Sogni di uno psicopatico

di ZioMind456
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Parte 1 ***
Capitolo 2: *** Parte 2 ***
Capitolo 3: *** Parte 3 ***



Capitolo 1
*** Parte 1 ***


Mi trovavo in un luogo buio.

Ero seduto per terra, su una sostanza un po' vischiosa.

Non capivo cosa fosse.

D'un tratto si accesero delle luci, forti e abbaglianti.

Ripresomi dall'abbagliamento, misi a fuoco ciò che mi circondava.

Sangue.

Un mare di sangue.

Ero in una stanza spoglia le cui pareti presentavano scritte insanguinate.

“Ci hai uccisi tutti!”, “Non sei più degno di vivere!”, “Fai schifo!”, dicevano quelle scritte.

Il pavimento era sporco di sangue non ancora rappreso.

Io stesso avevo delle macchie e gocciolavo sangue, soprattutto dal volto, quasi fosse sudore, pur non essendo ferito.

Brancolai.

Vidi davanti ai miei occhi gente squartata viva, i miei cari, i miei amici... tutti morti, tutti squartati da me, con un lungo stiletto.

Le mie mani agivano senza il mio controllo.

Li aprivo come se fossero fatti di burro e poi mi chinavo sui loro cadaveri per mangiarne gli organi.

Vedevo i loro cuori, quei cuori che avevano condiviso con me, per starmi vicino.

Vedevo i loro occhi terrorizzati cercare in me qualche traccia di umanità.

Vedevo i loro volti contratti in smorfie d'orrore e di dolore.

Dai loro corpi lacerati uscivano fiotti di sangue.

Le loro membra si agitavano per la perdita del prezioso fluido, in cui io andavo a bagnare le labbra.

Provavo un'immensa gioia.

Una gioia malvagia, un'euforia da folle.

Proruppi in una risata acuta, quasi isterica, con una voce che non era la mia.

Dopodiché, con lo stiletto, mi sfregiai il volto e mi tagliai la gola.

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Capitolo 2
*** Parte 2 ***


Mi svegliai nel mio letto, tutto tremante e sconvolto per il sogno.

Mi toccai la fronte per togliere il sudore.

Ritrassi la mano.

Era scura.

La ricopriva un liquido un po' vischioso.

Accesi la luce.

La mia mano era rossa di sangue.

La stanza era piena di sangue, sangue sui muri, sangue sul pavimento, sangue sul lenzuolo.

Urlai, raccogliendo freneticamente sulle mie spalle il lenzuolo insanguinato.

Mi alzai dal letto, sconvolto.

Barcollai fino all'armadio.

Ne trassi una scatola.

L'aprii.

C'era un lungo stiletto.

L'osservai.

Era sporco di sangue.

Con la lingua lo pulii, tagliandomi.

Dalla mia lingua cominciò a scendere un rivolo di sangue, che finiva poi sul pavimento.

Osservai le gocce cadere e fondersi assieme al sangue del pavimento.

Gioia.

Euforia.

Una folle, pazza felicità mi percorse tutto.

Risi pazzamente, con lo stiletto in mano.

Poi mi tagliai la gola.

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Capitolo 3
*** Parte 3 ***


Riaprii gli occhi nello studio del mio dottore.

Ero sdraiato su un lettino, avevo una cuffia metallica in testa, collegata ad alcuni fili che portavano a un grosso computer.

Il dottore era di spalle, che armeggiava su un tavolo da lavoro, poco distante da me.

Si girò.

Al posto del volto aveva un ammasso di carne putrescente.

Si intravedeva la bocca, che sorrideva.

Una delle sue mani era amputata e da lì partivano, a intervalli regolari, piccoli fiotti di sangue.

Intravidi la mano sul tavolo da lavoro.

L'altra mano era in putrefazione.

Il dottore aveva un occhio penzolante, uscito dalla sua orbita.

Mi scrutava divertito.

Fui preso da una paura folle.

Volli muovermi ma mi accorsi di essere legato: cinture e braccioli tenevano fermo il mio corpo sul lettino.

Mi dimenai.

Il dottore si avvicinò.

Nel farlo, il braccio con la mano amputata si staccò dal corpo, cadendo a terra.

Si sentì un sonoro CIAC! non appena il braccio toccò terra.

Mi misi a urlare.

Si aprì lentamente una porta, all'improvviso.

Ne entrò un'infermiera.

Sperai potesse aiutarmi a liberarmi di quel dottore zombie.

Gridai << Aiuto!>>

Le mie speranze furono vanificate: l'infermiera era anch'essa uno zombie.

Il suo volto era in putrefazione, le mancava un occhio e i lunghi capelli biondi stonavano col resto del corpo, quasi fossero una parrucca.

Lei sorrise e disse: << Dottore, ha qualche problema col nostro cervello fresco?>>.

Il dottore disse di no e sorrise.

Si avvicinò a me, arrivandomi accanto.

Mi dimenai, ma le cinture che mi legavano tennero duro.

<< Daisy>> disse il dottore << vai a prendere il sale>>.

L'infermiera scomparve dietro la porta.

Il dottore era accanto a me, sentivo il suo odore di carne putrefatta mista a escrementi.

Nella mano buona stringeva un lungo stiletto.

Mi guardò negli occhi con allegria, quasi fosse un bambino a cui hanno regalato un bel gioco.

Non vidi più nulla.

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