Too Young

di Sallivergron
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** 4 ***
Capitolo 5: *** 5 ***
Capitolo 6: *** 6 ***
Capitolo 7: *** 7 ***
Capitolo 8: *** 8 ***
Capitolo 9: *** 9 ***
Capitolo 10: *** 10 ***
Capitolo 11: *** 11 ***
Capitolo 12: *** 12 ***
Capitolo 13: *** 13 ***



Capitolo 1
*** 1 ***


-Sebastian non farlo ti prego! No Sebastian!- gridò tra le lacrime seduta sul suo letto d'ospedale Santana.
 
Tutto cominciò quel giorno di settembre, quel maledetto giorno di settembre, quando Santana conobbe Sebastian, le era sembrato così simile a lei, se ne era subito affezzionata. Furono grandi amici, fino a quando scoprirono di provare un sentimento più grande, l'amore. Il ragazzo non sapeva come dirlo alla sua amica. Con un piccolo aiuto, riuscì a dichiararsi. La loro storia era come quelle che si vedono nei film, di certo le litigate non mancavano a causa della forte personalità di entrambi. Litigavano ma alla fine tornavano insieme. Tutti al liceo McKinley avevano paura di loro. La loro storia cominciò a sfasciarsi quando alla ragazza venne proposto di lavorare come modella. Questi ovviamente accettò. Con il passare dei mesi, Sebastian capì che quel mestiere pian piano gli stava portando via la fidanzata. Usciva di notte per andare a feste di "persone che contano" così le definiva, saltava la scuola all'insaputa dei genitori per i servizi fotografici, annullava i loro appuntamenti per andare a cena con altri. Gli diceva sempre di non essere geloso, ma come poteva non esserlo? La sua ragazza cenava con altri uomini, trattava male tutti e tutto, è vero, lo faveva anche prima, ma non nel modo in cui lo faceva adesso. Si fece coraggio e le parlò. -Santana non possiamo andare avanti così!- la ragazza rise, notando che Sebastian era serio tornò seria. -Vuoi lasciarmi?- chiese triste sedendosi su una sedia posta difronte ad uno specchio nel suo camerino. -Si, non hai più tempo per me, per noi, la nostra storia si sta sfasciando piano piano e di certo non è colpa mia!- affermò sicuro il ragazzo. -Cosa? Secondo te è colpa mia? Credi sia ancora colpa del mio lavoro non è così?- si arrabbiò la modella. -Si Santana, è colpa tua e del tuo stupidissimo lavoro, non ti riconosco più, nessuno ti riconosce più, non sei più la ragazza di cui mi sono innamorato!- esclamò lo studente raggiungendo la porta. -Ti sbagli- disse lei seguendolo e fermandogli la mano sulla maniglia -sono sempre io, te lo giuro!- lo guardò negli occhi. 
Per quanto fosse un duro, la ragazza riusciva sempre a farlo incantare con il suo sguardo. -Non puoi fare così!- disse. -Così come?- domandò lei. -Non puoi guardarmi con quegli occhioni, non posso resistergli. Non posso resisterti!- la ragazza gli si lanciò al collo e lo baciò. -Santana voglio chiarire una cosa, la prossima volta non riuscirai a farmi restare!- detto questo ritornò a baciarla. -Ti giuro che non ci sarà una prossima volta!- promise la ragazza.
Ma purtroppo non era vero, il problema era sempre lo stesso, il lavoro della latina, Sebastian malediva sempre di più il giorno in cui quel maledetto agente l'aveva vista e ne era rimasto affascinato, sapeva bene che la sua ragazza era bellissima e con un fisico da urlo ma non si sarebbe mai aspettato che diventasse una modella. In poco tempo la "fama" le aveva coperto gli occhi ed era cambiata, anche le persone a lei più vicine stentavano a riconoscerla, non a causa del trucco e dei modi di vestire, ma a causa del suo carattere, è vero non aveva mai avuto un bel carattere, ma ora si era completamente montata la testa, credeva di essere la migliore di tutti, la regina indiscussa della scuola, credeva di aver superato anche la grande Quinn, nonché sua ex migliore amica. Si, aveva perso anche lei e la dolce Brittany, che spaventata dalla "Nuova Santana" aveva preferito allontanarla. L'unico che le era rimasto accanto era stato Sebastian, ma purtroppo anche lui ad un certo punto si stancò. -Mi dispiace tanto, ti amo ma non può continuare, stavolta dico sul serio!- disse lui. -Bene, sappi che non ti chiederò di restare, non ti fermerò, sei libero di fare quel che vuoi, a perderci sei tu!- esclamò convinta e con aria di superiorità la ragazza. Sebastian la guardò deluso e uscì dalla camera della ragazza. 
Tornò a casa deluso, distrutto, non si aspettava una reazione del genere, credeva che la modella ci tenesse a lui, ma a quanto pare si sbagliava. Era stata davvero una stronza. Gli aveva mentito per tutto quel tempo dicendogli che lo amava. Arrabbiato prese il telefono e chiamò l'unica persona che avrebbe potuto tirargli su il morale, l'unica persona che aveva imparato a conoscerlo e a capirlo, Quinn. Sapeva benissimo che non era l'ora adatta, ma aveva bisogno di lei. -Quinn sono io, ho bisogno di parlare con qualcuno, di sfogarmi, e tu sei l'unica di cui mi fido!- disse. -Cosa è successo? La stronza ti ha dato ancora buca?- chiese la ragazza. -L'ho lasciata Quinn, e sta volta per davvero, non ho intenzione di tornare con lei.- affermò il giovane. -Come? L'hai lasciata? Non ci posso credere!- esclamò la biondina. La sua voce era un misto di stupore e preoccupazione. -Non so che dire, non me lo aspettavo, non credevo che lo facessi davvero, vuoi che venga lì?- domandò Quinn. Guardò l'orologio Sebastian. -è mezzanotte ma si, ti prego, vieni!- supplicò il ragazzo. -Sarò lì tra un paio di minuti!- detto questo la biondina terminò la chiamta. 
Quella notte i due parlarono, si confidarono, si consolarono a vicenda, ma non successe solo quello, erano entrambi infelici e...beh, finirono a letto insieme. Cominciarono ad avere una storia. Passò qualche tempo, Santana era stata fuori città per dei servizi fotografici quindi non era a conosceza della novità, Quinn e Sebastian stavano insieme. Pensava che una volta tornata avrebbe trovato il suo ex ad aspettarla e sicuramente questi l'avrebbe implorata di tornare insieme, ma così non fu. Attraversò il corridoio del suo liceo, tutti la fissavano e parlavano tra di loro, cominciò a infastidirsi. -Che avete da guardare?!- domandò. Nessuno le rispose. Arrivò al suo armadietto, lo aprì, non ci trovò un biglietto, ne una rosa, ne uno stupido pupazzetto come le altre volte, questa volta era vuoto. Lo richiuse e continuò a camminare per raggiungere l'aula di storia. Passò dall'aula canto e fu lì che li vide, il suo ex fidanzato e la sua ex migliore amica che si baciavano, erano felici, lui era felice e senza di lei. Era da tempo che non lo vedeva così, così allegro, spensierato. Fu come se qualcuno le avesse dato un pugno nello stomaco, non riusciva a respirare. Fissò ancora per un po' la scena, come per imprimerla nel suo cervello. Dopodiché scappò in bagno, sentì all'improvviso una forte nausea. Vomitò. Rimise anche l'anima. Tirò lo scarico. Si sciacquò la faccia, si guardò allo specchio e quello che vide non le piacque. Non si riconobbe, non sapeva chi fosse quella ragazza di cui  vedeva il riflesso. Aveva ragione Sebastian, era cambiata e non in meglio, in quel momento si rese conto di aver perso tutto, la sua migliore amica, il suo fidanzato, tutti quelli a cui voleva bene si erano allontanati da lei. Si sentì sola, sola come un cane, un cane abbandonato sul ciglio di una strada deserta. 
 
Era passato qualche giorno dal suo ritorno e Santana aveva cercato di evitare Quinn e Sebastian in tutti modi, a volte riuscendoci, a volte no. Purtroppo avevano molti corsi in comune e frequentavano anche il glee insieme. 
Quella mattina era molto stressata, era stata su un set fotografico quasi tutta la notte, era stanca, voleva riposare. Stava camminando nei corridoi, sola, si sentiva debole, Rachel notò che la ragazza non stava bene e le si avvicinò. -Stai bene Santana? Sei pallida- domandò, la latina si limitò ad annuire e dopo neanche un secondo cominciò a correre verso il bagno. La stella del glee la seguì. La modella vomitò, lo faceva spesso nell'ultimo periodo, Rachel cominciò ad agitarsi. -Santana sei forse bulimica?- chiese mantenendo la testa della compagna che fece di no con il capo. -Ti hanno fatto bere qualcosa?- continuò a domandare la ragazza e Santana scosse ancora una volta la testa. -Sono solo esausta, stressata e ho sonno!- rispose la latina. -Santana non stai bene, vieni con me ti porto in infermeria- disse. -No Rachel, non ci voglio andare!- affermò prendendola per il polso. -Ma Santana non puoi stare in queste condizioni a scuola- obbiettò l'altra. -Non ti preoccupare, torno a casa!- rispose la modella cercando di tranquillizzarla. 
Dopo essere uscita dal bagno, Santana si diresse alla sua macchina, mise in moto e partì. Arrivò a casa, salì le scale e aprì la porta della sua stanza, si sdraiò sul suo letto e si addormentò, fino a quando fu costretta a correre in bagno a causa di una forte nausea. La cosa stava diventando sospetta. Forse non era lo stress a procurarle quella sensazione, forse c'era qualcos'altro sotto. Aspettò qualche giorno ancora prima di rendersi conto di cosa le stava succedendo. 
 
La campanella suonò, tutti entrarono in classe. Santana si sedette in uno degli ultimi banchi. Davanti a lei c'erano Sebastian e Quinn, si sorridevano, si scambiavano dei baci, questo la ragazza non poteva sopportarlo. A fine lezione si precipitò fuori dall'aula, andò a pranzo, dopodiché andò a cercare Sebastian. Lo trovò nell'aula di canto con Quinn. -Devo parlarti!- disse entrando. I due fidanzatini si guardarono. -Cosa vuoi ancora da me Lopez?- chiese il ragazzo. -Te l'ho appena detto, devo parlarti- rispose lei. -Puoi farlo tranquillamente davanti a lei, non ci sono segreti tra noi- affermò lui sorridente. -Come vuoi, l'hai voluto tu!- rispose a tono la mora. -Ho un ritardo!- disse tranquillamente. Sebastian che poco prima sorrideva adesso aveva un viso serio e preoccupato, guardava Quinn e poi Santana. -Come un ritardo?- chiese. -Si, hai capito bene, oggi devo andare dal ginecologo, non mi fido di quei test da supermercato, ti farò sapere- detto questo uscì dall'aula, il ragazzo la seguì. -Voglio venire con te!- affermò sicuro. -Come vuoi, ci vediamo alle cinque fuori dall'ospedale, di alla tua fidanzatina di non dirlo a nessuno o se ne pentirà.- lo informò Santana e se ne andò. 
Quel pomeriggio i due andarono in ospedale. -Prego accomodatevi- disse il medico. -Perché siete qui?- chiese. -Ho un ritardo, nausee continue e sbalzi di umore!- rispose Santana preoccupata. -Crede di essere incinta?- domandò ancora l'uomo. -Se lo sapessi non sarei qui non crede?- chiese la ragazza. Sebastian la fulminò con lo sguardo. -La scusi, potrebbe per favore visitarla?- chiese gentilmente il ragazzo. -Certo, si stenda qui!- disse gentilmente il medico indicando un lettino. La modella si sdraiò, si scoprì la pancia e il dottore dopo averle spalmato un gel cominciò l'ecografia. Sorrise guardando il monitor. Guardò i ragazzi. -Allora?- chiese Santana. -Congratulazioni, è incinta!- disse l'uomo con il camice -Guardate qui- indicò un punto sul monitor -Questo è il vostro bambino o la vostra bambina- continuò l'uomo. La latina si mise una mano in fronte. -Non è felice?- chiese il medico. -Felice? Scherza? Sono una modella, una gravidanza rovinerebbe il mio fisico!- esclamò la ragazza guardando l'uomo. -Deduco dalle sue parole che non vuole tenerlo!- affermò il dottore. -Deduce bene, non voglio tenerlo!- rispose lei. Sebastian la guardò. -E io? Il mio parere non conta niente? Se non sei andata con altri quel bambino e anche mio!- le fece notare. -Non sono andata con altri. Non ti ho mai tradito, sai cosa provo per te!- affermò sicuara. -No, non lo so, e comunque voglio poter contribuire a questa decisione!- esclamò sicuro il ragazzo. 
Dopo essere usciti dall'ospedale Santana si stava per incamminare verso casa. -Dove vai?- chiese Sebastian. -A casa!- rispose lei. -Vieni con me, ti accompagno in macchina!- disse lui. -No, preferisco di no!- continuò la mora. -Santana non fare la bambina, è buio e tu hai mio figlio in grembo, quindi non fare storie e sali!- detto questo la trascinò letteralmente in macchina.
I giorni passavano e i due non si erano ancora parlati fino a quando Santana andò da lui. -Io vado ad abortire, non mi importa se non vuoi- non diede neanche il tempo di rispondere al ragazzo che si girò dandogli le spalle. -No, non lo farai, non voglio, voglio che tu lo tenga.- disse lui. -Mi dispiace, non posso, non lo voglio, sono troppo piccola, non posso occuparmi di lui e i miei mi caccierebbero di casa- rispose la mora. -Non lo vuoi? Io si, tienilo, dopo i nove mesi, quando avrai partorito me lo darai e mi occuperò io di lui!- affermò dopo un po' Sebastian. -Non se ne parla. Sono una modella, il mio corpo ne risentirebbe!- continuò Santana. -Ah si? Ti pago tutti gli interventi che vuoi, liposuzioni, rimozione delle smagliature, tutto, ma tu mi fai nascere mio figlio!- disse il ragazzo. -Non lo so, ci devo pensare!- sbuffò lei prima di andare via. Quella notte non riuscì a dormire, pensava all'offerta di Sebastian. L'indomani a scuola andò da lui e gli comunicò di aver preso una decisione. -Allora?- chiese impaziente il giovane. -Allora ok, va bene, accetto, ma ad una condizione, voglio che tu mi faccia studiare in casa, non mi farò vedere grassa qui a scuola e se i miei mi cacciano di casa mi fai stare da te!- ordinò la ragazza. -Va benissimo!- affermò serio il ragazzo prima di andar via. 
 
I successivi nove mesi furono duri per i ragazzi, sopratutto Sebstian che era costretto a soddisfare tutte le voglie della ragazza. Durante questi mesi Quinn aveva deciso di mollare il ragazzo perché non credeva di poter accettere il fatto che lui stesse aspettando un bambino da un'altra ragazza. Si, avete capito bene, era un maschietto. 
-Sebastian! Sebastian!- lo chiamò Santana dalla sua stanza. Come previsto i suoi l'avevano cacciata di casa e il poveretto era stato costretto a farla stare a casa sua. -Arrivo, arrivo!- gridò dalla cucina per farsi sentire. Entrò nella camera della ragazza con in mano un vassoio con la colazione. -Ti stavo preparando la colazione!- esclamò il giovane. -Voglio un cornetto con la cioccolata!- disse lei incrociando le braccia al petto. -Da dove lo prendo adesso un cornetto alla cioccolata?- chiese disperato lui. -Non lo so, è un tuo problema!- affermò lei. Il ragazzo uscì di casa e cercò una pasticceria aperta che avesse i cornetti al cioccolato, quando lo trovò, tornò a casa. -Tieni!- disse buttandogli la bustina sul letto. Lei prese il cornetto e cominciò a mangiarlo, dopo un po' cominciò ad avvertire forti dolori, si alzò e non appena fu in piedi le si ruppero le acque. Guardò Sebastian. -Mi si sono rotte le acque!-affermò guardando il pavimento. -Oddio!- esclamò lui. Dopodiché prese la macchina e portò la ragazza in ospedale dove partorì. 
-Congratulazioni signorina, è un bellissimo maschietto!- disse l'ostetrica dando il bambino a Santana. Lei lo guardò e in quel momento fu felice, felice come non mai, era diventata mamma, si pentì di aver pensato fino a qualche mese prima di non volere quel piccolo. Lo guardò, gli accarezzò teneramente il viso. Gli sorrise. -Allora, che nome diamo a questo piccoletto?- chiese l'infermiera con in mano una cartellina. -Nicholas, Nicholas Simon Smythe!- disse Sebastian sicuro. -Allora benvenuto al mondo piccolo Nicholas!- disse la donna sorridendo a Santana e al piccolo. 
Santana fu portata in una stanza. Un'infermiera le portò il bambino. -Ciao piccolo!- disse lei sorridente guardandolo. Era dinuovo felice. Sebastian entrò nella stanza, guardò la ragazza e poi suo figlio, per quanto volesse negarlo, sapeva bene di amarla ancora. Tese le mani verso di lei facendole capire che voleva prendere il bambino. -Vieni da papà!- disse il ragazzo prendendo il piccolo. Lo guardava, lo accarezzava, gli sorrideva. Era felice. -Bene, hai rispettato la tua parte del patto, adesso tocca a me, tu mi hai regalato la cosa più bella della mia vita, adesso dimmi cosa vuoi- disse Sebastian. -Niente, non voglio niente, non voglio che tu prenda il mio bambino. Voglio solo poterci essere per lui, essere sua madre!- affermò la ragazza. -Mi dispiace, tu non volevi neanche tenerlo, abbiamo fatto un patto, adesso dimmi cosa vuoi?- chiese ancora il giovane. -Stai scherzando? Dimmi che scherzi- domandò Santana con gli occhi lucidi. -Non scherzo, saluta tuo figlio anzi, mio figlio, perché è l'ultima volta che lo vedrai!- affermò lui. A quel punto lei non ce la fece più e scoppiò a piangere. Ma non gli fece pena, non lo indusse a ripensarci, era sicuro di quel che faceva. -Sebastian non farlo ti prego! No Sebastian!- gridò tra le lacrime seduta sul suo letto d'ospedale Santana mentre il ragazzo abbandonava la stanza con suo figlio tra le braccia.

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Capitolo 2
*** 2 ***


Erano passati tre anni da quel giorno. Santana era andata avanti con la sua vita, faceva ancora la modella, aveva provato moltissime volte a rintracciare suo figlio, ma Sebastian non le permetteva neanche di avvicinarsi. Di nascosto li spiava, li seguiva. 
Una mattina, dopo essere rientrata dal lavoro accese il computer, c'era un e-mail da parte di Rachel Berry, erano anni che non la vedeva o sentiva, dopo il diploma aveva perso i contatti con tutti. Aprì il messaggio "Cara Santana, sei invitata alla rimpartriata del glee club" e poi cerano data, ora e luogo in cui sarebbe avvenuto l'incontro. Non aveva voglia di andarci, ma voleva anche distrarsi, così rispose all'invito. 
Arrivò il giorno dell'incontro, si recò al ristorante in cui si sarebbe svolta la rimpatriata, entrò, indossava un vestito molto aderente verde e un giacchettino rosa. Tutti, non appena la videro rimasero scioccati, soprattutto i ragazzi. -Ciao a tutti!- disse accomodandosi. -Ciao!- risposero. -Oddio Santana stai benissimo!- si complimentò Rachel. -Si Santana stai davvero benissimo!- l'appoggiò Puck quasi con la bava alla bocca. -Come stai?- chiese Brittany sorridente. -Benissimo, voi?- domandò. -Bene!- rispose la biondina. La porta si aprì ed entrò Sebastian. -Ciao a tutti, scusate il ritardo, putroppo ho avuto problemi con la baby sitters che aveva di meglio da fare e Nicholas, è ingestibile- si scusò. -Non preoccuparti!- sorrise Finn. -Nicholas togli le mani di lì, vieni subito quì!- esclamò il ragazzo voltandosi verso il figlio. Santana non appena lo vide le si illuminarono gli occhi. Sebastian si avvicinò al piccolo e lo prese in braccio, dopodiché cercò un posto, l'ultimo era accanto a Santana. Questi non la guardò minimamente. -Cameriere, mi può portare una sedia gentilmente?- chiese l'uomo. -Certo!- rispose il cameriere. Fece sedere suo figlio tra lui e la latina. -Guarda papà, è la signorina della pubblicità!- esclamò sorridente il piccolo. La modella sorrise. -Ciao, lo sai che sei tanto bella?- le chiese -Come ti chiami?- la ragazza lo guardò con gli occhi lucidi, le faceva male stare accanto a suo figlio e sapere che questi non sapeva neache chi lei fosse. -Grazie per il complimento, io mi chiamo Santana!- rispose. -Piacere Santana, io sono Nicholas Simon Smythe, è lui è mio papi!- disse il bambino. Sebastian sorrise, anche Rachel. -Che carino, è davvero bellissimo e anche molto intelligente!- affermò la ragazza. -Chi è la mamma?- chiese ancora. -Io non ho la mamma, ho solo il papà!- rispose il bambino abbassando lo sguardo. Santana si sentì morire dentro, avvertì una bruttissima sensazione, era stato davvero duro per lei ascoltare quelle parole. -Scusate!- si alzò e raggiunse velocemente il bagno, vomitò, lo faceva sempre quando stava male o si sentiva a pezzi. -Ragazzi torno subito!- detto questo Sebastian si alzò e raggiunse Santana. La vide. L'aiutò. -Che ti prende?- chiese. -Che mi prende? Niente di che, mio figlio non sa chi sono!- esclamò in lacrime la latina. -Cazzo Sbastian me l'hai portato via, è mio figlio!- continuò. -Mi dispiace, l'hai voluto tu!- disse il ragazzo. -Ma Sebastian sono sua madre!- esclamò ancora la modella, i due non si erano accorti che il bambino era entrato in bagno e adesso li guardava a bocca aperta. -Tu sei la mia mamma?- chiese il piccolo con gli ochci spalancati. Sebastian guardò Santana. -Hai visto che hai fatto?- domandò arrabbiato. Dopodiché uscì dal bagno. 
Arrivò dagli altri, cominciò a prendere tutte le sue cose per poter uscire dal ristorante. -Mi dispiace tanto Rachel, ma dobbiamo andare!- disse. Prese la mano del piccolo Nicholas e si diresse all'uscita. -Sebastian aspetta!- esclamò Santana uscendo dal bagno e raggiungendo gli altri. -Ti prego Sebastian, è mio figlio!- gridò tra le lacrime la latina. Tutti guardarono la scena a bocca aperta. -Avresti dovuto pensarci prima!- affermò il francesino. -Hai ragione, è stata colpa mia!- la mora prese il giacchetto rosa e si diresse alla porta oltrepassando l'ex fidanzato e fermandosi dinanzi a suo figlio. -Ciao piccolo!- disse, accarezzò il volto del bambino con la mano e uscì dal locale. Quinn la seguì di corsa. -Santana! Santana aspetta!- gridò. L'altra si fermò, si girò verso la voce. -Ti prego non andartene!- la implorò la bionda. La latina la guardò, aveva il viso pieno di lacrime, si avvicinò a quella che durante il liceo era stata la sua migliore amica e l'abbracciò. 


(<----------Nicholas Smythe)

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Capitolo 3
*** 3 ***


Un giorno Sebastian andò a prendere Nicholas all'asilo. La maestra stava parlando con una mamma e lui appoggiato alla porta, osservava suo figlio sorridente. -Non dire bugie, tu non ce l'hai la mamma!- disse una bambino al suo piccolo. -Invece ce l'ho, lei è pù bella della tua e fa le fotografie!- esclamò arrabbiato il piccolo Smythe. -Allora pecché non la vedo?- chiese l'altro. -Non lo so pecché!- rispose irritato Nicholas. Sebastian entrò e dopo aver avvisato l'insegnate andò a prendere suo figlio. -Papone dillo tu a lui che io la mamma ce l'ho!- disse il bambino. -Su, forza andiamo Nick, dobbiamo passare dalla nonna!- detto questo prese il piccolo zainetto e la mano del bambino e uscì dalla stanza. Appoggiata sulla sua macchina c'era Santana. -Santana!- esclamò Nicholas guardando la donna che gli sorrideva con gli occhi lucidi. -Che ci fai qui?- chiese Sebastian. -Volevo vedere Nicholas e parlare con te!- esclamò la donna. -Io non voglio, quindi, sparisci!- ordinò l'uomo. -Se credi che riuscirai a mandarmi via ancora, beh ti sbagli!- contrabbatté la modella. -Ti concedo due minuti, ma non qui, andiamo da un'altra parte!- esclamò. -Ok, andiamo!- detto questo la ragazza entrò nell'auto. -Posso tenere Nicholas in braccio?- chiese. -Se ti dicessi di no?- domandò l'uomo. -Lo prenderei comunque quindi...- affermò Santana. -Ometto vuoi stare in braccio a Santana?- chiese l'uomo al bambino che sorrise e annuì felice. Allungò le mani verso la ragazza che lo prese sorridente. -Come sei profumata!- notò il piccolo. -Grazie anche tu lo sei!- rise la donna. -Ma tu sei la mia mamma vero?- chiese ancora Nicholas. La donna annuì. Nel momento in cui aveva preso tra le sue braccia il bambino, aveva avvertito dinuovo quella sensazione di benessere che aveva provato quando l'aveva avuto tra le braccia per la prima volta. Il piccolo l'abbracciò e lei lo strinse forte al suo petto. Ah quanto aveva desiderato quel momento, quante volte aveva sperato che Sebastian cambiasse idea e le facesse tenere il bambino, quante volte aveva sognato di essere con suo figlio e Sebastian, per quanto volesse nasconderlo, era ancora innamorata di quel figlio di puttana che le aveva rovinato la vita. Avrebbe fatto di tutto per tornare indietro nel tempo e riparare a tutti gli errori fatti, come pensare di voler abortire o aver permesso al suo uomo di lasciarla senza far nulla per farlo restare. Dopo qualche minuto l'uomo alla guida si fermò nel parcheggio di un ristorante. -Qui?- chiese. -Qui! Mio figlio deve mangiare e gli avevo promesso che non saremmo andati da mia madre, non gli è molto simpatica!- rispose Sebastian. -Non è simpatica a nessuno!- commentò la donna. Lui la guardò male. -Dimmi quello che hai da dire, su non ho tempo da perdere!- affermò l'uomo. -Sebastian, io ho fatto tanti sbagli nella mia vita e quello di cui mi pento di più e quello di averti lasciato- cominciò la donna. -Ti ho lasciata io!- fece notare l'uomo. -Quel che è, comunque... ho sbagliato pensando anche solo di... beh mi hai capito!- disse guardando il piccolo tra le sue braccia che giocava con i suoi capelli. -Vorrei essere presente per lui, vorrei poterlo accompagnare all'asilo e portarlo al parco, vorrei potergli insegnare a leggere e a contare. Vorrei poter esserci e fare il tifo per lui quando giocherà la sua prima partita a football, basket o qualunque altra cosa voglia fare. Voglio poter ascoltarlo quando avrà la prima cotta e consolarlo quandò avrà la prima delusione. Ti prego, fammi essere partecipe della sua vita, è mio figlio!- disse con le lacrime agli occhi Santana. Sebastian sembrava commosso da quelle parole, per non mostrare gli occhi lucidi girò la testa verso il finestrino alla sua sinistra. La mora aspettò che parlasse. -Ok!- disse l'uomo al voltante. -Ok? Davvero? Posso?- chiese incredula la donna che aveva passato gli ultimi anni cercando di convincere il suo ex a farla stare con suo figlio. -Papone diciamo a Santana di benire con noi?- chiese il piccolo. Santana guardò Sebastian. -Dove vuoi che venga?- chiese Smythe. -A mangiare!- rispose il piccolo tranquillamente tirando le guance della latina e guardò l'uomo in cerca di approvazione. Questi sorrise guardando suo figlio. -Se lei vuole, perché no?- Il bambino sorrise e guardò la latina in attesa di risposta. -Per me va benissimo!- rispose. Nicholas sorrise e abbracciò prima Santana e poi il padre. -Andiamo?- chiese l'uomo. -Andiamo!- rispose Santana. Uscirono dall'auto, Sebastian prese il bambino per mano, il quale cercò la mano della modella. Non appena la trovò la strinse e sorrise alla donna alla quale vennero gli occhi lucidi, quel gesto era davvero stupendo e inaspettato! Entrarono nel ristorante. Una cameriera si avvicinò a loro. -Signor Smythe, salve, ciao Nicholas!- disse avvicinandosi. Guardò malissimo la ragazza. -Il vostro tavolo non è pronto, non sapevamo che ci fosse un'altra persona!- affermò la donna. -Non preoccuparti, fate con comodo!- sorrise Smythe. Santana amava quel sorriso, era quello che l'aveva fatta innamorare così tanto di lui... e anche quella faccia da strafottente che si ritrovava. Non appena il loro tavolo fu pronto si andarono ad accomodare. La cameriera continuava a guardare male la latina e a corteggiare Sebastian. -Ti sta mangiando con gli occhi!- esclamò la modella. -Chi?- chiese Sebastian. -Ma dai, come chi? Quella!- rispose Santana facenno un cenno con il capo in direzione della cameriera. -Ma che dici! Dici?- chiese l'uomo. -Ti interressa?- domandò ancora Santana. -No, non mi piace, ma fa piacere sapere che piaci a qualcuno no?- chiese il francesino. -Certo, hai ragione!- rispose sorridente la mora. -Santana!- la chiamò il piccolo Nicholas. -Si tesoro?- chiese lei. -Mi vieni a vedere dinuovo domani quando esco dall'asilo?- chiese. La latina guardò Sebastian e poi dinuovo il piccolo. -Certo tesoro!- 


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Capitolo 4
*** 4 ***


Passarono i mesi, Santana era sempre più vicina a Sebastian e Nicholas, adesso cominciavano a sembrare una vera famiglia. La latina era stata scelta come protagonista di un film che stava girando in città. Come al solito si recò all'uscita della scuola, aspettandosi di vedere la macchina di Sebastian. Ma non la vide. Preoccupata si chiese se il ragazzo le avesse portato via suo figlio per l'ennessima volta. Cominciò a camminare nervosamente avanti e indietro. Ad un certo punto vide l'auto nera sbucare dall'angolo e si tranquillizzò. Era semplicemente in ritardo. Smythe scese dal veicolo dopo averlo parcheggiato e guardò Santana. -Ehi!- esclamò alzandò la testa in segno di saluto. -Ehi!- rispose lei cercando di nascondere la preoccupazione nella sua voce. -Tutto ok? Hai una faccia!- chiese l'uomo. -Si!- annuì l'altra forzando un sorriso. -Vuoi entrare con me? A Nick farebbe piacere!- domandò lui. -Si, certo!- rispose la latina riprendendo a parlare normalmente. Si incamminarono verso l'entrata. -Buongiorno signor Smythe!- lo salutò una mamma con il suo piccolo tra le braccia. -Buongiorno signora Jones, ciao Matt!- rispose il ragazzo sorridendo al piccolo in braccio alla donna che sorrise. Entrarono nell'edificio. -Questa è l'aula di Nick!- esclamò Sebastian indicando una porta. Bussò e aprì. -Buongiorno!- esclamò. -Salve signor Smythe!- risposero i maestri. -Buongiorno!- disse Santana e gli insegnanti salutarono anche lei. Non appena Nicholas sentì la voce di Santana, si girò verso la porta. -Santana!- esclamò sorridente e felice correndo verso di lei. Le saltò in braccio. -Ciao tesoro!- lo salutò lei abbracciandolo. Mentre sebastian parlava con la maestra, il maestro si avvicinò a Santana. -Salve!- la salutò. -Salve!- rispose gentilmente la donna. -Non l'ho mai vista quì, chi è?- chiese. -è la mia mamma!- rispose il bambino. La latina sorrise. -Oh è la mamma biologica?- domandò ancora. Santana annuì. -Ah, bello! Ho notato che non porta la fede e non l'ho mai vista con il signor Smythe, presumo che sia single non è così?- chiese con un sorrisetto al quanto sospetto il maestro. Sebastian che aveva sentito tutto si avvicinò immediatamente alla latina e le circondò i fianchi con il braccio. -Amore andiamo? Nicholas deve mangiare!- esclamò. Santana stranita notò lo sguardo che l'uomo aveva lanciato all'insegnante. -Certo, andiamo! A presto!- salutò e assieme a Sebastian uscì. Una volta fuori dall'edificio la mora scoppiò a ridere guardando Sebastian. -Non c'è nulla di divertente! Stava facendo il cascamorto con te!- esclamò. -Eri geloso?- chiese. -Io, geloso. pff, ma che dici! Perché dovrei?- rispose serio, ma visibilmente geloso. -Ma dai non c'è niente di male ad ammetterlo!- continuò la latina. -Non lo sono, non sono neanche il tuo ragazzo!- esclamò ancora. Arrivarono a casa Smythe. Bussarono alla porta. Aprì un maggiordomo. -Salve signor Smythe, i suoi genitori la stanno aspettando!- disse l'uomo anziano. -Grazie Charles!- detto questo Sebastian, Santana e Nicholas entrarono in casa. -Oddio!- sussurrò Santana. -Che succede?- chiese l'uomo. -Non ce la faccio, tua madre mi odia, mi sto cagando sotto, io vado via!- esclamò la donna. Lui la fermò per il braccio. -Dove credi di andiare? Tu rimani qui, sei la madre di mio figlio devi esserci e poi per qualunque cosa ci sono io!- disse il ragazzo prendenole il viso fra le mani. -E io!- aggiunse il piccolo Smythe. I genitori si sorrisero. -Andiamo?- chiese il bambino prendendo le mani dei genitori. -Andiamo!- sospirò Santana guardando negli occhi Sebastian. Entrarono nella grande sala da pranzo, il signor Smythe era seduto a capo tavola, la signora Smythe, era seduta a sinistra del marito e Thomas, il gemello di Sebastian era accanto alla madre. -Buongiorno!- salutarono. -Ciao!- risposero i genitori. -Ehi Bro!- esclamò Tom. Seb fece un cenno con il capo. -Ehi campione!- esclamò sempre il gemello guardando il nipote. -Ciao zio!- lo salutò il piccolo. -Vieni qui, ho una sorpresa per te!- disse ancora questi. Il bambino andò da lui. -Chi non muore si rivede!- disse la signora Smythe. Il padre che stava leggendo il giornale alzò gli occhi. -Che ci fa qui?- chise la donna. -è la madre di mio figlio!- esclamò Sebastian. -E quindi?- domandò. Santana lo guardò. -Te l'avevo detto!- disse e fece per andar via. Ancora una volta fu fermata dal ragazzo. -No, tu rimani qui!- affermò deciso. -Forse è meglio che la lasci andare!- commentò la madre. Lui non calcolò minimamente la donna e prese nuovamente il viso di Santana tra le sue mani. -Ti prego resta, non andare, non stare a sentire quel che ti dice!- le sussurrò dolcemente Sebastian. -Che scena commovente!- disse ironica la signora Smythe. -Ok, mamma basta, stai esagerando! Cos'hai contro di lei?- chiese Thomas. La donna non rispose. -Grazie Tom per esserti messo dalla nostra parte, noi andiamo, qui non siamo ben accetti, ci si vede! Nick andiamo, prendi il giochino che ti ha regalato lo zio e vai con mamma in macchina, io vi raggiungo subito!- esclamò Sebastiam. -Mamma? Ora si ricorda di essere sua madre? E comunque tu e Nicholas potete restare!- disse la signora. -Ok adesso basta, lei non può parlarmi così, non è mia madre, non è mia sorella e nemmeno mia amica, quindi non si permetta di esprimere giudizi su di me! Andiamo tesoro!- disse Sant, prendendo in braccio il piccolo che l'abbracciò. -Bravi, sarete contenti!- esclamò sebastian vedendo uscire dalla stanza la mora e suo figlio. -Lei è la madre di mio figlio e se non vi sta bene possiamo troncare i rapporti anche adesso, loro sono la mia famiglia!- detto questo Sebastian uscì dalla stanza. Tom lo seguì. -Ehi Seb aspetta!- esclamò. Il ragazzo si girò. -Posso venire con te? Non ce la faccio più con questi due!- disse. -Certo, andiamo!- detto questo i due si abbracciarono e andarono in macchina. 
Quella sera, Sebastian e Santana stavano cercando di far addormentare il piccolo Nick. -Seb io esco, ci vediamo domani!- disse Tom. -Ok, buonanotte!- rispose il gemello. -Notte anche a voi!- sorrise l'altro. 
Prima di addormentarsi Nicholas guardò Santana. -Santana?- chise. -Si tesoro?- domandò la donna. -Posso chiamarti mamma?- chiese il piccolo. Alla mora vennero gli occhi lucidi, abbracciò il piccolo. -Certo tesoro!- disse. Dopo qualche minuto Morfeo1 si impossessò del piccolo Smythe. Sebastian e Santana si guardarono per un secondo e in men che non si dica si resero conto che le loro labbra erano ormai sovrapposte. Si erano abbandonati ad un bacio tenero e dolce.


1Morfeo: è una figura della mitologia greca, figlio di Ipno e di Notte, è la divinità dei sogni.





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Capitolo 5
*** 5 ***


Riepilogo:
Prima di addormentarsi Nicholas guardò Santana. -Santana?- chise. -Si tesoro?- domandò la donna. -Posso chiamarti mamma?- chiese il piccolo. Alla mora vennero gli occhi lucidi, abbracciò il piccolo. -Certo tesoro!- disse. Dopo qualche minuto Morfeo1 si impossessò del piccolo Smythe. Sebastian e Santana si guardarono per un secondo e in men che non si dica si resero conto che le loro labbra erano ormai sovrapposte. Si erano abbandonati ad un bacio tenero e dolce.

 
Non appena si staccarono, si guardarono negli occhi per qualche secondo. Sebastian prese la mora in braccio in stile sposa e baciandola la portò in camera sua. Ah quanto avevano desiderato quel momento. La adagiò sul letto molto dolcemente e le sfilò il coprispalle, cominciò a baciarle il collo e a scendere sino al petto, dopodiché le sfilò il vestitino verde a righe aderente e cominciò a baciarle il  corpo. La ragazza gemette e chiuse gli occhi. Gli riaprì dopo quanche istante e tolse la maglia al ragazzo. Si mise sopra di lui e gli slacciò i pantaloni, glieli tolse e lo lasciò in mutande. Lui riprendendo il comando della situazione le levò l'intimo, lasciando in suo corpo completamente nudo. Quando anche lui fu completamente nudo, i due si unirono e infine si accoccolarono l'uno accanto all'altro. 
Qualche ora più tardi Sebastian si svegliò di colpo. -Cazzo!- pensò guardando Santana accanto a lui. La svegliò. -Santana che abbiamo fatto?- chise quasi disperato. La ragazza gli sorrise dolcemente. -Sai perfettamente cosa abbiamo fatto!- rispose tranquilla. -Certo che lo so, ma non sarebbe dovuto succedere!- continuò il ragazzo. -Perché no?- chiese la mora. -Sebastian io ti amo ancora!- esclamò guardandolo negli occhi. Il ragazzo si alzò. -Proprio per questo! Santana va via!- ordinò. -Ma Sebastian...- cominciò a dire la mora. -Va via Santana!- gridò l'uomo. Arresa la ragazza si rivestì e si avviò alla porta. -Ci vediamo domani!- disse. -No Santana!- rispose l'uomo. -Cosa?- chiese lei credendo di non aver capito bene. -Ho detto no, non farti rivedere mai più!- continuò sicuro Sebastian. -Stai scherzando vero?- chiese quasi in lacrime la mora. Lui fece di no con il capo. -Sebastian non puoi, è mio figlio, dopo tutto quello che è successo oggi mi dici una cosa del genere?- chiese ormai con le lacrime bagnate Santana. -Oggi ho sbagliato!- rispose secco il biondino. -No, ti prego, ho sbagliato con te, ma questa volta sarà tutto diverso, te lo giuro!- cercò di dissuaderlo. -Mi dispiace, va via, non posso permettere che succeda dinuovo!- affermò lui. -Che succeda dinuovo cosa?- chiese ormai confusa e disperata la povera ragazza. -Non posso innamorarmi dinuovo di te!- esclamò il ragazzo. Lei gli si avvicinò, cercò di accarezzargli il volto ma lui si scansò. -Va via, non cercarmi e non cercare Nicholas!- esclamò. -Va bene, ho capito, non ti importa niente di me, ma almeno potevi farlo per lui, per Nicholas, cosa gli dirai domani? Cosa gli dirai quando ti chiederà dov'è la mamma? Cosa gli dirai quando sarà più grande e avrà bisogno di me?- chiese la latina. -Non sono affari tuoi!- rispose Sebastian. -Lo sono, è mio figlio e non mi arrenderò così facilmente, sappilo, cercherò in tutti i modi di stare con lui!- detto questo la latina uscì di casa sbattendo la porta. Sebastian si accasciò a terra e lì rimase fermo con il viso tra le mani bagnate dalle lacrime. Come diavolo aveva fatto a ridursi così? Come diavolo era arrivato in quella situazione?
Passarono due mesi durante i quali Santana aveva cercato insistentemente di vedere e stare con suo figlio senza però ottenere alcun risultato. Dopo un po' Sebastian notò che la ragazza era sempre meno presente. Cosa stava succedendo?
Santana viveva ormai con Quinn. Le due erano tornate amiche come prima. La biondina notò che nell'ultimo periodo la latina era sempre stanca, affaticata, aveva delle forti nausee e stava mettendo su peso. Conosceva bene quei sintomi, stava studiando ancora medicina, e quelli erano senza ombra di dubbio sintomi di una gravidanza. Santana era dinuovo incinta? E chi era il padre? Da brava amica qual era, Quinn parlò con l'amica. -Sant ho notato delle cose che mi fanno preoccupare- cominciò -devi dirmi qualcosa?- chiese. In quel momento la mora scoppiò a piangere. L'amica l'abbracciò. -Sei incinta non è vero?- chiese. L'altra annuì. -Di chi è?- domandò. -Mio, è solo mio!- rispose. Quinn capì tutto e l'abbracciò forte. -Tranquilla, si sistemerà tutto, ci sono io con te!- la confortò mentre con la mano le accarezzava i capelli. -Questa volta non gli dirò niente, non mi porterà via anche questo bambino!- esclamò la mora tra le lacrime. -Sei sicura che sia suo?- chiese. -Si, è stato l'unico! Da quando ho cominciato ad avere rapporti con lui e Nicholas, Sebastian è stato l'unico con cui sono stata!- affermò sicura. -Ok, va bene, sta tranquilla, per qualunque cosa ci sono io ok?- chiese. -Grazie Quinn, non so come farei senza di te, ti voglio bene!- rispose Santana. 
Per fortuna Santana riuscì a coprire la pancia durante il periodo delle riprese del film. 
Quinn le fu vicina, come promesso, durante la gravidanza, con lei fece la prima ecografia, con lei andò in giro per i negozi a comprare scarpine e tutine per il suo bambino. Il giorno in cui ha scoperto il sesso della creatura che portava in grembo, al suo fianco c'era sempre lei, Quinn. 
Flashback
-Signorina Lopez vuole sapere se è un maschietto o una femminuccia?- chiese il medico. La mora guardò Quinn. -Si, voglio saperlo!- rispose sorridente. -Beh...in questo caso congratulazioni è una bella femminuccia!- esclamò. La latina guardò la sua amica e insieme urlarono felici. La biondina cominciò a pensare a mille nomi da metterle. -Sant, in qualità di tua migliore amica voglio proporti alcuni nomi per la piccolina!- esclamò. -Tipo?- chiese la mora. -Tipo, Zondra!- affermò con aria sognante -Scherzi? Non chiamerò mai mia figlia Zondra, sembra il nome di una cassettiera dell'Ikea!- rispose la latina divertita. -In effetti... allora che ne dici di Camille oppure Hannah oppure Anika! Oh no cancella tutto, l'ho trovato! Alex! Senti come suona bene, Alex Smythe!- esclamò la bionda. -Non ripetere quel cognome!- affermò la gravida. -Ops...- commentò l'altra -Comunque Alex va bene come diminuitivo... la chiamerò Alexandra e il suo cognome sarà Lopez!- 
Fine Flashback
Questo capitolo è dedicato a Darreninlove, a magika_marta, a sarettafly94 e ad  AlexCrissColfer.


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Capitolo 6
*** 6 ***


 
-Alex! Alex! Vieni subito qui!- esclamò Santana arrabbiata alla fine delle scale con le mani sulla vita. La bambina scese le scale. -Non sono stata io!- esclamò guardando la madre con una faccia spaventata. -Ah no?- chiese Santana inclinando di lato la testa. La bambina sorrise. -Alex ti ho detto mille volte che non devi giocare in casa con la bici!- esclamò la donna. -Mi dispiace tantissimo mammina- disse la piccola andando ad abbracciare la mamma -ti voglio bene!- esclamò facendo gli occhi dolci. La mora non poté resistere alla sua bambina e le diede un bacio sulla fronte. -Ok, va bene, ma la prossima volta che lo fai ti spedisco dritta in collegio!- affermò la latina. -Dalle suore?- chiese spaventata Alex. -Oh si!- rispose la madre. -Ok allora non lo farò più!- esclamò la figlia. 
Nel frattempo...
-Nicholas! Nicholas!- chiamò Sebastian. -Tom dove cavolo è andato Nick?- chiese. Il fratello lo guardò -Non ricordi? è andato a pranzo da Bobby!- rispose. -Ah, ok, quando torna?- chiese ancora il padre. -Tra un po', sta tranquillo Seb, ha otto anni, non due!- rispose. -Lo so, ma voi siete la mia unica famiglia e mi preoccupo!- rispose l'uomo. -Questo l'hai voluto tu!- sussurrò Tom, ma l'altro sentì tutto. -Ancora con questa storia? Santana non era in grado di fare la madre!- esclamò innervosito. -Non era in grado di fare la madre eh? Sebastian, ha una figlia e da quanto c'è scritto sui giornali è una brava mamma!- continuò il gemello. -Ok non mi importa niente, lei potrà fare la madre alla figlia di qualcun altro ma non al mio!- sbottò alla fine. -Già...alla figlia di qualcun altro!- fece il verso Tom che era a conoscenza di tutto. Quinn gli aveva raccontato tutto. Tom sapeva bene che Alex era figlia di suo fratello, per questo, quando poteva andava dalle ragazze e passava un po' di tempo con sua nipote. 
 
Passarono gli anni, Nicholas aveva ormai diciassette anni e Alex quattordici. Dopo aver passato alcuni anni a Los Angeles per lavoro, Santana, sua figlia e Quinn tornarono nella loro vecchia città. -Mamma ma questo posto fa schifo! Io voglio tornare a Los Angeles!- esclamò la ragazza. -Tesoro mi dispiace, ma l'hai voluto tu!- esclamò la donna. -Zia dì qualcosa!- chiese ancora la ragazza. -Mi dispiace tesoro, ha ragione tua madre, se siamo qui è per il tuo bene! Ti ricordo che hai spaccato l'auto della tua preside e hai rotto il setto nasale ad una tua compagna di classe!- affermò Quinn. -La preside mi ha incolpato ingiustamente e quella mia "compagna" come la chiami tu se l'è cercata, è una troia, ha cercato di fregarmi il ragazzo!- rispose arrabbiata Alex. -Modera il linguaggio!- esclamò arrabbiata Santana. -Hai sbagliato e adesso ne pagherai le conseguenze!- continuò con tono autoritario la madre. -Ti odio, vuoi rovinarmi la vita!- gridò arrabbiata Alex mentre saliva le scale e si dirigeva in camera sua. Santana si mise una mano in fronte -Non ce la faccio più con lei, ha solo quattordici anni e mi procura già così tanti problemi, aveva ragione quello stronzo, non sono in grado di fare la mamma!- detto questo si sedette su un divano. -Non dire stupidaggini, è un'adolescente, è normale, tu hai fatto un ottimo lavoro con lei, in questo periodo ti sembra di aver sbagliato tutto, ma non è così. Ti ricordi? Anche noi eravamo così. Sempre in lite con i nostri genitori, ci sentivamo oppresse da loro, ci sentivamo comandate, lo stesso sta accadendo a lei, le passerà!- la confortò Quinn. La mora l'abbracciò. -Grazie Quinn, grazie perché sei qui, grazie perché mi conforti sempre, grazie perché hai tanta pazienza, grazie perché mi sei stata vicina senza mai abbandonarmi!- disse Santana. -Ci sarò sempre per te Santana, io ti voglio bene, sei come una sorella per me!- rispose Quinn. 
-Io esco!- disse Alex avviandosi alla porta. -Dove vai, non conosci la città!- esclamò Santana. -Imparerò!- rispose la figlia. Dopodiché aprì la porta e uscì. Camminò lungo un vialetto, fino a quando non si scontrò con qualcuno. -Sta attento!- esclamò. -Scusami!- rispose la persona difronte a lei. La ragazza alzò lo sguardo e incontrò due occhi castani e un viso a lei molto familiare anche se sapeva bene di non averlo mai visto prima. -Sei nuova?- gli chiese il ragazzo. Si limitò ad annuire scettica. -Piacere, Nicholas!- l'altro le porse la mano. -Alex!- rispose senza stringergliela. -Beh, vuoi che ti porti a fare un giro? Giusto per conoscere la città!- chiese. -Ci stai provando con me?- domandò la ragazzina. -No, cercavo di essere gentile!- rispose Nicholas. -In questo caso allora, ok!- rispose. I due cominciarono a camminare per la strada, Nicholas le fece vedere tutto il possibile, quando cominciò a calare la sera decise di riaccompagnarla a casa. -Dove abiti?- chiese. Alex gli rispose leggendo un indirizzo dal suo IPhone. -Bene, so dov'è, ti ci accompagno!- esclamò. -No, tranquillo, non ce n'è bisogno, so badare a me stessa.- disse la ragazza. -Senti, quanti anni hai?- chiese il ragazzo. -Quattordici!- rispose. -Io non lascio una ragazzina in giro quando si fa buio tutta sola, è da irresponsabili, ti accompagno io e non si discute!- affermò sicuro Smythe. -Allora grazie?- chiese la ragazzina. -Di niente, è un piacere!- rispose l'altro. Arrivarono a casa Lopez. -Bene Alex, eccoci arrivati, è stato un piacere conoscerti, se dovessi aver bisogno di qualcosa, chiamami, questo è il mio numero!- il ragazzo le prese il telefono dalle mani e glielo scrisse. -Ci si vede!- esclamò. -Ci si vede!- rispose felice la ragazza. Dopodiché entrò in casa. -Dove sei stata?- chiese Santana preoccupata. -In giro!- rispose. -Tutta sola, fino a quest'ora?- domandò ancora. -No tranquilla, ero con un amico!- rispose. -Quale amico? Siamo arrivate stamattina!- esclamò la donna. -O ma che cos'è questo un interrogatorio? Ma vedi te!- detto questo la ragazza salì le scale e si rifugiò nella sua stanza. 



(Lui è Nicholas Smythe)
(Lei è Alex Lopez)



 

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Capitolo 7
*** 7 ***


Mancava un giorno all'inizio della scuola, Alex decise di fare una passeggiata e fermarsi a prendere qualcosa da bere da quel bar che le aveva mostrato Nicholas, il ragazzo che aveva incontrato il giorno precedente. Prese la borsa e corse giù per le  scale. -Dove vai?- chiese una voce alle sue spalle. -Non sono cazzi tuoi!- rispose stufa. -Prima cosa sono cazzi miei dato che sono tua madre e seconda cosa modera i termini non stai parlando con tua sorella!- affermò Santana bloccando la figlia prima che potesse abbandonare l'abitazione. La ragazzina sbuffò. -Ok, adesso mi lasci andare?- chiese. -Non ti vorrei fare uscire, ma so che tanto troveresti un modo per disobbidirmi quindi...- detto questo la donna si spostò dalla porta rassegnata. -Infatti!- l'adolescente lasciò la casa e arrivò in quel bar che aveva visitato il giorno precedente. Ordinò una Coca Cola e si sedette ad un tavolino posto difronte ad una vetrata. Qualche minuto dopo riconobbe un viso  familiare, c'era Nicholas. Non appena questi la vide le andò incontro, trascinando con se una bellissima ragazza. -Ciao Alex!- salutò gentilmente. -Ciao!- rispose la ragazza accanto a lui. -Ehi!- salutò Alex. -Che ci fai qui?- chiese il ragazzo. -Beh non sapevo che fare e così... beh ho pensato di fare un salto qui- rispose tranquillamente. -Oh che stupido, ti presendo Andrea, la mia fidanzata- esclamò indicando la ragazza al suo fianco. -Piacere!- disse questi porgendo la mano. -Piacere!- rispose Alex stringendogliela e sorridendole. -Volete sedervi?- chiese la ragazzina. -Con piacere!- rispose Nicholas. Passarono un bellissimo pomeriggio, parlando, ridendo e scherzando. -Dove andrai a scuola?- chiese Andrea. -Al McKinley, lo conoscete?- domandò la giovine Lopez. -Si, è la nostra stessa scuola!- rispose la ragazza sorridendo. -Alex come fai di cognome?- chiese sempre la fidazata di Nicholas curiosa. -Lopez, Alex Lopez!- rispose Alexandra. -Ma sei per caso la figlia di Sa- cominciò a dire. -Si, sono io!- la interruppe subito la ragazzina. -Io adoro tua madre!- esclamò felice Andrea. -Scusa se chiedo ma perché frequenterai un liceo pubblico se tua madre è una star e sicuramente può iscriverti in una scuola privata?- domandò curiosa. -è stata un'alunna del McKinley e ci teneva che io andassi lì!- rispose tranquillamente. -Oh come ti capisco, anche mio padre mi ha messo lì per lo stesso motivo e sinceramente devo ringraziarlo perché in quella scuola ho incontrato Andrea!- rispose sorridendo alla fidanzata. Quel sorriso Alex lo conosceva benissimo, era identico a quello di sua madre. Pensò che la cosa fosse strana e subito dopo scacciò quei pensieri. 
 
Arrivò il giorno dopo, la sveglia suonò, l'orologio segnava le 07.00. Santana si svegliò e andò in camera di sua figlia per svegliarla. -Tesoro, tesoro svegliati, è ora di andare a scuola!- esclamò. La ragazzina contro voglia si svegliò e si preparò. Scese a fare colazione e subito dopo fu accompagnata a scuola da Quinn, dato che Santana non poteva farsi vedere in pubblico, data la sua fama. 
Quinn percorse il lungo corridoio del McKinley, era tutto come se lo ricordava, gli stessi colori sulle pareti, gli stessi armadietti, gli stessi professori. -Oh guardate un po' chi c'è qui! Quinn Fabray!- esclamò una donna molto alta con i capelli biondi e una tuta rossa. -Coach Sylvester!- esclamò la donna. -Come mai qui? Dopo il diploma non vi siete più fatti vedere voi del glee club. Solo Rachel continua a infastidirci con le sue visite costanti ogni settimana!- affermò la Coach. Quinn rise. -Sono qui per iscrivere lei!- rispose e indicò Alex. La Sylvester guardò dalla testa ai piedi la ragazzina. -Sai Quinn, tua figlia non ti assomiglia neanche un po'!- affermò. -Non è mia figlia, è la figlia di Santana, Santana Lopez se la ricorda?- domandò Quinn. -Ecco spiegato tutto. Certo che mi ricordo di Santana, come potrei dimenticare la ragazza che mi teneva testa senza paura!- disse sorridendo. -Beh Fabray, è stato un piacere per te vedermi, salutami Lopez!- detto questo si girò e cominciò a insultare qualche studente malcapitato. Quinn sorrise, non appena si girò vide Sebastian che parlava con scherzava con un ragazzo, il suo sorriso scomparve subito. Anche l'uomo si accorse di lei, anche sul suo viso scomparve il sorriso. I due si fissarono per qualche secondo durante il quale Alex e Nicholas si erano salutati. Lo sguardo della bionda si spostò successivamente dall'uomo al ragazzo, non appena lo guardò si rese conto che era Nicholas. Tornò a casa e raccontò tutto a Santana, la quale non poteva credere a quello che aveva sentito. -Che farai?- chiese la bionda alla mora. -Niente, non posso fare niente!- disse rattristandosi Santana.
 
Passarono i mesi, Alex e Nicholas erano diventati migliori amici, lui, lei e Andrea stavano sempre insieme. Un giorno, mentre la fidanzata di Nick era ammalata i due fratelli (che ancora non sapevano di essere tali) combinarono un bel pasticcio a scuola. Per divertirsi si erano recati sul terrazzo della scuola e si erano divertiti a gettare palloncini pieni di acqua sui passanti, prendendo in pieno anche alcuni professori. Il preside li portò in presidenza e convocò i genitori. Il primo ad arrivare fu Sebastian. -Buongiorno, sono il signor Smythe!- disse recandosi in segreteria. -Venga, il preside la sta aspettando!- disse la donna dietro il bancone. Smythe fece come gli era stato detto. Entrò nell'ufficio e dopo aver stretto la mano al preside e aver lanciato un'occhiata minacciosa verso suo figlio, si accomodò accanto. Dopo qualche minuto entrò Alex che si accomodò accanto a Nicholas. I due si guardarono e scoppiarono a ridere, Sebastian riprese suo figlio. La porta si aprì e da questa entrò Santana con indosso un paio di occhiali, un vestitino aderente e una borsa. Non appena questa vide l'uomo davanti a lei rimase pietrificata, lo stesso fece questi. -Ehm signora Lopez se si vuole accomodare possiamo cominciare!- disse il preside, la donna si andò a sedere non distogliendo lo sguardo da Nicholas, suo figlio. Era sicura che da un momento all'altro sarebbe scoppiata a piangere, ma cercò di trattenersi. -Allora signori, vi ho convocati qui perché i vostri figli si sono divertiti a gettare palloncini d'acqua su chiunque avessero a tiro dal terrazzo.- cominciò a dire l'uomo. -Aspettate un attimo, ma Lopez e Smythe? Questi nomi mi sono famigliari!- esclamò lo stesso grattandosi il mento -Oh si, ma certo, Santana Lopez e Sebastian Smythe! Eravate sempre nel mio ufficio a causa delle vostre bravate che sono passate alla storia, come quando avete incollato la Pillsbury al pavimento! Mi avete fatto penare! Eravate terribili, adesso capisco da chi hanno preso i vostri figli!- esclamò l'uomo. I due adolescenti guardarono i genitori e all'unisoro esclamarono -Tu?- indicandoli. -Zitto!- ordinò Sebastian dando uno schiaffetto alla nuca a Nick. -Poi ti lamenti perché ho distrutto l'auto di quella di storia nella vecchia scuola! Mi sembra un po' la storia del bue che dice cornuto all'asino!- affermò Alex guardando la madre. -Alex non è il momento, ne il posto giusto per parlarne!- la zittì Santana. Quel colloquio era molto imbarazzante e lo diventò ancora di più quando il preside, chiamato con urgenza, uscì dall'aula lasciando lì i quattro. -Come sta Andrea?- chiese Alex a Nick. -Meglio, domani torna a scuola!- rispose il ragazzo. -Le hai mandato i miei saluti?- chiese ancora. -Si, ricambia!- rispose. Il silenzio si stava facendo imbarazzante. -Dov'è tuo padre?- domandò Nick. -Oh, non ho un padre, ce l'ho, ma ogni volta che chiedo qualcosa di lui mia madre mi risponde che sono solo figlia sua!- rispose tranquillamente Alex. Santana abbassò lo sguardo. -E tua madre? Perché non è venuta?- chiese Alexandra. Nicholas abbassò lo sguardo. -Mia madre è morta quando avevo tre anni!- rispose triste il ragazzo. Sebastian si agitò. Santana non appena udì quelle parole si sentì morire dentro. Sebastian aveva esagerato! Gli occhi cominciarono a riempirsi di lacrime. La latina si alzò velocemente, guardò l'uomo e si avviò all'uscita. Questi si alzò di scatto e la seguì.

 (Nicholas, Adrienne e Alex)







 

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Capitolo 8
*** 8 ***


 -Mia madre è morta quando avevo tre anni!- rispose triste il ragazzo. Sebastian si agitò. Santana non appena udì quelle parole si sentì morire dentro. Sebastian aveva esagerato! Gli occhi cominciarono a riempirsi di lacrime. La latina si alzò velocemente, guardò l'uomo e si avviò all'uscita. Questi si alzò di scatto e la seguì.
 
Sebastian bloccò la donna all'uscita, trattenendola per il braccio. -Aspetta Santana!- esclamò. -Lasciami stare!- urlò la donna ormai in lacrime. Di nascosto, Nick e Alex si erano affacciati dall'ufficio del preside e stavano vedendo e ascoltando tutto. Sebastian mise una mano sulla guancia della donna e la costrinse a guardarlo. -Come hai potuto? Come hai potuto farmi una cosa del genere? Sapevo che mi odiassi, ma non credevo sino a questo punto!- esclamò mentre le lacrime le scendevano lungo il viso. -Santana io non ti odio e lo sai benissimo, mi dispiace di aver detto a Nick che sei morta, non avrei dovuto, ma cosa gli avrei detto? La mamma è andata via perché sono un idiota che ha paura di amare qualcuno?- chiese. La donna restò in silenzio. -Mi hai tenuta fuori dalla sua vita per tutti questi anni, io non c'ero quando ha detto la sua prima parola, non c'ero quando ha mosso i primi passi, non c'ero quando si è fatto male la prima volta. Non c'ero il suo primo giorno di asilo, non c'ero al suo battesimo! Tutto questo è stato colpa tua! Solo tua! Io ti odio!- disse straziata la donna mentre prendeva a pugni il petto dell'uomo difronte a lei, che subito l'abbracciò cercando di farla calmare. Nicholas aveva gli occhi sbarrati, non poteva credere a quello che aveva sentito, sua madre non era morta ed era proprio davanti ai suoi occhi. Alex lo guardò a bocca aperta. -Nick, ma questo significa che sei il mio fratellastro?- domandò la ragazzina guardando il fratello che annuiva scioccato. Arrabbiato si diresse minaccioso contro il padre e gli sferrò un pugno in pieno volto. Questi accusò il dolore e si massaggiò il labbro dolorante. -Ma sei impazzito?- chiese sconcertato. -Mi fai schifo, ti odio! Mi hai fatto credere per tutti questi anni che mia madre era morta e in realtà non era vero. Tu non sai cosa si prova a non avere la mamma. Tutti i miei amici portavano la colazione cucinata dalla mamma, io non potevo perché non avevo la mamma. Ogni anno, alla festa della mamma io mi sentivo un escluso perché non sapevo neanche cosa significasse avere accanto una figura materna, ci ho sofferto per tutta la mia esistenza e oggi scopro che la causa dei miei mali sei proprio tu! L'unica persona che credevo ci tenesse davvero tanto a me, tu, mio padre mi hai nascosto la verità. Non te lo perdonerò mai! Mi hai fatto vivere una vita di tormento, non riuscivo a capacitarmi del fatto che io non avessi una madre- esclamò rosso di rabbia il ragazzo. Alex si avvicinò a loro. -Nick sta calmo- disse al fratello girandolo verso di se e abbracciandolo. Questi riprese fiato e scoppiò a piangere con il viso nascosto nel petto della sorella. Anche Santana, che era in lacrime si avvicinò ai suoi figli. Alex sciolse l'abbraccio. La donna e il ragazzo si guardarono per un istante e si abbracciarono, mentre le guance continuavano a bagnarsi. -Mi dispiace tanto, te lo giuro, non avrei voluto che succedesse questo, avrei voluto essere presente per te, sappi solo che quella di lasciarti non è stata una mia decisione!- esclamò la donna guardando negli occhi l'adolescente che la strinse ancora più forte. -Ricordo questo profumo!- disse il giovane. La donna sorrise. -Da bambino ne andavi matto!- sorrise. -Nicholas, figliolo, mi dispiace tanto, io l'ho fatto per il tuo bene!- affermò Sebastian. -Sta zitto, non voglio sentirti parlare! Sei un bugiardo!- esclamò nervoso Nick, guardandolo minacciosamente. -C'è un'altra cosa che voi non sapete. Gli unici ad esserne a conoscenza sono Quinn e Tom, oggi pomeriggio, venite a casa mia. Li vi spiegherò tutto!- affermò Santana pronta a rivelare il suo grande segreto. 
 
Quel pomeriggio alle 16.00 il campanello di casa Lopez squillò. La donna andò ad aprire e fece accomodare gli ospiti. -Alex, Alex scendi, sono arrivati!- disse. La ragazzina scese le scale e si andò a sedere assieme agli ospiti sul divano. Dopo qualche minuto arrivarono Quinn e Tom. Entrambi rimasero in piedi accanto a Santana. La donna raccontò tutta la storia dal principio. Poi arrivò al momento cruciale. -Dopo quella notte trascorsa con Sebastian, lui mi cacciò dalle vostre vite- disse guardando il figlio -io cercai in tutti i modi di vederti Nick, fino a quando, un giorno, scoprì di essere incinta.- affermò Lopez. -Io non capisco cosa c'entra!- interruppe Smythe. -Se stai zitto forse lo capisci- esclamò Quinn. La mora riprese a parlare. -Smisi di cercare Nick e mi rivolsi a Quinn, so che è difficile da credere ma da quando Sebastian mi aveva concesso di passare del tempo con Nicholas, io non ero stata a letto con nessuno e questo significa che...- Sebastian sbarrò gli occhi, lo stesso fecero Nick e sopratutto Alex. -Che?- chiese l'uomo seduto sul divano. -Significa che Alex è figlia tua!- rispose scocciata Santana. -C cosa?- chiese. -Si hai capito bene Sebastian, Alex è tua figlia!- esclamò ancora la mora. 



 

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Capitolo 9
*** 9 ***


-Si hai capito bene Sebastian, Alex è tua figlia!- esclamò ancora la mora. 
 
-Alex è mia figlia e me lo dici così?- esclamò arrabbiato l'uomo. -In che altro modo avrei dovuto farlo?- chiese di rimando al donna. -Con un po' più di tatto!- rispose Sebastian. Alex si alzò sotto shock. -Alex tesoro!- disse Santana andando incontro alla figlia con le braccia aperte cercando di abbracciarla, ma questi scansò le braccia della madre. -Sapevo che fossi una stronza, ma non credevo sino a questo punto- squoté la testa e guardò Quinn -anche tu lo sapevi e non mi hai detto niente, eri l'unica di cui mi fidavo!- esclamò l'adolescente. -Che stupida che sono! Andatevene a fanculo tutti!- detto questo salì in camera. -Alex tesoro!- cercò di chiamarla Quinn, ma la ragazzina la ignorò totalmente. Arrivata in camera si chiuse dentro e scoppiò in lacrime. Nel frattempo al piano di sotto Santana si preoccupava per la figlia. Essendosene  accorto, Nick cercò di tranquillizzare la madre ritrovata. -Sta tranquilla, provo a parlarci io con lei- disse il ragazzo accarezzando il braccio della donna. Salì le scale ed bussò alla camera della sorella. -Alex, Alex apri sono io, Nick!- affermò. La giovane aprì la porta e lo fece entrare. -Oh piccola!- esclamò il ragazzo vedendo le lacrime scorrerle sul volto. L'abbracciò. -Nick ci hanno mentito per tutti questi anni te ne rendi conto?- chiese la minore. -si tesoro, me ne rendo conto. Guarda il lato positivo, sei mia sorella!- esclamò il ragazzo. -Sono felice per questo, ma anche Quinn lo sapeva e non ha fatto nulla- disse. -Lo so tesoro, anche zio Tom non  ha fatto nulla. Entrambi non potevano far nulla. I nostri genitori non glielo avrebbero permesso- esclamò Nick. -Non prendertela con tua madre, lo ha fatto per il tuo  bene!- continuò lo stesso. -Nostra madre!- lo corresse l'altra. -Giusto, nostra madre!- sorrise. -Dai torniamo di sotto, si stava preoccupando!- la informò il maggiore. Detto questo i due tornarono dagli altri. Santana corse ad abbracciare sua figlia. La strinse a se. -Tesoro mi dispiace tanto!- poi guardò Nicholas. -Grazie mille!- e abbracciò anche lui. Quella sera Sebastian e Nick furono ospiti di Santana e Alex, ovviamente assieme anche a Tom e Quinn. -Sapete mi preoccupava il fatto che tenessi molto ad Alex. Con tutte le altre mie amiche non sentivo di doverle proteggere a qualunque costo, mentre, sin dalla prima volta che ci siamo incontrati, quando ero con lei sentivo che dovevo tenerla al sicuro, come fosse la cosa più preziosa al mondo. Adesso si spiega il perché!- esclamò durante la cena Nicholas. -Sono felice che voi due siate così tanto uniti, credo che questo sia il rapporto che ogni madre desidera per i propri figli- affermò Santana. -Santana posso parlarti un attimo?- chiese Sebastian. La donna annuì e lo condusse in giardino. -Sant mi dispiace per tutto quello che è successo, davvero. Voglio che ci lasciamo il passato alle spalle e cominciamo da capo!- disse l'uomo. Lei sorrise. -Si, per me va bene, ricominciamo da zero!-


(Tom)

(Nicholas)
 (Alex)

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Capitolo 10
*** 10 ***


Alex entrò di corsa in casa bestemmiando e lanciando qualunque cosa le capitasse davanti agli occhi. 
-Me ne voglio andare da sta cazzo di casa, me ne voglio andare da sta cazzo di città!- urlava la ragazzina.
-Modera i termini, non stai parlando con tua sorella!- gridava Santana.
-Vaffanculo ok? Non dirmi cosa fare o non fare non me ne frega una beneamata minchia di quello che dici mi hai capita? Sei solo una poveraccia! Mi fai pena!- continuò l'adolescente.
-Basta Alex, adesso mi hai stancata, io ti faccio rinchiudere in collegio e non qui, in Inghilterra!- esclamò la latina stufa ormai delle continue discussioni con la figlia. 
-Non ho più quattro anni, sta cagata di minaccia non mi fa paura- 
-Ah no? Vedremo quando te ne andrai, nel frattempo ti manderò in analisi, perché tesoro tu sei fuori di testa, ti rendi conto di ciò che fai? Io non ce la faccio più. Come ti è venuto in mente di sputare in faccia alla professoressa? Sono queste le cose che ti ho insegnato? Non mi pare. Sei una vergogna- affermò Santana. In quel momento entrò in casa Quinn. 
-Buongiorno!- disse, poi si rese conto di ciò che stava succedendo e fu messa al corrente dall'amica delle sue intenzioni. -Non credi che prima dovresti discuterne con Sebastian?- chiese sempre la stessa.
-Si, hai ragione, dovrei parlarne con lui!- rispose l'attrice e modella. -Adesso lo chiamo e gli chiedo di venire qui!- detto questo la donna prese il telefono e chiamò il padre della ragazza che arrivò subito. Suonò alla porta e la mora andò ad aprire. 
-Oh bene, eccoti! Ciao Nick!- disse la donna andando ad abbracciare il figlio. I due entrarono in casa e Santana chiese a Sebastian di parlare tra adulti, lei, lui e Quinn. Questi lo condusse in cucina. Si sedettero e cominciarono a parlare di Alex, mentre Nick andava da lei.
-E così hai deciso di mandarla in analisi e di spedirla in collegio?- chiese l'uomo. 
-Si, sempre se per te va bene, è anche tua figlia!- rispose la latina.
-Si, per me va bene, se tu credi che sia giusto per me non ci sono problemi, tu la conosci meglio di me, io non la conosco bene e non so cosa sia meglio per lei a differenza tua!- continuò Smythe regalando un piccolo sorriso alla donna seduta difronte a lui. Questi ricambiò il gesto.
-Bene allora è decisio, se volete io conosco un bravo psicologo potrei chiedergli di seguire Alex, sempre se siete d'accordo, nel frattempo potrei dedicarmi alla ricerca di un buon collegio per lei. Sapete quanto io tenga a vostra figlia e vorrei per questi solo il meglio. Voglio che stia dinuovo bene- affermò Quinn.
-Va bene, siamo nelle tue mani, ci fidiamo entrambi di te- aggiunse Sebastian. 
 
Il giorno dopo Quinn andò come al solito in ospedale e si recò nell'ufficio del suo amico psicologo. Bussò e aspettò che questi la invitasse ad entrare. 
-Ciao Sam!- lo salutò lei.
-Ciao!- rispose lui sorridendole teneramente. -Cosa posso fare per aiutarti?- chiese.
-Ho un grosso problema con la figlia di una mia amica intima!- rispose lei e raccontò tutta la storia al collega il quale accettò di tenere in cura la ragazzina e disse di portargliela l'indomani per una prima seduta. 






 

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Capitolo 11
*** 11 ***


L'indomani Quinn andò a prendere assieme a Santana e Sebastian i ragazzi a scuola. 
-Faccio bene secondo te? Ho paura che poi lei mi continui ad odiare!- chiese la latina
-Tesoro io avrei fatto lo stesso, è una siutazione che non puoi più controllare- rispose la bionda
-Ho fallito, ho provato a fare la madre, ho cercato di insegnarle i valori della vita e invece mi sono presa solo un pugno in faccia- continuò la madre
-Santana ma che dici, hai fatto un lavoro stupendo con lei, così come lo stavi facendo con Nicholas, mi pento di avertelo portato via- affermò guardandola negli occhi Sebastian, gli stessi occhi di cui la mora era innamorata, gli stessi occhi che fin dal primo sguardo le avevano fatto capire che erano fatti l'uno per l'altro. 
-Grazie!- disse ricambiando lo sguardo. La campanella suonò e una marea di ragazzini cominciarono ad uscire dalla struttura correndo. Sebastian notò Nick tra la folla e gli fece segno con la mano così che lui potesse notare il padre tra la gente. Questi prese per mano la sorella e assieme ad Andrea, la sua ragazza andarono dai genitori.
-Che cazzo dovrebbe essere questa una sottospecie di riunione familiare?- chiese Alex
-Smettila e non rivolgerti a noi così- esclamò Santana
-Ciao Andrea- disse Sebastian sorridendo alla ragazzina
-Salve signor Smythe- disse timidamente la ragazza
-Oh avanti Andrea non essere timida- esclamò Nick sorridendole -Mamma lei è la mia ragazza, Andrea e Andrea lei è mia madre, Santana e lei è Quinn la sua migliore amica che per me è come una zia- disse il ragazzo sorridendo.
-è un piacere conoscerti- dissero le due donne
-è un piacere anche per me, se lo lasci dire signora Smythe lei è davvero una donna bellissima, io la stimo moltissimo.- esclamò la ragazza
-Ehm io non sono la signora Smythe, ma non fa niente- affermò Santana
-Oddio mi scusi tantissimo- cercò di rimediare la biondina
-Ah ah ah dovresti vedere la tua faccia!- esclamò ridendo Alex
-Comunque perché siete qui?- chiese Nick dando una pacca sul braccio alla sorella per farla smettere. 
-Dobbiamo andare in ospedale- rispose Quinn
-Ah già, la prima seduta dallo strizza cervelli. Sarà sicuramente uno di quei dottori vecchi, antipatici, semi pelati, grassoni e con gli occhiali che hanno delle lenti che sembrano fondi di bottiglia- disse Alex salutando l'amica e il fratello, dopodiché entrò in macchina e andò via.
 
Arrivati all'ospedale Quinn uscì dalla macchina e invitò Alex a fare altrettanto. 
-Su forza andiamo!- esclamò la bionda rivolgendosi alla ragazzina
-Ma tu non vieni?- chiese lei alla madre
-No- rispose semplicemente Santana. La figlia ci rimase un po' male e seguì colei che l'avrebbe accompagnata. Una volta entrati nello studio ancora vuoto, le due si accomodarono e aspettarono.
-Ritardatario l'amico!- commentò la ragazzina mentre seduta si limava le unghia
-Siamo noi in anticipo!- ribatté l'adulta -Sam è una persona molto puntuale- 
-E di quanto saremmo in anticipo?- chiese 
-All'incirca cinque massimo dieci minuti- rispose Quinn
-Bene allora credo che riuscirò a mettermi anche lo smalto, credi che il tuo amico si arrabbi se sporco la sua scrivania con questo bellissimo smalto blu?- chiese Alex
-Tesoro non ci provare- la fermò subito l'adulta togliendole dalle mani la boccetta di colore. 
-Uffa ma che palle non si può fare niente- sbuffò la ragazzina, dopodiché la porta si aprì ed entrò Sam Evans bello come un dio greco. L'adolescente rimase a bocca aperta e non riuscì a fare a meno di tenere lo sguardo incollato alle braccia dell'uomo che con ogni movimento riusciva a mettere in risalto i suoi muscoli. Nel frattempo Quinn Fabray tentava di contenersi cercando di non far trasparire la sua attrazione per l'uomo. 
-Buongiorno, ciao Quinn!- salutò l'uomo sorridendo dolcemente alla donna che ricambiò il gesto. -Tu devi essere Alex- continuò l'uomo
-Ma come siamo perspicaci- disse la ragazzina
-Alex!- la riprese la bionda
-Ma che vuoi?- chiese l'adolescente dandole le spalle
-Ecco, questi sono gli atteggiamenti che ha, per favore Sam, siamo nelle tue mani- disse la donna non staccando gli occhi da quelli del ragazzo
-Non preoccuparti, sei in buone mani. Per qualunque cosa puoi rivolgerti a me, lo sai. Farei di tutto per te.- disse il medico sorridendole dolcemente
-Prendetevi una stanza!- esclamò Alex. I due si ricomposero e, dopo aver lasciato la stanza, la seduta cominciò. Durò un ora, in quell'arco di tempo, la ragazzina aveva cercato di raccontare tutto quello che più l'aveva ferita e parte della sua storia. Il medico rimase stupito dalle vicende che aveva affrontato la ragazza e quando l'ora terminò parlò con Quinn. 
-La ragazzina ha dei problemi molto comuni per un'adolescente, ma che si manifestano in modo differente rispetto ai suoi coetanei dato che la sua storia e complessa e difficile. Io preferirei avere degli incontri con lei due volte a settimana e se non chiedo troppo mi piacerebbe avere uno con te, magari venerdì sera in un ristorante italiano, so che ti piace molto magiare italiano.- affermò il medico
-Certo, avviso solo Santana del cambiamento e accetto il tuo invito a cena molto volentieri- sorrise la bionda, dopodiché salutò l'amico e andò via con la ragazzina. Arrivati a casa raccontò tutto a Santana la quale fu d'accordo con le decisioni prese dal medico e fece le congratulazioni a Quinn per il suo appuntamento, infatti era da tempo che aspettava che questo accadesse, dato che il medico aveva sempre avuto una cotta per lei, fin dai tempi dell'università e lo stesso era per la bionda. 







 

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Capitolo 12
*** 12 ***


 
12


-Santana non so cosa mettermi aiutami!- esclamò Quinn urlando dalla sua stanza
-Sto arrivando!- affermò la latina entrando in camera dell'amica -Eccomi! Qual è il problema?- chiese
-Qual è il problema? Qual è il problema? Guarda non ho nulla da mettere, sicuramente lui sarà bellissimo e perfetto come sempre. Potrebbe anche indossare solo una busta di plastica, gli starebe bene- disse la biondina
-Ah una busta di plastica eh? Comoda per fine serata!- rise Santana
-Che stupida che sei!- affermò ridendo l'altra. 
-Tesoro ho un vestito bellissimo nella mia stanza, io non l'ho mai messo, lo avevo comprato per un'occasione speciale e questa lo è, quindi te lo vado a prendere- disse la mora e andò a prendere l'abito. Nel frattempo in camera della Fabray entrò Alex che si sedette sul letto della donna. 
-Oddio non crederai di indossare uno di questi abiti stasera con il dottorino? Sono orribili, dicono "sono una povera zitella che non fa sesso da anni non provate a toccarmi"- commentò la ragazzina
-Alex!- esclamò Santana entrando nella stanza
-Che ho fatto?- domandò la più piccola
-Quinn questo è l'abito di cui ti parlavo, è davvero bello- esclamò la latina. Aprì il copri abito e lo prese. Era rosso, lungo e bellissimo. Gli occhi della biondina come quelli di Alex si illuminarono.
-Santana è perfetto!- esclamò sorridendo la ragazza abbracciando l'amica. Passarono le ore, Quinn era finalmente pronta. Sam puntuale come un orologio svizzero suonò il campanello. 
-Vado io!- esclamò Alex. 
-No, assolutamente no, vado io!- disse la madre 
-Andateci insieme- concluse la biondina sapendo che se non fosse intervenuta da lì a poco sarebbe scoppiata una lite. Madre e figlia scesero le scale e andarono ad aprire la porta. Sam era elegantissimo. I suoi capelli erano perfettamente pettinati ed era sorridente, i suoi denti erano così dannatamente bianchi, una tonalità di bianco che neanche il dentista hollywoodiano di Santana aveva mai visto. 
-Buonasera!- disse l'uomo educatamente
-Buonasera- risposero all'unisono mamma e figlia. 
-Presumo che lei sia la mamma di Alex, Santana- esclamò l'uomo
-Si, sono io, molto piacere- disse la donna allungando la mano verso di lui per stringegli la mano, ma questi gliela baciò come farebbe un cavaliere alla sua dama. 
-Il piacere è mio. Sapreste dirmi se Quinn è pronta?- domandò il medico
-Certo, è prontissima sta scendendo- rispose Alex. Dopo un minuto la biondina scese elegantemente le scale. Sam la guardava a bocca aperta e quasi con la bava alla bocca. 
-Sei bellissima!- disse guardandola dritto negli occhi e porgendole il braccio da bravo galantuomo. -Vogliamo andare?- chiese
-Certo- rispose la ragazza
-è stato un piacere conoscerti Santana ed è stato un ulteriore piacere vederti Alex, buonasera- detto questo i due medici uscirono lasciando a casa madre e figlia.
 
 
Nel frattempo a casa Lopez-Fabray Santana preparava la cena.
-Alex è pronto scendi!- esclamò la donna. Passarono i minuti e la ragazzina ancora non scendeva. -Alex scendi è pronta la cena!- ma nessuno rispondeva, non una parolaccia, non un insulto provenivano dal piano superiore, così la madre salì le scale sino a raggiungere la camera della figlia. Aprì la porta e la trovò impegnata, si impegnata a baciare il figlio dei vicini. 
-Alex!- esclamò indignata
-Che palle vai fuori dalla mia stanza, subito!- urlò la ragazzina.
-Non se ne parla proprio- contrabatté la donna
-Ehm io vado- disse il figlio dei vicini.
-No Taylor, rimani qui!- ordinò Alex guardando con aria di sfida la madre. 
-Taylor torna a casa e tu vieni a cenare- esclamò la madre
-Si certo- aggiunse sarcastica l'adolescente
-Bene, vorrà dire che sarò costretta a chiamare tuo padre- affermò Santana
-Che paura!- continuò la piccola Smythe
-Ah si, benissimo a tuo fratello farà piacere sapere che ti baciavi in camera con il figlio dei vicini, chissà che dirà- disse la latina
-Non lo farai- esclamò un po' intimorita Alex
-Oh si che lo farò- detto questo la donna prese il telefono.
-Ok, va bene, hai vinto, scendo a mangiare- affermò la ragazzina. Dopo aver aspettato che  Taylor fosse andato via, le due donna scesero e andarono a mangiare. Mentre cenavano il campanello suonò. Alex andò ad aprire. Erano Sebastian e Nicholas
-Che ci fate qui?- chiese la ragazzina
-Posso venire a trovare mia sorella oppure no?- domandò il ragazzo
-Oh si puoi!- rispose la più piccola degli Smythe abbracciando il maggiore
-Si può?- chiese Sebastian entrando in cucina seguito dai due figli
-Certo- sorrise Santana mentre prendeva la sua cena.
-Mangerai solo quella?- chiese l'uomo indicando la coppetta di insalata che la donna aveva tra le mani. 
-Si, devo mantenermi in forma- rispose la latina
-Ok, ho capito, prendi la borsa e andiamo- esclamò Smythe
-Dove andiamo?- domandò Alex
-A cena fuori- rispose il padre
-Oh ok- detto questo l'adolescente prese il cellulare -Io e Nick vi aspettiamo in macchina- 
-No Seb sul serio, non credo sia il caso- disse Santana
-Non dire stupidaggini, andiamo- detto questo i due uscirono da casa e si recarono in un ristorante di lusso della città. 
Passarono una bella serata tra risate e chiacchiere, durante tutto il tempo insieme, Alex aveva bestemmiato pochissime volte e non aveva picchiato nessuno. Santana pensò che le sedute da Sam stessero funzionando. A fine serata Sebastian accompagnò le ragazze a casa. Le ragazze li fecero entrare e mentre gli adulti bevevano un caffé e gli adolescenti litigavano per il possesso del telecomando il campanello suonò. Era l'una di notte. 
-Vado io!- disse Sebastian. Andò ad aprire e vide Quinn impegnata a baciare un uomo, bello, biondo, occhi chiari e sicuramente molto ricco. Si schiarì la voce per far notare la sua presenza. 
-Oh ciao Sebastian!- disse la Fabray sorridente
-Salve, lei deve essere il padre di Alex, piacere Sam Evans, sono lo psicologo di sua figlia- disse Sam porgendo la mano.
-Si, sono io piacere- rispose Smythe stringendogliela da vero uomo. 
-Possiamo entrare?- chiese Quinn
-è anche casa tua se non sbaglio- rispose Seb. I due entrarono. 
-Ciao zia, salve dottor Evans!- esclamò Alex mentre saltava sulla schiena del fratello cercando di rubargli il telecomando.
-Ciao a tutti e due!- esclamò Nick mentre catapultava la sorella sul divano e teneva ben stretto a se l'oggetto della lite.
-Ciao- rispose sorridendo il medico.
-Io e Sam abbiamo trovato un collegio per Alex- disse Quinn sedendosi a tavola.
-è in Inghilterra ma è il migliore, la preside è mia cugina- esclamò Evans
-Quando dovrebbe andare?- domandò Sebastian
-Potrebbe trasferirsi lì anche la settimana prossima se per voi va bene- rispose l'uomo
-No, la settimana prossima è troppo presto, io non credo sia il caso- disse Santana alzandosi e camminando avanti e indietro. Sebastian capendo la situazione andò da lei. La fermò. 
-Santana guardami- disse e la donna fece come le era stato ordinato. -So che non vuoi che vada in Inghilterra, so che non vuoi separarti da lei, ma lo stiamo facendo per il suo bene- 
-Lo so, ma non voglio che parta, se se ne andasse mi mancherebbe troppo. Non so come farei senza lei- esclamò la donna
-Lo so, ti capisco ma dobbiamo farlo- disse l'uomo abbracciandola. 
-Ok allora facciamolo- esclamò la donna. 
 
La settimana dopo erano tutti all'aereoporto per salurare Alex in partenza per l'Inghilterra. 
-Tesoro non posso credere che tu stia per partire!- esclamò Andrea abbracciando l'amica
-Stronza comportati bene così torni presto!- disse Nick abbracciando la sorella e dandole un bacio fra i capelli
-Fa buon viaggo!- esclamò Sebastian sorridendo alla figlia e dandole un regalo.
-Cos'è?- chiese la ragazzina
-Beh ho pensato che per comunicare con noi avresti avuto bisogno di un computer e di un cellulare, così io e anche tua madre ti abbiamo comprato l'iPhone che volevi e il nuovo MacBook Air- disse l'uomo
-Grazie mille!- esclamò la ragazzina abbracciando il padre e la madre.
-Mi mancherai!- esclamò Santana piangendo e stringendola a se.
-Finalmente starò un po' in pace!- disse Quinn con le lacrime agli occhi mentre sorrideva
-Beh piccola peste, ci vediamo al tuo ritorno- disse Sam scompigliandole i capelli. Ormai lui e Quinn stavano insieme. 
 
Giunse per la ragazzina il momento di salire su quell'aereo. Dopo aver salutato per l'ultima volta tutti andò via. L'aspettava una nuova vita, lei aveva sottovalutato quell'istituto, pensava che arrivata lì avrebbe potuto continuare a fare quello che voleva, ma non fu così. Non sapeva che lì sarebbe cambiata, che lì avrebbe trovato l'amore, che da lì non sarebbe voluta tornare.









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Capitolo 13
*** 13 ***


 

13



Alex arrivò a Londra. Si guardò intorno e vide una donna sorriderle. Fra le mani teneva stretto un foglio con scritto “Alexandra Smythe”. La ragazza alzò le spalle e andò verso di lei.
-Sono io!- disse
-Come scusa?- domandò la donna
-Sono io, Alexandra Smythe- continuò l’adolescente
-Bene, benvenuta a Londra. Io sono la preside Lucas- si presentò la donna
-Come mai la preside si scomoda per andare a prendere gli studenti?- domandò Alex
-Non vado mai a prendere gli studenti. Sam, mio cugino mi ha chiesto questo favore e io gliel’ho fatto- rispose tranquilla l’adulta
Le due raggiunsero l’auto lussuosa ed entrarono
-Però vi trattate bene!- commentò la ragazzina e la preside non rispose.
-Posso sapere almeno qual è il suo nome?- domandò ancora l’adolescente
-Sarah Michelle ma tu devi chiamarmi solo preside Lucas- rispose la donna un po’ fredda
Arrivate a scuola uscirono dall’auto e si recarono all’interno dell’edificio, dove ad attenderle c’erano un paio di ragazze.
-Demetria vieni qui un attimo!- esclamò la donna.
Una bellissima ragazza dai capelli castani e con un sorriso bellissimo si avvicinò alle due.
-Demetria ti affido la nuova alunna, si chiama Alexandra, falle da guida- ordinò la preside
-Sarà un piacere signora- detto questo la ragazzina invitò Alex a fare un giro della scuola.
-Senti non so per quale motivo tu sorrida sempre, ma questa cosa non mi piace affatto!- esclamò la Smythe.
-Senti odio sorridere forzatamente ma è quello che bisogna fare se vuoi andare via di qui e soprattutto togliti quell’aria da dura nevrotica perché non fai paura a nessuno- affermò diventando seria l’altra.
-Adesso mi sei simpatica, io sono Alex Smythe!- dichiarò una
-Io sono Demi, Demi Lovato, se vuoi essermi amica non chiamarmi Demetria intesi?- domandò retoricamente l’altra. - Bene, ti presento le mie amiche- disse trascinando la nostra Alex in una stanza isolata nell’attico dell’edificio.
-Ehi ragazze!- esclamò la Lovato
-Cazzo Demi avvisa quando stai arrivando- esclamò una ragazza bionda con degli occhi celesti fantastici.
-E questa chi è?- domandò un’altra ragazza impegnata a fumare una sigaretta, dal suo accento si capiva che fosse inglese.
-Lei è nuova qui e so già che diventerà una di noi!- esclamò la mora
-Si? E se invece non lo fosse e andasse a dire ciò che facciamo qui alla Lucas?- domandò colei che fumava
-Senti tesoro cara. Sono stronza questo è vero, ma infame no! Quindi sta tranquilla non parlerò a nessuno di qualunque cosa voi facciate qui ok?- esclamò la Smythe
-Si, hai ragione, è una di noi- esclamò la bionda
-Una di noi?- chiese Alex
-Si, noi siamo le più indisciplinate. La preside ci tratta come se fossimo le migliori perché i nostri genitori contano qualcosa in questo schifo di paese e perché crede che in questo modo noi diamo il meglio di noi stesse. Insomma, siamo le ribelli di questa scuola- la informò Demi
-Scusa ma questa non è una scuola in cui ti insegnano a essere normali e ti fanno abbandonare il tuo lato ribelle?- domandò la figlia di Santana
-Si, ma con noi non funziona!- esclamò la bionda, poi si alzò e si presentò. - Piacere, Hanna Marin!-
-Alex, Alex Smythe con la Y e la E- esclamò la giovane
-Aspetta Alex Smythe? Perché questo nome mi è famigliare?- domandò Demi
-Semplice, era in quell’articolo che riguardava Santana Lopez, se non sbaglio sua figlia si chiama così. Dicono che stia di nuovo con il suo ex e che oltre a questa Alex con lui abbia avuto un altro figlio prima. Si, Nicholas- disse l’altra. - Comunque piacere, Miley Cyrus- disse la ragazza.
-Ah già. Strano si chiama come te!- esclamò Hanna
-Ragazze ho saputo che a breve arriverà la nuova arrivata e a quanto pare è la figlia di Santana Lopez!- esclamò un’altra ragazza che aveva gli occhi incollati al telefono.
Tutte erano a bocca aperta e guardavano incredule Alex. Non avendo nessuna risposta dalle amiche, l’ultima arrivata alzò gli occhi  e guardò le altre.
-E tu chi sei?- chiese guardando la Smythe.
-Io sono Alex Smythe la figlia di Santana Lopez!- rispose l’altra
-Oh beh io sono Shay Mitchell, piacere-
-Cavolo sei la figlia di Santana Lopez! Io adoro tua madre, è un mito- disse Hanna
-No non lo è, è solo una mamma stronza e insopportabile come tutte le altre e lei non è tornata con mio padre- commentò Alex
 
Nel frattempo a casa Lopez/Fabray
-Dici che dovrei chiamarla per chiederle se è arrivata?- chiese Santana a Quinn
-Tesoro capisco che ti manca, ma non l’hai chiamata mezz’ora fa?- domandò la bionda
-Si, ma è passata mezz’ora- rispose la madre preoccupata
-Santana non chiamarla e non so come dirtelo, ma ti dispiacerebbe uscire dalla stanza?- chiese Sam posizionato sopra la sua fidanzata
-Oh già voi stavate, scusate vado via- disse ed uscì di corsa.
Non sapendo come impiegare il tempo chiamò Sebastian.
-Pronto?-
-Seb sono io, puoi venire a casa?-
-Si certo, Nick è uscito e se non mi avessi chiamato ti avrei chiamata io- esclamò l’uomo - Dammi cinque minuti e sono lì-
Sebastian arrivò a casa Lopez/Fabray. Passò del tempo con Santana seduto sul divano.
-Mi manca Seb!- disse la donna appoggiando la testa al petto dell’uomo
-Lo so, tesoro, ti capisco, manca anche a me-
-So che è partita solo ieri ma non riesco a sopportare di non vederla in casa, di non sentire le sue urla-
-è normale, è tua figlia-
-grazie per essere venuto- affermò Santana guardandolo negli occhi
-Ci sono per te, lo sai- esclamò l’uomo avvicinandosi a lei e dandole un bacio sulle labbra. Santana lo guardò e gli sorrise. Capirono cosa sarebbe successo e decisero che per questa volta non avrebbero ostacolato gli eventi, si sarebbero abbandonati al destino.
La mattina seguente dormivano abbracciati e seminudi nel letto della latina. Finalmente erano tornati insieme.
Non trovando il padre a casa la mattina, Nicholas si diresse a casa di sua madre. Suonò il campanello e ad aprire andò Quinn.
-Ciao Quinn, cercavo mio padre, è qui?- chiese
-Non lo so, ieri notte ero parecchio impegnata, capisci?- chiese indicando Sam dietro di lei senza maglietta.
-Certo capisco perfettamente- affermò il giovane
-Vuoi andare a vedere se ha dormito nella camera degli ospiti?- domandò la Fabrey
-Oh ok- detto questo il ragazzo salì le scale e andò nella camera degli ospiti, ma la trovò vuota. Così decise di andare nella camera di sua madre per svegliarla e chiederle di Sebastian. Aprì la porta della camera e rimase a bocca asciutta. La richiuse un po’ sotto shock e tornò di sotto.
-Cosa ti è successo?- domandò Sam vedendolo strano.
-Ho appena visto mia madre e mio padre seminudi, che dormivano abbracciati- rispose Nick sedendosi al tavolo.
-Oddio non mi dire che loro- cominciò a dire Quinn. Il ragazzo annuì.
-Mi sa che stanotte non siete stati gli unici che si sono dati da fare!- esclamò Nicholas




 (Preside Sarah Michelle Lucas)
 
 (Alex Smythe)

 (Demi Lovato)

 (Miley Cyrus)

 (Hanna Marin)

 (Shay Mitchell)






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