarrò su questo
stupido pianeta, voglio vedere un Super Saiyan…Tanto vale allora che mi dia da
fare!”strinse i pugni, guardando il cielo di fuori “Ti raggiungerò, Kaaroth!
Diventerò anch’io un Super Saiyan e ti sconfiggerò
assolutamente!”
*
*
-Cara, dov’è il tuo
fidanzato?- chiese la signora Brief a Bulma, che stava parlando con
Sylvia.
-Chi?- fece Bulma
accigliata.
-Quel ragazzo
affascinante che è venuto qui con voi…con quei bellissimi occhi neri!- spiegò
entusiasta la madre di Bulma.
-Ah, quello scimmione!
Non lo so, che vuoi che me ne importi!- rispose Bulma indifferente -Comunque si
chiama Vegeta!- aggiunse mentre la madre si allontanava in cerca di quel
“ragazzo affascinante con i bellissimi occhi neri”
Sylvia rise -Non è
cambiato nulla qui- disse guardandosi intorno.
-Nulla o quasi- precisò
Bulma –Manca Goku-
-Già…- sospirò Sylvia
guardando il cielo.
-Pazienza 130 giorni e
poi tornerà tra noi!- la rassicurò Bulma –Te l’ho
spiegato,no?-
-Si, certo…- disse poco
convinta.
Dopo che Sylvia si era
ripresa dallo shock causato dal fatto che il suo migliore amico fosse morto,
Bulma le aveva raccontato tutto quello che era successo da quando lei era
partita, al 23° torneo Tenkaichi, cosa che aveva richiesto tutto il viaggio di
ritorno da quel luogo sperduto in cui erano finiti. Goku aveva vinto, (si era sposato pensò Sylvia con un moto
di stizza), dopo 5 anni erano arrivati due Saiyan (tra cui anche quel Vegeta,
che ora si trovava alla Capsule con loro), che avevano ucciso quasi tutti i loro
amici, quindi via su Namecc per riportarli in vita…naturalmente non ne poteva
andare dritta una, e lì Goku aveva incontrato un nuovo nemico di nome Freezer
che non aveva esitato ad affrontare (-Ti pareva, non sa stare buono un attimo!-
aveva detto Sylvia) e sconfiggere (-Lo sapevo!- aveva esultato la ragazza). Però
era morto con l’esplosione del pianeta e le Sfere del Drago di Namecc si
sarebbero riattivate solo 130 giorni dopo.
Sylvia doveva ammettere
di sentirsi molto meglio ora che aveva messo al loro posto i tasselli mancanti.
Bulma le aveva riferito tutto alla perfezione e lei si sentiva un po’
meno…vuota…le pareva, insomma,di non essere stata via troppo a lungo, tanto
minuziosamente Bulma aveva raccontato l’accaduto. E ora sarebbe toccato a lei
raccontare ogni cosa dei suoi sei anni lontano da casa…
In quel momento arrivò
la signora Brief che aveva portato delle bibite per loro su un vassoio. -
Servitevi care!- le invitò con un sorriso.
-Hai trovato lo
scimmione,mamma?- chiese Bulma prendendo un bicchiere.
-Tesoro! Non parlare
così del nostro affascinante ospite!- la rimproverò la madre con le mani sui
fianchi.
-Mamma, sei una
ragazzina!Quando vedi un bel ragazzo vai in escandescenza!- sbuffò Bulma a metà
tra il divertito e l’esasperato.
-Per una volta che c’è
un po’ di movimento in questa casa…- ribatté la signora Brief –Vado a servire i
nostri ospiti,ragazze-
-Va bene, a dopo-
sorrise Sylvia in risposta, mentre le labbra della signora Brief si piegavano
dolcemente verso quella che per lei era ormai una seconda
figlia.
-Un po’ di movimento…Ma
tu senti…- fece Bulma scuotendo la testa. -Andiamo a sederci, ti va?- propose
poi indicando un tavolino circondato da quattro sedie sotto un capiente
ombrellone da giardino.
-Ok!- rispose Sylvia.
Mentre attraversavano il
giardino, affollato dall’intero popolo namecciano, videro il piccolo Gohan, che
giocava insieme a Dende, il suo nuovo amico, le fissava.
Più continuava a
osservare Sylvia, più il bambino si domandava curioso come mai il suo papà
conoscesse quella ragazza. Avrebbe voluto chiederglielo, ma gli sembrava una
cosa molto scortese da fare…non voleva apparire un bambino maleducato, specie
con un’amica d’infanzia del suo papà.
-Ciao Gohan!- gli
sorrise Sylvia.
-Ehm…ciao…- le rispose
timido il bambino.
Raggiunsero un tavolino
vicino la casa sul cui muro esterno
erano appoggiati, a debita distanza, Piccolo e Vegeta, mentre la folla vociava
allegra.
-Allora, dimmi un po’…-
cominciò Sylvia prendendo posto su una delle sedie –Che fine hanno fatto gli
altri?-
-Mettiti comoda perché è
una cosa lunga- l’avvertì Bulma sedendosi a sua volta.
-Uh uh…- fece Sylvia
gongolante -Spara!-
-Come sai,
Tenshinan,Jaozi e Yamcha sono morti _li riporteremo in vita con le sfere del
drago_- disse diplomatica l’azzurra.
-E la nostra vecchia
classe del liceo?- chiese Sylvia che conosceva già le circostanze per cui i tre
non erano presenti in quel momento.
-Ah, il liceo!- disse
Bulma nostalgica
-Eh, il liceo!- proferì Sylvia –I bei tempi
andati!-
-Infatti! Allora…Prima
di partire per Namecc ho sentito Peter e Mary- disse Bulma
-E che hanno detto?-
chiese Sylvia bevendo un sorso di sake.
-Che si sposano il mese
prossimo- disse Bulma tranquilla.
-Cosa??!- Sylvia si
strozzò quasi, gli occhi spalancati in un’ espressione di sorpresa –Ma se si
detestavano!-
-I casi della vita…-
disse Bulma vaga.
-Bah! Poi?- chiese
Sylvia ancora leggermente impressionata.
-Ti ricordi di Gabe?
Quello che ti veniva dietro?- chiese Bulma con un sorrisino
sornione.
-Non mi veniva dietro!- ribatté Sylvia
piccata.
-Si si, come no…Dicevo…-
aggiunse con un’occhiata eloquente all’amica che aveva aperto la bocca per
interromperla. - L’ho incontrato quando ero a fare spese tempo fa _con quei
saldi non potevo non approfittare!_ e per prima cosa mi ha chiesto di te. Gli ho
detto che eri a New York e lui mi ha lasciato il numero, mi ha detto di
chiamarlo quando saresti tornata- concluse Bulma ridendo sotto i
baffi.
-È sottinteso che se lo
farai mi imbarcherò sul primo aereo per l’America e non tornerò per i prossimi
mille anni- fece Sylvia guardandosi le unghie e rivolgendo all’amica un’
occhiata di sottecchi.
-E chi ne aveva
l’intenzione??!!Noooo!!Figuuuurati!!Stai sempre lì a pensare male!Sono la tua
migliore amica, immagina se farei una cosa del genere!!-
-Se se…vai avanti sennò
qua va a finire con una strage…-
-Però sei
cattiva!Potresti pure parlarci un attimo!-
-Gli ho già detto tutto
e tu lo sai!- rispose Sylvia marcando
le ultime tre parole -Cosa pretendi?Dai vai avanti!-
-E di Abigail ti
ricordi?- disse Bulma tornando ad un tono relativamente
normale.
-Chi, quella gallina
svampita? Certo che mi ricordo!-
-Dai, pensandoci mora
non era poi così male!Era pure un po’ simpatica…-
Sylvia sbuffò. -Che
razza di gusti!-
-Sei tu che sei
insofferente con tutti!- ribattè Bulma.
-Ma se ti ha pure
fregato il ragazzo!- le ricordò Sylvia.
-Si, ma poi mi sono
messa con Yamcha quell’estate!- precisò Bulma.
-E mi vorresti dire che
sapevi che avresti incontrato Yamcha? Bah,lasciamo perdere altrimenti facciamo
notte…- sospirò l’altra. -Bè, dicevi? Che ti ha detto
Abigail?-
-Si è sposata…- cominciò
Bulma.
-Ah,pure lei…- commentò
Sylvia.
-…E aspetta un bambino.-
concluse Bulma come se niente fosse.
Sylvia si
pietrificò.-Ah- disse soltanto.
Le due amiche si
scambiarono uno sguardo significativo, tornando poi a bere un altro
sorso.
-Quindi saremmo solo noi
due che…- disse Sylvia
-Si- confermò
Bulma.
-Tutte le altre…- tentò
di dire Sylvia.
-Più o meno tutte-
rispose Bulma.
-Bene- disse Sylvia con
tono leggermente sarcastico.
-Male direi- la corresse
l’amica.
-Era quello che
intendevo- precisò Sylvia.
-Immagino di si- sospirò
Bulma.
Cadde il silenzio mentre
le ragazze erano immerse nei loro pensieri.
-Però non è che a noi
vada male…- disse Sylvia dopo un po’.
-Certo che no…- confermò
Bulma. –Anzi…-
-Si, infatti…- disse
Sylvia non molto convinta.
-Dobbiamo iniziare a
pensare seriamente al nostro futuro, però…Non possiamo rimanere
zitelle…-
-Come la fai tragica,sei
la solita esagerata!- la riprese Sylvia –Poi non scoppia una bomba se non ti
sposi tra…tiè, facciamo un esempio…due anni! È una scelta che va pensata bene e
con calma, non fare come m..!- Sylvia presa dal discorso, si accorse di aver
detto troppo.
-Cosa? Che hai detto?
Cos’hai combinato Sylvia? Lo sapevo, lo sapevo che era successo qualcosa…Dai
racconta!- fece Bulma euforica.
-E datti una calmata!-
cercò di placarla la bruna. -Ora ti dico-
“Complimenti Sylvia, bel
modo di introdurre l’argomento…E ora?”
Completamente ignara del
terremoto interiore che aveva causato nella sua migliore amica, Bulma si protese
verso Sylvia come ad afferrarla nel caso volesse scappare.
-Credevo che fossi
andata a New York per perfezionarti nella danza, non per sposarti, e per giunta
senza dirmelo! Esigerò esaurienti spiegazioni, sai?- pretese Bulma calcando la
medesima frase detta dall’amica qualche ora prima.
-Oh, certo che sono
andata a New York per ballare! E ci sono riuscita egregiamente, direi!- disse
orgogliosamente Sylvia con un sorriso.
-Perché?- chiese l’altra
curiosa.
-Hai presente
la
Julliard?-
-Che fece dei provini
anche qui e tu ci andasti…- rimembrò Bulma.
-…E mi consigliarono di
partire per New York. Si, sono loro- confermò Sylvia. -Bè, ci sono andata
davvero e mi hanno presa!-
-Bravissima!!-Sei grande
io l’ho sempre detto!- esultò Bulma protendendosi per
abbracciarla.
Sylvia sorrise
rispondendo all’abbraccio -Grazie Bulmina!-
-Ma non ho capito cosa
c’entra questo con il tuo matrimonio…- notò sagacemente Bulma separandosi
dall’abbraccio.
-Un attimo ora ci
arrivo…Dicevo…la
Julliard. Abbiamo cominciato a dei ritmi che sfiancanti è dire
poco…spettacoli, prime, beneficenze varie…È stato stressante, ma un’esperienza
unica!-
-Immagino!- disse Bulma
spronandola a continuare.
-Infatti…Dopo un po’ di
tempo,circa un annetto, sono diventata prima ballerina del New York City
Ballet-
-Wow…!- fece Bulma
impressionata –E come ci sei finita lì?-
-Audizioni su
audizioni…Almeno quattro al mese. Io le ho sostenute praticamente tutte, speravo
di entrare nel Balletto…e ce l’ho fatta!- Sylvia le sorrise radiosa –Ed è
cominciato il periodo più entusiasmante della mia carriera…Abbiamo messo in
scena un sacco di lavori teatrali e non…Pensa, alcuni li abbiamo addirittura
scritti noi! Insomma, procedeva meravigliosamente da questo punto di
vista!-
-E cos’altro doveva
procedere bene?- chiese Bulma, impaziente di arrivare al nocciolo della
questione. -Non capisco proprio di cosa ti lamenti…Hai realizzato il tuo sogno!-
protestò ragionevole –Volevi fare la ballerina fin da piccola,
no?-
-Non è solo questo…-
rispose Sylvia –È che la faccenda si è complicata quando ho conosciuto
lui…-
-Come si chiama?- fece
Bulma curiosissima.
Sylvia ridacchiò a
questa domanda –Se te lo dico scoppi a ridere…è un nome un po’ strano…Ma se lo
guardi, gli si addice proprio!-
-Perché?- chiese
l’azzurra accigliata.
-Si chiama
Ran…-
-Ran- ripetè Bulma.-E
cosa c’è di strano? È un diminutivo, no? Qual’è il nome
vero?-
-Ranulf- rispose Sylvia
con calma.
Bulma non disse nulla,
limitandosi a guardare l’amica. Poi scoppiò a ridere.
-Ecco,lo sapevo. Sei
scontata e prevedibile- disse Sylvia incrociando le
braccia.
-Scusa,scusa…vai
avanti…Come l’hai conosciuto?- chiese Bulma
ricomponendosi.
-È un ballerino di hip
hop…- le rispose Sylvia ancora guardandola di sottecchi. –Ballava con me. O
meglio- precisò –Nella stessa scuola in cui…insegnavamo-
-Hai insegnato?- chiese
Bulma ammirata.
-Certo, non potevo
vivere di rendita,ti pare?- le fece notare l’amica. –Comunque…ci siamo
conosciuti lì in quella scuola, l’Accademia. Io insegnavo danza classica alle
bambine e lui hip hop e break-dance ai ragazzi…- Sylvia cominciò a raccontare
–Le nostre lezioni si svolgevano in contemporanea, in palestre attigue…Io potevo
vedere lui, e lui poteva vedere me, perché eravamo divisi solo da una vetrata
che non lasciava andare la musica dall’altra parte. Immagina tutti gli sguardi
che ci scambiavamo…- Sylvia sorrise furbetta -Insomma, una volta, a fine
lezione, mi ha fermata e abbiamo cominciato a chiacchierare…mi sembrava
davvero…il ragazzo perfetto: dolce, gentile, con la testa sulle spalle, anche se
ha ottenuto un sacco di successi nell’ambito della danza…ed è anche
bellissimo…un fisico da paura e due occhi…- Sylvia si guardò intorno per cercare
qualcuno che potesse rendere l’idea –…così!- concluse indicando verso Piccolo
che guardava assorto l’orizzonte, e non si accorse di aver catturato
l’attenzione delle due ragazze.
-Neri come la pece,
profondi e belli come i suoi!- disse Sylvia sorridendo all’indirizzo del
Namecciano immerso nei suoi pensieri. Bulma la guardò come se fosse un caso
disperato. Poi la richiamò alla realtà.
-Ehi, sveglia! Non
t’incantare!Qui c’è un pubblico che aspetta la seconda puntata!-
-Certo,certo…- disse
Sylvia –Dicevo…Un giorno mi ha invitata a uscire a cena e ho accettato, non sai
quanto sono stata bene abbiamo parlato per tutta la sera e a fine
serata…-
-Ti ha baciata?-
indovinò Bulma.
-Esatto. E…- Sylvia
lasciò la frase in sospeso, facendo intendere –…Ci siamo messi insieme, dopo un
anno e qualche mese ci siamo messi a vivere insieme…Abbiamo visto che funzionava
–in effetti andava alla grande tra noi- e una sera, alla fine delle lezioni,
lui…mi ha chiesto di sposarlo davanti a tutta l’Accademia!Non ti puoi immaginare
che dolce è stato!!- disse Sylvia sorridendo entusiasta al solo
ricordo
-Non ci credo, che
romantico!!!- esclamò Bulma eccitata.
-Guarda,non puoi neanche
lontanamente pensare…Quella sera ero la ragazza più felice della Terra…- affermò
Sylvia. –Gli ho risposto che l’avrei sposato anche in quell’istante e in effetti
è stato praticamente così: tre settimane dopo eravamo sposati. È stato circa sei
mesi dopo che sono cominciati i problemi- concluse Sylvia con una punta di
rammarico.
-Che genere di
problemi?- chiese Bulma accigliata.
-Beh, rientrava tardi la
sera, a scuola lo vedevo distante, le cose tra noi non andavano più come una
volta, insomma…Mi sono detta che forse era lo stress di quel periodo, dopotutto
non è uno scherzo organizzare una cerimonia in tre settimane…Aggiungi che tutti
e due avevamo l’università, gli stage, le lezioni…Abbiamo passato tre mesi in
questa situazione, e io stavo per esplodere,non ce la facevo più a stare nella
stessa casa di una persona che a mala pena mi rivolgeva la parola…Fino a che non
sono venuta a sapere un po’ di cose parecchio sconvolgenti…- Raccontò Sylvia con
l’amarezza nella voce. –Il caro Ran aveva un’amante.-
-No!!- esclamò Bulma
incredula.
-Eh,si…Neanche io ci
volevo credere quando l’ho visto,ma…è stato così…Pensa, per lei ha addirittura
lasciato l’università…-
-Non ci credo…Ma che
aveva quella più di te?- fece Bulma sconvolta.
-Non so…Forse era
bionda?- Sylvia la buttò sullo scherzo, senza molto successo. -Comunque sia, la
sera stessa che l’ho visto con lei, l’ho affrontato. Come potrai immaginare,
perché gli uomini sono tutti bugiardi, ha negato tutto. Poi quando gli ho detto
di averlo visto con questi occhi, è cominciata la scena madre: si è seduto sul
divano con la testa tra le mani, facendo il pentito, ha detto che mi amava tipo…
non so, all’incirca…tremila volte? Ha detto che era realmente pentito, che io
ero l’unica…Queste cose, insomma. Alla fine, visto che io lo amavo davvero, non
come lui, che dice e non dimostra, l’ho perdonato.-
Bulma scosse la testa
–Sei troppo buona. Te lo dico fin da quando eravamo
piccole…-
- Quando ami una
persona, le perdoni le cose peggiori di questo mondo…- disse Sylvia guardando
l’amica negli occhi.
-Si, lo so…- sospirò
Bulma.
Sylvia la guardò di
sottecchi –Yamcha?- chiese con tatto.
L’azzurra annuì –Non
facciamo altro che litigare…ma ogni volta che scendiamo a compromessi e ci
riconciliamo, perdo la voglia di stare con lui…Tutti e due sappiamo che il
nostro ormai è un rapporto finito…Quello che proviamo è un profondo affetto, non
amore…Siamo carissimi amici, ma nulla di più…- disse Bulma un po’ pensierosa ma
non triste –Ma mi manca-
Sylvia sorrise –Sei
comunque molto legata a lui-
-Si. Ma questo non mi
aiuta- osservò l’azzurra.
-Lo so benissimo. Ma
prova a pensare che magari la tua è solo un’impressione scaturita dal fatto che
lui ti manca-
- Ci ho pensato spesso
ultimamente…Sai,…sono felice con lui, nonostante non ci sia mai. Sento che
nonostante il nostro rapporto un po’ così, lui è l’unico che mi capisca
davvero-
-Infatti. Secondo me
questa è solo una crisi passeggera…Sono sicura che quando lo rivedrai scoprirai
di essere ancora innamorata di lui- la rassicurò Sylvia –Vi correrete incontro,
vi abbraccerete, e sarà tutto come prima…tutta colpa di questa dannata,
maledetta lontananza…- sospirò poi.
Bulma sbattè le palpebre
-Stai parlando di te o di me?-
-Scusa?- si riscosse la
mora guardando l’amica.
-Da come hai parlato
sembra che tu ci sia passata- notò sagace Bulma.
-Ah, si?!No davvero, ti
sbagli!- disse Sylvia in sua difesa diventando stranamente
esaltata.
-Ti riferisci a Goku,
vero?- fece Bulma guardando il cielo in lontananza.
-Io…- balbettò Sylvia “Beccata!”si disse
sarcasticamente.
-Ti capisco, sai? Non è
facile tornare dopo anni e reggere il fatto che il tuo migliore amico è morto… e
anche se sai che lo riabbraccerai è dura aspettare- Bulma non accorgendosi del
disagio dell’amica
-I…Infatti- disse
Sylvia “Lassù qualcuno mi ama!” esultò. Ma si
conosceva troppo bene per gioire fino in fondo : prima o poi tutto quello che
nascondeva sarebbe venuto fuori. Era fatta così: teneva tutto dentro e quando
non ne poteva più, esplodeva. Istericamente.
-Dicevi che ti sei
rimessa con Ran, alla fine- Bulma tornò in sé e la distrasse dai suoi
pensieri.
-Cosa?Ah si, certo!-
Sylvia, da distratta che era, si calò di nuovo nel discorso –Ma è durata poco la
cosa- disse pratica –Dopo due mesi è ricominciato tutto da capo. Al che ho detto
“Mi dispiace ma tu essendo un bastardo insensibile che non merita una come me,
io chiedo il divorzio”-
-No!- fece Bulma
stupita.
-Si- ribattè Sylvia
calma. –Io no ci sto a farmi trattare così. Da nessuno, neanche da mio
marito-
-Ed è allora che hai
deciso di tornare?- chiese Bulma perspicace.
-Si, è stato allora-
sorrise Sylvia.
Si guardarono un
momento, poi Bulma disse:
-Sono felice che tu sia
tornata-
-Sono felice di averlo
fatto- ribattè serena Sylvia.
Le due amiche si
sorrisero, proprio mentre la signora Brief avvertiva la folla che la cena era
quasi pronta.
-Andiamo a dare una
mano?- propose Sylvia.
-Ad apparecchiare la
tavola insieme, come ai vecchi tempi?- rise Bulma.
-Ovvio-
-Poi però dritte sotto
la doccia…Guarda come sono ridotti i miei capelli!- si lamentò
Bulma
Sylvia alzò un
sopracciglio ridacchiando –Non cambi mai,tu?-
Bulma rise a sua volta
mentre si avviava con la sua migliore amica verso casa.
*
*
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** Vita alla Capsule ***
G
Capitolo
4 ~Vita alla Capsule~
-Sylvia!! Scendi, o
farai tardi!- gridò Bulma dalla cucina verso la scale che conducevano al piano
di sopra.
Dalla seconda stanza a
destra dopo l’imboccatura delle scale che conducevano ai piani bassi della casa,
la -squillante- voce di Bulma arrivò attutita solo di poco alle orecchie della
destinataria.
“Cavolo è tardissimo!!!”
pensò Sylvia. Era tutta colpa di quel dannatissimo fuso orario: a New York in
quel momento sarebbero state le quattro del mattino e lei sarebbe stata ancora
calda calda nel suo lettone a due piazze, rannicchiata sotto le
coperte.
Era lunedì alla Capsule
Corporation, cinque giorni dopo il ritorno di Sylvia, e alle otto e trenta del
mattino quasi tutti gli inquilini di casa Brief, compreso Vegeta, erano seduti a
tavola per una sostanziosa colazione. Tutti tranne Sylvia, che in quel preciso
istante stava cercando di infilarsi un paio di jeans in tutta fretta, senza
rendersi conto di avere ancora addosso i pantaloni del suo morbido pigiama
rosa.
Era tornata da tre
giorni soltanto, ma già aveva un sacco di cose da fare: aveva effettuato un
nullaosta per trasferirsi, da New York, all’università della Città dell’Ovest e
quella mattina sarebbe dovuta andare a compilare tutte le carte per poter
accedere ai corsi e sostenere così gli ultimi tre esami che le mancavano per
laurearsi in giornalismo.
Naturalmente la danza
era al primo posto, quindi sarebbe andata anche ad informarsi sulle audizioni
che si sarebbero tenute nei teatri di tutta la città.
Solo che era in ritardo.
Tremendo ritardo: erano già le otto e trenta e lei doveva essere all’università
alle nove.
Indossò un paio di jeans
e una maglia a maniche corte, prese la borsa e il giubbetto di pelle nera, scese
di corsa le scale inforcando i suoi Ray-ban ed entrò in cucina in tempo per
zittire Bulma che la stava chiamando di nuovo.
-Eccomi, non urlare!- la
fermò, precipitandosi sul tavolo per afferrare l’ultima tazza di caffè ancora
piena.
-Oh, la signorina si è
degnata di scendere!- disse sarcastica Bulma, le mani sui fianchi. -Sbrigati!Lo
sai che ore sono?-
-Lo so, lo so!- rispose
Sylvia, già di nuovo abituata alle proverbiali ramanzine
dell’amica.
-Buongiorno!- la salutò
il piccolo Gohan, che in attesa del ritorno di Chichi (che aveva colto
l’occasione,trovandosi in città da tre giorni, di fare un po’ di compere) stava
placando, così come Vegeta, la sua insaziabile fame tipica dei
Saiyan.
-Buongiorno, Gohan!-
sorrise Sylvia accarezzandogli la testa. –Buongiorno a
tutti-
-Ciao, Sylvia- risposero
i signori Brief. -Dormito bene?- chiese mamma Brief.
-No, ancora non riesco
ad abituarmi al fuso orario..- rispose Sylvia afferrando un biscotto dal vassoio
e mettendolo in bocca, famelica.
-Sarà solo per poco
tempo,vedrai!- la rassicurò la donna.
-Lo spero davvero-
sorrise Sylvia afferrando un altro biscotto -Non posso svegliarmi stanca tutte
le mattine!-
-Allora oggi vai
all’università?- chiese papà Brief appoggiando il tovagliolo sulle
labbra.
-Si, vado a vedere se
per caso ci sono stati problemi con il trasferimento da New York e firmo un po’
di carte- rispose Sylvia bevendo in fretta il suo caffè.
-Tu frequenti
l’università?- le chiese Gohan curioso e affascinato insieme. Non conosceva
nessuno che frequentasse l’università, e stesse per laurearsi per giunta. Anche
a lui un giorno sarebbe tanto piaciuto andarci…”Posso chiedere a Sylvia com’è la
sua università!” pensò sagacemente il bambino. Voleva sapere tutto ma proprio tutto. In fondo, un
giorno ci sarebbe andato anche lui, no? Era un diritto!
-Si- gli sorrise
calorosamente Sylvia. Quanto le piaceva quel bambino! Era così educato e dolce
che era impossibile non innamorarsi di lui. -Io vado, ciao a tutti, ci vediamo a
pranzo- disse.
-Speriamo in bene
allora, cara!In bocca al lupo anche per le audizioni!- cinguettò mamma Brief
portando la sua tazza di tè alle labbra.
-Crepi…Bulma, prendo la
capsula moto!- disse Sylvia rivolgendosi all’amica
-Va bene.. Chiamami
quando hai finito, così andiamo a farci un giro in centro!- le raccomandò
l’azzurra -Hanno aperto un negozio di abbigliamento che è una
favola!-
-Ok, a dopo- le rispose
Sylvia prendendo la capsula.
-Ciao!- la salutò
Bulma.
Gohan osservò Sylvia
aprire la capsula e salire sul veicolo, infilandosi il casco annesso. Gli era
venuta un’ idea…
*
*
In quello stesso
istante, su un pianeta lontanissimo, un giovane dai capelli neri stava
apprestando a rimettersi in viaggio verso casa: la Terra.
-Grazie mille a tutti
quanti!- salutò agitando una mano, rivolto alla folla radunata lì davanti a lui,
già con un piede nella piccola navicella circolare.
-Arrivederci, Goku!Torna
presto a trovarci!- disse uno di quelli salutandolo con una
mano.
-Grazie di tutto amici!
Arrivederci!- salutò lui prima di salire sulla navicella, che si chiuse e
azionò, alzandosi in volo e riducendo quei buffi abitanti a poco più che puntini
neri, mentre a mano a mano il pianeta Yardrat rimpiccioliva fino a che lui non
lo potè vedere che da lontano.
-Destinazione impostata:
Pianeta Terra- gracchiò il computer di bordo. –Tempo necessario all’atterraggio:
tre settimane-
Goku sorrise. Finalmente
sarebbe tornato a casa.
*
*
-Ehi,donna!-
Bulma, distesa
tranquillamente su una brandina a prendere il sole, con un top striminzito che
le lasciava scoperta la pancia e i pantaloncini a pinocchietto,aprì un occhio
quando sentì la voce del Saiyan, che si avvicinava a grandi
passi.
-Cosa vuoi, Vegeta?-
chiese la ragazza annoiata.
-Donna, sto parlando con
te!- ripetè il Saiyan, non avendo ottenuto il livello di attenzione che
desiderava.
-Cosa c’è?- Bulma si
mise a sedere, osservandolo di sotto in su –Spera per te che sia un buon motivo,
stavo riposando!-
-Mi serve quella-
rispose Vegeta indicando la navicella parcheggiata dietro di lui che dal loro
ritorno da Namecc era ancora sistemata in giardino.
-Perché ti serve,
scusa?- chiese Bulma puntigliosa –Cosa devi farci? Vuoi andartene? Sei molto
maleducato, sai?- lo rimproverò –Io ti offro la mia ospitalità, e tu la rifiuti
andandotene? Sei davvero un bel principe, complimenti!-
Vegeta si inalberò. Come
si permetteva quella lurida terrestre..!
-Punto primo, cosa devo
farci con la navicella sono affaracci miei, io non rispondo a nessuno delle mie
azioni, tantomeno devo cominciare adesso, per giunta con te; punto secondo, sono
libero di andarmene quando voglio da questo stupidissimo pianeta, e punto
terzo..- disse Vegeta avvicinandosi minaccioso, mentre Bulma non sembrava per
niente intimorita. –Non parlarmi mai più con quel tono,chiaro? Ricordati che
posso spazzare via questo inutile pianeta con un dito…mi sono
spiegato?-
-Ehi! Non ti permettere
di parlare così a una signora!- protestò Bulma piccata –E ti sento benissimo
senza che tu faccia lo sforzo di avvicinarti!-
Vegeta sbuffò
–Allora,questa navicella?- chiese impaziente, tenendo le braccia
incrociate.
-Prenditela pure-
rispose Bulma tornando a stendersi sotto il sole.
Vegeta si allontanò
sbuffando lanciando un’ultima occhiata a quella donna
petulante.
Non avrebbe potuto dire
subito di si? Avrebbero perso entrambi molto meno tempo..Bah!I terrestri! Alla
fine,comunque, aveva ottenuto quello che voleva, ed era quella la cosa
importante.
*
*
-Quel negozio era
davvero stupendo, hai fatto benissimo a portarmi lì, Bulmina! Questi jeans mi
piacciono tantissimo!- esclamò Sylvia entrando in casa carica di
buste.
-Te l’avevo detto che ti
sarebbe piaciuto! Per non parlare di quello di fronte! Aveva delle magliette
meravigliose…e anche il commesso era molto carino- aggiunse facendo un sorriso
furbetto.
-Peccato che non fosse
in vendita..- disse Sylvia fingendosi rammaricata, prima che entrambe
scoppiassero a ridere.
-Oh, a proposito!- disse
Bulma -Vieni un attimo con me, devo farti vedere una
cosa!-
-Cosa?Ehi, aspetta!-
chiese Sylvia mentre veniva trascinata da Bulma verso l’edificio adiacente alla
casa in cui si trovavano i laboratori e la palestra.
Bulma si fermò
all’inizio del corridoio fermandosi di botto di fronte a Sylvia –Questa l’ho
fatta per te. L’idea mi è venuta le sera in cui sei tornata, quando mi hai detto
che sei diventata prima ballerina, spero che ti farà piacere
averla…Vieni!-
La prese per il polso e
la condusse fino in fondo al corridoio dove, dopo la palestra, c’era un’altra
stanza, con la porta chiusa, che sembrava parecchio
grande.
-Mi spieghi per favore
che succede?- chiese Sylvia con un sopracciglio alzato.
Bulma non rispose ma
fece un gran sorriso e spalancò la porta della stanza davanti a loro e le fece
segno di entrare.
Sylvia appoggiò la mano
sullo stipite dell’ampia porta ed entrò nella sala.
-Oh, mio Dio…- sussurrò
stupita, con un sorriso radioso.
Davanti a lei c’era una
sala ampia, con le pareti coperte di specchi e delle sbarre in legno uguali in
tutto e per tutto a quelle che usava nella palestra a New York che percorrevano
tutto il perimetro della stanza. Nell’angolo in fondo a destra rispetto alla
porta c’era uno stereo nero, posato su una mensola e un portacd abbastanza
grande da poter contenere un centinaio di dischi.
-Ti piace?- chiese Bulma
guardandosi intorno soddisfatta –L’abbiamo progettata io e papà a tempo di
record, volevamo festeggiare per bene il tuo ritorno!-
-Non avresti potuto
farlo in modo migliore…Grazie mille, questo è il più bel regalo che potessi
farmi!- disse Sylvia entusiasta abbracciando l’amica.
-Sono contenta che ti
sai piaciuta..Abbiamo avuto poco tempo ma sembra che sai venuta bene, no? Puoi
cominciare ad usarla anche subito- constatò l’azzurra con un sorriso
fiero.
Sylvia la guardò
raggiante prima di dire:
-Bulmina, sai che sei
grande?-
*
*
-Allora,Sylvia- esordì mamma Brief
passandole una tazzina di caffè nero –Com’è andata oggi? Cosa ti hanno
detto?-
-All’università è andato
tutto bene, riprenderò i corsi lunedì- rispose la ragazza accettando la tazzina
–Le audizioni per il teatro cominceranno tra due settimane, all’inizio del mese
prossimo.. Mi hanno chiesto di tornare per allora-
Il pranzo era appena
terminato e gli inquilini di casa Brief erano usciti fuori in giardino a godersi
il caldo sole pomeridiano,.
Bulma, la signora Brief,
Sylvia e Chichi erano sedute ad un tavolino rotondo sotto un ombrellone ampio e
gustavano i loro caffè tra una parola e l’altra.
-Cosa studi, Sylvia?-
chiese Chichi sorseggiando il caffè.
-Giornalismo- rispose
lei -Sono agli ultimi esami-
-Ah,davvero
interessante…Fra quanto tempo conti di laurearti?-
-Credo che il mese
prossimo potrò tranquillamente sostenere la tesi- rispose Sylvia –Non vedo
l’ora- dichiarò con un sorriso.
-Immagino…Dev’essere
molto pesante per te l’università..- disse Chichi lentamente lasciando Sylvia
leggermente perplessa -Voglio dire.. Con la danza e il resto non dev’essere
facile…-
Sylvia si chiese dove
accidenti volesse andare a parare la donna. Tutte quelle domande la lusingavano,
ma Chichi era quasi morbosa. Anche Bulma la guardava
incuriosita.
Sylvia fissò per un
attimo la mora, osservandola attentamente, ma prima che potesse dire qualcosa
Chichi prese la parola.
-Sai, è stato Gohan a
dirmi che tu frequenti l’università- disse guardando il figlio che, poco
lontano, era immerso nella lettura di un grosso libro, seduto a pancia in giù
sull’erba verde.
“E allora?”pensò
Sylvia -Ah...- sillabò
confusa.
-Ho intenzione di fargli
prendere ripetizioni. È voluto partire a forza per quel maledetto pianeta e ha
trascurato lo studio- Chichi scosse la testa sconsolata –E ora deve
assolutamente recuperare il tempo perduto-
Ammirevole
organizzazione, pensava Sylvia. Ma perché lo stesse dicendo a lei non le era
molto chiaro.
-Ma Gohan non vuole che
io chiami un maestro- continuò Chichi apparentemente ignara della confusione che
aveva scatenato nella sua interlocutrice. –Dice che non vuole uno sconosciuto
come insegnante -
Sylvia sbatté le
palpebre, lanciando un’occhiata di sottecchi a Bulma che rispose con
un’impercettibile alzata di spalle.
Chichi si voltò verso
Sylvia guardandola severamente –Gohan vuole che sia tu a dargli ripetizioni-
-Ah..- “Allora è per
questo!” pensò sollevata –Beh..- fece per rispondere.
-Io gli ho detto
naturalmente che tu sei impegnata con l’università e anche la danza ti porta via
molto tempo e non puoi certo rinunciare alle tue passioni per lui..- si affrettò
a dire Chichi –Perciò gli ho detto che avresti certamente
rifiutato-
-Ma no! Se Gohan vuole
che sia io a dargli lezioni, posso farlo, non devi preoccuparti Chichi!- la
rassicurò Sylvia.
-Sylvia, non devi
accettare per forza, tu hai i tuoi impegni..- cercò di dissuaderla la
mora.
-Chichi, davvero, posso
farlo! È tutta questione di organizzazione, non ho mai avuto problemi a
conciliare lo studio con la danza e il lavoro! A New York ho lavorato anche per
una testata giornalistica, oltre a studiare e insegnare danza! Mi farebbe un
sacco piacere istruire Gohan!-
-E come riuscirai a
conciliare i tuoi impegni?- chiese Chichi con un sopracciglio
alzato.
-Non è difficile,
tranquilla, ci sono sempre riuscita benissimo, per me non è un problema! Ma c’è
una piccola cosa che devo precisarti..-
-Cosa?- chiese Chichi
con una punta d’isteria nella voce. Evidentemente temeva che se ci fossero stati
dei problemi, il suo bambino non avrebbe potuto ricevere un ampio quadro di
conoscenze. Ciò si sarebbe ripercosso sul futuro di suo figlio che a causa di
incolmabili lacune, non sarebbe mai diventato un importante studioso. Meglio
sapere subito e chiarire i dubbi una volta per tutte.
-Sono un disastro in
matematica, chimica, fisica e materie scientifiche- affermò Sylvia con
leggerezza -Quindi posso aiutare Gohan solo per le materie letterarie…Ma ti
assicuro che in quelle sono ferratissima.. sono la mia
passione!-
-Credile Chichi-
intervenne Bulma –Quando andavamo al liceo prendeva sempre il massimo nelle
traduzioni di latino e greco e in letteratura…Ed era un fiasco in matematica!-
aggiunse.
-Già, in quella il genio
eri tu!- sorrise Sylvia . –Ehi! Mi è venuta un’idea! Perché tu, Bulma, non aiuti
Gohan con le materie scientifiche? Così potremo dividerci le ore _senza
stressare troppo Gohan, naturalmente_ e tutti e tre avremo un po’ di tempo
libero! Cosa ne dite?-
-Per me va bene- disse
subito Bulma annuendo –Mi sembra una buona idea, e non ho nulla di particolare
in programma prossimamente-
-E tu Chichi? Cosa ne
dici? Va bene per te?- chiese Sylvia rivolgendosi
all’altra.
-Perfetto- disse la
donna, inflessibile –Ma mi raccomando…Voglio che il mio bambino sia il più
preparato della classe quando ricomincerà l’anno
scolastico!-
-Allora va bene!-
esclamò Sylvia entusiasta –E stà tranquilla, con noi non avrà problemi!- Sorrise
a Chichi -Bene! Ora dobbiamo solo dirlo a Gohan!-
* *
-Dì un po’, vuoi
suicidarti per caso? No, perché nell’ eventualità, poteri suggerirti metodi più
rapidi e indolori di questo!- dichiarò Bulma mentre rientrava in casa con Sylvia
portando in cucina le tazzine di caffè vuote.
-Di che cosa stai
parlando?- chiese Sylvia voltandosi a guardarla sorridendo tranquilla mentre
posava il vassoio sul tavolo.
-Lo sai benissimo!-
disse Bulma mettendosi le mani sui fianchi. –Dare lezioni a Gohan!Ma dico, ti è
andato di volta il cervello per caso?-
-Io non vedo il
problema, Bulma- dichiarò Sylvia mentre metteva le tazzine nella lavapiatti
senza guardarla.
-Ah,no? Allora te lo
faccio vedere IO il problema- rispose l’azzurra fronteggiando l’amica -Il mese
prossimo devi laurearti, tra due settimane hai un’audizione, devi finire di
scrivere la tesi, prepararti per gli ultimi tre esami e allenarti a
ballare...Già per fare tutto questo, non basterebbero ventiquattro ore al
giorno! E ora hai deciso anche di dare lezioni a Gohan! Ma dico, sei
impazzita?-
-Ma perché?! Ce la
faccio!- insistette Sylvia.
-Ah,certo!- esclamò
Bulma –Tu non conosci Chichi, Sylvia! Farà sgobbare da morire sia te che quel
ragazzino, giorno e notte! Non avrai più tempo per fare altro, lo capisci?
Quella donna è fissata, vuole il meglio per suo figlio!-
-E al momento questo
meglio siamo noi, Bulma- disse Sylvia
ponendo particolare enfasi sul “noi” e guardando intensamente l’amica. –E poi
avremo del tempo libero, no? Gohan è un guerriero, vorrà anche
allenarsi!-
-Ed è qui che arriviamo
al punto- disse Bulma pedante –Chichi non vuole che Gohan si alleni e perciò lo
mette sotto torchio con lo studio! Non vuole che diventi un guerriero come suo
padre, capisci? Non gli lascerà un attimo di tregua! Solo facendo in questo modo
dimostrerà al figlio che non può allenarsi e studiare contemporaneamente e che
prima o poi dovrà scegliere!-
-E allora sai cosa
faremo? Dimostreremo a madre e figlio che si può studiare e allenarsi nello
stesso tempo!- propose Sylvia con gli occhi luminosi, come sempre quando le
veniva un’idea.
-E come, sentiamo?-
chiese Bulma in tono di sfida.
-Faremo in modo che
Gohan, ma soprattutto Chichi, vedano che noi viviamo la nostra vita come tutti,
che abbiamo dei doveri, certo, ma non rinunciamo alle nostre passioni!- Spiegò
la ragazza euforica -Ci stai?- chiese con un sorriso a trentadue
denti.
-Se ti dicessi no
sarebbe lo stesso- sospirò Bulma sconsolata.
-Bene allora!- sorrise
Sylvia determinata –Che ne dici di cominciare?-
|
Ritorna all'indice
Capitolo 5 *** Ricordi ***
G
Capitolo
5 ~ Ricordi ~
La pioggia cadeva fitta,
quel venerdì pomeriggio, e Gohan e Sylvia, che erano già alla loro quarta
lezione, erano alle prese con i loro compiti.
Il piccolo Gohan, chino
sul librone di grammatica, eseguiva degli esercizi di analisi morfologica,
concentratissimo, mentre Sylvia, dall’altro lato del tavolo, guardava assorta lo
schermo del suo computer portatile, dove stava scrivendo la sua tesi di laurea.
Con un impercettibile sbuffo, cancellò una frase che riteneva fosse troppo
debole e si stava già scervellando per trovare un altro modo in cui poter
esprimere lo stesso concetto, quando Bulma entrò nella stanza con un pacco di cd
in mano.
-Ecco qui, Sylvia- disse
posandoli sul tavolo -Ho trovato solo questi dove mi hai detto
tu-
-Grazie, puoi lasciarli
qui- rispose Sylvia senza staccare gli occhi di dosso al computer.
-Come mai così pochi?-
chiese Bulma accigliata.
-Quelli sono di musica
classica, le altre canzoni le ho qui- rispose Sylvia indicando il computer, dove
lampeggiava la scritta
“L’evoluzione del giornalismo nel XX secolo”
-È questa la tesi da
sostenere?- chiese Bulma avvicinandosi allo schermo.
-Già- rispose Sylvia
-Non è difficile, vero?-
-Ehm…Se lo dici tu..-
rispose Bulma esitante.
In quel momento, la
porta laterale della cucina, che dava sul giardino, si spalancò con forza,
mentre un tuono rimbombava in lontananza, accompagnato dal rumore della pioggia
scrosciante.
Vegeta, a torso nudo,
vestito solo con dei pantaloncini e scarpe da ginnastica e bagnato
fradicio,entrò senza troppa fretta in casa, quasi ignaro del
temporale.
-Vegeta!- trillò Bulma
-Cosa ci facevi fuori con questo tempaccio! E guarda come ti sei ridotto! Entra,
altrimenti ti prenderai un raffreddore! Aspetta qui, ti porto degli asciugamani-
disse tutto d’un fiato, sparendo nella stanza adiacente.
Vegeta, che non aveva
dato alcun segno di aver sentito le parole di Bulma, chiuse di malagrazia la
porta ed entrò nella stanza, proprio mentre l’azzurra tornava con un carico di
asciugamani bianchi accuratamente ripiegati. Sembrava quasi che li tenesse a
portata di mano.
-Ecco, asciugati,
altrimenti potresti ammalarti..Tieni- gli disse Bulma allungandogli un
asciugamano.
-Non mi serve questa
roba- disse scortese Vegeta sorpassando Bulma, mentre piccole gocce di pioggia
percorrevano il torace del Saiyan, cadendo lente sui suoi
addominali.
Bulma rimase lì impalata
solo per un momento, gettandosi poi all’inseguimento di Vegeta. -Dove stai
andando?- gli urlò dietro.
-Cosa ti importa, non ti
riguarda! Piantala di inseguirmi, donna!- rispose Vegeta
infastidito.
-Ah si, eh?- disse Bulma
in tono di sfida -Beh, allora arrangiati, io me ne vado!- dichiarò, posando
comunque gli asciugamani su una mensola lì vicino.
-Vattene pure, cosa
m’importa!- Irritato, Vegeta la guardò allontanarsi. Poi, effettivamente, pensò
che se, come era sua intenzione, avesse fatto una doccia, gli sarebbero serviti
eccome. Li prese tutti e sparì diretto al primo piano.
*
*
Sylvia finì di battere
l’ultima parola e, soddisfatta, mise un punto al termine della
frase.
Salvò il lavoro, poi
rivolse la sua attenzione ai cd che Bulma le aveva portato, sfogliandoli ed
esaminando le canzoni con un vago cipiglio. Due settimane dopo si sarebbe svolta
l’audizione a teatro, e Sylvia aveva montato un pezzo di almeno tre minuti per
la prima parte della prova. La seconda parte, invece, sarebbe stata rivolta alla
danza contemporanea. Realizzare le coreografie aveva richiesto non più di
quattro giorni. Sylvia era molto soddisfatta delle sue scenografie, ci aveva
messo il cuore nel farle, e sperava che agli esaminatori sarebbero piaciute
almeno la metà di quanto era piaciuto a lei ballarle.
Alzò lo sguardo verso un
concentratissimo Gohan e sorrise. Era così dolce!
La madre un po’ meno.
Come Bulma aveva predetto le lezioni di Gohan si erano rivelate più ardue del
previsto. Non certo per il bambino, anzi, lui era un angelo; imparava in fretta
e capiva al volo. No, il problema di fondo era la madre. Chichi infatti si era
rivelata più che asfissiante, e mentre Sylvia stava a sentire le sue opprimenti
raccomandazioni riguardo la parte di programma scolastico che Gohan doveva
ancora svolgere, Bulma, alle spalle della mora, guardava Sylvia a braccia
conserte, con uno sguardo come per dire “te l’avevo detto”. Ma Sylvia non si era
arresa, anzi.
Così erano arrivati alla
loro quarta lezione, che procedeva senza intoppi di alcun
genere.
La ragazza guardò
l’orologio, ravviandosi una ciocca di capelli scuri. Le sette e
trenta.
-Gohan-
disse.
Il bambino alzò il capo
-Si?- chiese
-La lezione è finita-
gli disse con un sorriso -Continuerai domani-
-Va bene- rispose il
bambino chiudendo il quaderno.
-Bravo!- disse Sylvia
orgogliosa -A lavarti le mani, forza. La cena è quasi
pronta-
Gohan saltò giù dalla
sedia e corse verso il bagno, mentre Sylvia entrava in cucina per aiutare Bulma
e mamma Brief.
-Ciao cara- cinguettò
quest’ultima –Allora, come vanno le lezioni?-
-Oh, benissimo!- rispose
Sylvia -Gohan è un bambino davvero molto studioso-
-Non avevo dubbi-
rispose mamma Brief -Puoi portare questo in tavola?-
Sylvia prese il cestello
del pane e lo portò in sala da pranzo, seguita da Bulma che reggeva le
bevande.
-Quanto manca ancora per
riattivare le sfere del drago?- chiese Sylvia sperando di suonare neutro e
guardando l’amica di sottecchi.
-Un giorno in meno di
ieri- le rispose Bulma con un sorriso furbastro.
-Bulma! Dicevo sul
serio!- la rimproverò Sylvia.
-Anch’io- asserì
l’azzurra convinta -Da quando me l’hai chiesto l’ultima volta sono passate più o
meno 24 ore…-
Sylvia avvampò, voltando
il viso per non farsi vedere e facendo finta di aggiustare un lembo della
tovaglia. Era più forte di lei: non riusciva a non pensare quanto tempo ancora
mancasse per far tornare in vita Goku.
-Mi ero dimenticata di
avertelo già chiesto, scusa- disse facendo finta di nulla.
Bulma la guardò critica,
incrociando le braccia.
-Non fare quella faccia
per favore…- cominciò Sylvia, ma venne interrotta da Vegeta che entrò in cucina.
Scoccò loro uno sguardo di sufficienza e si mise a sedere.
-Allora, questa cena?-
disse scontroso.
-Eccola qui- fu mamma
Brief a rispondere mentre entrava in cucina con un’enorme teglia di pasticcio di
carne e rognone -Tutti a tavola!-
Mangiarono con gusto,
soprattutto Vegeta che si saziò con solo tre porzioni abbondanti di pietanza più
il tiramisù, che Bulma aveva cucinato quella sera su richiesta di Sylvia e
Gohan, che ne mangiarono in quantità.
Per tutta la cena Sylvia
fu immersa nei suoi pensieri. Sperò che Bulma non si fosse fatta qualcuna delle
sue idee strampalate solo perché le aveva chiesto per l’ennesima volta di quelle
sfere. Ma Goku le mancava davvero. Il solo pensiero che la consolava era che lo
avrebbe riabbracciato presto, dato che mancavano circa tre settimane alla
riattivazione delle sfere.
All’improvviso ebbe un
colpo al cuore. Lui l’avrebbe riconosciuta? Avrebbe ricordato chi era
e…cos’avevano fatto insieme? Si sarebbe ricordato che era stata lei la prima
ragazza ad averlo baciato? Sylvia lo ricordava alla
perfezione…
Goku era lì, aspettava
il suo turno per andare a combattere la semifinale contro Tenshinan . Sarebbe
stato arduo qualificarsi per la finale quell’anno…Ma lui era sicuro di farcela,
anche perché c’era in ballo il destino della Terra, se Piccolo avesse vinto.
I suoi sensi acuti
percepirono che stava arrivando una persona. Dal passo leggero poté percepire
che si trattava di Sylvia, e si voltò.
-Ciao Goku- sorrise
lei.
-Ehi, ciao! Cosa ci fai
qui?-
-Ti volevo parlare un
attimo…Puoi venire?-
-Si, va bene- disse
perplesso -È tutto a posto?- chiese poi, chiedendosi di cosa volesse parlargli
Sylvia. La guidò dietro il padiglione, dove non potevano essere visti. La ragazza prese
coraggio.
-Senti…- cominciò lei,
abbassando lo sguardo -Io volevo dirti una cosa-
-Ti ascolto- sorrise
Goku, gli occhi neri nei suoi verde smeraldo. Era così
bello!
-Ecco vedi…Io ho deciso
di partire per New York- disse Sylvia guardandolo negli occhi -Ci ho pensato e
credo che sia la scelta migliore…Qui non potrò mai realizzare i miei sogni, e
ora che tu…-
-Ora che io mi sposo…È
questo che vuoi dire, vero?Hai deciso di partire perché mi sposo…- disse Goku
capendo cosa volesse dire la ragazza.
-Non fraintendermi!-
esclamò Sylvia. Doveva spiegarsi, altrimenti lo avrebbe rimpianto per tutta la
vita. -Chichi ha detto che hai promesso di sposarla e so che tu mantieni la
parola, anche se si tratta di una promessa fatta quando eravate bambini…Io devo
partire anche perché non ce la farei a vederti con lei…- Sylvia si rese conto
che stava tirando fuori tutti i sentimenti che provava per lui, e anche se la
ragione le diceva di non farlo, di non parlare, il cuore non poteva più tenersi
tutto dentro -Tu sei sempre stato più che un amico per me, credimi, ma non te
l’ho mai detto, perché pensavo che mi avresti respinta o… non
so…-
-Sylvia- l’interruppe
Goku stupito. Questa era l’ultima cosa che si sarebbe aspettato. Sylvia…La
bellissima ragazza amica di Bulma, l’irraggiungibile giovane donna con quei
luminosissimi occhi verdi, che gli faceva battere il cuore quando la
vedeva…innamorata di lui?
-Ti prego, fammi
parlare, ora che ho trovato il coraggio di dirtelo…Io non potrei mai sopportare
di vederti con lei…è per questo che devo partire,
andarmene…-
-Sylvia, tu stai
scappando da te stessa…e da me…-disse piano Goku.
-Si, è vero, ma ti
prego…Non farmene una colpa!Se tu provassi quello che provo io adesso mi
capiresti…Tu stai per sposarti, Goku…- Sylvia stava per scoppiare in lacrime.
Goku se ne accorse e la prese tra le braccia, ancora stupefatto da quella
sconcertante serie di rivelazioni.
-Certo, ti capisco…Hai
ragione, non posso rimangiarmi una promessa fatta, non voglio che tu pensi che
il ragazzo che ami sia un’ipocrita…-
-Come poteri pensarlo?-
sussurrò Sylvia stretta a lui, il viso sulla sua
spalla.
-Io non amo
Chichi…imparerò a farlo con il tempo, forse, ma sappi che sarai sempre nei miei
pensieri…E quando tornerai…-
-Non illudermi…Quando
tornerò non potrà mai esserci nulla tra noi. Tu sarai
sposato-
-Forse questo non
m’impedirà di amarti, Sylvia- la scostò un po’ da sé, sollevandole il mento e
sorridendole. -Non piangere per me...Se avessi saputo che una ragazza così
straordinaria si sarebbe innamorata di me non avrei fatto quella maledetta
promessa…Ma ricordati che sarai sempre con me, nel mio cuore…Ti amo-
disse.
-Ti amo anch’io- gli
rispose Sylvia, mentre una lacrima solitaria scendeva lungo la sua guancia. Goku
la catturò dolcemente con un dito e si chinò verso di lei, le sue labbra su
quelle morbide e dolci di Sylvia, abbracciandola, mentre sperava che quel
momento non potesse finire mai.
Era stato il bacio più
bello della sua vita, e quello che ricordava con maggior emozione. Ma se
ripensava a quella promessa d’amore eterno che si erano scambiati in nome della
malinconia e della probabilità di non vedersi mai più, le veniva quasi da
ridere. Entrambi erano poco più che adolescenti e quelle parole, dettate
dall’istinto erano tanto meravigliose quanto irrealizzabili.
Goku amava la moglie,
aveva avuto un figlio da lei, e per quanto Chichi potesse essere petulante con
il figlio, amava suo marito.
Sylvia aveva amato il
suo, di marito, e stava cercando di dimenticarlo, cosa che, anche se non facile,
le stava riuscendo.
Entrambi si erano
costruiti una vita lontano dall’altro e quella promessa si dissolveva nel
nulla.
Ma era stato bello
ricordarla. Le faceva pensare ai tempi in cui era sicurissima dei suoi
sentimenti per lui, tanto da promettere che si sarebbero amati per sempre. Solo
Goku poteva dire, con il suo ritorno, quanto di vero ci fosse in quelle parole
impresse nella memoria.
*
*
Allacciò le scarpette da
ballo alla caviglia e vi salì, facendo una graziosa piroetta per saggiare la
resistenza del gesso alla punta. Legò i capelli in una coda alta ed accese la
musica.
La prima nota partì e
Sylvia cominciò a muovere le braccia in alto, salendo sulle punte, facendo dei
giri sulla gamba destra, come base, per poi slanciare la sinistra indietro, un
braccio proteso in avanti e uno aperto in fuori, per ruotare la gamba con delle
piroette che cambiarono in piccoli giri veloci da un piede all’altro, sulle
punte, in diagonale. Si fermò, e dall’angolo della stanza dove si trovava prese
una rincorsa leggera e saltò, le gambe perfettamente aperte. Ricadde scendendo a
terra, una mano appoggiata al pavimento e l’altra in alto, le gambe che si
aprivano progressivamente in una spaccata laterale. Risalì e saltò di nuovo, per
poi tornare giù quando la canzone finì.
-Wow- disse una
voce.
Sylvia si voltò.
Appoggiato alla porta c’era Gohan, che la guardava meravigliato. La ragazza
sorrise
-Sei molto brava-
affermò Gohan colpito.
-Grazie, Gohan- disse
Sylvia spegnendo lo stereo, che stava mandando la canzone successiva a quella
che la ragazza aveva ballato -Volevi dirmi qualcosa?-
-Si…posso allenarmi con
Piccolo? Oggi è una bella giornata e pensavo di approfittare…È un po’ che la
mamma mi impedisce di allenarmi e sono fuori esercizio…- pareva un po’ esitante,
come se temesse che Sylvia potesse dirgli di no o che gli dicesse che avrebbe
dovuto chiederlo a Chichi e non a lei.
-Vai pure, non
preoccuparti, vuol dire che rimanderemo la nostra lezione ad un altro giorno-
rispose Sylvia
-Davvero posso? Grazie!-
Gohan sorrise raggiante correndo ad abbracciare Sylvia.
Lei ricambiò
scompigliandogli affettuosamente i capelli.
-Ehm…però…- disse il
bambino esitando, lo sguardo a terra.
Sylvia, che aveva capito
che cosa preoccupava il bambino, si morse il labbro per non ridere intenerita
-Non preoccuparti, la mamma non saprà nulla, questo sarà il nostro
segreto-
-Grazie Sylvia!- esclamò
Gohan dandole un bacio sulla guancia e precipitandosi fuori dove Piccolo
l’aspettava.
La ragazza si voltò per
mettere in ordine lo scaffale dei cd, quando dallo specchio vide
avvicinarsi…
-Già gli insegni a
trasgredire le regole, eh?- disse la voce di Bulma dietro di
lei.
-Ti ho vista dallo
specchio- rispose Sylvia senza voltarsi -Non avresti dovuto metterne così
tanti-
Bulma non si scompose
-Non credi che dovremmo parlare?-
-Perché?- chiese Sylvia
quasi indifferente.
-Se non vuoi non fa
niente…Ma secondo me dovresti sfogarti con qualcuno, non va bene tenersi tutto
dentro- rispose Bulma guardando l’amica attraverso lo specchio.
-Non devo parlarti di
nulla che tu già non sappia- disse Sylvia voltandosi verso
l’azzurra.
-E che mi dici di ieri
sera?- chiese l’azzurra perspicace.
-Stavo solo ripensando
alla nostra promessa…- Sylvia rise sconsolata mentre si sedeva a terra imitata
da Bulma, scuotendo la testa -Quanto eravamo ingenui…-
-Eravate innamorati-
corresse l’azzurra, che non aveva avuto bisogno di altri riferimenti per capire
che la persona che turbava i sentimenti di Sylvia era
Goku.
Sylvia rise
tamburellando le dita sul parquet della sala da ballo
-Eravamo…-
-Tu lo sei ancora?-
chiese Bulma.
Sylvia si era aspettata
quella domanda, ma quando le giunse alle orecchie, esitò -Non lo so, Bulma-
disse poi -In un certo senso ho mantenuto la promessa, perché anche se ho amato
moltissimo Ran al punto di sposarlo, un posto per Goku nel mio cuore c’è sempre
stato. E non mi sono mai pentita di questo. Ma Goku…è sempre Goku- concluse la
more facendo le spallucce.
Bulma sorrise -Hai
bisogno di fare un po’ di chiarezza dentro di te…Che ne dici di un po’ di
shopping?-
*
*
|
Ritorna all'indice
Capitolo 6 *** Ritorni inattesi- parte prima ***
G
~
Capitolo 6 ~ Ritorni
inattesi
Parte prima
BIP BIP
BIP
L’orologio suonò,
destando Goku dal suo sonno leggero.
-Obiettivo raggiunto.
Prepararsi all’atterraggio- lo avvertì la voce metallica del computer di
bordo.
Goku si raddrizzò,
sistemandosi la cintura di sicurezza, mentre sentiva la navicella penetrare
l’atmosfera terrestre, immettendosi nel cielo azzurro e luminoso, per poi
schiantarsi a terra, creando un’enorme voragine.
Il portello si spalancò,
e ne uscì Goku, pantaloni rossi, camicia bianca e una leggera armatura nera che
gli copriva solo la spalla destra.
Si guardò intorno:
finalmente era tornato sulla Terra, dai suoi amici.
Poteva sentire le loro
auree, seppure deboli: Gohan, Chichi, Bulma…c’era anche Vegeta, caspita, la sua
aura era la più grande insieme a quella di Piccolo…Assieme a quella di Bulma
sentì un’altra aura, pressoché sconosciuta, alla Capsule Corporation. In un
primo momento riuscì solo a percepire che si trattava di una donna. Poi,
improvvisa, un’immagine: alta, capelli scuri, lunghi e mossi, un sorriso
stupendo…e due bellissimi occhi
verdi.
“Sylvia?!” pensò. “Non
può essere…”
C’era una sola cosa da
fare: andare a controllare di persona. Si alzò in volo e, più veloce che poté,
si diresse al centro della città.
*
*
Seduta in giardino con
Bulma, Sylvia sorseggiava il suo cocktail, guardando assorta
l’orizzonte.
Bulma aprì la bocca per
dire qualcosa, ma in quel momento sentì la voce di Vegeta che la
chiamava
-DONNA!!!!-
Bulma trasalì -Se non la
smette di chiamarmi “donna” e non usa il mio nome, giuro che lo lego ad una
sedia e glielo faccio imparare a forza!- esclamò Bulma non proprio paziente,
alzandosi per andare a vedere perché Vegeta l’avesse
chiamata.
Sylvia ridacchiò e,
scuotendo la testa, mescolò il contenuto del suo bicchiere con la
cannuccia.
-Come fai a sapere che
non sta chiamando te?- chiese una voce maschile alla sua
destra.
Sylvia trasalì e si
voltò verso la fonte della voce, coperta dalla luce rossastra del tramonto. Si
alzò per vedere meglio chi fosse quell’uomo. E…
-Oh, mio Dio…- balbettò,
lasciando cadere il bicchiere che si frantumò a terra e portandosi una mano
sulla bocca, incredula -Non posso crederci…- mormorò
-Perché no? Eppure sono
qui…- disse quello con voce divertita, avvicinandosi
meglio.
Grazie all’ombra
proiettata dall’ albero poco lontano, Sylvia riuscì a vedere un giovane dai
capelli neri, sparati in diverse direzioni, gli occhi neri e profondi, il fisico
robusto…
-GOKU!- gridò e corse
verso di lui, saltandogli letteralmente al collo e abbracciandolo stretto. Non
era possibile…Lui, lì…-Oh, Goku, Goku!-
Goku sorrise ricambiando
l’abbraccio -Sylvia…- mormorò. Era tornata, era lì, lo stava
abbracciando…Improvvisamente, fu come se tutto quel tempo non fosse passato,
come se fossero ancora loro due, stretti nell’abbraccio che li avrebbe visti
separati per i sei anni successivi. Era così bello sentirla ancora vicina a
lui…Ma la vedeva in qualche modo diversa, cambiata, più adulta, più
cresciuta.
-Goku, quanto mi sei
mancato!- stava dicendo Sylvia.
-Anche tu mi sei mancata
tantissimo, Sylvia…Come sono felice di rivederti…- Goku la scansò per osservarla
meglio, tenendole le mani -Sei sempre bellissima-
-Grazie- sorrise lei
radiosa, guardandolo negli occhi -Non posso crederci…Sei tornato! Io pensavo che
tu fossi…fossi morto!- esclamò Sylvia -Cos’è successo?-
-Non importa di me, ora
dimmi di te. Non mi aspettavo di trovarti qui dopo tutti questi anni..- sorrise
Goku stringendole le mani tra le sue -Quando sei tornata?-
-Oh, da poco…quasi un
mese…- cominciò Sylvia, ricambiando la stretta, ma venne interrotta da Bulma,
che si affacciò in giardino -Ehi, Sylvia tutto bene? Ho sentito il bicchiere
rompersi e pensavo…- s’interruppe di botto quando vide, in piedi vicino a Sylvia
e vestito in modo strano…Goku.
-Goku!!- gridò Bulma.
Dietro di lei apparve all’improvviso Vegeta, che evidentemente si era affrettato
ad uscire alle parole di Bulma.
-Tsk! Kaaroth! Che
diavolo ci fai qui, non eri morto?- disse sgarbato come sempre. Ma Bulma si era
accorta da tempo, causa i continui allenamenti di Vegeta, che il principe non
aspettava altro che il ritorno dell’eterno nemico per misurarsi in combattimento
con lui. La donna sorrise di sottecchi. Era sempre il solito,
Vegeta.
-Eheh…già! Così
sembrava!- sorrise Goku imbarazzato, portandosi una mano dietro la nuca, suo
gesto tipico.
Sylvia lo osservava: non
era cambiato di una virgola, anche quando erano piccoli era solito fare quella
mossa, che la faceva inevitabilmente sorridere: sembrava un bambino troppo
cresciuto.
Improvvisamente si voltò
verso l’orizzonte -Oh, ecco gli altri…Avranno sentito la mia aura! Si, ci sono
Piccolo, Gohan…Gli altri non sono ancora tornati in vita?- chiese rivolgendosi a
Sylvia.
-No, le sfere si
riattiveranno la prossima settimana- rispose la ragazza.
-Capisco…- Goku le
sorrise ancora e Sylvia lo ricambiò.
-Papà!- esclamò Gohan,
ancora in volo, agitando un braccio nella sua direzione. Goku abbandonò lo
sguardo di Sylvia solo quando il figlioletto atterrò e gli corse incontro. Goku
lo prese in braccio e lo fece volteggiare in aria, strappando un sorriso di
tenerezza a Sylvia.
-Piccolo mio, quanto mi
sei mancato!- esclamò Goku dando un bacio sulla guancia a Gohan -Ma…sei
cresciuto tantissimo! E che aura hai sviluppato!- lo lodò, scompigliandogli i
capelli. Poi si rivolse a Piccolo.
-Ciao…Anche tu sei
migliorato, eh? Hai un’aura grandissima- notò il Saiyan.
Piccolo fece una smorfia
sarcastica -Merito degli allenamenti…Ne hai mai sentito
parlare?-
Goku sorrise e rispose
per le rime -Si, ho già sentito qualcosa del genere…- disse, prima che
scoppiassero tutti a ridere. Tutti tranne Vegeta, che scattò come una
molla.
-Basta ciance inutili!-
tutti si zittirono -Kaaroth, dimmi come hai fatto a sconfiggere Freezer e a
trasformarti in Super Saiyan!- esclamò deciso.
-Calma, principe dei
Saiyan!- disse serafica Bulma, guardando Vegeta con un sorrisino -Prima ci
sediamo e dico a mia madre di portare qualcosa da mangiare,
ok?-
-Grazie Bulmina sei
gentilissima! È da un bel po’ che non mangio!- esclamò Goku, che come sempre
aveva bisogno di qualcosa da mettere sotto i denti.
Bulma sorrise e si voltò
verso casa, mentre Vegeta la guardava allontanarsi con un’espressione
infastidita sul volto, come ogni volta che quella donna gli teneva testa. E il
bello era che lui non l’aveva ancora disintegrata. Strano, rimanendo su quel
pianeta stava sviluppando una dose sorprendente di
pazienza.
Goku sorrise tranquillo
-Non so come ho fatto a trasformarmi in Super Saiyan, sono tornato sulla Terra
per scoprirlo- rispose guardando Vegeta e mettendo una mano sulla testa di Gohan
-Ma posso dirti come ho fatto a sconfiggere Freezer: con la sua stessa arma, che
gli si è ritorta contro- rivelò, mentre Bulma tornava dagli amici, che si
stavano accomodando sulle sedie in giardino.
-Balle! Il pianeta stava
per esplodere! Come hai fatto a scappare?- chiese arrabbiato Vegeta, ignorando
la sedia che Bulma gli aveva porto.
-Beh, vicino alla nave
spaziale di Freezer ce n’erano altre cinque…- cominciò
Goku.
-Quelle della squadra
Ginew- disse Vegeta beffardo -Certo, avrei dovuto
immaginarlo-
-Sono salito su una di
quelle e sono partito, appena prima che il pianeta esplodesse- disse il
Saiyan.
-Ma…sono passati quasi
due mesi da quando sei riuscito a scappare papà! Dov’eri? Io e la mamma ti
abbiamo aspettato tanto!- rincarò Gohan caloroso.
-Vedi, piccolo, quando
sono scappato e ho schiacciato il pulsante per la partenza, c’era già una
destinazione impostata, il pianeta Yardrat- spiegò Goku, rivolgendosi al
figlioletto.
-Yardrat?- fece di nuovo
Vegeta -Si, mi ricordo che Freezer aveva ordinato a Ginew e ai suoi di
conquistarlo…-
-Esatto- annuì Goku
serio -Quando sono arrivato c’erano solo detriti, e soltanto alcune decine di
abitanti erano riusciti a scampare al massacro. Mi hanno curato, ero ridotto
piuttosto male dopo lo scontro…Sono stati molto gentili. Dopo una settimana ero
già in forma- disse soddisfatto -Il problema era la navicella: dopo il mio
atterraggio era ridotta in frantumi, e ci è voluto più di un mese per
aggiustarla-
-Nel frattempo ti sarai
allenato, immagino- ipotizzò Piccolo.
Goku gli sorrise
calorosamente -Sagace- notò -Si, mi sono allenato…E ho imparato una nuova
tecnica-
Vegeta sbuffò -Certo,
gli abitanti di quel pianeta conoscono un sacco di tecniche strane, anche se
sono dei combattenti incapaci-
-L’avrei detto in un
altro modo, comunque si, è così- rispose Goku annuendo -La tecnica che ho
imparato è…il teletrasporto!- rivelò, sul viso un’espressione gioviale. Sylvia
pensò che sembrava un bambino che mostrava agli amici il suo giocattolo
preferito.
-Cosa?! Davvero papà?!-
esclamò Gohan entusiasta -Mi fai vedere? Daidaidai..!-
-Dopo, quando torneremo
dalla mamma…Le faremo una sorpresona, vedrai!- gli promise Goku scompigliandogli
i capelli.
-Ehi, Goku, vieni a
mangiare!- gli disse Bulma vedendo arrivare la madre con le
vivande.
Il giovane Saiyan non se
lo fece ripetere due volte e, seguito a ruota da Vegeta e dagli altri, si
rimpinzò con la cena abbondante di mamma Brief.
*
*
Dopo cena Goku prese da
parte Sylvia per fare una sana chiacchierata: entrambi erano curiosi di sapere
come avevano passato i loro ultimi sei anni lontano l’uno dall’altra.
-Scusa, non volevo
saltarti addosso in quel modo quando sei tornato- mormorò Sylvia
imbarazzata.
-Non devi scusarti,
Sissy- rispose Goku sfoderando il suo sorriso.
-Nessuno mi chiamava
così da 1 sacco di tempo…- rise Sylvia.
-Beh,per forza, solo io
posso farlo!- Goku allargò le braccia, guardandola negli occhi -Dai, vieni a
fare una passeggiata- la invitò.
Sylvia accettò di buon
grado. Camminarono per un po’, e quando si furono allontanati dalla casa, Goku
si rivolse a Sylvia.
-Allora, dimmi di
te…Cos’è successo in tutti questi anni?- chiese con la sua solita
giovialità.
-Oh, beh, tantissime
cose- rispose Sylvia -Ho avuto moltissime soddisfazioni in campo
professionale-
-Davvero?- fece Goku
stupito -Sono contento per te!-
-Grazie- sorrise Sylvia
-Ho visto che sono cambiate un po’ di cose anche da parte tua…non immagini
quanto piacere mi abbia fatto sapere che hai avuto un
figlio-
-Ti ringrazio, Sylvia-
Goku abbozzò un sorriso. -Mi fa piacere sentirtelo dire-
Ma la ragazza notò che
il tono dell’amico si sforzava di suonare neutro; quando il giovane ebbe finito
di parlare e si voltò verso di lei, Sylvia vide un profonda scompiglio negli
occhi del Saiyan.
-Ascolta…- la ragazza si
fermò e se lo ritrovò davanti. Solo allora si accorse di quanto fosse cambiato:
non era più il ragazzo dai tratti giovanili, ma un uomo maturo; non era più il
ragazzino con l’allegria negli occhi: le sue iridi nere erano diventate
profonde, penetranti, si poteva notare tutto quello che aveva passato in quei
sei anni. -Io…- cominciò, ma lui la interruppe.
-So cosa stai per dirmi-
la interruppe Goku serio. Era più adulto, più autoritario…più bello. -Mi ricordo
benissimo della nostra promessa-
-No, aspetta, ascolta,
io non volevo dire questo…- lo fermò Sylvia.
-E cosa?- sorrise Goku
esortandola -Avanti, dillo-
-Ecco…vedi…- balbettò
evitando di guardarlo -Mi sono sposata anch’io- buttò lì la
ragazza.
-Davvero?- chiese Goku
piacevolmente impressionato. Sylvia…sposata… -Mi fa…mi fa
piacere…-
-Si, beh..- cominciò
Sylvia facendo le spallucce -Ma ora ci siamo lasciati, siamo stati sposati per
poco-
-Oh- fece Goku cercando
di non far vedere quanto fosse sollevato da quella risposta -E come mai non
state più insieme?- chiese con tatto.
-Non eravamo fatti l’uno
per l’altra- rispose semplicemente Sylvia -Beh, succede in una coppia…Stancarsi
dell’altro, o semplicemente non provare più attrazione, scoprire che quello che
vi ha legati all’altro è solo affetto e non amore, nonostante
tutto…-
Goku sentì quelle parole
martellargli dentro e avvertì un nodo spiacevole allo
stomaco.
-Non sempre succede
però- disse, scacciando quella sgradevole sensazione
-Per fortuna…- disse
Sylvia, ponderando la risposta di Goku.
Sapeva che era tornato
da troppo poco tempo per tirare qualche conclusione riguardo la loro promessa,
ma Sylvia restò turbata da quelle parole.
Subito, però, si diede
della sciocca: non poteva certo pretendere che Goku l’amasse ancora dopo sei
anni di lontananza, e lei non poteva chiedergli una cosa del genere, tanto più
che il Saiyan aveva avuto un figlio da sua moglie.
Improvvisamente si pentì
amaramente di essere tornata.
*
*
|
Ritorna all'indice
Capitolo 7 *** Riflessioni parallele ***
G
Capitolo
7 ~ Riflessioni parallele
~
“Live
your dreams
Is
not as hard as it may seem
You’
ve got to work to get the cream
On
your hopes you will see From your fears, you have to win yourself It's
all or nothing Give your everything” *
“Vivi
i tuoi sogni …Non è così difficile come può sembrare…devi lavorare per ottenere
il meglio…sulle tue speranze vedrai…dalle tue lacrime, devi vincere te stessa…È
tutto o niente…Dai il massimo…”
Una
piroetta, uno slancio, una spaccata, una sforbiciata, un giro di punta… Sylvia
ballava, sentendo le parole della canzone entrare dentro di sé, mentre le
ripeteva nella sua mente. Sembrava fossero state scritte a bella posta per lei,
quasi a voler esprimere i suoi sentimenti, quelle sensazioni che aveva dentro da
quando, una settimana prima, aveva parlato con Goku; quelle parole che non era
più riuscita a togliersi dalla testa.
“Non
sempre succede”
aveva detto il Saiyan. Tre parole…solo tre parole, dette da Goku, erano valse a
distruggere la speranza degli ultimi, infernali, sei mesi della sua vita: da
quando aveva saputo che Ran la tradiva, aveva sperato che il suo passato avrebbe
potuto portarle la felicità, quella felicità che si era illusa di aver trovato
con Ran, e che sperava Goku avrebbe potuto darle quando l’avesse vista tornare,
pronto ad accoglierla di nuovo tra le sue braccia…E più Sylvia ci pensava, più
continuava a darsi della stupida per aver potuto credere fino a quel momento che
lui avrebbe continuato ad amarla come aveva promesso sei anni
prima.
Sei
anni…tantissimi, davvero. Troppi per mantenere una promessa d’amore come la
loro, che entrambi avevano ritenuto potesse essere incrollabile,
magari…eterna.
Lei
si era illusa fino a quel punto. Era stata la tristezza provocata dal fallimento
del matrimonio con Ran ad averla portata a tanto, oppure era stata lei a non
aver mai smesso di pensare realmente a Goku, e il matrimonio con Ran era
stato…
“Inutile”
fu la prima parola che si affacciò nella mente di Sylvia, e che lei scacciò con
rabbia.
No,
non era stato tutto inutile: lei aveva realmente amato Ran, anche perché
altrimenti non sarebbe stata così male per i suoi continui tradimenti e per la
fine del loro matrimonio. Un matrimonio bellissimo, certo, ma finito
indegnamente per entrambi.
L’aveva
raccontato a Goku. Sorrise, al pensiero della reazione che il giovane Saiyan
aveva avuto quando Sylvia gli aveva rivelato il motivo dalla fine del loro
rapporto: si era indignato, sostenendo che fosse impossibile essere infedele ad
una come lei.
-“Una”
come?- aveva chiesto Sylvia curiosamente accigliata, sorridendo per la rabbia
sdegnata che era dipinta sul volto del giovane Saiyan.
-Dolce,
buona, sensibile, simpatica…- aveva dunque risposto Goku, elencando amabilmente
le sue “virtù” sulla punta delle dita, mentre Vegeta e Bulma, poco lontano,
litigavano come al solito -…E bellissima- aveva aggiunto il giovane, ogni
traccia di rabbia svanita all’improvviso.
Da
quando aveva saputo che Sylvia dava lezioni di letteratura e grammatica a Gohan,
Goku aveva chiesto a Bulma di poter rimanere alla Capsule, in modo da “non dover
fare sopra e sotto dai Monti Paoz a qui e viceversa”, testuali parole di
Goku.
Bulma,
naturalmente, aveva accettato, e così da una settimana la famiglia Son aveva
deciso di trasferirsi a casa Brief, nonostante lo scarso entusiasmo di Chichi
(-Ma che bella idea hai avuto Goku,
complimenti davvero, e adesso chi penserà alla nostra, di casa? Tu? Ovviamente
no, dovrò fare tutto io, così sarò stressata il doppio…!-), che, dopo molte
discussioni, aveva deciso che sarebbe tornata alla Capsule quando avesse finito
di sbrigare le sue faccende in sospeso.
Così
facendo Gohan avrebbe potuto sia studiare che allenarsi con il padre e Piccolo,
e Goku sarebbe riuscito a godersi la tanto agognata pace, mentre si scervellava
per capire come avesse fatto a diventare Super Saiyan.
Sylvia
smise di ballare quando l’ultima nota si affievolì all’estinguersi della musica,
e spense lo stereo, mordendosi il labbro e battendo la punta del piede a
terra.
Quella
sera si sarebbero riattivate le Sfere del Drago, e nel pomeriggio Sylvia avrebbe
incontrato il professore a cui avrebbe consegnato la tesi per ottenere la tanto
agognata laurea in giornalismo.
Era
agitata, perché sebbene ritenesse di aver fatto un ottimo lavoro con
l’università, le sembrava quasi impossibile pensare che entro pochissimo tempo
ce l’avrebbe fatta, finalmente, ad avere un lavoro stabile grazie a quel pezzo
di carta che avrebbe potuto cambiarle la vita, renderla solida e farle avere,
così, delle certezze in più, in un momento in cui le sue solide basi erano
crollate all’improvviso. Tutte tranne una: la sua amicizia con Bulma, che
continuava a darle la sicurezza necessaria per affrontare quel periodo buio. Se
non ci fosse stata lei da cui tornare, Sylvia non avrebbe proprio saputo cosa
fare.
Ma
ora era il momento di andare, per poi rincontrare i suoi amici: le Sfere del
Drago erano pronte.
*
*
Polunga
espresse i loro desideri in modo che le persone morte una sola volta tornassero
in vita insieme, mentre Crilin e Riff ritornarono in vita nello stesso momento.
Il terzo desiderio venne utilizzato dai Namecciani per ricreare il loro pianeta
ed andare ad abitarlo.
Gohan
e Dende si salutarono a malincuore, anche con qualche lacrima, turbati dal
pensiero di non rivedersi più.
-Ma
come si dice in questi casi…mai dire mai!- esclamò Sylvia allegra, tentando di
riportare il sorriso sul visetto triste di Gohan. Ma il bambino era
inconsolabile, e solo la vista dei loro amici resuscitati riuscì a riportarlo un
po’ di buonumore.
Yamcha,
Tenshinan, Riff e Crilin tornarono in vita tra la grande gioia di tutti i
presenti. Tutti erano intervenuti per salutare i loro amici: oltre agli
inquilini di casa Brief, c’erano Piccolo, che era tornato da una lunghissima
meditazione alla sua cascata, Olong, Puar, il Genio -che aveva allungato le mani
sul fondoschiena di Sylvia prima che lei gli mollasse un ceffone-, erano tutti
riuniti per poter riabbracciare i loro compagni.
Yamcha,
Tenshinan e Crilin rimasero piacevolmente sorpresi nel ritrovare Sylvia lì alla
Capsule dopo sei anni, e la salutarono con moltissimo
affetto.
Fu
un pranzo fastosissimo: mamma Brief aveva dato il meglio di sé, e tutti
mangiarono con gusto e parlarono del più e del meno.
-Allora,
finalmente sei tornata tra noi, eh?- disse Yamcha gioviale, servendosi di pollo
arrosto.
-Meglio
tardi che mai- rispose Sylvia con una scrollata di spalle e una
risata.
La
serata passò ricordando i vecchi tempi andati, le avventure in cerca delle Sfere
del Drago, il torneo Tenkaichi, le amicizie perdute e ritrovate, e Sylvia si
sentì veramente a casa: rise e scherzò con i suoi amici di sempre, senza pensare
ad altro che a rievocare i ricordi di un’infanzia felice e
spensierata.
Goku
la osservava ridere, sorprendendosi di quanto fosse cambiata. Davvero non
riusciva a riconoscere quella ragazza così seria e un po’ triste, nonostante in
quel momento stesse ridendo, rispetto alla ragazzina spensierata e senza pesi
sulle spalle che aveva conosciuto lui.
Le
sensazioni che aveva provato quando l’aveva vista per la prima volta irruppero
in lui come un fiume in piena, e gli tornò alla mente la promessa che aveva
menzionato quando lui e Sylvia si erano parlati, una settimana prima. Non si
aspettava proprio che lei la ricordasse, e quando invece gli aveva dimostrato il
contrario, si era sentito piacevolmente colpito, sebbene anche lui se ne
vergognasse un po’, dopo tutto quel tempo: dalle parole di quella promessa
trapelava un vero e proprio disperato bisogno di lei, e di questo Goku si
rendeva conto. Ma in quel momento era stato guidato dal pensiero di perdere,
probabilmente per sempre, una delle persone a cui teneva di più al mondo…Era
stato un pensiero intollerabile, insopportabile. E in un certo senso era stato
così anche durante tutti quegli anni in cui non aveva potuto vederla.
Soprattutto
i primi tempi dopo il matrimonio con Chichi, Goku aveva cercato qualcosa di
Sylvia nella sua neo moglie. Era stato inutile, Chichi era diversa, troppo
diversa da lei, la giovane donna che
si era reso conto di amare, e che forse non avrebbe mai più rivisto, ma che era
legata a lui con una promessa. Ed era questo che lo aveva confortato più di ogni
altra cosa durante quel periodo così duro: la lealtà di Sylvia alle promesse
fatte. Sapeva che prima o poi sarebbe tornata, ne era stato più che certo, anche
se con il tempo si era reso conto che quella, più che una consapevolezza, era
una speranza. Solo con il passare degli anni aveva capito quanto vana fosse
stata.
Aspettarla
non aveva avuto senso, ormai il suo amore per lei si era trasformato in qualcosa
di incorporeo e immateriale a cui aggrapparsi nei momenti tristi, mentre
l’immagine di lei nella sua mente sfumava sempre di più.
Nonostante
ciò, però, non era riuscito ad amare Chichi così come avrebbe voluto. Avrebbe
desiderato donarle tutto il suo amore, lo voleva davvero, lei lo meritava…Ma non
ci riusciva. Per quanto si sforzasse, non ci riusciva. E non c’era riuscito fino
ad allora, sei anni dopo.
Buffo:
tante vittorie per difendere l’umanità, e non era stato capace di donare
qualcosa di più di un profondo affetto alla donna che sarebbe stata al suo
fianco per tutta la vita, e che gli aveva anche dato un figlio a cui voleva un
bene nell’anima.
Doveva
ammetterlo, per un po’ aveva odiato Sylvia per non essere tornata, per non avere
mantenuto la loro promessa, per aver, in fondo, scelto la sua vita, proprio come
lui aveva fatto, inconsapevolmente quando era bambino, con
Chichi.
Ma
aveva capito che più di ogni altro, avrebbe dovuto odiare sé stesso per essersi
legato ad una donna che non amava, per averle promesso un matrimonio che lui non
avrebbe voluto, sebbene questo fosse accaduto tantissimi anni prima di
raggiungere un’età abbastanza matura per capire cosa fosse
l’amore.
Certo,
teneva ugualmente a Chichi, lei e Gohan erano le persone più importanti del
mondo per lui, e provava comunque un affetto profondissimo, assoluto e
indescrivibile verso di loro. Circondato dall’amore della sua famiglia, Goku
aveva piano piano creduto di dimenticare Sylvia che, per molti anni, era stato
solo un ricordo lontano, ottenebrato dal presente che Goku stava vivendo con sua
moglie e suo figlio.
Invece
il Saiyan aveva scoperto a sue spese che si era illuso: aveva capito che non
avrebbe mai potuto dimenticare Sylvia, il suo primo amore, la donna che avrebbe
amato, probabilmente per sempre. Perché, sebbene non l’avesse più vista, la
lontananza aveva in qualche modo rafforzato, senza che lui se ne rendesse conto,
il sentimento che provava per Sylvia che, seppure vago e incerto, lo
accompagnava ogni giorno della sua vita. A questo sentimento si aggrappava
quand’era molto contento o molto triste, quando litigava con Chichi e quando si
sentiva solo, quando avrebbe voluto che Sylvia fosse stata lì con lui a
condividere gioia e dolore, quando, insomma, l’assenza di lei si faceva sentire
di più, nel profondo del suo cuore.
E
poi, proprio quando mai se lo sarebbe aspettato, era tornata e, in un certo
senso, una parte di lui era tornata a vivere.
L’aveva
ritrovata, lei, bella come il sole, così cambiata ma così profondamente identica
a tanti anni prima, con la sua storia già scritta sulle pagine di un cuore
spezzato. Quando gli aveva parlato del suo matrimonio, Goku si era sentito in
qualche modo infastidito dal fatto che lei potesse appartenere ad un uomo che
non fosse lui. Ma nel momento in cui Sylvia gli aveva parlato del suo divorzio,
il giovane Saiyan si era sentito in qualche modo sollevato e tranquillizzato.
Certo, aveva percepito, dal tono della voce di Sylvia, quanto la ragazza avesse
sofferto, e saperlo gli stringeva il cuore, ma non aveva potuto fare a meno di
gioire del fatto che Sylvia non fosse più sposata.
Lui
lo era, invece. Lo era, certo, e non aveva la minima intenzione di lasciare sua
moglie e suo figlio, per quanto potesse essere innamorato di
Sylvia.
Allora
perché quando la ragazza gli aveva descritto il sentimento che lei aveva provato
per il suo ex marito, Goku aveva avvertito quel nodo spiacevole stringergli lo
stomaco?
-Succede in una
coppia…Stancarsi dell’altro, o semplicemente non provare più attrazione,
scoprire che quello che vi ha legati all’altro è solo affetto e non amore,
nonostante tutto…- aveva detto
Sylvia.
Perché Goku sentiva
quelle parole così maledettamente vicino a sé? Perché gli avevano fatto quell’
effetto?
Non
sapeva darsi una risposta, o forse, semplicemente non voleva. Era per questo
motivo che aveva risposto a Sylvia con le prime parole che, spontanee, gli erano
salite alle labbra.
-Non
sempre succede-
Si,
infatti, non sempre succede. Ma poteva lui mentire a sé stesso dicendosi che
aveva ribattuto in quel modo perché amava sua moglie e non per allontanare da
lui la tremenda verità delle parole di Sylvia? Era così falso con sé stesso, e
con lei?
“E
con Chichi” pensò poi, all’improvviso. Si, con lei era stato disonesto, e più
che farle un favore sposandola, aveva la sensazione di averle fatto un grosso
torto. Non aveva mai provato un vero e proprio amore per lei, e lo sapeva.
Fingere era stato dannoso, perché così facendo aveva alimentato in lei un
sentimento che in lui non sarebbe mai riuscito a crescere.
Ma
non gliene aveva mai parlato.
Era
stato un codardo ad aver agito così, ne era consapevole, e si vergognava di non
riuscire ad amarla, ne provava un profondo e irreversibile disagio, che ora che
Sylvia era tornata, dopo che lui l’aveva rivista per la prima volta appena una
settimana prima, era cresciuto ancora.
Sospirò.
Che doveva fare?
Da
quando era tornato da Yardrat non aveva fatto altro che porsi quella domanda. Da
una settimana ormai, le sensazioni che provava pensando a Sylvia lo
sopraffacevano. E fino ad allora non era servito ripetersi che quella era solo
una crisi passeggera, che sarebbe passata una volta abituatosi al ritorno di
Sylvia: sapeva che non era così.
“Con
il tempo…Vedrò cosa fare” pensò. Si, con un po’ di tempo a disposizione avrebbe
potuto riflettere con calma e fare chiarezza nei suoi
sentimenti.
*
*
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=111181
|