Il Dopo Con Voi

di TheCrowTheOwlandTheDove
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** E poi c'è il trasloco ***
Capitolo 2: *** I pensieri di chi vuole cambiare ***
Capitolo 3: *** Lo scorbutico e la squisita torta al cioccolato ***
Capitolo 4: *** Memories about them ***
Capitolo 5: *** The Silence after the Storm ***
Capitolo 6: *** Our first day together ***
Capitolo 7: *** First step: find work ***



Capitolo 1
*** E poi c'è il trasloco ***


Il "Dopo" Con Voi

Cap 1: E poi c'è il trasloco


Pov Giulia
-HO FINITO!!! – urla Rebecca.
Per un attimo ho paura di perdere seriamente l'udito.
- E' ANDATA!!! EVVAI! -
- Su, su, non cantare vittoria così presto – le dico.
Rebecca sbuffa contrariata.
-Ma ti dico che è andata bene! – ribatte lei.
Rido, contenta che dopo tanti anni che ci conosciamo, lei non sia cambiata per nulla.
-Facciamo che ci incontriamo con Ste fra mezz'ora, d'accordo? Al solito posto. – propongo.
- Arrivo!- conferma lei.

Esco da casa in tutta fretta, senza neppure salutare i miei o mia sorella, giusto per la gatta spendo un “Ciao, Cocca”, e, in men che non si dica, mi ritrovo a correre euforica per la strada.
Ce l'abbiamo fatta! Tutte e tre abbiamo fatto la maturità!
Arrivo qualche minuto prima dell'orario stabilito, ma sono già entrambe lì.
Neanche il tempo di salutarla e Rebecca mi salta al collo, sì, proprio lei che odia essere toccata e abbracciata. Ma è troppo felice per farci veramente caso.
-E' fatta, è fatta!- ripete contenta.
- Quindi possiamo trasferirci?- chiede Stefania.
E qui l'euforia si spegne.
Stefania ha centrato il punto dolente. Ci eravamo promesse che una volta che avessimo superato tutte e tre la maturità saremmo andate a vivere insieme, come avevamo sempre sognato.
Il monolocale è già sistemato e ammobiliato, il contratto d'affitto è già firmato. Manca solo che qualcuno lo abiti.
- Io direi di sì - sicuramente sono sempre stata quella più decisa e attaccata a questa idea.
Rebecca sorride. Significa che anche lei è pronta a cambiare vita del tutto.
- E sia! - conclude Ste.
Già, cambiare vita.
Ho aspettato così a lungo questo momento che adesso mi sembra talmente lontano da non essere ancora realizzato.
Non posso dire di trovarmi male a casa mia. Nel senso, non è che abbia problemi familiari o altro di questo genere, ma fin da bambina ho sempre desiderato di essere autonoma, di poter bastare a me stessa, senza dovermi appoggiare a qualcuno.
Questa cosa del vivere da sole, la vedo come una sfida, una scommessa con me stessa. E io ho sempre amato le scommesse.
Non so bene perché anche Rebecca e Stefania abbiamo deciso di assecondare questa mia idea. Ma suppongo che anche loro la vedano più o meno come me.
Ed ora è il momento: fare i bagagli e partire per quella che sarà l'avventura più meravigliosa della mia vita.

Non perdiamo tempo. La prima tappa è a casa mia.
Vedo mia madre sbiancare quando entro con al seguito le mie amiche: lei ha sempre detestato avere ospiti in casa, ma pazienza, ne sarebbe valsa la pena.
Le valigie con l'essenziale sono pronte da mesi, da quando abbiamo versato la caparra per la casa.
Ci carichiamo di borsoni e comprimiamo tutto nel bagagliaio dell'auto di Ste.
Facciamo prima una tappa nel nostro monolocale per scaricare tutto, poi partiamo verso casa di Stefania.
Anche qui ci riempiamo di roba; non sono sicura che ci possa stare tutto, considerando che per tre è un po' piccolo un monolocale.
Finalmente, a pomeriggio inoltrato arriviamo a casa di Rebecca, sfinite per aver fatto due volte avanti e indietro da Milano.
E qui lei ci chiede di poter essere lasciata un momento da sola.



Nota delle tre autrici (e mezzo autore):
Niente da dire per questo primo capitolo, solo che vorremmo ringraziare ghiunque sia giutno fino a qui, e che ci terremmo molto se ci voleste dire la vostra opinione.
E' la prima fan fiction che scriviamo a sei mani (più una), e vorremmo sapere se la cosa può stare in piedi, secondo voi ^^

 Special Thanks!:
Un grazie a Mattia, che ci ha prestato la sua figura, e ci sta revisionando il tutto! Grazie, Tia!


Alla prossima,
Sempre vostre,
The Crow (Dream Moan)
The Owl (_Haru_chan_)
The Dove (Sophie88)

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Capitolo 2
*** I pensieri di chi vuole cambiare ***


Il "Dopo" Con Voi

Cap 2: I pensieri di chi vuole cambiare


Pov Rebecca

Finalmente sola! Ho passato tutto il giorno con Ste e Giuly (non che la cosa mi abbia dato fastidio) ed ora ho assolutamente bisogno di pace.
Sono fatta così: timida, riservata e schiva. La gente mi crede ostile, quasi tenebrosa, ma la verità è che nessuno ha mai avuto voglia di conoscermi davvero... Moltissime persone che credevo amiche mi hanno lasciata sola appena se ne è presentata l'occasione, per questo mi fido quasi solo di me stessa.

Giulia e Stefania invece, sono state tenaci e hanno visto sotto la mia corazza, fino a capirmi più di quanto mi capisca io; ciò nonostante ho ancora bisogno di stare sola a “litigare” con i miei pensieri, le mie paure, le mie indecisioni. E' il mio modo di fare ordine nella mia vita: accendo la musica di sottofondo e faccio ciò che devo fare.
Mi richiudo la porta alle spalle dopo aver spiegato ai miei il cambio di programma per la serata, raccatto la mia unica valigia e la riempio con i pochi abiti meritevoli di entrare a far parte della mia nuova vita.
Nuova vita.
Ma chi mi assicura che tutto questo mi porterà alla realizzazione delle mie ambizioni?
Chi mi assicura che puntando in alto non cadrò miseramente? Che cadendo dall'alto non mi farò ancora più male? Il mio sogno è diventare medico nella sezione anestesia/rianimazione, ma le incognite di questa fase della vita mi spaventano, mi terrorizzano...
Non è il momento di pensare a questo, devo essere veloce: mi aspettano al monolocale.
Magari Stefy si prodigherà a cucinare per noi, durante questa prima cena... forse anche nelle prossime, se non sarà a lavorare per il suo misero stipendio che basterà a pagare la sua parte di affitto e una parte delle spese extra.
Ricordo ancora quando a tredici anni Giulia ci proponeva scherzando di condividere tutte insieme un monolocale... Lo volevo, lo voglio ancora...
Voglio stare solo alle mie regole, dimostrare a tutti che non ho bisogno di altri che me stessa per vivere e non voglio pesare all'infinito sui miei, sentendomi una fallita.




Ho finito di preparare i miei bagagli che noto adesso essere una quantità esigua, rispetto a quelli di Stefania e Giulia, che sembravano essersi portate dietro l'intera abitazione, ma va bene anche così. Chiamo Ste, perchè sappia che mi deve venire a prendere.
Lei è una ragazza meravigliosa: allegra, determinata e sensibile. Ha frequentato l'istituto alberghiero ed è stata la prima a completare gli studi; ora lavora come cuoca in attesa di riuscire a costruirsi un'attività in proprio.
Giuly vuole frequentare l'università, per divenire insegnante. E' una ragazza creativa, affettuosa e anticonformista, è una voce fuori dal coro in ogni campo e l'ammiro anche per questo.

E' passata molto più di mezz'ora, forse le altre hanno trovato traffico, ma ora sono arrivate. Le vedo in strada, mentre mi fanno cenno di uscire di casa. Ora non sono più molto convinta di quello che faccio: lasciare casa, a questa età...
Ma che sciocchezze! Ormai è tutto deciso, tutto pronto, aspetta solo me!
-Ciao! Ce ne avete messo di tempo!- dico per salutarle, fingendomi seccata per l'attesa.
-Ma zitta! Sali e andiamo... ci abbiamo messo pochissimo... c'era un incidente e si andava talmente lenti che sembrava che un orso si fosse seduto in mezzo alla tangenziale!- ribatte Giulia, reggendomi il gioco di finte arrabbiature.
Ridacchio e mi appisolo sul sedile posteriore, pronta ad affrontare questa sfida con tutto l'entusiasmo e la determinazione che ho.
Il monolocale è a Milano, non troppo lontano né dalle università, né dalle opportunità lavorative di Stefania; appartiene ad un signore piuttosto ricco, padre di un nostro vecchio compagno di classe, per nulla simpatico, tra l'altro... Il peggio è che sarà proprio il nostro vecchio “amico” ad occuparsi di controllare i nostri pagamenti.
Va be, l'importante è che abbia affittato la casa a delle squinternate come noi e speriamo in un po' di pietà da parte sua.
Ma, forse, Mattia è cambiato?



Note delle tre autrici (e mezzo autore):
Ed ecco qui i Pensieri di Rebecca (la finta solitaria per accellenza)
Un grazie enorme a
AshleyStoryline, a cui dobbiamo anche chiedere sucsa per non aver letto la sua storia, ma il fatto è che siamo minorenni, e la storia è a raiting Rosso, quindi... Ti chiediamo scusa ^^
Comunicazione di servizio (è Il Gufo (= _Haru_chan_) che parla):
Da oggi (26/06/2012) è esattamente un anno che vi assillo con la mia eterna e costante presenza sul sito! Ho portato i pasticcini per festeggiare! XD

 Special Thanks!
Un grazie a Mattia, che continua a darci una mano!
Un grazie a AshleyStoryline che ha recensito e ha aggiunto la storia fra le seguite!
Un grazie alla mamma della Colomba che ci ha dato una mano con il quinto capitolo!

Sempre vostre,
The Crow (
Dream Moan)
The Owl (
_Haru_chan_)
The Dove (
Sophie 88)

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Capitolo 3
*** Lo scorbutico e la squisita torta al cioccolato ***


Il "dopo" con Voi
Cap 3: Lo Scorbutico e la squisita torta al cioccolato

 


Pov Stefania
Finalmente siamo arrivate al monolocale e non posso raccontare del casino per disfare valigie e scatoloni.
Fatto sta che arriva l'ora di cena e ci siamo dimenticate di fare la spesa. Così io devo improvvisare dal nulla una cena per tre persone. Durante gli anni di istituto alberghiero ho imparato a cucinare di tutto ma questa volta non posso fare proprio nulla, ed allora ordiniamo una pizza.
Alla sera siamo sedute sul divano a ripensare alle nostre numerose avventure di quando, alle scuole medie, eravamo tutte insieme nella stessa scuola, e durante gli intervalli passeggiavamo per i corridoi cantando le nostre canzoni preferite, e i compagni ci guardavano storto.
O di quando Rebecca prendeva e cominciava a correre dappertutto come fosse una pazza, e io e Giulia cominciavamo a ridere.
Oppure di quando discutevamo, urlando come tre forsennate, su quale fosse il migliore fra i nostri personaggi preferiti di qualche anime.
Sono tutti ricordi che custodisco gelosamente, come fossero il mio tesoro, e so che anche loro due fanno lo stesso.

Finalmente è arrivata la pizza, e ci sediamo per terra, sembra quasi una rimpatriata dei vecchi tempi; noi tre a parlare del più e del meno, a ridere e a scherzare, e di colpo tutti i nostri problemi, lo studio, il lavoro e l'affitto, sembrano uscire da questa stanza per andare a riposare altrove.
Rimaniamo, così, in questo idilliaco contesto, finché il suono stridulo del campanello non ci interrompe.
Accorro, per aprire la porta. Non aspettavamo ospiti, sono decisamente sorpresa :- ...Mattia... Maroni Mattia!... -
Tre parole, tre semplici parole e vedo Giuly e Reby scattare in piedi, quasi in posizione di difesa, pronte ad attaccare l'indesiderato ospite al minimo segno di ostilità.
-Buonasera a tutte- dice lui con un sorrisetto sghembo e ironico sulla faccia.
-Buonasera anche te - risponde Giulia fra i denti con l'aria di una che vuole che l'ospite se ne vada al più presto, mentre Rebecca quasi gli ringhia addosso, come se si fosse completamente scordata che questo ragazzo può raccomandare al padre di non rinnovarci il contratto d'affitto, una volta giunto al termine. E a noi serve questo contratto. Assolutamente.
- Sono qui unicamente per ricordarvi che entro due settimane dovrete pagare la prima rata d'affitto.-
Giulia è pronta a suonargliele, ma io la blocco - Giuly, dai, siamo in luogo pubblico... la porta è aperta e lui è sull'uscio... - - Non me ne frega niente! Lui non ci parla così! Io lo meno! -. Ha almeno il buon gusto di bisbigliare.
- Ehm...vuoi per caso un bicchiere d'acqua? - Smorza così la tensione Reby, cercando un bicchiere fra gli scatoloni e porgendolo vuoto al ragazzo schifato. Lei sfoggia un sorriso nervoso e tirato, speranzosa nella ritirata del vecchio amico.
- E' polvere quella sul fondo del bicchiere? - chiede lui, osservando scettico Rebecca e quello che gli porge.
A questo punto noto che anche Rebecca lo picchierebbe volentieri, e mi affretto ad intervenire per calmare le acque.
- Scusaci, ma non abbiamo ancora avuto il tempo di svuotare tutto e pulire un po' - cerco di giustificare l'inconveniente.
Mattia si volta e se ne va, sghignazzando, verso l'ultimo piano; quello dotato di terrazzo.
Appena la porta si chiude dietro di lui, tutte e tre, quasi ci fossimo messe d'accordo, schizziamo in avanti, dove poco prima stava Mattia, e prendiamo a urlare epiteti molto poco educati e assai coloriti.
- Viscido Bastardo! - Sento che urla Giulia, mentre Rebecca grida qualcosa che assomiglia molto ad un "Sei un grandissimo, immane Pirla!".
Non riesco a trattenermi, e urlo anche io. Lo odio, lo odio con tutta me stessa. Lo odio perché è cambiato, lo odio perché ci sta facendo tutto questo gratuitamente. Lo odio semplicemente perché è lui.
Intanto abbiamo accompagnato i nostri urli con dello sventolio di diti medi e una vasta gamma di altri gestacci.
Dopo un po, sentiamo dei passi provenire da oltre la porta.
Per un attimo la paura mi assale, che cavolo vuole ancora, quello lì, da noi?
Mi fiondo ad aprire, mentre in gola sento salirmi un "Che cazzo vuoi, ancora?!".
Appena aperta la porta, mi immobilizzo, e con la coda dell'occhio vedo che anche Giulia e Rebecca si sono bloccate, ferme come statue di marmo.
Una vecchietta ci fissa spaesata dall'uscio. In mano regge quella che sembrerebbe una torta al cioccolato, dall'aspetto decisamente invitante.
Per un attimo rimaniamo tutte e tre immobili, per paura di aver appena causato uno shock alla signora.
La malcapitata però, contro ogni previsione, si mette a ridere.
- Non preoccupatevi - ci dice, gioviale - anche a me a volte verrebbe voglia di farlo. Quel ragazzo ha dimenticato cos'è l'educazione! -
Avrei voglia di abbracciarla. Ho bisogno che qualcuno che abbia un po' di esperienza mi stia vicino. Ho bisogno di una guida, che però mi sia anche amica. Una nonna.
-Vi ho portato questa!- continua la signora -Appena ho saputo che tre povere stelline sarebbero capitate in questo postaccio, ho pensato che ci sarebbe stato bisogno di qualcosa di dolce per rendere meno traumatico il vostro arrivo -.
E, detto questo, ci porge la torta.
Forse, in fondo, c'è ancora qualcosa di buono, in tutto questo.
Dopo aver gustato la torta, la signora Sara si offre di farci visitare il resto del palazzo.
C'è un piccolo giardinetto sul retro, un piccolo fazzoletto di terra incolta senza fiori. Un po' mi fa pena.
Poi troviamo l'aula computer (ma dove si è mai visto un condominio con l'aula computer? Non possiamo neppure avere una connessione nostra ad Internet!) e la piccola lavanderia, con quattro lavatrici e un'asciugatrice, indispensabile, dato che il monolocale è troppo piccolo per stendere in casa, e sul minuscolo balconcino lo stendino non ci sta nemmeno a pagarlo oro.
Dopo averla ringraziata, e averle augurato la buona notte, decidiamo di andare a dormire.
Spostiamo il tavolo (ne avevamo scelto uno pieghevole apposta) per fare spazio ai letti, e finalmente proviamo il nostro nuovissimo divano-letto a tre posti, che poi sarebbero due più un cassetto con un materasso, ma ci accontentiamo.
La sistemazione è un pochino scomoda, dato che io e Stefania siamo costrette a dormire insieme senza quasi poterci rigirare nel sonno, e Rebecca sta più in basso rispetto a noi; domani i posti cambieranno: abbiamo optato per una rotazione dei posti, in modo che tutti abbiano la stessa possibilità di stare un po' più comodi.
Non che tutto questo sia comodo, ovvio.




Note delle tre autrici (più mezzo autore e altra mezza autrice):
Allora, eccoci qui con il terzo capitolo! Beni più lungo dei precedenti, tra l'altro!
Qui fanno la loro comparsa due grandi personaggi! La vecchia e la torta! Ah, no, scusate, Mattia e la vecchia.
AVVISO ALLA GENTILE CLIENTELA:
Dopo una non tanto piacevole sorpresa da parte della gentilissima Ashley01, preghiamo chiunque non sia interessato alla storia, ma solo a farsi pubblicità, di non recensire. Grazie ^^

Special Thanks!
Grazie a Mattia che ci aiuta, e alla madre della colomba per aver scritto il quinto capitolo!
Grazie a
Maria_99_perché ha recensito e messo la storia fra le seguite,
Grazie a
Julys per aver inserito la storia fra le seguite!
Grazie a te, che stai leggendo.

Alla prossima volta!
Sempre vostre,
The Crow (Dream Moan)
The Owl (_Haru_chan_)
The Dove (Sophie 88)

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Capitolo 4
*** Memories about them ***


Il "dopo" con Voi
Cap 4:  Memories about Them



Pov Mattia
Dopo l’incontro con Stefania, Giulia e Rebecca torno nel mio monolocale, che sta sopra il loro ed è l’unico ad avere la terrazza.
Entro e lo guardo schifato.
-Devo cambiare assolutamente il colore di questo “buco”- mi appunto mentalmente, guardando le pareti con disappunto – Giallo… Che schifo di parete!-
Mi siedo sul mio gigante divano in vera pelle e ascolto il silenzio: è l’unica cosa bella del monolocale. Quello che gli altri chiamano "essere solo", per me non è altro che una fantastica opportunità di stare in pace.
Ho vent’anni e vivo da solo da quando, due anni prima, mio padre mi ha detto: - Ora che sei maggiorenne, puoi anche andartene di casa. Lo sappiamo entrambi che sei di troppo qui, quindi vattene, prenditi un anticipo sull'eredità, trovati una casa e un lavoro-
Casa trovata, lavoro no.
Decido di guardarmi qualche TG sul meraviglioso maxi-schermo da duecento pollici regalatomi dalla mia ultima fidanzata, perciò tasto il divano per cercare il telecomando, ma non c’è.
Cerco nel lavandino e nel cestino, nel WC del bagno e sotto il mio letto con materasso ad acqua, ma niente.
-Maledizione!- dico – Dove l’avrà messo la mia cameriera?-
Ritorno al centro del salotto e giro su me stesso per cercarlo meglio, ma ancora nessuna traccia dell'oggetto delle mie ricerche.
Decido allora di andare vicino alla libreria, un’altra cosa che rende un po' più felice la mia vita nel monolocale.
Do uno sguardo veloce e noto un libro pieno di polvere, che non tocco da tempo.
Lo sfilo e, ironia della sorte,  il telecomando cade per terra, rompendosi.
Ma non mi importa più del telecomando, perché quel libro… Beh, mi ha dato una sensazione strana allo stomaco.
Mi siedo sul divano, soffio via la polvere e leggo ciò che c’è scritto: “L'album dei nostri ricordi felici” con le firme di Stefania, Giulia e Rebecca.
Apro l’album e trovo una dedica, con scritto: “Al nostro migliore amico Mattia, che è riuscito a vedere la bellezza in noi a differenza di tutti gli altri. Speriamo che questi ricordi per noi felici siano in grado di farti volare, e farti provare gioia e serenità anche nelle situazioni più buie”.
Lo guardo schifato, mentre sfoglio l’album e guardo le foto; ci sono tutte, dalla prima all’ultima: Rebecca Tognon, Stefania Rampoldi, e Giulia Gagliazzo.
Penso a quando mi avessero regalato il libro e, finalmente, ricordo: alla festa di licenzia media, quando ci eravamo trovati a casa della Stefy per festeggiare la promozione alle superiori.
-Questo è un regalo per te- mi dissero- per ricordarti di noi quando saremo lontani e noi avremo un monolocale da condividere. Perché noi non ci dimenticheremo di te! Mai!-
Eh già, loro avevano già l’idea di vivere qui.
In quel momento piansi, e mi promisi che non mi sarei mai dimenticato di loro, mai.
Ma mi sbagliavo, perché i soldi e il potere cambiano radicalmente le persone.
Lo provai quando, una settimana dopo, mio padre entrò nella mia camera e mi disse:- Mattia, siamo ricchi! Ho vinto alla schedina! Ho già comprato una villa! Ce ne andiamo!-
Non le rividi più, impegnato com'ero a fare una bella vita e a spendere parte dei soldi che avevamo guadagnato.
Ogni tanto chiedevo loro notizie, ma sapevo solo che non avevano smesso di frequentare le scuole che avevano scelto, nè di credere nei loro sogni.
Grazie alla fortuna che avevamo vinto, mio padre potè metter su un'azienda, e continuammo ad arricchirci sempre più.
Qualche anno dopo mia madre morì d’infarto ed io cambiai radicalmente: diventai cinico, con un cuore di pietra e, ovviamente, mi dimenticai totalmente di loro, fino a quando, a diciannove anni, comprai il condominio e scelsi per me il monolocale migliore.
Qualche giorno dopo, tre ragazze vennero a visitarlo.
Chiesi alla mia fedele segretaria come si chiamassero, e se fossero interessate ad un solo monolocale o ad uno a testa.
Quando sentii i loro nomi e la loro idea, mi fermai, perché mi ricordavano qualcuno.
Quando mi venne alla mente tutto, corsi da loro, che stavano ammirando l'appartamento più grande dopo il mio, urlai i loro nomi e cognomi e loro, sorprese, risposero:- Si, siamo noi-
Poi Stefania mi guardò meglio e…
-Mattia! Tu sei Mattia!-
Da quel momento divennero fredde con me: avevano capito che le avevo dimenticate.
In fondo, come biasimarle? Ci eravamo fatti tante promesse, e io non ne avevo mantenuta nemmeno una.
Decisi che non avrei riallacciato i rapporti, che ormai quelle tre ragazze facevano parte di un passato in cui non sarei mai potuto tornare, e diedi loro il monolocale peggiore. Quello che sembrava una cantina.
Un rumore assordante mi fa ritornare in me.
Chiudo di scatto il libro di scatto, meditando silenziosamente di bruciarlo e dimenticarmi della sua esistenza, e ascolto bene.
Le tre mie vecchie amiche stanno ascoltando "Wish I Had an Angel" dei Nightiwish a tutto volume.
Non possono divertirsi. Non devono divertirsi.
Mi alzo e l’album cade con un gran baccano, prendo il libretto dove segno tutte le spese che loro tre avrebbero dovuto pagare e scendo da loro.
La musica era a tutto volume e, sebbene busso da cinque minuti, nessuno mi risponde, perciò faccio ciò che mi rimane da fare: sfondare la porta.
Prendo la rincorsa e, dopo un bel po' di tentativi andati a vuoto, riesco finalmente a rompere la serratura (che ingenue! Avevano dato una sola mano, per chiudere) e ad entrare.
Alzo la testa e vedo una Giulia indispettita spegnere la radio, probabilmente aveva scelto lei la canzone, dato che era del suo gruppo preferito, mentre Stefania, digrignando i denti, mi chiede: -E tu cosa ci fai qui?-
Mi ricompongo, mi tolgo la polvere dai vestiti, prendo il libretto e dico:
-E’ assolutamente vietato ascoltare musica di sera a tutto volume, quindi dovete pagarmi 100€ entro il mese prossimo- e mentre parlo scrivo tutto nel mio libretto.
-E’ ingiusto!- mi risponde Rebecca –nel contratto questo  regolamento non esiste!-
-Ma il monolocale è mio- rispondo sghignazzando- e, fino a prova contraria, il regolamento lo cambio a mio piacimento-
Rebecca prova a ribattere, ma Giulia è più veloce: -Siamo solo noi in questo condominio, e una simpatica signora a cui sicuramente non diamo fastidio! -
-No- rido, divertito dalle loro espressioni furiose –Ci sono anch’io, e questo vuol dire che mi dovete 100€. Entro domani, se vi sento ribattere ancora una volta!- aggiungo.
Mi buttano fuori urlando e io risalgo a “casa”.
Al secondo piano, vedo la signora Sara, sull'uscio della porta, che scuote il capo con fare di rimprovero. "Non dovevi farlo Mattia. Sai che non se lo meritano. Forse le invidi?" sembra che mi stia dicendo. Senza degnarla di uno sguardo, salgo le scale.
Decido di andare a letto, ma capisco che la mia serata non è ancora finita quando l’avvocato di mio padre mi chiama al cellulare e mi dice: -Vieni presto. Tuo padre è all’ospedale! Ha avuto un grave incidente automobilistico in autostrada ed è in gravissime condizioni!-
Spaventato prendo le chiavi della mia Audi, esco in strada ed entro in auto.
Parto a tutto gas e in dieci minuti arrivo a destinazione.
Entro nell’ospedale, chiedo dov'è mio padre e salgo le scale facendo quattro scalini alla volta.
Arrivo davanti alla stanza e provo ad entrare, ma i medici mi dicono: -Ci dispiace ma non può entrare.-
-E’ MIO PADRE!- urlo, quasi piangendo - DEVO VEDERLO-
Spingo tutti via ed entro.
Mi siedo sul letto e scoppio a piangere.
Lui mi guarda e mi dice: -Ciao, Mattia-
Lo saluto anche io, e iniziamo a parlare come non parlavamo più dalla morte di mamma.
Ad un certo punto mi dice: -Sto per morire, Mattia, e questo lo sappiamo entrambi. Voglio che tutti i miei averi vadano a te, e che ti compri una casa nuova, non quello schifo di monolocale-
E questo è l’ultima cosa che mi dice prima che il suo cuore smetta di battere.
-UN MEDICO, PRESTO!- urlo, disperato. So che non è possibile, ma per la prima volta in vita mia voglio lottare, mettere tutto me stesso per una causa che per una volta è buona.
Come un forsennato esco dalla stanza, e corro per l'ospedale chimando disperatamente un medico. Che vengano a salvare mio padre! E' tutto ciò che mi è rimasto!
Rimango lì tutta la notte, e quando, dopo una notte passata a cercare di rianimarlo in tutti i modi, i medici mi danno la conferma del decesso, corro disperato a casa.
Orfano a soli vent’anni…  No. C'è ancora una persona che può aiutarmi. Mio zio: Angelo Maroni.
Non perdo tempo: lo chiamo subito.



Note delle tre autrici (Più mezzo autore e mezza autrice):
Aggiornamento in tempo record, questa volta! Purtroppo domani uno dei membri del trio parte, e chissà quando la rivedremo (ok, in realtà sappiamo la data, ma quattordici giorni sono comunque TROPPI).
Ad ogni modo, ci sono un po' di capitoli già scritti, non dovremmo mancarvi molto, sempre che qualcuno ci consideri,
ovvio.

Special Thanks!
Grazie a Mattia, che ci aiuta, e alla madre della Colomba per lo stesso motivo!
Grazie alla famiglia del Corvo per ospitare il Gufo e permetterci di scrivere!
Grazie a Maria_99_ che non manca un aggiornamento!
Grazie a noi, perché stiamo riuscendo a mettere "su carta" un'idea che avevamo da tempo!
Ah, una cosa ancora: ABBIAMO FAME DI RECENSIONI.
Sempre vostre:
The Crow (Dream Moan)
The Owl (_Haru_chan_)
The Dove (Sophie 88)

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Capitolo 5
*** The Silence after the Storm ***


Il "Dopo" con voi
Cap 5: The Silence after the Storm

Pov Anna
-Allora!! … Si può sentire il telegiornale in questa casa o devo andare dal vicino a scoprire a quanto è arrivato lo spread??-
In casa Lavezzari sembra non essere cambiato nulla nonostante la partenza della figlia maggiore che finalmente aveva deciso di andarsene di casa. Il piccolo nano malefico continua ad impadronirsi del televisore e sembra non curarsi degli affari di famiglia, anzi sembra non essersi ancora accorto che la sorella da oggi non abiterà più tra quelle mura.
-Quante volte ho detto che non deve volare una mosca in questa casa quando in televisione danno le notizie sull’andamento delle borse? Il codice “nikkey e dow jones” prima di tutto!!- sbraita per la cucina papà Ivano, sempre più sull’orlo della pazzia tanto da sentirsi ogni giorno di più il vecchio “Paperon de Paperoni” di Dickens, date le sue origini brianzole.
Non parliamo del figlioletto, abbastanza grandicello per seguire le orme del padre nella conduzione dell’ufficio e che la cronaca ha portato alla ribalta negli scorsi mesi per esser riuscito ad “arruffianarsi” tutte le persone di potere tanto da ottenere un diploma “ad onorem” .
Io invece non mi sono più ripresa dopo la scomparsa prematura dei cari amici con i quali avevo condiviso molti anni di vita, di esperienze e consolazioni ricevute dalla figlia ormai quasi ventenne. Non passa giorno che rievochi alla memoria vecchi ricordi del nido e dell'asilo di Stefania, Giulia e Mattia oppure della scuola elementare e media dove l’amicizia dei tre si è allargata con Rebecca, alle prime avventure delle colonie, ai primi veri momenti in cui i ragazzi se ne sarebbero andati dal nido di casa.
-Ma piangere non serve a nessuno!! – mi dissi quel giorno– Guardiamo il lato positivo della cosa…. Niente Stefania: meno cose da lavare, meno disordine per casa e soprattutto un gran risparmio in termini di cibo!!–
Si, infatti, correva voce che la smania di ricerca di cibo della figlia avesse negli ultimi anni logorato l’anta del frigorifero e dei mobili della dispensa, che puntualmente, ogni giorno venivano “ripuliti” da Stefania.
Di certo di una cosa eravamo contenti Ivano ed io, un monolocale per tre era la cosa migliore per quelle ragazze, soprattutto in merito al risparmio economico che ne sarebbe derivato: basta telefonate a fiume, basta sms, basta e-mail… da oggi si potevano parlare tutte le sere senza rendere conto a nessuno dei loro discorsi e finalmente il bagno era libero a tutte le ore senza dover aspettare che Stefania finisca la conversazione telefonica; un aspetto questo di cui non si è mai capito l'utilità, visto e considerato che non è neppure il luogo più fresco o più caldo della casa a seconda della stagione. Per non contare poi del fatto che vicino a loro vive anche il caro Mattia: un ragazzo a modo che sembra non avere “stramberie” per la testa; proprio un bel ragazzo, di quelli di cui ti puoi fidare.

– Meno male che anche lui abita lì vicino, sai con quello che si sente al telegiornale (quando si riesce a sentire una notizia di cronaca), non si può stare mai tranquilli! Si, è vero che non sono ragazze nate per stare sotto una campana di vetro, anche se adesso avremmo difficoltà a trovarne una trimatrimoniale che possa ospitarle tutte insieme, ma sapere che vicino a loro c’è sempre un amico pronto ad aiutarle ci fa restare più tranquilli. -  ...  - Si, ormai dovrebbero essere arrivate alla nuova casa, ma non abbiamo ancora ricevuto notizie. -  …  - Certo, ti faremo sapere qualcosa non appena si faranno sentire; stai tranquillo in fondo sono tutti bravi ragazzi… e sicuramente domenica gli faremo una sorpresa quando ci presenteremo a casa loro, così potremo constatare con mano quanto sono cresciute!! -  …  - Ah, mi dimenticavo di dirti che oggi sono stata a portare i fiori al cimitero ai nostri amici passati a miglior vita, e dal fiorista ho visto un bouquet niente male che ho pensato di recapitare a casa di Mattia. -  …  - E già, lo sai come sono i ragazzi del giorno d’oggi, a certe galanterie dei tuoi tempi ora non ci pensa più nessuno, e così, senza più nessuno che lo possa indirizzare, ho pensato bene di agevolarlo recapitandogli quei fiori, così potrà accogliere le ragazze come si conviene a un ragazzo come lui, sempre impettito nella sua giacca e cravatta, mai con un capello fuori posto e dai modi così gentili… santa donna la mamma che gli ha insegnato queste buone maniere!.-  …  - Si, sul bigliettino ho scritto:

“Mattia, non ero sicura che avessi trovato il tempo per fermarti dal fiorista e così ci ho pensato io! Spero tu non ti offenda e sono certa che NON AVRAI IL CORAGGIO DI CONTRADDIRMI proprio come avresti fatto con la mamma.
Anna”
-  …  - Si, si, ora devo andare, ti saluto-.
Ripongo il telefono sulla mensola vicino alla porta di ingresso.
Era stata una telefonata necessaria a tranquillizzare il vecchio nonno di Stefania che ancora non gradiva la decisione di lasciar andare tre ragazze così giovani a vivere sole in una città come Milano.
Con ansia di ricevere notizie dalle ragazze, mi reco in cucina e finalmente ritorno in possesso delle mie pentole, e dopo tanto tempo posso tornare a cucinare.
Ma credo che qualcosa serpeggi nell’aria, e non nascondo di essere un po' preoccupata.

Note delle tre autrici (più mezzo autore e mezza autrice):
Ci scusiamo per il clamoroso ritardo, ma tutti i capitoli erano salvati sul computer di _Haru_chan_, che per un po' non ha potutoi usarlo.
Precisiamo che questo capitolo non è nostro, ma di Anna, la mamma della Colomba, che ringraziamo tantissimo!

 Special Thanks!
Un grazie a Mattia e Anna, che ci aiutano tanto!
Grazie a Maria_99_, che recensisce e segue!
Grazie a Julys e a REM 7, che hanno inserito la storia fra le seguite! (REM 7 anche fra le preferite. Ti adoriamo!)

Speriamo che vogliate dirci la vostra opinione con una recensione!
Sempre vostre,
The Crow (Dream Moan)
The Owl (_Haru_chan_)
The Dove (Sophie 88)

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Capitolo 6
*** Our first day together ***


Il "Dopo" con Voi
Cap. 6: Our first day together


Pov Giulia
Alle sette precise, sento un cospicuo peso schiacciarmi sul materasso.
-Chi cacchio è?- rantolo, famosa per il buon umore mattutino che mi distingue.
-Rebecca Alessia Tognon, mia cara, e tu sei in ritardo con la tabella di marcia!- mi risponde una voce squillante e decisamente fastidiosa.
-Sveglia prima Stefania- borbotto.
-Eri più vicina tu- ribatte lei, ma poi si sposta addosso a Stefania.
Solo ora mi accorgo che tiene in mano uno spruzzino ad acqua.
-Steee! E' ora di alzarsi!- cinguetta Rebecca, con la voce di un angelo.
Stefania grugnisce qualcosa da sotto le coperte, qualcosa che somiglia molto ad un suggerimento su dove Rebecca dovrebbe mettere la sua odiosa mania di svegliarsi presto.
-Non mi lasciate scelta, a quanto pare- Rebecca sembra affranta, ma in realtà è falsa come una banconota da nove euro.
Con calibrata lentezza alza la mano in cui impugna la sua arma, e comincia a spruzzarci di acqua. Gelida acqua.
-Va bene, mi alzo, mi alzo!- e così, sputacchiando acqua in giro, io e Stefania ci arrendiamo, e lasciamo il nostro comodo letto per cominciare una nuova giornata.

Per prima cosa, stiliamo la lista delle mansioni che ognuna di noi dovrà assolvere.

Giulia:
_ Cucinare quotidianamente;
_ Fare la spesa;
_ Amministrare le finanze e i pagamenti.

Rebecca:
_ Lavare i piatti;
_ Lavare e stirare i panni;
_ Occuparsi del pesciolino rosso che non abbiamo avuto cuore di lasciare in negozio.

Stefania:
_ Cucinare nelle occasioni importanti;
_ Pulire la casa;
_ Sgraffignare i dolci invenduti dal suo bar e prepararli in occasione di feste o di cene con amici.

Appendiamo la lista alla porta del piccolo bagno, e ci avviamo al bar di Stefy per fare colazione.
Ormai ci conoscono tutti, al "7 days to the Wolves", e come di consueto ci salutano gioviali.
Matteo e Salvatore ci salutano da dietro la cassa, mentre fanno cenno a Ste di muoversi ad iniziare il turno.
Mentre lei si cambia per mettersi la divisa da cameriera, io e Rebecca ci accomodiamo ad un tavolino, aspettando la nostra solita ordinazione: un caffè, un mocaccino e brioches con Nutella.
E' Stefania a servirci la colazione, sorridendo.
-Non smetteremo mai di dirtelo, ma sei adorabile vestita da cameriera- dice Rebecca al mio fianco, facendomi ridacchiare, perché a Stefy quella divisa proprio non piace. Infatti, prima di sparire nella cucina, ci fa gesto di smetterla di blaterare.
-Allora- inzio io, gustando il mio mocaccino e ringraziando mentalmente il genio che lo ha pensato -Stamattina si va per lavoro, giusto?-
Rebecca annuisce, guardando famelica le brioches, e selezionando accuratamente la più grande.
-Spero di non rimanere disoccupata a vita-
-Se così dovesse essere, sappi che nessuno pagherà per te l'affitto, e ti sfratteremo- la prendo in giro, ridacchiando. Lei fa finta di offendersi e mi mostra la lingua.
Finiamo la nostra colazione, e ci avviamo verso la cassa per pagare ma, come al solito, sia Matteo che Salvatore si sbracciano per impedircelo. D'altronde, mi devono un grosso favore, quei due. Già, perché è solo grazie a me se sono riusciti a dichiararsi l'uno all'atro e ora non solo sono felicemente fidanzati, ma convivono pure.
In realtà, tutto era cominciato fra me e Stefania, quando le avevo detto che secondo me quei due si piacevano. Lei mi aveva detto che dovevo smetterla di vedere amore eterno fra tutti, ma io non avevo rinunciato. Me li ero fatti amici, e, alla fine, ero riuscita nel mio intento.
-D'accordo, niente denaro- dico, ridendo -Ma stasera venite a cena da noi! Ci siamo trasferite ieri nel palazzo vicino alla stazione, avete presente? Quello rosa pesca-
Rebecca fa una faccia insofferente, vicino a me, perché le dà fastidio cenare con altra gente, ma non mi importa molto, per una sera, può anche sopportare.
-Come vuoi, a che ora ci troviamo?- chiede Matteo.
-Sette e mezza, e, soprattutto tu, Salvatore, puntuali- rispondo, prima di salutare loro e Stefania, e uscire con Rebecca.
Andiamo a fare velocemente la spesa, giusto per riempire un po' il frigorifero, e portiamo tutto a casa.
-La signora Sara mi aveva chiesto di prenderle il pane- avviso Rebecca -Se mi aspetti un attimo, glielo porto e poi andiamo-.
-Vengo anch'io, così la saluto- dice lei, e mi segue su per le scale.
L'anziana signora ci accoglie sorridente, invitandoci ad entrare.
-Avete programmi per oggi?- ci chiede dopo un po'.
-Adesso dovremmo andare a cercarmi un lavoro- risponde Rebecca.
Gli occhi della donna si illuminano.
-Dimmi, ti va bene qualsiasi tipo di lavoro?- domanda.
-Purché sia pagato...-
-Fantastico!- la signora Sara sembra veramente felice -Vedi, io e mia nipote, ha più o meno la tua età, gestiamo un negozio, qui vicino, e, beh... gli affari non vanno molto bene, e sono un po' di giorni che pensavamo di assumere qualcuno per darci una mano ad attirare clientela. Te la sentiresti di accettare il posto?-
Rebecca la guarda basita: sicuramente non si aspettava una tale fortuna! -Vuole scherzare?! Mi dica fra quanto comincio e mi preparo in due minuti!-
Sorrido vedendo Rebecca così carica di energie.
-Puoi cominciare quando vuoi- le risponde Sara -Al negozio ora c'è Artemisia, passa quando vuoi a dirle che da oggi sei assunta-
-Vado subito!-


Note delle tre autrici (più mezza autrice e mezzo autore che lotta per avere l'autore completo):
Capitolo forse un po' corto, ma che personalmente ci piace molto. La sveglia soprattutto.
Chiediamo scusa se l'aggiornamento vi è sembrato lento, ma abbiamo fatto sul serio del nostro meglio.

 Special Thanks!
Grazie a Maria_99_, che stiamo lentamente cominciando a venerare per le recensioni.
Grazie a Mattia, che ci aiuta in tutto (a che forse un giorno guadagnerà l'autore intero. Ma che non ci speri troppo xD)
Grazie alla madre della colomba. Grazie, grazie, grazie davvero!
Grazie a Julys che segue la storia, e a REM 7, che poteva avvertirci della sua vera identità prima che gli dicessimo di adorarlo. Ci rimangiamo tutto, sappilo.

Grazie a te che leggi e che (almeno così noi speriamo) lascerai un commentino. E se il commento non lo lasci, pazienza, grazie per aver letto.
Sempre vostre
,
The Crow (Dream Moan)
The Owl (_Haru_chan_)
The Dove (Sophie 88)

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Capitolo 7
*** First step: find work ***


Il "dopo" con Voi
Cap 7: First step: find work
 

Pov Rebecca
Salgo le scale a velocità supersonica, per fregare una maglietta di Giuly che mi è sempre piaciuta, rossa e nera, i colori che preferisco. Infilo al volo un paio di pantaloni sempre neri, e sfreccio verso la via e il numero civico indicatomi da Sara. Quella donna mi è stata mandata dal cielo e io devo assolutamente ricambiare il suo favore riavviando il suo negozio. Ora sono arrivata e ciò che vedo mi delude un po': insegna decadente e vetrina coperta da una tenda, si capisce bene che la struttura è vecchia; di certo non favorisce gli affari così come non attira clienti.
Forse l'interno è migliore, in fondo non si dice forse "mai giudicare un libro dalla copertina"?
Entro. Per essere gentile potrei dire che le luci sono soffuse ma la verità è che sono fin troppo fioche e gialle, al limite del fastidio. Mi guardo intorno: è un negozio di articoli  per la casa, ma devo leggere le scritte sulle scatole per capirlo, siccome devo concentrarmi per trovare una sola pentola esposta.
-Artemisia?- la chiamo, un po' svogliatamente, non riesco mai a smettere di rendermi scontrosa agli occhi della gente... -Se c'è qualcuno ditelo, o io qui prendo e vado!-
-Mi scusi signorina, ero a fare una cosa... Vuole comprare qualche pentola?- dice lei, probabilmente ha notato che stavo fissando l'unica pentola al di fuori della confezione.
-No.- La vedo un po' in difficoltà. -Mi ha mandato Sara. Mi ha assunta per lavorare qui. Come comincio?- Ora non è più in difficoltà. E' del tutto spiazzata. Pace all'anima sua, che scenda giù dal pero.
In quel momento si apre la porta, e vedo Giulia fiondarsi nel negozio.
-Buon giorno!- inizia -Tu devi essere Artemisia, vero? Lo sai che è un nome che ho sempre adorato? Ad ogni modo, io sono Giulia, e vivo con questa ragazza- e mi indica -mi raccomando non farti prendere in contropiede, può sembrare scorbutica, ma non lo è, in realtà!-
La parlantina di Giulia sembra aver un po' tranquillizzato Artemisia.
-Dunque- continua -nello stabile dove viviamo noi, abita anche tua nonna, la signora Sara. Oggi ha saputo che Rebecca, lei- e mi indica ancora -è in cerca di lavoro, e ci ha detto che questo negozio è un po'... - credo stia cercando un termine non offensivo per descrivere quella topaia -in crisi. Vorremmo aiutarvi, se possibile, e Rebecca potrebbe darvi una mano come commessa.-
Finalmente ha finito, mi dico, e faccio per parlare anche io, ma Giulia mi zittisce.
-E tu, a proposito, hai su la mia maglietta. Non mi risulta che tu me l'abbia chiesta, prima!-
Trattengo uno sbuffo... so che non ce l'ha con me per la maglietta, lei vuole che io diventi amica di Artemisia. Che razza di nome... a me non è mai piaciuto, lei  invece lo avrebbe anche dato a sua figlia, quando eravamo tredicenni... sorrido a questo ricordo e vedo Artemisia sorridere di rimando, credo pensi che mi stavo rivolgendo a lei. Magari è simpatica, non la voglio giudicare prima di averla conosciuta davvero.
-Benone!- ancora la voce di Giulia -Dieri che si può cominciare, giusto? Io alle quattro devo andare, ho un bambino che devo tenere sott'occhio, ma fino ad allora, abbiamo tempo-
Né io né Artemisia capiamo a cosa si stia riferendo, così lei continua, sorridendo.
-Allora, io inizierei dando un po' di luce al negozio. E' una finestra, quella dietro alla pila di scatoloni? Se sì, io direi di aprirla e far girare un po' d'aria e luce.-
Artemisia sorride, e insieme a me, tiriamo giù gli scatoloni per tirare su la tapparella e aprire la finestra.
Con un po' più di luce, mi rendo conto che il negozio è più grande di quanto non abbia rivelato il mio primo sguardo frettoloso, ed è anche più pulito.
-Oh! Così sì che si ragiona! Non credete anche voi?-
Ho sempre giudicato un difetto la mania di Giulia di immischiarsi in qualsiasi affare, ma questa volta si sta rivelando utile.
-E' molto meglio!- concorda Artemisia, e anche io annuisco.
-Ora, leviamo la tenda dalla vetrina, e allestiamola!-
Già, Giulia, tu fai in fretta a parlare, tanto lo so che toccherà a me e ad Artemisia fare il lavoro pesante mentre tu dai gli ordini, non è vero?
Nonostante mi irriti parecchio ricevere ordini da te faccio come dici, mi metto alla ricerca di tavolino su cui stendere stoffe colorate e articoli del negozio. Tavolino scovato ma niente stoffe.
Sono piuttosto incavolata con Giulia per come si è intromessa negli affari miei, così piazzo il suddetto tavolino davanti alla vetrina con malagrazia, arraffo il mio portafoglio e mi avvio verso la merceria all'angolo. Forse dovrei fingermi più gentile, così non rischierei di perdere il lavoro nel giorno stesso in cui l'ho trovato... ma a chi se ne importa... correrò il rischio!
Durante il tragitto chiamo Stefania, per chiederle se, una volta finito il suo turno, potrebbe venire a darci una mano. Una abituata come lei a decorare torte, dovrebbe essere in grado di darmi dei suggerimenti su come decorare una vetrina, no?
Entro nel negozio, e acquisto delle tovagliette di stoffa leggera e liscia da mettere sui tavolini che esporremo, già, perché uno mica può bastare! Dovremo prenderne altri.
Quando torno, mi accorgo che Giulia e Artemisia hanno trovato un secondo tavolino, sembra pieghevole, come il nostro. Probabilmente era nascosto dietro ad una pila di scatoloni.
-Hai trovato le stoffe?- mi chiede Artemisia, vedendomi entrare.
Io annuisco, alzando il sacchetto della merceria per farglielo vedere.
Per fortuna sembra non essersi arrabbiata perché me ne sono andata senza dire nulla.
Intanto hanno anche tirato fuori qualche articolo dalle confezioni.
Dopo aver discusso un po', decidiamo di disporre gli articoli sui tavolini come se fossero tavole apparecchiate per il pranzo, e l'effetto è molto carino, da un senso di casa, di unito e intimo.
Nel frattempo, un po' di gente curiosa si è fermata a guardarci mentre eravamo all'opera. Chissà che non entrino a comprare qualcosa.
-Fra poco arriva Ste a darci una mano con l'insegna e le decorazioni- annuncio, verso le due e mezza.
Beh, non si può dire che il negozio si sia trasformato, ma sicuramente ora è più ordinato, e si capisce che vende articoli per la casa.
Dopo pochi minuti, arriva Stefania, armata di pennelli e vernice.
Così, dopo le presentazioni, ci mettiamo tutte e quattro a pitturare l'insegna, che decidiamo di fare con colori pastello: azzurrino, verde chiaro e lilla.
Appena finita la prima mano, Giulia scappa a casa per farsi una doccia e andare presso la famiglia per cui dovrà lavorare fino alle sette, mentre Stefania resta per aiutare me e Artemisia a rifinire i dettagli.
Mi sto proprio divertendo, a sistemare questo negozio, e in più lo sto facendo con le persone a cui voglio più bene, e, d'un tratto, mi sembra perfino che Artemisia non sia un nome poi così terribile.
Ad un tratto sento la porta aprirsi e mi volto immaginando Giuly tornata per riprendersi il cellulare che aveva dimenticato sul bancone oppure un passante curioso che, dopo essersi fatto coraggio, fosse entrato curioso, ma mai avrei immaginato che ad entrare fosse stato…
-Mattia?!- chiede stupita Stefania.
-Ciao Artemisia- disse lui.
-Salve- rispose Artemisia gelida.
Poi si accorse di noi.
-Rebecca, Stefania, non pensavo foste cadute così in basso- ci disse ridendo.
Passato lo sgomento, trovai la forza di parlare e chiesi stupita - Voi due vi conoscete?-
-Certo che ci conosciamo- risponde Mattia, sorridendo sotto i baffi –Sono il suo capo!-
 
Note delle tre autrici più mezza autrice e mezzo autore, che ha finalmente raggiunto l’autore completo. Perciò rettifichiamo: note delle tre autrici e dell’autore:
Ci scusiamo per l’enorme ritardo, ma la lotta del mezzo autore per raggiungere l’autore completo è stata lunga (molto lunga) ma finalmente... sono qua!!! Ci sono riuscito!!! Ecco a voi il fatidico (e forse molto odiato) Mattia Meroni!!! Eh già, ero io (e sottolineo ero) il mezzo autore...
Comunque, mettendo da parte la felicità, ringrazio tutti quelli che continuano a leggere e che mettono la storia tra le preferite e/o tra le seguite.
 
Special Thanks!
Grazie a Maria_99_ che non si stanca né a leggere, né a recensire... Grazie!
Grazie a Anna, che continua ad aiutarci, soprattutto con i suoi segreti.
Grazie a te che sei arrivato fino a qua e che forse ci lascerai una recensione, siamo sempre felici di riceverli!
 
Sempre vostri,
The Crow (Dream Moan)
The Owl (_Haru_chan_)
The Dove (Sophie 88)
The Wolf (tia 98)

 

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