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di mikaela
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** un piccolo imprevisto ***
Capitolo 2: *** Rule the World ***
Capitolo 3: *** I'm so Happy right Now ***
Capitolo 4: *** Una piccola Ohana Potteriana ***
Capitolo 5: *** non ci diremo mai 'addio' ***
Capitolo 6: *** First Christmas Together ***
Capitolo 7: *** una serata (im)perfetta ***
Capitolo 8: *** Preoccupazioni e James Potter per due ***



Capitolo 1
*** un piccolo imprevisto ***


hubnkpm

 

Un piccolo imprevisto

 

 

Blaine sentiva che c’era qualcosa di diverso. Kurt aveva qualcosa di diverso.
C’erano dei giorni in cui tutto era tranquillo, e la giornata procedeva come da routine: si svegliava sempre poco prima di suo marito, perché Kurt era un vero pigrone, e preparava la colazione per entrambi. Uscivano alla stessa ora e, dopo essersi augurati rispettivamente buona giornata, uno prendeva la metro e l’altro l’autobus per il loro rispettivi lavori. Blaine, nonostante avesse solo ventotto anni, insegnava ad una delle più prestigiose scuole di Arte e Spettacolo di New York, mentre Kurt faceva parte di una compagnia teatrale di Broadway molto famosa.
Suo marito rientrava prima e preparava uno dei suoi pranzi dietetici e salutari (per bilanciare le colazioni di Blaine ricche di zuccheri), stavano insieme tutto il pomeriggio, e poi uscivano di nuovo per i rispettivi lavori. Cenavano insieme e trascorrevano il dopocena all’insegna di effusioni e carezze.
Ma da un po’ di tempo, c’erano giornate in cui questo meraviglioso equilibrio si spezzava, in qualche modo.
Tutto era iniziato quando Blaine un giorno si era svegliato e,tastando la parte di letto accanto a lui in cerca di suo marito, e era rimasto davvero sorpreso di non trovarlo.
Così era andato in giro per casa alla ricerca di suo marito, e lo vide prepararsi come una furia, quasi che temesse di arrivare in ritardo se usciva di casa più tardi delle sette del mattino. Cosa abbastanza strana considerando che il teatro non era molto lontano e che iniziavano a lavorare verso le dieci.
Ancora intontito dal sonno, Blaine provò a chiedere spiegazioni, e Kurt alzando la voce di qualche ottava (chiaro segno che stesse mentendo)  balbettò qualche scusa, per poi uscire di corsa dimenticandosi di augurargli buona giornata.
Essendo ancora molto intontito dal sonno, Blaine sorvolò su quello strano comportamento e si preparò con calma, come ogni mattina.
Più strano fu però, arrivare a casa per pranzo e non sentire l’odore inconsistente di tofu nell’aria. E quando Blaine andò in cucina non trovò la meravigliosa visione del suo compagno intento a cucinare qualcosa, ma solo un bigliettino sul tavolo che diceva “scusa amore devo correre al lavoro, ordina qualcosa al Takeaway qui sotto. Buon pranzo. Ti amo, Kurt”.
E anche quello era strano visto che Kurt odiava quel Takeaway, perché secondo lui anche i muri del locale trasudavano dell’enorme quantità di grasso che contenevano i loro cibi.
Ma Blaine si disse che non c’era nulla di male in tutto ciò e che ogni giornata non poteva sempre essere uguale alle altre. probabilmente Rachel era impazzita dal nervoso per il nuovo spettacolo e stava tormentando Kurt.
Quella sera cenarono insieme, e Blaine pensò che le cose stessero tornando al loro posto, ma subito dopo Kurt andò a letto dichiarando di essere stanco morto, e privando Blaine della gioia delle loro coccole ed effusioni romantiche.
Fu una giornata particolare a casa Anderson-Hummel, e purtroppo per Blaine ne susseguirono altre con frequenza.

Che cosa accadeva a suo marito?

Questo era l’interrogativo che tormentava Blaine da giorni. Più volte aveva tentato di affrontare l’argomento, ma Kurt era sempre riuscito a sviarlo e distrarre il marito dai suoi propositi.
Così Blaine, dopo circa due mesi che questa farsa andava avanti, era ancora ad un punto morto. Ne aveva parlato con Sebastian, che aveva proposto subito la drastica possibilità che lo tradisse con qualcuno. Ma Blaine si fidava di Kurt, e sapeva benissimo che non avrebbe mai fatto qualcosa del genere.
E così un dubbio s’insinuò nella sua mente. Forse Kurt si era stancato di lui? Forse era stufo di quella solita routine di tutti i giorni? Forse non lo amava più?
Il dubbio lo logorava, e i comportamenti strani dell’altro non lo aiutavano di certo a tranquillizzarsi.

Così un giorno decise che non poteva più andare così.
-Kurt fermati un attimo- chiese a suo marito, prima che uscisse per andare a lavoro. Blaine aveva capito che per affrontare il discorso doveva prendere Kurt in una di quelle giornate “normali”, se voleva avere successo.
-amore, arriveremo in ritardo- gli disse dolcemente, con una piccola nota di rimprovero.
-non ci vorrà molto, vieni siediti con me- gli disse, prendendolo per mano e facendolo sedere sul divano accanto a lui. Era abbastanza nervoso, e non sapeva come sarebbe riuscito ad affrontare il discorso.
-Dobbiamo parlare- sentenziò poi, guardandolo seriamente. Kurt diventò nervoso iniziando a capire il perché di quella piccola “riunione”.
-io.. credo che potremmo parlarne anche dopo, si sta facendo tardi!- esclamò con voce acuta, tentando di alzarsi. Ma Blaine lo prese per il polso, costringendolo a fermarsi.
-non so neanche da dove cominciare…- mormorò il riccio con tono affranto.
Kurt non disse nulla, ma piantò i suoi occhi azzurri sulla figura di suo marito, attendendo terrorizzato che parlasse.
-credo che dovresti fare in fretta, soffrirei molto di meno sai?- mormorò alla fine Blaine, senza guardarlo negli occhi.
-fare… che cosa?- chiese Kurt, confuso. Di che stava parlando Blaine?
-lasciarmi no? A me sta bene…. Cioè no che non mi sta bene visto che non riesco a sopportare una cosa del genere, ma tu…- ma non riuscì a continuare la frase per reprimere un singhiozzo.
Kurt vedendo suo marito distrutto davanti a lui in quel modo, si sentì davvero male, e lo prese immediatamente tra le sue braccia.
-no no no! Blaine io non potrei mai lasciarti ok? Io ti amo più di me stesso, sei mio marito, l’amore della mia vita! Ti ricordi cosa ti dicesti al liceo? Sei tu l’uomo con cui voglio trascorrere la mia vita, e da allora nulla è cambiato!- gli disse tenendolo stretto tra le sue braccia.
E blaine si lasciò cadere in un pianto liberatorio.
-ti prego Blaine non fare così, mi distrugge vederti in questo stato… come hai potuto anche solo pensare che volessi privarmi della mia gioia più grande?- mormorò Kurt, accarezzandogli i ricci con una mano.
-ma tu.. eri così distante da un po’ di tempo… ti comportavi in modo strano. Ho pensato che ti fossi stancato di me- rispose, tenendo la testa poggiata sulla sua spalla.
E Kurt capì che cosa aveva combinato, e si sentì un po’ stupido a non avergliene parlato un po’ prima.
-vieni con me Blaine, c’è una cosa che devo farti vedere- mormorò Kurt facendolo alzare piano dal divano. Prese le chiavi di casa, e senza mollargli mai la mano, lo condusse fuori.

¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬¬

-Kurt, perché siamo qui?- domandò Blaine un po’ confuso.

-ti ricordi la scatola piena di miei vecchi giocattoli che papà mi aveva spedito?- gli rispose aprendo la porta dell’orfanotrofio.
-certo che me la ricordo, dentro c’era anche un pupazzo di Harry Potter! E allora?-
-bhè questo è l’orfanotrofio a cui avevo donato tutti i miei vecchi giocattoli. Era una visita normale no? Tutti donano giocattoli all’orfanotrofio. Dopo averli lasciati alla responsabile di turno però….- disse camminando in uno dei corridoi dell’istituto-… c’è stato un piccolo imprevisto-
-che imprevisto?- domandò confuso, prima che un tornado di ricci scuri si avventasse su suo marito. Poteva avere 5 anni, più o meno.
-Kurt!- esclamò il piccolo felice, stringendo forte le gambe del ragazzo. Kurt gli accarezzò dolcemente i capelli. –Kyle! Come stai?-
-benissimo! Ho finito la nostra astronave spaziale! Guarda, ho anche la tuta da astronauta!- esclamò il piccolo felice, indicando il vecchio pigiama che indossava, con motivi spaziali.
Il piccolo corse in una stanza adiacente, e la coppia si prese un attimo prima di seguirlo.
-è lui il tuo imprevisto?- domandò Blaine sorridendogli.
-è solo che… non lo so. L’ho visto mentre stavo uscendo, e mi sono avvicinato. Ti somiglia un po’ sai?- mormorò arrossendo- non solo per via dei capelli, ma anche per la vitalità ed allegria. Sembra che le sue energie non si esauriscano mai!-
-perché non me ne hai parlato subito?-gli chiese Blaine.
-bhè non ne avevamo mai parlato… come l’avresti presa se un giorno fossi rientrato a casa e avessi detto “hey, voglio adottare un bambino!”?- sbottò Kurt.
-molto meglio di quanto tu possa immaginare fidati- gli rispose dolcemente, per poi entrare nella stanza.
C’erano moltissimi bambini che giocavano in gruppo in quella stanza, ma si poteva notare Kyle accanto a una grande scatola di cartone colorata, che si divertiva con quelli che erano i vecchi giocattoli di Kurt.
-mi hanno detto che sono i giocattoli che preferisce in assoluto, non sa che sono i miei- gli mormorò Kurt con face compiaciuto.
-perché non gioca con gli altri bambini?- gli chiese Blaine confuso.
-mi ha detto che non si trova bene con gli altri, molti lo prendono in giro per le lentiggini- disse Kurt, storcendo la bocca.
-Kurt, Kurt! Vieni guarda, l’ho finita! Adesso possiamo andare sulla luna!- esclamò il piccolo Kyle, trascinando l’uomo verso l’astronave.
-Kyle, ti ricordi del Blaine di cui ti ho parlato?- gli chiese Kurt, sedendosi accanto alla “navicella spaziale”, mentre il piccolo ci entrava dentro.
-certo che me lo ricordo! Parli così tanto di lui! È il tuo principe- esclamò il piccolo, facendo venire un piccolo sorriso compiaciuto al diretto interessato.
-allora te lo presento: Kyle, lui è Blaine- esclamò Kurt, presentandoli. Kyle gli sorrise e lo invitò a giocare, e il riccio accettò con gioia.
Fu una mattinata passata solo a divertirsi col piccolo, e tra storie di astronauti e viaggi sulla luna, Kurt si chiese chi tra i due riccioluti fosse il vero bambino.
-Kyle, posso farti una domanda?- chiese Blaine, dopo aver lanciato un sorriso enigmatico a Kurt.
Il piccolo annuì.
-che ne penseresti di avere due papà?- gli chiese sorridendo, lasciando a bocca aperta sia lui che il marito.
-due papà? Bhè io ho sempre desiderato un papà…. Ma averne due sarebbe davvero forte!- esclamò Kyle felice come non mai.

 

 

 

Angolo pazza:
ecco a voi il primo capitolo! Non mi dilungo molto. volevo chiedervi, è il caso che la continui? oppure la lascio come oneshot? perchè per ora è conclusa :/
Che ne pensate di Kurt e Blaine versione genitori? Personalmente li trovo molto carini :)
se potete lasciate un piccolo commentino, vi va? Grazie mille comunque solo per aver letto!

Baci Miky

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Capitolo 2
*** Rule the World ***


Rule the World

 

 

Kurt si rigirò nel letto per l’ennesima volta, cercando una posizione conciliante per il sonno.
Non riusciva a dormire, troppi pensieri gli affollavano la mente.
Era passato circa un mese e mezzo da quando aveva presentato il piccolo Kyle a Blaine, e le cose procedevano a gonfie vele. Suo marito si era innamorato di quel bambino esattamente come aveva fatto lui tempo prima. Così la loro ruotine quotidiana si era trasformata in un “cerchiamo di passare più tempo possibile con Kyle”: cercavano di combinare le pause lavorative per andare insieme all’orfanotrofio, lavoravano il doppio per avere più tempo per uscire, e si occupavano costantemente dell’adozione.
Era questo che non faceva dormire Kurt, l’adozione. Blaine, testardo e avventato com’era, aveva iniziato le pratiche necessarie il giorno dopo che aveva conosciuto Kyle, e Hummel aveva paura.
Paura che un giorno Blaine se ne sarebbe pentito, paura di non essere un bravo genitore, paura che fosse troppo presto, paura non essere abbastanza ne per accudire Kyle, ne per supportare Blaine.
Odiava essere così paranoico, ma era una caratteristica del suo DNA e non poteva farci nulla. E il panico continuava a tormentarlo tutti i giorni, rovinando qualche volta, i bei momenti passati con suo marito e il piccolo.
Certo, il terrore non era mai stato forte come quella notte, perché il giorno dopo sarebbe stato speciale. Il giorno dopo era il suo compleanno.
Quel giorno era stato considerato sacro dal riccioluto che ora dormiva accanto a lui. Tutti gli anni organizzava qualcosa di speciale, solo loro due, senza lavoro, parenti o amici.
Diceva sempre che era una “giornata importantissima”, e che dovevano celebrarla al meglio, solo loro due.

Non aveva mai, e dico MAI, permesso a qualcun altro di partecipare a quella festa con loro.

Per cui quando Blaine gli aveva proposto di passare l’intera giornata con Kyle, Kurt si era soffocato con l’acqua dalla sorpresa.
E li la paura lo aveva investito più velocemente di una moto a una corsa di MotoGP.
Se Blaine stesse facendo tutto questo solo per far felice lui? E se in realtà cercasse di farsi piacere Kyle, solo per vedere suo marito felice?
Più di una volta Kurt lo aveva rimproverato perché lo viziava fin troppo, ma non era mai arrivato a certi livelli.
Il terrore che quella fosse la verità lo stava uccidendo, e gli impediva di prendere anche dieci minuti di sonno.
Adottare un bambino era una cosa seria, e non potevano farlo solo per soddisfare uno dei desideri di Kurt.

Per colpa di queste sue insicurezze, avrebbe di sicuro passato il compleanno con delle occhiaie.
Ma fu proprio questo pensiero, che lo fece addormentare: Kurt Hummel non avrebbe mai passato il compleanno con delle borse scure sotto gli occhi.

La mattina dopo si recarono all’orfanotrofio a prendere Kyle, come da programma. Dove sarebbero andati dopo era un mistero sia per Hummel che per il piccolo, visto che Blaine non si era lasciato sfuggire nulla nemmeno per sbaglio.
Per cui, Kurt fu piacevolmente sorpreso di trovarsi davanti a Central Park, e di vedere suo marito che tirava fuori l’occorrente per un pic nic dal bagagliaio del taxi.
Forse qualcuno avrebbe trovato il tutto troppo banale, ma Kurt non poteva chiedere di meglio: da quando erano a New York erano stati pochissime volte al parco, per via dei vari impegni. Fare una pic nic li era una di quelle cose che si ripromettevano sempre di fare, ma che alla fine non facevano mai. Con gran dispiacere di Kurt ovviamente, che aveva inserito quella cosa nella lista delle “cose da fare a New York”.

-che bello, il parco!- esclamò il piccolo Kyle tutto felice. Aspettò che Blaine pagasse il tassista, poi afferrò entrambi per mano e li trascinò dentro il parco, sotto i loro sguardi divertiti.
Dopo aver girato per una buona mezz’ora, visto che il festeggiato non riusciva a decidersi su dove potevano sistemarsi, Blaine poggiò la roba sotto un grande albero e stese la coperta che aveva comprato per l’occasione.
-posso andare a giocare?- disse il piccolo Kyle, indicando la riva di un piccolo stagno.
-certo piccolo, ma non allontanarti e stai attento- gli rispose Kurt sorridendogli. Il bambino annuì e lanciò un’occhiata sorridente a Blaine, che gli strizzò un occhio.
In realtà aveva chiesto a Kyle di lasciarli un po’ soli durante la giornata.
Kurt si sedette sulla coperta, e Blaine s’inginocchiò dietro di lui, abbracciandolo.
-ti è piaciuta la sorpresa?- gli chiese con tono dolce. Kurt prese la mano di Blaine e la baciò.
-tantissimo. Ti amo- gli rispose.

E passarono la giornata così, tra parole dolci, coccole, giochi, e risate. Kurt era felice come non mai, ma quel tarlo della preoccupazione, sebbene non fosse uscito fuori, restava sempre annodato nella sua mente.
-I regaliii!- esclamò Kyle il pomeriggio.
-che regali? Non era questo il regalo?- chiese Kurt, guardando Blaine stupito.
-no, questo era parte del regalo. Credevi di cavartela solo con una giornata al parco?- chiese Blaine, divertito.
-ma non ce n’era bisogno! A me il parco basta eccome!- ribattè Kurt.
-prima il mio, prima il mio!- disse Kyle, saltellando.
Si avvicinò alla cesta del pic nic, e tirò fuori un pacco di forma rettangolare, impacchettato in malo modo.
-la carta l’ho messa io!- esclamò il piccolo, orgoglioso.
-è bellissima!- disse Kurt, cercando di essere il più convincente possibile. La carta non copriva completamente il regalo, ma Kurt non riuscì a indovinare cosa fosse finchè non l’ebbe aperto.
-un album?!- esclamò sorpreso. Era blu, molto simile al colore dei suoi occhi, semplice ma bellissimo.
-si! Ci mettiamo tutte le foto di noi tre insieme!- esclamò il piccolo, entusiasta all’idea.
-il che potrebbe portarti a chiederti “come le faremo le foto?”, per cui entra in gioco il mio regalo- disse Blaine, mettendogli un pacco colorato in grembo.
-non mi avrai mica…- sussurrò scartando impaziente il regalo.
Una macchina fotografica. Una bellissima, meravigliosa e professionale macchina fotografica.
Senza pensarci un attimo saltò addosso e lo abbracciò, ripetendo un milione di volte “grazie” e “ti amo”.
La serata proseguì allegramente, con Kurt e Blaine che si alternavano per scattare foto.
Purtroppo verso le sette dovettero riportare Kyle all’orfanotrofio, e infine andarono a casa.

-passato una bella giornata?- gli chiese Blaine, porgendogli la sua tazza di the. Era seduto sul davanzale della finestra, e ammirava il panorama di New York illuminata durante la notte.
-bellissima- disse Kurt sospirando.
-che succede amore?- gli chiese Blaine, guardandolo con serietà. Aveva capito che Kurt aveva qualche preoccupazione per la testa, nonostante tutti i tentativi di quest’ultimo di nasconderlo, ma aveva deciso di aspettare il momento più opportuno per affrontare l’argomento.
Certo non si aspettava una risposta chiara e diretta.
-ho paura- disse, guardandolo intensamente negli occhi. Attese che Blaine dicesse qualcosa e, visto che non fiatò, riprese a parlare.
-ho paura di quello che succederà. Ho paura di non farcela, di non essere un buon genitore. Ho paura che tu faccia tutto questo solo per rendermi felice, e non perché lo vuoi quanto me. Ho paura di come potrebbe essere dura la vita di Kyle, con due genitori gay. Ho paura di tutto Blaine, e mi sento anche piuttosto stupido, perché so che sono delle sciocche paure, ma non posso fare a meno di provarle- concluse, abbassando lo sguardo.
Blaine gli prese la mano e la strinse tra le sue- non sono sciocche paure, Kurt. È normale essere terrorizzati, e credimi quando ti dico che provo le stesse cose. Ma devi sempre ricordarti una cosa Kurt: io sono qui con te. Siamo insieme in questa cosa, e sono sicurissimo che insieme ce la faremo. Abbiamo affrontato molte difficoltà nella vita, tesoro, e ce la siamo sempre cavata. Finchè noi siamo insieme, possiamo anche governare il mondo- concluse.
Kurt gli sorrise, rincuorato. Blaine sapeva sempre cosa dire, e quando dirla. Sapeva come farlo sentire meglio, come consolarlo e aiutarlo.
-e questo ci porta alla parte finale della sorpresa. Non sapevo che cosa ti passasse per la testa, ma credo di non aver fatto la scelta più azzeccata in vita mia come adesso.- proseguì Blaine tirando fuori la sua chitarra da dietro il mobile.
Kurt spalancò la bocca sorpreso, non credeva che ci sarebbe stato ancora dell’altro.

E quando Blaine iniziò a strimpellare le prime note, Kurt riconobbe subito la canzone e penso che si, non poteva fare una scelta più azzeccata.

You light the skies, up above me
A star, so bright, you blind me,
Don't close your eyes Don't fade away,
Don't fade away don't fade away, Ohhhhhhhhh! Oh
Yeah you and me we can ride on a star
 If you stay with me boy
We can rule the world!
Yeah you and me we can light up the sky
If you stay by my side
We can rule the world!

Take That- Rule the world

Blaine canto per lui, dedicandogli ogni singola parola, ogni nota, ogni emozione che poteva offrirgli.
E dentro di se pensava sempre che non sarebbe mai stato abbastanza. Che il suo Kurt meritava tutto il bene del mondo. Pensava che sarebbe stato un padre meraviglioso, che era abbastanza forte per affrontare qualunque cosa, che Kyle non avrebbe potuto trovare un papà migliore.
Quando Blaine terminò la canzone, Kurt si fece sfuggire una lacrima di commozione. Poggiò a terra la sua tazza, e abbracciò suo marito.
-ti amo tantissimo. Sei la cosa migliore che potesse mai capitarmi- sussurrò contro il suo petto.
-te lo prometto Kurt. Qualunque cosa succederà, io ci sarò sempre per te. Non ti abbandonerò mai, e vedrai che ci riusciremo-

 

 

 

ANGOLO PAZZA
eccomi ritornata alla Daddy!Klaine!!!!
Da oneshot per un concorso, a long raccolta/storia.
Sinceramente, la storia non ha una linea precisa, più che altro sono dei piccoli momenti della vita di Kurt e Blaine da sposati. E ho deciso che per ogni capitolo ci sarà un disegno di muchacha10, che ispirano tutta la storia.
Spero che il compleanno di Kurt vi sia piaciuto, e spero di aggiornare presto il prossimo capitolo.
Se tra di voi c’è qualcuno che segue la mia CrissColfer, ne approfitto per avvisare che visto che mia madre mi sta facendo lavorare, ho pochissimo tempo per scrivere il nuovo capitolo :(
Conoscete la canzone che ho messo? nel link li sopra c'è il video con la traduzione, e ho pensato che per loro non esistesse davvero canzone più azzeccata di questa.
Volevo chiedervi: la lunghezza dei capitoli vi va bene? sono poco più di quattro pagine di Word, ma se per voi sono troppo piccole, le posso allungare senza problemi :)
ODDIO sono nervosissima, ho proprio paura che questo capitolo non vi piaccia ç_ç
vi prego ditemi che ne pensate, ho proprio bisogno di un po’ d’autostima!
Comunque un enorme grazie a
Betty97 sakuraelisa e Ele05 per essersi prese la briga di recensire lo scorso capitolo *---*
Un milione di grazie anche alle 6 persone che hanno messo la storia tra le seguite, e le due che l’hanno messa tra i preferiti/ricordati.
Vado che muoio di sonno.

Mikaela

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Capitolo 3
*** I'm so Happy right Now ***


I’m so Happy right Now

 

 

 

 

 

Finalmente, dopo mille scartoffie, incontri con l’assistente sociale e con Kyle, Kurt e Blaine riuscirono ad adottarlo.
Quel giorno, o meglio IL giorno, si presero entrambi una pausa dal lavoro, e quasi “corsero” all’orfanotrofio, impazienti di portare il piccolo a casa.
Arrivarono circa un’ora prima e, non volendo disturbare nessuno solo perché erano così frettolosi, aspettarono fuori dall’orfanotrofio camminando avanti e indietro.

Passata l’ora si tuffarono sull’entrata, e raggiunsero velocemente la camera di Kyle.
-Kurt! Blaine!- esclamò il piccolo felice.
-Kyle!- risposero i due, per poi andare ad abbracciarlo sorridenti.
-perché siete qui?- chiese lui, confuso. Di solito non venivano la mattina presto.
-siamo venuti a prenderti. Verrai a casa con noi, sei conten- ma Kurt non aveva nemmeno finito la frase che il piccolo aveva abbracciato entrambi.
-che bellooooo!- esclamò felice come non mai.
I coniugi lo strinsero forte tra le braccia, lanciandosi tra di loro uno sguardo di pura felicità.
Poi aiutarono Kyle a recuperare tutte le sue cose (non che fossero tante, era pur sempre un orfano), e Kyle quasi li trascinò fuori dalla struttura, tanta era la sua voglia di andarsene da quel posto orrendo.
E Kurt e Blaine poterono constatare che l’impazienza sarebbe stata una caratteristica di famiglia.

Arrivarono a casa poco dopo. Kyle non aveva voluto salutare i suoi compagni, che lo avevano preso sempre in giro, e così ci avevano messo meno tempo per arrivare.
-ecco Kyle, questa è casa nostra!- esclamò Blaine, mentre Kurt apriva la porta.
I tre avevano passato spesso pomeriggi insieme al parco, al cinema o in giro per New York, ma non erano mai stati a casa loro, quindi Kyle andava li per la prima volta.

-Wow!- esclamò il piccolo, spalancando gli occhietti, colpito.
La casa era semplice, non era grande e non aveva nulla di esageratamente sfarzoso, ma in confronto all’orfanotrofio doveva sembrargli un appartamento di lusso.
-fatti pure un giro- gli disse Kurt, accarezzandogli i capelli.
Il piccolo annuì, e poi si rivolse al suo inseparabile pupazzo di Harry Potter –andiamo Harry!- disse, prima di correre a esplorare il soggiorno.
Intanto i neo Papà andarono a poggiare la roba di Kyle nella sua nuova stanza, che prima fungeva da studio per entrambi.
-sembra contento- mormorò Kurt, sorridendo.
-sembra che stia per volare dalla felicità!- lo corresse Blaine, abbracciandolo da dietro.
Kurt si beò di quel contatto e sospirò, godendosi il momento.
Aveva un marito meraviglioso, in una casa fantastica, con un lavoro bellissimo e un figlio stupendo.

“Aspetta un attimo… figlio?” suonava ancora così strano dirlo.
-Blaine, lui è nostro figlio- disse Kurt, emozionato.
E suo marito spalancò gli occhi, colpito anche lui da quella rivelazione. Guardarono Kyle che correva intorno al tavolo della cucina ridendo, immaginandosi chissà quale battaglia di lui e il suo piccolo Harry.
-nostro figlio- ripetè, per il gusto di poterlo dire- suona davvero bene- disse, e fece girare suo marito per dargli un dolce bacio.
Kurt gli sorrise, con gli occhi lucidi, lasciando sfuggire una lacrima d’emozione. Poi sentì qualcosa aggrapparsi alla sua giacca.
Guardò giù e si scontrò con gli occhi nocciola scuro del piccolo Kyle, che lo guardavano curioso.
-Kurt, perché piangi? Sei triste?- chiese preoccupato. Forse non era più felice di averlo li? Forse volevano riportarlo in orfanotrofio?
-no, non sono triste- gli disse, abbassandosi per guardarlo alla stessa altezza –sono solo felice- e gli sorrise, scacciando via ogni sua preoccupazione.
-Vuoi vedere la tua camera?- gli chiese Blaine-
Il piccolo annuì ripetutamente, colpito dalla scoperta di avere una camera tutta per lui. Non ci sarebbe stato nessun Sal o Marc a prenderlo in giro e spaventarlo durante la notte, avrebbe avuto una stanza tutta per se!

Entrò un po’ titubante. Non scorrazzò in giro per tutta la camera, come con le altre. anche se non sapeva il perché, voleva osservare ogni piccolo dettaglio, come che da un momento all’altro potesse sparire.
Toccò la scrivania, forse un po’ troppo alta per lui, bianca e blu. Sfiorò i pomelli tondi, la sedia, il cuscinetto colorato e i pochi libri che si trovavano sopra.
Aprì uno dei cassetti, trovandolo vuoto.
-ci metterai le tue cose, anche gli altri cassetti sono vuoti- gli disse Blaine, dal ciglio della porta. Entrambi i papà aveva tacitamente concordato che era meglio restare fuori, e lasciare che Kyle studiasse bene la stanza.
Quest’ultimo annuì solo, pensando che non aveva così tanta roba da riempire quei cassetti.
Passò all’armadio, molto simile alla scrivania come stile. Era molto alto, e Kyle aprì una delle ante curioso.
Trovò qualche vestito appeso, tra cui riconobbe il farfallino Blu che gli aveva regalato Blaine qualche tempo fa. Lo accarezzò con le sue piccole dita, quasi ad accertarsi che fosse reale, poi lo ripose nell’armadio e chiuse l’anta.
Passò alla libreria, sempre dello stesso stile degli altri mobili, quasi vuota. Accarezzò un paio di copertine dei pochi libri che la popolavano, e poi passò oltre. Per ora i libri non erano il suo principale divertimento.
Osservò poi il tappeto circolare al centro della stanza, accorgendosi solo in quel momento della sua presenza, che aveva delle sfumature dal celeste, al viola fino all’azzurro e al blu, che si trovava sotto il lampadario a forma di aeroplano, che guardò con aria davvero colpita.
Poi, lasciandolo volutamente per ultimo, passò al letto.
Si trovava nell’angolo a sinistra. La testata era poggiata sul muro accanto alla finestra, di fronte a loro, mentre il lato più lungo si poggiava sul muro di sinistra.
Ai piedi del letto c’era un grande Baule, ma ciò che colpì Kyle furono le lenzuola del letto.
Ci mise un po’ per riconoscerlo, però doveva essere per forza lui!
-Harry!?- esclamò sorpreso. Quello era proprio il suo pupazzetto, anche se non lo aveva riconosciuto subito. Era a cavallo di una scopa e allungava la mano verso una piccola sfera gialla con le ali.
-è stata un impresa riuscire a trovare quelle lenzuola! Ti piacciono?- domandò Blaine. In tutta risposta Kyle si tuffò sul letto, allargando le braccia, come che volesse abbracciarlo.
-è Bellissimo!- esclamò con la faccia sul cuscino, che fece arrivare la sua voce ovattata all’orecchio di Kurt e Blaine.
Però il forte brontolio dello stomaco non arrivò alle loro orecchie altrettanto silenzioso.
-mi sa che qualcuno qui ha fame…- disse Kurt sorridendo, mentre Kyle levava la testa dal cuscino e annuiva imbarazzato.
-d’accordo, io vado a preparare qualcosa da mangiare. Voi due che ne dite di sistemare la roba di Kyle?- continuò Kurt, uscendo dalla stanza.

-vediamo un po’ cosa ha preparato Kurt…- dsse Blaine aprendo la porta della cucina, seguito da Kyle.
Entrambi rimasero a bocca aperta. Il più grande perché non credeva che avrebbe mai visto suo marito cucinare qualcosa di diverso da cibi dietetici, il più piccolo perché semplicemente non aveva mai visto niente del genere.
C’erano patatine fritte, hamburger, tacos e un immancabile insalata, tutto in quantità industriali.
Kurt ammetteva di aver un po’ esagerato con le porzioni, ma l’emozione della giornata e l’arrivo definitivo di Kyle nelle loro vite, gli avevano fatto prendere un po’ la mano.
Fortunatamente ricevette solo commenti entusiasti, soprattutto da parte di Kyle.
-è buonissimo!- oppure –fantastico!- o cose simili. Perfino l’insalata era stata di suo gradimento, cosa parecchio strana per un bambino.
Senza che il nuovo arrivato se ne accorgesse, Kurt e Blaine continuavano a guardarlo estasiati da ogni piccola cosa che faceva. Un’espressione buffa, un commento, o anche un piccolo sorriso erano soggetti a sguardi adoranti o sorrisi dolci.

A dispetto di quanto pensassero, la giornata si rivelò davvero stancante. Giocarono con Kyle tutto il giorno, andarono al parco giochi per tutto il pomeriggio, mangiarono una pizza, e infine guardarono un film al cinema.
Rientrati a casa, Kyle dormiva in braccio a Blaine con la testa poggiata sulla sua spalla.
Nonostante fossero entrambi distrutti, non si risparmiarono dal lanciargli un'altra occhiata adorante.
Andarono in camera sua, gli fecero indossare il pigiama nuovo, e lo misero a letto, con accanto il suo inseparabile pupazzetto.
Si diressero in camera loro e, dopo essersi cambiati, si tuffarono nel letto.
Blaine si era appena accoccolato sul petto di Kurt, quando sentì il materasso abbassarsi dietro di lui, si voltò e vide nella semi-oscurità il visino di Kyle.
-che succede piccolo?- gli chiese assonnato, svegliando anche Kurt.
-posso… posso dormire con voi?- chiese piano il piccolo. Non lo avrebbe mai ammesso, ma era così abituato a dormire con gli altri bambini che ritrovarsi in una camera da solo, non lo faceva dormire.
I due coniugi si scambiarono un’occhiata, prima che Blaine scostasse le coperte e gli dicesse di coricarsi con loro.

Kurt aprì gli piano gli occhi, sbattendoli ripetutamente. La visuale che gli si presentava, della sua stanza vista dal basso, non era quella a cui era abituato tutte le mattine.
Aveva il cuscino sotto la sua testa, però da che ricordasse, il loro materasso non era così duro, o così freddo.
Guardandosi meglio intorno si accorse che quello non era il suo letto. Era il pavimento.
provò ad alzarsi, ma senza successo. Qualcosa era avvinghiata a lui, e non gli permetteva di muoversi.
Girò la faccia, e trovò il volto di suo marito a pochi centimetri dal suo. Sorrise. Almeno qualcosa non era cambiato dai loro soliti risvegli mattutini.
Ma perché dormivano abbracciati sul pavimento?
Senza svegliare Blaine, cercò di alzarsi per controllare cosa fosse successo. E, riuscito finalmente a mettersi a sedere, si accorse che il loro letto era occupato da qualcun altro.
Ridacchiò piano alla vista del loro figlio  sdraiato sul loro materasso, con le coperte attorcigliate intorno alle gambe, le braccia aperte, e i ricci scompigliati.

Poi Kurt si toccò i capelli, trovandoli scompigliati, sentì un tremendo dolore alla schiena e probabilmente aveva anche le occhiaie per il poco sonno. Guardò la stanza sparsa di cuscini e lenzuola, il suo Figlio-da-un-Giorno  che occupava il suo letto, suo marito mezzo avvinghiato ai suoi fianchi che dormiva ancora, e disse

-Sono davvero felice in questo momento-

 

 

 

 

ANGOLO AUTRICE

Mi scuso tantissimo per il ritardo, ma i corsi estivi sono iniziati, e mi hanno tolto un po’ di tempo :/
Anyway, che ne pensate? Vi piace la prima giornata che Kyle trascorre a casa Hummel-Anderson?
Spero proprio di si!
e la foto? Io la trovo semplicemente adorabile! Quindi un grazie speciale a Muchacha!
vorrei ringraziare Sakuraelisa per aver recensito lo scorso capitolo, è stata molto gentile e mi ha fatto davvero piacere :)
Grazie mille anche 9 persone che hanno messo questa storia tra le seguite *-*
alle 3 persone che l’hanno lasciata tra i preferiti *--*
e le 2 che l’hanno messa tra i ricordati *---*
Baci e al prossimo capitolo

Miky

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Capitolo 4
*** Una piccola Ohana Potteriana ***


Una piccola Ohana Potteriana

 

 

Il primo periodo non fu facile come avevano sperato. Perché l’organizzare la giornata per andare un paio d’ore a vedere Kyle in orfanotrofio era completamente diverso dall’avere Kyle a casa. Dovevi pensare a svegliarlo, preparargli la scuola, prepararlo per l’asilo, accompagnarlo, andare a riprenderlo e trovare un modo per non lasciarlo da solo la sera.
E tutto ciò si era davvero complicato. Kurt e Blaine erano davvero occupati con i loro rispettivi lavori, e vi erano degli impegni che non potevano assolutamente rimandare.
In più Kyle mostrava una grande avversione per l’asilo, che non rendeva di certo le cose più facili. Quando lo accompagnavano li e facevano per andarsene, il piccolo si metteva a piangere e non smetteva finchè non tornavano indietro. Solo quando il piccolo si distraeva con altri giocattoli, i suoi papà riuscivano ad andarsene, arrivando in ritardo al lavoro.
Il piccolo non poteva farci nulla. vedere tutti quei bambini li, senza dei papà o delle mamme che li accompagnavano, gli ricordava troppo l’orfanotrofio.
Perché i genitori portavano i bambini li? Non potevano tenerli con loro a casa? Non gli volevano bene abbastanza da tenerli sempre con loro?
Non poteva dirlo con certezza, ma sapeva che se i genitori degli altri bambini non volevano bene ai loro figli, lo stesso non si poteva dire di Kurt e Blaine. Loro gli volevano un mondo di bene, e non si stancavano mai di ripeterglielo.
Però aveva paura. E se un giorno lo avessero accompagnato e poi non fossero tornati a riprenderlo? Non voleva vivere all’asilo per sempre!
Per fortuna le cose non rimasero così per sempre. Kurt e Blaine capirono perché il loro piccolo si rifiutava di andare all’asilo, e affrontarono il discorso, usando uno dei suoi cartoni Disney preferiti.
-Kyle, ti va di fare un piccolo gioco?- chiese Blaine entrando nella sua stanza, con tempere di vari colori.
Il piccolo annuì, guardando rapito tutte le varietà di colore tra le mani di suo padre.
Kurt li raggiunse con qualche straccio che avrebbe usato per ripulire il disastro che sicuramente avrebbero fatto.
-Forza campione, scegli un colore!- esclamò Blaine.
Kyle guardò un attimo le tempere, pensieroso. Alla fine optò per un blu scuro. Kurt a sua volta scelse un arancio-ambra, mentre Blaine prese un azzurro.
-adesso guarda- Disse Blaine. Prese un piattino di plastica, ci mise il colore che aveva scelto e, una volta che il colore si era ben esteso, ci aveva poggiato la mano.
Kurt cercò di trattenersi dal dire che dopo quello gli ci sarebbero volute ore per ripulire le sue mani da ogni macchia di colore, e fece altrettanto con il suo.
Poi Blaine prese un altro piattino, e ripetè l’operazione con il colore di Kyle.
Un po’ titubante Kyle mise la mano sul colore, ma sentendo la sensazione della tempera fredda e liquida sulla sua pelle, non potè che sorridere.
-Adesso vieni qui- gli disse Kurt dolcemente. Si sistemarono accanto a un pezzo di parete bianca, dopo di che Blaine e Kurt premettero le loro mani sul muro, lasciando la loro impronta colorata.
-forza, fallo tu!- esclamò Blaine.
Il piccolo annuì e si avvicinò alla parete. Mise la manina fra le impronte dei suoi papà, e premette più forte che potè.
Poi Kurt lo fece accomodare tra le sue gambe e mentre lo puliva con lo straccio che aveva preso prima, Blaine scriveva qualcosa sotto le loro impronte, usando l’indice sporco di vernice.
-cos’è quello?- chiese Kyle, indicando la parola che non sapeva ancora leggere.
-c’è scritto Ohana- disse Blaine, sorridendogli - sai che cosa significa?-
-Ohana significa famiglia, e famiglia….- iniziò Kurt.
-significa che nessuno viene…- continuò Blaine.
-abbandonato, o dimenticato- concluse Kyle, sorridendo alla citazione di Lilo e Stitch.
-noi siamo una Ohana Kyle- gli spiegò Blaine.
-sai che vuol dire questo?- gli chiese Kurt.
-che non ci abbandoneremo mai?- chiese allora il figlio.
-esattamente- dissero i suoi papà in coro. Blaine si avvicinò a loro, e li strinse in un forte abbraccio, che sapeva di vernice e vestiti sporchi, ma soprattutto di Famiglia.

Da quel giorno Kyle non pianse più quando i suoi genitori lo lasciavano all’asilo.

Le cose si sistemarono, Kurt e Blaine coordinarono i loro orari in modo che a turno restassero a casa con Kyle la sera, mentre l’asilo fu cancellato dalla lista dei problemi.
Lo stress iniziale fu sostituito alla gioia di avere un piccolo tornado che scorrazzava per la casa, mentre la stanchezza post-lavoro si cancellava a ogni sorriso o piccola risata del bambino.
E vennero quelle giornate cariche di spensieratezza e della gioia di vivere in una Ohana.
Giornate in cui Blaine scoprì a quali livelli suo figlio fosse “acculturato”, in particolare in una certa materia.

-che vuol dire che non lo sa?- chiese Blaine scioccato.
-vuol dire esattamente quello che ho detto: non ha la più pallida idea di chi sia!- esclamò Kurt, divertito dalla reazione del marito a quella scoperta.
-non è possibile, dorme con lui praticamente tutte le notti!-
-certo, ma non sa mica la sua vita, morte e miracoli!- ribattè l’altro.
-mio figlio deve conoscerlo! Che razza di padre sarei altrimenti?-
-secondo me saresti comunque un ottimo padre, ma se non ci credi, domandaglielo tu stesso- lo incoraggiò Kurt.
Blaine non se lo fece ripetere, e fece venire Kyle in cucina, dove lui stava parlando con il marito, che puliva le stoviglie della cena.
-Kyle, piccolo, sai dirmi chi è Harry Potter ?- domandò Blaine.
Il piccolo scosse la testa.
-dai piccolo, si che lo conosci- cercò di incoraggiarlo Blaine.
Quello scosse ancora la testa e aggiunse- l’unico Harry che conosco è lui- disse indicando poi il suo pupazzetto, che teneva sempre tra le mani.
E allora Blaine esplose in mille congetture, imprecazioni, domande e complessi vari, dovuti a quella rivelazione.
Suo figlio non sapeva chi era il mago più famoso di tutto il mondo. Lui, Blaine Anderson, che si era spacciato per il più grande Potteriano d’America, che anni fa diceva a tutti che i suoi figli avrebbero ascoltato come storie solo “le fiabe di Beda il Bardo”, non aveva mai detto a suo figlio chi fosse Harry Potter.
-ma che razza di padre sono? Come ho mai potuto dimenticare una cosa del genere? Povero HP, abbandonato dal suo fan numero 1! No, non posso definirmi un Potteriano, non dopo quello che ho fatto! Come ho potuto dimenticare le regole del buon Fan di Harry Potter? Come…-
E mentre Blaine continuava con gli sproloqui, Kyle si avvicinò a Kurt, senza smettere di fissare il riccio.
-che cos’ha Blaine, Kurt?- gli chiese il piccolo, confuso.
-nulla tesoro. Blaine adora tantissimo questo personaggio, che poi sarebbe anche il pupazzetto che hai tra le mani, e…-
-FERMI TUTTI!- esclamò facendo un salto. Sia Kurt che Kyle sobbalzarono dallo spavento.- so io cosa dobbiamo fare! Kurt fai i pop-corn! Kyle prendi una coperta, io penserò ai DVD!- e detto questo fuggì alla ricerca del suo cofanetto con tutti i film di HP.
Gli altri due, un po’ scioccati, fecero come gli era stato “ordinato”. Poco dopo erano tutti e tre davanti alla tv, con i pop-corn, una coperta gigante, e i loro pigiami.
-Kurt, Blaine è diventato pazzo?- sussurrò il piccolo all’orecchio del padre, il quale ridacchiò divertito.
-penso proprio di si piccolo- rispose annuendo.
-Silenzio! Sta iniziando!- esclamò Blaine, per poi indicare il televisore con insistenza.
-vedi Kyle? Questa è l’influenza di zio Cooper!- disse Kurt, facendo ridacchiare il piccolo.
Ricordava perfettamente lo zio che qualche giorno prima era andato a trovarli e aveva la buffa mania di indicare ogni cosa che gli capitava a tiro.
Ma Blaine li zittì nuovamente, e i due si limitarono a lanciarsi un’occhiata complice prima di guardare il film.

 

-quel bambino è proprio antipatico!- esclamò Kyle, indicando Dudley.
-tranquillo piccolo, nessuno lo sopporta- lo rassicurò Blaine, facendo una smorfia.
-perché Harry riesce a parlare con i serpenti?- chiese, guardando il bambino alla tv che chiacchierava tranquillamente con il serpente dietro il vetro.
-è un rettilofono- spiegò Blaine in gergo Potteriano.
-Un cosa?- chiese il piccolo, confuso.
-è un mago, anche se non lo sa. Ed è speciale perché non tutti i maghi parlano con i serpenti- gli spiegò Kurt.
-guarda questa scena!- esclamò Blaine.
Il vetro del serpente era scomparso, e Dudley era caduto dentro l’acqua.
Kyle iniziò a ridere di gusto.
Indicò la tv e disse- ben ti sta!- mentre Kurt mormorò “l’influenza di zio Cooper”.

-posso andare a Hogwarts anzi che all’asilo?- chiese il bambino.
Kurt ridacchiò- non puoi Kyle, ci vanno i bambini di 11 anni!-
-allora posso andarci a 11 anni?- chiese lui.
-deve arrivarti la lettera…- iniziò Blaine, cercando di desistere il figlio da quel proposito. Non voleva che ci sarebbe rimasto male visto che non ci sarebbe mai andato-.. e deve essere un mago-
-un mago tipo con i giochi con le carte? E i conigli nel cilindro?- chiese ancora Kyle.
-una specie….- mormorò Kurt, incerto.
Kyle stette un attimo in silenzio, poi chiese
-a natale mi regalate una bacchetta?-

-Cos’è un Troll?- domandò Kyle, dopo che Il professor Raptor era entra entrato nella sala grande e lo aveva urlato.
-un troll è un mostro enorme e molto stupido, però è anche forte- gli spiegò Blaine.
-…ma da quella parte non ci sono i bagni delle ragazze?- chiese il ragazzino alla tv.
-oh no! Hermione! Era nei bagni! Devono salvarla!- esclamò il piccolo Kyle, preoccupato per la bambina.
-tranquillo Kyle, Harry risolverà la situazione, come al solito- lo rassicurò Kurt.

-Ron è davvero coraggioso!- esclamò Kurt, mentre il piccolo rosso giocava con gli scacchi magici.
-hey! Guarda che è Harry ad andare contro Tu-Sai-Chi!- ribattè Blaine, offeso.
-ma dai, Ron si è offerto spontaneamente! Mentre Harry è stato praticamente costretto!- ribattè Kurt.
-non è vero! Harry è un eroe!-
-Ron è meglio!-
-Harry!-
-Ron!-
-Harry!-
-Ron!-
-Hermione è davvero carina- disse Kyle, sospirando.
Kurt e Blaine si scambiarono un’occhiata e ridacchiarono sommessamente. Il loro figlioletto si era preso una cotta per Hermione Granger.

-è finito! Forza tesori miei, andia…- ma Blaine si bloccò, accorgendosi che gli altri due non lo stavano ascoltando.
Era stato così preso dal film che nemmeno si era accorto che Kurt si era addormentato sulla sua spalla, e che Kyle sonnecchiava sulle sue gambe.
Li guardò entrambi e sorrise, i due uomini della sua vita.

Si, decisamente aveva una bellissima Ohana.

 

 

Angolo Autrice

Mi scuso per l’enorme ritardo, ma in questi giorni sono stata presa da varie cose  (che non sto ad elencarvi per non annoiarvi) ed è venuto male aggiornare prima di oggi.
Vi piace questo capitolo? Sinceramente l’idea dell’Ohana mi è piaciuta molto, ma quella Potteriana l’ho adorata.
Ho rivisto le immagini a mia disposizione, e ho notato che sono in tutto 9 capitoli più un presuto epilogo.
Ho già selezionato tutte le immagini di Muchacha che volevo nella ff, ma se voi ne avete una in particolare che vorreste vedere, non esitate a dirmelo, e io vedrò di inserirla.
Però vi devo avvisare che probabilmente salterò l’aggiornamento della prossima settimana, perché parto per le vacanze e torno il 23…
quindi spero che mi diciate se il capitolo vi è piaciuto!
grazie mille per le recensioni meravigliose che mi lasciate, e grazie anche ai lettori silenziosi che continuano a seguirmi!

Baci Miky

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Capitolo 5
*** non ci diremo mai 'addio' ***


Non ci diremo mai “addio”

.

 

.

Una volta che la famiglia si fu stabilizzata definitivamente, ci fu una nuova novità per la casa Hummel-Anderson: l’afflusso di gente.
Perché amici e parenti, incuriositi dai racconti dei neo-genitori al telefono, avevano approfittato delle acque calme per andare a trovare il piccolo Kyle.
Cooper, stranamente, era stato tra i primi. Era in vacanza a New York  con sua moglie Sara e il figlio Matt, e si era praticamente autoinvitato a casa loro. Voleva a tutti i costi che i cugini Anderson si conoscessero.
Era stata una buona idea: si erano divertiti, Matt e Kyle avevano subito legato (nonostante avessero circa 5 anni di differenza), e il piccolo era rimasto impressionato dalle tecniche di “recitazione” dello zio Coop.

Dopo la maratona Harry Potter (e solo dopo quella, perché nessuno poteva interromperla) arrivarono zia Rachel e zio Finn, con Carole e Burt.
-Kyle, vieni a salutare i nonni e gli zii!- esclamò Blaine, dopo aver aperto la porta alla famiglia Hummel-Hudson.
Al richiamo del genitore, il piccolo si era precipitato come un terremoto alla porta ma, notando degli sconosciuti, aveva fatto una rapida curva, per finire dritto dietro le gambe di Blaine.
-tesoro non nasconderti li dietro, i nonni non possono vederti- aveva esclamato Kurt, prima di avvicinarsi all’entrare e salutare tutti calorosamente.
Ma il piccolo, tenendosi più stretto che mai Harry, non accennava a voler uscire dal suo nascondiglio, buttando qualche occhiata agli sconosciuti davanti alla porta. Il più alto gli ricordava molto l’orsacchiotto gigante con cui giocava spesso all’asilo, mentre la donna mora sembrava la sua maestra di disegno, solo con i capelli più lunghi e il naso più grande.
Dietro di loro, due signori anziani lo guardavano sorridente. La signora aveva un viso molto dolce,  mentre l’uomo nonostante il sorriso, aveva l’aria burbera e riservata.
Chi erano quelle persone? Dei cattivi, come il Signore Oscuro?
Inorridì al pensiero, e si arpionò alla gamba del genitore, facendogli quasi male.
-piano Kyle, così mi fai male!- rimproverò scherzosamente Blaine.
Kyle guardò di nuovo il signore, incuriosito. Gli ricordava qualcuno, in un certo senso.
Lentamente si stasso dalla gamba di Blaine, mentre sei paia di occhi lo osservavano, in attesa di una sua mossa.
Con non poca paura superò l’uomo e la donna, per arrivare davanti al signore, mentre tra le braccia teneva il suo Harry stretto stretto.
-io sono Kyle. Tu chi sei?- gli disse timidamente il bambino. Non sapeva il perché, ma di tutti gli sembrava quello più buono.
L’uomo, un po’ a fatica, s’inginocchiò per guardarlo negli occhi, e gli sorrise.

È lo stesso sorriso di Kurt. Pensò il bambino stupito.
-io sono Burt, il papà di Kurt- gli rispose. Quando aveva parlato al telefono con il figlio, qualche giorno fa, gli aveva spiegato che Kyle non li chiamava Daddy o Papà, ma per nome.
Allora il piccolo riccio si voltò verso Kurt.
-tu hai un papà?- gli chiese stupito. Non gli aveva mai sentito parlare di un papà, prima d’ora.
-certo che ho un papà, piccolo!- gli disse, ridacchiando.
-dai entrate, non vorremo rimanere sulla porta tutto il giorno?- chiese giocosamente Blaine.
E così si accomodarono in soggiorno.
Kyle si mise in disparte, per farli entrare, senza mai distogliere lo sguardo dalla figura di Burt.
-gli piaci- sussurrò Kurt all’orecchio del padre.
-scherzi? Di solito c’è un fan club per Carole, mentre stanno alla larga da me!- rimbeccò lui.
-Kyle è speciale. Guarda, non ha smesso di fissarti- e gli indicò Kyle che li osservava parlottare.
-Vieni qui Kyle, ho una cosa per te!- trillò Rachel, facendolo sobbalzare.
Lanciò un’occhiata preoccupata a Blaine, che gli sorrise –su Kyle, vai a vedere cosa ti ha portato zia Rachel-
-ben venuto in famiglia piccolo- gli disse zio finn, dandogli una busta con due regali.
Kyle afferrò quello più largo e basso –quello è da parte mia!- esclamò eccitata Rachel.
Dentro c’era una maglietta blu, con una stella gialla sul petto.
-quello è il mio marchio- gli disse la zia, indicando la stella.
Kyle, non sapendo bene che dire, mormorò un grazie, e richiuse la scatola, timido. Ovviamente Rachel rimase un po’ basita dal suo poco entusiasmo, ma non si fece abbattere.
-questo è da parte mia invece- disse Finn, dandogli l’altra scatola.
Un pallone da calcio.
-sapevo che Kurt non avrebbe approvato nessun pallone da Football…-
-quello sport è troppo violento, e lui è troppo piccolo!- esclamò Kurt in sua difesa.
-… per cui ho pensato a uno da calcio, che è molto più sicuro come gioco- concluse lo zio.
Kyle gli rivolse un sorriso raggiante, ma un’occhiata di Kurt gli bastò per capire che non era il momento giusto per giocare.
-il nostro è fuori dalla porta, dentro avrebbe sporcato- spiegò Carole.
-su, vai a vedere!- lo esortò Burt, e Kyle non se lo fece ripetere due volte.

Una bici. Fuori dal suo portone c’era la bici più bella che avesse mai visto.
-è mia?- chiese estasiato, agli adulti che lo avevano raggiunto.
-certo piccolo, ti piace?- gli chiese Carole.
-è bellissima! Grazie…- Kyle rimase un attimo perplesso. Come li doveva chiamare? Blaine aveva detto che erano i suoi nonni -… nonni!- concluse, sperando che andasse bene chiamarli così.
Carole dovette girarsi un attimo per non far notare al piccolo la lacrimuccia di commozione che gli era sfuggita.
-allora… andiamo a provarla?- gli chiese Burt.

Kyle non aveva mai usato una bici prima d’ora. All’orfanotrofio solo un paio erano decenti, e se prendevano sempre i più grandi.
Per cui si, aveva sempre desiderato una bici, ma non aveva idea di come si usasse.
Così era li, nel cortile interno del palazzo in cui abitava, davanti alla sua favolosa bici, senza sapere che fare.
Si voltò verso Kurt e Blaine, alla ricerca di un qualche aiuto. Però fu Burt quello che si mosse nella sua direzione.
-se vuoi posso aiutarti io- gli disse Burt, sorridendo.
Il piccolo annuì felice e si fece aiutare.
Una volta che gli fu spiegato come doveva fare, montò in sella e iniziò a pedalare, mentre burt lo teneva per il sellino.
dopo un paio di giri, Kyle volle provare senza aiuti, e iniziò a girare da solo. Ma fece una curva male e, perdendo l’equilibrio, si ritrovò a terra.
Burt stava andando verso di lui preoccupato, ma i papà lo precedettero.
-Kyle, stai bene- gli chiese Blaine, preoccupato, mentre Kurt si inginocchiava accanto a lui e controllava ogni possibile danno. Per fortuna aveva solo una piccola sbucciatura al ginocchio.
Il piccolo scosse la testa, un po’ confuso dalla caduta, poi disse

-Wooow! Lo facciamo un’altra volta?-

Per tutto il resto della giornata Kyle non aveva mollato il Nonno per un secondo.
Aveva pranzato accanto a lui, facendo cambiare il posto a tavola a tutti, pur di riuscirci. Lo aveva portato in camera sua e insieme avevano fatto ogni tipo di gioco che Kyle conosceva.
Gli aveva mostrato il suo fedele pupazzetto Harry, e gli aveva raccontato la storia di Harry Potter, anche se il nonno la conosceva già grazie a suo figlio.
E infine si era seduto in grembo a lui e si faceva raccontare le storie su Kurt di quando era più piccolo, accanto a una povera Rachel mortalmente offesa per non essere stata considerata.
Kurt e Blaine erano parecchio sorpresi: di solito ci mettevano ore prima di riuscire a farlo parlare davanti a persone che aveva visto più di una volta, figuriamoci perfetti “sconosciuti”.
-dovremo andare, si sta facendo tardi- disse Finn, guardando l’orologio.
-no!- aveva esclamato Kyle. Voleva restare ancora con il nonno.
-tesoro, devono andare- gli disse pazientemente Blaine.
-io resto con nonno- aveva insistito Kyle, aggrappandosi al braccio di Burt.
Kurt si avvicinò e lo prese in braccio per permettere al padre di alzarsi. Ma Kyle iniziò a piagnucolare.
-voglio andare con nonno!-si lamentò, slanciandosi verso di lui dalle mani del padre.
Blaine si avvicinò al piccolo.
-il nonno è stanco e ha bisogno di dormire, ma poi andremo noi a casa sua, non ti preoccupare-
-davvero?- chiese Kyle al nonno, sfregandosi gli occhietti.
-certo Kyle. Il nonno ti aspetta, vieni quando vuoi- gli disse Burt sorridendo.
Per fortuna il piccolo credette alle parole del nonno, e si calmò.
Gli zii andarono via con i nonni, che avrebbero trascorso la notte da loro prima di ripartire per Lima.

Era stata una delle giornate più belle che Kyle avesse mai trascorso, almeno fino a quella sera.
Kyle era in camera sua, aveva già indossato il pigiama, e stava giocando con il suo Harry a lanciare incantesimi al pupazzo-squalo, quando sentì delle voci dalla camera dei genitori.
-Se non gli avesse regalato quella bici, non sarebbe caduto!- aveva sentito urlare Blaine.
Ma che stava succedendo?
-adesso è colpa di mio padre? Sei tu che dovevi fare attenzione!- aveva ribattuto kurt con lo stesso tono.
-stai dicendo che non sono un buon padre?-
-non ho detto questo, sei tu che travisi sempre tutto!-
-invece a me sembra il contrario!-
-pensala come vuoi!- disse Kurt, prima di uscire sbattendo la porta.
-bene!- gli urlò dietro Blaine.
Kyle era sotto le coperte, con le orecchie tappate, terrorizzato.

 

Kurt era seduto sul divano del soggiorno, triste. Quasi dieci secondi dopo la litigata con Blaine, si era pentito di quello che aveva detto. Non voleva giustificarsi, ma il lavoro lo stava pressando molto, e in quel periodo era sotto stress.
Non ricordava nemmeno come dalle coccole e carezze erano arrivati ad urlarsi contro.
Si sentiva in colpa, eppure il suo stupido orgoglio lo teneva inchiodato sul sofà da quasi un’ora.
Delle braccia lo cinsero da dietro.
-mi dispiace- sussurrò Blaine, poggiando la testa nell’incavo del collo di suo marito.
Kurt strinse le mani dell’altro –non hai nulla di cui scusarti, è colpa mia, scusa-
Blaine sorrise e lasciò un bacio leggero sul collo di Kurt.
-pace?-gli chiese, come un bambino piccolo.
-pace- confermò Kurt, per poi andare in camera da letto con lui.

-vi volete separare?- chiese Kyle sulla soglia della camera, con il pupazzo tra le braccia.
Entrambi i suoi papà, che stavano per mettersi a letto, guardavano la piccola figura semi oscurata dall’ombra della stanza.
-vieni qui tesoro- gli disse Kurt, battendo la mano sul letto.
Kyle velocemente lo raggiunse e si sedette sul letto.
Un attimo dopo Kurt aveva la testa poggiata sulla spalla di Blaine, e il piccolo era seduto sulle gambe del riccio.
-ecco io e Blaine….- iniziò Kurt.
-…abbiamo litigato. Per una cosa che nessuno di noi due neanche ricorda- spiegò Blaine –capita che a volte che gli adulti litighino. Ma io e Kurt non ci lasceremo mai, capito?-
-perché no?- chiese Kyle sorridendo, un po’ rincuorato dalle parole del padre.
-perché io e Blaine ci amiamo. E non ci diremo mai “addio”-

 .

 .

 .

.

Angolo pazza

Eccomi tornata dalle vacanze. Scusate il ritardo nell’aggiornare, ma ho avuto un po’ di problemi di ispirazione. Spero che il capitolo vi piaccia, perché ha richiesto molte energie xD

Volevo dirvi che a proposito di questa storia, ho pubblicato una foto qui, che è una specie di “spoiler” dei prossimi capitoli. Dico spoiler perché contiene tutte le immagini che userò in tutta la ff, anche i capitoli futuri.
Mi farebbe davvero piacere se mi diceste quanto fa schifo da uno a dieci xD non me la cavo molto con le immagini, ma questa mi serviva, e l’ho dovuta fare con i miei mezzi, anche se sono un po’ mediocri xD

Comunque grazie mille a tutti voi che continuate a sostenermi ed andare avanti a seguire le mie storie, è grazie a voi se continuo ad andare avanti.

Bhè vado adesso

Miky

p.s. ci sono un paio di riferimenti alla serie, sapete dirmi quali? ;)

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Capitolo 6
*** First Christmas Together ***


First Christmas Together

 

 

Ormai New York era in pieno inverno. La città, con l’aggiunta delle luci natalizie era ancora più luminosa. Centinaia di Babbi Natale per le strade agitavano le loro campanelle e auguravano un buon Natale ai passanti, mentre le piazze e i centri commerciali erano allestiti di giganteschi alberi di Natale.
Si sentiva quell’aria di amore e affetto, tutti sembravano più buoni, perché forse lo erano davvero.
I negozi di giocattoli erano pieni di bambini che ridevano e giocavano tra gli scaffali, mentre cori di chiesa si cimentavano in classici di natale sotto i gazebo di Central Park.
Le associazioni di beneficenza organizzavano attività, spettacoli e progetti per approfittare della bontà della gente, e donare un po’ di felicità a chi era più sfortunato.
Purtroppo però, secondo le previsioni, non sarebbe stato un Natale nevoso ma, anzi, uno dei più caldi di quegli ultimi anni.

Ovviamente anche a casa Hummel-Anderson si sentiva lo spirito del natale.
Blaine saltellava per la casa canticchiando, come faceva sempre in quel periodo dell’anno. Non c’era nulla che potesse intaccare la sua felicità: nessun disastro, esplosione, problema al lavoro o cataclisma che avrebbe potuto intaccare il suo sorriso.

-When Christmas Day is here 
The most wonderful day of the year! 
A jack in the box waits for children to shout, 
"Wake up, don't you know that it's time to come out!" 
When Christmas Day is here 
The most wonderful day of the year!-
canticchiò allegro, girando per il salotto senza una meta precisa.
Poi si avviò in cucina, per preparare la colazione, senza smettere di cantare.
Mentre stava facendo il caffè, il piccolo di casa si affacciò alla porta, con gli occhi assonati e il piccolo Harry rigorosamente stretto tra le braccia.
-che fai Blaine?- gli chiese, con la voce impastata dal sonno.
-preparo la colazione piccolo, tu perché non vai nel nostro letto e svegli Kurt? mangiamo li- Kyle, un po’ confuso, annuì e uscì dalla stanza.
Di solito Kurt proibiva la colazione a letto, perché le briciole avrebbero sporcato tutte le lenzuola, il caffè avrebbe potuto macchiare il suo pigiama, e non avevano nemmeno il tempo, ciascuno preso dai propri impegni giornalieri.
Quella mattina si sentiva strano. percepiva una fortissima emozione al cuore che lo rendeva allegro, senza sapere il perché. Probabilmente l’allegria di quei giorni dei suoi genitori l’aveva contagiato.
O forse riusciva a percepire l’allegria del Natale senza rendersene conto.
Kyle aprì lentamente la porta della camera, senza nemmeno bussare. Sapeva che Kurt non l’avrebbe sentito, e quindi sarebbe stato inutile.
arrivato ai piedi del letto, buttò Harry sul materasso e si arrampicò per salirci anche lui.
Gattonò fino alla figura di suo padre stesa nel lato opposto del letto, che gli dava le spalle.
Poggiò la manina sulla spalla di Kurt e lo chiamò –Kurt? Blaine vuole portarci la colazione a letto- disse, con una nota di panico nella voce. Aveva paura di come avrebbe reagito alla notizia del pericolo “macchie-di-caffè” che le sue lenzuola stavano correndo.
-che bello!- mormorò con un sorriso allegro, ancora mezz’addormentato.
Il piccolo spalancò gli occhi, sorpreso di non aver visto l’ira funesta di Kurt Hummel avventarsi su suo marito.
Kurt si girò, prese il piccolo tra le braccia, cercando di trasmettergli tutta la felicità e l’amore che provava in quel momento.
Funzionò perché Kyle, rincuorato da quell’abbraccio, accantonò la preoccupazione per lo strano comportamento dei suoi genitori.

-ecco la colazione- disse allegro Blaine, entrando nella stanza con un grande vassoio, pieno di cose da mangiare.
Caffè, latte, succo di frutta, brioche, biscotti e tre tazze di porcellana colorate. Per Blaine fu un vero miracolo di Natale arrivare fino al letto senza rovesciare nulla.
-Kurt, Blaine, posso chiedervi una cosa?- chiese il piccolo, afferrando una Brioche.
-certo Kyle, tutto quello che vuoi- disse Blaine, sorridendogli.
-perché siete così allegri?-
Entrambi risero davanti alla dolce innocenza di quella domanda.
-è Natale piccolo! Natale rende tutti più felici del solito- rispose Kurt.
Kyle non aveva mai dato importanza al Natale. Non lo odiava ovviamente, ma all’orfanotrofio non nessuno gli aveva mai dato troppa attenzione, quindi nemmeno lui.
-tu come hai passato gli altri Natali, Kyle?- gli chiese Blaine curioso, mentre si sistemava meglio sul letto, con una tazza di caffè caldo tra le mani.
-la signora Price ci faceva preparare l’albero all’ingresso, con le palline e le strisce colorate- raccontò il bambino –qualche bambino appendeva delle decorazioni per l’istituto, anche se erano davvero poche. E poi facevamo gli auguri a Gesù Bambino perché era nato-
-tutto qui?- chiese Blaine, un po’ deluso.
-si. Perché, c’è dell’altro?- chiese il figlio.
-c’è tantissimo altro ! ci sono i maglioncini con le renne fatte a mano, i regali da impacchettare, le calze da appendere, i dolcetti da comprare, la cena di natale da preparare…e le canzoni! Ci sono tantissime canzoni da cantare!- disse a raffica.
-si Blaine, credo che Kyle abbia capito- lo interruppe Kurt,divertito dall’infinita riserva di energie del marito.
-tutto a Natale?- chiese il piccolo, sorpreso.
-certo, è questo a renderlo speciale!- gli spiegò Blaine.
-ma il Natale non è solo questo- si aggiunse Kurt –il Natale è il periodo dove tutti sono più buoni e felici. È il periodo che passi con la tua famiglia, a giocare a Tombola, preparare dolci e guardarsi dei film alla tv davanti a una tazzona di cioccolata calda.
Il Natale ti fa sentire speciale. Non senti la piccola emozione qui- disse Kurt, indicando il cuore con il dito – che ti fa stare bene? Che ti rende felice senza motivo?-
Kyle ripensò a quella strana emozione di felicità che stava provando quei giorni –è il Natale a farlo?-
-esatto. La vera magia del natale sta nel far sentire magico te stesso.- gli svelò Kurt.
Kyle sorrise- mi piace il Natale!- esclamò, facendo sorridere ancora di più i genitori.

 

Col Natale ormai alle porte, c’erano un mucchio di regali da comprare, da preparare i biscotti, decorare la casa, inviare cartoline di auguri, e altre cose. In più era il primo Natale con Kyle, e doveva essere tutto perfetto.
Per questo Kurt e Blaine avevano pensato che la cosa migliore fosse dividersi i compiti. Fu strano per entrambi pensare di organizzare le cose senza il supporto dell’altro, ma erano entrambi d’accordo sul fatto che doveva essere il miglior Natale che avessero mai passato.
Così Kurt si preparò per uscire a comprare i regali, mentre Blaine sarebbe rimasto con Kyle a casa e avrebbe messo le decorazioni.

-quello è il nostro albero?- chiese Kyle, indicando l’abete in mezzo al soggiorno che Blaine aveva appena piazzato. Era seduto nel tappeto del salotto, e stava giocando con il suo immancabile pupazzetto.
-esatto. Però non so dove metterlo… di solito è Kurt quello che mi consiglia dove sta meglio- disse più a se stesso che al figlio. Se aveva problemi anche solo con l’albero, come avrebbe fatto a sistemare il resto?
-puoi lasciarlo li- gli consigliò Kyle, scrollando le spalle.
-qua non va bene, è in mezzo alla stanza- gli aveva spiegato Blaine, storcendo un poco il naso –pazienza, prima penseremo a decorarlo e poi a dove metterlo-
Detto ciò prese la scatola delle decorazioni- su Kyle, vieni a darmi una mano-
Il piccolo si alzò e, infilando Harry in una delle tasche della felpa, andò dal padre.
Iniziarono a decorare l’albero, ma senza il buon gusto e i consigli di Kurt, uscì un vero pasticcio.
-dai, non è così… male- provò a dire Blaine, guardando quello strano mix di striscioni e palline colorate che sembrava essere il risultato dell’esplosione di un negozio di decorazioni natalizie.
-a me piace, è… colorato- disse Kyle, ammirando il suo lavoro.
Blaine invece non era per niente soddisfatto. Gli sembrava così… brutto.
non è lo stesso senza Kurt. Con li suo aiuto sarebbe stato perfetto  pensò Blaine, amareggiato.
-a Kurt non piacerà, è venuto male- mormorò infatti.
Kyle guardò Blaine seduto nel divano con la testa tra le mani, senza sapere che fare.
Blaine era triste. Che poteva fare? Si! Doveva dargli il suo Harry. Il suo pupazzo era forte e coraggioso, e sicuramente lo avrebbe aiutato.
Frugò nella sua tasca, senza successo. Dov’era finito Harry?

Allarmato fece il giro del salotto, cercandolo. E quando lo vide appeso per uno dei rami dell’albero, con il braccino mezzo scucito, cacciò un urlo.
-Kyle, che succede?- chiese Blaine preoccupato, accorrendo subito verso di lui.
Il bambino indicò Harry impigliato tra i rami, e Blaine si affrettò a prenderlo, facendo attenzione a non peggiorare la situazione.
Ma quando Kyle vide il giocattolo con il braccio mezzo staccato tra le mani del padre, iniziò a piangere.
-no, no, Kyle! Non piangere piccolo- lo supplicò Blaine, prendendolo tra le braccia- tranquillo, va tutto bene-
Ma il piccolo pianse ancora più forte –no, Kyle, non fare così- gli disse. Lo prese in braccio, e cercò di consolarlo, stringendolo forte e sussurrandogli parole rassicuranti, mentre lui continuava a piangere.
-Kyle, è di Harry Potter che stiamo parlando! Lo stesso Harry che ha affrontato il troll nei Bagni e ha salvato Hermione! Ha affrontato pericoli peggiori di questo!- gli disse Blaine. A quelle parole, Kyle parve calmarsi un po’, e Blaine continuò –Harry è il mago più coraggioso del mondo, vedrai che supererà anche questa-
In quel momento si sentì la porta di casa aprirsi, e poco dopo Kurt si affacciò con un’espressione triste. Poi notò Kyle in braccio a Blaine con qualche lacrima che gli rigava le guance.
-che è successo?- chiese allarmato, catapultandosi accanto a Kyle e Blaine.
Quest’ultimo indicò il pupazzo sul divano con un cenno della testa, e Kurt capì al volo.
-Kyle, Blaine ti ha parlato del filo e l’ago magico?- chiese Kurt, con un piccolo sorriso.

Poco dopo, Kurt era seduto nella poltrona che ricuciva il braccio del pupazzo, mentre Kyle era appeso al bracciolo e cercava di rassicurare il giocattolo con frasi tipo “tranquillo Harry, hai superato pericoli peggiori di questo”.
-immagino che ti stia chiedendo cosa è successo all’albero…- iniziò Blaine.
-esattamente come tu che ti chiederai che fine hanno fatto i regali che avrei dovuto comprare…- ribattè Kurt, con un piccolo sorriso- senza le tue brillanti idee non ho trovato nulla, ed è stato noioso girare per i negozi da solo- gli spiegò.
Era strano che Kurt non riuscisse a trovare un regalo adatto, lui era un mago in queste cose. La verità era che la mancanza di Blaine era così tangibile che lo distraeva perfino dai suoi amati acquisti.
-abbiamo provato a decorare l’albero, ma ci mancava il tuo tocco- disse allora il marito. Blaine era sempre stato bravo con i colori e le decorazioni natalizie, ma la mancanza del marito che lo guardava divertito mentre decorava l’albero, si era fatta sentire.
Kurt finì la cucitura del braccino di Harry, che sembrava tornato come nuovo, e lo porse a Kyle.
Il bambino sorrise raggiante, abbracciò forte Kurt, e poi iniziò a far volare Harry per la stanza- visto Harry? Sei guarito!- disse felicissimo.
I genitori si scambiarono un’occhiata tra loro, che sicuramente pensavano la stessa cosa.
-abbiamo pensato così tanto a rendere questo natale perfetto…- iniziò Kurt.
-… che ci siamo dimenticati che la cosa più importante era stare insieme- concluse Blaine.
Il marito si alzò e lo abbracciò –che stupidi- mormorò sulla spalla del marito.
-già- concordò Blaine, facendo un mezzo sorriso.
Poi guardarono Kyle affacciato alla finestra del soggiorno, e lo sentirono dire –guarda Harry, è un vero peccato: fuori non nevica- con un pizzico di tristezza.
A Kurt balenò un pensiero in testa, sorrise a Blaine –andiamo a prendere gli scatoloni dal ripostiglio, ho un’idea- per poi lasciargli un dolcissimo bacio sulle labbra.
Blaine annuì –credo di aver capito- e sorrise.

 

Kyle guardava ancora dalla finestra quando sentì Blaine canticchiare

Oh the weather outside is frightful,
But the fire is so delightful,
And since we’ve no place to go,

inizialmente non ci fece caso. Insomma, lui cantava praticamente sempre. Ma quando sentì

Let It Snow! Let It Snow! Let It Snow!

E vide delle piccole palline bianche cadergli davanti agli occhi, spalancò la bocca meravigliato. Sembrava neve, dentro casa.
Kyle raccolse una di quelle piccole palline bianche cadute sul balcone interno, mentre Kurt prese a cantare

It doesn’t show signs of stopping,
And I’ve bought some corn for popping,
The lights are turned way down low,
Let It Snow!
Let It Snow! Let It Snow!

E un’altra “nevicata” di palline gli cadde sopra. Ma non era neve, anche se lo sembrava terribilmente.
Il piccolo sorrise, sembrava proprio che nevicasse.
alzò lo sguardo, e fu sorpreso di vedere i suoi genitori con due scatoloni di quelle palline bianche.

When we finally kiss goodnight,
How I’ll hate going out in the storm!
But if you’ll really hold me tight,
All the way home I’ll be warm.

Cantarono i genitori in coro. Kyle rise un po’, per la felicità. Blaine gli prese una mano, e senza smettere di cantare, lo portò al centro della stanza, mentre Kurt continuava a tirare quei pallini bianchi su di loro.

The fire is slowly dying,
And, my dear, we’re still good-bying,

Cantò Kurt, mentre Blaine faceva fare delle giravolte a Kyle, facendolo ridere.

But as long as you love me so,

fu il turno di Blaine, prima tutti e tre cantassero il ritornello

Let It Snow! Let It Snow! Let It Snow!

E proseguirono così per tutta la canzone, ballando in mezzo al salotto, tirando le palline di polistirolo, molto simili alla neve, e cantando.

Oh the weather outside is frightful,
But the fire is so delightful,
And since we’ve no place to go,

Let It Snow! Let It Snow! Let It Snow!

It doesn’t show signs of stopping,
And I’ve bought some corn for popping,
The lights are turned way down low,
Let It Snow! Let It Snow! Let It Snow!

When we finally kiss goodnight,
How I’ll hate going out in the storm!
But if you’ll really hold me tight,
All the way home I’ll be warm.

The fire is slowly dying,
And, my dear, we’re still good-bying,

But as long as you love me so,

Let It Snow! Let It Snow! Let It Snow!

 

Poche ore dopo, Kurt e Blaine, esausti, dormivano accoccolati sul divano, con i sorrisi stampati in faccia.
Forse avevano combinato un pasticcio, tra i regali, l’albero e il pupazzo Harry, ma Kyle si era divertito con la “finta neve”, ed era tutto ciò che gli bastava per renderli felici.

Il piccolo li guardò sorridendo, per poi sistemarsi sulle loro gambe, sperando di non svegliarli. Fece leva soprattutto su Kurt, che aveva il sonno pesante, e alla fine era seduto sulle loro gambe, appoggiato alla spalla di Kurt, che a sua volta aveva la testa poggiata sulla spalla di Blaine.
Poco prima di chiudere gli occhi, Kyle si rivolse a Harry e disse

-ho i genitori migliori del mondo, hanno fatto nevicare dentro casa!-

 

 

Angolo pazza

Eccomi tornata!
Scusate il ritardo, ma avevo scelto l’immagine per questo capitolo, senza avere la minima ispirazione. Per fortuna il buon zio Ryan me l’ha fatta venire con la sua bellissima box scene *--*
quindi…
BUON NATALE FANDOOOOM!
si, faccio parte delle fangirl che hanno festeggiato il natale ad agosto, e ne vado fiera u.u
E per quanto riguarda il titolo, fatti e riferimenti alla Box Scene non sono puramente casuali ;)
spero davvero che vi sia piaciuto! Personalmente sono molto soddisfatta (evento più unico che raro) e spero di non aver deluso nessuno.
c’è da aggiungere che il duetto Klaine di natale che preferisco è “baby it’s cold outside” ma credo che sia leggermente  inappropriato per un bambino xD
devo scappare, perché secondo mio padre io mi sto preparando per uscire LOL

E vi avviso già che purtroppo non sono sicura di quando aggiornerò, perché adesso sono in vacanza (è un miracolo che abbia scritto questo capitolo) e l’esame di latino si avvicina sempre di più :(

Comunque grazie a tutti voi che continuate a sostenermi, nonostante io sia evidentemente pazza e disastrata!
grazie mille

Miky

p.s. sto facendo un concorso su fb, vi andrebbe di mettere mi piace qui? Scusate il disturbo, e grazie comunque ^^

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Capitolo 7
*** una serata (im)perfetta ***


Prima di iniziare, vi consiglio di passare da Ele05 e Betty97. Personalmente adoro le loro storie, e sono sicura che piacerebbero anche a voi ;)

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Una cena (im)perfetta

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-sta sera è perfetto!- confermò l’uomo al telefono.
-allora a stasera!- trillò Kurt, felice - e salutami Nick!- aggiunse prima di chiudere la chiamata.
Kyle ormai era a con loro da 8 mesi, badare a lui portava via molto tempo. non che Kurt e Blaine non fossero felici di occuparsene, ma la loro vita sociale era diminuita visibilmente.
-allora, che hanno detto?- chiese Blaine entrando in cucina, carico di aspettative.
Per questo avevano deciso di contattare i loro vecchi amici della Dalton, che avevano trascurato per le loro responsabilità da genitori.
Sebastian e Thad erano in vacanza in Messico, David e la sua ragazza avevano una conferenza quella settimana, Trent era troppo preso dalla sua pasticceria, Wes aveva una settimana piena di udienze a cui doveva fare da giudice, e alla fine la scelta era solo una.
-Nick e Jeff verranno - gli annunciò allegro Kurt.
Tra loro quattro c’era un legame speciale. I “Niff” (come li chiamavano scherzosamente al liceo) erano sempre stati molto vicini a Kurt e Blaine: li avevano consigliati, spalleggiati, aiutati, e soprattutto erano stati i primi a vedere che bella coppia sarebbero stati insieme.
Ed era stato proprio quando si univano per aiutare i due ragazzi nel loro rapporto, che era nato qualcosa anche tra Nick e Jeff.
E quando Kurt e Blaine lo avevano capito, si erano adoperati per ricambiare tutto ciò che avevano fatto per loro.
Si, tra quei quattro c’era uno speciale rapporto di amicizia, che nessuno poteva intaccare, nemmeno dei mesi di lontananza.
Blaine sospirò felice- che bello, sono così contento di vederli!- esclamò lui, abbracciando il marito.
Tuttavia, la loro lontananza non era dovuta solo al figlio di Blaine e Kurt, ma anche alla piccola Sterling-Duvall.
Perché anche loro avevano una figlia, fatta nascere 5 anni prima grazie all’aiuto di Katie, donna che si era offerta di tenere in grembo la loro figlia per nove mesi.
Purtroppo Angie (così si chiamava la bambina), soffriva d’asma. Non era una forma grave, ma in quei mesi aveva avuto molti attacchi, e i genitori superprotettivi la tenevano sotto costante sorveglianza, rinunciando alle loro abituali uscite con gli amici.

-a chi lo dici!- esclamò allegro –dobbiamo fare la spesa, mancano solo poche ore, e non so ancora che preparare!-
-certo tesoro- ridacchiò Blaine, vedendo che Kurt era già andato in modalità “prepariamo una cena perfetta”.
-andiamo a fare la spesa?- esclamò Kyle, affacciandosi in cucina.
Kurt e Blaine lo guardarono, sorpresi per la milionesima volta dall’udito incredibile del piccolo.

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-quelle!- disse Kyle, indicando una pila di mele rosse, gialle e verdi.
-tesoro abbiamo già delle mele a casa- gli fece notare Blaine- e non le hai nemmeno volute mangiare sta mattina!-
-ma queste sono belle!- protestò il piccolo afferrandone una rossa e una gialla.
-Kyle, rimettile a posto, non ci servono- gli disse Kurt, mentre il piccolo sbuffava e le poggiava insieme alle altre.
Una delle cose che avevano scoperto in quei mesi di convivenza, era la felicità che provava Kyle quando andavano a fare la spesa.
Di solito i bambini non amavano molto i supermercati: non potevano correre con i carrelli, prendere le loro caramelle preferite, o giocare in generale.
Ma questo non valeva per Kyle: lui vedeva la spesa come un gioco.
Inizialmente Kurt e Blaine avevano apprezzato molto quel lato del loro figlioletto, finchè non avevano realizzato quanto fosse più un “male” che un bene: stavano chiusi dentro quelle quattro mura il doppio del tempo, e stando sempre dietro al figlio, si stancavano moltissimo.
Avevano tentato di nascondere al figlio quando andavano a fare la spesa, ma non sapevano come, Kyle riusciva sempre a beccarli.
-questo!- trillo Kyle, prendendo una scatola di caffè azzurra.
-Kyle, rimettila a posto, non ci serve il caffè!- gli disse Blaine.
-ma è un bel colore…- obbiettò il piccolo.
-niente ma. Tesoro rimettila apposto, da bravo- gli disse pazientemente Kurt.
Si avviarono verso la zona dei surgelati, con Kyle che li seguiva a testa bassa. C’erano così tante cose colorate in quel posto, perché Kurt e Blaine non volevano che lui le prendesse?
Diede un’occhiata veloce in giro, poi un reparto in particolare catturò la sua attenzione, così decise di avvicinarsi.
Nello scaffale davanti a lui c’erano ogni sorta di matita, pennarello, pastello, gessetto e tempera colorata.
Fu abbagliato dalla bellezza di quei colori. Tanto che rimase li a fissarli, studiarli, prendendone uno di tanto i tanto e confrontandolo con un altro.
Alla fine decise di prendere la grande scatola con 24 pastelli, sperando che Kurt e Blaine glieli lasciassero comprare.
Si voltò a destra, ma non li vide. Guardò a sinistra, ma non erano nemmeno li. Il piccolo sentì una spiacevole sensazione allo stomaco, e uscì dalla corsia per cercarli dove li aveva lasciati prima, ma non c’erano.
Dov’erano Kurt e Blaine? Lo avevano lasciato li perché aveva fatto il bambino cattivo?
Si guardò intorno, sperando di incrociare gli occhi azzurri di Kurt, o la chioma ribelle di Blaine, ma non vide nessuno.
Allora iniziò a piangere. Era solo, Kurt e Blaine non erano li, e lui era un bambino cattivo perché continuava a prendere le cose dagli scaffali anche se loro non volevano.
Dopo non sapeva quanto, sentì qualcuno prenderlo tra le braccia e stringerlo forte. Per un attimo ebbe paura, perché con gli occhi annebbiati dal pianto non riusciva a capire chi fosse, e lui voleva solo Kurt e Blaine.
-Kyle- disse Kurt rincuorato, tenendolo tra le sue braccia. E fu allora che il piccolo si rilassò, e si strinse forte a collo del suo papà, piangendo più forte.
-shhh, piccolo ci sono io adesso, non piangere- gli disse Kurt- Blaine, l’ho trovato, è qui- si rivolse poi a suo marito, che gli andò subito in contro.
Kurt, sollevò Kyle da terra, e Blaine si affiancò a loro, tirando un sospiro sollevato.
-Kyle, non devi allontanarti in quel modo, senza avvisare- lo rimproverò con tono severo, Blaine-quante volte te lo abbiamo detto? ci hai fatto spaventare tantissimo. Non farlo più-
E Kyle annuì, piangendo più forte, dispiaciuto. Fu allora che Blaine lo prese tra le sue braccia, cullandolo dolcemente.
-va tutto bene, Kyle. Ma non farlo più-

.

Arrivati a casa, Kyle si fiondò in camera per usare i pastelli che gli avevano comprato i suoi papà, mentre Kurt preparava la cena.
Blaine fece per aiutarlo, ma il mal di testa, che aveva da quella mattina, che era aumentato, lo fece desistere dal proposito.
-tesoro, va tutto bene?- gli chiese Kurt preoccupato, mentre riponeva la spesa nelle mensole della cucina.
-certo, ho solo un po’ di mal di testa, meglio che vada a sdraiarmi- mormorò massaggiandosi le tempie.
-quando ti è venuto?- gli chiese Kurt.
-sta mattina…-
-e perché non mi hai detto nulla? e se è qualcosa di grave? Se hai la febbre? Dovrò chiamare il med…- staparlò Kurt.
-non è nulla, calmati- gli disse Blaine, afferrando le sue mani, che gesticolavano senza controllo- adesso mi sdraio un po’ e vedrai che mi passa- mormorò, dandogli un bacio sulla guancia.

-

Quando sentì il campanello suonare, Kyle diede per scontato che o Kurt o Blaine andassero ad aprire la porta. Ma quando il campanello suonò una seconda volta, decise di uscire dalla sua cameretta e andare lui stesso.
I suoi genitori gli avevano detto un milione di volte di non aprire a degli sconosciuti, per cui chiese a voce alta chi fossero.
-Siamo Nick, Jeff e Angie- disse la persona dietro la porta, e il piccolo si affrettò ad aprire. Kurt lo aveva avvisato che sarebbero arrivati.
-buonasera- esclamò l’uomo alto e biondo alla porta, sorridendogli- tu sei Kyle, dico bene?-
Il bambino si limitò ad annuire, timido. Si spostò per farli entrare, poi chiuse la porta.
-dove sono i tuoi papà?- chiese l’altro uomo, più basso e con i capelli scuri.
Kyle non sapeva che rispondere, quindi fece per andare a cercarli, ma Kurt entrò nel salotto, salutando calorosamente Nick e Jeff.
-tesoro- chiamò poi suo figlio- perché non vai in cameretta a giocare con Angie?-
-okay…- mormorò timidamente.
Jeff accompagnò i due in camera e, dopo aver lasciato un bacio tra i capelli della figlia, li lasciò soli.
Entrambi i bambini erano in imbarazzo, ma Kyle ebbe la geniale idea di proporle di usare i suoi nuovi pastelli. Così poco dopo erano seduti sul tappeto con dei fogli davanti e stavano disegnando.
Angie aveva appena finito di disegnare la sua principessa preferita, che buttò un occhio sul disegno di Kyle.
Il bambino aveva disegnato tre persone, due più grandi e una più piccola.
-cosa hai disegnato?- chiese Angie, indicando le tre figure.
-questa è la mia famiglia- gli spiegò Kyle- questo sono io. Questo è Kurt, mentre lui è Blaine-.
-chi sono Kurt e Blaine?- chiese la piccola, confusa.
-i miei genitori- disse Kyle, con ovvietà.
-e perché li chiami “Kurt” e “Blaine”?- chiese allora la piccola.
-perché è il loro nome- rispose Kyle. tutte quelle domande iniziavano ad irritarlo.
-ma io i miei li chiamo “papà” e “daddy”! perché tu non li chiami così?-
Kyle fece per rispondere, ma si bloccò, perché non sapeva che dire. Lui non aveva mai pensato di chiamarli “papà”. Sapeva che loro lo erano, ma non ne aveva mai sentito il bisogno. Erano sempre stati “Kurt e Blaine” per lui. Aveva notato all’asilo i bambini che chiamavano i loro genitori “mamma” o “papà”, ma non gli aveva dato peso.
-non lo so- rispose infine.

.

-ti avevo detto che ti sarebbe venuta la febbre- lo rimproverò dolcemente Kurt, accarezzandogli i capelli. Blaine era sdraiato a letto in uno stato pietoso: sudava freddo, aveva delle orribili occhiaie e scottava più di un termosifone.
-nono sono messo così male- cercò di rassicurarlo, ma dopo tossì, peggiorando la situazione.
-certo, come no- disse Kurt- ho anche lasciato Nick e Jeff in salotto- riflettè poi.
-allora devi andare da loro!- gli disse Blaine, preoccupato.
-non posso, hai bisogno di me adesso- ribattè Kurt risoluto. Non avrebbe lasciato suo marito in quelle condizioni per nulla al mondo.
-ma Jeff e Nick…-
-sono degli amici meravigliosi e capiranno che questa è un’emergenza-
E alla fine Blaine si arrese e si fece aiutare da Kurt. Gli misurò la temperatura, gli sbottonò la camicia per farlo respirare meglio, e gli diede una tisana per rilassarlo.
-oggi ci ha fatto prendere un colpo…- iniziò Blaine.
-già, quando mi sono voltato dietro e non c’era, è stato…-
-orribile- concluse Blaine per lui.
-è pensare che fino a pochi mesi fa nemmeno lo conoscevamo, adesso non potremo vivere senza di lui-
-non riuscirei mai ad immaginare la nostra vita senza quel piccoletto che gira per casa-
-anche se ti ha pasticciato tutta la ricerca che avevi fatto la scorsa settimana?- gli domandò Kurt divertito.
-certo. Anche se ha rotto uno dei tuoi vasi preferiti con la palla, due settimane fa?- domandò Blaine rimando.
-anche se avesse rotto tutti i miei vasi preferiti-.

Jeff socchiuse la porta leggermente, e tornò in salotto.
-allora?- gli chiese Nick, alzandosi dal divano.
-come ai tempi del liceo: spruzzano arcobaleni e cuoricini da tutti i pori- gli rispose il marito sorridendo.
-quindi: Blaine ha al febbre, la cena non è nemmeno avviata, sono le 10 e a momenti ci assaliranno due bambini super affamati. Che propone signor Sterling?-
-tagliamo la corda?- chiese teatralmente, fingendo di avviarsi verso la porta.
-pizza e minestra per Blaine?-
-come farei se non ci fossi tu con i tuoi piani diabolici*?-

.

.

.

.

*Dulia (che leggerà solo questo pezzo) mi ha capito perfettamente xD

ANGOLO MIKY

I’m back! :D
avevo avvisato che non sapevo quando avrei riaggiornato, ma non riesco a non CHIEDERE SCUSA per averci messo tanto q.q
a chiunque di voi interessi ho passato l’esame di latino con un bellissimo sette :D a voi come è andato il rientro?
veniamo al capitolo. Di cui sono abbastanza soddisfatta. Spero che vi sia piaciuto.
Questa volta ho voluto parlare un po’ più di Kyle e farvelo conoscere meglio :) ricordate beni questi aspetti della sua personalità, perché li ritroveremo in futuro u.u
non so se tra di voi c’è qualche fan della Niff, ma è una coppia che personalmente adoro :) e per chi non li conosce, spero comunque che vi siano piaciuti.
che mi dite della conversazione tra Angie e Kyle? voglio sapere che ne pensate, su!

Bhè adesso vado. Grazie mille per chi è passato a leggere, ma sopratutto grazie a voi anime buone che spendete un po' del vosto tempo per dirmi che ne pensate, lo apprezzo davvero molto <3

Miky

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Capitolo 8
*** Preoccupazioni e James Potter per due ***


Preoccupazioni e James Potter per due

 

 

 

Kurt era appena arrivato al teatro per le prove, quando il suo telefono squillò, controllò il display, ma non era un numero che conosceva. Immaginando che qualcuno avesse sbagliato, rispose.
-Pronto?-
-lei è il signor Hummel? Chiamo dalla scuola di suo figlio- disse la voce di una donna dall’altra parte del telefono.
-è successo qualcosa? Kyle si è sentito male?- chiese Kurt preoccupato.
-no sta bene, però ha avuto un problema con un suo compagno di classe, sarebbe meglio che venisse a scuola-
-arrivo-
Non si premurò nemmeno di avvisare che avrebbe fatto tardi alle prove: si fiondò sul primo taxi disponibile e stette tutto il viaggio ripetendo all’autista di darsi una mossa.
Kurt lo sapeva che sarebbe successo prima o poi. New York era cambiata, ma gli omofobi c’erano ancora. Cosa gli aveva fatto credere che gli altri compagni di Kyle lo avrebbero lasciato in pace?
Nella sua mente si manifestavano tutti gli scenari possibili ed immaginabili di quello che era successo.

“tu sei quello strano! Quello con due papà!”
“io non sono strano, lascia stare Kurt e Blaine”

“Kurt, io sono un bambino strano? Perché non ho una mamma?”
“tesoro, tu sei normalissimo, non c’è nulla che non vada in te”

“io non sono strano, lasciatemi in pace!”
“si che lo sei. Vattene, non vogliamo bambini come te intorno”

E Kurt la sentì di nuovo. Il suono degli armadietti che cozzavano contro la schiena. Le risate dei suoi compagni. Gli insulti scritti nei bagni. Le gocce di granita ghiacciata sulla pelle.
Ma questa volta faceva più male. Perché ci vide suo figlio al suo posto, e non poteva sopportarlo.

-mi scusi? Siamo arrivati!- lo riscosse un po’ scocciato il tassista. Lo faceva correre come un pazzo per poi tempo quando erano arrivati.
Kurt ancora un po’ scosso dai suoi pensieri, pagò il tassista e si diresse all’entrata della scuola. I corridoi erano tranquilli, non si vedevano bambini scatenati correre da qualche parte, ma lui si sentiva comunque inquieto.
Chiese le indicazioni alle bidelle, non ricordandosi bene dove fosse la segreteria, e praticamente corse per i corridoi della scuola.
Svoltò l’angolo e lo vide: il suo bambino, seduto nella panchina davanti alla segreteria, con la testa poggiata sulle mani.
Kurt si avvicinò ancora più velocemente, Kyle lo notò e gli andò incontro.
-Kurt!-
-piccolo, cos’è successo?- chiese Kurt chinandosi  per guardare il piccolo negli occhi. Iniziò a controllarlo, guardando se avesse qualche taglio o segno di un litigio.
Kyle abbassò lo sguardo e non disse nulla, facendo preoccupare ancora di più suo padre.
-lei è il signor Hummel?- chiese una voce alle sue spalle.
Kurt si voltò e incrociò lo sguardo con una donna sulla quarantina dai capelli corvini.
-abbiamo parlato al telefono, giusto?- chiese Kurt, riconoscendo la voce.
-esatto, sono la maestra Anne. Potrebbe seguirmi? Dovremmo parlare in privato- fece la donna, indicando un’aula che doveva essere libera.
Kurt annuì e si affrettò a seguirla, prendendo il figlio per mano.
-oggi Kyle ha avuto un problema con un suo compagnetto, durante l’ora di disegno-
-che gli ha fatto?- chiese Kurt, preparandosi mentalmente un discorsetto da dire ai genitori del bambino: non poteva lasciare che un bambinetto qualunque maltrattasse suo figlio.
-no Mr. Hummel. Non è stato Harry a cominciare, dico bene Kyle?- chiese Anne.
Il bambino abbassò nuovamente lo sguardo, mordendosi il labbrino inferiore. Suo padre era abbastanza confuso. Insomma Kyle era un bambino dolcissimo, non avrebbe mai fatto nulla del genere.
-è sicura? Perché Kyle è un bambino tranquillo- lo difese su padre.
-ed è uno dei motivi per cui l’ho chiamata. Certe litigate possono capitare tra bambini, ma Kyle è uno dei studenti più calmi che ho, per questo quando ha morso Harry sono rimas…-
-lui ha fatto, CHE COSA?!- chiese con la voce sempre più acuta.
-ehm, si signor Hummel, ed ecc…-
-Kyle perché lo hai fatto?- chiese, interrompendo nuovamente la povera insegnante.
Il bambino farfugliò qualcosa di indefinito, diventando rosso dall’imbarazzo.
-Harry gli ha preso due pastelli dal suo astuccio e non glieli voleva restituire- spiegò la donna.
Kurt trattenne un sospiro di sollievo: almeno non l’aveva fatto senza un motivo.
-capisco… senta mio marito lavorava di meno oggi e dovrebbe tornare a casa tra poco, va bene se porto mio figlio a casa? Credo che dovremmo fargli un bel discorsetto-
-non si preoccupi, faccia pure- disse la donna con un sorriso, mentre li accompagnava verso l’uscita.
Quando arrivarono alla porta Kurt le strinse la mano, e sollecitò suo figlio a salutare.
-a domani, maestra- disse il bambino.

˜-˜

-l’ha morso?- chiese Blaine, a voce più alta di quella che stavano usando fino a pochi secondi prima.
-shhh!- gli intimò il marito, mettendogli un indice sulle labbra –anche se siamo in camera, può sentirci dal salotto-
-non ci credo, andiamo è Kyle! Lo stesso Kyle che si fa problemi a mordere una coscia di pollo perché ha paura di fargli male!-
-anche io ero rimasto un po’ stupito. Non tanto perché abbia litigato, quanto per il morso. Ma adesso andiamo, dobbiamo parlargli-
Blaine annuì, e silenziosamente andarono in salotto.
Kyle era seduto sul divano, nella stessa posizione in cui Kurt l’aveva trovato sulla panchina a scuola.
-allora Kyle, non hai nulla da dirci?- chiese Blaine, incrociando le braccia al petto. Lui e Kurt si misero davanti al divano, per guardarlo bene.
-Harry è cattivo- disse il piccolo, a sua discolpa.
- Kyle quando qualche bambino ti infastidisce, non puoi morderlo!- disse Blaine.
-ma mi aveva rubato i pastelli!-
-non è un buon motivo per comportarsi così- fece Kurt, guardandolo severamente. –domani devi chiedere scusa a Harry-
-non voglio, è cattivo!- si ribellò Kyle.
-non che non lo è. E adesso dammi i tuoi pastelli- fece Kurt.
Kyle confuso andò a prendere i suoi pastelli dallo zainetto e li diede al padre.
-bene, sono confiscati finché non chiederai scusa a Harry- disse Blaine.
-ma mi servono!- disse il bambino, disperato.
-niente ma, signorino. Hai sbagliato e devi chiedere scusa-
Kyle li guardò male, e si diresse verso camera sua battendo forte i piedi sul parquet.

Kurt e Blaine faticarono moltissimo a trattenere le risate davanti a quella scena. Perché nonostante la discussione, Kyle era davvero buffissimo.

 

Dopo pranzo, mentre Kyle si era nuovamente rintanato in camera sua, Kurt e Blaine erano sdraiati sul loro letto, chiacchierando tra una coccola e l’altra.
-di la verità, ti sei spaventato quando hanno chiamato da scuola?- gli chiese ad un certo punto Blaine. Aveva la testa poggiata sul petto del marito, e tracciava delle linee immaginarie sulla sua magliett.
-mi conosci così bene?- chiese l’altro, ridacchiando un po’ per il nervoso.
-non saprei signor Hummel, ci conosciamo dal terzo anno di liceo, vedi un po’- gli rispose, facendolo ridere- però non hai risposto alla mia domanda-
-avevo paura che fosse a causa nostra…- mormorò Kurt, accarezzando i ricci dell’altro.
-che lo avessero preso di mira perché ha due papà? Kurt, i tempi sono cambiati, New Yo…-
-è cambiata, lo so- lo interruppe bruscamente Kurt- e so che questa è una delle città al mondo che supporta i diritti dei gay come quelli degli etero, ma…-
-niente ma Kurt. Kyle è al sicuro, noi siamo al sicuro. Ti capisco, perché anche per me  difficile dimenticare i tempi del liceo, ma dobbiamo essere positivi e avere fiducia-
Il marito gli diede un dolce bacio sulle labbra- hai ragione. Cambiamo argomento: secondo te a che gli servivano i pastelli?- chiese riferendosi a Kyle.
-non ne ho la più pallida idea-

Intanto Kyle guardava i suoi disegni con aria insoddisfatta. Era importante finirli, ma non voleva chiedere scusa ad Harry. Cosa avrebbe dovuto fare?

 

˜-˜

Kurt non fu l’unico ad avere il terrore dell’omofobia che poteva girare a New York. Agli inizi di maggio, toccò a Blaine ricordare l’orribile sensazione di paura che aveva abbandonato al liceo.

Kyle si era deciso a perdonare Harry e, dopo avergli chiesto scusa davanti alla maestra che avrebbe riferito tutto ai suoi papà, aveva riavuto i suoi amati pastelli.
Quello che non si aspettava nessuno era l’amicizia nata tra di loro. Si, dopo che Kyle gli aveva chiesto scusa, i due bambini si erano avvicinati, fino a diventare una coppia inseparabile.
Ed anche per questo Kyle era così nervoso in quei giorni.
-Kurt, è pronto il mio costume?- chiese per l’ennesima volta il bambino, guardando il pezzo di stoffa che il padre stava cucendo.
-tesoro, chiedermelo ogni  5 minuti non mi farà andare più veloce- disse ridacchiando.
-ma sarà bello, vero? È il compleanno di Harry!-
-lo so tesoro, non ti preoccupare. Sarà il miglior costume di Harry Potter della storia- gli assicurò, facendogli l’occhiolino.
Blaine, che stava mettendo a posto la cucina, chiese- mi ripetete com’è possibile che Kyle abbia trovato un bambino che si chiama “Harry” fissato con Harry Potter quanto lui?-
-puro caso- fece Kurt.
-magia- rispose Kyle.
Blaine sorrise, riponendo la tovaglia nel cassetto. Poi prese la busta posata sul tavolo della cucina, e la guardò con aria preoccupata.
Era l’invito alla festa di compleanno d Harry a tema Harry Potter, dove ai bambini era richiesto di vestirsi a tema e ai genitori di interpretare la parte di James e Lily Potter.
L’invito non aveva allarmato Kurt, che dopo aver letto “e le mamme si vestiranno da Lily” aveva detto “oh bhe, ci sarà un James in più e una Lily in meno”, ridendoci sopra.
Blaine non era dello stesso avviso. Perché, e dio non lo sapeva nemmeno lui il motivo, aveva paura. Che avrebbero pensato gli altri bambini vedendo che c’erano due James, e nessuna Lily? Che avrebbero detto i genitori di Harry? e Kyle?

Si portava questi dubbi da quando avevano ricevuto l’invito e, nonostante Kurt avesse intuito qualcosa, era deciso a non svelarli.
Entrò in soggiorno e rivolse ancora una volta la stessa domanda a suo marito- ma dobbiamo proprio andarci?-
-come mai siete così ripetitivi voi due?- chiese Kurt divertito- in ogni caso non credevo che il giorno in cui non ti volessi mascherare da Harry Potter sarebbe arrivato sul serio!-
-ma io voglio mascherarmi!- rispose, risentito dall’accusa- solo che non ho voglia di stare li, parlare con gli altri genitori e fare il simpatico con tutti-
-Anderson, da quando sei così asociale? Su dai, ci divertiremo!- chiuse il discorso Kurt, con un enorme sorriso stampato in faccia.
E allora Blaine si arrese all’evidenza che non avrebbe potuto scamparla quella volta.

I giorni volarono, e arrivò il giorno della festa di Harry. Kyle aveva un bellissimo costume di Harry Potter con tanto di cicatrice e occhiali tondi, Blaine aveva i suoi occhiali da vista e una bellissima divisa da giocatore di Quidditch, mentre Kurt aveva optato per una giacca rosso/gialla con una spilla a forma di gufo e una sciarpa in tinta.
Nonostante l’orgoglio che provava per il suo costume, Blaine non riusciva a togliersi dalla testa il pensiero di quello che sarebbe potuto accadere.
Cercò di non darlo a vedere, quindi trascinò suo marito e suo figlio verso l’entrata della casa, con un sorriso a trentadue denti.
la casa aveva un piccolo giardinetto sul davanti, addobbato con palloncini e decorazioni a tema e delle lanterne che illuminavano la strada verso il giardino di dietro, che era decisamente più grande.
La famiglia seguì la scia delle lanterne, finendo nel vivo della festa: bambini vestiti da maghetti che scorrazzavano da tutte le parti, genitori che chiacchieravano vicino ad un tavolo con la roba da mangiare (rigorosamente vestiti da James e Lily), e infine il festeggiato vestito da Harry Potter che gli andò incontro stringendo una bacchetta “magica” tra le mani.
-Kyle, sei arrivato!- esclamò felice il bambino. Poi guardò le figure dietro il suo amico, e spalancò gli occhi scioccato.
Non fiatava, continuando a fissarli, e Blaine iniziò a sentirsi a disagio. Lo sapeva che non era stata una buona idea, che stupido che era stato! Era ovvio che li guardasse in modo strano perché erano due papà!

Il bambino si riprese dal suo stato di trans, ma continuò a guardarli meravigliati –i vostri costumi sono bellissimi!- esclamò.
Blaine rimase così sorpreso dal motivo per cui Harry li stava fissando, che liberò tutta la sua tensione con una grandissima risata.
Kurt e Kyle lo guardarono straniti, ma non dissero nulla.
Intanto Harry aveva raggiunto sua sorella minore - Nicole guarda, ho un amico fichissimo! Lui ha due James, e i loro vestiti sono fantastici!-

Quello fu uno dei momenti in cui Kyle si sentì davvero orgoglioso di avere dei papà come i suoi.

 

 

 

 

 

 

Miky’s corner

Sono tornata con questo benedetto capitolo! Non è stato facile finirlo, visto che dopo che mi si è rotto il pc l’ho dovuto riscrivere da capo -.-‘’
bando alle ciance, vi piace? Spero di si, ne sono relativamente soddisfatta. Volevo questo capitolo per un motivo preciso: una speranza per un futuro migliore. Perché io spero davvero che la generazione futura come quella in cui si trova Kyle possa vivere in un mondo con molti meno omofobi di quanti ce ne siano ora. Ho notato che molte daddy!klaine inseriscono i problemi con gente omofoba nella storia, e sicuramente saranno più realistiche della mia, ma ripeto:  rappresenta la mia speranza di vivere in un futuro migliore di questo.

Nulla, voglio ringraziare Betty97 che mi ha recensito lo scorso capitolo, e continua a seguirmi. E grazie a tutti voi che seguite la storia, siete degli amori!

Alla prossima

miky

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