corvo

di bounty
(/viewuser.php?uid=19598)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** una brutta giornata ***
Capitolo 2: *** l'appartamento del diavolo ***



Capitolo 1
*** una brutta giornata ***


Cammino da sola lungo il viale, sono stanca, stanca di Chiara e delle sue paranoie, stanca di Marco che ultimamente stento a riconoscere, stanca dei miei che non fanno altro che starmi addosso, stanca di questa pioggia che continua a cadere incessante da più di tre giorni e che mi bagna il viso e mi penetra nelle ossa, sono stanca di questo posto, di questo stupido paese che non potrà mai offrirmi nulla, stanca di quel vecchio palazzone grigio che adesso pian piano vedo spuntare dietro l’angolo illuminato dalle luci giallognole dei lampioni, penso a quanto sia inutile la mia vita, penso che non mi è mai successo nulla di straordinario e intanto mi avvicino sempre più a questo stesso portone sotto il quale per la prima volta i miei occhi e quelli di Marco si sono incrociati, mi fermo davanti ai battenti e inizio a frugare disordinatamente nella mia borsetta di pelle nera, un regalo di Chiara per il mio 17esimo compleanno, ricordo quel giorno come fosse ieri, eravamo io, Marco, Chiara e Caterina, gli inseparabili, già inseparabili, almeno fin quando Caterina non ha deciso di andarsene, di mollare tutto. È da allora che Chiara non fa altro che essere in pensiero, non smette mai di preoccuparsi, di chiedersi dove sia andata sua sorella che oramai non si degna neppure di telefonare ogni tanto e inoltre ha da badare a sua madre, sua madre che ormai non riesce più a fare nulla, sua madre che si era ritrovata improvvisamente senza una figlia quando già da due anni non aveva più un marito, sua madre che non sa più vivere e forse anche Chiara sta dimenticando come si fa. Maledetta serratura, forza apriti! Salgo le scale di corsa, ne ho sempre avuto paura, delle scale, e ogni tanto, quando rientro a casa tardi, ho paura che quei quadri dall’aria sinistra sui pianerottoli prendano vita e mi catturino. Quand’ero piccola Cate mi diceva che quei quadri erano posseduti da demoni ed angeli che, prigionieri di quelle antiche tele, combattevano una millenaria guerra tra bene e male. Mi fermo un attimo a prendere fiato tra il terzo e il quarto piano dove dalla sua sudicia cornice di faggio fa capolino un uomo nero che trascina qualcosa di apparentemente sofferente e tiene stretta nel pugno un’accetta. Questo è il quadro che mi spaventa di più, per fortuna quello sul mio pianerottolo rappresenta un sorridente venditore di cocomeri che, al contrario del figuro in nero, mi ispira una certa simpatia, ma per raggiungerlo devo salire ancora una rampa di scale. Poso la punta della mia Nike sul primo scalino e…salta la corrente. Il palazzo piomba nel buio più totale. Ecco: ci mancava solo questa. Non sono una che si spaventa facilmente, ma non sono proprio dell’umore giusto dopo una giornataccia come quella che ho appena passato, ho rotto con Marco ho litigato con Chiara e ho avuto un impreparato all’interrogazione di chimica e poi tutti i pensieri sui demoni e gli angeli dei quadri e adesso sono al buio e do le spalle ad un quadro spaventoso e mi viene in mente che alla mia sinistra c’è la porta di una casa maledetta, si si, proprio maledetta, nessuno è riuscito a viverci per più di un mese e adesso è disabitata da più di un anno e pensando a tutte queste cose mi viene la pelle d’oca, mi infilo la mano nella tasca dei jeans alla ricerca del cellulare per farmi un po’ di luce e nel farlo ho l’impressione che qualcosa alle mie spalle si stia muovendo, un fruscio, poi uno scricchiolio e di nuovo il silenzio, sarà tutta soggezione, ma non ho intenzione di rimanere ferma un secondo di più, sfilo il cellulare dalla tasca e illumino i gradini davanti a me, mi metto a correre e mi fiondo davanti alla porta di casa, dimentico persino che ho le chiavi e busso forte il campanello, che sciocca! Sono le 2:00 del mattino: avrò svegliato tutti. –Edel, ma che ti prende? Hai dimenticato le chiavi?- è mia madre che mi guarda assonnata sotto la sua camicia da notte di flanella lilla, le dico di si, e le chiedo scusa. Le poso un bacio sulla guancia e mi affaccio dalla porta della stanza di mio fratello per assicurarmi di non aver svegliato anche lui, per fortuna no, dorme ancora, ha il sonno pesante Paolo. Papà non è ancora tornato, fa il turno di notte oggi. Apro la porta della mia stanza, la mia “tana” così mi piace chiamarla, perché mi ci rifugio quando ho l’impressione che tutto il mondo mi sia contro, allora mi butto sul letto ancora agitata e quasi mi aspetto che da dietro le tende della finestra faccia capolino un essere spaventoso, quando la porta si apre sussulto, ma tiro subito un sospiro di sollievo quando mi accorgo che c’è mia madre dietro la porta che mi sorride stanca: -Hai voglia di parlarne?- come fa a saperlo? –Chi te l’ha detto?- gli dico –è passata Chiara.- no non ho voglia di parlarne, sono successe troppe cose tutte insieme, sembra che la mia vita sia andata a rotoli in sole 24ore e no, non voglio parlarne, non voglio proprio. Faccio spazio a mia madre sul letto e lei mi si siede accanto, le appoggio la testa in grembo e lei mi accarezza i capelli, proprio come quando ero bambina, e così tutto sembra svanire, le preoccupazioni, le ansie, anche il dolore e la paura sono ombre lontane, ora sto bene, sono al sicuro e mi addormento.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** l'appartamento del diavolo ***


C’è un lungo corridoio nero, sembra interminabile, eppure infondo intravedo uno spiraglio di luce, vorrei correre verso quel barlume di speranza, ma le mie gambe sembrano incollate a terra ed ogni passo mi costa uno sforzo enorme, allora mi giro di scatto e il corridoio si trasforma in una piccola stanza dal soffitto altissimo, nel mezzo c’è una scala a chiocciola, e sul primo gradino c’è Chiara, sta piangendo, piange forte, singhiozza, sento scricchiolare le scale e alzo la testa per vedere meglio e scorgo qualcuno che si perde nelle volute della rampa di scale saltando due gradini per volta, questo qualcuno sta ridendo, ma è una risata priva di gioia, è una risata malvagia. Mi sento strattonare via, vengo risucchiata di nuovo verso il corridoio buio urlo ma non riesco a sentire il suono della mia voce, sbatto contro una porta, quella porta che nascondeva una breccia di luce, un uccello nero mi vola contro gracchiando, è sempre più vicino, sempre più vicino, sta quasi per graffiarmi il viso con le sue unghiacce sottili e lo stridore che emette mi lacera le orecchie. Mi sveglio di scatto, ansimando, la luce penetra dalla finestra illuminando il cuscino bagnato, è stato un sogno spaventoso, mi sento inquieta, guardo l’orologio sono le 09:15, niente scuola oggi, perché diavolo mia madre non mi ha svegliata? Ho ancora addosso i vestiti di ieri sera, lancio il maglioncino di filo in un angolo e mi sfilo i jeans stracciati, rimango con la canotta azzurra e gli slip con su stampata la faccina di hello kitty, nonostante la temperatura piuttosto bassa non ho freddo, vado a farmi una doccia, sperando di scuotermi di dosso un po’ dell’ansia che mi ha preso, poi entro in cucina e sul tavolo c’è un bigliettino, lo leggo “misurati la febbre, stanotte avevi la temperatura alta, non è il caso che tu esca di casa. Se hai fame per pranzo basta scongelare il polpettone e metterlo nel microonde. Paolo va a studiare da un suo amico. Ci vediamo stasera, non farci stare in pensiero. Baci mamma e papà”. Apro la credenza e con mia somma delusione i cereali sono finiti, così mi tocca mangiare le fette biscottate, non ho voglia di stare da sola a casa e fuori continua a piovere, prendo il termometro, ma per fortuna ho appena qualche decimo, niente di grave. Oddio, cosa faccio tutto il giorno? Accendo la tv, ma non c’è niente di interessante, così decido di frugare un po’ tra le cose di mio fratello, lui colleziona oggetti strani, c’è un portachiavi a forma di bara, una lampada che proietta sul muro delle immagini colorate, una statuetta di quelle che si mettono sulle torte degli sposi e una pila di riviste, inizio a sfogliare la prima, c’è un articolo che parla del triangolo delle bermuda, un altro che spiega il fenomeno dei cerchi nel grano e un altro ancora che vorrebbe documentare l’avvistamento degli ufo nel corso dei secoli, insomma tutte sciocchezze, e anche le altre riviste sembrano essere sulla stessa lunghezza d’onda: uno studio sui fantasmi, come organizzare una seduta spiritica per mettersi in contatto con l’altro mondo...possibile che a mio fratello interessino davvero queste cose? Riordino le riviste e nel farlo alcuni fogli strappati da una rivista scivolano da una cartellina blu, leggo i titoli “Casa maledetta alla periferia di un paesino del beneventano”, “L’appartamento del diavolo” , incredibile! Incuriosita inizio a leggere il primo: CASA MALEDETTA ALLA PERIFERIA DI UN PAESINO DEL BENEVENTANO “Giovane coppia costretta a trasferirsi dopo solo una settimana” - Non metterò mai più piede in quella casa - C’è il demonio lì dentro!- Sono state queste le dichiarazioni rilasciate da Tiziana e Alfonso due giovani sposi che un mese fa si sono trasferiti in casa Morfen, raccontano di come già dalla prima notte hanno avuto i primi sentori che qualcosa non andasse, - L’acqua che sgorgava dai rubinetti era rosso sangue e di notte sentivamo dei rumori stridenti- afferma Tiziana. Sembra una storia assurda, eppure è tutto vero, il terzo giorno al loro risveglio sullo specchio del bagno a caratteri cubitali c’era scritto “LASCIATE CASA MIA”, una minaccia in piena regola, che non ha intimorito i due, ma che li ha spinti a chiamare la polizia che dopo un accurato sopralluogo all’appartamento ha deciso di confiscarlo. Non è la prima volta che in quella casa accadono cose strane, già anni addietro si sono susseguiti diversi inquilini che non sono riusciti ad abitarla per più di un mese intimoriti da minacce simili, la polizia non è ancora riuscita a trovare i responsabili di tali atti vandalici, ma si sospetta che siano stati causati da quelli che si fanno chiamare i “seguaci di Morfen”, una setta che agisce sotto influenza di un capo su di un determinato territorio. Segue a pag. 12 Maledizione! Voglio leggere il continuo, ma non riesco a trovarlo, chissà dove l’avrà buttato Paolo. Affascinata da quella storia mi fiondo sull’articolo seguente: L’APPARTAMENTO DEL DIAVOLO Alcune ricerche eseguite dai docenti della facoltà degli studi sul paranormale di Parigi, dimostrano che un’abitazione frequentata da persone aventi inclinazioni malvagie e kharma negativi resta impregnata di tali energie ostili rendendo l’ambiente favorevole ad eventi che noi chiamiamo “paranormali”. Questo è quello che è successo in un comune vicino Benevento, dove è ubicata una casa che è stata occupata per anni da una setta che praticava riti satanici: non è possibile aprire le porte di determinate stanze, l’acqua dei rubinetti non è potabile, le finestre sbattono le imposte nelle notti di luna calante. Tali eventi sono testimoniati da un notevole numero di pretendenti inquilini che però non sono mai riusciti ad occupare l’ “appartamento del diavolo” per più di un mese. L’epoca in cui la casa era abitata dalla setta ci è ignota e appartiene comunque a molti anni fa. È certo che da allora l’appartamento non è stato più accessibile. L’articolo continua con la storia di altre case similmente affette da fenomeni paranormali. Sono sempre stata scettica per quanto riguarda la magia, le arti oscure e altre stronzate simili, eppure queste letture mi hanno messo un po’ d’inquietudine. Non tanto per la storia del sangue dai rubinetti e nemmeno per le finestre e le porte scricchiolanti, il vero problema, quello che mi impaurisce maggiormente, è che l’abitazione in questione è proprio quella che si trova un piano sotto di me. Ma chi diavolo è sto Morfen? Butto sul letto la cartellina blu con gli articoli di giornale e mi dirigo verso lo studio, accendo il computer, vado in cucina prendo uno yogurt dal frigo e torno in salotto, mi siedo davanti al pc e mi connetto: internet, una santa cosa, con un clic del mouse hai tutte le informazioni che vuoi, e con una velocità sorprendente, come avranno fatto i nostri nonni a vivere senza?digito google e mi si apre l’home page del motore di ricerca. Morfen. Nessun elemento trovato, forse volevi scrivere Morfina? Morfina? No che non volevo scrivere Morfina, dannato aggeggio! Che c’entra la morfina poi?bhà…s’è capito, oggi non è giornata. Meglio se me ne torno in camera mia e guardo un po’ di tv. Lascio il computer acceso, attraverso il corridoio e mi rifugio nella mia “tana”, mi siedo sul divanetto arancione e accendo il televisore, “l’albero azzuro” no, “robin hood” nemmeno, “la prova del cuoco” ma chi se ne frega! Ecco, il tg, non essendoci niente di meglio guarderò questo. Come sto per adagiarmi sui cuscini squilla il telefono, e ti pareva! Mi alzo alla ricerca del cordless che ovviamente non si trova mai, lo sento suonare dalla stanza dei miei, ma quando arrivo lì ha già smesso, avevano fretta evidentemente!torno in camera mia, il telefono riprende a squillare, ma che pizza! Sai che c’è di nuovo? Non voglio rispondere! Se è importante richiameranno. Sono finalmente stesa sui cuscini nella mia stanza davanti al telegiornale, era pur ora di rilassarsi un po’…allora vediamo cosa c’è di nuovo dal mondo? Il papa ha inviato un nuovo messaggio di pace…blablabla…il premier ha parlato chiaro…blablabla…suona la porta, ah ma non mi vogliono proprio far star tranquilla!? –Non ci sono per nessuno!- urlo, suonano ancora –Edel fammi il piacere apri!- è la voce della madre di Marco, che vuole da me? Mi alzo -Arrivo!- prendo una camicia dall’armadio e me la infilo al volo esco di corsa dalla stanza e apro la porta, Sandra ha il volto contratto, sembra preoccupata –oh grazie al cielo!- esclama, la guardo un po interdetta –è successo qualcosa?- -dov’è Marco?- dov’è Marco?e io che ne posso sapere, tra noi è finita, sono solo fatti suoi dov’è! Apro la bocca per risponderle, ma non mi lascia dire niente –è da ieri che non si fa vedere a casa, ho provato a telefonargli ma risulta sempre irraggiungibile, da Fabio non c’è e nemmeno da Chiara, speravo tu sapessi dirmi qualcosa, sono in pensiero! Non vorrei che gli fosse successo qualcosa!- ora sono preoccupata anch’io. Dove si può essere cacciato? – Sandra sta tranquilla avrà il cellulare scarico, si vede che è andato a dormire da qualche compagno dell’università, non c’è motivo di preoccuparsi!- cerco di tranquillizzarla, ma non sono tanto convinta nemmeno io, Marco non è il tipo che dorme fuori e non avvisa a casa e poi con una madre ansiosa come Sandra, fa sempre di tutto per non darle pensieri. E lei lo sa. Cosa diavolo gli sarà capitato? Cerco di ricordare se ieri mi ha detto qualcosa a riguardo, ma non mi viene in mente niente, so solo che quando ci siamo lasciati lui era a pezzi almeno quanto me, forse non avrà avuto voglia di tornare a casa, forse non voleva vedere nessuno. Spero solo che non sia andato a bere da qualche parte, oh Marco, Marco, quanti pensieri che mi dai…se ti succede qualcosa…dio non voglio nemmeno pensarci! Invito Sandra ad entrare –hai bisogno di rilassarti, ti preparo un thè!- -no Edel davvero, torno a casa, faccio un po’ di telefonate, se sai qualcosa avvertimi, mi raccomando!- -certo, tranquilla!- Sandra si allontana giù per le scale, abita due piani sotto di me, proprio di fronte all’ “appartamento del diavolo”.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=112720