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di LaLunaDispersa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 01 ***
Capitolo 2: *** 02 ***
Capitolo 3: *** 03 ***



Capitolo 1
*** 01 ***


Tutto era finito.
Questa volta si trattava di Pasadena, ma i danni non erano enormi, solo un complesso residenziale.
C'erano ancora dei feriti da soccorrere e alcuni ancora sotto le macerie.
Gli attacchi si fanno sempre più frequenti, non trovi?” domandò Steve, vagando fra le macerie.
Sì... e sarebbero anche divertenti se non ci rimettessero la vita delle persone” rispose Thor, qualche metro più avanti.
Probabilmente” confermò Steve, mentre il dio si allontanava per aiutare Clint.
Steve rimase un attimo fermo a guardarlo allontanarsi per poi tornare a concentrarsi sulla sua ricerca.
Camminò ancora un poco, prima di sentire un fievole lamento provenire da un punto indefinito.
Si guardò intorno, pensando che fosse stato solamente frutto della sua immaginazione.
Poi un altro lamento, questa volta leggermente più forte, si alzò dalle macerie, ma non era ancora individuabile. Questa volta Steve fu convinto che di averlo sentito.
Ancora un altro, questa volta era ben udibile, e Steve riuscì a capire da dove proveniva.
Stark, dammi una mano!” urlò, avvicinandosi ad un cumulo di macerie.
Che succede?” domandò l'altro, arrivandogli vicino senza che l'altro se ne accorgesse realmente.
Aiutami a spostare questo” rispose all'armatura, indicando un masso. Stark lo spostò di lato, rivelando la figura di una piccola bambina che li guardava con il nasino all'insù.
Aveva due grandi occhi azzurri e i capelli castani, lunghi fino alle spalle. Non poteva avere più di sette anni.
Indossava un vestito azzurro, ormai completamente coperto di polvere. Non sembrava impaurita dai due, più che altro stupita e incuriosita.
Steve si chinò per prenderla in braccio, ma lei non si ritirò, cingendo invece con le piccole braccia il collo del soldato.
Stai bene?” le chiese poi lui, mentre la bambina annuiva flebilmente. Poi passò lo sguardo su Stark, che alzò la mano in cenno di saluto.
Io la porto al punto di raccolta. Tu continua a cercare ed evita ad Hulk di fare più danni di quanti non ne abbiano fatti le Squadre Alpha” detto questo, si allontanò lungo la strada che aveva prima creato Thor calciando via i detriti, più per divertimento che per creare realmente un passaggio. Steve non era stato molto d'accordo, ma non aveva detto nulla.
Io mi chiamo Rachel, tu?” disse all'improvviso la bambina, a metà strada.
Steve. Mi chiamo Steve” rispose il soldato, un po' sorpreso dalla ripresa della bambina, che fino a pochi secondi prima sembrava quasi in stato catatonico.
E quello strano?” chiese ancora lei, muovendo le gambe come a dondolarsi.
Quello strano?” domandò Steve, anche se già immaginava a chi si riferisse.
Sì, il tipo vestito di rosso e oro” spiegò la bambina.
Ah. Lui si chiama Tony” la bambina rise, e Steve non capì perché.
Siete tutti e due strani” commentò, stringendo maggiormente la presa sul collo di Steve.
Pero mi piacete” disse poi. Restò in silenzio ancora un poco, guardando davanti a se le persone che si muovevano intorno ai camioncini neri, che nella calura di Pasadina risultavano leggermente deformati.
Chi sono quei tizi?” chiese dopo un po', quando non mancava molto ai soccorsi. Steve non ebbe il tempo di rispondere che una altra domanda invase il caldo.
Cosa stanno facendo qui?”
Aiutano le persone” rispose Steve, ancora più sconcertato dalla vivacità della bambina che aveva cominciato a muoversi in tutti i modi, manco fosse un anguilla.
E perché aiutano le persone?” chiese di nuovo lei, sporgendosi oltre la spalla di Steve. Era peggio d'avere a che fare con un gatto intento in piani di fuga.
Perché sono buoni” rispose, tentanto di non farla cadere, senza avere tuttavia il coraggio di dirle di stare ferma.
Ah, capito” disse la ragazzina, tornando a calmarsi quando un uomo di colore, basso e tozzo, si avvicinò a loro.
Signor Rogers, dia a me la bambina” disse. Steve lo squadrò per un attimo, poi gli passò la bambina che ricominciò a muoversi, sporgendosi oltre la spalla dell'uomo nel tentativo di scivolare via.
Poi torni?” gli chiese, vedendo che non c'era verso di fuggire. Steve rimase basito per un attimo, poi le sorrise ed annuì.
Poi torno” confermò.
Promesso?” chiese lei.
Promesso” disse lui. Ritornò a cercare fra le macerie, insieme agli altri.

Uff, non ci credo! Abbiamo finito!” esclamò Natasha, sedendosi sul retro di uno dei camioncini.
Era sera, di già, era tardi e il cielo si era tinto di rosso.
Questa volta i danni sono stati limitati” considerò Clint.
Ma non possiamo considerarla una vincita” continuò a dire l'uomo, a braccia conserte.
Non si può sempre vincere” disse Steve, attirando su di se lo sguardo azzurro e acceso dell'arciere.
Stiamo perdendo un po' troppo spesso, non credi?” lo precedette Stark.
Questo è un nemico molto più organizzato dei Chitauri” intervenne Thor. L'attenzione generale si spostò su di lui.
Come si fanno chiamare? Le Squadre Alpha?” domandò Stark.
Così dicono. Ma il nome è l'ultimo dei nostri problemi” continuò Natasha.
E non è il nostro attuale. Dov'è Bruce?” domandò poi, sporgendosi un po' per cercare l'omone verde. Clint le lanciò un occhiata, storcendo il naso, ma lei non se ne accorse. O forse lo fece, ma senza darlo a vedere.
Sono qui” disse l'uomo, apparendo a lato del camioncino con un asciugamano fra le mani.
Fury ci consiglia di tornare a casa e riposare... ah, CAP, ti vorrebbe parlare per un attimo. Anche Stark, se puoi” i due citati si lanciarono un'occhiata sconcertata.
Posso rifiutarmi?” chiese Stark, inarcando un sopracciglio.
No, non credo” rispose Bruce.
Certo, con piacere” fece Stark, mettendo su un sorriso falso come una banconota da sei dollari.
Raggiunsero Fury, che congedò per un attimo Maria.
Signor Stark, che onore, non ce lo aspettavamo, anzi, non era necessario” fece Fury, squadrandolo.
Bene, mi fate sentire come Einstein ad un rave, grazie “ Fury non mutò espressione, e tornò a concentrarsi su Steve.
Ti ricordi la bambina che avete trovato fra le macerie?” domandò. Steve sorrise appena.
Certo, la piccola Rachel” rispose Steve, mentre Stark esprimeva tutto il suo disappunto per essere stato ignorato.
Non fa che chiedere di voi due. Soprattutto di te, Rogers” Steve annuì, ricordando cosa aveva promesso alla bambina.
La donna che si occupava di lei, Isobel Farrel, è morta nel crollo del condominio” disse, con una freddezza tale da far rabbrividire sia Steve che Tony.
Non ha nessuno?” chiese Steve.
No a che ne sappiamo” rispose l'altro.
Poveretta” mormorò il soldato, abbassando lo sguardo.
Voglio vederla” disse poi, guardando convito gli occhi... l'occhio... di Fury.
Vogliamo” precisò Stark, senza venir comunque preso in grande considerazione.
Fury annuì, e gli fece strada fino al camioncino dove la bambina era seduta, con le gambe a penzoloni, mentre parlava con Maria. Steve notò che la bambina aveva una parlantina ed una perspicacia non indifferente.
Steve!” urlò la bambina, vedendolo mentre la salutava con la mano, subito seguito da Stark.
E c'è anche il tipo strano!”
Sì, tesoro, i geni sono strani e incompresi” rispose Stark, sorridendole.
Tu saresti un genio?” chiese innocentemente la bambina, creando una crisi di ilarità in Steve.
Sì, e anche con un certo fascino. Lo capirai tra una ventina d'anni” rispose Stark, senza smettere di sorridere.
Stark!” lo richiamò Steve, prendendola in braccio.
Non hai la faccia da genio” continuò imperterrita la ragazzina a minare l'autostima del così detto “genio fascinoso”.
Perché? Che faccia ha un genio?” chiese Stark.
Non lo so, ma sicuramente non la tua” fece la bambina, mentre Steve se la rideva di gusto. Stark lo guardò.
Adoro i bambini” fece. Steve sospirò e scosse la testa.
Steve, mi hanno detto che Isobel non c'è più” disse la bambina, intristendosi un po'. Anche Stark smise di sorridere, avvicinandosi a loro.
Lo so” la bambina sembrò pensarci.
Cosa faccio, ora?” domandò, tornando a guardare i suoi occhi azzurri.
Non lo so, piccola, non lo so” rispose Steve. Poi guardò Stark, che ricambiò il suo sguardo. Stettero un po' così, senza dire nulla.
Tienila un attimo” gli disse, passandogli la bambina.
Sì, ma...” cercò di contestare Stark, senza successo.
Torno subito” disse Steve, andando verso Fury e trascinandolo lontano, in modo che gli altri non potessero sentire quello che si dicevano. Stark li osservò, finché Rachel non attirò la sua attenzione sfregando la guancia sulla sua barbetta.
Punge” si giustificò la piccola, portandosi un dito alle labbra. Lui non poté non sorriderle.
Così, tu ti chiami Rachel” disse, mentre la bambina toccava la sua barbetta.
Si, e tu Tony” rispose la bimba.
Sì, io Tony” confermò lui, lasciando che la piccola giocherellasse con i suoi capelli.
Steve tornò poco dopo con un grande sorrisone che prometteva nulla di buono.
Indovina, indovina, Stark” gli disse, appoggiandogli una mano sulla spalla.
Così mi fai paura” disse Tony.
Terrai tu Rachel, fino a quando non troveranno una nuova sistemazione!”
Posso dire la mia?” domandò Stark.
Nah” rispose l'altro.
Ti sei mai chiesto perché non posseggo animali, ne cani, ne gatti, ne pesci, ne canarini? Io non sono una persona affidabile” ribatté Stark, come se fosse una rivelazione.
Niente da fare” rispose Steve, irremovibile. Rachel passò lo sguardo da lui a Stark, poi si rattrappì maggiormente contro l'armatura.
Posso assumere una baby-sitter?” chiese poi.
Non se ne parla” rispose Steve.
A me non piacciono le baby-sitter” intervenne Rachel.
Le prendo una tata”
No” sbottò secco Steve.
La metto in un collegio”
No”
Di lusso!”
NO!”
La faccio ibernare allora!”
NOO!”
Non posso occuparmene io, ho da fare!” si lagnò Stark.
Le servono dei vestiti puliti e un pigiama” fece Steve, girandogli le spalle e andandosene, lasciando la piccola Rachel a fissare Stark con sguardo truce.
Fatti ibernare tu!” sbottò la piccola. Stark sospirò.
Sarà una lunga giornata...”

 

-Qui è l'autrice:
Come sembra, come storia? Questa è la prima che pubblico in generale.
Che faccio, la continuo?
Spero piaccia, nel frattempo: buona giornata!
Un bacione!

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Capitolo 2
*** 02 ***


Avevano passato tutta la mattinata a fare shopping, e Stark odiava lo shopping se non era per lui.
Mezz'ora a negozio. Una mattina intera a sentirsi un pesce fuori dall'acqua, con tutte quelle mamme che lasciavano cadere dei commenti del tipo che carino! oppure vorrei avere io un marito simile! e Stark non se ne sentiva affatto lusingato.
Aveva anche rischiato di perderla, un paio di volte. Lo aveva detto di non essere affidabile!
Non appena avevano finito di passare a rassegna i negozi, reggendo cinque o sei buste, Stark si era promesso che la volta dopo ci sarebbe andato Steve a fare compere con la piccola peste, a costo di indossare l'armatura e spedircelo a calci.
Caricò le buste in macchina, senza distogliere lo sguardo da Rachel, che non smetteva di muoversi un attimo.
“Cosa facciamo ora?” gli domandò, sbracciando per essere presa in braccio. 
“C'è un parco? Mi piacerebbe andare al parco!” continuò la piccola, mentre Stark apriva la portiera.
“Prima però avrei un po' di fame, passiamo a prendere qualcosa, per favoooreee!” Stark sospirò, allacciandole la cintura.
“Va bene. A prendere qualcosa e poi al parco” le concesse, facendo il giro dell'auto.
Il Central Park era calmo, lontano dal caos cittadino. Rachel aveva appena finito di magiare quell'enorme ciambella che Stark le aveva comprato, e ora gli saltellava affianco, euforica, per che cosa lui non avrebbe saputo dirlo.  L'aveva osservata, non faceva altro che muoversi, correre o saltellare sul posto, come se starsene ferma non fosse un opzione calcolabile. E parlava, Dio solo sapeva quante cose erano uscite da quella boccuccia d'oro, e a quante domande Stark si era sforzato di non rispondere in modo sarcastico. Era una bambina, si diceva, è normale che ti faccia domande ovvie, si ripeteva. Dopo aver camminato per un po' Stark si sedette su una panchina, non lontano da quella di un vecchio signore con il suo giornale, che li aveva guardati e aveva sorriso, forse in ricordo dei bei vecchi tempi, mentre Rachel si divertiva a spaventare i piccioni.
"Non avrei mai immaginato che avresti preso sul serio questa cosa" lo sorprese Steve, facendolo sussultare.
"C'erano altre alternative?" domandò Stark, guardandolo sedersi vicino a lui.
"Beh, immaginavo che l'avresti scaricata a qualcuno e saresti andato a divertirti" disse lui, porgendogli una busta di carta.
"Cappuccino?" domandò.
"Starbucks?" Steve annuì.
"Bene" disse, prendendo uno dei due bicchieri.
"In ogni caso, non avrei mai potuto farlo" fece Stark, con un alzata di spalle.
"Certo" commentò Steve, osservando la piccola correre da una parte all'altra.
"La prossima volta ci vai tu a fare spese con quella peste, Papà Steve" borbottò Stark.
"Avete addirittura fatto spese?!? Ricordami di darti un premio, Papà Tony" rispose Steve, ridendo appena. Stark sorrise, ma restò in silenzio.
"Novità sulle Squadre Alpha?" chiese, domandandosi di cosa avessero parlato Steve e gli altri mentre lui si occupava della pestifera.
"Thor voleva chiedere delle informazioni a Loki... ma ha detto che ci vorrà un po', sai come è fatto"
"Potrebbe non saperne nulla" disse sovrappensiero Stark.
"Mh?" domandò Steve.
"No, dico... anche se è stato il supercattivo di turno, ad inizio anno, non è detto che conosca tutti i supercattivi dell'universo... fra le altre, questi mi sembrano molto... umani" spiegò Stark
"Da dove proviene tutta questa simpatia per il rocchettaro molto arrendevole?" Stark fece quel singolare gesto, un tic era pi appropriato chiamarlo che, ormai Steve lo aveva imparato, stava ad indicare che aveva quei cinque minuti di serietà, o che c'era qualcosa che faticava a dire.
"Non provo... simpatia... dico solo che trovo improbabile che ne sappia qualcosa" si fermò un attimo per pensare.
"E poi... Thor? Non potevano mandarci la dolce Romanoff?"
"Su Asgard? Non ti sembra un po' troppo?" chiese Steve, inarcando le sopracciglia.
"Tsk, scherzi? Quella fa il culo a tutti ad occhi chiusi" forse quella sarebbe stata l'unica volta che avrebbe ammesso d'essere stato battuto da una donna... tralasciando Pepper...  e Rachel... va bene, non proprio l'unica, ma era raro che succedesse.  
"Rachel è una bambina" disse, lasciando almeno in minima parte la possibilità ai suoi pensieri di emergere.
"Non ci avrei mai scommesso" sbottò Steve.
"No, dico... devo considerarla come una bambina?" chiese Stark, osservandola correre felicemente.
"Si... mi fa paura quello che potrebbe succedere se la considerassi una donna" rispose Steve, per poi bere un sorso di cappuccino.
"Non sono un pedofilo" ribatté Stark.
"Tu sei Tony Stark. Sei tutto e niente" fece apparentemente quieto Steve.
"Sono più tutto che niente"
"Mh. Allora ammetti anche d'essere anche un pedofilo". Stark strinse le labbra e lo guardò, senza però ricevere sguardi indietro.
"Senti un po', perché non congeli nuovamente il cervello?" e ritornò a guardare Rachel, senza ottenere risposta alcuna.
La bambina si accorse di Steve solo quando si fermò un attimo per riposare, e gli corse incontro urlando il suo nome felicemente.
"Ciao Rachel, passata una buona giornata?" le domandò lui, lasciando che si sedesse sulle sue gambe.  
"Si, grazie" Stark inarcò le sopracciglia, quando il vecchietto li guardò con un misto di stupore e pietà, e avrebbe voluto urlargli no, noi non siamo una coppia gay, e no, lei non è nostra figlia, ma lasciò che il vecchietto pensasse quello che voleva, d'altronde non l'avrebbe rivisto un'altra volta.
Forse quel vecchietto prevedeva il futuro, perché Steve sarebbe stato una perfetta mamma chioccia. Stark sorrise al pensiero, non ascoltando cosa Rachel aveva da dire al soldato.
 
Perché Steve avesse insistito tanto per tornare con lui e Rachel questo proprio non lo sapeva.
"Allora, Capitan Ghiacciolo, piace la stanza?" domandò, indicando la suddetta con la mano, manco fosse un agente immobiliare.
"Direi che è carina" non aveva nulla in particolare, anzi, non sembrava per un bambina, ma Steve non si sarebbe mai aspettato che Stark avesse stanze anche per i bambini.
"Non si sentirà un po' sola con un matrimoniale?" domandò, osservando l'enorme letto a due piazze che campeggiava al centro della stanza.
"Credo di no" rispose Stark, con una scrollata di spalle.
"Sei un caso perso" sbottò Steve, guardando la piccola mettere al loro posto le cose che avevano comprato quella mattina.
Stark fece per rispondere, quando il cellulare nella sua tasca vibrò.
Guardò il mittente, prima di rispondere.
"Qui è Einstein ad un rave" disse, sorridendo.
"Stark! Che fine avevi fatto, dannazione, sono ore che ti cerco. Tu e gli altri montati"  
"Io e il Capitano eravamo a fare un giro" rispose semplicemente Stark.
"Bravi! Mentre voi eravate a divertirvi, le Squadre Alpha hanno raso al suolo una cittadina. Tu sei il primo che riesco a contattare nell'intera giornata!" Stark rimase in silenzio, con il fiato sospeso.
"Che cittadina?" domandò dopo un poco.
"Oberlin, in Kansas. Muoviti" e chiuse. Stark fissò davanti a se per un poco, poi rivolse lo sguardo al soldato che lo guardava perplesso.
"Tu resta qui" gli disse, correndo verso il laboratorio. Se era come aveva detto Fury, non ci sarebbero stati che lui e le squadre di soccorso, forse Clint e Natasha se fosse riuscito a rintracciarli.
Indossò l'armatura, non rispondendo alla continua ricerca di spiegazioni da parte del Capitano.
"Stark, dannazione" urlò, e fu l'ultima cosa che senti prima di partire.
Il caldo del Kansas, appesantito dalle colonne di fumo e dai piccoli incendi qua e la, sembrava insopportabile, soprattutto visto da dentro l'armatura, che in quel momento non faceva che soffocarlo.
Odiava quella situazione, il repentino cambio dalla fresca camera di casa sua a quel luogo che trasmetteva non più che tristezza e desolazione. Si sentiva in colpa, si sentiva fottutamente in colpa, per aver detto a Jarvis di ignorare QUALSIASI  chiamata proveniente da terzi, che non fosse Rogers, ma conoscendo l'abilità del Capitano in materia, aveva dubitato di riceverne.
La sagoma di Barton si fece largo tra la leggera nebbia creata dal fumo, tossicchiando leggermente.
"Questa volta... ci è andata tremendamente male. Avevo spento il telefono per riposarmi cinque fottute ore e guarda che casino" gli disse, calzando in modo particolare sulla parola fottute.
"Credevo che una spia non si riposasse mai"
"Anche io, ma questo ultimo periodo, con la comparsa di questi stronzi patentati, tutto è uno stress" sospirò, cercando forse di riprendersi per la cazzata commessa.
"Non lo so neanche io come ho fatto. Ho semplicemente spento il palmare e mi sono squagliato sul letto. Non so che mi sia preso"
"Anche io posso dire la stessa cosa, sai. Volevo isolarmi dal mondo" disse Natasha, apparendo alle spalle di Stark.
"Volevo una mattina per me... il problema è che non farei mai una cosa simile, eppure oggi l'ho fatta, senza pensare alle conseguenze"
"E ora, come scommetto, ci sentiamo tutti e tre in colpa per quello che abbiamo combinato" considerò Stark.
"Fino a ieri mi sembrava che avremmo potuto vincere questa guerra con dei guerrieri provetti" si inserì Fury, attirando su di se l'attenzione generale.
"Ora il mio più grande desiderio e liquidarvi tutti con un calcio nel culo bene assestato, e il sapere che non posso mi manda in bestia"  Natasha e Clint abbassarono lo sguardo, e Tony, conscio che nessuno lo poteva vedere, chiuse gli occhi e si lasciò ad un piccolo sospiro.
"Appena tornerà Thor, sperando che abbia scoperto qualcosa, non ci sarà tregua per quei bastardi. E il primo che risulta irraggiungibile è fuori. Fatelo sapere anche agli altri due scansafatiche" i tre annuirono mestamente.
"Mi avete oltremodo deluso. Due dei miei migliori agenti che si isolano dal mondo, perché? Perché sono finiti in un ghiacciaio? No! Perché sono stati fatti prigionieri? No, ovvio che no. Perché erano stressati. Non ho mai sentito una scusa più orribile in tutti i miei anni di servizio"
"Beh, tutti hanno bisogno di una vacanza" intervenne Stark, ottenendo solo due colpi sull'armatura e uno sguardo agghiacciante.
"Ora vi sarei grato se sparisse dalla mia vista e teneste cellulari, palmari e aggeggi vari accesi" i tre obbedirono e Stark si lamentò internamente che lui lì non c'era andato per sentire una ramanzina da parte di un Capitan Uncino color cioccolata.
Sbuffò, dirigendosi verso casa.
Il Capitano era ancora dentro, e parlava con Rachel. Stark restò per un po' a guardarli, indeciso se dirgli o no della cittadina. Alla fine optò per il silenzio.
"Buonasera" disse, entrando nella cucina.
"Stark, dove eri diretto così di fretta?" domandò Steve, inarcando le sopracciglia.
"Nulla, un amico ha avuto un problema" rispose l'altro con sufficienza. Steve non ne sembrò molto convinto.
"Va bene. Adesso devo andare" disse, alzandosi. Poi si chinò a lasciare un bacio in fronte a Rachel.
"Mi raccomando, non trattarlo troppo male" le disse, ammiccandole. Stark sorrise di sbieco, e lo salutò a sua volta, per poi sedersi sul divano.
Vedere Rachel, in qualche modo, lo faceva stare meglio. E vederla sorridere ancora di più. Sorrise anche lui.
"Posso disegnare?" gli chiese lei, scendendo dalla sedia e raggiungendolo sul divano.
"Ci sono dei fogli e una matita nell'altra stanza. Puoi usarli" le disse. Lei corse a prenderli e Stark sospirò
.

 -Qui è l'autrice:
Come sembra questo capitolo? Accettabile o no? 
Ditemi voi ^_^
Nel frattempo, un bacione e un grazie a tutti ^_^ 

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Capitolo 3
*** 03 ***


 
"Signor Stark, c'è Steve Rogers alla porta. Lo faccio salire?" la voce di Jarvis riempì la sua camera, facendolo sussultare.
"Si, si" Lanciò un occhiata all'orologio.  Che cosa diavolo ci faceva il Capitano a casa sua alle sei di mattina.  Storse il naso, liberandosi delle lenzuola. Raccattò un paio di boxer e si precipitò ad aprire al Capitano.
"Capitano, che ci fai qui a quest'ora?" domandò Stark, cercando di sembrare infastidito.  Ma Steve non rispose. Era impegnato a guardarlo, il viso aveva assunto un espressione indescrivibile, un misto fra il meravigliato e il preoccupato, ma estremamente divertente.
"Capitano, così mi mette in imbarazzo" disse, sorridendo e facendo tornare Steve in se, anche se Stark sapeva benissimo che quella reazione era stata creata dal reattore Ark.
"S-scusami" e arrossì imbarazzato, abbassando lo sguardo.
"Ah, Capitano..." abbassò lo sguardo sulle due valigie e il borsone a tracolla.
"... dimmi che tutta quella roba è per Rachel" disse, oltremodo sbigottito. Steve sembrò riprendersi.
"Non esattamente" rispose l'uomo.
"Lo immaginavo"
"Mi trasferisco qui" disse poi Steve, come se la casa non fosse di Stark e gli avesse dato la notizia di aver ottenuto ciò che voleva da tempo.
"Posso obbiettare?" domandò Stark, facendosi però da parte per far entrare l'energumeno, che non se lo fece ripetere due volte.
"Ovviamente no" si rispose poi, seguendolo in salotto.
"Scusa, Capitano, ma mi sembra inutile dire che è presto per questi spostamenti" commentò Stark. Steve lo guardò, perplesso.
"Cioè, hai visto che ore sono, no? Rachel sta dormendo. E anche io"
"Invece mi sembri bello sveglio"
"Non farti ingannare" ribatté Stark, incrociando le braccia sul petto e osservando la stanza, aspettandosi forse di vedere qualcosa di diverso.
"Perché dovresti venire a vivere qui, di grazia?" chiese poi Stark, come se davvero servissero minuti di ragionamento per mettere in piedi una domanda simile, a cui aveva già una mezza risposta.
"Rachel" rispose semplicemente l'altro, buttando il borsone a tracolla sul divano.  
"Non ci sono problemi. Che ti ha detto ieri?" domandò, e per un attimo il ricordo di Oberlin in fiamme creò un dolore sordo all'altezza del reattore.
"Nulla. L'ho deciso io" rispose secco il soldato.
"Un motivo in più per non farti rimanere qui" ne dedusse Stark, seguendolo in cucina e chiedendosi cosa dovesse fare.
"Ce ne sono altri?" chiese Steve. Stark non rispose, per evitare di dover elencare cose che neanche lui conosceva.
"Ho vinto" decretò Steve, notando il silenzio del miliardario.
"Non aspettarti premi" ribatté il suddetto.
"Si ha una bella vista, da qui" cambiò discorso il Capitano, guardando fuori dalla finestra.
"Non l'avrei scelta, altrimenti" rispose Stark, avvicinandosi a lui.
"E la Stark Tower? Credevo che fosse quella casa tua" Stark scrollò le spalle.
"Ho molte case, Capitano" Steve annuì, lasciando vagare lo sguardo sulle luci della città.
"Non sei venuto qui solo per Rachel, vero?" domandò dopo un poco Stark.
"Lei è il principale motivo" rispose Steve, dando le spalle alla finestra.
"Qual è il secondo?" domandò Stark, seguendolo. Nonostante stessero parlando, intorno era sceso un silenzio assordante. Steve si voltò nella sua direzione, probabilmente pensando a cosa dire.
"Ieri, quando ti ho chiesto dove andavi così di corsa, perché mi hai mentito?" domandò infine, cominciando poi a torturarsi il labbro inferiore con i denti.
"Non volevo dirlo davanti a Rachel" mentì Stark, nuovamente, e sperando che questa volta Steve non se ne accorgesse.  Steve abbassò lo sguardo sul reattore Ark, come se avesse potuto dargli le rispose che Stark non voleva dargli.  
"Oberlin non è caduta da sola. Dovevi avvertirmi subito che le Squadre Alpha avevano nuovamente attaccato"
"Non volevo farti sentire in colpa, Cap" rispose Stark, ottenendo non molta riconoscenza.
"Beh, io ci sono dentro quanto te. Non sono fatto di porcellana, riesco a sopportarlo anche meglio di te probabilmente" rispose l'altro, incrociando a sua volta le braccia sul petto.
"Senti, mi dispiace, okay? Ma tanto nessuno poteva farci nulla, e se ti avessi portato con me Fury ti avrebbe demoralizzato come ha fatto con noi"
"C'eravate tutti tranne me e Thor?"
"No, neanche Banner c'era, ma non è questo il punto. Fury ha i nervi a fior di pelle, il prossimo che sgarra non avrà il suo nome sul cartellone dei salvatori del mondo"
"Fury è davvero disposto a buttar fuori qualcuno?" domandò sorpreso Steve. Stark annuì mestamente.
"Sì, la situazione è un vero bordello. Ascolta, viviamo la nostra vita, almeno finché Thor non torna, cosa che credo non farà presto, a meno che Loki non sia disposto a cedere. Cosa che mai accadrà" Stark lanciò un occhiata al corridoio, da cui proveniva un fruscio di coperte.
"Viviamo la nostra vita?" domandò Steve, non capendo dove il miliardario volesse arrivare.
"Sì, continuiamo ad andare avanti come facciamo da un attacco all'altro. Occupiamoci di Rachel, quella bambina è la nostra priorità" disse, non senza fatica, non senza mostrare quel fastidioso tic che svelava all'altro molto più di quello che avrebbe dovuto.
"Fino a due giorni fa volevi scaricarla ad altri e ora mi dici che è la nostra priorità? Che ti succede, Stark?" il nominato roteò gli occhi.
"Sono le sei di mattina, non ho voglia di discorsi filosofici e strappalacrime" e poi sentì lo scalpiccio dei piedini nudi di Rachel avvicinarsi.
"Ah, e per la cronaca, Capitano... tu dormi sul divano" sbottò Stark.
 
Thor si guardò intorno.
Non voleva mandar a chiamare Loki da nessuno, voleva trovarlo da solo, il problema era appunto nel trovarlo.
Da quando era esiliato all'interno del castello, non faceva altro che curiosare in luoghi di cui da piccolo aveva paura solo a pensarli.
Tutti si erano aspettati che avrebbe tentato la fuga da un momento all'altro, ma invece Loki preferiva leggere vecchi ed inutili diari seduto su un baule polveroso.
Sempre meglio, non infastidiva nessuno e passava il tempo.
"Sì, da quella parte" disse la guardia, a cui era stato chiesto se avesse visto passare il principe. Alla faccia del trovarlo da solo. Thor si avviò lungo il corridoio indicato dalla guardia, per poi trovarsi di fronte ad una porta socchiusa.
"Loki? Sei lì dentro?" domandò Thor, sospingendola appena. Nessuna risposta. Thor scivolò all'interno, per trovarsi in un luogo non troppo illuminato. Loki era seduto a terra, a gambe incrociate, chinato su un vecchio libro che era probabilmente l'ennesimo diario.
"Fratello" esclamò Thor, facendo sussultare l'esile figura, che alzò lo sguardo su di lui.
"Thor" rispose lui, inarcando le sopracciglia. Il dio biondo si sedette a terra a sua volta, mentre Loki alzava il libro.
"Qui dice che da qualche parte, nel castello, c'è una vecchia biblioteca piena di testi mitologici. Se esiste ancora, voglio assolutamente trovarla" disse, quasi estasiato. Thor gli sorrise.
"Sarai sicuramente fortunato nella tua ricerca" gli disse. Loki annuì.
"Sono qui per chiederti una cosa" continuò Thor, cominciando ad analizzare la stanza.
"Dimmi pure" troppo gentile da parte sua, ma negli ultimi tempi era diventato più gentile del solito. Tanto che Thor era convinto sua madre lo drogasse.
"Riguarda le Squadre Alpha" continuò Thor, senza smettere di sondare la stanza.
"E quello che diavolo è?!?" esclamò in un modo fin troppo umano, indicando una sottospecie di tagliola enorme.
"Denti di squalo" rispose Loki, inarcando le sopracciglia.
"Per Odino..." mormorò Thor, cercando di distogliere lo sguardo dall'inquietante fila di denti.
"Tornando al nostro discorso, Thor, avevo trovato un diario riguardante le Squadre Alpha... però è indecifrabile... non riesco a capire che qualche futile parola" gli disse Loki, alzando le spalle. Non sembrava dispiaciuto, semplicemente non gli importava, e questo ricordava maggiormente Loki.
"Questo è sempre meglio di avere il nulla per le mani, fratello. Posso vedere il diario?" Loki annuì e si alzò in piedi, subito seguito dal maggiore.
Si immisero nel corridoio e incontrarono la guardia di prima, che chinò leggermente la testa al loro cospetto.
"Però, proprio non ti capisco, fratello. Come fai a non aver inquietudine di quei denti?" chiese Thor, affiancando il moro che camminava a passo spedito e fiero lungo i corridoi.
"Sono abbastanza convinto che non mi mordano" rispose semplicemente lui, facendo sospirare l'altro.
"Ah, Thor, naturalmente non farò nulla per nulla, lo sai, questo?" disse all'improvviso Loki, bloccandosi con un piede sullo scalino e una mano sul mancorrente e un sorriso divertito ad illuminargli il volto.
"In che... senso?"
"Io ti mostro il diario... se tu mi dai qualcosa in cambio" spiegò, portando le dita della mano libera a posarsi sulla fronte del dio biondo.
"Cosa vuoi in cambio?" chiese Thor, cercando di guardare le dita del fratello. Ciò che ne venne fu un espressione non molto intelligente.
"Portami su Midgar con te" il biondo scattò indietro, infuriato.
"No, Loki! Questo mai!" urlò. Loki si strinse nelle spalle e fece per allontanarsi.
"Come vuoi, grande Re. Ho contato circa venti stanze segrete, che ho perfettamente richiuso. Ti divertirai un mondo a cercare quel diario, mentre i tuoi compari, laggiù, bruciano nelle fiamme dei nemici" disse, camminando lentamente verso un punto indefinito, gli occhi chiusi e un atteggiamento fiero. Thor lo fissò a lungo, con un misto di rabbia e delusione.
"Aspetta!" esclamò dopo un poco, facendo voltare il dio delle malefatte.
"Va... va bene.  Ma mostrami quel diario, te ne prego" l'altro annuì, trionfante, e tornò sui propri passi.
"Spero ti piacciano le scale" disse, prima di iniziare a salirle velocemente.
"Loki, aspettami!" lo chiamò l'altro, senza grandi risultati.
Salirono molte scale, prima di arrivare alla sala di cui Loki gli aveva parlato.
"Mi stupisco del fatto che tu conosca tutte queste stanze" Loki scrollò le spalle.
"Ho tempo, Thor. Tu stai laggiù a ingozzarti di panini e strafogarti di caffè, io me ne sto quassù a curiosare" rispose Loki, avvicinandosi ad un vecchio baule, che si aprì con uno schiocco e un cigolio.
"Allora... vediamo, vediamo, vediamo" sussurrò, cominciando a spostare il contenuto.
"Ecco!" esclamò, tenendo in mano un vecchio diario con la copertina rossa e vellutata.
"Sembra una cosa importante" disse Thor, prendendolo fra le mani e aprendolo. Era una scrittura regolare ed elegante, solo non riusciva a capirne le parole.
"Portiamolo ai miei compagni. Loro potrebbero saperne qualcosa" disse Thor.
"Io ne dubito"sbottò Loki, per poi iniziare a seguirlo nella strada a ritroso.
Avrebbe passato un po' di tempo fuori da quel luogo che sapeva solo di falsi ricordi. 

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