Strade incrociate

di Meredith
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Quel ragazzo è pazzo! ***
Capitolo 2: *** Un appuntamento indesiderato ***
Capitolo 3: *** Preparativi ***
Capitolo 4: *** Amore e Tradimento ***
Capitolo 5: *** Mamma! ***
Capitolo 6: *** La bambina vestita in rosa ***
Capitolo 7: *** Chelsea-Victoria 1-0 ***



Capitolo 1
*** Quel ragazzo è pazzo! ***


Capitolo primo
Il giorno che Chelsea Walker arrivò alla Byron High School, non ci fu una sola persona che non la notò. E come potevano? Con quei capelli scurissimi, che toccavano appena le spalle, quegli occhi verdi acqua e quell’aria sbarazzina aveva attirato l’attenzione di tutti.
Era nuova, di fuori Londra, dicevano le voci che giravano nella scuola, e altre dicevano che era la figlia di James Walker, il famoso scrittore che in passato aveva fatto scandalo con i suoi libri che denunciavano il mondo orientale e lo descrivevano in tutti i suoi lati negativi.
Fatto sta che, in pochi giorni, Chelsea era diventata la persona più chiacchierata della Byron. Ogni volta che passava in un corridoio, tutti si giravano oppure dicevano qualcosa, per lo più pettegolezzi falsi, sul suo conto.
Chelsea ormai non ci faceva più caso. Certo, le dava un po’ più fastidio, ma ormai ci aveva fatto l’abitudine. In effetti in ogni città in cui si trasferiva per seguire il padre scrittore tutti sapevano tutto di lei e la indicavano in continuazione. I libri di James Walker erano conosciuti dappertutto.
“ Chelsea Walker?”.
La domanda l’aveva posta una di quelle ragazze talmente normali che non ci si stupisce di trovare in qualunque scuola.
“ Sì?” chiese Chelsea
“ Izzie Graham. Sono il tuo tutor”
“ Il mio cosa?” chiese Chelsea, con aria interrogativa
“ Il tuo tutor. Devo farti vedere la scuola, farti conoscere gli insegnati e altre cose del genere”
“ So cavarmela benissimo da sola, grazie”
“ Senti, sono ordini superiori. Dalla preside, precisamente. In più per mostrarti la scuola sono esonerata dalle lezioni per tutto il tempo di cui ho bisogno, quindi non fare la lagna e spicciati”
“ Dove andiamo?”
“ Agli armadietti”.
Chelsea seguì la ragazza, che intanto si stava velocemente dirigendo lungo il corridoio, scansando le persone come non esistessero.
“ Aspetta, ehi, aspetta”
“ Muoviti” le urlò Izzie, superando il volume delle altre persone.
La campanella della prima ora suonò e tutti gli studenti si dispersero, ognuno nelle proprie classi, ognuno coi propri libri. In breve nel corridoio rimasero solo Izzie e Chelsea. Izzie si fermò davanti ad un armadietto.
“ Numero 537. La combinazione è 14690. Ricordatela”.
“ Sai tutte le combinazioni a memoria? Ho ti sei imparata solo la mia?” chiese Chelsea.
“ Ellie ha voluto che io lo sapessi, perché, se tu te lo dimenticassi, potresti chiederlo direttamente a me senza dover aspettare Rose”
“ Chi è Rose?”
“ Rose? Praticamente è il simbolo della scuola. E’ qui da tanto di quel tempo che ormai anche lei si è dimenticata gli anni esatti. Teoricamente è la segretaria, ma fa anche da bidella, da barista, da centralinista e tante altre cose. Se qualcuno ha un problema, va da Rose. Apparte te, ovviamente”
“ Perché io no?”
“ Rose è molto simpatica, ma parla sempre ed è molto lenta nelle cose, quindi, se hai dimenticato la combinazione o perso un libro, ci metti delle ore , per ritrovarlo. E Ellie non vuole assolutamente che tu perda il tuo tempo”
“ Non capisco. Chi è Ellie? E perché s preoccupa tanto per me?”
“ Ellie è la preside. Sta per Eleonore Margaret Typer. Odia essere chiamata Ellie, e si preoccupa per te perché probabilmente pensa che se non ti troverai bene tuo padre scriverà un libro contro questa scuola”.
Chelsea finì di mettere i suoi libri nell’armadietto e lo richiuse.
“ E adesso?”
“ Ti presento i prof. Ellie vuole che tutti ti conoscano. Anche se non credo che qualcuno qui non ti conosca”.
Nella prima classe che entrarono c’era una professoressa sui cinquantacinque anni, dall’aspetto estremamente severo, con dei piccoli occhialetti che le cadevano sulla punta del naso.
“ Buongiorno professoressa Keaten”
“ Ah, sei tu Graham. Cos’è questa, una nuova trovata per saltare le mie ore?”
“ No, professoressa, la preside vuole che accompagni una nuova alunna a conoscere le prof. Le presento Chelsea Walker”
“ Walker? Spero tu non abbia preso da tuo padre. Sappi che qui non si può dire quello che si vuole. Ci sono regole, e bisogna rispettarle”
“ Bene, noi dobbiamo continuare. Arrivederci, professoressa”.
Una volta fuori dall’aula, Izzie scoppiò a ridere.
“ Sembravi una bambina di fronte al padre arrabbiato”
“ Fa paura, quella donna”
“ Oh, sì, tutti la temono. Imparerai a farci l’abitudine. Vieni, mancano ancora molte prof”.
Insieme, le due ragazze, andarono da varie prof, dall’aspetto più vario e stravagante, da una donna che vestiva con lunghi abiti color fucsia acceso ad un’altra che ogni giorno veniva a scuola rigorosamente vestita di nero.
Arrivò la ricreazione. Izzie e Chelsea stavano parlando, quando un ragazzo si avvicinò a loro.
“ Ehi, Izzie, com’è che non mi hai presentato?”
“ Perché gli presentavo solo le persone importanti, Josh” rispose tagliente lei “ Io sono importante: sono il più intelligente della scuola. Josh Harnett della quarta"
“ Il più spaccone della scuola” apostrofò Izzie.
Il ragazzo sarebbe stato anche interessante, se non avesse avuto quell’aria da primo della scena.
“ Adesso dovresti dirmi il tuo nome” disse Josh
“ Se sei così intelligente come dici di essere, credo che lo scoprirai da solo, il mio nome. Andiamo, Izzie”.
La frase aveva fatto effetto. Josh rimase di sasso mentre le due ragazzo se ne andavano ridendo.
“ Hai visto com’è rimasto?” chiese Izzie, quasi soffocando dalle risate, nel bagno delle femmine “ Sembrava che fosse andato a sbattere contro un palo”.
“ Gli sta bene. Io odio gli sbruffoni”.
Le due ragazze continuarono a ridere per tutta la ricreazione. Chelsea non si divertiva così da anni.
Alla fine della scuola Josh si ripresentò davanti a lei.
“ Senti, forse abbiamo iniziato nel modo sbagliato. Dai, ricominciamo”
“ In che modo te lo devo dire che con te non voglio averci niente a che fare?”
“ Sei una tipa dura, l’ho capito, ma anch’io non scherzo”
“ Buon per te. Mi lascia stare, adesso?”
“ Non me ne vado finchè non mi dici il tuo nome”
“ Davvero non lo sai?”
“ So di chi sei figlia, ma il tuo nome non lo conosco”
“ Allora rimarrò ignota. Devo andare a casa, adesso”.
Erano giunti davanti alla casa di lei, che era molto vicina alla scuola.
“ Così è qui che abiti”
“ Sì, ma se ti azzardi ad avvicinarti alla porta chiamo la polizia”
“ Ti ho detto che non me ne vado finchè non mi dici il tuo nome”
“ Aspetta e spera, allora” disse Chelsea, entrando in casa.
Ormai si era seduta, vicino al padre, e stava incominciando a mangiare quando il campanello suonò.
“ Vado io, non ti scomodare” disse il padre.
Chelsea continuò a mangiare, senza neanche immaginare a quello che stava per accadere.
Sentì aprire la porta, poi la voce di suo padre che chiedeva chi era. La voce che rispose suonava vagamente familiare, come se la si avesse sentita da poco, da una persona appena conosciuta.
“ O mio Dio” esclamò Chelsea, correndo alla porta.
“… e sono venuto qui a chiederlo a lei” continuò la voce familiare.
Chelsea apparve alla porta.
“ Ehi, Chelsea, che qui un ragazzo per te”
“ Ah, è così che ti chiami? Chelsea” disse trionfante Josh
“ Beh, io me ne vado” disse il padre di Chelsea
“ E’ stato un piacere conoscerla, signor Walker”
“ Tu sei completamente pazzo” esclamò Chelsea quando il padre se ne andò
” Ti sei presentato a casa mia, hai parlato con mio padre e la prima volta che ti ho visto è stato circa due ore fa”
“ Sono un tipo intraprendente”
“ Sei pazzo”
“ Bene, Chelsea, adesso che so il tuo nome posso anche andare. Ci vediamo domani a scuola”.
Chelsea chiuse la porta. Quel ragazzo era fuori di testa. Chissà che cos’altro sarebbe stato in grado di fare.
“ Simpatico il tuo amico” gridò suo padre, dalla cucina” E’ il primo dei ragazzi che frequenti che mi fai conoscere”
“ Non te l’ho fatto conoscere, veramente, si è presentato lui qui. E io non frequento quel ragazzo”
“ Però è simpatico”.
La ragazza sospirò. Sarebbe stata più difficile del previsto.

Il capitolo è finito…. Recensite, per favore. Grazie

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Capitolo 2
*** Un appuntamento indesiderato ***


Il giorno dopo Chelsea sperò con tutto il cuore di non incontrare Josh. Purtroppo era destino che i due si incontrassero.
“ Ehi, Chelsea, come và?”.
La ragazza lo ignorò e proseguì senza neanche girarsi.
“ E’ inutile che cerchi di evitarmi, prima o poi dovrai parlarmi e allora ti accorgerai di quanto sono affascinante e simpatico”
“ Affascinante e simpatico? Tu? Sei solo uno sbruffone”
“ Visto? Mi hai parlato. Comunque non sono uno sbruffone. Non mi conosci neppure, come fai già a giudicarmi?”
“ Mi basta guardare una persona per capire com’è”.
Josh continuò a seguirla. Chelsea entrò nel bagno delle femmine, per levarsi di torno il ragazzo.
Nel bagno c’era Izzie.
“ Chelsea! Perché hai un’aria così affannata?”
“ Josh harnett è pazzo, completamente pazzo”
“ Beh, questo lo si sapeva”
“ Ieri si è arrivato a casa mia e si è presentato a mio padre”.
Tutte le ragazze smisero di fare qualsiasi cosa. La stavano tutte guardando. Alcune avevano un’espressione truce, altre spaventata, di chi sa che tra qualche istante sarebbe scoppiato un litigio. Chelsea indietreggiò, allarmata
“ Cosa c’è?” chiese con voce tremante.
Una ragazza con dei lunghi capelli stile Barbie, avanzò, e i suoi tacchi riecheggiarono per tutto il bagno.
“ Senti, non so chi ti credi di essere, forse il fatto che tuo padre sia importante di solito ti rende importante di conseguenza, ma qui non funziona così. Qui non sei nessuno, e per quanto riguarda Josh… stagli alla larga, è proprietà privata”
“ Credevo fosse un ragazzo, non un terreno”
“ Finirai presto di fare l’ironica. Andiamo”.
Cinque ragazze seguirono la Barbie, fuori dal bagno.
“ Scusa, chi è quella?” chiese Chelsea, quando tutto ritornò alla normalità.
“ Quella? Victoria Jakill. Per quanto ne so, maltratta e sfrutta le altre persone fin da quando era all’asilo”
“ Ma è completamente pazza. L’hai vista?... stagli alla larga, è proprietà privata…”
disse Chelsea, con voce in farsetto” mica ho fatto qualcosa, io. Anzi. Se potesse togliermi Josh dai piedi sarebbe magnifico”.
DRIIIIIIIIN!!!!!!!!!!!!
“ Veloce, non vorrai perderti la prima lezione con la Keaton” esclamò Izzie
“ Cosa? Ho la Keaton? Ma io ho paura di quella lì!” protestò Chelsea
“ Ne avrai di più se non ti presenti in orario. Lei odia i ritardatari”.
Anche quel giorno scolastico passò. Alla fine della scuola, imperterrito, Josh si presentò da Chelsea, deciso anche quel giorno ad accompagnarla a casa.
“ Cosa vuoi stavolta?” chiese seccata lei “ Ho ricevuto minacce se continuo a parlarti”
“ Eh? Da chi?”
“ Victoria Jakill, che, a quanto dice lei, è la tua ragazza”
“ Ma non è vero! Lei ci prova con me da quando ero in prima, ma io le ho sempre detto di no. Non devi preoccuparti di lei”
“ Beh, comunque credo che farei meglio a non parlarti più. Il che non mi dispiace molto”
“ Senti, dammi un’opportunità. Una sola”
“ Sarebbe a dire?”
“ Un appuntamento. Se va male, la smetterò di provarci con te”
“ Non se ne parla nemmeno”
“ Uno solo”
“ No”.
Chelsea entrò in casa. Adesso voleva un appuntamento? Come poteva solo pensare che sarebbe uscita con lui?
Poco dopo sentì bussare alla porta.
“ O mio Dio, se è di nuovo lui, giuro che gli spacco la faccia”.
Invece non era lui, era Barbie col suo cerchio di amiche, che più che altro sembravano cagnolini.
“ Ti avevo avvisata, Walker, ma tu non mi hai dato ascolto”
“ Sai, Barbie, ho parlato di te, cono Josh. Lui dice che sono anni che ci provi con lui ma che lui non ti da’ corda. Quindi non vedo perché dovrei ascoltare quello che dici tu”.
Barbie fece un’espressione tipo’ ma questa qui come si permette’ con una vaga sfumatura offesa.
“ E tu ti credi meglio di me? Vai a dire in giro che Josh, il ragazzo più bello della scuola, ti corre dietro, così tutti ti ammirano, o sbaglio?”
“ Guarda che è vero che Josh mi corre dietro. Io non ho bisogno di questi espedienti per farmi ammirare”
“ Ah sì, e così pensi di farmi credere che è Josh l’innamorato. Allora, se le cose stanno così, non ti sarà difficile procurarti un appuntamento”.
Chelsea sembrò spiazzata.
“ Cosa? Un appuntamento?”
“ Certo. Cos’è, hai paura?”
“ No…no. Va bene, avrò quell’appuntamento”.
Quando Barbie se ne andò, Chelsea rimase seduta a pensare.
“ Un appuntamento? Se non glielo chiedo, farò una figuraccia davanti Barbie e probabilmente davanti a tutta la scuola, se glielo chiedo, quello penserà che mi piace, e forse questo è anche peggio”.
La ragazza prese in mano il cellulare.
“ Pronto, Izzie? Sono nei guai!”
“ Cosa? E perché?”
“ Victoria mi ha detto che se è veramente lui che corre dietro a me, allora devo dimostrarglielo con un appuntamento”
“ Ma sei scema? Un appuntamento con Josh?” “ Se non usciamo insieme, farò una figuraccia stratosferica e probabilmente tutta la scuola penserà che sono una bugiarda, una in cerca di attenzioni…”
“ Sì, ma un appuntamento con Josh?”
“ Non farla così lunga, dopotutto non può mica mangiarmi. Uscirò con lui e poi gli dirò che non mi trovo bene”
“ Un appuntamento con Josh?” ripetè ancora Izzie, con la voce schifata
“ Beh, scelgo il minore dei due mali”
“ Josh sarebbe il minore?”
“ Preferisci che Victoria pensi che sono una bugiarda in cerca di attenzioni e che lo dica a tutta la scuola?”.
Silenzio.
“ Effettivamente Josh è il minore dei due mali”.
Ma come poteva dirglielo, a Josh, che avrebbe accettato il suo appuntamento?
Avrebbe volentieri pulito la grande casa( era una cosa che odiava) per tre volte di fila, avrebbe preferito dormire per una settimana in giardino piuttosto che andare da Josh e dirgli che accettava il suo appuntamento.
Però lo fece. A scuola, trovando tutto il coraggio di cui disponeva, si avvicinò al ragazzo.
“ Ehm… Josh… senti…”
“ Chelsea. Sei venuta tu da me, stavolta!”
“ Si, beh… ecco… volevo solo dirti che accetto il tuo appuntamento” disse velocissima, poi si girò e se ne andò.
Josh ci mise un po’ per capire, poi si illuminò e gridò:” Va bene venerdì alle otto?”

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Capitolo 3
*** Preparativi ***


Venerdì sera, alle sei di sera, Izzie e Chelsea stavano sedute a fissare il guardaroba di quest’ultima.
“ Secondo te, cosa posso mettere?’ chiese Chelsea all’amica
“ Dovresti metterti qualcosa di elegante, ma non troppo”
“ Cioè?”
“ Questa mini, per esempio”.
Izzie aveva preso una minigonna nera a pieghe.
“ Non lo so… non mi convince. E cosa ci metterei, sopra?”
“ Questa”.
Adesso l’amica aveva preso una canotta in sintetico rossa, da abbinare con una giacchetta, sempre dello stesso colore e materiale.
“ Secondo me staresti benissimo”.
Chelsea, poco convinta, si provò quello che l’amica aveva proposto.
“ Avessi io delle gambe così, le mostrerei sempre”
“ Izzie”
“ Intendo dire che metterei molte minigonne”
“ Ah, ecco. Allora, come sto?”.
Chelsea, però lo sapeva da sola come stava. Uno schianto. Effettivamente aveva delle gambe stupende. Lunghe, sottili, come quelle di sua madre. Al pensiero le si velarono gli occhi.
“ Che hai?’ chiese Izzie
“ Niente, niente, mi è entrato qualcosa nell’occhio” disse Chelsea, sfregandosi le palpebre.
“ Comunque sei uno schianto. Josh non ti resisterà”
“ Non è questo lo scopo della serata”.
Però il pensiero di Josh che la guardava a bocca aperta la fece sorridere.
“ Ultima cosa approposito dell’inutile essere che ti verrà a prendere alle otto”
“ Intendi dire Josh?”
“ Quanti altri incutili esseri ti verranno a prendere stasera alle otto?”
“ Vai avanti”
“ Dici che questa serata non significa niente, non ha nessuna importanza, eppure mi hai chiamato due ore prima per aiutarti a prepararti”
“ Beh… non voglio fare brutta figura, tutto qui”.
Ma Chelsea si sentiva falsa a dire così. C’era qualcosa, qualcosa che le diceva che quella serata sarebbe stata importante.
“ Sciocchezze” pensò.
Tra depilazione e vestizione varia, alle sette, Chelsea era vestita.
“ Ora il trucco, la parte più importante”.
Quando il signor Walker tornò dal giro esplorativo di vari mercatini, trovò sua figlia vestita di tutto punto seduta su una sedia e Izzie davanti che le sistemava le ciglia.
“ Ciao papà, com’è andato il giro?”
“ Ciao Chelsea, ciao Izzie. Il giro è andato bene. Si può sapere cosa state facendo?”
“ Stasera esco. Te lo avevo detto, ricordi?”
“ Veramente no. Con il ragazzo della porta?”
“ Sì”
“ A che ora torni?”
“ Credo che per le undici sarò a casa”
“ Le undici? Chelsea hai solo…”
“ Diciassette anni? ”
“ Lo so che credi che siano tanti, ma sono pochi paragonati ad una vita intera”
“ Papà! Dai, non fare scenate”
“ Va bene, e undici siano”.
Intanto Izzie stava mettendo il maschara a Chelsea, poi passò al fondotinta, in modo che le guance sembrassero di porcellana e finì col rossetto, chiaro, che non si notava, ma che dava un tocco importante nell’intera figura.
“ Hai finito?”
“ Ancora un attimo”.
Izzie prese la matita viola e e mise un po’ a Chelsea. Viola, così i suoi occhi verdi sarebbero risaltati.
Quando Chelsea si alzò e si vide allo specchio, si mise quasi a piangere.
“ Ma hai fatto un capolavoro. Sei bravissima!”
“ Mia cucina è estetista, e d’estate la vado ad aiutare”
“ Sei un mago, grazie”.
Chelsea abbracciò l’amica, e facendolo, l’orologio da polso le arrivò davanti alla faccia.
“ O mio Dio, sono le otto meno un quarto!”
“ Cosa?”
“ Ci hai messo un casino a truccarmi”
“ Veloce, passami qualche forcina”.
Il più velocemente possibile, Izzie raccolse i capelli davanti dell’amica in un chignon, poi entrambe scesero correndo le scale in cantina, cercando un paio di scarpe adatte. “ Stivali? Ballerine? Tacchi? Nere? Blu? Rosse?” chiese Chelsea, tirando fuori una
miriade di scarpe di diverso tipo e colore
“ Opterei per le ballerine nere”
“ Okey”.
Alle otto precise, Chelsea era perfettamente pronta, truccata, vestita, pettinata.
Josh suonò il campanello che erano le otto e uno.
“ Augurami buona fortuna” disse Chelsea, poi aprì la porta e se ne andò.

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Capitolo 4
*** Amore e Tradimento ***


Quando Chelsea uscì dalla porta, Josh rimase senza parole. Letteralmente.
“ Io… tu…” disse
“ Salgo in macchina” disse Chelsea, sorridendo.
Josh si zittì e guidò in silenzio fino alla pizzeria. Non era una cosa di lusso, solo una pizzeria.
“ Sei bellissima” disse Josh quando si furono seduti al tavolo” Te l’ho detto?”
“ No, ancora no”.
Fu una serata piacevole, molto piacevole per entrambi. Chelsea quasi si vergognava si stare così bene in compagnia del ragazzo. Lui era Josh Harnett, lo sbruffone, il tipico ragazzo che piace alle ragazze, non poteva provare quei sentimenti per lui.
Lei, Chelsea Walker, famosa in tutte le scuole che aveva frequentato perché odiava gli sbruffoni, i vanitosi, non poteva stare così bene in compagnia di Josh.
Però era così.
Alle undici meno un quarto, Josh si alzò da tavola, pronto a riaccompagnare Chelsea a casa.
“ Spero che i tuoi non si arrabbino se arrivi un po’ in ritardo”
“ C’è solo mio padre che potrebbe arrabbiarsi. Mia madre è…”.
Chelsea non riuscì a finire la frase. Gli occhi le si velarono e si girò verso il finestrino. Josh fermò la macchina a lato della strada.
“ Chelsea…” disse Josh, e lei si girò, poi si appoggiò alla sua spalla e pianse forte.
“ Cos’è successo?”
“ Se n’è andata. Tre mesi fa. E’ per questo che io e mio padre ci siamo trasferiti. Una mattina abbiamo trovato un biglietto sul tavolo. Diceva solo’ Ho bisogno di un po’ di tempo per riflettere’. Non l’ho più vista”
“ Mi dispiace”
“ La cosa che mi fa più arrabbiare è che non se n’è andata per riflettere. Ha un altro uomo. Prima che se ne andasse ho scoperto che frequentava un altro tizio. Probabilmente adesso starà vivendo con quell’altro. E mio padre non ne sa niente. In fondo non ha niente per cui odiarla. Io sì”
“ Non l’hai mai cercata?”
“ Dove dovrei cercarla? E poi non la voglio più rivedere”
“ Prima o poi tornerà”
“ E’ troppo tardi”
“ Dai, andiamo”.
Il resto del viaggio fu in silenzio.
Arrivati a casa di Chelsea, la ragazza vide, attraverso la finestra del salotto, che suo padre si era addormentato.
“ Tipico di mio padre” disse sorridendo.
Josh, però, non risalì subito in macchina. Si avvicinò a Chelsea e la raggiunse sulla soglia.
“ Chelsea…”.
Si avvicinò. La ragazza lo poteva vedere bene. Vedeva i suoi occhi, le sue ciglia, tutto. Si stava avvicinando sempre di più. Ormai poteva distinguere ogni particolare della faccia del ragazzo. Mai si sarebbe aspettata di vederlo così da vicino, né poteva credere in quello che di lì a poco sarebbe successo.
Infatti poco dopo le labbra di Josh toccarono quelle di Chelsea e la ragazza non si sottrasse al bacio.
E pensare che solo una settimana prima, se Josh si fosse soltanto avvicinato, gli avrebbe dato un ceffone. Ma in realtà, in quella sera, si era accorta che dietro al ragazzo duro, stupito, forse un po’ bullo, ce ne era un altro dolce e carino. Il problema ora era come dirlo a Izzie.
Il giorno dopo infatti l’amica si presentò a casa Walker alle sette e mezza.
“ Allora, com’è rimasto Josh quando gli hai detto che era solo una scommessa?”
“ Izzie…”
“ Allora? Che c’è?’
“ La serata è andata diversamente da quanto ci aspettavamo”
“ In he senso?”
“ Non gli ho detto della scommessa”
“ Cosa? E perché?”
“ Perché… Izzie, senti, mi sono accorta che è molto simpatico e carino… insomma io….”
“ Ti piace? Il rospo?”
“ Non chiamarlo il rospo!”
“ Ma come fa a piacerti i ros… Josh?”
“ E’ diverso da come è a scuola”
“ Sarà… Beh, dunque, da amica, penso che dovrei… insomma… chiederti com’è andata?”
“ Sì, credo che un’amica me lo chiederebbe. Comunque la serata è andata molto bene”
“ Non mi dire che vi siete anche…”
“ Baciati? Sì!”
“ O Cristo. Col rospo?”
“ Izzie”
“ Scusa. Con Josh?”
“ Sì.”
“ Quindi immagino che lo vedrò molto spesso in tua compagnia, d’ora in avanti?”
“ Credo proprio di sì”
“ Mi ci abituerò, prima o poi”.
Quando arrivò a scuola, Chelsea cercò Josh dappertutto, ma nono lo trovò. Ad un certo punto due mani le si chiusero intorno agli occhi e poco dopo sentì due labbra familiari sfiorare le sue.
“ Ti stavo cercando”
“ Mi hai trovato” rispose il ragazzo.
Restarono insieme fino a che non suonò la campanella. Quando venne l’ora di separarsi, Josh le diede un veloce bacio e poi se ne andò.
Mentre Chelsea correva verso la propria classe, Victoria e le sue amiche la stavano spiando.
“ A quanto pare la ragazza ha fatto colpo” disse Victoria
“ E adesso?”
“ Non posso permettere che quei due se ne vadano in giro per la scuola sbaciucchiandosi e ostentando la mia sconfitta. Non posso permetterlo!”
“ Ma cosa farai?”
“ Vedrai che riuscirò a separarli prima che riescano a festeggiare il loro primo mese insieme”.
La minaccia rimase sospesa, senza che i due interessati ne venissero a sapere nulla. Anzi, in quel momento tutti e due erano felicissimi di come stava andando la vita e non avevano problemi per la testa.
Chelsea tornava a casa ogni volta con un sorriso enorme e metteva di buon umore suo padre anche quando il lavoro non andava bene.
“ Chelsea, ma cos’hai ultimamente?”
“ Niente papà”
“ Hai superato il Problema?”
“ Sai una cosa, papà, possiamo anche chiamarlo con il suo nome, il Problema. E comunque sì, ho superato il fatto che la mamma se n’è andata di casa. Non me ne frega più niente”.
“ Chelsea, tesoro, capita a tutti di avere bisogno di un momento per riflettere. Io l’ho già perdonata”
“ Papà, io non riuscirò mai a perdonarla. Comunque, se vuoi sapere perché sorrido, ti ricordi di quel ragazzo che si è presentato alla porta, un paio di settimane fa? Sto con lui adesso”.
Solo il parlare di sua madre, aveva fatto sparire il sorriso a Chelsea.
Intanto Victoria aveva appena messo a punto il suo piano. Infatti Victoria aveva mandato un messaggio a Josh, dicendo che era Chelsea e che dovevano vedersi nel parcheggio coperto della scuola. La ragazza aveva scelto quel posto perché, dopo l’orario scolastico, non c’era mai nessuno.
Appena Josh arrivò, Victoria gli si avvicinò, vestita in modo provocante.
“ Sai, Josh, credo che tu abbia fatto un grosso sbaglio a mollarmi. Comunque ti ho perdonato”
“ No, Victoria, guarda che non hai capito. Tra noi è finita. Adesso sto con Chelsea”
“ Sì, ho sentito, la figlia dello scrittore. Ma cosa vuoi che sia lei in confronto a me?’.
La ragazza intanto si era tolta la maglietta.
“ Victoria…”.
Victoria si era avvicinata e lo aveva baciato.
“ Stai zitto, Josh”.
I due continuarono a baciarsi, e per quanto a Josh piacesse Chelsea e tenesse a lei più di ogni altra cosa, non riuscì a resistere alla tentazione di Victoria.
D’altronde la carne è debole, si sa.
Quello che però non si sa, o almeno quello che Josh non sapeva, è che mentre erano insieme, una delle amiche di Victoria di stava fotografando.
La mattina dopo, nel suo armadietto, Chelsea trovò le foto mentre stava parlando con Izzie. Le guardò, sempre più sgomenta.
“ Chelsea cosa c’è?” chiese Izzie.
Chelsea le passò le foto.
“ Che bastardo!” esclamò Izzie, e il destino volle che proprio in quel momento Josh passò di lì.
“ Sei un bastardo” disse Chelsea, poi gli sbattè le foto in faccia
“ Chelsea, lascia che ti spieghi…”
“ Non devi spiegarmi proprio niente. Io con te ho chiuso”
“ Chelsea” gridò Josh, mentre la ragazza correva a casa, piangendo
“ Sei proprio un bastardo” gli disse Izzie” Avevo ragione a non fidarmi di te. Neanche un mese riesci a stare con una sola ragazza”.

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Capitolo 5
*** Mamma! ***


Chelsea non tornò a scuola per tre giorni. Non ci teneva a rivedere che la gente si girasse e la indicasse come ‘ la ragazza mollata da Josh’, ma soprattutto non voleva rivedere Josh. Non ce l’avrebbe fatta a vederlo di nuovo. Se lo immaginava in quelle foto, con Victoria.
Proprio in quel momento il cellulare suonò. In nome di Josh comparve sul telefonino. Con un singhiozzo rifiutò la chiamata. Per fortuna poco dopo arrivò Izzie a consolarla e a darle i compiti.
“ Cosa… cosa fa?” chiese Chelsea
“ Chelsea, avevi promesso che non te saresti più interessata”
“ Lo so… ma….”
“ Okey, non importa. Mi chiede di te ogni giorno, più volte al giorno. Dice che gli dispiace moltissimo, che è stato uno sbaglio enorme e che vuole ricominciare con te. Lui e Victoria non si guardano neanche”
“ Ci spero, che non guardi quella maledetta s*****a”
“ Secondo me non dovresti rimetterti con Josh. Non subito, almeno. Aspetta un po’, pensaci.”
“ Ho deciso che non gli rivolgerò mai più parola, a Josh. E domani torno a scuola”
“ Brava, Chelsea, così mi piaci”.
Però la verità era che Chelsea sapeva di non farcela, nella sua impresa di escludere Josh dal suo mondo, perché ormai il ragazzo era una parte del suo mondo. Ma non sarebbe tornata da lui, non dopo quello che le aveva fatto.
Così la mattina dopo si preparò per andare a scuola. La prima cosa che notò, appena arrivata, fu che la gente non si fermava più di tanto a guardarla. Certo, c’erano persone che si zittivano appena passava, ma lei le ignorò. La prova più difficile che la ragazza dovette affrontare fu l’incontro con il ragazzo.
Sapeva che era inevitabile, ma avrebbe preferito non rivederlo mai più.
“ Sei tornata” disse Josh, imbarazzato
“ Sono tornata, e sono anche in ritardo alla lezione. Quindi, scusa, ma devo andare” rispose lei, come se nulla fosse.
Vide la reazione del ragazzo, un attimo prima di andarsene. Era sbigottito. Si aspettava di essere ignorato, maltrattato, certamente non di essere trattato come uno qualunque.
Non era facile per Chelsea tenere la parte dell’indifferente, ma lo dovette fare, ogni giorno, ogni minuto. Non poteva permettere di girarsi quando lui le passava accanto, non poteva permettersi di sospirare mentre vedeva le altre coppiette della scuola. Doveva recitare, ogni istante, quando era a scuola. A casa invece, piangeva, chiusa in camera sua.
“ Chelsea? Posso entrare?” chiese il padre, un giorno.
“ Sì” rispose Chelsea, asciugandosi le lacrime
“ Senti, in queste situazioni c’era tua madre che…”
“ Smettila di parlare di mamma”
“ Scusa. Comunque, volevo dirti che, se hai bisogno di qualche consiglio, io ci sono”
“ Grazie, papà. Ma io non ho bisogno di consigli. Non me ne servono perché ho già deciso. Ti ricordi del mio ragazzo? E’ andato con un’altra. Non credo che servano molti consigli, a riguardo”
“ Mi dispiace, tesoro”
“ Grazie, papà”
“ Credo di sapere dove potrei portarti, per farti tornare il buon umore”
“ Papà, non ho voglia di andare da nessuna parte”
“ Dai, vieni”.
Per non deludere il padre, Chelsea lo seguì, anche se avrebbe voluto stare a casa a piangere.
Il padre guidò per un po’ e Chelsea non riuscì a capire dove stavano andando, perché era già calato il buio. Dopo un po’ si accorse che erano usciti da Londra.
“ Papà, vuoi fermarti?”
“ Siamo quasi arrivati”.
Infatti si fermarono di lì a poco. Era talmente buio che Chelsea non si accorse di dove erano arrivati.
“ Ma questa è…”
“ La casa vecchia. Te la ricordi?”.
Ormai non era altro che una casa bianca con la vernice che si era in gran parte scrostata, le finestre rotte e il giardino con l’erba incolta, ma per Chelsea era il simbolo di una vita fantastica. Aveva vissuto lì dalla nascita fina agli otto anni, ed era stata un’infanzia bellissima, con tanti amici.
Quando si erano dovuti trasferire per seguire il lavoro di suo padre, aveva pianto per una settimana. Era a quello che pensava quando era felice.
Tanto aveva pregato il padre di tornarci.
A Chelsea tornò il sorriso al solo vederla.
“ Grazie, papà”
“ Pensavo che ti sarebbe piaciuto rivederla, dopo nove anni”.
Per tutta la durata della sera, Chelsea non pensò neanche un attimo a Josh. Tutti quei ricordi, mentre imparava ad andare in bicicletta sul vialetto, mentre andava sull’altalena, mentre sua madre la sgridava… Sua madre. Era inevitabile pensare a lei, in quel momento. Fu la prima volta in quattro mesi che la ricordò con un sorriso.
Quella notte sognò un’ episodio successo dieci anni prima, di cui non si era ricordata per tutti quegli anni.
Era una bambina con i codini ed un vestitino rosa a fiori ed aveva appena rotto una finestra con una pallonata, mentre giocava col suo vicino di casa.
Sua madre era uscita in cortile e Chelsea bambina si era messa a piangere per il dispiacere. Sua madre allora si era chinata e le aveva detto, che se era veramente pentita, allora non l’avrebbe sgridata.
Chelsea si svegliò di soprassalto, col suono della sveglia. Aveva il respiro corto e un peso al cuore, come se fosse stata ancora la bambina di sette anni che aveva appena rotto la finestra. Scese le scale, ma, per quello che l’attendeva, avrebbe voluto non essere scesa.
Sua madre era seduta nel salotto. Chelsea si stropicciò gli occhi, convinta ancora di sognare.
“ Mamma?”
“ Ciao, tesoro”
“ Cosa…”.
Chelsea non riuscì a finire la frase. Qualcuno aveva bussato. Izzie.
“ Ciao, Chelsea. Buongiorno signor Walker”.
Il padre di Chelsea infatti era spuntato dalla cucina, con tre caffè in mano.
“ Allora, devo…”.
Izzie si bloccò appena entrò in salotto e vide la donna sulla poltrona.
Guardò con aria preoccupata Chelsea. L’amica alzò le spalle.
“ Signora Walker?” chiese Izzie, titubante
“ Sì, sono io. E tu saresti?”
“ Izzie. Isabel, in realtà, ma nessuno mi chiama col mio nome intero”
“ Piacere, Izzie. Sei un’ amica di Chelsea?”
“ Sì, sono nella stessa scuola di sua figlia. Beh… credo che… ci vediamo a scuola, Chelsea. Piacere di averla conosciuta, signora Walker”.
Chelsea rimase sola, con sua madre e suo padre, che apparentemente andavano d’accordo. Non seppe perché, ma in quel momento le venne in mente l’immagine della bambina coi codini e il vestitino rosa.

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Capitolo 6
*** La bambina vestita in rosa ***


Chelsea si sedette su una poltrona, prendendo un caffè che suo padre le porgeva.
“ Prima che tu possa dirmi qualsiasi cosa, lo so che ho sbagliato e….”.
La signora Walker guardò il marito. Lui capì e se ne andò.
“… lasciarvi è stato uno sbaglio terribile. Tu sai di Mark. Non posso nasconderti che sono restata con lui per un po’, fino a quando mi sono resa conto che non era quello che volevo. Volevo restare con voi”
“ Dovevi capirlo prima di andartene”
“ Chelsea, ascolta, non pretendo che tu capisca, ma almeno dammi un’altra opportunità”
“ Un’altra opportunità? Te ne sei andata di casa per quattro mesi, non puoi pretendere di tornare e di ricominciare come se niente fosse” gridò Chelsea
“ Lo so, ho sbagliato, ma sono qui rimediare”
“ Rimediare! Non devi sforzarti, perché io ho già rimediato da sola. Ti ho eliminato dalla mia vita. Via il dente via il dolore, no?”.
Chelsea prese lo zaino e se ne andò a scuola. Però la bambina con il vestitino rosa la continuava a tormentare.
“ Perché?’ si chiese Chelsea.
Eppure lo sapeva, il perché. Quella volta la madre, vedendola pentita, l’aveva perdonata. Era la stessa situazione, solo che chi doveva perdonare, questa volta era lei.
Mentre il pensiero cominciava a prendere forma nella mente di Chelsea, la ragazza cercava invano di scacciarlo.
“ Non è la stessa cosa. Ha fatto una cosa gravissima, io avevo solo rotto una finestra”.
A scuola le cose non andarono meglio. Izzie volle sapere tutto: il perché la madre fosse ritornata, cosa aveva detto, e soprattutto se Chelsea voleva perdonarla.
“ Credo che tornerà, se è questo che vuoi sapere”.
Il quel momento passò Josh. Chelsea avrebbe voluto tanto farsi abbracciare dal ragazzo e raccontargli tutto, ma qualcosa in lei la stava fermando. “ Non posso” si disse, e mentre lo stava pensando, vide Victoria.
Era la prima volta che la vedeva, da quando aveva scoperto che cosa aveva fatto con Josh.
Il suo primo impulso fu quello di saltarle addosso e riempirla di pugni, ma riuscì a reprimere l’impulso e continuò per la sua strada. In fondo, Victoria era messa peggio di lei: aveva provato a riconquistare Josh tantissime volte e non c’era riuscita, era arrivata perfino a sottrarlo ad un’altra persona con l’inganno, ma Josh non era tornato comunque con lei.
Però il fatto che fosse messa peggio di lei non era abbastanza. Le aveva tolto un elemento essenziale, quasi vitale, l’aveva fatta star male per giorni, fatta versare cisterne di lacrime, usato milioni di fazzoletti. Il fatto che fosse messa peggio di lei non poteva bastare.
“ Izzie, c’è qualche cosa che Victoria non vuol far sapere di lei?”
“ Eh? Perché?”
“ Rispondi”
“ Ehm… Sì, effettivamente c’è. Quando eravamo in prima, io e lei eravamo vagamente…. Amiche”
“ Cosa?”
“ Ero piccola, non conoscevo nessuno, e lei era diventata presto una stella della scuola. Comunque, durante una lezione di ginnastica, il prof ci aveva fatto andare, per punizione, solo noi due, a fare un giro del giardino di corsa. Ecco, aveva appena piovuto, e lei cadde nel fango, sporcandosi in modo imbarazzante. Dovevamo esserne solo noi due a conoscenza, invece un certo John Roy, fotografo per il giornale della scuola, era alla finestra e fece una fotografia. Prima che la foto facesse il giro della scuola”
“ E questo John Roy adesso dov’è?”
“ E’ uscito dalla scuola un paio d’anni fa. Sapevo dove abitava, facevo anch’io parte del giornale della scuola. Posso provare a rintraccialo, se vuoi” Però questo non le avrebbe ridato Josh. Niente poteva ridarle Josh. Quando finì la scuola, Chelsea prese in considerazione l’idea di non tornare a casa. Poteva andare da Izzie e telefonare a casa. Però prima o poi sarebbe dovuta tornare a casa, lo sapevo. Quindi, con un sospiro, si incamminò verso l’abitazione, dov’era sicura di ritrovare sua madre.
“ Ciao tesoro”.
La voce di sua madre. Forse era rimasta lì tutto il giorno. Forse aveva parlato con suo padre, forse si era già trasferita lì.
“ Ciao” mugulò lei
“ Cos’hai fatto di bello, a scuola?”
“ E’ stata una giornata pessima. Come tutte le altre da un settimana e mezza”
“ Perché? Cos’è successo una settimana e mezzo fa?”
“ Il suo rag…” cominciò il signor Walker, ma fu zittito da un’occhiataccia di Chelsea.
“ Ragazzi, eh?” disse la signora Walker
“ Non sono affari tuoi”
“ Hai ragione. Henry, non devi dire qualcosa a nostra figlia?”.
Chelsea guardò i genitori con aria torva.
“ Senti, tesoro, io e mamma abbiamo parlato e… insomma… avremmo deciso che… forse sarebbe meglio per tutti se tua madre tornasse qui, a vivere, non credi?”
“ No” rispose secca la ragazza” Non credo affatto”
“ Deborah, puoi lasciarci soli?”.
La signora Walker se ne andò dal salotto.
“ Chelsea, è tua madre”
“ A perso il diritto di esserlo quando se n’è andata”
“ Ha sbagliato, d’accordo. Ma è pentita. Sta male perché tu non la vuoi perdonare”
“ Sta male? Poverina! Io sono stata male per due mesi, quando se n’è andata. Ci ha lasciato soli, papà. Ogni giorno ho sperato che tornasse, ma non l’ha fatto. Non è tornata. Adesso è troppo tardi”.
Mentre parlava la voce le si incrinò e cominciò a piangere. Suo padre la strinse a sé e la consolò.
“ Dovrai perdonarla, prima o poi, lo sai. Sarebbe meglio per tutti se la perdonassi prima che poi. Comunque non si trasferirà qui finchè tu non vorrai”.
Chelsea voleva che sua madre tornasse. Desiderava ritornare a quando erano una famiglia unita, come nella casa vecchia.
La bambina vestita di rosa tornò. Piangeva. Chelsea capì cosa rappresentava quella bambina. Era il suo ostacolo per la felicità. Doveva solo perdonare la madre perché quella bambina scomparisse. Ma era una cosa troppo grande, da fare.
Per troppo tempo aveva fissato la porta, aspettando che si aprisse e che lei tornasse. Ma non si era mai aperta. E ora aveva che smesso di fissare la porta, quella si era aperta.
La bambina in rosa cominciò a piangere, e sua madre apparì, come nel sogno.
“ Se sei pentita di perdono”.
Sua madre era certamente pentita, e lei doveva perdonarla.
Scese in salotto, dove, nell’entrare da scuola, aveva visto delle valige. Ne prese una, sapendo bene di essere vista dai genitori. Un sorriso comparve sui loro visi.
“ Devi promettere di non farlo mai più” disse Chelsea
“ Prometto” rispose Deborah Walker.

Un grazie in particolare a DJ Kela, a Darklight92 e a Bea che hanno recensito.

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Capitolo 7
*** Chelsea-Victoria 1-0 ***


Ora che con la madre aveva chiarito, Chelsea si sentì molto meglio. La bambina vestita di rosa aveva smesso di apparirle e tutto sommato la vita andava abbastanza bene. Ma i conti non erano stati regolati. Per quello bisognava aspettare che John Roy trovasse la foto di Victoria nel fango. Era un lunedì pomeriggio, quando Izzie arrivò trionfante a casa Walker.
“ Buongiorno signora Walker. Chelsea è in casa?”
“ Certo. Entra, Izzie”.
Poco dopo le due amiche erano sedute sul letto di Chelsea a parlare.
“ Allora, ce l’hai?” chiese Chelsea trepidante
“ Certo, eccola”.
La foto era veramente imbarazzante. Si poteva capire perché Victoria l’aveva fatta sparire dalla circolazione. In quell’attimo, Barbie aveva l’espressione di una bambina che vuole la mamma, con i capelli sporchi davanti alla faccia, e lasciava immaginare che si sarebbe messa a piangere entro breve. Era solo una ragazzina al suo primo anno di scuola superiore, dopotutto.
Chelsea sorrise malignamente. Andò subito al più vicino negozio e si fece fare cento copie a colori di quella fotografia. La commessa la guardò male, ma non disse niente.
“ Domani le appenderemo per tutta la scuola” annunciò Chelsea
“ Ma come faremo ad appenderle senza farci vedere?”
“ Non c’è la finale di basket, domani? Tutti saranno a vederla, quindi avremo campo libero per le prime due ore, poi tutti torneranno e vedranno le foto”
“ E’ vero, c’è la finale. Giocherà anche Josh”.
Un’ombra attraversò il volto di Chelsea.
La mattina dopo Izzie e Chelsea andarono a scuola con i volantini negli zaini. Come previsto, tutti gli studenti erano a vedere l’importantissima partita.
Le due amiche non poterono affiggere subito i volantini perché i bidelli stavano lavando il pavimento, approfittando della scuola libera, così Chelsea e Izzie furono costrette ad assistere alla partita, almeno per un tempo.
Sedute vicine, commentavano la propria squadra e quella avversaria.
“ Sta giocando veramente malissimo, Josh” disse Izzie.
Chelsea stette zitta. Sentiva che il rendimento di Josh nella partita dipendeva da lei.
Infatti il ragazzo la guardava continuamente. Prima di ogni tiro, la guardava, e questo lo distraeva, correndo, la guardava, e così non riusciva a marcare bene.
“ Perché mi continua a guardare?’ pensò Chelsea.
Ma in fondo sapeva la risposta. Josh ci teneva a fare bella figura davanti a lei, e per questo voleva vedere ogni sua espressione quando giocava.
Il primo tempo finì, e la squadra di Josh era sotto di venti punti.
Senza farsi notare, Chelsea e Izzie uscirono dalla palestra e andarono a controllare se i bidelli avevano finito. Sì, la scuola era tutta per loro.
Stavano per appendere i primi volantini, quando sentirono un rimore. Le due si nascosero il prima possibile dietro un armadio.
“ Spero che non sia un prof” sussurrò Izzie.
Chelsea sbirciò dal suo nascondiglio e vide Josh. “ Josh?” chiese, uscendo da dietro l’armadio
“ Ciao Chelsea”
“ Cosa ci fai qui? Dovresti essere a giocare”
“ Devo dirti una cosa importante”
“ Più importante della finale del campionato?”
“ Più importante di tutto. Senti, ho fatto uno sbaglio enorme. Non capivo cosa stavo facendo, ma non posso chiederti di dimenticare quello che è accaduto, perché è troppo grave per essere dimenticato. No, io ti chiedo di ricordarlo, di ricordare che anche se sono andato con Victoria, ho preferito te, ho preferito restare ad aspettarti piuttosto che mettermi con qualcun’altra, di ricordare che non ho smesso un attimo di guardarti come la prima volta che ti ho visto e per ultimo, ti chiedo di ricordare com’eravamo insieme. Lo sbaglio è enorme, ma sono sicuro che col tempo riusciremo a superarlo, insieme. Ti chiedo di darmi un’altra possibilità, una sola”.
Chelsea era rimasta in piedi, sconvolta dalla scelta che doveva fare. Era o non era giusto perdonarlo? Doveva fidarsi? Doveva mandarlo al diavolo? Cosa doveva fare?
In quel momento arrivò l’allenatore della squadra.
“ Harnett, cosa diavolo stai facendo? Torna subito in campo!”
“ No, mister, non finchè Chelsea non mi risponde”
“ Cosa? Non fare storie e muoviti. Adesso”
“ Le ho detto che non mi muovo finchè non mi risponde”
“ O mio Dio. Su ragazza, rispondi”.
Chelsea stava lì, ferma, senza essere capace di muoversi, fredda come una statua, sentendosi addosso gli sguardi di Josh, dell’allenatore e di Izzie.
Però Josh la stava guardando. Fu allora che se ne rese conto. Josh non era sul campo di basket per giocare una partita che stava aspettando da anni. Lui era lì, per lei. Si stava perdendo il suo sogno per lei.
Così Chelsea, lentamente, abbassò e alzò la testa, in segno di assenso. Josh sorrise, si avvicinò e la baciò, senza preoccuparsi che il mister lo stesse guardando.
Fu un bacio lungo, appassionato, e Chelsea si sentì girare la testa per la felicità.
Poi Josh, lanciandole un ultimo sorriso, si avviò sul campo. Izzie uscì dall’armadio.
“ Ok, non commento, però adesso sbrigati, dobbiamo affiggere le foto”
“ No” rispose semplicemente Chelsea, sorridendo
“ No?” “ Giuro che non ti capirò mai”
“ Beh, io vado a vedere la partita, vieni?”.
Però, mentre andavano alla palestra, Chelsea depose un volantino nella bacheca della scuola.
" Beh, ho fatto cento copie, almeno una la potrò, usare, no?' disse, quando Izzie le lanciò un'occhiataccia.
Gli altri tempi della partita furono spettacolari. Josh giocò benissimo, anche se non smetteva di sorridere come un’idiota…
Anche Chelsea continuava a sorridere.
“ In fondo perdonare non è così male” pensò, prima di raggiungere il ragazzo per baciarlo.
Izzie, in seguito raccontò che quando lo aveva baciato, tutta la scuola li stava guardando.
In fondo la questione Victoria-Josh-Chelsea era diventata di dominio pubblico e non c’era discussione in cui loro tre non facessero parte. Izzie raccontò anche che si era vista Victoria correre in bagno, mentre imprecava qualcosa contro loro due. Tutto si sarebbe aspettato, ma non che Chelsea potesse perdonarlo

Spero che il finale vi sia piaciuto....

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