Una stirpe in pericolo

di Drew Firedagger
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La fuga ***
Capitolo 2: *** Un ricordo ***
Capitolo 3: *** Un drago si risveglia ***
Capitolo 4: *** La nascita di una guerriera ***



Capitolo 1
*** La fuga ***


Un bosco cupo, in una buia notte di luna nuova, poco si distingue se non la propria ombra, due donne e due cavalli in fuga. Lorianne e sua figlia Cheryween, stremate, viaggiavano senza meta affrontando la fuga dopo aver assistito, anche se non fisicamente, all’omicidio di Alyndir, il padre della bambina. La stanchezza ed il freddo della sera entravano nelle ossa, erano talmente stanche che si lasciavano condurre dai loro cavalli, piuttosto che rischiare una rovinosa caduta in un burrone o finire in una buca nel terreno dissestato.

Stravolte e impolverate, continuavano a vagare in cerca di un riparo per la notte. Ad un tratto, una luce accecante fu seguita da un fragore assordante, sentirono cadere un fulmine non lontano che gli permise di vedere, per pochi secondi, il paesaggio che avevano attorno. Erano giorni che vagavano, pur di far perdere le loro tracce e non vedevano l’ora di uscire sotto la luce rassicurante delle stelle. 
Non appena gli alberi si diradarono, videro una radura nelle immediate vicinanze di una collina e decisero di accamparsi. Lasciando i cavalli al pascolo nello spiazzo, iniziarono a rilassarsi.

Vado a vedere cosa c’è oltre, Chery “. 

Va bene madre, io inizio a montare il campo “.

Così, silenziosa, Lori s’incamminò verso l’apertura tra gli alberi e arrivata in cima sospirò stirando la schiena: “ Ancora qualche miglio e saremo al sicuro Chery, giù in basso c’è una città “ pensò vedendo le luci in fondo alla valle. 

Bene madre, non vedo l’ora di dormire in un letto caldo e morbido ”. 

La donna si fermò a prendere della legna per il fuoco, mentre tornava al campo, così da ripararsi dal freddo nella loro ultima notte all’aperto. 
Alla luce del giorno si vedevano molti più dettagli del luogo verso cui si stavano dirigendo. Per esempio la sera prima Lori non aveva notato i campi coltivati che erano posti poco fuori la palizzata, delimitavano quello che avrebbe potuto essere il quartiere dei contadini, viste le case povere e di solo legno, dove le donne andavano a prendere l'acqua fresca per le faccende, preparare il pranzo e gli uomini andavano al lavoro. Più avanti, vi erano delle abitazioni intonacate o in pietra grezza, appartenenti sicuramente a persone più facoltose, dove i negozianti stavano tirando giù tendoni multicolori e mettendo fuori la mercanzia. Le poche persone che non erano del posto, entravano o uscivano dalle porte della città, guardandosi intorno furtivi, temendo chissà cosa. Le due donne pensarono fossero i quartieri dove vivevano mercanti e artigiani. Poco oltre s’intravedevano spesse mura di pietra sbrecciata rinforzate da contrafforti, oltre le quali c’erano case in marmo colorato dalle mura verdi, azzurre e bianche, sicuramente quartieri nobili. Al centro della cittadina, racchiuso da un grande giardino, un palazzo, luccicava come fosse fatto di diamanti e perle alla luce dell’alba, sembrava un palazzo degno degli elfi. Per un po’, madre e figlia, rimasero incantate, perse nei ricordi della loro terra, dei loro cari che avevano lasciato così bruscamente e delle persone che non avrebbero mai più rivisto.
Arrivate alla palizzata chiesero ad un passante dove avrebbero potuto trovare una locanda e l’uomo le indirizzò al “ Corno di Lycahon “ che si trovava dopo il primo muraglione, poco più di qualche braccio di altezza ma molto robusto. 
Guardandosi attorno arrivarono al locale e subito un ragazzino le sì avvicinò, offrendo loro di rifocillare i cavalli, mentre madre e figlia entravano nell’edificio. 

Se la signora della locanda avrà una stanza per noi, ti darò due monete d’argento, altrimenti troverai tu un posto dove potremo dormire, siamo d’accordo? A proposito come ti chiami figliolo? ” disse Lori al bimbetto. 

Peter, mia signora, mi chiamo Peter. Sicuro, baderò io ai cavalli e sono certo che Evelyn avrà una stanza per voi, non ci sono molti stranieri in questo periodo ” le rispose il piccolo, sicuro di sé.

 “ Allora va bene, ma sta attento, Gladrung e Ancalaor sono dei cavalli preziosi “.

Entrarono nel locale e cercarono un tavolo appartato dove non essere disturbate, vi si accomodarono togliendo il cappuccio del mantello, prestando attenzione a tenere coperte le orecchie. Con quel gesto attirarono qualche sguardo curioso, subito distratto dalla forte voce della barista. La donna alta era bellissima, sembrava molto giovane, pelle chiara e trasparente come raggi di luna, lunghi capelli neri, occhi azzurri come il mare e taglienti come lame. Assomigliava parecchio alla ragazzina che aveva con sé, tanto che poteva esserne la madre. La giovane aveva la pelle d’alabastro quasi traslucida, capelli marroni come la corteccia degli alberi e gli occhi avevano il colore dell’oro liquido, non li si poteva paragonare diversamente. 
Per essere così presto la mattina, la locanda era molto affollata, uomini e donne che facevano colazione, sembravano essere quasi tutti contadini e cacciatori. I viaggiatori si riconoscevano subito, perché si guardavano intorno, spaesati.
Pensando di aspettare un po’, visto che dietro al bancone c’era una donna sola a servire tutti, si accomodarono tranquille. Quasi si spaventarono quando una voce femminile si rivolse loro dicendo: “ Buon giorno mie signore, sono Evelyn cosa posso portarvi? “. Era una donnona alta e ben piazzata, con bei capelli ricci e rossi come il fuoco, una minuscola cuffietta bianca non riusciva a tenerli a regime ed un grembiule, che aveva visto tempi migliori, era ricoperto di macchie di sugo e grasso e faceva bella mostra di sé ai suoi fianchi.

Buon giorno a lei Evelyn, vorremmo fare colazione, se possibile e poi vorremmo farle qualche domanda quando ha tempo “. 

Certamente, non c’è nessun problema, datemi il tempo di mandare a lavorare questa marmaglia, intanto vi porto qualcosa da mangiare “. 

A quel punto, armate di pazienza, madre e figlia, iniziarono a dare un’occhiata al locale. Da fuori, poteva sembrare lussuoso, data la recente intonacatura ma all’interno era molto spartano e alla mano. Il pavimento di legno, ormai consumato dal passaggio di molti, non si capiva più di che colore era. Le pareti invece, imbiancate di fresco, benché spoglie, ma con qualche testa di enorme Lycahon, appesa qua e la, non stonavano affatto con l’arredamento di sedie e cassapanche in legno, una volta scuro ed ora tutto scrostato, che la padrona del locale aveva scelto.
Evelyn portò loro dello stufato di Lycahon, un animale molto difficile da cacciare, data la sua mole ma dalla carne molto morbida e saporita. Intanto la locanda pian piano si stava svuotando, e la donna finito di mettere tutto in ordine, si avvicinò al loro tavolo sedendolesi di fronte. 

Allora ditemi tutto, come mai due donne sole viaggiano per queste lande desolate? ” 

“  A dire la verità stiamo cercando un posto dove stabilirci, stiamo fuggendo da mio marito, era un violento e un ubriacone. Quando ha iniziato ad alzare le mani su mia figlia non ho potuto sopportare oltre e siamo fuggite. ”

Ma che stai dicendo madre?! Non è la verità, mio padre è morto! ” disse mentalmente Chery alla madre, sconvolta per la menzogna.

Cosa dovrei dirle figlia mia? Ehi, siamo un’assassina e una maga elfiche che stanno scappando dal regno perché, l’Alto Re è sotto il controllo dei maghi di corte?! Poi sarebbe morta anche lei, come tuo padre, entro un paio d’ore “. 

Hai ragione madre, perdonami “.

Durante quel breve scambio di opinioni mentali, Evelyn era rimasta a bocca aperta per lo stupore ma si riprese in fretta: “ Potete fermarvi alla locanda per tutto il tempo che volete. Per l’affitto della stanza, non ci sono problemi, potresti darmi una mano visto che mia figlia si è trasferita da poco in un’altra città per sposarsi “. 

Così, fatte le presentazioni ed accordatesi per l’indomani, le accompagnò alla soffitta, dove avrebbero alloggiato. 

Se avrete bisogno io dormirò nella camera qui sotto “ e le lasciò sole. 

Le due donne si guardarono intorno e sospirando di piacere e ridendo si lanciarono sul letto al centro della stanza. 
Il mattino dopo, Lori iniziò a lavorare. Passarono i mesi estivi, tra mattine passate a pulire le stanze, pomeriggi a chiacchierare con la locandiera e Peter e serate a lavorare al locale. 
Con la fine dell’estate arrivarono i raccolti e il locale si riempì di forestieri che venivano ad acquistare e vendere i prodotti di contadini e artigiani. Gli alberi, prendevano i colori caldi dell’autunno e la temperatura iniziava pian piano ad abbassarsi con l’arrivo lento ma inesorabile dell’inverno, che portava con sé vento gelido e neve. 
Una sera come tante in quel rigido inverno, Lori stava andando a prendere una cesta di legna per il camino. Evelyn e Chery, la stavano aspettando nella camera in soffitta, tranquille davanti al fuoco acceso, a chiacchierare.
Il cortile era ricoperto da uno spesso strato di neve e la donna camminava lentamente, cercando di non scivolare, si sentiva osservata, così controllò che i suoi pugnali fossero tutti al loro posto. Non era riuscita, in quei mesi di tranquillità a perdere l’abitudine di una vita di portare sempre con se quelle armi, era più forte di lei, si sentiva nuda senza. Così continuò a camminare nonostante avesse sempre quella strana sensazione di essere spiata. Ad un certo punto vide un movimento con la coda dell’occhio, e fingendo di essere spaventata come lo sarebbe stata una brava cameriera di locanda urlò: “ Chi è là?! C’è qualcuno?! “. 
Non ricevendo risposta continuò per la sua strada, quando si sentì afferrare da dietro reagì d’istinto. Si piegò in avanti facendo così sbilanciare il suo aggressore, che sarebbe rovinato a terra se lei non fosse stata così veloce da farlo girare su se stesso e mettergli due dita sotto il mento per minacciarlo. 

Dì ai tuoi amici di uscire allo scoperto, altrimenti stringo “ 

“ E tu cosa vorresti farmi gattina, con quelle manine? Il solletico? “ 

“ Allora non hai sentito bene con cosa ti sto minacciando razza di ridicolo presuntuoso, senti un po’ sotto le costole? Ho detto fai uscire i tuoi amici, subito! “ al ché il malcapitato tastò dove la donna aveva detto e sentì un minuscolo pugnale, un pugnale da assassino. 

“ Chi sei tu?! “ l’uomo impallidì, allibito per sua sventura. Erano mesi che non usciva più con i suoi uomini nelle scorrerie che questi facevano nella valle e cosa era andato a trovare? Un’assassina travestita da cameriera, era proprio sfortuna questa! 

Allora? Li fai uscire o devo… “ cominciò lei, ma prima che potesse continuare, la interruppe intimando ai suoi uomini di uscire allo scoperto. 

Si Kellan, così ti diamo noi una ma… “ iniziò a blaterare uno ma finì la frase, “ Razza di stupido!! PRIMO, non devi mai e dico MAI dire il mio nome. SECONDO, ho un pugnale quasi infilato nelle costole! Ho detto uscite, SU-BI-TO!! Cosa non capite di quest’ordine? “ 
Lori ascoltò Kellan con un misto di soddisfazione e rispetto, era ancora capace di dare una strigliata ai suoi uomini, se non rispettavano gli ordini, nonostante fosse bloccato in evidente svantaggio, questo le fece capire che era un leader nato. 
Mentre cinque uomini uscivano da altrettante direzioni, Lori si distrasse e l’uomo reagì, lei, non volendolo ferire senza motivo, rinfoderò il pugnale tenendo d’occhio sia lui sia gli uomini che la stavano accerchiando. Kellan tentò un affondo con un pugnale estratto dallo stivale, lei schivò abilmente la lama con un colpo di reni tornando subito in guardia e riprendendo l’arma rinfoderata poco prima. I due iniziarono a girare in tondo, come due pantere che studiano l’avversario prima di attaccare, saggiando ogni tanto i riflessi l’uno dell’altra. 

Bene, - pensò Lori con l’ombra di un sorriso sulle labbra - ho proprio bisogno di un bell’allenamento “.

Era sempre Kellan a fare la prima mossa, Lori lasciava che guidasse lui la loro danza e si teneva sulla difensiva. 
Le avevano insegnato, sin da bambina, che nel suo lavoro non avrebbe dovuto uccidere per errore, se non in caso di vita o di morte e lei non era assolutamente in pericolo, lo considerava quasi un piacevole diversivo, dopo quei lunghi mesi passati a fare un lavoro che non era quello per cui era stata addestrata per tutta la sua lunga vita.

Lottarono per parecchio tempo, finché Kellan, con una finta riuscì a penetrare la guardia dell’avversaria e lasciandole un piccolo segno a forma di mezza luna su una guancia. Lori rimase  sconcertata, in settecentosettantanni nessuno era mai riuscito a ferirla, seppur con un minuscolo graffio. Punta sul vivo, la donna seppellì Kellan sotto una gragnola di colpi e lui non poté fare altro che cercare di parare fendenti che nemmeno vedeva. Così in poco più di dieci secondi anche l’uomo aveva la stessa mezza luna sullo zigomo. Il capo dei ribelli, però, sapeva quando l’avversario che aveva davanti era più forte di lui ed era il caso di lasciar perdere, così col fiato grosso e ricoperto di polvere dalla testa ai piedi, l’uomo alzò le mani in segno di resa e con un sorriso da un orecchio all’altro chiese: “ Allora che ci fa un’assassina travestita da cameriera ad Aldewing? “   

Veramente non sono affari tuoi ma immagino tu voglia sapere se ho un’incarico da queste parti, ebbene no, sono in viaggio di piacere si potrebbe dire. Adesso mi sa che dob…” in quel momento un urlo mentale fece piegare in due la donna sotto lo sguardo stupito di Kellan che non capiva cosa stesse succedendo. Dopo pochi secondi un boato scosse le case vicino alla locanda fino al muraglione. 
Appena Lori si riprese disse qualcosa, ma lui riuscì solo a sentire una parola “ Chery “ prima di vedere una nuvola di vestiti volare e un luccichio di fibbie sparire, diretto verso l’esplosione e le fiamme che si erano sviluppate dal locale puntando sulle case vicine. 

Mio Dio Chery, tesoro, rispondimi ti prego! CHERY!!! CHERY!!! Ti prego carya rispondimi! State bene? “ continuava a gridare mentalmente la donna nella speranza di ricevere risposta dalla figlia. Arrivata alla locanda si rese conto che era avvolta dalle fiamme, così controllò che nessuno la guardasse poi disse due parole soltanto: “ Naar Lithuach! “ “ fuoco estinguiti! ” ed il fuoco lentamente obbedì, non si era accorta però che Kellan la stava osservando dall’angolo della piazza, con bocca spalancata. 

A quel punto, l’incendio sotto controllo, Lori si lanciò verso ciò che restava della locanda determinata a trovare sua figlia ed Evelyn, vive o morte. Kellan tentò di fermarla ma era come cercare di trattenere un’onda, in un secondo le sgusciò dalle braccia e si stava già arrampicando come un magnifico ragno luccicante di pelle nera e fibbie metalliche. Arrivata a quella che doveva essere la finestra della soffitta Lori sospirò e si mise a chiamare a gran voce: “ Chery! Evelyn! State bene? Dove siete? “ 

Calmati mamma siamo qui, davanti al camino, Evelyn sta’ bene, è solo svenuta e io non potevo rispondere perché altrimenti sarebbe caduta la barriera che ci proteggeva dal fuoco “.

Oddio tesoro, aspetta, vi tiro fuori da lì “. 

In quel momento Kellan sbucò da quella che una volta era la porta che dava sul corridoio, dopo essersi fatto largo tra le macerie: “ Ma che diavolo… “ 

“ Magia “.

I due si mobilitarono per portare Evelyn e Chery all’esterno mentre si stava radunando davanti alla locanda una vera folla di curiosi, alcuni preoccupati per la proprietaria, altri solo per curiosare. 
Quando le due donne furono in salvo all’esterno, Evelyn si svegliò di soprassalto urlando: “ Al fuoco!! Al fuoco!! “ ma guardandosi attorno si accorse che era sotto le stelle, e appena riuscì a vedere le facce di Lori e della figlia sospirò e si accasciò tra le braccia muscolose che la stringevano, sapeva di essere al sicuro. 

“ Sarebbe meglio portare Evelyn e tua figlia al caldo da qualche parte, prima che la gente inizi a fare domande “.

“ Non abbiamo un posto dove andare, tutto ciò che avevamo era qui nella locanda, speriamo almeno che i cavalli abbiano fatto in tempo a fuggire “.

In quel momento, Peter arrivò da dietro l’angolo di una casa stringendo i due animali per le redini.

“ Bravo ragazzo - disse Kellan sorridendo - bel lavoro. Aiutiamole a montare e seguitemi “.

Quando furono lontani Kellan si girò verso le due donne che lo seguivano: “ Visto quello che hai detto prima, elfa, ti consiglio di uscire al più presto dalla città, mi sa che ormai siete state scoperte dalle persone che vi danno la caccia “.

“ Come hai fatto a capire che stavamo scappando? Ma soprattutto, Come sai che siamo due donne elfo? “ 

Andiamo, concedimi un po’ d’intelligenza, non sarò uno dei vostri, ma sono un grande osservatore “. 

Arrivati sul posto, il gruppo si sistemò vicino al fuoco che ardeva sul fondo della grotta. Chery non riuscì più a sopportare la pressione cui era sottoposta, buttò la maschera da dura che portava sempre e scoppiò in lacrime: “ Oh, madre!! Dove andremo adesso? Se ci hanno trovato nelle terre degli uomini dove potremo mai nasconderci? “.
Chery non mostrava mai i suoi sentimenti, soprattutto davanti a degli sconosciuti. Era sempre forte, non si lamentava mai, in un certo senso era molto matura per i suoi sessant’anni. Probabilmente avrebbe dovuto ascoltare l’istinto di sua figlia e fidarsi di quelle persone, dopotutto Evelyn era stata gentile con loro, in tutti quei mesi, anche senza sapere nulla di loro e Kellan avrebbe potuto lasciarle al freddo ed in pasto alla folla di curiosi. Così davanti al fuoco che avevano trovato al loro arrivo Lori raccontò la loro storia dall’inizio. 

Io e mio marito, lavoravamo al palazzo dell’Alto Re degli elfi, Alkyriel. Alyndir era il capitano delle guardie e ormai lo avrete capito, io ero l’assassina personale del re. - A quelle parole Evelyn e qualche altro ascoltatore sussultarono - vivevamo una vita abbastanza tranquilla, se così si può dire, io facevo il mio lavoro, mio marito il suo. Poi arrivò questa figlia, la nostra luce, che già da bambina mostrava di avere dei poteri mentali di molto superiori a quelli di suo padre, da cui li aveva presi. Arrivata all’età di sessant’anni, i maghi di corte si accorsero di lei e ci fecero sapere che avrebbero voluto addestrarla a diventare mago di corte, viste le sue potenzialità…

Oh, perdonatemi, io ho settecentosettantanni e mia figlia sessanta, noi elfi abbiamo una vita molto più lunga rispetto alla vostra, mi rendo conto che possa sembrare strano sentir parlare di cent’anni come di briciole. - Sorrise mestamente Lori – in ogni caso, d’accordo con l’Alto Re, che sapeva di avere un traditore a palazzo, avremmo dovuto portare la bambina in un’altra città elfica, sotto mentite spoglie per far sì che crescesse libera e tranquilla, ma soprattutto lontana dalle influenze dei maghi di corte, che tessevano intrighi e sotterfugi ovunque. Alkyriel non pensava che il traditore fosse così in alto di grado e quando venne il giorno in cui Cheryween avrebbe dovuto iniziare l’apprendistato, il rinnegato si palesò e prese il controllo della mente dell’Alto Re, mettendoci a morte tutti…”

 

 

 

Tre deboli colpi alla porta, era il segnale.
In una camera da letto matrimoniale, una donna si stava alzando silenziosa per non svegliare il suo compagno di una vita.
Ad un tratto sentì un sospiro nella stanza accanto: “ ancora madre? “ le disse Chery mentalmente.

Non preoccuparti tesoro, tornerò presto. Dormi tranquilla, non vorrai arrivare in ritardo il primo giorno del tuo apprendistato perché hai aspettato tua madre sveglia. Poi cosa racconteresti ai maghi di corte? Ho atteso il ritorno di mia madre da una scorreria per assassinare qualcuno? - sorrise Lori prendendo in giro sua figlia - Vedrai che domattina, quando ti alzerai io sarò già di ritorno. “ 

E’ una promessa? “ disse speranzosa la bambina.

Certo carya, dormi serena, ci vediamo dopo.

Detto questo uscì con un mezzo sorriso sulle labbra. Silenziosa come un’ombra nella notte, Lori si addentrò nei corridoi labirintici del palazzo. Attraversava passaggi che forse nemmeno Alkyriel, Re da molti anni, conosceva ma d'altronde era il suo lavoro passare inosservata ed in segreto.
Arrivata nei pressi dello studio reale diede tre lievi colpi al pannello davanti cui si trovava e questo ruotò su se stesso aprendosi silenzioso alla destra della scranna dove abitualmente si trovava seduto Re Alkyriel, in quel momento occupata dalla Regina Tenuvel.
Lori era interdetta, non si aspettava di trovare la sovrana allo scrittoio ma prima che potesse dire qualcosa, la donna alzò una mano e mentalmente le disse: “ So che puoi sentirmi perché a volte sento chiacchierare te e tua figlia, come t’invidio, vorrei tanto poterlo fare con Alkyriel ma lui non mi < sente >. - mentre diceva questa semplice frase il suo sguardo s’incupì accennando un debole sorriso - Comunque, non siete più al sicuro in questo palazzo, mio marito è sotto il controllo dei maghi di corte, gli hanno fatto firmare dei documenti in cui mette a morte tutta la tua famiglia, dovete fuggire, probabilmente domattina verranno a prendervi per uccidervi. Va’, corri, portali via, dovete mettervi in salvo. Ci siete sempre stati fedeli, siete sempre rimasti al nostro fianco“ Detto questo si alzò e sparì dietro ad un altro pannello. Lorianne, ancora sconvolta dalla notizia, uscì dallo studio e si avviò di buon passo verso i suoi alloggi. Arrivata nei pressi sentì un brusio di voci e si appiattì nelle ombre più nere. 

E’ impossibile che queste porte non si aprano…le chiavi sono queste…” diceva qualcuno sottovoce davanti alla porta principale che dava sul corridoio.

Chery, sveglia tuo padre presto dobbiamo andarcene!! Non fate rumore però, c’è qualcuno davanti alla porta e non vi devono sentire ” avvisò mentalmente sua figlia.

Non ti preoccupare madre li ho già sentiti e non entreranno, papà è già sveglio e sta facendo i bagagli…

Lascia fare a me…ecco, un leggero tocco di magia e la porta si aprirà con la forza di un bambino…” Un mezzo sorriso sfiorò le labbra di Lori, < un leggero tocco di magia > non sarebbe bastato per abbattere le barriere di sua figlia, nonostante avesse solo sessant’anni. 

Ma com’è possibile?!…non si apre…andiamo a chiamare Soriel lui saprà cosa fare…”, detto questo i due si allontanarono veloci diretti agli alloggi dei maghi.

A quel punto, uscì allo scoperto e bussò alla porta. Appena sua figlia le aprì, si precipitò da suo marito per raccontargli ciò che la Regina le aveva riferito e decisero di fuggire da Valinos. Appena fuori delle porte della città si sarebbero divisi, sperando così di confondere momentaneamente i maghi che non sapevano chi seguire per poi riunirsi nella capitale del regno degli uomini, per poi spostarsi in un posto più tranquillo e sicuro dove ricominciare una nuova vita. Lontano dagli elfi che li volevano morti, sempre ammesso che non continuassero a seguirli. 
La stanza dove dormiva con suo marito, la stanza della bambina, il soggiorno dove passavano le serate davanti al camino a chiacchierare e ridere delle scorrerie di Cheryween nei corridoi labirintici del palazzo, la cucina dove ridevano insieme prendendosi in giro. Non avrebbe potuto portare nulla di tutto questo con se, nemmeno il grosso tappeto che aveva commissionato sua madre come dono di nozze. Guardava tutto, imprimendolo bene nella memoria ben sapendo che non sarebbe più potuta tornare indietro, una volta uscita da quel palazzo. La loro vita sarebbe cambiata per sempre ma almeno sarebbero stati insieme.
Alyndir era abituato a fare i bagagli, come capitano delle guardie dell’Alto Re, era tenuto ad andare nelle altre città elfiche per arruolare giovani adatti all’esercito. Dopo aver perso qualche secondo cercando di ricordare quanto più poteva della loro casa ed essere andata da Cheryween per aiutarla a preparare la sua borsa, Lori andò in camera, dove suo marito stava finendo di preparare le loro sacche e lo fermò. 

Lascia fare a me caro, nella mia, devo aggiungere qualcosina per ogni evenienza “. 

Quando furono pronti a partire, sentirono un brusio di voci provenire dall’esterno. Così, non potendo passare dalla porta principale, Lorianne decise di uscire dal pannello nascosto nella parete dietro l’armadio nella camera da letto che divideva col marito. Alyndir non sapeva esistesse, così rimase un po’ stupito quando sua moglie disse loro mentalmente: “ Seguitemi “.
Spostato il pannello, comparve loro davanti una lunga e tortuosa scala immersa nel buio più assoluto. Per quello che si poteva intuire non vi erano torce appese ai muri, né verso il basso né verso l’alto, non che ai tre elfi servissero per vedere dove si stavano dirigendo. Lorianne, sicura iniziò a salire, Alyndir e Cheryween la seguirono. Continuavano a salire senza mai avere punti di riferimento. Nonostante avessero piena visione della scala, padre e figlia erano in ansia perché ad ogni svolta si aspettavano che saltasse fuori qualcuno per afferrarli ed imprigionarli. A poco servivano i poteri mentali dei due, in quel momento erano nel panico e si affidavano completamente a Lori che continuava a salire imperterrita e tranquilla, fino a quando arrivarono ad una spessa porta di legno scuro sbarrata dall’interno.

State tranquilli, questa scala la conosciamo solo pochi topolini ed io, e c’è solo una copia della chiave di questa porta, la tengo io al collo “, poi si mise ad armeggiare con la serratura che girò senza un lamento nonostante la porta sembrasse molto pesante e in disuso da parecchio. Lori guardò che la via fosse libera poi i tre uscirono all’aria aperta, sul camminamento tra la torre est e quella ovest, la parte del castello a strapiombo sul mare. Controllando la posizione della luna, si resero conto che di lì a poco sarebbe passata la guardia di ronda, così tornarono all’interno per non correre il rischio di essere scoperti.
Quando passarono le guardie ascoltarono attentamente i loro discorsi, tentando di capire se li stessero già cercando o meno, e vennero a sapere che stavano setacciando il castello senza trovarli.
Aspettarono qualche minuto per essere sicuri di aver via libera poi uscirono, allora Lori prese la corda che aveva assicurato allo zaino e la legò alla merlatura, quando ebbe finito iniziò a calarsi, dopo sarebbe scesa Cheryween e in ultimo Alyndir, così se la bambina fosse scivolata la madre ne avrebbe fermato la caduta. Arrivati in fondo, in una rientranza invisibile dalle balaustre, dopo una discesa che a Chery era sembrata eterna, sentirono arrivare delle voci dall’alto. Subito Lori diede uno strattone alla corda che cadde arrotolata alla rinfusa ai loro piedi. Le voci passarono una volta e poi una seconda senza dare segno di aver notato nulla di strano. Aspettarono qualche minuto, poi s’incamminarono per allontanarsi dal castello, appena arrivarono alle porte della città però, si resero conto che non sarebbero arrivati lontano senza cavalcature. Lori era la più veloce, perciò tornò all’interno, verso le scuderie. 
Silenziosa, si tenne nascosta nelle ombre scure della notte e nel giro di qualche minuto fu arrivata, ma dovette aspettare che due pattuglie se ne andassero, a quanto pareva si erano incrociati e si davano le ultime novità sulla caccia. 
Nessuno riusciva a trovare la famiglia fuggiasca, ma non avevano il coraggio di svegliare il Re né tanto meno disturbare i maghi di corte per riferirlo, così continuavano a cercarli in lungo e in largo per il castello, senza pensare che sarebbero potuti essere già usciti. Lori sorrideva soddisfatta mentre aspettava il via libera per andarsene. Appena le guardie se ne furono andate, la donna sellò i cavalli e si avviò all’esterno, sovente per le vie della città s’intravedevano mercanti di altre terre che venivano a vendere i loro cavalli al Re, così non attirò l’attenzione quando varcò le porte con il cappuccio del mantello calato fin sul viso. Le guardie pensarono fosse un mercante cui erano andati male gli affari e, nonostante fosse notte fonda, non la fermarono nemmeno.     
I fuggiaschi, cercarono di allontanarsi il più possibile, tanto più erano lontani, tanto più sarebbe stato ampio il loro vantaggio quando, il mattino dopo, sarebbero uscite le pattuglie del Re a cercarli. 
S’inoltrarono nella foresta che circondava la città di Valinos, alle porte dei Regni degli Uomini, nessuno li seguiva ancora quindi non avevano molta fretta, decisero di fermarsi un paio d’ore, più per far riposare Cheryween e i cavalli che per reale bisogno. Alyndir e la moglie nel frattempo perlustravano a turno il terreno lì attorno per essere sicuri di non lasciare tracce troppo evidenti. 

Chery amore, svegliati dobbiamo andare “ disse Lori alla bambina. “ E’ quasi l’alba ormai, fra poco i maghi si accorgeranno che non ci hanno trovato ed andranno su tutte le furie, manderanno un esercito a cercarci, dobbiamo allontanarci il più possibile “. 

Era il momento di separarsi, Alyndir sarebbe andato ad ovest verso le Keder Eanorfiriel, le montagne del sole morente, madre e figlia invece si sarebbero dirette ad est verso le Taleight naar, le pianure infuocate. Si sarebbero incontrati di nuovo a Valenlight, la capitale dei regni degli uomini. 

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Capitolo 2
*** Un ricordo ***


Pochi giorni prima dell’incoronazione di Alkyriel, Shonwir, l’allora capitano delle guardie, passò davanti alla fucina di Anegrist e gli disse: “ Oggi, al campo degli allenamenti, ci saranno le selezioni per le guardie di palazzo, vista l’ascesa del nuovo Re, se vuoi mandare Alyndir a far domanda “. Non sapendo come rispondere il fabbro assicurò al capitano che glielo avrebbe riferito. Appena suo figlio fu di ritorno dalla consegna, l’elfo chiamò suo figlio e disse: “ Alyndir, figliolo, tu vuoi entrare nelle guardie di palazzo o vuoi fare il fabbro? Sii sincero. “ Il ragazzo non sapeva cosa dire ma come aveva chiesto suo padre, gli riferì la verità. 

Si padre io vorrei presentare la domanda. Fino ad ora non l’ho fatto perché voi rimarreste solo, qui nella bottega. Non posso pretendere che Cherynis faccia il fabbro al posto mio, è una donna…Luthimir ed Eonille si sono sposate e i mariti hanno le loro botteghe…Eadar e Andel sono in guerra, con che faccia, padre vi lascio da solo per entrare nelle guardie?… ” Il ragazzo non riusciva più a smettere di parlare, tentando di far capire al genitore le ragioni per cui aveva sempre taciuto il suo sogno di entrare nell’esercito.

Allora farai meglio ad andare subito al campo degli allenamenti, se vuoi presentare domanda, questa mattina fanno le selezioni. Non ti preoccupare Alyndir, tua sorella Cherynis baderà a me e poi, non ti offendere ma lei ha un dono particolare coi metalli, perché non potrebbe diventare la prima donna elfo a fare il fabbro? Tua madre ne sarebbe orgogliosa. Se è quello che vuoi fare della tua vita, vai, fai domanda e diventa capitano ” disse Anegrist ad un figlio che ormai non riusciva più a parlare per la sorpresa e l’emozione.
Con gli occhi lucidi per la commozione, il ragazzo scappò, non andò nemmeno in camera a cambiarsi d’abito, era talmente incredulo e felice che fuggì via così com’era. 
Arrivato al campo rimase di sasso, c’erano almeno un centinaio di elfi come lui, più o meno della sua stessa età, che aspettavano il loro turno per farsi notare dal capitano e dagli altri ufficiali. Era scoraggiato, a quanto sapeva c’erano pochi posti per i nuovi arrivi e con tutti quei giovani in attesa, lui aveva poche probabilità di riuscire a prenderne uno. Si guardò intorno, aveva tranquillamente il tempo di cambiarsi e tornare ma non ne aveva il coraggio, se fossero arrivati altri ragazzi gli sarebbero passati davanti, assottigliando così le sue già magre speranze. Si avviò verso il capanno, dove di solito le guardie tenevano le armi per addestrarsi o quelle d’ordinanza, che per l’occasione era stato svuotato per permettere alle giovani possibili reclute di iscriversi alle selezioni. 
Sulla porta c’era Shonwir il volto serio, quasi arcigno, sul viso la stessa espressione che aveva il primo giorno che si erano incontrati. Non appena il capitano si accorse che era anche lui in fila lo chiamò, distendendo le rughe sulla fronte ed allargando le labbra in un sorriso, Alyndir rispose subito: “ si signore! “ ma lui gli fece notare che non faceva parte delle guardie, quindi non era ancora ai suoi ordini e gli disse: “ Vieni Alyndir, entra pure a fare l’iscrizione “, con questo, benché non fosse colpa sua, il ragazzo si guadagnò l’antipatia istintiva di vari ragazzi che avevano assistito alla scena.  Così iniziò la sua avventura nelle milizie elfiche…
Era riuscito ad entrare nelle guardie di palazzo a soli centoquindici anni, anche per lo standard elfico era troppo presto, ma essendo il figlio del maniscalco dell’esercito, era a contatto con soldati e ufficiali che gli permettevano di allenarsi con loro e i soldati sapevano che era dannatamente bravo.
Dal primo giorno in cui entrò a far parte delle guardie di palazzo, Alyndir si distingueva negli allenamenti. Mano a mano che cresceva il fisico si torniva, si rinforzava, si induriva, diventava una macchina da difesa ed anche per questo l’Alto Re Alkyriel, lo scelse con altri tre per far parte della sua guardia personale.   
Fu così che una sera, mentre il sovrano era nel suo studio, incontrò un’elfa, il Re li congedò, rimanendo da solo con la donna… 


Un elfo, solo, in viaggio lontano dalla sua famiglia e dalla sua amata terra. 
In fuga da gente della sua stessa razza che ha paura di lui, di sua figlia, di sua moglie e di quello che la bambina avrebbe potuto fare. 
Mentre viaggiava verso quelle montagne così alte ebbe il tempo di pensare a quanto Lorianne, sua moglie, gli aveva riferito. Certo l’Alto Re era a conoscenza dei traditori che si aggiravano nel castello, ma nemmeno nei suoi più oscuri incubi avrebbe potuto pensare fossero, tutti e tre, i maghi che lavoravano alle sue dipendenze da più si cinquecento anni.   
Tentò di mettersi in contatto con Cheryween che era in viaggio con sua madre verso est e quelle che tra gli elfi erano famose come le pianure infuocate, se fossero riuscite ad aggirarle la bambina non avrebbe patito troppo le alte temperature, altrimenti avrebbe capito per la prima volta cosa voleva dire sentire caldo, caldo sul serio.
Sua figlia non rispose ed immaginò di essere troppo lontano, strano, il loro legame mentale non avrebbe dovuto risentire della lontananza. Ebbe la tentazione di tornare indietro ed andare a cercarle, poi pensò che dopotutto sua moglie era un’assassina e avrebbe difeso la loro bambina fino all’ultimo respiro. 
Appena uscito dalla foresta, si ritrovò alle pendici delle montagne, alzò lo sguardo, erano così alte che non ne vedeva nemmeno la cima, andavano ben oltre le nubi, in quel momento nere e tempestose, che coprivano tutta la foresta, minacciando di liberare una gran quantità d’acqua. 
Alyndir si guardò intorno cercando un riparo dove avrebbe potuto sistemarsi per la notte, senza sapere che era stato seguito da due segugi mandati dai maghi. 
Gli olywir erano dei mutaforma orrendi e senza coscienza, avevano il potere di prendere le sembianze di qualsiasi animale, persona o essere vivente ed erano una razza di creature creata dalla magia nera. Eseguivano alla lettera gli ordini del mago che gli aveva dato la vita, senza preoccuparsi delle conseguenze, che fosse ritornare interi dal loro padrone, con qualche pezzo mancante, uccidendo qualcuno o facendogli il solletico. 
Quelle orrende creature avevano seguito Alyndir sin dal castello, anche se erano partite molte ore dopo di lui. Probabilmente, appena fuori delle mura avevano preso le sembianze di grossi lupi, per trovare le tracce della famiglia fuggiasca, che procedeva per un tratto tutta insieme per poi dividersi uscita dalla foresta. Senza fermarsi a pensare, le due bestie andarono verso ovest e le montagne, avevano l'ordine di togliere di mezzo prima il maschio e così avrebbero fatto. Non era stato difficile trovarlo, non faceva nulla per nascondersi, lasciava tracce ben evidenti, probabilmente sapeva di essere seguito e lo faceva apposta, sta di fatto che in un paio di giorni lo trovarono e si nascosero in attesa che arrivasse il momento adatto per attaccarlo. 
L’elfo individuò una radura con una grande quercia, sulla sinistra e vi si dirise. Dissellò il cavallo nervoso, cercando di tranquillizzarlo con parole dolci, in elfico. Con Amachy, lo stallone che i suoi fratelli gli avevano regalato all'investitura a capitano, funzionava sempre, gli bastava parlargli con calma e lui si lasciava sedurre dalla sua voce rilassandosi, anche questo faceva parte del suo potere mentale e ne era orgoglioso, pochi ufficiali potevano vantasi di saper calmare così gli animali.
Crack…Il rumore sordo di un ramo che si spezza mise Alyndir in allarme, era da un paio di giorni che sentiva la presenza di qualcuno che lo seguiva. Per questo motivo, aveva fatto in modo di lasciare tracce ben visibili perché continuassero a seguire lui e non cambiassero bersaglio, andando a cercare Lorianne e Cheryween. Erano in due, non erano elfi, sembravano animali. Con tutti i sensi all’erta e l’immancabile arco lungo con le frecce, che gli aveva regalato suo padre, Alyndir si sdraiò accanto al fuoco, pensando di essere al sicuro da eventuali predatori che volessero attaccare e cercò di dormire per recuperare le forze che gli sarebbero servite per superare le alte montagne.  
Silenzio. Si svegliò di soprassalto.
Gli animali, immobili nelle loro tane, quasi non respiravano.
Il fuoco, l’acqua, come avessero paura dell’aura maligna che si aggirava in quel tratto di bosco, erano silenziosi.
L’unico rumore era l’ansimare nervoso di Amachy, il suo cavallo.
Le bestie uscirono allo scoperto circondandolo, Alyndir si alzò di scatto dal giaciglio vicino al fuoco dov’era addormentato poco prima e si mise a girare in tondo, studiando le creature. 

Magia, - pensò l’elfo ancora più all’erta - puzzano di magia nera “.

Ad un tratto, uno dei lupi si lanciò all’attacco e l’elfo lo centrò al cuore con due frecce, facendolo stramazzare al suolo, morto. L’altro lupo si mise ad ululare, era un grido d’angoscia, orrore dolore e odio. La bestia, ancora urlando si lanciò verso Alyndir, zigzagando per non dare all’elfo la possibilità di colpirlo. 
L’attacco furioso non andò a segno, era stato troppo frettoloso ed il capitano lo schivò abilmente tuffandosi di lato, poco dopo ricominciarono a girare in tondo continuando a studiarsi, il lupo che non lo perdeva di vista e Alyndir con il pugnale sguainato.
Dal modo in cui camminava, l’elfo capì che la forma originale della bestia non era il lupo, tendeva a rimanere in posizione eretta e non sulle quattro zampe come avrebbe dovuto essere.
Dunque non poteva che essere un olywir, mutaforma creati dai maghi di corte, duri da uccidere perché guarivano in fretta, l’unica speranza era trafiggere il cuore che si trovava proprio al centro del loro corpo, la parte meno accessibile di quegli esseri. Quegli esseri tendevano a prendere sembianze animali: lupi, cinghiali, orsi, creature che, per natura, avevano il cuore ben protetto.
Mentre pensava a queste cose, Alyndir si distrasse abbastanza da abbassare la guardia per qualche secondo e la bestia ne approfittò, avvicinandolo fulmineamente e dandogli una zampata al torace, aprendogli delle ferite molto profonde che dalla spalla arrivavano al fianco.

LORI!! CHERY!! “ urlò mentalmente disperato cercando di mettersi in contatto con moglie e figlia. Le ferite erano profonde e sanguinavano copiosamente ma l’elfo non se ne accorgeva mentre continuava a scontrarsi furiosamente con il lupo, i due senza dubbio lottavano per vivere, l’elfo per la sua famiglia ed il lupo per il fratello morto. Il torpore iniziava a avvolgere le membra del guerriero, senza quasi rendersene conto fu atterrato dalla bestia nell’impeto di un attacco. Faceva fatica a respirare ma all’ultimo, avendo l’essere a portata di mano, che gongolava vedendo che Alyndir era ferito a morte, lo prese per la pelliccia e gli disse: “ Se dovrò andarmene lo farò, ma tu verrai con me. Tu non toccherai la mia famiglia! “, detto questo gli piantò il pugnale dritto sotto le costole dove c’era il cuore.
Le tenebre lo avvolsero, non sentì nemmeno la voce di sua moglie e di sua figlia che lo chiamavano disperate. L’ultima immagine che vide, fu sua figlia che allungava le mani verso di lui, come se volesse abbracciarlo…poi le tenebre lo avvolsero.

 

I due fratelli stavano tornando a casa dopo aver passato tutta la giornata al mercato del villaggio che sorgeva appena fuori della foresta. Talir, il loro padre, era stato molto chiaro: “ Se non avrete venduto tutte le pecore entro sera, fate pure a meno di tornare a casa, non me ne faccio niente di due buoni a nulla! “.
E ce l’avevano fatta! In tarda serata, ma le avevano vendute tutte ed ora, stanchi ed impolverati, stavano per arrivare a casa, quando videro un cavallo in mezzo alla strada, un magnifico stallone bianco che gli sbarrava la via.    
L’enorme foresta nascondeva molte cose, così diceva sempre loro la madre ed ascoltandola i due ragazzi non lasciavano mai la sicurezza della via carrozzabile che tagliava, quasi di netto, in due in bosco.
Il cavallo si era fermato proprio al centro della strada, così i due fratelli scesero dal carretto per cercare di spostalo, ma non ci riuscirono. Nonostante fossero due giovani ben piantati, lo stallone non si mosse di un pollice. Tirarono le redini, lo spinsero da dietro, ma niente, il cavallo non ne voleva sapere. 
Ad un tratto, uno dei due si mise davanti all’animale con l’intento di parlargli e questo gli diede una piccola spinta col muso, facendolo ruzzolare per terra. Un suono gutturale uscì dalla gola del cavallo, quasi fosse una risata. Marcus, così si chiamava il ragazzo era stato spinto, notò che lo aveva spinto verso il bosco.

“ Non vorrai mica che ti seguiamo vero, bello? “ si ritrovò a dire il giovane.

“ Che fai, fratello ti metti a parlare con i cavalli? “ lo prese in giro Sean, quando lo stallone rispose alzando e abbassando la testa i due rimasero con la bocca spalancata.

“ Adesso vuoi farmi credere che capisci quello che dico?! - ancora su e giù con la testa - allora, che Dio ci aiuti, ti seguiremo “.   

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Capitolo 3
*** Un drago si risveglia ***


Cheryween si era svegliata appena prima che sorgesse il sole, la grotta era silenziosa, tutti dormivano sereni nei loro giacigli. Compresa sua madre, che generalmente aveva sempre un orecchio all’erta, era rilassata, probabilmente dopo aver raccontato tutto ad Evelyn e Kellan si era tolta un peso dal cuore, la sua cara mammina odiava mentire. 
Il posto dove l’uomo le aveva portate era poco lontano da Aldewing, la città dove avevano tentato di rifarsi una vita dopo aver perso suo padre. A dire il vero, la caverna, si trovava non molto distante da dove le due donne si erano accampate, l’estate scorsa, arrivando dalla foresta. La cavità era immensa, con alte volte ed enormi stalattiti che pendevano dall’alto, come grosse spade. Le pareti erano illuminate, qua e là, da torce che le mogli dei ribelli cambiavano regolarmente per non rimanere al buio, ma sfortunatamente, non riuscivano ad illuminare del tutto la volta del soffitto. 
Le vennero i brividi a guardare quella moltitudine di coni che scendevano dall’alto, sembrava di essere costantemente in pericolo, se anche solo una di quelle cose si fosse staccata, sarebbe stata una carneficina, così, buttatasi addosso il mantello per tenersi al caldo, uscì all’aria aperta, sotto le stelle. Stava nascendo il sole proprio in quel momento, era uno spettacolo meraviglioso. Le nubi si rincorrevano all’orizzonte, in tutte le forme che se potessero venirle in mente o Dei e i colori!! Che colorazioni favolose avevano!! In basso, verso il terreno erano scure ma al di sopra, dove arrivava la luce erano uno spettacolo, mille toni diversi, ricoprivano le sommità delle nuvole, dall’indaco all’arancio all’azzurro al verde e molti altri di cui nemmeno conosceva il nome, come avrebbe voluto che suo padre fosse lì con lei a vedere quello spettacolo!
La foresta attorno si stava risvegliando, gli uccellini iniziavano a cinguettare, i cavalli brucavano tranquilli la poca erba che spuntava da sotto la neve, tra gli alberi. Cheryween chiuse gli occhi e lasciò che i suoi sensi si liberassero, tutto era silenzioso tranne i piccoli animali che si stavano destando. 
Ad un certo punto sentì che qualcosa non andava, il bosco si era zittito all'improvviso, gli animali erano tornati impauriti nelle loro tane. Un'aura malefica aleggiava nella foresta in cerca di qualcosa,  ritirò i sensi per non farsi scoprire e tornò nella grotta sperando che la presenza se ne andasse. Aspettò qualche momento, visto che non succedeva nulla si rilassò e uscì di nuovo. Probabilmente quella cosa non aveva trovato ciò che cercava e se ne era andata, comunque, timorosa di trovarla ancora, non liberò più i sensi e si godette l'alba in santa pace.
Nel frattempo sua madre si stava svegliando, sentendo forse che c'era qualcosa di strano e la raggiunse: “ Tutto a posto tesoro? Come mai sei qui fuori al freddo?

Nulla madre, è solo che mi sentivo rinchiusa, tutte quelle stalattiti mi mettevano ansia e sono uscita a prendere un po’ d’aria

Non hai udito nulla da quando sei qui? Credevo di aver percepito qualcosa di strano ma non avverto più nessuna presenza “, le disse poi Lori guardandosi intorno. La ragazza raccontò ciò che aveva sentito poco prima ed insieme rientrarono per riferire tutto a Kellan. 

“ Maledizione!! - disse non appena le due donne lo misero a parte di ciò che era successo – Forse, adesso, se ne sono andati. Non avete più avvertito nulla dopo? “, madre e figlia fecero segno di no con la testa ma spiegarono che non si erano più azzardate a liberare i sensi per paura di essere scoperte. L’uomo mandò alcuni dei suoi uomini a controllare i dintorni, dicendogli di fare attenzione, in caso avessero trovato qualcosa o qualcuno, Cheryween e Lorianne decisero di andare con loro.

 


Sin da quando erano bambine, Darah e Selene, non facevano altro che scappare. Si stabilivano per qualche tempo in una città o in un villaggio e dopo un po’ succedeva qualcosa che le obbligava ad andarsene.
Una volta, Darah non riusciva a trattenere il suo caratteraccio e, partendo da una rissa in una taverna, spediva una quindicina di uomini dal guaritore.
Un’altra, la dolce Selene si andava ad impegolare in situazioni assurde, dove l’unico modo che aveva per uscirne era usare la magia, e purtroppo, in alcuni villaggi, i maghi, non erano molto ben visti, così riprendevano la loro eterna e in un certo senso monotona ed ingiustificata fuga.
Le due ragazze si conoscevano da tutta la vita, erano nate e cresciute a Ethis, una piccola cittadina nel sud, vicino alla capitale Valenlight.
Darah era la figlia di un soldato, anzi aveva una tradizione di soldati alle spalle ma era l’unica erede di famiglia e per di più femmina. Suo padre e suo nonno, sin da quando aveva iniziato a camminare le avevano insegnato a combattere a mani nude, col bastone, con la spada, con i pugnali e le avevano persino insegnato a tirare con l’arco.
Ora, Darah era diventata una guerriera, varie volte i suoi due maestri l’avevano portata al campo d’addestramento dell’esercito dove tutti i soldati si allenavano, per vedere come assimilava gli insegnamenti e come li metteva in pratica. Ogni volta rimanevano stupiti, man mano che la ragazza cresceva, per quanti avversari affrontasse, rimaneva sempre imbattuta. Persino i vecchi, che avevano partecipato a varie guerre non riuscivano a spuntarla.
Selene, invece, era figlia di un sarto, la sua bottega era vicino alla piazza del mercato ed il padre la mandava spesso a fare le consegne. Dolce e sensibile, ma anche lavoratrice, era una ragazza che aveva molti corteggiatori, ma lei non ne preferiva nessuno, diceva sempre che lei e Darah avrebbero girato il mondo, non sapeva quanto era vero…o forse si.
Un giorno, andò alla taverna per consegnare degli asciugamani e dei grembiuli e sulla via del ritorno, le successe una cosa molto strana, gli occhi cominciarono a bruciarle come il fuoco, le facevano così male che si era dovuta fermare e sedere sul lato della strada per non scontrarsi con qualcosa o qualcuno. Poco dopo le si avvicinò una donna che le chiese se stesse bene e riconoscendola immediatamente dopo aver ricevuto risposta, l’aiutò a tornare al negozio. Suo padre era andato dal tintore a ritirare del tessuto per le cappe che avevano in ordine dall’esercito, per cui non c’era quando lei arrivò. Appena entrata, si lasciò cadere ai piedi della madre e le raccontò ciò che le era successo. Scoppiò a piangere, più per la vergogna che per il dolore, la ragazza sembrava debole, per quella sua aria fragile, dolce ed ingenua, ma aveva un carattere molto forte ed il suo fisico non aveva mai avuto problemi, se non quelli normali dei giovani. 
Sua madre le fece aprire gli occhi e la fissò incredula: “ NO!! Non è possibile, - urlò la donna – non tu!! “

“ Madre cosa c’è? Cos’hanno i miei occhi? “ la ragazza andò subito nella stanza dove i genitori prendevano le misure, dove un grande specchio campeggiava nel centro della stanza. Rimase sconcertata, i suoi occhi!! I suoi meravigliosi occhi verdi avevano cambiato colore, erano diventati dorati, sembravano oro liquido, il marchio distintivo dei maghi. 
Selene, sconvolta da ciò che aveva visto fuggì, vagò per Ethis tutta la giornata, senza meta. Nemmeno all’imbrunire, quando si fermò il una stalla si rese conto di dov’era, si era rifugiata dalla sua amica Darah, senza accorgersene e quando la ragazza andò a controllare i cavalli, la trovò lì, rannicchiata in un angolo a piangere. Darah, era famosa a Ethis per il suo brutto carattere, infatti questa cosa, le aveva precluso la possibilità di entrare a far parte dell’esercito, perché lei non sopportava di prendere ordini o sottostare ad altre persone che non fossero lei stessa, ma con Selene era diverso, non poteva trattarla male, si conoscevano troppo bene e da troppo tempo, era la persona cui teneva di più al mondo. Aspettò che l’amica si calmasse e le raccontasse cosa c’era che la sconvolgeva tanto, così avrebbe potuto darle la notizia! Aveva intenzione di andare via da Ethis, non sopportava più di leggere negli occhi dei genitori la delusione del suo mancato arruolamento! 
Selene tra una lacrima e l’altra le disse che doveva andare via in fretta, o sarebbe morta. L’amica aprì gli occhi e Darah capì subito, aveva il marchio.
Le due donne cercarono, invano, di scappare tra gli alberi, ma i malviventi erano troppi e le avevano accerchiate in pochissimo tempo. Le obbligarono a scendere dai loro cavalli e non appena furono giù le malmenarono, tirandole per i capelli, prendendole a calci, senza dargli modo di difendersi. Alla fine, svenute, furono portate in una radura e legate, schiena contro schiena, ad un albero.

“ Selene ”, disse sottovoce Darah, sperando in una risposta.

“ Selene, ti prego svegliati “, era calata la notte sulla foresta e i tagliagole si erano raccolti attorno al fuoco, ormai ubriachi, tranne qualche sentinella ai margini della radura, la ragazza ne udiva distintamente il respiro. 
Da qualche tempo le succedevano cose strane, le bastava concentrarsi su qualcosa e subito i suoi sensi si acuivano. 
Erano in due, si aggiravano tra gli alberi ai confini dello spiazzo dove erano state legate le due donne. Darah si era ripresa da parecchie ore e li teneva d’occhio, nell’attesa che Selene si risvegliasse, ma l’amica non voleva saperne di riprendere conoscenza, così la guerriera iniziò a strattonare le corde per allentare i nodi che le tenevano imprigionati i polsi.
Cercò una pietra dai bordi taglienti, tanto da scalfire le corde, liberate le mani avrebbe preso il pugnale che era nascosto nello stivale.
Se Selene fosse stata sveglia avrebbe potuto farlo levitare nelle sue mani ma dato che era ancora svenuta, doveva vedersela da sola. Riuscì a liberarsi e si voltò verso l’amica, rimanendo sconvolta.
Selene era abbandonata a terra, come una bambola di pezza, non avendo più il suo corpo a sostenerla. Il viso era ricoperto di lividi ed escoriazioni e le gambe erano piegate sotto di lei in una posa innaturale. Subito un furore cieco montò dentro al petto di Darah, le sembrò che tutto il suo corpo andasse in fiamme, a partire dal cuore.

MALEDIZIONE!! - pensò – non avrebbe fatto del male ad una fottuta mosca!!!

Si alzò in piedi, si volse verso l’accampamento dei malviventi che avevano avuto la cattiva idea di attaccarle e lo rase al suolo, dandogli fuoco.
Vide due insettucoli che correvano da tutte le parti, nella speranza di riuscire a scappare, sorrise, sembravano due formiche nel panico, le schiacciò con un piede. 

“ Darah! Fermati ti prego, o morirò arrosto! “

Girò la testa verso l’unico albero che, per ora, non era avvolto dalle fiamme, un altro di quegli insetti le stava parlando. Dagli abiti che indossava poteva essere una femmina.

“ CHE VUOI DA ME, FORMICHINA?“ le disse la creatura che fino a poco prima era una bellissima donna.

“ Darah, tesoro, non mi riconosci? Sono Selene. “

“ Oddio!! “ la ragazza corse verso l’amica senza nemmeno accorgersi che la radura andava a fuoco. Arrivata vicino alla donna ferita, si accertò che fosse viva e non morta come aveva creduto e si guardò finalmente intorno. 

“ Ma che diavolo è successo qui?! Io ricordo solo che mi sono liberata… “ 

“ E poi ti sei trasformata in un bellissimo drago rosso, rosso come il sangue Darah “ disse Selene con una punta d’orgoglio nella voce. 

“ Quindi ho fatto io tutto questo caos?! “

“ Si, tesoro, credevi io fossi morta. Non ho fatto in tempo ad uscire dalla trance in cui mi ero chiusa, per non morire a causa delle ferite, che tu li avevi già uccisi tutti, dando fuoco alla foresta. Sei stata fantastica! Pensavo che questa volta saremmo finite male, invece tu ci hai tolte dalle mani di una banda di tagliagole. “

“ Io non ricordo nulla. E adesso? Fantastico, li ho fatti secchi tutti, ma come usciamo di qui?! “

“ Fammi un favore Darah, tocca le fiamme. “

“ Ma sei matta?! Vuoi farmi bruciare viva?! “

“ Tesoro, non lo farei mai, forza fifona, provaci! “

Come sempre, Darah, si lasciò convincere dall’amica a fare ciò che voleva, così, benché avesse paura di bruciarsi, si avvicinò agli alberi con le mani tese.
Non solo le fiamme non la ustionarono, ma l’avvolsero quasi fossero una seconda pelle, dalla punta delle dita, salendo fino alla spalla. La ragazza subito si spaventò, ma non sentendo dolore, era curiosa di vedere cosa sarebbe successo, allora iniziò col guardarsi le braccia, come un bimbo scopre per la prima volte le sue manine, e si sentì avvolgere da un calore purificante, chiuse per un momento gli occhi, lasciandosi calmare da quel tepore.

Vedi? Che ti avevo detto? Ora cerca di trattenere la tua coscienza, non lasciare che sia il tuo potere a controllarti, dominalo “ il pensiero di Selene le arrivò da molto lontano. 

“ SELENE?? SELENE DOVE SEI??“ si sentiva una nota di panico nella voce che parlò in quel momento.

“ Sono qui, guarda giù. “ 

“ ODDIO!! ALLORA SONO… “ disse Darah, guardando quello che fino a poco prima era il suo corpo. 

Era alta all’incirca quindici braccia e poteva vedere al disopra degli alberi più alti, le sue quattro zampe provviste di artigli ben affilati avrebbero potuto aprire la pancia di un Lycahon tranquillamente. A partire dalla fronte fino ad arrivare alla punta della lunga coda possente, aveva una cresta ossea rigida e appuntita dall’aria molto pericolosa. 
Avrebbe terrorizzato il guerriero più temerario, le zanne erano lunghe e affilate e aveva due ali avvolte attorno al corpo che la ricoprivano come una leggera coperta, tutti avrebbero avuto paura di quell’imponente animale, ma Selene no, lei sapeva chi si celava dietro quel terrificante drago.

“ Quando hai finito di rimirarti, tesoro, mi porteresti fuori da questo forno per cortesia? - la prese in giro l’amica ferita - prendimi dolcemente con le zampe davanti, per favore, ho qualche osso rotto, credo “.

Così, il drago dispiegò le ali: “ E ADESSO?! COME FACCIO A VOLARE?!“ 

“ Sentilo dentro di te, tesoro, e volerai “.

Darah prese il coraggio con due mani, afferrò Selene cercando di non ferirla ulteriormente e dopo aver preso una piccola rincorsa, spiccò il volo.
All’inizio non riuscì a volare come avrebbe voluto, un po’ perché non sapeva come fare, un po’ aveva Selene ferita tra le zampe e non voleva aggravare le sue condizioni, avrebbe avuto molto altro tempo per fare pratica ed imparare, dopotutto gli uccelli volavano da millenni. 

Darah, scusami, siamo abbastanza lontane dal fuoco, in basso, verso sinistra c’è una radura, che ne diresti di atterrare lì? “ le disse il suo piccolo passeggero mentalmente.

“ VA BENE, COSI’ ACCENDIAMO UN BEL FUOCHERELLO, AVRAI UN FREDDO DEL DIAVOLO “

Infatti, ho proprio bisogno di un po’ di riposo e di un guaritore, non voglio rimanere zoppa per colpa di quei… “ lasciò la frase in sospeso, Selene non imprecava mai, nemmeno quando ci si aspettava che lo avrebbe fatto.

Arrivate a destinazione, scesero nella radura, con qualche difficoltà, visto che per Darah era il primo atterraggio e con un passeggero ferito per di più. Il drago annusò l’aria e iniziò a ringhiare: “ Oh no, di nuovo.

Ferma, amica mia, sono solo curiosi credo, sento arrivare ondate di tranquillità e pace, non sono qui per farci del male.

Darah smise di ringhiare e posò Selene a terra cercando di non farle male, al limite dello spiazzo dove erano atterrate c’erano una decina tra uomini e donne, con due figure incappucciate che si stavano avvicinando a loro, uscendo dal bosco, la più piccola si fermò mentre la più grande continuò a camminare verso di loro.

“ Salve, avete bisogno di cure? “ disse la sconosciuta calandosi il cappuccio da davanti agli occhi. “ A dire la verità si - rispose gentile Selene - dovrei avere qualche osso rotto e qualche graffio “ 

“ QUALCHE GRAFFIO?! “ si sentì dire dalla voce del drago, mentre al suo posto compariva una bellissima donna, alta dai capelli neri striati di rosso e dei magnifici occhi neri come la notte con dei riflessi rossi come il sangue.

" Chery, avvicinati piano " disse mentalmente Lori a sua figlia, mentre la gente che era con loro si ritirava istintivamente al riparo tra gli alberi. 

Alzando le mani, Lorianne, si avvicinò alle nuove venute. Rivolgendosi ad uno degli uomini, gli disse di preparare una lettiga, dandogli il suo mantello, per trasportare la ferita. Nel frattempo Chery si avvicinata alle gambe della donna e le stava esaminando senza nemmeno toccarle. 

" Piacere, io sono Cheryween e lei è mia madre Lorianne, non ti farò del male, ma dovremo trasportarti fino alla grotta dove alloggiamo e lì ti dovrò visitare per bene se non vorrai rimanere zoppa " sorrise la ragazza.

" Grazie, io sono Selene e la mia amica si chiama Darah, piacere mio, piccola maga elfa. Siamo state attaccate da una banda di tagliagole ad est di qui, sono stati loro a farmi questo. " 

 " Va bene, le chiacchiere possono aspettare, madre, dobbiamo portarla alla grotta subito, o non potrò più aiutarla… " 

Appena la barella fu pronta, si misero in viaggio, verso la cavità dove erano stabiliti Kellan ed i suoi uomini e giunti a destinazione deposero la donna davanti al fuoco, nella cavità dove alloggiavano le due donne elfo. 
La ragazza cercò subito di rinsaldare le ossa rotte con la magia, cercando di riparare ai danni che quella banda aveva fatto. 
Darah, nel frattempo, che non sopportava di stare ferma con le mani in mano, andò ad ispezionare la galleria, che, a quanto pareva, ospitava un centinaio di persone, senza che si  dessero fastidio l'un con l'altro.
Il soffitto era molto altro, irto di stalattiti, le pareti erano lisce ma asciutte e per tutta la lunghezza della grotta, che era illuminata da torce di legno fumante, c'erano delle aperture che senz'altro portavano a quelle che erano le case delle persone che vivevano lì. Le aperture erano molte, Selene era in una di quelle e Darah non poteva fare nulla. Appena erano entrate nella grotta, l'avevano portata nella casa, se così si poteva chiamare, della ragazzina guaritrice e la guerriera.
Ad un certo punto, vide la madre della ragazza uscire da un’apertura in fondo alla grotta, così l’avvicinò.

“ Come sta Selene? Se la caverà vero? - chiese tutto d’un fiato, nervosa - non ho fatto in tempo a seguire la lettiga, stavo impazzendo. “

“ Per carità! - disse subito Lori sorridendo - se ti trasformassi qua dentro verrebbe giù tutto! “

Il tentativo di sdrammatizzare della donna servì, la ragazza fece un mezzo sorriso e rilassò i muscoli delle braccia, fino a quel momento tesi.

“ La tua amica è in buone mani, mia figlia è una buona guaritrice, ha molto potere e lo usa quasi solo per guarire. ”

“ Posso vederla? “

“ Tra poco si, sta finendo di bendarle le gambe “ Lori sorrise, nonostante ostentasse una corazza granitica, quando si trattava dell’amica, la guerriera dura ed inflessibile si sarebbe potuta paragonare tranquillamente ad un dolce coperto di panna.

Darah si mise ad aspettare la ragazzina, dopo un po’, vedendo che non usciva mise la testa all’interno dell’apertura e vide le due donne che stavano chiacchierando amabilmente, così si azzardò ad entrare. 
Tutto procedeva per il meglio, Selene stava guarendo bene, e Darah pian piano si stava ambientando alla vita nella grotta. La ragazza aveva iniziato a fare amicizia con alcuni uomini della guardia che ogni tanto la portavano con loro in perlustrazione.
Due di questi erano Lucas e Irwin, uno giovane e scavezzacollo, l’altro, per contro, anziano ed assennato. Lucas, era poco più che un bambino, bassino biondo e con tanta voglia di ridere e scherzare, talmente tanta che ogni tanto tirava in mezzo alle risate anche Darah che non rideva mai. Dal canto suo Irwin, dall’alto della sua pluriennale esperienza di guerra, dava ai due giovani dritte e consigli per sopravvivere in battaglia, prendendoli in giro quando i due si allenavano nella radura all’esterno della grotta. Scontroso e taciturno, si comportava molto paternamente coi due giovani. Alto, moro, con una cicatrice che partiva da sopra lo zigomo sinistro e spariva dentro lo scollo della tunica, aveva un’aria molto arcigna, ma conoscendolo, sapevi che non apparteneva a lui quel modo d’essere. 
Una sera, Darah era uscita con una squadra in perlustrazione come al solito. Selene era sola, e Chery pensava le avrebbe fatto piacere un po’ di compagnia, così andò a trovarla, fingendo di doverle medicare le ferite, ben sapendo che avrebbe già potuto alzarsi. Infatti la trovò al tavolo della cucina.

“ Ehi! Ti sei già alzata! “ le disse allegra la ragazza.

“ Non ce la facevo più! Pensavo mi stesse venendo la muffa! “ le rispose Selene scoppiando a ridere. Iniziarono a chiacchierare del più e del meno, finirono per raccontarsi la loro vita e darsi appuntamento per esercitarsi con la magia, appena la maga si fosse rimessa abbastanza in forze.  

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Capitolo 4
*** La nascita di una guerriera ***


Scarlett era nata a Minartias, al nord. Sin da piccola si batteva con i suoi due fratelli che la prendevano in giro perché era gracilina e minuta.
Da quelle scaramucce era venuta fuori la sua passione per la lotta a mani nude, crescendo, la ragazza, superò in stazza anche il suo fratello più grande Christopher.
Lavorava nei campi coni suoi genitori per cui i suoi muscoli crescevano abbondantemente in più, mattina e sera le piaceva fare almeno cinquanta giri delle mura della città, così a poco più di vent’anni Scarlett era la più alta e muscolosa della famiglia.
Un giorno, mentre tutti erano andati nei campi, suo padre l’aveva mandata a casa a prendere il pranzo che avevano dimenticato. Arrivata nei pressi della fattoria subito si rese conto che qualcosa non andava.
Il cane non era legato davanti alla casa dove avrebbe dovuto essere, e dei rumori strani provenivano dalle stalle. Si avvicinò all’edificio, silenziosa come un’ombra, cercando qualcosa da usare come arma, in caso ci fossero dei banditi.
La porta era socchiusa, la spinse leggermente per poter guardare all’interno e rimase spiazzata, erano passati più di quindici anni, ma lo avrebbe riconosciuto tra mille.
Suo fratello Christopher era in mezzo al fienile, a torso nudo, davanti ad un catino che si stava lavando ed il cane era lì con lui, accucciato ai suoi piedi.
Scarlett entrò come un turbine, abbandonando il bastone che aveva trovato fuori della porta, e si lanciò addosso al suo fratello maggiore.

“ CHRIS!! “ urlò la ragazza un attimo prima che tutti e due finissero a terra in una nuvola di polvere e fieno.

“ Uhg, Scarlett, sorellina, sei proprio tu?! Ma cosa ti danno da mangiare mamma e papà? “

“ Cosa pretendevi? Che rimanessi mingherlina per sempre? Cresco anch’io sai? “

Scoppiarono a ridere entrambi, rialzandosi e cercando di scrollarsi di dosso la polvere.

“ Che ci fai qui? La guerra è finita finalmente? “

Solo allora, guardandolo bene, la ragazza si accorse che suo fratello aveva una grossa cicatrice che, partendo dalla spalla destra, gli tagliava tutta la schiena in diagonale. Era ancora tutta rossa, ma evidentemente in via di guarigione perché la pelle attorno era già tutta bella abbronzata.

“ Oh dei, Chris! Ti ho fatto male? Scusami! “

“ Non ti preoccupare, sorellina, è solo l’ultimo dei miei graffietti. Dove sono tutti, aproposito? Non dovreste lasciare la fattoria incustodita, sono tempi bui questi “ le disse suo fratello con la tristezza negli occhi.

“ Oh, è molto che i ribelli non si fanno vivi a Minartias. C’è stato un periodo in cui non si poteva uscire da soli, ma ormai sono due lustri che non si vede più nessuno. “

Christopher si era arruolato circa diciassette anni prima, quando Regis, il loro sovrano, aveva fatto affiggere alle mura di ogni città o villaggio del suo regno, la chiamata alle armi.
Era un periodo molto brutto, per il regno di Regis, il popolo era scontento dei continui aumenti delle tasse che il Re era costretto a mettere in pratica. Gli abitanti del reame erano insorti e nelle varie guerre civili che erano venute fuori, l’esercito non riusciva a sedare tutte le rivolte, il regno era grande, e dai vari governatori delle città mandavano al Re molte richieste di rinforzi per far fronte alla minaccia che rappresentavano i ribelli.
Così Chris era partito, ma dopo dieci anni, a quanto pare, si era accorto dell’errore che aveva commesso, era tornato sui suoi passi ed aveva disertato dall’esercito, mettendosi alla ricerca dei ribelli per entrare nelle loro fila. Raccontò alla sorella le angherie che aveva dovuto far subire ai ribelli ed ai cittadini. Le raccontò quello che i suoi superiori gli avevano fatto patire, quando aveva iniziato a disobbedire agli ordini e quando finalmente aveva deciso di scappare, tornare dalla parte giusta, dalla parte del popolo, dalla parte della sua famiglia.
Erano mesi che seguiva le tracce dei ribelli, nei dintorni aveva trovato le loro tracce e le aveva seguite, ma non aveva resistito, era passato vicino alla sua casa ed era dovuto entrare, doveva tornare, anche se per poco, doveva tornare a trovare la sua famiglia.
Vista la sincerità con cui il fratello si era confidato con lei, non poteva fare diversamente, prese una decisione, gli avrebbe detto tutto, in fondo lui era il suo fratellone, avrebbe capito.
Iniziò il suo discorso con una domanda, apparentemente innocua ma molto importante.

“ Chris, fratellone, vedi nulla di strano in me? “ e lo guardò bene in viso.

Suo fratello la squadrò per bene da capo a piedi, certo non era più la sorellina di cinque anni che aveva lasciato quando si era arruolato. Era molto alta, per essere una donna, e le sue spalle, erano le spalle di un soldato, non di una gracile donna di vent’anni! Ma c’era qualcos’altro che non quadrava, i suoi occhi, non erano neri una volta?

“ Oh oh sorellina, i tuoi occhi! Non sono più neri! “

E bravo il mio fratellone “ , pensò Scarlett, se ne era accorto subito.

“ E’ successo più o meno quando avevo tredici anni “.

E gli raccontò tutto, dal primo scoppio di potere, con cui appiccò fuoco al granaio, fino a quel momento in cui gli attacchi si stavano pian piano, con esercizio, piegando al suo volere.
Appena la sorella finì il racconto, Chris le disse d’impulso: “ vieni con me, andiamocene, magari i ribelli hanno bisogno di maghi, potrebbero aiutarti. “
Mai Scarlett avrebbe sognato una domanda del genere, la gente a Minartias la evitava, evitava tutta la sua famiglia. Da quando erano venuti a sapere che lei era una maga, non volevano nemmeno più comperare le verdure o gli animali da suo padre al mercato, così i suoi genitori non erano più andati a vendere i frutti del loro duro lavoro in città.
Sarebbe stato un miracolo, lei sarebbe stata felice, e la sua famiglia anche, non sarebbero più stati costretti ad isolarsi per colpa sua.
Insieme, i due fratelli si avviarono a dare la bella notizia della visita di Christopher ai genitori, che per quel giorno lasciarono perdere il lavoro e tornarono a casa. Mentre il figlio più grande abbracciava la madre e la figlia più piccola il padre, si guardarono e si fecero segno di si con la testa, con un sorriso, si erano già capiti.
La sera, Scarlett, preparò una sacca con le sue poche cose e la nascose nella stalla dov’era già pronta quella del fratello.
Cenarono tutti insieme, nella grande cucina al centro della casa, i loro genitori non potevano essere più felici, Chris, il loro figlio maggiore era tornato dalla guerra, Loris era sposato e felice, Miriam, anche era sposata e si era trasferita in un’altra città con il marito e Scarlett, ormai ventenne era contenta ed in salute. 
Non sapevano però che gli unici due figli rimasti in casa sarebbero partiti, proprio quella stessa notte per cercare ed unirsi ai ribelli e difendere il popolo.



Alcuni bambini stavano giocando sui muraglioni del castello, erano in cinque e si stavano rincorrendo sulle merlature. Parecchi adulti, dalla piazza del mercato che si trovava proprio al di sotto delle mura, stavano cercando di attirare la loro attenzione per dirgli di stare attenti a non cadere giù.
Una figura, misteriosa, si aggirava tra i banchi, coperta da capo a piedi da un mantello grigio scuro.
L'unica cosa che si notava in quella figura era l'andatura, che non poteva essere d'altri se non di un guerriero avvezzo agli scontri, e una spada al fianco. La cappa copriva completamente il corpo, tranne gli alti stivali, ed il cappuccio era calato fin sul viso, così non si vedeva la faccia della persona che lo portava, ma da quello che si poteva intuire era un uomo. Spalle possenti ed altezza fuori della norma facevano sì che la gente si spostasse per lasciarlo passare.
Ad un certo punto una bambina cadde dalle mura e fu come se il tempo si fosse fermato.
La piccola era sospesa a mezz'aria, gli adulti iniziavano ad urlare per lo spavento quando, la figura incappucciata alzò le mani, facendo così cadere il cappuccio ed aprire il mantello.

“ NO!! “ urlò, e la bimba fluttuò a terra senza un graffio. Calò un silenzio quasi innaturale, tutti si avvicinarono alla bambina che aveva rischiato la vita permettendo così alla figura di dileguarsi per le vie della città.

Scarlett, così si chiamava la donna che era nascosta sotto quella pesante cappa, non credeva a quello che aveva appena fatto, voleva solo che la bambina non si facesse male ed l'aveva fatta levitare!! Da quando suo fratello Chris era morto, i suoi poteri erano mutati, sembrava che la stessero più a sentire, facevano quasi sempre quello che voleva lei, e non quello che volevano loro, come facevano quando era piccola.
Appena fu al sicuro in un vicolo si lasciò cadere a terra dal dolore agli occhi. Non poteva rimanere nei paraggi, altrimenti l'avrebbero di sicuro rinchiusa in una qualche prigione come avevano cercato di fare in tanti altri posti. Cercando di nascondersi più che poteva trovò un posto relativamente abbandonato per nascondersi in attesa che le acque si calmassero, per trovare un banchetto dove comprare da mangiare e ripartire. Per l'ennesima volta quei dannati poteri magici le avrebbero impedito di rifarsi una vita, accidenti a loro!! 

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