Old McDonald had a farm

di BlueCinnamon15
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo primo ***
Capitolo 2: *** Capitolo secondo ***
Capitolo 3: *** Capitolo terzo ***
Capitolo 4: *** Capitolo quarto ***
Capitolo 5: *** Capitolo quinto ***
Capitolo 6: *** Capitolo sesto ***
Capitolo 7: *** Capitolo settimo ***
Capitolo 8: *** Capitolo ottavo ***
Capitolo 9: *** Capitolo nono ***



Capitolo 1
*** Capitolo primo ***


capitolo primo

Old McDonald had a farm

Capitolo primo

“Ma non ci penso nemmeno!”

“Kurt-“

“Neanche per sogno, nossignore!”

Kurt-“

“Puoi scommetterci la mia collezione di sciarpe Prada che io lì non ci vengo!”

“Kurt insomma ma-“

“No”

“Ma-“

“Ho detto no!”

Dio ma qual’ è il problema?” Sbottò Burt esasperato dal comportamento di suo figlio.

Ancora non riusciva a capirlo fino in fondo, Kurt. Delle volte sapeva essere la persona più matura del mondo, sempre pronta a prendersi cura degli altri ed ad aiutare chi ne avesse bisogno, delle altre il solo pensiero di sporcare i suoi preziosi vestiti o di provare qualcosa di nuovo lo faceva chiudere a riccio.

“Qual’ è il problema? Papà santo cielo, e me lo chiedi?” Kurt alzò gli occhi al cielo “Andremo in una fattoria! In una stupida fattoria! In vacanza!”

“Innanzitutto, Kurt, non è una fattoria ma è un agriturismo-“

“C’è fango comunque”

“Kurt è estate! Se non piove non c’è fango!”

“Ci saranno le mucche”

“Kurt quante volte ti ho detto che è un agriturismo?” Burt sbuffò, già stanco di quella conversazione, appoggiò entrambe le mani al tavolo e cercò di rivolgere al figlio l’occhiata più severa che avesse “Te lo dico per l’ultima volta. Un agriturismo è una specie di Hotel in mezzo alla natura. Le stalle saranno lontane, Kurt-“

“AH! L’ho detto che ci sarebbero state le stalle!”

“Ma se non ti ci avvicini non le vedrai neanche, Kurt! Suvvia, lasciaci fare una vacanza insieme, di famiglia, non credi che mi meriti un po’ di riposo?” Burt lo guardò con occhi imploranti “Al mio povero cuore non può che fare bene.”

“Questo è sleale, papà” commento Kurt frustrato “Non puoi usare il tuo cuore come mezzo di convincimento, è ingiusto!”

“Ma il dottore ha detto che la natura mi farebbe bene. Lo sai che al tuo papà serve un po’ di tranquillità, o vuoi che succeda di nuovo-“

“Va bene, va bene, va bene! Ma non finisce qui, papà!” Sbottò Kurt esasperato. “Ma, non ci saranno i maiali nelle stalle, vero? Dio, sono così sporchi!”

“Ehm” iniziò Burt cercando immediatamente di cambiare discorso. Fortunatamente fu salvato da Finn che entrò in cucina di corsa.

“Maiali?” urlò quasi “Io amo i maiali! Possiamo prenderne uno? Da piccolo ho sempre desiderato un maialino! Dovrei però trovargli un nome. Cavolo! Come si chiama un maiale? Uhm-“

E così come era entrato se ne uscì dalla stanza, tormentandosi con in suoi profondi dubbi amletici.

Kurt si passò una mano tra i suoi capelli perfettamente acconciati.

Sarebbero stati due lunghi mesi.

 

Alla fine Burt e Carole avevano optato per un agriturismo disperso nel bel mezzo dell’ Tennessee.

Perché poi nel Tennessee, Kurt continuava a chiederselo; della serie: aggiungiamo sfigataggine alla sfigataggine.

Nel Tennessee? Insomma dai! Probabilmente lì non sapevano neanche che Vogue esistesse ed ancora pensavano che i giacconi di pelle di foca andassero di moda.

Non si soffermò a pensare che forse i giacconi di foca erano qualcosa che aveva a che fare più con l’Alaska che con il Tennessee: era troppo arrabbiato e gli serviva qualcosa contro cui inveire. Poco importava che inveisse nel modo sbagliato.

Poggiò la testa sul finestrino e cercò di isolare dalla sua testa il russare persistente di Finn, stravaccato sul sedile vicino al suo, e la pessima musica commerciale che Burt e Carole stavano ascoltando sul davanti.

Chi me l’ha fatto fare?

Probabilmente le mucche avranno più senso estetico di tutti i cittadini messi assieme: almeno loro non si vestono!

Poi si ricordò che forse suo padre non aveva tutti i torti, e che un po’ di relax gli avrebbe fatto davvero bene, quindi chiuse gli occhi e pensò che almeno avrebbe avuto molto tempo da dedicare a sé stesso per prepararsi psicologicamente alla NYADA.

Ancora non ci credeva che entro due mesi avrebbe finalmente camminato per i corridoi della New York Academy of the Dramatic Arts. Era così emozionato!

Quando aveva ricevuto la lettera che gli confermava l’ammissione era corso a casa di Rachel ed entrambi si erano messi a piangere come due bambini.

Ovviamente anche lei era stata accettata. E Kurt doveva ammettere che quello rendeva il futuro ancora più emozionante.

Col passare del tempo l’amicizia tra la ragazza e Kurt si era rafforzata sempre di più, ed ora non riusciva neanche più ad immaginarsi di andare a New York senza l’amica con la quale aveva condiviso il suo sogno più grande.

Perso nei suoi pensieri neanche si accorse che la macchina aveva rallentato ed aveva imboccato un sentierino di montagna, circondato da enormi alberi.

Aprì gli occhi solo quando la voce allegra di suo padre gi annunciò che erano giunti a destinazione.

“Forza su, ragazzi! Non è bellissimo? Siamo arrivati!”

Kurt si stropicciò gli occhi e quasi sobbalzò quando il suo fratellastro si svegliò di soprassalto urlando “Maiali!”

Era indeciso se ridere dell’ ingenuità di quel ragazzo o se sbattere la testa contro il finestrino fino a scordarsi pure il suo nome.

Sebbene la seconda offerta sembrasse decisamente più interessante optò per la prima, e ne fu felice quando vide l’espressione piena di gioia del padre nel vedere che il figlio non era così triste come aveva minacciato di essere se fossero andati in vacanza in un posto del genere.

“Ed eccoci qui!” esclamò poi soddisfatto Burt, indicando l’edificio che si stagliava davanti a loro, immerso nella natura.

Nonostante Kurt si fosse posto come principio quello di odiarlo, non potè fare a meno di ammirarne la semplicità e la bellezza delle forme.

Era una cascina con i muri fatti di pietre grigie, interrotte da delle piccole finestrelle decorate con delle deliziose tendine a quadretti rossi e bianchi.

Un clichè vivente, pensò Kurt divertito.

Le tegole rosse del tetto erano coperte da uno strato di edera che rendeva l’atmosfera in qualche modo più famigliare ed il tutto era circondato da enormi giardini pieni di panchine sparse qua e là.

Poi Kurt le vide.

E l’idillio si spense.

Le stalle.

Rabbrividì solo al pensiero. Dio, in quel posto c’erano di sicuro tutte le specie di animali più sporche e puzzolenti di tutto il mondo.

E la gente ci lavorava pure! Che schifo.

Distolse i suoi pensieri da quelle e decise di concentrarsi solo sulle cose belle.

Burt parcheggiò velocemente la macchina e subito scese.

“Ah, aria di vita!” esclamò aprendo le braccia al cielo e respirando rumorosamente.

Wow, pensò Kurt, l’aria di vita sa di merda di mucca, fantastico.

Storse le narici all’odore e si affrettò a seguire la famiglia all’ interno della cascina.

La reception era situata in una saletta piccola ed il bancone era fatto di legno intagliato a mano.

“Buon giorno!” la voce energica di una donna sulla cinquantina li salutò non appena varcarono la soglia “voi siete gli Hummel-Hudson, vero?”

Burt rispose affermativamente e si avvicinò al bancone per sbrigare le faccende burocratiche.

Nel frattempo Kurt guardava con le sopracciglia alzate la salopette di jeans che la donna aveva indosso.

Come non detto.

“Bene!” trillò la donna dopo poco “le vostre stanze sono nell’ edificio est, chiamo mia nipote che vi accompagnerà lì. Queste sono le chiavi, la cena è alle otto, e questo è quanto ragazzi, se volete fare un giro potete anche vedere le stall-“

“NO” esclamò Kurt senza rendersene conto. Arrossì di colpo subito dopo ed iniziò a balbettare qualche scusa per rimediare alla figuraccia.

“Nel senso- sì- ehm- la stanchezza- magari domani- e-“

Fortunatamente fu salvato dall’ arrivo di una ragazzina della sua età circa, con lunghi capelli neri ed un sorriso smagliante.

“Buongiorno, io sono Kathleen, ma potete chiamarmi Kathy! Sono qui per farvi da guida nel nostro fantastico agriturismo, prendete le vostre valigie e seguitemi!”

La ragazza saltellò fino a loro e, prima di lasciarli uscire, strinse la mano a tutti.

Kurt le sorrise quando si presentò, almeno sembrava simpatica.

“Il piacere è tutto mio Kurt, sento che diventeremo molto amici, e se vuoi potrei anche portarti a visitare le stalle, sono il posto più affascinante qui!”

Maledizione.

 

Le loro stanze alla fine si erano rivelate essere una piccola casetta con tanto di cucina.

Ovviamente non l’avrebbero usata, ma visto che erano in tanti Grace, così si chiamava la signora che stava alla reception, aveva pensato che sarebbero stati più comodi lì.

Kurt ringraziò mentalmente quella donna: almeno così aveva una stanza divisa da quella di Finn e sarebbe riuscito a dormire decentemente senza essere disturbato da quel trattore di suo fratello.

Disfò lentamente la sua valigia constatando felicemente che nessuno dei suoi amati capi si era stropicciato e li ripose con cura nell’ armadio.

Kathy aveva detto che sarebbe passata di lì in mezz’ora, così gli avrebbe mostrato il posto.

Sembrava averlo preso in simpatia, e Kurt ne era immensamente felice. Capitava raramente che qualcuno provasse simpatia per lui istantaneamente. In genere erano tutti troppo spaventati dalla sua voce, dal suo modo di vestire o dal semplice fatto che fosse gay.

Beh, effettivamente quello Kathy non lo sapeva, ma a Kurt non sembrava davvero una ragazza a cui potesse seriamente importare.

Optò per una doccia veloce e poi si piazzò davanti all’ armadio per scegliere l’outfit che avrebbe indossato.

Aveva optato per un paio di stretti pantaloni neri ed una camicia a quadri arrotolata fino ai gomiti.

Sì, poteva andare, faceva molto contadino sexy pensò soddisfatto.

In quel momento Kathy bussò alla porta e Kurt corse ad aprire, dicendo velocemente al resto della famiglia che avrebbe fatto un giro per il posto.

“Ehi!” Kurt salutò allegramente la ragazza.

“Ehi a te, bel contadino sexy!” ghignò di rimando.

“Kathy!” la ammonì un Kurt imbarazzato e lusingato allo stesso tempo.

“Che c’è Kurt? non posso dire quello che è ovvio? So riconoscere un bel ragazzo quando lo vedo.” Gli sorrise furba lei, incamminandosi poi verso  i campi.

“Beh- ehm-“ Kurt non sapeva come comportarsi, doveva forse dirglielo subito che era gay? “Grazie del complimento ma- ehm- sì ecco- io- eh- sono gay, sì.”

Ecco, l’aveva detto, ora non gli restava che aspettare la reazione della ragazza.

Fa che sia buona fa che sia buona fa che sia buona.

E fortunatamente lo fu perché la ragazza scoppiò in una risata cristallina e quando lo guardò aveva le lacrime agli occhi.

“Kurt, ma era così ovvio!” disse soffocandosi dalle risate “Non ci stavo provando, era solo un complimento!”

“Quindi non è che adesso ti allontanerai ed inizierai ad insultarmi perché sono diverso?” sputò fuori Kurt senza neanche pesare.

“Ma come potresti farmi schifo Kurt? Ma in che posto farebbero una cosa del genere?” chiese la ragazza come se fosse la cosa più ovvia del mondo.

Kurt borbottò con tono sconsolato qualcosa come “in Ohio”, e poi si affrettò a seguire la ragazza che nel frattempo aveva continuato a camminare.

“Non vedo l’ora di presentarti il mio fratellino! Sono sicura che andrete estremamente d’accordo!” gli disse poi con un sorrisino che Kurt non riuscì bene a decifrare.

“Hai un fratello più piccolo?” chiese curioso.

“No, in verità ha la tua età. In effetti non dirgli che l’ho chiamato ancora fratellino oppure è la volta buona che mi uccide.”

Kurt sorrise, e poi la conversazione si spostò su altri argomenti, ed il  pomeriggio passò tranquillo tra risate e racconti di esperienze passate.

 

Quando Kurt tornò nella casetta erano ormai le sette passate, e la cena sarebbe stata servita in poco tempo.

Burt e Carole dovevano essere fuori da qualche parte a prendere una boccata di quella che suo padre definiva “aria di vita” e Finn era disteso in camera sua a guardare Winnie The Pooh  alla televisione.

Optò per un’ altra doccia veloce, ma non appena il getto dell’ acqua lo colpì si mi se ad urlare.

Santo cielo ma era gelida!

Smanettò per un quarto d’ora con la manopola dell’ acqua calda ma non c’era niente da fare, così, con i capelli fradici e grondanti si rivestì di fretta e corse fuori per dirigersi alla reception a chiedere spiegazioni.

Aprì la porta di fretta e si fiondò fuori velocemente, talmente velocemente che neanche si accorse del ragazzo che in quel momento stava passando proprio davanti alla casetta, fino a quando non gli si catapultò addosso e fece crollare entrambi per terra.

“Oh Dio scusa scusa scusa!” diventò subito rosso in faccia per l’enorme figura che aveva appena fatto.

“io non- non volevo non era mia intenzione!”

Kurt non riusciva neanche ad alzare gli occhi dalla vergogna.

“Ehi bellezza, tranquillo” rispose il ragazzo che ancora non accennava a volersi alzare “non capita tutti i giorni di trovarsi stesi sotto un elfo in pantaloni super stretti che sembra volerti assaltare sessualmente. E devo dire che come idea mi eccita parecchio.”

Kurt arrossì ancora di più a quelle parole e alzò gli occhi di scatto sulla figura sotto di lui.

Gli occhi.

Che diavolo di colore erano?

Erano un misto tra il marrone ed il verde, erano così profondi.

Kurt si perse ad analizzare le leggere sfumature di quel colore, a volte coperte dai riccioli ribelli del ragazzo che cadevano scomposti sulla sua fronte, che quasi non si accorse che non si era ancora alzato.

“Oh scusa, che stupido- io non-!” tentò di rimettersi in piedi ma barcollò ancora e cadde di nuovo addosso al ragazzo.

“Non riusciamo a fare a meno di me, eh?” sogghignò l’altro, e Kurt sentì le guance bruciare.

Borbottò qualcosa sulla sua maldestria e poi riuscì finalmente a rialzarsi.

Il ricciolo si alzò subito dopo di lui con un movimento fulmineo e Kurt non riuscì a non notare i muscoli delle braccia e delle spalle contrarsi per lo sforzo.

In quel breve lasso di tempo lo analizzò attentamente.

Era basso. Decisamente basso.

Ma il suo fisico compensava molto quella sua particolarità.

Dio, Kurt non riusciva a togliere lo sguardo da quei muscoli del torace delineati dalla sottile stoffa della maglietta.

Quando si accorse che era piuttosto ovvio che stesse fissando gli addominali del ragazzi si schiarì la voce velocemente sussurrando un imbarazzato “è meglio che vada”

Ma il ragazzo fu più veloce di lui e lo afferrò per un polso.

“Ehi, elfo, non ci siamo ancora presentati!”

Kurt si girò stupito. Davvero dopo che se l’era praticamente mangiato con gli occhi il ragazzo voleva ancora parlargli? Ma che strano posto era quello?

“Blaine Anderson” continuò il ricciolo, Blaine, porgendogli una mano e sorridendo amorevolmente.

Kurt stava giusto per porgergli la sua e presentarsi quando notò le enormi macchie marroni sui polpastrelli del ragazzo e le incrostazioni di sporco tra le unghie.

“Dio che schifo!” urlò tirando indietro la mano “Ma ti lavi ogni tanto?”

Blaine in tutta risposta rise.

E, Dio, se Kurt non avesse avuto le mani sporche a cui pensare sicuramente sarebbe rimasto imbambolato per ore ad ascoltare la sua risata, da quanto era bella e musicale.

“Non ci credo!” esclamò il ricciolo massaggiandosi lo stomaco per il troppo ridere “Un provincialotto schizzinoso!”

Kurt lo guardò offeso.

“Non sono un provincialotto schizzinoso!” ribattè Kurt stizzito.

“Sì che lo sei!” esclamò Blaine con un ghigno divertito sulla faccia “Ci scommetto che se mai ti viene un incubo è quello di rovinarti i tuoi preziosi vestito con un po’ di terra!”

“Non è vero”

“Dimostramelo” sogghignò Blaine “vieni alle stalle con me domani.”

No, non poteva avergli davvero chiesto quello.

Non le stalle! Ma chi era che gli voleva così male?

“L-le st-stalle?” chiese incerto “Non andrebbe bene fare, non so, giardinaggio?” aggiunse speranzoso.

Blaine sorrise soddisfatto, aveva trovato il suo punto debole.

“No” disse beffardo “le stalle. E magari mi potresti aiutare a pulire i maiali.”

Ma cos’era? Un legilimens? Come faceva ad azzeccare tutte le sue paure più grandi?

“I ma-maiali? Non potremmo fare i conigli?” tentò disperato.

“No” rispose Blaine compiaciuto “I maiali andranno benissimo, allora, ci stai elfetto di provincia?”

“Non chiamarmi così!” esclamò Kurt stizzito.

“Beh, non mi hai detto come ti chiami!”

“E mai te lo dirò” sbuffò Kurt risoluto “E comunque, sì, ci vengo domani!”  ulrò quasi, con una punta di isteria nella voce.

Mai minacciare l’orgoglio di un Hummel

“Perfetto” rispose compiaciuto Blaine “E non dimenticare i pantaloni attillati, mi manca già lo stretto contatto di prima con il tuo sedere, elfo.” E con un ghigno beffardo si voltò e si diresse verso le stalle.

E, oh, Kurt era fottuto.

Perché mentre Blaine si allontanava non potè fare altro che fissare insistentemente il suo fondoschiena che ondeggiava ad ogni passo.

 

 

Il giorno dopo svegliarsi per Kurt fu traumatico.

Primo perché aveva scoperto a sue spese che le mura in quel posto erano decisamente troppo sottili e quindi il tagliaerba che dormiva nella stanza accanto alla sua lo aveva allietato tutta la nottata con le dolci melodie che uscivano dal suo naso.

Secondo perchè a quanto pare non era abbastanza che non avesse chiuso occhio tutta la notte, infatti alle cinque di mattina ci si mise anche il gallo a tenergli compagnia, e, scoprì anche, i cuscini dell’ agriturismo non riuscivano per niente ad attutire i rumori esterni.

Terzo perché, non appena il gallo cantò, fece il collegamento con gli animali, e pensando ad animali pensò alle stalle, e pensando alle stalle penso a quel disgraziato del ragazzo che aveva incontrato il giorno prima e che quel giorno avrebbe dovuto accompagnare nelle stalle, appunto, ad inzozzarsi tutto.

Fantastico.

Davvero.

Come iniziare una giornata nel migliore dei modi!

Stropicciandosi gli occhi si alzò in piedi, erano le sei e mezzo ma non c’era assolutamente verso di riuscire a dormire, quindi si diresse in bagno dove applicò il suo solito numero esorbitante di creme per la pelle, si lavò velocemente e poi si diresse in cucina cercando qualcosa con cui fare colazione.

Stava giusto versandosi del latte nella tazza quando una voce allegra fece irruzione da fuori dalla porta, e quest’ultima si spalancò ed emise un boato quando collise con il muro.

“Ehi Elfo, sei pronto per la nostra fantastica gita alle stalle?”

Kurt rimase con gli occhi sbarrati per qualche secondo, poi realizzò di essere ancora in pigiama e di non aver ancora acconciato i suoi bellissimi capelli.

E lì fu la fine.

“Blaine, ma sei cretino?”  sbottò esasperato “Dormono tutti qui! E non si entra nelle case degli altri così di botto senza neanche chiedere il permesso!”

“Ehi bellezza, di cosa hai paura?” sogghignò il ricciolo gettandosi sul divano di fronte a Kurt “Se è il ridicolo pigiamino di seta che stai indossando a darti questi problemi non preoccuparti, siamo dello stesso avviso “ e qui gli fece l’occhiolino leccandosi le labbra in modo famelico “per me dovresti toglierlo”

“Oh taci!” sbottò Kurt “ Ti raggiungo io alle st- sta- in quel posto ora vai che devo dedicarmi ai miei capelli.”

E quando si girò per andare in bagno potè chiaramente udire una risata cristallina accompagnata da un “provincialotto” e dalla porta che, di nuovo, sbattè forte contro il muro.

 

 

Kurt ce la poteva fare.

Certo, indossava un paio di stivali vintage firmati Prada, e la sua camicia non l’aveva di certo comprata in un grande magazzino, ed effettivamente neanche i pantaloni.

In effetti, ora che ci pensava, forse non aveva fatto bene a vestirsi in quel modo. Ma la verità era che non aveva la più pallida idea di come ci si vestisse per fare quel genere di lavori.

Se doveva proprio confessare un cosa aveva cercato di portare alla mente tutti i vecchi film che aveva visto sull’ argomento ed aveva ripescato dall’ armadio i vestiti che più sembravano fare al caso suo.

In effetti l’unico film che gli era venuto in mente era stato “I segreti di Brokeback Mountain”.

E non di certo per i vestiti, pensò maliziosamente il ragazzo.

Fatto sta che ora era lì, davanti a quelle, una mano sulla bocca per evitare di soffocare per l’odore di sterco, i suoi preziosi stivali già sporchi di non voleva sapere cosa, e gli occhi sbarrati per quello che effettivamente era in procinto di fare.

Ma gli Hummel hanno un orgoglio.

E nessuno lo scalfisce.

Quindi, dopo aver preso dei respiri profondi, si mosse verso l’interno delle stalle.

“Ehi Elfo!” la prima cosa che lo salutò, no forse seconda perché la puzza era arrivata prima, fu ovviamente il  disgraziato che, non potè fare a meno di notare, era vestito di nuovo in una maglietta bianca che gli fasciava i pettorali, ed in un paio di pantaloni che stringevano i punti giusti.

Dio che fondoschiena.

Kurt desiderò ardentemente fargli una foto e metterla nel suo portafoglio, e poi magari denunciarlo perché non si poteva avere un fondoschiena così bello, rotondo, sodo..

Si accorse di star fissando quando un sorriso malizioso gli si parò davanti alla faccia. “Vedo che sotto sotto anche l’elfo ha qualche suo punto debole, eh?”

“Smettila” sibilò Kurt sentendo le guance andargli a fuoco.

“Beh, di sicuro quello che non smetterò di fare sarà prenderti in giro per come sei conciato. Sul serio, elfo? Cosa credi di essere qui in gita scolastica? Oggi si lavora, e quei pantaloni costeranno mille dollari a gamba! Cos’è, ti sei vestito guardando I segreti di Brokeback Mountain?”

Kurt si sentì morire.

“Cos-? Io- NO. Pensavo solo che” e qui sorrise furbescamente perché, se c’era qualcuno che sapeva rigirare la situazione a suo favore, quello era Kurt Hummel “non essendo io l’unico a gradire la vista, avrei potuto, non so, valorizzare i punti importanti?”

E si leccò le labbra con fare malizioso.

Kurt Hummel.

Si leccò le labbra.

Con fare malizioso.

Kurt ma che cavolo stai facendo? Pensò sconvolto da sé stesso.

“Oh elfo, secondo me sei valorizzato anche senza, i vestiti” aggiunse l’altro con un ghigno.

Kurt arrossì di botto.

Perché, si chiese sconsolato, non aveva mai incontrato in tutta la sua vita nessun gay, ed ora che ne incontrava uno, perché ormai era chiaro come il sole che Blaine fosse gay, era quello più perverso e maleducato su tutta la faccia dell’ universo?

Quando si dice la fortuna.

“Allora” continuò il ricciolo vedendo che l’altro non accennava a parlare “me lo dici il tuo nome o no, Elfo?”

“No” rispose Kurt risoluto.

“Oh beh, poco male” sorrise maliziosamente “CI sono tanti di quei giochetti di parole che si possono fare con la parola elfetto. Come per esempio- Elfetto bravo a letto! Non ti sembra una coincidenza che faccia rima proprio con letto?” chiese in tono lascivo.

Kurt non sapeva più cosa fare.

Nessuno ci aveva mai provato così spudoratamente con lui, senza contare che sentiva di dover provare disgusto per i comportamenti troppo espliciti dell’ altro, ma proprio non riusciva a non sentirsi, in fondo, lusingato.

“Oppure” continuò l’altro “posso usare i dispregiativi. Sai cosa sono i dispregiativi, Elfo?” senza aspettare una risposta continuò “Elfaccio, a cui piace succhiare il-“

“Kurt!” urlò il ragazzo esasperato “Dio basta! Smettila! Mi chiamo Kurt, va bene?”

Il moro sorrise compiaciuto.

“Piacere Kurt” ed il modo in cui lo disse, i muscoli della spalla che si contrassero sotto la maglietta quando, per la seconda volta, allungò la mano per presentarsi, gli mandarono una serie di brividi lungo la schiena.

Tuttavia Kurt, un’ altra volta, non sembrava dar segno di volergli stringere la mano.

“Guarda” lo ammonì Blaine “che se non mi stringi la mano neanche oggi Kurt-”

Dio, il modo in cui pronunciava il suo nome.

“-ricomincio a trovare nomignoli che fanno rima con-“

“No, no! Va bene!” e Kurt si affrettò ad allungare la mano per unirla a quella dell’ altro.

Le sensazioni che si impossessarono di lui in quel momento furono indescrivibili.

Kurt non aveva mai sentito delle mani così calde, e forti.

Poteva sentire benissimo i calli duri, che però non erano qualcosa di indelicato e rozzo, quanto più un incentivo che sembrava dire sono qui per te, puoi fidarti. Fece scorrere senza pensarci il pollice sul dorso dell’altra mano, e sentì che la pelle lì era morbida, quasi come quella di un bambino.

“Anita”

“Scusa?” Kurt lasciò subito la mano e guardò stralunato il ricciolo.

“Ti davo un nome più delicato, elfo” scrollò le spalle “Come Anita”

“Sei uno stronzo” disse Kurt irritato. Ci mancava altro che anche in vacanza iniziassero a prenderlo in giro per la troppa femminilità.

“E tu sei bellissimo quando ti irriti.” Disse semplicemente l’altro “Forza” aggiunse poi “Oggi si puliscono i maiali, all’ opera!”

E detto questo si girò e raccolse da terra un paio di guanti ed altri materiali.

Fu mentre Kurt osservava con attenzione il sedere in bella mostra dell’ altro che si ritrovò a pensare “mmh, forse non sono proprio da buttar via queste vacanze.”

 

 

 

 

BluCannella

Ok, avete ufficialmente il diritto di spararmi.

Ma insomma, non so come, ma mentre ero felicemente stravaccata sul divano mi è saltata in mente un immagine di Blaine in magliette attillate, tutto sudato mentre faceva qualche lavoro in mezzo alla natura e non potevo lasciare che un’ occasione così mi scappasse.

Lo so che ho altre storie da continuare, ma fortunatamente ho davanti tutta l’estate e quindi, no problem, mi dedicherò alla scrittura completamente!

Vi devo confessare che questa è quella che mi riesce più facile da scrivere, e che mi diverte anche un sacco.

Non vedo l’ora di scrivere di quando puliranno i maiali, oh yeah!

Un Kurt tutto impacciato ed un Blaine tutto sudato che lo aiuta?

---> Ci piace!

Ok, ora la smetto ;)
Ci terrei molto a sapere cosa ne pensate, sono molto euforica in questo momento e credo di tenerci molto a questo lavoro quindi, se non vi dispiace, mi lasciate una piccola recensioncina?

Bacioni a tutte

A presto care!

P.s. Il titolo mi fa schifo, ma davvero non ho mai idee per i titoli, non è che avreste qualche ideuccia?

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Capitolo 2
*** Capitolo secondo ***


Capitolo secondo

Kurt seguì Blaine verso il retro delle stalle.

Passarono in mezzo a numerosi recinti pieni delle specie più diverse di animali, e riuscì a scorgere delle pecore ammassate in uno di essi, vide le gabbie dei conigli e riuscì a distinguere, lontanamente, il pollaio.

Il pollaio.

Ci avrebbe di sicuro fatto una capatina dopo, e magari sarebbe anche riuscito a sopprimere la causa del suo essersi svegliato decisamente presto quella mattina.

Sì, una prospettiva decisamente allettante.

Quando arrivarono sul retro Blaine vestì un sorriso furbo e, spostandosi di lato con un inchino esagerato, gli presentò il suo incubo peggiore.

“Ecco a te il recinto dei maiali, elfo” disse indicando un posto davanti a lui “dimostrami cosa sai fare”

Poi gli lanciò un paio di guanti da lavoro tutti sporchi ed un paio di stivali di plastica completamente infangati.

Un attimo, ma se non c’era fango allora quelle macchie cos’erano?

Un brivido lo scosse completamente, e Kurt inalò lentamente, cercando di calmarsi.

Era un Hummel.

Gli Hummel ce la fanno in tutto.

Quindi fece il sorriso più orgoglioso che aveva nel suo repertorio, e, scroccandosi le dita con fare teatrale, si diresse verso il recinto.

“Ehi ehi non così in fretta bellezza!” Blaine si affrettò a seguirlo “Non sai neanche cosa fare!”

“Beh, cosa ci vorrà, prendo un po’ di sapone, li immergo in vasca, e ta-da! Sono puliti!” rispose Kurt cercando di sembrare sicuro.

Cosa che a quanto pare gli uscì decisamente male perché tutto quello che Blaine fece fu guardarlo con un espressione incredula per poi scoppiare a ridere.

“Oh- O MIO DIO!” disse gettandosi a terra e rotolandosi dal ridere.

(A quanto pare Kurt non era l’unico con manie di teatralità)

 “Non ci credo! Mi prendi in giro!  Poi cosa? Gli facciamo i massaggi all’ olio di mandorle ed usiamo il balsamo per rendere i peli più morbidi? Kurt” e lì la voce venne spezzata da una risata più forte “non hai proprio idea di come si faccia, vero?”

Ed un’ espressione di tenero divertimento gli passò negli occhi, per poi scomparire tanto velocemente quanto era arrivata.

Kurt si ritrovò a pensare che con un’ espressione del genere, priva della solita arroganza, quegli occhi nocciola sembravano addirittura più grandi e brillanti.

“Ehm” arrossì guardandosi i piedi “E’ così ovvio?”

“Io lo trovo adorabile” gli sorrise Blaine, e fu un vero sorriso, non di scherno, non malizioso, semplicemente un sorriso “Dai vieni che ti spiego” e gli porse la mano.

E Kurt la prese.

Non appena le dita forti dell’ altro si strinsero attorno alle sue, Kurt si sentì tirare verso la direzione del recinto, ed una sensazione di calore partì dalle sue dita intrecciate a quelle di Blaine e si propagò in tutto il corpo.

Quando il ragazzo davanti a lui aprì il cancello e lo trascinò dentro con sé, sentì i piedi sprofondare nella melma sotto di lui, ma non ci fece esattamente caso, troppo concentrato a decifrare la sensazione piacevole che, non avrebbe voluto ammetterlo, derivava decisamente dalla stretta del ragazzo davanti a lui.

“Kurt” la voce di Blaine lo distolse dai suoi pensieri, e si accorse che si erano fermati davanti ad un esemplare di maiale decisamente enorme e con una faccia decisamente poco amichevole. “Questo è Whiskey.”

“Santo cielo ma che nome orribile! Chi mai chiamerebbe un maiale con il nome di un alcolico?” Kurt non riuscì proprio a trattenersi, ma quando vide il viso di Blaine intristirsi,e lì capì che probabilmente il nome gliel’aveva dato lui, si diede mentalmente dello stupido, perché, davvero, l’espressione che aveva in quel momento era così dolce che l’unica cosa che Kurt voleva fare era avvicinarsi ed accarezzargli la schiena e digli che, ehy, stava scherzando, e che il nome era bellissimo.

In tutta risposta Blaine alzò il mento, posò una mano sulla schiena dell’ animale e disse, con tono teatralmente menefreghista “Vieni Whiskey, Kurt non ci merita. Siamo troppo fantasticamente fantastici per lui.”

“Oh beh” disse Kurt trattenendo le risate “vorrà dire che mi occuperò io della pulizia dei maiali. Inizierò dallo shampoo”  e calcò bene l’ultima parola, abbastanza perché Blaine si girasse di scatto con un’ espressione di puro orrore sul volto.

“Non ci provare” disse fra i denti, quindi Kurt rise di gusto ed acconsentì a farsi insegnare.

Ovviamente dopo esser stato costretto a salutare Whiskey ed a chiedergli scusa per l’intera faccenda del nome.

“Bene” Blaine battè le mani, l’espressione del volto concentrata “direi che potremmo iniziare col dargli da mangiare. Kurt?” lo chiamò facendogli poi cenno di seguirlo “Qui ci sono le sacche degli avanzi, puoi svuotarle nelle mangiatoie”

“Perfetto” rispose il soprano, e poi fece per sollevare uno dei sacchi.

Sfortunatamente aveva calcolato male o il loro peso o la sua forza, perché non appena tentò di alzarlo cadde a terra, senza averlo spostato di un millimetro.

Rosso di umiliazione ignorò la risata del ricciolo e la sua offerta di aiutarlo, liquidandola con un “Sono capace di farlo da solo”, e ci riprovò una seconda volta, calibrando bene gli sforzi, ma gli servì ben poco tempo per capire che non sarebbe riuscito a muoversi di un millimetro se avesse continuato in quel modo, così decise di provare a tirarlo.

Fortunatamente funzionò, e così, mentre vedeva Blaine andare avanti ed indietro e trasportare addirittura due sacchi alla volta, santo cielo i muscoli delle spalle che aveva, Kurt riuscì ad arrivare alle mangiatoie facendo il triplo della fatica dell’ altro e trasportando un quinto dei sacchi.

Non appena giunse alla meta lasciò il sacco e si pulì il sudore dalla fronte, cercando di nascondere il fiatone che gli era venuto anche per uno sforzo così piccolo.

“Sei sicuro di farcela a sollevarlo per mettere il cibo nelle mangiatoie?” la voce di Blaine gli arrivò ironica da dietro le spalle.

Maledizione, Kurt non ci aveva pensato.

E ora?

“Assolutamente”  rispose risoluto. Ma quando notò che Blaine non accennava a spostarsi e lo guardava con fare divertito gli chiese con irritazione: “Che fai?”

“Mi godo il momento in cui cadrai nella melma a causa della tua cocciutaggine, elfo” ghignò l’altro.

Kurt sbuffò irritato, poi, concentrandosi più che poteva, abbracciò il sacco e lo alzò di colpo.

Un’ espressione di vittoria gli attraversò il volto quando si accorse che il sacco non toccava più terra, ma venne però presto rimpiazzata da una di puro terrore quando di accorse che le gambe avevano iniziato a cedere.

No.

No.

Nononononono-

Ma non poté fare niente per fermare l’inevitabile caduta, dritta in mezzo al fango.

No, non fango, si ricordò Kurt.

Dio che schifo!

“Santo cielo ti prego aiutami!” urlò in preda ad una crisi isterica “Non ci credo, è tutta colpa tua!”

Cercò di rialzarsi ma scivolò sulla melma e ci ricadde di schiena.

Alzò gli occhi, non capendo perché l’altro tardava tanto ad arrivare, e lo vide che, per l’ennesima volta, si stava sbellicando dalle risate, con le braccia che avvolgevano lo stomaco.

“Dovresti vederti, sul serio” un scoppio di risate più forte “Sei ridicolo!”

Kurt sbuffò irritato, tentò nuovamente di alzarsi ma proprio non ci riusciva.

Poi decise tutto in un millisecondo.

Blaine gli stava offrendo la mano per aiutarlo, Kurt la afferrò saldamente e, approfittando del suo momento di distrazione, tirò con forza fino  che anche l’altro non cadde a terra sporcandosi completamente la faccia.

“Chi è il ridicolo adesso?” chiese soddisfatto.

In tutta risposta Blaine prese una manciata di melma e gliela spalmò tutta nei capelli.

“Di sicuro non io” ghignò.

“Non l’hai fatto” disse sotto shock Kurt “TU!”

E poi prese a sua volta un pugno di quella sostanza quasi liquida e tracciò la linea del suo torace con le sue mani sporche.

Blaine in tutta risposa rise e prese Kurt per i polsi forzandolo a terra, gli si mise sopra a cavalcioni ed iniziò a ricoprirlo di fango mentre il soprano cercava di divincolarsi senza successo.

In quel momento, solo in quel momento, si ritrovò ad imprecare contro il muscoli ben definiti dell’ altro che lo tenevano bloccato senza lasciargli via di scampo.

Tuttavia si concentrò e, con un colpo di reni, ribaltò le posizioni cercando disperatamente di sporcare il più possibile l’altro, e con una mossa piuttosto audace della quale, al momento, non carpì i possibili sottointesi, afferrò il suo sedere per costringerlo a girarsi di schiena.

Blaine rise borbottando qualcosa che assomigliava tanto ad un “devo ricredermi”.

In riferimento a cosa, Kurt non lo voleva sapere.

Fu solo qualche secondo dopo che Kurt si accorse dell’eccesiva vicinanza dei loro corpi, le mani ancora ferme nei capelli di Blaine.

Poteva sentire la pressione di una mano di Blaine aperta sulla schiena, ed intravedere la sottile linea a “v” del suo torace attraverso la maglietta leggermente alzata.

Inalò bruscamente, accorgendosi di aver trattenuto il respiro troppo a lungo.

I polmoni gli facevano male dal troppo ridere, e gli occhi ormai erano fissati in quelli dell’ altro, che lo guardava con un espressione indecifrabile sul volto.

E Kurt davvero non avrebbe voluto soffermare il suo sguardo lì, ma le sue labbra- Dio sembravano così morbide che avrebbe tanto voluto avvicinarsi e saggiarne la consistenza-

“Ehi elfo lo sai che i capelli color cioccolato ti donano?” la voce ironica dell’ altro lo interruppe improvvisamente e lo riportò alla realtà.

Una realtà fatta di scarti di cibo andati a male, melma ed escrementi di maiale che gli gocciolavano nella schiena.

Si alzò di scatto, questa volta riuscendoci al primo colpo, e registrò solo in quel momento che si era addirittura divertito, per quel poco che era durato.

Nel frattempo Blaine si era rialzato con uno scatto fulmineo e gli aveva poggiato  una mano sulla spalla.

“Mi sa che più che pulire i maiali c’è più bisogno di pulire noi, o sbaglio?” e sorrise cercando di calmarlo.

Kurt annuì e rispose con un timido sorriso a sua volta.

“Forza, vieni” disse Blaine incamminandosi verso l’uscita del recinto.

Kurt lo seguì, facendosi strada tra l’aria intrisa degli odori delle stalle e del rumore delle loro risate che ancora aleggiava nell’ aria.

 

 

“Mi dici dove stiamo andando?” Kurt chiese per l’ennesima volta.

Era da più di un’ ora che stavano camminando, ne era sicuro, eppure Blaine non sembrava accennare a fermarsi.

“Io ho una doccia, sai?” continuò stizzito ”Non so se voi non provincialotti schizzinosi sapete cosa sia, ma era decisamente più vicina e più comoda da raggiungere”

Blaine rise sardonicamente “Sì, Kurt, per l’ennesima volta, so cosa sia una doccia. Ma, di nuovo per l’ennesima volta, conosco un posto migliore per lavarci.”

“Mmphf” sbottò Kurt “Inizio a sentire la pelle irritata. Sai quanto dedico alla cura della pelle Blaine? Due ore al giorno! E se per causa tua mi ritroverò la pelle rovinata io-“

“Santo cielo Kurt, vuoi stare zitto? La tua pelle resterà bellissima come sempre, ok?”

Kurt rimase spiazzato per qualche secondo. “Pensi davvero che la mia pelle sia bellissima?”

“Non era quello che volevo dire” borbottò Blaine arrossendo.

“E invece era proprio quello!” lo canzonò Kurt soddisfatto.

“Decisamente no!” Blaine iniziò a camminare più veloce, e Kurt aumentò il passo solo per stargli dietro, troppo soddisfatto dalla sua piccola conquista per desistere.

“Decisamente sì!” esultò.“Oh ma tranquillo, non te ne devi vergognare, molta gente rimane stregata dal fascino di Kurt Hummel”

Blaine, in tutta risposta, aumentò ancora di più il passo, cercando di nascondere il rossore crescente.

“Oh guarda, siamo arrivati!” esclamò tirando un sospiro di sollievo.

Kurt borbottò un “non finisce qui” ma si affrettò a completare la piccola salita ed a raggiungere il ricciolo.

E quando arrivò in cima restò senza fiato.

Non appena sopra la salita si apriva una piccola pianura d’erba, che aveva da un lato il bosco, e dall’ altro un piccolo strapiombo ai cui piedi scorreva un fiume grande, nel quale finiva un’ enorme cascata trasparente.

Era sicuro di non aver mai visto niente di più spettacolare nella sua vita.

“Wow” si lasciò sfuggire dalle labbra, incantato.

“Già” annuì Blaine, lo sguardo perso nel panorama “”Bello eh?

Kurt era incantato. Davvero aveva vissuto diciannove anni della sua vita odiando qualsiasi cosa che avesse a che fare con la natura, odiando uscire di casa e dedicandosi solo ai vestiti e ad i suoi capelli, perdendosi quello spettacolo?

Si avvicinò allo strapiombo e si sedette sul bordo, lo sguardo perso ad ammirare i disegni delle gocce d’acqua che venivano spruzzate dalla cascata.

“Blaine” disse poi sospettosamente, ricordandosi che erano lì per lavarsi “Non è che hai intenzione di lavarti lì dentro vero?” ed indicò il fiume che scorreva tranquillo lì sotto.

Al posto che rispondere l’altro ragazzo si avvicinò alla cascata ed iniziò lentamente a togliersi i vestiti.

“Coraggio!” gli urlò per sovrastare il rumore “E’ divertente!”

“Ma è alto!” Kurt era a dir poco scioccato.

“Male che vada muori, Kurt!”

Della serie: come convincere una persona.

Blaine nel frattempo si era già tolto la maglietta e si  stava dedicando ai pantaloni.

Kurt deglutì ed inalò aria bruscamente. Quella situazione non sarebbe sicuramente andata a finire bene.

Si strinse le ginocchia al petto e ci poggiò il mento. Lui non era un ragazzo che faceva cose del genere.

Dai, insomma, la cosa più coraggiosa che aveva fatto in tutta la sua vita era stata abbinare un paio di pantaloni viola ed una maglietta arancione! Ed era Halloween!

Sentì dei passi dietro di lui e si voltò così in fretta che quasi gli fece male il collo.

Blaine si era accucciato di fianco a lui, con niente indosso che un paio di boxer neri.

Kurt cercò, sul serio, cercò di non fissare la linea della schiena che curvava dolcemente, oppure la sottile linea nera che dall’ ombelico  arrivava a nascondersi sotto la stoffa che gli fasciava i glutei,  ma il corpo del ragazzo accanto  lui era semplicemente straordinario.

Fortunatamente per lui Blaine sembrò non notare lo sguardo insistente di Kurt.

“Tutto bene?” chiese preoccupato.

“Io- non so se è una buona idea-“ non sapeva se dirglielo o no, aveva paura che lo prendesse di nuovo in giro.

“Kurt, se non te la senti-“ iniziò Blaine con fare gentile.

“No, è solo il freddo” mentì alzandosi.

“Sicuro?”

“Sicuro.”

Si avvicinò al bordo della cascata e guardò giù.

L’altezza non gli faceva paura. Certo, saltare in un fiume di cui neanche sapeva la profondità rischiando di colpire una roccia non era esattamente in cima alla lista delle sue cose preferite, ma no, quello che gli faceva paura  era che Blaine le vedesse.

Vedesse le cicatrici che gli costellavano la schiena e lo ritenesse un debole. Perché Kurt non era un debole, lui aveva combattuto per poter essere sé stesso, e, nonostante li odiasse, i lividi sulla schiena dimostravano che almeno lui aveva lottato per qualcosa, non lo aveva tenuto nascosto.

Ma quella che era vista da lui come una vittoria, dagli altri era vista come una debolezza, e Kurt odiava sembrare debole.

Amava avere il controllo di quello che gli altri pensavano di lui, il semplice fatto che Blaine potesse provare pietà o tristezza, gli faceva venire la nausea.

Ma non poteva passare per il provincialotto schizzinoso, quindi, con la mano leggermente tremante, iniziò a sfilare i bottoni dalle asole della sua camicia, e quando ebbe finito, se la sfilò dalle braccia e la poggiò di lato.

Lo stesso fece con i pantaloni, sentendosi estremamente in imbarazzo ed esposto, ma non potendosi permettere di curarsene.

Si girò per appoggiarsi su una roccia quando una mano fresca gli si poggiò sulla schiena, accarezzandone le ferite più scure.

“Vuoi parlarne?”

E Kurt proprio non capiva. Non capiva perché quel ragazzo riuscisse ad avere due caratteri completamente diversi.

Delle volte era così maledettamente stronzo e sboccato, e delle altre il suo sorriso gentile lo faceva sentire quasi protetto.

“Preferirei di no” sussurrò quindi il soprano girandosi a guardare il fiume.

“Sai” la mano di Blaine continuava a tracciare le linee, a volte sottili a volte più spesse, delle macchie bluastre “Quando avevo quattordici anni credevo che il massimo della cattiveria fosse avere un padre che ti costringe a costruire una macchina con lui per cercare di eliminare la tua omosessualità.” Fece una pausa e sospirò tristemente “Mi sbagliavo”

Kurt si girò verso il ragazzo, la cui mano si era ormai bloccata ed il cui sguardo era perso nel vuoto.

“Andai ad un ballo a scuola, e stupidamente” iniziò con una risata amara “credevo che andarci con un altro ragazzo non fosse questo gran problema. Insomma, ognuno poteva continuare a ballare ed ad andare avanti con la sua vita perfetta senza badare a due poveri ragazzi che cercavano un po’ di felicità tenendosi per mano, no? Ero così ingenuo-”

I lineamenti di Blaine erano contratti, forse era il dolore del ricordo, ma la sua espressione era così vulnerabile in quel momento. Kurt non riusciva a distogliere lo sguardo, sentiva il bisogno di affetto che irradiava dal corpo dell’ altro, ed istintivamente poggiò una mano sulla sua spalla.

“Ci picchiarono, Kurt. Ci picchiarono fino a farci vomitare l’anima. Andammo in ospedale, e lui non mi volle neanche più vedere. Mi sentivo così un rifiuto, Kurt, Era tutta colpa mia, solo colpa mia.” Sospirò pesantemente, e Kurt poteva giurare di aver visto i suoi occhi inumidirsi “Mi arresi, sai? Sono stato un codardo. E ancora me ne pento.”

Restarono così per un tempo infinito, le braccia intrecciate, l’uno che cercava di proteggere sé stesso ed il ragazzo di fianco a lui.

Poi Blaine sembrò come riscuotersi dai suoi pensieri e scrollò leggermente la testa, come a voler far andare via i ricordi.

Guardò Kurt con aria imbarazzata “Scusa, non era il caso, io non-“

“Armadietti” disse il ragazzo all’ improvviso.

Blaine lo guardò interrogativo.

“Mi sbattevano contro gli armadietti, il gruppo degli atleti.” Rabbrividì al ricordo “Poi un giorno uno di loro, David Karofsky si chiamava, mi spinse più forte del solito, io lo seguii perché ero stanco, di essere la vittima, e lui mi baciò.”

Sentì Blaine sussultare accanto a lui.

“Io lo respinsi, e lui minacciò di uccidermi se lo avessi raccontato in giro. Ho lottato fino alla fine, Blaine, ho incassato i colpi ed ho continuato a sopportarli, per essere me stesso, per essere chi ero veramente, per essere gay.”

Il silenzio che scese non aveva bisogno di essere riempito.

“Ma suvvia!” esclamò Kurt dopo un po’ cercando di riportare la conversazione ad argomenti più felici “ Ci laviamo o no? La cascata ha un aspetto invitante e non posso dire altrettanto della mia pelle!”

Blaine sorrise e si diresse verso il bordo, il momento che avevano vissuto prima sfumato come le  goccioline d’acqua che irradiavano dalla cascata.

“Al mio tre”

Kurt annuì e si posizionò di fianco a lui.

“Uno”

Blaine si piegò in avanti, ed i muscoli della schiena si contrassero.

“Due”

Kurt davvero non riusciva a concentrarsi con la visione che stava avendo del ragazzo che aveva accanto.

“TRE!”

Blaine afferrò a sorpresa la mano del soprano e lo tirò con lui.

Un urlò partì dalla sua gola, e Kurt si sentì morire quando il suo corpo urtò la superficie fredda dell’ acqua.

Provò a muovere freneticamente le mani per cercare di darsi una spinta e raggiungere la superficie, e quando arrivò a galla prese un’ enorme boccata d’aria.

Due furono le sensazioni che si impossessarono di lui in quel momento.

La prima fu di cieco terrore per la paura che aveva avuto durante la caduta.

La seconda fu di completa, innegabile, euforia.

“Uoah!” urlò quindi “E’ stata l’esperienza più bella della mia vita!”

Si girò per cercare Blaine ma non lo vedeva da nessuna parte.

“Blaine?” chiamò preoccupato “Blaine?”

Niente, la superficie limpida dell’ acqua non rivelava la sua presenza ad nessuna parte.

E se avesse colpito una roccia?

La paura si impossessò di Kurt, che iniziò a muovere freneticamente le gambe per cercare tracce del ricciolo.

“Blaine?” la voce era intrisa di panico “Dove sei? BLAINE!”

All’ improvviso qualcosa gli afferrò una caviglia e lo trascinò sott’ acqua.

Preso alla sprovvista la ingoiò, e, quando tornò a galla, tossendo e sputacchiando tutt’ intorno, si trovò un Blaine in perfetta forma fisica che rideva come un matto, di nuovo.

“Sei un cretino, sibilò tra i denti”

“E tu sei adorabile, te l’ho già detto che sei adorabile quando ti irriti, vero?”

E quella fu la goccia ce fece traboccare il vaso, e Kurt, il posato e composto Kurt, si gettò sull’ altro ragazzo ingaggiando una lotta all’ultimo sangue a chi affogava per primo l’altro.

 

 

“Wow” Kurt si gettò steso a terra, esausto ma, almeno, pulito “non credevo che un fiume potesse essere un posto così divertente!”
“Blaine si stese al suo fianco e gli porse una salvietta che, Kurt non l’aveva notato, aveva portato con sé prima.

“Grazie” mormorò mentre di rimetteva seduto strofinandosi i capelli cercando di asciugarsi.

Guardò di sbieco il ragazzo di fianco a lui e giurò che i suoi occhi, in quel momento, fossero diventati più scuri, lo sguardo privo di ogni inibizione che vagava sul corpo del soprano-

“Ehi Blaine!” una voce famigliare interruppe il momento “Ehi fratellino! Dove sei stato tutta la mattina? Giù al porcile c’è un disastro ed i maiali non sono neanche puliti!”

Blaine si alzò di scatto e guardò dietro di lui con uno sguardo infuriato “Kathy, quante volte ti ho detto di non chiamarmi fratellino? Ho un anno in più di te!”

“Eh, un anno che sarà mai? E se poi parliamo in termini di maturità-“

Ma si bloccò improvvisamente quando raggiunse la cima del sentiero.

Gli occhi spalancati che si muovevano da Blaine a Kurt, da Kurt a Blaine.

E fu in quel momento che Kurt si accorse effettivamente della situazione.

Lui e Blaine erano mezzi nudi, vicini, e bagnati.

Arrossì di botto e si affrettò ad alzarsi.

“Io-“ iniziò la ragazza a disagio indietreggiando “Io non volevo-scusate-“

“No Kathy, non è come sembra!” Kurt si mosse di scatto verso di lei.

“Perché?” un voce da dietro di lui gli fece ricordare che non era solo.

 “In verità, Kathy, è esattamente quello che sembra.”

Ecco, addio Blaine simpatico e gentile, bentornato Blaine stronzo.

“Kathy, stavamo solo lavandoci-“ tentò di spiegare Kurt che nel frattempo era addirittura arrossito di più.

“Già, il sudore dopo certi tipi di situazioni è difficile da far andare via” disse Blaine maliziosamente.

L’espressione di Kathy si trasformò da imbarazzata a scandalizzata.

“No! Kathy, sta scherzando, lo sai che scherza-“

“Oh, tesoro, non vergognarti di quello che c’è fra di noi-“ Blaine si avvicinò e gli carezzò la schiena.

“No Kathy, guardami-“ implorò Kurt “Stavamo dando da mangiare ai maiali e sono caduto, siamo venuti qui per lavarci, davvero!”

La ragazza sembrò piuttosto convinta dall’ espressione di Kurt, perché fece un timido sorriso e guardò Blaine di sbieco.

“Si beh, conosco il mio fratellino, gli piace tormentare le persone”

Blaine sbuffò rivolgendo un’ espressione scocciata al soprano.

“Beh, comunque” disse Kathy “ero venuta a dire a Blaine che zia Grace ha appena iniziato a cucinare e che le servono le uova. Puoi andare tu nel pollaio a prenderle?”

Blaine annuì distrattamente mentre si rivestiva.

“Allora elfo, ti va di conoscere le nostre galline dalle uova d’oro?”

Kurt annuì e si affrettò a seguirlo, dopo essersi rivestito, e, allo sguardo interrogativo della ragazza, riguardo al perché venisse chiamato elfo, rispose con una scrollata di spalle ed un’ alzata di occhi al cielo.

Lei gli espresse la sua comprensione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

BluCannella

Eccomi ritornata con un nuovo capitolo!
Beh, che dire, innanzitutto grazie! Davvero, il responso che ha avuto questa storia è il maggiore che io abbia mai avuto!
Ringrazio tutti, da chi mi ha lasciato una recensione a chi ha messo la storia tra preferiti, ricordati o seguiti!

Io vi amo, e non mi stancherò mai di dirlo.

Passando al capitolo, innanzitutto mi è piaciuto molto scriverlo, e vi posso dire che sono già molto avanti con i capitolo quindi non dovreste preoccuparvi per gli aggiornamenti, questa storia mi sta prendendo molto, sono EMOZIONATA!
Ehm, le cose si smuovono, eh?

Sì, lo so, sto inserendo tutti i clichè che esistono sulle fattorie, come il bagno al fiume, il fango ecc..Ma mi diverte troppo!
Vi posso dire che presto Kurt e Blaine si dedicheranno ai pollai, la mungitura, il formaggio, ed andranno in un posto molto, molto particolare *.*

Beh, dopo questa nota chilometrica, non mi resta che dirvi

GRAZIE
Spero che il capitolo vi sia piaciuto

Me lo lasciate un pensierino?
Un abbraccione :)

 

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Capitolo 3
*** Capitolo terzo ***


capitolo 3

Capitolo terzo

Kurt trovò il pollaio molto divertente.

Talmente divertente che alla fine decise di accantonare il piano di far fuori il gallo stringendoci addirittura amicizia.

Come abbia effettivamente fatto a stringere amicizia con un gallo resta ancora un mistero, fatto sta che l’animale sembrava averlo preso in simpatia e continuava a seguirlo ovunque si muovesse.

Le galline erano un altro paio di maniche.

Kurt le trovava a dir poco inquietanti: insomma, ogni passo che faceva sentiva i rumori di mille piccoli passettini dietro di lui, ma quando si girava quelle erano ferme, immobili, quasi stessero giocando ad un due tre stella.

Il soprano ripeté più volte l’esperimento, a volte girandosi di scatto ed altre cercando di essere il più lento possibile, ma non c’era niente da fare, quando si girava erano sempre, irrimediabilmente, immobili.

Così ci rinunciò, sotto lo sguardo divertito di Blaine, e continuò a camminare per il pollaio con la fastidiosa sensazione di essere seguito.

Dopo aver raccolto le uova, ed averne fatte cadere alcune (Kurt continuerà a scusarsi all’ infinito ma davvero aveva visto una pellicina sul suo pollice sinistro e si era spaventato, perché Kurt Hummel non può permettersi di avere le dita rovinate), Blaine decise di andare a controllare le mucche, ed avvisò Kurt che nel pomeriggio lo avrebbe costretto a mungerle e poi gli avrebbe fatto vedere come si faceva il formaggio.

Stranamente Kurt era impaziente.

Quando finirono il giro di controllo erano ormai le dodici passate, e Kurt avvisò Blaine che era il caso che andasse nella casetta a farsi una doccia prima di pranzare.

Blaine fece qualche battuta maliziosa sul fatto che i capelli scompigliati lo rendessero più sexy ma non sollevò obiezioni, così entrambi si diressero chi a farsi una doccia chi ad aiutare in cucina.

“Ehilà” salutò Kurt non appena superò la soglia di casa “Passata bene la giornata?”

Tre facce si spalancarono dalla sorpresa di vedere un Kurt sia euforico che completamente in disordine e con i vestiti macchiati di fango.

“Kurt?” iniziò Burt preoccupato “Tutto bene? Sembri-“ si fermò per cercare la parola esatta, ma tutto quello che riuscì a formulare fu “-diverso”

Carole, dal canto suo, si alzò dal divano tutta preoccupata e si affrettò ad abbracciare il figliastro “Tesoro non preoccuparti, se sei in stato di shock sappi che ci siamo qui noi ad aiutarti, il mondo va avanti, la vita non finisc-“

“No, ehy, Carole” disse Kurt cercando di tranquillizzarla “In verità sto alla grande!”

E Kurt si stupì nello scoprire che era vero.

L’espressione di spavento venne sostituita, sui visi dei suoi famigliari, da una stranita.

“Ehi amico!” intervenne Finn alzando la testa dai fumetti che stava leggendo “Finalmente un po’ di vita eh? Non è che mi porti con te a vedere i maiali? Vorrei provare anch’io a rotolarmi nel fango con loro! Ma- è gratis?”

Kurt rise allegramente e, tranquillizzando Finn dicendo che, sì, li avrebbe visti i maiali, si diresse verso la doccia, notando con piacere che era tornata l’acqua calda.

Finita la sua routine di cura per la pelle si diresse insieme alla famiglia, alla quale aveva spiegato la sua assenza di tutta la mattina dicendo che aveva voglia di esplorare il posto, verso il ristorante dell’ agriturismo.

Si sedettero ad un tavolo vicino ad una finestra, e Kurt notò che, oltre a loro, c’erano solo una coppia di anziani e due suore.

Posto molto frequentato, mi dicono.

“Allora” iniziò Burt battendo le mani allegramente “Che ne dite di fare una passeggiata oggi?”

Kurt stava giusto per acconsentire quando si ricordò che aveva promesso a Blaine che lo avrebbe aiutato con il formaggio.

“Ehm” iniziò “Io avrei un impegno.”

“Come?” chiese Burt dispiaciuto “E’ con quella ragazza, Kathy?”

Il soprano fu felice di non dover spiegare di Blaine quindi si aggrappò al nome offerto dal padre annuendo anche troppo velocemente.

“Sì esatto, facciamo una passeggiata.”

“Beh, può unirsi a noi!” esclamò Burt entusiasta.

“Ehm, diciamo-” ed ora che scusa inventava? “Deve confidarmi dei segreti. Sì.”

“Oh” l’espressione triste del padre gli fece quasi venire voglia di rimandare tutto, ma poi pensò al sorriso di Blaine, di quel Blaine che aveva scoperto su alla cascata, e quello bastò a fargli cambiare idea. “Beh, vorrà dire che io e Carole ci godremo il giorno da soli e che Finn potrà andare a fare la sua gita al porcile, se ne ha voglia”

A quelle parole gli occhi di Finn si illuminarono ed i piani della giornata furono decisi.

Stava giusto iniziando a sgranocchiare un grissino (sì, i carboidrati avrebbe dovuto evitarli ma quella mattinata gli aveva fatto venire veramente fame) quando sentì  una presenza vicino al tavolo ed alzò lo sguardo per incontrare quegli ormai conosciuti occhi nocciola.

“Ehi elfo” No, ti prego, fa che non rovini la mia copertura, ti prego “pronto per fare il formaggio oggi?”

Come non detto.

L’intero tavolo lo guardò con un’ espressione interrogativa e Kurt si sentì sprofondare.

“Kurt” lo chiamò Burt con un tono per niente di buon auspicio “Per caso la tua amica si è improvvisamente trasformata in un uomo?”

Il soprano fulminò con lo sguardo Blaine e si girò verso il padre.

“Ehm, papà lui è Blaine” iniziò nervosamente, non sapendo cosa dire.

“Ehi elfo, easy.” Rise Blaine, vedendo il nervosismo di Kurt “Non stai mica presentando il tuo fidanzato ai genitori, eh!”

Kurt, se possibile, arrossì ancora di più.

“Lui è il fratello di Kathy, si è offerto di insegnarmi a fare il formaggio”

“Credevo stessi con la ragazza oggi pomeriggio, lo sai che non voglio che tu mi racconti bugie, Kurt.” Burt lo guardò con sguardo ammonitore.

“Beh” iniziò Kurt lanciando un’ occhiata a Blaine che sperava sembrasse significare reggimi-il-gioco “E’ perché ci sarà anche lei, ovviamente. Blaine lavorerà, nel frattempo, ti assicuro che passerò tutto il tempo con Kathy”

Non sapeva perché stesse mentendo a suo padre riguardo a Blaine, ma sapeva solo che i momenti che avevano condiviso fino ad allora non erano esattamente del tipo che Burt Hummel avrebbe gradito.

Sfortunatamente Blaine doveva aver capito male l’occhiata in codice, perché non appena aprì la bocca fu per fare una delle sue battute stupide, come al solito.

“Hey elfo, tranquillo, non dirò a tuo padre il perché stamattina sei tornato a casa con i capelli così in disordine. Non credo che gradirebbe sentire i dettagli della vita ses-“

“Blaine, basta così” lo sguardo che gli lanciò Kurt fu, a quanto pare, abbastanza fulminante perché Blaine smise immediatamente di parlare.

O forse non fu esattamente lo sguardo di Kurt a farlo smettere, quanto l’espressione infuriata di suo padre.

“Kurt” disse tra i denti “noi dobbiamo parlare.”

“Beh” concluse Blaine con un’espressione divertita sul volto “Vi  lascio alla vostra riunione di famiglia. A dopo, dolcezza

Quando fu lontano abbastanza perché non potesse sentire, Burt guardò il figlio dritto negli occhi.

“Esigo una spiegazione, ora

“Papà-“ iniziò Kurt incerto “Non è come sembra, a Blaine piace scherzare. Non è successo niente, davvero.”

“E allora perché non mi hai detto che ci sarebbe stato anche lui, oggi?” il tono di voce era di accuse.

“Per evitare proprio questo, Blaine  è fatto così-

“Ah sì? E quanto lo conosci bene per sapere che è fatto così?”

“Tesoro-” interruppe la conversazione Carole, vedendo che il marito si stava scaldando eccessivamente “Kurt è un bravo ragazzo, lo sai. Non c’e bisogno di fare queste scenate. Fidati di lui.”

Burt sembrò valutare la questione ma, dopo aver brontolato a vuoto per qualche minuto, con un grugnito acconsentì a farla finita, con la promessa, però, di farsi spiegare tutto alla perfezione in seguito.

Kurt lanciò un’ occhiata piena di gratitudine a Carole, la quale rispose con una strizzatina d’occhio ed uno sguardo malizioso che fece arrossire Kurt, ed il pranzo proseguì senza più intoppi.

 

 

“Tu. Sei. Un. CRETINO!” Kurt puntò il dito contro il petto di Blaine urlando infuriato. “Cosa ti è saltato in mente?”

Blaine scrollò le spalle, indifferente, e si girò per raggiungere il recinto delle mucche. “Mi è sembrato divertente, tutto qua.”

“Beh, indovina un po’, non lo è stato!”

“Beh, indovina un po’ tu, se avessi detto ai tuoi la verità sin dall’ inizio niente di ciò sarebbe successo. Che poi sembra una tragedia. Dio mio Kurt, relax! Non è successo niente!”

Il ricciolo fece una faccia scocciata e continuò per la sua strada.

“Oh certo, perché se avessi detto a mio padre che ho fatto il bagno praticamente nudo con un ragazzo, e che questo ragazzo è addirittura gay, mio padre farebbe i salti di gioia no? Sicuro!” sbottò Kurt infastidito “E poi perché ti importa tanto che i miei sappiano chi sei?”

“Non mi importa” brontolò Blaine aprendo il cancello e sbattendolo forte dietro di lui.

Ed ora che gli prendeva?

Davvero Kurt non riusciva più a stare dietro ai suoi cambiamenti d’umore continui.

Alla fine decise che stare in silenzio sarebbe stata la decisione migliore, e lo seguì dentro le stalle.

Blaine si era seduto vicino ad una mucca su uno sgabellino di legno,e Kurt si ritrovò a pensare che faceva decisamente molto clichè, ma a quanto pare tutto, a partire dalle tendine a quadri, lì era un clichè quindi non se ne preoccupò più di tanto.

“Bene” iniziò Blaine carezzando distrattamente la pelle dell’ animale “Per fare il formaggio c’è sempre bisogno di latte, giusto?”

Kurt annuì attento, forse troppo, a fissare il moro che parlava.

“Kurt” disse quindi Blaine girandosi a guardarlo “ti presento le tue nuove migliori amiche: le mammelle di Carolina!”

“Oh” fu tutto quello che uscì dalla bocca di Kurt, incapace di formare pensieri più coerenti perché l’idea di andare in giro mano nella mano con delle mammelle e fare pic-nic con loro ed altre mille idee strambe gli passò nella mente, e non era per niente allettante.

“Durante questo pomeriggio” continuò Blaine serio “Dovrai trattarle come se fossero la cosa che ami di più al mondo, accarezzarle, stringerle con desiderio” e qui si fermò facendo l’occhiolino a Kurt, che arrossì “e massaggiarle con passione.”

Figuriamoci se non ci metteva un doppio senso pure lì.

Kurt sospirò sconsolato e sfoggiò uno dei suoi sorrisi più provocanti “Non preoccuparti, Blaine” calcò apposta sul nome del ragazzo “Mi dicono che massaggio piuttosto bene”

Che poi non era vero, nessuno gli aveva mai detto  una cosa del genere, semplicemente perché mai nessuno era stato con Kurt in quel modo.

Infatti Kurt ancora non capiva da dove venisse tutta quella intraprendenza, si stupì del fare allusivo con cui parlò a Blaine, ma stranamente stare con quel ragazzo gli stimolava qualcosa, Kurt si ostinava a credere che fosse l’orgoglio, che lo spingeva a rispondergli a tono ed a provocarlo.

Non poteva farci niente.

Il ragazzo, nel frattempo, si era girato, dando di schiena a Kurt e fissando intensamente una mosca che volava nell’ aria.

“Ehm, Blaine?”

“Eh-oh- sì, ci sono” si riprese d’improvviso “Dicevo- mungere- sì- giusto.”

Kurt lo guardò stranito, ma non disse niente e si limitò ad aspettare paziente.

Blaine si schiarì la gola e sembrò riprendersi.

“Allora, innanzitutto non devi assolutamente essere troppo rude. Cerca di- sì, di stringere con decisione ma senza tirare in modo eccessivo.”

La faccia del ragazzo era concentrata, guardò Kurt per cercare segno che avesse capito e poi avvicinò lo sgabello all’ animale.

“Vieni, prova tu” disse quindi alzandosi e cedendo il posto al soprano, che si avvicinò e si sedette esitante.

“Ora” disse Blaine da dietro di lui “Devi stringere il pollice e l’indice attorno ad un capezzolo e farli scorrere verso il basso”

Kurt mosse tentativamente  le mani verso le mammelle, e provò a stringerle, ma probabilmente aveva fatto troppo forte perché l’animale emise un muggito per niente amichevole e si mosse.

“Ehi ehi, dolcezza” sentì la voce intrisa di riso di Blaine “più delicato, lo so di già che sei un tigre, non devi dimostrarmelo!”

Kurt arrossì all’ insinuazione e si concentrò nel nascondere le guance bordeaux al ricciolo.

“Guarda” sentì il corpo di Blaine muoversi dietro di lui, ed inalò bruscamente quando sentì la schiena dell’ altro aderire alla sua e le sue braccia che lo circondavano “Si fa così”

Poi gli prese la man e la guidò verso i capezzoli dell’ animale, avvolgendogli delicatamente le dita e guidando i suoi movimenti.

Kurt si sentiva bruciare, in tutto il corpo, ma in quei punti in cui la sua schiena aderiva al torace dell’ altro ragazzo, lì si sentiva andare a fuoco.

Non riuscì a trattenere un brivido alla dolcezza con cui Blaine lo stava aiutando, e non riuscì a trattenerne un altro al pensiero di tutti i sottointesi che quell’ innocente movimento poteva celare.

“Bravo” sentì il soffio della voce di Blaine solleticargli l’orecchio, il tono basso e quasi roco.

Kurt deglutì “G-grazie”

Restarono così per un momento che a Kurt sembrò infinito, e non era sicuro che le sensazione che provasse fossero spiacevoli, anzi, poteva percepire i muscoli delle braccia di Blaine che lo avvolgevano, e dovette scacciar via a forza il pensiero, desiderio, di poter restare in quella posizione per il resto della vita, al sicuro. 

Quando il latte iniziò a scendere, però,  i due si risvegliarono dallo stato di trance in cui erano caduti, e Blaine si rialzò, un sorriso d’orgoglio che si apriva sul viso.

“E’ uscito il latte!” esclamò Kurt felice, un po’ perché era davvero contento, un po’ per sviare quell’atmosfera di imbarazzo che si era creata.

“Già” confermò Blaine “Direi che ora puoi occupartene tu, io vado a mungerne un’ altra” e si avviò dall’ altra parte della stalla senza una parola.

 

 

Dopo che Kurt aveva completato la mungitura, ed aveva passato una buona mezz’oretta a fissare orgoglioso il suo secchio pieno di latte si girò per cercare Blaine, e, dopo averlo trovato ed aver notato con disappunto che lui, di secchi, ne aveva riempiti tre, si diressero insieme verso la stanza dove avrebbero fatto il formaggio.

Blaine gli fece assaggiare  un po’ di quello che era già in fase di stagionatura e Kurt lo trovò delizioso, poi gli insegnò la procedura.

Kurt si trovò spiazzato nel notare che si divertì un mondo.

Certo, forse contribuiva in modo massiccio il fatto che alle volte era addirittura riuscito a cogliere Blaine di sorpresa ed a schizzarlo con qualche goccia di latte, per poi prenderlo in giro sul fatto che “ehy stai diventando vecchio, hai già i capelli bianchi” e sentirsi rispondere maliziosamente“Eh, sapessi cosa ho sui capelli di bianco!”, ma alla fine anche il vedere il formaggio che prendeva forma e sapere che era frutto della sua fatica e del suo lavoro lo rendeva estremamente fiero di sé stesso.

Ed era un sensazione gradevole.

E doveva ammettere che si era addirittura iniziato ad abituare a Blaine, alle sue battute ed ai suoi cambiamenti di umore continui; ed anche il passare un pomeriggio con lui, chiacchierando, e ridendo insieme e raccontandosi aneddoti divertenti sulle loro vite, era qualcosa di cui Kurt sembrava non stancarsi mai.

Quando alla fine del pomeriggio, finito il lavoro e pulito tutto, si dovettero dividere, fu col cuore pesante che Kurt lo salutò e camminò via.

 

 

Toc.

Kurt si rigirò tra le coperte mentre dormiva.

Quella notte Finn non russava neanche tanto, quindi stava riuscendo a dormire bene.

Toc.

Stava.

Toc.

Dio, ma che cos’era quel rumore?

Prese il cuscino e se lo premette sulle orecchie, sperando che per lo meno attutisse il suono fastidioso.

Toc.

Niente da fare.

Si alzò infuriato e si avvicinò alla finestra per vedere se proveniva da fuori, già pronto a lanciare l’ abat-jour  se avesse visto un picchio o qualche altro animale che gli impediva di dormire.

Quando tuttavia vide che chi disturbava il suo sonno non era esattamente un uccello, dovette comunque trattenersi a forza dallo scagliarla.

Blaine era esattamente fuori dalla sua finestra, una manciata di sassolini in mano, intento a tirarli verso il vetro.

“Blaine!” sussurrò Kurt arrabbiato “Cosa cavolo vuoi da me alle tre di notte?”

Il ricciolo sorrise, buttando a terra i sassolini. “Credevo fosse chiaro cosa volessi da te, elfo”

Ma, quando vide l’abat-jour che Kurt brandiva e la sua espressione omicida, decise di cambiare tattica e confessare tutto subito.

“Volevo portarti in un posto-”

Kurt lo guardò spaesato.

“Alle tre. Di notte. In mezzo ai boschi. Tu stai male, Blaine” iniziò con un’ espressione sconsolata, facendo per chiudere la finestra “Mi dispiace ma io non ho nessuna intenz-“

“A vedere le stelle”

Kurt si fermò. Forse Blaine Anderson aveva un lato positivo anche lui, dopotutto.

“Le stelle?”

Blaine si guardò i piedi, era ovvio che svelare la parte più sensibile di lui era stata un’ enorme sfida “Si- ehm, pensavo che ti sarebbe piaciuto.”

A Kurt si illuminarono gli occhi. Da persona romantica quale era l’idea di stendersi a guardare il cielo stellato lo emozionava quasi quanto un nuovo numero di Vogue. Quasi.

“Blaine, è un’ idea grandiosa! Aspettami!” e corse verso il letto, infilò una tuta ed una felpa calda, saltellò fino ad in cucina cercando di infilarsi un paio di scarpe, e, cercando di fare il meno rumore possibile, uscì dalla porta.

“Allelujah!” lo salutò Blaine “Stavo morendo di vecchiaia qui fuori!”

Kurt lo guardò scettico. “Ci ho messo solo due minuti”

“Due minuti lunghi

Kurt decise di non obiettare ad una frase del genere e con un sospiro seguì Blaine che aveva già iniziato a camminare in direzione del boschetto dietro le stalle.

“Comunque potevi anche bussare, lo sai? Non sono in una casa a due piani, la finestra è alta quanto te!” disse Kurt per intavolare una conversazione “No, forse un po’ più di te, Frodo.”

Blaine fece una fina faccia scandalizzata e gli diede una gomitata nelle costole.

“Farò finta che la tua battuta di cattivo gusto non mi abbia ferito profondamente. E comunque ho sempre sognato di svegliare qualcuno tirando sassi alla sua finestra, non puoi biasimarmi per aver colto la prima occasione.”

Kurt ridacchiò, ed insieme continuarono il sentiero in silenzio,solo il rumore dei loro passi che li accompagnava.

Dopo una buona mezz’oretta di cammino in mezzo al bosco, e Kurt si meravigliava di non essere ancora morto di infarto per causa di tutti i rumori sinistri che aveva sentito, Blaine si fermò.

Kurt si guardò intorno spaesato.

Ma non dovevano vedere le stelle? Era un po’ difficile farlo lì, visto che erano in mezzo ad un bosco costituito di alberi talmente alti che oscuravano la vista del cielo.

“Blaine-” iniziò confuso “Ma- siamo arrivati?”

Il ragazzo semplicemente annuì e poi si avvicinò ad un albero piuttosto alto, con il tronco larghissimo, e Kurt notò una scaletta di legno e corda che saliva fino alla cima.

“Dobbiamo salire qui sopra, credi di poterlo fare?” chiese il ricciolo, e stranamente non c’era scherno nella sua voce.

“S-Sì” balbettò Kurt, che non aveva paura delle altezze, ma quell’ albero era davvero enorme, e mai una scala gli era sembrata così precaria.

“Sali prima tu, io sono sotto, se cadi ti prendo” disse Blaine.

“Sicuro che non sia per avere una migliore visuale del mio sedere?” scherzò Kurt per cercare di sdrammatizzare.

“Ah!” esclamò Blaine simulando un’ espressione ferita “Quale infondata accusa mi rivolgi! Io, che sono il più gentiluomo di tutti i gentiluomini? Mai farei una cosa del genere!”

Kurt ridacchiò sentendosi già meglio ed iniziò a salire.

La scala sembrava davvero non finire più, ma la presenza di Blaine sotto di lui lo faceva sentire più sicuro, quindi non passò tanto che Kurt era già in cima, e scoprì che, in mezzo ai rami ed alle fronde, era posizionata una piccola piattaforma di legno.

Ci si issò sopra con un ultimo sforzò e notò, sollevando lo sguardo, che,  parte qualche piccolo rametto che intralciava la visuale, le stelle da lì si vedevano alla perfezione.

“Ti piace?” Blaine salì subito dopo di lui.

“E’ meraviglioso, Blaine” disse Kurt incantato.

Si stesero l’uno accanto all’ altro, e restarono in silenzio a godersi quel pezzo meraviglioso di cielo.

Kurt era senza fiato. Era tutto perfetto. C’era un’ arietta gentile che gli scompigliava i capelli, ma non faceva freddo, tutto profumava di natura, di fiori e di erba tagliata, ed il cielo era particolarmente bello quella sera, senza nessuna nuvola.

Senza neanche accorgersene iniziò a parlare.

“Quando mio padre ha avuto un infarto l’anno scorso, ho pensato molto al cielo” sentì Blaine muoversi più vicino, ed una mano calda si poggiò sulla sua.

Kurt rabbrividì.

“Lo so che è stupido, ma speravo che guardandolo, non so, qualche Dio, qualcuno o qualcosa potesse ridarmi indietro mio padre, dirmi cosa fare. Avevo così bisogno di aiuto, Blaine”

Il pollice dell’ altro disegnava distratto dei cerchi sul dorso della sua mano, quasi a volerlo confortare.

“Non ho mai creduto in Dio, Blaine. Mai, da quando si è portato via mia madre. Ma delle volte, quando sono triste, o quando mi ritrovo a guardare degli spettacoli così meravigliosi, mi chiedo se davvero non ci sia nessuno.”

Rimase in silenzio, l’unico rumore, quello dei loro respiri che si confondevano con il sussurro del vento.

“Quando è arrivata Carole, e con lei Finn, non ero contento.” Sospirò, insicuro se continuare, ma la mano che stringeva sicura la sua era la garanzia valida che chi era lì con lui non se ne sarebbe andato “Li vedevo come un’ intrusione, come un tentativo di mio padre di voler sostituire mia madre. Ma a verità è che Carole è fantastica, e così Finn. E non potrei aver mai desiderato una madre migliore.”

Inspirò profondamente dal naso e si voltò a guardare Blaine, che stava fissando un punto imprecisato sopra di lui.

Non seppe neanche cosa lo spinse a farlo, ma sembrava giusto, così si mosse più vicino e poggiò la testa sulla spalla dell’altro.

Sentì Blaine sussultare, il respiro farsi più affannato, ma subito riacquistare una velocità normale, e Kurt si sistemò meglio.

“I miei genitori mi odiano” sospirò Blaine “Non hanno mai sopportato l’idea di avere un figlio gay.”

Quella volta fu il turno di Kurt di stringere più forte la mano dell’ altro.

“Kathy, lei è la figlia perfetta. L’hanno avuta perché volevano qualcuno che rimediasse al fallimento che ero stato io. E’ brava a scuola, è simpatica, educata, le piace chi le è giusto che le piaccia.”

Rimasero in silenzio, Kurt non osando interromperlo per paura che si bloccasse.

Perché se lo sentiva, che Blaine aveva bisogno di qualcuno con cui parlare: mai come in quel momento gli era sembrato così solo.

“Zia Grace è l’unica della famiglia che mi ha accettato completamente, che sa che la mia non è cattiveria, ma un tentativo di protezione. Aspetto le vacanze per poter venire da lei ogni anno.”

Kurt lottò per trattenere un brivido di tristezza, e si strinse più forte a Blaine, cercando di infondere tutto il conforto che poteva dargli.

Restarono così.

Per un tempo che loro non contarono neanche, troppo intenti nel contare i respiri dell’ altro, i riflessi delle stelle sulla loro pelle, e le diverse sfumature dei loro occhi.

Fu in quel modo, abbracciati, sereni, felici di aver trovato qualcuno che li capisse, che si addormentarono.

 

 

 

 

 

BluCannella

Piango, sul serio, piango davvero.

Sette recensioni?

Senza parlare del numero esorbitante di preferiti e seguiti, io vi AMO!

Beh, che dire, è un capitolo un po’ di passaggio, lo ammetto, ma ho già scritto il prossimo e non vedo davvero l’ora di farvelo leggere :D

Allora, ho tre cose da dirvi/chiedervi:

1.      Beh, che dire, amo Blaine che si scopre un po’ alla volta, e spero sul serio che non abbiate trovato la scena alla fine fuori luogo, in verità si è scritta da sola, io non ho potuto farci niente! Secondo voi è stata fuori luogo? Io sono sul serio sommersa da dubbi!

2.      Il prossimo capitolo è piuttosto lungo, si parla di qualcosa tra le 6.000 e 7.000 parole. Preferireste che io lo divida o che lo pubblichi tutto insieme?

3.      Credo di aver un calendario per gli aggiornamenti, per la prima volta in tutta la mia vita! Quasi sicuramente aggiornerò di Lunedì e di Giovedì!

Bene, questo è quanto

Un abbraccione

A Lunedì

BluCannella

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Capitolo 4
*** Capitolo quarto ***


capitolo 4

Buondì.

Ehm.

Eccoci qui.

Il capitolo è intero, vista l’enorme richiesta (che mi ha commosso).

Auguri, spero non moriate di noia durante la lettura.

Ci vediamo tra 6.826 parole, gente.

 

Capitolo quarto

Kurt sentì qualcosa solleticargli il mento.

Strizzò un poco gli occhi e cercò di girarsi per trovare una posizione più comoda.

Fu così che si accorse di tre cose.

La prima era che non avrebbe mai trovato una posizione comoda perché stava dormendo su delle assi, la seconda era che sentiva un’ arietta insolitamente fresca carezzargli la faccia ed il cinguettare degli uccellini stranamente vicino, la terza era che qualcosa di caldo gli impediva di girarsi.

Aprì gli occhi di scatto, le immagini della sera precedente che gli tornavano alla mente, abbassò lo sguardo e vide Blaine, gli occhi chiusi ed un espressione pacifica sul volto, che gli si era praticamente arrampicato addosso, la testa sul suo torace e le braccia che lo avvolgevano.

Doveva ammettere che Blaine con i capelli in disordine e con un’ aria così innocente era qualcosa di meraviglioso.

Decise che avrebbe chiuso ancora un attimo gli occhi e poi sarebbe tornato alla casetta e sgattaiolato dentro senza farsi vedere, tanto che ore potevano essere? Di sicuro era presto.

Giusto per essere sicuro controllò l’orologio che aveva al polso, e quando lo vide quasi si prese un infarto.

Le dieci!

Erano le dieci di mattina!

Kurt saltò a sedere di scatto.

“Blaine!” chiamò “Blaine! Svegliati!” Provò a scrollarlo ma il ragazzo, che nel frattempo era scivolato a fianco di Kurt, non dava segno di volersi svegliare. Al contrario si accoccolò meglio su sé stesso ed emise dei suoni strani.

Kurt considerò seriamente l’idea di prendere il ricciolo e di buttarlo giù dalla piattaforma, ma poi pensò che avrebbe dovuto sotterrare il corpo per nasconderlo e, così facendo, si sarebbe sporcato tutto, e l’idea non era per niente allettante.

Quindi optò per il non farlo e cercare di svegliare il ricciolo con un metodo che non implicasse il doverlo uccidere.

Sì, ce la poteva fare.

“Blaine!” riprovò di nuovo, stavolta urlando un po’ più forte.

“Mmh” mugugnò lui “Sì, Kurt, mi piace quando urli il mio nome così”

“Santo cielo!” sussurrò Kurt fra sé e sé. “Che qualcuno mi salvi!”

Nel frattempo l’altro ragazzo aveva ritrovato il corpo di Kurt e gli si era nuovamente avvicinato, accarezzandogli il retro del ginocchio.

Kurt non riuscì a non rabbrividire.

Pensa, Kurt, pensa! Come ti svegli a casa?

Con la sveglia?

Eh, bello, come minimo Blaine non ce l’ha neanche, una sveglia!

Si scervellò ancora per qualche minuto, finchè alla fine gli venne l’illuminazione.

Non avrà una sveglia di metallo, certo, ma sono sicuro che il rumoroso abitante del pollaio gli rende impossibile dormire.

Così si piegò sul suo orecchio, respirò profondamente, e poi urlò.

“Chicchirichì! Chicchirichì!”

Blaine si alzò di scatto, e Kurt si complimentò con sé stesso.

Evidentemente era bravo a fare il verso del gallo.

“Chi l’ha ucciso? Chi lo sta uccidendo? Perché il gallo sembra agonizzante?” urlò Blaine spaventato.

Forse non così bravo, constatò tristemente.

“Blaine, tranquillo” gli disse Kurt “sono solo io, non sapevo come svegliarti-“

“Non mi svegliavi punto.” Mise il broncio il ricciolo per poi ristendersi e chiedere gli occhi.

Blaine” lo ammonì Kurt “sono le dieci di mattina, come la metti se ti dico così?”

Blaine si alzò di nuovo di scatto, un’ espressione di puro terrore stampata in faccia.

“Potevi dirmelo prima, eh!”

“Beh” sbottò Kurt scocciato “L’avrei fatto se tu avessi smesso di stuprare il mio ginocchio nel sonno!”

Blaine lo guardò stranito, borbottò qualcosa sul fatto che non si possono stuprare le ginocchia, poi asserì che forse era meglio che tornassero.

Alla buon ora” commentò Kurt, poi si diresse alla scaletta per seguire Blaine che stava già scendendo.

Una volta arrivato a terra Blaine neanche aspettò Kurt e si mise subito a correre in direzione delle stalle.

“Ehi Blaine!” urlò Kurt stizzito non appena mise i piedi a terra “Ma che modi! Almeno aspettami, no?”

Il ricciolo rallentò di poco la corsa e si girò verso Kurt, un sorriso diabolico stampato in faccia.

“Che c’è, Kurt?” gli urlò “Il contadinotto rozzo corre più veloce di te? Mi meraviglio, credevo che il tuo orgogl-“ Ma non riuscì neanche a finire la frase che Kurt aveva iniziato a correre, dalla sua le gambe estremamente lunghe, e gli si stava avvicinando pericolosamente.

“In verità, Frodo, credo di avere un asso nella manica” urlò ironicamente Kurt “Ho le gambe che almeno superano la lunghezza di mezzo metro.”

A quell’ insinuazione Blaine fece una faccia offesa e riprese a correre “Bene allora” sputò fuori “Si vede che non ti concederò il vantaggio che pensavo di darti, ma non lamentarti se poi ti distanzierò di-“

Ma Kurt gli era sfrecciato davanti superandolo mentre ancora doveva finire la frase.

“Dicevi?” urlò sorridendo.

Blaine mugugnò qualcosa ma poi aumentò la velocità cercando di raggiungerlo.

A Kurt venne presto il fiatone, certo, aveva delle gambe invidiabilmente lunghe, ma non era di certo allenato, e poi, avevano davvero fatto tutta quella strada la notte precedente?

Quando finalmente sbucarono da dietro le stalle fu sollevato nel vedere il profilo dell’ edificio principale e della casetta.

Si girò per decidere il da farsi con Blaine ma non lo vide da nessuna parte.

Quel ragazzo doveva davvero smetterla di scomparire in quel modo.

“Blaine?” Chiamò cautamente.

Di sicuro si era nascosto da qualche parte per fargli uno scherzo.

Aprì bene gli occhi ed ascoltò attentamente qualsiasi rumore potesse rivelare la posizione del ricciolo.

“Blaine, dai, non è il momento di fare scherzi!”

Ma nessuno rispondeva e Kurt non riusciva davvero a vedere nessun segno di vita.

“BU!” Blaine sbucò fuori da dietro le spalle di Kurt che fece un salto altissimo per lo spavento.

Kurt si girò e respirò violentemente.  “Io ti odio Blaine” sussurrò mentre l’altro ridacchiava “Ma ora ho problemi più grandi a cui pensare. Ora tu scappi nelle stalle e ti risolvi i tuoi, di  problemi, da solo e nessuno ti vede insieme a me, io invece corro alla casetta e prego che i miei stiano ancora dormendo.”

“Come vuoi, elfo” disse Blaine disinteressatamente “Buona fortuna con i tuoi, se vuoi puoi sempre tornare da me, se ti serve un po’ di conforto” e con un’ espressione ammiccante si girò verso le stalle.

Kurt sbuffò, ormai non facendoci più caso, e si diresse verso casa.

Quando arrivò sulla soglia poggiò un orecchio alla porta e constatò felice che da dentro non provenivano rumori.

Si tolse le scarpe ed abbassò la maniglia lentamente.

“Kurt Elisabeth Hummel!” al suono della voce tanto temuta quanto inaspettata di suo padre Kurt fece un salto per lo spavento “Ora mi spieghi dove sei stato, SUBITO!”

Ma non stava dormendo?

Conoscendolo era assai probabile che fosse rimasto appostato alla finestra per sorprenderlo non appena fosse entrato.

Kurt vestì l’espressione più in colpa che conoscesse ed entrò in casa, per vedere il padre appostato, appunto, vicino alla finestra, con gli occhi stretti in un cipiglio per niente di buon auspicio.

“Papà, posso spiegare-“

“Ci puoi scommettere!” esclamò Burt muovendosi verso il figlio.

“Sono andato a vedere le stelle e poi mi sono addormentato” disse tutto d’un fiato. “Scusami, davvero non volevo, ma è successo all’ improvviso ed io-“

“Con chi?”chiese Burt deciso. “Con chi eri, Kurt?”

“Da solo.” Disse senza neanche pensarci.

Non mentiva quasi mai a suo padre.

Forse fu per quello che la fitta di senso di colpa allo stomaco lo prese del tutto impreparato.

Burt alzò scettico un sopracciglio “Da solo? Sei sicuro?”

Beh, ormai tanto valeva continuare su quella linea, no?

“Sicuro, pà”

Burt respirò profondamente, poi la sua espressione si ingentilì. “Beh, dovevo immaginarmelo che mio figlio, che ovunque cammina sprizza arcobaleni e cuori avrebbe fatto una cosa del genere, no?” sorrise a Kurt, ma poi la sua espressione tornò severa “Comunque sia oggi pomeriggio rimani qui in casa e non esci. Assolutamente vietato. Mi sono preso uno spavento Kurt, ed esigo di sapere quando esci di casa nel bel mezzo della notte!”

Kurt annuì dispiaciuto e si diresse verso la camera in silenzio.

In fondo gli era andata più che bene.

Cercò di ignorare il senso di colpa crescente e, dopo aver salutato il padre, che avrebbe raggiunto Carole e Finn per un’ escursione, si gettò sul letto stropicciandosi gli occhi.

Quel pomeriggio lo avrebbe dedicato a sé stesso, decise.

Prima avrebbe iniziato con un bel, lungo e rilassante bagno, poi avrebbe proceduto con la sua routine di cura della pelle, poi sarebbe passato a manicure e pedicure, ed infine avrebbe acconciato i suoi capelli meravigliosamente, anche se non sarebbe servito a tanto.

Sospirò di piacere al pensiero.

L’idea lo allettava parecchio.

E poi magari avrebbe chiamato Rachel ed avrebbero parlato un po’ della NYADA, giusto per sentirsi più vicino a quel sogno che si stava realizzare.

Quindi, dopo aver mangiato un boccone di pane che aveva trovato in cucina, aprì l’acqua della vasca e scelse accuratamente alcuni tra i suoi sali da bagno profumati.

Restò dentro per una quantità infinita di tempo, rilassandosi e canticchiando canzoni di Wicked a ripetizione.

Dedicò altrettanto tempo alla cura facciale e si tolse accuratamente tutte le pellicine delle dita (magari non avrebbe più fatto cadere le uova, senza) e dopo essersi infilato in un comodo pigiama si pettinò accuratamente i capelli.

Alla fine si guardò allo specchio e sorrise in approvazione..

Ora non restava che chiamare Rachel.

Si posizionò sul letto, la schiena contro il muro, ed aprì il suo computer.

Entrò in Skype e cliccò sul nome dell’ amica.

“Kurt!” la faccia allegra della ragazza riempì lo schermo e Kurt sorrise felice.

“Rachel! Come va lì a Lima?”

Rachel storse in naso e fece un’ espressione annoiata. “Bah, sempre il solito. Gente stupida dappertutto, o fa troppo caldo o troppo freddo, nessuno con cui parlare di Musicals. Un inferno, in poche parole. Lì?”

Kurt sorrise gentile “Qui tutto bene, in verità! Non immaginerai cosa ho fatto! Il posto è bellissimo, la gente è gentile” evitò accuratamente di pensare a Blaine “e mi sto divertendo un mondo!”

Rachel squittì entusiasta e subito chiese di farsi raccontare tutto.

Kurt iniziò a parlarle di Kathy, del cibo, dei vestiti- e poi si accorse che poteva parlare di ben poco senza nominare Blaine che, in fin dei conti, si era accaparrato la maggior parte di quelle sue vacanze piombandoci dentro insistentemente.

“E poi c’è un ragazzo-“ iniziò, non sapendo come introdurre l’argomento.

Rachel squittì ancora più forte “Davvero? E com’è? E’ carino? Se è carino ha un fratello? Solo per chiedere, eh- Quanti anni ha?”

“Rachel!” iniziò Kurt cercando di interromperla “Rachel! RACHEL! Ferma! Non è come pensi tu. Lui è- è una sottospecie di amico, ecco. Diciamo che non ci odiamo. No, ok, forse ci odiamo. Il fatto è che-“

“Wow!” esclamò Rachel interrompendo Kurt che non smetteva di balbettare. “Piuttosto complicato, eh?”

Kurt annuì. Effettivamente non ci aveva mai pensato. Cos’erano lui e Blaine?

Di certo non erano amici, assolutamente no.

Di certo non si volevano bene, escluso.

Ma non si odiavano neanche del tutto, giusto?

Conoscenti? Troppo formale.

Alla fine Kurt optò per persone che trascorrono le vacanze nello stesso posto e non vanno totalmente d’accordo ma se si trovano insieme non si lamentano perché in fondo può essere anche divertente.

Wow, doveva trovarsi un nome più corto.

Lasciò cadere l’argomento ed evitò accuratamente di parlare del bagno al lago e delle stelle, e poi iniziò a parlare della NYADA ed il pomeriggio passò velocemente, tra le chiacchiere di Rachel ed il giocare ad immaginarsi come sarebbero stati i loro futuri compagni di corso ed i posti che li avrebbero accolti.

Stavano giusto sognando ad occhi aperti di possedere un appartamento tutto loro quando il campanello della porta suonò.

“Aspetta un attimo Rach, saranno Burt e Carole, vado ad aprire e torno subito.”

Kurt si precipitò alla porta, piuttosto irritato per quell’ interruzione, ma quando la aprì non furono né Burt né Carole che vide.

Sullo stipite, proprio davanti a lui, si ergeva Blaine in tutta la sua alt- bassezza.

“Ehm” iniziò Kurt con un’ espressione interrogativa “Hai un motivo preciso per venire qui a disturbarmi o lo fai solo per il semplice gusto di farlo?”

“Mmh” fece Blaine fingendo di pensarci “Credo la seconda, sì” ghignò.

“Bene” disse Kurt seccato “Al contrario di quanto tu creda ho anch’io una vita tutta mia, quindi, se non ti dispiace, tornerei a parlare con Rachel e tu te ne vai a-“

“Ooh, wow! Kurt ha la fidanzatina! Non è che posso vederla? Dov’è?” Blaine fece irruzione in casa sua senza neanche chiedere il permesso e si precipitò in camera, essendo l’unica stanza illuminata.

Quando entrò, però, rimase leggermente spiazzato, essendo che nessuno sembrava esserci.

“Ehi- Blaine!” Kurt lo rincorse arrabbiato “Ma l’educazione l’hai mai imparata?”

“Suvvia Kurt!” esclamò continuando a guardarsi in giro “Non è che hai qualcosa da nascondere? Hai paura che guardi nei cassetti? Cos’è? Nascondi lì dentro i tuoi giocattolini sconci?”

Kurt diventò rosso per la rabbia, e stava giusto per rispondere quando una voce s’introdusse nella conversazione “Kurt? Sei lì? Perché ho appena sentito una conversazione strana e davvero non vorrei-“

“Rachel!” urlò Kurt ricordandosi del computer ancora acceso.

Blaine però fu più veloce di lui, e si gettò sul letto, avendo ormai individuato la voce, afferrando il computer e sorridendo allegramente allo schermo.

“E così questa è la famosa Rachel, eh?” disse cercando di scacciare Kurt che intanto cercava di impossessarsi del computer “Beh, bellezza, vedi di fare qualcosa per quel tuo naso, perché, mi spiace dirlo, ma occupa praticamente i tre quarti della telecamera!”

L’espressione di Rachel cambiò da incuriosita ad offesa in un battibaleno.

“E tu devi essere Blaine” sputò fuori irritata “Beh, piacere di conoscerti, a quanto pare Kurt aveva ragione dicendo che sei simpatico quanto una spina nel cul-“

“RACHEL!” la interruppe Kurt che, nel frattempo si era riappropriato del suo portatile “Non ascoltarlo, gli piace fare lo stronzo.”

“Non dicevi così ieri sera, elfo” gli sussurrò Blaine in un orecchio mandando un’ occhiata densa di sottointesi allo schermo.

“BLAINE”

“KURT!”

Urlarono allo stesso tempo Kurt e Rachel, entrambi scandalizzati.

Kurt si voltò verso Blaine, ignorando Rachel che aveva iniziato a fare un discorso sconclusionato sul come non dovesse darsi via al primo che capita, e su come dovesse prendere le giuste precauzioni ed altre cose per le quali Kurt arrossiva anche solo a pensarci.

“Ora tu la smetti di insinuare cose che non esistono, ci siamo capiti?” disse nel tono più fermo che aveva. “Perché a me non va che tu mi tratti così, nè davanti alla mia famiglia, né davanti a tutti gli altri. E non mi importa se lo fai perché la tua vita fa schifo e la tua famiglia ti odia, ok? Magari fanno anche bene, ad odiarti. Dio, sei insopportabile.”

Ma si fermò quando vide l’espressione del ragazzo davanti a lui.

E, davvero, avrebbe preferito tutto. Tutto pur di non essere quello che l’aveva provocata.

“Blaine-“ iniziò “Blaine scusa- io non volevo- non avrei dovuto-“

“No” lo fermò Blaine prima che potesse finire “Kurt tu non sai niente” disse a denti stretti “tu non capisci. Sai che ti dico? Torna alla tua vita perfetta, a pensare solo all’ immagine che gli altri hanno di te. Tanto io sono un caso umano.”

Si voltò per uscire dalla stanza e si diresse alla porta.

“Blaine- scusa” Kurt lo seguì per cercare di fermarlo, dimentico ormai del computer che giaceva abbandonato sul letto “Non volevo.”

“Kurt, lascia stare, davvero” lo fermò l’altro a denti stretti “tanto ci sono abituato.”

“Non dovrebbe essere così” lo interruppe Kurt, e Blaine si voltò a guardarlo, allontanando la mano dalla maniglia.

“Cosa?”

“Non ci dovresti essere abituato, non dovresti permettere alle persone di trattarti così. Sei meglio di così, Blaine. Perché non puoi semplicemente essere te stesso e smetterla di ferire gli altri per impedire che feriscano te?”

Blaine sembrò davvero pensarci per un attimo e vide che il dispiacere sul viso di Kurt era sincero.

“Essere me stesso?” ripeté  valutando le parole, e saggiandone la loro consistenza sulla lingua, quasi fossero qualcosa di completamente estraneo a lui.

“Sì” annuì Kurt, gli occhi che gli si accendevano di speranza. “Per esempio, se tu fossi te stesso, cosa faresti ora?”

Blaine fissò Kurt negli occhi e capì che in quel momento gli stava offrendo su un piatto d’argento la possibilità di ricominciare, di rimediare quell’ ultimo anno che lo aveva così distrutto e ritornare il Blaine di una volta.

“Questa è una cosa stupida” commentò però, girandosi di nuovo verso la porta.

Ma nel momento in cui poggiò la mano sulla maniglia non riuscì ad aprirla, e non seppe perché, né cosa di preciso lo spinse a farlo, ma, sorprendentemente, si voltò e decise di provarci.

“Ora-” sussurrò, e Kurt annuì nuovamente, incoraggiandolo a proseguire “Se fossi me stesso ora, prima ti- ti-“ Guardò verso Kurt che annuì incoraggiante “Ti chiederei scusa”

Kurt rimase spiazzato. “Ma dovrei essere io-“

“No” lo interruppe Blaine “Ti chiederei scusa perché avevi assolutamente ragione, non dovrei trattari così.” Non permise a Kurt di interromperlo e continuò a parlare “Poi andrei da Rachel e- e le insegnerei tutte le battute che conosco sui nasi grossi. E-e le direi che- che-“ sembrava star lottando con sé stesso, cercando di disseppellire tutto quello che provava ed aveva provato per tanto tempo e che aveva tenuto nascosto. “Che è bella anche così, perché è diversa.”

Kurt sorrise, un sorriso grande e luminoso.

“Ed infine” alzò gli occhi verso Kurt, un’ espressione timida sul volto, le guance tinte di rosa “Ti-Ti- chiederei di-“ si fermò per un attimo, come per prendere fiato “Sì insomma, c’è questa sagra in paese e- e pensavo che magari ci potevi andare. Con me. Me e te. Come amici, ovvio.”

Il cuore di Kurt perse un battito, non sapeva se era perché gli occhi nocciola del ragazzo sembravano così dolci in quel momento, o perché lo aveva appena visto mettersi a nudo in quel modo, o se perché, c’era da ricordarlo, lo aveva appena invitato ad uscire. Certo, come amici.

“Come amici” ripetè, quasi richiedendo una conferma.

E quando Blaine annuì non seppe dire se quello che lo investì fu un moto di felicità o delusione.

“Beh” iniziò quindi “Allora non vedo proprio perché no!”

Vide gli occhi di Blaine illuminarsi e si fece fisicamente del male per non abbracciarlo.

“Bene!” disse quindi l’altro con un espressione euforica.

“Bene” ripetè Kurt, leggermente in imbarazzo.

“Ehm” iniziò Blaine “Vengo qui alle sette?”

“Alle sette” confermò Kurt.

Blaine aprì la porta e uscì sotto il portico.

“Grazie, Kurt”

“Grazie a te”

Quando Kurt chiuse la porta, tornò in camera con le gambe tremanti, prese il computer in mano, e vide Rachel guardarlo interrogativa, sembrò prendere consapevolezza di colpo di tutto quello che era appena successo.

“Rachel” iniziò, non capendo bene neanche lui quello che provava in quel momento “Non indovinerai mai cosa è appena successo.”

 

 

Quella sera, quando il resto della famiglia tornò dalla passeggiata, Kurt gli fece trovare tutta la casa pulita e si preoccupò pure di mettere in ordine le camere, piegare i pigiami di tutti e posizionarli accuratamente sotto i cuscini.

Ovviamente era perché sperava che Burt lo lasciasse uscire con Blaine dimenticandosi della punizione.

Quando lui e Carole tornarono  a casa li accolse riempiendoli dei complimenti più strani, e si pavoneggiò con Carole dello splendido lavoro di pulizia che aveva fatto.

La sua copertura saltò, però, quando iniziò a sfornare una serie di commenti lusinghieri riguardo ai capelli di suo padre. Peccato che, se ne ricordò dopo, suo padre non avesse i capelli, e quando gli disse “Papi, che shampoo usi per avere i tuoi capelli così morbidi?”, lì Burt si accorse che qualcosa non quadrava.

Fu solo dopo numerose suppliche, diversi tentativi di negoziare, ed infinite preghiere, che Burt cedette e diede il permesso al figlio di uscire.

Alla sola condizione, però, che Finn andasse con lui.

A nulla valsero le proteste di Kurt, quelle erano le condizioni di Burt, e quelle sarebbero state.

Non c’era niente da fare.

Trascinando i piedi in camera per allontanarsi dalla cucina dove un Finn euforico saltellava in tondo felice, Kurt si gettò in bagno per darsi una risistemata, e quando fu soddisfatto del risultato si fiondò sull’ armadio per pianificare il suo outfit per la serata.

Inutile dire che, alle sette, Kurt era ancora allo stesso punto di prima, con i vestiti sparsi sul letto in disordine e niente addosso.

Fu quando sentì il campanello suonare che si risvegliò dallo stato di trance in cui era caduto e, optando per un paio di attillati pantaloni neri, ed una camicia grigia arrotolata fino ai gomiti, si vestì in tutta fretta e si fiondò ala porta.

In verità non capiva come mai avesse tutta quella fretta, ma non poteva non notare il leggero strato di euforia che gli scorreva sottopelle.

Quando aprì la porta e guadò fuori, per poco non rimase senza fiato.

Davanti a lui c’era un ragazzo che non assomigliava per niente al Blaine che conosceva.

Indossava dei semplici pantaloni neri ed un maglioncino verde che gli cadeva morbido sulle spalle, ed i suoi riccioli, i suoi splendidi ed indomabili ricci, era appiattiti da un’ esagerata dose di gel.

“Uhm” disse Blaine muovendo un passo verso Kurt “Ciao”

Kurt era letteralmente rimasto senza parole, ed in modo decisamente positivo, tanto che ci mise qualche secondo in più del dovuto a rispondere al ragazzo ed a farlo entrare in casa.

“Oh, ehi amico, io sono Finn!” il fratellastro di Kurt si precipitò a dargli una pacca sulla schiena “Oggi vengo con voi, forte eh?”

L’espressione che comparve sul viso di Blaine fu del disappunto più totale, e Kurt zittì qualsiasi sua protesta con un’ occhiata ed un “ti spiego dopo” sussurrato, e, prima che Burt potesse intervenire e fare il terzo grado a Blaine, Kurt afferro le chiavi, urlò “Noi andiamo, buona serata!” e si fiondò fuori, con Blaine e Finn alle calcagna.

Mentre camminavano per raggiungere la macchina, Blaine si affrettò subito a affiancarlo e gli lanciò un’ occhiata interrogativa.

“E questo come me lo spieghi?” gli disse facendo un cenno con la testa a Finn che, mani in tasca ed espressione concentrata, stava dando calci ai sassolini che trovava per terra.

“Mio padre.” Spiegò Kurt a bassa voce “Era l’unico modo per poter usc- ehm- venire alla festa.”

“Oh” disse Blaine “Beh, c’è sempre qualche bancarella che vende pupazzi di animali, magari lo piazziamo lì davanti e ne trova uno a forma di maiale che lo tenga occupato”

“Maiali!” scattò Finn alla parola “Ma, ce ne saranno, vero?”

Kurt gli sorrise teneramente e rispose affermativamente.

Salirono sul pick-up di Blaine (Finn lo sistemarono nel cassone, cosa che peraltro il ragazzo trovò, testuali parole, supermegafichissimadasballo!) ed in silenzio guidarono fino in paese.

Dopo aver parcheggiato in un campo, trasformato in temporaneo parcheggio, s’incamminarono tra le piccole casette fatte di mattoni e pietra fino ad arrivare ad una piccola piazzetta.

Il posto era disseminato da bancarelle di ogni tipo, la maggior parte che vendeva cibo, illuminate da delle allegre lucine colorate, al centro c’era una fontana, anch’essa decorata per l’occasione, e tutt’intorno erano disposti tantissimi tavoli, occupati da gente di tutte le età.

I bambini giocavano sereni a rincorrersi e si potevano notare signori anziani a ridere davanti ad enormi boccali di birra, mentre giocavano a carte.

Kurt restò stupito dall’ atmosfera di famigliarità di quel posto. Sembrava che tutti conoscessero tutti, e che tutti amassero tutti.

Blaine lo vide spalancare gli occhi per lo stupore e sorrise tra sé e sé.

“Che ne dici?” chiese iniziando a camminare attraverso le varie bancarelle.

“C’è un po’ troppo fritto per i miei gusti” scherzò Kurt facendo finta di annusare l’aria con tono schifato “Ma potrei anche arrivare a dire che potrei abituar mici, ad un posto del genere.”

“O santo cielo, non ci credo!” sentirono Finn urlare dietro di loro, e si voltarono a guardarlo spaventati.

Il ragazzo aveva le mani alla bocca ed un’ espressione di puro terrore misto a disgusto sulla faccia.

“Quei-quei” iniziò indicando una bancarella poco lontano da loro “Quei brutti tizi giocano a chi riesce a sparare in testa ai maiali! E chi centra il bersaglio guadagna addirittura un pupazzo! Qui bisogna fare qualcosa! Questo è maialicidio senza motivo!” e, senza lasciare il tempo a Kurt e Blaine di spiegargli che quei maiali erano fatti di carta,e che era un semplice gioco, si diresse a grandi falcate verso la bancarella incriminata, nello sguardo un’ espressione seria.

I due altri ragazzi scrollarono le spalle ed andarono avanti, approfittando dell’ occasione per liberarsi di Finn.

Camminarono in silenzio per qualche minuto, Kurt guardando estasiato qualsiasi bancarella, Blaine guardando Kurt che guardava estasiato qualsiasi bancarella, fino a che il ricciolo, non più ricciolo, parlò.

“Devo assolutamente farti assaggiare la coca-cola fritta, è fantastica, lo giuro. Senza contare il panino con la porchetta. Ah, e devi assolutamente provare anche la birra, quella è la specialità qui, tutti la-“

“Blaine” lo interruppe Kurt gentilmente “Assaggerò tutto, non preoccuparti, tira il fiato.”

Blaine fece come suggeritogli, e, dopo aver respirato lentamente per due o tre volte, sembrò riacquistare la sua solita scioltezza, e le sue spalle si rilassarono.

Continuarono a passeggiare, parlando del più e del meno, scoprendo che il solo raccontare di sé stessi all’ altro poteva essere l’esperienza più avventurosa che esistesse, ed al contempo quella più difficile.

Blaine raccontò a Kurt di quando venne picchiato e di come i suoi amici lo aiutarono molto, dopo quell’ incidente.

Kurt raccontò a Blaine del McKinley e di Karofsky.

Scoprirono con gioia che entrambi amavano la musica, Kurt iniziò a raccontare del Glee club della sua scuola e fu estasiato nel sapere che anche Blaine aveva fatto parte di un Glee club, alla sua vecchia scuola.

Scoprirono che entrambi adoravano i pantaloni stretti, che Blaine aveva un’ insana malattia per Katy Perry e che Kurt venerava Lady Gaga.

Scoprirono che la sera, prima di andare a dormire, entrambi canticchiavano canzoni di Wicked, e che avevano guardato Rent più di un centinaio di volte.

Scoprirono che entrambi suonavano il piano, nonostante Blaine lo suonasse fin da quando aveva cinque anni e Kurt avesse iniziato solo da poco.

Scoprirono che Kurt aveva una morbosa passione per Patty LuPone e che Blaine ne aveva una per i papillon coloro rosa.

Scoprirono che, in un momento così intimo e diverso, il solo sfiorarsi delle mani poteva mandare brividi lungo la schiena ad entrambi, e Kurt scoprì che, quando Blaine, timidamente, facendo finta di star guardando un cappello di paglia esposto in un banchetto lì vicino, avvicinò la mano alla sua e, lentamente, quasi avesse paura di romperle, fece scivolare le loro dita insieme, né la musica, né la moda potevano eguagliare quella sensazione di completezza che lo stava avvolgendo in quel momento.

Scoprirono loro stessi.

E scoprirono l’emozione dello scoprire.

 

 

Quando, le dita ancora intrecciate e le guance rosse e leggermente accaldate per le troppe emozioni, si sedettero ad un tavolino pronti ad assaggiare tutto quello che di più grasso esisteva al mondo, Blaine stava ridendo allegramente ad una battuta di Kurt e Finn ancora non si era visto.

Non che fosse un male, ovvio.

“-E quindi Rachel, che si era messa con Puck per far ingelosire Finn che però stava con Santana e ci era pure andato  letto-“

“No, ehy, ferma.” Lo interruppe Blaine incredulo “Mi stai prendendo in giro o è andata davvero così?

“No, no! Lo giuro, è tutto vero! E poi lei si è anche arrabbiata, ma pensa che non stavano neanche insieme, quindi non si potrebbe dire che l’ha propriamente tradita!”

Blaine scoppiò a ridere sonoramente.

“Dio, ringrazio il cielo di aver frequentato una scuola di soli maschi. Il mio Glee club era tutto un altro universo. A volte addirittura insopportabile. Pensa che si litigava per i colori che le cravatte dovevano avere, e su se fosse meglio che i bordini fossero rossi o fossero blu!”

“Intrigante” disse Kurt scherzando.

“Estremamente” affermò Blaine.

“Ma” iniziò Kurt curioso “Avevate la divisa, quindi?”

Blaine annuì, “Blu e rossa, era estremamente affascinante!”

“Blu e rossa?” chiese Kurt. Perché gli ricordava qualcosa? “Ah sì!” esclamò ad alta voce “C’era un glee club contro cui abbiamo gareggiato che le aveva dello stesso colore. Dalton, forse? Lo conosci?”

Vide un’ espressione balenare negli occhi del ragazzo di fronte a lui, ed andarsene così velocemente come era arrivata.

Paura? Consapevolezza?

“Io, eh no! Perché dovrei?” balbettò l’altro guardando ovunque tranne che negli occhi di Kurt.

“Oh, niente” disse il soprano “Pensavo-“

Ma venne interrotto da un uomo sulla cinquantina che si avvicinò a loro, posando amichevolmente una mano sulla spalla di Blaine.

“Ehi Blaine, ragazzo! Come va? Sei ancora lì da Grace? Quella donna ogni volta che la vedo è sempre più bella!”

“Tom” esclamò Blaine, il sollievo in faccia “Che bello vederti! Sì, sì, all’ agriturismo va tutto bene, e tu? La fattoria come procede?”

“Si va avanti, si va avanti. Ma non mi presenti il tuo fidanzato? Lo sapevo che prima o poi ne avresti trovato uno anche tu!”

Kurt, alle parole, arrossì fino alla radice dei capelli, e scosse la testa freneticamente. Fortunatamente Blaine lo salvò mettendo le cose in chiaro al posto suo.

“No, Tom, lui è solo un amico” disse calmo, nonostante il suo collo avesse acquistato un colore rossastro “si chiama Kurt, è un cliente dell’ agriturismo” si voltò verso Kurt sorridendogli. “Kurt, lui è Tom, un amico di famiglia, se così si può dire”

Tom balbettò qualche scusa, ma accettò subito la mano che Kurt gli porse e la strinse energicamente.

“Beh” disse dopo un po’ di tempo che erano rimasti a parlare insieme “io devo andare, ci vediamo presto!” e con un occhiolino si voltò e scomparve fra la folla.

Blaine si grattò il collo imbarazzato e si voltò verso di Kurt “Scusalo, a volte si lascia un po’ trascinare”

“Tranquillo” gli disse Kurt poggiandogli una mano sull’ avambraccio “Non mi ha dato fastidio”

Si fissarono negli occhi in silenzio, fino a che una voce li interruppe e li strappò via dai loro pensieri.

“Non avete idea di cosa ho scoperto!” Finn corse incontro a loro con un’espressione shockata in viso “Il salame che mangiamo è fatto di maiale!”

Kurt resistette a fatica all’ impulso di sbattere la testa contro il tavolo.

“Finn-“ iniziò con tono conciliante “Davvero non lo sapevi? Non devi farne un dramma, è normal-“

“Non osare dire che è normale!” lo interruppe Finn arrabbiato “Sarebbe normale per te, Kurt, se tuo padre venisse ucciso e poi spolpato per farci dei salami da mangiare? Assolutamente no! Devo fare qualcosa, così non va bene!”

Blaine rise sonoramente, e Finn si sedette con loro continuando a borbottare piani per un futuro privo di salumi.

La cena passò tranquillamente, tra i tentativi di Blaine di far mangiare a Kurt la coca-cola fritta e di fargli assaggiare gli spiedini di carne conditi con del grasso, e quelli di Kurt di sfuggirgli e di inventare le scuse più impossibili per evitare di mangiarli.

Finn se ne stette per la maggior parte del tempo in silenzio, un’ espressione concentrata in volto, intervenendo solo casualmente con qualche commento che non aveva particolarmente senso.

Fu solo quando, dal centro della piazzetta, dove nel frattempo era stato allestito un piccolo palchetto, provenne la voce allegra di un uomo robusto e baffuto che urlò in un microfono di dubbia qualità che quella sera ci sarebbe stato il karaoke, che gli eventi presero una piega del tutto inaspettata.

“Il karaoke!” esclamò Blaine, gli occhi che gli si illuminarono “Kurt, devi assolutamente partecipare! E’ davvero fantastico!”

Kurt lo guardò con un’ espressione scettica. “Il karaoke? Blaine, sei serio? Siamo ad una fiera!”

“E allora?” chiese Blaine innocentemente.

Nel frattempo le note di una canzone country a Kurt sconosciuta si diffusero nell’ aria, e la voce stonata di un signore che sembrava un po’ brillo  le seguì.

Kurt valutò sul serio la possibilità di cantare.

Sapeva di essere bravo, ed alla fiera c’erano un numero discreto di persone. Poteva essere la sua occasione di rivincita per tutte le volte che Rachel gli aveva rubato gli assoli e lui non aveva potuto esibirsi.

Stava giusto per dire  Blaine che, sì, ci sarebbe andato, quando vide il ricciolo alzarsi prima di lui e, lanciandogli un sorriso di sbieco, precipitarsi verso il palco.

“Blaine!”l’uomo con i baffi urlò il suo nome nel microfono, e molta gente si girò a guardare “Eccoti, ragazzo! Sapevo che neanche questa ci avresti lasciato senza una delle tue fantastiche performances!”

Blaine fece un sorriso di falsa modestia e salì sul palchetto avvicinandosi all’ uomo (Ryan, gli sembrò di capire che si chiamava).

“Beh” iniziò sorridendo al pubblico, visto che ormai un discreto numero di persone si era radunato tutt’ attorno “Che ti devo dire, Ryan, come avrei potuto non deliziarvi con la mia voce fantastica?” e fece un occhiolino ad una ragazza lì vicino, che squittì e corse a raccontarlo ad una sua amica.

Gasato, pensò Kurt divertito.

Sussurrò qualcosa nell’ orecchio a Ryan, che scese subito dal palco e si diresse verso un tavolino sgangherato dove erano poggiati dei vecchi amplificatori e qualche altro strumento, ed all’ improvviso la musica partì al massimo volume, e Kurt sorrise mentalmente riconoscendo Teenage Dream, dell’ insormontabile, a detta di Blaine, Katy Perry.

Kurt stava giusto per mettersi a ridere ad alta voce quando Blaine mandò un bacio ad una ragazza tra il pubblico che fece finta di svenire, quando Blaine iniziò a cantare.

E, Dio, come cantava.

Kurt rimase affascinato. Affascinato dal modo in cui Blaine si muoveva su palco, quasi fosse nato lì, e dalla sua voce, così perfetta, così bassa  roca delle volte, e fresca e squillante delle altre.

Poi Blaine iniziò a ballare, e per Kurt fu la fine.

Ma dove aveva imparato a muovere i fianchi in quel modo? E le mosse col bacino?

Kurt i sentì improvvisamente sudare e si sbottonò il colletto della camicia in cerca di un po’ di sollievo.

Da quando faceva così caldo?

Blaine alzò la test dal pubblico e si rivolse a Kurt, sorridendo.

You make me feel like I'm living a teenage dream
The way you turn me on, I can't sleep
Let's runaway and don't ever look back
Don't ever look back

Kurt arrossì di colpo allo sguardo pieno di sottointesi che Blaine gli lanciò, ed una scarica di eccitazione gli attraversò la colonna vertebrale facendolo rabbrividire.

I'ma get your heart racing in my skin-tight jeans
Be your teenage dream tonight
Let you put your hands on me in my skin-tight jeans
Be your teenage dream tonight

Blaine terminò la sua performance con un’ audace mossa di fianchi, il pubblico applaudì entusiasta e Kurt dovette concentrarsi per mantenere un’ espressione decente.

“Ehi amico” lo chiamò Finn, che aveva assistito all’ esibizione lì al suo fianco “Io mi guarderei bene da quel Blaine, perché davvero non mi convince il modo in cui ti guarda, sembra che tu abbia un tiramisù in faccia. E che a lui piacciano i tiramisù,  e anche molto.”

Kurt rise sonoramente alla metafora di Finn, che lo guardava preoccupato, poi gli assicurò che avrebbe tenuto il suo tiramisù al sicuro e si voltò per cercare Blaine.

Lo vide circondato da una folla di ragazzine in salopette e treccine bionde che lo guardavano con gli occhi a cuoricino.

“Blaine!” lo chiamò.

Il ricciolo si voltò e gli sorrise, salutando le ragazzine ed avvicinandosi a lui.

“Allora” gli chiese con un sorriso furbo “Che te ne pare?”

“Bah” Kurt fece una finta espressione indifferente “Potevi fare di meglio, sai? Ma credo che al tuo fan club sia piaciuto” ed indicò con un cenno della testa le ragazzine che parlottavano fitto fitto tra di loro.

“Ah” rispose Blaine alzando gli occhi al cielo “Quelle lì sono più appiccicose della colla, lo giuro!”

“Non far finta che non ti piaccia!” scherzò Kurt.

“Non lo ho mai detto, infatti” gli fece l’occhiolino l’altro “Ah, ed ovviamente ora tocca a te!”

Kurt si fermò di botto, non era sicuro di volersi esibire dopo che Blaine aveva fatto una performance sensazionale.

“Ehm” iniziò indeciso.

“No, niente ‘ehm’, Sali su quel palco, ora!”

“Blaine-” provò a fermarlo.

“Dai” lo pregò l’altro facendo gli occhioni “Suvvia Kurt!” ma vedendo che non accennava a smuoversi provò a giocare la sua ultima carta “Canto insieme a te!”

A nulla valsero le proteste di Kurt su come si sarebbe umiliato, Blaine lo trascinò di forza sul palco e lo costrinse ad esibirsi insieme a lui.

Almeno, pensò Kurt per metà sollevato, la canzone che Blaine scelse era una delle sue preferite. Infatti si stupì non poco quando le note di Candles, di Hey Monday si diffusero nell’ arietta tiepida.

Kurt pensò che sarebbe stato un disastro.

Insomma, come avrebbero fatto a coordinarsi? Nei film sembrava sempre così facile, tutti sapevano quando cantare, anche se avevano deciso la canzone dieci secondi prima dell’ esibizione, ma in quel momento l’unica cosa di cui era sicuro Kurt era che stesse avendo un attacco di panico.

Blaine sembrò notarlo, perché gli posò una mano sulla spalla, e gli fece un sorriso di conforto, sussurrandogli un “sarai bravissimo”, per poi iniziare a cantare.

E fu semplicemente indescrivibile quello che provò Kurt quando, prima timidamente poi con più decisione, si unì a lui.

Era come se le loro voci fossero fatte per armonizzare assieme.

Non erano più il contadinotto rozzo ed il provincialotto schizzinoso, erano solo Kurt e Blaine, due ragazzi forse un po’ spauriti perché ancora non avevano realizzato cosa stesse succedendo tra di loro, ma che ne stavano completamente venendo travolti.

E l’unica cosa che riuscivano a vedere, in quel momento, erano i colori dei loro occhi, che si incrociavano e si fondevano insieme.

La canzone durò troppo poco, per i gusti di Kurt, e quando finì venne quasi stordito dal forte applauso che eruttò dalla folla, ed arrossì nel vedere la faccia estasiata di Blaine che lo guardava a bocca aperta.

“Sei-“ iniziò, lottando per trovare le parole giuste “La tua voce è- oddio Kurt è perfetta!”

“Beh” disse Kurt “Neanche la tua è male, dai”

E mentre si girarono per scendere dal palco, il camminare più vicini fu qualcosa di naturale.

 

Blaine spense il motore del pick-up quando arrivarono all’ agriturismo, le ruote che fecero un rumore secco quando entrarono a contatto con la ghiaia.

Sentirono Finn scendere con un salto dal cassone, ed avviarsi verso la porta dopo aver salutato Blaine, mentre Kurt ancora non accennava a scendere dall’ abitacolo.

“Beh” disse Blaine imbarazzato

“Già” disse Kurt, dandosi poi dello stupido perché non era riuscito a dire qualcosa di più intelligente.

“Eccoci qui” disse il ricciolo poi.

“Già”

Perché cavolo non riusciva a dire nient’ altro?

“Io-“ iniziò il soprano giocherellando con un braccialetto che aveva al polso “Buonanotte, allora”

“Buonanotte” rispose Blaine annuendo, sempre con lo sguardo fisso davanti a sé.

Kurt posò una mano sulla maniglia, aprì la portiera e mise un piede sulla ghiaia.

Sentì Blaine sospirare dietro di lui, e si voltò abbastanza per poterlo vedere torturarsi le mani.

“Kurt?” chiamò, e Kurt si girò anche troppo velocemente “Sono contento di esser stato me stesso.”

“Anch’io lo sono, Blaine” e, senza pensarci troppo, si avvicinò velocemente e gli posò goffamente le labbra sulla guancia.

“Ci vediamo” sussurrò.

Poi scese dalla macchina e si diresse in casa.

Aveva davvero bisogno di un po’ di riposo, di schiarirsi le idee.

Si sentiva come se fosse in una delle storie che tanto amava, solo che era tutto più veloce e confuso.

Conosceva Blaine da tre giorni, eppure aveva parlato più con lui in quei tre giorni che con Finn in un anno.

E poi c’era stata quella sera, e tutto ciò che Kurt provava era confusione, e necessità.

Necessità di rivedere Blaine il più presto possibile.

Decise di non pensarci troppo e, dopo essersi infilato il pigiama in fretta, si infilò a letto e spense la luce.

 

 

Nello stesso momento, un ragazzo dell’ età di Kurt, i capelli ricci domati dal gel, ed un maglioncino con le maniche tirate su fino ai gomiti, si stava stendendo su una piattaforma posizionata strategicamente in mezzo agli alberi.

Si stropicciò gli occhi, poi mise le mani dietro la testa e li chiuse.

Si chiese, quindi, se il ragazzo di cui era innamorato da ormai due lunghi anni si fosse accorto di quello che provava.

Sospirò, cercando di lavarsi tutta la tensione di dosso e di svuotare la mente da qualsiasi pensiero.

Aveva fatto bene a non dire a Kurt della Dalton?

Odiava mentire, ma se gli avesse detto che in verità lui era effettivamente della Dalton allora sarebbero nate troppe domande.

Si sarebbe chiesto perché non lo aveva visto quando le New Directions avevano gareggiato contro gli Warblers, ed allora Blaine avrebbe dovuto spiegare, e sarebbero sorte altre domande e-

Non poteva permetterselo.

Kurt non doveva sapere, non gli importava quanto stupida fosse tutta quella situazione.

Kurt non doveva sapere.

 

 

 

 

BluCannella

Sopravvissuti?

Ce ne sono?

Oh suvvia, dai, fai la seria!

Ehm, *sporge la fa faccina da dietro una colonna dove si era nascosta* che ve ne pare?

La sottoscritta non è riuscita a dormire una notte per questo capitolo, già, perché non la convinceva la psicologia dei personaggi, ed anche perché, lo ammette, aspettava il momento in cui avrebbe pubblicato questo capitolo sin dall’ inizio della storia, perché ci ha lavorato duro, e qui si scopre qualcosa di importante! Ehehe ;)

(e vi prometto che nei prossimi capitolo capirete di più, mie care)

Eee, boh, non ho nient’ altro da dire, solo che spero, spero, e ancora spero che vi abbia convinto e che vi sia piaciuto.

Mi fate sapere cosa ne pensate?

Un abbraccione

BluCannella

 

Ah, sei una cretina, ti scordi sempre tutto!

Volevo ringraziarviii!

Cioè, le recensioni dolcissime dello scorso capitolo mi hanno fatto sciogliere, lo giuro! Senza contare la massa enorme di gente che segue la storia o che ce l’ha tra le preferite!

Grazie, davvero, you make my day!

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Capitolo 5
*** Capitolo quinto ***


In verità non so se è proprio oggi il giorno, ma essendo che Tallutina ha scritto in un commento che 

avrebbe accettato un capitolo di questa roba come regalo di compleanno beh, ecco qui mia cara!

Tanti auguri! (Sperando di non aver fatto un’ imperdonabile gaffe)

Capitolo quinto

La settimana che seguì fu strana.

Kurt e Blaine si videro sì e no due volte, un po’ perché Kathy sembrava averci preso gusto nel presentarsi a casa di Kurt di prima mattina e chiacchierare con lui per tutto il resto del giorno, ma soprattutto perché Burt e Carole continuavano ad organizzare  gite su gite, e Kurt alla fine della giornata era così stanco che tutto ciò che riusciva a fare era lavarsi,  gettarsi nel letto e dormire profondamente.

Talmente profondamente che il rumore dei sassolini scagliati sulla sua finestra, di notte, non venne mai sentito.

Kurt non poteva dire di non essere contento, insomma, era con i suoi genitori e con Finn e continuava a visitare posti bellissimi ed a divertirsi un mondo, senza contare che vivere con un Finn che era diventato tuttovabenebastachenonsiamaiale-iano era piuttosto esilarante.

Ma sentiva che mancava qualcosa. E, nonostante non volesse davvero pensarci perché, dai lo conosci solo da una settimana! Come può essere che siate così legati! quel qualcosa che gli mancava era Blaine.

Non riusciva a non pensare a quel momento in cui lui gli aveva confessato che aveva un set di papillon e bretelle coordinati grattandosi il collo imbarazzato, e non riusciva a scordarsi, soprattutto, la sensazione del leggero accenno di barba sulla guancia, che gli aveva solleticato le labbra quando, nella macchina, si era avvicinato per baciarlo.

Eppure, quando lo vedeva, tutto ciò che riusciva a fare era alzare la mano ed agitarla imbarazzato, per ricevere lo stesso trattamento da Blaine.

Si sentiva davvero uno stupido, e, quando finalmente Burt e Carole decisero di dargli un po’ di tregua da quel massacro andando alle terme da soli, Kurt era così esausto della situazione che si era creata che, senza pensarci due volte, s’infilò le scarpe e, alla bellezza delle dieci di mattina, si diresse verso le stalle.

Quando arrivò, però, la voce che sentì non fu quella di Blaine.

Si avvicinò all’ entrata e si sporse, cercando di nascondersi, per vedere chi fosse.

Due ragazzi gli davano di schiena, entrambi alti, e chiacchieravano animatamente con quello che Kurt riuscì a riconoscere come Blaine.

Quei due volti gli erano dannatamente famigliari.

“-E non ti abbiamo neanche detto il meglio! Ieri David ha incontrato la professoressa Morgan al parco vicino a casa sua! E non solo ha scoperto che quella donna ha un marito, sia pace all’ anima di quel pover’ uomo, ma che si è trasferita nel suo stesso quartiere!”

Blaine rise sonoramente, e l’altro ragazzo gli diede una gomitata”Non ridere di me! E’ traumatizzante! Comunque, Wes continua  parlare d’altro, ma non ti ha ancora detto che Linda gli ha chiesto di uscire!”

L’altro ragazzo, Wes, abbassò la testa colpevole.

“Beh” iniziò Blaine divertito “Se avesse aspettato il nostro Wes qui non si sarebbe concluso niente!”

“Ehi” ribattè stizzito quello “Stavo solo aspettando il momento giusto! E’ colpa mia se le donne del giorno d’oggi non sanno aspettare? Senza contare che si dice tanto di me, ma qui il nostro Blaine ha concluso qualcosa?”

Kurt, che ormai si era sporto fino all’ inverosimile, sentì un’ ondata di panico, secondo lui immotivata, travolgerlo.

C’era qualcuno?

“Ehm” iniziò Blaine “Beh, diciamo che-“

Kurt si sporse ancora di più, e vide gli amici di Blaine farsi più attenti con dei sorrisi maliziosi in faccia.

“Siamo usciti una volta, e- lui mi ha baciato.”

Gli urli che provennero dai due ragazzi furono degni di una fan di Twilight che trova un cagnolino per strada con la faccia che assomiglia a Jacob.

Oh.

Beh. Kurt non sapeva proprio cosa fare.

Dentro di sé sapeva che sarebbe stato meglio andarsene e non intromettersi nella vita privata di Blaine,  soprattutto quando stava raccontando argomenti così intimi, ma il dolore lancinante che aveva provato al petto nel sentire quelle parole gli impediva di muoversi, e si stava propagando lentamente per tutto il corpo.

“Ragazzi!” intervenne Blaine cercando di fermare le domande a raffica che gli amici avevano iniziato a fargli “Non avete capito, il bacio-“

Ma venne interrotto da un tonfo sonoro e dal rumore assordante di vetri rotti.

“Kurt?”

Kurt aveva letteralmente sbattuto il naso a terra. Si diede mentalmente del cretino, perché lo sapeva, lo sapeva che sarebbe successo, eppure era così stupido che non se ne era andato alla prima occasione, ma era rimasto lì.

Si rialzò a fatica, massaggiandosi il naso e scrollandosi la polvere dai pantaloni, talmente intento nel cercare una scusa per la sua improvvisa apparizione, che non notò gli sguardi stupiti che i due ragazzi lanciarono a Blaine, e l’occhiataccia che quest’ultimo rivolse loro, per farli stare zitti.

Alzò lo sguardo colpevole verso i ragazzi di fronte a lui.

“E-ehm, Blaine!” esclamò fingendosi sorpreso “Che bello vederti! Cosa ci fai qui?”

Il ricciolo lo guardò confuso. “Ci lavoro, forse?”

Oh. Aveva un senso.

“Giusto” annuì Kurt, alla disperata ricerca di una scusa “Ehm, ero venuto a vedere Whiskey. Sai, ehm, mi manca!”

Blaine continuava a guardarlo stranito, ma sembrò non fare troppo caso all’ impossibilità di quello che aveva appena detto.

“Stai bene?” chiese quindi, lo sguardo che diventò preoccupato e lo squadrò minuziosamente, alla ricerca di qualche ferita.

“Ehm” Kurt non potè che sentirsi esposto, nonostante gli occhi che lo stavano scrutando non avessero nessun secondo fine. “Sì, sì, grazie. Solo un naso dolorante, credo”

Gli sorrise timidamente, e Blaine, sorridendo a sua volta, si girò verso i suoi due amici, che avevano gli occhi spalancati e stavano guardando Kurt come se fosse un alieno.

“Wes,  David” iniziò “Questo è Kurt. Kurt, i miei migliori amici.”

I due ragazzi si scambiarono un’ occhiata consapevole e si fiondarono verso di lui abbracciandolo stretto.

“Oh, Kurt! Che bello conoscerti! Abbiamo sentito parlare tanto di te! Finalmente, abbiamo aspettato due an-”

“WES!” Blaine urlò, interrompendo il monologo del ragazzo che, facendo un’ espressione colpevole, si portò le mani alla bocca e gli mandò un’ occhiata di scuse.

Kurt guardò i tre ragazzi stranito. Blaine aveva parlato loro di lui? Tipico. Figuriamoci se Blaine perdeva l’occasione di prenderlo in giro anche con altra gente.

“Beh” disse quindi Kurt cercando di riempire il silenzio “Sono contento anch’io di conoscervi, ragazzi”

Ai due ragazzi si illuminarono gli occhi. E Kurt si ritrovò a pensare che quell’ espressione era davvero tenera, e che quei due sembravano addirittura simpatici.

Poi successe qualcosa di strano.

I due si lanciarono un’ occhiata cospiratoria, guardarono Kurt, poi guardarono Blaine i cui occhi si riempirono di orrore, ed infine tornarono a guardarsi e ehy, era un occhiolino quello che Kurt aveva appena visto?

“Beh” iniziò quindi Wes con un sorrisino che non prospettava niente di buono “Io e David pensavamo che, visto che stavamo andando a fare una cavalcata con Blaine, potresti aggiungerti anche tu alla nostra allegra compagnia, ti va?”

Non lasciarono neanche il tempo a Kurt di rispondere che David continuò “Sì! Sarà eccitante! Tanto non ti devi neanche preoccupare, infatti Blaine è un cavallerizzo esperto, stai tranquillo che se cadi ti aiuta lui!”

“Ehm-“

“Ragazzi” iniziò Blaine, ancora una volta stroncando sul nascere i tentativi di parlare di Kurt “Non credo che sia una buona idea. Magari non è neanche capace-“

“Puoi insegnarglielo tu!”

“Magari non ha voglia-“

“Kurt hai voglia? Sì, ha voglia, lo capisco dalla faccia”

“Ma se per caso-“

“Blaine basta!” lo interruppe Wes “Kurt è grande e vaccinato, non c’è bisogno che tu risponda per lui! Kurt” si rivolse poi al ragazzo con un sorriso smagliante “Vuoi venire?”

Kurt considerò velocemente la situazione.

Era chiaro che Blaine non lo volesse intorno, magari doveva incontrarsi con il suo maledettissimo ragazzo e Kurt gli avrebbe solo dato fastidio. Ma poi ripensò alla serata prima, ed a come gli avesse tenuto la mano, e la rabbia gli salì in gola per il modo in cui l’aveva trattato, come se gli importasse qualcosa di lui, quindi, dato che Kurt era un Hummel, e gli Hummel non si fanno prendere in giro da nessuno, sfoderò il suo sorriso migliore ed annuì.

“Volentierissimo!”

Ah, così impari brutto stronzo!

 

 

Kurt iniziò a maledire il suo essere impulsivo neanche un quarto d’ora più tardi.

Non aveva davvero la più pallida idea di come si facesse. Insomma, l’unico motivo per cui aveva mai seguito qualche gara d’equitazione in TV era perché i ragazzi stavano dannatamente bene con quella divisa che evidenziava i punti giusti dei loro fisici scolpiti!

“Kurt?” lo chiamò Blaine “Mi stai ascoltando? Ho detto ci devi inserire il piede, nella staffa, non la mano!”

“Oh” disse Kurt cercando di seguire quello che Blaine gli stava dicendo “E poi?”

“E poi fai leva con la mano destra sulla sella, ti aiuterà a sollevarti”

“Ok” rispose Kurt. Mise il piede nella staffa e fermò la mano sulla sella, ma non appena provò ad alzarsi perse l’equilibrio e cadde a terra.

“Uffa!” esclamò irritato, quella era ormai la decima volta che ci provava, e se faceva fatica a fare quello non si immaginava come sarebbe andata la cavalcata.

“Senti Blaine” iniziò quindi “Non so se è una buona idea- Non sono capace-“

Blaine lo guardò e sorrise confortante “Tranquillo, ti aiuto io. Ce la possiamo fare.”

“Blaine” lo interruppe però David “E’ già tardi, tra poco sarà già mezzogiorno passato e moriremo di caldo se cavalchiamo sotto quel sole-“

“Ma non possiamo lasciare Kurt-“ provò a protestare Blaine, ma venne subito interrotto da un Wes tutto sorridente.

“Ma è ovvio che non lasceremo qui Kurt, sciocchino, in verità c’è un altro modo.”

Blaine lo guardò accigliato, non capendo dove volesse arrivare.

Wes, dal canto suo, continuò imperterrito “Può venire a cavallo con te, per esempio!”

“Oh sì!” intervenne David “Mi sembra un’ idea grandiosa, Wes! Che ne dici, Blainey?”

Il ricciolo, nel frattempo, era diventato estremamente rosso. “Si, beh-“ iniziò esitante “Mi sembra una buona idea- Kurt?”

“Eh? Oh, sì. A me va bene!” e dentro di sé sorrise. Fidanzatino antipatico zero, Kurt uno.

Nel frattempo era sceso un silenzio imbarazzato, che Blaine ruppe dicendo che sarebbe andato a riportare il cavallo di Kurt nelle stalle, per poi ritornare e trovare Kurt immerso in una fitta conversazione con Wes  David su come le scarpe col tacco fossero sopravvalutate.

“Bene!” battè le mani per attirare l’attenzione “Partiamo?”

I tre annuirono, e Kurt seguì Blaine verso il suo cavallo.

“Non è che si chiama anche lui Whiskey, vero?” chiese con fare inquisitorio Kurt “No perché il maiale posso anche sopportarlo, ma un cavallo no.”

Vide il viso di Blaine farsi di una tonalità di rosso che rasentava il peperone, ed i suoi occhi cercare di guardare ovunque tranne che in quelli di Kurt.

“Non ci credo! Blaine si chiama Whiskey? Ommioddio-“

“No Kurt!” esclamò Blaine interrompendolo “Non si chiama Whiskey!”

“E allora perché non riesci a guardarmi in faccia?”

“Perché, ehm, beh, diciamo che si chiama- si ecco- Brandy.”

“Brandy.” Ripetè Kurt incredulo “Brandy come- Brandy? Dio Blaine sei irrecuperabile! E poi cosa? Un asino che si chiama Bourbon?”

Vide gli occhi di Blaine ingrandirsi ed il suo viso diventare ancora più rosso, quasi ad affermare da sé quello che Kurt aveva appena detto.

“Non ho parole” fu tutto quello che disse Kurt, prima di alzare gli occhi al cielo divertito ed inserire un piede nella staffa, sentendo, intanto, la fine di una conversazione tra Wes e David che sembrava tanto “Litigano come una vecchia coppia sposata, non sono carini?”

Con grande meraviglia di tutti, quella volta Kurt ce la fece subito ad issarsi sulla sella, e, dopo che ebbe passato un quarto d’ora ad auto-lodarsi per le sue veloci capacità di apprendimento, Blaine lo seguì e si posizionò dietro di lui.

Wow, Kurt doveva sul serio andare più spesso a cavallo se quello che ci guadagnava era lo stretto contatto con quelle braccia così ben fatte!

Infine, alla bellezza delle dodici in punto, la comitiva riuscì finalmente a partire e si inoltrò nei campi in una direzione del tutto nuova, che Kurt non aveva mai esplorato.

Decise che, anche se il vento gli avrebbe scompigliato tutti i suoi capelli perfetti, la sensazione che stava provando era qualcosa di spettacolare.

I movimenti dell’ animale sotto di lui erano gentili e sinuosi, l’arietta gli accarezzava le guance, e faceva da contrasto con il caldo che provava per l’eccessiva vicinanza di Blaine.

Blaine, dal canto suo, si premurava di chiedere a Kurt se andasse tutto bene, e se avesse bisogno di qualcosa, ed occasionalmente gli spiegava anche qualche andatura e qualche nozione tecnica, senza escludere però aneddoti divertenti sulle sue esperienze passate.

“-ed alla fine il gatto ha fatto un salto talmente enorme che il cavallo si è spaventato, ed è corso via. L’abbiamo ritrovato dopo due giorni che vagava senza meta nei boschi!”

Kurt rise divertito, e si sistemò meglio sulla schiena dell’ animale, facendo aderire di più la sua schiena al petto di Blaine.

“Ah” esclamò l’altro, gli occhi persi nel paesaggio che li circondava “Ti ho mai raccontato di quella volta che mia nonna aveva provato a truccarsi ma che sembrava più un clown che una persona normale, e che quando il cavallo l’ha vista ha fatto un impennata improvvisa e ci sono volute ore per calmarlo?”

Kurt rise ancora più forte. “Mi prendi in giro!”

“No, lo giuro che è successo!”

“Wow, avrei voluto vederla, tua nonna!”

“Sai, credo di avere una foto di lei conciata in quel modo da qualche parte in camera, se vuoi dopo te la faccio vedere.”

Kurt annuì grato, non accorgendosi della lieve sensazione di aspettativa che gli scorreva sottopelle.

“Ehi voi due!” urlò Wes da dietro “Capisco che volete giocare ai fidanzatini felici tutti carezze ed occhiate arcobalenose, ma così ci sentiamo esclusi!”

“Oh Wes stai zitto!” Esclamò David “Così li fai smettere! Erano così carini-“

“Ragazzi!” li interruppe Blaine che aveva rallentato ed ora li stava affiancando “Cosa diavolo avete oggi che non va?”

“Solo oggi?” esclamò Wes pavoneggiandosi.

“Così ci lusinghi, Blainers!” completò David.

“Non chiamatemi Blainers!”

“Va bene, Blainey!”

Kurt nel frattempo aveva osservato la scena divertito, ed all’ ultima parte della conversazione non era riuscito a trattenere una risata fragorosa per l’espressione esasperata di Blaine e la comicità dei due ragazzi.

Davvero, appena avrebbe potuto avrebbe stretto loro la mano.

Cavalcarono ancora per una buona mezz’oretta, questa volta parlando tutti e quattro assieme, e Kurt si ritrovò a notare con piacere che Blaine, quel giorno, non aveva ancora fatto battutine stupide.

Ovviamente, dopo la sera alla festa, non si aspettava che Blaine diventasse tutto gentile ed educato, infatti nelle poche volte che si erano visti dopo, non si era comunque risparmiato qualche battutina cattiva, ma Kurt doveva ammettere che stava migliorando.

Percorsero un ultimo sentierino in mezzo agli alberi, e poi sbucarono in una radura abbastanza grande, che aveva al centro un bellissimo laghetto.

Kurt quella volta non si stupì così tanto, ormai era abituato alla bellezza dei posti che Blaine lo portava a vedere, tuttavia quando scese da cavallo non potè non notare la consistenza soffice al tatto dell’ erba ed il profumo di fiori freschi che impregnava l’ aria.

La comitiva s’incamminò silenziosa verso un punto all’ ombra, riparato da una grande pianta di cui Kurt non conosceva il nome, e, dopo che Blaine ebbe steso una coperta e posizionato un bel cestino in mezzo, i loro stomaci che brontolavano decisero per loro che era tempo di mangiare qualcosa.

Kurt scoprì infatti che in quel cestino c’era presente ogni ben di Dio e, per sua fortuna, anche della verdura, quindi, facendo finta di ignorare i tentativi poco velati di Wes e David di far sedere vicini Blaine e Kurt, con la semplice scusa che si volevano così bene che non potevano mangiare lontani, iniziarono a mangiare allegramente e Kurt scoprì che la maggior parte delle cose le aveva cucinate Blaine, e che erano decisamente deliziose.

Iniziava ad essere stufo di tutto ciò che sapeva fare Blaine. Insomma, sapeva cantare e ballare egregiamente, era un asso in tutto ciò che concerneva lavori manuali, ed ora sapeva anche cucinare?

Se non fosse stato per le sue battutine stupide allora sarebbe anche potuto essere un ragazzo da sposare, senza contare che era dannatamente bello, e che aveva delle labbra che-

Kurt! Si richiamò mentalmente accorgendosi della piega che avevano preso i suoi pensieri, tuttavia diede colpa agli ormoni ed al fatto che Blaine, non si poteva negare, era un bel ragazzo, e si reintrodusse nella conversazione scacciando tutto ciò che non c’entrava dalla sua testa.

Finito di mangiare Wes e David si diressero al sole per, dicevano loro, abbronzarsi, mentre Kurt e Blaine rimasero all’ombra a riposarsi.

Blaine si addormentò quasi subito, curvandosi su sé stesso con un’ espressione amorevolmente innocente,e Kurt si perse ad osservare il suo petto che si alzava ed abbassava ad ogni respiro, e, senza neanche accorgersene, si addormentò anche lui.

 

 

Quando Kurt si svegliò Blaine non era più al suo fianco. Si stropicciò gli occhi assonati, e si accorse piacevolmente che si sentiva riposato in tutto il corpo ed estremamente rilassato.

Stava giusto per alzarsi ed andare a cercare dove fossero gli altri quando sentì una strana conversazione e rimase immobile.

“-ed ora cosa hai intenzione di fare, Blaine?” chiedeva una voce preoccupata che Kurt riconobbe come quella di Wes.

“Non lo so” sentì Blaine rispondere, e dal tono di voce poteva immaginarselo stringersi la testa fra le mani “Io non lo so, ragazzi!”

“Va avanti da due anni ormai! E se sei confinato qui per il resto della tua vita è anche colpa di tutto ciò! E che mi dici se poi lo scopre?” intervenne David “Perché è ovvio che prima o poi lo scoprirà, oppure prima o poi sarai tu a dirglielo, insomma, lo vediamo tutti come ti guarda, è già cotto-“

“Voi dite?” la voce di Blaine era intrisa di speranza.

“Beh, ti ha anche baciato-“

Oh, fantastico. Stavano parlando del fidanzatino di Blaine.

Lo odiava. Non sapeva neanche perché ma lo odiava.

Gelosia?

Scacciò la vocina dalla testa e si concentrò nell’ ascoltare il resto della conversazione. Perché, insomma, che motivo avrebbe avuto, in via del tutto ipotetica, ovvio, di essere geloso?

A lui non piaceva Blaine, era solo un contadinotto rozzo, maleducato, che insinuava cose inesistenti davanti a suo padre, e che lo portava a vedere le stelle, gli teneva la mano, e cantava con lui, e gli confessava i suoi pensieri e-

“-mi piace così tanto, ragazzi. Mi è piaciuto sin dal primo momento che l’ho visto”

Tanto, pensò Kurt, anche se gli fosse piaciuto non sarebbe cambiato niente.

 

 

Fece finta di svegliarsi poco dopo, quando i ragazzi sembravano aver cambiato discorso.

“Buongiorno, dormiglione!” lo scherzò David sorridendogli, “Ti sei riposato abbastanza?”

Per niente.

“Molto!” disse invece Kurt sfoderando un sorriso.

Decisero poi che sarebbe stato il caso di tonare indietro, ormai erano già le cinque, e Kurt rimontò prontamente sul cavallo seguito da Blaine.

Il viaggio di ritorno sembrò a Kurt molto più lungo di quanto gli era sembrato la mattina, e neanche una delle solite battute di Blaine (alla fine non riuscì a passare tutto il giorno senza farne una) riuscì a distoglierlo dai suoi pensieri ed a farlo sorridere.

Probabilmente anche Wes e David  notarono il suo silenzio, perché non fecero scherzi né sorrisi ammiccanti a lui e Blaine, ma continuarono a cavalcare tranquilli.

Il profilo delle stalle sembrò a Kurt un miraggio.

Quando arrivarono smontarono dai cavalli velocemente ed insieme li portarono dentro.

Poi i due ragazzi salutarono Kurt e Blaine dicendo che sarebbero andati a fare una doccia e che si sarebbero potuti rivedere a cena.

Blaine offrì a Kurt di andare in camera sua per vedere a foto di sua nonna, ma Kurt disse di essere sudato e di avere bisogno di una doccia.

Blaine annuì, cercando di mascherare la delusione che provò a quel rifiuto, e con un saluto si allontanò.

 

 

Quella notte Kurt non riuscì a dormire.

Si sentiva in colpa per il modo freddo in cui aveva trattato Blaine. In fondo non aveva neanche il diritto di sentirsi geloso.

Ma era ora che Kurt Hummel fosse onesto con sé stesso, anche se non era una cosa che moriva dalla voglia di fare.

Doveva trovare il coraggio di ammetterlo, di ammettere che forse aveva iniziato a provare qualcosa per Blaine, qualcosa che andava oltre all’ attrazione ormonale di un diciannovenne o alla semplice amicizia.

Aveva bisogno di schiarirsi le idee, ed il russare di Finn di certo non lo aiutava a concentrarsi.

Si alzò piano dal letto, infilò una vecchia tuta, e s’ inoltrò nel buio della notte.

 

 

Faceva più freddo di quanto Kurt avesse immaginato.

“Maledizione” sussurrò a denti stretti mentre si tirava le maniche in modo da coprirsi le mani e ci soffiava sopra per tenerle al caldo.

Camminò per un tempo che neanche riuscì a calcolare, dato che l’unica cosa a cui riusciva a pensare era l’aria fredda che gli sferzava le guance.

Decise che andare avanti così non sarebbe servito a niente, quindi si fermò un attimo sotto un albero, per ripararsi dal vento, e cercò di ricordarsi la strada che aveva fatto ormai più di una settimana prima.

C’era un albero-

Sì, complimenti Kurt, qui è pieno di alberi!

Era vicino ad un sasso che gli ricordava il naso di Rachel, ed era-

Oh! Esclamò sollevato, lo sguardo fisso in un punto preciso, eccolo lì!

Felice, lo raggiunse e poi da lì proseguì per il sentiero che si snodava dietro di esso.

Quando intravide la scaletta di corda e legno, era ormai quasi del tutto congelato ed i piedi gli dolevano.

Prese un bel respiro, e poggiò le mani tremanti sui gradini sopra la sua testa. Si tirò su lentamente e pian piano salì la scala.

Era quasi arrivato alla fine quando poggiò male il piede sinistro ed entrambe le mani scivolarono dai loro appigli e Kurt si sentì sbilanciare all’ indietro.

Un moto di cieco terrore lo investì, ed il panico gli annebbiò la vista, impedendogli di coordinare i movimenti e di ritrovare qualcosa a cui aggrapparsi.

Ma all’ improvviso delle mani calde e forti, callose, anche, gli circondarono i polsi, e Kurt si sentì tirare sulla piattaforma, il corpo tremante e gli occhi lucidi dalla paura.

“Kurt, ma cosa ti è saltato in mente?” la voce di Blaine gli fece improvvisamente prendere coscienza di quello che era appena successo “Potevi morire! Non si può salire da soli qui sopra!”

“Tu sei da solo” protestò Kurt.

“Sì ma-“ iniziò Blaine, interdetto “Io ci salgo da una vita, qua sopra”

“Giusto” disse Kurt, ed il silenzio scese.

“Stai bene?” chiese ad un certo punto Blaine, scrutandolo attentamente e notando un graffio poco profondo ma comunque sanguinante sulla fronte di Kurt. “Aspetta” disse quindi ignorando le proteste di Kurt sul fatto che non fosse niente di importante e girandosi per prendere qualcosa da un borsello che giaceva lì vicino.

Kurt lo fissava senza sapere cosa dire. Era ancora piuttosto traumatizzato dalla caduta, e di certo quando era uscito per andare alla piattaforma non si aspettava di trovarci Blaine.

Il ragazzo, nel frattempo, si era girato di nuovo verso Kurt e stringeva nelle mani una garza bianca.

Prese delicatamente il mento di Kurt in una mano, e avvicinò il viso al suo, per poter studiare meglio il taglio.

Alzò la mano che teneva la garza, e con un espressione concentrata, tamponò la ferita.

“Ahi” sussultò Kurt al contatto con la superficie ruvida.

Blaine sussurrò uno scusa ma continuò imperterrito a lavorare sulla fronte di Kurt con  gentilezza.

Kurt si perse ad osservare i lineamenti di Blaine, fece scorrere lentamente lo sguardo sulla mandibola, tesa per lo sforzo di non fare movimenti troppo bruschi, sulle sopracciglia contratte, e sugli occhi socchiusi contornati da piccole rughe d’ attenzione.

Kurt si ritrovò a pensare che avrebbe potuto osservare quel viso per il resto della sua vita, perché, davvero, ne amava ogni singolo tratto.

Era talmente preso dallo studiarlo che si accorse solo dopo molto tempo che Blaine non gli stava più pulendo la ferita, ma che si era fermato, la mano che si era spostata sulla sua guancia.

E tutto ciò che Kurt scoprì di voler fare in quel momento era avvicinarsi all’ altro e saggiarne le morbide labbra che ormai erano tanto vicine, e non si fermò neanche a pensare a quella nuova scoperta, al fatto che forse fosse attratto da Blaine in quel modo, tutto ciò a cui riusciva a pensare era a come fosse facile muoversi più vicino all’ altro ragazzo, gli occhi fissi in quelli nocciola davanti a lui.

Ma era tanto facile avvicinarsi, tanto quanto lo era allontanarsi. Cosa che fece improvvisamente Blaine scuotendo la testa e mormorando qualcosa di incomprensibile, negli occhi un’ espressione che sembrava supplicare Kurt di capirlo.

Kurt rimase fermo un secondo, non avendo ancora processato che cosa fosse appena successo, ma non ebbe il tempo di girarsi ed andarsene via a soffocare la sua umiliazione in camera, che Blaine si voltò di scatto  lo strinse.

Lo strinse forte, tra le sue braccia, e poggiò la sua testa sul suo collo, inspirandone fortemente in profumo.

“Ti voglio così bene, Kurt” disse con voce rotta da dei singhiozzi dei quali il soprano non comprendeva il significato.

Tuttavia si arrese al corpo che stava tra le sue braccia, così esposto e fragile, e cercò di calmarlo disegnando ampi cerchi sulla sua schiena.

“Lo so Blaine, lo so” gli sussurrò nei capelli, prima di baciargli la fronte e farlo stendere sulle assi.

Non passò tanto che il ragazzo si addormentò fra le sue braccia.

Kurt si alzò lentamente, cercando di non far movimenti bruschi o rumori troppo forti, e si diresse verso la scaletta guardando Blaine per un’ ultima volta.

“Credo di volerti bene anch’io.”

 

 

BluCannella

Sorpresa!

Ho aggiornato un poco prima di quanto avevo detto :)

Beh, che dire, donzelle?

 

“BluCannella aveva un sogno. Quel sogno era avere dieci recensioni per un capitolo. Ecco. Me l’avete rovinato, ne ho ricevute undici! Non ne fate una giusta, però eh!”

 

Daaaaaaaaaaaaai che SCHERZO!

Non avrei mai creduto di poter raggiungere un traguardo del genere, lo giuro, e se ce l’ho fatta è stato grazie a voi, quindi GRAZIE! A voi che spendete un po’ del vostro tempo prezioso per recensire il misero lavoro di una misera ragazza!

:D

Mi avete fatto piangere..

Beh, che altro dire?

Ah, già.

Io AMO Wes e David, hanno dei nomi che ispirano simpatia, ergo: ho deciso di inserire anche loro nella storia! (E nel prossimo capitolo ci saranno addirittura di più!)

Per quanto riguarda Kurt e Blaine.. 

Klaine will happen, lo giuro, bisogna solo aspettare, non posso mica farli baciare al capitolo quattro, no?

Ma tranquilli che ho già tutto programmato, ricordate: “la pazienza è la virtù dei forti!”

Oh, ecco perché non riesco a sollevare neanche una mosca morta.

Ah, stai zitta!

Bah, oggi sono un po’ più strana del solito, chiedo perdono.

Comunque, passiamo a cose serie: spero che il capitolo vi sia piaciuto, mie care (o cari?)

E vi ringrazio ancora infinitamente per il supporto che mi state dando!

Ci vediamo Lunedì!

Bien, il commento stupido di BluCannella è finito, andate in pace.

:D

Ah, scusate, continuo a dimenticare cose :/
Mi è venuta in mente una One Shot riguardo a come Blaine trova i nomi per i suoi animali,non è ancora scritta, ma l'idea che ho è piuttosto demenziale, già.

Che ne direste?

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Capitolo 6
*** Capitolo sesto ***


capitolo sesto
Capitolo sesto

Kurt trovò in Wes e David due ottimi amici.

Poteva parlare con loro quando Blaine era occupato a fare cose sfaticanti e quando Burt Finn e Carole partivano per escursioni lasciandolo da solo all’ agriturismo. (Non che gli dispiacesse, anzi, delle volte era lui stesso a chiedere di poter restare lì.)

Quei due tuttavia, continuava a ripeterselo, avevano davvero qualcosa di famigliare, se non di sospetto.

Infatti non erano state poche le volte in cui Kurt li aveva beccati a parlare fitto fitto lanciando occhiate di sbieco a Kurt, o ad intavolare discussioni con Blaine di nascosto, oppure ancora ad iniziare delle frasi ed a lasciarle a metà, le mani sulla bocca e delle espressioni terrorizzate in volto.

Per quanto riguardava il suo rapporto con Blaine, nulla era cambiato da quella notte sulla piattaforma.

Blaine era sempre il solito Blaine, solo che più freddo e meno allegro di quanto lo era stato gli ultimi giorni.

Kurt attribuiva la causa di un comportamento del genere al suo orgoglio ferito, probabilmente il fatto che il soprano lo avesse visto piangente non contribuiva a mantenere in piedi la sua immagine da uomo duro e tutto d’un pezzo.

Kurt, d’altro canto, stava passando anche lui un periodo piuttosto difficile.

Ammettere che forse, e con forse si intende forse, poteva essere attratto da Blaine era una cosa, conviverci era un’ altra.

La verità era che aveva decisamente scelto il ragazzo sbagliato per il quale prendere una stupida cotta.

Perché, si chiedeva sconsolato, non si poteva essere infatuato di un bel nerd che stava sempre chino sui libri e che indossava i maglioni della nonna talmente sformati che gli nascondevano il corpo?

Perché?

E invece no! Kurt doveva fare sempre il complicato, ed era andata a finire che l’oggetto dei suoi pensieri era un bel ragazzo con un sedere da favola e che andava in giro vestito con pantaloni e magliette strettissime, sempre impregnato di goccioline di sudore che gli rendevano la pelle lucida e che-

Come volevasi dimostrare.

Kurt non riusciva a tenere a bada gli ormoni, ora che erano stati sfoderati.

Ed un altro problema, ultimo ma non per importanza, era che non sapeva davvero che cosa volesse.

Delle volte doveva farsi fisicamente del male per non correre incontro a Blaine e passare del tempo con lui, delle altre, appena lo vedeva scappava via per la troppa vergogna o la paura di non riuscire a controllare i suoi- ehm- bisogni.

Comunque, un po’ di giorni erano ormai passati dall’ ultima volta che aveva chiacchierato con Blaine, era infatti arrivato il periodo alto della stagione, e Blaine era occupato ad aiutare Grace con i clienti ed a lavorare nelle stalle.

Kurt era stato molto tempo con Kathy, avevano chiacchierato insieme dell’ ultimo numero di Vogue o semplicemente dei rispettivi Hobbies, e, come detto in precedenza, ne aveva passato molto anche con Wes e David.

Era proprio con loro che, in quel momento, si trovava steso sotto un albero dietro le stalle a chiacchierare allegramente.

“-Linda mi ha lasciatooo!” si lamentava Wes ad alta voce, singhiozzando sulla spalla dell’ amico che lo guardava con un espressione dispiaciuta.

Forse non proprio allegramente.

“Su, Wes” iniziò David con la faccia concentrata per cercare qualcosa da dire “In fondo non ti merita!”

“D-d-dicono t-tuutti così!” ululò Wes in preda al dolore. “Sono s-solo frasi fat- fatt-e, non-non lo p-pensi davvero, p-perché non mi dici la v-verità?”

“Beh” ammise David incerto “Forse se avessi fatto qualche passo in più-“

“Daaaavid!” pianse ancora più forte l’altro “Ma sei mio amico o c-osa? Non devi dirmi l-le cose così diret- diret-tamente, usa un po’ più d-di frasi fatte che m-mi faccian- faccian-o star me- me-glio!”

David guardò l’amico con un ‘ espressione stralunata.

Kurt, nel frattempo, osservava la scena divertito e si stava insistentemente mordendo la mano per trattenere le risate.

David gli lanciò un’ occhiata supplicante, che diceva chiaramente ti-prego-aiutami-non-so-che-fare!

“Beh, Wes” iniziò quindi il soprano “Vedila così, tu sei un tiramisù, ed a lei il tuo tiramisù non piaceva. Probabilmente perché aveva troppe- mandorle?”

“Razzista” sussurrò Wes.

“Non in quel senso, Wes!” esclamò Kurt esasperato “Facciamo che aveva troppo cioccolato, va meglio?” Wes annuì compiaciuto.

“Bene” continuò il soprano “E secondo te tutti hanno gli stessi gusti di Linda? No! E’ ovvio che ci sarà qualcuno a cui il troppo cioccolato piace! Quindi stai tranquillo, prima o poi troverai quella giusta.”

Kurt finì soddisfatto. Si appuntò mentalmente di ringraziare Finn per lo spunto del tiramisù che gli aveva dato, e guardò se Wes si era bevuto quella che, Kurt si complimentò con sé stesso, aveva spacciato per una perla di saggezza, ma che in verità era solo un modo per distogliere l’attenzione di Wes dalla ragazza.

“G-grazie, Kurt” sorrise quindi l’altro “I-Infondo non t-tutti sono dei b-b-buongustai, no?”

“Esatto!” esclamò Kurt contento, e la conversazione, per grazia divina verso Kurt e David, si spostò su altri argomenti più felici, come il fatto che la nonna di David avesse una forneria famosa in tutto l’Ohio.

L’Ohio?

Ma cosa-?

“Avete detto Ohio, per caso?” chiese Kurt stupito.

Il due ragazzi davanti a lui si guardarono spaventati, gli occhi si spalancarono, ed iniziarono a balbettare.

Qualcosa non quadrava.

“Ohio?” iniziò David simulando nonchalance “Cos’è? Una malattia? E’ per caso parente del Va-Ohio-lo? O forse-“

“Ohio lo stato, David! Ma quanto sei stupido?” lo corresse Wes, poi si schiaffò in fronte perché si era appena tirato la zappa sui piedi.

“Allora?” li incitò Kurt insospettito.

“Sì, ehm-“ iniziò David “Mia nonna è dell’ Ohio, cioè, in verità io e Wes veniamo dall’ Ohio, ci siamo conosciuti- in un campo scuola qui in Tennessee, con Blaine.”

“Oh” disse Kurt “Mi sembravate famigliari-“

I due ragazzi sbiancarono.

“Non ci siamo mai visti.”

“No.”

“Mi ricorderei di una faccia così brutta, Kurt”

“Ehi, Kurt, mi hai fatto male!”

“Lo diceva Blaine che eri una tigre!”

“AHI! Ma la smetti?”

“A che scuola andavate?”

“Dalton” risposero in coro i due ragazzi, sempre orgogliosi di mostrare le proprie origini. Poi si diedero degli stupidi di nuovo perché, com’è che facevano a cascarci sempre?

“Ho gareggiato contro il glee club della Dalton!” Esclamò Kurt estasiato, “voi cantavate?”

“Sì”

“No”

“Ehm” iniziò David “Volevamo dire che sì, cantavamo, ma non ci piaceva-“

“Già” confermò Wes con una faccia teatralmente disgustata “Uno schifo-“

“Per fortuna che c’era B-“

“BOURBON!” Wes interruppe David al momento giusto. “Chi ha voglia di Bourbon?”

Kurt cercò di riportare l’argomento sulla Dalton ma i due non sembravano volerne sapere, di parlarne, e quindi per un’ oretta tornarono a parlare di come Teen Vogue per certi versi fosse migliore del Vogue originale.

 

 

Passato un po’ di tempo da quando quella strana conversazione era avvenuta, Wes si era profondamente addormentato, e, poggiato ad un albero di schiena, uno stelo d’erba in bocca, ed un cappello di paglia in testa, Kurt si ritrovò a pensare che sembrava proprio a suo agio in quel posto.

Kurt e David, invece, si erano spostati un poco e si erano avvicinati ad una pozza d’acqua lì vicino.

David stava giocherellando a lanciare sassi piatti sul filo dell’ acqua per farli rimbalzare, e Kurt si annotò mentalmente di farselo insegnare perché, al momento, tutto quello che sapeva fare era attentare alla vita di qualcuno per colpa della sua scarsa  mira.

“Blaine è un bravo ragazzo” disse improvvisamente David.

“Lo so” rispose Kurt, preso alla sprovvista.

“E ti vuole bene.”

“Lo so” rispose di nuovo Kurt.

“Davvero?” si girò verso di lui David, sorpreso.

“Me l’ha detto” sorrise Kurt. Poi ripensò al fatto che dopo quel momento tutto era diventato più difficile, che i suoi rapporti con Blaine si erano raffreddati parecchio. “Anche se sembra averselo rimangiato.”

“Credimi” disse David prima che Kurt aggiungesse altro “Non lo ha fatto.”

Kurt annuì solamente e tornò a guardare il lago.

Ed ora perché David si comportava in quel modo?

“E’ molto fragile” continuò poi David “Ne ha passate tante durante la sua vita, Kurt. Si merita un po’ di allegria, una volta tanto-“

“Perché mi stai dicendo questo, David?” lo interruppe bruscamente guardandolo negli occhi.

“Perché tu sei quello che può fargliela provare, quest’ allegria.”

Poi si alzò e, con un sorriso, si voltò verso l’albero dove stava steso Wes.

Kurt giurò di aver sentito David sospirare e pronunciare qualcosa sottovoce.

Non hai la più pallida idea di quanto.

 

 

Kurt stava mangiando con la sua famiglia nel ristorante dell’ agriturismo.

Carole e Burt stavano raccontando felici di un molo abbandonato che avevano  scoperto durante una delle loro passeggiate, e Finn si era intromesso chiedendo se gli avrebbero comprato le magliette che recitavano “Salva il tuo stomaco dai salumi, salva i maiali!” suscitando un attacco di riso da tutto il tavolo.

“Uffa” sbottò offeso “Qui nessuno sembra mai prendermi sul serio!”

“Oh”esclamò Carole sia dispiaciuta che divertita “Non preoccuparti, caro, vedrai che qualcuno, prima o poi, capirà quello che hai da dire. E’ solo che non è il posto esatto, sai? I salumi sono praticamente il piatto tipico qui.”

“Ed infatti non dovrebbero esserlo!” esclamò il ragazzo indignato.

“Finn-“ iniziò con fare conciliante Kurt, ma fu interrotto dallo sbattere della porta della sala e da una voce da lui ben conosciuta.

“Kurt!” Blaine stava correndo verso di lui, con un’espressione luminosa in volto. “Kurt, vieni, ti devo far vedere una cosa!”

Mezza sala si girò a guardare quello strano individuo sporco di terra che correva impaziente verso un tavolo al centro, e lo stesso fece la famiglia di Kurt, che guardò il ragazzo ricciolo stralunata per poi fissare insistentemente il soprano, che ora era leggermente arrossito.

“Blaine?” chiese esitante, alzandosi.

Ma il ragazzo non aggiunse niente  a quello che aveva detto, al contrario gli afferrò la mano e lo trascinò con sé verso l’entrata, sotto gli sguardi esterrefatti di Finn e Carole e quello infastidito di Burt.

“Ehi- ma-“ provò a chiedere Kurt “Che cosa-“

“Vodka!” esclamò il ricciolo continuando a correre.

“Mi hai strappato da un pranzo sinceramente ottimo per fare un festino alcolico, Blaine?”

“Ma no!” esclamò l’altro con ovvietà “Vodka è una pecora, sta partorendo!”

“Vodk-cos- Oh NO!” sospirò Kurt senza parole.

“Volevo solo che tu lo vedessi” disse poi Blaine con espressione speranzosa. “Credevo ti sarebbe piaciuto-“

“Ammetto di essere curioso” lo rassicurò il soprano, sorridendo.

Quello bastò al ricciolo per aumentare la velocità della corsa e raggiungere le stalle in tempo record.

Quando entrarono nel recinto delle pecore, Blaine si precipitò in un angolino e Kurt lo raggiunse, adocchiando da lontano un animale bianco rannicchiato su sé stesso.

“Vieni, Kurt, presto!” gli urlò Blaine, già accucciato accanto alla pecora, con un enorme sorriso sul viso.

Kurt lo raggiunse e si inginocchiò vicino a lui, osservando l’animale che emetteva deboli versi a causa dello sforzo.

Blaine, nel frattempo, continuava ad accarezzare il pelo ricciolo dell’ animale ed a canticchiare una strana nenia, forse più per calmare sé stesso che per calmare l’animale.

“Ma-“ iniziò Kurt curioso “Non devi fare niente?”

“In genere il parto delle pecore è naturale” spiegò Blaine tranquillo “se vedi uscire testa e zampe anteriori insieme, allora siamo a posto!”

“Ehi, Blaine!” iniziò improvvisamente Kurt “Vedo qualcosa!”

Blaine si girò di scattò, e constatò felicemente che tutto stava andando per il verso giusto.

Kurt si voltò ad osservarlo, aveva gli occhi aperti e leggermente arrossati, e sul volto un sorriso enorme. Si vedeva che era totalmente  suo agio.

Sorrise tra sé e sé e decise di tenersi quell’ immagine di Blaine, tranquillo e felice, per sempre nei suoi ricordi.

Passò ancora qualche minuto, fino a che l’agnellino non uscì del tutto, e la madre iniziò a leccarlo per pulirlo.

“E’ bellissimo” sussurrò Blaine.

Kurt annuì, e Blaine si alzò all’ improvviso per girarsi a prendere un biberon pieno di latte e voltarsi verso l’agnellino.

“La madre non può allattarlo, è malata” spiegò dispiaciuto “Quindi ci pensiamo noi, per il primi mesi di vita.”

Prese l’agnellino in braccio, ormai interamente pulito, e dolcemente gli posizionò il biberon in bocca, e, accarezzandolo e sorridendo della goffaggine del cucciolo, pian piano riuscì a fargli finire quasi tutto il liquido.

“Vuoi provare?” chiese improvvisamente a Kurt, che era rimasto lì vicino, osservandolo rapito.

“Io-“ iniziò titubante “Non sono sicuro che- non sono capace-“

Blaine però non lo ascoltò minimamente, e si sfilò di braccio l’agnellino per poggiarlo sulle ginocchia di Kurt.

Kurt, nel sentire il peso di quell’ esserino caldo ed indifeso sopra di sé, venne investito da un’ ondata di emozioni indescrivibili, e quasi strappando il biberon a Blaine, che sorrise teneramente, iniziò ad allattarlo.

Quando quello finì il latte, belò in disappunto, poi si districò velocemente dalle braccia di Kurt e corse ad accoccolarsi vicino al corpo della madre, per poi addormentarsi soddisfatto, quindi Blaine si sedette a terra stanco e si passò una mano nei capelli scompigliandoseli leggermente, Kurt lo seguì a ruota, sospirando felice.

“Sai-“ iniziò quindi il soprano, torturandosi le mani e giocando con il braccialetto che aveva al polso “Forse mi ero sbagliato.”

Blaine alzò gli occhi da terra e li fissò in quelli di Kurt, cercando di capire cosa volesse dire.

“Ecco-“ continuò “Forse non sei proprio un contadinotto rozzo e sgarbato, sì.” Blaine sorrise vittorioso “E forse- Dio ti prego perdona quello che sto per dire- anche le stalle non- non- non sono male, già.”

Si passò una mano nei capelli imbarazzato, e Blaine rise di quel gesto così delicato.

Adorava quando era imbarazzato.

“Beh” iniziò quindi il ricciolo, sentendo che era il suo turno di parlare “Forse mi sono sbagliato anch’io. Forse non sei così schizzinoso come credevo. Provincialotto però lo sei comunque, eh! Non puoi dirmi che ti piace America’s Next Top Model!”

“Ehi!” lo riprese Kurt fintamente offeso, dandogli una gomitata “Questo è ingiusto! Non puoi usare le mie confessioni contro di me! Io mi fidavo!”

Blaine nel frattempo non aveva smesso di ridere, anzi, non accennava a smettere, e ben presto anche Kurt si fece coinvolgere, e finirono entrambi a terra rotolandosi nel fieno, in mezzo ad animali puzzolenti ed in una stalla sporca, ma felici.

 

 

Quella sera, quando Kurt tornò a casa, non fu per niente stupito di trovarsi di fronte tre facce che lo scrutavano inquisitorie.

Burt era seduto sul divano ed alzò un sopracciglio alla vista del figlio, e, dopo aver guardato Carole che gli aveva annuito incoraggiante, un momento ma che stava succedendo?, chiese a Kurt di seguirlo e si diresse al tavolo della cucina.

“Papà-“ iniziò Kurt “C’è qualcosa che non va?”

“Puoi scommetterci, Kurt” rispose scorbutico Burt, gettandosi sgarbatamente su una seggiola.

“Burt!” lo ammonì la voce di Carole dal salotto “Ne abbiamo già parlato, sii delicato!”

“Va bene!” sbuffò Burt irritato, poi si voltò verso Kurt “Siediti.”

“Burt!” la voce di Carole si rifece sentire “Ma mi ascolti? Delicato!”

“Va bene, Carole, va bene!” urlò Burt in modo da farsi sentire dalla moglie in sala “Kurt, potresti sederti, per favore?”

Kurt, che aveva assistito alla scena in silenzio, obbedì al padre confusamente, non sapendo dove la conversazione sarebbe andata a parare.

“Ehm-“ iniziò titubante “Cosa vuoi dirmi, papà?”

“Questo Blaine-“ iniziò Burt con un tono che non era per niente di buon auspicio “Ti ha preso la mano.”

Oh.

Cavolo.

“Ehm- sì?”

“Ti piace?”

Mi sa proprio di s-

“NO!”

“Bene, allora io andrei.” Disse Burt sembrando sollevato, quindi si asciugò il sudore dalla fronte e poi si mosse per alzarsi, ma venne fermato, ancora una volta, dalla voce della moglie.

“Burt! Santo cielo, ma quanti anni hai? Fallo, ora!”

L’uomo fece un sospiro di rassegnazione e si risedette sulla sedia, gli occhi fissi in quelli del figlio, che ancora non capiva cosa stesse succedendo.

“Vedi Kurt-“ iniziò torturandosi le mani.

Oh. Oh.

Se Burt si sta torturando le mani, non è mai un buon segno.

“Arriva un momento, nella vita di qualsiasi persona, e sappi che se a te non arriva non devi considerarti strano, eh! Anzi, io ne sarei anche più felice perché allora non dovrei-“

“Papà-“ gli occhi di Kurt si spalancarono in avvertimento, iniziando a capire, forse, dove il padre volesse arrivare.

“No, Kurt, aspetta, devo finire” lo interruppe Burt, deciso “Dicevo- Arriva un momento in cui- e questo come cavolo lo dico? Ehm- in cui ci si trova bene- con qualcuno- con un ragazzo, magari?”

Kurt sentì le guance andare a fuoco.

Non poteva star accadendo.

Non era possibile.

Aprì la bocca per fermare il padre sin dall’ inizio, ma quello fu più veloce di lui e continuò il suo discorso.

“E poi- sì- ehm- tu ci vorrai fare delle cose, con questo ragazzo. Delle cose nel senso che-“

“Sì papà, ho capito!” lo fermò Kurt in stato di shock.

“Ecco. Quello che volevo dirti è che- non devi buttarti via al primo che capita, Kurt. Tu sei importante. E queste cose- ogni volta che le fai, vorrai farne ancora, e ancora, e ancora e-“

Papà” lo ammonì Kurt

“Sì beh, il succo è che, fai in modo di essere sicuro, ok? Io ho-“ si fermò un attimo e fece un respiro profondo “Ho comprato dei depliant, e non so la meccanica-“

Se possibile Kurt divento ancora più rosso.

“-ma questi potrebbero aiutarti, sì.”

Kurt deglutì ed afferrò in fretta i volantini che il padre gli porgeva, guardandosi intorno per controllare che nessuno stesse guardando.

“Promettimi che ci darai un’ occhiata-“

Papà” Kurt lo guardò supplicante.

Kurt!”

“Io-“

“Kurt, prometti!”

“Ok, ok prometto!” esclamò esasperato, pensando già dentro di sé a come avrebbe dato fuoco a quei volantini non appena fosse entrato in camera sua.

“E per quanto riguarda quel ragazzo-“ continuò Burt “Blaine. Stai attento.”

“Papà” la voce di Kurt ormai era stridula, “Io e Blaine non- Lui non- No.”

“Comunque sia” annuì Burt “Stai attento. E ricordati che sei importante.” e con un ultimo cenno ed una carezza sul braccio di Kurt, Burt uscì dalla cucina per ripararsi tra le braccia di sua moglie, lasciando un Kurt scioccato in piedi nel bel mezzo della cucina.

Wow, e ora come gli dico che stasera vado da Blaine?

Merda.

 

 

Fu solo dopo mille “tra noi due non c’è niente”, “Siamo solo amici”, Sì, una foto, mi deve far vedere una foto!” “Sì, di sua nonna”, “No! Non mi sta presentando come fidanzato ai suoi nonni, è solo una foto!”, “Sì, prometto che non mi darò via al primo che capita” ,“Sì, li ho letti” che Burt permise a Kurt di andare da Blaine, quella sera.

Ovviamente c’erano delle condizioni da accettare, che, per fortuna, quella volta non includevano il dover sopportare la presenza di Finn per la durata dell’intera serata, ma solo un coprifuoco poco generoso (“Assolutamente non più in là delle dieci e mezza, Kurt!”) ed un messaggio ogni ora che assicurasse al padre che tutto procedeva bene.

Quindi, dopo aver nascosto i volantini in fondo al suo cassetto più in basso, e dopo aver passato una buona mezz’ora, cosa che Kurt riteneva un progresso, a scegliere quello che avrebbe indossato, Kurt si affrettò fuori di casa e cercò di orientarsi per trovare quella di Blaine.

Gli aveva detto che era una piccola casetta come la sua, solo che più vicina alle stalle.

Girò un po’ il prato, e finalmente sembrò aver trovato quella giusta e ci si diresse in fretta.

Quando ci arrivò vicino, dalla finestra vide Blaine in cucina, immerso nella preparazione di quello che sembrava un piatto piuttosto complicato.

Sorrise quando il ricciolo si portò il mestolo alla bocca e fece finta di cantare qualcosa, improvvisando un balletto ridicolo e muovendo i fianchi a ritmo di musica, indosso un grembiule blu tutto stropicciato che lo rendeva estremamente carino.

Kurt si costrinse a distogliere lo sguardo da quella visione e si avvicinò alla porta, bussando.

“Kurt!” la voce di Blaine lo accolse felice non appena la porta si spalancò. “Entra!”

Kurt lo salutò a sua volta e poi seguì Blaine dentro la casa.

“E’ piccola” stava dicendo Blaine “Ma è giusta, per me. Kathy dorme con Zia Grace nell’ edificio più grande.”

“E’ bella” disse Kurt semplicemente, affascinato da quella casetta così piccola ma così dolce, piena di vita e di colore.

La cucina era praticamente attaccata al salotto, e si vedevano due porte, una che conduceva al bagno, e l’altra alla camera da letto.

Una piccola pianola elettrica giaceva in un angolo vicino alla TV, e le pareti erano coperte da fogli di carta sui quali erano tracciati scarabocchi di tutti i colori.

“Li hai fatti tu?” chiese ironicamente Kurt, indicando i disegni.

“Ah. Ah. Kurt, molto divertente” rispose Blaine sarcasticamente “No, sono dei miei cuginetti Tom e Alex, i figli della Zia. Verranno qui tra poco, credo.”

“Sembra che gli piaccia disegnare!” scherzò Kurt.

“Non parliamone! Disegnano talmente tanto che avrei bisogno di una stanza solo per le loro ‘opere’!”

Kurt sorrise ed insieme si diressero verso la cucina.

Alla fine era stato Kurt a chiedere di vedere la foto di cui aveva tanto parlato Blaine, un po’ per farsi perdonare il rifiuto scortese dell’ ultima volta, un po’ perché voleva una scusa per assaggiare altri di quei manicaretti che Blaine aveva dimostrato di saper cucinare al pic-nic al lago.

“Allora” iniziò scherzando “Cosa c’è sul menù, stasera?”

“Mmh” Blaine prese un tovagliolo e se lo posizionò sul braccio con un’ espressione seria in volto “Credo che il signore potrà scegliere tra pasta al basilico e pasta al basilico.

“Ah!” Kurt si finse pensieroso “Che ardua scelta! Credo che opterò per la pasta al basilico!”

“Ottima scelta!” sorrise Blaine, poi si avvicinò al tavolo e spostò la sedia per far sedere Kurt con un inchino.

Kurt rise, e la cena passò tra i complimenti di Kurt per la fantasticità della pasta, discussioni riguardo artisti musicali vari, battute velate, e le risate divertite di Blaine quando Kurt gli raccontò del discorso che suo padre gli aveva fatto quel pomeriggio.

Finito di mangiare, Kurt aiutò Blaine a lavare i piatti, ed alla fine si trovarono entrambi zuppi con in piatti ancora da lavare impilati nel lavandino e due sorrisi divertiti in viso.

Blaine mostrò a Kurt la foto della nonna, Kurt prima si prese uno spavento, poi cadde a terra per le troppe risate insieme a Blaine.

Improvvisarono un duetto alla pianola, sulle note di una filastrocca stupida che avevano entrambi imparato all’ asilo, e giocarono ad indovina chi? per il resto della serata.

Quando arrivarono le dieci e mezza, Kurt si accorse che il tempo era scivolato via senza che se accorgesse.

Si stiracchiò lentamente ed annunciò a Blaine che era ora che se ne andasse.

Il ricciolo emise un borbottio di protesta ma si alzò ed accompagnò Kurt alla porta e poi sotto il portico.

“E’ stata una bella serata-“ iniziò Kurt sorridendo “Ti ringrazio-, com’era?,  o grande cuoco?”

“Kurt, non fare finta di scordartelo, si dice o fantastico cuoco che cucina piatti fantastici e che è fantastico anche lui.”

“E modesto, aggiungerei” sorrise Kurt.

“Anche quello, sì” confermò Blaine.

Kurt si osservò i piedi e si torturò le mani per un tempo che sembrò infinito.

“Beh” iniziò quindi, sentendosi improvvisamente nervoso, “io devo davvero andare ora,  perché sennò mio padre si arrabbia e mi stritola ed io finisco male, senza contare che potrebbe venire qua a controllare e sarebbe una cosa molto imbarazzante perché mio papà sa essere decisamente imbarazzante e non vorrei mai-“

“Sei adorabile quando straparli” lo interruppe Blaine guardandolo affettuosamente. Si accorse solo dopo di quello che aveva detto, e, con un espressione di puro orrore in volto si affrettò a dire qualcos’altro per rimediare “Oh, scusa- Questo era- del tutto inappropriato, io sono un cretino, è che non ci penso, e delle volte le cose mi escono così, è- è solo che tu eri così-“

“Sei adorabile anche tu, quando straparli” sorrise Kurt interrompendolo. “Dormi bene, Blaine”

Poi si voltò e si diresse verso la casetta, visto che, se fosse rimasto qualche secondo di più, era sicuro che sarebbe saltato addosso a Blaine e l’avrebbe baciato lì, sotto quel portico.

 

 

BluCannella

Questa volta ci rinuncio addirittura a scrivere in blu, perché tanto appena pubblico mi torna nero :(

Buondì a tutti!

Grazie mille, ancora, per essere così gentili e per lasciarmi delle recensioni fantastiche che mi fanno sciogliere!

Vi prometto che tra poco sarete ricompensati per la vostra gentilezza, indovinate infatti che scena sto scrivendo in questo momento? (Sono un attimo avanti con i capitoli, ma tranquilli, non troppo, è il capitolo dopo il prossimo! E qui mi zittisco perché parlo sempre troppo ;D)

Già, proprio quella scena!

Ok, oggi ho delle comunicazioni per voi, donzelle e donzelli? (Se ce ne sono)

                               1.      Mi spiace dire che dopo Giovedì me ne andrò in vacanza per una settimana, che vacanza non sarà per niente visto che sarà una settimana in montagna a cucinare per un migliaio di pargoli affamati e cattivi, (Però ho appena ordinato “The land of stories”, il libro del nostro amatissimo Chris, quindi avrò qualcosa che mi distoglierà dalla voglia di suicidio che sicuramente avrò!)

E, dicevo, durerà una settimana, quindi mi spiace ma non avrò possibilità di aggiornare quella settimana, ma posso promettervi che quando tornerò, lo farò con una bella scena ;)

(Basta spoilerare, cretina!)

 

                        2. Mi scuso in anticipo, ma visto che ho un sacco di cose da fare in questo periodo tornerò ad aggiornare una volta a settimana, mi sa il Lunedì, essendo che poi vado di nuovo in vacanza e poi parto per la Cina! (Anno di scuola all’ estero, *_____* non vedo l’ora!)

Quindi mi spiace se gli aggiornamenti saranno un po’ più rari, ma non preoccupatevi perché non smetterò di scrivere! PROMESSO

Bien, e qui finisco le informazioni di servizio.

Ammetto che questo è stato un capitolo di passaggio, sul serio, ma non vedo l’ora di farvi leggere il prossimo capitolo, perché da lì le cose inizieranno a muoversi nella giusta direzione, yayyyyyyyyyy!

Comunque, in questo capitolo abbiamo avuto la chiacchierata con Burt :)
A proposito, non l'ho fatta proprio uguale, Kurt è più grande, e Burt è un po' irritato perchè lo vede sempre intorno a Blaine, quindi è per questo che si comporta così (Non volevo farlo OOC)

Poi, si lascia la questione del "fidanzato di Blaine" in sospeso, lo so, ma sarà riportata a galla nel prossimo capitolo

Ed infine, la One-Shot!
Che bello vedere tanta gente che la richiede, vi adoro!
Sarà su a breve, anche se mi sto dedicando di più ai capitoli della storia, visto che questi ultimi saranno belli pienotti :)

:D

Bene, scusate per la nota chilometrica

Un abbraccione

BluCannella

 

Oh, cheppalle, odio firmarmi BluCannella, mi sa tanto di scrittrice fallita.

Marta

Lo ammetto, è il mio nome.

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Capitolo 7
*** Capitolo settimo ***


capitolo settimo

Innanzitutto diamo il benvenuto alla mia nuovissima beta Tallutina.

Grazie mille cara, davvero, sei fantastica.

(Wow, non ho mai avuto una beta O.o)

 

 

 

 

 

Chi mai amò che non abbia amato al primo sguardo?

                                                                                 Christopher Marlowe

 

 

 

Capitolo settimo

 

 

 

I'ma get your heart racing
In my skin-tight jeans
Be your teenage dream
Tonight

 

Piedi.

Perché dovevano essere così dannatamente coordinati quegli Warblers?

Come cavolo facevano a muovere i piedi in quel modo così perfetto?

Kurt si torturò le mani nervosamente e cercò in tutti i modi di spostare i suoi pensieri su qualcos’ altro che non fossero i loro rivali o era sicuro che avrebbe vomitato.

Era il primo anno che le New Directions dovevano competere contro di loro e di certo non si aspettavano che fossero così bravi.

Kurt si diede mentalmente dello stupido per non aver ascoltato Puck ed essere andato a spiarli per farsi un’idea di come fossero.

E il solista?

Perchè cavolo doveva essere così bravo anche lui?

Kurt pensò che doveva essere qualcosa che mangiavano, non c’era spiegazione per quel distillato di bravura che si ritrovava davanti agli occhi.

E poi, Kurt doveva ammetterlo, era decisamente carino, con quei capelli biondi scompigliati e con quei bellissimi occhi color cioccolato.

Michael, gli sembrava si chiamasse.

Promise a sé stesso che si sarebbe informato.

I ragazzi fecero una mossa complicata con la coreografia ed il pubblico eruttò di felicità.

Erano fregati.

Kurt ormai lo dava per scontato: non c’era speranza che vincessero le New Directions.

Fece scorrere lo sguardo su tutti i componenti del gruppo, ma di alcuni riusciva a vedere poco o niente.

Vide una testa nascosta in un angolo, di un ragazzino che probabilmente aveva la sua età e sentì un moto di dispiacere pervaderlo, sapendo come ci si sentiva a stare sempre sul fondo mentre qualcun’ altro faceva gli assoli migliori.

Certo che, mio caro, potresti anche metterti un po’ meno gel, eh?

Tanto i tuoi ricci si notano comunque.

 

Let you put your hands on me
In my skin-tight jeans
Be your teenage dream
Tonight, tonight, tonight..

 

 

Kurt si risvegliò sudato, quella notte  e cercò insistentemente di ricordarsi il sogno strano che lo aveva fatto alzare così bruscamente.

Quando si arrese all’ evidenza che non gli sarebbe mai tornato in mente, si rigettò sotto le coperte e pregò con tutto sé stesso di riuscire a riaddormentarsi, nonostante quel trattore di fratello che dormiva accanto a lui.

 

 

Ormai era passato un mese dall’ inizio delle vacanze della famiglia Hummel-Hudson, e Kurt era stupito da come tutto stesse andando bene e da quanto si stesse divertendo.

Wes e David erano tornati in Ohio con la promessa che avrebbero fatto di tutto per tornare il mese che sarebbe venuto, Blaine era finalmente libero dagli incarichi che l’arrivo dell’ alta stagione aveva comportato, lui e Kurt passavano sempre più tempo insieme, o alla cascata, o al laghetto, oppure semplicemente l’uno a casa dell’ altro a guardare vecchi musical ed a canticchiare canzoni insieme e Kathy si era fatta viva più spesso, rivendicando dei diritti sull’ amicizia di Kurt e volendo passare anche un po’ di tempo con lui.

Quindi, in quel momento, i due stavano passeggiando nel prato e Kurt stava raccontando a Kathy di ogni singolo membro delle New Directions.

“- e poi c’è Santana” stava infatti dicendo “Lei ha una cotta per Brittany e-“

“No aspetta” lo fermò Kathy spalancando gli occhi “La Brittany che si è fatta tutti gli uomini della scuola?”

“Sì, esattamente lei! Lei è una ballerina magnifica. Certo, se la senti parlare non è che tu venga illuminato dalla sua intelligenza, ma è simpatica a modo suo.”

“Wow” rise Kathy spalancando gli occhi “Questo è-“

“Già” confermò Kurt ridendo.

Continuarono a camminare  tranquilli, mentre il sole del pomeriggio scendeva ed il cielo andava scurendosi.

“E mi hai detto che andrai a New York?” chiese quindi curiosa la ragazza.

Kurt annuì felice al solo pensiero e Kathy fece un’espressione sognante.

“Ah, vorrei tanto venirci anch’io! Un giorno me ne andrò dal Tennessee, lo giuro. Ma è sempre meglio il Tennesse dell’ Ohio. Insomma, quando abitavamo lì-.”

“Cosa?”  Kurt spalancò gli occhi ed un po’ di saliva gli andò di traverso per la notizia, facendolo tossire, rosso in viso. “Abitavate in Ohio?”

Era sicuro che Blaine gli avesse detto di essere originario del Tennessee.

Perché avrebbe dovuto mentirgli sul posto in cui era nato?

“Certo!” esclamò Kathy guardando curiosa il soprano “Non lo sapevi?”

“Io non- Blaine mi ha detto che- No. Non lo sapevo”

“Oh” Kathy sembrava non sapere cosa stese succedendo. “Non capisco perché ti abbia taciuto una cosa del genere. E’ vero che ce ne siamo andati in modo non proprio felice-”

“Come?” chiese Kurt di getto, senza neanche fermarsi a pensare alla scortesia di quella domanda.

“In verità non mi ricordo molto bene.” Iniziò Kathy persa nei suoi pensieri e tutto ciò che voleva fare Kurt era scuoterla ed implorarla di andare avanti, perché voleva sapere, dannazione,  perché Blaine gli avesse mentito su una cosa del genere.

“So solo” continuò la ragazza dopo poco “Che i miei hanno urlato contro Blaine per tanto, tanto tempo.” La sua espressione era triste e si stropicciò gli occhi, forse per far andare via le immagini che le venivano in mente al pensarci.

“Ti ricordi perché?” chiese di nuovo Kurt, la confusione che lo stava bruciando.

“Papà e Blaine litigavano tanto” iniziò con espressione concentrata nel ricordarsi. “Era un brutto periodo. Credo ci fosse qualcuno che Blaine vedeva, forse, che ai miei non andava bene. Poi mio papà ha ricevuto un offerta di lavoro qui e ci siamo trasferiti. Mi spiace” concluse con un sospiro “Non so dirti di più.”

Kurt sorrise tranquillizzandola, “Ti ricordi a che scuola andava Blaine?”

“Dalton” sorrise la ragazza tra sé e sé “Era un malato di quella scuola, credo che se la sarebbe sposata se avesse potuto-“

Si girò per guardare Kurt ma si accorse che il ragazzo era già lontano e stava correndo in direzione della casetta di Blaine.

Perché?

Perché diavolo gli aveva mentito sulla Dalton? Perché?

Gliel’ aveva detto a chiare lettere che non la conosceva, e Wes e David avevano fatto lo stesso!

Kurt si era illuso che potessero essere amici, lui e Blaine, e forse, in un roseo futuro, anche qualcosa di più, ma come potevano esserlo se tutto ciò che gli aveva raccontato Blaine era una bugia?

Giunse davanti alla porta della casa di Blaine con i polmoni che gli bruciavano per lo sforzo e le guance rosse per lo sferzare del vento durante la corsa.

Salì i gradini, arrivò sotto al piccolo portico e si affrettò a bussare con tutta la forza che aveva in corpo.

Nessuno rispondeva.

Ci riprovò ancora, e ancora, e ancora, ma niente, nessuno rumore, nessun accenno di vita dall’ interno.

Diede un altro colpo, stavolta più leggero, vista la fatica dei precedenti sforzi e d’improvviso la serratura della porta fece “clic” e si aprì.

Kurt controllò l’interno, ma non c’era nessuna traccia di Blaine.

Fantastico, gli aveva sfasciato la serratura.

Beh, lui gli aveva mentito riguardo alla sua vita, almeno erano pari.

Si addentrò nella casa per vedere se magari era in camera ad ascoltare un po’ di musica così da non aver sentito il bussare, oppure in doccia, ma vide che entrambe le stanze erano vuote.

Stava giusto per girarsi ed uscire dalla doccia, quando qualcosa nella stanza catturò la sua attenzione.

Ora capiva perché Blaine era sempre stato eccessivamente nervoso quando Kurt si avvicinava a quella porta.

Sul comodino a fianco del letto, c’era una piccola cornice d’argento, che faceva da contorno ad una foto a colori un po’ sfuocata.

Di Kurt.

Di Kurt in Ohio.

Kurt si avvicinò a bocca aperta, le gambe che gli tremavano e gli spalancati in confusione.

Prese in mano la cornice, e notò che le sue mani non riuscivano a stare ferme, tanto che più volte l’oggetto gli cadde sul letto lì vicino.

Scarabocchiata sulla base della carta c’era una scritta in pennarello nero.

Una data che corrispondeva a circa ad un anno e mezzo prima ed un frase di una canzone che Kurt conosceva bene.

My heart stops when you look at me.

Kurt lasciò cadere la cornice, che atterrò sul pavimento con un tonfo poco promettente, e Kurt si costrinse a sedere sul letto perché le gambe non lo reggevano più.

Cosa voleva dire tutto quello?

Si voltò verso il comodino e, senza pensare a quanto sconveniente fosse quello che stava per fare, iniziò a rovistare in mezzo  tutte le cianfrusaglie che giacevano sparpagliate nei cassetti.

Quando arrivò a quello più in fondo notò un album scuro, dalla copertina rovinata e piena di graffi, e velocemente lo estrasse e lo aprì famelico.

Quello che vide lo lasciò senza parole.

 

 

20 aprile 2010

“Come ogni anno i Cheerios, il gruppo di Cheerleader conosciuto in tutti gli Stati Uniti, capitanato dalla fantastica Sue Sylvester, hanno vinto la competizione tra le squadre di Cheerleader provenienti da tutto lo stato.

Si sono ritrovate qui a New York, infatti,  più di cento squadre, ma solo i Cheerios hanno avuto l’onore di sollevare la coppa della vittoria.

“ Alla faccia tua, Schuester” è tutto quello che dice l’allenatrice alle telecamere “Ora muovi quelle chiappe che ti ritrovi sul mento e prova a fare di meglio!”

La squadra si è esibita in quattro numeri mozzafiato, ed ha chiuso con un medley di Celine Dion di quattordici minuti e mezzo in francese, cantato dalla voce-scoperta Kurt Hummel, anche lui nella squadra del McKinley.”

 

 

Il nome di Kurt, sull’ articolo di giornale stropicciato ed incollato su una delle pagine, era sottolineato più e più volte.

Kurt sentì un’ ondata di non sapeva che sentimento- panico forse?- stringergli lo stomaco, ma continuò a voltare le pagine febbrilmente, alla ricerca di qualcos’ altro.

Quello che lo colpì quella volta, fu una pagina scritta a mano, con in testa la stessa data che era stata scarabocchiata nella foto nella cornice.

 

 

9 Novembre 2010

Non credevo che i negozi di dischi potessero essere dei posti così perfetti.

O perlomeno, non credevo che fossero i posti perfetti per incontrare gente perfetta.

Di sicuro, lui, perfetto lo era.

Non so neanche come si chiami, so solo che ha due occhi il cui colore è quello del più bello dei “non ti scordar di me”.

E mi pare ovvio che, di lui, non mi scorderò facilmente.

Stava guardando tra la sezione dei musical.

Musical!

Credo di averlo amato, in quel momento.

Gli ho fatto una foto.

Ed ora è accanto al mio letto.

La foto, non lui.

Purtroppo.

Sono un cretino, non è vero?

Non lo conosco neanche.

Forse dovrei buttarla, quella foto.

Effettivamente non gliel’ho neanche chiesto, se potevo farla.

E’ così bello.

Non ho avuto il coraggio di parlargli.

Volevo far finta che mi cadesse una biro lì vicino, così magari mi avrebbe aiutato a raccoglierla.

L’ho fatto.

Ma la biro è caduta lontano da lui.

Non ha neanche alzato lo sguardo.

Sono un cretino, di nuovo.

Ma non credo che riuscirò a liberarmi di quella foto.

No.

E’ solo che…

 

 

Che cosa?

Che COSA?

Kurt osservava la pagina con gli occhi spalancati, cercando di andare indietro nel tempo, cercando di capire che cosa fosse successo in quel lontano giorno la cui data era scarabocchiata in fretta sull’ alto della pagina.

Davvero Kurt non lo aveva notato?

Per niente?

Cercava, si sforzava, di trovare un segno, un ricordo, qualcosa, che gli dicesse che sì ,aveva già visto Blaine, ma niente sembrava aiutarlo.

Che ti è successo, Blaine?

 

 

2 Dicembre 2010

La foto è ancora lì sul comodino.

 

25 Dicembre 2010

Wes e David sono venuti a casa mia oggi.

Ho pensato che, magari, visto che i miei avrebbero passato il Natale in uno dei loro soliti galà del cazz- cavolo, magari avrei comunque avuto la possibilità di vivere un Natale felice.

Quindi ho chiamato i miei migliori amici e, nel pomeriggio, mi hanno raggiunto.

Abbiamo mangiato tante patatine.

Abbiamo guardato un film, ed ammetto di averlo commentato tutto il tempo perché era davvero orribile.

A volte mi chiedo come quei due possano ancora essere miei amici.

Poi Wes ha chiesto di andare in bagno.

E’ tornato con la foto del ragazzo con gli occhi azzurri  in mano.

Mi ha chiesto cosa fosse.

Gliel’ho detto.

Mi ha detto che lo conosce, o, perlomeno, sa come si chiama.

Kurt.

E’ il più bel nome dell’ universo.

 

 

17 Febbraio 2011

Kurt va al McKinley.

E’ a Lima.

Non è lontano.

Sì, è lontano.

Ma in fondo poteva anche andare peggio, no?

Sì, poteva essere un turista europeo, per esempio.

Ma nel mio piccolo mondo, in quello in cui le possibilità che ho sono quelle di uno studente al penultimo anno di liceo, allora è lontano.

Lo vado a  trovare.

E’ deciso.

Sì.. e poi che gli dico?

“Ehi ciao, senti, lo so che sembrerò uno stalker, e lo sono, in effetti, ma ti ho visto in un negozio di dischi ed eri dannatamente carino, ed ho una tua foto vicino al letto, ed un diario in cui tengo tutto ciò che trovo si di te, vuoi uscire?”

No.

Non è il massimo.

Credo che aspetterò, magari ho fortuna.

 

 

18 Febbraio 2011

Odio aspettare e odio la fortuna

 

 

20 Febbraio 2011

Davvero, non scherzo.

Odio la fortuna e lei odia me.

 

 

1 Marzo 2011

Forse non mi odia davvero tanto.

No, non mi odia per niente.

GAREGGEREMO CONTRO IL GLEE CLUB DEL MCKINLEY!

Vuol dire che ci sarà anche Kurt.

Non potrei essere più felice.

Quasi quasi perdo apposta.

Il suo sorriso quando vincerà farà vincere anche me.

 

 

15 Marzo 2011

Ho buttato via la foto dal comodino.

Siamo andati alle regionali, oggi.

Non ero il solista.

L’ho scelto io.

Ho avuto paura che lui mi vedesse.

Ho avuto paura che lui capisse che tipo di ragazzo problematico sono.

Uno che ha una famiglia che non lo ama.

Uno che ha una sorella perfetta che, nonostante gli voglia bene, gli porta via l’affetto dei genitori.

Uno che la notte piange.

Uno che ama Katy Perry e che è troppo impegnato a trovare un senso alla sua vita per andare oltre alle canzoni della Top 40.

Uno come me.

 

 

Kurt sentì delle lacrime silenziose scivolargli sulle guance e gli occhi farsi gonfi.

La verità era che non sentiva niente.

Solo un dolore sordo alla testa, che continuava a pulsargli come se fosse sotto una pressa.

Non capiva, c’era troppo da assimilare.

Era spaventato.

Ma, più di tutto era arrabbiato.

Arrabbiato con i genitori di Blaine per avergli reso la vita così un inferno, ed arrabbiato con Blaine per averglielo lasciato fare.

Quello che non sapeva era che, quello che avrebbe letto poi, era ancora peggio.

 

 

11 Maggio 2011

Tennessee.

I miei non mi hanno neanche lasciato finire l’anno alla Dalton.

La scusa ufficiale è che papà ha ricevuto un’ offerta di lavoro.

Non è vero.

La verità è che ha usato la sua rete di conoscenze altolocate che gli hanno permesso di trovare un lavoro fruttuoso in uno studio legale qui nel Tennessee.

Lo odio.

Lo odio, caz.

Oh, vaffanculo all’ educazione che quel figlio di puttana mi ha sempre insegnato.

C.A.Z.Z.O.

E tutto perché?

Perché ha letto il diario ed ha capito che sono davvero gay.

Come se il mio coming-out fosse stato uno scherzo.

Come se avessi preso tutte quelle botte, al ballo, semplicemente perché mi andava.

Il fatto che fossi gay poteva anche non disturbarlo finchè non se ne parlava.

Ma il vedere che, concretamente, mi piaceva qualcuno, lo ha reso consapevole.

E non era qualcosa che gli piaceva.

Quindi ci siamo trasferiti.

Era una cosa che si ventilava da un po’, è vero.

Ma Kurt è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso.

 

 

22 Agosto 2011

Male.

Va tutto male.

Magari se inizio a farmi tutti i ragazzi gay del Tennessee mio padre finalmente capirà che non può cambiarmi.

 

 

29 Agosto 2011

Sono andato ad un club, ieri sera.

La mia prima volta.

Ero ubriaco, un sacco.

Ed ho avuto la mia prima volta.

Con uno che neanche mi ricordo.

Sono tornato a casa stamattina.

I vestiti stropicciati e con l’odore di sudore addosso.

Almeno mio padre l’ha capito.

Ho amato l’espressione sul su viso.

Ragazzo 1

 

 

1 Settembre 2011

Ragazzo 2

 

5 Settembre 2011

Ragazzo 3

 

20 Settembre

Ragazzo 10

 

 

Kurt fece scorrere velocemente gli occhi gonfi su tutta la lista, era lunga, era lunga e triste.

Strinse i pugni sul copriletto e portò una mano alla bocca per cercare di sopprimere i singhiozzi, poi notò che, ad un certo punto, la lista si fermava.

La data era il 20 Giugno 2012.

L’inizio delle sue vacanze.

La pagina dopo era una copia della foto che aveva trovato accanto al comodino, i cui pezzi, precedentemente strappati, erano stati rimessi insieme con lo scotch.

 

20 Giugno 2012

Cosa dicevo sulla fortuna?

 

 

C’è qualcuno?” la voce di Blaine provenne ovattata dal salotto.

Kurt sussultò per lo spavento e si alzò in piedi di scatto, facendo cadere il diario a terra.

Si inginocchiò per raccoglierlo ma le mani gli tremavano, ed alcuni fogli erano usciti e non riusciva a rimetterli dentro.

Sentì dei passi avvicinarsi alla camera da letto, probabilmente attirati dal tonfo del libro.

Dio” sentì il sussurro di Blaine sulla porta e Kurt alzò gli occhi.

Odiava Blaine.

Per il semplice fatto che, da quando lo aveva conosciuto, tutto ciò che Kurt era, era sempre stato messo in discussione.

A partire da quello che provava.

Cosa si supponeva che dovesse fare, ora?

Cosa si supponeva che dovesse sentire?

Lui di certo non lo sapeva.

“Kurt-“ Blaine si era avvicinato e si era accucciato vicino a lui, prendendogli le mani tremanti cercando di calmarlo.

“Kurt, posso spiegare-“

Kurt lo guardò negli occhi e scosse la testa.

Liberò le mani da quelle dell’ altro ragazzo e si rialzò in piedi velocemente.

“Scusa-“ mormorò trattenendo a stento un singhiozzo. “Non- non posso”

“Kurt ma non sai-“ provò ad obiettare il ricciolo, un’ espressione sofferente in viso.

“So abbastanza. E’ solo che- Ho bisogno di tempo, Blaine.”

“Io-“ iniziò Blaine “Volevo dirtelo, lo giuro, volevo.”

“Ma non l’hai fatto.”

“Ma non l’ho fatto.”

“Mi hai mentito” ora Kurt sentiva la rabbia crescere dentro di sé. Ora capiva cosa provava. Provava rabbia. “Credevo fossimo amici, Blaine. Come cavolo faccio a considerarti mio amico se tutto quello che mi hai detto è una bugia?”

“Kurt, tu non capisci.”

“Hai ragione, non capisco. Non capisco perché  all’ inizio sei un totale cretino con me, poi diventi così dolce, poi mi prendi la mano -dannazione, la mano!- e poi fai finta che niente sia successo e poi ti fai baciare da un altro ragazzo e vai in giro a raccontarlo e poi-“

“Ehi ehi ehi! Ferma, che altro ragazzo?” Blaine lo guardava sinceramente confuso.

“Non fare finta di non saperlo, Blaine. Ti ho sentito mentre ne paravi con Wes e David nella stalla.”

Lo sguardo di Blaine rimase confuso per qualche secondo, poi un lampo di riconoscimento gli balenò negli occhi.

“Eri tu.”

“Cosa?” Kurt era spiazzato.

“Parlavo del tuo bacio sulla guancia, in macchina.” Blaine abbassò lo sguardo e Kurt vide le guance tingersi di rosso.

Il soprano non potè sopprimere un sospiro di sollievo, poi si ricordò il perché i suoi occhi erano gonfi, ed il perché le sue ginocchia tremavano.

“Tu mi conoscevi.” Accusò arrabbiato, puntando il dito al petto di Blaine.

“Sì.”

“Ed io non conoscevo te.”

Blaine fece un sospiro di sconforto. Sembrava stanco. “No.”

“Cazzo, Blaine! Tu mi conoscevi e non me lo hai mai detto!”

“Io- Sì è così” Blaine ora aveva alzato la voce e gli occhi sembravano a Kurt più lucidi del solito ”Sì, santo cielo, sì! Ma avevo così paura, santo cielo, cosa dovevo fare?”

“Potevi parlarmi! Potevi semplicemente parlarmi! Perché non mi hai mai detto niente? Perché mi hai mentito? Perché lasci che i tuoi genitori abbiano così influenza su di te?” Kurt era senza fiato per l’urlare, ed i capelli gli cadevano in ciocche scomposte davanti agli occhi. “Perché? Perché non ti fidavi? Perché non ti fidi? Perché-“

“Perché ti amo, cazzo, Kurt!” Blaine lo urlò, poi cadde seduto sul divano e si prese la testa fra le mani, le spalle scosse dai singhiozzi.

Kurt restò senza parole, il cuore gli batteva così forte che gli rimbombava nelle orecchie e le lacrime gli scendevano ormai copiose sul volto.

Non sapeva cosa dire, non sapeva cosa fare o cosa pensare.

Non sapeva niente.

Non sapeva neanche il perché le sue gambe si irrigidirono d’improvviso e lo condussero in fretta verso la porta e poi fuori nella notte.

Ma lo fecero.

 

 

 

 

 

BlueCinnamon

 

 

(Bene! Nickname cambiato, lo so, sono irrecuperabile ma questo resterà così per sempre ;D)

Benissimo care, ben arrivate qui sotto!

Ehm, boh, capitolo a cui ho lavorato un sacco, sì, soprattutto per le date (Alcune sono riprese dalle puntate Americane di Glee, per esempio quando si incontrano, le nazionali..ecc) e per la psicologia dei personaggi..

Ahhhh! Mi strappo i capelli! Cavolo, qui c’è quello che stavate aspettando di sapere, ed ho una paura IMMENSA che non vi piaccia, che lo troviate inverosimile, banale, esagerato..

Dio, devo rinchiudermi da qualche parte,  o forse è meglio che prenda un sonnifero perché sennò continuerò a salire su EFP ogni minuto per controllare i pareri e mi verrà un mal di testa assurdo per l’ansia :S

Beh, che dire, spero vivamente che questo capitolo vi sia piaciuto, mi spiace lasciarvi con dell’ angst fino a Lunedì..

Sì, donzelle, avete letto bene: Lunedì!

Perché ora che ho una beta, anche se sono in vacanza molto probabilmente pubblicherà lei per me!
(Ti amo)

Bene, mi fate sapere che ne pensate? please *.* (Occhi da gatto con gli stivali)

Un abbraccione

Marta

P.s. la reazione di Kurt ho cercato di plasmarla il più possibile a come credevo fosse il suo carattere.

Ho preferito renderlo più confuso che arrabbiato, perché c’è tanto che lui deve assimilare e con tutto quello che ha passato Blaine non mi sembrava giusto renderlo SOLO  arrabbiato.

Forse è anche perché io sono una persona molto pratica ed in genere analizzo prima di arrabbiarmi, boh, mi spiace se è inverosimile :/

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Capitolo 8
*** Capitolo ottavo ***


capitolo 8

Ire, ti voglio bene, ed anche se non leggerai mai questa storia perché

preferisci Dostoevskij alle fanfictions (e chi ti biasima ;D),

grazie per essere mia amica. Il capitolo è tutto tuo.

 

 

You can’t blame gravity for falling in love

                                      (Albert Einstein)

 

 

Capitolo ottavo

 

 

Blaine doveva trovare un modo per spiegare, per spiegarsi.

Kurt poteva anche essere a conoscenza di quello che era successo, ma gli mancavano i perché, i come, e tutte quelle piccole cose che potevano ribaltare una situazione e riscrivere una storia.

Blaine voleva essere perdonato, ma più di tutto voleva essere capito.

Voleva qualcuno che gli si sedesse vicino e gli infondesse il coraggio, la fiducia di cui aveva bisogno, e che lo lasciasse sfogare, lo lasciasse parlare, raccontare, mettersi a nudo.

Ma sapeva che quel poco di fiducia che aveva guadagnato da Kurt l’aveva perso qualche giorno prima, quando lo aveva trovato tremante e con gli occhi gonfi, in mano il suo diario aperto.

E Blaine, a quel punto, si era dato uno schiaffo in testa e si era detto ehy, è ora di vivere veramente, smettila di attaccarti ad uno stupido diario di carta sgualcita che si rovinerà col tempo.

Ma non aveva la più pallida idea di come fare, quindi si era limitato a completare la sua routine giornaliera.

La mattina camminava verso le stalle, non guardava appositamente alla casetta di Kurt, si dedicava agli animali ma non li chiamava per nome, perché sennò si sarebbe aspettato la risata sarcastica di Kurt prenderlo in giro, ma non ci sarebbe stata e lui ne avrebbe sentito il vuoto, lavorava duramente tutto il giorno, che ci fosse il sole o la pioggia, che si sporcava della polvere della terra che si incollava al suo sudore, poi tornava a casa, si faceva una doccia che sperava gli lavasse via lo sporco, la pelle e l’anima, e quando si accorgeva che non sarebbe successo, usciva, si vestiva, mangiava e si dirigeva a letto, dove restava aspettando che il giorno dopo cominciasse.

Delle volte sognava.

Faceva degli incubi, sarebbe meglio dire.

Ma lui si ostinava a chiamarli sogni, perché finchè c’era il suo viso, allora lo erano.

E si svegliava nel bel mezzo della notte spaventato e sudato, quindi chiudeva gli occhi, sospirava forte e cercava di pulire la mente da qualsiasi pensiero e di tornare a dormire.

Delle volte ci riusciva.

Altre restava sveglio.

 

 

“-Kurt? Mi stai ascoltando, ti ho appena detto che le magliette sono in stampa! Domani andrò in giro a venderle!”

Kurt alzò lo sguardo verso Finn, che camminava allegro dietro di lui, annuì distratto, poi si girò e tornò  guardare davanti a sé.

Camminarono in silenzio ancora per un po’, Carole e Burt che li seguivano dietro di loro.

Carole si era chiesta quale fosse la ragione dell’ improvviso interessamento di Kurt nelle uscite famigliari.

Aveva passato le ultime settimane ad evitarle come la peste, ed ora invece ci si stava buttando a capofitto come se fossero la sua ancora di salvezza.

Sentiva che quel ragazzo, in quel momento, era solo, e che aveva bisogno di parlare, solo che non sapeva come iniziare.

Si chiudeva sempre in sé stesso, Kurt, quando le conversazioni volgevano sullo scoprirsi o sul rivelare qualcosa di troppo personale, e figuriamoci cosa avrebbe fatto se gli avesse chiesto di parlarle della sua vita sentimentale (perché, Carole non era stupida, era chiaramente Blaine che lo aveva ridotto in quel modo).

Quando quella sera, quindi, tornarono a casa, lei chiese a Kurt di aiutarlo a ritirare i vestiti stesi che aveva lasciato fuori, vietando a Burt, con uno sguardo assassino, di contribuire.

Il cielo era scuro, e Carole poteva sentire i grilli frinire nell’ erba alta e vedere qualche lucciola svolazzare nell’ aria.

Si avvicinarono insieme ai fili e Carole iniziò a prendere i vestiti e piegarli con cura.

“E’ un posto troppo bello per viverlo quando si è tristi, non credi?” si girò verso di Kurt cercando il suo sguardo che, prontamente, scivolò lontano.

“Non sempre la tristezza ti fa piacere di meno quello che hai intorno” rispose secco.

“Ma catalizza la tua attenzione” ribattè pacata Carole “Che invece dovrebbe dedicarsi ad osservare il paesaggio.”

“Anche questo è vero” ammise Kurt sospirando e piegando precisamente una maglietta di suo padre.

Restarono per qualche momento in silenzio, fino a che Carole sospirò pesantemente. “Ne vuoi parlare?”

“No, preferirei di no” rispose Kurt, e lo vide asciugarsi l’angolo di un occhio cercando di non farsi vedere.

“Fa bene parlare alle persone” continuò Carole, la voce fattasi più dolce “A volte aiuta a chiarirsi le idee a prendere tutto il casino e guardarlo con occhi esterni.”

“Sarebbe bello chiarirsi le idee, sì. Ma non vedo come raccontarle a qualcun altro possa aiutare. C’è solo un a persona in più con il mio casino sulle spalle.” L’ultima parte della frase venne interrotta da un singhiozzo.

“Provaci” Carole smise di piegare i vestiti e si avvicinò al ragazzo, accarezzandogli un braccio dolcemente. “Ne hai bisogno, Kurt”

Lo vide strizzare gli occhi per scacciare via le lacrime, guardare lontano, poi fissare gli occhi nei suoi, ed infine arrendersi ed abbracciarla di getto.

“E’- E’ tutto così complicato “singhiozzò Kurt con il viso seppellito nell’ incavo della sua spalla. “Io non capisco!”

“Ehi, ehi, ehi!” Carole lo strinse forte, poi si allontanò e gli fece il gesto di seguirla per camminare nel prato.

Kurt la seguì.

“Riguarda Blaine” sussurrò Kurt, per lui era una grande rivelazione, Carole  invece ridacchiò, avendolo già sospettato.

“Mi conosceva già” spiattellò Kurt tutto d’un tratto. Ma Carole non disse un parola, quindi si affrettò ad aggiungere il particolare che, credeva, le avrebbe fatto vedere la gravità della situazione “Nel senso, mi aveva già visto prima di queste vacanze e non me lo ha mai detto!”

“Quindi?” Carole chiese quasi divertita, ricordando con forse un po’ di nostalgia quei tempi in cui ogni piccola cosa, quando si era innamorati, sembrava sempre più grande di quanto fosse in realtà.

“Gli piacevo” aggiunse Kurt, stizzito dalla mancata reazione di indignazione da parte di Carole “Aveva un diario pieno di mie foto, di articoli che parlavano di me in cui raccontava di tutte le volte che mi ha visto! E non mi ha mai detto niente, Carole, niente!”

“Fiorellino” disse Carole dolcemente “Credi che io abbia sempre confessato il mio amore a chi mi piaceva? Non sai quante sono state le volte che non ho mai fatto un passo avanti e sono stata tutto il tempo ad immaginarmi come sarebbe stato essere la ragazza di chi mi piaceva senza mai fare niente!”

“Ma aveva una mia foto!”

“Ed io ho fatto un filmino con tutte le foto di un ragazzo con, come sottofondo, my heart will go on! Kurt, sarà stato timido!”

“Ma mi ha mentito” ribattè secco Kurt “Ha avuto l’occasione di dirmi la verità ma mi ha detto solo bugie.”

“Tesoro” disse Carole conciliante “Non dico che mentire sia una bella cosa, lo ammetto, ma alle volte la verità è difficile, e non sempre si è pronti perché un altro conosca tutto ciò che c’è di vero dentro di noi. Magari quel povero ragazzo ha solo bisogno di qualcuno di cui si possa fidare, ma è stato ferito in passato, ed ora deve reimparare ed aprirsi. Non siamo tutti uguali, Kurt”

Kurt ascoltò assorto, e subito gli balenò in mente il modo in cui Blaine era stato trattato da suo padre, di come fosse stato ferito e si sentì improvvisamente in colpa.

“Ti ha detto qualcosa?”

“Quando?” chiese Kurt cercando di sviare il discorso facendo finta di non sapere.

“Dopo che hai trovato il diario, Kurt.” Constatò Carole con ovvietà “Che ti ha detto?”

“Niente di importante” mugugnò Kurt guardando da un’ altra parte.

Kurt” lo ammonì dolcemente la donna “Che ti ha detto?”

“Potrebbe avermi detto che-“ farfugliò imbarazzato.

“Che?”

“Che mi ama.”

Kurt stava iniziando a sentirsi uno stupido, ed odiava quando succedeva.

“E tu che hai fatto?”

“Sono scappato” ammise Kurt abbassando la testa dispiaciuto.

“Ed hai lasciato quel povero fiorellino da solo, dopo che ti ha detto che ti ama?” Carole lo guardò ad occhi sgranati. “Kurt-“

“Ero confuso! Non sapevo come sentirmi, che cosa fare, che cosa provassi! E poi ho letto che per colpa mia-”

“Per colpa tua-?”

“Niente” mugugnò Kurt camminando velocemente.

Carole sapeva che c’era qualcosa di più, o meglio lo sospettava, ed in quel momento ne aveva avuto la conferma.

E vedeva anche che Kurt non era ancora pronto a parlarne.

Quindi si fermò e lo guardo con un’ espressione delicata. “Non mi hai ancora detto una cosa però. Non mi hai parlato di te, Kurt, di cosa provi. Credo che sia ciò che è più importante ora.”

Fu contenta di vedere Kurt arrossire a quella domanda e guardare di lato imbarazzato torturandosi le mani.

E, quando il ragazzo sviò l’ argomento e le disse che scusa ma mi sento un po’ stanco, torno in casa, rise tra sé e sé pensando a come, da adolescenti, si crede sempre che nessuno capisca mai quello che si prova.

 

 

Kurt aveva passato i giorni dopo aver trovato il diario in uno stato di panico, rabbia, tristezza e confusione.

Già il fatto che ciò che provava fosse riassumibile in addirittura quattro aggettivi, dimostrava che la confusione era ciò che provava di più.

Tristezza e panico perché il dolore che gli attanagliava il petto, dopo aver letto quello che Blaine era stato costretto a fare e quello che aveva scelto di fare per ribellarsi a suo padre, non accennava ad andare via. Ma anche perché si sentiva tradito, sentiva che Blaine non si era fidato di lui e gli aveva mentito.

Non si era limitato a sviare il discorso, gli aveva detto a chiare lettere che veniva dal Tennessee e che la Dalton non l’aveva mai sentita.

Era quello che faceva più male.

Aveva avuto così tante occasioni per rivelarsi, per scoprirsi, ma evidentemente c’era stato qualcosa che lo aveva bloccato: Kurt.

E rabbia. Provava rabbia per ciò che gli faceva provare panico.

Avrebbe voluto andare da Blaine e dargli un forte schiaffo sulla guancia, per dirgli, ehy, lotta, tu vali, Blaine, non lasciare che qualcun’ altro ti faccia credere il contrario.

E confusione. Confusione perché tutto era stato ribaltato, tutto ciò che Blaine era, tutto ciò che Kurt era, tutto, era stata scosso, sbattuto a terra, calpestato e poi rimesso a posto in un ordine diverso.

E Kurt ora non capiva, non capiva se dovesse sentirsi confuso, arrabbiato, triste, impanicato oppure stupido.

Stupido perché forse aveva reagito troppo bruscamente, ma la verità era che in quel momento non aveva capito più niente.

Non esisteva una guida che spiegava come reagire in quei tipi di situazioni e Kurt era semplicemente impazzito.

E stupido perché, nonostante tutta quella confusione, Kurt riusciva ancora ad arrossire quando gli chiedevano cosa provasse per Blaine.

Corse dentro casa e, dopo aver salutato velocemente il padre e Finn, si gettò sul letto ancora vestito.

Ma qualcosa di duro colpì la sua spina dorsale ed un brivido di dolore gli percorse la schiena.

Kurt si alzò di scatto a sedere e vide, con sorpresa, che sopra il suo letto c’era il diario di Blaine, quello che lo aveva fatto penare tanto negli ultimi giorni, con un post-it giallo attaccato sulla copertina, un po’ storto.

 

Leggi, tutto.

Ti prego.

B.

 

Kurt rigirò stupito l’oggetto fra le sue mani. Sospirò  pesantemente, si posizionò comodo sul letto, poggiando la schiena al muro, poi lo aprì.

C’erano dei segni a delle pagine in particolare, dei pezzi di carta dello stesso colore del post-it che sbucavano fuori dalla copertina.

Un ultima volta, Kurt.

Chiuse gli occhi per un momento, poi li riaprì e, procedendo per ordine, iniziò a leggere.

 

 

21 Giugno 2012  (Mattina)

Bene, sono un cretino.

Perché non riesco più a comportarmi come una persona normale?

Dai ti prego Blaine!

Cosa cavolo erano quelle  battutine sui pantaloni stretti?

Sei inutile.

La verità è che dopo tutto ciò che è successo non sei neanche più capace di essere gentile, di provare qualcosa  all’infuori della  felicità che senti nel  far del male a tuo padre.

Sei egoista.

Ma forse hai la possibilità di ricominciare, no?

Forse.

 

 

21 Giugno 2012 (Sera)

E’ bello.

Ora sta dormendo vicino a me.

Siamo sulla piattaforma.

Dovrei svegliarlo, lo so.

Domani suo padre si arrabbierà.

Ma non riuscirei davvero mai a svegliarlo, quando dorme ha un’ espressione così innocente..

Così innocente che mi fa sentire un rifiuto, io che ora, di innocente, non ho niente.

Credo che mi ristenderò vicino a lui.

E magari lo abbraccio.

Sì, definitivamente.

Profuma di buono.

E sa che esisto.

Ora sa che esisto.

E’ una bella sensazione.

 

 

22 Giugno 2012

Oddio come mi vesto?

Come mi vesto?

Lo porto alla fiera.

Stasera.

Ma non è questo  l’importante.

L’importante è che ho ancora una possibilità, nella mia vita.

Ed è lui che me l’ha fatto capire.

L’ho quasi baciato.

 

 

22 Giugno 2012

E’ giusto mentire?

Io l’ho fatto.

Ma gli ho preso la mano, questo rimedia, no?

No.

Sono terribile.

Ma stava andando tutto alla perfezione ed io non volevo rovinare tutto con la storia stupida della mia vita.

Un giorno glielo dico, lo giuro.

Parola di scout.

Non hai fatto gli scout, Blaine.

Dettagli.

 

 

25 Giugno

Non esco più con nessuno.

Forse perché l’unica persona con cui io abbia mai voluto uscire è sempre stato Kurt.

 

 

Kurt sfogliò velocemente tutte le altre pagine segnate, dove parlava dell’arrivo di Wes e David , di come Kurt lo avesse quasi scoperto e di come i due ragazzi avessero premuto tanto perché svelasse tutto al soprano.

Le ultime due pagine, alla fine, catturarono la sua attenzione.

 

 

21 Luglio 2012

Ha letto tutt-

 

 

Ma la frase non finiva perché la pagina era stata strappata in più punti, scarabocchiata, pasticciata e stropicciata.

Sembrava ci fosse stata la guerra mondiale lì sopra e forse c’era davvero stata, ma dentro di Blaine.

L’altra pagina invece era liscia. Era l’ultima che era stata scritta e la biro cambiava colore.

 

 

25 Luglio 2012

Forse lo sta leggendo,  forse  no.

Blaine spera tanto di sì.

Spera con tutto sé stesso che si fermi per qualche secondo e che ascolti quello che ha da dire.

Vuole chiedergli scusa.

E lo sa che suonerà come qualcosa di vuoto.

Perché, insomma, cosa  si  fa dopo che si ha combinato un disastro?

Si chiede scusa, quindi è quasi diventato qualcosa di formale, magari neanche più sentito.

Chiedere scusa è ora dire “Finiamola qua”, è come una parolina magica.

Beh, Blaine la sente, quella parola.

E’ dispiaciuto.

Molto.

E’ dispiaciuto perché è un codardo, uno che ha paura di sé stesso e che fugge al posto di attaccare, ma così fa del male, a sé stesso ed agli altri.

Dio, Kurt, non sa sai quanto Blaine io abbia pensato a te in questi anni.

Lo so che è una cosa difficile da credere, lo so.

Ma la prima volta che ti ho visto, Kurt, è stato qualcosa di unico, qualcosa che non avevo mai sentito prima e che non ho mai più sentito dopo.

Mi sono innamorato.

Di te.

Prendimi per stupido, non ti conoscevo neanche,  lo so.

Non sapevo il caffè che prendevi di solito, non sapevo cosa facessi nel tempo libero, in che scuola andassi, se fossi gay, se la mattina ti facessi la doccia  o se te la facessi la sera, non sapevo se la tua pelle fosse così morbida come sembrava o se i tuoi capelli  fossero normalmente così o se ci mettessi ore per acconciarteli.

Ma i tuoi occhi, Kurt, i tuoi occhi mi hanno catturato.

Ho sentito che avrei potuto vivere, guardando nient’ altro che i tuoi occhi.

Poi sei sparito e non ti ho più rivisto.

Finchè Wes mi ha detto il tuo nome  e lì, mi si è aperto un mondo di possibilità.

Ma a volte pensavo che era tutto più facile quando non ti conoscevo affatto, perché almeno avevo una scusa per non venire da te e parlarti.

Da quando invece tu eri diventato così reale e concreto, non avevo più scuse.

Solo i miei dubbi, il poco che valevo e la mia costante paura.

Quindi mi sono detto che, se fosse stato destino, allora ci saremmo incontrati

Era una scusa.

Poi sono arrivate le regionali, ma poco prima di andare in scena mi ha preso un attacco di panico e ho chiesto di non  fare più il solista, ma di restare sullo sfondo.

Avevo paura che mi vedessi, ero contento del mio anonimato, era più  facile.

Quindi anche lì la possibilità di parlarti è sfumata, per causa mia.

Finchè i miei, alla fine, lo hanno scoperto.

Hanno scoperto di te, ed hanno capito che sono gay davvero e si sono spaventati.

Non mi dilungherò nei dettagli perché tanto hai già letto tutto, ti dico solo che dopo il nostro trasferimento qui in Tennessee mi sono perso.

Mi sono rovinato per rovinare mio padre, perché la rabbia cieca che avevo in corpo era esplosa tutta in un colpo.

Non cercherò scuse per quello che ho fatto, non cercherò scuse per il comportamento che ho avuto, sia con te che con gli altri.

Ho sprecato tutto ciò che  d’ importante avevo nella mia vita per una causa che, non era neanche a mio favore.

Cosa ci avrei guadagnato nel vedere mio padre soffrire perché io tornavo a casa con un ragazzo diverso a sera?

Niente.

Il vuoto.

Quando ti ho rivisto quest’estate, Kurt, credevo che davvero tu potessi essere il mio nuovo inizio.

E lo sei stato, e piano piano sto tornando me stesso.

Ed un po’ mi spaventa, questa cosa, perché vorrà dire che perderò tutto ciò che mi ha protetto fino ad ora, la mia sfacciataggine, la mia indifferenza, e tornerò ad essere fragile, e subirò i colpi di mio padre con dolore, ora.

Ma ci sei tu, e quando, quella volta, mi hai detto che posso essere me stesso, ho capito che con te al mio fianco ce la posso fare.

E ce la sto facendo.

Perdonami se sto scrivendo tutto questo su una pagina di un vecchio diario, ma ho paura che, se te lo dicessi di persona, mi perderei dopo la prima frase, inizierei a balbettare e poi a singhiozzare.

Dio, sembro una bambina delle elementari alle prese con la sua prima cotta.

Un ultima cosa: per piacere, non avercela con Wes e David, loro hanno sempre premuto per farti sapere tutto, davvero.

E’ solo colpa mia.

Grazie di tutto, Kurt

Ti am

Ti voglio ben

Grazie

 

Blaine.

 

P.s. puoi venir,  non è che verresti,   mi piacerebbe che,  sono alla cascata.

 

 

Kurt restò a lungo con lo sguardo fisso sulla parete.

Poi, d’ improvviso, si alzò di scatto dal letto, constatò felicemente che non si era cambiato e che quindi era ancora vestito e, senza pensarci due volte, aprì la porta della camera, si fiondò in cucina, urlò a suo padre che stava uscendo e, senza aspettare il suo permesso, si fiondò fuori nel buio.

Doveva andare da Blaine, glielo dicevano le lacrime che gli appannavano la vista, glielo diceva il cuore che batteva forte nella gabbia toracica, glielo dicevano i polmoni che gli bruciavano per il troppo tempo in cui aveva trattenuto il respiro mente leggeva.

Tutto in lui gli diceva di andare da Blaine, e si meravigliava di non averlo capito prima.

Ci sarebbe stato tempo, tanto tempo, per le spiegazioni e per le scuse.

Ma in quel momento tutto ciò a cui riusciva a pensare era che doveva essere con lui, a tutti i costi.

Corse velocemente, le gambe che gli facevano male, le guance arrossate per il vento, e la testa una massa confusa di pensieri.

Sperò che il sentiero preso fosse quello giusto, a volte si fermava per riprendere fiato, ma subito ripartiva, perché non poteva, non riusciva a stare fermo.

Man mano che correva sentiva qualche spina graffiargli le braccia, ma non ci fece troppo caso, e quando, finalmente, sentì il rumore della cascata avvicinarsi, fece un respiro di sollievo.

Sforzò le sue gambe per gli ultimi metri finchè non arrivò alla piccola pianura che dava sullo strapiombo.

Blaine era seduto su un sasso e guardava gli schizzi d’acqua gravitargli vicino.

Kurt si fermò un attimo, non sapeva cosa fare, ora che era lì.

Fece qualche passo verso Blaine ma calpestò un rametto che fece rumore e rivelò la sua presenza.

Blaine si girò di scatto e gli occhi si spalancarono quando vide Kurt dietro di sé.

Si alzò in piedi velocemente e per qualche minuto l’aria fu piena solo del rumore della cascata, degli animali notturni e dei loro respiri pesanti mentre i loro occhi si fondevano insieme.

“Kurt-“ iniziò Blaine, la voglia di spiegare, di sentirsi perdonato, di essere capito.

Ma quando Kurt vide l’ espressione che aveva in viso, mandò al tal paese la confusione, la rabbia, il panico e la tristezza.

Perché di parole ne erano già state usate tante, troppe e per troppo tempo.

Per troppo tempo i due ragazzi erano vissuti insieme sulle pagine di un diario, astratti, intangibili come un pugno di lettere scatenate dalla fantasia di un adolescente.

Quello di cui avevano bisogno in quel momento erano i loro respiri, la sensazione di essere a casa anche in mezzo al freddo ed all’ umidità, il tocco concreto della pelle dell’ altro, il solletico del fiato sul collo, la consistenza dei capelli tra le mani, il sapore dell’ altro che si mischiava al proprio.

Avevano bisogni di sentirsi veri.

Di essere veri.

E fu per quello che Kurt non aspettò che Blaine dicesse niente, che si spiegasse, che lasciasse che un’ altro fiume di parole l’ investisse e si interponesse tra di loro, ma si avvicinò a lui.

E lo baciò.

E all’inizio fu un goffo scontro di labbra, denti e lingue che si cercavano,  ma poi le mani di Kurt trovarono il loro posto intorno al collo di Blaine che, dopo un momento di shock in cui rimase immobile, non esitò a prendere le guance di Kurt e ad avvicinare di più il suo viso, accarezzando con le sue labbra quelle morbide dell’ altro.

E le sue labbra, Dio, le sue labbra erano impegnate in una danza estatica.

E tutto sembrava giusto.

Tutto sembrava perfetto.

 “Oh, Kurt” sussurrò Blaine tra un bacio e l’altro “Due anni- Mi spiace così tanto- Mi sento così-Devo portarti fuori. Dobbiamo uscire. Devo presentarti i miei cuginetti. Dobbiamo-“

“Shh” lo fermò Kurt, facendo aderire le loro fronti e poggiandogli un dito sulle labbra. “Non ora. Abbiamo tempo, Blaine, tanto tempo. Tutto quello che vogliamo.”

E poi si affrettò a coprire il luminoso sorriso del ragazzo davanti a lui con le sue labbra.

A volte, le parole, non servono.

Basta uno sguardo al gusto di nocciola e non ti scordar di me.

 

 

 

BlueCinnamon

 

Non vi sto realmente parlando, in questo momento.

Cioè, sto scrivendo questa cosa moooolto in anticipo, è Venerdì, e domani partirò per ritirarmi in una malga sperduta in mezzo a mucche, formaggio e bambini.

E probabilmente mentre voi state leggendo io sarò a scarpinare in montagna e continuerò a pensare: “Oddio, in questo momento stanno leggendo IL capitolo ed io non posso sapere le reazioni perché non c’è una cavolo di connessione qui!”

E dovrò aspettare una settimana per sapere che ne pensate, oddio :S

Bene, ringrazio Tallutina per tutto quello che fa per me, e credo che tornerò Giovedì della settimana prossima (Lo so, è tardi, ma vi ho viziato a due aggiornamenti alla settimana, dai ;D)

Magari, invece, riesco prima, chi lo sa?

Bene, la finisco qui, perché sennò inizio a blaterare.

Grazie per il vostro supporto, vorrei ringraziare chiunque stia leggendo questa storia, i lettori silenziosi e quelli che mi regalano delle splendide recensioni, i preferiti, i seguiti, i ricordati, TUTTI <3

Un abbraccione

Marta & la mucca a cui starà parlando di Glee esaltando le qualità di Chris Colfer in questo momento.

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Capitolo 9
*** Capitolo nono ***


Sono in ritardo, e questo capitolo non so da dove mi sia uscito.

Ok, ammettilo donna, hai una paura immensa.

(Ehm, ehm, non so come definirlo, ma credo che ci sia un po’ di smut qui dentro, e non ho mai scritto cose del genere, chiedo venia, non sono capacee!)

Ora vi lascio, note a fine capitolo.

Capitolo nono

 

“Mmh, profumi di buono” Blaine sfiorò i capelli di Kurt con il naso, stringendo maggiormente la presa sul suo fianco e portandosi una mano dietro la schiena per togliersi un sasso che gli stava facendo male.

“Anche tu” mormorò Kurt assonnatamente, sistemando meglio la testa sulla spalla di Blaine e stringendosi a lui.

“E’ come-“ continuò Blaine mentre osservava il cielo “Se qualcuno avesse preso un intero campo di fiori d’estate, ne avesse imbottigliato il profumo e poi te lo avesse regalato.”

“Sdolcinato!” ridacchiò Kurt, le labbra che sfioravano il soffice tessuto della maglietta di Blaine.

“Ma ti piace!” ghignò il ricciolo voltandosi a guardare il ragazzo.

“Molto” sussurrò Kurt prima di chiudere la distanza tra i loro sorrisi e baciarlo.

“Mmh” riuscì a dire Blaine mentre Kurt si dedicava con impegno al suo labbro inferiore “Dovrei essere sdolcinato più spesso.”

“Dovresti” affermò Kurt prima di assaltare di nuovo quelle labbra e congiungere la lingua con quella di Blaine.

Cautamente posizionò le mani sulla nuca dell’ altro ed iniziò a giocherellare con le ciocche di capelli corti.

Sentì Blaine gemere al tocco, e sorridendo ne tirò una.

“Ahi!” gridò Blaine, ma poi le sue labbra si impossessarono di quelle di Kurt, più fameliche di prima, e le sue mani grandi si posizionarono a coppa sul suo sedere, portando il ragazzo più vicino a sé.

“Mmmh, sai anche di buono” disse poi Blaine sogghignando “E’ come se un pasticciere-“

Blaine!” lo ammonì Kurt ridendo “Mi verrà il diabete se continui!”

Il ricciolo catturò le sue labbra nuovamente “Non è colpa mia” sussurrò “Sei tu che sei bellissimo.”

Kurt si congelò nel sentirlo.

Nessuno gliel’ aveva mai detto.

Nessuno l’ aveva neanche mai baciato, per dirla tutta.

Ed all’ improvviso tutto ciò che Blaine aveva dimostrato di provare per lui lo investì bruscamente.

Blaine aveva detto che lo amava.

Blaine aveva detto che era perfetto.

Blaine pensava che fosse bellissimo.

Kurt si sentì importante, sentì di valere qualcosa, all’ improvviso, e quando Blaine lo guardò preoccupato chiedendogli se ci fosse qualche problema, Kurt si sentì amato.

Ed era una sensazione bellissima.

Blaine” sussurrò,  poi catturò le sue labbra in un bacio pieno di bisogno, di tempo, di felicità e di commozione.

Era così perso nelle sensazioni che lo avevano appena travolto che non si accorse che delle lacrime avevano iniziato a scendere sulle guance di Blaine fino a che il ricciolo non riuscì a trattenere un piccolo e delicato singhiozzo.

“Ehi” Kurt allontanò il viso da quello di Blaine e lo fissò “Cosa c’è che non va, Blaine? Ho fatto-“

“E’ solo che-“ disse piano Blaine “Sono due anni che sogno questo momento, Kurt, ti amo così tanto-“

“Io-“ Kurt iniziò, preso alla sprovvista. “Non so se-“

“Non sentirti obbligato, Kurt” lo interrupe subito Blaine.

Kurt fece un sospiro di sollievo e sorrise a Blaine.

Lo conosceva da troppo poco per poter dire di amarlo, aveva bisogno di tempo.

“Grazie” gli sussurrò, poi gli baciò una guancia e si stese di nuovo sull’ erba, abbracciandolo.

“Per te tutto.”

Restarono abbracciati per un po’, Kurt che poteva sentire il petto del ragazzo alzarsi ad ogni suo respiro, e Blaine che giocava con le ciocche di capelli di Kurt che erano uscite di controllo dopo la corsa, quella sera.

“Devo proprio andare, ora” disse ad un certo punto Kurt “O mio padre verrà a cercarci con il fucile”

Blaine lo guardò terrorizzato, e Kurt gli sorrise furbescamente scrollando le spalle.

“Beh, consolati con il fatto che è l’unico lato negativo dell’ essere il mio ragazzo, sono perfetto in fondo!”

Si girò verso di Blaine, e lo vide fissarlo con uno sguardo strano.

“Dillo ancora” disse quindi Blaine.

“Sono perfetto?”

“Prima” gli sussurrò Blaine, gli occhi grandi e lucidi ed un sorriso enorme sul viso.

Kurt fece un’ espressione confusa e cercò di ricordarsi cosa avesse detto.

Consolati con il fatto che è l’unico lato negativo dell’ essere il mio ragazzo-

Santo cielo.

Santissimo cielo.

“Oddio scusa Blaine” iniziò Kurt, portandosi e mani alla bocca “Io non volevo, non devi per forza, non ci ho pensato-“

“Kurt” lo fermò Blaine “Dillo ancora, ti prego”

Kurt lo guardò stranito, ma vedendo che Blaine non perdeva la sua espressione iniziò.

“L’unico-“ disse Kurt confuso, e continuò al cenno di incoraggiamento di Blaine “L’unico lato negativo dell’ essere il mio ragazzo-“

Dio” sentì dire a Blaine, e, prima di riuscire a continuare, si trovò bloccato da un paio di labbra che si muovevano ferme sulle sue.

“Vuoi essere il mio ragazzo, Kurt?” chiese quindi Blaine, appoggiando la fronte a quella del soprano e guardandolo serio negli occhi.

“Sì” fu tutto quello che riuscì a dire Kurt.

“Credo che sia il giorno più bello della mia vita”

 

 

Quella notte Blaine riuscì a dormire così bene come non riusciva da due, lunghissimi, anni.

 

 

Kurt venne svegliato da un pigro raggio di sole che filtrava attraverso le tende della sua stanza.

Lentamente portò le braccia sopra la testa e si stiracchiò, emettendo un suono molto simile alle fusa di un gatto e rigirandosi, poi, nel letto sprofondando la testa nel cuscino.

Aveva intravisto all’ orologio che erano le otto e mezza, nessuno probabilmente era sveglio, e gli restavano ancora due orette piene per crogiolarsi nelle coperte morbide.

Ma c’era qualcosa, quella sensazione di euforia che ti sveglia in giorni particolari, come la mattina prima di andare in gita con la scuola, o quando è successo qualcosa di bello la sera prima, che il tuo corpo custodisce dentro di sé e trasforma in adrenalina e felicità allo stato grezzo.

Ecco, quel qualcosa gli formicava sotto la pelle e gli creava piccolo brividi in tutto il corpo, facendogli arricciare le punte dei piedi.

Allora realizzò.

Blaine.

Era il ragazzo di Blaine, ed in quel momento, in quel letto caldo ed accogliente, si permise di crogiolarsi in quella nuova ed al contempo straordinaria sensazione.

Aveva un ragazzo, era amato, e si dava il caso che il ragazzo in questione fosse quel bel pezzo di uomo con-

Oh, Kurt, suvvia! Sii delicato!

Bello, ecco, un bell’ uomo. Era quello che voleva dire. Ovviamente.

Fu quindi quel ricordo che decise per lui di uscire dal letto, cambiarsi, ed acconciarsi i capelli con più cura del solito e riuscire comunque ad essere fuori dalla porta, pronto, in un tempo record per andare da Blaine.

Kurt non era ingenuo, sapeva che c’erano comunque ancora molte cose da sistemare tra lui e Blaine, tutto quello che quel ragazzo aveva passato non era curabile con un bacio e qualche battuta sdolcinata, ma in quel momento non se la sentiva di tirar fuori argomenti così tristi, quando tutto ciò che voleva era passare un po’ di tempo con il suo ragazzo (Wow) senza troppi pensieri nella testa.

Fu pensando a ciò che si avvicinò alle stalle, ormai un posto famigliare, fino a  scorgere la figura di Blaine che stava camminando in mezzo alle galline con un secchio stracolmo di mangime, cercando di non farlo cadere dal bordo e non riuscendoci, ritrovandosi così circondato da una schiera affamata di pennuti che rosicchiavano il cibo pure dalle sue scarpe.

Kurt sorrise per la goffaggine di Blaine, e si avvicinò velocemente facendogli un cenno di saluto con la mano.

“Ehi, Blaine!”

“Ehi K-Kurt- Cia- wooo!” il ragazzo si era inciampato in un pennuto ed in quel momento era a terra, le gambe all’ aria ed un’ espressione stizzita sul viso.

Kurt rise ad alta voce e si guadagnò un’ occhiataccia dal ricciolo che però si rialzò subito e si precipitò subito dal lui sorridendo.

“Buongiorno, dolcezza” disse quindi cercando di imitare il tono più sensuale che conoscesse.

In tutta risposta Kurt si mise a ridere sguaiatamente, portandosi le mani sullo stomaco e piegandosi in due.

“Ehi!” borbottò stizzito Blaine “Io cerco di essere sexy e tu mi ridi in faccia? Cos’ho che non va?”

“Cos-“ iniziò Kurt tra le risate “Cos’hai che non va? Hai che non puoi essere sexy quando sei pieno di piume nei capelli ed hai i vestiti pieni di segatura perché sei appena caduto in un recinto di galline, disgraziato!”

Poi l’espressione del soprano si intenerì quando con una mano iniziò a togliere tutte le piume dalla testa di Blaine.

Dopo avergli spolverato i vestiti alla bell’ e meglio lo guardò con approvazione e gi diede un leggero bacio sulla guancia.

“Ecco” sorrise “Così va meglio, Mr. Blaine cerco di essere sexy Anderson”

Blaine gli sorrise e, facendo scivolare un braccio ad avvolgergli la schiena lo tirò a sé baciandolo delicatamente sulle labbra.

Kurt sospirò al contatto, non ancora abituato alle sensazioni che Blaine gli regalava, e portò le mani dietro al collo dell’ altro per approfondire il bacio.

Si divisero poco dopo, il fiato più corto e le guance arrossate.

E i due sorrisi più grandi che avevano mai avuto.

“Devo ancora abituarmi a tutto questo” sussurrò Kurt ancora leggermente destabilizzato.

“Non è una cosa a cui mi dispiacerebbe abituarmi” gli sorrise Blaine. Poi battè le mani insieme ed esclamò “Bene, ed ora, se vuole seguirmi, è tempo di andare in trattore, che ne dice di accompagnarmi?”

“Dico che lo farei molto volentieri!”

 

 

Blaine non aveva mai compreso fino a fondo quelle battute che sentiva spesso fare su come gli ormoni dei teenagers fossero incontrollabili,  e tutte quelle frasi che sentiva ripetere nei film, come “Mi sento come un teenager alla sua prima cotta”, o nelle canzoni, e qui si parla addirittura che la sua canzone preferita, come “You make me feel like a teenage dream”.

Si era sempre distanziato da tutto ciò, le sue esperienze erano state decisamente prive di sentimenti, ed era per questo che non aveva mai provato l’eccitazione della giovinezza.

Perlomeno, non fino a quel momento.

Insomma, perché cavolo nessuno gli aveva mai detto che Kurt, quel Kurt, quel provincialotto schizzinoso, il suo ragazzo, diamine, aveva come hobby quello di aggiustare macchine nell’ officina di suo padre?

Il tutto era iniziato con la malaugurata proposta di andare a fare un giro in trattore.

Blaine doveva muoversi verso i campi più lontani per controllare la maturazione degli alberi di pesche ai confini della proprietà, e visto che ora poteva permettersi di voler passare tutto il tempo della sua giornata con Kurt, non aveva esitato a chiedergli di accompagnarlo.

E Kurt aveva accettato entusiasticamente.

Maledizione.

Beh, ripensandoci bene, quindi, era tutta colpa di Kurt.

Chiaramente, se lui non avesse accettato di andare con Blaine, allora il ricciolo non si sarebbe trovato in quell’ incresciosa situazione.

Quale, la mancanza di autocontrollo su tutte le parti del suo corpo dalla cintura in giù.

Pensa ad altro, Blaine, pensa ad altro, suvvia.

Il problema era che era impossibile pensare a qualcosa che non fosse Kurt, la camicia arrotolata sopra i gomiti, il viso sporco di grasso, i muscoli tesi e le gocce di sudore che gli incorniciavano il viso.

Stupido trattore. Perché doveva rompersi proprio nel bel mezzo di un campo isolato da tutto e da tutti, con neanche un po’ d’ acqua e quaranta gradi all’ ombra?

“Blaine?” la voce di Kurt lo riportò alla realtà, distogliendolo dai suoi pensieri.

“Mmh?” fu tutto quello che riuscì a dire, cercando di risultare il più calmo possibile.

“Sei sicuro di stare bene?” lo sguardo di Kurt era sinceramente preoccupato, e scrutava pensieroso il viso del ragazzo cercando di capire cosa stesse succedendo.

“Chi? Io? Sì, bene, bene, molto.” Riuscì a dire. Si maledisse poi per il poco autocontrollo ed iniziò a torturarsi le mani, cercando insistentemente di concentrarsi su una formica che passava proprio vicino ai suoi piedi.

Ecco, Blaine, concentrati sulle formiche.

“Oh” disse quindi Kurt, con un espressione non ancora convinta “Perché ti ho chiamato per più di cinque volte e non mi hai mai risposto.”

“Mmh” annuì Blaine “Stavo pensando”.

Kurt sembrò soddisfatto della risposta, quindi si girò nuovamente verso il trattore e riprese a lavorare con il motore.

“E si può sapere” riprese qualche secondo dopo “A cosa stessi pensando?”

“No”

Blaine non si rese conto di averlo detto ad alta voce fino a che non vide lo sguardo ferito del suo ragazzo.

“NO! No, cioè NO! Non volevo dire quello-” cercò di recuperare, inciampando nelle parole e gesticolando “Io pensavo- Alle formiche, sì, ecco.”

“Formiche.” Ripetè Kurt scettico.

“Esatto.” Annuì Blaine, orgoglioso di aver trovato una scusa “Dev’essere difficile, sai, vivere in questo caldo perennemente. Noi” continuò serio “Almeno abbiamo delle case, dell’ aria condizionata-“

“Blaine, non tutti hanno bisogno dell’ aria condizionata, lo sai? Magari le formiche stanno bene così-“

“Sì ma, non dev’essere comunque bello, ecco.”

Kurt lo osservò, e vedendo l’espressione seria che aveva, dovette farsi violenza fisica per cercare di non ridere, quindi tornò a lavorare.

Blaine, dal canto suo, tornò a fissare il terreno in cerca di altro per distrarsi.

“Mmpf” sentì mugugnare Kurt poco dopo “Mi manca poco e poi ho finito. C’era un problema con il motore, credo che sia stato il caldo.”

Blaine annuì, mostrando un’ espressione concentrata.

Stava giusto tornando a cercare di pensare ad altro, quando Kurt si schiarì la voce per richiamare la sua attenzione.

“Ehm, Blaine?” iniziò insicuro, guardandosi i piedi “Ti dispiace se- mi tolgo la camicia? E’ che fa troppo caldo ed io non riesco più a concentrarmi e-“

“Sì!” esclamò Blaine entusiasta, quasi con troppa velocità.

No, senza il quasi, con troppa velocità, decisamente.

Maledizione Blaine, contieniti!

“Ehm, cioè, volevo dire- va bene, tranquillo, mi spiace solo che non ci sia dell’ acqua.”

“Oh, fa niente.” Kurt aspettò ancora qualche momento,  le guance rosse che, Blaine sospettava, non lo erano a causa del calore.

“Beh, quindi io-“

“Sì, mi sembra-“

Kurt era estremamente imbarazzato.

Si era già spogliato davanti a Blaine, quel giorno alla cascata, ma ora era diverso, ora stavano insieme, ora Blaine era il suo ragazzo.

E questo aggiungeva nuovi significati al semplice gesto di sfilarsi un indumento.

Senza contare che quel giorno Blaine era addirittura più bello del solito, e la maglietta evidenziava i suoi muscoli più del solito.

Concentrati, Kurt, concentrati.

Lentamente, portò le mani al petto, cercando goffamente di sfilare i bottoni dalle asole.

Deglutì nervosamente e non alzò lo sguardo fino a che non ebbe finito. Quindi si sfilò l’ indumento e lo poggiò sui sedili, indugiando un momento più a lungo nel cercare di lisciare le pieghe.

Diamine, faceva davvero caldo! Che colpa ne aveva lui? Non stava facendo niente di male!

Quindi riprese a lavorare senza osare guardare il ricciolo, che non emetteva rumori da dietro di lui.

Continuò a lavorare sul motore ancora per un po’, fino a che non sentì qualcosa di caldo posarsi sulla sua schiena.

Si voltò di scatto, riconoscendo la mano di Blaine, ed inalò bruscamente quando vide gli occhi del ragazzo diventare più scuri.

“Blaine?” sussurrò, cercando di non pensare alla vicinanza dei loro corpi, ai loro bacini che si toccavano, ed al fiato caldo di Blaine sul suo collo.

In tutta risposta il ragazzo avvicinò le labbra alle sue “Sì, Kurt?” soffiò.

Oh, al diavolo!

Fu tutto quello che pensò il soprano prima di scaraventare, letteralmente, le sue labbra su quelle di Blaine e far scivolare la lingua contro la sua.

Sentì Blaine gemere nella sua bocca, e si strinse più vicino, intrecciando le mani dietro ai suoi capelli e gemendo a sua volta quando sentì le mani di Blaine aprirsi sulla sua schiena.

Dio, Kurt, le cose che mi fai-“ sussurrò Blaine, muovendo le sue labbra lungo la mandibola del ragazzo, succhiando dolcemente il punto sensibile proprio sotto l’orecchio.

“Mmh” gemette Kurt incoerentemente, piegando indietro la testa per lasciare maggior accesso a Blaine, che stava ancora lavorando sul suo collo. “Il motore, Blaine devo-“

“Lascia stare” lo implorò  Blaine, in tono bisognoso.

“Ma noi-“

Ti prego!”

E la voce che usò era così bassa e così roca che Kurt perse tutto l’autocontrollo che aveva e si abbandonò alle mani sicure di Blaine.

Cercando, poi, una sicurezza che era sicuro di non avere, cercò di stringersi di più al suo ragazzo, catturando le sue labbra in un bacio più bisognoso, più insistente.

Fu così che si accorse della situazione, e del fatto che sia lui che Blaine erano decisamente eccitati.

A disagio, cercò di allontanarsi dall’altro ragazzo, ma tutto ciò che ottenne fu una maggiore frizione.

“Ah! B-blaine-“

“Shh” rispose il ricciolo “Fidati di me” e, detto ciò, spinse il suo bacino contro quello dell’ altro.

E le sensazioni che Kurt provò per un gesto del genere erano davvero indescrivibili, e Kurt si trovò travolto da un’ ondata di eccitazione che gli mandò un brivido sulla schiena, e si trovò a rispondere spingendo a sua volta la sua erezione contro quella di Blaine.

Nel frattempo Blaine aveva ripreso a succhiare sul collo di Kurt.

“A-ancora, Blaine, Dio!”

E Blaine continuò,e Kurt si perse tra le ondate di eccitazione e bisogno, catturando la bocca di Blaine in un nuovo bacio, esplorando ogni centimetro del collo di Blaine, sentendo il bisogno fisico di stare vicino a Blaine, sempre più vicino.

“B-Blaine” balbettò Kurt, sentendo di non poter durare molto più a lungo, l’autocontrollo che scivolava via pian piano insieme all’ ultima briciola di lucidità che aveva mentre il ricciolo continuava a ruotare il fianchi ed a torturargli la mandibola.

“Lasciati andare, Kurt, fallo per me” gli sussurrò Blaine, e quando, con un ultima spinta, Kurt venne per primo, il nome di Blaine sulle labbra, Blaine era lì per sostenerlo, ed il solo vederlo in quello stato, i capelli sconvolti, un segno rosso sotto la mandibola, e gli occhi spalancati, fece toccare l’apice anche a lui, e venne nei pantaloni, forte come non gli era mai successo.

Si crogiolarono per qualche momento appoggiati al cofano del trattore, le gambe che tremavano troppo ed i respiri corti l’uno sul collo dell’ altro.

“Wow” sospirò Kurt posando la testa sulla spalla di Blaine.

“Già” concordò l’altro, baciandogli delicatamente la fronte.

“Mi sento-“ iniziò Kurt imbarazzato “Appiccicoso”

“Credo che sarebbe il caso di tornare a casa e cambiarsi” suggerì Blaine, un sorriso sonnolento che gli compariva sulle labbra “Ma resterei qui per sempre”

“Anch’io” annuì Kurt contro la sua spalla. “Ti prego, non muoviamoci”

“Mmh” acconsentì Blaine, poggiando la guancia sui capelli del soprano, godendosi la sensazione di solletico che gli donavano.

Restarono così per qualche minuto, fino a che la scomodità della situazione non si fece sentire, ed unita al caldo ed alla sensazione sconfortevole in mezzo ai pantaloni, non gli fece sentire lo smodato bisogno di muoversi.

“A che punto sei col trattore?” Sussurrò Blaine, baciandogli i capelli.

Kurt gli sorrise, poi si voltò e mise a posto un’ ultima cosa.

“Così dovrebbe andare, credo”

“Perfetto” Blaine gli prese la mano e, sorridendo, lo condusse su sedili.

Fu in quel momento, scorgendosi nello specchietto del mezzo, che Kurt si accorse dello stato in cui si trovava, ed iniziò ad imprecare sottovoce, cercando di pensare ad un modo per entrare in casa di nascosto, ed evitare lo sguardo inquisitorio di suo padre.

 

 

Quando Kurt e Blaine si divisero, con la promessa di sentirsi verso sera, Kurt si fermò davanti alla soglia della casetta, concentrandosi sul cercare un modo per non sembrare così disfatto come in verità era.

Alzò il collo della camicia che, non si sa come, era rimasta pulita, e si mosse sconfortevolmente nei suoi pantaloni, cercando di imitare una camminata che sembrasse naturale.

Quindi si sistemò i capelli e, con un grande sospiro, aprì la porta preparandosi al peggio, ma tutto ciò che lo accolse fu l’oscurità, accompagnata da silenzio.

Kurt si mosse verso la cucina, e trovò un post-it lasciato da suo padre che diceva che erano andati a fare una passeggiata e che sarebbero tornati verso sera, e, quasi non credendo alla sua fortuna, improvvisò una piccola danza della vittoria, poi si fiondò in doccia, già pregustandosi il getto dell’ acqua fresca sulla pelle.

Si lavò a lungo, prese tempo per usare tutti i suoi prodotti per i capelli, e per chiudere gli occhi e rilassarsi sotto il getto morbido della doccia, e subito la sua mente venne inondata dalle immagini del pomeriggio, e Kurt si sentì cedere le gambe e si sedette sul piatto della doccia, abbracciandosi le ginocchia e poggiandoci il mento.

Kurt Hummel non aveva mai avuto un ragazzo, aveva dato il suo primo bacio il giorno prima e si era sentito dire “ti amo” non tanto meno recentemente.

E di sicuro non aveva mai avuto contatti,non riusciva neanche a dire di preciso cosa aveva fatto, come quelli di quel pomeriggio con un altro ragazzo.

Ed in quel momento, lì accucciato sul piatto della doccia, non riusciva neanche ad esserne imbarazzato come avrebbe  creduto.

Anzi, doveva dire che gli era decisamente piaciuto, e che ora aveva un  motivo in più per sentire la mancanza di Blaine.

Sorrise tra sé e sé e, dopo essersi asciugato, si rivestì e si stese sul letto.

Sì, un sonnellino non avrebbe potuto che fargli bene.

Si stava rilassando già da qualche minuto quando sentì il telefono vibrare accanto al letto.

Vide un numero sconosciuto sullo schermo e, curioso, aprì il messaggio.

Mi manchi già. –Blaine

Kurt si lasciò andare in un sospiro sognante e si affrettò a salvare il numero di Blaine sul cellulare.

Potrebbe, dico potrebbe, essere che anche tu mi manchi. ;)  -Kurt

Sorrise tra sé e sé, aspettando la risposta del ricciolo.

Antipatico, potrei non parlarti più >.<  -B

Il soprano ghignò e, prima di rendersene conto, aveva già inviato la risposta.

Non mi importa che tu non mi parli più, l’importante è che tu agisca, non so se mi spiego ;)  -K

Oh Dio, ommioddio non so cosa mi è preso, scusa!  Era totalmente sconveniente! Cancella il messaggio. -K

Kurt spalancò gli occhi e si diede uno schiaffo in fonte, sentendo il calore crescergli sulle guance.

Da quando scriveva cose del genere?

Ma non ebbe il tempo di pensarci che il cellulare aveva ripreso a vibrare con un nuovo messaggio.

No che non lo cancello, Kurt. Sei adorabile, lo sai vero? E non chiedere più scusa per questo, è un lato di te che potrebbe anche piacermi ;)  -B

Ah, continui a mancarmi, comunque . Possiamo vederci stasera?  -B

Quando il messaggio gli arrivò, Kurt si sistemò meglio sul letto e prese a giocherellare con una ciocca di capelli, un sorriso soddisfatto sulle labbra.

Decisamente sì. Idee?  -K

La piattaforma sull’ albero? (Solo se mi prometti che questa volta non tenterai di cadere)  -B

Non posso prometterlo, se c’è un bel ragazzo come te pronto a salvarmi ;)  -K

Kurt iniziava a sentirsi più sicuro di sé, e ormai non si preoccupava più di inserire faccine allusive alla fine dei messaggi.

Mmmh, allora mi terrò pronto a salvare donzelli (Si dice?) in pericolo. Passo io da te?  -B

No, non credo si dica e, sì, passa pure, ma sta attento a mio padre  -K

Mmh, ripensandoci meglio forse non vengo a prenderti :S. Niente donzelli? Va bene cavalieri?  -B

Kurt non riuscì a fermare una risata genuina che gli scappò dalle labbra, e si affrettò a rispondere.

Se avessi saputo prima di questo tuo lato da gentiluomo spaurito con la passione per i nomignoli medioevali non so se ti avrei baciato, sai? ;)  -K

Dai che ti piace! Passo io dai, non sarà così terribile, no?  -B

Kurt? –B

Kuurt? –B

Non sarà così terribile, VERO? –B

Tranquillo Blaine, non sa di noi due, sei salvo. E-  sì, decisamente, mi piace. :)  –K

E dopo aver inviato la risposta si stese sul letto preparandosi un discorso adatto per spiegare l’intera faccenda a suo padre.

 

 

 

 

BlueCinnamon

Innanzitutto chiedo scusa alla mia amatissima beta, perché non sono riuscita a contattarla e quindi il capitolo non è betato. (Mi spiace davvero, ma poi non avrei più avuto tempo per pubblicarlo)

Poi chiedo scusa a tutti voi, vi ho davvero fatto aspettare troppo, troppo e ancora troppo, ma la mia partenza si avvicina e devo fare davvero davvero tante cose, ed il tempo mi sta sfuggendo di mano.

Mi spiace davvero.

Altra cosa: tra poco aggiorno con un nuovo capitolo di “Parte di me, parte di te” e, molto probabilmente, di “Profumi di menta e vaniglia” perché mi sentivo molto in debito con chi continua a seguire queste due storie, ed ammetto di aver dato più importanza ad Old McDonald che alle altre.

Inoltre “Parte di me, parte di te” è entrata nelle più popolari *.*

E’ un traguardo che non avrei mai sperato di raggiungere, e ringrazio tutti!

(Mi sono messa a piangere quando l’ho scoperto)

Ultimissima cosa, e lo so che mi ucciderete: non so quando aggiornerò questa storia.

NON LA ABBANDONO! Vi prego, non spaventatevi, non lo farei mai, mi ci sono troppo affezionata, ma, come detto in precedenza, me ne parto per un anno a studiare, e dovrò sistemare un po’ di cose prima di poter scrivere.

A questo proposito, dovrei chiedere una cosa.

Visto che non ho modo di contattarvi per dire quando pubblicherò e per comunicare con voi, pensavo di creare una pagina Facebook.

Ok, ci prego, non linciatemi, mi sento davvero megalomane, non credo di meritarmi una pagina face book, non sono ancora un’ autrice brava, ma mi servirebbe davvero perché non so come farvi sapere le cose, visto che sarò un po’ saltuaria.

Che ne dite? Potrebbe essere una cosa che vi interessa?

Ok, dopo questa nota chilometrica passiamo al capitolo.

*si nasconde*

Non sono capace a scrivere queste coseee! Santo cielo, mi vergogno un sacco, è il mio primo tentativo nello scrivere smut, e mi sento come se faccia davvero, davvero schifo :S
Chiedo perdono.

Per il resto, Fluff, Fluff, Fluff da diabete, credo.

Bene, ci vediamo con il prossimo capitolo, cari.

Fatemi sapere cosa ne pensate delle mie proposte

Un abbraccione

 

P.s. Ma, scusate l’ignoranza, dopo questo capitolo devo cambiare il rating?

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