CAPITOLO
1: Il Figlio Del Diavolo.
“SIRIUS
BLACK!!”
“Eh...?
che c’è, chi è??” Rispose il ragazzo diciassettenne appena destato
dall’amorevole voce di sua madre.
“TU!!
COS’E’ QUESTA STORIA CHE TI SEI FIDANZATO CON UNA MEZZOSANGUE?!”
“Ehm...
ma chi te lo ha detto?”
Chiese,
e poi intravide suo fratello Regulus mentre, con aria innocente, attraversava il
corridoio alle spalle della loro madre. Il Grifondoro si abbandonò ad un
sospiro, lasciando ricadere la testa sul cuscino in un gesto disperato.
“Vabbè,
insomma, che vuoi da me?!” Chiese per nulla gentile
“LA
DEVI LASCIAR PERDERE! TI AVEVO GIA’ DETTO CHE SEI PROMESSO!! AD UNA RAGAZZA
FANTASTICA CHE SI CHIAMA GRACIOUS LESTRANGE!!”
“Me
lo avevi detto?! E quando?! E... Merlino, mamma! Proprio quel cesso??”
“Ora
non fare l’innocente! Te l’ho detto almeno una volta al giorno da quando sei
tornato per le vacanze!!”
“Non
me n’ero accorto! Comunque non sperarci!”
“Non
sperarci tu!!”
“Ma
mamma! È brutta, è una snob e per giunta è piena di brufoli!”
Nello
stesso momento in cui Sirius pronunciò queste parole, si rese conto dell’errore
tremendo che aveva fatto. Vide la sua genitrice gonfiarsi come un rospo, ed
iniziò una lite come non se n’erano mai sentite prima perfino a casa Black...
peggio di una guerra. Era ormai diventata una gara a chi strillava di più, ed a
chi riusciva ad offendersi di più. Fortunatamente arrivò anche il padre di
Sirius, il signor Black, che col suo solito modo di fare spiccio disse
semplicemente:
“Figliolo
se non starai alle regole della Casa, allora fai le valigie, e visto che tutta la tua roba è
nostra, ti consento di portare con te solo uno zaino. Almeno non potrai
lamentarti di come ti abbiamo messo alla porta in pigiama!”
Fu
la fine della discussione. Sirius fu lasciato da solo nella sua stanza a
‘pensare’, ma quello che di certo la sua famiglia non si sarebbe aspettata, fu
che il Grifondoro avesse deciso di ‘pensare’ mentre faceva per davvero la
valigia. Portò con sè solamente qualche vestito, ed alcuni soldi che era
riuscito a mettere da parte. Quando ebbe finito, erano le undici e mezza di
sera, sgattaiolò fuori dalla sua stanza, fino al portone d’ingresso. Uscì
fuori, nella notte.
La
sua direzione era, ovviamente, la casa della sua ragazza. Si smaterializz,
pensando a come sarebbe stata felice di venerlo così una volta a destinazione,
suonò più volte il campanello. Lei uscì pochi minuti dopo. Era bellissima, come
al solito, i suoi bei capelli neri al vento, ed una vestaglietta leggera.
“Sirius?
Che fai qui?”
“Sono
andato via da casa! Non sei contenta? Ora possiamo stare insieme quanto
vogliamo!”
“Ehm...
si, ma... vedi io non posso ospitarti ora.”
“Perchè?
Ci sono i tuoi per caso? Ma mi hai detto che vivevi da sola!”
“Beh,
si vivo da sola, ma ora ho un ospite!”
“Ah...
una tua amica? Non ti preoccupare, posso dormire dove ti pare! Anche la vasca
da bagno andrà benissimo!”
“Non
è una mia amica.” Disse lei, vaga.
“No?
Ma allora chi...?”
Chiese
il ragazzo, ma si interruppe bruscamente, quando vide uscire dietro alla
ragazza, una persona. Era un ragazzo sui 25 anni, molto più alto e ben piazzato
di lui. a prima vista lo aveva scambiato per una qualche specie di gorilla
peloso ed anche leggermente puzzolente.
“Si?
che vuoi?” Gli chiese quest’ultimo, con un fiato che ammazza le mosche al volo.
“Brad,
questo è Sirius, un mio compagno di scuola.”
“E
che vuoi?”
“Ehm...
innanzitutto salve, poi complimenti per il suo ricco vocabolario!”
“Ah,
ma aspetta un po’! Sirius? Ma tu non sei quello del...”
Disse,
e poi mostrando una mano, fece il gesto bovino che stava universalmente a
sigificare ‘corna’. Poi scoppiò a ridere, e non smise di farlo, finchè non fu
rientrato in casa.
“Ma
cos’ha quella scimmia più di me?!”
“Beh...
lui è un intellettuale! È molto intelligente!”
“Di
certo bello non è, fallo pure stupido!!”
La
ragazza allora, ormai a corto di parole, si scusò un po’ imbarazzata, e rientrò anche
lei dietro il suo uomo. Sirius bestemmiò, decise di vendicarsi strocemente dei
due, così tirò un calcio al cassonetto dei rifiuti lì davanti, ribaltandolo. Se
ne andò di nuovo, leggermente più soddisfatto, e mentre camminava, tirò fuori
il suo specchio per comunicare con James, gli spiegò in breve ciò che era
successo, e l’amico gli disse semplicemente di recarsi ad un indirizzo, dove
sarebbe stato bene accetto.
Così,
ormai col morale sotto le scarpe, andò verso la sua ultima speranza. Poco più
tardi si ritrovò a suonare ad una porta, che appena si aprì, Sirius vide
comparire il suo mogliore amico, che come lo vide scoppiò a ridergli in faccia!
“Ma
guarda chi si vede! Ah ah ah! Dai, entra, ma abbassati o sbatterai le corna
alla porta!”
“Sei
davvero molto gentile, Ramoso, davvero tanto!”
“Non
fare storie! Quante volte te l’ho detto, eh, che quella non faceva per te? E tu
niente! Ti sta bene!”
“Ma
smettila di girare il coltello nella piaga, almeno!”
“Ok,
ok. Io dormo là, per stasetra. Tu di là, e quella è la stanza di mia cugina e
del suo ragazzo. Io domani torno a casa mia, da Lily.”
“Ti
ringrazio, Jamie... non so come avrei fatto senza di te.”
“Saresti
andato a vivere sotto i ponti, ecco come.”
“Ora
se non ti spiace vado a dormire. A domani.”
James
si limitò a sorridere come un ebete, e salutarlo con lo stesso gesto che gli
aveva rivolto poco prima il suo cornificatore. Presto la notte si fece vecchia,
ed il Sole tornò a sorgere illuminando tutti coi suoi raggi dorati... cornuti e
non. Quando Sirius scese per la colazione, trovò James, sua cugina Gretchen, ed
il suo ragazzo Anthony, ma che, inparò presto, tutti chiamavano ‘Giggio’. Il
perchè non lo scoprì mai.
“Molto
bene. Per prima cosa credo che dovresti trovarti un lavoro.” Disse James.
“Si,
ci stavo pensando. C’è qualche lavoro nei dintorni?”
“Effettivamente
ci sarebbe...” Disse vago l’amico.
“Davvero?
Dai, dimmi cos’è?”
“Beh...
vedi, alla casa adiacente a questa, abita un anziano signore...”
“Ah,
si tratterebbe di prendermene cura? Per me va bene!”
“No,
non è quello. So che ha già qualcuno che se ne occupa, e gli tiene anche casa
in ordine.”
“Ah,
va bene, allora di cosa si tratta? Su, dimmi...”
“Beh,
questo signore ha... come dire... un paio di cani a cui è molto affezionato.”
“No,
scusa... sarebbe un lavoro come dog-sitter?”
“Una
specie, sì. Dovresti fargli il bagno, curarli, portarli dal veterinario una
volta alla settimana... cosette, insomma.”
“E
quanto pagherebbe?”
“Duecento
sterline. Però se sei bravo o ti danno qualche noia, ti darebbe delle mance.”
“Duecento
sterline non sono male! Quanto è la mia parte d’affitto?”
“Fanno
Sessantotto sterline!” Disse prontamente la cugina di James.
“Beh,
ma allora è perfetto! Come mai sembravi restìo a parlarmene?”
“Ehm...
perchè... pensavo avresti interpretato la cosa in modo diverso.”
“Perchè
sono un animago? Ma dai! Questo sarà divertente, no?”
“Sono
contento che la pensi così. Cugina, non è che potresti avvertire Armand che gli
hai trovato un dog-sitter?”
“Volentieri,
cugino! È un signore a posto, sono sicura che ti troverai bene!”
“Beh,
allora è tutto sistemato, no? Vi ringrazio infinitamente!”
“Non
preoccuparti! Non è niente, davvero!” Disse James.
“Però...”
incominciò Gretchen, ma fu interrotta dal tossire di James.
“Oh,
andiamo, cugino! Prima o poi lo deve sapere!”
“Cosa?
C’è qualche problema? Per caso è un vecchio pervertito??”
“MA
SE TI HO DETTO CHE E’ A POSTO!!”
“Allora
magari è un petomane?”
“Beh,
questo non lo so, non credo...”
“Che
c’è, dunque?”
“Il
ragazzo che lavora per lui... è un po’ antipatico, e non sopporta i cani.”
“Ah,
è un ragazzo? Ed io che speravo di poter agganciare...”
“Agganciare
che?? Allora il pervertito sei tu!”
“Va
bene, va bene, allora cercherò di tenerglieli lontano! Se il problema è tutto
qui allora va bene!”
“Ecco,
però... cerca di stargli alla larga anche tu ok? È meglio.”
“Ok...
ma ora mi state preoccupando, cos’è, una manticora?!”
“Secondo
me le manticore se le mangia a colazione. –lo rassicurò James- ma non ti
preoccupare, come ho già detto è tutto a posto!”
“Mmm...”
Fece
Sirius, e cominciò a pensare tra sè... poi liguardò uno per uno, e lentamente
poggiò la schiena alla sedia, in modo da poterli guardare tutti quanti. E
stranamente tutti loro avevano l’aria troppo innocente. Era sospetto tutto
quest’interesse per il badante del vecchio.
“Sicuro
che non c’è nient’altro che dovrei sapere? Mi avete detto tutto?”
“Ceeeerto!”
Risposero tutti in coro con voce angelica.
“Sicurosicurosicuro?”
“Ovviamente!
E se ci sono altre cose da sapere, le saprai a tempo debito! Beh, io ora devo
tornare a casa, è tardi, e Lily mi aspetta! Ci si becca, allora!”
“Va
bene. ancora grazie di tutto!”
Gli
disse Sirius alzandosi per salutarlo come si deve. James lo abbracciò, poi gli
strinse la mano, e se ne andò via per la sua strada, ma non senza aver preso un
cornetto per il viaggio di ritorno, ed aver fatto una o due battute sul
‘cornuto’ che mangia i ‘cornetti’.
“Ehm...
e quando andrai a parlare con questo signore?”
“Tra
poco.”
“E
quando dovrò cominciare questo lavoro?”
“Sinceramente
credo che sei di già in ritardo!”
“Allora...
i soldi quando li vedrò?”
“Non
ne ho idea! Parlane con lui! Ora vado, ci vediamo, e preparati, tra poco
comincerai!”
Così
dicendo, la ragazza diede un ultimo morso al suo cornetto, e poi baciò il suo
uomo un bacio breve ma intenso. Restaono attaccati per le lingue almeno un
quarto d’ora. Al ventesimo minuto, Sirius stava davvero per sentirsi male, così
fischiò per attirare la loro attenzione. Funzionò, infatti incominciarono a
staccarsi lentamente, poi si fissarono per altri dieci minuti buoni, e si
salutarono.
“Non
per dire... –disse Sirius una volta rimasto solo con Anthony- ma vi rivedrete
tra dieci minuti!”
“Ah...”
Disse semplicemente l’uomo guardandolo stranamente.
“Beh,
non c’è bisogno di... bah, lascia perdere!”
“Aha...
io vado al lavoro. ci vediamo stasera.”
“Che
lavoro fai?”
“Faccio
le consegne sul mio camioncino!”
“E
cosa consegneresti?”
“Giornali
e sigarette. Ti serve qualcosa?”
“Si,
rubami una stecca, per favore!”
“Ok.
A stasera, e guardami Gretchen si sentirà sola...”
“Non
dubitarne...” Disse il Grifondoro sconvolto, e continuò la sua colazione.
Pochi
minuti dopo, Gretchen tornò a casa, tutta sorridente, e gridò a nessuno in
preciso
“Tutto
a posto, ciccio!! Ha detto che puoi cominciare anche ora! Su, vallo a
conoscere! E... dov’è Giggio?”
“Gi...
ah, già! È andato al lavoro.”
“Cosa??
Senza salutarmi...?! Ma come ha... accidenti!”
“Ma
Gretchen! Vi siete baciati per mezz’ora poco fa!”
“Come
ha potuto? Non mi ama più, allora?! Argh!”
Sirius
decise di lasciarla perdere, si vestì, ed uscendo di casa sbattè la porta con
più violenza del necessario. Andò a suonare alla porta del suo vicino di casa,
e dall’interno sentì un rumore strano, e poi delle voci.
“Non
ci posso credere! Ogni volta che suona il campanello lasci cadere qualcosa! E
non darmi la solita menata del ‘non sono abituato al campanello!’ nessuno non
ha un campanello!”
“Si,
si! Ho capito, ma stai zitto ora, vecchiaccio isterico!”
“Beh,
vai ad aprire la porta!!”
“Ah,
ma allora era la porta quel suono inumano!”
“L’ho
sempre saputo! Tu sei il figlio del diavolo!”
“Va
all’inferno!”
“Per
ritrovarmiti anche lì?! Figlio del diavolo!!”
Sirius
si aggiustò la maglietta per il suo , ed userò un termine improprio: ‘colloquio
di lavoro’. Poco dopo, sentì la porta fare click, e la vide aprirsi. Quando
vide chi aveva risposto al campanello, sgranò gli occhi. L’altro aveva la sua
stessa identica espressione dipinta sul volto. Un secondo dopo, gli venne
chiusa la porta in faccia. Poi nonostante fosse sconvolto, riuscì a sentire
“Ah,
allora chi era? Il ragazzo del lavoro?”
“No,
un vagabondo! Uno di quelli che vanno in giro a predicare!”
“Un
testimone di Geova, dici? Perchè non l’hai incenerito?! Figlio del diavolo!”
“Muori,
brutto idiota!”
Sirius
suonò ancora una volta il campanello, e sentì di nuovo qualcosa che si rompeva.
“Ancora!
Ma ha suonato poco fa! Va ad incenerire quei maledetti!”
Poco
dopo la porta si riaprì, ma stavolta il Grifondoro riuscì ad sgusciare dentro
prima che il ragazzo gli sbattesse di nuovo la porta sulla faccia. Sorrise
malignamente, ed esclamò
“Che
ci fai qui, Mocciosus??”
“Io?!
Io ci vivo qui! TU, piuttosto! Non dovresti essere a casa a preparare il tuo matrimonio?!”
“Il
mio mat... ma tu come lo sai?!”
“Black...
lo sanno tutti! Comunque a me lo ha detto Lucius.”
“Ah,
Malfoy... il tuo cavallo.. no cioè intendevo il tuo ‘ragazzo’ purosangue!”
“Ah
ah ah... che vuoi?”
“Io
sono qui per un lavoro!”
“Tu
saresti qui per il lavoro di dog-sitter?”
“Esatto!”
“Hah!
Non ci sperare! Non hai bisogno di un lavoro, sei ricco!”
“Non
più! Ora lasciami passare!”
“No...
non puoi farmi questo!”
“Ah
ah ah! Posso e lo faccio! Ora... permesso!”
Disse,
dirigendosi verso il salotto, poi incontrò il padrone di casa, un vecchio
grassottello abbastanza scontroso, e con una disponibilità finanziaria non
indifferente.
“Accomodati!
Tu sei il dog-sitter?”
“Esatto,
signor...?”
“Jack
Ranfield. E tu?”
“Io
sono Sirius Black, vengo da Londra, ma...”
“Hei!
Ti avevo chiesto il nome, non la tua miserabile vita! Vai bene, parla col
figlio del diavolo, ti spiegherà lui cosa devi fare!”
“Ehm...
ok.”
Disse
il ragazzo un po’ stupito, e poi si diresse in cucina, dove vide il suo ex
compagno di classe indaffarato nel lavare i piatti. Sorrise a trentadue denti,
e poi disse, con l’aria più saccente di cui era capace
“Ciao,
figlio del diavolo!”
“Ah
ah! Ciao stronzo patentato!”
“Lo
sapevo che ti avrei visto sprofondare un giorno, ma non così in basso! Il vecchio
mi ha appena assunto!”
“Complimenti!
Specie perchè se io sono in basso ora tu dove sei? Comunque cosa vuoi?”
“Ehm...
devi dirmi cosa devo fare.”
“Ah,
bene. Sono contento che cominci subito! Devi portarli al parco una volta al
giorno, dargli da mangiare, fargli il bagno, ed accompagnarli dal veterinario
una volta a settimana, poi devi spazzolargli il pelo ogni giorno, fargli
trovare sempre una ciotola con l’acqua fresca in giardino, ed in ultimo, ma non
meno importante... devi tenerli LONTANI da me!”
“Oh
oh! Non mi dire! Il figlio del diavolo ha pauuura dei cani cattivi?”
“Paura
io?! Ah ah! Se il vecchiaccio non mi desse vitto ed alloggio, più
trecentocinquanta sterline al mese, li avrei già inceneriti!”
“Ti
dona quel grembiulino, sai? Dimmi, ti costringe a parlargli con l’accento
tedesco, anche?”
“Solo
il Venerdì sera...”
“COSA?!”
“Scherzavo,
idiota!”
“Ah...
bello scherzo davvero! Figlio del diavolo!”
“ORA
STA ZITTO, E VAI A LAVARE QUELLE BESTIE!!”
Sirius
si stupì, e per un attimo indietreggiò spaventato. Poi però si riprese, e fece
per urlare qualcosa, quando fu interrotto da un altro grido innervosito, ma
stavolta proveniente dal salotto
“Se
non la smetti di tenere occupato il figlio del diavolo, ti spezzo in due! È
pagato a ore qui dentro!”
“SE
NON STAI ATTENTO A COME PARLI, BRUTTO VECCHIACCIO, TI SPREMO COME UNA MELA COL
VERME!!”
Gli
rispose Severus, per poi continuare a lavare i piatti della colazione. Sirius
riuscì a stento a trattenere una risata, che il Serpeverde sentì, ed
inerrompendosi bruscamente dal suo lavoro, si voltò verso il ragazzo, dicendo
atono
“Qualcosa
ti diverte, Black?”
“Si,
tu! Sembri la mia governante!”
“E
dov’è il lato comico? No, non rispondere! Lascia perdere! Vai immediatmente a
lavorare!”
“Agli
ordini Frau Hellen! Ops! Volevo dire figlio del diavolo!”
Disse
il Grifondoro e poi si voltò per andarsene, ma prima di varcare la soglia della
porta, si accorse che aveva scordato qualcosa. Si voltò di nuovo verso il
‘figlio del diavolo’, e chiese con aria indifferente
“Ehm...
e dove sono questi cani?”
“Li
ho chiusi in cantina. La chiave l’ho nascosta nel vaso dell’ingresso.”
“CHE
COS’HAI FATTO?? GUARDA CHE TI HO SENTITO!!” Disse la solita voce dal salotto.
“OH,
SENTI, MALEDETTO, SE QUELLE BESTIE SAPESSERO COMPORTARSI, ALLORA LI LASCEREI
LIBERI! Merlino, cercano sempre di assalirmi!”
“PER
FORZA, SEI IL FIGLIO DEL DIAVOLO!”
“SE
LO FOSSI VERAMENTE, ALLORA TI INCENERIREI VOLENTIERI!”
“COSA
STAI ASPETTANDO, ALLORA!”
“CHE
MI INTESTI IL TESTAMENTO!”
“HAH!
NON CI SPERARE!”
“Vai
Sirius, o giuro che ti prenderò a calci finchè non sarai per terra
sanguinante!”
“Va
bene, ho capito!”
Sirius
allora si diresse verso la cantina, con in mano le chiavi... beh, stava per
farsi qualche nuovo amico, sembrerebbe. Trasse un respiro, e poi aprì la porta.
Si trovò davanti tre piccoli, bellissimi cagnolini. Sorrise ampiamente,
domandandosi sinceramente che razza di mostro potesse essere Piton per non
adorarli!
“Ma
come possono dei cagnolini così piccolini creare tanti problemini...?”
Chiese
con voce elaborata, ma appena provò ad allungare le braccia per portarli a fare
il bagno, vide comparire dietro di loro altre tre paia di occhi... tre bestie
nere, di gran lunga più grandi, che ringhiavano pericolosamente. Sirius si
paralizzò, fissando quegli enormi occhi castani senza fare un solo movimento o
rumore. Incominciò ad indietreggiare lentamente, e quando stava proprio per
richiudere la porta, si udì un rumore improvviso, come un forte battito di
mani.
In
quello stesso momento, i tre cani partirono all’arrembaggio verso Sirius, che
non potè fare altro che tentare all’ultimo momento di protegersi il viso conle
braccia. E mentre le bestie tentavano di strappargli i vestiti di dosso, sentì
l’eco delle risa di Severus provenire da poco lontano. Era un suono chiaro e
coinvolgente, e sicuramente avrebbe ceduto anche lui alle risa se non fosse in
pericolo di morte immiente, e se le sua vie respiratorie non fossero intasate
da un acutissimo odore di cane.
“Levameli
di dosso!!”
“Levameli
di dosso per...?”
“Per
favore! Ti prego, falli smettere!”
Il
Serpeverde allora battè le mani altre due volte ed i sei cani la smisero
all’istante di tormentare il loro nuovo badante. Si diressero scodinzolando
verso Piton, e presero a leccargli le mani affettuosamente
“Non
preoccuparti, sono addestrati solo per spaventare. Il mio primo giorno il
signor Renfield lo ha fatto anche con me!”
“Hei!
Dovevo essere io a fargli lo scherzo! Maledetto figlio del diavolo!!”
“Cosa
fa?! Torni in salotto e finisca di leggere il giornale, devo lavare per
terra!!”
“Umpf!
Da come lo dici sembra vero!”
“Sta
forse insinuando che non faccio nulla?”
“Insinuare?!
No no, io ero serissimo!”
“Ora
capisco perchè sono fuggiti tutti dopo una settimana! Sa quando ho accettato il
lavoro nonci volevo credere!”
“Però
sono già sei mesi che sei qui! Ma non vai a scuola?!”
“Io
l’ho finita la scuola! Glielo avrò detto mille volte!! Fi-ni-ta!”
“Ehm...
mi spiace interrompervi...”
“CHE
C’E’??” Chiesero in coro.
“Io
dovrei... ehm... lavorare ora. Dove posso fargli il bagno?”
“Nella
vasca andrà benissimo! E dammi retta... legali prima di metterli nell’acqua!”
“Questo
è quello che faceva questo demonio, quando se ne occupava lui!”Disse il
vecchio.
“Questo
è quello che farò a lei se non torna a leggere il suo giornale!”
“Sempre
meglio della vostra compagnia!”
Concluse
il vecchio, e poi si ritirò di nuovo nel salotto, col viso ingrugnato. Rimasti
soli, i due ragazzi presero a squadrarsi in modo ostile, e poi Severus disse
“Ora
prima che vai... te li presento... cominciamoda quelli piccoli. Questa è Tara,
è un chihuahua a pelo lungo... questa invece è Cho-jin, ma puoi chiamarla Cho,
o Jin, di razza Ainu. Ora quelle grandi: questa è Lizzie, un San Bernardo,
questa tutta nera è Xena, un pastore croato, e per ultima c’è Nikita, un
dobermann. Dovrai leggere un libro sui cani che ti darò io dopo che avrai fatto
il bagno. Ai cani, non a te!”
“Ehm...
quella cosa con le mani... come funziona?”
“Quale,
questa?”
Disse
il Serpeverde, battendo ancora le mani, e provocando ancora i cani a saltare di
nuovo addosso a Sirius. Il ragazzo lanciò un grido, ma poco dopo Severus battè
le mani un’altra volta e si calmarono.
“Battile
due volte ed attaccheranno il primo estraneo che vedono, una volta per farli
calmare. Se le batti cinque volte allora mettiti al riparo, perchè quel segnale
è per l’omicidio!” Disse, e rise.
Sirius,
per quanto tentasse di sforzarsi, non riuscì a ricambiare il sorriso. Si alzò
immadiatamente dal pavimento, e non smise un secondo di guardare il ragazzo
Serpeverde con ostilità latente, ed anche un vago istinto omicida.
“Non
provarci, Black. –disse il ragazzo come se gli avesse letto nella mente- Non
salteranno addosso a me. Lo sconsciuto sei tu! Ora comincia, ti ci vorranno tre
ore buone!”
Concluse,
e poi lo lasciò solo al suo lavoro. Mentre Sirius cominciava a fare il bagno a
Lizzie, la più grande di tutte, cominciò a riflettere bene sulla sua situazione
attuale. Per prima cosa era finalmente riuscito a capire con cosa aveva a che
fare tutto quel mistero a proposito di questo lavoro. Poi iniziò a pensare ad
un modo per farla pagare al suo sedicente ‘migliore amico’ che si era
stranamente dimenticato di avvertirlo della quantità e grandezza dei cani, e,
cosa ancor più importante, della presenza di Snivellus nella casa.
Poi
iniziò a chiedersi come cavolo aveva fatto Mocciosus ad arrivare in un posto
come quello! E per ultimo, si chiese come mai quei cani erano tutti di sesso
femminile! Il solo pensare che una belva come Lizzie, o un mostro come Nikita
potessero dare alla luce cinque o sei cani come loro... beh, gli dava i
brividi!
Riuscì
a finire nel giro di cinque ore, e poi si dedicò alla spazzolatura del pelo di
ognuna, dedicando particolare attenzione a Xena, che non sembrava gradire molto
la spazzola. Passarono altre due ore di lavoro, accompagnate dal continuo
gridare dei due inquilini della casa. Sirius sbuffò. Faceva un caldo là
dentro... avrebbe tanto voluto uscire! Non fece in tempo a pensarlo, che la
porta del bagno si aprì all’improvviso.
“Black...
esci, portale fuori.”
“Davvero
posso uscire?!”
“Ti
ho ordinato di uscire, quindi non fare domande idiote! Ma... che diavolo
hai combinato?!”
“In
che senso? Ho dovuto fare il bagno e spazzolarle tutte, è ovvio che ci sia un
po’ di casino!”
“UN
PO’ DI CASINO??? HAI INONDATO IL BAGNO, ED E’ TUTTO PIENO DI PELI!!”
“Non
ti scaldare!! Tu non avresti saputo fare di meglio!!”
“IO
CI METTO LA CARTA SUL PAVIMENTO QUANDO FACCIO UN LAVORO DEL GENERE! BASTA!
VATTENE PRIMA CHE TI APRA LA TESTA E CI SPUTI DENTRO!!”
“SENTI
ORA MI HAI DAVVERO ROTTO!! IO HO FATTO QUELLO CHE MI HAI DETTO TU!”
“CERTO!
MA NON TI E’ MAI PASSATO PER LA MENTE CHE ORA SONO IO CHE DEVO PULIRE?!”
“Sinceramente
sì. Allora ho sporcato di più.”
“BLACK,
IO TI AMMAZZO, IDIOTA!”
Ma
proprio mentre Severus stava per saltare addosso a Sirius, fu trattenuto dal
padrone di casa, che spuntato da chissà dove, lo afferrò per la vita, e
sollevandolo da terra, lo allontanò dalla porta, senza la minima fatica. Poi
disse a Sirius in tono scherzoso
“Scappa,
figliolo, l’ultima volta ci sono volute ore per ripulire tutti i pezzettini
umani!!”
Sirius
allora afferrò i guinsagli dei cani più in fretta che poteva, mentre il
Serpeverde continuava a gridare, e dibattersi, cercando una via di fuga dalla
morsa d’acciaio che lo tratteneva... il suo unico obiettivo in quel momento era
spaccare la faccia di Sirius Black in mille pezzettini viscidi, e poi sputarci
sopra, fregandosene che poi avrebbe dovuto ripulire il tutto. Una volta che il
Grifondoro fu uscito all’aria aperta, si sentì subito meglio.
E
mentre passeggiava, cominciò a ridere tra sè. Certo, lo sapeva che Mocciosus
era soggetto a sbalzi d’umore di tanto in tanto, ma addirittura in quel
modo...! Aveva perfino avuto paura di lui! Ma una volta al sicuro,
ripensandoci, gli venne da ridere. La sua faccia era così buffa quando era
arrabbiato! Era diventato tutto rosso, e scalciava come un dannato!
Ora
capiva perchè lo il vecchio signor Renfield lo aveva soprannominato ‘figlio del
diavolo’.
Altre
ore passarono al parco durante le quali Sirius aveva avuto la trovata di
trasformarsi anche lui in cane, la sua forma da animago, e giocare
spensieratamente col gruppo. Ormai era sera. Riassunse la sua forma umana, e
radunò nuovamente i cani, fece un breve appello, e poi passeggiando tranquillamente
li riportò tutti a casa. Quella giornata era stata estenuante...
“Permesso?”
Chiese
Sirius appena varcata la soglia di casa. Mise le chiavi nell’apposita ciotola
all’ingresso, e cominciò a guardarsi intorno. La casa pareva deserta.
All’improvviso sentì un sussurro vicino a lui che lo fece sobbalzare.
“Zitto,
Black! Guarda che sono le dieci, il signor Renfield dorme!”
“Ah,
capito. Dove lascio i cani?”
“Dalli
a me, li legherò fuori.”
“Senti...
non c’è qualche posto dove potersi divertire qui vicino?”
“Mh?
Non dirmi che hai ancora energia?” Chiese scettico.
“Io?
Tsk! Ci vuole ben altro per stancarmi!”
Esclamò,
mentendo spudoratamente. E quella bugia avrebbe anche potuto essere credibile,
ma nel preciso istante in cui terminò la frase, il suo stomaco emise un ruggito
da paura, seguito da un silenzio di tomba. Sirius arrossì furiosamente, e poco
dopo trovò il coraggio di guardare Severus. Il Serpeverde mentre lo osservava,
aveva gli occhi grandi come palline da golf.
“Non
hai mangiato?” Chiese poi, inespressivo.
“Non
ancora. Mi è completamente passato di mente.”
Severus
lo fissò stupito ancora per un po’, ed alla fine scoppiò a ridere, cercando di
farlo sottovoce.
“Dai,
ti preparo qualcosa?”
“No,
grazie. Mi aspettano, sono sicuro che mi avranno lasciato la cena.”
“Chi,
quelli della porta accanto? Vivi lì?”
“Si.
Ci vediamo domani, figlio del diavolo.”
“Non
vedo l’ora Signor Deficienza!”
Rispose
il Serpeverde, riacquistando ancora una volta la sua espressione maligna e
denigratoria. E mentre Severus si ritirava su per le scale dove evidentemente
era la sua stanza, Sirius alzò il mento, orgoglioso di se stesso, ed uscì dalla
casa, tornando alla sua. Appena entrò, ciò che vide fu devastante per la sua
già fragile mente.
Gretchen,
la dolce cugina di James, stava gridando come un’ossessa contro il suo
fidanzato, e si stavano lanciando addosso vasi, piatti, bicchieri, insomma ogni
cosa che gli capitava sottomano. Cercò di fermarli, avanzando nella stanza, e
dicendo von voce abbastanza alta da sovrastare le loro
“HEI,
VOI!! MA LA VOLETE FINIRE?? DOV’E’ LA MIA CENA??”
“E’
SUL PAVIMENTO!! MI DISPIACE, MA NON E’ PROPRIO ARIA, CICCIO!!”
“PRIMO
NON MI CHIAMO CICCIO, SONO ‘SIRIUS’, CHIARO?? SECONDO FINITELA!!”
“CHE
COSA? AH, ADESSO TE LA PRENDI CON ME?! CERTO E’ SEMPRE GRETCHEN CHE SBAGLIA
VERO?? VOI UOMINI VI ALLEATE SEMRPE!”
“MA
SEI SCEMA?! NON HO DETTO NULLA!!”
“PERO’
LO HAI PENSATO, AMMETTILO! QUEST’ESSERE QUI NON MI HA SALUTATA STAMATTINA!”
“C-che
cosa...? Non dirmi che è per quello che state litigando...”
“Si!!
proprio per quello! –poi ad Anthony- Sei un animale, ecco cosa sei! Non ti curi
dei miei sentimenti!”
“Tesoro,
non è vero, lo sai! Mi dispiace, mi sarò distratto!”
“CERTO
EPRCHE’ IO NON SONO DEGNA D’ATTENZIONE?!”
“Ma
assolutamente no, amore. Te lo giuro! Sei la cosa più importante della mia
vita!”
“La
‘cosa’? non la ‘persona’? Sei... un idiota! Allora... non dirmelo! Hai
un’altra!!”
Esclamò
la ragazza, rafforzando il tono con un bel lancio di bicchieri, che Anthony
schivò abilmente, e mentre Sirius cercava di mettersi al riparo dagli oggetti
vaganti, disse tra sè
“Ma
questi sono pazzi...”
E
se la filò alla grande, ma per attraversare il salotto dovette sfoggiare il
bello stile del leopardo assonnato, ovvero strisciando sul pavimento con le
braccia sulla testa. Riuscì infine ad arrivare incolume fino alla sua stanza,
riflettendo sul perchè era fuggito di casa. Sicuramente sposare Gracious
Lestrange, colei che tutti chiamavano ‘miss brufolo d’oro’ non avrebbe mai
potuto essere peggio di così...
Si
sdraiò sul suo letto, stremato in corpo e mente, ma assolutamente non aveva
sonno. Aveva bisogno di rilassarsi un po’. Il suo pensiero corse alla casa del
suo vicino di casa, dove Severus gli aveva offerto di preparagli qualcosa...
sospirò, pensando che ormai attraversare di nuovo il salotto per uscire era
un’impresa disperata. Andò sconsolato, ad affacciarsi al piccolo balcone. Si
mise ad osservare la Luna. Chissà cosa stava facendo Remus in quel momento?
*Probabilmente
mangiando... –pensò tristemente- magari una bella bistecca al sangue...*
Ci
pensò un po’ meglio, e poi fece la faccia disgustata. I gusti alimentari di
Remus non erano poi così invidiabili... le grida dal piano di sotto
continuavano, così il Grifondoro si guardò stancamente intorno, ma d’un tratto
qualcosa colpì la sua attenzione. Se guardava di sotto, poteva notare che non
c’era il vuoto, ma una tettoia. Quindi era sul lato dell’edificio che si
congiungeva con l’altro palazzo.
Si
calò giù dalla ringhiera, ed atterrò sul fortunatamente più che solido tetto, e
lo attraversò. Arrivato ad un angolo, cercò di trattenersi ai due lati del muro
stile spiderman, e si lasciò cadere su un balcone un metro più sotto.
Fortunatamente la finestra era aperta. Aprì la bocca per dire ‘permesso’, ma
poi ci pensò due volte e la richiuse non volendo svegliare il signor Renfield.
La
camera aveva un letto singolo, un armadio, un cassettone, ed una scrivania.
C’erano libri dappertutto, e due porte, una aperta sul corridoio, l’altra
chiusa. Si avvicinò a quest’ultima, curioso di sbirciare il suo interno, quando
questa si aprì di scatto, e ne uscì Severus, che appena lo vide lanciò un
grido, per la disperazione di Sirius.
Quando
il Serpeverde si riprese, non perse un secondo, e diede all’ospite, tanto
improvviso quanto indesiderato, un potente calcio sul petto che lo stese per
terra, lasciandolo per un minuto buono senza respiro. Poi, quando Severus si
rese conto dell’immane casino provocato nel giro di dieci secondi, abbassò di
nuovo la voce in un sussurro
“Cosa
diavolo... come sei entrato!?”
“N-non
ti scaldare, sono passato per il tetto.”
“Mica
sei anche un ladro, Black!”
“Ma
no!! Solo che di là non... beh, non c’era da mangiare così ho pensato di...
chiederti se l’offerta di prepararmi qualcosa era ancora valida...”
“Si,
lo è... anche se non lo meriti. Ci ho messo un’ora a pulire il macello che hai
lasciato in bagno!”
“Se
giuro che non lo farò mai più mi prepari la cena?”
“Mmm...
daccordo, Black. Alzati.”
Un’ora
dopo Sirius aveva appena consumato il suo pasto, composto da antipasto di
crackers in attesa che Severus avesse finito di cucinare, e poi gli fu servito
un hamburger con tanto di patate fritte per contorno, che sembrava di essere al
Mc Donald’s. Niente pepsi, però. Il Serpeverde gli diede un bicchiere di latte.
“Beh,
ti ringrazio.”
“Com’era?”
“La
cena? Insomma...” Fece, neutro.
“Ho
capito.” Sorrise l’altro, malignamente.
“Beh,
e dora cosa si fa?”
“Che
vuoi fare? Sono le undici!”
“Appunto!
È presto!! Hei, ti va una partita a scacchi?”
“Non
ci posso credere!”
“Cosa?”
“Sirius
Black disperato e solo a tal punto da accontentarsi perfino della mia
compagnia!”
“Si,
lo so è triste ma non sto così male, davvero!”
“Nno
farmi ridere!! Sei un barbone spiantato con tutta la tua vita in uno zaino! Sei
patetico!”
“...”
“Allora?”
“Non
sei carino a dirmelo.”
“Non
avevo nessuna intenzione di esserlo!”
“Però
lo sei stato fino a poco fa! Mi hai fatto la cena, abbiamo perfino parlato da
persone civili per due minuti!”
“Uno.”
“Va
bene, uno, ma hai capito, no? Non sei così cattivo come vuoi sembrare!”
“Infatti
lo sono di più!”
“Allora
questa partita a scacchi?”
“...”
“Dai,
lo so che lo vuoi anche tu!”
“Va
bene, ma a mezzanotte in punto via, daccordo?”
“Perchè?
Ti trasformi in un bel ragazzo a mezzanotte?”
“No,
divento un mostro sanguinario. Ma se vuoi resta.”
Sorrise
ancora una volta malignamente. Sirius, che dopo aver conosciuto i cani del
signor Renfield non aveva più paura di nulla, sorrise di rimando, e per la
prima volta da quando era entrato in casa, notò che il compagno indossava solamente
un accappatoio ed un paio di infradito azzurri dall’aspetto molto comodo!
Severus aveva dei bei piedi...
La
serata proseguì come l’avevano programmata: fecero una sola, lunga partita a
scacchi, dalla quale il Serpeverde uscì vincitore, anche se non senza
difficoltà. Ormai era quasi mezzanotte.
“Allora,
devi andare.”
“Hei!
Mancano dieci minuti ancora a mezzanotte!”
“Oh,
andiamo, Black, non fare l’idiota! Ti si chiudono gli occhi!”
“Tu
non sei stanco?”
“Io?
Io ci sono abituato! E poi soffro di insonnia, altrimenti perchè mi farei la
doccia nel cuore della notte?”
“Insonnia?
E come mai?”
“Oh,
è un trauma infantile, niente di grave.”
“Ehm...”
“Scherzavo
Black! Merlino, sei lento, eh!”
Concluse
il Serpeverde, con tono sarcastico, poi prese non troppo gentilmente il braccio
di Sirius, lo fece alzare dal suo letto, ed infine lo accompagnò alla finestra,
consigliandogli di tornare da dove era venuto, e come era venuto.
Dopo
dieci minuti buoni di tentativi per scalare il muro, però, acconsentì a farlo
uscire dalla porta. Sirius si sentiva soddisfatto della giornata. Tutto aveva
una prospettiva diversa, con la pancia piena! Entrò in casa e fu felice di
notare che avevano smesso di litigare, ma non fu altrettanto felice del fatto
che ora la casa era invasa da grida di piacere provenienti dalla stanza da
letto dei suoi coinquilini.
Stancamente
li maledì entrambi, ed una volta risalito nella sua stanza, riattraversò di
nuovo il tetto, e si ritrovò ancora nella stanza di Severus, intento a leggere
qualcosa comodamente sdraiato sul letto.
“Ancora
tu?? Che c’è ora??”
“Ehm...
stanno facendo rumore...”
“E
allora?”
“Posso
dormire qui?”
“Qui??
E dove vorresti dormire per curiosità?!”
Sirius
non rispose ma guardò il avidamente il letto su cui il Serpeverde era correntemente
seduto.
“Oh
oh... non sperarci, Black!”
“Ti
prego.”
“No.”
“Andiamo.”
“No.”
“Per
favore.”
“No.”
“Pleeeeease!!”
“Insomma!
Ho detto di no! È la mia ultima parola!!”
Dieci
minuti dopo...
“Mocciosus...
posso spegnere la luce per favore? Lo so che soffri di insonnia, ma davvero non
posso dormire con tutta questa luce nella stanza!”
Nessuna
risposta.
“Hei,
mica sei arrabbiato? Sev? Ehm... oh!”
Concluse
voltandosi verso l’altro lato del letto, e notando che l’altro si era
addormantato, sorrise divertito, ed anche un po’ intenerito. Beh, alla faccia
dell’insonne!