Old McDonald had a farm di BlueCinnamon15 (/viewuser.php?uid=87278)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo primo ***
Capitolo 2: *** Capitolo secondo ***
Capitolo 3: *** Capitolo terzo ***
Capitolo 4: *** Capitolo quarto ***
Capitolo 5: *** Capitolo quinto ***
Capitolo 6: *** Capitolo sesto ***
Capitolo 7: *** Capitolo settimo ***
Capitolo 8: *** Capitolo ottavo ***
Capitolo 9: *** Capitolo nono ***
Capitolo 1 *** Capitolo primo ***
capitolo primo
Old
McDonald had a farm
Capitolo
primo
“Ma
non ci penso nemmeno!”
“Kurt-“
“Neanche
per sogno, nossignore!”
“Kurt-“
“Puoi
scommetterci la mia
collezione di sciarpe Prada che io lì non ci
vengo!”
“Kurt
insomma ma-“
“No”
“Ma-“
“Ho
detto no!”
“Dio ma qual’ è il
problema?” Sbottò Burt esasperato dal
comportamento di suo figlio.
Ancora
non riusciva a capirlo
fino in fondo, Kurt. Delle volte sapeva essere la persona
più matura del mondo,
sempre pronta a prendersi cura degli altri ed ad aiutare chi ne avesse
bisogno,
delle altre il solo pensiero di sporcare i suoi preziosi vestiti o di
provare
qualcosa di nuovo lo faceva chiudere a riccio.
“Qual’
è il problema? Papà santo
cielo, e me lo chiedi?” Kurt alzò gli occhi al
cielo “Andremo in una fattoria!
In una stupida fattoria! In vacanza!”
“Innanzitutto,
Kurt, non è una
fattoria ma è un agriturismo-“
“C’è
fango comunque”
“Kurt
è estate! Se non piove non
c’è fango!”
“Ci
saranno le mucche”
“Kurt
quante volte ti ho detto
che è un agriturismo?” Burt sbuffò,
già stanco di quella conversazione,
appoggiò entrambe le mani al tavolo e cercò di
rivolgere al figlio l’occhiata
più severa che avesse “Te lo dico per
l’ultima volta. Un agriturismo è una
specie di Hotel in mezzo alla natura. Le stalle saranno lontane,
Kurt-“
“AH!
L’ho detto che ci sarebbero
state le stalle!”
“Ma
se non ti ci avvicini non le
vedrai neanche, Kurt! Suvvia, lasciaci fare una vacanza insieme, di
famiglia,
non credi che mi meriti un po’ di riposo?” Burt lo
guardò con occhi imploranti
“Al mio povero cuore non può che fare
bene.”
“Questo
è sleale, papà” commento
Kurt frustrato “Non puoi usare il tuo cuore come mezzo di
convincimento, è
ingiusto!”
“Ma
il dottore ha detto che la
natura mi farebbe bene. Lo sai che al tuo papà serve un
po’ di tranquillità, o
vuoi che succeda di nuovo-“
“Va
bene, va bene, va bene! Ma
non finisce qui, papà!” Sbottò Kurt
esasperato. “Ma, non ci saranno i maiali
nelle stalle, vero? Dio, sono così sporchi!”
“Ehm”
iniziò Burt cercando
immediatamente di cambiare discorso. Fortunatamente fu salvato da Finn
che
entrò in cucina di corsa.
“Maiali?”
urlò quasi “Io amo i
maiali! Possiamo prenderne uno? Da
piccolo ho sempre desiderato un maialino! Dovrei però
trovargli un nome.
Cavolo! Come si chiama un maiale? Uhm-“
E
così come era entrato se ne
uscì dalla stanza, tormentandosi con in suoi profondi dubbi
amletici.
Kurt
si passò una mano tra i suoi
capelli perfettamente acconciati.
Sarebbero stati due lunghi mesi.
Alla
fine Burt e Carole avevano
optato per un agriturismo disperso nel bel mezzo dell’
Tennessee.
Perché
poi nel Tennessee, Kurt
continuava a chiederselo; della serie: aggiungiamo sfigataggine alla
sfigataggine.
Nel
Tennessee? Insomma dai!
Probabilmente lì non sapevano neanche che Vogue esistesse ed
ancora pensavano
che i giacconi di pelle di foca andassero di moda.
Non
si soffermò a pensare che
forse i giacconi di foca erano qualcosa che aveva a che fare
più con l’Alaska
che con il Tennessee: era troppo arrabbiato e gli serviva qualcosa
contro cui
inveire. Poco importava che inveisse nel modo sbagliato.
Poggiò
la testa sul finestrino e
cercò di isolare dalla sua testa il russare persistente di
Finn, stravaccato
sul sedile vicino al suo, e la pessima musica commerciale che Burt e
Carole
stavano ascoltando sul davanti.
Chi me l’ha fatto fare?
Probabilmente le mucche avranno più
senso estetico di tutti i cittadini
messi assieme: almeno loro non si vestono!
Poi
si ricordò che forse suo
padre non aveva tutti i torti, e che un po’ di relax gli
avrebbe fatto davvero
bene, quindi chiuse gli occhi e pensò che almeno avrebbe
avuto molto tempo da
dedicare a sé stesso per prepararsi psicologicamente alla
NYADA.
Ancora
non ci credeva che entro
due mesi avrebbe finalmente camminato per i corridoi della New York
Academy of
the Dramatic Arts. Era così emozionato!
Quando
aveva ricevuto la lettera
che gli confermava l’ammissione era corso a casa di Rachel ed
entrambi si erano
messi a piangere come due bambini.
Ovviamente
anche lei era stata
accettata. E Kurt doveva ammettere che quello rendeva il futuro ancora
più
emozionante.
Col
passare del tempo l’amicizia
tra la ragazza e Kurt si era rafforzata sempre di più, ed
ora non riusciva
neanche più ad immaginarsi di andare a New York senza
l’amica con la quale
aveva condiviso il suo sogno più grande.
Perso
nei suoi pensieri neanche
si accorse che la macchina aveva rallentato ed aveva imboccato un
sentierino di
montagna, circondato da enormi alberi.
Aprì
gli occhi solo quando la
voce allegra di suo padre gi annunciò che erano giunti a
destinazione.
“Forza
su, ragazzi! Non è
bellissimo? Siamo arrivati!”
Kurt
si stropicciò gli occhi e
quasi sobbalzò quando il suo fratellastro si
svegliò di soprassalto urlando
“Maiali!”
Era
indeciso se ridere dell’
ingenuità di quel ragazzo o se sbattere la testa contro il
finestrino fino a
scordarsi pure il suo nome.
Sebbene
la seconda offerta
sembrasse decisamente più interessante optò per
la prima, e ne fu felice quando
vide l’espressione piena di gioia del padre nel vedere che il
figlio non era
così triste come aveva minacciato di essere se fossero
andati in vacanza in un
posto del genere.
“Ed
eccoci qui!” esclamò poi
soddisfatto Burt, indicando l’edificio che si stagliava
davanti a loro, immerso
nella natura.
Nonostante
Kurt si fosse posto
come principio quello di odiarlo, non potè fare a meno di
ammirarne la
semplicità e la bellezza delle forme.
Era
una cascina con i muri fatti
di pietre grigie, interrotte da delle piccole finestrelle decorate con
delle
deliziose tendine a quadretti rossi e bianchi.
Un clichè vivente,
pensò
Kurt divertito.
Le
tegole rosse del tetto erano
coperte da uno strato di edera che rendeva l’atmosfera in
qualche modo più
famigliare ed il tutto era circondato da enormi giardini pieni di
panchine
sparse qua e là.
Poi
Kurt le vide.
E
l’idillio si spense.
Le
stalle.
Rabbrividì
solo al pensiero. Dio,
in quel posto c’erano di sicuro tutte le specie di animali
più sporche e
puzzolenti di tutto il mondo.
E
la gente ci lavorava pure! Che schifo.
Distolse
i suoi pensieri da quelle e decise
di concentrarsi solo sulle
cose belle.
Burt
parcheggiò velocemente la
macchina e subito scese.
“Ah,
aria di vita!” esclamò
aprendo le braccia al cielo e respirando rumorosamente.
Wow, pensò Kurt,
l’aria di
vita sa di merda di mucca, fantastico.
Storse
le narici all’odore e si affrettò
a seguire la famiglia all’ interno della cascina.
La
reception era situata in una
saletta piccola ed il bancone era fatto di legno intagliato a mano.
“Buon
giorno!” la voce energica
di una donna sulla cinquantina li salutò non appena
varcarono la soglia “voi
siete gli Hummel-Hudson, vero?”
Burt
rispose affermativamente e
si avvicinò al bancone per sbrigare le faccende burocratiche.
Nel
frattempo Kurt guardava con
le sopracciglia alzate la salopette di jeans che la donna aveva indosso.
Come non detto.
“Bene!”
trillò la donna dopo poco
“le vostre stanze sono nell’ edificio est, chiamo
mia nipote che vi
accompagnerà lì. Queste sono le chiavi, la cena
è alle otto, e questo è quanto
ragazzi, se volete fare un giro potete anche vedere le stall-“
“NO”
esclamò Kurt senza
rendersene conto. Arrossì di colpo subito dopo ed
iniziò a balbettare qualche
scusa per rimediare alla figuraccia.
“Nel
senso- sì- ehm- la
stanchezza- magari domani- e-“
Fortunatamente
fu salvato dall’
arrivo di una ragazzina della sua età circa, con lunghi
capelli neri ed un
sorriso smagliante.
“Buongiorno,
io sono Kathleen, ma
potete chiamarmi Kathy! Sono qui per farvi da guida nel nostro
fantastico
agriturismo, prendete le vostre valigie e seguitemi!”
La
ragazza saltellò fino a loro
e, prima di lasciarli uscire, strinse la mano a tutti.
Kurt
le sorrise quando si
presentò, almeno sembrava simpatica.
“Il
piacere è tutto mio Kurt,
sento che diventeremo molto amici, e se vuoi potrei anche portarti a
visitare
le stalle, sono il posto più affascinante qui!”
Maledizione.
Le
loro stanze alla fine si erano
rivelate essere una piccola casetta con tanto di cucina.
Ovviamente
non l’avrebbero usata,
ma visto che erano in tanti Grace, così si chiamava la
signora che stava alla
reception, aveva pensato che sarebbero stati più comodi
lì.
Kurt
ringraziò mentalmente quella
donna: almeno così aveva una stanza divisa da quella di Finn
e sarebbe riuscito
a dormire decentemente senza essere disturbato da quel trattore di suo
fratello.
Disfò
lentamente la sua valigia
constatando felicemente che nessuno dei suoi amati capi si era
stropicciato e
li ripose con cura nell’ armadio.
Kathy
aveva detto che sarebbe
passata di lì in mezz’ora, così gli
avrebbe mostrato il posto.
Sembrava
averlo preso in
simpatia, e Kurt ne era immensamente felice. Capitava raramente che
qualcuno
provasse simpatia per lui istantaneamente. In genere erano tutti troppo
spaventati dalla sua voce, dal suo modo di vestire o dal semplice fatto
che
fosse gay.
Beh,
effettivamente quello Kathy
non lo sapeva, ma a Kurt non sembrava davvero una ragazza a cui potesse
seriamente importare.
Optò
per una doccia veloce e poi
si piazzò davanti all’ armadio per scegliere
l’outfit che avrebbe indossato.
Aveva
optato per un paio di
stretti pantaloni neri ed una camicia a quadri arrotolata fino ai
gomiti.
Sì, poteva andare, faceva molto
contadino sexy pensò soddisfatto.
In
quel momento Kathy bussò alla
porta e Kurt corse ad aprire, dicendo velocemente al resto della
famiglia che
avrebbe fatto un giro per il posto.
“Ehi!”
Kurt salutò allegramente
la ragazza.
“Ehi
a te, bel contadino sexy!”
ghignò di rimando.
“Kathy!”
la ammonì un Kurt
imbarazzato e lusingato allo stesso tempo.
“Che
c’è Kurt? non posso dire
quello che è ovvio? So riconoscere un bel ragazzo quando lo
vedo.” Gli sorrise
furba lei, incamminandosi poi verso
i
campi.
“Beh-
ehm-“ Kurt non sapeva come
comportarsi, doveva forse dirglielo subito che era gay?
“Grazie del complimento
ma- ehm- sì ecco- io- eh- sono gay,
sì.”
Ecco,
l’aveva detto, ora non gli
restava che aspettare la reazione della ragazza.
Fa che sia buona fa che sia buona fa che sia buona.
E
fortunatamente lo fu perché la
ragazza scoppiò in una risata cristallina e quando lo
guardò aveva le lacrime
agli occhi.
“Kurt,
ma era così ovvio!” disse
soffocandosi dalle risate “Non ci stavo provando, era solo un
complimento!”
“Quindi
non è che adesso ti
allontanerai ed inizierai ad insultarmi perché sono
diverso?” sputò fuori Kurt
senza neanche pesare.
“Ma
come potresti farmi schifo
Kurt? Ma in che posto farebbero una cosa del genere?” chiese
la ragazza come se
fosse la cosa più ovvia del mondo.
Kurt
borbottò con tono sconsolato
qualcosa come “in Ohio”, e poi si
affrettò a seguire la ragazza che nel
frattempo aveva continuato a camminare.
“Non
vedo l’ora di presentarti il
mio fratellino! Sono sicura che andrete estremamente
d’accordo!” gli disse poi
con un sorrisino che Kurt non riuscì bene a decifrare.
“Hai
un fratello più piccolo?”
chiese curioso.
“No,
in verità ha la tua età. In
effetti non dirgli che l’ho chiamato ancora fratellino
oppure è la volta buona che mi uccide.”
Kurt
sorrise, e poi la
conversazione si spostò su altri argomenti, ed il pomeriggio
passò tranquillo tra risate e
racconti di esperienze passate.
Quando
Kurt tornò nella casetta erano
ormai le sette passate, e la cena sarebbe stata servita in poco tempo.
Burt
e Carole dovevano essere
fuori da qualche parte a prendere una boccata di quella che suo padre
definiva
“aria di vita” e Finn era disteso in camera sua a
guardare Winnie The Pooh alla
televisione.
Optò
per un’ altra doccia veloce,
ma non appena il getto dell’ acqua lo colpì si mi
se ad urlare.
Santo cielo ma era gelida!
Smanettò
per un quarto d’ora con
la manopola dell’ acqua calda ma non c’era niente
da fare, così, con i capelli
fradici e grondanti si rivestì di fretta e corse fuori per
dirigersi alla
reception a chiedere spiegazioni.
Aprì
la porta di fretta e si
fiondò fuori velocemente, talmente velocemente che neanche
si accorse del
ragazzo che in quel momento stava passando proprio davanti alla
casetta, fino a
quando non gli si catapultò addosso e fece crollare entrambi
per terra.
“Oh
Dio scusa scusa scusa!”
diventò subito rosso in faccia per l’enorme figura
che aveva appena fatto.
“io
non- non volevo non era mia
intenzione!”
Kurt
non riusciva neanche ad
alzare gli occhi dalla vergogna.
“Ehi
bellezza, tranquillo”
rispose il ragazzo che ancora non accennava a volersi alzare
“non capita tutti
i giorni di trovarsi stesi sotto un elfo in pantaloni super stretti che
sembra volerti
assaltare sessualmente. E devo dire che come idea mi eccita
parecchio.”
Kurt
arrossì ancora di più a
quelle parole e alzò gli occhi di scatto sulla figura sotto
di lui.
Gli
occhi.
Che
diavolo di colore erano?
Erano
un misto tra il marrone ed
il verde, erano così profondi.
Kurt
si perse ad analizzare le
leggere sfumature di quel colore, a volte coperte dai riccioli ribelli
del
ragazzo che cadevano scomposti sulla sua fronte, che quasi non si
accorse che
non si era ancora alzato.
“Oh
scusa, che stupido- io non-!”
tentò di rimettersi in piedi ma barcollò ancora e
cadde di nuovo addosso al
ragazzo.
“Non
riusciamo a fare a meno di
me, eh?” sogghignò l’altro, e Kurt
sentì le guance bruciare.
Borbottò
qualcosa sulla sua
maldestria e poi riuscì finalmente a rialzarsi.
Il
ricciolo si alzò subito dopo
di lui con un movimento fulmineo e Kurt non riuscì a non
notare i muscoli delle
braccia e delle spalle contrarsi per lo sforzo.
In
quel breve lasso di tempo lo
analizzò attentamente.
Era
basso. Decisamente basso.
Ma
il suo fisico compensava molto
quella sua particolarità.
Dio,
Kurt non riusciva a togliere
lo sguardo da quei muscoli del torace delineati dalla sottile stoffa
della
maglietta.
Quando
si accorse che era
piuttosto ovvio che stesse fissando gli addominali del ragazzi si
schiarì la
voce velocemente sussurrando un imbarazzato “è
meglio che vada”
Ma
il ragazzo fu più veloce di
lui e lo afferrò per un polso.
“Ehi,
elfo, non ci siamo ancora
presentati!”
Kurt
si girò stupito. Davvero
dopo che se l’era praticamente mangiato con gli occhi il
ragazzo voleva ancora
parlargli? Ma che strano posto era quello?
“Blaine
Anderson” continuò il
ricciolo, Blaine, porgendogli una
mano e sorridendo amorevolmente.
Kurt
stava giusto per porgergli
la sua e presentarsi quando notò le enormi macchie marroni
sui polpastrelli del
ragazzo e le incrostazioni di sporco tra le unghie.
“Dio
che schifo!” urlò tirando
indietro la mano “Ma ti lavi ogni tanto?”
Blaine
in tutta risposta rise.
E,
Dio, se Kurt non avesse avuto le
mani sporche a cui pensare
sicuramente sarebbe rimasto imbambolato per ore ad ascoltare la sua
risata, da
quanto era bella e musicale.
“Non
ci credo!” esclamò il
ricciolo massaggiandosi lo stomaco per il troppo ridere “Un
provincialotto
schizzinoso!”
Kurt
lo guardò offeso.
“Non
sono un provincialotto
schizzinoso!” ribattè Kurt stizzito.
“Sì
che lo sei!” esclamò Blaine
con un ghigno divertito sulla faccia “Ci scommetto che se mai
ti viene un
incubo è quello di rovinarti i tuoi preziosi vestito con un
po’ di terra!”
“Non
è vero”
“Dimostramelo”
sogghignò Blaine
“vieni alle stalle con me domani.”
No,
non poteva avergli davvero
chiesto quello.
Non
le stalle! Ma chi era che gli
voleva così male?
“L-le
st-stalle?” chiese incerto
“Non andrebbe bene fare, non so, giardinaggio?”
aggiunse speranzoso.
Blaine
sorrise soddisfatto, aveva
trovato il suo punto debole.
“No”
disse beffardo “le stalle. E
magari mi potresti aiutare a pulire i maiali.”
Ma
cos’era? Un legilimens?
Come faceva ad azzeccare
tutte le sue paure più
grandi?
“I
ma-maiali? Non potremmo fare i
conigli?” tentò disperato.
“No”
rispose Blaine compiaciuto
“I maiali andranno benissimo, allora, ci stai elfetto di
provincia?”
“Non
chiamarmi così!” esclamò
Kurt stizzito.
“Beh,
non mi hai detto come ti
chiami!”
“E
mai te lo dirò” sbuffò Kurt
risoluto “E comunque, sì, ci vengo
domani!”
ulrò quasi, con una punta di isteria nella voce.
Mai
minacciare l’orgoglio di un
Hummel
“Perfetto”
rispose compiaciuto
Blaine “E non dimenticare i pantaloni attillati, mi manca
già lo stretto
contatto di prima con il tuo sedere, elfo.” E con un ghigno
beffardo si voltò e
si diresse verso le stalle.
E,
oh, Kurt era fottuto.
Perché
mentre Blaine si
allontanava non potè fare altro che fissare insistentemente
il suo fondoschiena
che ondeggiava ad ogni passo.
Il
giorno dopo svegliarsi per
Kurt fu traumatico.
Primo
perché aveva scoperto a sue
spese che le mura in quel posto erano decisamente troppo sottili e
quindi il
tagliaerba che dormiva nella stanza accanto alla sua lo aveva allietato tutta la nottata con le dolci
melodie che uscivano dal suo naso.
Secondo
perchè a quanto pare non
era abbastanza che non avesse chiuso occhio tutta la notte, infatti
alle cinque
di mattina ci si mise anche il gallo a tenergli compagnia, e,
scoprì anche, i
cuscini dell’ agriturismo non riuscivano per niente ad
attutire i rumori esterni.
Terzo
perché, non appena il gallo
cantò, fece il collegamento con gli animali, e pensando ad
animali pensò alle
stalle, e pensando alle stalle penso a quel disgraziato del ragazzo che
aveva
incontrato il giorno prima e che quel giorno avrebbe dovuto
accompagnare nelle
stalle, appunto, ad inzozzarsi tutto.
Fantastico.
Davvero.
Come
iniziare una giornata nel
migliore dei modi!
Stropicciandosi
gli occhi si alzò
in piedi, erano le sei e mezzo ma non c’era assolutamente
verso di riuscire a
dormire, quindi si diresse in bagno dove applicò il suo
solito numero
esorbitante di creme per la pelle, si lavò velocemente e poi
si diresse in
cucina cercando qualcosa con cui fare colazione.
Stava
giusto versandosi del latte
nella tazza quando una voce allegra fece irruzione da fuori dalla
porta, e
quest’ultima si spalancò ed emise un boato quando
collise con il muro.
“Ehi
Elfo, sei pronto per la
nostra fantastica gita alle stalle?”
Kurt
rimase con gli occhi
sbarrati per qualche secondo, poi realizzò di essere ancora
in pigiama e di non
aver ancora acconciato i suoi bellissimi capelli.
E
lì fu la fine.
“Blaine,
ma sei cretino?” sbottò
esasperato “Dormono tutti qui! E non
si entra nelle case degli altri così di botto senza neanche
chiedere il
permesso!”
“Ehi
bellezza, di cosa hai
paura?” sogghignò il ricciolo gettandosi sul
divano di fronte a Kurt “Se è il
ridicolo pigiamino di seta che stai indossando a darti questi problemi
non
preoccuparti, siamo dello stesso avviso “ e qui gli fece
l’occhiolino
leccandosi le labbra in modo famelico “per me dovresti toglierlo”
“Oh
taci!” sbottò
Kurt “ Ti raggiungo io alle st- sta- in quel
posto ora vai che devo dedicarmi ai
miei capelli.”
E
quando si girò per andare in
bagno potè chiaramente udire una risata cristallina
accompagnata da un
“provincialotto” e dalla porta che, di nuovo,
sbattè forte contro il muro.
Kurt
ce la poteva fare.
Certo,
indossava un paio di
stivali vintage firmati Prada, e la sua camicia non l’aveva
di certo comprata
in un grande magazzino, ed effettivamente neanche i pantaloni.
In
effetti, ora che ci pensava,
forse non aveva fatto bene a vestirsi in quel modo. Ma la
verità era che non
aveva la più pallida idea di come ci si vestisse per fare
quel genere di
lavori.
Se
doveva proprio confessare un
cosa aveva cercato di portare alla mente tutti i vecchi film che aveva
visto
sull’ argomento ed aveva ripescato dall’ armadio i
vestiti che più sembravano
fare al caso suo.
In
effetti l’unico film che gli
era venuto in mente era stato “I segreti di Brokeback
Mountain”.
E non di certo per i vestiti,
pensò maliziosamente il ragazzo.
Fatto
sta che ora era lì, davanti
a quelle, una mano sulla bocca per
evitare di soffocare per l’odore di sterco, i suoi preziosi
stivali già sporchi
di non voleva sapere cosa, e gli occhi sbarrati per quello che
effettivamente
era in procinto di fare.
Ma
gli Hummel hanno un orgoglio.
E
nessuno lo scalfisce.
Quindi,
dopo aver preso dei
respiri profondi, si mosse verso l’interno delle stalle.
“Ehi
Elfo!” la prima cosa che lo
salutò, no forse seconda perché la puzza era
arrivata prima, fu ovviamente il disgraziato
che, non potè fare a meno di
notare, era vestito di nuovo in una maglietta bianca che gli fasciava i
pettorali, ed in un paio di pantaloni che stringevano i punti giusti.
Dio
che fondoschiena.
Kurt
desiderò ardentemente fargli
una foto e metterla nel suo portafoglio, e poi magari denunciarlo
perché non si
poteva avere un fondoschiena così bello, rotondo, sodo..
Si
accorse di star fissando
quando un sorriso malizioso gli si parò davanti alla faccia.
“Vedo che sotto
sotto anche l’elfo ha qualche suo punto debole, eh?”
“Smettila”
sibilò Kurt sentendo
le guance andargli a fuoco.
“Beh,
di sicuro quello che non
smetterò di fare sarà prenderti in giro per come
sei conciato. Sul serio, elfo?
Cosa credi di essere qui in gita scolastica? Oggi si lavora, e quei
pantaloni
costeranno mille dollari a gamba! Cos’è, ti sei
vestito guardando I segreti di Brokeback
Mountain?”
Kurt
si sentì morire.
“Cos-?
Io- NO. Pensavo solo che”
e qui sorrise furbescamente perché, se c’era
qualcuno che sapeva rigirare la
situazione a suo favore, quello era Kurt Hummel “non essendo
io l’unico a
gradire la vista, avrei potuto,
non
so, valorizzare i punti importanti?”
E
si leccò le labbra con fare
malizioso.
Kurt
Hummel.
Si
leccò le labbra.
Con
fare malizioso.
Kurt ma che cavolo stai facendo? Pensò
sconvolto da sé stesso.
“Oh
elfo, secondo me sei
valorizzato anche senza, i vestiti” aggiunse
l’altro con un ghigno.
Kurt
arrossì di botto.
Perché,
si chiese sconsolato, non
aveva mai incontrato in tutta la sua vita nessun gay, ed ora che ne
incontrava
uno, perché ormai era chiaro come il sole che Blaine fosse
gay, era quello più
perverso e maleducato su tutta la faccia dell’ universo?
Quando
si dice la fortuna.
“Allora”
continuò il ricciolo
vedendo che l’altro non accennava a parlare “me lo
dici il tuo nome o no,
Elfo?”
“No”
rispose Kurt risoluto.
“Oh
beh, poco male” sorrise
maliziosamente “CI sono tanti di quei giochetti di parole che
si possono fare
con la parola elfetto. Come per
esempio- Elfetto bravo a letto! Non ti sembra una coincidenza che
faccia rima
proprio con letto?” chiese
in tono
lascivo.
Kurt
non sapeva più cosa fare.
Nessuno
ci aveva mai provato così
spudoratamente con lui, senza contare che sentiva di dover provare
disgusto per
i comportamenti troppo espliciti dell’ altro, ma proprio non
riusciva a non
sentirsi, in fondo, lusingato.
“Oppure”
continuò l’altro “posso
usare i dispregiativi. Sai cosa sono i dispregiativi, Elfo?”
senza aspettare
una risposta continuò “Elfaccio, a cui piace
succhiare il-“
“Kurt!”
urlò il ragazzo
esasperato “Dio basta! Smettila! Mi chiamo Kurt, va
bene?”
Il
moro sorrise compiaciuto.
“Piacere
Kurt” ed il modo in cui
lo disse, i muscoli della spalla che si contrassero sotto la maglietta
quando,
per la seconda volta, allungò la mano per presentarsi, gli
mandarono una serie
di brividi lungo la schiena.
Tuttavia
Kurt, un’ altra volta,
non sembrava dar segno di volergli stringere la mano.
“Guarda”
lo ammonì Blaine “che se
non mi stringi la mano neanche oggi Kurt-”
Dio, il modo in cui pronunciava il suo nome.
“-ricomincio
a
trovare nomignoli che fanno rima con-“
“No,
no! Va
bene!” e Kurt si affrettò ad allungare la mano per
unirla a quella dell’ altro.
Le
sensazioni
che si impossessarono di lui in quel momento furono indescrivibili.
Kurt
non aveva
mai sentito delle mani così calde, e forti.
Poteva
sentire
benissimo i calli duri, che però non erano qualcosa di
indelicato e rozzo, quanto
più un incentivo che sembrava dire sono
qui per te, puoi fidarti. Fece scorrere senza pensarci il
pollice sul dorso
dell’altra mano, e sentì che la pelle
lì era morbida, quasi come quella di un
bambino.
“Anita”
“Scusa?”
Kurt
lasciò subito la mano e guardò stralunato il
ricciolo.
“Ti
davo un
nome più delicato, elfo” scrollò le
spalle “Come Anita”
“Sei
uno
stronzo” disse Kurt irritato. Ci mancava altro che anche in
vacanza iniziassero
a prenderlo in giro per la troppa femminilità.
“E
tu sei
bellissimo quando ti irriti.” Disse semplicemente
l’altro “Forza” aggiunse poi
“Oggi si puliscono i maiali, all’ opera!”
E
detto questo
si girò e raccolse da terra un paio di guanti ed altri
materiali.
Fu
mentre Kurt
osservava con attenzione il sedere in bella mostra dell’
altro che si ritrovò a
pensare “mmh,
forse non sono proprio da
buttar via queste vacanze.”
BluCannella
Ok,
avete ufficialmente il
diritto di spararmi.
Ma
insomma, non so come,
ma mentre ero felicemente stravaccata sul divano mi è
saltata in mente un
immagine di Blaine in magliette attillate, tutto sudato mentre faceva
qualche
lavoro in mezzo alla natura e non potevo lasciare che un’
occasione così mi
scappasse.
Lo
so che ho altre storie
da continuare, ma fortunatamente ho davanti tutta l’estate e
quindi, no
problem, mi dedicherò alla scrittura completamente!
Vi
devo confessare che
questa è quella che mi riesce più facile da
scrivere, e che mi diverte anche un
sacco.
Non
vedo l’ora di scrivere
di quando puliranno i maiali, oh yeah!
Un
Kurt tutto impacciato
ed un Blaine tutto sudato che lo aiuta?
--->
Ci piace!
Ok,
ora la smetto ;)
Ci terrei molto a sapere cosa ne pensate, sono molto euforica in questo
momento
e credo di tenerci molto a questo lavoro quindi, se non vi dispiace, mi
lasciate una piccola recensioncina?
Bacioni
a tutte
A
presto care!
P.s.
Il titolo mi fa schifo, ma davvero non ho mai idee per i titoli, non
è che avreste qualche ideuccia?
|
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Capitolo 2 *** Capitolo secondo ***
Capitolo
secondo
Kurt
seguì Blaine verso il retro delle stalle.
Passarono
in mezzo a numerosi recinti pieni delle specie più diverse
di animali, e riuscì
a scorgere delle pecore ammassate in uno di essi, vide le gabbie dei
conigli e
riuscì a distinguere, lontanamente, il pollaio.
Il pollaio.
Ci
avrebbe di sicuro fatto una capatina dopo, e magari sarebbe anche
riuscito a
sopprimere la causa del suo essersi svegliato decisamente presto quella
mattina.
Sì,
una
prospettiva decisamente allettante.
Quando
arrivarono sul retro Blaine vestì un sorriso furbo e,
spostandosi di lato con
un inchino esagerato, gli presentò il suo incubo peggiore.
“Ecco
a
te il recinto dei maiali, elfo” disse indicando un posto
davanti a lui
“dimostrami cosa sai fare”
Poi gli
lanciò un paio di guanti da lavoro tutti sporchi ed un paio
di stivali di
plastica completamente infangati.
Un
attimo, ma se non c’era fango allora quelle macchie
cos’erano?
Un
brivido lo scosse completamente, e Kurt inalò lentamente,
cercando di calmarsi.
Era un
Hummel.
Gli
Hummel ce la fanno in tutto.
Quindi
fece il sorriso più orgoglioso che aveva nel suo repertorio,
e, scroccandosi le
dita con fare teatrale, si diresse verso il recinto.
“Ehi
ehi
non così in fretta bellezza!” Blaine si
affrettò a seguirlo “Non sai neanche
cosa fare!”
“Beh,
cosa ci vorrà, prendo un po’ di sapone, li immergo
in vasca, e ta-da! Sono
puliti!” rispose Kurt
cercando di sembrare sicuro.
Cosa che
a quanto pare gli uscì decisamente male perché
tutto quello che Blaine fece fu
guardarlo con un espressione incredula per poi scoppiare a ridere.
“Oh-
O
MIO DIO!” disse gettandosi a terra e rotolandosi dal ridere.
(A
quanto pare Kurt non era l’unico con manie di
teatralità)
“Non ci credo! Mi
prendi in giro! Poi
cosa? Gli facciamo i massaggi all’ olio
di mandorle ed usiamo il balsamo per rendere i peli più
morbidi? Kurt” e
lì la voce venne spezzata da una
risata più forte “non hai proprio idea di come si
faccia, vero?”
Ed
un’
espressione di tenero divertimento gli passò negli occhi,
per poi scomparire
tanto velocemente quanto era arrivata.
Kurt si
ritrovò a pensare che con un’ espressione del
genere, priva della solita
arroganza, quegli occhi nocciola sembravano addirittura più
grandi e brillanti.
“Ehm”
arrossì guardandosi i piedi “E’
così ovvio?”
“Io
lo
trovo adorabile” gli sorrise Blaine, e fu un vero sorriso,
non di scherno, non
malizioso, semplicemente un sorriso “Dai vieni che ti
spiego” e gli porse la
mano.
E Kurt
la prese.
Non
appena le dita forti dell’ altro si strinsero attorno alle
sue, Kurt si sentì
tirare verso la direzione del recinto, ed una sensazione di calore
partì dalle
sue dita intrecciate a quelle di Blaine e si propagò in
tutto il corpo.
Quando
il ragazzo davanti a lui aprì il cancello e lo
trascinò dentro con sé, sentì i
piedi sprofondare nella melma sotto di lui, ma non ci fece esattamente
caso,
troppo concentrato a decifrare la sensazione piacevole che, non avrebbe
voluto
ammetterlo, derivava decisamente dalla stretta del ragazzo davanti a
lui.
“Kurt”
la voce di Blaine lo distolse dai suoi pensieri, e si accorse che si
erano
fermati davanti ad un esemplare di maiale decisamente enorme e con una
faccia
decisamente poco amichevole. “Questo è
Whiskey.”
“Santo
cielo ma che nome orribile! Chi mai chiamerebbe un maiale con il nome
di un alcolico?”
Kurt non riuscì proprio a trattenersi, ma quando vide il
viso di Blaine
intristirsi,e lì capì che probabilmente il nome
gliel’aveva dato lui, si diede
mentalmente dello stupido, perché, davvero,
l’espressione che aveva in quel
momento era così dolce che l’unica cosa che Kurt
voleva fare era avvicinarsi ed
accarezzargli la schiena e digli che, ehy,
stava scherzando, e che il nome era bellissimo.
In tutta
risposta Blaine alzò il mento, posò una mano
sulla schiena dell’ animale e
disse, con tono teatralmente menefreghista “Vieni Whiskey,
Kurt non ci merita.
Siamo troppo fantasticamente fantastici
per lui.”
“Oh
beh”
disse Kurt trattenendo le risate “vorrà dire che
mi occuperò io della pulizia
dei maiali. Inizierò dallo shampoo” e calcò bene
l’ultima parola, abbastanza
perché Blaine si girasse di scatto con un’
espressione di puro orrore sul
volto.
“Non
ci
provare” disse fra i denti, quindi Kurt rise di gusto ed
acconsentì a farsi
insegnare.
Ovviamente
dopo esser stato costretto a salutare Whiskey ed a chiedergli
scusa per l’intera faccenda del nome.
“Bene”
Blaine battè le mani, l’espressione del volto
concentrata “direi che potremmo
iniziare col dargli da mangiare. Kurt?” lo chiamò
facendogli poi cenno di
seguirlo “Qui ci sono le sacche degli avanzi, puoi svuotarle
nelle mangiatoie”
“Perfetto”
rispose il soprano, e poi fece per sollevare uno dei sacchi.
Sfortunatamente
aveva calcolato male o il loro peso o la sua forza, perché
non appena tentò di
alzarlo cadde a terra, senza averlo spostato di un millimetro.
Rosso di
umiliazione ignorò la risata del ricciolo e la sua offerta
di aiutarlo,
liquidandola con un “Sono capace di farlo da solo”,
e ci riprovò una seconda
volta, calibrando bene gli sforzi, ma gli servì ben poco
tempo per capire che
non sarebbe riuscito a muoversi di un millimetro se avesse continuato
in quel
modo, così decise di provare a tirarlo.
Fortunatamente
funzionò, e così, mentre vedeva Blaine andare
avanti ed indietro e trasportare
addirittura due sacchi alla volta, santo
cielo i muscoli delle spalle che aveva, Kurt
riuscì ad arrivare alle
mangiatoie facendo il triplo della fatica dell’ altro e
trasportando un quinto
dei sacchi.
Non
appena giunse alla meta lasciò il sacco e si pulì
il sudore dalla fronte,
cercando di nascondere il fiatone che gli era venuto anche per uno
sforzo così
piccolo.
“Sei
sicuro di farcela a sollevarlo per mettere il cibo nelle
mangiatoie?” la voce
di Blaine gli arrivò ironica da dietro le spalle.
Maledizione,
Kurt non ci aveva pensato.
E ora?
“Assolutamente” rispose risoluto. Ma
quando notò che Blaine
non accennava a spostarsi e lo guardava con fare divertito gli chiese
con
irritazione: “Che fai?”
“Mi
godo
il momento in cui cadrai nella melma a causa della tua cocciutaggine,
elfo”
ghignò l’altro.
Kurt
sbuffò irritato, poi, concentrandosi più che
poteva, abbracciò il sacco e lo
alzò di colpo.
Un’
espressione di vittoria gli attraversò il volto quando si
accorse che il sacco
non toccava più terra, ma venne però presto
rimpiazzata da una di puro terrore
quando di accorse che le gambe avevano iniziato a cedere.
No.
No.
Nononononono-
Ma non
poté
fare niente per fermare l’inevitabile caduta, dritta in mezzo
al fango.
No, non
fango, si ricordò Kurt.
Dio che
schifo!
“Santo
cielo ti prego aiutami!” urlò in preda ad una
crisi isterica “Non ci credo, è
tutta colpa tua!”
Cercò
di
rialzarsi ma scivolò sulla melma e ci ricadde di schiena.
Alzò
gli
occhi, non capendo perché l’altro tardava tanto ad
arrivare, e lo vide che, per
l’ennesima volta, si stava sbellicando dalle risate, con le
braccia che
avvolgevano lo stomaco.
“Dovresti
vederti, sul serio” un
scoppio di
risate più forte “Sei ridicolo!”
Kurt
sbuffò irritato, tentò nuovamente di alzarsi ma
proprio non ci riusciva.
Poi
decise tutto in un millisecondo.
Blaine
gli stava offrendo la mano per aiutarlo, Kurt la afferrò
saldamente e,
approfittando del suo momento di distrazione, tirò con forza
fino che anche
l’altro non cadde a terra
sporcandosi completamente la faccia.
“Chi
è
il ridicolo adesso?” chiese soddisfatto.
In tutta
risposta Blaine prese una manciata di melma e gliela spalmò
tutta nei capelli.
“Di
sicuro non io” ghignò.
“Non
l’hai fatto” disse sotto shock Kurt
“TU!”
E poi
prese a sua volta un pugno di quella sostanza quasi liquida e
tracciò la linea
del suo torace con le sue mani sporche.
Blaine
in tutta risposa rise e prese Kurt per i polsi forzandolo a terra, gli
si mise
sopra a cavalcioni ed iniziò a ricoprirlo di fango
mentre il soprano cercava di divincolarsi senza successo.
In quel
momento, solo in quel momento, si ritrovò ad imprecare
contro il muscoli ben
definiti dell’ altro che lo tenevano bloccato senza
lasciargli via di scampo.
Tuttavia
si concentrò e, con un colpo di reni, ribaltò le
posizioni cercando disperatamente
di sporcare il più possibile l’altro, e con una
mossa piuttosto audace della
quale, al momento, non carpì i possibili sottointesi,
afferrò il suo sedere per
costringerlo a girarsi di schiena.
Blaine
rise borbottando qualcosa che assomigliava tanto ad un “devo
ricredermi”.
In
riferimento a cosa, Kurt non lo voleva sapere.
Fu solo
qualche secondo dopo che Kurt si accorse dell’eccesiva
vicinanza dei loro
corpi, le mani ancora ferme nei capelli di Blaine.
Poteva
sentire la pressione di una mano di Blaine aperta sulla schiena, ed
intravedere
la sottile linea a “v” del suo torace attraverso la
maglietta leggermente
alzata.
Inalò
bruscamente, accorgendosi di aver trattenuto il respiro troppo a lungo.
I
polmoni gli facevano male dal troppo ridere, e gli occhi ormai erano
fissati in
quelli dell’ altro, che lo guardava con un espressione
indecifrabile sul volto.
E Kurt
davvero non avrebbe voluto soffermare il suo sguardo lì, ma
le sue labbra- Dio sembravano
così morbide che avrebbe
tanto voluto avvicinarsi e saggiarne la consistenza-
“Ehi
elfo lo sai che i capelli color cioccolato ti donano?” la
voce ironica dell’
altro lo interruppe improvvisamente e lo riportò alla
realtà.
Una
realtà fatta di scarti di cibo andati a male, melma ed
escrementi di maiale che
gli gocciolavano nella schiena.
Si
alzò
di scatto, questa volta riuscendoci al primo colpo, e
registrò solo in quel
momento che si era addirittura divertito, per quel poco che era durato.
Nel
frattempo Blaine si era rialzato con uno scatto fulmineo e gli aveva
poggiato una mano
sulla spalla.
“Mi
sa
che più che pulire i maiali c’è
più bisogno di pulire noi, o sbaglio?” e
sorrise cercando di calmarlo.
Kurt
annuì e rispose con un timido sorriso a sua volta.
“Forza,
vieni” disse Blaine incamminandosi verso l’uscita
del recinto.
Kurt lo
seguì, facendosi strada tra l’aria intrisa degli
odori delle stalle e del
rumore delle loro risate che ancora aleggiava nell’ aria.
“Mi
dici
dove stiamo andando?” Kurt chiese per l’ennesima
volta.
Era da
più di un’ ora che stavano camminando, ne era
sicuro, eppure Blaine non
sembrava accennare a fermarsi.
“Io
ho
una doccia, sai?” continuò stizzito ”Non
so se voi non provincialotti schizzinosi sapete
cosa sia, ma era decisamente
più vicina e più comoda da raggiungere”
Blaine
rise sardonicamente “Sì, Kurt, per
l’ennesima volta, so cosa sia una doccia.
Ma, di nuovo per l’ennesima volta, conosco un posto migliore
per lavarci.”
“Mmphf”
sbottò Kurt “Inizio a sentire la pelle irritata.
Sai quanto dedico alla cura
della pelle Blaine? Due ore al giorno! E se per causa tua mi
ritroverò la pelle
rovinata io-“
“Santo
cielo
Kurt, vuoi stare zitto? La tua pelle resterà bellissima come
sempre, ok?”
Kurt
rimase spiazzato per qualche secondo. “Pensi davvero che la
mia pelle sia
bellissima?”
“Non
era
quello che volevo dire” borbottò Blaine arrossendo.
“E
invece era proprio quello!” lo canzonò Kurt
soddisfatto.
“Decisamente
no!” Blaine iniziò a camminare più
veloce, e Kurt aumentò il passo solo per
stargli dietro, troppo soddisfatto dalla sua piccola conquista per
desistere.
“Decisamente
sì!” esultò.“Oh ma
tranquillo, non te ne devi vergognare, molta gente rimane
stregata dal fascino di Kurt Hummel”
Blaine,
in tutta risposta, aumentò ancora di più il
passo, cercando di nascondere il
rossore crescente.
“Oh
guarda, siamo arrivati!” esclamò tirando un
sospiro di sollievo.
Kurt
borbottò
un “non finisce qui” ma si affrettò a
completare la piccola salita ed a
raggiungere il ricciolo.
E quando
arrivò in cima restò senza fiato.
Non
appena sopra la salita si apriva una piccola pianura d’erba,
che aveva da un
lato il bosco, e dall’ altro un piccolo strapiombo ai cui
piedi scorreva un
fiume grande, nel quale finiva un’ enorme cascata trasparente.
Era
sicuro di non aver mai visto niente di più spettacolare
nella sua vita.
“Wow”
si
lasciò sfuggire dalle labbra, incantato.
“Già”
annuì Blaine, lo sguardo perso nel panorama
“”Bello eh?
Kurt era
incantato. Davvero aveva vissuto diciannove anni della sua vita odiando
qualsiasi cosa che avesse a che fare con la natura, odiando uscire di
casa e
dedicandosi solo ai vestiti e ad i suoi capelli, perdendosi quello
spettacolo?
Si
avvicinò allo strapiombo e si sedette sul bordo, lo sguardo
perso ad ammirare i
disegni delle gocce d’acqua che venivano spruzzate dalla
cascata.
“Blaine”
disse poi sospettosamente, ricordandosi che erano lì per
lavarsi “Non è che hai
intenzione di lavarti lì dentro vero?” ed
indicò il fiume che scorreva
tranquillo lì sotto.
Al posto
che rispondere l’altro ragazzo si avvicinò alla
cascata ed iniziò lentamente a
togliersi i vestiti.
“Coraggio!”
gli urlò per sovrastare il rumore “E’
divertente!”
“Ma
è
alto!” Kurt era a dir poco scioccato.
“Male
che vada muori, Kurt!”
Della
serie: come convincere una persona.
Blaine
nel frattempo si era già tolto la maglietta e si stava dedicando ai
pantaloni.
Kurt
deglutì ed inalò aria bruscamente. Quella
situazione non sarebbe sicuramente
andata a finire bene.
Si
strinse le ginocchia al petto e ci poggiò il mento. Lui non
era un ragazzo che
faceva cose del genere.
Dai,
insomma, la cosa più coraggiosa che aveva fatto in tutta la
sua vita era stata
abbinare un paio di pantaloni viola ed una maglietta arancione! Ed era
Halloween!
Sentì
dei passi dietro di lui e si voltò così in fretta
che quasi gli fece male il
collo.
Blaine
si era accucciato di fianco a lui, con niente indosso che un paio di
boxer
neri.
Kurt
cercò, sul serio, cercò di non fissare la linea
della schiena che curvava
dolcemente, oppure la sottile linea nera che dall’ ombelico arrivava a nascondersi
sotto la stoffa che
gli fasciava i glutei, ma
il corpo del
ragazzo accanto lui
era semplicemente
straordinario.
Fortunatamente
per lui Blaine sembrò non notare lo sguardo insistente di
Kurt.
“Tutto
bene?” chiese preoccupato.
“Io-
non
so se è una buona idea-“ non sapeva se dirglielo o
no, aveva paura che lo
prendesse di nuovo in giro.
“Kurt,
se non te la senti-“ iniziò Blaine con fare
gentile.
“No,
è
solo il freddo” mentì alzandosi.
“Sicuro?”
“Sicuro.”
Si
avvicinò al bordo della cascata e guardò
giù.
L’altezza
non gli faceva paura. Certo, saltare in un fiume di cui neanche sapeva
la
profondità rischiando di colpire una roccia non era
esattamente in cima alla
lista delle sue cose preferite, ma no, quello che gli faceva paura era che Blaine le vedesse.
Vedesse
le cicatrici che gli costellavano la schiena e lo ritenesse un debole.
Perché
Kurt non era un debole, lui aveva combattuto per poter essere
sé stesso, e,
nonostante li odiasse, i lividi sulla schiena dimostravano che almeno
lui aveva
lottato per qualcosa, non lo aveva tenuto nascosto.
Ma
quella che era vista da lui come una vittoria, dagli altri era vista
come una
debolezza, e Kurt odiava sembrare debole.
Amava
avere il controllo di quello che gli altri pensavano di lui, il
semplice fatto
che Blaine potesse provare pietà o tristezza, gli faceva
venire la nausea.
Ma non
poteva passare per il provincialotto schizzinoso, quindi, con la mano
leggermente tremante, iniziò a sfilare i bottoni dalle asole
della sua camicia,
e quando ebbe finito, se la sfilò dalle braccia e la
poggiò di lato.
Lo
stesso fece con i pantaloni, sentendosi estremamente in imbarazzo ed
esposto,
ma non potendosi permettere di curarsene.
Si
girò
per appoggiarsi su una roccia quando una mano fresca gli si
poggiò sulla
schiena, accarezzandone le ferite più scure.
“Vuoi
parlarne?”
E Kurt
proprio non capiva. Non capiva perché quel ragazzo riuscisse
ad avere due
caratteri completamente diversi.
Delle
volte era così maledettamente stronzo e sboccato, e delle
altre il suo sorriso
gentile lo faceva sentire quasi protetto.
“Preferirei
di no” sussurrò quindi il soprano girandosi a
guardare il fiume.
“Sai”
la
mano di Blaine continuava a tracciare le linee, a volte sottili a volte
più
spesse, delle macchie bluastre “Quando avevo quattordici anni
credevo che il
massimo della cattiveria fosse avere un padre che ti costringe a
costruire una
macchina con lui per cercare di eliminare
la tua omosessualità.” Fece una pausa e
sospirò tristemente “Mi sbagliavo”
Kurt si
girò verso il ragazzo, la cui mano si era ormai bloccata ed
il cui sguardo era
perso nel vuoto.
“Andai
ad un ballo a scuola, e stupidamente” iniziò con
una risata amara “credevo che
andarci con un altro ragazzo non fosse questo gran problema. Insomma,
ognuno
poteva continuare a ballare ed ad andare avanti con la sua vita
perfetta senza
badare a due poveri ragazzi che cercavano un po’ di
felicità tenendosi per
mano, no? Ero così ingenuo-”
I
lineamenti di Blaine erano contratti, forse era il dolore del ricordo,
ma la
sua espressione era così vulnerabile in quel momento. Kurt
non riusciva a
distogliere lo sguardo, sentiva il bisogno di affetto che irradiava dal
corpo
dell’ altro, ed istintivamente poggiò una mano
sulla sua spalla.
“Ci
picchiarono, Kurt. Ci picchiarono fino a farci vomitare
l’anima. Andammo in
ospedale, e lui non mi volle neanche più vedere. Mi sentivo
così un rifiuto, Kurt,
Era tutta colpa mia, solo
colpa mia.” Sospirò pesantemente, e Kurt poteva
giurare di aver visto i suoi
occhi inumidirsi “Mi arresi, sai? Sono stato un codardo. E
ancora me ne pento.”
Restarono
così per un tempo infinito, le braccia intrecciate,
l’uno che cercava di
proteggere sé stesso ed il ragazzo di fianco a lui.
Poi
Blaine sembrò come riscuotersi dai suoi pensieri e
scrollò leggermente la
testa, come a voler far andare via i ricordi.
Guardò
Kurt con aria imbarazzata “Scusa, non era il caso, io
non-“
“Armadietti”
disse il ragazzo all’ improvviso.
Blaine
lo guardò interrogativo.
“Mi
sbattevano contro gli armadietti, il gruppo degli atleti.”
Rabbrividì al ricordo
“Poi un giorno uno di loro, David Karofsky si chiamava, mi
spinse più forte del
solito, io lo seguii perché ero stanco,
di
essere la vittima, e lui mi baciò.”
Sentì
Blaine sussultare accanto a lui.
“Io
lo
respinsi, e lui minacciò di uccidermi se lo avessi
raccontato in giro. Ho lottato
fino alla fine, Blaine, ho incassato i colpi ed ho continuato a
sopportarli,
per essere me stesso, per essere chi ero veramente, per essere
gay.”
Il
silenzio che scese non aveva bisogno di essere riempito.
“Ma
suvvia!”
esclamò Kurt dopo un po’ cercando di riportare la
conversazione ad argomenti
più felici “ Ci laviamo o no? La cascata ha un
aspetto invitante e non posso
dire altrettanto della mia pelle!”
Blaine
sorrise e si diresse verso il bordo, il momento che avevano vissuto
prima
sfumato come le goccioline
d’acqua che irradiavano
dalla cascata.
“Al
mio
tre”
Kurt
annuì e si posizionò di fianco a lui.
“Uno”
Blaine
si piegò in avanti, ed i muscoli della schiena si
contrassero.
“Due”
Kurt
davvero non riusciva a concentrarsi con la visione che stava avendo del
ragazzo
che aveva accanto.
“TRE!”
Blaine
afferrò a sorpresa la mano del soprano e lo tirò
con lui.
Un
urlò
partì dalla sua gola, e Kurt si sentì morire
quando il suo corpo urtò la
superficie fredda dell’ acqua.
Provò
a
muovere freneticamente le mani per cercare di darsi una spinta e
raggiungere la
superficie, e quando arrivò a galla prese un’
enorme boccata d’aria.
Due
furono le sensazioni che si impossessarono di lui in quel momento.
La prima
fu di cieco terrore per la paura che aveva avuto durante la caduta.
La
seconda fu di completa, innegabile, euforia.
“Uoah!”
urlò quindi “E’ stata
l’esperienza più bella della mia vita!”
Si
girò
per cercare Blaine ma non lo vedeva da nessuna parte.
“Blaine?”
chiamò preoccupato “Blaine?”
Niente,
la superficie limpida dell’ acqua non rivelava la sua
presenza ad nessuna
parte.
E se
avesse colpito una roccia?
La paura
si impossessò di Kurt, che iniziò a muovere
freneticamente le gambe per cercare
tracce del ricciolo.
“Blaine?”
la voce era intrisa di panico “Dove sei? BLAINE!”
All’
improvviso qualcosa gli afferrò una caviglia e lo
trascinò sott’ acqua.
Preso
alla sprovvista la ingoiò, e, quando tornò a
galla, tossendo e sputacchiando
tutt’ intorno, si trovò un Blaine in perfetta
forma fisica che rideva come un
matto, di nuovo.
“Sei
un cretino,
sibilò tra i denti”
“E
tu
sei adorabile, te l’ho già detto che sei adorabile
quando ti irriti, vero?”
E quella
fu la goccia ce fece traboccare il vaso, e Kurt, il posato e composto
Kurt, si
gettò sull’ altro ragazzo ingaggiando una lotta
all’ultimo sangue a chi
affogava per primo l’altro.
“Wow”
Kurt si gettò steso a terra, esausto ma, almeno, pulito
“non credevo che un
fiume potesse essere un posto così divertente!”
“Blaine si stese al suo fianco e gli porse una salvietta che,
Kurt non l’aveva
notato, aveva portato con sé prima.
“Grazie”
mormorò mentre di rimetteva seduto strofinandosi i capelli
cercando di
asciugarsi.
Guardò
di sbieco il ragazzo di fianco a lui e giurò che i suoi
occhi, in quel momento,
fossero diventati più scuri, lo sguardo privo di ogni
inibizione che vagava sul
corpo del soprano-
“Ehi
Blaine!” una voce famigliare interruppe il momento
“Ehi fratellino! Dove sei
stato tutta la mattina? Giù al porcile
c’è un disastro ed i maiali non sono
neanche puliti!”
Blaine
si alzò di scatto e guardò dietro di lui con uno
sguardo infuriato “Kathy,
quante volte ti ho detto di non chiamarmi fratellino?
Ho un anno in più di te!”
“Eh,
un
anno che sarà mai? E se poi parliamo in termini di
maturità-“
Ma si
bloccò improvvisamente quando raggiunse la cima del sentiero.
Gli
occhi spalancati che si muovevano da Blaine a Kurt, da Kurt a Blaine.
E fu in
quel momento che Kurt si accorse effettivamente della situazione.
Lui e
Blaine erano mezzi nudi, vicini, e bagnati.
Arrossì
di botto e si affrettò ad alzarsi.
“Io-“
iniziò la ragazza a disagio indietreggiando “Io
non volevo-scusate-“
“No
Kathy, non è come sembra!” Kurt si mosse di scatto
verso di lei.
“Perché?”
un voce da dietro di lui gli fece ricordare che non era solo.
“In
verità, Kathy, è esattamente
quello che sembra.”
Ecco,
addio Blaine simpatico e gentile, bentornato Blaine stronzo.
“Kathy,
stavamo solo lavandoci-“ tentò di spiegare Kurt
che nel frattempo era
addirittura arrossito di più.
“Già,
il
sudore dopo certi tipi di situazioni
è difficile da far andare via” disse Blaine
maliziosamente.
L’espressione
di Kathy si trasformò da imbarazzata a scandalizzata.
“No!
Kathy, sta scherzando, lo sai che scherza-“
“Oh,
tesoro, non vergognarti di quello che c’è fra di
noi-“ Blaine si avvicinò e gli
carezzò la schiena.
“No
Kathy, guardami-“ implorò Kurt “Stavamo
dando da mangiare ai maiali e sono
caduto, siamo venuti qui per lavarci, davvero!”
La
ragazza sembrò piuttosto convinta dall’
espressione di Kurt, perché fece un
timido sorriso e guardò Blaine di sbieco.
“Si
beh,
conosco il mio fratellino, gli piace tormentare le persone”
Blaine
sbuffò rivolgendo un’ espressione scocciata al
soprano.
“Beh,
comunque” disse Kathy “ero venuta a dire a Blaine
che zia Grace ha appena
iniziato a cucinare e che le servono le uova. Puoi andare tu nel
pollaio a
prenderle?”
Blaine
annuì distrattamente mentre si rivestiva.
“Allora
elfo, ti va di conoscere le nostre galline dalle uova
d’oro?”
Kurt
annuì e si affrettò a seguirlo, dopo essersi
rivestito, e, allo sguardo
interrogativo della ragazza, riguardo al perché venisse
chiamato elfo, rispose con una
scrollata di
spalle ed un’ alzata di occhi al cielo.
Lei
gli
espresse la sua comprensione.
BluCannella
Eccomi
ritornata con
un nuovo capitolo!
Beh, che dire, innanzitutto grazie! Davvero, il responso che ha avuto
questa
storia è il maggiore che io abbia mai avuto!
Ringrazio tutti, da chi mi ha lasciato una recensione a chi ha messo la
storia
tra preferiti, ricordati o seguiti!
Io
vi amo, e non mi
stancherò mai di dirlo.
Passando
al capitolo,
innanzitutto mi è piaciuto molto scriverlo, e vi posso dire
che sono già molto
avanti con i capitolo quindi non dovreste preoccuparvi per gli
aggiornamenti,
questa storia mi sta prendendo molto, sono EMOZIONATA!
Ehm, le cose si smuovono, eh?
Sì,
lo so, sto
inserendo tutti i clichè che esistono sulle fattorie, come
il bagno al fiume,
il fango ecc..Ma mi diverte troppo!
Vi posso dire che presto Kurt e Blaine si dedicheranno ai pollai, la
mungitura,
il formaggio, ed andranno in un posto molto, molto particolare *.*
Beh,
dopo questa nota
chilometrica, non mi resta che dirvi
GRAZIE
Spero che il capitolo vi sia piaciuto
Me
lo lasciate un
pensierino?
Un abbraccione :)
|
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Capitolo 3 *** Capitolo terzo ***
capitolo 3
Capitolo terzo
Kurt
trovò il pollaio molto divertente.
Talmente
divertente che alla fine decise di accantonare il piano di far fuori il
gallo stringendoci
addirittura amicizia.
Come
abbia effettivamente fatto a stringere amicizia con un gallo resta
ancora un
mistero, fatto sta che l’animale sembrava averlo preso in
simpatia e continuava
a seguirlo ovunque si muovesse.
Le
galline erano un altro paio di maniche.
Kurt le
trovava a dir poco inquietanti: insomma, ogni passo che faceva sentiva
i rumori
di mille piccoli passettini dietro di lui, ma quando si girava quelle
erano
ferme, immobili, quasi stessero giocando ad un due tre stella.
Il
soprano ripeté più volte l’esperimento,
a volte girandosi di scatto ed altre
cercando di essere il più lento possibile, ma non
c’era niente da fare, quando
si girava erano sempre, irrimediabilmente, immobili.
Così
ci
rinunciò, sotto lo sguardo divertito di Blaine, e
continuò a camminare per il
pollaio con la fastidiosa sensazione di essere seguito.
Dopo
aver raccolto le uova, ed averne fatte cadere alcune (Kurt
continuerà a
scusarsi all’ infinito ma davvero aveva visto una pellicina
sul suo pollice
sinistro e si era spaventato, perché Kurt Hummel non
può permettersi di avere
le dita rovinate), Blaine decise di andare a controllare le mucche, ed
avvisò
Kurt che nel pomeriggio lo avrebbe costretto a mungerle e poi gli
avrebbe fatto
vedere come si faceva il formaggio.
Stranamente
Kurt era impaziente.
Quando
finirono il giro di controllo erano ormai le dodici passate, e Kurt
avvisò
Blaine che era il caso che andasse nella casetta a farsi una doccia
prima di
pranzare.
Blaine
fece qualche battuta maliziosa sul fatto che i capelli scompigliati lo
rendessero più sexy ma non sollevò obiezioni,
così entrambi si diressero chi a
farsi una doccia chi ad aiutare in cucina.
“Ehilà”
salutò Kurt non appena superò la soglia di casa
“Passata bene la giornata?”
Tre
facce si spalancarono dalla sorpresa di vedere un Kurt sia euforico che
completamente in disordine e con i vestiti macchiati di fango.
“Kurt?”
iniziò Burt preoccupato “Tutto bene?
Sembri-“ si fermò per cercare la parola
esatta, ma tutto quello che riuscì a formulare fu
“-diverso”
Carole,
dal canto suo, si alzò dal divano tutta preoccupata e si
affrettò ad
abbracciare il figliastro “Tesoro non preoccuparti, se sei in
stato di shock
sappi che ci siamo qui noi ad aiutarti, il mondo va avanti, la vita non
finisc-“
“No,
ehy, Carole” disse Kurt cercando di tranquillizzarla
“In verità sto alla
grande!”
E Kurt
si stupì nello scoprire che era vero.
L’espressione
di spavento venne sostituita, sui visi dei suoi famigliari, da una
stranita.
“Ehi
amico!” intervenne Finn alzando la testa dai fumetti che
stava leggendo
“Finalmente un po’ di vita eh? Non è che
mi porti con te a vedere i maiali?
Vorrei provare anch’io a rotolarmi nel fango con loro! Ma-
è gratis?”
Kurt
rise allegramente e, tranquillizzando Finn dicendo che, sì,
li avrebbe visti i maiali, si diresse verso la doccia,
notando
con piacere che era tornata l’acqua calda.
Finita
la sua routine di cura per la pelle si diresse insieme alla famiglia,
alla
quale aveva spiegato la sua assenza di tutta la mattina dicendo che
aveva
voglia di esplorare il posto, verso il ristorante dell’
agriturismo.
Si
sedettero ad un tavolo vicino ad una finestra, e Kurt notò
che, oltre a loro,
c’erano solo una coppia di anziani e due suore.
Posto
molto frequentato, mi dicono.
“Allora”
iniziò Burt battendo le mani allegramente “Che ne
dite di fare una passeggiata
oggi?”
Kurt
stava giusto per acconsentire quando si ricordò che aveva
promesso a Blaine che
lo avrebbe aiutato con il formaggio.
“Ehm”
iniziò
“Io avrei un impegno.”
“Come?”
chiese Burt dispiaciuto “E’ con quella ragazza,
Kathy?”
Il
soprano fu felice di non dover spiegare di Blaine quindi si
aggrappò al nome
offerto dal padre annuendo anche troppo velocemente.
“Sì
esatto, facciamo una passeggiata.”
“Beh,
può unirsi a noi!” esclamò Burt
entusiasta.
“Ehm,
diciamo-” ed ora che scusa inventava? “Deve
confidarmi dei segreti. Sì.”
“Oh”
l’espressione triste del padre gli fece quasi venire voglia
di rimandare tutto,
ma poi pensò al sorriso di Blaine, di quel Blaine che aveva
scoperto su alla
cascata, e quello bastò a fargli cambiare idea.
“Beh, vorrà dire che io e
Carole ci godremo il giorno da soli e che Finn potrà andare
a fare la sua gita
al porcile, se ne ha voglia”
A quelle
parole gli occhi di Finn si illuminarono ed i piani della giornata
furono
decisi.
Stava
giusto iniziando a sgranocchiare un grissino (sì, i
carboidrati avrebbe dovuto
evitarli ma quella mattinata gli aveva fatto venire veramente fame)
quando
sentì una
presenza vicino al tavolo ed
alzò lo sguardo per incontrare quegli ormai conosciuti occhi
nocciola.
“Ehi
elfo” No, ti prego, fa che non
rovini la
mia copertura, ti prego “pronto per fare il
formaggio oggi?”
Come non
detto.
L’intero
tavolo lo guardò con un’ espressione interrogativa
e Kurt si sentì sprofondare.
“Kurt”
lo chiamò Burt con un tono per niente di buon auspicio
“Per caso la tua amica
si è improvvisamente trasformata in un uomo?”
Il
soprano fulminò con lo sguardo Blaine e si girò
verso il padre.
“Ehm,
papà lui è Blaine” iniziò
nervosamente, non sapendo cosa dire.
“Ehi
elfo, easy.” Rise Blaine,
vedendo il
nervosismo di Kurt “Non stai mica presentando il tuo
fidanzato ai genitori,
eh!”
Kurt, se
possibile, arrossì ancora di più.
“Lui
è
il fratello di Kathy, si è offerto di insegnarmi a fare il
formaggio”
“Credevo
stessi con la ragazza oggi pomeriggio, lo sai che non voglio che tu mi
racconti
bugie, Kurt.” Burt lo guardò con sguardo
ammonitore.
“Beh”
iniziò Kurt lanciando un’ occhiata a Blaine che
sperava sembrasse significare reggimi-il-gioco
“E’ perché ci sarà
anche lei, ovviamente. Blaine lavorerà, nel frattempo, ti
assicuro che passerò
tutto il tempo con Kathy”
Non
sapeva perché stesse mentendo a suo padre riguardo a Blaine,
ma sapeva solo che
i momenti che avevano condiviso fino ad allora non erano esattamente
del tipo
che Burt Hummel avrebbe gradito.
Sfortunatamente
Blaine doveva aver capito male l’occhiata in codice,
perché non appena aprì la
bocca fu per fare una delle sue battute stupide, come al solito.
“Hey
elfo, tranquillo, non dirò a tuo padre il perché
stamattina sei tornato a casa
con i capelli così in disordine. Non credo che gradirebbe
sentire i dettagli
della vita ses-“
“Blaine,
basta così” lo sguardo che gli lanciò
Kurt fu, a quanto pare, abbastanza
fulminante perché Blaine smise immediatamente di parlare.
O forse
non fu esattamente lo sguardo di Kurt a farlo smettere, quanto
l’espressione
infuriata di suo padre.
“Kurt”
disse tra i denti “noi dobbiamo parlare.”
“Beh”
concluse Blaine con un’espressione divertita sul volto
“Vi lascio
alla vostra riunione di famiglia. A
dopo, dolcezza”
Quando
fu lontano abbastanza perché non potesse sentire, Burt
guardò il figlio dritto
negli occhi.
“Esigo
una spiegazione, ora”
“Papà-“
iniziò Kurt incerto “Non è come sembra,
a Blaine piace scherzare. Non è
successo niente, davvero.”
“E
allora perché non mi hai detto che ci sarebbe stato anche
lui, oggi?” il tono
di voce era di accuse.
“Per
evitare proprio questo, Blaine è
fatto
così-
“Ah
sì?
E quanto lo conosci bene per sapere che è
fatto così?”
“Tesoro-”
interruppe la conversazione Carole, vedendo che il marito si stava
scaldando
eccessivamente “Kurt è un bravo ragazzo, lo sai.
Non c’e bisogno di fare queste
scenate. Fidati di lui.”
Burt
sembrò valutare la questione ma, dopo aver brontolato a
vuoto per qualche
minuto, con un grugnito acconsentì a farla finita, con la
promessa, però, di
farsi spiegare tutto alla perfezione in seguito.
Kurt
lanciò un’ occhiata piena di gratitudine a Carole,
la quale rispose con una
strizzatina d’occhio ed uno sguardo malizioso che fece
arrossire Kurt, ed il
pranzo proseguì senza più intoppi.
“Tu.
Sei. Un. CRETINO!” Kurt puntò il dito contro il
petto di Blaine urlando
infuriato. “Cosa ti è saltato in mente?”
Blaine
scrollò le spalle, indifferente, e si girò per
raggiungere il recinto delle
mucche. “Mi è sembrato divertente, tutto
qua.”
“Beh,
indovina un po’, non lo è stato!”
“Beh,
indovina un po’ tu, se
avessi detto
ai tuoi la verità sin dall’ inizio niente di
ciò sarebbe successo. Che poi
sembra una tragedia. Dio mio Kurt, relax!
Non è successo niente!”
Il
ricciolo fece una faccia scocciata e continuò per la sua
strada.
“Oh
certo, perché se avessi detto a mio padre che ho fatto il
bagno praticamente
nudo con un ragazzo, e che questo ragazzo è addirittura gay,
mio padre farebbe
i salti di gioia no? Sicuro!” sbottò Kurt
infastidito “E poi perché ti importa
tanto che i miei sappiano chi sei?”
“Non
mi
importa” brontolò Blaine aprendo il cancello e
sbattendolo forte dietro di lui.
Ed ora
che gli prendeva?
Davvero
Kurt non riusciva più a stare dietro ai suoi cambiamenti
d’umore continui.
Alla
fine decise che stare in silenzio sarebbe stata la decisione migliore,
e lo
seguì dentro le stalle.
Blaine
si era seduto vicino ad una mucca su uno sgabellino di legno,e Kurt si
ritrovò
a pensare che faceva decisamente molto clichè, ma a quanto
pare tutto, a
partire dalle tendine a quadri, lì era un clichè
quindi non se ne preoccupò più
di tanto.
“Bene”
iniziò Blaine carezzando distrattamente la pelle
dell’ animale “Per fare il
formaggio c’è sempre bisogno di latte,
giusto?”
Kurt
annuì attento, forse troppo, a fissare il moro che parlava.
“Kurt”
disse quindi Blaine girandosi a guardarlo “ti presento le tue
nuove migliori
amiche: le mammelle di Carolina!”
“Oh”
fu
tutto quello che uscì dalla bocca di Kurt, incapace di
formare pensieri più
coerenti perché l’idea di andare in giro mano
nella mano con delle mammelle e
fare pic-nic con loro ed altre mille idee strambe gli passò
nella mente, e non
era per niente allettante.
“Durante
questo pomeriggio” continuò Blaine serio
“Dovrai trattarle come se fossero la
cosa che ami di più al mondo, accarezzarle, stringerle con
desiderio” e qui si
fermò facendo l’occhiolino a Kurt, che
arrossì “e massaggiarle con passione.”
Figuriamoci
se non ci metteva un doppio senso pure lì.
Kurt
sospirò sconsolato e sfoggiò uno dei suoi sorrisi
più provocanti “Non
preoccuparti, Blaine” calcò
apposta sul nome del ragazzo “Mi dicono che massaggio
piuttosto bene”
Che poi
non era vero, nessuno gli aveva mai detto
una cosa del genere, semplicemente perché mai
nessuno era stato con Kurt
in quel modo.
Infatti Kurt
ancora non capiva da dove venisse tutta quella intraprendenza, si
stupì del
fare allusivo con cui parlò a Blaine, ma stranamente stare
con quel ragazzo gli
stimolava qualcosa, Kurt si ostinava a credere che fosse
l’orgoglio, che lo
spingeva a rispondergli a tono ed a provocarlo.
Non
poteva farci niente.
Il
ragazzo, nel frattempo, si era girato, dando di schiena a Kurt e
fissando
intensamente una mosca che volava nell’ aria.
“Ehm,
Blaine?”
“Eh-oh-
sì, ci sono” si riprese d’improvviso
“Dicevo- mungere- sì- giusto.”
Kurt lo
guardò stranito, ma non disse niente e si limitò
ad aspettare paziente.
Blaine
si schiarì la gola e sembrò riprendersi.
“Allora,
innanzitutto non devi assolutamente essere troppo rude. Cerca di-
sì, di
stringere con decisione ma senza tirare in modo eccessivo.”
La
faccia del ragazzo era concentrata, guardò Kurt per cercare
segno che avesse
capito e poi avvicinò lo sgabello all’ animale.
“Vieni,
prova tu” disse quindi alzandosi e cedendo il posto al
soprano, che si avvicinò
e si sedette esitante.
“Ora”
disse Blaine da dietro di lui “Devi stringere il pollice e
l’indice attorno ad
un capezzolo e farli scorrere verso il basso”
Kurt
mosse tentativamente le
mani verso le
mammelle, e provò a stringerle, ma probabilmente aveva fatto
troppo forte
perché l’animale emise un muggito per niente
amichevole e si mosse.
“Ehi
ehi, dolcezza” sentì la voce intrisa di riso di
Blaine “più delicato, lo so di
già che sei un tigre, non devi dimostrarmelo!”
Kurt
arrossì all’ insinuazione e si
concentrò nel nascondere le guance bordeaux al
ricciolo.
“Guarda”
sentì il corpo di Blaine muoversi dietro di lui, ed
inalò bruscamente quando
sentì la schiena dell’ altro aderire alla sua e le
sue braccia che lo
circondavano “Si fa così”
Poi gli
prese la man e la guidò verso i capezzoli dell’
animale, avvolgendogli
delicatamente le dita e guidando i suoi movimenti.
Kurt si
sentiva bruciare, in tutto il corpo, ma in quei punti in cui la sua
schiena aderiva
al torace dell’ altro ragazzo, lì si sentiva
andare a fuoco.
Non
riuscì a trattenere un brivido alla dolcezza con cui Blaine
lo stava aiutando,
e non riuscì a trattenerne un altro al pensiero di tutti i
sottointesi che
quell’ innocente movimento poteva celare.
“Bravo”
sentì il soffio della voce di Blaine solleticargli
l’orecchio, il tono basso e quasi
roco.
Kurt
deglutì “G-grazie”
Restarono
così per un momento che a Kurt sembrò infinito, e
non era sicuro che le
sensazione che provasse fossero spiacevoli, anzi, poteva percepire i
muscoli
delle braccia di Blaine che lo avvolgevano, e dovette scacciar via a
forza il
pensiero, desiderio, di poter restare in quella
posizione per il resto
della vita, al sicuro.
Quando
il latte iniziò a scendere, però, i due
si risvegliarono dallo stato di trance in cui erano caduti, e Blaine si
rialzò,
un sorriso d’orgoglio che si apriva sul viso.
“E’
uscito il latte!” esclamò Kurt felice, un
po’ perché era davvero contento, un
po’ per sviare quell’atmosfera di imbarazzo che si
era creata.
“Già”
confermò Blaine “Direi che ora puoi occupartene
tu, io vado a mungerne un’
altra” e si avviò dall’ altra parte
della stalla senza una parola.
Dopo che
Kurt aveva completato la mungitura, ed aveva passato una buona
mezz’oretta a
fissare orgoglioso il suo secchio pieno di latte si girò per
cercare Blaine, e,
dopo averlo trovato ed aver notato con disappunto che lui, di secchi,
ne aveva
riempiti tre, si diressero insieme verso la stanza dove avrebbero fatto
il
formaggio.
Blaine
gli fece assaggiare un
po’ di quello che
era già in fase di stagionatura e Kurt lo trovò
delizioso, poi gli insegnò la
procedura.
Kurt si
trovò spiazzato nel notare che si divertì un
mondo.
Certo,
forse contribuiva in modo massiccio il fatto che alle volte era
addirittura
riuscito a cogliere Blaine di sorpresa ed a schizzarlo con qualche
goccia di
latte, per poi prenderlo in giro sul fatto che “ehy stai
diventando vecchio,
hai già i capelli bianchi” e sentirsi rispondere
maliziosamente“Eh, sapessi
cosa ho sui capelli di bianco!”, ma alla fine anche il vedere
il formaggio che
prendeva forma e sapere che era frutto della sua fatica e del suo
lavoro lo
rendeva estremamente fiero di sé stesso.
Ed era
un sensazione gradevole.
E doveva
ammettere che si era addirittura iniziato ad abituare a Blaine, alle
sue
battute ed ai suoi cambiamenti di umore continui; ed anche il passare
un
pomeriggio con lui, chiacchierando, e ridendo insieme e raccontandosi
aneddoti
divertenti sulle loro vite, era qualcosa di cui Kurt sembrava non
stancarsi
mai.
Quando
alla fine del pomeriggio, finito il lavoro e pulito tutto, si dovettero
dividere,
fu col cuore pesante che Kurt lo salutò e camminò
via.
Toc.
Kurt si
rigirò tra le coperte mentre dormiva.
Quella
notte Finn non russava neanche tanto, quindi stava riuscendo a dormire
bene.
Toc.
Stava.
Toc.
Dio, ma che
cos’era quel rumore?
Prese il
cuscino e se lo premette sulle orecchie, sperando che per lo meno
attutisse il
suono fastidioso.
Toc.
Niente
da fare.
Si
alzò
infuriato e si avvicinò alla finestra per vedere se
proveniva da fuori, già pronto
a lanciare l’ abat-jour se
avesse visto
un picchio o qualche altro animale che gli impediva di dormire.
Quando
tuttavia vide che chi disturbava il suo sonno non era esattamente un
uccello,
dovette comunque trattenersi a forza dallo scagliarla.
Blaine
era esattamente fuori dalla sua finestra, una manciata di sassolini in
mano,
intento a tirarli verso il vetro.
“Blaine!”
sussurrò Kurt arrabbiato “Cosa cavolo vuoi da me
alle tre di notte?”
Il
ricciolo sorrise, buttando a terra i sassolini. “Credevo
fosse chiaro cosa
volessi da te, elfo”
Ma,
quando vide l’abat-jour che Kurt brandiva e la sua
espressione omicida, decise
di cambiare tattica e confessare tutto subito.
“Volevo
portarti in un posto-”
Kurt lo
guardò spaesato.
“Alle
tre. Di notte. In mezzo ai boschi. Tu stai male, Blaine”
iniziò con un’ espressione
sconsolata, facendo per chiudere la finestra “Mi dispiace ma
io non ho nessuna
intenz-“
“A
vedere le stelle”
Kurt si
fermò. Forse Blaine Anderson aveva un lato positivo anche
lui, dopotutto.
“Le
stelle?”
Blaine
si guardò i piedi, era ovvio che svelare la parte
più sensibile di lui era
stata un’ enorme sfida “Si- ehm, pensavo che ti
sarebbe piaciuto.”
A Kurt
si illuminarono gli occhi. Da persona romantica quale era
l’idea di stendersi a
guardare il cielo stellato lo emozionava quasi quanto un nuovo numero
di Vogue.
Quasi.
“Blaine,
è un’ idea grandiosa! Aspettami!” e
corse verso il letto, infilò una tuta ed
una felpa calda, saltellò fino ad in cucina cercando di
infilarsi un paio di
scarpe, e, cercando di fare il meno rumore possibile, uscì
dalla porta.
“Allelujah!”
lo salutò Blaine “Stavo morendo di vecchiaia qui
fuori!”
Kurt lo
guardò scettico. “Ci ho messo solo due
minuti”
“Due
minuti lunghi”
Kurt
decise di non obiettare ad una frase del genere e con un sospiro
seguì Blaine
che aveva già iniziato a camminare in direzione del
boschetto dietro le stalle.
“Comunque
potevi anche bussare, lo sai? Non sono in una casa a due piani, la
finestra è
alta quanto te!” disse Kurt per intavolare una conversazione
“No, forse un po’
più di te, Frodo.”
Blaine
fece una fina faccia scandalizzata e gli diede una gomitata nelle
costole.
“Farò
finta che la tua battuta di cattivo gusto non mi abbia ferito
profondamente. E
comunque ho sempre sognato di svegliare qualcuno tirando sassi alla sua
finestra, non puoi biasimarmi per aver colto la prima
occasione.”
Kurt
ridacchiò, ed insieme continuarono il sentiero in
silenzio,solo il rumore dei
loro passi che li accompagnava.
Dopo una
buona mezz’oretta di cammino in mezzo al bosco, e Kurt si
meravigliava di non
essere ancora morto di infarto per causa di tutti i rumori sinistri che
aveva
sentito, Blaine si fermò.
Kurt si
guardò intorno spaesato.
Ma non
dovevano vedere le stelle? Era un po’ difficile farlo
lì, visto che erano in
mezzo ad un bosco costituito di alberi talmente alti che oscuravano la
vista
del cielo.
“Blaine-”
iniziò confuso “Ma- siamo arrivati?”
Il
ragazzo semplicemente annuì e poi si avvicinò ad
un albero piuttosto alto, con
il tronco larghissimo, e Kurt notò una scaletta di legno e
corda che saliva
fino alla cima.
“Dobbiamo
salire qui sopra, credi di poterlo fare?” chiese il ricciolo,
e stranamente non
c’era scherno nella sua voce.
“S-Sì”
balbettò Kurt, che non aveva paura delle altezze, ma
quell’ albero era davvero
enorme, e mai una scala gli era sembrata così precaria.
“Sali
prima tu, io sono sotto, se cadi ti prendo” disse Blaine.
“Sicuro
che non sia per avere una migliore visuale del mio sedere?”
scherzò Kurt per
cercare di sdrammatizzare.
“Ah!”
esclamò Blaine simulando un’ espressione ferita
“Quale infondata accusa mi
rivolgi! Io, che sono il più gentiluomo di tutti i
gentiluomini? Mai farei una
cosa del genere!”
Kurt
ridacchiò sentendosi già meglio ed
iniziò a salire.
La scala
sembrava davvero non finire più, ma la presenza di Blaine
sotto di lui lo
faceva sentire più sicuro, quindi non passò tanto
che Kurt era già in cima, e
scoprì che, in mezzo ai rami ed alle fronde, era posizionata
una piccola
piattaforma di legno.
Ci si
issò sopra con un ultimo sforzò e
notò, sollevando lo sguardo, che,
parte qualche piccolo rametto che intralciava
la visuale, le stelle da lì si vedevano alla perfezione.
“Ti
piace?” Blaine salì subito dopo di lui.
“E’
meraviglioso, Blaine” disse Kurt incantato.
Si
stesero l’uno accanto all’ altro, e restarono in
silenzio a godersi quel pezzo meraviglioso
di cielo.
Kurt era
senza fiato. Era tutto perfetto. C’era un’ arietta
gentile che gli scompigliava
i capelli, ma non faceva freddo, tutto profumava di natura, di fiori e
di erba
tagliata, ed il cielo era particolarmente bello quella sera, senza
nessuna
nuvola.
Senza
neanche accorgersene iniziò a parlare.
“Quando
mio padre ha avuto un infarto l’anno scorso, ho pensato molto
al cielo” sentì
Blaine muoversi più vicino, ed una mano calda si
poggiò sulla sua.
Kurt
rabbrividì.
“Lo
so
che è stupido, ma speravo che guardandolo, non so, qualche
Dio, qualcuno o
qualcosa potesse ridarmi indietro mio padre, dirmi cosa fare. Avevo
così
bisogno di aiuto, Blaine”
Il
pollice dell’ altro disegnava distratto dei cerchi sul dorso
della sua mano,
quasi a volerlo confortare.
“Non
ho
mai creduto in Dio, Blaine. Mai, da quando si è portato via
mia madre. Ma delle
volte, quando sono triste, o quando mi ritrovo a guardare degli
spettacoli così
meravigliosi, mi chiedo se davvero non ci sia nessuno.”
Rimase
in silenzio, l’unico rumore, quello dei loro respiri che si
confondevano con il
sussurro del vento.
“Quando
è arrivata Carole, e con lei Finn, non ero
contento.” Sospirò, insicuro se
continuare, ma la mano che stringeva sicura la sua era la garanzia
valida che
chi era lì con lui non se ne sarebbe andato “Li
vedevo come un’ intrusione,
come un tentativo di mio padre di voler sostituire mia madre. Ma a
verità è che
Carole è fantastica, e così Finn. E non potrei
aver mai desiderato una madre
migliore.”
Inspirò
profondamente dal naso e si voltò a guardare Blaine, che
stava fissando un
punto imprecisato sopra di lui.
Non
seppe neanche cosa lo spinse a farlo, ma sembrava giusto,
così si mosse più
vicino e poggiò la testa sulla spalla dell’altro.
Sentì
Blaine sussultare, il respiro farsi più affannato, ma subito
riacquistare una
velocità normale, e Kurt si sistemò meglio.
“I
miei
genitori mi odiano” sospirò Blaine “Non
hanno mai sopportato l’idea di avere un
figlio gay.”
Quella
volta fu il turno di Kurt di stringere più forte la mano
dell’ altro.
“Kathy,
lei è la figlia perfetta. L’hanno avuta
perché volevano qualcuno che rimediasse
al fallimento che ero stato io. E’ brava a scuola,
è simpatica, educata, le
piace chi le è giusto che le
piaccia.”
Rimasero
in silenzio, Kurt non osando interromperlo per paura che si bloccasse.
Perché
se
lo sentiva, che Blaine aveva bisogno di qualcuno con cui parlare: mai
come in
quel momento gli era sembrato così solo.
“Zia
Grace è l’unica della famiglia che mi ha accettato
completamente, che sa che la
mia non è cattiveria, ma un tentativo di protezione. Aspetto
le vacanze per
poter venire da lei ogni anno.”
Kurt
lottò per trattenere un brivido di tristezza, e si strinse
più forte a Blaine,
cercando di infondere tutto il conforto che poteva dargli.
Restarono
così.
Per un
tempo che loro non contarono neanche, troppo intenti nel contare i
respiri
dell’ altro, i riflessi delle stelle sulla loro pelle, e le
diverse sfumature
dei loro occhi.
Fu
in
quel modo, abbracciati, sereni, felici di aver trovato qualcuno che li
capisse,
che si addormentarono.
BluCannella
Piango,
sul serio, piango davvero.
Sette
recensioni?
Senza
parlare del numero esorbitante di preferiti e seguiti, io vi AMO!
Beh,
che dire, è un capitolo un po’ di passaggio, lo
ammetto, ma ho già
scritto il prossimo e non vedo davvero l’ora di farvelo
leggere :D
Allora,
ho tre cose da dirvi/chiedervi:
1.
Beh,
che dire, amo Blaine che si scopre un po’ alla volta,
e spero sul serio che non abbiate trovato la scena alla fine fuori
luogo, in
verità si è scritta da sola, io non ho potuto
farci niente! Secondo voi è stata
fuori luogo? Io sono sul serio sommersa da dubbi!
2.
Il
prossimo capitolo è piuttosto lungo, si parla di
qualcosa tra le 6.000 e 7.000 parole. Preferireste che io lo divida o
che lo
pubblichi tutto insieme?
3.
Credo
di aver un calendario per gli aggiornamenti, per la
prima volta in tutta la mia vita! Quasi sicuramente
aggiornerò di Lunedì
e di Giovedì!
Bene,
questo è quanto
Un
abbraccione
A
Lunedì
BluCannella
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Capitolo 4 *** Capitolo quarto ***
capitolo 4
Buondì.
Ehm.
Eccoci
qui.
Il
capitolo è intero,
vista l’enorme richiesta (che mi ha commosso).
Auguri,
spero non
moriate di noia durante la lettura.
Ci
vediamo tra 6.826
parole, gente.
Capitolo
quarto
Kurt
sentì qualcosa solleticargli
il mento.
Strizzò
un poco gli occhi e cercò
di girarsi per trovare una posizione più comoda.
Fu
così che si accorse di tre
cose.
La prima era
che non avrebbe mai
trovato una posizione comoda perché stava dormendo su delle
assi, la seconda
era che sentiva un’ arietta insolitamente fresca carezzargli
la faccia ed il
cinguettare degli uccellini stranamente vicino, la terza era che
qualcosa di
caldo gli impediva di girarsi.
Aprì
gli occhi di scatto, le
immagini della sera precedente che gli tornavano alla mente,
abbassò lo sguardo
e vide Blaine, gli occhi chiusi ed un espressione pacifica sul volto,
che gli
si era praticamente arrampicato addosso, la testa sul suo torace e le
braccia
che lo avvolgevano.
Doveva
ammettere che Blaine con i
capelli in disordine e con un’ aria così innocente
era qualcosa di
meraviglioso.
Decise che
avrebbe chiuso ancora
un attimo gli occhi e poi sarebbe tornato alla casetta e sgattaiolato
dentro
senza farsi vedere, tanto che ore potevano essere? Di sicuro era presto.
Giusto per
essere sicuro
controllò l’orologio che aveva al polso, e quando
lo vide quasi si prese un
infarto.
Le dieci!
Erano le
dieci di mattina!
Kurt
saltò a sedere di scatto.
“Blaine!”
chiamò “Blaine!
Svegliati!” Provò a scrollarlo ma il ragazzo, che
nel frattempo era scivolato a
fianco di Kurt, non dava segno di volersi svegliare. Al contrario si
accoccolò
meglio su sé stesso ed emise dei suoni strani.
Kurt
considerò seriamente l’idea
di prendere il ricciolo e di buttarlo giù dalla piattaforma,
ma poi pensò che
avrebbe dovuto sotterrare il corpo per nasconderlo e, così
facendo, si sarebbe
sporcato tutto, e l’idea non era per niente allettante.
Quindi
optò per il non farlo e
cercare di svegliare il ricciolo con un metodo che non implicasse il
doverlo
uccidere.
Sì,
ce la poteva fare.
“Blaine!”
riprovò di nuovo,
stavolta urlando un po’ più forte.
“Mmh”
mugugnò lui “Sì, Kurt, mi
piace quando urli il mio nome così”
“Santo
cielo!” sussurrò Kurt fra
sé e sé. “Che qualcuno mi
salvi!”
Nel
frattempo l’altro ragazzo
aveva ritrovato il corpo di Kurt e gli si era nuovamente avvicinato,
accarezzandogli il retro del ginocchio.
Kurt non
riuscì a non
rabbrividire.
Pensa, Kurt, pensa!
Come ti
svegli a casa?
Con la
sveglia?
Eh, bello,
come minimo Blaine non
ce l’ha neanche, una sveglia!
Si
scervellò ancora per qualche
minuto, finchè alla fine gli venne l’illuminazione.
Non
avrà una sveglia di metallo,
certo, ma sono sicuro che il rumoroso abitante del pollaio gli rende
impossibile dormire.
Così
si piegò sul suo orecchio,
respirò profondamente, e poi urlò.
“Chicchirichì!
Chicchirichì!”
Blaine si
alzò di scatto, e Kurt
si complimentò con sé stesso.
Evidentemente
era bravo a fare il
verso del gallo.
“Chi
l’ha ucciso? Chi lo sta
uccidendo? Perché il gallo sembra agonizzante?”
urlò Blaine spaventato.
Forse non
così bravo, constatò
tristemente.
“Blaine,
tranquillo” gli disse
Kurt “sono solo io, non sapevo come svegliarti-“
“Non
mi svegliavi punto.” Mise il
broncio il ricciolo per poi ristendersi e chiedere gli occhi.
“Blaine”
lo ammonì Kurt
“sono le dieci di mattina, come la metti se ti dico
così?”
Blaine si
alzò di nuovo di
scatto, un’ espressione di puro terrore stampata in faccia.
“Potevi
dirmelo prima, eh!”
“Beh”
sbottò Kurt scocciato
“L’avrei fatto se tu avessi smesso di stuprare il
mio ginocchio nel sonno!”
Blaine lo
guardò stranito,
borbottò qualcosa sul fatto che non si possono stuprare le
ginocchia, poi asserì
che forse era meglio che tornassero.
“Alla
buon ora” commentò
Kurt, poi si diresse alla scaletta per seguire Blaine che stava
già scendendo.
Una volta
arrivato a terra Blaine
neanche aspettò Kurt e si mise subito a correre in direzione
delle stalle.
“Ehi
Blaine!” urlò Kurt stizzito
non appena mise i piedi a terra “Ma che modi! Almeno
aspettami, no?”
Il ricciolo
rallentò di poco la
corsa e si girò verso Kurt, un sorriso diabolico stampato in
faccia.
“Che
c’è, Kurt?” gli urlò
“Il
contadinotto rozzo corre più veloce di te? Mi meraviglio,
credevo che il tuo
orgogl-“ Ma non riuscì neanche a finire la frase
che Kurt aveva iniziato a
correre, dalla sua le gambe estremamente lunghe, e gli si stava
avvicinando
pericolosamente.
“In
verità, Frodo, credo di avere
un asso nella manica” urlò ironicamente Kurt
“Ho le gambe che almeno superano
la lunghezza di mezzo metro.”
A
quell’ insinuazione Blaine fece
una faccia offesa e riprese a correre “Bene allora”
sputò fuori “Si vede che
non ti concederò il vantaggio che pensavo di darti, ma non
lamentarti se poi ti
distanzierò di-“
Ma Kurt gli
era sfrecciato
davanti superandolo mentre ancora doveva finire la frase.
“Dicevi?”
urlò sorridendo.
Blaine
mugugnò qualcosa ma poi
aumentò la velocità cercando di raggiungerlo.
A Kurt venne
presto il fiatone,
certo, aveva delle gambe invidiabilmente lunghe, ma non era di certo
allenato,
e poi, avevano davvero fatto tutta quella strada la notte precedente?
Quando
finalmente sbucarono da
dietro le stalle fu sollevato nel vedere il profilo dell’
edificio principale e
della casetta.
Si
girò per decidere il da farsi
con Blaine ma non lo vide da nessuna parte.
Quel ragazzo
doveva davvero
smetterla di scomparire in quel modo.
“Blaine?”
Chiamò cautamente.
Di sicuro si
era nascosto da
qualche parte per fargli uno scherzo.
Aprì
bene gli occhi ed ascoltò
attentamente qualsiasi rumore potesse rivelare la posizione del
ricciolo.
“Blaine,
dai, non è il momento di
fare scherzi!”
Ma nessuno
rispondeva e Kurt non
riusciva davvero a vedere nessun segno di vita.
“BU!”
Blaine sbucò fuori da
dietro le spalle di Kurt che fece un salto altissimo per lo spavento.
Kurt si
girò e respirò
violentemente. “Io
ti odio Blaine”
sussurrò mentre l’altro ridacchiava “Ma
ora ho problemi più grandi a cui
pensare. Ora tu scappi nelle stalle e ti risolvi i tuoi, di problemi, da solo e nessuno
ti vede insieme a
me, io invece corro alla casetta e prego che i miei stiano ancora
dormendo.”
“Come
vuoi, elfo” disse Blaine
disinteressatamente “Buona fortuna con i tuoi, se vuoi puoi
sempre tornare da
me, se ti serve un po’ di conforto” e con
un’ espressione ammiccante si girò
verso le stalle.
Kurt
sbuffò, ormai non facendoci
più caso, e si diresse verso casa.
Quando
arrivò sulla soglia poggiò
un orecchio alla porta e constatò felice che da dentro non
provenivano rumori.
Si tolse le
scarpe ed abbassò la
maniglia lentamente.
“Kurt
Elisabeth Hummel!” al suono
della voce tanto temuta quanto inaspettata di suo padre Kurt fece un
salto per
lo spavento “Ora mi spieghi dove sei stato, SUBITO!”
Ma non stava
dormendo?
Conoscendolo
era assai probabile
che fosse rimasto appostato alla finestra per sorprenderlo non appena
fosse
entrato.
Kurt
vestì l’espressione più in
colpa che conoscesse ed entrò in casa, per vedere il padre
appostato, appunto,
vicino alla finestra, con gli occhi stretti in un cipiglio per niente
di buon
auspicio.
“Papà,
posso spiegare-“
“Ci
puoi scommettere!” esclamò
Burt muovendosi verso il figlio.
“Sono
andato a vedere le stelle e
poi mi sono addormentato” disse tutto d’un fiato.
“Scusami, davvero non volevo,
ma è successo all’ improvviso ed io-“
“Con
chi?”chiese Burt deciso.
“Con chi eri, Kurt?”
“Da
solo.” Disse senza neanche
pensarci.
Non mentiva
quasi mai a suo padre.
Forse fu per
quello che la fitta
di senso di colpa allo stomaco lo prese del tutto impreparato.
Burt
alzò scettico un
sopracciglio “Da solo? Sei sicuro?”
Beh, ormai
tanto valeva
continuare su quella linea, no?
“Sicuro,
pà”
Burt
respirò profondamente, poi
la sua espressione si ingentilì. “Beh, dovevo
immaginarmelo che mio figlio, che
ovunque cammina sprizza arcobaleni e cuori avrebbe fatto una cosa del
genere,
no?” sorrise a Kurt, ma poi la sua espressione
tornò severa “Comunque sia oggi
pomeriggio rimani qui in casa e non esci. Assolutamente vietato. Mi
sono preso
uno spavento Kurt, ed esigo di sapere quando esci di casa nel bel mezzo
della
notte!”
Kurt
annuì dispiaciuto e si
diresse verso la camera in silenzio.
In fondo gli
era andata più che
bene.
Cercò
di ignorare il senso di
colpa crescente e, dopo aver salutato il padre, che avrebbe raggiunto
Carole e
Finn per un’ escursione, si gettò sul letto
stropicciandosi gli occhi.
Quel
pomeriggio lo avrebbe
dedicato a sé stesso, decise.
Prima
avrebbe iniziato con un
bel, lungo e rilassante bagno, poi avrebbe proceduto con la sua routine
di cura
della pelle, poi sarebbe passato a manicure e pedicure, ed infine
avrebbe
acconciato i suoi capelli meravigliosamente, anche se non sarebbe
servito a
tanto.
Sospirò
di piacere al pensiero.
L’idea
lo allettava parecchio.
E poi magari
avrebbe chiamato
Rachel ed avrebbero parlato un po’ della NYADA, giusto per
sentirsi più vicino
a quel sogno che si stava realizzare.
Quindi, dopo
aver mangiato un
boccone di pane che aveva trovato in cucina, aprì
l’acqua della vasca e scelse
accuratamente alcuni tra i suoi sali da bagno profumati.
Restò
dentro per una quantità
infinita di tempo, rilassandosi e canticchiando canzoni di Wicked a
ripetizione.
Dedicò
altrettanto tempo alla
cura facciale e si tolse accuratamente tutte le pellicine delle dita
(magari
non avrebbe più fatto cadere le uova, senza) e dopo essersi
infilato in un
comodo pigiama si pettinò accuratamente i capelli.
Alla fine si
guardò allo specchio
e sorrise in approvazione..
Ora non
restava che chiamare
Rachel.
Si
posizionò sul letto, la
schiena contro il muro, ed aprì il suo computer.
Entrò
in Skype e cliccò sul nome
dell’ amica.
“Kurt!”
la faccia allegra della
ragazza riempì lo schermo e Kurt sorrise felice.
“Rachel!
Come va lì a Lima?”
Rachel
storse in naso e fece un’
espressione annoiata. “Bah, sempre il solito. Gente stupida
dappertutto, o fa
troppo caldo o troppo freddo, nessuno con cui parlare di Musicals. Un
inferno,
in poche parole. Lì?”
Kurt sorrise
gentile “Qui tutto
bene, in verità! Non immaginerai cosa ho fatto! Il posto
è bellissimo, la gente
è gentile” evitò accuratamente di
pensare a Blaine “e mi sto divertendo un
mondo!”
Rachel
squittì entusiasta e
subito chiese di farsi raccontare tutto.
Kurt
iniziò a parlarle di Kathy,
del cibo, dei vestiti- e poi si accorse che poteva parlare di ben poco
senza
nominare Blaine che, in fin dei conti, si era accaparrato la maggior
parte di
quelle sue vacanze piombandoci dentro insistentemente.
“E
poi c’è un ragazzo-“ iniziò,
non sapendo come introdurre l’argomento.
Rachel
squittì ancora più forte
“Davvero? E com’è? E’ carino?
Se è carino ha un fratello? Solo per chiedere,
eh- Quanti anni ha?”
“Rachel!”
iniziò Kurt cercando di
interromperla “Rachel! RACHEL! Ferma! Non è come
pensi tu. Lui è- è una
sottospecie di amico, ecco. Diciamo che non ci odiamo. No, ok, forse ci
odiamo.
Il fatto è che-“
“Wow!”
esclamò Rachel
interrompendo Kurt che non smetteva di balbettare. “Piuttosto
complicato, eh?”
Kurt
annuì. Effettivamente non ci
aveva mai pensato. Cos’erano lui e Blaine?
Di certo non
erano amici,
assolutamente no.
Di certo non
si volevano bene,
escluso.
Ma non si
odiavano neanche del
tutto, giusto?
Conoscenti?
Troppo formale.
Alla fine
Kurt optò per persone
che trascorrono le vacanze nello stesso posto e non vanno totalmente
d’accordo
ma se si trovano insieme non si lamentano perché in fondo
può essere anche divertente.
Wow, doveva
trovarsi un nome più
corto.
Lasciò
cadere l’argomento ed
evitò accuratamente di parlare del bagno al lago e delle
stelle, e poi iniziò a
parlare della NYADA ed il pomeriggio passò velocemente, tra
le chiacchiere di
Rachel ed il giocare ad immaginarsi come sarebbero stati i loro futuri
compagni
di corso ed i posti che li avrebbero accolti.
Stavano
giusto sognando ad occhi
aperti di possedere un appartamento tutto loro quando il campanello
della porta
suonò.
“Aspetta
un attimo Rach, saranno
Burt e Carole, vado ad aprire e torno subito.”
Kurt si
precipitò alla porta,
piuttosto irritato per quell’ interruzione, ma quando la
aprì non furono né
Burt né Carole che vide.
Sullo
stipite, proprio davanti a
lui, si ergeva Blaine in tutta la sua alt- bassezza.
“Ehm”
iniziò Kurt con un’
espressione interrogativa “Hai un motivo preciso per venire
qui a disturbarmi o
lo fai solo per il semplice gusto di farlo?”
“Mmh”
fece Blaine fingendo di
pensarci “Credo la seconda, sì”
ghignò.
“Bene”
disse Kurt seccato “Al
contrario di quanto tu creda ho anch’io una vita tutta mia,
quindi, se non ti
dispiace, tornerei a parlare con Rachel e tu te ne vai a-“
“Ooh,
wow! Kurt ha la fidanzatina!
Non è che posso vederla?
Dov’è?” Blaine fece irruzione in casa
sua senza
neanche chiedere il permesso e si precipitò in camera,
essendo l’unica stanza
illuminata.
Quando
entrò, però, rimase
leggermente spiazzato, essendo che nessuno sembrava esserci.
“Ehi-
Blaine!” Kurt lo rincorse
arrabbiato “Ma l’educazione l’hai mai
imparata?”
“Suvvia
Kurt!” esclamò
continuando a guardarsi in giro “Non è che hai
qualcosa da nascondere? Hai
paura che guardi nei cassetti? Cos’è? Nascondi
lì dentro i tuoi giocattolini
sconci?”
Kurt
diventò rosso per la rabbia,
e stava giusto per rispondere quando una voce s’introdusse
nella conversazione
“Kurt? Sei lì? Perché ho appena sentito
una conversazione strana e davvero non
vorrei-“
“Rachel!”
urlò Kurt ricordandosi
del computer ancora acceso.
Blaine
però fu più veloce di lui,
e si gettò sul letto, avendo ormai individuato la voce,
afferrando il computer
e sorridendo allegramente allo schermo.
“E
così questa è la famosa
Rachel, eh?” disse cercando di scacciare Kurt che intanto
cercava di
impossessarsi del computer “Beh, bellezza, vedi di fare
qualcosa per quel tuo
naso, perché, mi spiace dirlo, ma occupa praticamente i tre
quarti della
telecamera!”
L’espressione
di Rachel cambiò da
incuriosita ad offesa in un battibaleno.
“E
tu devi essere Blaine” sputò
fuori irritata “Beh, piacere di conoscerti, a quanto pare
Kurt aveva ragione
dicendo che sei simpatico quanto una spina nel cul-“
“RACHEL!”
la interruppe Kurt che,
nel frattempo si era riappropriato del suo portatile “Non
ascoltarlo, gli piace
fare lo stronzo.”
“Non
dicevi così ieri sera, elfo”
gli sussurrò Blaine in un orecchio mandando un’
occhiata densa di sottointesi
allo schermo.
“BLAINE”
“KURT!”
Urlarono
allo stesso tempo Kurt e
Rachel, entrambi scandalizzati.
Kurt si
voltò verso Blaine,
ignorando Rachel che aveva iniziato a fare un discorso sconclusionato
sul come
non dovesse darsi via al primo che capita, e su come dovesse prendere
le giuste
precauzioni ed altre cose per le quali Kurt arrossiva anche solo a
pensarci.
“Ora
tu la smetti di insinuare
cose che non esistono, ci siamo capiti?” disse nel tono
più fermo che aveva.
“Perché a me non va che tu mi tratti
così, nè davanti alla mia famiglia, né
davanti a tutti gli altri. E non mi importa se lo fai perché
la tua vita fa
schifo e la tua famiglia ti odia, ok? Magari fanno anche bene, ad
odiarti. Dio,
sei insopportabile.”
Ma si
fermò quando vide
l’espressione del ragazzo davanti a lui.
E, davvero,
avrebbe preferito tutto.
Tutto pur di non essere quello che l’aveva provocata.
“Blaine-“
iniziò “Blaine scusa-
io non volevo- non avrei dovuto-“
“No”
lo fermò Blaine prima che
potesse finire “Kurt tu non sai niente”
disse a denti stretti “tu non capisci.
Sai che ti dico? Torna alla tua
vita perfetta, a pensare solo all’ immagine che gli altri
hanno di te. Tanto io
sono un caso umano.”
Si
voltò per uscire dalla stanza e si diresse alla porta.
“Blaine-
scusa” Kurt lo seguì per
cercare di fermarlo, dimentico ormai del computer che giaceva
abbandonato sul
letto “Non volevo.”
“Kurt,
lascia stare, davvero” lo
fermò l’altro a denti stretti “tanto ci
sono abituato.”
“Non
dovrebbe essere così” lo
interruppe Kurt, e Blaine si voltò a guardarlo, allontanando
la mano dalla
maniglia.
“Cosa?”
“Non
ci dovresti essere abituato,
non dovresti permettere alle persone di trattarti così. Sei
meglio di così,
Blaine. Perché non puoi semplicemente essere te stesso e
smetterla di ferire
gli altri per impedire che feriscano te?”
Blaine
sembrò davvero pensarci
per un attimo e vide che il dispiacere sul viso di Kurt era sincero.
“Essere
me stesso?” ripeté
valutando le parole, e saggiandone la loro
consistenza sulla lingua, quasi fossero qualcosa di completamente
estraneo a
lui.
“Sì”
annuì Kurt, gli occhi che
gli si accendevano di speranza. “Per esempio, se tu fossi te
stesso, cosa
faresti ora?”
Blaine
fissò Kurt negli occhi e
capì che in quel momento gli stava offrendo su un piatto
d’argento la
possibilità di ricominciare, di rimediare quell’
ultimo anno che lo aveva così
distrutto e ritornare il Blaine di una volta.
“Questa
è una cosa stupida”
commentò però, girandosi di nuovo verso la porta.
Ma nel
momento in cui poggiò la
mano sulla maniglia non riuscì ad aprirla, e non seppe
perché, né cosa di
preciso lo spinse a farlo, ma, sorprendentemente, si voltò e
decise di
provarci.
“Ora-”
sussurrò, e Kurt annuì
nuovamente, incoraggiandolo a proseguire “Se fossi me stesso
ora, prima ti- ti-“
Guardò verso Kurt che annuì incoraggiante
“Ti chiederei scusa”
Kurt rimase
spiazzato. “Ma dovrei
essere io-“
“No”
lo interruppe Blaine “Ti
chiederei scusa perché avevi assolutamente ragione, non
dovrei trattari così.”
Non permise a Kurt di interromperlo e continuò a parlare
“Poi andrei da Rachel
e- e le insegnerei tutte le battute che conosco sui nasi grossi. E-e le
direi
che- che-“ sembrava star lottando con sé stesso,
cercando di disseppellire
tutto quello che provava ed aveva provato per tanto tempo e che aveva
tenuto
nascosto. “Che è bella anche così,
perché è diversa.”
Kurt
sorrise, un sorriso grande e
luminoso.
“Ed
infine” alzò gli occhi verso
Kurt, un’ espressione timida sul volto, le guance tinte di
rosa “Ti-Ti-
chiederei di-“ si fermò per un attimo, come per
prendere fiato “Sì insomma,
c’è
questa sagra in paese e- e pensavo che magari ci potevi andare. Con me.
Me e
te. Come amici, ovvio.”
Il cuore di
Kurt perse un
battito, non sapeva se era perché gli occhi nocciola del
ragazzo sembravano
così dolci in quel momento, o perché lo aveva
appena visto mettersi a nudo in
quel modo, o se perché, c’era da ricordarlo, lo
aveva appena invitato ad
uscire. Certo, come amici.
“Come
amici” ripetè, quasi
richiedendo una conferma.
E quando
Blaine annuì non seppe
dire se quello che lo investì fu un moto di
felicità o delusione.
“Beh”
iniziò quindi “Allora non
vedo proprio perché no!”
Vide gli
occhi di Blaine
illuminarsi e si fece fisicamente del male per non abbracciarlo.
“Bene!”
disse quindi l’altro con
un espressione euforica.
“Bene”
ripetè Kurt, leggermente
in imbarazzo.
“Ehm”
iniziò Blaine “Vengo qui
alle sette?”
“Alle
sette” confermò Kurt.
Blaine
aprì la porta e uscì sotto
il portico.
“Grazie,
Kurt”
“Grazie
a te”
Quando Kurt
chiuse la porta,
tornò in camera con le gambe tremanti, prese il computer in
mano, e vide Rachel
guardarlo interrogativa, sembrò prendere consapevolezza di
colpo di tutto
quello che era appena successo.
“Rachel”
iniziò, non capendo bene
neanche lui quello che provava in quel momento “Non
indovinerai mai cosa è
appena successo.”
Quella sera,
quando il resto
della famiglia tornò dalla passeggiata, Kurt gli fece
trovare tutta la casa
pulita e si preoccupò pure di mettere in ordine le camere,
piegare i pigiami di
tutti e posizionarli accuratamente sotto i cuscini.
Ovviamente
era perché sperava che
Burt lo lasciasse uscire con Blaine dimenticandosi della punizione.
Quando lui e
Carole
tornarono a casa li
accolse riempiendoli
dei complimenti più strani, e si pavoneggiò con
Carole dello splendido lavoro
di pulizia che aveva fatto.
La sua
copertura saltò, però,
quando iniziò a sfornare una serie di commenti lusinghieri
riguardo ai capelli
di suo padre. Peccato che, se ne ricordò dopo, suo padre non
avesse i capelli,
e quando gli disse “Papi, che shampoo usi per avere i tuoi
capelli così
morbidi?”, lì Burt si accorse che qualcosa non
quadrava.
Fu solo dopo
numerose suppliche,
diversi tentativi di negoziare, ed infinite preghiere, che Burt cedette
e diede
il permesso al figlio di uscire.
Alla sola
condizione, però, che
Finn andasse con lui.
A nulla
valsero le proteste di
Kurt, quelle erano le condizioni di Burt, e quelle sarebbero state.
Non
c’era niente da fare.
Trascinando
i piedi in camera per
allontanarsi dalla cucina dove un Finn euforico saltellava in tondo
felice,
Kurt si gettò in bagno per darsi una risistemata, e quando
fu soddisfatto del
risultato si fiondò sull’ armadio per pianificare
il suo outfit per la serata.
Inutile dire
che, alle sette,
Kurt era ancora allo stesso punto di prima, con i vestiti sparsi sul
letto in
disordine e niente addosso.
Fu quando
sentì il campanello
suonare che si risvegliò dallo stato di trance in cui era
caduto e, optando per
un paio di attillati pantaloni neri, ed una camicia grigia arrotolata
fino ai
gomiti, si vestì in tutta fretta e si fiondò ala
porta.
In
verità non capiva come mai
avesse tutta quella fretta, ma non poteva non notare il leggero strato
di
euforia che gli scorreva sottopelle.
Quando
aprì la porta e guadò
fuori, per poco non rimase senza fiato.
Davanti a
lui c’era un ragazzo
che non assomigliava per niente al Blaine che conosceva.
Indossava
dei semplici pantaloni
neri ed un maglioncino verde che gli cadeva morbido sulle spalle, ed i
suoi
riccioli, i suoi splendidi ed indomabili ricci, era appiattiti da
un’ esagerata
dose di gel.
“Uhm”
disse Blaine muovendo un
passo verso Kurt “Ciao”
Kurt era
letteralmente rimasto
senza parole, ed in modo decisamente positivo, tanto che ci mise
qualche
secondo in più del dovuto a rispondere al ragazzo ed a farlo
entrare in casa.
“Oh,
ehi amico, io sono Finn!” il
fratellastro di Kurt si precipitò a dargli una pacca sulla
schiena “Oggi vengo
con voi, forte eh?”
L’espressione
che comparve sul
viso di Blaine fu del disappunto più totale, e Kurt
zittì qualsiasi sua
protesta con un’ occhiata ed un “ti spiego
dopo” sussurrato, e, prima che Burt
potesse intervenire e fare il terzo grado a Blaine, Kurt afferro le
chiavi,
urlò “Noi andiamo, buona serata!” e si
fiondò fuori, con Blaine e Finn alle
calcagna.
Mentre
camminavano per
raggiungere la macchina, Blaine si affrettò subito a
affiancarlo e gli lanciò
un’ occhiata interrogativa.
“E
questo come me lo spieghi?”
gli disse facendo un cenno con la testa a Finn che, mani in tasca ed
espressione concentrata, stava dando calci ai sassolini che trovava per
terra.
“Mio
padre.” Spiegò Kurt a bassa
voce “Era l’unico modo per poter usc- ehm- venire
alla festa.”
“Oh”
disse Blaine “Beh, c’è
sempre qualche bancarella che vende pupazzi di animali, magari lo
piazziamo lì
davanti e ne trova uno a forma di maiale che lo tenga
occupato”
“Maiali!”
scattò Finn alla parola
“Ma, ce ne saranno, vero?”
Kurt gli
sorrise teneramente e
rispose affermativamente.
Salirono sul
pick-up di Blaine
(Finn lo sistemarono nel cassone, cosa che peraltro il ragazzo
trovò, testuali
parole, supermegafichissimadasballo!) ed in
silenzio guidarono fino in
paese.
Dopo aver
parcheggiato in un
campo, trasformato in temporaneo parcheggio, s’incamminarono
tra le piccole
casette fatte di mattoni e pietra fino ad arrivare ad una piccola
piazzetta.
Il posto era
disseminato da
bancarelle di ogni tipo, la maggior parte che vendeva cibo, illuminate
da delle
allegre lucine colorate, al centro c’era una fontana,
anch’essa decorata per
l’occasione, e tutt’intorno erano disposti
tantissimi tavoli, occupati da gente
di tutte le età.
I bambini
giocavano sereni a
rincorrersi e si potevano notare signori anziani a ridere davanti ad
enormi
boccali di birra, mentre giocavano a carte.
Kurt
restò stupito dall’
atmosfera di famigliarità di quel posto. Sembrava che tutti
conoscessero tutti,
e che tutti amassero tutti.
Blaine lo
vide spalancare gli
occhi per lo stupore e sorrise tra sé e sé.
“Che
ne dici?” chiese iniziando a
camminare attraverso le varie bancarelle.
“C’è
un po’ troppo fritto per i
miei gusti” scherzò Kurt facendo finta di annusare
l’aria con tono schifato “Ma
potrei anche arrivare a dire che potrei abituar mici, ad un posto del
genere.”
“O
santo cielo, non ci credo!”
sentirono Finn urlare dietro di loro, e si voltarono a guardarlo
spaventati.
Il ragazzo
aveva le mani alla
bocca ed un’ espressione di puro terrore misto a disgusto
sulla faccia.
“Quei-quei”
iniziò indicando una
bancarella poco lontano da loro “Quei brutti tizi giocano a
chi riesce a
sparare in testa ai maiali! E chi centra il bersaglio guadagna
addirittura un
pupazzo! Qui bisogna fare qualcosa! Questo è maialicidio
senza motivo!” e, senza
lasciare il tempo a Kurt e Blaine di spiegargli che quei maiali erano
fatti di
carta,e che era un semplice gioco, si diresse a grandi falcate verso la
bancarella incriminata, nello sguardo un’ espressione seria.
I due altri
ragazzi scrollarono
le spalle ed andarono avanti, approfittando dell’ occasione
per liberarsi di
Finn.
Camminarono
in silenzio per
qualche minuto, Kurt guardando estasiato qualsiasi bancarella, Blaine
guardando
Kurt che guardava estasiato qualsiasi bancarella, fino a che il
ricciolo, non
più ricciolo, parlò.
“Devo
assolutamente farti
assaggiare la coca-cola fritta, è fantastica, lo giuro.
Senza contare il panino
con la porchetta. Ah, e devi assolutamente provare anche la birra,
quella è la
specialità qui, tutti la-“
“Blaine”
lo interruppe Kurt
gentilmente “Assaggerò tutto, non preoccuparti,
tira il fiato.”
Blaine fece
come suggeritogli, e,
dopo aver respirato lentamente per due o tre volte, sembrò
riacquistare la sua
solita scioltezza, e le sue spalle si rilassarono.
Continuarono
a passeggiare,
parlando del più e del meno, scoprendo che il solo
raccontare di sé stessi all’
altro poteva essere l’esperienza più avventurosa
che esistesse, ed al contempo
quella più difficile.
Blaine
raccontò a Kurt di quando
venne picchiato e di come i suoi amici lo aiutarono molto, dopo
quell’
incidente.
Kurt
raccontò a Blaine del
McKinley e di Karofsky.
Scoprirono
con gioia che entrambi
amavano la musica, Kurt iniziò a raccontare del Glee club
della sua scuola e fu
estasiato nel sapere che anche Blaine aveva fatto parte di un Glee
club, alla
sua vecchia scuola.
Scoprirono
che entrambi adoravano
i pantaloni stretti, che Blaine aveva un’ insana malattia per
Katy Perry e che
Kurt venerava Lady Gaga.
Scoprirono
che la sera, prima di
andare a dormire, entrambi canticchiavano canzoni di Wicked, e che
avevano
guardato Rent più di un centinaio di volte.
Scoprirono
che entrambi suonavano
il piano, nonostante Blaine lo suonasse fin da quando aveva cinque anni
e Kurt
avesse iniziato solo da poco.
Scoprirono
che Kurt aveva una
morbosa passione per Patty LuPone e che Blaine ne aveva una per i
papillon
coloro rosa.
Scoprirono
che, in un momento
così intimo e diverso, il solo sfiorarsi delle mani poteva
mandare brividi
lungo la schiena ad entrambi, e Kurt scoprì che, quando
Blaine, timidamente,
facendo finta di star guardando un cappello di paglia esposto in un
banchetto
lì vicino, avvicinò la mano alla sua e,
lentamente, quasi avesse paura di
romperle, fece scivolare le loro dita insieme, né la musica,
né la moda potevano
eguagliare quella sensazione di completezza che lo stava avvolgendo in
quel
momento.
Scoprirono
loro stessi.
E scoprirono
l’emozione dello
scoprire.
Quando, le
dita ancora
intrecciate e le guance rosse e leggermente accaldate per le troppe
emozioni,
si sedettero ad un tavolino pronti ad assaggiare tutto quello che di
più grasso
esisteva al mondo, Blaine stava ridendo allegramente ad una battuta di
Kurt e
Finn ancora non si era visto.
Non che
fosse un male, ovvio.
“-E
quindi Rachel, che si era
messa con Puck per far ingelosire Finn che però stava con
Santana e ci era pure
andato letto-“
“No,
ehy, ferma.” Lo interruppe
Blaine incredulo “Mi stai prendendo in giro o è
andata davvero così?
“No,
no! Lo giuro, è tutto vero!
E poi lei si è anche arrabbiata, ma pensa che non stavano
neanche insieme,
quindi non si potrebbe dire che l’ha propriamente
tradita!”
Blaine
scoppiò a ridere
sonoramente.
“Dio,
ringrazio il cielo di aver
frequentato una scuola di soli maschi. Il mio Glee club era tutto un
altro
universo. A volte addirittura insopportabile. Pensa che si litigava per
i
colori che le cravatte dovevano avere, e su se fosse meglio che i
bordini
fossero rossi o fossero blu!”
“Intrigante”
disse Kurt
scherzando.
“Estremamente”
affermò Blaine.
“Ma”
iniziò Kurt curioso “Avevate
la divisa, quindi?”
Blaine
annuì, “Blu e rossa, era
estremamente affascinante!”
“Blu
e rossa?” chiese Kurt.
Perché gli ricordava qualcosa? “Ah
sì!” esclamò ad alta voce
“C’era un glee
club contro cui abbiamo gareggiato che le aveva dello stesso colore.
Dalton,
forse? Lo conosci?”
Vide
un’ espressione balenare
negli occhi del ragazzo di fronte a lui, ed andarsene così
velocemente come era
arrivata.
Paura?
Consapevolezza?
“Io,
eh no! Perché dovrei?”
balbettò l’altro guardando ovunque tranne che
negli occhi di Kurt.
“Oh,
niente” disse il soprano
“Pensavo-“
Ma venne
interrotto da un uomo
sulla cinquantina che si avvicinò a loro, posando
amichevolmente una mano sulla
spalla di Blaine.
“Ehi
Blaine, ragazzo! Come va?
Sei ancora lì da Grace? Quella donna ogni volta che la vedo
è sempre più
bella!”
“Tom”
esclamò Blaine, il sollievo
in faccia “Che bello vederti! Sì, sì,
all’ agriturismo va tutto bene, e tu? La
fattoria come procede?”
“Si
va avanti, si va avanti. Ma
non mi presenti il tuo fidanzato? Lo sapevo che prima o poi ne avresti
trovato
uno anche tu!”
Kurt, alle
parole, arrossì fino
alla radice dei capelli, e scosse la testa freneticamente.
Fortunatamente
Blaine lo salvò mettendo le cose in chiaro al posto suo.
“No,
Tom, lui è solo un amico”
disse calmo, nonostante il suo collo avesse acquistato un colore
rossastro “si
chiama Kurt, è un cliente dell’
agriturismo” si voltò verso Kurt sorridendogli.
“Kurt, lui è Tom, un amico di famiglia, se
così si può dire”
Tom
balbettò qualche scusa, ma
accettò subito la mano che Kurt gli porse e la strinse
energicamente.
“Beh”
disse dopo un po’ di tempo
che erano rimasti a parlare insieme “io devo andare, ci
vediamo presto!” e con
un occhiolino si voltò e scomparve fra la folla.
Blaine si
grattò il collo
imbarazzato e si voltò verso di Kurt “Scusalo, a
volte si lascia un po’
trascinare”
“Tranquillo”
gli disse Kurt
poggiandogli una mano sull’ avambraccio “Non mi ha
dato fastidio”
Si fissarono
negli occhi in
silenzio, fino a che una voce li interruppe e li strappò via
dai loro pensieri.
“Non
avete idea di cosa ho
scoperto!” Finn corse incontro a loro con
un’espressione shockata in viso “Il
salame che mangiamo è fatto di maiale!”
Kurt
resistette a fatica all’
impulso di sbattere la testa contro il tavolo.
“Finn-“
iniziò con tono
conciliante “Davvero non lo sapevi? Non devi farne un dramma,
è normal-“
“Non
osare dire che è normale!”
lo interruppe Finn arrabbiato “Sarebbe normale per te, Kurt,
se tuo padre
venisse ucciso e poi spolpato per farci dei salami da mangiare?
Assolutamente
no! Devo fare qualcosa, così non va bene!”
Blaine rise
sonoramente, e Finn
si sedette con loro continuando a borbottare piani per un futuro privo
di
salumi.
La cena
passò tranquillamente,
tra i tentativi di Blaine di far mangiare a Kurt la coca-cola fritta e
di
fargli assaggiare gli spiedini di carne conditi con del grasso, e
quelli di
Kurt di sfuggirgli e di inventare le scuse più impossibili
per evitare di
mangiarli.
Finn se ne
stette per la maggior
parte del tempo in silenzio, un’ espressione concentrata in
volto, intervenendo
solo casualmente con qualche commento che non aveva particolarmente
senso.
Fu solo
quando, dal centro della
piazzetta, dove nel frattempo era stato allestito un piccolo palchetto,
provenne la voce allegra di un uomo robusto e baffuto che
urlò in un microfono
di dubbia qualità che quella sera ci sarebbe stato il
karaoke, che gli eventi
presero una piega del tutto inaspettata.
“Il
karaoke!” esclamò Blaine, gli
occhi che gli si illuminarono “Kurt, devi assolutamente
partecipare! E’ davvero
fantastico!”
Kurt lo
guardò con un’
espressione scettica. “Il karaoke? Blaine, sei serio? Siamo
ad una fiera!”
“E
allora?” chiese Blaine
innocentemente.
Nel
frattempo le note di una
canzone country a Kurt sconosciuta si diffusero nell’ aria, e
la voce stonata
di un signore che sembrava un po’ brillo
le seguì.
Kurt
valutò sul serio la
possibilità di cantare.
Sapeva di
essere bravo, ed alla
fiera c’erano un numero discreto di persone. Poteva essere la
sua occasione di
rivincita per tutte le volte che Rachel gli aveva rubato gli assoli e
lui non
aveva potuto esibirsi.
Stava giusto
per dire Blaine
che, sì, ci sarebbe andato, quando
vide il ricciolo alzarsi prima di lui e, lanciandogli un sorriso di
sbieco,
precipitarsi verso il palco.
“Blaine!”l’uomo
con i baffi urlò
il suo nome nel microfono, e molta gente si girò a guardare
“Eccoti, ragazzo!
Sapevo che neanche questa ci avresti lasciato senza una delle tue
fantastiche
performances!”
Blaine fece
un sorriso di falsa
modestia e salì sul palchetto avvicinandosi all’
uomo (Ryan, gli sembrò di
capire che si chiamava).
“Beh”
iniziò sorridendo al
pubblico, visto che ormai un discreto numero di persone si era radunato
tutt’
attorno “Che ti devo dire, Ryan, come avrei potuto non
deliziarvi con la mia
voce fantastica?” e fece un occhiolino ad una ragazza
lì vicino, che squittì e
corse a raccontarlo ad una sua amica.
Gasato,
pensò Kurt divertito.
Sussurrò
qualcosa nell’ orecchio
a Ryan, che scese subito dal palco e si diresse verso un tavolino
sgangherato
dove erano poggiati dei vecchi amplificatori e qualche altro strumento,
ed all’
improvviso la musica partì al massimo volume, e Kurt sorrise
mentalmente
riconoscendo Teenage Dream, dell’ insormontabile,
a detta di
Blaine, Katy Perry.
Kurt stava
giusto per mettersi a
ridere ad alta voce quando Blaine mandò un bacio ad una
ragazza tra il pubblico
che fece finta di svenire, quando Blaine iniziò a cantare.
E, Dio,
come cantava.
Kurt rimase
affascinato.
Affascinato dal modo in cui Blaine si muoveva su palco, quasi fosse
nato lì, e
dalla sua voce, così perfetta, così bassa
roca delle volte, e fresca e squillante delle altre.
Poi Blaine
iniziò a ballare, e
per Kurt fu la fine.
Ma dove
aveva imparato a muovere
i fianchi in quel modo? E le mosse col bacino?
Kurt i
sentì improvvisamente
sudare e si sbottonò il colletto della camicia in cerca di
un po’ di sollievo.
Da quando
faceva così caldo?
Blaine
alzò la test dal pubblico
e si rivolse a Kurt, sorridendo.
You
make me feel like I'm living a teenage dream
The way you turn me on, I can't sleep
Let's runaway and don't ever look back
Don't ever look back
Kurt
arrossì di colpo allo
sguardo pieno di sottointesi che Blaine gli lanciò, ed una
scarica di
eccitazione gli attraversò la colonna vertebrale facendolo
rabbrividire.
I'ma
get your heart racing in my skin-tight jeans
Be your teenage dream tonight
Let you put your hands on me in my skin-tight jeans
Be your teenage dream tonight
Blaine
terminò la sua performance
con un’ audace mossa di fianchi, il pubblico
applaudì entusiasta e Kurt dovette
concentrarsi per mantenere un’ espressione decente.
“Ehi
amico” lo chiamò Finn, che
aveva assistito all’ esibizione lì al suo fianco
“Io mi guarderei bene da quel
Blaine, perché davvero non mi convince il modo in cui ti
guarda, sembra che tu
abbia un tiramisù in faccia. E che a lui piacciano i
tiramisù, e
anche molto.”
Kurt rise
sonoramente alla
metafora di Finn, che lo guardava preoccupato, poi gli
assicurò che avrebbe
tenuto il suo tiramisù al sicuro e si
voltò per cercare Blaine.
Lo vide
circondato da una folla
di ragazzine in salopette e treccine bionde che lo guardavano con gli
occhi a
cuoricino.
“Blaine!”
lo chiamò.
Il ricciolo
si voltò e gli
sorrise, salutando le ragazzine ed avvicinandosi a lui.
“Allora”
gli chiese con un
sorriso furbo “Che te ne pare?”
“Bah”
Kurt fece una finta
espressione indifferente “Potevi fare di meglio, sai? Ma
credo che al tuo fan
club sia piaciuto” ed indicò con un cenno della
testa le ragazzine che
parlottavano fitto fitto tra di loro.
“Ah”
rispose Blaine alzando gli
occhi al cielo “Quelle lì sono più
appiccicose della colla, lo giuro!”
“Non
far finta che non ti
piaccia!” scherzò Kurt.
“Non
lo ho mai detto, infatti”
gli fece l’occhiolino l’altro “Ah, ed
ovviamente ora tocca a te!”
Kurt si
fermò di botto, non era
sicuro di volersi esibire dopo che Blaine aveva fatto una performance
sensazionale.
“Ehm”
iniziò indeciso.
“No,
niente ‘ehm’, Sali su quel
palco, ora!”
“Blaine-”
provò a fermarlo.
“Dai”
lo pregò l’altro facendo
gli occhioni “Suvvia Kurt!” ma vedendo che non
accennava a smuoversi provò a
giocare la sua ultima carta “Canto insieme a te!”
A nulla
valsero le proteste di
Kurt su come si sarebbe umiliato, Blaine lo trascinò di
forza sul palco e lo
costrinse ad esibirsi insieme a lui.
Almeno,
pensò Kurt per metà
sollevato, la canzone che Blaine scelse era una delle sue preferite.
Infatti si
stupì non poco quando le note di Candles,
di Hey Monday si diffusero
nell’ arietta tiepida.
Kurt
pensò che sarebbe stato un
disastro.
Insomma,
come avrebbero fatto a
coordinarsi? Nei film sembrava sempre così facile, tutti
sapevano quando
cantare, anche se avevano deciso la canzone dieci secondi prima
dell’
esibizione, ma in quel momento l’unica cosa di cui era sicuro
Kurt era che
stesse avendo un attacco di panico.
Blaine
sembrò notarlo, perché gli
posò una mano sulla spalla, e gli fece un sorriso di
conforto, sussurrandogli
un “sarai bravissimo”, per poi iniziare a cantare.
E fu
semplicemente indescrivibile
quello che provò Kurt quando, prima timidamente poi con
più decisione, si unì a
lui.
Era come se
le loro voci fossero
fatte per armonizzare assieme.
Non erano
più il contadinotto
rozzo ed il provincialotto schizzinoso, erano solo Kurt e Blaine, due
ragazzi
forse un po’ spauriti perché ancora non avevano
realizzato cosa stesse
succedendo tra di loro, ma che ne stavano completamente venendo
travolti.
E
l’unica cosa che riuscivano a
vedere, in quel momento, erano i colori dei loro occhi, che si
incrociavano e
si fondevano insieme.
La canzone
durò troppo poco, per
i gusti di Kurt, e quando finì venne quasi stordito dal
forte applauso che
eruttò dalla folla, ed arrossì nel vedere la
faccia estasiata di Blaine che lo
guardava a bocca aperta.
“Sei-“
iniziò, lottando per
trovare le parole giuste “La tua voce è- oddio
Kurt è perfetta!”
“Beh”
disse Kurt “Neanche la tua
è male, dai”
E mentre si
girarono per scendere
dal palco, il camminare più vicini fu qualcosa di naturale.
Blaine
spense il motore del
pick-up quando arrivarono all’ agriturismo, le ruote che
fecero un rumore secco
quando entrarono a contatto con la ghiaia.
Sentirono
Finn scendere con un
salto dal cassone, ed avviarsi verso la porta dopo aver salutato
Blaine, mentre
Kurt ancora non accennava a scendere dall’ abitacolo.
“Beh”
disse Blaine imbarazzato
“Già”
disse Kurt, dandosi poi
dello stupido perché non era riuscito a dire qualcosa di
più intelligente.
“Eccoci
qui” disse il ricciolo
poi.
“Già”
Perché
cavolo non riusciva a dire
nient’ altro?
“Io-“
iniziò il soprano
giocherellando con un braccialetto che aveva al polso
“Buonanotte, allora”
“Buonanotte”
rispose Blaine
annuendo, sempre con lo sguardo fisso davanti a sé.
Kurt
posò una mano sulla
maniglia, aprì la portiera e mise un piede sulla ghiaia.
Sentì
Blaine sospirare dietro di
lui, e si voltò abbastanza per poterlo vedere torturarsi le
mani.
“Kurt?”
chiamò, e Kurt si girò
anche troppo velocemente “Sono contento di esser stato me
stesso.”
“Anch’io
lo sono, Blaine” e,
senza pensarci troppo, si avvicinò velocemente e gli
posò goffamente le labbra
sulla guancia.
“Ci
vediamo” sussurrò.
Poi scese
dalla macchina e si
diresse in casa.
Aveva
davvero bisogno di un po’
di riposo, di schiarirsi le idee.
Si sentiva
come se fosse in una
delle storie che tanto amava, solo che era tutto più veloce
e confuso.
Conosceva
Blaine da tre giorni,
eppure aveva parlato più con lui in quei tre giorni che con
Finn in un anno.
E poi
c’era stata quella sera, e
tutto ciò che Kurt provava era confusione, e
necessità.
Necessità
di rivedere Blaine il
più presto possibile.
Decise di
non pensarci troppo e,
dopo essersi infilato il pigiama in fretta, si infilò a
letto e spense la luce.
Nello stesso
momento, un ragazzo
dell’ età di Kurt, i capelli ricci domati dal gel,
ed un maglioncino con le
maniche tirate su fino ai gomiti, si stava stendendo su una piattaforma
posizionata strategicamente in mezzo agli alberi.
Si
stropicciò gli occhi, poi mise
le mani dietro la testa e li chiuse.
Si chiese,
quindi, se il ragazzo
di cui era innamorato da ormai due lunghi anni si fosse accorto di
quello che
provava.
Sospirò,
cercando di lavarsi
tutta la tensione di dosso e di svuotare la mente da qualsiasi pensiero.
Aveva fatto
bene a non dire a
Kurt della Dalton?
Odiava
mentire, ma se gli avesse
detto che in verità lui era effettivamente della Dalton
allora sarebbero nate
troppe domande.
Si sarebbe
chiesto perché non lo
aveva visto quando le New Directions avevano gareggiato contro gli
Warblers, ed
allora Blaine avrebbe dovuto spiegare, e sarebbero sorte altre domande
e-
Non poteva
permetterselo.
Kurt non
doveva sapere, non gli
importava quanto stupida fosse tutta quella situazione.
Kurt non
doveva sapere.
BluCannella
Sopravvissuti?
Ce
ne sono?
Oh
suvvia, dai, fai la seria!
Ehm,
*sporge la fa faccina da dietro una colonna dove si
era nascosta* che ve ne pare?
La
sottoscritta non è riuscita a dormire una notte per
questo capitolo, già, perché non la convinceva la
psicologia dei personaggi, ed
anche perché, lo ammette, aspettava il momento in cui
avrebbe pubblicato questo
capitolo sin dall’ inizio della storia, perché ci
ha lavorato duro, e qui si
scopre qualcosa di importante! Ehehe ;)
(e
vi prometto che nei prossimi capitolo capirete di più,
mie care)
Eee,
boh, non ho nient’ altro da dire, solo che spero,
spero, e ancora spero che vi abbia convinto e che vi sia piaciuto.
Mi
fate sapere cosa ne pensate?
Un
abbraccione
BluCannella
Ah,
sei una cretina, ti scordi sempre tutto!
Volevo
ringraziarviii!
Cioè,
le recensioni dolcissime dello scorso capitolo mi
hanno fatto sciogliere, lo giuro! Senza contare la massa enorme di
gente che
segue la storia o che ce l’ha tra le preferite!
Grazie,
davvero, you make my day!
|
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Capitolo 5 *** Capitolo quinto ***
In
verità non so se è proprio
oggi il giorno, ma essendo che Tallutina ha
scritto in un commento che
avrebbe
accettato un capitolo di questa roba come regalo di compleanno beh,
ecco qui
mia cara!
Tanti
auguri! (Sperando di non
aver fatto un’ imperdonabile gaffe)
Capitolo
quinto
La settimana
che seguì fu strana.
Kurt e
Blaine si videro sì e no
due volte, un po’ perché Kathy sembrava averci
preso gusto nel presentarsi a
casa di Kurt di prima mattina e chiacchierare con lui per tutto il
resto del
giorno, ma soprattutto perché Burt e Carole continuavano ad
organizzare gite su
gite, e Kurt alla fine della giornata
era così stanco che tutto ciò che riusciva a fare
era lavarsi, gettarsi
nel letto e dormire profondamente.
Talmente
profondamente che il
rumore dei sassolini scagliati sulla sua finestra, di notte, non venne
mai
sentito.
Kurt non
poteva dire di non
essere contento, insomma, era con i suoi genitori e con Finn e
continuava a
visitare posti bellissimi ed a divertirsi un mondo, senza contare che
vivere
con un Finn che era diventato tuttovabenebastachenonsiamaiale-iano
era
piuttosto esilarante.
Ma sentiva
che mancava qualcosa.
E, nonostante non volesse davvero pensarci perché,
dai lo conosci solo da
una settimana! Come può essere che siate così
legati! quel qualcosa che gli
mancava era Blaine.
Non riusciva
a non pensare a quel
momento in cui lui gli aveva confessato che aveva un set di papillon e
bretelle
coordinati grattandosi il collo imbarazzato, e non riusciva a
scordarsi,
soprattutto, la sensazione del leggero accenno di barba sulla guancia,
che gli
aveva solleticato le labbra quando, nella macchina, si era avvicinato
per
baciarlo.
Eppure,
quando lo vedeva, tutto
ciò che riusciva a fare era alzare la mano ed agitarla
imbarazzato, per
ricevere lo stesso trattamento da Blaine.
Si sentiva
davvero uno stupido,
e, quando finalmente Burt e Carole decisero di dargli un po’
di tregua da quel
massacro andando alle terme da soli, Kurt era così esausto
della situazione che
si era creata che, senza pensarci due volte,
s’infilò le scarpe e, alla
bellezza delle dieci di mattina, si diresse verso le stalle.
Quando
arrivò, però, la voce che
sentì non fu quella di Blaine.
Si
avvicinò all’ entrata e si
sporse, cercando di nascondersi, per vedere chi fosse.
Due ragazzi
gli davano di
schiena, entrambi alti, e chiacchieravano animatamente con quello che
Kurt
riuscì a riconoscere come Blaine.
Quei due
volti gli erano
dannatamente famigliari.
“-E
non ti abbiamo neanche detto
il meglio! Ieri David ha incontrato la professoressa Morgan al parco
vicino a
casa sua! E non solo ha scoperto che quella donna ha un marito, sia
pace all’
anima di quel pover’ uomo, ma che si è trasferita
nel suo stesso quartiere!”
Blaine rise
sonoramente, e
l’altro ragazzo gli diede una gomitata”Non ridere
di me! E’ traumatizzante! Comunque,
Wes continua parlare
d’altro, ma non ti
ha ancora detto che Linda gli ha chiesto di uscire!”
L’altro
ragazzo, Wes, abbassò la
testa colpevole.
“Beh”
iniziò Blaine divertito “Se
avesse aspettato il nostro Wes qui non si sarebbe concluso
niente!”
“Ehi”
ribattè stizzito quello
“Stavo solo aspettando il momento giusto! E’ colpa
mia se le donne del giorno
d’oggi non sanno aspettare? Senza contare che si dice tanto
di me, ma qui il
nostro Blaine ha concluso qualcosa?”
Kurt, che
ormai si era sporto
fino all’ inverosimile, sentì un’ ondata
di panico, secondo lui immotivata,
travolgerlo.
C’era
qualcuno?
“Ehm”
iniziò Blaine “Beh, diciamo
che-“
Kurt si
sporse ancora di più, e
vide gli amici di Blaine farsi più attenti con dei sorrisi
maliziosi in faccia.
“Siamo
usciti una volta, e- lui
mi ha baciato.”
Gli urli che
provennero dai due
ragazzi furono degni di una fan di Twilight che trova un cagnolino per
strada
con la faccia che assomiglia a Jacob.
Oh.
Beh. Kurt
non sapeva proprio cosa
fare.
Dentro di
sé sapeva che sarebbe
stato meglio andarsene e non intromettersi nella vita privata di Blaine, soprattutto quando stava
raccontando
argomenti così intimi, ma il dolore lancinante che aveva
provato al petto nel
sentire quelle parole gli impediva di muoversi, e si stava propagando
lentamente per tutto il corpo.
“Ragazzi!”
intervenne Blaine
cercando di fermare le domande a raffica che gli amici avevano iniziato
a
fargli “Non avete capito, il bacio-“
Ma venne
interrotto da un tonfo
sonoro e dal rumore assordante di vetri rotti.
“Kurt?”
Kurt aveva
letteralmente sbattuto
il naso a terra. Si diede mentalmente del cretino, perché lo
sapeva, lo
sapeva che sarebbe successo, eppure era così
stupido che non se ne era
andato alla prima occasione, ma era rimasto lì.
Si
rialzò a fatica,
massaggiandosi il naso e scrollandosi la polvere dai pantaloni,
talmente
intento nel cercare una scusa per la sua improvvisa apparizione, che
non notò
gli sguardi stupiti che i due ragazzi lanciarono a Blaine, e
l’occhiataccia che
quest’ultimo rivolse loro, per farli stare zitti.
Alzò
lo sguardo colpevole verso i
ragazzi di fronte a lui.
“E-ehm,
Blaine!” esclamò
fingendosi sorpreso “Che bello vederti! Cosa ci fai
qui?”
Il ricciolo
lo guardò confuso.
“Ci lavoro, forse?”
Oh. Aveva un
senso.
“Giusto”
annuì Kurt, alla
disperata ricerca di una scusa “Ehm, ero venuto a vedere
Whiskey. Sai, ehm, mi
manca!”
Blaine
continuava a guardarlo
stranito, ma sembrò non fare troppo caso all’
impossibilità di quello che aveva
appena detto.
“Stai
bene?” chiese quindi, lo
sguardo che diventò preoccupato e lo squadrò
minuziosamente, alla ricerca di
qualche ferita.
“Ehm”
Kurt non potè che sentirsi
esposto, nonostante gli occhi che lo stavano scrutando non avessero
nessun
secondo fine. “Sì, sì, grazie. Solo un
naso dolorante, credo”
Gli sorrise
timidamente, e
Blaine, sorridendo a sua volta, si girò verso i suoi due
amici, che avevano gli
occhi spalancati e stavano guardando Kurt come se fosse un alieno.
“Wes, David”
iniziò “Questo è Kurt. Kurt, i miei
migliori amici.”
I due
ragazzi si scambiarono un’
occhiata consapevole e si fiondarono verso di lui abbracciandolo
stretto.
“Oh,
Kurt! Che bello conoscerti!
Abbiamo sentito parlare tanto di te! Finalmente, abbiamo aspettato due
an-”
“WES!”
Blaine urlò, interrompendo
il monologo del ragazzo che, facendo un’ espressione
colpevole, si portò le
mani alla bocca e gli mandò un’ occhiata di scuse.
Kurt
guardò i tre ragazzi
stranito. Blaine aveva parlato loro di lui? Tipico. Figuriamoci se
Blaine
perdeva l’occasione di prenderlo in giro anche con altra
gente.
“Beh”
disse quindi Kurt cercando
di riempire il silenzio “Sono contento anch’io di
conoscervi, ragazzi”
Ai due
ragazzi si illuminarono
gli occhi. E Kurt si ritrovò a pensare che quell’
espressione era davvero
tenera, e che quei due sembravano addirittura simpatici.
Poi successe
qualcosa di strano.
I due si
lanciarono un’ occhiata
cospiratoria, guardarono Kurt, poi guardarono Blaine i cui occhi si
riempirono
di orrore, ed infine tornarono a guardarsi e ehy, era un
occhiolino quello
che Kurt aveva appena visto?
“Beh”
iniziò quindi Wes con un sorrisino che non prospettava
niente di buono “Io e
David pensavamo che, visto che stavamo andando a fare una cavalcata con
Blaine,
potresti aggiungerti anche tu alla nostra allegra compagnia, ti
va?”
Non
lasciarono neanche il tempo a Kurt di rispondere che David
continuò “Sì! Sarà eccitante!
Tanto non ti devi neanche preoccupare, infatti Blaine è un
cavallerizzo esperto,
stai tranquillo che se cadi ti aiuta lui!”
“Ehm-“
“Ragazzi”
iniziò Blaine, ancora una volta stroncando sul nascere i
tentativi di parlare
di Kurt “Non credo che sia una buona idea. Magari non
è neanche capace-“
“Puoi
insegnarglielo tu!”
“Magari
non ha voglia-“
“Kurt
hai voglia? Sì, ha voglia, lo capisco dalla faccia”
“Ma
se
per caso-“
“Blaine
basta!” lo interruppe Wes “Kurt è grande
e vaccinato, non c’è bisogno che tu
risponda per lui! Kurt” si rivolse poi al ragazzo con un
sorriso smagliante
“Vuoi venire?”
Kurt
considerò velocemente la situazione.
Era
chiaro che Blaine non lo volesse intorno, magari doveva incontrarsi con
il suo maledettissimo
ragazzo e Kurt gli avrebbe solo dato fastidio. Ma poi
ripensò alla serata
prima, ed a come gli avesse tenuto la mano, e la rabbia gli
salì in gola per il
modo in cui l’aveva trattato, come se gli importasse qualcosa
di lui, quindi,
dato che Kurt era un Hummel, e gli Hummel non si fanno prendere in giro
da
nessuno, sfoderò il suo sorriso migliore ed annuì.
“Volentierissimo!”
Ah,
così
impari brutto stronzo!
Kurt
iniziò a maledire il suo essere impulsivo neanche un quarto
d’ora più tardi.
Non
aveva davvero la più pallida idea di come si facesse.
Insomma, l’unico motivo
per cui aveva mai seguito qualche gara d’equitazione in TV
era perché i ragazzi
stavano dannatamente bene con quella divisa che evidenziava i punti
giusti dei
loro fisici scolpiti!
“Kurt?”
lo chiamò Blaine “Mi stai ascoltando? Ho detto ci
devi inserire il piede, nella
staffa, non la mano!”
“Oh”
disse Kurt cercando di seguire quello che Blaine gli stava dicendo
“E poi?”
“E
poi
fai leva con la mano destra sulla sella, ti aiuterà a
sollevarti”
“Ok”
rispose Kurt. Mise il piede nella staffa e fermò la mano
sulla sella, ma non
appena provò ad alzarsi perse l’equilibrio e cadde
a terra.
“Uffa!”
esclamò irritato, quella era ormai la decima volta che ci
provava, e se faceva
fatica a fare quello non si immaginava come sarebbe andata la cavalcata.
“Senti
Blaine” iniziò quindi “Non so se
è una buona idea- Non sono capace-“
Blaine
lo guardò e sorrise confortante “Tranquillo, ti
aiuto io. Ce la possiamo fare.”
“Blaine”
lo interruppe però David “E’
già tardi, tra poco sarà già
mezzogiorno passato e
moriremo di caldo se cavalchiamo sotto quel sole-“
“Ma
non
possiamo lasciare Kurt-“ provò a protestare
Blaine, ma venne subito interrotto
da un Wes tutto sorridente.
“Ma
è
ovvio che non lasceremo qui Kurt, sciocchino, in
verità c’è un altro
modo.”
Blaine
lo guardò accigliato, non capendo dove volesse arrivare.
Wes, dal
canto suo, continuò imperterrito “Può
venire a cavallo con te, per esempio!”
“Oh
sì!”
intervenne David “Mi sembra un’ idea grandiosa,
Wes! Che ne dici, Blainey?”
Il
ricciolo, nel frattempo, era diventato estremamente rosso.
“Si, beh-“ iniziò
esitante “Mi sembra una buona idea- Kurt?”
“Eh?
Oh,
sì. A me va bene!” e dentro di sé
sorrise. Fidanzatino antipatico zero, Kurt
uno.
Nel
frattempo era sceso un silenzio imbarazzato, che Blaine ruppe dicendo
che
sarebbe andato a riportare il cavallo di Kurt nelle stalle, per poi
ritornare e
trovare Kurt immerso in una fitta conversazione con Wes
David su come le scarpe col tacco fossero
sopravvalutate.
“Bene!”
battè le mani per attirare l’attenzione
“Partiamo?”
I tre
annuirono, e Kurt seguì Blaine verso il suo cavallo.
“Non
è
che si chiama anche lui Whiskey, vero?” chiese con fare
inquisitorio Kurt “No
perché il maiale posso anche sopportarlo, ma un cavallo
no.”
Vide il
viso di Blaine farsi di una tonalità di rosso che rasentava
il peperone, ed i
suoi occhi cercare di guardare ovunque tranne che in quelli di Kurt.
“Non
ci
credo! Blaine si chiama Whiskey? Ommioddio-“
“No
Kurt!” esclamò Blaine interrompendolo
“Non si chiama Whiskey!”
“E
allora perché non riesci a guardarmi in faccia?”
“Perché,
ehm, beh, diciamo che si chiama- si ecco- Brandy.”
“Brandy.”
Ripetè Kurt incredulo “Brandy come- Brandy? Dio
Blaine sei irrecuperabile! E
poi cosa? Un asino che si chiama Bourbon?”
Vide gli
occhi di Blaine ingrandirsi ed il suo viso diventare ancora
più rosso, quasi ad
affermare da sé quello che Kurt aveva appena detto.
“Non
ho
parole” fu tutto quello che disse Kurt, prima di alzare gli
occhi al cielo
divertito ed inserire un piede nella staffa, sentendo, intanto, la fine
di una
conversazione tra Wes e David che sembrava tanto “Litigano
come una vecchia
coppia sposata, non sono carini?”
Con
grande meraviglia di tutti, quella volta Kurt ce la fece subito ad
issarsi
sulla sella, e, dopo che ebbe passato un quarto d’ora ad
auto-lodarsi per le
sue veloci capacità di apprendimento, Blaine lo
seguì e si posizionò dietro di
lui.
Wow,
Kurt doveva sul serio andare più spesso a cavallo se quello
che ci guadagnava
era lo stretto contatto con quelle braccia così ben fatte!
Infine,
alla bellezza delle dodici in punto, la comitiva riuscì
finalmente a partire e
si inoltrò nei campi in una direzione del tutto nuova, che
Kurt non aveva mai
esplorato.
Decise
che, anche se il vento gli avrebbe scompigliato tutti i suoi capelli
perfetti,
la sensazione che stava provando era qualcosa di spettacolare.
I
movimenti dell’ animale sotto di lui erano gentili e sinuosi,
l’arietta gli
accarezzava le guance, e faceva da contrasto con il caldo che provava
per
l’eccessiva vicinanza di Blaine.
Blaine,
dal canto suo, si premurava di chiedere a Kurt se andasse tutto bene, e
se
avesse bisogno di qualcosa, ed occasionalmente gli spiegava anche
qualche
andatura e qualche nozione tecnica, senza escludere però
aneddoti divertenti
sulle sue esperienze passate.
“-ed
alla fine il gatto ha fatto un salto talmente enorme che il cavallo si
è
spaventato, ed è corso via. L’abbiamo ritrovato
dopo due giorni che vagava
senza meta nei boschi!”
Kurt
rise divertito, e si sistemò meglio sulla schiena
dell’ animale, facendo
aderire di più la sua schiena al petto di Blaine.
“Ah”
esclamò l’altro, gli occhi persi nel paesaggio che
li circondava “Ti ho mai
raccontato di quella volta che mia nonna aveva provato a truccarsi ma
che
sembrava più un clown che una persona normale, e che quando
il cavallo l’ha
vista ha fatto un impennata improvvisa e ci sono volute ore per
calmarlo?”
Kurt
rise ancora più forte. “Mi prendi in
giro!”
“No,
lo
giuro che è successo!”
“Wow,
avrei voluto vederla, tua nonna!”
“Sai,
credo di avere una foto di lei conciata in quel modo da qualche parte
in
camera, se vuoi dopo te la faccio vedere.”
Kurt
annuì grato, non accorgendosi della lieve sensazione di
aspettativa che gli
scorreva sottopelle.
“Ehi
voi
due!” urlò Wes da dietro “Capisco che
volete giocare ai fidanzatini felici
tutti carezze ed occhiate arcobalenose, ma così ci sentiamo
esclusi!”
“Oh
Wes
stai zitto!” Esclamò David
“Così li fai smettere! Erano così
carini-“
“Ragazzi!”
li interruppe Blaine che aveva rallentato ed ora li stava affiancando
“Cosa
diavolo avete oggi che non va?”
“Solo
oggi?” esclamò Wes pavoneggiandosi.
“Così
ci
lusinghi, Blainers!” completò David.
“Non
chiamatemi
Blainers!”
“Va
bene, Blainey!”
Kurt nel
frattempo aveva osservato la scena divertito, ed all’ ultima
parte della
conversazione non era riuscito a trattenere una risata fragorosa per
l’espressione esasperata di Blaine e la comicità
dei due ragazzi.
Davvero,
appena avrebbe potuto avrebbe stretto loro la mano.
Cavalcarono
ancora per una buona mezz’oretta, questa volta parlando tutti
e quattro
assieme, e Kurt si ritrovò a notare con piacere che Blaine,
quel giorno, non
aveva ancora fatto battutine stupide.
Ovviamente,
dopo la sera alla festa, non si aspettava che Blaine diventasse tutto
gentile
ed educato, infatti nelle poche volte che si erano visti dopo, non si
era
comunque risparmiato qualche battutina cattiva, ma Kurt doveva
ammettere che
stava migliorando.
Percorsero
un ultimo sentierino in mezzo agli alberi, e poi sbucarono in una
radura
abbastanza grande, che aveva al centro un bellissimo laghetto.
Kurt
quella volta non si stupì così tanto, ormai era
abituato alla bellezza dei
posti che Blaine lo portava a vedere, tuttavia quando scese da cavallo
non potè
non notare la consistenza soffice al tatto dell’ erba ed il
profumo di fiori
freschi che impregnava l’ aria.
La
comitiva s’incamminò silenziosa verso un punto
all’ ombra, riparato da una
grande pianta di cui Kurt non conosceva il nome, e, dopo che Blaine
ebbe steso
una coperta e posizionato un bel cestino in mezzo, i loro stomaci che
brontolavano decisero per loro che era tempo di mangiare qualcosa.
Kurt
scoprì infatti che in quel cestino c’era presente
ogni ben di Dio e, per sua
fortuna, anche della verdura, quindi, facendo finta di ignorare i
tentativi
poco velati di Wes e David di far sedere vicini Blaine e Kurt, con la
semplice
scusa che si volevano così bene che non potevano mangiare
lontani, iniziarono a
mangiare allegramente e Kurt scoprì che la maggior parte
delle cose le aveva
cucinate Blaine, e che erano decisamente deliziose.
Iniziava
ad essere stufo di tutto ciò che sapeva fare Blaine.
Insomma, sapeva cantare e
ballare egregiamente, era un asso in tutto ciò che
concerneva lavori manuali,
ed ora sapeva anche cucinare?
Se non
fosse stato per le sue battutine stupide allora sarebbe anche potuto
essere un
ragazzo da sposare, senza contare che era dannatamente bello, e che
aveva delle
labbra che-
Kurt! Si
richiamò mentalmente
accorgendosi della piega che avevano preso i suoi pensieri, tuttavia
diede
colpa agli ormoni ed al fatto che Blaine, non si poteva negare, era un
bel
ragazzo, e si reintrodusse nella conversazione scacciando tutto
ciò che non
c’entrava dalla sua testa.
Finito
di mangiare Wes e David si diressero al sole per, dicevano loro,
abbronzarsi,
mentre Kurt e Blaine rimasero all’ombra a riposarsi.
Blaine
si addormentò quasi subito, curvandosi su sé
stesso con un’ espressione
amorevolmente innocente,e Kurt si perse ad osservare il suo petto che
si alzava
ed abbassava ad ogni respiro, e, senza neanche accorgersene, si
addormentò
anche lui.
Quando
Kurt si svegliò Blaine non era più al suo fianco.
Si stropicciò gli occhi
assonati, e si accorse piacevolmente che si sentiva riposato in tutto
il corpo
ed estremamente rilassato.
Stava
giusto per alzarsi ed andare a cercare dove fossero gli altri quando
sentì una
strana conversazione e rimase immobile.
“-ed
ora
cosa hai intenzione di fare, Blaine?” chiedeva una voce
preoccupata che Kurt
riconobbe come quella di Wes.
“Non
lo
so” sentì Blaine rispondere, e dal tono di voce
poteva immaginarselo stringersi
la testa fra le mani “Io non lo so, ragazzi!”
“Va
avanti da due anni ormai! E se sei confinato qui per il resto della tua
vita è
anche colpa di tutto ciò! E che mi dici se poi lo
scopre?” intervenne David
“Perché è ovvio che prima o poi lo
scoprirà, oppure prima o poi sarai tu a
dirglielo, insomma, lo vediamo tutti come ti guarda, è
già cotto-“
“Voi
dite?” la voce di Blaine era intrisa di speranza.
“Beh,
ti
ha anche baciato-“
Oh,
fantastico. Stavano parlando del fidanzatino di Blaine.
Lo
odiava. Non sapeva neanche perché ma lo odiava.
Gelosia?
Scacciò
la vocina dalla testa e si concentrò nell’
ascoltare il resto della
conversazione. Perché, insomma, che motivo avrebbe avuto, in
via del tutto
ipotetica, ovvio, di essere geloso?
A lui
non piaceva Blaine, era solo un contadinotto rozzo, maleducato, che
insinuava
cose inesistenti davanti a suo padre, e che lo portava a vedere le
stelle, gli
teneva la mano, e cantava con lui, e gli confessava i suoi pensieri e-
“-mi
piace così tanto, ragazzi. Mi è piaciuto sin dal
primo momento che l’ho visto”
Tanto,
pensò Kurt, anche se gli fosse piaciuto non sarebbe cambiato
niente.
Fece
finta di svegliarsi poco dopo, quando i ragazzi sembravano aver
cambiato
discorso.
“Buongiorno,
dormiglione!” lo scherzò David sorridendogli,
“Ti sei riposato abbastanza?”
Per
niente.
“Molto!”
disse invece Kurt sfoderando un sorriso.
Decisero
poi che sarebbe stato il caso di tonare indietro, ormai erano
già le cinque, e
Kurt rimontò prontamente sul cavallo seguito da Blaine.
Il
viaggio di ritorno sembrò a Kurt molto più lungo
di quanto gli era sembrato la
mattina, e neanche una delle solite battute di Blaine (alla fine non
riuscì a
passare tutto il giorno senza farne una) riuscì a
distoglierlo dai suoi
pensieri ed a farlo sorridere.
Probabilmente
anche Wes e David notarono
il suo silenzio,
perché non fecero scherzi né sorrisi ammiccanti a
lui e Blaine, ma continuarono
a cavalcare tranquilli.
Il profilo
delle stalle sembrò a Kurt un miraggio.
Quando
arrivarono smontarono dai cavalli velocemente ed insieme li portarono
dentro.
Poi i
due ragazzi salutarono Kurt e Blaine dicendo che sarebbero andati a
fare una
doccia e che si sarebbero potuti rivedere a cena.
Blaine
offrì a Kurt di andare in camera sua per vedere a foto di
sua nonna, ma Kurt
disse di essere sudato e di avere bisogno di una doccia.
Blaine
annuì, cercando di mascherare la delusione che
provò a quel rifiuto, e con un
saluto si allontanò.
Quella notte
Kurt non riuscì a
dormire.
Si sentiva
in colpa per il modo
freddo in cui aveva trattato Blaine. In fondo non aveva neanche il
diritto di
sentirsi geloso.
Ma era ora
che Kurt Hummel fosse
onesto con sé stesso, anche se non era una cosa che moriva
dalla voglia di
fare.
Doveva
trovare il coraggio di
ammetterlo, di ammettere che forse aveva iniziato a provare qualcosa
per
Blaine, qualcosa che andava oltre all’ attrazione ormonale di
un diciannovenne
o alla semplice amicizia.
Aveva
bisogno di schiarirsi le
idee, ed il russare di Finn di certo non lo aiutava a concentrarsi.
Si
alzò piano dal letto, infilò
una vecchia tuta, e s’ inoltrò nel buio della
notte.
Faceva
più freddo di quanto Kurt
avesse immaginato.
“Maledizione”
sussurrò a denti
stretti mentre si tirava le maniche in modo da coprirsi le mani e ci
soffiava
sopra per tenerle al caldo.
Camminò
per un tempo che neanche
riuscì a calcolare, dato che l’unica cosa a cui
riusciva a pensare era l’aria
fredda che gli sferzava le guance.
Decise che
andare avanti così non
sarebbe servito a niente, quindi si fermò un attimo sotto un
albero, per
ripararsi dal vento, e cercò di ricordarsi la strada che
aveva fatto ormai più
di una settimana prima.
C’era
un albero-
Sì,
complimenti Kurt, qui è pieno
di alberi!
Era vicino
ad un sasso che gli
ricordava il naso di Rachel, ed era-
Oh!
Esclamò sollevato, lo sguardo
fisso in un punto preciso, eccolo lì!
Felice, lo
raggiunse e poi da lì
proseguì per il sentiero che si snodava dietro di esso.
Quando
intravide la scaletta di
corda e legno, era ormai quasi del tutto congelato ed i piedi gli
dolevano.
Prese un bel
respiro, e poggiò le
mani tremanti sui gradini sopra la sua testa. Si tirò su
lentamente e pian
piano salì la scala.
Era quasi
arrivato alla fine
quando poggiò male il piede sinistro ed entrambe le mani
scivolarono dai loro
appigli e Kurt si sentì sbilanciare all’ indietro.
Un moto di
cieco terrore lo
investì, ed il panico gli annebbiò la vista,
impedendogli di coordinare i
movimenti e di ritrovare qualcosa a cui aggrapparsi.
Ma
all’ improvviso delle mani
calde e forti, callose, anche, gli circondarono i polsi, e Kurt si
sentì tirare
sulla piattaforma, il corpo tremante e gli occhi lucidi dalla paura.
“Kurt,
ma cosa ti è saltato in
mente?” la voce di Blaine gli fece improvvisamente prendere
coscienza di quello
che era appena successo “Potevi morire! Non si può
salire da soli qui sopra!”
“Tu
sei da solo” protestò Kurt.
“Sì
ma-“ iniziò Blaine,
interdetto “Io ci salgo da una vita, qua sopra”
“Giusto”
disse Kurt, ed il
silenzio scese.
“Stai
bene?” chiese ad un certo
punto Blaine, scrutandolo attentamente e notando un graffio poco
profondo ma
comunque sanguinante sulla fronte di Kurt.
“Aspetta” disse quindi ignorando le
proteste di Kurt sul fatto che non fosse niente di importante e
girandosi per
prendere qualcosa da un borsello che giaceva lì vicino.
Kurt lo
fissava senza sapere cosa
dire. Era ancora piuttosto traumatizzato dalla caduta, e di certo
quando era
uscito per andare alla piattaforma non si aspettava di trovarci Blaine.
Il ragazzo,
nel frattempo, si era
girato di nuovo verso Kurt e stringeva nelle mani una garza bianca.
Prese
delicatamente il mento di
Kurt in una mano, e avvicinò il viso al suo, per poter
studiare meglio il
taglio.
Alzò
la mano che teneva la garza,
e con un espressione concentrata, tamponò la ferita.
“Ahi”
sussultò Kurt al contatto
con la superficie ruvida.
Blaine
sussurrò uno scusa
ma continuò imperterrito a lavorare sulla fronte di Kurt con gentilezza.
Kurt si
perse ad osservare i
lineamenti di Blaine, fece scorrere lentamente lo sguardo sulla
mandibola, tesa
per lo sforzo di non fare movimenti troppo bruschi, sulle sopracciglia
contratte, e sugli occhi socchiusi contornati da piccole rughe
d’ attenzione.
Kurt si
ritrovò a pensare che
avrebbe potuto osservare quel viso per il resto della sua vita,
perché,
davvero, ne amava ogni singolo tratto.
Era talmente
preso dallo
studiarlo che si accorse solo dopo molto tempo che Blaine non gli stava
più
pulendo la ferita, ma che si era fermato, la mano che si era spostata
sulla sua
guancia.
E tutto
ciò che Kurt scoprì di
voler fare in quel momento era avvicinarsi all’ altro e
saggiarne le morbide
labbra che ormai erano tanto vicine, e non si fermò neanche
a pensare a quella
nuova scoperta, al fatto che forse fosse attratto da Blaine in quel
modo, tutto
ciò a cui riusciva a pensare era a come fosse facile
muoversi più vicino all’
altro ragazzo, gli occhi fissi in quelli nocciola davanti a lui.
Ma era tanto
facile avvicinarsi,
tanto quanto lo era allontanarsi. Cosa che fece improvvisamente Blaine
scuotendo la testa e mormorando qualcosa di incomprensibile, negli
occhi un’
espressione che sembrava supplicare Kurt di capirlo.
Kurt rimase
fermo un secondo, non
avendo ancora processato che cosa fosse appena successo, ma non ebbe il
tempo
di girarsi ed andarsene via a soffocare la sua umiliazione in camera,
che
Blaine si voltò di scatto
lo strinse.
Lo strinse
forte, tra le sue
braccia, e poggiò la sua testa sul suo collo, inspirandone
fortemente in
profumo.
“Ti
voglio così bene, Kurt” disse
con voce rotta da dei singhiozzi dei quali il soprano non comprendeva
il
significato.
Tuttavia si
arrese al corpo che
stava tra le sue braccia, così esposto e fragile, e
cercò di calmarlo disegnando
ampi cerchi sulla sua schiena.
“Lo
so Blaine, lo so” gli
sussurrò nei capelli, prima di baciargli la fronte e farlo
stendere sulle assi.
Non
passò tanto che il ragazzo si
addormentò fra le sue braccia.
Kurt si
alzò lentamente, cercando
di non far movimenti bruschi o rumori troppo forti, e si diresse verso
la
scaletta guardando Blaine per un’ ultima volta.
“Credo
di volerti bene anch’io.”
BluCannella
Sorpresa!
Ho
aggiornato un poco
prima di quanto avevo detto :)
Beh,
che dire,
donzelle?
“BluCannella
aveva un
sogno. Quel sogno era avere dieci recensioni per un capitolo. Ecco. Me
l’avete
rovinato, ne ho ricevute undici! Non ne fate una giusta,
però eh!”
Daaaaaaaaaaaaai
che
SCHERZO!
Non
avrei mai creduto
di poter raggiungere un traguardo del genere, lo giuro, e se ce
l’ho fatta è
stato grazie a voi, quindi GRAZIE! A voi che spendete un po’
del vostro tempo
prezioso per recensire il misero lavoro di una misera ragazza!
:D
Mi
avete fatto piangere..
Beh,
che altro dire?
Ah,
già.
Io
AMO Wes e David,
hanno dei nomi che ispirano simpatia, ergo: ho deciso di inserire anche
loro
nella storia! (E nel prossimo capitolo ci saranno addirittura di
più!)
Per
quanto riguarda
Kurt e Blaine..
Klaine
will happen,
lo giuro, bisogna solo aspettare, non posso mica farli
baciare al capitolo quattro, no?
Ma
tranquilli che ho
già tutto programmato, ricordate: “la pazienza
è la virtù dei forti!”
Oh,
ecco perché non
riesco a sollevare neanche una mosca morta.
Ah,
stai zitta!
Bah,
oggi sono un po’
più strana del solito, chiedo perdono.
Comunque,
passiamo a
cose serie: spero che il capitolo vi sia piaciuto, mie care (o cari?)
E
vi ringrazio ancora
infinitamente per il supporto che mi state dando!
Ci
vediamo Lunedì!
Bien,
il commento
stupido di BluCannella è finito, andate in pace.
:D
Ah,
scusate, continuo a dimenticare cose :/
Mi è venuta in mente una One Shot riguardo a come Blaine
trova i nomi per i suoi animali,non è ancora scritta, ma
l'idea che ho è piuttosto demenziale, già.
Che ne direste?
|
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Capitolo 6 *** Capitolo sesto ***
capitolo sesto
Capitolo sesto
Kurt
trovò in Wes e David due ottimi amici.
Poteva
parlare con loro quando Blaine era occupato a fare cose sfaticanti e
quando Burt
Finn e Carole partivano per escursioni lasciandolo da solo
all’ agriturismo.
(Non che gli dispiacesse, anzi, delle volte era lui stesso a chiedere
di poter
restare lì.)
Quei due
tuttavia, continuava a ripeterselo, avevano davvero qualcosa di
famigliare, se
non di sospetto.
Infatti
non erano state poche le volte in cui Kurt li aveva beccati a parlare
fitto
fitto lanciando occhiate di sbieco a Kurt, o ad intavolare discussioni
con
Blaine di nascosto, oppure ancora ad iniziare delle frasi ed a
lasciarle a
metà, le mani sulla bocca e delle espressioni terrorizzate
in volto.
Per
quanto riguardava il suo rapporto con Blaine, nulla era cambiato da
quella
notte sulla piattaforma.
Blaine
era sempre il solito Blaine, solo che più freddo e meno
allegro di quanto lo
era stato gli ultimi giorni.
Kurt
attribuiva la causa di un comportamento del genere al suo orgoglio
ferito, probabilmente
il fatto che il soprano lo avesse visto piangente non contribuiva a
mantenere
in piedi la sua immagine da uomo duro e tutto d’un pezzo.
Kurt,
d’altro canto, stava passando anche lui un periodo piuttosto
difficile.
Ammettere
che forse, e con forse si intende forse, poteva
essere attratto da
Blaine era una cosa, conviverci era un’ altra.
La
verità era che aveva decisamente scelto il ragazzo sbagliato
per il quale
prendere una stupida cotta.
Perché,
si chiedeva sconsolato, non si poteva essere infatuato di un bel nerd
che stava
sempre chino sui libri e che indossava i maglioni della nonna talmente
sformati
che gli nascondevano il corpo?
Perché?
E invece
no! Kurt doveva fare sempre il complicato, ed era andata a finire che
l’oggetto
dei suoi pensieri era un bel ragazzo con un sedere da favola e che
andava in
giro vestito con pantaloni e magliette strettissime, sempre impregnato
di
goccioline di sudore che gli rendevano la pelle lucida e che-
Come
volevasi dimostrare.
Kurt non
riusciva a tenere a bada gli ormoni, ora che erano stati sfoderati.
Ed un
altro problema, ultimo ma non per importanza, era che non sapeva
davvero che
cosa volesse.
Delle
volte doveva farsi fisicamente del male per non correre incontro a
Blaine e
passare del tempo con lui, delle altre, appena lo vedeva scappava via
per la
troppa vergogna o la paura di non riuscire a controllare i suoi- ehm- bisogni.
Comunque,
un po’ di giorni erano ormai passati dall’ ultima
volta che aveva chiacchierato
con Blaine, era infatti arrivato il periodo alto della stagione, e
Blaine era
occupato ad aiutare Grace con i clienti ed a lavorare nelle stalle.
Kurt era
stato molto tempo con Kathy, avevano chiacchierato insieme
dell’ ultimo numero
di Vogue o semplicemente dei rispettivi Hobbies, e, come detto in
precedenza,
ne aveva passato molto anche con Wes e David.
Era
proprio con loro che, in quel momento, si trovava steso sotto un albero
dietro
le stalle a chiacchierare allegramente.
“-Linda
mi ha lasciatooo!” si lamentava Wes ad alta voce,
singhiozzando sulla spalla
dell’ amico che lo guardava con un espressione dispiaciuta.
Forse
non proprio allegramente.
“Su,
Wes” iniziò David con la faccia concentrata per
cercare qualcosa da dire “In
fondo non ti merita!”
“D-d-dicono
t-tuutti così!” ululò Wes in preda al
dolore. “Sono s-solo frasi fat- fatt-e,
non-non lo p-pensi davvero, p-perché non mi dici la
v-verità?”
“Beh”
ammise David incerto “Forse se avessi fatto qualche passo in
più-“
“Daaaavid!”
pianse ancora più forte l’altro “Ma sei
mio amico o c-osa? Non devi dirmi l-le
cose così diret- diret-tamente, usa un po’
più d-di frasi fatte che m-mi
faccian- faccian-o star me- me-glio!”
David
guardò l’amico con un ‘ espressione
stralunata.
Kurt,
nel frattempo, osservava la scena divertito e si stava insistentemente
mordendo
la mano per trattenere le risate.
David
gli lanciò un’ occhiata supplicante, che diceva
chiaramente ti-prego-aiutami-non-so-che-fare!
“Beh,
Wes” iniziò quindi il soprano “Vedila
così, tu sei un tiramisù, ed a lei il tuo
tiramisù non piaceva. Probabilmente perché aveva
troppe- mandorle?”
“Razzista”
sussurrò Wes.
“Non
in
quel senso, Wes!” esclamò Kurt esasperato
“Facciamo che aveva troppo
cioccolato, va meglio?” Wes annuì compiaciuto.
“Bene”
continuò il soprano “E secondo te tutti hanno gli
stessi gusti di Linda? No! E’
ovvio che ci sarà qualcuno a cui il troppo cioccolato piace!
Quindi stai
tranquillo, prima o poi troverai quella giusta.”
Kurt
finì soddisfatto. Si appuntò mentalmente di
ringraziare Finn per lo spunto del
tiramisù che gli aveva dato, e guardò se Wes si
era bevuto quella che, Kurt si
complimentò con sé stesso, aveva spacciato per
una perla di saggezza, ma che in
verità era solo un modo per distogliere
l’attenzione di Wes dalla ragazza.
“G-grazie,
Kurt” sorrise quindi l’altro “I-Infondo
non t-tutti sono dei b-b-buongustai,
no?”
“Esatto!”
esclamò Kurt contento, e la conversazione, per grazia divina
verso Kurt e
David, si spostò su altri argomenti più felici,
come il fatto che la nonna di
David avesse una forneria famosa in tutto l’Ohio.
L’Ohio?
Ma
cosa-?
“Avete
detto Ohio, per caso?” chiese Kurt stupito.
Il due
ragazzi davanti a lui si guardarono spaventati, gli occhi si
spalancarono, ed
iniziarono a balbettare.
Qualcosa
non quadrava.
“Ohio?”
iniziò David simulando nonchalance
“Cos’è? Una malattia? E’ per
caso parente
del Va-Ohio-lo? O forse-“
“Ohio
lo
stato, David! Ma quanto sei stupido?” lo corresse Wes, poi si
schiaffò in
fronte perché si era appena tirato la zappa sui piedi.
“Allora?”
li incitò Kurt insospettito.
“Sì,
ehm-“ iniziò David “Mia nonna
è dell’ Ohio, cioè, in
verità io e Wes veniamo
dall’ Ohio, ci siamo conosciuti- in un campo scuola qui in
Tennessee, con
Blaine.”
“Oh”
disse Kurt “Mi sembravate famigliari-“
I due
ragazzi sbiancarono.
“Non
ci
siamo mai visti.”
“No.”
“Mi
ricorderei di una faccia così brutta, Kurt”
“Ehi,
Kurt, mi hai fatto male!”
“Lo
diceva Blaine che eri una tigre!”
“AHI!
Ma
la smetti?”
“A
che
scuola andavate?”
“Dalton”
risposero in coro i due ragazzi, sempre orgogliosi di mostrare le
proprie
origini. Poi si diedero degli stupidi di nuovo perché, com’è
che facevano a
cascarci sempre?
“Ho
gareggiato contro il glee club della Dalton!”
Esclamò Kurt estasiato, “voi
cantavate?”
“Sì”
“No”
“Ehm”
iniziò David “Volevamo dire che sì,
cantavamo, ma non ci piaceva-“
“Già”
confermò Wes con una faccia teatralmente disgustata
“Uno schifo-“
“Per
fortuna che c’era B-“
“BOURBON!”
Wes interruppe David al momento giusto. “Chi ha voglia di
Bourbon?”
Kurt
cercò di riportare l’argomento sulla Dalton ma i
due non sembravano volerne
sapere, di parlarne, e quindi per un’ oretta tornarono a
parlare di come Teen
Vogue per certi versi fosse migliore del Vogue originale.
Passato
un po’ di tempo da quando quella strana conversazione era
avvenuta, Wes si era
profondamente addormentato, e, poggiato ad un albero di schiena, uno
stelo
d’erba in bocca, ed un cappello di paglia in testa, Kurt si
ritrovò a pensare
che sembrava proprio a suo agio in quel posto.
Kurt e
David, invece, si erano spostati un poco e si erano avvicinati ad una
pozza
d’acqua lì vicino.
David
stava giocherellando a lanciare sassi piatti sul filo dell’
acqua per farli
rimbalzare, e Kurt si annotò mentalmente di farselo
insegnare perché, al
momento, tutto quello che sapeva fare era attentare alla vita di
qualcuno per
colpa della sua scarsa mira.
“Blaine
è un bravo ragazzo” disse improvvisamente David.
“Lo
so”
rispose Kurt, preso alla sprovvista.
“E
ti
vuole bene.”
“Lo
so”
rispose di nuovo Kurt.
“Davvero?”
si girò verso di lui David, sorpreso.
“Me
l’ha
detto” sorrise Kurt. Poi ripensò al fatto che dopo
quel momento tutto era
diventato più difficile, che i suoi rapporti con Blaine si
erano raffreddati
parecchio. “Anche se sembra averselo rimangiato.”
“Credimi”
disse David prima che Kurt aggiungesse altro “Non lo ha
fatto.”
Kurt
annuì solamente e tornò a guardare il lago.
Ed ora
perché David si comportava in quel modo?
“E’
molto fragile” continuò poi David “Ne ha
passate tante durante la sua vita,
Kurt. Si merita un po’ di allegria, una volta
tanto-“
“Perché
mi stai dicendo questo, David?” lo interruppe bruscamente
guardandolo negli
occhi.
“Perché
tu sei quello che può fargliela provare, quest’
allegria.”
Poi si
alzò e, con un sorriso, si voltò verso
l’albero dove stava steso Wes.
Kurt
giurò di aver sentito David sospirare e pronunciare qualcosa
sottovoce.
Non
hai la più pallida idea di quanto.
Kurt
stava mangiando con la sua famiglia nel ristorante dell’
agriturismo.
Carole e
Burt stavano raccontando felici di un molo abbandonato che avevano scoperto durante una delle
loro passeggiate,
e Finn si era intromesso chiedendo se gli avrebbero comprato le
magliette che
recitavano “Salva il tuo stomaco dai salumi, salva i
maiali!” suscitando un
attacco di riso da tutto il tavolo.
“Uffa”
sbottò offeso “Qui nessuno sembra mai prendermi
sul serio!”
“Oh”esclamò
Carole sia dispiaciuta che divertita “Non preoccuparti, caro,
vedrai che
qualcuno, prima o poi, capirà quello che hai da dire.
E’ solo che non è il
posto esatto, sai? I salumi sono praticamente il piatto tipico
qui.”
“Ed
infatti non dovrebbero esserlo!” esclamò il
ragazzo indignato.
“Finn-“
iniziò con fare conciliante Kurt, ma fu interrotto dallo
sbattere della porta
della sala e da una voce da lui ben conosciuta.
“Kurt!”
Blaine stava correndo verso di lui, con un’espressione
luminosa in volto.
“Kurt, vieni, ti devo far vedere una cosa!”
Mezza
sala si girò a guardare quello strano individuo sporco di
terra che correva
impaziente verso un tavolo al centro, e lo stesso fece la famiglia di
Kurt, che
guardò il ragazzo ricciolo stralunata per poi fissare
insistentemente il
soprano, che ora era leggermente arrossito.
“Blaine?”
chiese esitante, alzandosi.
Ma il
ragazzo non aggiunse niente a
quello che
aveva detto, al contrario gli afferrò la mano e lo
trascinò con sé verso
l’entrata, sotto gli sguardi esterrefatti di Finn e Carole e
quello infastidito
di Burt.
“Ehi-
ma-“ provò a chiedere Kurt “Che
cosa-“
“Vodka!”
esclamò il ricciolo continuando a correre.
“Mi
hai
strappato da un pranzo sinceramente ottimo per fare un festino
alcolico,
Blaine?”
“Ma
no!”
esclamò l’altro con ovvietà
“Vodka è una pecora, sta partorendo!”
“Vodk-cos-
Oh NO!” sospirò Kurt senza parole.
“Volevo
solo che tu lo vedessi” disse poi Blaine con espressione
speranzosa. “Credevo
ti sarebbe piaciuto-“
“Ammetto
di essere curioso” lo rassicurò il soprano,
sorridendo.
Quello
bastò al ricciolo per aumentare la velocità della
corsa e raggiungere le stalle
in tempo record.
Quando
entrarono nel recinto delle pecore, Blaine si precipitò in
un angolino e Kurt
lo raggiunse, adocchiando da lontano un animale bianco rannicchiato su
sé
stesso.
“Vieni,
Kurt, presto!” gli urlò Blaine, già
accucciato accanto alla pecora, con un
enorme sorriso sul viso.
Kurt lo
raggiunse e si inginocchiò vicino a lui, osservando
l’animale che emetteva
deboli versi a causa dello sforzo.
Blaine,
nel frattempo, continuava ad accarezzare il pelo ricciolo
dell’ animale ed a
canticchiare una strana nenia, forse più per calmare
sé stesso che per calmare
l’animale.
“Ma-“
iniziò Kurt curioso “Non devi fare
niente?”
“In
genere il parto delle pecore è naturale”
spiegò Blaine tranquillo “se vedi
uscire testa e zampe anteriori insieme, allora siamo a posto!”
“Ehi,
Blaine!” iniziò improvvisamente Kurt
“Vedo qualcosa!”
Blaine
si girò di scattò, e constatò
felicemente che tutto stava andando per il verso
giusto.
Kurt si
voltò ad osservarlo, aveva gli occhi aperti e leggermente
arrossati, e sul
volto un sorriso enorme. Si vedeva che era totalmente
suo agio.
Sorrise
tra sé e sé e decise di tenersi quell’
immagine di Blaine, tranquillo e felice,
per sempre nei suoi ricordi.
Passò
ancora qualche minuto, fino a che l’agnellino non
uscì del tutto, e la madre
iniziò a leccarlo per pulirlo.
“E’
bellissimo” sussurrò Blaine.
Kurt
annuì,
e Blaine si alzò all’ improvviso per girarsi a
prendere un biberon pieno di
latte e voltarsi verso l’agnellino.
“La
madre non può allattarlo, è malata”
spiegò dispiaciuto “Quindi ci pensiamo noi,
per il primi mesi di vita.”
Prese
l’agnellino in braccio, ormai interamente pulito, e
dolcemente gli posizionò il
biberon in bocca, e, accarezzandolo e sorridendo della goffaggine del
cucciolo,
pian piano riuscì a fargli finire quasi tutto il liquido.
“Vuoi
provare?” chiese improvvisamente a Kurt, che era rimasto
lì vicino,
osservandolo rapito.
“Io-“
iniziò titubante “Non sono sicuro che- non sono
capace-“
Blaine
però
non lo ascoltò minimamente, e si sfilò di braccio
l’agnellino per poggiarlo
sulle ginocchia di Kurt.
Kurt,
nel sentire il peso di quell’ esserino caldo ed indifeso
sopra di sé, venne
investito da un’ ondata di emozioni indescrivibili, e quasi
strappando il
biberon a Blaine, che sorrise teneramente, iniziò ad
allattarlo.
Quando
quello finì il latte, belò in disappunto, poi si
districò velocemente dalle
braccia di Kurt e corse ad accoccolarsi vicino al corpo della madre,
per poi
addormentarsi soddisfatto, quindi Blaine si sedette a terra stanco e si
passò
una mano nei capelli scompigliandoseli leggermente, Kurt lo
seguì a ruota,
sospirando felice.
“Sai-“
iniziò quindi il soprano, torturandosi le mani e giocando
con il braccialetto
che aveva al polso “Forse mi ero sbagliato.”
Blaine
alzò gli occhi da terra e li fissò in quelli di
Kurt, cercando di capire cosa
volesse dire.
“Ecco-“
continuò “Forse non sei proprio un contadinotto
rozzo e sgarbato, sì.” Blaine
sorrise vittorioso “E forse- Dio ti prego perdona
quello che sto per dire-
anche le stalle non- non- non sono male, già.”
Si
passò
una mano nei capelli imbarazzato, e Blaine rise di quel gesto
così delicato.
Adorava quando era
imbarazzato.
“Beh”
iniziò quindi il ricciolo, sentendo che era il suo turno di
parlare “Forse mi
sono sbagliato anch’io. Forse non sei così
schizzinoso come credevo.
Provincialotto però lo sei comunque, eh! Non puoi dirmi che
ti piace America’s
Next Top Model!”
“Ehi!”
lo riprese Kurt fintamente offeso, dandogli una gomitata
“Questo è ingiusto!
Non puoi usare le mie confessioni contro di me! Io mi fidavo!”
Blaine
nel frattempo non aveva smesso di ridere, anzi, non accennava a
smettere, e ben
presto anche Kurt si fece coinvolgere, e finirono entrambi a terra
rotolandosi
nel fieno, in mezzo ad animali puzzolenti ed in una stalla sporca, ma
felici.
Quella
sera, quando Kurt tornò a casa, non fu per niente stupito di
trovarsi di fronte
tre facce che lo scrutavano inquisitorie.
Burt era
seduto sul divano ed alzò un sopracciglio alla vista del
figlio, e, dopo aver
guardato Carole che gli aveva annuito incoraggiante, un
momento ma che stava
succedendo?, chiese a Kurt di seguirlo e si diresse al tavolo
della cucina.
“Papà-“
iniziò Kurt “C’è qualcosa che
non va?”
“Puoi
scommetterci, Kurt” rispose scorbutico Burt, gettandosi
sgarbatamente su una
seggiola.
“Burt!”
lo ammonì la voce di Carole dal salotto “Ne
abbiamo già parlato, sii delicato!”
“Va
bene!”
sbuffò Burt irritato, poi si voltò verso Kurt
“Siediti.”
“Burt!”
la voce di Carole si rifece sentire “Ma mi ascolti? Delicato!”
“Va
bene, Carole, va bene!” urlò Burt in modo da farsi
sentire dalla moglie in sala
“Kurt, potresti sederti, per favore?”
Kurt,
che aveva assistito alla scena in silenzio, obbedì al padre
confusamente, non
sapendo dove la conversazione sarebbe andata a parare.
“Ehm-“
iniziò titubante “Cosa vuoi dirmi,
papà?”
“Questo
Blaine-“ iniziò Burt con un tono che non era per
niente di buon auspicio “Ti ha
preso la mano.”
Oh.
Cavolo.
“Ehm-
sì?”
“Ti
piace?”
Mi sa
proprio di s-
“NO!”
“Bene,
allora io andrei.” Disse Burt sembrando sollevato, quindi si
asciugò il sudore
dalla fronte e poi si mosse per alzarsi, ma venne fermato, ancora una
volta,
dalla voce della moglie.
“Burt!
Santo cielo, ma quanti anni hai? Fallo, ora!”
L’uomo
fece un sospiro di rassegnazione e si risedette sulla sedia, gli occhi
fissi in
quelli del figlio, che ancora non capiva cosa stesse succedendo.
“Vedi
Kurt-“ iniziò torturandosi le mani.
Oh. Oh.
Se Burt
si sta torturando le mani, non è mai un buon segno.
“Arriva
un momento, nella vita di qualsiasi persona, e sappi che se a te non
arriva non
devi considerarti strano, eh! Anzi, io ne sarei anche più
felice perché allora
non dovrei-“
“Papà-“
gli occhi di Kurt si spalancarono in avvertimento, iniziando a capire,
forse,
dove il padre volesse arrivare.
“No,
Kurt, aspetta, devo finire” lo interruppe Burt, deciso
“Dicevo- Arriva un
momento in cui- e questo come cavolo lo dico? Ehm- in cui ci si trova
bene- con
qualcuno- con un ragazzo, magari?”
Kurt
sentì le guance andare a fuoco.
Non
poteva star accadendo.
Non era
possibile.
Aprì
la
bocca per fermare il padre sin dall’ inizio, ma quello fu
più veloce di lui e
continuò il suo discorso.
“E
poi-
sì- ehm- tu ci vorrai fare delle cose, con questo ragazzo.
Delle cose nel senso
che-“
“Sì
papà, ho capito!” lo fermò Kurt in
stato di shock.
“Ecco.
Quello che volevo dirti è che- non devi buttarti via al
primo che capita, Kurt.
Tu sei importante. E queste cose- ogni volta che le fai, vorrai farne
ancora, e
ancora, e ancora e-“
“Papà”
lo ammonì Kurt
“Sì
beh,
il succo è che, fai in modo di essere sicuro, ok? Io
ho-“ si fermò un attimo e
fece un respiro profondo “Ho comprato dei depliant, e non so
la meccanica-“
Se
possibile Kurt divento ancora più rosso.
“-ma
questi potrebbero aiutarti, sì.”
Kurt
deglutì ed afferrò in fretta i volantini che il
padre gli porgeva, guardandosi
intorno per controllare che nessuno stesse guardando.
“Promettimi
che ci darai un’ occhiata-“
“Papà”
Kurt lo guardò supplicante.
“Kurt!”
“Io-“
“Kurt,
prometti!”
“Ok,
ok
prometto!” esclamò esasperato, pensando
già dentro di sé a come avrebbe dato
fuoco a quei volantini non appena fosse entrato in camera sua.
“E
per
quanto riguarda quel ragazzo-“ continuò Burt
“Blaine. Stai attento.”
“Papà”
la voce di Kurt ormai era stridula, “Io e Blaine non- Lui
non- No.”
“Comunque
sia” annuì Burt “Stai attento. E
ricordati che sei importante.” e con un ultimo
cenno ed una carezza sul braccio di Kurt, Burt uscì dalla
cucina per ripararsi
tra le braccia di sua moglie, lasciando un Kurt scioccato in piedi nel
bel
mezzo della cucina.
Wow,
e ora come gli dico che stasera vado da Blaine?
Merda.
Fu solo
dopo mille “tra noi due non c’è
niente”, “Siamo solo amici”,
Sì, una foto, mi
deve far vedere una foto!” “Sì, di sua
nonna”, “No! Non mi sta presentando come
fidanzato ai suoi nonni, è solo una foto!”,
“Sì, prometto che non mi darò via
al primo che capita” ,“Sì, li ho
letti” che Burt permise a Kurt di andare da
Blaine, quella sera.
Ovviamente
c’erano delle condizioni da accettare, che, per fortuna,
quella volta non
includevano il dover sopportare la presenza di Finn per la durata
dell’intera
serata, ma solo un coprifuoco poco generoso (“Assolutamente
non più in là
delle dieci e mezza, Kurt!”) ed un messaggio ogni
ora che assicurasse al
padre che tutto procedeva bene.
Quindi,
dopo aver nascosto i volantini in fondo al suo cassetto più
in basso, e dopo
aver passato una buona mezz’ora, cosa che Kurt riteneva un
progresso, a
scegliere quello che avrebbe indossato, Kurt si affrettò
fuori di casa e cercò
di orientarsi per trovare quella di Blaine.
Gli
aveva detto che era una piccola casetta come la sua, solo che
più vicina alle stalle.
Girò
un
po’ il prato, e finalmente sembrò aver trovato
quella giusta e ci si diresse in
fretta.
Quando
ci arrivò vicino, dalla finestra vide Blaine in cucina,
immerso nella
preparazione di quello che sembrava un piatto piuttosto complicato.
Sorrise
quando
il ricciolo si portò il mestolo alla bocca e fece finta di
cantare qualcosa,
improvvisando un balletto ridicolo e muovendo i fianchi a ritmo di
musica,
indosso un grembiule blu tutto stropicciato che lo rendeva estremamente
carino.
Kurt si
costrinse a distogliere lo sguardo da quella visione e si
avvicinò alla porta,
bussando.
“Kurt!”
la voce di Blaine lo accolse felice non appena la porta si
spalancò. “Entra!”
Kurt lo
salutò a sua volta e poi seguì Blaine dentro la
casa.
“E’
piccola” stava dicendo Blaine “Ma è
giusta, per me. Kathy dorme con Zia Grace
nell’ edificio più grande.”
“E’
bella” disse Kurt semplicemente, affascinato da quella
casetta così piccola ma
così dolce, piena di vita e di colore.
La
cucina era praticamente attaccata al salotto, e si vedevano due porte,
una che
conduceva al bagno, e l’altra alla camera da letto.
Una
piccola pianola elettrica giaceva in un angolo vicino alla TV, e le
pareti
erano coperte da fogli di carta sui quali erano tracciati scarabocchi
di tutti
i colori.
“Li
hai
fatti tu?” chiese ironicamente Kurt, indicando i disegni.
“Ah.
Ah.
Kurt, molto divertente” rispose Blaine sarcasticamente
“No, sono dei miei
cuginetti Tom e Alex, i figli della Zia. Verranno qui tra poco,
credo.”
“Sembra
che gli piaccia disegnare!” scherzò Kurt.
“Non
parliamone! Disegnano talmente tanto che avrei bisogno di una stanza
solo per
le loro ‘opere’!”
Kurt
sorrise ed insieme si diressero verso la cucina.
Alla
fine era stato Kurt a chiedere di vedere la foto di cui aveva tanto
parlato
Blaine, un po’ per farsi perdonare il rifiuto scortese
dell’ ultima volta, un
po’ perché voleva una scusa per assaggiare altri
di quei manicaretti che Blaine
aveva dimostrato di saper cucinare al pic-nic al lago.
“Allora”
iniziò scherzando “Cosa c’è
sul menù, stasera?”
“Mmh”
Blaine prese un tovagliolo e se lo posizionò sul braccio con
un’ espressione
seria in volto “Credo che il signore potrà
scegliere tra pasta al basilico e
pasta al basilico.
“Ah!”
Kurt si finse pensieroso “Che ardua scelta! Credo che
opterò per la pasta al
basilico!”
“Ottima
scelta!” sorrise Blaine, poi si avvicinò al tavolo
e spostò la sedia per far
sedere Kurt con un inchino.
Kurt
rise, e la cena passò tra i complimenti di Kurt per la fantasticità
della
pasta, discussioni riguardo artisti musicali vari, battute velate, e le
risate
divertite di Blaine quando Kurt gli raccontò del discorso
che suo padre gli
aveva fatto quel pomeriggio.
Finito
di mangiare, Kurt aiutò Blaine a lavare i piatti, ed alla
fine si trovarono
entrambi zuppi con in piatti ancora da lavare impilati nel lavandino e
due
sorrisi divertiti in viso.
Blaine
mostrò a Kurt la foto della nonna, Kurt prima si prese uno
spavento, poi cadde
a terra per le troppe risate insieme a Blaine.
Improvvisarono
un duetto alla pianola, sulle note di una filastrocca stupida che
avevano
entrambi imparato all’ asilo, e giocarono ad indovina
chi? per il resto
della serata.
Quando
arrivarono le dieci e mezza, Kurt si accorse che il tempo era scivolato
via senza
che se accorgesse.
Si
stiracchiò lentamente ed annunciò a Blaine che
era ora che se ne andasse.
Il
ricciolo emise un borbottio di protesta ma si alzò ed
accompagnò Kurt alla
porta e poi sotto il portico.
“E’
stata una bella serata-“ iniziò Kurt sorridendo
“Ti ringrazio-, com’era?, o
grande cuoco?”
“Kurt,
non fare finta di scordartelo, si dice o fantastico cuoco che cucina
piatti
fantastici e che è fantastico anche lui.”
“E
modesto, aggiungerei” sorrise Kurt.
“Anche
quello, sì” confermò Blaine.
Kurt si
osservò i piedi e si torturò le mani per un tempo
che sembrò infinito.
“Beh”
iniziò quindi, sentendosi improvvisamente nervoso,
“io devo davvero andare ora,
perché
sennò mio padre si arrabbia e mi
stritola ed io finisco male, senza contare che potrebbe venire qua a
controllare e sarebbe una cosa molto imbarazzante perché mio
papà sa essere
decisamente imbarazzante e non vorrei mai-“
“Sei
adorabile quando straparli” lo interruppe Blaine guardandolo
affettuosamente.
Si accorse solo dopo di quello che aveva detto, e, con un espressione
di puro
orrore in volto si affrettò a dire qualcos’altro
per rimediare “Oh, scusa-
Questo era- del tutto inappropriato, io sono un cretino, è
che non ci penso, e
delle volte le cose mi escono così, è-
è solo che tu eri così-“
“Sei
adorabile anche tu, quando straparli” sorrise Kurt
interrompendolo. “Dormi
bene, Blaine”
Poi si
voltò e si diresse verso la casetta, visto che, se fosse
rimasto qualche
secondo di più, era sicuro che sarebbe saltato addosso a
Blaine e l’avrebbe
baciato lì, sotto quel portico.
BluCannella
Questa
volta ci rinuncio addirittura a scrivere in blu, perché
tanto appena pubblico
mi torna nero :(
Buondì
a
tutti!
Grazie
mille, ancora, per essere così gentili e per lasciarmi delle
recensioni
fantastiche che mi fanno sciogliere!
Vi
prometto che tra poco sarete ricompensati per la vostra gentilezza,
indovinate
infatti che scena sto scrivendo in questo momento? (Sono un attimo
avanti con i
capitoli, ma tranquilli, non troppo, è il capitolo dopo il
prossimo! E qui mi
zittisco perché parlo sempre troppo ;D)
Già,
proprio quella scena!
Ok, oggi
ho delle comunicazioni per voi, donzelle e donzelli? (Se ce ne sono)
1.
Mi
spiace dire che dopo Giovedì me ne andrò in
vacanza per una settimana, che
vacanza non sarà per niente visto che sarà una
settimana in montagna a cucinare per un
migliaio di pargoli affamati e cattivi, (Però
ho appena ordinato “The
land of stories”, il libro del nostro amatissimo Chris,
quindi avrò qualcosa
che mi distoglierà dalla voglia di suicidio che sicuramente
avrò!)
E,
dicevo, durerà una settimana, quindi mi spiace ma non
avrò possibilità di
aggiornare quella settimana, ma posso promettervi che quando
tornerò, lo farò
con una bella scena ;)
(Basta
spoilerare, cretina!)
2. Mi
scuso in anticipo, ma visto che ho un sacco di cose da fare in questo
periodo
tornerò ad aggiornare una volta a settimana, mi sa il Lunedì,
essendo
che poi vado di nuovo in vacanza e poi parto per la Cina! (Anno di
scuola all’
estero, *_____* non vedo l’ora!)
Quindi
mi spiace se gli aggiornamenti saranno un po’ più
rari, ma non preoccupatevi perché
non smetterò di scrivere! PROMESSO
Bien, e
qui finisco le informazioni di servizio.
Ammetto
che questo è stato un capitolo di passaggio, sul serio, ma
non vedo l’ora di
farvi leggere il prossimo capitolo, perché da lì
le cose inizieranno a muoversi
nella giusta direzione, yayyyyyyyyyy!
Comunque, in
questo capitolo abbiamo avuto la chiacchierata con Burt :)
A proposito, non l'ho fatta proprio uguale, Kurt è
più grande, e Burt è un po' irritato
perchè lo vede sempre intorno a Blaine, quindi è
per questo che si comporta così (Non volevo farlo OOC)
Poi, si
lascia la questione del "fidanzato di Blaine" in sospeso, lo so, ma
sarà riportata a galla nel prossimo capitolo
Ed infine,
la One-Shot!
Che bello vedere tanta gente che la richiede, vi adoro!
Sarà su a breve, anche se mi sto dedicando di più
ai capitoli della storia, visto che questi ultimi saranno belli
pienotti :)
:D
Bene,
scusate per la nota chilometrica
Un
abbraccione
BluCannella
Oh,
cheppalle, odio firmarmi BluCannella, mi sa tanto di scrittrice fallita.
Marta
Lo
ammetto, è il mio nome.
|
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Capitolo 7 *** Capitolo settimo ***
capitolo settimo
Innanzitutto
diamo il benvenuto
alla mia nuovissima beta Tallutina.
Grazie mille
cara, davvero, sei
fantastica.
(Wow, non ho
mai avuto una beta
O.o)
Chi
mai
amò che non abbia amato al primo sguardo?
Christopher Marlowe
Capitolo settimo
I'ma
get your heart racing
In my skin-tight jeans
Be your teenage dream
Tonight
Piedi.
Perché
dovevano essere così dannatamente coordinati quegli Warblers?
Come
cavolo facevano a muovere i piedi in quel modo così perfetto?
Kurt
si torturò le mani nervosamente e cercò in tutti
i modi di spostare i suoi
pensieri su qualcos’ altro che non fossero i loro rivali o
era sicuro che
avrebbe vomitato.
Era
il primo anno che le New Directions dovevano competere contro di loro e
di
certo non si aspettavano che fossero così bravi.
Kurt
si diede mentalmente dello stupido per non aver ascoltato Puck ed
essere andato
a spiarli per farsi un’idea di come fossero.
E il
solista?
Perchè
cavolo doveva essere così bravo anche lui?
Kurt
pensò che doveva essere qualcosa che mangiavano, non
c’era spiegazione per quel
distillato di bravura che si ritrovava davanti agli occhi.
E
poi, Kurt doveva ammetterlo, era decisamente carino, con quei capelli
biondi
scompigliati e con quei bellissimi occhi color cioccolato.
Michael,
gli sembrava si chiamasse.
Promise
a sé stesso che si sarebbe informato.
I
ragazzi fecero una mossa complicata con la coreografia ed il pubblico
eruttò di
felicità.
Erano
fregati.
Kurt
ormai lo dava per scontato: non c’era speranza che vincessero
le New
Directions.
Fece
scorrere lo sguardo su tutti i componenti del gruppo, ma di alcuni
riusciva a
vedere poco o niente.
Vide
una testa nascosta in un angolo, di un ragazzino che probabilmente
aveva la sua
età e sentì un moto di dispiacere pervaderlo,
sapendo come ci si sentiva a
stare sempre sul fondo mentre qualcun’ altro faceva gli
assoli migliori.
Certo
che, mio caro, potresti anche metterti un po’ meno gel, eh?
Tanto
i tuoi ricci si notano comunque.
Let
you put your hands on me
In my skin-tight jeans
Be your teenage dream
Tonight, tonight, tonight..
Kurt si
risvegliò sudato, quella notte e
cercò
insistentemente di ricordarsi il sogno strano che lo aveva fatto alzare
così
bruscamente.
Quando
si arrese all’ evidenza che non gli sarebbe mai tornato in
mente, si rigettò
sotto le coperte e pregò con tutto sé stesso di
riuscire a riaddormentarsi,
nonostante quel trattore di fratello che dormiva accanto a lui.
Ormai
era passato un mese dall’ inizio delle vacanze della famiglia
Hummel-Hudson, e
Kurt era stupito da come tutto stesse andando bene e da quanto si
stesse
divertendo.
Wes e
David erano tornati in Ohio con la promessa che avrebbero fatto di
tutto per
tornare il mese che sarebbe venuto, Blaine era finalmente libero dagli
incarichi che l’arrivo dell’ alta stagione aveva
comportato, lui e Kurt
passavano sempre più tempo insieme, o alla cascata, o al
laghetto, oppure
semplicemente l’uno a casa dell’ altro a guardare
vecchi musical ed a
canticchiare canzoni insieme e Kathy si era fatta viva più
spesso, rivendicando
dei diritti sull’ amicizia di Kurt e volendo passare anche un
po’ di tempo con
lui.
Quindi,
in quel momento, i due stavano passeggiando nel prato e Kurt stava
raccontando
a Kathy di ogni singolo membro delle New Directions.
“-
e poi
c’è Santana” stava infatti dicendo
“Lei ha una cotta per Brittany e-“
“No
aspetta” lo fermò Kathy spalancando gli occhi
“La Brittany che si è fatta tutti
gli uomini della scuola?”
“Sì,
esattamente lei! Lei è una ballerina magnifica. Certo, se la
senti parlare non
è che tu venga illuminato dalla sua intelligenza, ma
è simpatica a modo suo.”
“Wow”
rise Kathy spalancando gli occhi “Questo
è-“
“Già”
confermò Kurt ridendo.
Continuarono
a camminare tranquilli,
mentre il sole
del pomeriggio scendeva ed il cielo andava scurendosi.
“E
mi
hai detto che andrai a New York?” chiese quindi curiosa la
ragazza.
Kurt
annuì felice al solo pensiero e Kathy fece
un’espressione sognante.
“Ah,
vorrei tanto venirci anch’io! Un giorno me ne
andrò dal Tennessee, lo giuro. Ma
è sempre meglio il Tennesse dell’ Ohio. Insomma,
quando abitavamo lì-.”
“Cosa?” Kurt spalancò
gli occhi ed un po’ di saliva
gli andò di traverso per la notizia, facendolo tossire,
rosso in viso.
“Abitavate in Ohio?”
Era
sicuro che Blaine gli avesse detto di essere originario del Tennessee.
Perché
avrebbe dovuto mentirgli sul posto in cui era nato?
“Certo!”
esclamò Kathy guardando curiosa il soprano “Non lo
sapevi?”
“Io
non-
Blaine mi ha detto che- No. Non lo sapevo”
“Oh”
Kathy sembrava non sapere cosa stese succedendo. “Non capisco
perché ti abbia
taciuto una cosa del genere. E’ vero che ce ne siamo andati
in modo non proprio
felice-”
“Come?”
chiese Kurt di getto, senza neanche fermarsi a pensare alla scortesia
di quella
domanda.
“In
verità non mi ricordo molto bene.”
Iniziò Kathy persa nei suoi pensieri e tutto
ciò che voleva fare Kurt era scuoterla ed implorarla di
andare avanti, perché
voleva sapere, dannazione, perché
Blaine
gli avesse mentito su una cosa del genere.
“So
solo” continuò la ragazza dopo poco “Che
i miei hanno urlato contro Blaine per
tanto, tanto tempo.” La sua espressione era triste e si
stropicciò gli occhi,
forse per far andare via le immagini che le venivano in mente al
pensarci.
“Ti
ricordi perché?” chiese di nuovo Kurt, la
confusione che lo stava bruciando.
“Papà
e
Blaine litigavano tanto” iniziò con espressione
concentrata nel ricordarsi.
“Era un brutto periodo. Credo ci fosse qualcuno che Blaine
vedeva, forse, che
ai miei non andava bene. Poi mio papà ha ricevuto un offerta
di lavoro qui e ci
siamo trasferiti. Mi spiace” concluse con un sospiro
“Non so dirti di più.”
Kurt
sorrise tranquillizzandola, “Ti ricordi a che scuola andava
Blaine?”
“Dalton”
sorrise la ragazza tra sé e sé “Era un
malato di quella scuola, credo che se la
sarebbe sposata se avesse potuto-“
Si
girò
per guardare Kurt ma si accorse che il ragazzo era già
lontano e stava correndo
in direzione della casetta di Blaine.
Perché?
Perché
diavolo gli aveva mentito sulla Dalton? Perché?
Gliel’
aveva detto a chiare lettere che non la conosceva, e Wes e David
avevano fatto
lo stesso!
Kurt si
era illuso che potessero essere amici, lui e Blaine, e forse, in un
roseo
futuro, anche qualcosa di più, ma come potevano esserlo se
tutto ciò che gli
aveva raccontato Blaine era una bugia?
Giunse
davanti alla porta della casa di Blaine con i polmoni che gli
bruciavano per lo
sforzo e le guance rosse per lo sferzare del vento durante la corsa.
Salì
i
gradini, arrivò sotto al piccolo portico e si
affrettò a bussare con tutta la
forza che aveva in corpo.
Nessuno
rispondeva.
Ci
riprovò ancora, e ancora, e ancora, ma niente, nessuno
rumore, nessun accenno di
vita dall’ interno.
Diede un
altro colpo, stavolta più leggero, vista la fatica dei
precedenti sforzi e
d’improvviso la serratura della porta fece
“clic” e si aprì.
Kurt
controllò l’interno, ma non c’era
nessuna traccia di Blaine.
Fantastico,
gli aveva sfasciato la serratura.
Beh, lui
gli aveva mentito riguardo alla sua vita, almeno erano pari.
Si
addentrò nella casa per vedere se magari era in camera ad
ascoltare un po’ di
musica così da non aver sentito il bussare, oppure in
doccia, ma vide che
entrambe le stanze erano vuote.
Stava
giusto per girarsi ed uscire dalla doccia, quando qualcosa nella stanza
catturò
la sua attenzione.
Ora
capiva perché Blaine era sempre stato eccessivamente nervoso
quando Kurt si
avvicinava a quella porta.
Sul
comodino a fianco del letto, c’era una piccola cornice
d’argento, che faceva da
contorno ad una foto a colori un po’ sfuocata.
Di Kurt.
Di Kurt
in Ohio.
Kurt si
avvicinò a bocca aperta, le gambe che gli tremavano e gli
spalancati in
confusione.
Prese in
mano la cornice, e notò che le sue mani non riuscivano a
stare ferme, tanto che
più volte l’oggetto gli cadde sul letto
lì vicino.
Scarabocchiata
sulla base della carta c’era una scritta in pennarello nero.
Una data
che corrispondeva a circa ad un anno e mezzo prima ed un frase di una
canzone
che Kurt conosceva bene.
My
heart stops when you look at me.
Kurt
lasciò cadere la cornice, che atterrò sul
pavimento con un tonfo poco
promettente, e Kurt si costrinse a sedere sul letto perché
le gambe non lo
reggevano più.
Cosa voleva
dire tutto quello?
Si
voltò
verso il comodino e, senza pensare a quanto sconveniente fosse quello
che stava
per fare, iniziò a rovistare in mezzo
tutte le cianfrusaglie che giacevano sparpagliate nei
cassetti.
Quando
arrivò a quello più in fondo notò un
album scuro, dalla copertina rovinata e
piena di graffi, e velocemente lo estrasse e lo aprì
famelico.
Quello
che vide lo lasciò senza parole.
20
aprile 2010
“Come
ogni anno i Cheerios, il gruppo di Cheerleader conosciuto in tutti gli
Stati
Uniti, capitanato dalla fantastica Sue Sylvester, hanno vinto la
competizione
tra le squadre di Cheerleader provenienti da tutto lo stato.
Si
sono ritrovate qui a New York, infatti,
più di cento squadre, ma solo i Cheerios hanno
avuto l’onore di
sollevare la coppa della vittoria.
“
Alla faccia tua, Schuester” è tutto quello che
dice l’allenatrice alle
telecamere “Ora muovi quelle chiappe che ti ritrovi sul mento
e prova a fare di
meglio!”
La
squadra si è esibita in quattro numeri mozzafiato, ed ha
chiuso con un medley
di Celine Dion di quattordici minuti e mezzo in francese, cantato dalla
voce-scoperta Kurt Hummel, anche lui nella squadra del
McKinley.”
Il nome
di Kurt, sull’ articolo di giornale stropicciato ed incollato
su una delle
pagine, era sottolineato più e più volte.
Kurt
sentì un’ ondata di non sapeva che sentimento- panico
forse?-
stringergli lo stomaco, ma continuò a voltare le pagine
febbrilmente, alla
ricerca di qualcos’ altro.
Quello
che lo colpì quella volta, fu una pagina scritta a mano, con
in testa la stessa
data che era stata scarabocchiata nella foto nella cornice.
9
Novembre 2010
Non
credevo che i negozi di dischi potessero essere dei posti
così perfetti.
O
perlomeno, non credevo che fossero i posti perfetti per incontrare
gente
perfetta.
Di
sicuro, lui, perfetto lo era.
Non
so neanche come si chiami, so solo che ha due occhi il cui colore
è quello del
più bello dei “non ti scordar di me”.
E mi
pare ovvio che, di lui, non mi scorderò facilmente.
Stava
guardando tra la sezione dei musical.
Musical!
Credo
di averlo amato, in quel momento.
Gli
ho fatto una foto.
Ed
ora è accanto al mio letto.
La
foto, non lui.
Purtroppo.
Sono
un cretino, non è vero?
Non
lo conosco neanche.
Forse
dovrei buttarla, quella foto.
Effettivamente
non gliel’ho neanche chiesto, se potevo farla.
E’
così bello.
Non
ho avuto il coraggio di parlargli.
Volevo
far finta che mi cadesse una biro lì vicino, così
magari mi avrebbe aiutato a
raccoglierla.
L’ho
fatto.
Ma la
biro è caduta lontano da lui.
Non
ha neanche alzato lo sguardo.
Sono
un cretino, di nuovo.
Ma
non credo che riuscirò a liberarmi di quella foto.
No.
E’
solo che…
Che cosa?
Che COSA?
Kurt
osservava la pagina con gli occhi spalancati,
cercando di andare indietro nel tempo, cercando di capire che cosa
fosse successo
in quel lontano giorno la cui data era scarabocchiata in fretta
sull’ alto
della pagina.
Davvero Kurt
non lo aveva notato?
Per niente?
Cercava, si
sforzava, di trovare un segno, un
ricordo, qualcosa, che gli
dicesse che sì ,aveva già visto Blaine,
ma niente sembrava aiutarlo.
Che ti
è successo, Blaine?
2
Dicembre 2010
La
foto è ancora lì sul comodino.
25
Dicembre 2010
Wes e
David sono venuti a casa mia oggi.
Ho
pensato che, magari, visto che i miei avrebbero passato il Natale in
uno dei
loro soliti galà del cazz- cavolo,
magari avrei comunque avuto la
possibilità di vivere un Natale felice.
Quindi
ho chiamato i miei migliori amici e, nel pomeriggio, mi hanno raggiunto.
Abbiamo
mangiato tante patatine.
Abbiamo
guardato un film, ed ammetto di averlo commentato tutto il tempo
perché era
davvero orribile.
A
volte mi chiedo come quei due possano ancora essere miei amici.
Poi
Wes ha chiesto di andare in bagno.
E’
tornato con la foto del ragazzo con gli occhi azzurri
in mano.
Mi ha
chiesto cosa fosse.
Gliel’ho
detto.
Mi ha
detto che lo conosce, o, perlomeno, sa come si chiama.
Kurt.
E’
il
più bel nome dell’ universo.
17
Febbraio 2011
Kurt
va al McKinley.
E’
a
Lima.
Non
è
lontano.
Sì,
è
lontano.
Ma in
fondo poteva anche andare peggio, no?
Sì,
poteva essere un turista europeo, per esempio.
Ma
nel mio piccolo mondo, in quello in cui le possibilità che
ho sono quelle di
uno studente al penultimo anno di liceo, allora è lontano.
Lo
vado a trovare.
E’
deciso.
Sì..
e poi che gli dico?
“Ehi
ciao, senti, lo so che sembrerò uno stalker, e lo sono, in
effetti, ma ti ho
visto in un negozio di dischi ed eri dannatamente carino, ed ho una tua
foto
vicino al letto, ed un diario in cui tengo tutto ciò che
trovo si di te, vuoi
uscire?”
No.
Non
è
il massimo.
Credo
che aspetterò, magari ho fortuna.
18
Febbraio 2011
Odio
aspettare e odio la fortuna
20
Febbraio 2011
Davvero,
non scherzo.
Odio
la fortuna e lei odia me.
1
Marzo 2011
Forse
non mi odia davvero tanto.
No,
non mi odia per niente.
GAREGGEREMO
CONTRO IL GLEE CLUB DEL MCKINLEY!
Vuol
dire che ci sarà anche Kurt.
Non
potrei essere più felice.
Quasi
quasi perdo apposta.
Il
suo sorriso quando vincerà farà vincere anche me.
15
Marzo 2011
Ho
buttato via la foto dal comodino.
Siamo
andati alle regionali, oggi.
Non
ero il solista.
L’ho
scelto io.
Ho
avuto paura che lui mi vedesse.
Ho
avuto paura che lui capisse che tipo di ragazzo problematico sono.
Uno
che ha una famiglia che non lo ama.
Uno
che ha una sorella perfetta che, nonostante gli voglia bene, gli porta
via
l’affetto dei genitori.
Uno
che la notte piange.
Uno
che ama Katy Perry e che è troppo impegnato a trovare un
senso alla sua vita
per andare oltre alle canzoni della Top 40.
Uno
come me.
Kurt
sentì delle lacrime silenziose scivolargli
sulle guance e gli occhi farsi gonfi.
La
verità era che non sentiva niente.
Solo un
dolore sordo alla testa, che continuava a
pulsargli come se fosse sotto una pressa.
Non capiva,
c’era troppo da assimilare.
Era
spaventato.
Ma,
più di tutto era arrabbiato.
Arrabbiato
con i genitori di Blaine per avergli
reso la vita così un inferno, ed arrabbiato con Blaine per
averglielo lasciato
fare.
Quello che
non sapeva era che, quello che avrebbe
letto poi, era ancora peggio.
11 Maggio
2011
Tennessee.
I miei non
mi hanno neanche lasciato
finire l’anno alla Dalton.
La scusa
ufficiale è che papà ha
ricevuto un’ offerta di lavoro.
Non
è vero.
La
verità è che ha usato la sua
rete di conoscenze altolocate che gli hanno permesso di trovare un
lavoro
fruttuoso in uno studio legale qui nel Tennessee.
Lo odio.
Lo odio, caz.
Oh,
vaffanculo all’ educazione
che quel figlio di puttana mi ha sempre insegnato.
C.A.Z.Z.O.
E tutto
perché?
Perché
ha letto il diario ed ha
capito che sono davvero gay.
Come se il
mio coming-out fosse
stato uno scherzo.
Come se
avessi preso tutte quelle
botte, al ballo, semplicemente perché mi andava.
Il fatto che
fossi gay poteva
anche non disturbarlo finchè non se ne parlava.
Ma il vedere
che, concretamente,
mi piaceva qualcuno, lo ha reso consapevole.
E non era
qualcosa che gli
piaceva.
Quindi ci
siamo trasferiti.
Era una cosa
che si ventilava da
un po’, è vero.
Ma Kurt
è stata la goccia che ha
fatto traboccare il vaso.
22 Agosto
2011
Male.
Va tutto
male.
Magari se
inizio a farmi tutti i
ragazzi gay del Tennessee mio padre finalmente capirà che
non può cambiarmi.
29 Agosto
2011
Sono andato
ad un club, ieri
sera.
La mia prima
volta.
Ero ubriaco,
un sacco.
Ed ho avuto
la mia prima volta.
Con uno che
neanche mi ricordo.
Sono tornato
a casa stamattina.
I vestiti
stropicciati e con
l’odore di sudore addosso.
Almeno mio
padre l’ha capito.
Ho amato
l’espressione sul su
viso.
Ragazzo 1
1 Settembre
2011
Ragazzo 2
5 Settembre
2011
Ragazzo 3
20 Settembre
Ragazzo 10
Kurt fece
scorrere velocemente gli occhi gonfi su
tutta la lista, era lunga, era lunga e triste.
Strinse i
pugni sul copriletto e portò una mano
alla bocca per cercare di sopprimere i singhiozzi, poi notò
che, ad un certo
punto, la lista si fermava.
La data era
il 20 Giugno 2012.
L’inizio
delle sue vacanze.
La pagina
dopo era una copia della foto che aveva
trovato accanto al comodino, i cui pezzi, precedentemente strappati,
erano
stati rimessi insieme con lo scotch.
20 Giugno
2012
Cosa dicevo
sulla fortuna?
“C’è
qualcuno?” la voce di Blaine provenne ovattata dal salotto.
Kurt
sussultò per lo spavento e si alzò in piedi di
scatto, facendo cadere il diario a terra.
Si
inginocchiò per raccoglierlo ma le mani gli
tremavano, ed alcuni fogli erano usciti e non riusciva a rimetterli
dentro.
Sentì
dei passi avvicinarsi alla camera da letto,
probabilmente attirati dal tonfo del libro.
“Dio”
sentì il sussurro di Blaine sulla porta e Kurt
alzò gli occhi.
Odiava
Blaine.
Per il
semplice fatto che, da quando lo aveva
conosciuto, tutto ciò che Kurt era, era sempre stato messo
in discussione.
A partire da
quello che provava.
Cosa si
supponeva che dovesse fare, ora?
Cosa si
supponeva che dovesse sentire?
Lui di certo
non lo sapeva.
“Kurt-“
Blaine si era avvicinato e si era
accucciato vicino a lui, prendendogli le mani tremanti cercando di
calmarlo.
“Kurt,
posso spiegare-“
Kurt lo
guardò negli occhi e scosse la testa.
Liberò
le mani da quelle dell’ altro ragazzo e si
rialzò in piedi velocemente.
“Scusa-“
mormorò trattenendo a stento un
singhiozzo. “Non- non posso”
“Kurt
ma non sai-“ provò ad obiettare il ricciolo,
un’ espressione sofferente in viso.
“So
abbastanza. E’ solo che- Ho bisogno di tempo,
Blaine.”
“Io-“
iniziò Blaine “Volevo dirtelo, lo giuro,
volevo.”
“Ma
non l’hai fatto.”
“Ma
non l’ho fatto.”
“Mi
hai mentito” ora Kurt sentiva la rabbia
crescere dentro di sé. Ora capiva cosa provava. Provava
rabbia. “Credevo
fossimo amici, Blaine. Come cavolo faccio a considerarti mio amico se
tutto
quello che mi hai detto è una bugia?”
“Kurt,
tu non capisci.”
“Hai
ragione, non capisco. Non capisco perché all’
inizio sei un totale cretino con me, poi
diventi così dolce, poi mi prendi la mano -dannazione,
la
mano!- e poi fai
finta che niente sia successo e poi ti
fai baciare da un altro ragazzo e vai in giro a raccontarlo e
poi-“
“Ehi
ehi ehi! Ferma, che altro ragazzo?” Blaine lo
guardava sinceramente confuso.
“Non
fare finta di non saperlo, Blaine. Ti ho
sentito mentre ne paravi con Wes e David nella stalla.”
Lo sguardo
di Blaine rimase confuso per qualche
secondo, poi un lampo di riconoscimento gli balenò negli
occhi.
“Eri
tu.”
“Cosa?”
Kurt era spiazzato.
“Parlavo
del tuo bacio sulla guancia, in macchina.”
Blaine abbassò lo sguardo e Kurt vide le guance tingersi di
rosso.
Il soprano
non potè sopprimere un sospiro di
sollievo, poi si ricordò il perché i suoi occhi
erano gonfi, ed il perché le
sue ginocchia tremavano.
“Tu
mi conoscevi.” Accusò arrabbiato, puntando il
dito al petto di Blaine.
“Sì.”
“Ed
io non conoscevo te.”
Blaine fece
un sospiro di sconforto. Sembrava
stanco. “No.”
“Cazzo,
Blaine! Tu mi conoscevi e non me lo hai mai
detto!”
“Io-
Sì è così” Blaine ora aveva
alzato la voce e
gli occhi sembravano a Kurt più lucidi del solito
”Sì, santo cielo, sì! Ma
avevo così paura, santo cielo, cosa dovevo fare?”
“Potevi
parlarmi! Potevi semplicemente parlarmi!
Perché non mi hai mai detto niente? Perché mi hai
mentito? Perché lasci che i
tuoi genitori abbiano così influenza su di te?”
Kurt era senza fiato per
l’urlare, ed i capelli gli cadevano in ciocche scomposte
davanti agli occhi.
“Perché? Perché non ti fidavi?
Perché non ti fidi?
Perché-“
“Perché
ti amo, cazzo, Kurt!” Blaine lo urlò, poi
cadde seduto sul divano e si prese la testa fra le mani, le spalle
scosse dai
singhiozzi.
Kurt
restò senza parole, il cuore gli batteva così
forte che gli rimbombava nelle orecchie e le lacrime gli scendevano
ormai
copiose sul volto.
Non sapeva
cosa dire, non sapeva cosa fare o cosa
pensare.
Non sapeva
niente.
Non sapeva
neanche il perché le sue gambe si
irrigidirono d’improvviso e lo condussero in fretta verso la
porta e poi fuori
nella notte.
Ma lo fecero.
BlueCinnamon
(Bene!
Nickname cambiato, lo so, sono
irrecuperabile ma questo resterà così per sempre
;D)
Benissimo
care, ben arrivate qui sotto!
Ehm, boh,
capitolo a cui ho lavorato un sacco, sì,
soprattutto per le date (Alcune sono riprese dalle puntate Americane di
Glee,
per esempio quando si incontrano, le nazionali..ecc) e per la
psicologia dei
personaggi..
Ahhhh! Mi
strappo i capelli! Cavolo, qui c’è quello
che stavate aspettando di sapere, ed ho una paura IMMENSA che non vi
piaccia,
che lo troviate inverosimile, banale, esagerato..
Dio, devo
rinchiudermi da qualche parte, o
forse è meglio che prenda un sonnifero
perché sennò continuerò a salire su
EFP ogni minuto per controllare i pareri e
mi verrà un mal di testa assurdo per l’ansia :S
Beh, che
dire, spero vivamente che questo capitolo
vi sia piaciuto, mi spiace lasciarvi con dell’ angst fino a
Lunedì..
Sì,
donzelle, avete letto bene: Lunedì!
Perché
ora che ho una beta, anche se sono in
vacanza molto probabilmente pubblicherà lei per me!
(Ti amo)
Bene, mi
fate sapere che ne pensate? please *.*
(Occhi da gatto con gli stivali)
Un
abbraccione
Marta
P.s. la
reazione di Kurt ho cercato di plasmarla il
più possibile a come credevo fosse il suo carattere.
Ho preferito
renderlo più confuso che arrabbiato,
perché c’è tanto che lui deve
assimilare e con tutto quello che ha passato
Blaine non mi sembrava giusto renderlo SOLO
arrabbiato.
Forse
è anche perché io sono una persona molto
pratica ed in genere analizzo prima di arrabbiarmi, boh, mi spiace se
è
inverosimile :/
|
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Capitolo 8 *** Capitolo ottavo ***
capitolo 8
Ire, ti
voglio bene, ed anche se non leggerai mai
questa storia perché
preferisci
Dostoevskij alle fanfictions (e chi ti
biasima ;D),
grazie per
essere mia amica. Il capitolo è tutto
tuo.
You
can’t blame gravity for falling in love
(Albert
Einstein)
Capitolo
ottavo
Blaine
doveva trovare un modo per spiegare, per spiegarsi.
Kurt
poteva anche essere a conoscenza di quello che era successo, ma gli
mancavano i
perché, i come, e tutte quelle piccole cose che potevano
ribaltare una
situazione e riscrivere una storia.
Blaine
voleva essere perdonato, ma più di tutto voleva essere
capito.
Voleva
qualcuno che gli si sedesse vicino e gli infondesse il coraggio, la
fiducia di
cui aveva bisogno, e che lo lasciasse sfogare, lo lasciasse parlare,
raccontare, mettersi a nudo.
Ma
sapeva che quel poco di fiducia che aveva guadagnato da Kurt
l’aveva perso
qualche giorno prima, quando lo aveva trovato tremante e con gli occhi
gonfi,
in mano il suo diario aperto.
E
Blaine, a quel punto, si era dato uno schiaffo in testa e si era detto ehy,
è ora di vivere veramente, smettila di attaccarti ad uno
stupido diario di
carta sgualcita che si rovinerà col tempo.
Ma non
aveva la più pallida idea di come fare, quindi si era
limitato a completare la
sua routine giornaliera.
La
mattina camminava verso le stalle, non guardava appositamente alla
casetta di
Kurt, si dedicava agli animali ma non li chiamava per nome,
perché sennò si
sarebbe aspettato la risata sarcastica di Kurt prenderlo in giro, ma
non ci
sarebbe stata e lui ne avrebbe sentito il vuoto, lavorava duramente
tutto il
giorno, che ci fosse il sole o la pioggia, che si sporcava della
polvere della
terra che si incollava al suo sudore, poi tornava a casa, si faceva una
doccia
che sperava gli lavasse via lo sporco, la pelle e l’anima, e
quando si
accorgeva che non sarebbe successo, usciva, si vestiva, mangiava e si
dirigeva
a letto, dove restava aspettando che il giorno dopo cominciasse.
Delle
volte sognava.
Faceva
degli incubi, sarebbe meglio dire.
Ma lui
si ostinava a chiamarli sogni, perché finchè
c’era il suo viso, allora
lo erano.
E si
svegliava nel bel mezzo della notte spaventato e sudato, quindi
chiudeva gli
occhi, sospirava forte e cercava di pulire la mente da qualsiasi
pensiero e di
tornare a dormire.
Delle
volte ci riusciva.
Altre
restava sveglio.
“-Kurt?
Mi stai ascoltando, ti ho appena detto che le magliette sono in stampa!
Domani
andrò in giro a venderle!”
Kurt
alzò lo sguardo verso Finn, che camminava allegro dietro di
lui, annuì
distratto, poi si girò e tornò
guardare
davanti a sé.
Camminarono
in silenzio ancora per un po’, Carole e Burt che li seguivano
dietro di loro.
Carole
si era chiesta quale fosse la ragione dell’ improvviso
interessamento di Kurt
nelle uscite famigliari.
Aveva
passato le ultime settimane ad evitarle come la peste, ed ora invece ci
si
stava buttando a capofitto come se fossero la sua ancora di salvezza.
Sentiva
che quel ragazzo, in quel momento, era solo, e che aveva bisogno di
parlare,
solo che non sapeva come iniziare.
Si
chiudeva sempre in sé stesso, Kurt, quando le conversazioni
volgevano sullo
scoprirsi o sul rivelare qualcosa di troppo personale, e figuriamoci
cosa
avrebbe fatto se gli avesse chiesto di parlarle della sua vita
sentimentale
(perché, Carole non era stupida, era chiaramente Blaine che
lo aveva ridotto in
quel modo).
Quando
quella sera, quindi, tornarono a casa, lei chiese a Kurt di aiutarlo a
ritirare
i vestiti stesi che aveva lasciato fuori, vietando a Burt, con uno
sguardo
assassino, di contribuire.
Il cielo
era scuro, e Carole poteva sentire i grilli frinire nell’
erba alta e vedere
qualche lucciola svolazzare nell’ aria.
Si
avvicinarono insieme ai fili e Carole iniziò a prendere i
vestiti e piegarli
con cura.
“E’
un
posto troppo bello per viverlo quando si è tristi, non
credi?” si girò verso di
Kurt cercando il suo sguardo che, prontamente, scivolò
lontano.
“Non
sempre la tristezza ti fa piacere di meno quello che hai
intorno” rispose
secco.
“Ma
catalizza la tua attenzione” ribattè pacata Carole
“Che invece dovrebbe
dedicarsi ad osservare il paesaggio.”
“Anche
questo è vero” ammise Kurt sospirando e piegando
precisamente una maglietta di
suo padre.
Restarono
per qualche momento in silenzio, fino a che Carole sospirò
pesantemente. “Ne
vuoi parlare?”
“No,
preferirei di no” rispose Kurt, e lo vide asciugarsi
l’angolo di un occhio
cercando di non farsi vedere.
“Fa
bene
parlare alle persone” continuò Carole, la voce
fattasi più dolce “A volte aiuta
a chiarirsi le idee a prendere tutto il casino e guardarlo con occhi
esterni.”
“Sarebbe
bello chiarirsi le idee, sì. Ma non vedo come raccontarle a
qualcun altro possa
aiutare. C’è solo un a persona in più
con il mio casino sulle spalle.” L’ultima
parte della frase venne interrotta da un singhiozzo.
“Provaci”
Carole smise di piegare i vestiti e si avvicinò al ragazzo,
accarezzandogli un
braccio dolcemente. “Ne hai bisogno, Kurt”
Lo vide
strizzare gli occhi per scacciare via le lacrime, guardare lontano, poi
fissare
gli occhi nei suoi, ed infine arrendersi ed abbracciarla di getto.
“E’-
E’
tutto così complicato “singhiozzò Kurt
con il viso seppellito nell’ incavo
della sua spalla. “Io non capisco!”
“Ehi,
ehi, ehi!” Carole lo strinse forte, poi si
allontanò e gli fece il gesto di
seguirla per camminare nel prato.
Kurt la
seguì.
“Riguarda
Blaine” sussurrò Kurt, per lui era una grande
rivelazione, Carole invece
ridacchiò, avendolo già sospettato.
“Mi
conosceva già” spiattellò Kurt tutto
d’un tratto. Ma Carole non disse un
parola, quindi si affrettò ad aggiungere il particolare che,
credeva, le
avrebbe fatto vedere la gravità della situazione
“Nel senso, mi aveva già visto
prima di queste vacanze e non me lo ha mai detto!”
“Quindi?”
Carole chiese quasi divertita, ricordando con forse un po’ di
nostalgia quei
tempi in cui ogni piccola cosa, quando si era innamorati, sembrava
sempre più
grande di quanto fosse in realtà.
“Gli
piacevo” aggiunse Kurt, stizzito dalla mancata reazione di
indignazione da
parte di Carole “Aveva un diario pieno di mie foto, di
articoli che parlavano
di me in cui raccontava di tutte le volte che mi ha visto! E non mi ha
mai
detto niente, Carole, niente!”
“Fiorellino”
disse Carole dolcemente “Credi che io abbia sempre confessato
il mio amore a
chi mi piaceva? Non sai quante sono state le volte che non ho mai fatto
un
passo avanti e sono stata tutto il tempo ad immaginarmi come sarebbe
stato
essere la ragazza di chi mi piaceva senza mai fare niente!”
“Ma
aveva una mia foto!”
“Ed
io
ho fatto un filmino con tutte le foto di un ragazzo con, come
sottofondo, my
heart will go on! Kurt, sarà stato
timido!”
“Ma
mi
ha mentito” ribattè secco Kurt “Ha avuto
l’occasione di dirmi la verità ma mi
ha detto solo bugie.”
“Tesoro”
disse Carole conciliante “Non dico che mentire sia una bella
cosa, lo ammetto,
ma alle volte la verità è difficile, e non sempre
si è pronti perché un altro
conosca tutto ciò che c’è di vero
dentro di noi. Magari quel povero ragazzo ha
solo bisogno di qualcuno di cui si possa fidare, ma è stato
ferito in passato,
ed ora deve reimparare ed aprirsi. Non siamo tutti uguali,
Kurt”
Kurt
ascoltò assorto, e subito gli balenò in mente il
modo in cui Blaine era stato
trattato da suo padre, di come fosse stato ferito e si sentì
improvvisamente in
colpa.
“Ti
ha
detto qualcosa?”
“Quando?”
chiese Kurt cercando di sviare il discorso facendo finta di non sapere.
“Dopo
che hai trovato il diario, Kurt.” Constatò Carole
con ovvietà “Che ti ha
detto?”
“Niente
di importante” mugugnò Kurt guardando da
un’ altra parte.
“Kurt”
lo ammonì dolcemente la donna “Che ti ha
detto?”
“Potrebbe
avermi detto che-“ farfugliò imbarazzato.
“Che?”
“Che
mi
ama.”
Kurt
stava iniziando a sentirsi uno stupido, ed odiava quando succedeva.
“E
tu
che hai fatto?”
“Sono
scappato” ammise Kurt abbassando la testa dispiaciuto.
“Ed
hai
lasciato quel povero fiorellino da solo, dopo che ti ha detto che ti
ama?”
Carole lo guardò ad occhi sgranati. “Kurt-“
“Ero
confuso! Non sapevo come sentirmi, che cosa fare, che cosa provassi! E
poi ho
letto che per colpa mia-”
“Per
colpa tua-?”
“Niente”
mugugnò Kurt camminando velocemente.
Carole
sapeva che c’era qualcosa di più, o meglio lo
sospettava, ed in quel momento ne
aveva avuto la conferma.
E vedeva
anche che Kurt non era ancora pronto a parlarne.
Quindi
si fermò e lo guardo con un’ espressione delicata.
“Non mi hai ancora detto una
cosa però. Non mi hai parlato di te, Kurt, di cosa provi.
Credo che sia ciò che
è più importante ora.”
Fu
contenta di vedere Kurt arrossire a quella domanda e guardare di lato
imbarazzato torturandosi le mani.
E,
quando il ragazzo sviò l’ argomento e le disse che
scusa ma mi sento un po’
stanco, torno in casa, rise tra
sé e sé pensando a come, da
adolescenti, si crede sempre che nessuno capisca mai quello che si
prova.
Kurt
aveva passato i giorni dopo aver trovato il diario in uno stato di
panico,
rabbia, tristezza e confusione.
Già
il
fatto che ciò che provava fosse riassumibile in addirittura
quattro aggettivi,
dimostrava che la confusione era ciò che provava di
più.
Tristezza
e panico perché il dolore che gli attanagliava il petto,
dopo aver letto quello
che Blaine era stato costretto a fare e quello che aveva scelto di fare
per
ribellarsi a suo padre, non accennava ad andare via. Ma anche
perché si sentiva
tradito, sentiva che Blaine non si era fidato di lui e gli aveva mentito.
Non si
era limitato a sviare il discorso, gli aveva detto a chiare lettere che
veniva
dal Tennessee e che la Dalton non l’aveva mai sentita.
Era
quello che faceva più male.
Aveva
avuto così tante occasioni per rivelarsi, per scoprirsi, ma
evidentemente c’era
stato qualcosa che lo aveva bloccato: Kurt.
E
rabbia. Provava rabbia per ciò che gli faceva provare panico.
Avrebbe
voluto andare da Blaine e dargli un forte schiaffo sulla guancia, per
dirgli, ehy,
lotta, tu vali, Blaine, non lasciare che qualcun’ altro ti
faccia credere il
contrario.
E
confusione. Confusione perché tutto era stato ribaltato,
tutto ciò che Blaine
era, tutto ciò che Kurt era, tutto, era stata scosso,
sbattuto a terra,
calpestato e poi rimesso a posto in un ordine diverso.
E Kurt
ora non capiva, non capiva se dovesse sentirsi confuso, arrabbiato,
triste,
impanicato oppure stupido.
Stupido
perché forse aveva reagito troppo bruscamente, ma la
verità era che in quel
momento non aveva capito più niente.
Non
esisteva una guida che spiegava come reagire in quei tipi di situazioni
e Kurt
era semplicemente impazzito.
E
stupido perché, nonostante tutta quella confusione, Kurt
riusciva ancora ad
arrossire quando gli chiedevano cosa provasse per Blaine.
Corse
dentro casa e, dopo aver salutato velocemente il padre e Finn, si
gettò sul
letto ancora vestito.
Ma
qualcosa di duro colpì la sua spina dorsale ed un brivido di
dolore gli
percorse la schiena.
Kurt si
alzò di scatto a sedere e vide, con sorpresa, che sopra il
suo letto c’era il
diario di Blaine, quello che lo aveva fatto penare tanto negli ultimi
giorni,
con un post-it giallo attaccato sulla copertina, un po’
storto.
Leggi,
tutto.
Ti
prego.
B.
Kurt
rigirò stupito l’oggetto fra le sue mani.
Sospirò pesantemente,
si posizionò comodo sul letto,
poggiando la schiena al muro, poi lo aprì.
C’erano
dei segni a delle pagine in particolare, dei pezzi di carta dello
stesso colore
del post-it che sbucavano fuori dalla copertina.
Un
ultima volta, Kurt.
Chiuse
gli occhi per un momento, poi li riaprì e, procedendo per
ordine, iniziò a
leggere.
21
Giugno 2012 (Mattina)
Bene,
sono un cretino.
Perché
non riesco più a comportarmi come una persona normale?
Dai
ti prego Blaine!
Cosa
cavolo erano quelle battutine
sui
pantaloni stretti?
Sei
inutile.
La
verità è che dopo tutto ciò che
è successo non sei neanche più capace di essere
gentile, di provare qualcosa all’infuori
della felicità
che senti nel far
del male a tuo padre.
Sei
egoista.
Ma
forse hai la possibilità di ricominciare, no?
Forse.
21 Giugno
2012 (Sera)
E’
bello.
Ora
sta dormendo vicino a me.
Siamo
sulla piattaforma.
Dovrei
svegliarlo, lo so.
Domani
suo padre si arrabbierà.
Ma
non riuscirei davvero mai a svegliarlo, quando dorme ha un’
espressione così
innocente..
Così
innocente che mi fa sentire un rifiuto, io che ora, di innocente, non
ho
niente.
Credo
che mi ristenderò vicino a lui.
E
magari lo abbraccio.
Sì,
definitivamente.
Profuma
di buono.
E sa
che esisto.
Ora
sa che esisto.
E’
una bella sensazione.
22
Giugno 2012
Oddio
come mi vesto?
Come
mi vesto?
Lo
porto alla fiera.
Stasera.
Ma
non è questo l’importante.
L’importante
è che ho ancora una possibilità, nella mia vita.
Ed
è
lui che me l’ha fatto capire.
L’ho
quasi baciato.
22
Giugno 2012
E’
giusto mentire?
Io
l’ho fatto.
Ma
gli ho preso la mano, questo rimedia, no?
No.
Sono
terribile.
Ma
stava andando tutto alla perfezione ed io non volevo rovinare tutto con
la
storia stupida della mia vita.
Un
giorno glielo dico, lo giuro.
Parola
di scout.
Non
hai fatto gli scout, Blaine.
Dettagli.
25
Giugno
Non
esco più con nessuno.
Forse
perché l’unica persona con cui io abbia mai voluto
uscire è sempre stato Kurt.
Kurt
sfogliò velocemente tutte le altre pagine segnate, dove
parlava dell’arrivo di
Wes e David , di come Kurt lo avesse quasi scoperto e di come i due
ragazzi
avessero premuto tanto perché svelasse tutto al soprano.
Le
ultime due pagine, alla fine, catturarono la sua attenzione.
21
Luglio 2012
Ha
letto tutt-
Ma la
frase non finiva perché la pagina era stata strappata in
più punti,
scarabocchiata, pasticciata e stropicciata.
Sembrava
ci fosse stata la guerra mondiale lì sopra e forse
c’era davvero stata, ma
dentro di Blaine.
L’altra
pagina invece era liscia. Era l’ultima che era stata scritta
e la biro cambiava
colore.
25
Luglio 2012
Forse
lo sta leggendo, forse
no.
Blaine
spera tanto di sì.
Spera
con tutto sé stesso che si fermi per qualche secondo e che
ascolti quello che
ha da dire.
Vuole
chiedergli scusa.
E lo
sa che suonerà come qualcosa di vuoto.
Perché,
insomma, cosa si fa dopo che si ha
combinato un disastro?
Si
chiede scusa, quindi è quasi diventato qualcosa di formale,
magari neanche più
sentito.
Chiedere
scusa è ora dire “Finiamola qua”,
è come una parolina magica.
Beh,
Blaine la sente, quella parola.
E’
dispiaciuto.
Molto.
E’
dispiaciuto perché è un codardo, uno che ha paura
di sé stesso e che fugge al
posto di attaccare, ma così fa del male, a sé
stesso ed agli altri.
Dio,
Kurt, non sa sai quanto Blaine
io abbia pensato a te in questi
anni.
Lo so
che è una cosa difficile da credere, lo so.
Ma la
prima volta che ti ho visto, Kurt, è stato qualcosa di
unico, qualcosa che non
avevo mai sentito prima e che non ho mai più sentito dopo.
Mi
sono innamorato.
Di
te.
Prendimi
per stupido, non ti conoscevo neanche, lo
so.
Non
sapevo il caffè che prendevi di solito, non sapevo cosa
facessi nel tempo
libero, in che scuola andassi, se fossi gay, se la mattina ti facessi
la doccia
o se te la facessi
la sera, non sapevo
se la tua pelle fosse così morbida come sembrava o se i tuoi
capelli fossero
normalmente così o se ci mettessi ore
per acconciarteli.
Ma i
tuoi occhi, Kurt, i tuoi occhi mi hanno catturato.
Ho
sentito che avrei potuto vivere, guardando nient’ altro che i
tuoi occhi.
Poi
sei sparito e non ti ho più rivisto.
Finchè
Wes mi ha detto il tuo nome e
lì, mi si
è aperto un mondo di possibilità.
Ma a
volte pensavo che era tutto più facile quando non ti
conoscevo affatto, perché
almeno avevo una scusa per non venire da te e parlarti.
Da
quando invece tu eri diventato così reale e concreto, non
avevo più scuse.
Solo
i miei dubbi, il poco che valevo e la mia costante paura.
Quindi
mi sono detto che, se fosse stato destino, allora ci saremmo incontrati
Era
una scusa.
Poi
sono arrivate le regionali, ma poco prima di andare in scena mi ha
preso un
attacco di panico e ho chiesto di non
fare più il solista, ma di restare sullo sfondo.
Avevo
paura che mi vedessi, ero contento del mio anonimato, era
più facile.
Quindi
anche lì la possibilità di parlarti è
sfumata, per causa mia.
Finchè
i miei, alla fine, lo hanno scoperto.
Hanno
scoperto di te, ed hanno capito che sono gay davvero e si sono
spaventati.
Non
mi dilungherò nei dettagli perché tanto hai
già letto tutto, ti dico solo che
dopo il nostro trasferimento qui in Tennessee mi sono perso.
Mi
sono rovinato per rovinare mio padre, perché la rabbia cieca
che avevo in corpo
era esplosa tutta in un colpo.
Non
cercherò scuse per quello che ho fatto, non
cercherò scuse per il comportamento
che ho avuto, sia con te che con gli altri.
Ho
sprecato tutto ciò che
d’ importante
avevo nella mia vita per una causa che, non era neanche a mio favore.
Cosa
ci avrei guadagnato nel vedere mio padre soffrire perché io
tornavo a casa con
un ragazzo diverso a sera?
Niente.
Il vuoto.
Quando
ti ho rivisto quest’estate, Kurt, credevo che davvero tu
potessi essere il mio
nuovo inizio.
E lo
sei stato, e piano piano sto tornando me stesso.
Ed un
po’ mi spaventa, questa cosa, perché
vorrà dire che perderò tutto ciò che
mi ha
protetto fino ad ora, la mia sfacciataggine, la mia indifferenza, e
tornerò ad
essere fragile, e subirò i colpi di mio padre con dolore,
ora.
Ma ci
sei tu, e quando, quella volta, mi hai detto che posso essere me
stesso, ho
capito che con te al mio fianco ce la posso fare.
E ce
la sto facendo.
Perdonami
se sto scrivendo tutto questo su una pagina di un vecchio diario, ma ho
paura
che, se te lo dicessi di persona, mi perderei dopo la prima frase,
inizierei a
balbettare e poi a singhiozzare.
Dio,
sembro una bambina delle elementari alle prese con la sua prima cotta.
Un
ultima cosa: per piacere, non avercela con Wes e David, loro hanno
sempre
premuto per farti sapere tutto, davvero.
E’
solo colpa mia.
Grazie
di tutto, Kurt
Ti
am
Ti
voglio ben
Grazie
Blaine.
P.s. puoi
venir, non
è che verresti, mi
piacerebbe che, sono
alla cascata.
Kurt
restò
a lungo con lo sguardo fisso sulla parete.
Poi,
d’ improvviso,
si alzò di scatto dal letto, constatò felicemente
che non si era cambiato e che
quindi era ancora vestito e, senza pensarci due volte, aprì
la porta della
camera, si fiondò in cucina, urlò a suo padre che
stava uscendo e, senza
aspettare il suo permesso, si fiondò fuori nel buio.
Doveva
andare da Blaine, glielo dicevano le lacrime che gli appannavano la
vista,
glielo diceva il cuore che batteva forte nella gabbia toracica, glielo
dicevano
i polmoni che gli bruciavano per il troppo tempo in cui aveva
trattenuto il
respiro mente leggeva.
Tutto in
lui gli diceva di andare da Blaine, e si meravigliava di non averlo
capito
prima.
Ci
sarebbe stato tempo, tanto tempo, per le spiegazioni e per le scuse.
Ma in
quel momento tutto ciò a cui riusciva a pensare era che
doveva essere con lui,
a tutti i costi.
Corse
velocemente, le gambe che gli facevano male, le guance arrossate per il
vento,
e la testa una massa confusa di pensieri.
Sperò
che il sentiero preso fosse quello giusto, a volte si fermava per
riprendere
fiato, ma subito ripartiva, perché non poteva, non riusciva
a stare
fermo.
Man mano
che correva sentiva qualche spina graffiargli le braccia, ma non ci
fece troppo
caso, e quando, finalmente, sentì il rumore della cascata
avvicinarsi, fece un
respiro di sollievo.
Sforzò
le sue gambe per gli ultimi metri finchè non
arrivò alla piccola pianura che
dava sullo strapiombo.
Blaine
era seduto su un sasso e guardava gli schizzi d’acqua
gravitargli vicino.
Kurt si
fermò un attimo, non sapeva cosa fare, ora che era
lì.
Fece
qualche passo verso Blaine ma calpestò un rametto che fece
rumore e rivelò la
sua presenza.
Blaine
si girò di scatto e gli occhi si spalancarono quando vide
Kurt dietro di sé.
Si
alzò
in piedi velocemente e per qualche minuto l’aria fu piena
solo del rumore della
cascata, degli animali notturni e dei loro respiri pesanti mentre i
loro occhi
si fondevano insieme.
“Kurt-“
iniziò Blaine, la voglia di spiegare, di sentirsi perdonato,
di essere capito.
Ma
quando Kurt vide l’ espressione che aveva in viso,
mandò al tal paese la
confusione, la rabbia, il panico e la tristezza.
Perché
di parole ne erano già state usate tante, troppe e per
troppo tempo.
Per
troppo tempo i due ragazzi erano vissuti insieme sulle pagine di un
diario,
astratti, intangibili come un pugno di lettere scatenate dalla fantasia
di un
adolescente.
Quello
di cui avevano bisogno in quel momento erano i loro respiri, la
sensazione di
essere a casa anche in mezzo al freddo ed all’
umidità, il tocco concreto
della pelle dell’ altro, il solletico del fiato sul collo, la
consistenza dei
capelli tra le mani, il sapore dell’ altro che si mischiava
al proprio.
Avevano
bisogni di sentirsi veri.
Di essere
veri.
E fu per
quello che Kurt non aspettò che Blaine dicesse niente, che
si spiegasse, che
lasciasse che un’ altro fiume di parole l’
investisse e si interponesse tra di
loro, ma si avvicinò a lui.
E lo
baciò.
E
all’inizio fu un goffo scontro di labbra, denti e lingue che
si cercavano, ma
poi le mani di Kurt trovarono il loro
posto intorno al collo di Blaine che, dopo un momento di shock in cui
rimase
immobile, non esitò a prendere le guance di Kurt e ad
avvicinare di più il suo
viso, accarezzando con le sue labbra quelle morbide dell’
altro.
E le sue
labbra, Dio, le sue labbra erano impegnate in una
danza estatica.
E tutto
sembrava giusto.
Tutto
sembrava perfetto.
“Oh,
Kurt” sussurrò Blaine tra un bacio e
l’altro “Due anni- Mi spiace
così tanto- Mi sento così-Devo portarti
fuori. Dobbiamo uscire. Devo presentarti i miei cuginetti.
Dobbiamo-“
“Shh”
lo
fermò Kurt, facendo aderire le loro fronti e poggiandogli un
dito sulle labbra.
“Non ora. Abbiamo tempo, Blaine, tanto
tempo. Tutto quello che
vogliamo.”
E poi si
affrettò a coprire il luminoso sorriso del ragazzo davanti a
lui con le sue
labbra.
A volte,
le parole, non servono.
Basta
uno sguardo al gusto di nocciola e non ti scordar di me.
BlueCinnamon
Non vi
sto realmente parlando, in questo momento.
Cioè,
sto scrivendo questa cosa moooolto in anticipo, è
Venerdì, e domani partirò per
ritirarmi in una malga sperduta in mezzo a mucche, formaggio e bambini.
E
probabilmente mentre voi state leggendo io sarò a scarpinare
in montagna e
continuerò a pensare: “Oddio, in questo momento
stanno leggendo IL capitolo ed
io non posso sapere le reazioni perché non
c’è una cavolo di connessione qui!”
E
dovrò
aspettare una settimana per sapere che ne pensate, oddio :S
Bene,
ringrazio Tallutina per tutto quello che fa per me, e credo
che tornerò Giovedì
della settimana prossima (Lo so, è tardi, ma vi ho
viziato a due
aggiornamenti alla settimana, dai ;D)
Magari,
invece, riesco prima, chi lo sa?
Bene, la
finisco qui, perché sennò inizio a blaterare.
Grazie
per il vostro supporto, vorrei ringraziare chiunque stia leggendo
questa
storia, i lettori silenziosi e quelli che mi regalano delle splendide
recensioni,
i preferiti, i seguiti, i ricordati, TUTTI <3
Un
abbraccione
Marta
&
la mucca a cui starà parlando di Glee esaltando le
qualità di Chris Colfer in
questo momento.
|
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Capitolo 9 *** Capitolo nono ***
Sono in
ritardo, e questo
capitolo non so da dove mi sia uscito.
Ok,
ammettilo donna, hai una
paura immensa.
(Ehm, ehm,
non so come definirlo,
ma credo che ci sia un po’ di smut qui dentro, e non ho mai
scritto cose del
genere, chiedo venia, non sono capacee!)
Ora vi
lascio, note a fine
capitolo.
Capitolo
nono
“Mmh,
profumi di buono” Blaine
sfiorò i capelli di Kurt con il naso, stringendo
maggiormente la presa sul suo
fianco e portandosi una mano dietro la schiena per togliersi un sasso
che gli
stava facendo male.
“Anche
tu” mormorò Kurt
assonnatamente, sistemando meglio la testa sulla spalla di Blaine e
stringendosi a lui.
“E’
come-“ continuò Blaine mentre
osservava il cielo “Se qualcuno avesse preso un intero campo
di fiori d’estate,
ne avesse imbottigliato il profumo e poi te lo avesse
regalato.”
“Sdolcinato!”
ridacchiò Kurt, le
labbra che sfioravano il soffice tessuto della maglietta di Blaine.
“Ma
ti piace!” ghignò il ricciolo
voltandosi a guardare il ragazzo.
“Molto”
sussurrò Kurt prima di
chiudere la distanza tra i loro sorrisi e baciarlo.
“Mmh”
riuscì a dire Blaine mentre
Kurt si dedicava con impegno al suo labbro inferiore “Dovrei
essere sdolcinato
più spesso.”
“Dovresti”
affermò Kurt prima di
assaltare di nuovo quelle labbra e congiungere la lingua con quella di
Blaine.
Cautamente
posizionò le mani
sulla nuca dell’ altro ed iniziò a giocherellare
con le ciocche di capelli
corti.
Sentì
Blaine gemere al tocco, e
sorridendo ne tirò una.
“Ahi!”
gridò Blaine, ma poi le
sue labbra si impossessarono di quelle di Kurt, più
fameliche di prima, e le
sue mani grandi si posizionarono a coppa sul suo sedere, portando il
ragazzo
più vicino a sé.
“Mmmh,
sai anche di buono” disse
poi Blaine sogghignando “E’ come se un
pasticciere-“
“Blaine!”
lo ammonì Kurt
ridendo “Mi verrà il diabete se
continui!”
Il ricciolo
catturò le sue labbra
nuovamente “Non è colpa mia”
sussurrò “Sei tu che sei bellissimo.”
Kurt si
congelò nel sentirlo.
Nessuno
gliel’ aveva mai detto.
Nessuno
l’ aveva neanche mai
baciato, per dirla tutta.
Ed
all’ improvviso tutto ciò che
Blaine aveva dimostrato di provare per lui lo investì
bruscamente.
Blaine aveva
detto che lo amava.
Blaine aveva
detto che era
perfetto.
Blaine
pensava che fosse
bellissimo.
Kurt si
sentì importante, sentì
di valere qualcosa, all’ improvviso, e quando Blaine lo
guardò preoccupato
chiedendogli se ci fosse qualche problema, Kurt si sentì amato.
Ed era una
sensazione bellissima.
“Blaine”
sussurrò, poi
catturò le sue labbra in un bacio pieno
di bisogno, di tempo, di felicità e di commozione.
Era
così perso nelle sensazioni
che lo avevano appena travolto che non si accorse che delle lacrime
avevano
iniziato a scendere sulle guance di Blaine fino a che il ricciolo non
riuscì a
trattenere un piccolo e delicato singhiozzo.
“Ehi”
Kurt allontanò il viso da
quello di Blaine e lo fissò “Cosa
c’è che non va, Blaine? Ho fatto-“
“E’
solo che-“ disse piano Blaine
“Sono due anni che sogno questo momento, Kurt, ti amo
così tanto-“
“Io-“
Kurt iniziò, preso alla
sprovvista. “Non so se-“
“Non
sentirti obbligato, Kurt” lo
interrupe subito Blaine.
Kurt fece un
sospiro di sollievo
e sorrise a Blaine.
Lo conosceva
da troppo poco per
poter dire di amarlo, aveva bisogno di tempo.
“Grazie”
gli sussurrò, poi gli
baciò una guancia e si stese di nuovo sull’ erba,
abbracciandolo.
“Per
te tutto.”
Restarono
abbracciati per un po’,
Kurt che poteva sentire il petto del ragazzo alzarsi ad ogni suo
respiro, e
Blaine che giocava con le ciocche di capelli di Kurt che erano uscite
di
controllo dopo la corsa, quella sera.
“Devo
proprio andare, ora” disse
ad un certo punto Kurt “O mio padre verrà a
cercarci con il fucile”
Blaine lo
guardò terrorizzato, e
Kurt gli sorrise furbescamente scrollando le spalle.
“Beh,
consolati con il fatto che
è l’unico lato negativo dell’ essere il
mio ragazzo, sono perfetto in fondo!”
Si
girò verso di Blaine, e lo
vide fissarlo con uno sguardo strano.
“Dillo
ancora” disse quindi
Blaine.
“Sono
perfetto?”
“Prima”
gli sussurrò Blaine, gli
occhi grandi e lucidi ed un sorriso enorme sul viso.
Kurt fece
un’ espressione confusa
e cercò di ricordarsi cosa avesse detto.
Consolati
con il fatto che è
l’unico lato negativo dell’ essere il mio ragazzo-
Santo cielo.
Santissimo
cielo.
“Oddio
scusa Blaine” iniziò Kurt,
portandosi e mani alla bocca “Io non volevo, non devi per
forza, non ci ho
pensato-“
“Kurt”
lo fermò Blaine “Dillo
ancora, ti prego”
Kurt lo
guardò stranito, ma
vedendo che Blaine non perdeva la sua espressione iniziò.
“L’unico-“
disse Kurt confuso, e
continuò al cenno di incoraggiamento di Blaine
“L’unico lato negativo dell’
essere il mio ragazzo-“
“Dio”
sentì dire a Blaine,
e, prima di riuscire a continuare, si trovò bloccato da un
paio di labbra che
si muovevano ferme sulle sue.
“Vuoi
essere il mio ragazzo,
Kurt?” chiese quindi Blaine, appoggiando la fronte a quella
del soprano e
guardandolo serio negli occhi.
“Sì”
fu tutto quello che riuscì a
dire Kurt.
“Credo
che sia il giorno più
bello della mia vita”
Quella notte
Blaine riuscì a
dormire così bene come non riusciva da due, lunghissimi,
anni.
Kurt venne
svegliato da un pigro
raggio di sole che filtrava attraverso le tende della sua stanza.
Lentamente
portò le braccia sopra
la testa e si stiracchiò, emettendo un suono molto simile
alle fusa di un gatto
e rigirandosi, poi, nel letto sprofondando la testa nel cuscino.
Aveva
intravisto all’ orologio
che erano le otto e mezza, nessuno probabilmente era sveglio, e gli
restavano
ancora due orette piene per crogiolarsi nelle coperte morbide.
Ma
c’era qualcosa, quella
sensazione di euforia che ti sveglia in giorni particolari, come la
mattina prima
di andare in gita con la scuola, o quando è successo
qualcosa di bello la sera
prima, che il tuo corpo custodisce dentro di sé e trasforma
in adrenalina e
felicità allo stato grezzo.
Ecco, quel
qualcosa gli formicava
sotto la pelle e gli creava piccolo brividi in tutto il corpo,
facendogli
arricciare le punte dei piedi.
Allora
realizzò.
Blaine.
Era il
ragazzo di Blaine, ed in
quel momento, in quel letto caldo ed accogliente, si permise di
crogiolarsi in
quella nuova ed al contempo straordinaria sensazione.
Aveva un
ragazzo, era amato, e si
dava il caso che il ragazzo in questione fosse quel bel pezzo di uomo
con-
Oh, Kurt,
suvvia! Sii delicato!
Bello, ecco,
un bell’ uomo. Era
quello che voleva dire. Ovviamente.
Fu quindi
quel ricordo che decise
per lui di uscire dal letto, cambiarsi, ed acconciarsi i capelli con
più cura
del solito e riuscire comunque ad essere fuori dalla porta, pronto, in
un tempo
record per andare da Blaine.
Kurt non era
ingenuo, sapeva che
c’erano comunque ancora molte cose da sistemare tra lui e
Blaine, tutto quello
che quel ragazzo aveva passato non era curabile con un bacio e qualche
battuta
sdolcinata, ma in quel momento non se la sentiva di tirar fuori
argomenti così
tristi, quando tutto ciò che voleva era passare un
po’ di tempo con il suo
ragazzo (Wow) senza troppi pensieri nella testa.
Fu pensando
a ciò che si avvicinò
alle stalle, ormai un posto famigliare, fino a
scorgere la figura di Blaine che stava camminando in mezzo
alle galline
con un secchio stracolmo di mangime, cercando di non farlo cadere dal
bordo e
non riuscendoci, ritrovandosi così circondato da una schiera
affamata di
pennuti che rosicchiavano il cibo pure dalle sue scarpe.
Kurt sorrise
per la goffaggine di
Blaine, e si avvicinò velocemente facendogli un cenno di
saluto con la mano.
“Ehi,
Blaine!”
“Ehi
K-Kurt- Cia- wooo!” il
ragazzo si era inciampato in un pennuto ed in quel momento era a terra,
le
gambe all’ aria ed un’ espressione stizzita sul
viso.
Kurt rise ad
alta voce e si
guadagnò un’ occhiataccia dal ricciolo che
però si rialzò subito e si precipitò
subito dal lui sorridendo.
“Buongiorno,
dolcezza” disse
quindi cercando di imitare il tono più sensuale che
conoscesse.
In tutta
risposta Kurt si mise a
ridere sguaiatamente, portandosi le mani sullo stomaco e piegandosi in
due.
“Ehi!”
borbottò stizzito Blaine
“Io cerco di essere sexy e tu mi ridi in
faccia? Cos’ho che non va?”
“Cos-“
iniziò Kurt tra le risate
“Cos’hai che non va? Hai che non puoi essere sexy
quando sei pieno di
piume nei capelli ed hai i vestiti pieni di segatura perché
sei appena caduto
in un recinto di galline, disgraziato!”
Poi
l’espressione del soprano si
intenerì quando con una mano iniziò a togliere
tutte le piume dalla testa di
Blaine.
Dopo avergli
spolverato i vestiti
alla bell’ e meglio lo guardò con approvazione e
gi diede un leggero bacio
sulla guancia.
“Ecco”
sorrise “Così va meglio,
Mr. Blaine cerco di essere sexy Anderson”
Blaine gli
sorrise e, facendo
scivolare un braccio ad avvolgergli la schiena lo tirò a
sé baciandolo
delicatamente sulle labbra.
Kurt
sospirò al contatto, non
ancora abituato alle sensazioni che Blaine gli regalava, e
portò le mani dietro
al collo dell’ altro per approfondire il bacio.
Si divisero
poco dopo, il fiato
più corto e le guance arrossate.
E i due
sorrisi più grandi che
avevano mai avuto.
“Devo
ancora abituarmi a tutto
questo” sussurrò Kurt ancora leggermente
destabilizzato.
“Non
è una cosa a cui mi
dispiacerebbe abituarmi” gli sorrise Blaine. Poi
battè le mani insieme ed
esclamò “Bene, ed ora, se vuole seguirmi,
è tempo di andare in trattore, che ne
dice di accompagnarmi?”
“Dico
che lo farei molto
volentieri!”
Blaine non
aveva mai compreso
fino a fondo quelle battute che sentiva spesso fare su come gli ormoni
dei
teenagers fossero incontrollabili, e
tutte
quelle frasi che sentiva ripetere nei film, come “Mi sento
come un teenager
alla sua prima cotta”, o nelle canzoni, e qui si parla
addirittura che la sua
canzone preferita, come “You make me feel like a teenage
dream”.
Si era
sempre distanziato da tutto
ciò, le sue esperienze erano state decisamente prive di
sentimenti, ed era per
questo che non aveva mai provato l’eccitazione della
giovinezza.
Perlomeno,
non fino a quel
momento.
Insomma,
perché cavolo nessuno
gli aveva mai detto che Kurt, quel Kurt, quel provincialotto
schizzinoso, il
suo ragazzo, diamine, aveva come hobby quello di
aggiustare macchine
nell’ officina di suo padre?
Il tutto era
iniziato con la
malaugurata proposta di andare a fare un giro in trattore.
Blaine
doveva muoversi verso i
campi più lontani per controllare la maturazione degli
alberi di pesche ai
confini della proprietà, e visto che ora poteva permettersi
di voler passare
tutto il tempo della sua giornata con Kurt, non aveva esitato a
chiedergli di
accompagnarlo.
E Kurt aveva
accettato
entusiasticamente.
Maledizione.
Beh,
ripensandoci bene, quindi,
era tutta colpa di Kurt.
Chiaramente,
se lui non avesse
accettato di andare con Blaine, allora il ricciolo non si sarebbe
trovato in
quell’ incresciosa situazione.
Quale, la
mancanza di
autocontrollo su tutte le parti del suo corpo dalla cintura in
giù.
Pensa ad
altro, Blaine, pensa ad
altro, suvvia.
Il problema
era che era
impossibile pensare a qualcosa che non fosse Kurt, la camicia
arrotolata sopra
i gomiti, il viso sporco di grasso, i muscoli tesi e le gocce di sudore
che gli
incorniciavano il viso.
Stupido
trattore. Perché doveva
rompersi proprio nel bel mezzo di un campo isolato da tutto e da tutti,
con
neanche un po’ d’ acqua e quaranta gradi
all’ ombra?
“Blaine?”
la voce di Kurt lo
riportò alla realtà, distogliendolo dai suoi
pensieri.
“Mmh?”
fu tutto quello che riuscì
a dire, cercando di risultare il più calmo possibile.
“Sei
sicuro di stare bene?” lo
sguardo di Kurt era sinceramente preoccupato, e scrutava pensieroso il
viso del
ragazzo cercando di capire cosa stesse succedendo.
“Chi?
Io? Sì, bene, bene, molto.”
Riuscì a dire. Si maledisse poi per il poco autocontrollo ed
iniziò a
torturarsi le mani, cercando insistentemente di concentrarsi su una
formica che
passava proprio vicino ai suoi piedi.
Ecco,
Blaine, concentrati sulle
formiche.
“Oh”
disse quindi Kurt, con un
espressione non ancora convinta “Perché ti ho
chiamato per più di cinque volte
e non mi hai mai risposto.”
“Mmh”
annuì Blaine “Stavo
pensando”.
Kurt
sembrò soddisfatto della
risposta, quindi si girò nuovamente verso il trattore e
riprese a lavorare con
il motore.
“E
si può sapere” riprese qualche
secondo dopo “A cosa stessi pensando?”
“No”
Blaine non
si rese conto di
averlo detto ad alta voce fino a che non vide lo sguardo ferito del suo
ragazzo.
“NO!
No, cioè NO! Non volevo dire
quello-” cercò di recuperare, inciampando nelle
parole e gesticolando “Io
pensavo- Alle formiche, sì, ecco.”
“Formiche.”
Ripetè Kurt scettico.
“Esatto.”
Annuì Blaine,
orgoglioso di aver trovato una scusa “Dev’essere
difficile, sai, vivere in
questo caldo perennemente. Noi” continuò serio
“Almeno abbiamo delle case,
dell’ aria condizionata-“
“Blaine,
non tutti hanno bisogno
dell’ aria condizionata, lo sai? Magari le formiche stanno
bene così-“
“Sì
ma, non dev’essere comunque
bello, ecco.”
Kurt lo
osservò, e vedendo
l’espressione seria che aveva, dovette farsi violenza fisica
per cercare di non
ridere, quindi tornò a lavorare.
Blaine, dal
canto suo, tornò a
fissare il terreno in cerca di altro per distrarsi.
“Mmpf”
sentì mugugnare Kurt poco
dopo “Mi manca poco e poi ho finito. C’era un
problema con il motore, credo che
sia stato il caldo.”
Blaine
annuì, mostrando un’
espressione concentrata.
Stava giusto
tornando a cercare
di pensare ad altro, quando Kurt si schiarì la voce per
richiamare la sua
attenzione.
“Ehm,
Blaine?” iniziò insicuro,
guardandosi i piedi “Ti dispiace se- mi tolgo la camicia?
E’ che fa troppo
caldo ed io non riesco più a concentrarmi e-“
“Sì!”
esclamò Blaine entusiasta,
quasi con troppa velocità.
No, senza il
quasi, con troppa
velocità, decisamente.
Maledizione
Blaine, contieniti!
“Ehm,
cioè, volevo dire- va bene,
tranquillo, mi spiace solo che non ci sia dell’
acqua.”
“Oh,
fa niente.” Kurt aspettò
ancora qualche momento, le
guance rosse
che, Blaine sospettava, non lo erano a causa del calore.
“Beh,
quindi io-“
“Sì,
mi sembra-“
Kurt era
estremamente
imbarazzato.
Si era
già spogliato davanti a
Blaine, quel giorno alla cascata, ma ora era diverso, ora stavano
insieme, ora Blaine
era il suo ragazzo.
E questo
aggiungeva nuovi
significati al semplice gesto di sfilarsi un indumento.
Senza
contare che quel giorno
Blaine era addirittura più bello del solito, e la maglietta
evidenziava i suoi
muscoli più del solito.
Concentrati,
Kurt, concentrati.
Lentamente,
portò le mani al
petto, cercando goffamente di sfilare i bottoni dalle asole.
Deglutì
nervosamente e non alzò
lo sguardo fino a che non ebbe finito. Quindi si sfilò
l’ indumento e lo poggiò
sui sedili, indugiando un momento più a lungo nel cercare di
lisciare le
pieghe.
Diamine,
faceva davvero caldo!
Che colpa ne aveva lui? Non stava facendo niente di male!
Quindi
riprese a lavorare senza
osare guardare il ricciolo, che non emetteva rumori da dietro di lui.
Continuò
a lavorare sul motore
ancora per un po’, fino a che non sentì qualcosa
di caldo posarsi sulla sua
schiena.
Si
voltò di scatto, riconoscendo
la mano di Blaine, ed inalò bruscamente quando vide gli
occhi del ragazzo
diventare più scuri.
“Blaine?”
sussurrò, cercando di
non pensare alla vicinanza dei loro corpi, ai loro bacini che si
toccavano, ed
al fiato caldo di Blaine sul suo collo.
In tutta
risposta il ragazzo
avvicinò le labbra alle sue “Sì,
Kurt?” soffiò.
Oh, al
diavolo!
Fu tutto
quello che pensò il
soprano prima di scaraventare, letteralmente, le sue labbra su quelle
di Blaine
e far scivolare la lingua contro la sua.
Sentì
Blaine gemere nella sua
bocca, e si strinse più vicino, intrecciando le mani dietro
ai suoi capelli e
gemendo a sua volta quando sentì le mani di Blaine aprirsi
sulla sua schiena.
“Dio,
Kurt, le cose che mi
fai-“ sussurrò Blaine, muovendo le sue labbra
lungo la mandibola del ragazzo,
succhiando dolcemente il punto sensibile proprio sotto
l’orecchio.
“Mmh”
gemette Kurt
incoerentemente, piegando indietro la testa per lasciare maggior
accesso a
Blaine, che stava ancora lavorando sul suo collo. “Il motore,
Blaine devo-“
“Lascia
stare” lo implorò
Blaine, in tono bisognoso.
“Ma
noi-“
“Ti
prego!”
E la voce
che usò era così bassa
e così roca che Kurt perse tutto l’autocontrollo
che aveva e si abbandonò alle
mani sicure di Blaine.
Cercando,
poi, una sicurezza che
era sicuro di non avere, cercò di stringersi di
più al suo ragazzo, catturando
le sue labbra in un bacio più bisognoso, più
insistente.
Fu
così che si accorse della
situazione, e del fatto che sia lui che Blaine erano decisamente eccitati.
A disagio,
cercò di allontanarsi
dall’altro ragazzo, ma tutto ciò che ottenne fu
una maggiore frizione.
“Ah!
B-blaine-“
“Shh”
rispose il ricciolo “Fidati
di me” e, detto ciò, spinse il suo bacino contro
quello dell’ altro.
E le
sensazioni che Kurt provò
per un gesto del genere erano davvero indescrivibili, e Kurt si
trovò travolto
da un’ ondata di eccitazione che gli mandò un
brivido sulla schiena, e si trovò
a rispondere spingendo a sua volta la sua erezione contro quella di
Blaine.
Nel
frattempo Blaine aveva
ripreso a succhiare sul collo di Kurt.
“A-ancora,
Blaine, Dio!”
E Blaine
continuò,e Kurt si perse
tra le ondate di eccitazione e bisogno, catturando la bocca di Blaine
in un
nuovo bacio, esplorando ogni centimetro del collo di Blaine, sentendo
il
bisogno fisico di stare vicino a Blaine, sempre più vicino.
“B-Blaine”
balbettò Kurt,
sentendo di non poter durare molto più a lungo,
l’autocontrollo che scivolava
via pian piano insieme all’ ultima briciola di
lucidità che aveva mentre il
ricciolo continuava a ruotare il fianchi ed a torturargli la mandibola.
“Lasciati
andare, Kurt, fallo per
me” gli sussurrò Blaine, e quando, con un ultima
spinta, Kurt venne per primo,
il nome di Blaine sulle labbra, Blaine era lì per
sostenerlo, ed il solo
vederlo in quello stato, i capelli sconvolti, un segno rosso sotto la
mandibola, e gli occhi spalancati, fece toccare l’apice anche
a lui, e venne
nei pantaloni, forte come non gli era mai successo.
Si
crogiolarono per qualche
momento appoggiati al cofano del trattore, le gambe che tremavano
troppo ed i
respiri corti l’uno sul collo dell’ altro.
“Wow”
sospirò Kurt posando la
testa sulla spalla di Blaine.
“Già”
concordò l’altro,
baciandogli delicatamente la fronte.
“Mi
sento-“ iniziò Kurt
imbarazzato “Appiccicoso”
“Credo
che sarebbe il caso di
tornare a casa e cambiarsi” suggerì Blaine, un
sorriso sonnolento che gli
compariva sulle labbra “Ma resterei qui per sempre”
“Anch’io”
annuì Kurt contro la
sua spalla. “Ti prego, non muoviamoci”
“Mmh”
acconsentì Blaine,
poggiando la guancia sui capelli del soprano, godendosi la sensazione
di
solletico che gli donavano.
Restarono
così per qualche
minuto, fino a che la scomodità della situazione non si fece
sentire, ed unita
al caldo ed alla sensazione sconfortevole in mezzo ai pantaloni, non
gli fece sentire
lo smodato bisogno di muoversi.
“A
che punto sei col trattore?” Sussurrò
Blaine, baciandogli i capelli.
Kurt gli
sorrise, poi si voltò e
mise a posto un’ ultima cosa.
“Così
dovrebbe andare, credo”
“Perfetto”
Blaine gli prese la
mano e, sorridendo, lo condusse su sedili.
Fu in quel
momento, scorgendosi
nello specchietto del mezzo, che Kurt si accorse dello stato in cui si
trovava,
ed iniziò ad imprecare sottovoce, cercando di pensare ad un
modo per entrare in
casa di nascosto, ed evitare lo sguardo inquisitorio di suo padre.
Quando Kurt
e Blaine si divisero,
con la promessa di sentirsi verso sera, Kurt si fermò
davanti alla soglia della
casetta, concentrandosi sul cercare un modo per non sembrare
così disfatto come
in verità era.
Alzò
il collo della camicia che,
non si sa come, era rimasta pulita, e si mosse sconfortevolmente nei
suoi
pantaloni, cercando di imitare una camminata che sembrasse naturale.
Quindi si
sistemò i capelli e,
con un grande sospiro, aprì la porta preparandosi al peggio,
ma tutto ciò che
lo accolse fu l’oscurità, accompagnata da silenzio.
Kurt si
mosse verso la cucina, e
trovò un post-it lasciato da suo padre che diceva che erano
andati a fare una
passeggiata e che sarebbero tornati verso sera, e, quasi non credendo
alla sua
fortuna, improvvisò una piccola danza della vittoria, poi si
fiondò in doccia,
già pregustandosi il getto dell’ acqua fresca
sulla pelle.
Si
lavò a lungo, prese tempo per
usare tutti i suoi prodotti per i capelli, e per chiudere gli occhi e
rilassarsi sotto il getto morbido della doccia, e subito la sua mente
venne
inondata dalle immagini del pomeriggio, e Kurt si sentì
cedere le gambe e si
sedette sul piatto della doccia, abbracciandosi le ginocchia e
poggiandoci il
mento.
Kurt Hummel
non aveva mai avuto
un ragazzo, aveva dato il suo primo bacio il giorno prima e si era
sentito dire
“ti amo” non tanto meno recentemente.
E di sicuro
non aveva mai avuto contatti,non
riusciva neanche a dire di preciso cosa aveva fatto, come quelli di
quel
pomeriggio con un altro ragazzo.
Ed in quel
momento, lì accucciato
sul piatto della doccia, non riusciva neanche ad esserne imbarazzato
come
avrebbe creduto.
Anzi, doveva
dire che gli era
decisamente piaciuto, e che ora aveva un
motivo in più per sentire la mancanza di Blaine.
Sorrise tra
sé e sé e, dopo
essersi asciugato, si rivestì e si stese sul letto.
Sì,
un sonnellino non avrebbe
potuto che fargli bene.
Si stava
rilassando già da
qualche minuto quando sentì il telefono vibrare accanto al
letto.
Vide un
numero sconosciuto sullo
schermo e, curioso, aprì il messaggio.
Mi manchi
già. –Blaine
Kurt si
lasciò andare in un
sospiro sognante e si affrettò a salvare il numero di Blaine
sul cellulare.
Potrebbe,
dico potrebbe, essere
che anche tu mi manchi. ;) -Kurt
Sorrise tra
sé e sé, aspettando
la risposta del ricciolo.
Antipatico,
potrei non parlarti
più >.< -B
Il soprano
ghignò e, prima di
rendersene conto, aveva già inviato la risposta.
Non mi
importa che tu non mi
parli più, l’importante è che tu agisca,
non so se mi spiego ;) -K
Oh Dio,
ommioddio non so cosa mi
è preso, scusa! Era
totalmente
sconveniente! Cancella il messaggio. -K
Kurt
spalancò gli occhi e si diede uno schiaffo in fonte,
sentendo il calore
crescergli sulle guance.
Da
quando scriveva cose del genere?
Ma non
ebbe il tempo di pensarci che il cellulare aveva ripreso a vibrare con
un nuovo
messaggio.
No
che non lo cancello, Kurt. Sei adorabile, lo sai vero? E non chiedere
più scusa
per questo, è un lato di te che potrebbe anche piacermi ;) -B
Ah,
continui a mancarmi, comunque . Possiamo vederci stasera? -B
Quando
il messaggio gli arrivò, Kurt si sistemò meglio
sul letto e prese a
giocherellare con una ciocca di capelli, un sorriso soddisfatto sulle
labbra.
Decisamente
sì. Idee? -K
La
piattaforma sull’ albero? (Solo se mi prometti che questa
volta non tenterai di
cadere) -B
Non
posso prometterlo, se c’è un bel ragazzo come te
pronto a salvarmi ;) -K
Kurt
iniziava a sentirsi più sicuro di sé, e ormai non
si preoccupava più di
inserire faccine allusive alla fine dei messaggi.
Mmmh,
allora mi terrò pronto a salvare donzelli (Si dice?) in
pericolo. Passo io da
te? -B
No,
non credo si dica e, sì, passa pure, ma sta attento a mio
padre -K
Mmh,
ripensandoci meglio forse non vengo a prenderti :S. Niente donzelli? Va
bene
cavalieri? -B
Kurt
non riuscì a fermare una risata genuina che gli
scappò dalle labbra, e si
affrettò a rispondere.
Se
avessi saputo prima di questo tuo lato da gentiluomo spaurito con la
passione
per i nomignoli medioevali non so se ti avrei baciato, sai? ;) -K
Dai
che ti piace! Passo io dai, non sarà così
terribile, no? -B
Kurt?
–B
Kuurt?
–B
Non
sarà così terribile, VERO? –B
Tranquillo
Blaine, non sa di noi due, sei salvo. E- sì,
decisamente, mi piace. :) –K
E dopo
aver inviato la risposta si stese sul letto preparandosi un discorso
adatto per
spiegare l’intera faccenda a suo padre.
BlueCinnamon
Innanzitutto
chiedo scusa alla
mia amatissima beta, perché non sono
riuscita a contattarla e quindi il
capitolo non è betato. (Mi spiace davvero, ma poi non avrei
più avuto tempo per
pubblicarlo)
Poi chiedo
scusa a tutti voi, vi
ho davvero fatto aspettare troppo, troppo e ancora troppo, ma la mia
partenza
si avvicina e devo fare davvero davvero tante cose, ed il tempo mi sta
sfuggendo di mano.
Mi spiace
davvero.
Altra cosa:
tra poco aggiorno con
un nuovo capitolo di “Parte di me, parte di te” e,
molto probabilmente, di “Profumi
di menta e vaniglia” perché mi sentivo molto in
debito con chi continua a seguire
queste due storie, ed ammetto di aver dato più importanza ad
Old McDonald che
alle altre.
Inoltre
“Parte di me, parte di
te” è entrata nelle più
popolari *.*
E’
un traguardo che non avrei mai
sperato di raggiungere, e ringrazio tutti!
(Mi sono
messa a piangere quando
l’ho scoperto)
Ultimissima
cosa, e lo so che mi
ucciderete: non so quando aggiornerò questa storia.
NON LA
ABBANDONO! Vi prego, non
spaventatevi, non lo farei mai, mi ci sono troppo affezionata, ma, come
detto
in precedenza, me ne parto per un anno a studiare, e dovrò
sistemare un po’ di
cose prima di poter scrivere.
A questo
proposito, dovrei
chiedere una cosa.
Visto che
non ho modo di
contattarvi per dire quando pubblicherò e per comunicare con
voi, pensavo di
creare una pagina Facebook.
Ok, ci
prego, non linciatemi, mi
sento davvero megalomane, non credo di meritarmi una pagina face book,
non sono
ancora un’ autrice brava, ma mi servirebbe davvero
perché non so come farvi
sapere le cose, visto che sarò un po’ saltuaria.
Che ne dite?
Potrebbe essere una
cosa che vi interessa?
Ok, dopo
questa nota chilometrica
passiamo al capitolo.
*si nasconde*
Non sono
capace a scrivere queste
coseee! Santo cielo, mi vergogno un sacco, è il mio primo
tentativo nello
scrivere smut, e mi sento come se faccia davvero, davvero schifo :S
Chiedo perdono.
Per il
resto, Fluff, Fluff, Fluff
da diabete, credo.
Bene, ci
vediamo con il prossimo
capitolo, cari.
Fatemi
sapere cosa ne pensate delle
mie proposte
Un
abbraccione
P.s.
Ma, scusate l’ignoranza,
dopo questo capitolo devo cambiare il rating?
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