I Fantasmi di Ron

di telesette
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prima Parte ***
Capitolo 2: *** Seconda Parte ***
Capitolo 3: *** Terza Parte ***
Capitolo 4: *** Ultima Parte ***



Capitolo 1
*** Prima Parte ***


Ancora una volta...

Ancora una volta solo con lei e in disparte, a chiacchierare o chissà che altro, probabilmente convinto di avere a che fare con un povero fesso, cieco e sordo come pochi.
Sempre lui: Harry Potter, Harry il Campione, Harry il Predestinato... Non c'erano abbastanza ragazze disposte a cadere ai suoi piedi evidentemente. No, per il grande Harry Potter andavano bene tutte e nessuna. Non gli bastava prendersi gioco di sua sorella Ginny, adesso doveva provarci anche con lei.
Solo a vederli confabulare tra loro, Ron si sentiva ribollire il sangue come mai prima d'ora.
Non ricordava di averlo mai odiato tanto.
Non ricordava neppure di averlo detestato così tanto.
Credeva di conoscere Harry, sotto ogni punto di vista, ma certo non immaginava che fosse anche uno sporco traditore doppiogiochista. E dire che, da quando entrambi si erano conosciuti sul treno per Hogwarts, si era perfino illuso che fosse suo amico.
Che ingenuo era stato!
Era convinto di potersi fidare di lui, di non dovergli nascondere niente, e lui invece aveva un modo tutto particolare di ricambiare la sua fiducia... bisbigliando alle sue spalle con Hermione, per esempio.
Che cosa aveva da dirle di tanto segreto?
Quali potevano essere gli argomenti di conversazione, quando lui e lei si allontanavano da soli in piena notte?
Coincidenze ?!?
Erano forse coincidenze gli sguardi complici, i sorrisi e le occhiate piene di imbarazzo?
Ogni volta che si ritrovava ad interrompere una loro conversazione, Ron si sentiva quasi come un intruso a malapena tollerato. Hermione volgeva sempre lo sguardo altrove, come se avesse paura di guardarlo negli occhi, mentre Harry faceva sempre la faccia seccata... quasi lasciasse intendere che fosse lui, Ron l'Importuno, a doversi scusare per essere lì.

- Prego, fate come se io non ci fossi - disse Ron con una nota gelida nella voce.

Silenzio.
Di nuovo Hermione abbassò lo sguardo con aria colpevole mentre Harry sollevò il volto, chiaramente infastidito dal sarcasmo del compagno. Altro motivo per Ron di sentire accrescere la propria rabbia, fissando Harry attraverso una sorta di velo rosso che gli sembrava di avere davanti agli occhi.
Ti stai divertendo, vero Harry ?!?
Probabilmente Harry era convinto che Ron fosse davvero "lo scemo del villaggio". Ecco perché non si preoccupava affatto di fare i suoi comodi, anche davanti a lui. Eh già, tanto Ron Weasley deve solo osservare e tacere; Ron Weasley è solo l'ultima ruota del carro, un imbecille da portarsi appresso per pietà; Ron Weasley non ha il diritto di lamentarsi... specie se il suo migliore amico ha la brutta abitudine di provarci spudoratamente con Hermione davanti ai suoi occhi.

- Hai qualche problema? - domandò Harry. - Se hai qualche problema dillo, non abbiamo tempo per giocare agli indovinelli...

Che razza di ipocrita!
Adesso si permette pure di fare l'offeso, come se fosse in diritto di guardare Ron dall'alto di una superiorità inesistente... Ma chi si crede di essere ?!?

- Non sono io a confabulare di nascosto - rispose Ron, sostenendo lo sguardo di Harry con un'espressione sempre più dura e incollerita. - Soprattutto alle spalle degli amici...
- Ma di che accidenti stai parlando?
- Non far finta di non capire, Harry - tagliò corto Ron, menando una sberla al tavolo tale da far sobbalzare Hermione dallo spavento. - Non sono così cretino, come tu sembri credere, gli occhi per vedere ce li ho ancora... e funzionano!
- Ronald - intervenne Hermione preoccupata. - Per favore, cerca di calmarti...
- "Calmarmi", dici ?!?

Gli occhi di Ron andavano tingendosi sempre più di rosso, come le braci accese di un caminetto, e tutto lasciava intendere che fosse letteralmente sul punto di esplodere.
Ormai non ci vedeva più.
Era stufo, stufo di sentirsi sempre preso in giro e umiliato, e non poteva sopportare di vedere Hermione tra le braccia di chicchessìa... Non riusciva a tollerarlo, era qualcosa che gli faceva male dentro. All'inizio era solo un pensiero stupido: spesso se ne convinceva anche lui, ripetendosi che non era vero e che si trattava solo di un'idea assurda; ma ogni volta che si metteva al collo quel dannato aggeggio infernale ( l'Horcrux di Voldemort ), sentiva che i suoi dubbi e le sue paure più nascoste andavano moltiplicandosi.
Bastava una sciocchezza qualsiasi, un gesto innocente o uno scambio di parole tra Harry ed Hermione, perché di colpo non riuscisse più a ragionare.
Era geloso, semplicemente e innegabilmente geloso, ma non aveva il coraggio di ammetterlo.
Come poteva ammettere di sentirsi attratto da Hermione ben oltre la semplice amicizia?
E soprattutto come poteva sapere se lei avrebbe mai potuto ricambiarlo... o se invece avesse già scelto qualcun'altro a sua insaputa?
Per quel poco che aveva visto e sentito finora, tutto sembrava portare alla conclusione che Harry stesse facendo con lei un gioco molto sporco... addirittura fetido! Con la scusa di questa ricerca degli Horcrux, voleva solo approfittare di ogni possibile momento per stare da solo con lei e questo Ron non riusciva a tollerarlo.
Amico o no, mai e poi mai avrebbe permesso a Harry di andare oltre con Hermione, anche a costo di fargliela pagare molto ma molto cara.

- Perché non parlate anche con me, una volta tanto - esclamò Ron a denti stretti. - Perché non provate un po' a raccontarmi cosa vi siete detti l'altra notte, mentre passeggiavate insieme e da soli ?
- Ron... Ma che stai dicendo ?!?

Hermione stentava a riconoscerlo, tanto il volto del giovane Weasley era deformato dalla collera, e non riusciva a credere che potesse anche solo insinuare qualcosa del genere. La ragazza preferiva credere che fosse l'Horcrux il responsabile di questi suoi vaneggiamenti ma, per qualche inspiegabile sensazione, sentiva che dietro alle sue parole c'era anche qualcosa di autentico. 
Che Ron pensasse realmente ciò che aveva appena detto?
Da dove era nato questo inspiegabile odio improvviso?
Lei, Harry e Ron si conoscevano da anni; erano amici, pronti ad aiutarsi in qualsiasi momento, eppure sembravano "spaccati" per un motivo a dir poco assurdo; Hermione non poteva credere che tutto ciò stesse succedendo davvero.

- Ronald - esclamò lei. - Per favore, togliti l'Horcrux, lo hai portato tutto il giorno e...
- Sta zitta tu - rispose Ron con rabbia, guardandola come se fosse una nemica. - Vi ho visti con i miei occhi, e non sono cieco!
- E sentiamo - lo interruppe Harry severo. - Cosa avresti visto esattamente, a parte il fatto che abbiamo rischiato di essere scoperti ?!?
- Oh, ma certo - insistette Ron sempre più sarcastico. - Bella scusa, Harry, ma forse sarebbe il caso di pensarne una nuova perché questa non regge tanto!
- Ron, smettila...
- Lascia perdere, Hermione - osservò Harry. - Tanto cercare di ragionare con lui è solo tempo perso!
- Almeno io il coraggio di dirti le cose in faccia ce l'ho - rintuzzò Ron, riducendo la distanza tra loro e fissando Harry negli occhi con il volto a pochi centimetri di distanza. - Passeggiate insieme nel cuore della notte, conversazioni che non devo ascoltare, scuse mal recitate... Ho dimenticato qualcosa?
- Dimmi - sibilò Harry. - Quel poco di cervello che ti era rimasto è ancora dentro la tua testa, oppure lo hai perso quando siamo fuggiti dal Ministero ?!?
- Verità per verità, Harry - ribatté Ron implacabile. - Sono stanco di sentirti ripetere sempre le stesse cose, ne ho le scatole piene! Quello che voglio sapere da te è: vuoi veramente il nostro aiuto per trovare gli Horcrux e distruggerli... Oppure vuoi Hermione?

Era troppo!
Una simile idiozìa era inaccettabile, non solo per l'enormità in sé, ma soprattutto per la dose di veleno con cui Ron gliela aveva letteralmente "sputata" in faccia. 
Come ebbe finito di formulare la sua domanda infatti, Ron non ebbe neppure il tempo di mettersi in guardia che già Harry gli si era avventato addosso. Il primo pugno andò a segno ma, prima che potesse sferrarne un altro, Ron bloccò l'attacco con il gomito e oppose un violento gancio all'altezza della tempia. Gli occhiali di Harry volarono via ma, senza badarci più di tanto, quest'ultimo rafforzò la presa sul bavero di Ron ed entrambi continuarono a scambiarsi colpi durissimi al corpo e al volto.

- Ma siete impazziti ?!? - gridò Hermione, incapace di credere ai suoi occhi. - Smettetela... Smettetela subito!

Ronald era più robusto come corporatura rispetto a Harry ma, dal momento che questi lo teneva stretto per i capelli, non era in grado di muoversi liberamente. Harry sferrò un paio di pugni contro la mascella, facendogli sanguinare il naso, tuttavia Ron rispose con un diretto sparato allo stomaco e, dopo avergli afferrato la schiena con entrambe le mani, gli tolse il fiato con una ginocchiata all'addome. Harry accusò il colpo, in parte crollando in avanti, ma si riprese prontamente per colpire l'altro alla gamba con il taglio della mano. Ron crollò a sua volta ed entrambi si ritrovarono ad azzuffarsi sul pavimento della tenda, proprio come due belve scatenate ed inferocite.

- Basta... Basta !!!

Hermione provò logicamente a dividerli ma, dimenticando di ricorrere alla magia, si ritrovò scaraventata all'indietro andando a sbattere contro il tavolino. Harry e Ron continuarono a picchiarsi con furia selvaggia, non risparmiando ogni genere di colpo: i volti erano gonfi e le labbra sanguinavano copiosamente; tuttavia i loro pugni picchiavano come martelli babbani, senza accusare il benché minimo segno di cedimento; ogni pugno era guidato da una sorta di rabbia reciproca, e niente sembrava in grado di fermarli...
Ron riteneva Harry uno sporco traditore bugiardo.
Harry invece sentiva le parole di Ron come qualcosa di ben più grave di un insulto.
Entrambi nutrivano il desiderio di prendersi a pugni da almeno tre anni, dall'epoca cioé del loro primo litigio, e adesso avevano finalmente l'occasione di pareggiare i conti una volta per tutte.
Hermione era ancora intontita dalla botta che aveva preso tuttavia, resasi conto di quanto la situazione stesse degenerando, prese la bacchetta e provò a dividere quei due pazzi scatenati... Fu in quel momento però che accadde una cosa del tutto imprevedibile.
Nel momento in cui Hermione pronunciò le parole dell'incantesimo, l'Horcrux sul petto di Ron brillò di una luce sinistra. il fascio di energia della bacchetta fu deviato dal medaglione e aprì un enorme squarcio nella tenda. Hermione non ebbe il tempo di capacitarsi dell'accaduto che, tirandosi entrambi in piedi e senza smettere un attimo di pestarsi, Harry e Ron caddero accidentalmente oltre lo squarcio e si ritrovarono ad azzuffarsi all'esterno.
Né Ron né Harry parvero accorgersi che il medaglione era vivo.
A contatto con l'odio, il rancore e la gelosia di Ron, l'Horcrux sembrava aver reagito in modo del tutto imprevedibile ( probabilmente mirava ad impossessarsi del suo corpo, approfittando del momento in cui la sua volontà era ottenebrata dalla cieca rabbia ). Anche fuori della tenda, nel buio della notte che li circondava, Harry e Ron continuarono a scambiarsi pugni su pugni. Hermione era corsa fuori, gridando disperatamente nel tentativo di fermarli, ma si rese conto che era tutto inutile.

- Questa volta la faccia te la spacco davvero - ruggì Ron, investendo Harry con una sferzata al volto.
- Accomodati pure - fece l'altro, rispondendo a sua volta con un gancio alla mandibola.

Il sangue che colava dalle ferite di entrambi aveva ottenebrato loro la mente e i sensi con un odore e un sapore acre e pungente. Sembravano privi di volontà propria, mossi solo da un istinto feroce e brutale, e più combattevano tra di loro più l'Horcrux continuava a brillare con maggiore intensità.
Ad un tratto, giunti sull'orlo di un pendio piuttosto ripido, entrambi misero il piede in fallo e ruzzolarono di sotto accompagnati dalle grida disperate di Hermione sopra di loro.
Sul fondo della caduta, poco distante dal punto in cui si erano fermati, Harry riuscì a distinguere qualcosa di grande, luccicante e dalla forma vagamente circolare. La temperatura pareva essersi abbassata molto, quasi sotto lo zero, e con essa anche i loro bollenti spiriti.

- Harry - gemette Ron appena, riverso sulla schiena e immobile. - Stai... Stai bene?
- Credo... Credo di sì - rispose l'altro, incapace di mettere a fuoco l'ambiente, senza gli occhiali che aveva lasciato nella tenda.

A poco a poco, entrambi stavano cominciando a rinsavire. Nessuno ricordava esattamente come e perché tutto era cominciato ma, ancora frastornati per la caduta e per le sventole, all'improvviso la voce di Hermione riecheggiò dall'alto.

- Harry, Ron - gridò lei, sperando che fossero in grado di risponderle. - Va tutto bene ?!?
- Siamo qui, Hermione - rispose Harry, rimettendosi in piedi a fatica. - Un po' malconci, ma vivi...
- Ha... Harry...

Harry si voltò appena in tempo per accorgersi che il petto di Ron stava brillando di una minacciosa luce verdastra. Subito si avvicinò al compagno per aiutarlo ma, non appena si ritrovò al suo fianco, diventò pallido come un lenzuolo quando si rese conto di cosa stava realmente accadendo.

- A... Aiutami, Harry - disse Ron con un filo di voce. - Sto... Sto bruciando... Il mio petto va a fuoco!
- Ron, che cosa...

Con un urlo terrificante, Ron inarcò la schiena all'indietro e l'Horcrux brillò ancora più forte. Harry indietreggiò quasi terrorizzato ma, non potendo né volendo abbandonare l'amico in balìa di quell'oggetto infernale, allungò d'istinto la mano per togliergli il medaglione.
Non appena provò a toccarlo però, sentì la mano come ustionata.
Il frammento dell'anima presente nel medaglione voleva uscire, voleva prendere possesso di un corpo di carne e ossa, e nessuno avrebbe potuto ostacolarlo.

- Harry - urlò ancora Hermione, ignara dell'accaduto. - Che sta succedendo là sotto? Rispondetemi !!!

( continua )

 

Angolo dell'Autore:

Che dire ?!?
Sinceramente speravo di farcela in un solo capitolo, purtroppo la cosa è venuta fuori più lunga del previsto e al momento sono troppo stanco per andare avanti...
Come al solito sarà una boiata ( questo è poco ma sicuro! ) ma farò in modo di concluderla ugualmente.
Ora scusate, ma vado a nanna, alla prossima!
^__^

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Capitolo 2
*** Seconda Parte ***


Il dolore che Ron sentiva al petto si faceva sempre più insostenibile.
Harry osservò la pelle bruciata della sua mano sinistra, come se avesse appena toccato una piastra rovente, ciononostante strinse i denti e lanciò a Ron un comando preciso.

- Ron - urlò Harry. - Butta via quel medaglione, gettalo lontano, presto!
- Non... Non ce la faccio, io... Aaahhh !!!
- Ron!

Harry vide con orrore l'amico che si dimenava e si contorceva, in preda a violentissimi spasmi, eppure non sapeva come aiutarlo. Il potere dell'Horcrux stava insinuandosi sempre più dentro di lui, cercando di piegare la sua volontà attraverso il dolore, e Ron aveva come l'impressione che il suo petto fosse una sorta di massa incandescente capace di distruggerlo...

***

- Perché... Perché mi trovo qui... Dove sono ?!?

Ron stava vedendo coi propri occhi il mistero più grande di ogni essere umano: ovvero i segreti più intimi e profondi del suo cuore.
Il bosco di notte era scomparso e, attorno a lui, vi erano soltanto immagini su immagini.
Ogni prodotto della sua mente che aveva un qualche peso sulla sua emotività stava ora confusamente davanti a lui, mescolato con gli altri, e Ronald si sentiva solo e disarmato di fronte ad antiche paure ancestrali... o alla materializzazione dei suoi dubbi e delle sue incertezze.
In quella specie di ambiente fumoso e assai vasto, Ron si trovava ora completamente nudo a galleggiare senza peso tra masse inconsistenti che mutavano continuamente la loro forma.
Una di queste, staccandosi dal mucchio, si parò davanti al ragazzo sotto forma di nere zampe sottili. E Ron riconobbe chiaramente la nera palla bulbosa dagli occhi rossi al centro di quelle zampe, un ragno gigantesco con le fauci spalancate e pronte ad afferrarlo, e il terrore gli paralizzò le membra. Dalle sue labbra contratte uscì fuori un muto grido di panico e, proprio mentre le zampe stavano per attaccarlo, il ragno si dissolse davanti ai suoi occhi per assumere un'altra forma.
Ora quello che aveva davanti era una sorta di tronco gigantesco, con decine di rami che sbattevano furiosamente nel tentativo di colpirlo... il Platano Picchiatore!
Il suono di un clacson alle sue spalle, e Ron si ritrovò faccia a faccia con la vecchia automobile volante di suo padre: il cofano spalancato e la fanalerìa minacciosamente puntata addosso, la vettura color turchese gli si avventò contro come impazzita.
Ron agitò freneticamente le braccia, nel tentativo di scansarla, ma finì per precipitare in un abisso oscuro e senza fondo.
Qui si ritrovò le braccia e le gambe immobilizzate da tante mani ruvide e callose e, solamente dopo essersi abituato alla mancanza di luce, riuscì a distinguere le orribili creature ingrugnite che lo stringevano per impedirgli di scappare.

- Gnomi - esclamò sconvolto.

Decine e decine di gnomi, identici a quelli che erano soliti invadere il giardino attorno alla Tana, lo stavano tenendo stretto come una specie di preda di guerra. Ron non riuscì a capire nulla dei loro versi gutturali ma, a giudicare dalle espressioni che avevano, le loro intenzioni non erano certo delle più amichevoli.
Dopo aver confabulato qualcosa di incomprensibile, gli gnomi sorrisero malignamente e fecero roteare il corpo di Weasley come una specie di mulinello ( proprio come questi faceva per scaraventarli fuori dal giardino ); pochi istanti dopo Ron si ritrovò proiettato verso l'alto, come un tappo di sughero da una bottiglia di spumante sotto pressione, e schizzò rapido contro una sorta di parete bianca lattiginosa.

- Per le mutande di Merlino - urlò il ragazzo, coprendosi istintivamente gli occhi con entrambe le braccia. - Nooo!

Fortunatamente la parete non aveva consistenza.
Ron riprese a guardare, abbassando le braccia lentamente, e si ritrovò in un altro luogo a lui familiare.
All'inizio fece fatica a riconoscere gli spazi e i mobili ma, non appena il suo sguardo si posò sull'orologio appeso alla parete, il giovane riconobbe l'ambiente come il soggiorno caotico della Tana.

- Sono... Sono a casa? - mormorò sottovoce.

Ma ciò che i suoi occhi videro e le sue orecchie ascoltarono lo gettarono nuovamente in un abisso di profonda disperazione e rammarico.
Vide sua madre Molly, intenta ad imbandire la tavola a colpi di bacchetta, mentre Harry stava mangiando a quattro palmenti.

- Complimenti, signora Weasley - disse Harry, masticando rumorosamente a bocca piena. - E' tutto squisito!
- Grazie, Harry caro - rispose la mamma di Ron, senza risentirsi minimamente dei modi o della maleducazione dell'altro nell'ingozzarsi come un porco. - Prego, mangia pure quanto vuoi, mio caro ragazzo!

Osservando meglio, Ron notò un altro particolare a quella tavola: lui stesso!
il suo "io" di qualche anno addietro era seduto allo stesso tavolo, anche se in disparte, e osservava con la coda dell'occhio sua madre mentre riempiva Harry di attenzioni e premure. Ad un tratto il piccolo Ron allungò una mano per prendere un dolcetto ma, con sua grande sorpresa, uno schiaffo violento glielo fece cadere dalle dita.

- Non dovresti essere fuori a lavorare, o perlomeno a studiare, piccolo sfaticato che non sei altro? - disse sua madre severa, guardandolo da sotto il sopracciglio inarcato. - Vogliamo parlare dei tuoi voti quest'anno... Perché non prendi esempio da Harry? Oooh, a volte mi vergogno addirittura che tu sia mio figlio!

Il Ron "adulto" osservò in silenzio tutta la scena, mentre calde lacrime di tristezza scesero lente lungo il suo volto.
Sua madre non aveva mai detto una cosa del genere, ma non poteva escludere che lo pensasse sul serio.
Harry, maledetto Harry!
Non avendo più i genitori, forse si sentiva in diritto di "rubargli" l'affetto dei suoi.
Perché sua madre doveva essere così gentile e premurosa SOLO con Harry, anziché mostrare lo stesso tipo di affetto verso suo figlio?
L'immagine svanì, così com'era apparsa, e Ron si ritrovò davanti Fred e George che scherzavano amichevolmente con Harry.

- Sei forte, Harry - rise Fred, dandogli una pacca affettuosa sulla spalla.
- Già, nulla a che vedere con quella "mammoletta" di Ron - fece eco George.
- Nààà, macché "mammoletta" - ribatté Fred con una smorfia. - Per uno come Ron, "mammoletta" è un complimento... Un Troll è quasi più divertente!
- Parole sante, fratello - concluse George. - Fortuna che abbiamo Harry con noi, così possiamo davvero pensare di mettere su un trio!
- Senti un po' se ti piace: "I Tiri Vispi Weasley più Potter"... Ragazzi, con un nome del genere, avremo clienti a frotte!
- Harry, che ne dici di diventare nostro fratello adottivo?

Ron non sapeva se ciò che stava vedendo e ascoltando fosse vero o meno, ma le unghie strette e conficcate nel pugno chiuso gli facevano male lo stesso.
Credeva di essere abituato ad essere preso in giro e stuzzicato dai suoi fratelli più grandi... ma non di essere soppiantato così ingiustamente, nel cuore e negli affetti. Da che Harry era entrato nella sua vita, lui era sempre quello più interessante ( l'Eroe, il Campione, il Prescelto ) mentre a Ron non restava altro che farsi da parte. Vivere all'ombra di Harry Potter significava calpestare il proprio orgoglio, rinunciare alla propria dignità, e sopportare ogni genere di umiliazioni...
Ma valeva davvero la pena di sopportare tutto questo per un "falso" amico?
Chi era realmente Harry Potter?
Un ragazzino orfano, con una cicatrice sulla fronte, che si era guadagnato le simpatie e l'interesse di tutti.
Per quanto gli facesse male ammetterlo, Ronald sentiva di non avere più nulla: non più una casa, non più una famiglia, non più un amico... niente!
Harry si era preso tutto ciò che aveva, lentamente ma inesorabilmente, e non poteva farci nulla se non prendersela con sé stesso. Se non gli avesse mai rivolto la parola, facendo capolino in quello scompartimento del treno per Hogwarts, forse sarebbe stato meglio. Forse non si sarebbe ritrovato coinvolto in situazioni assurde e pericolose, non avrebbe mai intrapreso azioni avventate, e soprattutto avrebbe avuto ancora per sé l'affetto dei suoi familiari...

- Ti odio, Harry - mormorò Ron, trattenendo a stento le lacrime. - Se solo sapessi... quanto ti odio !!!

Ancora una volta l'immagine scomparve davanti agli occhi di Ron, rimescolandosi in una nuvola di fumo denso, per assumere un'altra forma.
Stavolta era ad Hogwarts, riconosceva i corridoi del castello, ma non era in grado di stabilire se ciò fosse reale o meno.
L'ambiente era deserto, non c'era nessuno attorno a lui, eppure Ron credette di sentire qualcosa provenire da un angolo un po' più lontano da lui. In silenzio si avvicinò lentamente, per scoprire la fonte di quel rumore, senza sapere bene di cosa si trattasse.
Sembravano quasi dei gemiti soffocati, o comunque come se qualcuno stesse respirando affannosamente.
Ron intravide delle sagome familiari, acquattate dietro una colonna del corridoio, ma rimase sconvolto nel trovarsi di fronte a quella scena.
Harry ed Hermione si stavano baciando appassionatamente, nascosti nell'ombra per non essere visti, e Ron si ritrovò davanti a ciò che aveva sempre e dolorosamente temuto più di ogni altra cosa al mondo. Gli occhi socchiusi di Hermione, il corpo scosso da brividi di piacere; le labbra di Harry che scendevano lungo il collo di lei mentre le sue mani la cingevano ai fianchi, costringendola contro la parete...

- Ha... Harry - sussurrò Hermione, cercando di riprendere fiato. - Per... Per favore, non qui, Ron potrebbe...
- ..."Vederci" - concluse Harry sarcastico. - Meglio, no? Così non dovremmo più fingere niente, sarebbe una liberazione!
- Harry, ti... Ti prego, no...
- Che c'è, vuoi che la smetta?

Hermione sbarrò gli occhi, come in preda al panico, e afferrò il volto di Harry con entrambe le mani per rituffare le proprie labbra tra le sue. Un bacio sempre più lungo, sempre più intenso, sempre più appassionato... Ma la cosa peggiore era che fosse LEI a volerlo, che fosse LEI a desiderarlo, e che Ron fosse solo un testimone invisibile di tutto questo.

- No - fece Ron tra sé, scuotendo appena la testa. - Ti prego, no... Non può essere vero, non "deve" essere vero, non può... NOOO!

Lasciandosi cadere in ginocchio con le mani nei capelli, Ron cacciò quell'urlo di estrema disperazione, come se la sua anima si fosse rotta in quel preciso momento.
Non riusciva ad accettarlo.
Non poteva e non voleva accettarlo, anche se lo aveva visto e sentito, era troppo per lui.
Se mai aveva pensato di odiare Harry, evidentemente non lo aveva mai odiato tanto come adesso.
Perché proprio Hermione?
Perché?
Perché, tra tutte le persone care che gli aveva "rubato", Harry si era preso anche lei ?!?
Quella domanda risuonava nella testa di Ron, come una campana a pieno ritmo, e non c'era modo di farla smettere.
Come alzò lo sguardo, Harry ed Hermione erano scomparsi... E così pure il corridoio, il castello e tutto il resto.
Attorno a Ron non c'era più niente, salvo un dolore tremendo che gli stava dilaniando tuttora il petto e la voglia di gridare al mondo tutta la sua rabbia e la sua frustrazione.
Improvvisamente qualcosa si fece strada davanti ai suoi occhi.
Un piccolo punto luminoso in lontananza, facendosi sempre più vicino, si trasformò in una massa enorme di luce verdastra. Ron vide quella luce venirgli incontro, troppo debole e stravolto per resisterle, e si ritrovò completamente avviluppato da un'energia malvagia che non era assolutamente in grado di controllare.

- Mi senti, Ron Weasley? - sibilò una voce calma e profonda, echeggiando nella sua mente.
- Chi sei - domandò Ron, quasi piangendo per il dolore. - Che cosa vuoi ?!?
- La domanda è: "Cosa vuoi TU"... Che cosa desideri fare, Ronald Weasley? Come intendi vendicarti di colui che è solo e unico responsabile di tutto il tuo dolore?

Di nuovo una fitta lancinante e Ron provò il desiderio di "strapparsi" la pelle dal petto, pur di eliminare quella sensazione. La voce continuò a parlargli, con tono sempre più convincente, e Ronald si scoprì suo malgrado a desiderare qualcosa di abominevole e spaventoso: voleva uccidere Harry!

***

- Ron... Ron, mi senti ?!?
- Hyeeeaaarrrggghhh !!!

Soggiogato dal potere malefico dell'Horcrux, Ron si scagliò addosso ad Harry e gli serrò violentemente le dita contro la gola. Harry non si aspettava quella reazione, e infatti si stupì nel vedere i lineamenti deformati del suo amico chino sopra di lui. Ronald aveva intenzione di "strangolarlo" con le sue mani, incapace di resistere a quell'impulso, e ciononostante qualcuno o qualcosa sembrava ripetergli di non farlo.

- Ro... Ron - gemette Harry con voce strozzata, nel vano tentativo di liberarsi dalla sua stretta. - Ron, guardami... Sono io, Harry!

Per un attimo Ron sembrò ritrovare in sé un barlume di coscienza.
Di colpo si rese conto di ciò che stava facendo, e subito lasciò andare la presa, ma ancora una volta l'Horcrux non intendeva dargli tregua. Dal centro del medaglione, come una sorta di spirito maligno, una mano adunca fatta di luce verdastra scaturì fuori per artigliare la testa di Ron con dita incandescenti.
Harry riuscì appena a distinguere luci e colori, respirando avide boccate d'aria fresca per riprendersi, ma solamente l'urlo disperato di Ron riuscì a scuoterlo dal suo torpore.

- Ron - gridò Harry, cercando di reggersi sulle proprie ginocchia. - Buttalo via, presto!
- Non... Non posso, non ci riesco - gemette Ron, come se le dita di luce verde gli stessero mandando a fuoco il cervello.
- Rooon!

Di nuovo la voce dell'Horcrux sembrò ordinare a Weasley di uccidere Harry con le proprie mani. Tuttavia, per quanto fosse doloroso, Ron rifiutò ostinatamente di farlo.
Il suo cuore era pieno di dubbi e paure, come quello di qualunque essere umano, ciononostante sapeva ancora riconoscere la differenza tra Bene e Male e quella tra Giusto e Sbagliato.
Non era un assassino.
Non poteva macchiarsi del sangue di Harry, per quanto potesse dire di odiarlo, perché in fondo al cuore sapeva che Harry non gli aveva mai fatto alcun torto. Le mani di Ron armeggiarono selvaggiamente con la catena del medaglione, cercando invano di sfilarla, ma l'oggetto sembrava un tutt'uno con lui adesso.

- Uccidilo - ordinò imperiosa la voce dell'oggetto. - Uccidi Harry Potter!
- No - rispose Ron, cercando di liberarsi dalla mano che gli serrava le meningi. 
- Fallo!

Ronald cadde all'indietro, ormai sul punto di perdere conoscenza, ma in quel momento ( senza neanche sapere perché ) si ricordò del Deluminatore nella sua tasca. Le sue dita si strinsero attorno all'oggetto, come se da esso dipendesse la sua ultima speranza, e con lo sguardo cercò disperatamente il volto di Harry...

- Ha... Harry - fece Ron con voce strozzata. - Pre... Prendilo, svelto!

Così dicendo Ron lanciò il Deluminatore, il quale roteò vorticosamente descrivendo un ampio arco nell'aria, per poi farlo cadere nella mano aperta di Harry.

- Usalo, Harry!

Harry non capiva assolutamente nulla. Non sapeva cosa fare né come agire, tuttavia sollevò il Deluminatore e fece scattare dal suo interno una specie di fiammella. Questa fu come attirata dalla grossa superficie lucida alle sue spalle e, sfrecciandovi sopra come un bolide senza controllo, Harry la vide illuminare chiaramente un grosso lastrone di ghiaccio circolare. 
Un lago ghiacciato, ecco dov'erano capitati.
D'istinto Harry avvertì la presenza di qualcosa di molto potente e, senza sapere perché, si trascinò a fatica nella direzione indicata dal Deluminatore. Malgrado fosse senza occhiali, aldilà della crosta ghiacciata, gli parve di intravedere la sagoma di una cosa lunga e sottile intrappolata sul fondo. Con le poche energie che aveva ancora a disposizione, Harry afferrò una pietra per rompere il ghiaccio e immerse la mano nell'acqua gelida per afferrare l'oggetto.

- Non può essere - esclamò, scorrendolo al tatto. - Ma questa è...

Come strinse la mano sull'elsa, tirandola fuori dall'acqua con un unico movimento, Harry ebbe la conferma di trovarsi ancora una volta in possesso della magica spada di Godric Grifondoro.

( continua )

 

Angolo dell'Autore:

Scusatemi, ma sono troppo stanco per andare avanti oggi... Appena mi sarò riposato un po', cercherò di concludere. Vorrei invece approfittarne per salutare e ringraziare il C.U.L.O. ( Comitato Universale Lettori Onnipotenti ), i cui membri sono stati così gentili da inserire il mio nome nella lista dei "peggiori autori" di fanfiction attualmente conosciuti - Detto da così grandi Esperti di Letteratura, è forse il più bel complimento che potessi ricevere! - Ancora grazie, grazie davvero, ovviamente mi sforzerò di scendere ancora più in basso nella classifica per la gioia della vostra benemerita associazione!
^__^ Siete meravigliosi, continuate così mi raccomando, e tutelate sempre i lettori e le lettrici dalle storie squallide che ci sono in giro...
P.S.
Scherzi a parte, alla prossima!

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Capitolo 3
*** Terza Parte ***


- A... Aiuto, Aiutatemi !!!

Il dolore che Ron stava provando in quel momento non aveva nulla di umano.
L'Horcrux lo stava torturando violentemente: il poverino sentiva come se delle dita arroventate gli stessero lacerando il cervello, affondando e insinuandosi in ogni centimetro del suo corpo; l'energia dell'oggetto, oltre a bruciargli sul petto, sembrava attingere direttamente dal suo sangue e dalla sua vita...
Ronald Weasley stava gridando e strillando come un dannato, tanto che le sue urla riecheggiavano nell'aria, fin sopra la gola dove lui e Harry erano caduti.
A Hermione le si ghiacciò il sangue nelle vene, nel riconoscere la voce di Ron in quei tremendi ululati.
Malgrado fosse senza occhiali e incapace di distinguere bene i dettagli nell'oscurità, Harry vedeva chiaramente la massa di luce verdastra che avvolgeva Ron in una specie di bozzolo fluorescente.
Senza pensarci due volte, nonostante fosse stremato per lo sforzo della scazzottata e della caduta, si alzò in piedi e zoppicò verso l'amico con la spada di Grifondoro stretta nelle mani.

- Sto... Sto arrivando, Ron... Resisti !
- Ha... Ha... Harry... YEEEAAARRRGGGHHH !!!

Di nuovo quella fitta lancinante.
Ron cadde riverso in avanti, grattando istintivamente il terreno fino a consumarsi le unghie.
Tuttavia non erano le dita sanguinanti, quanto il dolore più intenso che lo opprimeva sul petto senza sosta.
Harry impallidì di terrore, nel vedere Ron in quello stato: il suo volto era contratto in una specie di orribile maschera di cera, coi lineamenti deformati e la bocca spalancata; le pupille erano rivolte verso l'alto, con i bulbi oculari che sembravano sul punto di schizzare fuori dalle orbite da un momento all'altro; solamente i capelli e alcuni dettagli fisionomici permettevano ancora di riconoscere in lui Ronald Weasley.
Prima che Harry potesse fare o dire qualcosa, Ron schizzò improvvisamente in piedi con gli occhi spenti e gli si avventò contro, soggiogato com'era dal potere dell'Horcrux.
La spada di Grifondoro scivolò via dalle mani di Harry e cadde a terra. Harry fu scaraventato all'indietro e, atterrando dolorosamente sulla schiena, si ritrovò ancora una volta le mani di Ron sulla gola.

- Ti ucciderò, Harry Potter - esclamò Ron con una voce roca e sibilante.

Harry sbarrò gli occhi.
Quella voce non apparteneva a Ron, di questo ne era assolutamente sicuro.
Aveva già sentito quella voce prima di allora: l'aveva sentita quando le immagini della realtà si confondevano con quelle viste attraverso gli occhi di un altro; l'aveva sentita poco prima che Cedric Diggory giacesse immobile davanti a lui con gli occhi sbarrati; e l'aveva sentita quando l'ombra della morte era arrivata a sfiorarlo col suo gelido tocco...
Quella voce era la voce di Voldemort !

***

- Io ti ucciderò, Harry Potter - esclamò Voldemort, guardandolo con i freddi occhi gialli di un rettile. - Lo sai anche tu, lo sappiamo tutti e due, sappiamo che morirai qui stanotte; il potere della magia deve appartenere solo a chi vince... e tra noi due sono IO che ho vinto!
- La... Lascialo andare, Tom - mormorò Harry a denti stretti. - E' me che vuoi, non lui... Lascialo andare...
- TACI - urlò Voldemort, rafforzando ancora di più la sua stretta attraverso le mani dell'ignaro Ron. - Saranno le mani del tuo amico a darti la morte, e dopo ammazzerò anche quella Mezzosangue della tua amica; i babbani affogheranno nel loro stesso sangue, non appena io avrò esibito la tua testa come simbolo della mia vittoria; e tutti vedranno coi propri occhi "chi" è veramente Harry Potter... NIENTE !!!

Harry ansimò.
Ormai l'aria non gli arrivava più ai polmoni, e il sangue non aveva quasi più ossigeno. Per un lungo attimo terrificante, Harry si sentì scivolare verso l'abisso delle tenebre e dell'incoscienza. Sopra di lui, Ronald lo stava fissando con gli stessi occhi di Voldemort; man mano che l'immagine si faceva confusa, e i contorni sempre più scuri e indistinti, Harry sentì le palpebre chiudersi e le membra lasciarsi andare al nero abbraccio del nulla...

***

Accadde tutto in un attimo.
Semisvenuto com'era, Harry potè solo distinguere un forte "thud". Ronald crollò al suolo di lato e, riprendendo i sensi a fatica, Harry vide davanti a sé Hermione con un espressione sconvolta e la spada di Grifondoro stretta nelle mani tremanti.
La ragazza era scivolata giù nel dirupo, troppo agitata per restarsene con le mani in mano, ed era giunta appena in tempo per rendersi conto della situazione. In mancanza di un bastone, Hermione aveva afferrato d'istinto la spada e ne calò l'elsa con forza sulla testa di Ron. Logicamente il colpo non fu fatale: l'unico effetto che ottenne fu quello di impedire a Ron di uccidere Harry, anche se non era riuscito a stordirlo del tutto; Hermione guardò prima Ron, poi Harry, e respirò affannosamente col cuore che le batteva in preda al panico.

- Hermione - esclamò Harry con un filo di voce.

La ragazza si passò la mano sulla fronte imperlata di sudore, a stento in grado di connettere, e tuttavia voleva vederci chiaro in questa faccenda.

- Che cosa è successo? - domandò. - Perché Ron stava cercando di ucciderti, e che cos'erano quelle urla di prima? Bontà del cielo, Harry... Mi vuoi spiegare che cosa sta succedendo ?!?
- So solo che... Attenta !!!

Purtroppo l'avvertimento di Harry giunse in ritardo.
Con una sorta di ringhio belluìno, Ron si riprese in fretta dalla botta in testa e si avventò anche su Hermione che lasciò cadere la spada in preda al panico. La ragazza provò chiaramente a difendersi, tempestandolo come poteva di calci e pugni, ma inutilmente...
Ron Weasley era troppo grande e robusto di costituzione perché Hermione potesse sperare di tramortirlo senza la sua bacchetta. Quello che Hermione non sapeva era che il frammento dell'anima di Voldemort contenuta nell'Horcrux avesse assunto il controllo sulla mente del compagno. Le mani di Ron le strinsero i polsi in una morsa d'acciaio, impedendole di divincolarsi, e lei impallidì nel vedere la verde luce sinistra che brillava nei suoi occhi.

- Ron, lasciami - gemette. - Lasciami, mi fai male... Ti prego...
- Sta zitta - ruggì l'altro, accostandole il volto contratto in un'espressione a dir poco terrificante. - Una traditrice come te merita solo di morire tra atroci sofferenze!
- Ma che diavolo stai dicendo... Sei pazzo ?!?
- Sì, sono stato un pazzo, a credere che mi voleste bene... Ma ora non più!

Stringendole entrambi i polsi con la sinistra, Ron sollevò la destra e la schiaffeggiò violentemente sulla guancia.
Guardandolo attraverso le lacrime, il segno rossastro ben visibile sul volto, Hermione si rese conto improvvisamente che quello non era Ron.
Non poteva essere Ron.
Non c'era traccia del Ron che lei conosceva, in quegli occhi freddi e quel viso distorto dalla collera.

- Ron - singhiozzò. - Ron, perché... Perché ti comporti così, perché?
- Perché ti detesto - rispose lui, con voce più dura e tagliente di una lama affilata. - Potevo vivere serenamente il resto della mia vita senza conoscerti, senza conoscere nessuno di voi due, invece ho dovuto sopportare degli anni di inferno: anni di bugie, di umiliazioni, di falsità; anni in cui tu e Harry avete sparlato alle mie spalle, trattandomi sempre come un povero demente; anni in cui VOI avete fatto gli "eroi", mentre IO dovevo reggervi il sacco come fossi l'ultima ruota del carro... 
- Ron, basta adesso - urlò Harry. - Svegliati, torna in te!

Di nuovo in piedi, per chissà quale miracolo, Harry raccolse la spada e si avvicinò a Ron, trascinandosi tuttavia con molta fatica.
Ron sollevò dunque lo sguardo verso di lui, con la fredda luce di Voldemort ancora presente nello sguardo.

- Mi occuperò di te più tardi - sibilò minaccioso, lasciando andare Hermione e sollevandosi per affrontare di nuovo Harry.

La ragazza era spaventatissima, non tanto per la minaccia quanto per l'incredulità e la paura che Ron fosse realmente capace di qualunque cosa. D'istinto provò ad afferrarlo per una gamba, cercando disperatamente di trattenerlo, ma l'altro la spedì a terra con un manrovescio.

- Lasciala, Voldemort - tuonò Harry, sollevando la spada davanti a sé.

Ron scoppiò a ridere.
Ovviamente non era la sua risata, bensì quella di Voldemort, ciononostante Harry rabbrividì al pensiero di dover combattere veramente all'ultimo sangue contro il suo migliore amico.
Non voleva ucciderlo.
Non poteva.
Lui e Ron potevano anche dire di odiarsi e di detestarsi, con o senza gli effetti dell'Horcrux di mezzo, ma non al punto da desiderare sul serio la morte l'uno dell'altro.
Se Ron avesse voluto realmente uccidere Harry, non avrebbe esitato. Se Ron avesse eseguito istintivamente l'ordine di Voldemort, certo non avrebbe patito tutto quel dolore disumano. Harry era convinto che, a dispetto delle apparenze, tutto l'odio e il rancore di Ron non fosse altro che una manifestazione negativa delle sue paure dovuta all'influenza del medaglione.

- Te lo ripeto ancora, Tom - intimò Harry deciso. - Lascia stare i miei amici...
- Altrimenti, Potter ?!? - ribatté l'altro. - Non sei mai stato il "portento" che tutti credevano, e tutto ciò che "credi di essere" lo devi solo e soltanto a me... IO sono il mago più potente della Terra, e te lo dimostrerò uccidendoti !!!

Ciò detto, gli occhi di Ron si iniettarono di una luce color rosso sangue.
Harry deglutì, incapace di riflettere, e Ron gli si avventò contro ancora una volta con un urlo che nulla aveva di umano.

( continua )

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Capitolo 4
*** Ultima Parte ***


La forza di Ron in quel momento aveva un che di titanico.
Come se lo ritrovò addosso, Harry si sentì togliere il fiato, come se a colpirlo fosse stato un ariete in ferro massiccio.
Ron afferrò il polso con cui Harry teneva la spada, mentre Harry strinse a sua volta la mano con cui l'altro cercava di strangolarlo. Hermione si ritrovò ad assistere impotente a quanto stava accadendo, senza poter fare nulla per impedirlo.
Era assurdo!
Harry e Ron non stavano semplicemente azzuffandosi... si stavano letteralmente uccidendo l'un l'altro.
Oramai Ron era completamente in balìa di Voldemort, che lo stava controllando come una marionetta, e le sue mani cercavano inesorabilmente di stritolare il collo di Harry. Dal canto suo, Harry stava cercando disperatamente di contenere il più possibile la forza dell'altro; i suoi occhi erano fissi sulla luce emanata dall'Horcrux, ma era una lotta impari...

- Raccomanda l'anima ai tuoi genitori, Potter - esclamò Ron con la voce di Voldemort. - Stai per ricongiungerti con loro... e lo farai stanotte!
- Non contarci troppo, Tom - mormorò Harry a denti stretti. - Non questa notte!
- Muori, Potter - tuonò Voldemort, muovendo Ron affinché questi rovinasse addosso a Harry facendogli perdere l'equilibrio.

Harry cadde in ginocchio.
Ron gli teneva il braccio premuto contro il petto, la lama della spada costretta verso il basso in modo che non potesse sollevarla, e con l'altra mano era praticamente vicinissimo a "stritolargli" l'osso del collo.
Harry vide le dita di Ron scendere inesorabili verso la sua gola, con gli occhi sbarrati dal terrore, tuttavia si affidò completamente alla forza della disperazione. A Ron mancava pochissimo per ucciderlo e, nel vedere quella mano avvicinarsi sempre di più, Harry immaginò per un attimo di sentire il suo collo spezzarsi con uno schianto secco.

- MUORI !!!

L'Horcrux sul petto di Ron brillava ancora più intensamente.
D'un tratto Harry agì mosso semplicemente dall'istinto: subito infatti spostò il peso di lato, facendo perdere a Ron l'equilibrio; e prima che questi potesse riafferrarlo nuovamente, fu abbastanza veloce da agguantare la catena del medaglione e ricadere all'indietro con la spada ancora stretta in pugno.

- Non basteranno questi trucchi a salvarti, Potter - sibilò Ron, accostando il volto a quello di Harry. - Rovescerò il tuo sangue sull'altare del mio trionfo...
- Non credo - ribatté Harry deciso, ponendo la lama di Grifondoro contro la catena del medaglione. - Di' "buonanotte", Tom!

Gli occhi verdi di Ron mandarono un lampo di rabbia misto a terrore e, un attimo dopo, la catena dell'Horcrux si spezzò sulla lama affilata con un sordo rumore metallico.
Privato improvvisamente del suo legame con l'anima di Voldemort, Ron inarcò la schiena e cacciò un urlo violentissimo dalla bocca spalancata. Anche Harry si accasciò supino, passandosi appena una mano sulla gola, e ansimò affannosamente.
L'aura fosforescente che avvolgeva Ron scivolò via dal corpo di quest'ultimo, per riversarsi tutta all'interno del medaglione. Ron non fece in tempo a tornare in sé che le immagini dei suoi incubi gli passarono tutte davanti agli occhi come onde di un mare in tempesta.
Vide suo padre e sua madre, entrambi con una luce fredda e di totale indifferenza nello sguardo; vide i suoi fratelli e la piccola Ginny, tutti con l'indice accusatore puntato contro; e poi vide lei...
Sembrava lei, sembrava Hermione, eppure era diversa.
Pallida e trasparente come il ghiaccio, i suoi lineamenti erano ancora più delicati e perfetti ai suoi occhi. Gli occhi che aveva erano due piccole sfere nere prive di luce, come quelli di un pescecane, e non vi era alcuna traccia di sorriso o dolcezza sul suo volto.

- E' questo il desiderio più intimo e più profondo del tuo cuore, Ronald Weasley? - domandò la pallida figura spettrale, con le fattezze di Hermione. - Hai totalmente perso la tua dignità da attribuire importanza a qualcosa che semplicemente "non puoi avere"... Sei patetico!

Sia Harry che Hermione non potevano né vedere né sentire quello che Ron invece vedeva e udiva perfettamente. L'unica cosa di cui si resero conto, non appena l'Horcrux cadde a terra, era che il loro compagno sembrava preda di chissà quale orribile allucinazione.
Dopo averlo visto urlare e gemere per il dolore, adesso lo vedevano piangere, e soffrire, e tremare...
Gli occhi di Ron erano fissi su qualcosa che soltanto lui poteva vedere, qualunque essa fosse, e quella cosa doveva essere senza dubbio opera di Voldemort e dell'energia ancora viva all'interno del medaglione.

***

Un incubo!
Anzi no, non era solo un incubo, erano tanti incubi tutti assieme.
Quello che Ronald stava vedendo era peggiore dei ragni, peggiore di qualsiasi mostro, peggiore perfino della morte stessa.
Accanto all'immagine di Hermione appariva ora infatti un'altra immagine... quella di Harry.
Entrambi davanti a lui, avvolti da una specie di nebbiolina fumosa, pallidi come due spettri.
Per un attimo quelle due "ombre", così dannatamente simili a Harry e ad Hermione in carne e ossa, lo guardarono quasi beffardamente. Dopodiché, stringendosi l'uno all'altra, Ron vide ancora ciò che gli faceva male anche solo immaginare.
Si stavano abbracciando.
Si stavano baciando.
Si stavano "amando", e proprio davanti ai suoi occhi.

- No - gemette Ron, sbarrando gli occhi pieni di lacrime. - Per favore, no... NO !!!

Ma le due figure abbracciate erano sorde alle sue suppliche.
Le loro labbra erano avvolte dalla passione, così come i loro corpi abbracciati esprimevano tutto il desiderio che un uomo e una donna possono provare indiscutibilmente l'uno verso l'altra.
Per un attimo Ron provò il desiderio di morire in quello stesso istante.
Non voleva vedere più nulla.
Non voleva sentire più nulla.
Voleva solo smettere di soffrire: chiudere gli occhi e strapparsi il cuore dal petto, assieme a quell'immenso carico di dolore che gli rendeva straziante perfino respirare.
In quella Harry ed Hermione ( o meglio le "ombre" di Harry ed Hermione ) si sciolsero dal loro abbraccio e fissarono Ron con un misto di sufficienza e disprezzo.

- Potevi evitare tutto questo - osservò Hermione con voce gelida. - Se avessi avuto il coraggio di uccidermi, non sarei mai stata di nessun altro!
- Lo stesso dicasi per me - fece eco Harry, con voce altrettanto priva di emozione. - Avevi la possibilità di uccidermi con le tue mani... Ma non l'hai fatto perché sei debole!
- Sei solo un debole e patetico vigliacco, questa è la verità!
- Perché non vai a piangere dalla tua mamma? Forse perché anche lei prova vergogna, visto il figlio inutile e piagnucoloso che si ritrova!
- Poveretta, come la capisco...

Ogni loro parola per Ron era come una fredda lama piantata nel petto.
Cariche di veleno e micidiali come i serpenti, quelle parole si fecero strada nel cuore e nell'anima di Ron. Il poveretto provò a tapparsi le orecchie, pur di non sentirle, ma ugualmente la voce di entrambi rimbombava nella sua testa come una specie di eco.

- Hai così tanta paura di fare quello che è giusto? - domandò ancora Harry, facendosi più minaccioso. - Non hai abbastanza motivi per volere la mia morte? Ti ho tolto tutto, tutto quello che avevi di più caro al mondo, eppure non è ancora abbastanza per desiderare di uccidermi...
- Forse quello che Harry ti ha tolto non era poi così importante - fece dunque Hermione con sarcasmo. - Evidentemente non è poi così importante che la ragazza che ami stia con un altro!
- Forse dovevo prendermi anche la tua dolce ed ingenua sorellina... Non sei d'accordo, amico?

Ronald serrò i denti per la rabbia, le lacrime che gli scottavano il volto, e quasi non riusciva a distinguere attraverso quel velo caldo sugli occhi. Quei due sembravano ridere del suo dolore, come se per loro fosse molto divertente, e non esitavano ad infliggergli colpi sempre più duri.

- E' veramente buffo - esclamò ancora Harry. - Sul serio, è buffo che un povero idiota come te non si sia accorto di nulla, per tutti questi anni...
- Ma lui è più che un idiota - sottolineò Hermione impietosa. - E' un essere completamente inutile, un povero fallito, nessuna donna potrebbe mai interessarsi ad uno come lui... è deprimente!

Di nuovo Ronald li vide abbracciarsi.
Di nuovo li vide baciarsi.
Il dolore lo stava scavando dentro, montando in lui una rabbia pari solo alla violenza di una cascata.
Ormai non aveva più niente da perdere, niente per cui valesse ancora la pena di vivere, e non poteva più aggrapparsi a nulla per scampare all'abisso della disperazione...

***

- Ron, che ti prende? Svegliati !!!

La voce di Harry ( quello vero! ) sembrava giungere da molto lontano.
Ron sollevò stancamente la testa, così distrutto da non avere neanche più la forza di alzarsi in piedi.
Che cosa gli stava succedendo?
Come era potuto arrivare a questo?
Harry ed Hermione lo avevano realmente "tradito", oppure era tutto frutto della sua mente sconvolta?

- Finisci quello che hai iniziato, Ronald Weasley - tuonò la voce di Voldemort, da dentro l'Horcrux ai piedi del ragazzo. - Uccidi colui che ti ha portato via ciò che ami, uccidi colei che ti ha tradito e ingannato, uccidili... uccidili tutti e due!
- Ron - urlò Harry. - Distruggi quel medaglione, presto!
- La spada, Ron - fece eco Hermione. - Usa la spada!

La spada, c'era una spada...
La spada di Grifondoro era accanto a lui, proprio vicino all'Horcrux, ed era l'unico strumento in grado di distruggere il frammento dell'anima di Voldemort racchiuso nel medaglione.

- Non ascoltarli, Weasley - disse ancora la voce di Voldemort nella sua mente. - Raccogli me invece, raccogli il mio potere, e ti farò avere la vendetta su tutti coloro che si sono sempre presi gioco di te!
- Distruggilo, Ronald - gridò ancora Harry.
- Ronald, ti supplico - gemette Hermione. - Usa la spada... La spada!
- Il Medaglione, Weasley - disse ancora Voldemort imperioso. - Raccogli il Medaglione e affidati a me, ti aiuterò io!
- Ron, distruggilo!
- Ron, per l'amor del cielo... distruggilo!
- Raccoglimi, Weasley, e sarà tutto finito!

La mano di Ronald Weasley esitò incerta sull'oggetto da prendere.
La spada di Grifondoro o il Medaglione?
Per un attimo che parve interminabile, le dita indugiarono sulla superficie lucida del medaglione.
Poteva raccoglierlo.
Poteva dare libero sfogo alla sua rabbia e al suo rancore.
Poteva vendicarsi...

- Obbedisci, Weasley - tuonò Voldemort impaziente. - Sono IO che comando!

Cambiando improvvisamente espressione, Ron afferrò velocemente l'elsa scintillante dell'arma magica e la sollevò con entrambe le mani sopra la testa.

- Non il mio cuore, maledetto - urlò. - Quello è soltanto mio!

Il colpo che Ronald abbatté con tutta la propria forza mandò l'Horcrux in frantumi.
L'anima di Voldemort ivi contenuta emise un grido straziante, tanto che Harry ed Hermione furono costretti a tapparsi le orecchie con le mani, e questo riecheggiò per tutta la valle circostante prima di spegnersi nelle tenebre della notte.
Del Medaglione non rimaneva altro che una piccola carcassa metallica semidistrutta e, osservandone i resti, Ron si lasciò cadere in ginocchio completamente privo di forze.
I fantasmi erano scomparsi, assieme al potere diabolico che li aveva generati, e tutto era silenzio e pace.

FINE

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