Cosa è sconsigliabile fare in una gita

di EmmaStarr
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Se fai una gita, è sconsigliabile intrufolarsi in grotte dall'inquietante luce verde... ***
Capitolo 2: *** … calarsi in buche sconosciute, dar retta a vecchi eremiti pazzi... ***
Capitolo 3: *** litigare su chi deve morire, cercare di suicidarsi, raccontere il tuo passato a un pazzo.. ***
Capitolo 4: *** essere tristi per un braccialetto, dare retta al solito psicopatico, voltarsi al momento sbagliato... ***
Capitolo 5: *** … salvare lo psicopatico, divertirsi alle sue spalle. (No, l'ultima fatela pure!!!!) ***



Capitolo 1
*** Se fai una gita, è sconsigliabile intrufolarsi in grotte dall'inquietante luce verde... ***



1) SE FAI UNA GITA, È SCONSIGLIABILE INTRUFOLARSI IN GROTTE DALLA INQUIETANTE LUCE VERDE....

 

Sto sognando. So benissimo di essere in un sogno, perché sono vicino ai miei genitori, che sono morti quattro anni fa. Nonostante ciò, so bene e non voglio assolutamente svegliarmi.

“Allora, Simon. Come va?” chiede mia madre.

“Mah, normalmente, direi. Anche se mi mancate tantissimo” aggiungo precipitosamente.

“Sei sempre nei nostri cuori!” dice mio padre.

Sono talmente sollevato da quel bel sogno! In effetti, sono quattro anni che faccio gli incubi sui miei genitori. Un bel sogno così, invece, è la prima volta che lo faccio.

“E ti ricordi tutte le gite che abbiamo fatto?” chiede mio padre.

“Certo!” rispondo: lui amava esplorare, e mi portava spesso con sé. Effettivamente, avrebbe dovuto farlo di più quando sarei stato più grande, ma... non ce n'è stato tempo.

“Quella volta che siete andati nella grotta dei pipistrelli mi sono preoccupata un sacco!” sorride bonariamente la mamma.

“Ma non è stato uno spasso?” ridacchia papà dandomi un buffetto sulla guancia, come faceva spesso.

“Ora svegliati, tesoro. Credo sia ora” dice la mamma, accarezzandomi la guancia con affetto.

E infatti, mezzo addormentato e mezzo sveglio, sento la voce del capovillaggio che ci chiama a raccolta.

“Allora... vado” li avviso, esitante, e i loro volti si fanno sempre più distanti.

Ancora con una sensazione di felicità addosso, mi vesto ed esco dal dormitorio, dirigendomi verso il mio solito posto di lavoro. Sulla strada, incontro Kamina, mio fratello.

Cioè, non nel senso che abbiamo gli stessi genitori: siamo fratelli di anima, di spirito. CI siamo scelti a vicenda, quando sono diventato orfano, e non ci lasceremo mai.

“Ciao, Simon! Perché così allegro?” mi domanda, salutandomi con una pacca sulla spalla.

“Oh, un bel sogno” rispondo.

“E io che credevo che fosse per la gita di domani!”

Ah, già. Ogni mese noi orfani facciamo una gita in una zona poco fuori dal villaggio. I distretti dal 6 al 12 la fanno domani.

“Ma se non si sa ancora dove andremo!” rispondo.

“Sempre meglio che lavorare!” borbotta lui.

A questo non posso replicare. Ma ormai si sa: lui non è proprio tagliato per il lavoro! Capita che io debba dargli un po' del mio cibo, perché il capovillaggio gliene dà sempre pochissimo, dicendo che non lavora abbastanza. D'accordo, forse un po' è vero, però... in ogni caso, dovrei dargliene di più, ma lui non vuole. Dice che anch'io devo crescere. Così quando può non lavorare e ricevere lo stesso del cibo, lui è contentissimo! Tanto più che da quando ha compiuto quindici anni deve lavorare anche nei week end, e questo per lui è un vero e proprio trauma, considerando che a noi altri danno tre bistecche senza che lavoriamo...

In ogni caso oggi non possiamo farci nulla se ci tocca lavorare, essendo un normalissimo mercoledì, quindi tanto vale mettersi a scavare.

La sera, finisco un po' più tardi degli altri: ho lavorato come una bestia, perché c'è un favore che devo chiedere al capovillaggio.

“Sei stato bravo, Simon!” dice lui, osservando il mio lavoro.

“Sì, bé, c'è... una cosa che devo chiedere. Una specie di favore” dico, abbassando gli occhi.

“Fai pure, figliolo!” fa lui, incoraggiante.

Primo: figliolo lo dici alla talpa maiale. Secondo, non sorriderai così quando te lo dirò!

“Vorrei... che Kamina partecipasse alla gita, domani.”

Eh già. Il capovillaggio aveva deciso di esonerarlo dalla gita, perché aveva cercato di nuovo di salire in superficie. Ma Kamina non lo sapeva. E io non avevo avuto cuore di dirglielo, oggi. Per cui...

“Sai che avevo detto di no” fa lui, scuro in volto.

Ma ho lavorato tanto...” supplico.

Ha ancora un'aria risoluta, quindi aggiungo la parolina magica:“Posso farlo gratis”

Lui cambia sguardo, interessato. “Cioè, tutto il lavoro di oggi, non te lo devo pagare? Niente di niente?”

“No, ieri ho tenuto da parte qualcosina” rispondo, e mi sembra proprio di vedere le rotelle del suo cervello muoversi freneticamente.

Considerando quanto ho lavorato, mi dovrebbe dare cinque o sei bistecche, l'equivalente di tre giorni di un lavoratore normale e di quasi una settimana di Kamina. Logicamente, se può risparmiare tutto ciò per lui è un vantaggio inimmaginabile! E adesso, l'unica cosa che può dirmi è...

“D'accordo, allora digli... digli che domani può venire.”

Sì! Sì, sì, sì, ! Vale proprio la pena di digiunare un po', in questi casi!

Vado a dormire. E domani... in gita!

Stanotte niente sogni, o meglio, solo sogni inutili e stupidi, di quelli che poi non ti ricordi più la mattina.

Ed è ora di uscire, finalmente... lo so, tutta questa agitazione è un po' inutile, perché finché siamo bravi a scavare (e io lo sono abbastanza) dopo aver lavorato quello che basta per avere la quantità giusta di bistecche si ha il tutto il giorno libero.

In effetti, anche se non ha finito di lavorare, capita che Kamina sia così stufo che non scava lo stesso e va a spasso. Io e lui siamo quelli che conoscono meglio il villaggio, perché lo esploriamo quasi tutti i giorni.

Però, qui è diverso: prima di tutto siamo in gruppo, ci sono tanti ragazzi, e poi il capovillaggio ci spiega un po' di cose. Inoltre, la parte preferita di Kamina. siamo super attrezzati! A dirla tutta, non è affatto male.

Corro da Kamina, e vedo che mi sta cercando. Quando mi scorge, sorride.

Ma cosa ho di speciale perché lui mi voglia tanto bene? Cos'ho fatto per meritarlo? Ah, se ci penso, solo per avere il fratello di fianco a me sono la persona più fortunata che conosca.

“Si è poi saputo dove stiamo andando?” chiedo io.

“No! Gita a sorpresa!” fa lui, allegro.

Sono davvero felice che lui sia lì. Se penso che rischiava di perdersi la gita per colpa del capovillaggio!

Allora, orfani, tutti qui! Forza, muovetevi!” grida quello in un altoparlante dal centro del villaggio.

“Seguitemi, tutti da questa parte!”

E si infila in un cunicolo a Nord Est. Tutti gli andiamo dietro. Saremo una trentina, un po' di più, non so. Camminiamo per un sacco di tempo, e ci spiegano quello che vediamo: quella roccia è infiammabile, quella è la più liscia che esista, quel lago è lì da milioni di anni... è divertente, più o meno.

Mano a mano che ci avviciniamo, mi sembra di riconoscere la zona:

“Fratello, io qui ci sono già stato... con mio padre...”

Mi trema un po' la voce. Lo so, è stupido e infantile, ma che posso farci? Mi manca. Anche se ho fatto quel sogno. Lui capisce benissimo e mi stringe la mano.

“Allora puoi spiegarmi dove stiamo andando?” sussurra.

Questa... questa è la grotta dei pipistrelli” dico a bassa voce, e subito giriamo l'angolo e si spalanca davanti a noi una gigantesca grotta a cupola dal soffitto altissimo, tanto che non si riesce a vederne la fine.

Kamina rimane senza parole. Guarda in alto, con la bocca spalancata, come se non avesse mai visto niente di così imponente.

“Wow!” sussurra dopo un po'.

Il capovillaggio ci porta lungo la parete, ci spiega cose che già so perché me le ha spiegate mio padre... ad un certo punto Kamina prende da parte me e gli altri della brigata Gurren.

“Che c'è?” chiedono loro.

“Guardate là.”

Il fratello sta indicando una piccola grotta di fianco a noi. Sembra buia ma, guardando bene, dall'interno proviene una fioca, piccola luce verdastra.

“Secondo voi, cosa c'è?” chiede, ma gli altri non sembrano troppo interessati.

In effetti, guardano con apprensione il gruppo che si sta allontanando.

“Fratello, lascia perdere, non sarà niente di importante...” tenta uno.

Che ingenuo! Come se Kamina si potesse lasciar convincere tanto facilmente! Li guarda torvo, poi dice:

“Se volete andare, fate pure, non c'è problema. Io voglio vedere cosa c'è quaggiù.”

Quelli non se lo fanno ripetere e corrono via.

“A presto!”

“Se chiedono, vi copriamo noi!”

“Divertitevi!” e scompaiono.

“Tu resti?” chiede, rivolgendo lo sguardo su di me.

“E perché no?” rispondo, un po' incerto.

In effetti è piuttosto proibito lasciare il gruppo, e una grotta piccola e misteriosa è l'ultima cosa al mondo in cui mi infilerei spontaneamente, ma... qui c'è il fratello. E non potrei mai lasciarlo in quel modo.

Ci sarà da divertirsi” insisto, un po' più convinto.

Lui mi scompiglia i capelli, sorride e poi dice: “Allora, andiamo. Stai dietro di me.”

Ci avviamo. Ci accorgiamo presto che si tratta di una specie di labirinto, ma non c'è problema: se c'è una cosa che non mi manca è l'orientamento, almeno finché rimaniamo nei limiti del possibile.

Ad ogni bivio spegniamo i miei occhiali, così riusciamo a vedere la luce, che è sempre più intensa. E io ho sempre più strizza.

 

 

 

ANGOLO DELL'AUTRICE:

Ciao a tutti!

Questa è la mia prima long (e non so nemmeno se si chiama così, perdonate la mia totale ignoranza, ehi, sono entrata oggi!).

Ho provato a immaginare Simon e Kamina al villaggio di Jhia, prima che salissero in superficie.

Ho già in testa gli altri episodi, se vi interessa continuo!

Anche se in teoria in questo periodo avrei gli esami... hihihi...

Ah, nel caso non fosse chiaro al 100%, il mio preferito è Simon, quindi farà figure eroiche, anche a costo di sfasare un po' dal personaggio... pardonnez-moi!

Recensite per favore, se ho fatto qualche errore avvisatemi!

A presto,

EmmaStarr <3

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Capitolo 2
*** … calarsi in buche sconosciute, dar retta a vecchi eremiti pazzi... ***


2) … CALARSI IN BUCHE SCONOSCIUTE, DAR RETTA A VECCHI EREMITI PAZZI...

 

Finalmente, raggiungiamo una grotta. È da lì che arrivava la luce. È una luce verdastra, che viene da un buco rotondo in mezzo alla grotta.

“Ma cosa...” mormora lui, e si avvicina.

Io resto fermo dove sono. La zona sembra un lago, a parte il fatto che non c'è acqua, è solo fango. E, a giudicare da come i piedi di Kamina affondano, è alto pochi centimetri...

Sto per seguirlo, quando mi dice: “Fermo, immobile!”

“Che c'è?” Lui fa qualche passo e man mano mi sembra... più basso.

“Sabbie mobili” constata, con voce grave.

Il mio primo istinto è quello di scappare. Logico, ma Kamina è lì in mezzo. Non posso proprio. Lui ora è alto come me. Faccio luce sul basso, e vedo che io sono proprio sul bordo, mentre lui è molto in dentro.

“Simon, Una corda!”

Mi sbrigo, sì, apro lo zaino più veloce che posso e, ringraziando mentalmente il capovillaggio che ci ha fornito di questa benedetta attrezzatura, tiro fuori una corda.

“Prendi!”

Ma ormai le sue mani sono già sotto... allora, tenendo la corda, salto dentro. Un po' scalciando e un po' annaspando lo raggiungo e gli cingo la vita. Lui si aggrappa alla corda e si issa di qualche centimetro.

Uff... grazie” mi dice.

Non c'è di che” rispondo. “Torniamo indietro, però”

“Ma cosa dici?” fa lui, scuotendo la testa. “Ora che abbiamo la corda, possiamo arrivare al centro. Tu non sei curioso di sapere che cos'è?”

No, non lo sono nemmeno un po', ma... a lui non si può dire di no! Ha un modo di parlare che ti affascina.

“Ok, andiamo.”

In breve siamo lì, nel centro. Intorno alla luce c'è una zona di pietra, sopraelevata rispetto al resto delle sabbie mobili. Con un suono simile ad un risucchio, saliamo là sopra.

Io mi scrollo il fango di dosso: ce l'ho dappertutto: sulle gambe, sulle braccia, ma che schifo!

Il fratello invece si sporge subito verso la luce..

“Ehi, Simon! Vieni un po' a vedere!” mi dice.

Allora anch'io mi sporgo, e vedo come un tunnel. È bello profondo, chissà cosa c'è sotto...

“Tu vuoi scendere, non è vero?” chiedo, sorridendo.

“Al momento, è la cosa che più desidero!” fa lui strizzandomi l'occhio.

“E allora andiamo: anche nel tuo zaino c'è una corda, no?” dico, con un'aria un po' rassegnata.

Lui capisce che per me è un piccolo sacrificio e che vorrei andarmene, allora mi scompiglia i capelli:

“Sei unico!”.

Fissiamo la sua corda e scendiamo. Lentamente. Ci caliamo per quasi dieci minuti, poi...

“Fermati, ci siamo!” fa lui.

Salta di lato, per non entrare nella fonte della luce. Lo seguo. Ci guardiamo intorno: la grotta in cui siamo finiti è molto spaziosa, e proprio al centro c'è questa specie di faro luminoso verdastro. Di fianco a me c'è una pietra piatta e liscia, perfettamente rotonda.

Ma la cosa più orribile sono i resti di un pipistrello divorato sparsi là sopra! Lo indico al fratello, che ha la mia stessa reazione di disgusto.

“Però... sembra che qui ci sia stato qualcuno: i pipistrelli da soli non possono ammazzarsi in questo modo!” dice sorridendo.

Sto per rispondere quando una voce da dietro di noi intima: “Giratevi. Molto. Lentamente!”

Io e Kamina ci voltiamo piano. Dietro di noi c'è un uomo sui quarant'anni, difficile a dirsi. Sembra viva allo stato brado da mesi, se non da anni: mantello strappato, barba lunga e incolta.

“Adesso state fermi. O li farete arrabbiare.”

Allora alzo lo sguardo e per poco non svengo dalla paura: il soffitto è pieno di pipistrelli in atteggiamento combattivo: ci scrutano male, con quegli occhietti neri e piccoli.

L'uomo tira fuori un flauto di argilla e comincia a suonare. Di colpo gli sguardi dei pipistrelli si fanno più stanchi, e in breve cadono addormentati a testa in giù. La musica si arrestò.

“Questo li metterà a posto per un paio d'ore.”

“G-grazie” balbetto, riprendendomi adesso dallo spavento.

“Grazie a voi, ragazzi! Non avete idea del regalo che mi avete fatto scendendo quaggiù! E con una corda, per di più! Ma non discutiamone qui: venite, vi porto dove vivo.”

Ci fa strada verso una galleria che si snoda lì vicino. Mentre camminiamo, continua a parlare. Ma chissà da quanto non può parlare con persone vere! Io non ricordo nulla di persone scomparse da queste parti, quindi chissà da quanto è qui!

“Questo posto è bello grande, ma è una conca. L'unico ingresso è quello da cui siete passati voi. Ci sono caduto dentro da giovane, e non ne sono mai uscito. Spero che al villaggio si ricordino ancora di me, anche se sono passati quasi dodici anni!”

Kamina si batte una mano sulla fronte.

“Tu sei Ralph! Quello sparito nella grotta dei pipistrelli! Dicevano che eri morto lì quando ero piccolo!”

Io non mi ci raccapezzo: probabilmente non ero neanche nato...

Senza pensarci mi tocco il bracciale che mi ha regalato la mia mamma quando ero piccolo: è di cuoio, con dei disegni incisi sopra. Quando sono giù, quando mi sento a disagio o quando ho paura lo tocco, perché mi ricorda lei.

Ralph, che si era voltato verso di noi, mi guarda come se fossi un fantasma. Poi guarda il bracciale. Poi di nuovo me. Poi di nuovo il bracciale.

“Ehm... che c'è?” chiedo.

“Lilian” mormora lui fissando un punto dietro di me. “Oh, Lilian!”

Lilian era il nome di mia madre.

“Sì, questo bracciale me l'ha dato lei” dico, imbarazzato.

Ralph si gira e mi guarda con uno sguardo folle. “Non hai il diritto di portarlo! È suo, è sempre stato suo! Chi sei tu per averla? Cosa significhi per lei?”

Kamina vede che sono un po' a corto di parole, quindi interviene. “Ehi, calma! Lilian aveva tutto il diritto di regalarlo al suo stesso figlio!”

Ralph spalanca la bocca.

“F-figlio... Lilian ha avuto un figlio... ed ora lui è qui...”

“Scusa, tu conoscevi la mamma?” chiedo timidamente.

Se la conoscevo? Io e lei stavamo insieme prima che io finissi quaggiù! E poi si è sposata! Con un altro! E ha avuto pure un figlio! E io che ho continuato a pensare a lei... quel bracciale è di proprietà della sua famiglia da generazioni! Ah, ma quando tornerò al villaggio mi rivorrà con sé, gliela farò vedere io a quel suo marito!”

Ho un groppo in gola. In effetti è logico: se è qui da dodici anni non può sapere che mamma è morta quattro anni fa... ma dirglielo fa male. Tanto, troppo male.

“Fratello, glielo... glielo spieghi tu, per favore?” dico, esitante.

Lui mi stringe la mano, comprensivo. “Mi spiace, Ralph. Lo so che è duro da accettare, e lo è stato ancora di più per Simon, quindi sarò breve. Quattro anni fa, durante un terremoto, Lilian e suo marito sono morti. Simon è orfano, adesso sono io che mi prendo cura di lui.”

È come se a quell'uomo piovessero addosso cinquant'anni di colpo.

“No... no... mentite... state mentendo, io... Lilian, morta... da quattro anni...”

Si siede a terra, il volto fra le mani. Mi fa pena: anche se è stato una specie di rivale per mio padre, ha amato mia madre, e come dargli torto? Gli appoggio una mano sulla spalla. Lui alza lo sguardo e mi punta gli occhi addosso.

“Hai il suo sguardo” dice.

Mi viene da piangere. Insomma, non è abbastanza che sia io ad essere triste per la sua morte?

“In effetti” dico a bassa voce, un po' incerto “Mi ha sempre detto che la grotta dei pipistrelli le faceva paura. Non voleva che ci andassi”.

Kamina stringe ancora di più la mia mano. Io rispondo appoggiandomi a lui. Stiamo tutti fermi per un po', poi Ralph si alza.

“Mi avete portato orribili notizie, ragazzi, ma... è meglio così. Ora sono informato, e l'ignoranza è sempre un male. Ma ormai è tardi: vi conviene venire a mangiare e poi a dormire da me. Domani saliremo per tornare al villaggio.”

Deglutisco: il capovillaggio non ce la farà passare liscia tanto facilmente...

“Non sarebbe meglio tornare ora?” chiedo, titubante.

Macché! Non lo sai che i pipistrelli escono tutti a quest'ora? Neanche la mia musica può tenerne a bada tanti. Se sono sopravvissuto è proprio grazie al mio talento musicale... a Lilian piaceva tanto ascoltarmi suonare... stava lì a farlo per ore...” gli si rompe e la voce, ma subito si riprende. “Domani saliremo al villaggio. Seguitemi, da questa parte. Qui i pipistrelli non arriveranno.”

Raggiungiamo tre piccole grotte munite di un giaciglio per la notte.

“Ho sempre sperato che qualcuno arrivasse...” dice a mo' di spiegazione.

Dopo aver mangiato (carne di pipistrello, ovviamente) ci corichiamo.

Prima di addormentarmi, penso confusamente che c'è qualcosa che non mi torna di tutta questa faccenda, ma cos'altro ci si può aspettare da un posto del genere?

 

 

 

 

ANGOLO DELL'AUTRICE:

Rieccomi qua! Il seguito mi è uscito di getto, spero che vi piaccia, visitatori silenziosi!

Anche se non recensite (occhiataccia) almeno spero che leggiate e che vi piaccia!

Ah, senza nessuno che mi frenasse, sono partita in quarta con tutte le mie “Simonate”, mi spiace ma lui fa figure sempre più belle!

Ho messo questo nuovo personaggio che spero vi interessi... personalmente lo trovo un pazzo 0;-)

Vi prego vi prego vi prego recensiteeee!

Vi do in anteprima il prossimo titolo:

3) … litigare su chi deve morire, cercare di suicidarsi, raccontare il tuo passato ad un pazzo...

Su, ora non siete curiosiiii?

Ciao!
EmmaStarr

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Capitolo 3
*** litigare su chi deve morire, cercare di suicidarsi, raccontere il tuo passato a un pazzo.. ***


3) … LITIGARE SU CHI DEVE MORIRE, CERCARE DI SUICIDARSI, RACCONTARE IL TUO PASSATO AD UN PAZZO...

 

Dev'essere mezzanotte, che qualcuno entra nella mia grotta. È tutto buio, non vedo chi è.

“Fratello, s-s-sei tu?” sbadiglio.

Nessuna risposta. Penso quasi di essermelo immaginato, quando di fianco a me sento la voce di Ralph.

“Vieni, figlio di Lilian. Non ti lascerò qui. Alzati e vieni.”

Ancora un po' stanco, mi alzo e prendo le mie poche cose: mantello, trivella, bracciale. Faccio per andare a svegliare Kamina, ma lui mi fa:

“Non ti preoccupare, l'altro ragazzo è già là.”

Le gallerie si illuminano tutte improvvisamente. Camminiamo fino al luogo di stamattina, con la luce verde in mezzo. Noto subito che è molto più fioca di prima. Che sta succedendo?

Ora sali” dice sbrigativo, alludendo alla corda.

“E Kamina?” chiedo.

“Chi?” fa lui, spiazzato.

“Avevi detto che era già qui!” lo accuso. “Senza di lui non me ne vado!”

Lui mi guarda impaziente.

“Ascoltami, ragazzino. Questo non è un posto come gli altri. Hai idea del perché in tutti questi anni chiuso quaggiù non mi sono arrampicato, o non ho cercato di uscire in un altro modo? Credi davvero che non abbia potuto fare una corda, o salire a mani nude? Te lo spiego io perché non sono mai tornato su: perché l'imboccatura è perennemente chiusa dai pipistrelli. La liberano ventiquattro ore ogni due anni, per via di questa luce, che sparirà nel giro di un'ora. Che ingenuo sono stato, che incauto, a scendere quassotto da solo! Mi sono addormentato e il giorno dopo... puff! Il buco non c'era più. Ma non è così semplice! I pipistrelli lasciano passare tante persone quante ne sono entrate. A nulla serve cercare di salire se nessuno è sceso. E non sai quante volte ci ho provato: ogni volta che si apriva ho tentato di risalire, ma... fu tutto inutile. E anche adesso, se provo a salire me lo impediscono! Per cui dobbiamo essere in due. E ciò significa che o tu o l'altro, Kamina, dovrete restare qui altri dodici anni. Poi, se ci riuscirete, potrete far cadere qualcun altro al posto vostro. Io ho scelto di salvare te, figlio di Lilian. Vivrai con me, non più con gli altri orfani, come se fossi figlio mio. Ho tanto sognato un figlio con Lilian!”

Ma io non sono tuo figlio! Io avevo un altro papà!” gridai, strattonandomi. “E ho anche un fratello con cui vivo, quindi voglio tornare lassù con lui, non con te! Lasciami!”

Mi strattono ancora più forte. Grido. Il fratello dovrà sentirmi, per forza...

Pensi che il tuo amico possa sentirti? Non credo che verrà ormai.”

Lo dici tu” risponde una voce dietro di me.

Mi volto e Kamina è lì, più arrabbiato che mai.

“Fratello!” grido sollevato.

Per lo stupore Ralph mi lascia andare, e io scappo di fianco a Kamina. Non ho più paura: lui c'è, è qui. Ma Ralph si mette a gridare.

“No, no, no! Io me ne devo andare da qui! Ma non capite? Sono dodici anni che aspetto! Dodici! E non mi lascerò scappare la mia unica occasione tento facilmente, sono stato chiaro? Se non vuoi venire tu con me, prenderò l'altro!”

Ma Kamina lo fissa come se fosse pazzo. “Io senza Simon non vado da nessuna parte.”

Lui pesta i piedi dalla frustrazione. “Ma nessuno di voi ha un po' di sale in zucca, che diamine? Non potete salvarvi entrambi! Dovete sceglierne uno da salire, e un altro resterà qui! Basta, fine della questione! E non venitemi a dire che non verrà nessuno: devono essere in due! Io da solo non basto!” “

E allora saremo io e Simon, chiaro?” ribatte Kamina furioso. “Ma con chi credi di avere a che fare? Pensi davvero che due come noi lasceremmo qui l'altro? Ma dove vivi?”

Lo spingiamo via e corriamo verso la luce verde. Siamo proprio lì, vedo la nostra corda quando Ralph tira fuori il suo flauto!

“Non mi lasci scelta” sibilò. “Quando il figlio di Lilian vedrà il tuo cadavere, si deciderà a venire con me!”

Io mi volto, cerco di fermarlo, ma è troppo tardi: una melodia battagliera e terribile si diffonde per la sala.

“Addosso al più grande, miei prodi! Presto, è ora di cena!” dice, per poi riprendere a suonare.

I pipistrelli si lanciano addosso a Kamina, e mi ignorano completamente. Lui raccogli un sasso e si difende, ma gli animali continuano ad avvicinarsi... Di questo passo, lo uccideranno! Mi lancio addosso a Ralph e gli strappo il flauto di bocca, ma lui sghignazza orribilmente:

“È troppo tardi, figliolo! I miei pipistrelli hanno afferrato il concetto, non si fermeranno. Hai perso!”

Io non lo ascolto più. Sto pensando a quello che è successo la prima volta che sono stato alla grotta dei pipistrelli, con mio padre. Mi aveva spiegato tante cose sui pipistrelli... ma cosa? Sono spaventati dalla luce. Ok. Ma non mi serve. Poi... c'era qualcosa sul dal sangue... Il sangue li attrae un sacco. Guardo Kamina. Non l'hanno ancora graffiato a sangue, ma manca poco. E se... senza pensarci due volte raccolgo un sasso e mi ferisco il braccio. Subito un po' di pipistrelli si voltano verso di me. Sì, sì, da questa parte!

“No!” gridano Ralph e Kamina.

Wow, quanto consenso! Ora tutti i pipistrelli hanno lasciato perdere Kamina.

“No, figlio di Lilian! Ma che ti prende?”

Io grido per sovrastare il rumore dei pipistrelli che mi circondano.

“Tu non hai capito nulla di nulla, né di mia madre né di me! Quando ero piccolo lei mi raccontava sempre di come fosse importante la famiglia. A te non interessa di me perché volevi un figlio suo, ma perché le somiglio! Spiacente, io ho una nuova famiglia, adesso. Ed è Kamina, che mi ha preso con sé e si comporta come un fratello. Non mi serve nient'altro, chiaro? E sono sicuro al cento per cento che mia madre sarebbe d'accordo con me, perché, una volta, ha rischiato la vita per me e per mio padre!”

Lui, ancora mezzo sconvolto, suona una piccola melodia e i pipistrelli si fermano.

“Cosa... lei ha... racconta...”

Allora comincio, anche se mi trema la voce e mi fa male il braccio. Comincio a raccontare, davanti all'uomo che ha quasi ucciso me e il fratello ma che ha amato mia madre.

Stavamo esplorando una zona del villaggio, tutti e tre. Avevo sei anni. A mio papà piaceva molto andare in esplorazione, quindi lo facevamo spesso. Quel giorno, però, ad un certo punto dal terreno sono sbucate delle talpe-maiale selvatiche, che correvano come pazze. Stavano per travolgerci, ed io ero spaventatissimo. Però mia mamma non si è persa d'animo, ha estratto una freccia della faretra che portava sempre con sé e ha colpito la talpa più vicina a me. Quella non mi ha ferito, ma le altre sono rimaste, ancora più arrabbiate. Mio padre le ha urlato di scappare con me, ma lei non lo ha ascoltato e si è messa in posizione di combattimento con lui. Mi hanno difeso, ma era chiaro che non avrebbero potuto farlo per sempre. Allora lei se n'è andata, prendendomi per mano. Mio padre ne era felice, pensava che ci saremmo salvati. Però mia madre mi ha lasciato lì vicino ed è corsa in alto, ed ha fatto franare il terreno sopra le talpe maiale. Ci ha salvati, ma lei è rimasta dentro alla frana. Sapeva a cosa stava andando incontro, ma l'ha fatto lo stesso, per noi, per salvarci. Grazie al cielo papà l'ha salvata in tempo, tirandola fuori dalla terra, perché aveva visto dov'era caduta. Ma ciò non toglie che lei ci ha salvati a rischio della vita. E quando papà le ha detto che non avrebbe dovuto farlo, lei è scoppiata a ridere e gli ha detto: “Quando vuoi davvero bene a qualcuno, sei pronto a morire per lui! Sono sicura che avresti fatto lo stesso per me, perché siamo una famiglia, e una famiglia, se non si è pronti a dare la vita per gli altri, che famiglia è?” Hai capito? Lei era pronta a morire per noi, e anch'io sono pronto a morire per mio fratello, io e lui siamo una famiglia!”

Ho finito, e lo guardo con uno sguardo risoluto. Chissà se ha capito?

E così Lilian vi amava tanto? Ma... non capisco...”

Improvvisamente però sul suo sguardo si disegna un'espressione folle.

“È colpa di tuo padre! L'ha cambiata, lei non era così stupida! Se c'è una cosa che so è che prima di tutto c'è la propria vita, poi quella degli altri! E tuo padre l'ha resa diversa, stupida... e poi, ovviamente, i suoi geni si sono trasferiti in te. Nessuno di voi due meritava Lilian, perciò morirai qui! Porterò l'altro con me!”

Mi volto verso di Kamina, preoccupato. Ma lui guarda dietro di me e urla. Io mi volto appena in tempo per vedere Ralph con una roccia in mano che si lancia verso di me... poi vedo tutto nero.

Cado a terra.

 

Angolo dell'autrice:

Ed eccomi qui! *passa una balla di fieno*

No, sono andata avanti lo stesso perché ho l'ispirazione...

grazie a quelli che leggono silenziosamente, spero che la storia vi intrighi almeno un po'...

Ciao a tutti, e recensite s'il vous plait!

 

EmmaStarr

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Capitolo 4
*** essere tristi per un braccialetto, dare retta al solito psicopatico, voltarsi al momento sbagliato... ***


4) … ESSERE TRISTI PER UN BRACCIALETTO, DARE RETTA AL SOLITO PSICOPATICO, VOLTARSI AL MOMENTO SBAGLIATO...

 

Ed ecco che sto di nuovo sognando. Anche stavolta ci sono i miei genitori.

“Mamma - dico, incrociando le braccia - ma che razza di persone frequentavi?”

Lei ridacchia e mi sfiora una guancia. “Ralph non era così. Dodici anni da solo in questa prigione l'hanno fatto uscire di senno. Era dolce, gentile... quando credevo che fosse morto, ero distrutta. Ma poi... poi ho conosciuto tuo padre. E lui mi ha consolata, mi ha guarita, mi ha fatto capire che ero ancora capace di amare. Non ho dimenticato Ralph, ma nel mio cuore siete entrati voi due. Siamo molto fieri di te per come l'hai affrontato.”

“Figliolo, c'è un'altra alternativa. Non devi per forza scegliere tra restare qui da solo o salire senza Kamina.” dice mio padre.

Non mi sembra vero.

“Quale? Quale alternativa?”

I pipistrelli vi impediscono di salire perché sono arrabbiati con gli umani. Tantissimi anni fa, un cucciolo di pipistrello è stato mangiato da un uomo. Da allora questi ci odiano e cercano in tutti i modi di torturarci, ma lo fanno lasciandoci sempre uno spiraglio, come nel vostro caso il ritorno. Ma lo fanno per gettarvi nella disperazione, infatti, come vedi, ora voi non sapete più che pesci pigliare”.

Conosco la storia: papà me l'aveva raccontata tempo fa.

Ti ricordi quando siete venuti qui la prima volta? Ero preoccupatissima” spiega mia mamma. “Ora sai perché: qui pensavo fosse morto Ralph. Allora ti ho regalato quel bracciale che ora porti sempre con te. L'ho fatto per proteggerti.”

Proteggermi? E... come?” chiedo, confuso.

“Il bracciale è speciale: hai mai provato a osservare attentamente i disegni sopra?”

Io arrossisco: di solito non ci capivo niente, e poi lo tengo solo perché mi ricorda lei, non perché è bello...

“Guarda: questo è un pipistrello.”

E indica un segno. A pensarci bene, ci somiglia!

E questo, invece, è la roccia vicino a te.” Ah, già, quella che io e il fratello abbiamo notato subito dopo essere scesi quaggiù.

Quello che devi fare è bruciare il bracciale su quella pietra, e il fumo- indica delle spirali sul bracciale – allontanerà i pipistrelli più di ogni luce o canzone: gli annebbierà la mente e li renderà innocui. Allora potrete salire in tre senza problemi.”

Io deglutisco. “Sì, ok.”

Ma capiscono che non sono convinto.

Ehi, Simon. Che c'è? Non sembri contento...”

“È che... questo bracciale era importante per me... ma se può salvarci, non importa.” Aggiungo frettolosamente.

Mamma sorride. “Non c'è bisogno di perderlo. Viene distrutto solo quando il fumo diventa verde, il che succede dopo circa dieci minuti, e invece a voi basta quando è rosso, più o meno dopo tre minuti. Potrai toglierlo allora, e sarà praticamente come nuovo. Come credi che sia sopravvissuto in tutte queste generazioni?”

La abbraccio. Poi mio padre. Come mi mancano...

Adesso credo tu debba alzarti, tesoro. Ralph non ci metterà molto a fare qualcosa di strano, come trascinare su con la forza te o Kamina...” ridacchia la mamma.

“Allora, addio.” dico, sforzandomi di non piangere. Sento che questo è l'ultimo sogno del genere che farò.

“No, Simon.” dice mia madre mentre già i suoi contorni svaniscono. “Siamo sempre con te.”

La sua voce mi accompagna, e di colpo apro gli occhi. Kamina è di fianco a me. La testa e il braccio mi fanno un male cane.

“Oh, Simon, stai bene!” fa lui, sollevato.

“Adesso basta smancerie, sciocchi! Lo capite o no che devo salire lassù finché sono in tempo? Decidete in fretta che lasciare qui!” grida Ralph.

Mi alzo, traballante. “Adesso chiudi il becco e ascolta. Hai tre possibilità. La prima: restare qui e lasciare me e Kamina a salire da soli. Che poi sarebbe anche giusto, perché siamo noi che siamo scesi. Ma dubito che ti piacerebbe. La seconda: ammazzarci o costringere uno di noi due a salire, ma credo che non ti sarà affatto facile. La terza: segui il mio piano. E credo sia l'unica cosa che ci possa portare tutti su.”

Il suo sguardo si fa attento. La cosa mi dà coraggio, e spiego il mio piano.

“Se mi ha dato questo bracciale, c'era un motivo” concludo. “E cioè di farmi sopravvivere ad un attacco dei pipistrelli. In ogni caso, non mi sembra che abbiamo molte alternative.”

Kamina è d'accordo con me, e anche Ralph alla fine cede. Prepariamo il falò. Un po' mi piange il cuore, ma getto il bracciale fra le fiamme. Però è attaccato ad un piccolo pezzo di corda, così a metà strada potrò tirarlo su.

“Tre minuti” mi ripeto. “Non uno di più.”

Il fuoco comincia a scoppiettare, e in breve...

“È rosso!” esulta Kamina.

Subito i pipistrelli sembrano più stanchi, ciondolanti.

Ora possiamo salire!” dico, ma quando mi volto, Kamina non è più lì.

“Ehm... fratello?”

Poi, in un lampo, la sagoma di Ralph si staglia davanti a me.

Sai, ragazzino” sussurra piano, con un'aria folle sul volto. “ora che non ho più bisogno di uno di voi per salire, potrei anche... farvi fuori tutti! Così mi ripagherete per tutti gli anni che ho dovuto aspettare!”

“C-che ne hai fatto di Kamina?” balbetto.

Lui sghignazza e indica un punto sotto di sé: Kamina è sdraiato a terra. Probabilmente Ralph l'ha colpito come ha fatto con me.

“E adesso è il tuo turno!” grida.

Io mi scanso di lato appena in tempo. La mia trivella, dov'è la mia trivella... improvvisamente la vedo, lì di fianco a me. La afferro.

“Allontanati subito!” sibilo, puntandogliela addosso. Lui arretra: è molto appuntita!

“Non ci provare, ragazzino!” sussurra lui.

“Forse il tuo fumo gli impedirà di bloccarmi quando salirò, ma non resisteranno mai alla mia musica per uccidere! Se osi alzare un dito contro di me, suonerò la melodia!”

Io sudo freddo: devo assolutamente distruggere quel flauto! Più velocemente che posso, raccolgo un sasso da terra e glielo lancio addosso. Il flauto gli cade di meno e rotola poco lontano, ma è intatto. È a metà strada fra me e lui. Mi lancio addosso e lo raggiungo per primo. Con uno sguardo omicida negli occhi, salto sopra al flauto e lo sento distruggersi sotto i miei piedi.

“Nooooooo!” grida Ralph.

Io sorrido, trionfante. Ma la mia gioia dura poco: improvvisamente la terra comincia a tremare.

“Il terremoto!” grido io.

“Oh, no! Sono troppo lontano dal mio rifugio...” geme Ralph.

Kamina si sveglia. “Ma cosa...”

“Fratello!” esulto. “Non farci caso, il nostro amico ha la tendenza a colpire alle spalle...”

Il fratello prova ad alzarsi, ma non ce la fa. Chissà quanto forte l'ha colpito! Però c'è un terremoto in corso, non può stare fermo qui: le rocce stano cadendo dal soffitto!

“Dobbiamo andarcene da qui!” dico, e cerco di sollevarlo.

Alla fine lui si alza. Però... una roccia enorme si stacca dal soffitto e cade nel centro della sala, formando un enorme crepaccio. Improvvisamente mi rendo conto che è passato un sacco di tempo: il bracciale! Devo assolutamente recuperarlo... corro verso la pietra piatta di prima, quando sento un urlo selvaggio: no, non di nuovo...

“Ralph!” urla Kamina. “Che altro vuoi, ora? C'è un terremoto: mettiti al riparo, testa vuota!”

Ma quello non lo ascolta e io mi volto appena in tempo per vederlo che spinge mio fratello a due mani dentro al crepaccio.

 

 

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Capitolo 5
*** … salvare lo psicopatico, divertirsi alle sue spalle. (No, l'ultima fatela pure!!!!) ***


5)… SALVARE LO PSICOPATICO, DIVERTIRSI ALLE SUE SPALLE. (NO, L'ULTIMA FATELA PURE!!!!)

 

Un urlo. Io mi blocco. Già una piccola fiamma verdastra svetta in mezzo a quelle rosse, ma... non posso assolutamente recuperare il bracciale, non adesso.

Faccio dietro-front e corro verso il crepaccio. Ralph sta per pestare qualcosa... sono le dita di Kamina! Sollievo: il fratello non è ancora precipitato. Disperazione: sta per farlo! Li raggiungo e spingo via Ralph. Barcollo un po' (in fondo qui c'è un terremoto!), ma riacquisto l'equilibrio e mi sporgo dal crepaccio appena in tempo per vedere Kamina ancora appeso al bordo. Afferro la sua mano, e intanto lancio calci a destra e a sinistra per evitare che Ralph spinga giù anche me. Con uno sforzo sovrumano, tiro su il fratello. Ma quando mi volto, le fiamme sono completamente verdi. Il bracciale è perduto per sempre. Cercando di non lasciar trapelare il mio sconforto, abbraccio Kamina (in fondo ha appena rischiato di morire) e ci arrampichiamo più in fretta che possiamo su per la corda. Anche se c'è il terremoto, Kamina è sotto di me. Questo è un gran bene, perché mi tremano le mani, ho paura dei terremoti... ad un certo punto scivolo. Mamma mia! Ho perso la presa! Grazie al cielo Kamina mi afferra la mano in tempo.

“G-grazie!” balbetto.

Lui mi tira su e ricomincio ad arrampicarmi. E alla fine, grazie al cielo, siamo in cima. Ci sdraiamo su quel gradino di roccia che precede le sabbie mobili: da qui il terremoto quasi non si sente. Mi guardo intorno:

“E Ralph?” non si vedeva. Era di sicuro rimasto...

“No, Simon. No! Non dirai sul serio...” geme Kamina, nascondendosi il volto fra le mani.

“Non possiamo lasciarlo laggiù!” insisto.

Lui mi fissa, poi capisce che non sto scherzando e sorride.

“Sei troppo buono per questo mondo,Simon!” mi scompiglia i capelli. “E va bene, andiamo a salvare l'uomo che ha cercato di ucciderci tre volte a testa!”

Scivoliamo giù per la corda. Man mano che scendiamo, sentiamo di più il terremoto. Alla fine ci ritroviamo catapultati in mezzo alla sala. La luce verde è spenta, ma il fumo rosso e verde aleggia ancora, perciò non mi preoccupo.

“Simon... e il bracciale?”

Io mi stringo nelle spalle. Non ho potuto fare a meno di lasciarlo perdere... ma mi dispiace un sacco.

Ralph stava per buttarti di sotto” spiego, lo sguardo abbassato. “Non ho fatto in tempo.”

Lui mi abbraccia forte.

“Ehi, voi due! Aiutatemi, sono qui!” È la voce di Ralph!

“Modera i termini, carino! Se non sbaglio, siamo venuti qui a salvarti, anche se proprio non te lo meriti, quindi vedi di chiudere quella boccaccia!” dice Kamina, scocciato.

Ci guardiamo intorno, e lo vediamo sotto una roccia: tra poco sarà schiacciato! Unendo i nostri sforzi, lo tiriamo fuori appena in tempo prima che la roccia si sfracelli al suolo. Lo trasciniamo su per la corda, e mentre siamo circa a metà strada il terremoto finisce. Alla fine spuntiamo su. Grazie al cielo c'è la nostra corda per oltrepassare le sabbie mobili, e alla fine siamo al sicuro. Ralph non sta in sé dall'emozione: bacia la terra (che schifo!), saltella come un grillo...

“Ehm ehm” si schiarisce la gola il fratello. “Adesso che siamo al sicuro, parliamo un po' di tutti quei “vi ucciderò” e dei pipistrelli addosso a me e dello spintone nel crepaccio...”

Incrocia le braccia. Anche se non lo sta dando a vedere, io che lo conosco bene capisco che si sta divertendo un sacco. Però Ralph non se ne accorge e si getta in ginocchio, supplicandoci di perdonarlo. Io sto per scoppiare a ridere, ma il fratello mi strizza l'occhio: vuole godersi la scena. Io annuisco e passiamo i dieci minuti più divertenti della settimana. Alla fine Kamina si stufa e ce ne andiamo al villaggio, a condizione che...

Devi raccontare per filo e per segno come siamo caduti per sbaglio nella grotta in cui eri rinchiuso, di come ci hai obbligati a restare e di come poi ti abbiamo eroicamente salvato, intesi? Altrimenti, chissà come si incavolerà il capovillaggio per essercene andati così per tutte queste ore...”

Lui promette, e così ci risparmia anche un bel po' di grane. Nonostante tutto, quest'avventura mi ha privato del mio bracciale, e ogni volta che mi viene da toccarlo e poi mi accorgo che non c'è mi sale un groppo in gola. Ma poi mi ripeto che l'ho fatto per una giusta causa: dovevo salvare il fratello. Un secondo di troppo sarebbe stato fatale. E ogni volta che lo vedo, che gli parlo, che lo guardo sento che ho fatto la cosa più giusta del mondo. E poi, l'ha detto la mamma: lei e papà sono sempre con me. E con loro nel cuore e Kamina vicino, sono davvero fortunato!

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