Una vita sbagliata

di Saeko_chan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Trasferirsi ***
Capitolo 2: *** Uscite serali ***
Capitolo 3: *** La scuola ***
Capitolo 4: *** Di baci e veggenti. ***
Capitolo 5: *** Di giornali e di lune ***



Capitolo 1
*** Trasferirsi ***


Trasferirsi.

 

Quella casa era più grande di quella vecchia, adesso aveva una stanza tuttas per sé e non era più costretta a dividerla con suo fratello gemello.

Certo, lei avrebbe voluto ben altro dalla vita, ma non poteva... non poteva avere una vita normale, le sarebbe stato del tutto impossibile.

Mentre rifletteva su questo qualcuno suonò alla porta di casa sua.

-Giulia, va' tu!- le urlò il padre dal una stanza accanto e che molto probabilmente si stava facendo la doccia.

La ragazza, quindi, si alzò e si sitemò alla ben meglio i capelli bianchi come le nuvole dietro le orecchie, ringraziando mentalmente il cielo di tenerli corti.

Infatti, i capelli di Giulia era corti, mossi e stranamente bianchi di natura, più precisamente la ragazza era albina e in piì soffriva di eterocromia, infatti aveva un occhio verde ed uno azzurro.

Fatto sta che la giovane andò verso la porta di casa sua con addosso una vestaglia completamente rossa e un paio di ciabatte anch'esse rosse, ovviamente il fatto di portare una vestaglia implicava non avere maniche e quindi lasciar scoperta la lunga cicatrice che le passava su tutto il braccio e avambraccio sinistro.

Appena aprì la porta si ritrovò davanti un uomo di almeno quindici anni più grande di lei, dai folti e corti capelli neri, dagli occhi del color della pece, né magro e né grasso e pure molto più alto di lei, cosa non troppo difficile, visto che Giulia superava di poco il metro e cinquantacinque, ma per fortuna riusciva a mantenere un peso forma decente e quindi non era neppure un poco grassa.

L'uomo indossava una camicia nera tenuta aperta che mostrava un fisico asciutto ma ben allenato e dei pantaloni strappati, oltre che un paio di scarpe da ginnastica e in più portava un sacchetto nella mano destra.

In fondo era un bell'uomo, o almeno, quella era stata la prima osservazione di Giulia, anche se si vedeva che lui era troppo grande per lei e poi, la ragazza non poteva rischiare, il suo stile di vita non le permetteva di avere relazioni sessuali con persone normali, con gente ignara di tutto quanto...

-Lei sarebbe...?- domandò Giulia, osservando l'uomo con attenzione.

Non era abituata a ricevere visite, in Italia erano stati etichettati come gli strambi del quartiere e poi da loro l'usanza di andare dai nuovi vicini di turno era quasi del tutto assente.

-Matteo Wolf. Sono un tuo vicino. Ho pensato di venirvi a salutare e di potarvi dei biscotti fatti in casa- e quindi sorrise, mostrando il sacchetto che Giulia scoprì contenere dei biscotti, -i tuoi genitori sono in casa?- domandò, mentre Giulia lo lasciava entrare.

Non sapeva bene come comportarsi, ma quell'uomo non gli sembrava una cattiva persona e poi, non poteva mica avere dei sospetti su tutti quanti, no?

Proprio in quel momento la porta della stanza da bagno si spalancò ed uscì un uomo sui quarant'anni con indosso solamente un asciugamano.

L'uomo non era affatto simile a Giulia, pur essendo suo padre biologico e legale.

Capelli castani molto chiari e corti, occhi grigi con qualche sfumatura di marrone, fisico abbastanza palestrato e un pizzetto che gli arrivava fino al mento.

-Lei dev'essere un vicino, io sono il padrone di casa, David Wagner, mi scusi dall'accoglienza, ma arrivo subito, intanto la lascio in compagnia di mia figlia- disse l'adulto, sparendo su per una gradinata di scale subito accanto alla porta del bagno, la quale si trovava proprio davanti alla porta d'ingresso.

-Si vuole accomodare? Le faccio un café?- domandò Giulia, abbozzando un lieve sorriso e prendendo il sacchetto con dentro i biscotti dalla mano dell'uomo, per poi poggiarlo sul tavolino.

Wolf si sedette sul tavolino posizionato proprio accanto al divano, il quale era stato pensato per sei posti, ma conteneva a malapena quattro sedie.

-Magari un bicchiere di latte senza zuccher, né altro- le rispose,osservando la testa e incrociando le braccia e sorridendole liemente, facendo arrossire lievemente la ragazza.

Giulia andò verso il frigorifero e ne tirò fuori una bottiglia di latte e quindi, andò verso l'acquaio ed aprì il mobiletto a muro che si trovava là sopra, quindi, pres eun bicchiere e lo riempì di latte, alla fine rimise tutto a posto e diede il bicchiere colmo di latte all'ospite, per poi sedersi di fronte a lui.

-Non mi hai ancora detto il tuo nome- le ricordò l'uomo, sorridendole.

Giulia inarcò un sopracciglio e iniziò a far dondolare leggermente la sedia, osservando l'uomo.

-Giulia Wagner, piacere. Sono la figlia minore dell'uomo che ha visto prima- gli rispose, smettendo di dondolarsi e guardando per un lungo istante il bicchiere ormai vuoto che Wolf aveva appena appoggiato sul tavolino, quindi tornò a guardare l'ospite.

-Itala-tedesca, vero? Comunque dammi pure del tu, non sono molto più vecchio di te, infondo!- le disse, sorridendole leggermente.

Giulia notò subito il calore che sentiva provenire dallo sguardo di quell'uomo, anche se non sapeva che cosa pensare.

-Dici? Be', tra di noi ci corerà circa quindici anni e direi che sono molti. In tutti i casi, sì, mio padre é tedesco e mia madre era italiana- rispose, per poi spostare lo sguardo altrove e poggiare i gomiti sul tavolino, incrociando le mani e poggiandoci sopra il mento.

Ripensare alla madre non era affatto piacevole, ormai era abituata alla sua assenza, ma riparlarne non era mai bello.

Matteo parle intuirlo, forse per la reazione della ragazza o forse per il tempo all'imperfetto con cui ne aveva parlato, o magari per tutti e due i fattori, in quanto cambiò subito discorso e indicò una chitarra classica posizionata accanto al divano.

La chitarra era completamente nera e in legno.

-E' tua? Suoni?- domandò, facendo sì che Giulia riuscisse a spostare la propria attenzione sulla chitarra, cosa che la fece sentire molto meglio, visto che non voleva rischiare di dover ripensare ancora una volta alla madre.

-No, é di mio fratello gemello Logan, sai, lui suona da quand'era piccolo e ha fatto il conservatorio fino ad ora. Io canto da anni ed ho fatto molti corsi. Più che altro io e mio fratello in Italia ci siamo esibiti insieme, più di una volta- spiegò, osservando stavolta il profilo dell'uomo e sorridendo appena.

Le risultava sempre molto piacevole ripensare a quando aveva cantato in compagnia del fratello maggiore, -però, in realtà mi piace molto anche scrivere racconti, leggere e tenermi in forma- continuò.

Matteo a quelle parole girò la testa e sorrise ancora di più.

-Frequenterai il liceo della città, no?- le domandò e quindi Giulia annuì, leggermente perplessa.

Perché tutte quelle domande? E poi, non era leggermente scontato che si fosse iscritta a quel liceo? Di certo si notava che era in età scolastica e di certo non poteva dimostrare undici anni o giù di lì e in quella città c'era un solo liceo, quindi, almeno che non avesse voluto svegliarsi tutte le mattine all'alba per andare a scuola doveva per forza essersi iscritta a quella scuola.

Però, proprio in quel momento il padre di Giulia scese le scale con indosso una normale T-shirt nera, un paio di pantaloni anch'essi neri che gli arrivavano sin sotto al ginocchio e un paio di ciabatte dello stesso colore della maglietta e dei pantaloni.

-Buon giorno, come le ho già detto io sono David Wagner, lei é...?- domandò il padre di Giulia rivolgendosi a Matteo, il quale si presentò di nuovo e strinse la mano a David, per poi indicargli il sacchetto e dirgli che erano per loro.

-Comunque, stavo parlando con sua figlia ed é venuto fuori che frequenterà il liceo della città. Quindi, molto probabilmente mi avrà come professore, visto che insegno inglese e in più mi occupo dell'attività extra-scolare di musica- disse, mentre il padre di Giulia si sedeva davanti all'uomo e quindi con la figlia alla propria sinistra.

-Be', allora vorrà dire che mi toccherà darti di nuovo del lei!- disse Giulia, aprendo il sacchetto coi biscotti e tirandone fuori uno alla cioccolata.

-Be', di sicuro a scuola sarai costretta a darmi del lei. Comunque, ti piacciono?- le domandò Matteo, vedendola mangiare il biscotto, mentre anche il padre della ragazza ne addentava uno.

-Sì, sono molto buoni, li hai fatti tu?- domandò, prendendo un fazzoletto da un contenitore sul tavolino e pulendosi la bocca.

A quella domanda l'uomo scosse la testa in dissenso.

-No, li ha fatti mio fratello Tommaso, sai, conviviamo ancora insieme, anche se ormai siamo tutti e due adulti, per quanto lui abbia a fatica diciannove anni- rispose, per poi alzarsi dalla sedia.

Proprio in quel momento il portone d'ingresso si aprì e una ragazza che dimostrava appena quindici anni entrò nella stanza.

Capelli bianchi come quelli di Giulia tenuti molto corti e lisci, occhi uno verde el'altro azzurro e a prima vista poteva essere facilmente scambiata per un maschio, visto il seno quasi del tutto invisibile e visti i pantaloni maschili, senza contare il taglio di capelli tutt'altro che femminile.

In più anche fisicamente poteva essere scambiata per un maschio, per esempio le spalle e il torace erano quasi più maschili che femminili.

La ragazza era alta come Giulia e sul suo avambraccio sinistro si notava il tatuaggio di una chitarra, senza contare la lunga cicatrice situata sul braccio e avambraccio destro, visto che la giovane portava una T-shirt priva di maniche e completamente nera, a parte un teschio in mezzo ad essa, mentre i pantaloni erano probabilmente parte di una tuta da ginnastica e gli arrivavano appena sotto il ginocchio.

-Ciao papà, ciao Giulia. Tu chi sei?- domandò, squadrando quello che per lui era sicuramente un intruso, visto che non lo aveva mai visto prima e dopo tutto quella era anche casa sua, quindi vedere uno sconosciuto gli sembrava piuttosto strano.

-Matteo Wolf, sono un vicino, piacere. Tu invece chi sei? Giulia mi ha parlato del suo gemello Logan, ma tu sembri quasi una femmina- osservò l'uomo avvicinandosi alla ragazza e stringendole la mano.

La ragazza lanciò uno sguardo carico d'intesa a Giulia e le sorrise appena, per poi tornare a guardare Matteo.

-Sono io. Sì, esatto, mi chiamo Logan- ammise, grattandosi l'orecchio sinistro esorridendo appena.

Matteo restò perplesso per qualche secondo, ma alla fine annuì lo stesso.

-Capisco. Comunque io vado, ci si vede- aggiunse, sorridendo leggermente ai presenti ed uscendo dalla casa, lasciando i tre Wagner da soli.

 

Angolo autrice:


E' la prima storia che pubblico su questo genere ed è una storia a cui penso da molt e che ho più volte riscritto. Spero soltanto che sia interessante e che vi piaccia! :9

Be', se volete commentare anche per criticare (in maniera costruttiva e non offensiva, grazie) ne sarò felicissima! :) Dopo tutto i commenti fanno sempre piacere e le critiche costruttive sono sempre ben accette e soprattutot fanno migliorare/crescere! :)

P.S.: La violenza e l'azione ancora non saranno presenti, i primi capitoli mi serviranno più per afre una panoramica della storia e solo fra un po' si passerà seriamente all'azione :)

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Capitolo 2
*** Uscite serali ***


Uscite serali.

 

Erano circa le 19:00, quando Giulia decise di uscire di casa e di andare a farsi un giro per la città che ancora non conosceva affatto.

La ragazza era in camera sua e guardava il soffitto della propria stanza, visto che era seduta sul suo letto.

Subito Giulia si alzò e guardò la stanza in cui si trovava.

La stanza era grande quanto una camera matrimoniale e forse persino un po' di più, la porta si trovava dal lato opposto del letto ed era sulla destra, mentre subito accanto c'era l'armadio, il quale, era posizionato proprio davanti al letto. Il letto, comunque, aveva un piccolo comodino con una lampada, un paio di libri e un crocefisso.

La finestra era posizionata subito accanto al letto, il quale dava con lo schienale contro il muro e la finestra era, quindi, posizionata dall'esatta parte opposta della porta e subito accanto ad essa il muro faceva angolo e c'erano una scrivania e una sedia con accanto una piccola libreria a due ante e una scarpiera non molto grande.

I muri della camera erano stati dipinti di verde e il soffitto di un bel blu notte con l'aggiunta di alcune stelle dipinte qua e là.

Pur essendo la stanza di un'adolescente le cose che facevano intuire la presenza di una persona molto giovane in quella stanza erano solo il computer portatile posizionato sulla scrivania, i libri quasi tutti romanzi per adolescenti di vario genere, a parte alcuni saggi e il poster di un cartone animato giapponese attaccato al muro sopra la scrivania.

La giovane andò verso l'armadio e lo aprì, usando pochi secondi per decidere che cosa mettersi e quindi, prendendo una T-shirt rossa con un fulmine disegnato all'altezza del petto, poi prese un paio di pantaloncini anch'essi rossi che le arrivavano poco sotto il ginocchio, una maglia nera a maniche lunghe con dei bottoni e ovviamente dei calzini, più il reggiseno.

In un lampo si tolse il vestito casalingo che portava e si cambiò, per poi prendere un paio di scarpe da ginnastica nere e bianche e se le infilò.

A quel punto andò verso la sedia che si trovava vicino alla scrivania e prese la borsa a tracolla completamente nera che si trovava sopra la sedia e controllò che dentro ci fosse tutto, cellulare, cuffie, portafoglio, fazzoletti, un paio di occhiali da Sole, un paio di paletti, un pugnale dalla lama completamente d'argento e una boccetta d'acqua santa.

Se c'era una cosa che Giulia aveva sempre odiato di sé stessa era il fatto di non poter condurre una vita normale, da perfetta adolescente, ma ormai c'aveva fatto l'abitudine e sapeva benissimo di non poter fare altrimenti.

Sospirando si girò verso la porta ed uscì dalla propria camera da letto, andando di corsa nella stanza davanti alla propria, cioè, il bagno.

Il bagno al primo piano non era molto grande, c'era un water, un lavabo, uno specchio una doccia, un bidè e un piccolo mobiletto.

Giulia si lavò e in meno di cinque minuti fu pronta per uscire, visto che da perfetta ragazza acqua e sapone non si era mai truccata in vita sua.

Subito dopo si diresse a passo spedito verso il pian terreno, dove incontrò Logan tranquillamente sdraiato sul divano e intento a guardare la TV.

-Giulia, dove vai?- le chiese, senza staccare gli occhi dallo schermo e dal telefilm che stava seguendo.

-Esco, dì a papà che molto probabilmente non torno per cena. Ho voglia di farmi un giro e molto probabilmente mangerò un panino fuori. In tutti i casi non rincaserò tardi, promesso- aggiunse, alla fine, ricordandosi che il padre non amava che i figli uscissero di sera e che odiava quando ritardavano e quindi, pensò di avvertire il gemello qualora loro padre gli avesse domandato quando lei sarebbe tornata.

-Capito. Comunque, da quel che sai il tizio che é venuto oggi ha un fratello o una sorella minore il più possibile simile a lui?- chiese Logan, mentre Giulia si avviava verso la porta.

La ragazza alzò gli occhi al soffitto e sospirò, per poi rivolgersi al gemello con ironia, visto che conosceva molto bene il ragazzo e sapeva benissimo quanto fosse sua abitudine andare dietro ai bei ragazzi e alle belle ragazze.

-M'informerò. Ma soprattutto m'informerò che non siano una famiglia di lupi mannari o cose simili- quindi, dopo aver detto ciò uscì di casa e si avventurò per le strade semi deserte della piccola città infilandosi le mani in tasca e camminando sul marciapiede.

Un leggero vento le passava tra i capelli, scompigliandoli e ormai il Sole era sempre più vicino al tramonto.

Sospirando nuovamente Giulia aprì la propria borsa e prese gli occhiali da Sole, indossandoli.

Se c'é una cosa che odio quanto il mio lavoro é il fatto d'essere albina” si ritrovò a pensare, ormai consapevole che la sua situazione era molto difficile e che l'albinismo non l'aiutava affatto.

Ormai Giulia doveva portare quegli occhiali da Sole da anni, anche se usciva di sera, infatti odiava le uscite pomeridiane proprio per questo: Era molto più difficile non risentire della luce solare al livello corporeo.

Comunque la ragazza camminò a lungo per quelle vie, osservando le villette libere quasi sempre su tutti e quattro i lati e quasi sempre a due piani, oltre ai vari alberi che si trovavano ai lati della strada e solo dopo qualche minuto raggiunse la parte della città che doveva essere il centro o comunque doveva avvicinarsi molto ad esso, infatti, oltre alle case ormai erano visibili diversi negozzi e diverse persone che camminavano, molte erano famiglie o comunque gruppi di amici, o giovani coppie di fidanzati.

Dopo poco che camminava sentì una mano sualla spalla e quindi si girò di scatto, allarmata.

Appena vide la persona dinanzi a sé, però, si calmò.

L'uomo di quella mattina si trovava davanti a lei e le sorrideva.

Insovva gli stessi abiti di quella mattina ed era sempre a petto nudo.

-Ciao Giulia, come va?- Giulia alzò gli occhi al cielo, pensando a quanto il suo lavoro l'aveva fatta diventare sin troppo sospettosa, infatti, ormai era d alei avere paura per un non nulla, temere che chi avesse di fronte non fosse umano al minimo segnale di preoccupazione.

Eppure lui era a posto, non c'era niente da temere da Matteo.

-Bene, va tutto bene, tu?- gli chiese di rimando, ma lui si limitò a scrollare lievemente le spalle.

-Si tira avanti. Che ne dici di mangiare o di bere qualcosa? Magari tutte e due le cose insieme?- Giulia alzò un sopracciglio.

Non era abituata a richieste simili, non le era mai successo prima.

L'alone di mistero e di timore che si era creata attorno aveva fatto sì che nessuno le si avvicinasse e per lei era sempre stato meglio così.

Eppure a quel punto voleva ricominciare da zero, farsi una vera e propria vita sociale, quindi, poteva anche accettare, no? Tanto Matteo era un tipo a posto e anche se non lo fosse stato lei era armata, come sempre, del resto.

-Sì, certo, va benissimo, ma dove?- chiese, visto che lei non sapeva proprio dove poter andare a mangiare o a bere, visto che si era appena trasferita e quindi non conosceva affatto quella città.

-Conosco un locale a un paio di isolati da qui, seguimi. Comunque, perché non ti togli quegli occhiali da Sole?- le chiese, incamminandosi verso il locale che aveva detto trovarsi poco distante da dov'erano loro.

Giulia lo seguì subito, infilandosi le mani in tasca ed abbassando lo sguardo.

-Sono albina e soffro di eterocromia. Meno il mio corpo assorbe il calore solare meglio sto, soprattutto i miei occhi non devono entrare in contatto col Sole, é troppo rischioso- spiegò, sospirando affranta e camminando molto vicina a Matteo.

Matteo la guardò senza proferir parola, ma sembrava comunque leggermente sospettoso.

Una volta raggiunto il locale i due entrarono e Matteo indicò un tavolino da tre e quindi loro due andarono a sedersi e Giulia mise la propria borsa a tracolla sulla terza sedia, ovviamente libera.

Il locale era piuttosto spazioso, c'erano diversi tavolini, una porta che molto probabilmente dava su un'altra stanza, un bancone, e diversi clienti seduti, o intenti a bere qualcosa al bancone, oltre che alcuni camerieri intenti a servire i clienti direttamente ai propri tavolini.

Poi, c'era anche una piccola zona dedicata alle slot-machine e una porta che portava ai bagni.

Giulia si accorse subito della musica di sottofondo e iniziò a canticchiare.

-”Little Red Riding Hood,/I don't think little big girls should/Go walkin' in these spooky ol' woods alone” *. Molto carina- commentò, togliendosi gli occhiali e infilandoli nella propria borsa, per poi notare un cameriere venuto verso di loro.

-Matteo, stavolta hai rimorchiato una con almeno quindici anni in meno di te? Non é nel tuo stile, lo devo proprio ammettere, comunque, che cosa volete?- domandò, osservando prima Matteo e poi Giulia.

-Lo sai benissimo che cosa ordino io, fratellino. Un panino con costoletta di maiale e insalata e un boccale di birra- lo informò, lasciando Giulia senza fiato, mentre si rendeva conto che il cameriere era il fratello dell'uomo che aveva di fronte.

Li osservò attentamente e vide che sì, fisicamente si assomigliavano molto, anche se si vedeva che Matteo era più grande di Tommaso e in più Tommaso era un po' più basso e aveva gli occhi di uno strano verde scuro.

-E lei che cosa ordina, signorina?- domandò Tommaso, rivolgendosi in modo leggermente ironico a Giulia.

La ragazza rifletté qualche secondo e poi decise.

-Avete dell'insalata? E delle patatine fritte? E un'aranciata?- Tommaso a quelle domande annuì e Giulia decise di ordinale quelle cose, quindi il giovane cameriere scrisse il tutto su un piccolo taccuino e quindi se ne andò.

-Quello era tuo fratello? A parte gli occhi vi somigliate moltissimo- notò Giulia, sorridendo appena.

Matteo ricambiò il sorriso quasi subito, per poi passarsi una mano fra i capelli.

-Dici? Resta il fatto che tu e tuo fratello vi somigliate molto di più- ammise, quindi Giulia soffocò a stento una risata sotto lo sguardo perplesso di Matteo.

-Siamo gemelli monozigoti e siamesi, per forza siamo identici!- rispose Giulia, per poi vedersi arrivare la propria ordinazione, lasciando Giulia piuttosto perplessa.

Matteo a quel punto restò in silenzio per quasi un minuto intero, fissando l'altra come se fosse incapace di parlare e resto in silenzio anche quando arrivò la sua di ordinazione.

-Non é possibile, lui è un maschio!- costatò Matteo con una nota di perplessità nella voce.

Giulia scosse la testa capendo finalmente dove stava il dilemma.

-Non biologicamente. All'anagrafe é ancora Martha, ha iniziato a prendere gli ormoni da pochissimo- si limitò a rispondere Giulia, scollando le spalle e cominciando a mangiare come se avesse appena detto che i gatti sono dei felini.

Matteo non aggiunse altro per un bel po', mangiando in assoluto silenzio, ma dopo un po' decise di rompere quel silenzio di tomba, visto che Giulia pareva intenzionata a non dire altro, per quanto apparisse tranquilla e serena.

-Quando siete stati divisi? Tu e Logan, ovviamente- domandò, mentre ormai era verso la fine del suo panino e della sua birra.

Giulia non rispose subito, pulendosi prima le labbra, per poi alzare il proprio sguardo su Matteo.

-All'età di tre anni. Inizialmente non sapevano se farlo o meno, ma visto che ci legava soltanto una vena e la pelle del braccio sinistro per me e destro per lui alla fine ci hanno divisi prima che iniziassimo la materna. Tutto qua. La cosa veramente strana é che io non abbia la disforia di genere e lui sì, idem per quanto riguarda la sua bisessualità, visto che io sono etero- spiegò, finendo di mangiare, per poi tornare a guardare Matteo, il quale la stava osservando.

Giulia si pentì quasi subito d'aver spiegato a un quasi-estraneo tutto ciò, certo, non gli aveva raccontato vita morte e miracoli della sua esistenza, ma gli aveva detto sin troppo.

Eppure c'era qualcosa che la spingeva a parlare, qualcosa che la spingeva a non aver paura di Matteo.

-I misteri della vita, eh? Comunque potremmo provare a far conoscere mio fratello al tuo. Chi sa, magari si potrebbero pure piacere, anche se visto che tuo fratello é fisicamente femmina non saprei- disse con un tono di voce quasi ironico il più grande dei due, mentre si alzava dalla sedia seguito a ruota da Giulia.

-Tommaso é omosessuale?- domandò Giulia, mentre prendeva la propria borsa e poi andava a pagare con Matteo, dirigendosi verso il bancone.

Proprio quanto Giulia ebbe tirato fuori il portafoglio Matteo la bloccò, mettendole una mano sopra la sua e impedendole di prendere i soldi, per poi sorriderle.

-Pago io, a nome di entrambi- disse, per poi tirar fuori il portafoglio, chiedere quanto avessero speso e pagare come se nulla fosse.

Giulia abbassò lo sguardo imbarazzata.

Nessuno si era mai offerto di pagare per lei.

Alla fine i due uscirono dal locale salutando il fratello minore di Matteo.

-Ti riaccompagno a casa ok? Almeno che tu non volessi stare più tempo fuori- disse Matteo, rivolgendosi a Giulia, la quale alzò gli occhi al cielo e notò che ormai il Sole era tramontato e che quindi non aveva più bisogno degli occhiali.

-So tornare a casa da sola- gli disse, notando che ormai la gente per strada andava diminuendo sempre più.

Matteo le mise una mano sulla spalla e Giulia a quel contatto abbassò di scatto lo sguardo.

Non era abituata ad avere contatti fisici con nessuno, tanto meno con gente che conosceva da così poco.

-Senti, andare in giro da soli a quest'ora é pericoloso, davvero. Non lo dico perché sei un'adolescente, sarebbe rischioso la stesso. Te lo dico per esperienza: Certe volte da queste parti avvengono degli omicidi, certo, raramente, ma non é raro che la gente venga aggredita- Giulia a quelle parole si sentì gelare.

Quindi suo padre aveva ragione? Quel posto era davvero abitato da un clan di vampiri?

Di sicuro non poteva essere più di un clan, i vampiri volevano sempre avere il dominio assoluto, certo, era raro che fra di loro si scontrassero fisicamente, ma in un determinato posto di clan ce ne stava sempre uno solo.

-Va bene, anche se saprei benissimo badare a me stessa- rispose Giulia, incamminandosi con Matteo accanto a lei.

 

Angolo autrice:

 

*Little Red Riding Hood, non conosco l'autore/autrice, visto che io beccai la canzone su un video dedicato ad Harry Potter.

 

Comunque, come potete notare questa giornata é fatta apposta per aggiornare e spero che stavolta qualche commentino me lo lascerete xD

Ah, scusate se per quanto riguarda la parte sui due gemelli può risultare un po' irrealistica.

Non so se é fattibile come cosa che due gemelle siamesi abbiano due diversi orientamenti sessuali e soprattutto una delle due soffra della disforia di genere e l'altra no, ma ho ipnotizzato di sì.

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Capitolo 3
*** La scuola ***


LasScuola.

 

Il cellulare posato sul comodino suonò più volte, finché Giulia non aprì gli occhi e non spense la sveglia che si era messa proprio sul cellulare.

Primo giorno di scuola... speriamo in bene”, si disse, scendendo dal letto e andando verso l'armadio, per poi aprirlo e tirar fuori la divisa scolastica, cioé, una gonna lunga completamente nera a pieghe, una camicia anch'essa nera col distintivo della scuola che frequentava, un paio di calzettoni del medesimo colore, un papillon, un paio di scarpe anch'esse nere.

A quel punto la ragazza uscì dalla propria camera e andò in bagno, dove si sciacquò il viso, si lavò i denti e fece i suoi bisogni, quindi, andò velocemente al piano di sotto, dove trovò suo padre intento a cucinare e suo fratello già a tavola.

-Che ore sono?- chiese la ragazza, sedendosi di fronte a suo fratello.

-Le 07:20. Sei sicura di voler far colazione in divisa? Per me te la sporchi...- l'avverti il gemello, mentre loro padre serviva a Logan un piatto con uova, pancetta, maionese, pane e due frittelle, mentre a Giulia serviva un piatto quasi del tutto identico a quello di Logan, con l'unica eccezione fatta per la pancetta.

-Ragazzi, io ho già mangiato, quindi, vado, ci si vede- li informò il padre, prima di prendere una valigetta che si trovava su una delle sedie del tavolino ed uscire in tutta fretta.

Giulia iniziò a mangiare, ripensando ai pochi giorni trascorsi in quella nuova città.

Dopo la sera in cui aveva mangiato con Matteo loro due si erano visti soltanto poche altre volte e soltanto una volta avevano passato seriamente del tempo insieme.

Dopo la sera in cui avevano cenato insieme c'era stato un pomeriggio in cui Matteo e Giulia erano stati a casa di Matteo a suonare insieme e a parlare e per Giulia era stato sin troppo strano, diverso... non era abituata, per nulla.

-Stai pensando a lui, vero?- Logan prese la ragazza in contropiede e infatti Giulia sospirò ed abbassò lo sguardo.

-Lascia stare...- ma ovviamente la giovane non ripensava al fatto che fra gemelli ci corre sempre una certa alchimia e anche se Logan era psicologicamente un maschio l'alchimia che c'era tra di loro ci sarebbe stata per sempre.

-Sono tuo fratello, certe cose le capisco, lo dovresti sapere, ormai. E comunque, io stesso mi vedo col fratello di Matteo. Certo, il nostro primo appuntamento é stato organizzato totalmente da te e da Matteo, però dovremmo rivederci dopo domani e devo ammettere che é un bel ragazzo ed é pure molto simpatico, gentile e un sacco di altre cose- Giulia finì di mangiare, si ripulì la bocca e quindi si alzò, sospirando e tenendo sempre lo sguardo e la testa bassa.

-Io ho 15 e lui 31, ti dice niente? In più per noi cacciatori queste cose dovrebbero essere vietate! Si può avere una relazione solo con un altro cacciatore, é tropo rischioso mettersi con qualcuno che non sa nulla di nulla sul nostro stile di vita! Vampiri, licantropi... come credi che la prenderebbe se lo sapesse!?- era esplosa.

Per lei la vita era sempre stata durissima, non aveva mai potuto avere dei veri amici per colpa di ciò che faceva e tutto ciò le dava non poco fastidio.

Logan prese il proprio zaino e quindi si alzò, andando dalla gemella emettendole una mano sulla spalla.

-Fidati, andrà tutto bene. E adesso vai a prendere lo zaino che dobbiamo andare a scuola- le disse, per poi aspettarla, mentre Giulia trattenendo le lacrime andava a prendere il suo zaino, il suo cellulare e tutto ciò di cui aveva bisogno, per poi inforcare gli occhiali, buttare nello zaino un paio di paletti di frassino, un pugnale d'argento, un paio di bottigliette d'acqua santa e una croce, per poi tornare dal fratello.

 

I due ragazzi avevano preso un pullman che li avrebbe portati direttamente a scuola.

Il viaggio fu piuttosto corto, in cinque minuti furono già arrivati.

-Siamo in anticipo di circa un quarto d'ora, passiamo dalla segreteria- suggerì Logan e quindi Giulia accettò e lo seguì sin dentro l'istituto, un edificio non troppo grande dove c'erano molti ragazzi che aspettavano di entrare, anche se il portone era già aperto.

Molto probabilmente volevano entrare tutti all'ultimo minuto.

Comunque, Logan e Giulia a quel punto si tolsero gli occhiali da Sole, visto che dentro la scuola non servivano.

I due ragazzi si ritrovarono subito in un atrio semi-deserto dove c'erano alcune stanze che dovevano servire da laboratori e alcune pure da aule, in più c'erano pure un paio di corridoi, una rampa di scale, un ascensore e pure la segreteria e la presidenza.

I due gemelli andarono davanti alla segreteria e bussarono.

-Avanti- disse loro una voce femminile e quindi Giulia aprì la porta.

-Siete ragazzi di prima? Avete bisogno di sapere dov'é la vostra classe? O siete semplicemente nuovi?- domandò una signora sulla quarantina dai lunghi capelli biondi e dal sorriso dolce e materno seduta dietro alla scrivania, mentre un'altra signora li salutava sempre da dietro una scrivania.

Molto probabilmente nella segreteria ci lavorano in due.

-Siamo nuovi, ma oltre a dover sapere dove sta la nostra aula dobbiamo sapere pure un'altra cosa, o meglio, io la devo sapere- iniziò Logan e quindi Giulia comprese.

Pure nella vecchia scuola era andata allo stesso modo, soltanto che lì avevano ragioni più che valide per dirgli di no, senza contare che comunque era l'Italia, quindi...

-In che classe siete iscritti?- domandò loro la donna.

-II C- disse Giulia, per poi vedere la donna cercare dei fogli ed annuire.

-Siete al primo piano, corridoio C. C'é scritto, non potrete sbagliarvi. Siete nella tessa classe, quindi? Comunque dimmi pure, caro, dove sta il problema?- domando, rivolgendosi in tono cordiale e calmo a Logan, mentre Giulia sperava vivamente di non arrivare in ritardo proprio il suo primo giorno di scuola.

Il ragazzo le rispose in tutta calma, ma con un certo tono pratico.

-Ho intrapreso la strada per diventare un maschio a tutti gli effetti. Prendo gli ormoni da ormai un mese, ma all'anagrafe sono ancora una femmina. All'appello dovrò rispondere al mio nome femminile? E per quanto riguarda i bagni e gli spogliatoi?- appunto.

Come aveva previsto.

Nella vecchia scuola obbligarono il fratello di Giulia ad andare nei bagni e negli spogliatoi femminili, ma come Giulia ben sapeva era sopratutto perché ancora Logan non prendeva ancora gli ormoni e anche perché erano in Italia.

-Ah sì... tu devi essere Logan Wagner, me ne hanno già parlato della tua condizione. Comunque, per i bagni e gli spogliatoi mi spiace, ma sin dopo l'operazione vera e propria e il cambio di sesso effettivo e pure di nome non se ne fa nulla. Idem per quanto riguarda l'appello- spiegò la donna, quindi, Giulia mise una mano sulla spalla al gemello, comprendendo l'irritazione di lui.

Logan rimase in silenzio, ma dopo poco sbuffò ed alzò gli occhi al soffitto, stringendo i pugni, mentre Giulia tentava di consolarlo come meglio poteva.

-Grazie comunque- disse Giulia, guardando la donna e sorridendole appena, -allora noi andiamo in classe- concluse Giulia, per poi andarsene seguita a ruota da Logan, il quale non parlò per un bel po'.

-Mi girano i coglioni. Ed é come se ce li avessi, te l'assicuro- disse Logan, mentre Giulia apriva la porta della loro classe ed entrava.

I due ragazzi si ritrovarono davanti un'aula di circa diciotto persone con solo due banchi liberi.

Giulia andò a sedersi accanto a una ragazza in seconda fila e Logan fece lo stesso, sedendosi, però, in terza fila e dalla parte opposta della sorella, accanto a un ragazzo.

I ragazzi della classe subito guardarono Giulia come se si fosse messa in una situazione bruttissima, cosa che lei non comprese affatto.

La compagna di banco di Giulia era una ragazza corvina dai lunghi capelli e dagli occhi del colore della pece, mentre la pelle era bianchissima, quasi cadaverica.

-Voi due siete quelle nuove, giusto? Per favore, presentatevi- disse la professoressa seduta dietro la cattedra, la quale era una donna di mezz'età dai corti capelli grigi e dallo sguardo sicuro di sé e deciso.

Logan si alzò e si presentò per primo, specificando, senza però specificare la sua situazione.

Non sa mai come potrebbero prenderla gli altri” si ritrovò a pensare Giulia, per poi alzarsi a sua volta e parlare.

-Io sono Giulia Wagner ed io e Martha siamo gemelle monozigoti. Ho 15 anni, mi piace molto il soprannaturale, m'intendo molto di leggende soprattutto occidentali e cose simili. In più sono un'amante della musica e dei cartoni animati e fumetti in generale, soprattutto di quelli giapponesi- disse, per poi tornare a sedersi.

Parte di ciò che aveva detto non era vero, ma era lo stesso.

Lei non era un'amante del soprannaturale, semplicemente era una cacciatrice, era obbligata ad averci a che fare sempre e comunque.

-Ciao, io sono Rosalya Blood, piacere- si presentò la sua compagna di banco, allungando la mano verso Giulia.

Giulia gliela strinse, ma fu come avere freddo all'improvviso.

La mano di Rosalya era sin troppo fredda.

Giulia sorrise in modo assai forzato, ma riuscendo a mascherare i suoi dubbi.

C'era qualcosa che davvero non le tornava.

Le due ragazze bloccarono lì la conoscenza, almeno per il momento, visto che la professoressa iniziò a spiegare il programma di francese e a chiedere ai due gemelli dove fossero arrivati col loro programma e se avessero mai fatto francese prima di quel momento.

Purtroppo i due ragazzi alle medie e in prima superiore avevano fatto spagnolo e anche se durante l'estate si erano mesi in pari come meglio potevano non avevano di sicuro capito tutto quanto, visto che il primo anno di superiori lo avevano fatto altrove.

Al suono della ricreazione Giulia andò verso la porta della sua classe con l'idea di farsi un giro, ma di scatto si ritrovò a girare la testa verso Rosalya, come incuriosita da quella ragazza.

-Oh, esci?- s'informò l'altra, sfogliando distrattamente un libro e sorridendo appena.

-Che ne dici di portarmi a visitare la scuola? Sai, sono nuova e tutto il resto, quindi...- azzardò Giulia, pensando di conoscere meglio Rosalya, visto che le sembrava una ragazza strana, ma comunque piuttosto interessante.

-Sei sicura? Non hai visto come ti guardavano prima?- le fece notare Rosalya, guardando con tranquillità Giulia, la quale si ricordò di quelli sguardi.

-Sì, perché? Sei vista male qua dentro? Pensi che mi rovinerei la reputazione? Oppure essendo nuova non sono nessuno per girare in tua compagnia?- chiese Giulia, continuando a sostenere tranquillamente lo sguardo dell'altra.

Rosalya dopo poco sorrise divertita, come se fosse rarissimo trovare qualcuno disposto a sostenere una discussione con lei senza problemi.

-Mi temono. Sicuramente pensano che potresti finire male. Magari credono che potrei ucciderti quando meno te lo aspetti o cose del genere... vuoi ancora fare il giro della scuola con me?- le domandò, con un tono piuttosto divertito.

Giulia si ritrovò a trattenere una risata.

Uccidere me? Sì, come no... come se fosse così semplice” pensò, passandosi una mano fra i capelli e sorridendo divertita e quasi sprezzante a Roslaya.

Certo, Giulia non era abituata a parlare molto con gli altri, ma Roslaya sembrava quasi assomigliarle.

-Anche a me mi temevano nella mia vecchia scuola. Sai,hanno sempre pensato che io e la mia famiglia praticassimo la magia, soprattutto io, quindi immaginati quanto avessero paura di me- si ritrovò a dirle, sorprendendosi della facilità con cui si stava aprendo a una che poteva benissimo una sconosciuta.

Rosalya, quindi, si alzò e andò verso Giulia, tenendo, però, le mani rigorosamente in tasca.

-Allora, andiamo? Sembri una tipa interessante. Però, ricordati che dobbiamo tornare in classe in tempo, prima che suoni la campanella di fine ricreazione. Il professore d'inglese non é un tipo raccomandabile, per quanto mi riguarda- le spiegò la corvina e quindi Giulia si ricordò ciò che le aveva detto Matteo a proposito di quel che lui insegnava in quella scuola.

-Come si chiama il professore d'inglese?- domando, quindi, l'albina a Rosalya, mentre s'incamminavano fra i corridoi della scuola e Giulia non ripensava più al fatto d'aver lasciato in cartella un pugnale, dei paletti di frassino assai appuntiti, un crocefisso e dell'acqua santa.

-Matteo Wolf, comunque, questi sono i bagni, adesso ti porto a vedere il resto

 

Angolo autrice:

 

Capitolo pessimo, lo so, ne sono più che cosciente.

Comunque, non sapevo davvero che scrivere e sto tentando di portare avanti quattro storie, di cui tre (contando questa) in fase di pubblicazione, quindi... comunque, per favore, recensite! :)

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Capitolo 4
*** Di baci e veggenti. ***


Di baci e veggenti.

 

Sdraiata sul letto di camera sua Giulia era intenta a guardare il soffitto.

Di giorni scolastici ne erano già passati due e lei quel giorno doveva vedersi con Rosalya, anche se sul tardi, verso le 18,30.

A quanto pareva neppure a Rosalya piaceva molto la luce del Sole.

Dopo pochissimo il cellulare di Giulia iniziò a squillare e quindi lei lo prese subito in mano, guardando chi fosse.

Nonna Lucina” a quel punto si allarmò leggermente e rispose di volata.

-Pronto?- sua nonna non la chiamava quasi mai, se non per questioni davvero importanti e non di certo per eventi tipo compleanni o cose simili.

Questo succedeva anche quando lei viveva in Italia, in fondo sua nonna era rimasta a Monaco di Baviera e adesso si trovava in una casa di riposo, anche se non era impazzita od altro, per quanto i medici l'avrebbero considerata pazza se avessero saputo che cosa faceva, che cosa sapeva fare.

-Come sta la mia dolce nipotina?- no, non era normale che sua nonna le parlasse così, doveva ammetterlo.

-Che succede?- chiese Giulia, senza giri di parole od altro, visto che quando sua nonna chiamava c'era da stare all'erta.

-Non posso chiamare solo per sapere se va tutto bene?- sua nonna era visibilmente ironica, Giulia se lo sentiva chiaramente.

Sua nonna non poteva chiamare per una cosa simile, era fuori discussione.

-I tarocchi e i tuoi poteri non sbagliano mai. Sai di sicuro come sto, non é logico che mi chiami per questo. Quindi, ripeto, che cosa vuoi?- le domandò ancora una volta, irritata da quel tipo di comportamento da parte di sua nonna.

Una veggente non può telefonarti per una cavolata simile!” pensò irritata Giulia.

-Hai ragione. Purtroppo hai ragione. Comunque no, non ti ho telefonato per sapere come stai, non mi servirebbe chiedertelo per saperlo. Bensì, ti ho telefonato per avvertirti- ammise, facendo quasi sbianca Giulia, la quale strabuzzò gli occhi.

L'ultima volta che sua nonna aveva avvertito lei e la sua famiglia era stato quando dopo tre giorni sua madre venne assassinata e ancora Giulia si incolpava del fatto di non aver prestato attenzione all'avvertimento di sua nonna.

Non ripeterò più lo stesso errore” si ripeté mentalmente almeno un paio di volte.

-Avvertirmi di cosa, tanto per essere precisi?- ma proprio in quel momento qualcuno aprì la porta di camera sua e Matteo le apparve sulla soglia.

Giulia gli sorrise e pensò bene di chiudere lì la conversazione.

-Ti richiamerò io appena posso. Ciao nonna- e chiuse lì la discussione, interrompendo la chiamata.

A quel punto si mise a sedere sul letto e invitò Matteo a fare lo stesso e l'uomo si sedette accanto alla ragazza senza troppi problemi, sorridendole.

Quel giorno l'uomo portava una canottiera, un paio di pantaloni strappati e un paio di scarpe da ginnastica.

-Ho pensato di venirti a trovare, visto che so che preferisci non avere a che fare col Sole per via del tuo albinismo- le disse, guardando la camera della ragazza.

Era la prima volta che l'uomo entrava in quella stanza e Giulia non poté fare a meno di sentirsi in imbarazzo vista la loro vicinanza e visto che erano completamente da soli.

Stupida adolescente che non sei altro!” si ritrovò a rinfacciarsi mentalmente.

-Be', ne sono felice- ammise la ragazza, sdraiandosi sul proprio letto in modo tale da lasciare comunque del posto per stare seduti a Matteo, visto che comunque lei dormiva su un materasso a una piazza e mezzo.

-Ah Giulia, alla porta é venuto ad aprirmi mio fratello e portava solo i boxer. E' normale?- chiese Matteo, guardando la ragazza, la quale incrociò le braccia dietro la testa e lo guardò a sua volta.

Spesso si ritrovava a pensare a quell'uomo e più il tempo passava più ci perdeva sin troppo tempo a pensarci.

-D-dici davvero?- e quindi comprese di balbettare e fu costretta a distogliere lo sguardo, mentre posava una mano sul proprio petto e notava che il cuore batteva troppo velocemente in confronto al normale, -non lo so, davvero. Oggi tuo fratello e il mio dovevano vedersi, quindi... però non saprei... sono solo al secondo appuntamento, quindi davvero non lo so- ammise, mentre Matteo le metteva una mano fra i capelli, accarezzandoglieli.

-E c'era pure tuo fratello, anche se lui portava pure i pantaloni ed era solo a petto nudo- continuò l'uomo, mentre Giulia cominciava seriamente ad avvampare.

Nella sua breve esistenza non si era mai seriamente innamorata di nessuno.

Troppo pericoloso innamorarsi di qualcuno che non sapeva niente di niente sui licantropi, vampiri e cose simili, troppo rischioso per entrambi,

Eppure in quel momento tutti quei suoi principi, tutte quelle sue idee era andata al diavolo, purtroppo quella era la verità.

Giulia tentò di contenersi e di mantenere la conversazione su quella linea d'onda.

-Me lo immaginavo... odia mostrarsi anche solo in mutande, cerca di capirlo, si vergogna. Prima odiava mostrarsi anche a petto nudo, però visto che c'é stata l'operazione e tutto il resto adesso non ha più il problema del seno, anche se ha ancora i fianchi abbastanza femminili- rispose Giulia, guardando fuori dalla finestra ed osservando in modo assai distratto il paesaggio, le villette, la strada poco affollata e tutto il resto.

Matteo continuò ad accarezzarle i capelli e poi guardò il soffitto.

-Senti, stavo pensando, che ne dici se stasera mangiamo fuori? Io te da soli, intendo- quella richiesta spiazzò Giulia, la quale volle sprofondare.

E ora che cosa s'inventava?

Se alle 18,30 usciva con Rosalya era ovvio che almeno un'ora fuori ce l'avrebbe passata... però, chi sa... magari per le 20,00 poteva anche liberarsi.

In fondo bastava dire alla sua nuova amica che aveva da fare, non doveva neppure spiegarle che cosa doveva fare od altro.

-Okay, alle 20,10 davanti a casa mia, allora? Se ritarderò di un paio di minuti é perché dalle 18,30 sono fuori con un'amica, anche se farò anche l'impossibile per essere libera per cena- spiegò la ragazza, mentre Matteo smetteva di accarezzarle i capelli e si grattava il collo.

-Se posso sapere chi é la tua amica? E' una studentessa?- chiese, guardandola e sorridendo.

Giulia pensò che in fondo anche se Rosalya le aveva detto di non sopportare quell'uomo in fondo lui magari neppure lo sapeva e poi, comunque, anche se non le andava a genio quella ragazza come studentessa, di sicuro non poteva dirle niente se ce l'aveva come amica.

-Roslaya Blood, la mia compagna di banco, la conosci sicuramente- disse, tornando ad osservare Matteo, il quale subito la guardò scettico e dopo poco le prese un braccio, non con rabbia, ma con fermezza, mentre gli occhi dell'uomo trapassavano quelli di Giulia.

-Non frequentarla, lo dico per il tuo bene- a quelle parole Giulia si ritrovò a voler morire.

Non capiva perché Matteo fosse davvero così preoccupato per lei e se da una parte le faceva piacere dall'altra le faceva rendere conto di quanto la gente desse retta alle dicerie.

-Ti credevo più intelligente e più maturo, Matteo- ammise Giulia, stringendo le mani a pugno e sostenendo lo sguardo dell'altro con una leggera irritazione, dopo tutto anche se teneva a quell'uomo in un modo enorme odiava il fatto che alcune persone dessero così peso alle voci di corridoio, a voci di corridoio che avevano diffamato pure lei in passato e per questo odiava che adesso diffamassero qualcun altro, anche una persona che conosceva da poco e di cui sapeva ancora meno, visto che Rosalya non le aveva detto quasi niente di sé stessa.

-Ma che diamine dici!? Proprio perché sono intelligente, maturo e consapevole dei pericoli di questa città non voglio che tu la veda al di fuori della scuola! Dio... io... ah, lasciamo perdere!- e nel dire questo si alzò di scatto, continuando, però, a guardare Giulia quasi con rabbia.

La ragazza scattò a sedere e lo guardò con uno sguardo quasi irritato, ma anche ferito.

-Spiegati. Spiegati e forse capirò. Dimmi perché non dovrei frequentare Rosalya e forse tutto mi risulterà più chiaro- nel dire tutto ciò Giulia tentò di apparire più calma e fredda possibile, doveva imporsi.

Eppure con lui le era difficile... le era difficile arrabbiarsi.

-Non mi crederesti- le disse in tono secco Matteo, posando lo sguardo sul crocefisso che Giulia teneva attaccato alla parete dove vi poggiata il letto.

-Credi molto in Dio?- le domandò, volendo visibilmente cambiare discorso.

Giulia, però, non lo accettava, non voleva troncare lì la conversazione, dopo tutto lei gli avrebbe creduto! O meglio, se solo si fosse spiegato avrebbe provato a credergli! Lei era quella che fra loro due viveva conoscendo sin troppe cose e conoscendo una dura e triste realtà che Matteo non avrebbe mai e poi mai accettato.

-Prova a spiegarti, per lo meno. Mi fido di te, ti crederò- gli disse, guardandolo con dolcezza.

Matteo la guardò e poi le si avvicinò, finché non riuscì a poggiare le proprie mani sulle spalle di Giulia.

-Mi prenderesti per pazzo, fidati e poi io non voglio, non voglio perderti. Ti conosco da così poco, eppure...- l'uomo neppure finì la frase che aveva già spinto sul letto la ragazza, ritrovandosi sopra di lei e baciandola.

Giulia chiuse gli occhi a quel contatto.

Lei era stata baciata soltanto una volta in tutta la sua vita e quella volta risaliva ormai a due anni prima, quando ne aveva tredici e un ragazzo l'aveva baciata prendendola alla sprovvista, ma in quel momento era tutto troppo diverso.

Era tutto troppo vero.

Era tutto troppo sentito.

Le labbra di Matteo, la mano di lui fra i capelli di Giulia, i loro cuori che battevano praticamente all'unisono... e più quel bacio andava avanti e più diventa profondo.

Giulia si aggrappò a Matteo, abbracciandolo e lasciandosi guidare.

Dopo poco l'uomo si stacco da lei, rialzandosi e allontanandosi, per poi arrivare sino alla porta e quindi guardarla di nuovo.

-Ti basta come risposta? Tu hai 15 ed io ne ho 31. Sono un tuo professore, rischio il posto dopo questo, ma ti posso assicurare che non é per questo che non voglio- Giulia era shockata.

Già quel bacio l'aveva colta alla sprovvista e adesso quelle parole.. non era per l'età, non era per i loro ruoli, quindi perché non voleva?

-Perché non vuoi? Io ti amo, mi sto innamorando e credo che sia la prima volta che provo qualcosa di così forte. Anch'io ho paura, ma non m'interessa. Io ho molta più paura di te, ma ti amo lo stesso- Matteo a quelle parole sorrise tristemente e scosse la testa.

-No Giulia, fidati. Tu non puoi capire. Non hai più paura di me. Non posso rovinarti la vita, davvero- le rispose, mentre stava per uscire, ma lei si alzò e andò da lui, bloccandolo e prendendolo per un braccio.

-Proviamoci, per lo meno, proviamoci. Mi fido di te e ti amo, voglio soltanto provarci- gli disse, ormai sul punto di piangere, mentre lo guardava negli occhi.

Lui le sorrise e l'abbracciò, stringendosela al petto.

Lei iniziò a piangere in silenzio, sentendo il calore del suo corpo attraversargli il corpo e rassicurarla, non notando, però, il calore eccessivo.

-Ci proverò. Sarà dura ma ci proveremo. Comunque, adesso vado, al massimo fissiamo di vederci, uno di questi giorni, ok?- le disse, guardandola e lei annuì, asciugandosi le lacrime e sorridendogli a sua volta.

Lui la baciò appena sulle labbra, per poi uscire.

Giulia sospirò e andò verso il proprio comodino, prendendo il cellulare in mano e guardando l'orario.

Erano le 18,10.

E pensare che abbiamo fissato di vederci nella piazza principale!” pensò la ragazza, mentre i suoi pensieri tornarono al discorso di Matteo.

Chi aveva ragione? Di chi si doveva fidare? E se si stavano sbagliando entrambi? E se avessero avuto ragione tutti e due? E se sua nonna avesse voluto metterla in guardia proprio da loro due?

No, impossibile” decise che era del tutto assurda quel tipo di eventualità e quindi si vestì, decidendo di darsi una mossa, visto che le ci sarebbero voluti un bel po' di minuti per arrivare alla piazza principale della città a piedi.

 

Angolo autrice:

 

Non so perché pubblico in piena notte... o.O dovrei essere a letto a dormire, io! o.O

Comunque, grazie mille a chi legge, segue e recensisce la mia storia ^_^

Credo che adesso le cose si stiano facendo un po' più chiare, almeno sotto certi punti di vista... anche se i prossimi capitoli dovrebbero schiarivi ancora di più le idee xD

In tutti i casi, come avevo messo in avviso la storia avrebbe contenuto una relazione sentimentale fra due personaggi con una grande differenza d'età.

Sedici anni per la precisione.

E pensare che all'inizio Matteo doveva averne trentasei... va be', in tutti i casi adesso aspetto impaziente i vostri pareri! ^_^

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Capitolo 5
*** Di giornali e di lune ***


Di giornali e di lune.

 

-Scusa Rosa, compro il giornale, mi ci vorrà solo un attimo- avvertì Giulia, allontanandosi da Rosalya e andando velocemente da un giornalaio a pochi metri dall'amica, per poi entrare e andare al bancone.

-Mi scusi, potrei avere The Province*?- chiese la ragazza, tirando fuori il proprio portafoglio, mentre il signore al bancone le passava il giornale e l'avvisava del costo.

Giulia pagò immediatamente e quindi uscì col giornale in mano.

Rosalya appena la vide le si avvicinò e le due ricominciarono a camminare, mentre l'albina leggeva i titoli di testa del giornale.

-Senti Rosa, ma é normale che qua avvengano almeno tre omicidi ogni due o tre mesi e che essi rimangano senza spiegazione? E che ci siano tutte violenze su delle persone senza una spiegazione logica? Ah sì, e che vengano trovati diversi animali massacrati ogni... mese?- quell'ultima parola rimbombò nella testa di Giulia per un bel po'.

Alla fine sospirò e si mise il giornale sotto il braccio.

E pensare che io volevo soltanto ricominciare una nuova vita! Ogni mese! Ogni stramaledettissimo mese!” si ritrovò a pensare, mentre la sua mente già lavorava sul metodo con cui avrebbe dovuto parlarne a suo padre e suo fratello.

Dovevano mettersi all'opera, poco ma sicuro.

Rosalya non rispose subito, ma si limitò a guardare il cielo ricoperto di nuvole.

-Sì, direi che é normale. E' da sempre che funziona così, da ciò che so- rispose l'amica, mentre si stavano avvicinando al fitto bosco situato a pochissima distanza dalla fine della cittadina.

-Giulia, com'era la tua vita in Italia?- domandò Rosalya, sedendosi su una panchina situata appena fuori dal bosco, mentre Giulia faceva lo stesso.

Giulia rifletté molto velocemente.

Spiegare all'amica di che cosa faceva in Italia era fuori discussione, eppure doveva inventarsi qualcosa di credibile, magari una mezza verità.

-Scuola-casa-chiesa-spesso e volentieri biblioteca. Venivo mal vista dai miei compagni di classe e da quasi tutte le persone in generale, sai, te l'ho già detto, per loro ero una sotto-specie di strega e cavolate simili. Tu invece, perché sei mal vista?- le domandò, anche se dentro di lei ben sapeva di aver detto soprattutto mezze bugie, se non di più.

Giulia la notte lavorava e purtroppo lavorava per la Chiesa.

La stessa Chiesa che diceva sempre di amare il prossimo e il diverso.

Per lo meno io sono coerente!” pensò, sospirando.

Non aveva sempre amato il suo lavoro, poco ma sicuro, eppure non poteva farci niente.

Doveva uccidere e pure in quel momento stava lavorando per la Chiesa, per il Vaticano** a dirla tutta.

Lei lavorava sempre per loro, qualsiasi delitto compiesse, qualsiasi vampiro o licantropo uccidesse doveva dirlo anche a loro, per forza.

-Perché sono asociale, odio andare ai party e cose simili. C'é troppa gente ed io odio il caos- le due ragazze continuarono a parlare di tutto e di niente, senz amai toccare argomenti come “famiglie” e cose simili.

-Senti, io vado a casa, ok?- disse Giulia, alzandosi dalla panchina.

Rosalya a quel punto salutò l'albina e ognuna si avviò per i fatti suoi.

Giulia non impiegò molto tempo a tornare a casa, quindi, aprì la porta e appena entrò si passo una mano sul volto, alzando lo sguardo al soffitto.

-Esiste camera tua, Logan- ricordò al fratello, il quale era disteso a petto nudo sul divano con Tommaso sopra.

Tommaso si rimise a sedere e Giulia notò che era solamente in boxer.

-Non stavamo facendo niente di male, sorellina- rispose tranquillamente Logan, sedendosi a sua volta e appoggiando la testa sulla spalla di Tommaso.

-A parte correre un po' tropo? No, non stavate facendo niente di male, ma ti ricordo che sono pur sempre tua sorella e certe cose mi danno noia- concluse, per poi salire al piano di sopra e andare un po' al computer.

 

Ormai la scuola era cominciata da due settimane e quella mattina Giulia appena prima d'uscire guardò distrattamente il calendario.

Luna piena stanotte. Forse sarà meglio che vada a controllare nei boschi e pure per la città... ho come l'impressione che i licantropi e i vampiri stanotte non se ne staranno buoni buoni” pensò, mentre usciva di casa con gli occhiali da Sole sempre addosso.

Lei e Logan presero come sempre il pullman che li avrebbe portati direttamente a scuola in quattro e quattro otto, quindi, una volta sopra di esso Giulia si sedette accanto all'amica Roslaya.

-Va tutto bene?- le domandò, vedendo la corvina leggermente preoccupata.

-Oh sì, va tutto perfettamente bene- rispose con tono leggermente noncurante e distaccato.

Il viaggio come sempre durò piuttosto poco e appena arrivati a scuola tutti i ragazzi scesero e quindi Giulia si recò dentro l'edificio e andò in classe sua assieme all'amica e al fratello, oltre che assieme a tutto il resto della classe.

La ragazza entrò in classe e si sedette al suo solito posto.

-Rosa, che cosa c'é alla prima ora?- chiese, tirando fuori l'astuccio e il diario.

-Inglese, ma credo che oggi ci sarà sostituzione- le rispose l'amica, abbozzando un mezzo sorriso.

Giulia guardo Rosalya leggermente preoccupata, mentre tirava fuori il materiale per inglese.

Devo ricordarmi di passare da casa di Matteo oggi” si appuntò mentalmente.

-E perché?- chiese all'amica, mentre una professoressa entrava in classe e spiegava a tutti che quel giorno c'era sostituzione.

-Non te lo so davvero dire, so soltanto che ogni mese il professore d'inglese si assenta per un giorno o due, a seconda- spiegò con tranquillità.

Giulia sperò che Matteo stesse bene e ripensò al giorno precedente.

L'uomo le era parso stanco e leggermente spossato e anche se non gli aveva chiesto nulla su come si sentiva non credeva che stesse del tutto bene.

La mattina trascorse abbastanza tranquillamente e dopo la fine delle lezioni Giulia si apprestò ad uscire, quindi salutò Rosalya e si avviò verso casa con Logan dietro.

-Senti, io passo da Matteo, tu intanto vai pure, ciao- avvertì il gemello, il quale la salutò velocemente e si avviò verso casa sua, mentre la ragazza andava davanti alla porta di casa di Matteo e bussava, visto che il cancelletto del giardino era aperto.

Giulia dovette aspettare un po' prima che qualcuno si degnasse di andare ad aprirle e quel qualcuno si rivelò essere Tommaso, il quale si notavo che aveva uno sguardo stanco e non era sicuramente in forma.

-Tuo fratello dove sta?- chiese Giulia, salutando Tommaso, il quale la lasciò entrare.

La casa dei due fratelli comprendeva un soggiorno al piano terra, il quale era provvisto di televisione, tavolino, divano, una poltrona, un paio di mobili e una libreria, poi, c'erano due porte che portavano una al bagno e una in cucina, in più c'era anche una rampa di scale che portava al piano di sopra, dove stavano le camere, cioé, la camera di Tommaso, quella di Matteo, uno studio e un piccolo bagno.

-E' in camera sua, ma non so quanto sia in forma, forse non é il caso...- l'avvertì Tommaso, prima di sedersi sulla poltrona, mentre la ragazza era già partita in quarta per andare nella camera di Matteo.

Una volta al secondo piano andò verso la seconda porta e quindi bussò, per poi aprirla.

-Matte, come va?- l'uomo era seduto alla propria scrivania e guardava fuori dalla finestra, con uno sguardo preoccupato e ansioso in contemporanea.

-Giulia, forse é meglio se passi domani. Davvero, oggi é proprio una giornataccia- ma la ragazza non aveva aspettato inviti od altro ed era già accanto al più grande.

-Dio santo, scotti terribilmente***!- notò, mettendo una mano sulla fronte dell'uomo e restando basita dalla temperatura tremendamente alta dell'altro, il quale abbozzò un mezzo sorriso piuttosto mesto e triste.

-No, fidati, non scotto. Da quel punto di vista sto bene, davvero. Dai, vieni qua- le disse, per poi prenderla in braccio, anche se con difficoltà.

-Sei debole... che cos'hai?- s'informò Giulia, appoggiando la testa sulla spalla di Matteo e lasciando che l'uomo le accarezzasse i capelli.

Matteo non rispose subito, continuando a coccolarla e dopo poco la baciò, alzandole leggermente il volto e accarezzandole una guancia.

-Piccola, lo sai, vero, che ti amo, no? Ti fidi di me, giusto?- le chiese, stringendola sé e lasciando che Giulia ricambiasse l'abbraccio.

-Sì, lo so e mi fido completamente di te, ma adesso che cosa centra?- chiese la più piccola in un tono quasi scettico.

L'uomo le sorrise dolcemente, sospirando e poggiando il suo mento sulla testa di lei.

-Allora fidati se ti dico che ci sono cose di me che tu é meglio che non sappia. E' solo per il tuo bene e perché non voglio che tu mi creda un pazzo- le disse, continuando ad accarezzarla.

Come no... gli crederei comunque, sono io quella che porta dentro di sé un segreto troppo grande per essere rivelato, non lui” pensò Giulia, ma non volle dirlo a Matteo, dopo tutto lui avrebbe potuto tranquillamente pensare di chiederle più informazioni e lei non avrebbe potuto darglielo e mentire davanti a lui le risultava davvero insopportabile.

-Va be', io vado a casa mia- disse Giulia, alzandosi e baciando Matteo a fior di labbra, per poi andarsene e salutare anche Tommaso con un cenno della mani, per poi tornare a casa sua.

 

-Esci!? Ma stanotte é Luna piena! Sei sicura!? E se...?

-Papà, lo so benissimo. La mamma c'é rimasta secca cacciando un lupo mannaro, quindi lo so. Senti, vado soltanto a farmi un giro, non temere, ho tutto l'occorrente per la caccia dietro- concluse Giulia, prima di salutare padre e fratello, per poi uscire alle 23,00 di quella fredda notte d'autunno.

Non c'era anima viva fuori, se non alcune persone rintanate in dei locali, alcuni alcolizzati per strade, alcune donne che dovevano essere probabilmente delle prostitute**** e pochi altri.

Più Giulia si avvicinava al centro cittadino, però, più c'era vita, anche se sempre molta poca in confronto a quando era giorno.

La ragazza andò verso il bosco e subito vi entrò tramite un sentiero sicuramente poco utilizzato.

Mentre camminava i rumori che sentiva erano pochissimi, ma una volta sentendo il rumore di alcuni passi decise di prendere il suo pugnale d'argento in mano.

La luce era davvero molto poca, motivo per cui Giulia era costretta ad appoggiare la mano libera contro gli alberi per essere sicura di quel che faceva e di dove stava andando.

Ringraziamo il cielo che domani é domenica, visto e considerato che probabilmente qua ci passerò la notte” si ritrovò a pensare visto che ormai credeva di essersi persa, ma proprio in quel momento un rumore la mise in guardia.

Dei passi molto pesanti e discretamente veloci si stavano avvicinando a lei.

Immediatamente Giulia si guardò intorno con circospezione, tenendo il pugnale davanti a sé e con la sicurezza sempre maggiore di doverlo utilizzare da un momento all'altro.

I passi ormai erano sempre più vicini e alla fine Giulia sentì un respiro affannoso provenire da dietro le sue spalle.

Oh merda...” e quindi deglutì, per poi voltarsi.

Anche se la luce era poca la sagoma era ben distinguibile e purtroppo si trovava a pochi metri dalla ragazza.

Un essere su due zampe la stava guardando con i suoi occhi gialli***** e uno sguardo famelico.

L'animale aveva più o meno le dimensioni di un uomo, ma era sin troppo simile a un lupo in posizione eretta e con indosso un paio di pantaloni quasi del tutto lacerati.

I peli dell'animale erano molto scuri e quindi Giulia si avvicinò, col cuore a mille.

Non aveva mai cacciato da sola prima di quel momento, con lei c'era sempre suo padre o Logan e certe volte c'erano tutti e due in contemporanea.

Eppure quel lupo mannaro aveva un aspetto che le risultava famigliare...

 

Flash-back.

 

-State indietro! Beatrice!- il padre di Giulia stava urlando e si trovava davanti ai suoi due figli con un pugnale d'argento in mano.

Una donna con poco più di trent'anni alle spalle stava lottando da sola contro due licantropi tra di loro molto simili, anche se uno era leggermente più basso dell'altro.

Beatrice -la donna in questione- stava tentando di colpire almeno una delle due creature, ma senza successo.

I due licantropi correvano molto velocemente schivavano abilmente i colpi della giovane donna, la quale impugnava ben due pugnali.

-Mamma!- urlò una ragazzina dai corti e mossi capelli bianchi, mentre il padre la prendeva per un braccio e la obbligava a fermarsi, visto che la piccola pareva del tutto intenzionata a correre dalla madre.

-Martha, 'sta indietro con tua sorella. E' un ordine, non discutere- le intimò, guardando i due licantropi e decidendosi.

L'uomo corse verso uno dei due, ma proprio in quel momento uno dei due lupi mannari buttò la madre delle due ragazzine a terra e Giulia sbarrò gli occhi con la paura a mille e col cuore che batteva sin troppo velocemente.

Il padre delle due stava per ferire l'altro, quando un terzo mannaro spuntò dalla fitta vegetazione e buttò l'uomo a terra, facendolo finire contro un albero.

Il padre delle due ragazzine lanciò il pugnale d'argento verso una delle due gambe del nuovo arrivato, trapassandogliela.

Proprio in quel momento il lupo mannaro che aveva bloccato la madre di Giulia sferzò un colpo micidiale con gli artigli della zampa destra, per poi sbranare quasi del tutto il braccio destro della donna.

Il nuovo arrivato venne soccorso dal licantropo che stava per essere ferito da David -il padre di Giulia-, il quale ululando lo portò via di peso.

L'altro licantropo scappò assieme agli altri due, lasciando la famiglia Wagner da sola in preda al panico e alla disperazione più assoluta, visto il sangue che colava sia dal braccio ormai distrutto della padre delle due ragazzine, sia per il sangue che colava pure dal taglio netto sul volto e sia perché la donna non si muoveva più e aveva pure lasciato andare entrambi i suoi pugnali.

 

Fine flash-back.

 

Giulia riconobbe il licantropo e lì sbarrò gli occhi.

Si era appena ritrovata davanti l'assassino di sua madre e non lo aveva riconosciuto seduta stante!

La ragazza impugnò il pugnale e si mise in posizione d'attacco.

Il lupo mannaro balzò verso di lei, ma la ragazza riuscì facilmente ad evitarlo, per poi correre verso di lui per tentare di ferirlo, ma con scarso successo.

La lotta andò avanti per un po', con entrambi che schivavano gli attacchi dell'altro e con Giulia che di quel passo si sarebbe sicuramente stancata molto prima del suo avversario.

-Non supererai la notte- gli ringhiò contro Giulia, pur sapendo che un lupo mannaro trasformato non poteva capire che cosa gli dicesse un umano, ma proprio quelle parole le fecero perdere la concentrazione e anche se tutto ciò durò soltanto un istante quell'istante basò e lei si ritrovò bloccata dal peso del licantropo e dalle sue zampe sul suo petto.

I loro occhi s'incrociarono e a quel punto Giulia deglutì a fatica, visto che il suo pugnale si trovava a mezzo metro dalla sua portata e quindi le era impossibile riprenderselo.

Il lupo mannaro, però, dopo aver osservato la ragazza decise di non attaccare e quindi ululò, per poi alzarsi in piedi e guardare di nuovo Giulia.

Quel che successe lasciò Giulia bloccata dallo shock emotivo.

Il lupo mannaro ricadde a terra e tentò di reggersi sulle proprie zampe senza troppo successo, ansimando debolmente cominciando a riprendere forma umana.

I suoi peli iniziarono a sparire, il suo muso da lupo tornò ad essere il volto di una persona e Giulia iniziò a piangere in silenzio, mentre l'uomo davanti a lei sveniva.

Poco dopo perse i sensi anche Giulia, probabilmente dallo shock troppo grande d'aver visto l'uomo di cui si fidava più di tutti e per cui pensava avrebbe potuto far di tutto riprendere forma umana dopo essere stato un lupo mannaro.

Tutto, avrebbe sopportato di tutto, ma scoprire che Matteo non era umano era troppo anche per lei e scoprire che lui, proprio lui aveva assassinato sua madre era una notizia ancora ben peggiore.

 

Angolo autrice:

 

* The Province é un giornale di Vancouver, mi sono informata, quindi, ho pensato di ambientare la mia storia in una cittadina in provincia di Vancouver, ragion per cui ho immaginato che Giulia potesse comprare un giornale del genere per tenersi informata.

Ovviamente gli animali trovati morti sbranati nel bosco sono prede dei licantropi, mi sembra ovvio.

 

** Ho semplicemente immaginato che il Vaticano abbia una specie di servizi segreti che lottano contro le creature ritenute da esso il male e che licantropi e vampiri siano fra le principali.

 

*** Credo che ormai sia ovvia la vera natura di Matteo e quindi ormai posso tranquillamente dire che i lupi mannari se esistessero avrebbero una temperatura media superiore alla nostra e che si aggira intorno ai 40*, ragion per cui Giulia pensava che Matteo avesse la febbre anche se lui era rimasto a casa per ben altre ragioni. Leggersi come: Un lupo mannaro prima della Luna piena é molto debole.

 

**** Le case chiuse in Canada sono vietate, ma se una maggiorenne si prostituisce per le strade non viene punita. Un po' come in Italia, in poche parole.

 

Lo so che le note sono tante, visto che di norma non le faccio, ma ho preferito precisare alcune cose.

Vorrei precisare che Matteo si é bloccato perché l'ha riconosciuta, anche se Giulia non lo ha capito.

Ah, nel mio immaginario un licantropo non é coscienti di ciò che fa quando é trasformato, almeno che non si ritrovi davanti una persona che conosce molto bene e alla quale é affezionato, ma non per questo da umano non si ricorda ciò che ha fatto da trasformato.

Quindi sì, Matteo purtroppo é cosciente dell'omicidio che ha compiuto, anche se ovviamente non sa che Giulia é la figlia di quella povera donna e che lui in poche parole va a letto con la figlia di una donna che ha ammazzato.

Quindi, ricapitolando: Qua il problema non é l'età, seee, magari! XD Qua il problema é che una é una cacciatrice, uno un licantropo e in più il licantropo ha pure ucciso la madre della cacciatrice con cui va a letto xD

Fate un po' voi xD

Comunque, per chi si ricorda il secondo capitolo: Quella canzone non l'ho scelta a caso, provate un po' a tradurla e capire che parla di Cappuccetto Rosso e del fatto di non doversi fidare del “lupo” perché se no alla fine ti ritrovi nei casini xD Ecco, io l'ho interpretata in senso praticamente letterario xD

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