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di ehisistah
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo uno. ***
Capitolo 2: *** Capitolo due. ***
Capitolo 3: *** Capitolo tre. ***
Capitolo 4: *** Capitolo quattro. ***
Capitolo 5: *** Capitolo cinque. ***



Capitolo 1
*** Capitolo uno. ***


Capitolo uno.

Suonò la sveglia, per la seconda volta quella mattina.
«Ariana! Alzati, susu.» era la voce di mia madre; sentivo i suoi passi avvicinarsi sempre di più alla porta della mia camera.
La porta si aprì rumorosamente, e lei entrò, spalancò le finestre e tirò su le persiane.
«Sei sorda o cosa?» continuò iniziando a battere le mani.
«Mamma, piantala di battere le mani e chiudi quella finestra, mio dio, poi uno non deve svegliarsi nervoso!» le dissi
con la voce impastata e gli occhi ancora chiusi. Lei non rispose, se ne andò chiudendosi la porta alle spalle, sbattendola.
'Dio che nervi!' Mi alzai dal letto, peggio di uno zombie, e mi avvicinai alla mia cabina armadio.
Presi la prima maglietta che vidi e un paio di jeans sbiaditi. «Sono pronta, non ho fame, mi prepari solo un cappuccino?» urlai mentre allacciavo
le mie Superga. «Per favore, mamma.» disse lei facendomi il verso. «Si, per favore.» dissi nervosa.
Bevvi velocemente il cappuccino che mi aveva preparato, poi uscii di casa frettolosamente. «La borsa!» sentii urlare dal balcone appena uscita dal portone. 'Porca vacca, non voglio rifare le scale.' «Lanciala!» allora lei mi guardò, poi fece segno di sposarmi e la lanciò. In fondo non c'era niente che poteva rompersi lì dentro, solo qualche libro e un paio di penne. La salutai con la mano, poi le sorrisi e svoltai l'angolo.
Iniziai a controllare che ci fossero tutti i libri così ne tirai fuori qualcuno; continuavo però a camminare finchè non andai a sbattere a qualcosa. Cioè, a qualcuno. «Idiota.» gli dissi, senza nemmeno degnarlo di uno sguardo. «Scusami.» mi disse lui, mentre mi raccoglieva un paio di libri che erano caduti a terra.
«Non sono monca, faccio da sola.» dissi strappandoglieli dalle mani.
Poi li ammucchiai di nuovo nella mia borsa e me ne andai a passo svelto. «Io sono Nia...»
«Piacere!» dissi senza nemmeno lasciarlo finire di parlare, continuando a camminare frettolosamente, e senza voltarmi.

Nel cortile non c'era più nessuno, sicuramente la campanella era già suonata. 'Merda! Mia madre un altro ritardo non me lo firma'
Così mi precipitai all'entrata.
Salii la rampa di scala, corsi senza fiato per tutto il corridoio, e piombai in classe ansimando. «Eccomi! Sono arrivata, ok, ci sono.» dissi.
La prof. non mi degnò di uno sguardo, e io mi sedetti al mio posto silenziosamente. «Sai che ore sono? Ti ha segnato assente.» mi disse la mia compagna di banco, mentre io continuavo ad ansimare.
«Shut up, domani se ne sarà dimenticata e non non mi chiederà il ritardo.» le dissi, quasi soddisfatta.

Poggiai la testa sul banco, e chiusi gli occhi. Mi addormentai, cullata dal cd che la prof. di musica ci stava facendo ascoltare.
«Ariana?!» la prof. mi si avvicinò e iniziò a scuotermi cercando di svegliarmi.
Mi voltai verso di lei, stropicciai gli occhi e credo le feci un mezzo sorrisetto.
«Stavi dormendo?» mi chiese. Io mi sedei composta, mi sistemai i capelli, con un'occhiataccia guardai la mia compagna di banco, poi sbadigliai. «Affatto, sono sveglissima.» le dissi.
Lei mi guardò con aria minacciosa, poi tornò alla cattedra e fece ripartire il brano. «Dimmi, a che diavolo pensavi mentre la prof. mi si avvicinava?!» chiesi alla mia compagna di banco.
«Scusami, ero sovrappensiero.» 'Certo no? Tu pensavi ai fatti tuoi e non a salvare il culo alla tua amica, okay.'

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Allora, intanto ciao e scusate se è un pò corto ma volevo lasciare un pò di suspance (?)
Se ci sono riuscita sono orgogliosa di me stessa lol
Mi farebbe piacere che lasciaste una vostra recensione
ma se magari non siete iscritti potete farmi sapere cosa ne pensate
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Capitolo 2
*** Capitolo due. ***


Capitolo due.

La giornata passò piuttosto lentamente e quando suonò l'ultima campanella tirai un sospiro di sollievo.
«Finalmente è finita.» disse la mia compagna di banco, mentre iniziava a mettere i libri dell'ultima ora nella borsa.
Le sorrisi senza però risponderle, avevo solo voglia di pranzare, non avevo mai avuto tanta fame.
Uscii velocemente dal cancello, attraversai la strada e mi sedetti sulla panchina della fermata dell'autobus.
Accanto a me c'era un ragazzo, biondo, piuttosto carino. La sua semi-felpa (?) gli stava a pennello.
Qualche minuto dopo il mio stomaco brontolò, e a quel punto lo guardai, ero rossa per l'imbarazzo e speravo non l'avesse notato.
«Hai fame?» mi chiese lui sorridendo. «Già...» dissi io, imbarazzata. «Piacere, Niall.»
Lui mi porse la mano, io gliela strinsi e mi presentai. «Credo di averti già vista.»
«Forse abbiamo chattato su facebook.» gli dissi. «Non credo.» mi disse lui. Per qualche minuto si mise a fissare il marciapiede, poi mi guardò di nuovo.
«Ci sono! Stamattina... ci siamo scontrati, e, si, insomma, io ti ho fatto cadere i libri.» disse lui. 'Che figura di merda. Qualcuno di uccida.'
«Ah si, mi ricordo.» cercavo di sembrare indifferente, ma arrossii di nuovo.
Lui mi sorrise e iniziammo a parlare del più e del meno, e io lo sentivo già come un amico. «Sai, mi sei già simpatica.»
«Oh, sei gentilissimo, anche tu mi sei già simpatico.» gli dissi con un sorriso a quaranta denti (?)
«Hai un gran bel sorriso.» mi disse poi lui. 'jvbgdfbgsdjkf' Non riuscivo a dire nulla, cazzo! Continuavo solo a sorride come un'ebete.

«Beautiful girls all over the world, I could be chasing but my time would be wasted they got nothing on you baby.»
iniziò a cantare, guardandomi e sorridendo.
Poi si mise in piedi sulla panchina della fermata, e continuò a cantare, sempre più ad alta voce. «Cos they got nothing on you baby nothing on you baby.»
Poi si rimise seduto, mentre io ero senza parole. «Hai una voce, oddio, ha una voce splendida.» gli dissi. «Grazie davvero.» mi disse lui.
«E la canzone è per te.» continuò stringendomi la mano. Io gli sorrisi, non sapevo davvero che dire, ero imbarazzata da morire.
Di solito i ragazzi non si mettono a cantare a squarciagola delle canzoni per me, solo due minuti doco esserci conosciuti. Di solito nemmeno esisto per loro.
«Non mi era mai capitata una cosa del genere, oddio sei fantastico.» gli dissi io, abbracciandolo.
'Oddio, cosa avevo fatto? Perchè lo avevo abbracciato? Cazzo mi avrà preso per una specie di psicopatica.
«Scusami, cioè, io non volevo. Si, però no. Ignorami.» gli dissi. Sorrise e poi mi abbracciò.
'Anche lui mi ha abbracciata, quindi è tutto okay. Peccato che mi sento ancora in imbarazzo. Potevo risparmiarmelo, diciamocelo.'

Per qualche minuto, poi, ci fu un silenzio imbarazzante, entrambi non sapevamo cosa dire. L'abbraccio, era stato troppo lol
«Vieni a scuola qui?» dissi indicando la Colaiste Mhuire dall'altra parte della strada.
Era una domanda stupida, anche perchè forse per il corridoio l'avevo visto, ma dovevo rompere quel silenzio imbarazzante.
«Si, anche tu scommetto.» disse lui, e io annui. «Domani ci sei a pranzo?» mi chiese. «Si, domani ho tempo pieno, anche tu?» gli risposi.
Lui sorrise, contento. «Si, anche io. Se vuoi, cioè, potremmo pranzare allo stesso tavolo... se vuoi però.» mi disse, un pò in imbarazzo. «Sarabbe fantastico.» gli dissi.
Di nuovo silenzio, perchè l'autobus non arrivava? Non volevo andasse via, ma ero troppo in imbarazzo.
«Lo conosci Bieber?» mi chiese. 'Grazie, grazie, grazie, hai fatto una cazzo di domanda.'
«Certo, tu?» gli chiesi. «Io sono un belieber boy.» 'Oddio ma allora era perfetto davvero.'
«Qual'è la tua canzone preferita di Justin?» continuai a chiedergli. «U smile, è fantastica. La tua?» rispose.
«Non saprei, io non sono una belieber, però One Less Only Girl la trovo stupenda.»

Vidi un autobus da lontano arrivare verso di noi, speravo non fosse il suo, ora mi sentivo più a mio agio con lui, non volevo andasse via.
«Per domani, a pranzo dico, ci conto eh!» mi disse. «Certo, poi ci vediamo lì.» Lui mi sorrise e poi si alzò. «Ecco il mio autobus, ci vediamo!»
poi mi si avvicinò e dandomi due baci sulle guance se ne andò.
Mi sbracciai per salutarlo anche quando ormai era sull'autobus, mentre lui continuava a sorridere. E che sorriso che aveva.


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Magari sono stata monotona e noiosa, anzi sicuramente, quindi anche le recensioni negative
sono ben accette, me le merito lol
Però anche le recensioni positive non mi dispiacciono eh! c:

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Capitolo 3
*** Capitolo tre. ***


Capitolo tre.

Il mio autobus arrivò alla solita ora, e come sempre traboccava di gente.
Quando arrivai a casa il pranzo era già pronto, e mia madre era a tavola che mi aspettava per pranzare.
«Com'è andata a scuola?» mi chiese sorridendo. 'Come poteva essere andata?' «Bene.» le risposi con un mezzo sorriso.
Lanciai lo zaino a terra e mi misi a tavola. «Allora...» dissi mia madre mentre metteva in bocca un pezzo di carne. «sei arrivata in ritardo anche oggi?»
Rimasi in silenzio, fingendo di non averla sentita, mentre continuavo a mangiare. «Mi rispondi?» mi chiese spazientita.
«No, cioè si. Allora, no che non sono arrivata in ritardo e si che ti rispondo.»
Allora mi squadrò dalla testa ai piedi, poi si versò un bicchiere d'acqua, e il pranzo proseguì come al solito.

Verso le tre avevamo finito di pranzare, così iniziò ad ammucchiare i piatti nel lavandino, poi a prepararsi per andare al lavoro.
Iniziò a girare per casa frettolosamente mentre io ero già andata in camera mia tranquillamente.
'Okay, per domani niente compiti. Evidentemente dio esiste!' Quando mia madre entrò in camera mia e mi vide già al computer iniziò a sbraitare, come impazzita.
«E i compiti? Quando pensi di fare quei cazzo di compiti?»
Cercando di mantenere la calma le risposi, ma con lei era impossibile non incazzarsi.
«Non ho compiti per domani, e porco due.» Stava per esplodere come una bomba ad orologieria.
«Porco cosa?» mi chiese, sempre più furiosa. «Due, porco due.» le risposi con tono calmo. «Lo sai che il tuo 'porco due' può diventare
una bestemmia? Lo sai questo? Lo sai?» continuava a chiedere. «O cristo lo sò, ma io ho detto porco due e non porco...» mi trattenni.
Uscì dalla camera, e sentii la porta di casa sbattere. Finalmente quella rompicoglioni se n'era andata, amen!

Quando la sera tornò mi parlò come niente fosse, prima di andare a dormire mi augurò la buonanotte e tutto sembrava essere finito lì.

La mattina dopo non arrivai in ritardo, e così rimasi per un pò all'entrata ad ascoltare qualche brano dal cellulare.
Questo finchè qualcuno non mi disturbò, levandomi dall'orecchio una cuffietta.
'Chi è adesso il rompipalle mattutino?' Mi voltai, era solo Allen. «Ah, sei tu.» le dissi, un pò delusa.
«Certo che sono io, chi pensavi che fosse scusa?» mi chiese sorridendo. 'Piantala di sorridere, ti prego, è solo mattina.'
«Nessuno, nessuno.» le risposi, cercando di sorridere. «Sei triste?» mi chiese, pronta ad abbracciarmi.
«Non sono triste okay? Ho solo sonno quindi se magari puoi...» dissi scansandola.
«Andare? Se posso andarmene?» mi chiese, non sorrideva più. «L'hai detto tu.» dissi facendole spallucce.
Allora se ne andò, forse un pò offesa ahahah povera. 'Finalmente solo io e la musica' Non feci in tempo nemmeno a pensarlo che già era ora di entrare.
Così rimisi in tasca cuffiette e cellulare, e iniziai a percorrei il lungo corridoio e a salire la rampa di scale.
«Ariana, oggi non sei in ritardo, cosa è successo?» disse la prof. mentre mi andavo a sedere.
«Quasi simpatica.» sussurrai sbattendo lo zaino a terra. «Siediti con garbo.» disse lei, mentre iniziava a scrivere qualcosa alla lavagna.
«Siediti con garbo.» sussurrai facendole il verso. Grazie a dio non mi sentì.

Suonò la campanella, quella che mi separava dall'ora di pranzo. Il cuore iniziò a battermi forte e le mie gambe iniziarono a tremare. Probabilmente sbiancai.
«Ti senti bene?» mi chiese Allen mentre mi toccava la fronte. 'Di nuovo all'attacco, ma questa non si scoraggia mai.'
«Si grazie, ora vado.» dissi facendole un finto sorriso. Poi mi alzai dal banco e iniziai a dirigermi verso la mensa.
Quando entrai iniziai davvero ad agitarmi, non sapevo dove fosse seduto, non glielo avevo chiesto.
Poi vidi una mano agitarsi, qualcuno alzarsi e venire verso di me. Forse era lui. «Ciao.» disse sorridendomi e prendendomi per un braccio.
Sorrisi anche io, poi ci andammo a sedere.

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Waaaata, praticamente in questo capitolo
non succede un bel niente c:
E' che volevo lasciarvi con la suspance!
Perciò, se ci sono riuscita, bè *clap clap* (?)

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Capitolo 4
*** Capitolo quattro. ***


Capitolo quattro.

Quando ci sedemmo mi iniziai a sentire piuttosto a disagio. «Ehi, tutto bene?» mi chiese il biondo sorridendomi.
«Si, non preoccuparti» gli risposi ricambiando il sorriso. «Su dimmi, sono un bravo ascoltatore!» continuò lui, insistendo.
«Okay, okay, è solo che sono un pò in imbarazzo.» dissi. Lui mi guardò, poi alzò un sopracciglio.
Scoppiai a ridere, e lui sorrise. «Perchè ridi?» mi chiese. «Giuro, non ne ho idea.» dissi portandomi una mano alla bocca per nascondere il mio sorriso.
«Guarda che hai un sorriso splendido.» mi disse, scostandomi la mano dal viso. Arrossendo abbassai lo sguardo, continuando però a sorridere.
«Dicevamo, hai fame?» mi chiese guardandomi negli occhi. Mi portai indietro una ciocca di capelli e annuii. «Bene.» dissi iniziando ad alzarsi dal tavolo.
Lo seguii, e ci andammo a riempire i piatti, scambiandoci sguardi e sorridendo di continuo.
Quando tornammo a sederci iniziammo a mangiare silenziosamente, e ogni tanto cercava di farmi sorridere con qualche battuta pessima.
Personalmente ridevo solo perchè la sua risata era contagiosa, e fantastica, la più bella che abbia mai sentito.

Quando ci alzammo dal tavolo la mensa era quasi vuota, ci dirigemmo verso i corridoi per poi raggiungere l'uscita.
C'era silenzio, troppo silenzio quel giorno. Solo noi nei corridoi, solo il rumore dei nostri passi.
Eravamo in silenzio quando ci ritrovammo a pochi, pochissimi centimetri.
Io mi allontanai lentamente, lui continuava ad avvicinarsi, finchè la mia schiena non toccò il freddo muro.
Ero in trappola, o le sue labbra, o le sue labbra. A quel punto però non si 'scaraventò' su di me come immaginavo, anzi.
Continuava a fissarmi, quasi sorridendo. Le sue labbra erano così belle, con quel sorriso lo erano ancor di più.
Feci io la prima mossa, toccai io per prima le sue labbra.
Fu stupendo, indescrivibile, un insieme di emozioni fantastiche che sembravano non finire.

«Sei bella.» mi disse lui, scostandomi una ciocca di capelli dal viso, mentre io continuavo a sorridere. «Perchè non andiamo?» chiesi io.
«Certo, ti aspetto fuori, devo passare in classe a prendere lo zaino.» mi disse, stampandomi un bacio sulla guancia, che divenne rossa all'istante.
Continuavo a guardarlo allontanarsi, mentre lui si girava di continuo continuando a scuotere la mano per salutarmi.

«Che ne dici di venire da me?» mi chiese sorridendo mentre uscivamo dal cancello. «Devo preoccuparmi?» chiesi scoppiando a ridere.
Lui allora si fermò e si mise di fronte a me, guardandomi negli occhi e prendendomi le mani.
«Solo per parlare okay? Ci conosciamo appena.» disse sorridendomi. «Allora va bene.» gli risposi dopo un pò di silenzio.
«Okay, allora seguimi, non abito molto lontano.»
La sua casa si trovava in una schiera di villette fantastiche, con grandi finestre e giardini verdi e ben curati.
«Abiti qui?» chiesi indicando una villetta giallo pallido. «A quanto pare.» mi disse tirando fuori dallo zaino le chiavi di casa.
Aprendo la porta mi ritrovai in un piccolo e buio ingresso, che però portava ad un enorme e luminosissimo salone.
«Fai come fossi a casa tua.» mi disse salendo una rampa di scale a chiocciola. «Si, d'accordo.» dissi io, posando lentamente a terra lo zaino, e sedendomi silenziosamente sul divano.
«Senti...» dissi urlando per cercare di farmi sentire.
«e se fossi un maniaco? Uno psicopatico che tortura la gente? Che magari ha una cantina con dei cadaveri...» dissi.
Lo sentii scendere le scale e avvicinarsi a me. «Certo, magari come Saw. Maddai!» mi disse sedendosi vicino a me.
«Dicono tutti così, poi alla fine hanno una cantina piena di coltelli e motoseghe.» dissi, avvicinandomi a lui e poggiando la testa sul suo petto.
«Non ho una cantina, solo un bagno, due camere da letto e un salotto.» disse ridendo. «Mi fido.» gli dissi io.
«Fai bene.» mi rispose, cercando di alzarsi. «Dove vai?» gli chiesi guardandolo. «Da nessuna parte.» disse avvicinandosi e stampandomi un bacio.
«E allora avvicinati...» gli dissi tirandolo per il collo della maglia e dandogli un bacio appassionante. Allora lui si sedette vicino a me, sempre continuando a baciarci, ma senza spingerci oltre.
Avevo le braccia attorno al suo collo, con una mano gli stringevo delicatamente una ciocca nera di capelli.
Smettemmo di baciarci per qualche minuto, sorridevamo e continuavamo a baciarci.

«Nialler, sono a casa.» disse qualcuno, entrando. Ci staccammo immediatamente, e io imbarazzatissima arrossii. «Papà, ciao.» disse lui sorpreso.
L'uomo agitò la mano per salutarlo poi sorrise. Io mi alzai per andare a presentarmi, e quando mi vide arrivare mi sorrise come per tranquillizzarmi.
«Ehm... piacere, sono Ariana.» dissi io, arrossendo. Lui mi strinse la mano poi si prensentò. «Bobby, il padre di Niall.» mi disse.
«La tua nuovo ragazza?» disse poi guardando il figlio. «Papà finiscila.» disse lui, arrossendo. «Guarda che non lo dico in giro.» disse sorridendogli.
«Papà! Potresti... andare?» gli disse lui, sempre più in imbarazzo. «Si ora vado, la mamma è tornata?» gli chiese mentre si dirigeva al piano di sopra.
«No, pensavo che anche tu non tornassi.» continuò. «Capisco...» disse. «Capisco molte cose ora.» continuò a farfugliare. «Mi dispiace, non pensavo tornasse.» si scusò dopo che il padre fu sparito dalla stanza. «Tutto apposto, però che grande figura di merda.» dissi, quasi ridendo.
Continuavamo a fissarci, io mi appoggiai alla porta di casa, che fece un leggero rumore, e ci baciammo di nuovo, proprio come nel corridoio.
«Tutto bene lì sotto?» chiese il padre dal piano di sopra. «Ignoralo.» mi disse continuando a baciarmi.
Non avendo avuto nessuna risposta il padre scese le scale, e trovandoci avvinghiati fece un colpo di tosse per attirare l'attenzione.
«Merda, cazzo, merda, cazzo.» sussurrai, staccando le sue labbra dalle mie. «Bè, io vado.» dissi andando a raccogliere il mio zaino da terra.
Niall mi aprì la porta e quando fummo fuori mi stampò un bacio, poi si girò verso il padre, che era ancora lì a guardarci.
«Posso concederle il mio numero?» mi chiese scherzando.
«Oh, con piacere ovvio sig. Nialler.» gli dissi, tenendogli il gioco.
Così strappai un pezzo di carta dal quaderno di musica, poi mi segnai il suo numero con una penna che tirai fuori dall'astuccio.
«Ti faccio uno squillo dopo così ti segni il numero.» gli dissi accortocciando il pezzo di carta e infilandomelo in tasta. «Perfetto amore.» mi disse.
'Amore, amore, amore, amore.' che bella parola, suonava così bene detta da lui.

Mi stampò un ultimo bacio, poi mi allontanai continuando a sorridere come un'ebete.

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Holaaaaaaa. Avrei voluto scrivere
di più ma poi sarebbe risultato troppo
lungo e mi sono trattenuta c:
PER FAVORE RECENSITE, MI FAREBBE TANTO PIACERE.

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Capitolo 5
*** Capitolo cinque. ***


Capitolo cinque.

«Ariana, c'è un problema.» mi disse mia madre quella mattina mentre mi stropicciavo ancora gli occhi.
Avevo dormito benissimo, e sembrava anche una bella giornata. «Non rovinarmi la giornata.» le sussurrai ancora addormentata.
«La giornata ancora non è iniziata, comunque, stanotte dovrai andare a dormire da qualcuno.»
«Cosa? No, no e no, mi lasci a casa ma non vado a dormire da nessuno.» le dissi decisa. «Io non sto tranquilla.»
«Dai mamma, quando avevo tredici anni mi lasciavi da sola fino a mezzanotte, ora che ne ho quindici posso rimanere per una notte da sola no?»
Mi alzai dal letto sorridendo, come fossi sicura di averla convinta. «Se ti chiamo però rispondi.» mi raccomandò prima
di uscire di casa per andare al lavoro.

«Ehi amore, ho una notizia grandiosa.» mi disse Niall alla fine delle lezioni. «I miei oggi non ci sono davvero stavolta.»
'Fermi tutti, no.' «Senti biondo, stiamo correndo.» gli dissi abbassando lo sguardo. «Perchè ieri si e oggi no?» Già, perchè?
«Non lo so, davvero.» gli dissi. «E allora andiamo.» disse lui trascinandomi per un braccio.
«Siamo arrivati giusto?» chiesi davanti alla villetta che sembrava la stessa di ieri. «Esatto, vieni?» disse prendendomi per mano.
«Non ti ho detto una cosa.» continuò sedendosi sul letto della sua stanza, poco distante dal salone. «Dimmi.»
«Ti amo.» 'Biondo strafigo seduto sul letto cosa hai detto?' «Non scherzare.» dissi sedendomi accanto a lui. «Dico davvero.»
Come faceva ad amarmi già? Cioè posso capire un 'mi piaci', un 'hai un bel sorriso', un 'sei bella' e tutto, ma un 'ti amo' è tanto cazzo.
«Ma come fai già ad amarmi?» Lui mi guardò a lungò, poi mi stampò un bacio, uno di quelli che in pochi giorni era diventato essenziale.
«Non lo so, ti amo e basta.» «Non posso dire di amarti anche io, mi dispiace.» 'Bella risposta, si, bella risposta proprio.'
Mi stampò un bacio, un altro, un altro, e ancora un altro.
«Non mi importa.» disse continuando a stamparmi baci. «Quando ti bacio è come se fossi investito da un unicorno.» Non ci credo.
«Dio ma cannati di meno biondo.» gli dissi scoppiando a ridere. «Non prendermi in giro, dico davvero.» disse facendo finta di essersela presa.
«Scusa ma sto immaginando un unicorno che ti investe.» dissi non riuscendo a trattenere le risate. «Bene, allora non ti chiedo quello che ti volevo chiedere.» 'Mi hai fregato, lo ammetto.'
«Su scusa.» dissi baciandolo. «Okay, stanottevuoidormirequi?» mi chiese tutto d'un fiato e diventando rosso in viso.
«Oggi è l'anniversario dei miei.» continuò. «Rimarranno a cena fuori e poi andranno a 'dormire' in un hotel qui vicino.»
'Sono nella merda.' «Io non lo so... è presto.» gli dissi prendendo coraggio.
«Ho detto dormire, solo dormire.» disse sorridendo e cercando di convincermi.
«D'accordo, passo a prendere delle cose a casa e torno.» ecco, mi aveva convinta.
«Si, ma con tua madre?» mi chiese mentre uscivo da casa. «Tu non preoccuparti, non avrei accettato se non fossi stata sicura di poter rimanere.» gli dissi mentre ero ormai fuori.

Bussai alla porta un paio di volte, poi mi venne ad aprire. «Pensavo mi avessi dato buca.» mi disse abbracciandomi. «Sono due ore che sei fuori.» o cazzo aveva ragione. «Dio scusami, comunque ora sono qui.»
Mi fece entrare, poi mi indicò il bagno e andai a cambiarmi. Non avevo veri e propri pigiami, non ne usavo mai.
Di solito a casa dormivo con una lunga maglietta che mi copriva almeno la metà della gambe, ma non mi sembrava proprio il caso di portarla.
Così optai per delle culotte elasticizzate che avevo trovato in un cassetto e una canottiera che non indossavo da tanto.
«Pensare che sei la mia ragazza.» disse vedendomi uscire dal bagno. 'aww, la sua ragazza.'
Andai a stendermi sul letto ripensando a tutto quello che sarebbe potuto succedere quella notte. 'No, non succederà niente chiaro?' Quando anche
Niall venne a sdraiarsi mi sentii più tranquilla, subito poggiai la testa sul suo petto. Eravamo entrami in silenzio.
Ma non in un silenzio di quelli imbarazzanti, di quando non sai cosa dire, si trattava di un silenzio giusto.
«Sento il tuo cuore battere.» sussurrai. «Batte solo per te.» mi sussurrò poi lui nell'orecchio.
Avvicinai le mie labbra alle sue, poi mi spostai verso la guancia e gli diedi un piccolo morso. «E' bello morderti.» gli dissi.
«Si però fai piano.» disse lui sorridendo. Continuavo a mordergli con delicatezza prima la guancia, poi il labbro, era così bello.
«Ho sonno.» mi disse lui. Guardai l'ora che segnava la sveglia sul comodino, l'una e mezza. Il tempo passava così in fretta quando ero con lui.
«Ma tu dormi vestito?» gli chiesi mentre andavo in cucina a prendere un bicchiere d'acqua. «Mi vergogno del mio pigiama, poi sto comodo anche così.» mi rispose quando fui tornata.
«Se dormi in boxer non mi scandalizzo.» scherzai. «Non è una cattiva idea.» disse sorridendomi.
«Cosa?» gli chiesi perplessa. «Dormire in boxer.» 'Cattiva idea invece.' «Guarda che scherzavo.» gli dissi mentre si slacciava i pantaloni e si toglieva la maglietta. «A quanto pare tu però no...» gli dissi quando ormai era in boxer. Si sdraiò di nuovo vicino a me e io poggiai di nuovo
la testa sul suo petto mentre lui iniziava ad accarezzarmi i capelli.
Stavo così fottutamente bene con lui, lui mi faceva sentire davvero bene. «Adesso mi viene sonno anche a me.» dissi ridendo.
Allora lui mi diede un ultimo bacio prima di augurarmi la buonanotte. «Ti amo.» gli sussurrai poco prima di addormentarmi.

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Non ho scritto tantissimo vero?
Ditemi che non sono stata noiosa lol
con una recensione non vi cade il dito c: #js.
GRAZIE PER LE UNDICI RECENSIONI AL
CAPITOLO PRECEDENTE, GRAZIE DAVVERO.

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