“Papà…svegliati…dai…”.
Un’elfa
dai capelli castani e gli occhi verdi è china su
Legolas, che ancora dorme.
“Il sole è
già sorto da un bel po’…” continua a sussurrare la ragazza “Dai, avevi promesso
che saremmo andati a cavallo insieme”.
Legolas
inizia a muoversi, schiudendo gli occhi.
“Oh, bene,
dai che ce la fai…” dice contenta la giovane elfa.
Infine il
padre apre gli occhi e le sorride.
“Darwenia”.
“Buongiorno,
papà…hai il sonno pesante, a quanto pare”.
“Che ore sono…?”.
“Il sole è
sorto da qualche ora…ma avevi promesso che mi avresti portato a cavallo”.
“promesso?”
ripete Legolas sbadigliando “non mi sembra di aver
promesso nulla…”.
“E’ solo
perché ti sei svegliato da poco, non ti ricordi…te lo giuro, ne parlavamo giusto ieri…”.
“Dovresti
rimanere con tua madre, non farti portare a cavallo”. Legolas si mette a sedere
sul letto con la figlia accanto.
“Darwenia, basta assillare tuo padre. Non
dovresti disturbarlo appena sveglio…” dice Elanor facendo capolino dal
corridoio.
“Gli ho solo
chiesto di portarmi a cavalcare” dice Darwenia col broncio.
“E io le
ho detto che tu vorresti che rimanesse a casa, e
seguisse l’educazione che le spetta per diventare una dama come sua sorella
Elwing…” argomenta Legolas.
“Ma a me non dispiace se ogni tanto cavalcate insieme…” dice
Elanor, facendo un occhiolino alla figlia.
Darwenia
esulta, afferra un mantello e avvisa il padre che lo aspetterà fuori con i loro
cavalli, Amarel e Dragonath.
A Legolas
non rimane nient’altro da fare che indossare un mantello, gli stivali, passare
in cucina e arraffare un biscotto, per poi dire alla moglie: “A me va bene
tutto. Ma la prossima volta, per favore, quando cambi
idea, avvisami”.
“Sono
sicura che distrarti ti farà bene” gli dice lei, baciandolo sulla guancia.
Le grida
di Darwenia li raggiungono dal cortile. La ragazza è proprio impaziente di
partire.
“Copritevi,
fa ancora freddo. La primavera è in ritardo quest’anno”
ammonisce Elanor.
Legolas
esce e monta su Amarel. Darwenia monta su Dragonath e segue il padre su per il
sentiero che costeggia il ruscello.
Attraversano
gruppi di case ancorati su dirupi più alti, da cui è possibile osservare
l’intero reame di Re Legolas Verdefoglia, affidatogli da suo padre Thranduil
prima che partisse per i Rifugi Oscuri.
“Sarai forse
l’ultimo Re che le mie amate terre avranno” gli aveva detto in ultimo “Amale e
rispettale come meritano”.
“Papà” lo
chiama Darwenia.
“Sì?”.
L’elfo rallenta l’andatura del suo destriero e aspetta la figlia, rimasta
indietro.
“A cosa
pensi?”.
“Al
passato…anche se non dovrei”.
“Nel
passato il potere degli Elfi era più grande, vero?”.
“Sì, è
vero. Insieme ai Nani, gli Elfi erano la razza più presente nella Terra di
Mezzo…ma per noi Elfi non è più rimasto molto da vedere, qui”.
“E’ per questo che il nonno se n’è andato?”.
“Sì, partì
insieme a Re Celeborn, di Lothlorien”.
“Mamma
dice che Lorien un tempo era un posto molto più bello…ma
non vi siete sposati lì, vero?”.
“E’ vero”
dice Legolas. Nella sua voce c’è un velo di nostalgia. “Già a quel tempo Lorien
era in declino…Re Aragorn, che da sempre è nostro grande amico, volle che ci
sposassimo a Minas Tirith”.
Flashback
Anno 3020, vigilia del Giorno di
Mezza Estate, Terza Era – Terra di Mezzo, Minas Tirith
E’ una
giornata soleggiata e calda. Sulla Torre Bianca Legolas ammira il paesaggio
intorno a sé.
I prati
sono ampi e verdi, come da tempo non lo erano le Terre
degli Uomini. Il cielo è limpido, senza neanche una nuvola…Legolas guarda da
tutte le angolazioni per vedere se ci sono viaggiatori
in circolazione. Voltandosi verso ovest, vede le piane del Lebennin, e
l’altopiano di Belfalas, e infine, all’orizzonte, vede ciò che, almeno per quel
giorno, avrebbe preferito dimenticare.
Sapeva già
che è lì, sapeva che voltandosi ad ovest avrebbe
percepito la sua presenza; nonostante ciò, ora scruta verso quella direzione,
cercando di immaginare quel luogo che brama così tanto e in cui non è ancora
mai stato.
Legolas
brama il Mare più di qualsiasi altra cosa ma non vuole ammetterlo. Brama di
sentire il profumo dell’acqua, di toccare la sabbia umida delle spiagge, di
accarezzare la morbida erba delle foci dell’Anduin, ma non vuole ammetterlo.
Non può ammetterlo.
Per gli
Elfi come lui il pensiero del Mare è un tormento che deve rimanere latente, è
un segno di debolezza che bisogna imparare a combattere, come dice sempre suo
padre.
Legolas è
ancora giovane e avrà tempo di imparare.
Da’
un’ultima occhiata di fronte a sé, incantato di fronte alla striscia celeste
che si confonde con il cielo.
Uno
squillo di trombe attira la sua attenzione.
Si
affaccia dalla Torre Bianca, sfuggendo al Mare, poi rientra nel palazzo e
scende le scale fino al Cortile della Fontana. Da lì sente altre trombe e corre
fino alla balconata, dove c’è qualcuno ad aspettarlo. “Bentornato, Gimli!”.
Legolas abbraccia l’unico Nano per cui abbia mai
provato simpatia.
“Bentornato?!
Non parlare come se questa bellissima reggia fosse la tua dimora…” dice subito
lui “Ah, scommetto che ti piacerebbe che gli Elfi sapessero costruire dimore
così accoglienti e maestose…beh, in ogni caso…” Gimli si commuove “Tanti auguri
e ben trovato!”. Lo abbraccia ancora e anche gli occhi di Legolas diventano
lucidi.
“Gimli,
amico mio, come va?” dice una voce allegra.
Gimli si
asciuga gli occhi e s’inchina davanti a Re Aragorn, che sta attraversando il
cortile e si avvicina ai due. Anche Legolas fa per
inchinarsi, ma l’Uomo li ferma entrambi.
“E’ stato
duro il viaggio?” chiede, dando delle forti pacche sulle spalle al Nano.
“No, sire,
perché sapevo che al mio arrivo avrei avuto un’accoglienza regale, e con ciò le
fatiche del viaggio sono sembrate quasi nulle”.
“Allora
avanti, va’ a riposare. Domani è una grande festa,
vero Legolas? Dobbiamo tutti essere in forma!”.
“Dov’è la Regina Arwen? Avrei piacere di
salutarla…” dice Gimli arrossendo.
“Dama
Arwen è occupata con la futura sposa, credo che potrà incontrarti solo
stasera”.
Gimli dice
che va bene e si allontana, accompagnato da servitori che Aragorn ha fatto chiamare.
“Dov’eri, Legolas? Ti cercavo” dice
Aragorn, osservando il limpido volto dell’amico.
“Ero sulla
Torre Bianca, di vedetta”.
“Dovresti
lasciare questi lavori ai soldati, Legolas…tu e le tue manie di grandezza! La
guerra è finita” dice Aragorn ridendo “Ora dovresti
dedicarti a tutt’altro”.
“Hai
ragione, amico mio” ride anche Legolas, ma poi torna serio “Stavo solo dando un’occhiata a ovest”.
“Ah,
Legolas, ora capisco” Aragorn si appoggia alla balconata “Hai
sempre avuto questa fissa per il Mare…”.
“Lo so, è
una debolezza…”ammette Legolas “Se mio padre lo sapesse…”.
“…Ti
perdonerebbe questa fissa”.
“No,
lui…”.
“Fidati di
me, Legolas, lo farebbe. Lo sai meglio di me: la nostalgia del Mare per gli
elfi della tua stirpe, è qualcosa che sta nel sangue…Non puoi
combatterla…è nella tua natura…”.
Aragorn
torna tremendamente serio. Legolas si rende conto di quanto sia vecchio già
adesso.
“Per me è
stata la stessa cosa. Vedi, io non ho accettato
facilmente l’idea di dover diventare re. Era difficile per un Ramingo come me
pensare di avere tante responsabilità nei confronti di così tanta gente… Io,
pensa, che ero solo un Ramingo ed ero abituato a pensare per me”.
Aragorn si
gira e alza le braccia, ad indicare il suo palazzo bianco: “Ma dove sono, ora?
Qui, a governare terre immense, popoli in continua crescita…nessuno mi ha mai
insegnato a farlo, Legolas, ma io sono un re, è la mia natura, e nonostante
tutte le avversità ho compiuto il mio dovere e seguito
il mio destino”.
“tu hai
avuto la forza necessaria a farlo” Legolas parla dopo un profondo silenzio “Io,
nonostante abbia affrontato altrettante difficoltà, certe volte credo di non
essere all’altezza. Io dovrò governare il regno di mio padre, Aragorn, quando
lui non ci sarà più…lui potrà esaudire il suo desiderio di tornare al Mare, ma
non io!”.
“Tu avrai
un regno, sì, dei sudditi, e una famiglia…” dice severo Aragorn, poggiando le
mani sulle spalle dell’elfo “Ed è per queste cose che tu devi trovare la
forza…”.
Lo prende
sottobraccio e s’incamminano alla Cittadella.
“Ed è
soprattutto per lei, che ti aspetta là dentro, nel palazzo, che ti ha aspettato
mentre eri in guerra e che ti aspetterà anche domani, e dopodomani, e per
l’eternità, è per lei che tu devi trovare la forza…” continua Aragorn “Forse un
giorno, chi lo sa, attraverserete il Mare insieme, ma fino a quel giorno,
Legolas Verdefoglia, devi preoccuparti di essere un buon re, un buon marito, e , io credo, prima o poi anche un buon padre”.
Legolas
sorride al pensiero di una famiglia tutta sua, finalmente felice e in una terra
tranquilla e preservata dal Male.
“Guarda,
sono arrivati Frodo, Sam, Pipino e Merry…” esclama Aragorn lieto.
Anche
Legolas alza lo sguardo, si accorge dei suoi amici e corre loro incontro, a
fianco del re.
“Salve,
amici!” grida Merry.
“Salve!”
grida anche Frodo.
Legolas e
Aragorn abbracciano tutti e quattro, per poi accompagnarli nel Salone del
Palazzo e scambiare quattro chiacchiere.
“Perché non hai portato Rosie, Messer Samvise?” chiede
Aragorn.
“Rosie è a
casa con Elanor, nostra figlia…” risponde Sam. Legolas nota quanto sia
cresciuto, e come le sue responsabilità lo abbiano reso un Hobbit adulto e con
la testa sulle spalle.
“Abbiamo
saputo che anche la tua sposa si chiama così, vero Legolas?” domanda Frodo.
“E’
così…spero di potervela presentare prima di domani”.
“Ah…domani
è il grande giorno…” Pipino molla una gomitata
all’elfo “Ve lo fate poi un bel viaggetto di nozze, eh?”.
“Non lo
so, forse”.
“Sarebbe
proprio una bella idea”.
Legolas si
volta e corre incontro alla sua futura sposa, appena arrivata insieme ad Arwen.
Tutti gli
Hobbit s’inchinano di fronte alla sovrana, poi Legolas fa
le presentazioni.
“Elanor,
sono lieto di presentarti Meriadoc Brandibuck, valoroso soldato di Rohan” Merry
fa un inchino “Peregrino Tuc, Guardia della Cittadella di
Gondor” Pipino bacia la mano dell’elfa “Samvise Gangee, il miglior giardiniere
della Contea” Sam arrossisce “ …E Frodo Baggins”.
“Il
portatore dell’anello, sì” continua Elanor, stringendo la mano a Frodo “Legolas
mi ha parlato molto di tutti voi, e su mia richiesta ha
raccontato tutte le vostre avventure…”.
“Però lui non ci ha mai raccontato nulla di voi, mia signora”
dice Merry “E per questo è ora che lo faccia”.
“Se volete
passeremo la serata insieme e io stessa sarò lieta di rispondere alle vostre
domande, se ne avete”.
“Passeremo
tutti la serata insieme…” esclama Gimli entrando nella
stanza in compagnia di Gandalf “E guardate chi è appena arrivato”.
Tutti
abbracciano Gandalf, poi ognuno si ritira nella propria stanza in attesa della cena.
*
Il giorno
di Mezza Estate non è meno bello del precedente.
L’albero
Bianco è in piena fioritura e sui suoi petali si amplificano i raggi del sole e
si disperdono per tutto il cortile. Ormai tutto è pronto, stendardi dorati sono
stati posti sulle mura, a terra i bimbi hanno sparso fiori di
elanor e di niphredil.
Il cortile
è stracolmo di gente, abitanti di Gondor ma soprattutto gli amici e i familiari
dei due festeggiati: Legolas ed Elanor.
Arwen ed
Aragorn siedono sui loro due troni, collocati all’esterno per l’occasione.
Nei pressi
dei sovrani sono seduti anche Dama Galadriel e suo marito Celeborn, Re Elrond e
Re Thranduil.
Tutti i componenti della compagnia si sono disposti in fila lungo la
via centrale che attraversa il cortile.
Legolas
esce dal portone principale e si posiziona vicino al
re.
Elanor
esce dal portone di fronte e, splendida nel suo vestito grigio perla, cammina
lentamente fino a raggiungere il suo sposo. Aragorn si alza e in piedi e
congiunge le loro mani.
Parla ai
presenti e a tutto il popolo dell’onore di cui si è coperto Legolas in passato,
combattendo per la libertà della Terra di Mezzo, e di come sia stato fortunato
a trovare una dama dotata di così straordinaria bellezza e, secondo lui, anche
di coraggio e valori profondi.
Aragorn dona ai due le chiavi di Minas Tirith, poi Thranduil e Dama
Galadriel li incoronano Re e Regina del Bosco di Foglieverdi.
Ora
Legolas può baciare sua moglie, ed Elanor suo marito.
Gli Hobbit
applaudono commossi; con loro ci sono anche Faramir e sua moglie Eowyn.
Gimli
nasconde il suo faccione rosso dietro al mantello bianco di Gandalf.
Legolas prende per mano Elanor e con lei raggiunge la balconata.
Lei
indossa ancora la collana con l’elanor colto da lui tanto
tempo prima.
“Hai
mantenuto la promessa” dice lei emozionata.
“Ne
dubitavi?”.
“No”
risponde Elanor “No”.
Fine Flashback
Legolas si
accorge che Darwenia sorride e lo sta fissando.
“Che c’è?” chiede lui.
“Perché non torniamo a Minas Tirith?”.
“Ci siamo
stati il mese scorso, per il matrimonio di tua sorella”.
“Lo so, ma
è un così bel posto…scommetto che neanche a te dispiacerebbe andare…”.
“Non lo so…non possiamo continuare ad abbandonare le nostre terre
senza protezione e con continui viaggi…”.
“Ma non le attaccherebbe nessuno, papà!” dice Darwenia con
tono ovvio “E poi non c’è quasi più nessuno da proteggere…le vedi anche tu, queste
case…molti elfi se ne sono andati…”.
“Ma
qualcuno è rimasto…in quanto re, ho delle
responsabilità…e dei doveri verso gli elfi che ancora sopravvivono in queste
terre”.
“Io credo
che tu abbia dei doveri anche verso te stesso…”.
Legolas
guarda bene sua figlia.
“Il re non
sta bene, e il re è tuo amico…non si possono abbandonare gli amici nel momento
del bisogno, me l’hai insegnato tu, no?”.
Legolas
pensa che è vero, che per una volta Darwenia ha ragione.
“Forza,
torniamo a casa adesso e parliamone con la mamma. Tanto sono sicura che lei
sarà d’accordo”. La giovane elfa sorride e prende la mano del padre.
Lui
annuisce e torna indietro col cavallo, seguito dalla figlia.
*