The Salvatore family

di Blue eyes 35
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un nuovo inizio ***
Capitolo 2: *** L'identità ***
Capitolo 3: *** La famiglia ***
Capitolo 4: *** La promessa ***
Capitolo 5: *** Abominio ***



Capitolo 1
*** Un nuovo inizio ***


« Dov'è Elena? Fatemela vedere, ora!  » disse Damon con un'espressione impaurita.
Tentò di aprire la porta dell'obitorio, Meredith tentò di fermarlo, ma inutilmente. 
Damon entrò e vide Stefan immobile di fronte al cadavere di Elena.
« Stefan ho una brutta notizia » disse Meredith entrando insieme a Damon. Quest'ultimo iniziò a ragionare su ciò che gli era stato detto poco prima nel corridoio e, come se finalmente aprisse gli occhi, realizzò che Elena era morta. Non gli importava ciò che sarebbe successo dopo, ma rimase deluso da se stesso: aveva permesso che Elena morisse. 
Damon iniziò a cercare un contatto visivo con qualcuno, ma nessuno aveva lo sguardo alzato, tutti erano sconsolati con lo sguardo abbassato.
Stefan aveva più o meno gli stessi pensieri del fratello, ma a differenza si sentiva vuoto, come se l'unica cosa che gli permetteva di essere umano era scomparsa, proprio perché quella persona aveva perso ormai definitivamente la sua umanità concreta. 
 
Il silenzio avvolgeva la stanza, la quale era già macabra per la sua funzione, ma in quel momento lo era ancora di più. Meredith non riuscì a rimanere nella stanza, nonostante fosse grande e silenziosa si sentiva soffocare per il senso di colpa, credeva fosse per colpa sua che Elena stesse per diventare un vampiro, non sapeva che in verità era scritto nel suo destino. 
 
Un sospiro bastò per far alzare gli occhi di Damon e Stefan. 
Elena stava riempiendo d'aria i suoi polmoni, che fino a poco tempo prima si erano riempiti d'aqua. 
Ecco i suoi occhi si erano aperti e nel momento in cui l'aveva fatto i due si precipitarono attorno alla lastra di metallo che fungeva da letto alla ragazza.
 « Elena, Elena mi senti » disse Stefan con un tono mansueto.
«Elena, Elena siamo qui » disse Damon, vedendo gli occhi della ragazza vispi e in cerca di qualcosa o meglio qualcuno di conosciuto.
Elena sollevò il busto, respirava ancora profondamente, guardò negli occhi i due fratelli.
« Che succede? » disse Elena con una voce rotta, Stefan e Damon la fissarono: avevano paura per lei, sapevano cosa si provasse in quel momento.
 
« Siete caduti nel fiume » disse Damon, sapendo benissimo che Elena sapeva cose le era successo.
 
« Matt come sta? » chiese la ragazza con un'espressione ancora impaurita.
 
« Sta bene, l'hanno ricoverato, ma solo per farlo stabilizzare » disse Stefan compiaciuto di stesso, poichè lui l'aveva salvato.
Ma mentre Stefan parlava, Elena con i suoi nuovi occhi scrutava.
 
Le sembrava tutto più limpido, tutto così chiaro, come se una pellicola opaca fosse stata finalmente tolta.
I muri della sala erano azzurri, la finestra che dava sul corridoio era però oscurata, ma questo non le impediva di sentire con il suo nuovo fantastico udito che qualcosa stava accadendo in corridoio. Anche Damon e Stefan se ne accorsero, si guardarono in faccia, ma cercarono di non attirare l'attenzione su ciò che avveniva al di fuori di quella stanza, anche perchè non prometteva nulla di buono. 
 
Nella mente di Elena si affollarono centinaia di pensieri, sentiva le parole delle persone agitate per lei, pensava ai suoi genitori, a Matt, ma un pensiero si fece strada tra tutti quelli, più che un pensiero era una sensazione. Percepiva un grande bruciore alla gola. Quando si accorse che quella sensazione era un vero e proprio allarme, si girò verso i fratelli e impaurita disse:
 «Non è possibile  »
« Cosa? » urlarono in coro 
« Come è possibile che io abbia già sete?  »
 
Nel momento in cui Elena pronunciò quella frase, Damon e Stefan si voltarono, dirigendosi verso il corridoio visto che qualcosa aveva destato la loro attenzione.
 
Uscirono insieme nel corridoio, Meredith li fissò. 
« Portale una sacca di sangue. Ora. » disse Damon perentorio.
I fratelli si misero davanti alla porta, come se fossero in attesa di qualcuno. 
Damon sentiva la voce di qualcuno, Stefan non riusciva a capire chi fosse. Stava camminando lentamente, la sua voce però correva. 
«Damon non so cosa aspettarmi » disse Stefan
« Guai. Solo guai. » rispose Damon, quasi rassegnato.
 
Avevano lasciato l'obitorio, come se avessero percepito un richiamo, come se quella voce indistinta gli avesse suggerito di prepararsi.
 
La porta all'inizio del corridoio si aprì. 
Entrò una donna, non molto alta, snella. Sembrava molto giovane, probabilmente una ventenne.
 Aveva dei lunghi capelli neri che scendevano oltre alle spalle in sinuose onde, il fisico era perfetto, le lunghe gambe erano avvolte in attillati jeans molto scuri. La silhouette veniva slanciata ancora di più dagli stivali neri di pelle che con i loro tacchi alti facevano apparire la donna come una vera e propria top model.
Indossava una canottiera color panna, molto aderente. Per coprirsi le spalle portava una giacca di pelle nera che rimaneva sopra ai fianchi, al collo aveva una lunga collana con dei ciondoli tribali e qualche piuma.
 
Tra tutti quei particolari però spiccava il candore della sua pelle, in pieno contrasto con i toni prevalentemente scuri che la circondavano. I suoi occhi, come due fari nel mezzo del viso, illuminavano il volto semplice. Erano di un azzurro acceso, tendente al color ghiaccio. Le labbra erano serrate e ciò permise di risaltare il loro color rosso carminio, conferito sicuramente da un rossetto. Il naso era alla francese e un po' all'insù, non si notava molto se si aveva una visione di profilo.
 
Quando la donna vide i due fratelli con sguardi duri quasi di sfida, abbassò lo sguardo sogghignando. Rallentò ancora di più il passo, come se si volesse far desiderare. Pochi metri la separavano dai due, ma li percorse come se fossero stati molti di più. Un passo dopo l'altro si mise davanti a loro e aspettò.
 
Durante il tragitto Stefan e Damon sentivano ancora la voce che li aveva spinti ad abbandonare Elena. Con l'apparizione della donna era parsa più chiara, le parole erano scandite e entrambi constatarono che la voce fosse quella della donna, ma questa era apparentemente muta.
Nel momento in cui la donna arrivò davanti a loro, la voce cessò.
 
Dopo qualche attimo di silenzio la donna misteriosa parlò: 
«Portatemi da lei!» - La voce è la stessa, disse Damon nella sua testa.
« Evidentemente non ti hanno insegnato l'educazione. Di solito quando incontri delle persone che non conosci ci si presenta e non si impongono ordini così, di punto in bianco » disse Damon, ironico.
Stefan gli diede una gomitata, come per farlo tacere, come se sapesse che quella donna non era una donna qualunque.
 
«Ma chi ti dice che non ci siamo mai incontrati, mio caro Damon» disse la donna, ridendo.

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Capitolo 2
*** L'identità ***


 «Ma come fai a sapere il mio nome?  » disse Damon, quasi impaurito.
 
« Io so molte cose mio caro. Ma non sono qui per vantarmi- si interruppe tossendo, poi riprese - sono sicura che vi farò comodo» e sorrise.
 
« Ma chi sei? » chiese Stefan scocciato. 
 
« Tempo al tempo, Stefan » disse con voce calma la donna. 
 
Quest'ultima tentò di passare oltre ai due vampiri, era intenzionata a raggiungere Elena. I due la bloccarono con una presa forte e decisa, volevano vedere se era un vampiro. 
La donna era stupita e fece un sorriso, si liberò facilmente dalla presa dei due e con uno scatto, degno di un vampiro molto antico, si portò dietro le loro spalle. 
 
« Mi sa proprio che è un vampiro » disse Damon, stupendosi dell'ovvio.
 
La donna prima di entrare diede un'occhiata ai vampiri, soffiò spostandosi un ricciolo che le era andato davanti agli occhi e sorridendo maliziosamente, entrò nell'obitorio.
Quando la donna fu entrata, Damon e Stefan decisero di seguirla, ma nel momento in cui chiuse la porta, essi non riuscirono ad aprirla, come bloccati da una forza invisibile.
 
La donna chiuse la porta e girandosi vide Elena seduta sul lettino di  acciaio freddo.
Le gambe della ragazza dondolavano leggermente poichè era molto agitata, ma i jeans erano talmente inzuppati che limitavano la sua capacità di movimento.
Il suo sguardo era fisso nel vuoto, il suo viso era sudato e il respiro affannoso. Le mani stringevano il bordo della lastra, si mordicchiava le labbra e sbatteva lentamente gli occhi.
Appena si accorse della presenza della donna, il suo corpo fu scosso, come se percorso da una carica elettrica. Era chiaramente spaventata, deglutì rumorosamente e poi la fissò.
 
La donna  con una voce dolce e tranquilla disse:
«Ciao Elena  », la ragazza si stupì, come poteva sapere una sconosciuta il suo nome? La sua espressione cambiò chiaramente da impaurita a terrorizzata.
 
« Sta tranquilla, sono qui per aiutarti.  »
« Chi sei? » disse Elena con una voce rotta.
« Per ora posso solo dirti che mi chiamo Lucy, se vuoi sapere dell'altro devi seguirmi.  »
« Perchè? » disse sempre più incuriosita Elena.
« Qui non sei al sicuro. Ti prego seguimi, puoi fidarti. »
 
In quel momento Elena era confusa, ma più che altro spaventata dal suo nuovo essere. Qualcosa in quegli occhi color ghiaccio della donna sconosciuta la rassicurava, forse era un'illusione, ma decise di fidarsi del suo istinto. Si alzò e decise di seguirla. La donna le tese la mano. Elena la strinse e nel momento in cui lo fece, sentì la voce della donna nella sua testa. La ragazza subito proiettò il suo sguardo sulle labbra della donna, le trovò serrate. Si concentrò sulla voce che sentiva nella testa.
 
Appena usciamo devi assicurarti che Damon e Stefan non ci seguano. Non è per me, ma per l'incolumità di tutti. Ti do la mia parola che sarai al sicuro, nessuno ti farà del male e non ho intenzione di ferire loro. 
 
Elena annuì e prendendo un grosso respiro piegò la maniglia e uscì per prima. 
 
Damon e Stefan si girarono contemporaneamente, tentarono di parlare, ma Elena li zittì con un gesto e disse:
 
« Vi prego fidatevi come avete sempre fatto, non ho le forze per spiegarvi ora » e accennando un sorriso, fece uno scatto in velocità sparendo dalla vista dei due. La donna sorrise e disse: « Ci sa fare la ragazza. A presto!» e scomparì anche lei.
 
 
 
 
Poche ore dopo..
« Ma dove siamo? »
« In una casa abbandonata, qui a Mystic Falls. Dovresti conoscerla. »
Elena si guardò intorno e riconobbe la casa, si trovava nel seminterrato della casa dove c'era la presenza di migliaia di streghe. 
« Perchè proprio qui? »
« Sono sicura che in caso di pericolo loro mi possano aiutare. »
« Bene ora dimmi chi sei. », appena lo disse tremò. La sete si faceva sentire.
« Forse è meglio che prima tu prenda un po' di questo. » e Lucy le lanciò una sacca di sangue dell'ospedale. 
Elena la respinse.
« Mi dispiace Elena, ma se vuoi sapere qualcosa devi vivere.»
Ci fu un attimo di silenzio. In seguito Elena prese la sacca. Inizialmente la fissò con disgusto, poi l'espressione cambiò. Fu presa da una frenesia incontrollabile, gli occhi si restrinsero e si scurirono, la bocca si spalancò, i canini si allungarono e azzannarono la sacca. 
Elena bevve con avidità, svuotando completamente la sacca, senza lasciarne la minima goccia. Buttò via la sacca, si pulì la bocca e notò che aveva sporcato completamente i vestiti. Si ricompose e con occhi curiosi fissò Lucy.
« Bene ora che hai finito posso dirti che mi chiamo Lucy, sono un vampiro, in verità un'Originale, ma di un'altra stirpe rispetto a quella di Klaus. »
«  Perchè vuoi raccontarmi di te? Perchè vuoi proteggermi? Perchè sei qui?»
«  Bè tu volevi sapere tutto di me e io adoro raccontare le storie, soprattutto quelle che ho vissuto personalmente.»
«Bè allora vai avanti  »
« Vengo dall'Italia e.. »
« Quanti anni hai? »
« Mi dispiace deluderti, ma sinceramente ho perso il conto. Sono nata in Sicilia in una famiglia romana, alla caduta dell'impero romano d'Occidente. »
« Stai scherzando? »
« Ah, lo sapevo. Nessuno mi crede mai. » Lucy rise.
« Ma è incredibile! Come hai fatto a diventare un vampiro? »
« Quando compii diciotto anni le popolazioni barbariche che avevano invaso tutti i territori, piombarono anche nel mio paesello in cima alla montagna. Il vampirismo era una pratica tipica delle popolazioni del nord e del mondo greco. Sapevo riconoscere un vampiro anche da umana, ne avevo sentito parlare, ma in Italia non erano molti. »
« E come facevi a sapere tutto questo?»
« Bè in verità non ero una semplice umana, io ero una strega. Con la trasformazione ovviamente ho perso i miei poteri, ma ho mantenuto delle capacità particolari: so leggere nel pensiero e trasmettere i miei pensieri alle persone che desidero. Ecco perchè so il tuo nome. 
Nella nostra mente c'è come una carta di identità sempre leggibile, così posso sapere anche le informazioni generiche oltre ai tuoi pensieri. »
« Perchè sei venuta a Mystic Falls? »
« In punto di morte mio padre mi fece fare una promessa. Non posso svelartela ancora, ma è il motivo per cui sono qui.»
« Come si chiamava tuo padre? » disse Elena, che era assetata, ma di conoscenza stavolta. La storia di Lucy l'aveva appassionata.
« Mio padre si chiamava Salvus, nella lingua corrente si può tradurre in Salvatore. »

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Capitolo 3
*** La famiglia ***


Elena nella sua mente iniziava a collegare qualcosa, ma decise di rimandare i pensieri a dopo, aveva qualche sospetto su una questione che avrebbe preferito tirar fuori in presenza di Damon e Stefan. 
Notando che Lucy iniziava a capire ciò che macchinava fece subito un'altra domanda:
«Era anche lui dotato di poteri? è diventato un vampiro come te?» disse tempestivamente.
 
A quella domanda Lucy non rispose subito, si fermò un secondo, si voltò, si asciugò una lacrima e poi ritorno con il volto di fronte alla novella vampira. 
 
Lucy non mostrava le sue emozioni, anzi erano totalmente sepolte nel fondo della sua anima. Non aveva spento la sua umanità, quella c'era, ma non le permetteva di manifestarsi attraverso lacrime o cose del genere.
L'unica cosa che la faceva piangere era il ricordo di suo padre, un uomo d'onore, forte e giusto, che prima di morire, allo stremo delle sue forze fece fare quella famosa promessa alla figlia.
 
«Mio padre era umano, definiamolo "normale". Inizialmente non sapeva di aver sposato una strega, lo scoprì solo dopo la mia nascita. Io ero l'ultima di cinque figli. I miei fratelli non ereditarono alcuna capacità magica, io invece si. 
Un giorno quand'ero piccola stavo giocando nella cucina e feci lievitare una ciotola, mio padre mi vide e, sapendo di non essere "speciale" incolpò mia madre. Comunque mio padre non diventò un vampiro.  »
«E tua madre? »
« Mia madre morì, vittima di un vampiro, quando avevo solo dieci anni. Così mio padre mi incaricò fin da bambina di studiare le arti magiche, al fine di proteggere la mia famiglia.»
«Mi dispiace per tua madre.. » e dicendo questo Elena scoppiò a piangere. Era un insieme di emozioni e in quel momento il ricordo dei suoi genitori l'aveva fatta crollare.
Si domandava cosa avrebbero detto vedendola così, se l'avrebbero comunque accettata oppure condannata. 
Immaginò che tutto andasse nel modo peggiore e pianse ancora più forte.
 
«Elena, Elena. Non piangere - disse Lucy preoccupata- loro ti vogliono bene e non te lo dico come lo direbbe chiunque, io sento cose che tu non puoi sentire. »
«Ovvero? »
«Sono qui Elena, li sento. Sento i loro pensieri come se fossero vivi. Sono sempre al tuo fianco anche se hanno trovato la pace, non ti vogliono abbandonare. Sono fieri del tuo coraggio. »
«Mettimi in contatto con loro, ti prego. »
« Non posso violare la natura. Sono già un abominio millenario, non posso alterare quello che è già fin troppo alterato». Elena abbassò lo sguardo, fece scorrere le ultime lacrime sulle sue morbide guance e poi riprese a guardare dolcemente gli occhi affascinanti di Lucy. 
 
«Lucy però non mi sembra un nome molto antico, anzi.. » disse Elena facendo una smorfia.
«Hai ragione. Lucy infatti è il nome che ho adottato nei tempi moderni. Il mio vero nome è Lucrezia, ma non mi è mai piaciuto. Mi da l'idea di una vecchia megera che compie sortilegi di magia nera. » e rise.
Elena sorrise e si accorse di una cosa: Lucy era rimasta sempre in piedi, immobile e solo ridendo notò qualche ruga d'espressione nel suo viso marmoreo. Quell'espressione le ricordava qualcosa o qualcuno, ma non sapeva identificarlo.
 
«Come hai fatto a sopravvivere per tutti questi anni? »
«Devo dire che non mi è mai mancato un pizzico di fortuna, fondamentale però è la furbizia e l'intelligenza. 
Per una vita lunga è necessario però anche uno scopo e in verità è solo quello che mi ha mantenuto in vita. »
«Sarebbe? »
«Mantenere la promessa.. » disse Lucy sorridendo.
 Poi proseguì:
« Credo che i fratelli Salvatore siano finalmente tornati a casa, possiamo raggiungerli.»
Elena rimase perplessa: ma come fa a saperlo?
Lucy sorrise vedendo la domanda nella mente di Elena.
 
«Prima di andare da loro, posso farti un'ultima domanda?»
«Certo, dimmi. »
«Perchè mi hai portato via dall'ospedale e hai raccontato proprio a me la tua storia? »
« Elena  so che può suonarti strano, ma era una cosa necessaria. Tu non sei mai stata umana, quando lo eri, eri già soprannaturale, ora che lo sei effettivamente sei cambiata. I cambiamenti devono avvenire gradualmente se no diventano traumi. Non volevo che bevessi una sacca qualunque di una persona qualunque, volevo che tu ti ricordassi di questo momento perchè stai entrando a far parte di una famiglia. »
«E quale? »
«Semplice, la mia. »
«Per questo sei qui? Per la tua famiglia?»
« Raggiungiamo Stefan e Damon, preferisco terminare la nostra conversazione in loro presenza. »

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Capitolo 4
*** La promessa ***


Lucy e Elena si portarono vicino alla porta di ingresso.
Elena era impaziente di uscire mentre Lucy temporeggiava, come se fosse in attesa di qualcosa che evidentemente tardava ad arrivare. 
Lucy aprì la porta poi cedette il passo ad Elena, che uscì per prima.
Per la ragazza fu una sensazione bellissima, la notte era ancora fonda e le stelle si distinguevano appena in quell'enorme tappeto blu, terso e scuro che quella notte era il cielo. L'aria era fresca e le spostò leggermente i capelli, era impaziente di mostrarsi a Damon e a Stefan, ma aveva anche paura, non solo perchè ormai era "diversa", ma anche perchè avrebbe dovuto  probabilmente scontrarsi con le conseguenze di ciò che aveva detto al telefono con Damon, prima dell'incidente. 
 
«Elena sbrighiamoci » disse Lucy scocciata e iniziò a correre per il bosco, dimostrando una certa maestria nell'evitare gli alberi correndo ad alta velocità.
Elena con estremo impegno la seguiva e pensava a ciò che l'aspettava. 
 
Arrivate Lucy si mise davanti alla soglia, si girò verso Elena e le sussurrò:
«Sei pronta? »
Elena annuì prontamente, ma poco dopo si accorse che, per la prima volta, voleva scappare, saltare quella fase e passare a quella successiva.
 
«Forza, non avere paura » Lucy sorrise e poi bussò.
 
La porta di ebano della casa Salvatore non le era mai sembrata così grande, quasi fosse la porta dell'inferno.
Non aveva mai provato una sensazione simile, sospirò e poi vide la porta aprirsi facendo fuoriuscire la brillante luce dei lampadari.
Damon aveva aperto la porta. Si trovò davanti Lucy, ma cercava disperatamente con lo sguardo Elena.
Lucy, leggendo chiaramente questo sul suo volto, si spostò e permise al vampiro di vedere la sua amata.
 
Elena lo vide e rimase pietrificata.
Vide i suoi occhi e si soffermò su quelli. Non le erano mai sembrati così belli, così azzurri. Vi si leggeva tutto, erano lo specchio di un animo tormentato, ma innamorato. E lei, vedendo tutto questo, era ancora di più intimorita. 
 
«Buonasera » disse Damon con il suo solito piglio.
«Possiamo entrare? »
«Siete le benvenute » disse Stefan spuntando alle spalle del fratello.
 
Lucy appena entrata si guardò intorno e disse:
«Carino qui »
«Dove siete state fino ad ora? »chiese Stefan impaziente
«Tranquillo non le ho fatto il lavaggio del cervello, le ho solo detto quello che voleva sapere. »
«Be potresti dirci chi cavolo sei? E soprattutto perchè sei qui? » disse il vampiro sempre più alterato.
«Vi consiglio di mettervi a sedere »
 
Elena, Stefan e Damon si sedettero sui comodi e grandi divani. Lucy disse che non aveva voglia di parlare troppo così spiegò cos'era in grado di fare e iniziò a proiettare delle immagini nelle menti dei tre.
Queste immagini apparivano nelle loro menti come un film muto, illustravano chiaramente la storia raccontata ad Elena, ma anche di più.
 
Si vedeva Lucy da bambina, con lunghi capelli neri che correva nei prati e riusciva a far appiattire le erbe presenti al suolo con un battito di mani. Lei che nella cucina aiutava la mamma e improvvisamente fece volteggiare una ciotola in aria e fece cadere tutto il contenuto al suolo.
Poi Lucy cresciuta, adolescente che leggeva il grimorio della madre e si esercitava con gli incantesimi.
In seguito le immagini iniziarono a farsi più chiare, forse perchè quello era il ricordo più amaro da mostrare.
Il villaggio rurale della giovane strega messo a ferro e fuoco dai soldati germanici, ma delle persone più eleganti e di classe entrarono nella loro abitazione. Il padre si mise davanti alla sua famiglia, ma questi si scagliarono contro i più piccoli, poi sulla figlia. Non erano umani, erano dei vampiri. Si cibarono dei fratelli, lasciandoli senza vita. Mentre Lucy venne bloccata su una sedia, le fu data una bevanda e poi le spezzarono il collo. Il padre intanto era stato malmenato ma non bevvero il suo sangue.
Prima di compiere il gesto per completare la trasformazione di Lucy, i vampiri la soggiogarono e le ordinarono di andarli a cercare appena si fosse risvegliata.
Al suo risveglio Lucy vide la casa distrutta e il corpo del padre in una pozza di sangue. Si avvicinò e si accorse che il padre respirava ancora, ma molto faticosamente.
Con il poco fiato rimasto iniziò a parlare, Lucy piangeva nel mentre sentiva le ultime parole del padre:
«Lucrezia questi sono stati i demoni, non mi importa cosa tu sia ora, ma mi devi promettere che non capiti lo stesso alla famiglia di tuo fratello maggiore. Fa di tutto, proteggi la tua famiglia. Io disprezzo ciò che non è umano, è contro Dio, ma se tu userai la tua natura soprannaturale per proteggere la tua famiglia ti prometto che pregherò per te affinchè tu possa accedere al paradiso. Non abusare del tuo potere, sii giusta e paziente.
Ora bevi, metti fine alla mia sofferenza. »
«Ma padre non posso mettere fine alla tua vita, sarei un'assassina. »
«Ma devi vivere per mantenere la promessa »
Così Lucy si abbassò sul cadavere del padre e si nutrì del poco sangue rimasto nel suo corpo.
Poi se ne andò e nel segreto raggiunse la famiglia del fratello. Anche lì giunse la notizia che il padre era morto e il capofamiglia, Caius, figlio del morto decise di identificare la sua stirpe con il cognome Salvatore, nome del padre, in segno della sua memoria. 
 
 
Il "film" cessò e i tre si svegliarono come se fossero caduti in trans. 
Lucy infine spiegò un'ultima cosa:
«Non tornai mai da quegli individui, non so come resistetti al soggiogo. 
Questa è la mia storia, lo so è un po' complicata. »
 
« Aspetta aspetta quindi tu sei un nostro avo?» disse Damon confuso.
«Diciamo di si. Ho fatto in modo che la nostra famiglia continuasse a sopravvivere per mantenere la promessa e voi siete stati il mio unico errore. »
«In che senso? » disse Stefan, turbato da quelle parole.
«Ho trasmesso gli stessi valori a tutti coloro che appartenevano alla nostra famiglia. Guardate vostro padre, disprezzava i vampiri, era a conoscenza della loro esistenza ed era determinato a eliminarli. Nella nostra stirpe tutti la pensavano così, solo voi siete controcorrente. Siete gli unici vampiri Salvatore. »
«Sarebbe un disonore? »
«Per me si. Io sono il motivo per cui voi siete in vita, perchè in tutte le circostanze più assurde in cui vi siete cacciati io c'ero e ho rimediato ai vostri errori per farvi rimanere vivi. Certo molte volte avete sfiorato la morte, perchè in un certo senso volevo punirvi per non avermi fatto mantenere completamente la promessa di mio padre, però non potevo infrangerla permettendo la fine della vostra vita.»
 
«Wow, non mi sono mai sentito così importante. » disse Damon, ridente. 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Vorrei ringraziare tutti coloro che hanno messo la mia storia tra i preferiti/da seguire ecc.. e per chi recensisce, significa molto per me. Scusate se ho ritardato nel pubblicare questo capitolo, ma non sto passando un bel periodo, visto che sono un'adolescente sfigata.
Grazie mille ancora, sspero di non avervi deluso con questo capitolo :') 

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Capitolo 5
*** Abominio ***


« Non è possibile, non funziona » disse Bonnie disperata.
 
«Bonnie sta' tranquilla, hai fatto tutto quello che era in tuo potere. Sei un'amica fantastica » disse Jeremy per consolarla.
 
*suoneria cellulare di Bonnie*
 
«Elena, è Elena. Vuol dire che è viva. Vuol dire che si è nutrita.»
 
«Rispondi, forza! »
 
-Elena?!
-Bonnie..Dove sei? Ho bisogno di te.
-Sono nella vecchia casa delle streghe. Arrivo.
-Come mai sei lì?
-Ti spiego dopo. Tu dove sei?
-A casa di Stefan e di Damon..

 
**fine  comunicazione**
 
«Dobbiamo sbrigarci è a casa loro. » disse Bonnie irratata.
 
«Come hai intenzione di giustificare la tua e la mia presenza qui? »
 
«A volte la verità è l'unica risposta che si può dare. Le dirò che stavo facendo un incantesimo e che avevo bisogno del tuo aiuto. »
 
« Okay, okay basta chiacchere sbrighiamoci.»
 
Bonnie e Jeremy si catapultarono sull'auto che avevano posteggiato fuori.
Bonnie era particolarmente turbata, si chiedeva come avesse potuto fallire dopo tutte le ricerche e gli aiuti di streghe più potenti.
Jeremy pensava solo a guidare e a quanto la sua vita fosse complicata da togliergli il fiato. 
 
Dopo una quindicina di minuti si ritrovarono davanti all'antica casa in stile coloniale dei due fratelli vampiri. 
Scesero dall'auto, impazienti di sapere gli interessanti sviluppi della situazione. 
Entrarono senza bussare poichè la porta era già aperta.
 
« Elena sono qui.» disse Bonnie che si augurava di vedere la sua migliore amica al più presto.
 
Ma alla sua chiamata non ci fu risposta. 
Un rumore di tacchi  sul pavimento andava via via crescendo ed ecco che Lucy fece la sua comparsa davanti alla strega e a Jeremy.
 
« Prego venite in salotto.» disse Lucy con un tono più che gentile.
 
Bonnie guardò Jeremy con un'espressione confusa.
 
« Scusate non mi sono presentata, permettetemi di farlo: mi chiamo Lucy, Lucy Salvatore.»
 
«Tre Salvatore a Mystic Falls? Ottimo. » disse Jeremy ironicamente e portandosi in salotto, lasciò sole le due.
 
Bonnie fece per seguirlo, ma Lucy glielo impedì. Poi disse:
« Tu devi essere Bonnie Bennet. Per me è un grande onore conoscere una strega Bennet. » Lucy le porse la mano.
 
Bonnie istintivamente la strinse e sentì quella sensazione che le fece capire qualcosa in più su Lucy.
«Che cosa sei tu?  » disse Bonnie, pronta ad effettuare un interrogatorio.
 
«Credo che sia meglio rimandare le domande a dopo. Raggiungiamo gli altri. » disse Lucy forzando un sorriso.
 
 
 
« Bene qualcuno può spiegarmi che cosa è successo.» disse Jeremy sprofondando nel divano.
 
«Beh è lei quella brava con le storie. » disse Damon indicando Lucy.
 
« Oh che onore, Damon. Vedete la cosa è un po' complicata..» Lucy iniziò il suo discorso dettagliato e che non avrebbe lasciato alcun dubbio. Ma nel frattempo Elena era in un cantuccio con lo sguardo fisso e pallida. Damon si perse il discorso guardandola, sentì la voce della sua ava e commenti increduli di Bonnie svanire. Fece qualche passo come per avvicinarsi ad un animale ferito che trema dalla paura, ma subito si fermò. Il tempo sembrò fermarsi. Lo sguardo di Elena lo aveva congelato e rimase lì a fissarla fin quando la voce di Bonnie ruppe la perfezione di quello strano momento.
 
«Quindi tu sei una strega? E sei anche un vampiro? Forse non lo sai, ma è impossibile. Non c'è traccia di questo in nessun grimorio che io abbia mai letto e ne ho anche una prova concreta. » disse Bonnie tirando indietro le lacrime. Aveva ripensato a sua madre.
 
«Bonnie tua madre aveva già rinunciato ai suoi poteri quando era umana, la natura l'aveva già esclusa dapprima. Ma penso tu mi abbia frainteso. Io ora non sono una strega, almeno non ho le tue capacità. Sono morta, ma l'essere stata una strega mi permette di avere un dono. » disse Lucy come se stesse dicendo le stesse cose da ore e ore.
« E cos'hai? Aspetta come hai fatto a sapere che intendevo mia madre. Io.. io.. l'ho solo pensato.»
 
« Credo tu abbia capito.»
 
Bonnie si tirò indietro e andò a sbattere contro la libreria. Era impallidita e sempre balbettando disse:
« Tu..t-t-tu sei un abominio.»
Era davvero terrorizzata. Nessuno l'aveva mai vista così.
 
«Yeah, it is exactly what I am. » disse Lucy, che fece un grande sorriso da incutere terrore a tutti i presenti  nella stanza. 

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