Bring me to life.

di ItGirl_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** part of me. ***
Capitolo 3: *** we can go nowhere but up. ***
Capitolo 3: *** use sombody. ***



Capitolo 1
*** part of me. ***


Part of me.



-Sono 5.20 £
Disse cordiale il negoziante.
Frugai per un momento nella mia borsa alla ricerca del denaro e una volta contate le banconote e gli spicci li porsi al signore baffuto che era davanti a me.
-Arrivederci!
Lo congedai con un sorriso forzato sulle labbra. Mi risultava davvero difficile sorridere in certe circostanze, da un anno a quella parte.
Mi allontanai e ripercorsi quella strada in modo quasi autonomo.
Annusai i  fiori che avevo appena comprato e chiusi gli occhi, ma appena le mie palpebre si chiusero la mia mente giocò il suo ennesimo scherzo. Non mi concedevo mai di pensare a lui, solo in quei pochi momenti lasciavo i miei pensieri senza freni inibitori, anche se il suo volto nella mia mente provocava un dolore indescrivibile, io non dovevo dimenticarlo, era una promessa.
Varcai il grande cancello arrugginito sempre con il suo volto nella mente, sorrideva, con quel suo sorriso capace di rendere tutto migliore, quel sorriso che ho amato tanto, quel sorriso che non vedrò mai più. I miei occhi ancora una volta cedettero e in un secondo mi ritrovai il viso rigato di lacrime che nessuno sarebbe mai stato in grado di asciugare.
Accelerai il passo guardandomi intorno, e come ogni volta il mio cuore perse un battito nel vedere quel susseguirsi di colori, di fiori e di pietre che di allegro non avevano davvero niente.
“che strano posto” pensai “di solito tutti questi colori, questi profumi, questo sole quasi accecante sono sinonimi di gioia, e allora perché io sto piangendo come una bambina a cui è stata appena rubata la sua bambola preferita? Forse perché non c’è proprio niente da ridere in tutto questo, forse perché questo paradosso di colori e morte non è affatto divertente.”
Una leggera folata di vento scompigliò i miei capelli che da troppo tempo non curavo, e seccò le lacrime che ormai erano diventate incessanti sulle mie guance.
Camminavo e mi voltavo ad osservare tutte quelle vite rubate, finite, pensavo al dolore provato alle persone che erano state abbandonate, pensavo a tutti gli amori finiti e poi pensavo a me e alla mia vita che ormai non aveva alcun senso.
Odiavo vedere così tanta disperazione in un solo posto, a dire il vero odiavo tutto.
Il terreno leggermente dissestato mi fece perdere il mio equilibrio già precario e mi ritrovai per terra con il naso a pochi centimetri dalla foto sorridente di una ragazza, quella visione mi diede il colpo di grazia. Ci sarei dovuta essere io li, sotto terra, a marcire insieme a tutto il resto.
Appoggiai la schiena a quella lastra di marmo freddo e affondai la testa fra le ginocchia abbandonandomi al pianto più disperato.
Ma più chiudevo gli occhi più rivivevo tutti i momenti passati con lui, sentivo la sua voce pronunciare il mio nome, le sue mani sfiorarmi il viso e le sue labbra baciarmi nel migliore dei modi. Recuperai quel briciolo di calma che mi era rimasto e mi alzai, notando che i miei poveri fiori erano tutti rovinati.
Mi mossi velocemente, decisa ad arrivare il prima possibile a lui. Solo in quei momenti lo sentivo veramente vicino, avevo la sensazione che fosse ancora con me.
Una volta davanti la sua lapide mi fermai come sempre ad osservarla.
-Jake Stoken 11.02.1995- 23-06-2011, Ora brilli tra le stelle, ma sei di certo la stella più bella.
Lessi tutto d’un fiato. Odiavo quella frase, l’aveva scelta sua madre, non mi era stato nemmeno concesso quello. Infondo “Tu sei solo una ragazza, ti passerà, tra qualche anno ti dimenticherai di lui, infondo è stata solo una storiella la vostra.”o almeno così diceva quella perfida donna che lui chiamava mamma. Intanto lei era riuscita ad andare avanti, ad accettare la cosa e a fare un altro figlio con il suo nuovo compagno, dato che in seguito alla sua morte Caterina, così si chiama la donna, aveva divorziato con il marito.
Scacciai quei pensieri e mi sedetti per terra. Guardai la foto di Jake e sorrisi a mia volta vedendolo radioso in quell’immagine, era strano vederlo bello come sempre quando in realtà il suo corpo giaceva pochi metri sotto quella foto.
-Ciao amore…
Gli dissi.
-Sai oggi è una giornata di Sole, di quelle che piacciono a te, e fa veramente caldo, infatti mi sono messa i pantaloncini corti, si, quelli che ti piacciono tanto, sei contento? Beh, la scuola ormai è finita, sono passata anche quest’anno per fortuna! Quindi ora avrò tutto il tempo a disposizione per stare con te. Sai ti ho portato dei fiori, ma visto che sono un’idiota sono caduta e li ho schiacciati, quindi questo è il risultato, va beh, ma tanto tu lo sai che sono un’imbranata e non riesco a camminare senza cadere ogni minuti! Quest’anno amore non credo andrò in vacanza, non ne ho proprio voglia, anche se non mi stupisce la cosa visto che non ho voglia di fare niente ultimamente, vorrei solo stare sotto le coperte tutto il giorno. Ti ricordi quando noi stavamo ore a guardare un film o semplicemente ad abbracciarci sotto le coperte quando non avevamo voglia di uscire? Aaah amore Tommy sta bene, oggi non l’ho potuto portare perché è andato dal veterinario, però ti saluta anche lui!
Capii che stavo delirando nel momento in cui mi aspettai una risposta che ovviamente non arrivò.
Sfiorai la sua foto con la mano e appoggiai la testa a quella pietra bianca.
Mi tornò alla mente il giorno dell’incidente.
Eravamo sul suo motorino vagando senza una meta precisa.
Scattò il verde e partimmo, dalla nostra sinistra un’automobile sbucò all’improvviso, ricordo solo di aver stretto Jake più forte che potevo, poi il buio più completo.
Andai in coma per circa una settimana e quando mi svegliai trovai la mia sala d’ospedale gremita di gente che sorrideva per il mio risveglio, c’era mia madre, mio padre, mia nonna, i miei fratelli, c’erano tutti tranne Jake.
-J-j-jake?!? Dov’è Jake?
Urlai appena mi resi conto che non si trovava lì.
Ricordo mia madre che si avvicinò con delle evidenti occhiaie violacee e con un sorriso finto, mi abbracciò e mi baciò la fronte.
-Beh, tesoro mio, Jake…
Scoppiò in un pianto che diede conferma a tutti i miei peggiori presentimenti.
Com’è che dicono i dottori? Ah, si “Mi dispiace ma Jake non ce l’ha fatta.” E sicuramente avevano propinato questa banalissima formula anche per lui.
La mia prima reazione non fu di disperazione, ma di rabbia. Mi alzai da quell’orribile letto bianco gettando quelle coperte che odoravano di disinfettante per terra, sfilai l’ago che era inserito nel dorso della mia mano provocandomi un dolore acutissimo, e mi diressi verso il corridoio dell’ospedale senza sapere cosa fare realmente.
Poi un infermiere mastodontico mi prese con ben poca delicatezza e mi portò nel letto da cui ero appena evasa trattandomi come una matta.
-Lasciatemi, voglio andare da Jake!
Inizai a ripetere questa frase fin quando un fitto dolore si impadronì della mia testa facendomi piombare in un sonno profondo dal quale mi svegliai esattamente ventiquattro ore dopo.
Quando aprii i miei occhi realizzai finalmente tutto, Jake non c’era più, mi aveva abbandonato, ma la nostra era una promessa, noi credevamo nel “vissero per sempre felici e contenti.” Noi eravamo perfetti, ci amavamo da due anni, ed era un amore sincero, si, è vero, un amore da quindicenni, ma pur sempre amore, e io avevo intenzione di passare la mia vita con lui.
Eppure era finito tutto troppo presto. La sua vita era finita troppo presto e finendo la sua di vita era finita anche la mia.
Da quel giorno io non ero più stata me stessa, avevo smesso di curarmi, di pensare al mio aspetto, ai vestiti, ai capelli, alle amiche… passavo le mie giornate chiusa nella mia stanza a studiare o a dormire e le uniche volte che mettevo il naso fuori di casa era per andare al cimitero.
Proprio come quel giorno.
Guardai un’ultima volta la foto di Jake e altre lacrime iniziarono a sgorgare dai miei occhi, i suoi capelli castani, i suoi occhi grandi e scuri e la sua bocca, mi mancava tutto.
-Hei, sappi che da quando te ne sei andato io non vivo più. Hai infranto la nostra promessa, non ci sarà mai il mio per sempre felici e contenti. Io ti amo, continuo ad amarti, ti amo e questo non cambierà mai. Sei la mia vita. Baciai di sfuggita quella lapide e asciugandomi le lacrime mi apprestai ad uscire da quel luogo.
Camminavo a testa bassa evitando di incrociare un qualunque sguardo.
Inaspettatamente qualcuno mi toccò la spalla e automaticamente mi voltai.
-Ciao…
Disse il ragazzo di fronte a me.
-Ehm…ciao.
Risposi, e vidi i suoi occhi verdi illuminarsi.







HOLAAAAA (?)
ciao ragazze ( mi sento molto ClioMakeUp) comunque volevo ringraziarvi per aver letto, vi prego se vi è piaciuto almeno un pò di lasciare una piccola minuscola insignificante recensione, così almeno sarò motivata a continuare.
Che dire sulla storia stavo praticamente piangendo mentre la scrivevo, ci ho messo il cuore diciamo.... 
Ok, basta fare la melodrammatica!
va beeeh la smetto di annoiarvi ulteriormente, grazie per l'attenzione e RECENSITEEE 

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Capitolo 3
*** we can go nowhere but up. ***


We can go nowhere but up.




-Ti ho vista piangere, e io non sopporto vedere le persone tristi!
-Beh, allora non dovresti essere in un cimitero, perché sai, di solito qui la gente non viene per ballare allegramente la conga!
Dissi acidamente, infondo mi voleva solo aiutare, o magari ci voleva provare, ma in ogni caso io non ero in vena di fare niente.
Mi voltai e camminai in direzione del cancello.
-Uhm.. scusa.
Sussurrò, io mi voltai e lo vidi scompigliarsi i ricci castani.
Quell’ immagine mi fece sorridere, così tornai indietro verso di lui.
-Scusa tu, è che sai è sempre brutto venire qui, e nessuno parla con me da troppo tempo, o meglio io non parlo con nessuno da un anno… e non so perché te lo sto dicendo.
Sorrise flebilmente e delle adorabili fossette comparvero sulle sue guance.
-Tranquilla, se siamo tutti e due qui allora ti posso capire, almeno ci posso provare…
-Grazie, forse dovrei sfogarmi con qualcuno.
-Quando vuoi, ehm, non so il tuo nome.
-Lola!
Dissi accennando un sorriso.
-Fantastico, io sono Harry e questo…
Prese una penna e scrisse sul mio braccio delle cifre.
-E' il mio numero.
-E questo è il mio.
E scrissi il mio numero sulla sua mano.
-Vuoi un passaggio? Sai ho appena preso la patente.
Disse leggermente compiaciuto.
Sinceramente non ero ancora pronta, anche se quel ragazzo dagli occhi verdi più belli che avessi mai visto mi aveva fatto sentire almeno un po’ la Lola che ero una volta… rifiutai gentilmente e andai alla fermata del bus.
Attesi per dei minuti che mi sembrarono interminabili, quando finalmente scorsi un grande veicolo rosso avvicinarsi. Si fermò ed io salii sedendomi ad un posto in fondo.
Osservai svariati secondi il mio braccio segnato da quello strano tatuaggio e alla fine presi il cellulare e salvai il numero.
Durante il viaggio di ritorno mi accompagnò una strana sensazione che non provavo da troppo tempo, come si chiamava? Ah si felicità.
Però forse felicità era un termine troppo impegnativo per esprimere il mio stato d’animo, direi più che ero serena. Al posto di quel costante senso di angoscia e frustrazione interiore si era fatto spazio dentro me qualcosa di indefinibile, ero tremendamente rilassata e sorridevo tra me e me pensando a quegli occhi verdi. Un verde troppo intenso, e un volto dalla bellezza quasi illegale.
Rimuginai su quel ragazzo per molto tempo e non sapevo neanche il perché.
Magari mi faceva semplicemente piacere che qualcuno si interessasse a me vedendomi piangere dal momento che a nessuno importava più di me, l’unico che si interessava davvero alla mia vita l’avevo perso. Ecco, quella momentanea serenità fu nuovamente interrotta dal suo pensiero, ma cercai di darmi un contegno e di calmarmi. Il patto che avevo fatto con me stessa era : non pensare a lui se non nel luogo prestabilito, ovvero il cimitero.
Ma infrangevo quel patto ogni secondo della mia vita visto che la mia mente era costantemente invasa da Jake.
Era passato più di un anno dalla sua morte eppure il mio dolore non si era affievolito, anzi aumentava di giorno in giorno, portandosi via pezzi di me sempre più grandi e importanti.
L’autobus si fermò ed io scesi per tornare a casa.
Erano le 12.30, quindi di lì a breve avrei dovuto pranzare, ma anche quel giorno non avevo fame.
In casa ero un automa, girai le chiavi nella serratura ed entrai, come al solito nessuno mi degnò di un attenzione.
Tutti in casa sapevano che avevo perso ogni voglia di vivere e i tentativi di “ravvivarmi” dei primi tempi erano stati vani.
Quindi nessuno tentava più di farmi sorridere, sembravano più rassegnati di me al fatto che non sarei stata mai più felice.
-Buongiorno cara…
Disse mia madre mentre era intenta ad apparecchiare la tavola.
-Mamma oggi non mangio, scusa.
Lei alzò gli occhi al cielo e si voltò mugugnando alcune imprecazioni che mi sfuggirono.
Mio padre come al suo solito era seduto sulla sua poltrona a guardare la televisione, e i miei fratelli litigavano incessantemente per un presunto rigore rubato giocando a Fifa 12 alla Play Station.
Mi chiusi nella mia camera e presi in mano il cellulare. Lessi e rilessi quel numero fin quando decisi che parlare e sfogarmi con qualcuno era la cosa migliore.
“Scusa se ti assillo, se sono fastidiosa e se ti rubo del tempo, ma avrei veramente bisogno di parlare e al momento tu sei l’unica persona che sembra interessarsi al mio stato d’animo.
Quindi dimmi tu quando ti rimane più comodo vederci per prendere un frappè magari, io sono sempre disponibile.”

Rilessi il messaggio e mi accorsi che sembravo una disperata, ma in realtà io lo ero quindi feci spallucce e inviai il messaggio.
Mi distesi e appoggiai il cellulare sulla pancia.
Passai i minuti d’attesa osservando il soffitto lilla della mia camera, mentre mi perdevo in quel colore fantastico qualcosa vibrò sulla mia pancia.
Era Harry.
“Stai tranquilla, tu non disturbi, ti ho chiesto io di parlare no? Stasera alle sette ti passo a prendere, mandami il tuo indirizzo e libera la tua mente.”
Un sorriso sorse spontaneo sul mio viso, da quanto tempo non sorridevo sinceramente, senza forzature o imposizioni…
Inviai ad Harry un ultimo messaggio con il mio indirizzo e mi buttai a peso morto sul letto sospirando rumorosamente.
Chiusi gli occhi cercando di immaginare cosa mi sarebbe aspettato quella sera e il mio stomaco iniziò a contorcersi. Era sempre così, ogni volta che mi agitavo ero soggetta alla nascita delle famose “farfalle” nella mia povera pancia.
Troppo presto mi resi conto del fatto che, chiudendo gli occhi, il primo volto che avevo visto era quello del ragazzo dagli occhi verdi più belli del mondo, e non quello di Jake.
Mi sentii subito terribilmente in colpa anche se non c’era un motivo vero e proprio, solo che mi sembrava di tradirlo uscendo con Harry.
Ma infondo non avrei fatto nulla di male, anche se lui era probabilmente uno dei ragazzi più belli che avessi mai visto, anche se quelle fossette erano tremendamente fantastiche, anche se stavo pensando tutte quelle cose, non stavo facendo nulla di male e non avrei fatto nulla anche quella sera.
Convinsi me stessa di questo e con estrema calma aprii le ante del mio armadio indecisa, per la prima volta dopo un anno, sul mio abbigliamento per la serata.
Valutai attentamente le varie possibilità, ma non trovai niente che non fosse una tuta, una felpa o un jeans. Avevo perso completamente il controllo di me stessa in quell’anno. Mi ero trascurata troppo, ero diventata una persone irriconoscibile.
Iniziai a rovesciare in modo quasi isterico il mio armadio alla ricerca di qualcosa di guardabile, e alla fine ,dopo aver riversato tutti i miei vestiti per terra, trovai quello che stavo cercando.
Un abitino a fiori gialli e azzurri molto semplice. Quel vestito lo comprai l’estate scorsa prima dell’incidente, mi ricordo di come Jake ,dopo avermelo visto addosso la prima volta ,rimase sbalordito, mi diceva sempre che ero bellissima, che ero perfetta, anche se io tutta quella perfezione non la vedevo allora e non la vedevo nemmeno quel giorno.
Io mi definivo in tutti i modi tranne che bella.





BON JOUR
ok oggi mi sento molto francese ma sono matta .-. comunque questo capitolo non mi piace particolarmente, incontriamo per la prima volta il nostro inglese dai ricci sexy preferito, però di lui non si sa molto se non che è mooolto gentile e premuroso (?) nei confronti della nostra Lola.
beh, spero che vi piaccia e che qualcuno recensisca o segua la storia, continuo a pubblicare solo dopo qualche cenno di vita u.u
Aaaah ringrazio con tutto il cuore I_love_5_carrots per la recensione e per le belle parole, ormai lo sai che ti amo u.u
e ringrazio anche JaliRed che è dolcissima e mi ha dato un motivo per continuare a pubblicare :)

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Capitolo 3
*** use sombody. ***


 

Use Sombody



Mi preparai accuratamente, lavai i miei capelli castani e li pettinai lasciandoli sciolti.
Rimasi alcuni minuti davanti lo specchio osservando la ragazza che ero diventata…i miei occhi, che una volta erano brillanti e allegri, erano diventati cupi, tristi, senza vita.
Le mie labbra carnose che fino ad un anno prima erano sempre piegate in un sorriso ora non riuscivano a sollevare gli angoli e scoprire i denti.
Tutta l’allegria che era imprigionata in me in quel momento giaceva sotto terra, insieme a Jake.
Persino la mia voce era diversa, in ogni singola parola era celata una nota di tristezza.
Realizzando tutte quelle cose decisi che era il momento di dare una svolta alla mia grigia vita.
Feci una piroetta lasciando svolazzare il mio vestito, mossi i miei capelli con la mano e infilai le ballerine gialle.
Tornai in camera mia e accesi il cellulare, constatai con mia grande sorpresa che erano le 6.50 p.m., e frettolosamente presi il mio profumo preferito “Alien” e me ne spruzzai un po’, infine mi sedetti sul letto con il cellulare sulle gambe aspettando un messaggio il messaggio in cui Harry mi diceva di scendere.
La mia gamba destra iniziò a tremare per il nervosismo e i miei capelli subirono la tortura delle mie dita che li avvolgevano attorno ad esse.
Puntualissimo alle 7.00 p.m. il mio cellulare si illuminò e un messaggio mi avvisò dell’arrivo di Harry.
Scesi le scale quasi di corsa.
-Mamma stasera esco, non mi aspettate svegli!
Urlai distrattamente, ma prima che potessi aprire la porta d’ingresso mia madre mi fermò tenendomi un braccio e costringendomi a voltarmi verso di lei.
-Tu cosa?
Disse come se avessi appena bestemmiato contemporaneamente tutti i santi.
- Io, insomma, esco con un mio amico, Harry, si ,si chiama Harry, e tu non lo conosci, e soprattutto è qui fuori che mi aspetta quindi sarà meglio che io mi sbrighi mamma!
Gli occhi di mia madre brillarono, all’improvviso mi abbracciò quasi con le lacrime agli occhi.
-Divertiti tesoro mio! Sono così orgogliosa di te.
Ma da quanto tempo era che non uscivo? Ah, si giusto, un anno!
La sua reazione era comprensibile, d’altronde sua figlia stava pur sempre riacquistando delle sembianze più o meno umane.
-Ciao mamma !
Dissi e mi richiusi la porta alle spalle.
Attraversai il giardino di casa mia e uscii anche dal cancello esterno.
L’aria fresca mi pungeva il naso, ma la temperatura era perfetta considerato il clima londinese.
Mi guardai attorno alla ricerca di Harry, quando un clacson mi fece voltare alla mia destra, in direzione di un’ Audi R8 scura.
Non capii subito, ma nel momento in cui vidi spuntare dal finestrino dei ricci tutto mi sembrò ancora più strano.
Quella non era di certo la macchina di un ragazzo che aveva da poco preso la patente.
 Mi avvicinai con la testa ancora avvolta dal cumulo di dubbi che mi si stava formando lentamente.
-Buonaseraaaa!
Disse con un sorriso a trentadue denti, e per un momento non capii se era giorno o sera data la lucentezza che emanava.
Non seppi resistere a quel sorriso, e a mia volta lo ricambiai.
-Ehi, buonasera a te!
Dissi sorridente.
-Carina la macchina.
La indicai e feci l’occhiolino al ragazzo che storse il naso e fece spallucce per poi aprirmi la portiera del passeggero facendomi entrare.
-Grazie Harry.
Pronunciare il suo nome mi suonò strano, era come se stessi dicendo una qualche parola in aramaico, come se quel nome non mi appartenesse.
-Prego.
Rispose lui senza smettere di sorridere nemmeno un attimo.
L’interno della macchina era elegante, nero e di pelle e nell’aria aleggiava un fantastico profumo di menta? Si forse era menta…
Inspirai a pieni polmoni e vidi Harry voltarsi verso di me.
-Ti piace questo profumo?
-Si, è buonissimo!
Dissi senza mascherare il mio entusiasmo.
Io ero fatta così, mi esaltavo anche per la più piccola delle cose, ai miei occhi tutto sembrava speciale. Lui mi fece l’occhiolino e mise in moto la macchina.
-Dove mi porti?
Chiesi io curiosa.
-Aspetta e vedrai cara mia!
Rispose lui sicuro di se.
Qualcosa in quel ragazzo mi faceva pensare che ci sapeva fare fin troppo bene, avevo la sensazione che qualunque cosa facesse risultasse perfetta, magari mi sbagliavo, ma la pensavo così.
Nonostante la sua auto, guidava piano, io mi rilassai sul sedile e mi voltai per guardare fuori dal finestrino.
Cosa stavo facendo? Era sbagliato? Stavo tradendo Jake?
Nah, ero solo uscita per parlare un po’.
Nell’abitacolo regnava un silenzio imbarazzante, sai, tipo quelli dei film, mancavano solo le cicale e i grilli a farci compagnia!
Harry accese lo stereo nel quale era inserito un cd, non capii subito di chi si trattasse, solo dopo alcune note riconobbi i One Republic e la canzone Good Life.
Amavo quella canzone, l’ascoltavo sempre nel tragitto in metro da casa mia a casa di Jake.
E rieccolo, ancora nei miei pensieri, come sempre.
Una volta lessi questa frase :
Certi addii si sentono prima di esser detti.
Li si percepisce nell'aria, puzzano di mancanze di affetto, di vuoti, di dubbi, di domande senza risposta.
E tu ti senti persa tra cose che non ti appartengono più. 
E' una cosa che non si spiega quella degli addii.
Forse sono i pezzi di vita più importanti, forse le persone che ti abbandonano prima o poi torneranno a incasinarti le giornate.

Ma non era ovviamente il mio caso.
Nessuno sarebbe mai più tornato a incasinare le mie giornate, a sconvolgermi la vita…
L’unico che era in grado di capirmi se n’era andato, e no, non sarebbe mai più tornato indietro.
-Hey, che hai?
Disse Harry senza staccare gli occhi dalla strada.
Incredibile, si era accorto del mio cambiamento d’umore senza che io proferissi parola.
-Nulla, va tutto bene, davvero!
Finsi un sorriso e alzai un po’ il volume dello stereo.
Lui iniziò a canticchiare a bassa voce, e mi venne la pelle d’oca.
Non so esattamente il perché, ma la sua voce bassa e roca mi trafiggeva il cuore, ero completamente paralizzata da quella melodia.
-Mio Dio, se canto così male me lo dovresti dire!
E rise troppo di gusto, magari per qualche doppio senso che al momento mi sfuggiva.
-No, anzi, al contrario, hai una voce magnifica, davvero.
Ammisi e iniziai a torturarmi il labbro inferiore.
Con grande teatralità, fece una specie di inchino tenendo una mano sul volante.
Io risi.
-Modesto il ragazzo.
Sussurrai.
-Si modesto e non sordo!
Rispose lui mettendo il broncio.
-Eddaii non vorrai mica rimanere tutta la serata arrabbiato solo perché le tue doti canore non sono delle migliori!
Lo stuzzicai.
-Ah si è questo ciò che pensi di me signorina “DoIVotiMancoFossiUnGiudiceDiXFactor”?
Io non avevo mai visto X Factor in vita mia, lo trovavo un programma davvero stupido che non premiava realmente il talento.
Inoltre nell’ultimo anno mi ero completamente estraniata dal mondo, non guardavo mai la tv e ne tantomeno  accendevo la radio, vivevo chiusa nella mia camera a deprimermi.
-Sinceramente non ho mai visto X Factor, non mi piace per niente, è un programma stupido secondo me!
Risposi in tutta onestà.
Lui rise, quasi a crepapelle, e ancora una volta mi sfuggì il motivo di tante risate.
Forse avevo qualcosa fra i denti? No, impossibile li avevo lavati prima di uscire.
Rinunciai all’impresa di capire il motivo di tante risate.
- Siamo arrivati, scendi.
Disse lui poi mi tappò la bocca con una mano prima che potessi rispondere e si portò l'indice della mano libera alla bocca facendomi segno di tacere, obbedii.
Estrasse dalla tasca dei suoi pantaloni beige un mazzo di chiavi e aprì una piccola porta di metallo.
Lo spettacolo che mi si parò davanti era impagabile, non avevo mai visto niente del genere.
 
 







HEILA' GENTEEEE
innanzitutto buongiorno!
seconda cosa, questo capitolo è più un capitolo di passaggio, e mi  scuso per la noiosità (?) che probabilmente esprime.
dal prossimo capitolo si inizieranno a complicare ancora di più le cose, e non vedo l'ora di scriverlo!
grazie a tutti quelli che recensiscono la storia, che la seguono, che la preferiscono, e grazie anche ai lettori silenziosi che si limitano a leggerla :)
VI PREGOOOOO LASCIATEMI QUALCHE RECENSIONE COSì CONTINUO A PUBBLICARE!
xoxo
-El.

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