Faberry Week.

di Katedixon
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Road Trip. ***
Capitolo 2: *** Zombie Apocalypse. ***
Capitolo 3: *** Drunk. ***



Capitolo 1
*** Road Trip. ***





"Nano, spero che tu e Biancaneve siate pronte, perché non ne posso più di aspettare qui, questa casa odora di Berry!"
Ecco come iniziare un viaggio nel peggiore dei modi, con Santana che ti urla di muoverti e  tu hai preparato solo metà valigia.
"Santana, sei arrivata con un'ora di anticipo, devi aspettare!"
Sbuffò e mise un vestitino in valigia, mentre una bionda usciva dal bagno con solo l'accappatoio addosso.
"Santana è già di sotto, Quinn."
Quella inarcò il sopracciglio destro -gesto tipico dei Fabray- e si sfregò l'asciugamano sulla sua chioma felina.
"Q, ho sentito che sei uscita dal bagno, avete cinque minuti per scendere!"
"Trova un modo per ingannare il tempo, Lopez!"
"Bene, se sentite rumori strani, tranquille, saremo io e Britt, nel vostro soggiorno, anzi, sul vostro prezioso tavolino di legno."
Rachel spalancò gli occhi. Non poteva fare una cosa del genere, era un regalo al quale era molto affezionata, lei e Brittany non potevano farci le porcherie.
Mise l'ultimo paio di shorts in valigia e la chiuse a fatica, sedendocisi sopra, poi corse al piano di sotto e trovò Brittany davvero sdraiata sul tavolino.
"Santana Lopez, scendi immediatamente da lì! Brittany, lo stesso. Non posso credere che abbiate avuto il coraggio di iniziare una cosa del genere, sapete cosa significa quel tavolino per me! Sono molto delusa da voi, da te specialmente Britt, perché da Santana me l'aspettavo, ma tu ti fai trascinare così?! No, no, non va bene. Per questo viaggio ci saranno delle regole ferree, e dovrete rispettarle tutte."
Sentì una mano appoggiarsi sulla sua spalla e riconobbe il meraviglioso profumo del bagnoschiuma di Quinn.
"Piccola, calmati un po'."
La più bassa incrociò le braccia sotto il seno e sparì a prendere la sua valigia e caricarla in macchina, decisamente offesa perché la sua ragazza non l'aveva difesa con Santana e Brittany, ma aveva preso le parti delle due.

Avevano appena superato i confini dell'Ohio e Rachel era già stanca e affamata, il brutto del cibo vegano era che non ti riempiva e dovevi mangiare spesso, perciò costrinse Santana a fermare l'auto al primo Autogrill che trovavarono sulla strada.
Girava intorno agli scaffali da almeno mezz'ora, valutando attentamente tutto quello che c'era, controllando gli ingredienti per assicurarsi che non contenessero carne, o si sarebbe sentita in colpa a vita.
"Rach, Brittany e Santana sono in bagno e dubito che ne usciranno presto, voglio fare una passeggiata."
La mora decise che poteva rinunciare al suo spuntino per un po' di tempo con la sua ragazza, visto che con le altre due intorno non ne avrebbe trovato molto.
Appena furono fuori, sentì il braccio di Quinn avvolgerle la spalla e si sentì bene, come sempre quando stava con lei.
"Credi che Santana mi lascerà mai in pace?"
La bionda scrollò le spalle e sorrise serenamente, infondo lei conosceva l'ispanica e sapeva che il suo comportamento aveva sempre uno scopo, o era dettato sempre da qualcosa.
"Ne dubito." vedendo il piccolo broncio che si era formato nelle labbra di Rachel, aggiunse. "E' un bene, sai? Non hai notato che tratta così anche me?! Ormai ti considera perte del gruppo, o non si sprecherebbe nemmeno a parlare con te."
Non era sicura di averla proprio convinta, ma era un po' titubante, era sempre un passo avanti.
La bionda si piegò verso di lei per rubarle un bacio, ma non appena le loro labbra si sfiorarono, sentirono la voce della latina che le chiamava, sembrava stizzita.
"Arriviamo."
Le labbra di Quinn si appoggiarono sulla guancia della sua ragazza per qualche secondo, poi le due si presero per mano e tornarono dentro.

"Quinn, sai che quella costellazione si vede in tutto il mondo?"
La bionda fece un mugulio, giusto per far capire a Rachel che era ancora sveglia, ma in realtà non la stava ascoltando affatto.
Erano sdraiate sul prato, avevano trovato un bel terreno dove piazzare le tende e ora le altre due erano in una di quelle, che facevano chissà cosa, mentre Quinn e Rachel avevano deciso di rilassarsi. La bionda aveva la testa appoggiata sul petto dell'altra e si stava godendo la più beata tranquillità.
"Lucy Quinn Fabray, mi stai ascoltando?"
La mora di alzò di scatto e fece sobbalzare la più alta. La chiamava con il suo nome intero solo quando era seriamente irritata.
"No, Rachie, non ti sto ascoltando."
La chiave della loro relazione era la sincerità, avevano deciso così.
"Non mi interessano le stelle, scusa, ma sono troppo stanca. Voglio solo passare la notte tra le braccia della mia ragazza, in silenzio."
Passò le unghie sul petto della mora e la fece distendere di nuovo, per poi appoggiare ancora la testa sul suo petto.
"Sei un'approfittatrice, Quinn Fabray."
Quinn sorrise e si strinse alla sua piccola cantante, tornando a rilassarsi.
"Ti amo, Rachel Berry."
"Ti amo anch'io."
E si addormentarono così, l'una tra le braccia dell'altra.

Angolo dell'autrice:
Lo so, non è molto lunga e non è un granché, ma non ho un buon computer tra le mani e volevo comunque scrivere qualcosa per la settimana. :3

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Capitolo 2
*** Zombie Apocalypse. ***





Correva spedita per i corridoi della scuola, sentiva le loro voci in lontananza, che si avvicinavano sempre di più, mentre le immagini del corpo inerme della ragazza le offuscavano la mente.
L'aveva stretta tra le sue braccia mentre moriva, a causa di quegli esseri, non poteva lasciare che la passassero liscia, li avrebbe uccisi dal primo all'ultimo. Si era fatta questa promessa due mesi prima e ancora era alla ricerca di un modo per realizzarla.
Aprì in fretta il suo armadietto e prese le due pistole che le aveva dato suo padre, prima che lasciasse il Paese. Prese un gran respiro, diede un'occhiata alla foto di Rachel e raccolse tutto il coraggio necessario, chiudendo l'armadietto.
L'edificio era deserto quella sera, non c'era traccia nemmeno dei soliti bidelli che pulivano tutte le aule, era strano, o forse no. Gli zombie avevano scelto quello come quartier generale non a caso, era ottimo per la notte, perché non c'era nessuno, e c'erano abbastanza nascondigli per il giorno.
Svoltò l'angolo ed entrò nell'aula di fisica.
Ne aveva trovato uno finalmente.
Non uno zombie, un bidello. Morto.
La vista di tutto quel sangue le dava sempre la nausea, ma doveva sopportarlo. Per lei. Per Rachel.
Caricò entrambe le pistole, restando in allerta, e quando sentii che gli zombie erano arrivati in quel corridoio, spalancò la porta con un calcio e puntò le pistole.
Non si sarebbe mai aspettata di vedere una cosa del genere.
Erano più di quanti si aspettasse, circa trenta, non era sicura di poterli uccidere tutti da sola, ci doveva provare, non aveva niente da perdere ormai.
Premette entrambi i grilletti e fece saltare due teste delle trenta. Caricò di nuovo le pistole e ripetè l'azione, finché gli zombie non furono a cinque centimetri da lei e fu costretta a indietreggiare velocemente.
"Cazzo."
Le munizioni erano finite, doveva trovare un'altra arma, e in fretta.
Iniziò a correre come una furia, fino a raggiungere la palestra ed entrare nella sala degli attrezzi. Rovistò a lungo, ma tutto quello che trovò furono dei bastoni e un rotolo di fil di ferro.
L'idea le brillò in mente, era pericolosa, ma era l'unico modo per ucciderli tutti in una volta, poi si sarebbe dedicata agli altri. Sapeva che ce n'erano altri.
Tornò in palestra e si fermò davanti ai pali per le esercitazioni.
Non aveva mai amato arrampicarsi, era umiliante.
Lasciò cadere le pistole e prese a salire sempre più su, fino a raggiungere una delle lampade scoperte. Quegli affari erano sempre stati pericolosi, c'era il rischio di rimanere fulminati, in quel momento era una cosa utile, per fortuna.
Legò il fil di ferro intorno alla lampadina, spenta, e dopo essersi assicurata che fosse stabile, si lasciò scivolare a terra.
La porta si aprì e lasci passare il doppio degli zombie che c'erano prima.
"Avete chiamato rinforzi, meglio... per me."
Aveva l'altro capo del fil di ferro in mano e aspettava il momento giusto per lasciarlo a uno degli zombie e accendere la luce. Valutò attentamente tutte le opzioni, le serviva una distrazione per avvicinarsi a loro senza venire uccisa.
Sentì uno sparo e vide uno degli zombie a terra, mentre gli altri erano tutti girati, quello era il momento. Corse verso di loro e scivolò ai loro piedi, per legare il filo alla caviglia di uno di loro.
Si allontanò subito, ma non abbastanza in fretta per evitare di essere presa. Sentì la stretta di una mano viscida intorno alla gamba e non potè fare a meno di scalciare, senza successo.
"Fabray, che ne dici di una frittata di zombie?"
Era una voce fin troppo familiare, ma non poteva essere lei. La mano che la stringeva saltò e lei fu liberà di scappare all'interruttore e accenderlo. Nel giro di pochi secondi una luce innaturale riempì la stanza e quando si spense, tutti gli zombie erano spariti, in cenere.
"Com'è possibile che tu sia qui? Tu... tu sei morta! Tra le mie braccia, e ora sei qui. E sai combattere, cioè, uccidi zombie!"
"Quinn, calmati, ti spiegherò tutto quando faremo piazza pulita. Dovremmo fare in fretta."
Senza aggiungere una parola, o degnarla di uno sguardo, uscì dalla palestra e si diresse nell'ala ovest della scuola, a passo svelto. Sembrava quasi che la stesse evitando, ma non poteva essere, lei l'amava, no? Eppure le aveva mentito, non era morta e non era mai tornata da lei in quei due mesi, le doveva qualche spiegazione.
La seguì in silenzio, tenendo tutti i sensi in allerta, gli zombie che avevano appena ucciso non erano nemmeno la metà di tutti e, a quanto pareva, il loro piano era di impossessarsi della città proprio quella notte, avevano una sola possibilità di fermarli, non potevano fallire.
Rachel si fermò davanti agli armadietti e compose la combinazione del suo. Non aveva mai visto l'armadietto della sua ragazza, ora capiva perché. C'erano armi di tutti i tipi, pistole, un fucile, coltelli e una quantità industriale di bombe. Prese prorpio quelle, ne prese più che potè e poi ne passò qualcuna anche a lei, prima di chiudere l'armadietto.
"Andiamo a fare il culo a questi zombie."
Quinn restò ferma per un attimo, cercando di realizzare ciò che stava succedendo. Non aveva mai sentito Rachel parlare così, né aveva mai visto un sorriso così complice e malizioso sul suo viso. Era un'altra persona. Si rese conto di non aver mai conosciuto la vera Rachel Berry.
La ragazza era già alla fine del corridoio e aveva aperto la porta dell'aula di spagnolo, giusto per buttare una bomba sganciata e richiudere la porta. Dopo qualche secondo si sentì lo scoppio e le due cambiarono corridoio.
"Non ho voglia di sterminarli classe per classe, e non credo che ci siano abbastanza bombe. Piano B, Fabray, vieni con me."
La trascinò al piano terra e attraverò tutti i corridoi, fino a portarla davanti alla porta della sala del gas.
"Non vorrai...?"
Non servì finire la domanda per capire che avrebbe fatto proprio quello. La mora abbassò la maniglia e aprì la porta, guardandosi in giro.
"Non mi è mai piaciuta questa scuola, e a te?"
Le fece l'occhiolino e fece rotolare una bomba a terra, poi si mise a correre, seguita dalla bionda. Erano vicino all'ingresso, quando sentirono che tutto iniziava a scoppiare, era una questione di secondi.
Quinn si girò per guardare cosa succedeva dietro di lei, e quello fu l'errore che cambiò tutto. L'ultimo scoppio la fece volare, letteralmente, fuori dalla scuola, facendole sbattere la testa a terra, e tutto fu buio.

Provò ad aprire gli occhi e alzarsi lentamente, ma la testa le faceva male e fu costretta a restare a terra. Era circondata da fumo, fiamme e macerie. Si guardò intorno, era ancora sola, ma in lontananza sentiva le sirene dell'ambulanza e della polizia.
"Serve aiuto, straniera?"
Come risposta ricevette solo un ringhio di rabbia, ma infondo poteva capirlo.
"D'accordo, credo di doverti spiegare un po' di cose."
Si sedette accanto alla sua bionda e cercò di guardarla negli occhi, ma lei evitava il suo sguardo, era ferita.
"Come è possibile che tu sia ancora viva?"
"Mi allenano da anni, conosco qualche trucchetto. Ho finto di essere morta perché dovevo passare inosservata, e poi si è rivelato un doppio vantaggio, non credevo che imparassi a combattere per vendicarmi."
"Beh, ti amavo, avrei fatto qualsiasi cosa per te."
Quella nota accusatoria nel suo tono la fece stare male e non poco. Non era sicura che capisse le sue ragioni, nessuno le capiva, mai.
"Se non avessi agito così, saremmo tutti morti, Quinn. L'ho fatto per noi, per te."
"Potevi dirmelo."
"No, non potevo, sei diventata forte perché pensavi che io fossi morta, questo ci ha salvato."
Un piccolo lamento uscì dalle labbra della bionda, la testa le scoppiava, forse aveva una commozione, doveva farsi vedere da un dottore al più presto.
"Senti, tra un po' arriveranno i soccorsi, se ci trovano qui è la fine. Prendi."
Tirò una pastiglia fuori dalla tasca della giacca e la fece ingoiare alla sua bionda.
"Prometto che quando ti sveglierai, starai meglio."
Quinn non fece in tempo a capire cosa intendesse, chiuse gli occhi e cadde di nuovo in un sonno pofondo.

Era in un letto, sotto delle morbide lenzuola di seta, con un corpo premuto contro il suo. Si strinse di più a quel corpo, cercando di trarne più calore possibile. Non ricordava molto, ma le capitava sempre di non ricordare quasi nulla quando si svegliava, doveva solo aspettare un po'.
Sentì delle labbra calde posarsi sulla sua fronte. Avrebbe riconosciuto quelle labbra tra mille, il tocco delicato che la mandava in estasi ogni volta, le era mancato tutto quello.
Riuscì a ricordare perché le era mancato solo qualche secondo dopo. Si staccò bruscamente e guardò la mora che la osservava.
"Buongiorno, principessa."
Il mal di testa le era passato per fortuna, così poteva ragionare senza fatica.
"Rachel..."
Si sentiva ancora debole, ma risvegliarsi tra le sue braccia le aveva fatto tornare in mente tutte quelle sensazioni che non sentiva da mesi.
"Piccola, mi dispiace di averti mentito, ma ora siamo qui, insieme. Niente più bugie."
Le rivlose un sorriso, nel tentativo di convincerla a ricominciare. Non avrebbe potuto vivere senza Quinn, quel piccolo leone era la sua vita ormai.
La vide annuire titubante e allargò le braccia per accogliere la sua ragazza.
"Mi sei mancata, Rach."
La mora sorrise e affondò il viso tra i capelli di Quinn, prima di baciarla con passione, per trasmetterle tutto l'amore che provava per lei.

Angolo dell'autrice:
Aah, eccomi, più puntuale del solito, LOL.
Cercherò di mettere il terzo giorno dopo, ma non garantisco niente.
Coomunque, più o meno sono soddisfatta di questa shot, anche se sento che c'è qualcosa che non va.
Non importa, mi divertitò nel prossimo, dove saranno ubriache, muahahah. (?)
Alla prossima. :3

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Capitolo 3
*** Drunk. ***





La distanza era troppa per lei, tutti pensavano che potesse farcela, ma si sbagliavano, non era abbastanza forte per affrontare tutto da sola.
Era a New York da quattro mesi, i corsi alla NYADA erano iniziati un mese prima, era restata tutta l'estate in città, non poteva sopportare di vedere i visi delle persone a lei care e poi lasciarli un'altra volta, era troppo.
Quella sera la solitudine era più dolorosa, si sentiva come se non avesse nessuno al mondo. Si aggirò per la stanza, osservando ogni singola foto che aveva nella sua parte di camera. Non aveva mai amato dividere le cose, ma aveva accettato l'alloggio della scuola, perché era gratuito e voleva iniziare a cavarsela da sola, senza i soldi dei suoi papà, avevano già fatto abbastanza per lei negli ultimi diciotto anni.
Prese in mano una foto di lei e Finn il giorno del diploma. Ora immaginava il suo ragazzo-futuro-sposo con una divisa da militare, che si esercitava con il fucile. Aveva realizzato settimane prima che per loro non c'era futuro. Se non si fosse arruolato, sarebbe sicuramente rimasto a Lima, era quello che aveva sempre voluto, ma Rachel Berry non era fatta per una cittadina del genere, lei sognava in grande.
Finn le mancava meno di quanto si aspettasse, lui era sempre stato la sua sicurezza, la faceva sentire bene e insieme vivevano una vita tranquilla, lei però era una star, e le star cercano sempre qualcosa che ti sconvolga, un amore in grado di coinvolgerti e spiazzarti, un amore imprevedibile e passionale. Con Finn non aveva niente di tutto ciò.
Posò la foto dov'era e prese quella di gruppo, dove lei era sempre tra le braccia del ragazzo. Quello che amava di quella foto era che Quinn Fabray la guardava con affetto, quello era il miglior obbiettivo che avesse mai raggiunto al liceo, era riuscita a guardagnarsi l'amicizia di Quinn.
Accarezzò la superficie della foto, proprio dove c'era la figura della bionda. Lei sì che le mancava, più di Finn, quanto Leroy e Hiriam, quanto Kurt, Quinn le mancava.
Afferrò il cellulare, mentre con l'altra mano stringeva ancora la foto, e digitò il numero della ragazza, che ormai conosceva a memoria. La bionda era abituata alle sue telefonate notturne, capitavano spesso ultimamente, quando una delle due si sentiva sola, Rachel soprattutto, perché la sua compagna di stanza era sempre a feste segrete, era come avere una camera tutta per sé, non che le dispiacesse, ma era deprimente.
"Pronto?"
La voce di Quinn giunse assonnata dall'altro capo del telefono, era comprensibile, ormai era quasi l'una di notte e la bionda aveva sempre bisogno di dormire, studiava come una pazza.
"Quinn, io... scusa, non avrei dovuto disturbarti a quest'ora, ti chiamo domani, buonanotte."
Aveva già quasi attaccato, quando sentì la lieve risata della bionda.
"Che succede, Rachel? Pensi ancora a Finn?"
"No, no, solo che non riesco a dormire e non sapevo con chi parlare, la mia compagna di stanza è ancora a quella festa."
"Ci ha provato con te un'altra volta? Sono ancora del parere che dovresti scegliere un'altra compagna, non si sa mai, non mi sembra una tipa affidabile."
"Quinn, calma, non è successo più niente da quella volta, si comporta bene, non ho nessun problema con lei."
"Va bene, ora ti dispiace se dormo un po'? Domani mi faccio perdonare, promesso, è che ho una lezione importante e ho studiato fino a un'ora fa."
"Sì, cioè no, non mi dispiace, vai a dormire, scusa se ho chiamato. Buonanotte Quinn."
Avrebbe voluto dirle che le mancava come le mancherebbe l'ossigeno, ma una voce a lei sconosciuta le impedì di parlare ancora.
"Quinn dai, torna a letto."
Era quasi un sussurro, ma il suo udito l'aveva colto. Era un ragazzo, nella camera di Quinn, nel letto di Quinn.
"Buonanotte, Rach."
Tu,tu,tu.
Restò ferma con il cellulare premuto sull'orecchio per minuti, finché non sentì la maniglia abbassarsi e non vide Janet, la sua compagna di stanza, comparire nell'appartamento.
"Cavolo, Berry, hai un'aria sconvolta."
Non le chiese il perché, semplicemente si sedette sul letto accanto a lei e le porse la bottiglia di Whisky che aveva sempre sul comodino. Per una volta nella vita valutò seriamente la proprosta. Ormai era sicura di provare qualcosa per Quinn, ma a quanto pareva lei non provava lo stesso e se la spassava con altra gente, voleva solo dimenticare.
Afferrò la bottiglia e se la portò alle labbra, ingurgitando più liquido che poteva. Dopo nemmeno dieci minuti la bottiglia era rotolata a terra e Rachel era del tutto andata.
"Sono innamorata, Janet, amo una persona che in questo momento è a letto con qualcun altro e che non pensa minimamente a me. Non ci ha mai pensato, mentre lei è sempre stata tutto per me, ho sempre fatto di tutto per avere la sua attenzione."
"Sì, ti capisco. Va bene, Rachel, io vado a dormire, tu cerca di non fare troppo rumore."
La mora annuì e prese di nuovo il cellulare, barcollando fino al bagno, dove si chiuse.
Compose quel numero per la seconda volta e aspettò, pregando che rispondesse.
"Rachel, dimmi."
La sua voce non sembrava spazientita, ma non era nemmeno assonnata come prima.
"Come mai sei sveglia, Quinn? Qualcuno ti intrattiene?"
"Ma cosa...? Sei ubriaca?"
"No, io non mi ubriacherei mai, sono una brava ragazza. Rispondi, c'è qualcuno lì con te?"
"Io... sì, sì, c'è qualcuno che è venuto a farmi visita dall'Inghilterra."
"Ah, infatti avevo sentito un accento inglese. Spero vi siate divertiti, ho interrotto qualcosa?"
"Veramente ora lui è sotto la doccia. Che ti prende?"
"Niente, va tutto bene. Si sta rilassando dopo una bella nottata, eh?!"
"E' arrivato da poco, vuole riposarsi."
"Immagino, deve essere così stanco."
"Rachel, che ti prende?"
"Ho bevuto un po', e ora sono molto più lucida. Lasciami parlare, ti prego. Sai perché ho sempre voluto la tua amicizia? La tua vicinanza è sempre stata fondamentale per me. Beh, ho capito ora perché. Io ti amo, Quinn Fabray, non posso fare a meno di te, dei tuoi abbracci. Mi manchi, non faccio che pensare a te dalla mattina alla sera. In questo momento vorrei non aver dato via la mia grande V a Finn, vorrei averla conservata per una persona più speciale, per te."
"Oh dio, ma che stai dicendo? Senti, attacca il telefono e vai a dormire, parliamo domani, quando sarai più lucida. Ah, per la cronaca, la voce che hai sentito prima è di mio cugino."
Tu,tu,tu.
L'aveva forse fatta arrabbiare? No, non sembrava arrabbiata, sembrava confusa. Ma cosa ne sapeva lei?! Era ubriaca, non poteva capire un granché.
Uscì dal bagno, appoggiò il telefono sul comodino e si lasciò scivolare sotto le coperte.

Passarono due settimane da quella sera e Rachel scoprì che con l'alcool riusciva a divertirsi molto di più, e soprattutto riusciva a non pensare, non pensare a tutto quello che la faceva stare male.
Ogni notte faceva compagnia a Janet alle feste, aveva anche conosciuto qualche ragazzo carino, ma anche da ubriaca si era accorta che erano tutti viscidi, e lei voleva comunque qualcuno che la amasse e la trattasse come una principessa, più o meno.
Halloween, aveva sempre amato quella festa, poteva fare quello che voleva e passare inosservata. Per fortuna la scuola quella mattina era chiusa, così passò tutto il tempo a cercare un costume per le strade di New York.
Alla fine optò per un vestito da cameriera e una parrucca di capelli rossi e ricci. Sì, poteva non sembrare una coincidenza, e magari non lo era, ma nessuno lì sapeva del Rocky Horror.
Per le sette in punto era pronta, vestita e truccata. Quel giorno la festa iniziava prima, perché era davvero un giorno festivo e non avevano motivo di nascondersi. Raggiunsero lo scantinato di Jasper alle sette e mezza, più o meno. Il posto pullulava già di ragazzi sbronzi, che puntarono la cantante quasi subito, ma lei era troppo sobria per dare loro corda.
Non ci volle molto perché anche lei facesse la fine di tutti gli altri, dopo un'ora non capiva più niente, la stanza girava e lei non faceva che strusciarsi su estranei.
"Va bene, la festa è finita."
Una bionda comparì alle loro spalle e fece allontanare tutti i ragazzi che ne stavano approfittando.
"Biondina, sei gelosa?"
Aveva talmente tanto alcool in corpo che non l'aveva nemmeno riconosciuta, era messa davvero male.
"Andiamo, Rach, ti porto in camera tua."
"Non voglio andare in camera."
Si lamentò per un po' e piantò i piedi per terra, incrociando le braccia sotto il petto. Fu costretta a usare tutta la sua forza per prenderla per un braccio e trascinarla lontano da lì.
Appena furono davanti alla porta della stanza, Quinn si piegò a prendere le chiavi dal vaso e in quel modo la mora potè ammirare il suo lato B per qualche secondo buono, prima che l'altra si sollevasse e aprisse la porta.
"Forza, ora ti faccio fare un bel bagno caldo."
"Entri nella vasca con me, bella bionda?"
Quinn ridacchiò appena e la condusse fino al bagno, dove Rachel non aspettò nemmeno un cenno per iniziare a spogliarsi. Era rimasta in biancheria e stava per togliersi anche quella, quando la bionda, che era intenta a preparare l'acqua, si girò e restò paralizzata. Il corpo di Rachel l'aveva sempre attirata, doveva ammetterlo. Amava tutto di lei, ma soprattutto amava quelle gambe, che per quanto fossero corte erano meravigliose.
"Perché sei ancora vestita?"
"Rachel, capisco che hai bevuto tanto, ma guarda un attimo il mio viso, invece che le mie gemelle."
La Berry si decise a sollevare lo sguardo, la verità era che l'aveva riconosciuta subito, la sua voce era inconfondibile, ma sperava di essere talmente disperata da immaginarsi che fosse lei.
"Q-Quinn..."
La bionda accennò a un sorriso e si girò, facendole cenno di togliersi il resto dei vestiti e infilarsi nella vasca. Non appena sentì che Rachel era entrata in acqua, aprì gli occhi e si inginocchiò lì davanti.
"Che ci fai qui?"
"Nelle ultime due settimane ci ho pensato un po', Rachel, e ho deciso di usare quel biglietto, ci sono cose che devo dirti di persona."
Dopo che Rachel le ebbe rivolto uno sguardo confuso, lei prese un bel respiro e iniziò.
"Rachel, anche io sono innamorata di te, lo sono sempre stata. Ho fatto di tutto per allontanarti da Finn, ma in realtà volevo allontanare Finn da te, non ho mai sopportato che potessi essere di qualcun altro. Ti amo, sì, ma credo che la distanza in questo momento non ci farebbe per niente bene. Credo che dovremmo prendere tutto alla leggera, vederci durante le feste, ma per ora niente di più."
Non aveva nemmeno assorbito tutte le informazioni quando Quinn appoggiò le labbra sulla sua fronte e sparì in camera da letto. Appena finì di fare il bagno, scivolò nel suo letto e si addormentò in silenzio, con gli occhi umidi di lacrime, sebbene fosse tra le braccia di Quinn.

Angolo dell'autrice:
Ok, dopo averne fatto due a lieto fine, la terza non poteva essere così tanto felice. u.u
Nella mia mente contortamente(?) Faberry si metteranno insieme dopo l'università, tranquilli. :3
Alla prossima, cerco di finirla oggi perché sono in super-ritardo. D:

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