Tomosu uta ni kizu nado iyasenu

di Ami For a Dream
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 01 Tomosu uta ni kizu nado iyasenu ***
Capitolo 2: *** Tomosu uta ni kizu nado iyasenu 02 ***
Capitolo 3: *** Tomosu uta ni kizu nado iyasenu 03 ***



Capitolo 1
*** 01 Tomosu uta ni kizu nado iyasenu ***


Non è passato molto tempo dal postaggio dell’ultimo capitolo di ‘Silenzio’ e questa è l’ultima ff intera che ho a disposizione, poi davvero non so quanto tempo passerà prima che scriva qualcosa di nuovo.

Il titolo ‘Tomosu uta ni kizu nado iyasenu  è un verso di Dim Scene, canzone che amo visceralmente. Il suo significato è pressoché questo: “ Ma la canzone luminosa non può guarire le mie ferite “. Credo che ci vada a pennello in questa ff.

Saranno tre capitoli in tutto, come al solito cercherò di postare un capitolo a settimana ^-^

Spero che sarà di vostro gradimento.

Titolo: Tomosu uta ni kizu nado iyasenu

Pairing: Uruha/Ruki - Aoi/Uruha

Questa storia tratta tempi omosessuali, anche se lievemente accennati, non racconto fatti realmente accaduti è tutto frutto della mia immaginazione, i personaggi non mi appartengono e infine, non scrivo a scopo di lucro.

 

Buona lettura.  

 

 

 

 

Tomosu uta ni kizu nado iyasenu.

01

 

 

 

Seduto sul divano di pelle nera, fissando un punto fisso dello schermo della tv a quaranta pollici rigorosamente spenta, una bottiglia di birra rigorosamente a metà; senza badare alle altre sette che sono riverse a terra abbandonate dopo essere state svuotate del loro liquido.

Cerco un motivo, una scusa plausibile per non correre a casa sua, per non prenderlo a pugni come invece ogni cellula che compone il mio corpo, mi grida di fare.

Le sento indistintamente, una ad una, loro che cercano di convincermi, vogliono che io commetta questo brutto gesto nei suoi confronti e non so fino a che punto sarò in grado di trattenermi.

Perché in realtà voglio farlo, voglio far sanguinare quelle superbe labbra rosee come boccioli di rosa; come lui sta facendo sanguinare il mio cuore da tanto tempo.

Si prende gioco di me, riesce a farmi fare cose che non farei mai per nessun altro al mondo, questo perché sono debole e lui lo sa.

Mi incazzo, perché IO non sono così, sono un ragazzo forte, deciso e testardo; solo di fronte al suo sguardo divengo una lumachina dal guscio debole, una di quelle che sicuramente sarà mangiata o schiacciata.

Lui riesce a fare tutto questo, ogni giorno mi mangia, mi schiaccia e poi mi getta via lontano; per iniziare il giorno dopo a fare tutto d’accapo.

Dovrei essere io a dire basta.

Dovrei essere io quello che ora, dovrebbe prendersi la sua rivincita.

Dovrei essere io adesso, quello felice e non lui.

Invece sono qui, a bermi il dolore che affligge il mio petto, fino a ubriacarmi e non ricordarmi neppure il mio nome; perché se penso al mio nome, lo sento sussurrato dalle sue labbra. Da quelle corde vocali che incantano il pubblico, che incantano me.

Fa male, dannatamente male, mi strazia il solo pensiero che domani mattina dovrò vederlo, dovrò parlarci, dovrò sorridergli, dovrò dirgli di fumare di meno, dovrò.

Ed è proprio qui che iniziano i pensieri malsani, quelli che mi fanno tramare alle sue spalle, quelli che mi spingono ad escogitare un piano per fargli male. Per vedere in quegli occhi che amo più di ogni altra cosa al mondo, sofferenza.

Perché avrei la mia rivincita, anche se quella sofferenza non sarebbe comunque paragonabile alla mia.

Perché io soffro da così tanto tempo, che ormai non so più cosa voglia dire essere sereno. Alzarsi la mattina, senza avere un peso sul petto, come se poggiato su di esso ci fosse un macigno.

Il telefono che inizia a squillare vorrebbe distrarmi dai miei pensieri, dai miei dolori, ma sono così bravo e diligente che non gli permetterò di farlo; abituato a vivere nel dolore, mi crogiolo in esso senza forse volerne uscire veramente. Perché sono quattro anni che vado avanti in questo modo, quel dolore fisso che fa sì che io capisca che sono ancora vivo.

Parte la segreteria telefonica, dove la mia stessa voce invita a lasciare un messaggio, dopo il segnale acustico posso udire un’altra voce, quella che amo, quella che odio. Mi chiede se ci sono, di rispondergli che è una cosa importante, resto immobile, non un fiato, anche i polmoni hanno smesso di adempiere al loro dovere. Perché non posso, non posso alzarmi da qui, non posso raggiungere il telefono e assolutamente, non posso parlargli.

Per oggi ho dato fin troppo, le scorte di pazienza e di forza vanno affievolendosi; mi sento svuotato da tutta la vitalità che una volta faceva parte di me. Mi ha tolto tutto, anche la voglia di vivere, di suonare; non trovo più piacere nei live, non trovo più stimoli per comporre.

Mi viene da ridere a pensare che in passato era proprio lui la mia musa, mi bastava pensare ai suoi occhi dolci e duri allo stesso tempo per scrivere miriadi di melodie, come Cassis. Ogni volta mi diceva che ero un genio, un fottuto genio, e io volevo tanto rispondergli che era grazie a lui se ci riuscivo.

La chiamata viene agganciata e posso riprendere a respirare, portandomi di nuovo la bottiglia alle labbra e scolandola del tutto, fino a che nemmeno una goccia resti al suo interno. La guardo, la fisso, ci rivedo dentro a quel vetro vedere, pezzi della nostra vita passata; quando era amicizia vera la nostra e non ciò che è divenuta con il tempo.

Sapevo di non dover cedere alla mia debolezza, perché sapevo nel profondo del mio cuore che non mi amava. Era afflitto quel giorno e voleva sfogarsi, Takanori non si sfoga mai come qualsiasi altra persona farebbe, no, lui deve distinguersi anche in questo. Sempre sopra le righe, anticonformista e controcorrente.

Tutti vanno a destra? Lui va a sinistra.

Tutti salgono? Lui scende.

Lo amavo per questo, anzi, lo amo per questo. Adoro il suo carattere forte e deciso, amo il suo essere dolce con chi vuole, ma rude e crudele con chi se lo merita.

Mi chiedo quale sgarbo, quale errore ho commesso io nei suoi confronti, per farmi tutto questo male.

Quella sera, quella maledetta sera, non dovevo permettergli di fare sesso con me. Perché se per lui di sesso si è trattato, per me era amore. Ho sperato, pregato con tutte le mie forze che dopo quella notte insieme, lui si accorgesse del mio cuore sanguinante.

Evito di dire, che così non è stato.

Non contento ancora di quanto la mia testa giri, mi alzo e lentamente, molto lentamente raggiungo la cucina senza evitare che qualche sbandamento mi colpisca, costringendomi ad appoggiarmi con una mano al muro, ma resisto. Qui apro l’anta del mobile ed estraggo una bottiglia di Jack Daniel’s, quella che tenevo per le occasioni importanti, questa è un’occasione importante.

La guardo come lei guarda me, a piedi scalzi raggiungo di nuovo il divano dove mi lascio cadere. La stappo, la alzo di fronte ai miei occhi brindando a lui e mando giù quanto più alcool posso, fino a che le pareti del mio tratto gastrico non iniziano a bruciare e allora mi fermo; devo riprendere fiato. Alcune lacrime scendono dai miei occhi, quindi mi costringo a dire che è solo una reazione normale, all’eccessiva quantità di whiskey che ho bevuto. È facile mentire a se stessi, al proprio cuore, quando in corpo si ha tutto questo alcool. Quindi quella realtà fittizia che ho creato diviene reale, sento i sensi quietarsi e i ricordi farsi vaghi e confusi, mentre continuo a mandare giù l’amico ambrato, quello che cura tutti i dolori, quello che riesce a farmi stare meglio.

 

Un colpo.

Un altro ancora.

Cerco di aprire gli occhi, di metabolizzare dove mi trovo, ma ciò che ricavo è solo una fitta tremenda alla testa.

Di nuovo un colpo, ma a questo si aggiunge una voce.

Non riesco a capire di chi si tratti, forse è uno di quei sogni confusi, quindi mi rilasso di nuovo cercando di far passare l’atroce mal di testa. Ma se sento dolore, forse non è un sogno come penso.

« Kouyou! »

Mi sento chiamare da qualcuno, dunque cerco di aprire nuovamente gli occhi, questa volta con successo, una luce accecante mi perfora le pupille, costringendomi a serrare le palpebre e a portare una mano d’innanzi agli occhi per farmi ombra.

Sento la serratura scattare, la porta aprirsi e qualcuno ringraziare qualcun altro, poi il tonfo della porta che si richiude e dei passi. Essi sono veloci, ma si arrestano proprio quando li sento vicini a me.

Ora sono più lucido di pochi secondi fa, quindi ricordo tutto.

« Puzzi » la voce gelida del mio secondo chitarrista.

So che ha ragione, ho bevuto talmente tanto che saprò di alcool misto a sudore, non mi sono cambiato ieri e non ho fatto nemmeno la doccia; sono pietoso e mi vergogno a farmi vedere in questo stato da lui.

Lui che è sempre perfetto, impeccabile, splendente.

Tutto quello che è stato donato a lui, lo hanno tolto a me.

Se avessi la sua grazia, la sua eleganza, forse Takanori mi guarderebbe con occhi diversi.

« Vattene..Yuu.. » soffio, senza togliere la mano da davanti agli occhi.

« Ma quanto Cristo hai bevuto? » mi chiede, ma forse non sta parlando nemmeno con me.

Non rispondo, può tranquillamente tirarle lui le somme; sento il rumore del vetro che cozza, sta raccogliendo le bottiglie.

« Da coma etilico.. » lo sento bofonchiare a mezza bocca.

In tutto questo riesco comunque a vegetare, non ho la forza nemmeno per alzare un dito, figuriamoci parlare o addirittura affrontare una ramanzina.

« Mi avete rotto il cazzo tutti e due ora » è arrabbiato con me, con Taka, perché questa situazione va avanti da troppo tempo per passare inosservata agli occhi di chi ci vive quotidianamente.

« Sono sveglio… » gli faccio notare, per arrestare quel borbottio che mi da ai nervi.

« Sveglio, che parolone.. » dice sarcastico, ma a me non viene da ridere.

Torna in salone e apre le finestre, lo deduco dal rumore e dal gelo che entra da essa; rabbrividisco ma evito di chiedergli di richiuderla, sta facendo prendere aria a questa stanza che puzza come un’osteria.

« Alzati Kou » non è una richiesta.

Non mi muovo restando immobile, lo sento sospirare esasperato.

« Mi sembri un cazzo di ragazzino, alzati ho detto e vatti a fare una doccia » la sua voce è più gelida dell’aria che entra dall’esterno.

Ma non posso fare a meno di starmene fermo, non riesco ad accontentare la sua richiesta. Mi sento alzare di peso, preso dal colletto della camicia, solo ora apro gli occhi vedendo la sua figura. Il volto ombrato, gli occhi rabbiosi, le labbra strette in una morsa disgustata dalla scena pietosa che si è trovato davanti. È qui che reagisco, puntando i piedi e afferrandogli i polsi; lo stacco da me spingendolo indietro, preso alla sprovvista cede di qualche passo. Punta il suo sguardo furibondo nel mio, dovrei abbassare gli occhi perché sono in torto marcio mentre lui nella ragione, ma non lo faccio.

Non sono abituato a cedere, a chiedere aiuto e non inizierò ora.

Non sono ubriaco, ma sento ancora l’alcool scorrermi nelle vene, sono potente solo grazie a quello.

Mi avvicino a lui, lo guardo dritto negli occhi, tutta quella rabbia che vorticava nelle sue iridi, profonde e nere come un pozzo senza fondo, ora è svanita.

« Perché sei qui..Yuu.. » il suo nome lo sussurro sensuale e se fossi nel pieno delle mie facoltà mentali, mi fermerei adesso, quando sono ancora in tempo.

Lui assottiglia gli occhi, forse capendo, forse solo per la rabbia che davvero prova nei miei confronti.

Non gli ho mai parlato del mio amore per il nostro piccolo vocalist, del dolore che provo ogni volta che lui mi parla delle sue conquiste, delle volte che ho saputo dei tradimenti subiti dal suo compagno.

« Perché sei mio amico, ecco perché Kou » vuole tenere un tono sicuro, ma questo accade con scarso successo, la sua voce trema e io mi sento vittorioso.

Allungo la mano in sua direzione, prendendogli la sua ma lui la ritrae come se si fosse scottato.

« Me ne vado, ho sbagliato a venire qui » tenta di fuggire, cercando di sorpassarmi per raggiungere la porta di uscita; unica via di salvezza.

Ma prima che possa davvero arrivarci lo fermo afferrandolo per il polso, sono più forte di lui quindi non mi riesce difficile far cozzare la sua schiena contro il muro del corridoio. Premo con il mio corpo contro il suo, spingo il polso contro il muro all’altezza del suo volto, mentre con l’altra mano arresto un suo tentativo di schiaffeggiarmi. Con questa manovra urtiamo il vaso di vetro con dentro i fiori, esso cade a terra infrangendosi e permettendo all’acqua contenuta al suo interno, di spargersi sul pavimento.

Alzo lo sguardo da esso a lui, il suo collo dalla pelle diafana, il suo profumo che mi inebria i sensi, lo bacio sentendo il suo ribrezzo, percependo benissimo che non vuole e il suo tentativo di sfuggirmi me ne da la conferma.

« Smettila Kou… » la supplica uscita dalle sue labbra, con la voce spezzata dal terrore.

Mi blocco, rinsavendo tutto d’un tratto, come se qualcuno mi avesse schiaffeggiato ma con più dolore.

Mi stacco da lui tremante per il gesto che ho commesso, per i pensieri terrificanti che ho fatto su di lui, proprio lui che ha subito quella violenza un anno fa.

Lo guardo negli occhi, anch’essi terrorizzati come la sua splendida voce. Lo lascio andare, staccandomi da lui. Uno schiaffo si abbatte potente sulla mia guancia ed io accuso il colpo, convinto che sia nel pieno diritto di darmelo.

« Scu…sa… » sussurro, lo sguardo ancorato a terra, con il volto ancora voltato verso il lato opposto a cui ho ricevuto il colpo.

« Proprio tu mi fai questo Kou?! » grida per la rabbia e per il terrore appena scemato.

Come prima resto immobile, in silenzio, con quel peso sul cuore che ora è aumentato almeno del doppio; alla sofferenza per Takanori, ora si è aggiunta anche quella per Yuu.

« Mi chiedi perché sono venuto?! Per te idiota! Per il ragazzo che mi ha aiutato a sconfiggere la paura, per colui che mi è stato accanto nel periodo più buio della mia vita! Per colui che mi accarezzava i capelli dicendomi di tranquillizzarmi, dopo essermi svegliato da un terribile incubo riguardante il mio aggressore! Ecco perché IDIOTA! » urla ed ha tutto il diritto di farlo.

Non esita a buttarmi in faccia la verità, quella notte in cui ha subito quella violenza Yuu è cambiato nel profondo, vedere il terrore prendere forma nei suoi occhi era straziante. Gli sono stato accanto come non mai, riuscendo piano piano, a farlo tornare quello di sempre, o quasi.

Sono un bastardo egoista, non merito la sua amicizia.

« Vai Yuu.. vai via..lasciami solo.. » sussurro.

« No » aggrotto le sopracciglia non capendo, se fossi stato in lui me ne sarei andato.

Alzo, in un attimo di estremo coraggio, i miei occhi su di lui e mi chiedo che sia tutta quella dolcezza che vedo nei suoi.

Gli occhi iniziano a bruciare, ma con tutte le mie forze caccio indietro le lacrime che vorrebbero far bella mostra di se, rivelando in questo modo tutta la mia debolezza.

« Perché..? Voi che ti aggredisca di nuovo? » voglio che se ne vada.

« Non lo farai Kou.. » i toni duri di poco fa sono solo un vago ricordo.

Cerco di dare tutta la mia attenzione al quadro appeso al muro alla mia destra, ritrae un paesaggio verde, con una bicicletta poggiata ad un albero; se non ricordo male è stato un regalo di mia sorella.

Con la coda dell’occhio percepisco i suoi movimenti, a qualche passo per polverizzare la distanza tra di noi.

« N-o.. » faccio un passo indietro, sbalordito dal mo stesso tono di voce, sto cedendo, la maschera si sta sgretolando di fronte ai suoi occhi e non voglio che accada.

« Kou..per favore.. » alza un braccio, per toccare con un dito il mio volto e di nuovo indietreggio.

« Va-ttene..Yu-u.. » non posso chiudere gli occhi, altrimenti le lacrime avrebbero la meglio scivolando giù, sulle mie gote.

« Ricordi Kou, per quante volte ti chiedessi di andartene, tu sei rimasto sempre al mio fianco, imponendomi la tua presenza » è vero, mille e più volte mi ha urlato di andarmene, di lasciarlo solo ma mai una volta l’ho assecondato.

Ora so cosa deve aver provato lui a farsi vedere in quello stato, spezzato dalla sofferenza.

Ma io non sono lui, è proprio qui la nostra più grande differenza, tra me e lui c’è un abisso.

 

Bene per il momento è tutto, diciamo che in questo capitolo si iniziano a capire delle cose, al prossimo,

ciu! <3

 

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Capitolo 2
*** Tomosu uta ni kizu nado iyasenu 02 ***


È passata una settimana esatta e sono qui a postare, non ci credo nemmeno io, ma è così u.u

Grazie a chi ha recensito, chi l’ha inserita nei preferiti e chi tra le seguite, arigatou gozaimasu m(_ _)m

Buona lettura! <3

 

 

Tomosu uta ni kizu nado iyasenu.

02

 

Prima che Yuu possa muovere un solo altro passo, mi precipito verso la porta del bagno, sento i suoi passi veloci dietro di me e prima che possa effettivamente raggiungerla, riesce ad afferrarmi e ad arrestare questa folle fuga.

« Aspetta Kou! » mi stringe talmente forte che in queste condizioni, non riesco a ribellarmi.

Sento le spalle tremarmi, la gola in fiamme, gli occhi bruciare nel tentativo di piangere; tutto il mio corpo sta cercando di sfogarsi, per liberarsi di questo ammasso di poltiglia nera che si è accumulata dentro di me in questi anni.

Ma io non sono pronto, non almeno a lasciarmi andare in questo modo, non di fronte a qualcuno.

« Lo so cosa stai pensando, che non vuoi farti vedere debole da me… che vorresti stare da solo, ma pensa a quello che abbiamo condiviso insieme.. » fa una pausa, per permettere al mio cervello lento a ragionare, di assimilare le sue parole dette con estrema dolcezza e senza una punta di presunzione.

Abbiamo passato dei momenti intimi e delicati insieme, istanti lunghi anni, nei quali le sue spalle sembravano non voler cessare di tremare ed io, nel tentativo di calmarlo gli sussurravo che non era solo, che non lo avrei lasciato e che tutto sarebbe passato.

Dunque, come posso ora negargli di prendersi cura di me, dopo che lui mi ha donato il suo cuore e la sua anima, quando la sua vita era troppo buia e dolorosa per prendersene cura lui stesso?

Lascio cadere le mie braccia lungo i fianchi in segno di resa, piano mi prende le spalle voltandomi verso di lui; oramai le lacrime sono scivolate lungo le gote e copiose cadono sulla camicia sgualcita.

I suoi occhi sono tristi, le sue labbra all’ingiù mi fanno capire quanto gli dispiaccia vedermi in questo stato.

« Grazie Yuu.. » sussurro.

Scuote leggermente il volto « Non devi ringraziarmi » mi abbraccia stretto, in questo calore e affetto mi crogiolo, ricordando dopo tanto tempo il significato di calore umano.

Il pianto è silenzioso, non sono mai stato una persona espansiva, mi sono sempre nascosto e così continuo a fare, senza mai fare scenate o dare spettacolo di me.

Anche sul palco sono così, se non fosse per il live che me lo impone, potrei tranquillamente suonare le mie canzoni in un angolo, senza che nessuno mi veda. Perché quando sono lì sopra, quando compongo e suono, vendo i miei pensieri, i miei sentimenti e non il mio aspetto. In quelle musiche, c’è la mia anima.

Anima che so aver venduto al diavolo, un patto di sangue che mi legherà a vita finché non esalerò l’ultimo respiro, essa apparterrà a lui fino al giorno della mia morte, non l’avrò mai indietro prima del tempo.

Restiamo così, in piedi fermi di fronte la porta del mio bagno, so che Yuu mi donerà tutto il tempo di cui necessito, non si tirerà indietro come ho fatto io in passato.

Mi scosto da lui quando sento di stare meglio, se così si può dire, il mio cuore continua a sanguinare ma almeno le lacrime hanno cessato di scorrere.

Mi asciugo il volto con un lembo della camicia, per poi alzare gli occhi in quelli leggermente più sereni di Yuu.

« Mi faccio una doccia e poi andiamo a lavoro, ok? » gli dico con un mezzo sorriso.

« Se vuoi, chiamo Yutaka e gli dico che non andiamo, possiamo dirgli che ti senti poco bene »

Scuoto la testa « No, ce la faccio, ho solo bisogno di lavarmi » non mi sono mai tirato indietro, nemmeno quando mi è capitato di stare male veramente e non inizierò ora.

« Come vuoi tu Kou, ti aspetto di qua » indica la salone.

Sorrido e annuisco prima di sparire nel bagno, chiudo la porta ma senza girare la chiave, so che non entrerà nessuno a disturbare questo attimo di solitudine.

Lavo via tutto lo sporco che è in me, come se con questo gesto possa cancellare anche tutto il male che mi sto auto-infliggendo; via l’alcool, via il mio amore per Takanori e via anche il sesso che abbiamo fatto, se fosse vero sarei a cavallo, invece, quando la doccia è finita mi ritrovo solo con un corpo pulito ma una mente devastata e marcia.

Ripenso a quello che ho fatto poco fa a Yuu, al terrore che gli ho indotto con cattiveria assurda e tutto, solo per far del male all’uomo che amo. Mi chiedo se davvero potrei passare sopra tutto e tutti, pur di raggiungere il mio scopo. Mi chiedo se non ci fosse stato Yuu, mi sarei fermato o sarei andato diritto per la mia strada, senza pensare alle conseguenze di un gesto simile, al dolore che ne sarebbe scaturito dopo.

Con gesti veloci e naturali, asciugo il mio corpo e i capelli, la mente ben lontana da ciò che sto facendo, vorrei davvero trovare qualcosa che mi desti e non mi faccia più pensare a lui.

Esco dal bagno avvolto nel mio accappatoio, subito il volto di Yuu si gira verso di me, tra le dita tiene una sigaretta fumante e un piccolo rivolo di fumo abbandona le sue labbra.

Gli sorrido appena e lui ricambia, non siamo mai stati così vicini come ora, quella bruttissima esperienza ci ha aiutati ad abbattere quel muro che si era creato.

Ho scoperto che Yuu è una persona bellissima, un mondo tutto da scoprire celato benissimo dietro un velo di finta arroganza e strafottenza. È così dolce e altruista che non lo avrei mai immaginato, nonostante tutto quello che gli era capitato, il dolore che era costretto a subire, quando mi vedeva strano mi chiedeva sempre cosa ci fosse che non andava. Metteva da parte se stesso, solo per me.

Tutto questo in qualche modo mi ha cambiato, ho scoperto che nella vita ci sono altre priorità, come aiutare il mio amico a stare meglio, perché Yuu è mio amico anche se ero convinto del contrario. Mi rammarico del fatto che me ne sia accorto solo ora, che siano dovuti passare ben dieci anni prima di acquistare questa consapevolezza; però, mi posso consolare con questi attimi solo nostri, in cui nessun’altro mai entrerà.

« Che c’è Kou? » la sua voce mi desta, come un cretino sono rimasto immobile a guardarlo.

« Oh! No, nulla.. mi vado a..a vestire » in un baleno m ritrovo nella mia stanza da letto, dove il letto a due piazze mi accoglie intatto e la mia cara, dolce e amata Hellion poggiata su di esso; almeno lei ha dormito bene.

In tutta fretta mi vesto con dei jeans e una felpa nera, siamo già in ritardo e non voglio mettere ulteriormente nei guai Yuu, quindi devo fare velocemente.

Appena sono pronto torno sui miei passi raggiungendo Yuu, il quale mi aspetta sempre seduto sul divano.

« Pronto? » mi chiede non appena mi vede spuntare.

« Sì, sono pronto » in mano tengo Hellion contenuta nella sua custodia rigida.

« Sei sicuro? » mi chiede costringendomi a voltarmi verso di lui per rassicurarlo.

« Sì Yuu, sono sicuro. Perché se così non fosse, se davvero io non riuscissi a vedere Taka nemmeno per lavorare, significherebbe dover lasciare la band e francamente, mi ha tolto già troppo… » parlo velocemente e tutto d’un fiato, voglio essere sincero con lui perché se lo merita.

Annuisce piano, ma non si muove quindi aspetto che mi dica ciò che ha da dire.

« Hai ragione Kou, è esattamente così che devi reagire. Ma vedi, non è colpa sua se ti sei innamorato di lui e lui no.. capisci quello che voglio dire? »

Certo che capisco quello che sta gentilmente tentando di dirmi, sente il rancore che ho nei confronti di Takanori e, anche se sono legittimato dal dolore che provo, non lo sono nei suoi confronti.

È vero che ha fatto sesso con me ed era sbagliato, ma l’errore è stato di entrambi, se davvero lo volevo e se fossi riuscito ad esser più forte e ad impormi su me stesso, avrei potuto benissimo evitare di avere un rapporto così intimo con lui.

« Sì Yuu, capisco quello che vuoi dire e ti prometto, che cercherò con tutto me stesso di non cedere al rancore che provo… devo dimenticarlo Yuu, perché lui non mi amerà mai,  sarò per sempre il suo migliore amico e questo mi fa ancora troppo male.. »

Annuisce di nuovo, è come se negli occhi avessi viso un peso in meno da portare.

« Grazie Kou e ricordati, io ci sarò sempre, basta uno sguardo e io ti capirò e quando capiterà che io non ci sia, chiamami.. » ha messo così tanta enfasi nel pronunciare queste parole, che non posso far a meno di annuire.

« Promesso » dico come incantato dalla sua voce.

Lasciamo il mio appartamento diretti allo studio, dove gli altri ci staranno già aspettando e mi chiedo come mai non ci abbiano già chiamato, ma forse hanno contattato Yuu quando io ero in bagno, decido di chiederglielo.

« Yuu, ma ti hanno chiamato dallo studio? »

« Mmhh » annuisce, senza aggiungere altro.

Come immaginavo infatti « E che gli hai detto? » nel frattempo ci stiamo avvicinando alla mia macchina.

« Che hai rotto la macchina e non ti partiva, quindi ti sono venuto a prendere » risoluto e sorridente, indica la sua Jaguar poco distante dalla mia.

Storco la bocca di lato, scocciato di non poter prendere la mia auto per andare a lavoro, per di più ora mi toccherà inventare qualche scusa con Akira, perché sicuramente vorrà dare un’occhiata al guasto, anche se poi non ci capisce nulla di motori, ma lui è fatto così e non vorrei cambiarlo per nulla al mondo.

Pensare a lui mi scaturisce un risolino, è un buon amico e un ottimo fratello da una vita ormai.

« Ok » assecondo Yuu, in fin dei conti lo ha fatto solo per aiutarmi.

« Che ti ridi? » mi chiede a sua volta sorridente Yuu.

« Pensavo ad Aki, ora mi toccherà inventare qualche scusa per non far vedere la macchina al nostro grande meccanico » rido ancora di più, prendendo in giro Akira ad alta voce.

La risata di Yuu si alza nell’aria e tutto mi sembra più bello e leggero, come se le angosce che mi hanno portato a bere così tanto ieri, non fossero mai esistite.

« Sono sicuro che qualcosa ti verrà in mente! » continua a ridere, mentre insieme saliamo a bordo della sua auto e allacciamo le cinture di sicurezza.

Vengo investito dall’odore della pelle dei sedili e dal buon profumo di Yuu, resto come destabilizzato in questo limbo di sensi risvegliati; davvero è sempre stato questo il suo odore?

Riesco a percepire la voce di Yuu che continua a parlare, sicuramente continuando a prendere in giro Akira per il suo modo di fare il meccanico ma senza essere in grado di cambiare una candela; ma io non riesco ad uscire da questo stato di catalessi, dove la mia mente e la mia anima si stanno dissetando.

Improvvisamente la sua mano a contatto con la mia spalla mi riscuote, mi volto verso di lui come stralunato.

« Stai bene Kou? » mi chiede di nuovo preoccupato.

Di più.

Per fortuna riesco solo a pensarlo e a non pronunciarlo.

« S-sì, sto bene! » perfetto ho gridato troppo, sono idiota.

« Sicuro..? » mi guarda strano ed ha completamente ragione, mi sembro pazzo.

« E’ solo un leggero mal di testa, ho bevuto leggermente troppo ieri.. » meglio spostare l’argomento in questa direzione.

« Leggermente?! » mi rimbecca lui prontamente, sapevo che gli avrei fatto scordare qualsiasi cosa, non è riuscito a farmi bene la ramanzina, quindi ne approfitterà adesso.

« Va bene, ho bevuto eccessivamente troppo, così va meglio? » occhio da cerbiatto ferito, parte prima.

I suoi occhi si addolciscono all’istante e capisco di avere in mano la vittoria, per la seconda volta in poco tempo, sono un genio.

Sospira prima di parlare « Mi prometti di non farlo mai più? »

Lo guardo diritto negli occhi « Cercherò Yuu, te lo prometto, ma ora sono forte grazie a te.. non so se in futuro mi potrà accadere di nuovo… »

« E in quel caso, sai cosa devi fare »

« Ti chiamerò » ribatto.

« Esatto Kou, non dimenticarlo mai »

« Promesso » più sincero di così, non sono mai stato in vita mia.

Credo che gli sia andato bene, perché si sistema meglio e avvia il motore della Jaguar che con un rombo potente, ci fa capire di essere sveglia e attiva già da subito.

È una grande macchina questa,decisa, elegante, bellissima; sicuramente degna del suo padrone.

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** Tomosu uta ni kizu nado iyasenu 03 ***


E un altro Martedì è arrivato, quanto corre il tempo! O_O postando così ogni settimana e senza sgarrare, mi accorgo di più che i giorni volano. XD
Con questo capitolo si conclude la fanfiction, così anche questa è andata e (questa volta per davvero XD) non ho più nulla di pronto da postare. >_<

Quindi, non so quanto tempo passerà prima che posti qualcosa di nuovo, anche se sono in piena scrittura di una nuova, sono arrivata al 13° capitolo, ma ancora non è finita e non so quanto sarà lunga, ma per questo ci sarà tempo e luogo migliore di questo per spiegare la sua storia XD  

Buona Lettura,

ci vediamo in fondo ^^

 

Tomosu uta ni kizu nado iyasenu.

03

 

Io e Yuu scendiamo dalla sua auto, non appena essa viene parcheggiata magistralmente dal suo padrone. L’aria fresca di Tokyo ci accoglie come di consueto, il cielo è così sereno e non sembra reale per quanto è bello.

Osservo il mio amico aprire il portabagagli per estrarre En dal suo interno e metterla a tracolla, poi con un gesto secco della mano, lo richiude e preme il pulsante di chiusura automatica sul telecomando; la Jaguar ubbidisce con un leggero suono.

« Andiamo » dice raggiungendomi.

Annuisco senza parlare e insieme entriamo negli studi di registrazione, come al solito tante persone che camminano indaffarate ci passano di fianco; noi continuiamo per la nostra strada fino a che non raggiungiamo la meta.

La sua mano decisa si poggia sul pomello della porta e lo fa girare, permettendoci così di fare il nostro ingresso.

All’interno della sala registrazione c’è il più completo silenzio, seppur posso contare ben sei persone al suo interno; tutti si voltano verso di noi, tranne Takanori che con le cuffie sulle orecchie non ha sentito alcun rumore, non accorgendosi così del nostro arrivo.

I loro volti sono stanchi e tesi, ci salutano tutti con un gesto del viso che Akira accompagna anche con uno della mano.

Poggio il mio strumento vicino a quello di Yuu e lo seguo subito dopo, avvicinandomi insieme a lui ai nostri compagni di band.

« Che succede? » chiedo ai presenti.

Akira alza il suo sguardo su di me « Non gli piace, sono cinque volte che l’arrangiamo in modi differenti, ma nessuno gli va bene » è esaurito, lo percepisco dal tono di voce che usa. Ma sono sicuro che di fronte a Takanori, non lo dia a vedere.

« Scusateci del ritardo » dico realmente dispiaciuto.

« Non fa nulla » risponde sereno il nostro amato riida.

I miei occhi, hanno evitato sapientemente di posarsi su una presenza che non centra nulla qui dentro. L’ho visto appena ho varcato la soglia dello studio, ma il cervello lo ha baipassato con astuzia e prontezza.

Mi chiedo cosa ci faccia qui il compagno di Taka, per quale assurdo motivo me lo deve piazzare davanti anche quando devo lavorare, ma con tutte le mie forze cercherò di continuare ad ignorarlo.

Lo sguardo di Yuu indugia su di me e posso ben immaginarne la motivazione, quindi decido di rassicurarlo.

« E’ tutto ok Yuu, tranquillo sto bene » sussurro, ma in questo silenzio è come se avessi urlato.

Infatti tutti i presenti mi guardano ed io vorrei sotterrarmi, non mi piace stare al centro dell’attenzione.

« Ha mal di testa » come al solito Yuu corre in mio soccorso. 

« Prendi un analgesico » mi consiglia Yutaka « La giornata sarà lunga » aggiunge prima di sorridermi.

« Sì » annuisco, tanto un leggero mal di testa è presente davvero, quindi non mi farà per niente male prenderne uno, o due.

Raggiungo la mia borsa dalla quale estraggo la scatola del medicinale, faccio cadere due pastiglie sul palmo della mia mano e afferrando la bottiglietta dell’acqua sul tavolo, le ingoio senza fatica.

Fumihiro mi guarda insistentemente e per come sono fatto, lo manderei a quel paese con un gesto della mano; ma cerco di contenermi, non volendo fare scenate nel luogo di lavoro e non di fronte al nostro vocalist. Chi sa cosa penserebbe quel verme, che non è degno nemmeno di calpestare la terra dove cammina Taka, se sapesse che siamo stati a letto insieme. Non nego che la voglia di dirglielo, solo per ferirlo e dargli un po’ del dolore che sono costretto a sopportare io, sia molta; ma come al solito, l’amore che provo per il mio piccolo vocalist mi fa mettere da parte me stesso e ciò che mi farebbe stare meglio, anche se solo per poco.

Torno sui miei passi, di nuovo facendo finta che quella presenza fastidiosa, non sia presente in realtà. Non appena raggiungo gli altri, Takanori si sfila le cuffie, posso vedere i miei compagni e i tecnici che ci aiutano nella registrazione, trattenere il fiato nell’attesa di un verdetto.

Il sospiro di Taka ci fa comprendere, senza il bisogno dell’aggiunta di parole, che c’è ancora qualcosa che non lo convince; la giornata sarà proprio lunga.

« Non capisco cosa ci sia che non vada, ma non scorre.. » proferisce a voce alta.

« Fammi sentire » mi propongo afferrando le cuffie.

I suoi occhi si puntano nei miei, come essi possano essere così belli ed espressivi al naturale, solo Dio lo sa.

« Siete arrivati » soffia senza un particolare tono di voce, ma anche se parla al plurale riferendosi a me e Yuu, guarda soltanto me.  

Mi squadra, cerca di capire cosa ho fatto ieri, per quale motivo abbia ritardato ad un giorno di lavoro come questo e perché, ieri non ho risposto alla sua chiamata.

« Sì scusa del ritardo.. la macchina non andava » mento.

« Sì, lo so.. accomodati.. » mi lascia il posto che prontamente occupo, sistemo le cuffie al loro posto e indico al tecnico di far partire la canzone.

Quando la musica sfuma alla fine tolgo le cuffie, mi volto verso i miei compagni prima di parlare.

« E’ la mia parte che fa schifo » dichiaro sicuro.

« Ma che dici? » è Yuu il primo a parlare.

« Solo quello che ho ascoltato, la mia parte è scoordinata da tutto il resto, ora la arrangio di nuovo… » prendo il foglio con su scritte tutte le varie parti: il basso, la batteria e le due chitarre. Senza tralasciare il prezioso foglio con il testo scritto da Takanori.

Lui non ha detto nulla, perché so già che si era accorto di quale problema si trattasse, ma con me ha un rapporto diverso, non mi dice direttamente le cose come fa con gli alti; lascia che le veda da solo, conosce il mio lato perfezionista che arriva a livelli assurdi come anche il suo.  

Mi isolo nella mia zona, dove ho tutto il necessario per lavorare e con estrema calma, inizio a suonare Hellion, attaccata all’amplificatore e alle cuffie che regalano solo a me le note suonate.

 

Non so quanto tempo sia passato, fino a che non osservo l’orologio al mio polso; le quattro del pomeriggio. Ho lavorato per cinque ore di fila, senza fermarmi, ma penso di essere arrivato ad un buon punto. Ora basta registrare la mia parte e sovrapporla alle altre, per vedere che effetto faccia. Allungo una mano spengendo l’amplificatore, ma senza togliere le cuffie.

« Se potessi ti sposerei, lo sai cucciolo..? » la voce sgradevole di Fumihiro, raggiunge le mie orecchie. Stando in questa posizione, nessuno si è accorto che ho finito di provare le melodie.

« Scemo » la risposta divertita del vocalist.

« Guarda che parlo sul serio » con la coda dell’occhio li osservo, Takanori è seduto di fianco a lui sul divano a due posti, la mano di Fumihiro carezza la sua che è poggiata sulla propria coscia, coperta da un jeans nero aderente.

Si guardano negli occhi e sul volto di Taka è presente un sorriso dolce, un sorriso che non ha mai rivolto a me; perché non è amore ciò che prova nei miei confronti e anche se mi vuole bene come ad un fratello, non è nulla in confronto all’amore che prova per lui.

Il mio cuore si apre in due definitivamente, perché sono consapevole che non sarà mai mio, continuerà a stare con lui, nel bene e nel male, a farsi tradire, litigare correndo da me piangente per poi perdonarlo facendo l’amore con lui; magari dopo aver fatto sesso con me per sfregio.

Ora tocca a me decidere se continuare con questa storia che gira senza fine, o se finirla qui, in questo istante, chiudendo Taka fuori dal mio cuore.

Non sarà una cosa facile, perché io non lo amo semplicemente, ma lo adoro, non riesco ad essere in collera con lui nemmeno se mi dicesse che non valgo nulla, che sono solo un ripiego perché so fare bene sesso.

Gli basta sorridermi perché tutte le mie certezze crollino, perché la mia anima cada sconfitta ai suoi piedi arrendevole e francamente, non so se riuscirò a modificare le cose. 

Si baciano a fior di labbra, ormai tutti sappiamo del loro rapporto, quindi non si nascondono più, non ne hanno motivo e di fronte a noi, si lasciano andare a questi comportamenti intimi.

« Vieni a vivere a casa mia, vuoi? »

I miei occhi si sbarrano, per la domanda posta dal compagno di Taka, ma ancor di più per l’espressione che subito dopo, si è dipinta sul volto di quest’ultimo.

« Stai facendo sul serio anche ora? » gli chiede sorridente.

« Certo, più che mai » lo bacia di nuovo.

Appena il loro intimo contatto finisce, le labbra di Takanori si piagano all’insù, in un sorriso raggiante.

Questa è la mia fine, se prima avevo pensato di essere arrivato al culmine del dolore, ora è mille volte peggio.

« Sì » non riesco a sentirlo realmente, ha parlato così a voce bassa che non avrei mai potuto; ma è come se lo avesse urlato nella mia testa, se non lo avessi guardato, non avrei mai letto la sua risposta sulle sue labbra.

Entrambi sorridono, si baciano di nuovo ed io non so più cosa pensare e come dovrei comportarmi ora; osservo la mano che trattiene il manico della chitarra, le nocche sono bianche.

Non hai proprio pietà di me è Taka?

Stai calpestando il mio cuore senza remore, nemmeno per un secondo ti ha sfiorato il pensiero che potessi farmi del male, che quella notte passata insieme, nel mio letto, dove tu miagolavi come una gatta in calore, per me fosse molto di più.

No, perché io sono il tuo caro amico Kouyou, colui che c’è sempre nel momento del bisogno, ma che si può lasciare in un angolo quando va tutto bene.

Mi alzo sfilando le cuffie dalla testa, le poggio al ripiano di lavoro e subito dopo anche Hellion viene posta sul suo piedistallo.

« Ho finito » dichiaro e tutti si voltano verso di me.

Mi dirigo verso la porta e la voce di Akira, mi raggiunge prima che possa effettivamente varcarla.

« Dove vai Kou? »

« Il pezzo è registrato, ho bisogno di caffè e di pisciare, torno tra un po’ se voi volete iniziare, fate pure » nessun sorriso adorna le mie labbra, sono marmoree, gelide.

« Ok, tranquillo ci pensiamo noi » mi asseconda Yuu.

Sto per andare quando anche Takanori mi ferma « Kou aspetta! » mi volto verso di lui in attesa che parli.

« Prima che vai, dobbiamo dirvi una cosa » sorride felice, perché è proprio così che si sente ed è giusto che sia, ma ciò non muta i miei pensieri.

Quando ha l’attenzione di tutti, sorride ancora di più prima di fare l’annuncio importante; quale io già so.

« Andiamo a vivere insieme » annuncia poi.

Tra lo stupore di tutti, solo il mio volto resta immutato, come se non avesse detto nulla; gli occhi di Yuu saettano da Takanori a me, che resto fermo tra la porta e il corridoio.

« Congratulazioni » anche la mia voce è impassibile, non aspetto oltre per lasciare quella stanza e raggiungere il bagno.

Mi manca l’aria, è rada nei polmoni e per questo mi gira la testa; poggio entrambe le mani ad uno dei lavandini presenti in questa stanza, il grande specchio che prende tutta la lunghezza della parete, riflette la mia immagine diafana. Ho il volto talmente bianco, da fare invidia anche al marmo di Carrara.

Ho bisogno di sfogarmi, ma non voglio piangere e quando mi accade di stare in questo stato, so a cosa vado incontro. Vorrei poter mettere fine a tutte queste sofferenze, ma per farlo ora mi viene in mente solo un gesto estremo, la visione di me a terra sanguinante è troppo vivida per essere ignorata ed ho paura, perché non so se riuscirei a fermarmi.

La porta si apre rivelandomi la presenza del mio migliore amico; Akira, non sorride, non una parola, non un gesto, se ne sta lì di fronte a me tenendo la porta aperta mentre mi fissa.

Dal canto mio mi limito ad osservarlo, senza dire nulla e senza muovere nemmeno un dito, tanto non ne sarei in grado, perché l’ho letto nei suoi occhi il motivo per cui è qui.

Lo sento sospirare e piano chiudere la porta, dove poi vi poggia le spalle.

« Come stai? » mi chiede.

Non rispondo perché mentire non servirebbe e penso, che la visione del mio stato sia comunque palese.

Sospira di nuovo udendo il mio silenzio « Mi dispiace Kou.. »

« Quindi lo sapevi anche tu.. » un sorriso amaro lascia le mie labbra, abbasso la testa, osservando i miei piedi.

« Sì, non mi sono intromesso perché è una situazione che non so gestire.. » è triste.

Non gli chiederei mai di fare una cosa simile, non potrebbe scegliere tra me e Taka, non potrebbe prendere le difese di uno dei due.

« Non preoccuparti per me Aki » alzo i miei occhi su di lui, essi bruciano come non mai, sento di voler piangere fino all’ultima stilla d’acqua salata contenuta nel mio corpo.

Abbassa gli occhi a terra, non capita mai di vedermi in questo stato; sono un ragazzo forte e orgoglioso, quindi non ho mai ceduto alla debolezza e non lo farò nemmeno questa volta.

Prendo un gran respiro, mi sciacquo il volto e lo asciugo con cura, dopo di questo mi volto verso Akira, trovandolo nella stessa posizione di poco fa.

« Andiamo a festeggiare la coppia » dico e la sua testa scatta, puntando le sue iridi scure nelle mie.

« Che vuoi fare? »

« Niente…tranquillo Aki, non farò nulla che disturberà il nostro vocalist… » non potrei fargli del male, mai.

« E tu..? »

« Ti o già detto di non preoccuparti..starò bene » mi avvicino a lui posandogli una mano sulla spalla e stringendo la presa, tutto questo con un bel sorriso dipinto sul volto.

 

 

Insieme ad Akira raggiungo di nuovo lo studio, dall’interno non proviene alcun rumore, quindi penso che stiano lavorando sulla mia nuova arrangiatura; ma quando apro la porta li trovo tutti in piedi.

Gli occhi dolci di Yuu mi accolgono, insieme al suo bellissimo sorriso; in qualche modo riesce a catalizzare la mia attenzione su di lui, facendomi quasi dimenticare di quello che è accaduto.

Si sposta dal loro fianco e ci raggiunge, afferra piano la mia mano e mi guida verso la mia postazione, tutti i presenti non emettono un fiato ed io ammetto, di non capirci molto di ciò che sta succedendo.

« La tua composizione è meravigliosa, proviamola insieme con la mia » sussurra talmente vicino al mio volto, che riesco a captare il sentore di menta delle sue amate Marlboro.

« O..ok.. » riesco a dire, mentre Yuu mi passa la chitarra e afferra allo stesso tempo la sua.

 

 

La figura di Kouyou sparisce nel corridoio, faccio qualche passo verso di lui prima che Akira arresti ogni mio movimento.

« Vado io » mi dice con tono gentile, anche se la sua espressione è tirata.

Lo lascio andare facendomi da parte, lui è il suo migliore amico e credo che vada bene che si parlino ora, altrimenti rischiano di non farlo mai più; Kouyou ha un carattere molto chiuso, anche se sensibile e gentile, potrebbe chiudersi a riccio e non toccare mai più il tasto Takanori.

Gli occhi di quest’ultimo guardano ancora verso la porta, posso solo immaginare cosa stia pensando ora.

« Non credevi veramente che ti sarebbe saltato al collo per la felicità vero? » non voglio essere scortese, quindi cerco di mantenere un tono neutro.

Lui si volta verso di me fermandosi ai miei occhi, nel suo sguardo vi leggo un velo di tristezza misto a paura e forse, la motivazione per la quale ha paura è che non sa come reagirà Kouyou.

« Non farà stupidaggini, perché io non glielo permetterò » dico sicuro.

« Ma..Yuu.. » tenta lui, ma lo arresto prima che continui.

« So tutto Taka, tutto… ma ora tocca a me prendermi il suo cuore.. » ho atteso così tanto questo momento; anche se Kouyou sta male ora e mi dispiace, serviva una cosa simile per farlo arrendere.

Ora che sa di non avere più speranze per una vita insieme a Takanori, io potrò farmi avanti; io che giorno dopo giorno, mi sono innamorato del suo animo gentile, del suo silenzio, della sua risata, delle sue lacrime versate guardando cosa quel losco tipo era riuscito a fare sul mio corpo.

Le carezze che mi ha donato in quel periodo buio della mia vita, le dolci parole sussurrate al mio orecchio quando mi svegliavo in piena notte urlante, il cibo bruciato nel tentativo di prepararmi la colazione, le risate che ne scaturivano subito dopo. Tutto questo a fatto sì che io tornassi ad essere me stesso, mi sono innamorato di lui e ora, lo farò innamorare di me.

Non dice più nulla e quando le sue labbra si muovono per parlare, si arresta per via della porta che si apre di nuovo.

La figura di Kouyou è di nuovo di fronte ai miei occhi e non posso fare a meno di sorridergli, perché se ora sta male, so per certo che riuscirò a guarire ogni più piccola ferita inflittagli da Takanori.

 

La morte ha cominciato

a fiorire sulle pareti,

ogni volta qualcuno

desidera la fine.

La mia canzone che brucia

più di una perdita,

sta affondando nel profondo

dell’oscuro nulla.

 

 

The End

 

 

Eccoci qui, l’ultimo pezzettino in grassetto è il POV di Aoi, ci voleva per concludere l’ff con un senso >_<

Forse non c’è nemmeno bisogno, ma la canzone è Dim Scene ^_^

Ringrazio tutti coloro che hanno letto e recensito, grazie vi voglio bene! <3

Ja ne!

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