Die Sturm

di Audrey Shadows
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** 4 ***
Capitolo 5: *** 5 ***
Capitolo 6: *** 6 ***
Capitolo 7: *** 7 ***
Capitolo 8: *** 8 ***
Capitolo 9: *** 9 ***
Capitolo 10: *** 10 epilogo ***



Capitolo 1
*** 1 ***


Con questo scritto l'autrice non vuole in alcun modo rappresentare la realtà. I Tokio Hotel non mi appartengono. Ogni è evento descritto è puramente frutto di fantasia

Die Sturm

 

Il sapore dolciastro/ferroso del sangue le invase le papille gustative e l'olfatto.
La luna la illuminava fievolmente, e ancora più fievolmente illuminava il viso del suo aggressore.
-qu'est-ce que tu pensait de faire?- le chiese con un francese maccheronico.
rimase immobile, incassando i colpi e pregando che la smettesse e la lasciasse morire in pace.
Qualcuno la esaudì: sentì le sirene della polizia in lontananza, e il suo aggressore le si scostò di dosso e scappò.
Riuscì quasi a sorridere.
Di quello che successe dopo non ricorda molto, solo che si svegliò in una stanza ben illuminata, bianca e spaziosa.
-ma che cavolo ...- ma non riuscì a muovere un muscolo, un dolore lancinante alle costole le costrinse a distendersi nuvamente.
"diamine" pensò "dove cazzo sono?" si guardò ancora intorno, ma oltre a constatare che quella stanza era davvero spoglia, non notò nulla che potesse aiutarla a capire dove fosse.
Non era un'ospedale. la sua stanza non aveva nessuna sottospecie di finestra interna con tendine in pseudo palstica.
Nulla del nulla più assoluto. Ora che ci faceva caso non era nemmeno attaccata a macchinari. Tirò un sospiro di sollievo; almeno non era in un ospedale dove una certa persona poteva rintracciarla.
Aveva appena mandato a puttane la missione più "importante" della sua vita. E per importante intendeva l'omicidio.
Era una sicaria della miglior qualità, il suo "capo" l'aveva scelta per questo ruolo così importante ed estremamente difficile. L'incarico consisteva nel trovare un uomo, meglio noto come Thomas Kaulitz-Trumper, insinuarsi nella sua vita, rubare il prototipo di un programma informatico d'elevato livello e poi uccidere il suo creatore.
Nonostante il dolore atroce doveva alzarsi e continuare la sua missione. Lei era Chantal "le squal" Lyon. La chiavano lo squalo perchè non si fermava davanti a nulla, era determinata e fiutava l'odore della sua preda a metri di distanza.
Chantal non era sempre stata così. Chantal era cresciuta a Lille, con i proprio genitori, fino all'età di 12 anni quando il suo futuro capo sterminò la sua famiglia.
Successivamente venne a sapere che suo padre aveva chiesto prestiti a persone poco raccomandabili e per questo aveva pagato.
Un modo carino per dire che non aveva rispettato i patti con Sloan.
Sloan l'aveva risparmiata e l'aveva presa sotto la sua ala protettrice; chissà cosa aveva visto in lei, quale potenziale.
Chantal ora aveva 24 anni, era alta, filiforme, capelli color ebano, pelle bianca come la neve e labbra rosso vermiglio.
Una Biancaneve del XXI secolo, insomma.
Si alzò da quel letto e raggiunse a fatica l'unica porta in quella stanza; tirò la maniglia e senza scricchilare si aprì.
Con estrema cautela uscì e si ritrovò in un lungo corridoio costellato da porte. L'avevano salvata, ma ciò non significava che fosse al sicuro.
Con il maggior silenzio possibile, senza gemere per i dolori che si aggiungevano alle costole, percorse il corridoio.
Tutto era avvolto da un silenzio soffocante; Chantal avrebbe voluto urlare per spezzarlo, ma era una mossa decisamente stupida.
Si affrettò, per quanto le fosse possibile,  e si ritrovò difronte ad una scala che teerminava in un portone molto grande, in mogano.
Scese velocemente gli scalini, maledicendo il dolore e uscì da quella casa.
Percorse la stradina in ghiaia  posta al centro del giardino, che in contrasto con la casa, era ben curato e pieno di fiori.
Non si voltò indietro, e non si accorse di qualcuno che la guardava uscire.
Sloan guardava Chantal allontanarsi dalla casa. Era una delle case sicure di Sloan.
Aveva trovato  Chantal la sera prima, agonizzante a quanche strada di distanza; era stupito, Chantal non si faceva mettere facilmente a KO. L'aggressore doveva essere stato veramente enorme.
L'aveva presa in braccio e l'aveva portata nella casa; l'aveva medicata e poi l'aveva lasciata sola. E ora la guardava andare via.
 
Chantal percorse le strade che la separavano da casa sua, cercando di controllare il dolore che le faceva venire il sangue al cervello, sentiva un fastidioso ronzio ai timpani. Doveva assolutamente arrivare a casa e stendersi; aveva anche assolutamente bisogno di un medico, ma l'opzione "ospedale" l'aveva lasciata perdere a priori.
Viveva come una clandestina ormai da 6 anni, districandosi tra come cambiare nome al presentarsi della necessità e a come fuggire in un modo veloce.
Dei problemi che aveva ne aveva risolti la maggior parte, ora doveva concentrarsi solamente nella sua missione.
Percorse l'ultimo isolato correndo, sentendosi il petto perforato da milioni di spade, finchè esausta si fermò davanti al portone del palazzo disabitato dove lei viveva.
Era un casermone grigio poco distante dal centro di Montréal, che doveva essere abbattuto anni addietro, ma fortunatamente qualche intoppo di scartoffie ne aveva ritardato la distruzione e lei ne ricavò una dimora perfetta.
Spinse il portone, facendo appello a tutte le sue forze e poi lo richiuse dietro di sé una volta entrata.
Salì le scale fino al 3 piano ed entrò nell'internò 4.
Finalmente era a casa.
 
Thomas (Tom) Kaulitz-Trumper era un ragazzo di 27 anni, che dalla vita aveva ricevuto molto.
La fortuna non gli aveva sorriso fino a quando, nel 2005, venne scoperto, insieme al fratello gemello Wilhelm (detto Bill), da un gruppetto di produttori tedeschi, quali Peter Hoffmann, David Jost, Pat Benzer.
Insieme al fratello e ai due amici Georg e Gustav avevano formato i Tokio Hotel, band di notevole successo, che gli aveva fatto riempire le tasche.
Avevano sfornato all'incirca 150/200 canzoni, per un complessivo di 6 album più le edizioni speciali.
Vi era sempre qualche attrito, ma nel complesso, la macchina denominata Tokio Hotel andava bene.
Ora, a 27 anni suonati, viveva in una bella villa a Holliwood con il  fratello. Aveva tutto ciò che un ragazzo potesse desiderare: una bella casa con piscina, ragazze, un fratello che lo adorava, una famiglia fantastica, amici veri ... l'unica cosa che mancava era probabilmente l'amore; ma di questo se ne preoccupava relativamente.
Era fermamente convinto che sarebbe arrivato ... prima o poi.
E a 27 anni suonati, aveva avuto la bella idea di creare un programma informatico per chitarre, dove si poteva mixare ... il tutto completamente free.
Sarebbe stato un boom, glielo aveva detto il suo manager; Tom Kaulitz non aspettava altro.
Il manager di Tom, e supervisore dell'intera faccenda era Erick Satze, un uomo sulla 50, capelli brizzolati e straordinario senso dell'umorismo.
Tom aveva preferito tenere divisi i due lavori (musicista e giovane "hacker" come si divertiva a definirsi) e di conseguenza anche i due manager: Erick per il computer, e David per la musica.
David in un primo tempo ne era stato deluso, ma poi pensandoci meglio aveva accettato le condizioni del ragazzo.
Quest'ultimo era all'oscuro del suo piano.
 
Chantal era stesa nel suo letto, se così può essere definito un materasso gettato a terra, con un cartone di succo all'ACE affianco. Doveva immettere zuccheri nell'organismo, e visto che per il momento non disponeva di contati, era costretta ad adeguarsi a quello che il convento offriva.
prese il suo computer e controllò i movimenti del suo soggetto.
Era riuscita ad immettersi nel sistema di sorveglianza di casa Kaulitz con molta facilità, e con ancora più facilità sarebbe riuscità ad entrare nella sua vita.
In quel preciso momento il ragazzo era appena entrato nello studio dove registrava; Chantal lo ascoltò. Era mesi che lo teneva sott'occhio, per imparare le sue abitudini, per conoscerlo, e entro poche settimane la missione sarebbe entrata nel vivo.
Sarebbe emigrata a Los Angeles, dove avrebbe risieduto in una villa a Holliwood, ovviamente pagata da Sloan.
Chantal, aveva potuto apprendere che era un ragazzo pragmatico e sincero; aveva uno strano modo di stare accanto alle persone: le osservava, cercava di comprenderle e poi aiutava, aiutava tanto.
Aveva un cuore grande, e questo rendeva il tutto maledettamente più difficile, come Chantal avrebbe scoperto in seguito.
Più che ascoltarlo, poteva solamente immaginare cosa stesse suonando, infatti per motivi di privacy, l'intero sistema di sorveglianza era privo di audio.
Tom restò più di un'ora dentro lo studio, strimpellando a volte la chitarre e altre volte il pianoforte a coda presente.
Quando uscì, Chantal diede un'ultima occhiata di dove fosse diretto poi spense il computer e cadde tra le braccia di morfeo.

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Capitolo 2
*** 2 ***


Die Sturm
2




-Bill! Esco …- Tom lo urlò per l’ennesima volta, e per l’ennesima volta il fratello non aveva risposto.
Sbuffò; l’istinto protettivo (eccessivamente) di fratello maggiore, lo spinse a risalire le scale a due gradini alla volta ed entrare deciso in camera del biondo.
Questo era intendo a scrivere.
-ma mi senti quando parlo?- gli chiese quasi ringhiando.
Bill per tutta risposta gli rivolse uno sguardo d’astio. Avevano litigato, per l’ennesima cazzata s’intenda, e Bill aveva carinamente deciso di togliergli la parola.
Tom sbuffò per l’ennesima volta.
-senti, fai quel cazzo che ti pare! Ciao!- e lasciò la stanza sotto lo sguardo vigile di Bill, che con molta nonchalance riprese tra le mani il suo laptop e riprese a scrivere come se non fosse mai stato interrotto.
Tom arrivato in salotto si vide travolgere da un qualcosa di non molto definito, ma che a contatto con il suo corpo venne riconosciuto come un corpo femminile.
-Tomi!- trillò una voce decisamente femminile qualche nota sopra l’ottava –mi sei mancato tanto!-
Tom rise e cercò di staccarsi per vedere in faccia la sua interlocutrice.
-ciao Ria … ti trovo più abbronzata … se questo è possibile- rise nuovamente e la strinse a sé.
Ria non era la sua ragazza, come molte fan avevano pensato (e pensavano) e come i giornalisti avevano affermato, Ria era semplicemente una delle sue più care amiche da quando viveva a LA.
Si erano incontrati per caso ad un festa, ed entrambi ne erano annoiati al punto tale da distaccarsi dalla folla e sedersi distanti da tutto.
Avevano iniziato a parlare e avevano scoperto una grande intesa, ma che non era sfociata in nulla. Ria era troppo … “sofisticata”? Non sapeva definirla, sapeva solamente che non avrebbe mai potuto starci assieme.
Era una figa pazzesca, quello non poteva non ammetterlo, ma per lui era più una sorella.
-forse … saresti dovuto venire anche tu- disse sistemandosi meglio fra le sue braccia –mi sarei divertita … c’erano un sacco di quelle ragazze! Mi piace quando fai descrizioni molto dettagliate sulle loro “ipotetiche vite”- sorrise e poi lo guardò meglio.
Nonostante cercasse di celarlo dietro il velo di sincera gioia nel vederla, Ria percepiva chiaramente una nota negativa.
-che è successo?- gli chiese a bruciapelo
-niente- la guardò interrogativo –perché dovrebbe essere successo qualcosa?-
-tuo fratello, vero? Dai, vai a sbollirti … io penso a far ragionare la principessa di casa- e gli mandò un bacio prima di scomparire su per le scale.
Tom sorrise e scosse la testa. Quella ragazza era incredibile.

Chantal era seduta ad un tavolino di un bar in Venice Beach, attendendo la sua preda.
Sorseggiava una coca, prestando molta attenzione ad ogni passante, finchè non localizzò chi cercava.
Si alzò, lasciando pure la mancia al cameriere, e si avvicinò velocemente e di soppiatto a Tom.
Lo studiò da dietro qualche secondo, prima di mettersi in scena.
Se non fosse diventata una sicaria, avrebbe potuto fare l’attrice senza problemi.
Con un gemito si accasciò a terra, fingendosi svenuta, o in preda di qualche malessere improvviso.
Ovviamente, come previsto, Tom non esitò un secondo ad avvicinarsi per constatare se stesse bene.
-chiamate un’ambulanza!- disse prendendo la sua testa e poggiandosela sulle gambe –hey, stai bene? Riesci a sentirmi?- Lo sentiva eccome, e la sua voce era l’equivalente di una qualche nota sconosciuta e melodiosa.
Profonda e amichevole, in quel momento, leggermente preoccupata.
Chantal non si mosse. Tom allora si accertò che ci fosse battito, e che respirasse.
-il medico sta arrivando!- avvisò qualcuno, al che Tom rispose con un grazie.
Chantal decise che era il momento di ritornare tra i mortali.
Sbatté le palpebre più e più volte, per coronare la sua performance. Tentò di alzarsi, fingendosi stranita, ma Tom glielo vietò e con delicatezza ripose la sua testa nuovamente sulle sue gambe.
-come ti chiami?- le chiese lentamente
-Clair …. Che è successo?- chiese con aria innocente
-devi essere svenuta Clair … io sono Tom. Hai qualcuno da poter avvisare?-
-no.. io… mi sono trasferita… no-
-capisco … facciamo così, ti accompagno in ospedale e aspetterò che facciano degli accertamenti, ok?- continuava a guardarla negli occhi, e per qualche secondo Chantal ebbe paura che capisse che stava sparando cazzate a tutto spiano.
-no!- disse allarmata –in ospedale no… io sto bene, perfettamente bene!- si alzò velocemente, prima che Tom potesse riacchiapparla.
-ma devi fare dei controlli … io non credo ..- tentò di dire Tom ma fu interrotto
-se ti fa sentire più tranquillo ora ci sediamo ad un bar e mangio qualcosa, ok? … all’ospedale no, ti prego…- c’era qualcosa nella voce della ragazza, che fece cedere Tom, che assentì.
Qualche minuto dopo, dopo essersi scusato personalmente con il medico, era seduto insieme a quella ragazza da “Jones” un ristorantino italiano.
-mangi di solito? Mi sembri così …-
-mangio!- gli rispose sorridendo, cercando di convincerlo –non ti preoccupare!- Ma Tom non pareva convinto per niente.
Era una bella ragazza, una delle più belle ragazze che avesse mai visto; un viso di porcellana incorniciato da una cascata di capelli color ebano, occhi nocciola, labbra rosse. Il corpo era longilineo con una giusta dose di attributi.
Ma era magra, non spaventosamente, ma era troppo magra.
-la smetti di guardarmi come se fossi un alieno? Mi da fastidio …- gli disse mentre masticava un boccone di pizza.
Chantal, dietro il comportamento disinvolto,  cercava di capirlo. Non riusciva a capire cosa gli passasse per la testa.
Ma ora il problema era entrar nella sua vita, far sì che lui si fidasse di lei e magari anche innamorarsene.
-scusami … sai non capita tutti i giorni che Biancaneve ti svenga fra le braccia …- le sorrise, sinceramente dispiaciuto per il suo comportamento.
-Raccontami un po’ di te- le disse curioso –fammi indovinare, vivi a Holliwood con 7 uomini molto bassi …-
Chantal rise –no … hai toppato su una delle due cose-
-ah sì?- Tom si fece più attento
-Vivo ad Holliwood, ma non con sette nanetti – sorrise –solo io e la mia casa. Ho 24 anni e sono un’ereditiera- la storia concordata era stata quella –tu, invece?-
-Non mi consoci?- chiese stupito
-dovrei?- gli chiese
-beh … sono il chitarrista di una band di fama mondiale … ma credo di essere felice del fatto che tu non mi conosca …- le sorrise –è più tranquilla come cosa …-
Chantal si ritrovò a sorridere, poi guardò l’orologio e decise che poteva bastare; secondo il piano Tom doveva chiederle di rivedersi.
-devo andare …- si alzò dal tavolo, lasciando una banconota da 10.
-ti accompagno … non vorrei che svenissi nuovamente- e le sorrise –se non è un problema …-
-no… con piacere-
E così si avviarono verso la macchina di Tom, una cadillac escalade nera.
-bella macchina- commentò Chantal/Clair
-lo so … anche se mi manca la mia Audi R8 … quella si che era una signora macchina-
-io ne ho una a casa- gli sorrise beffarda
-potrei rubarla- ammiccò Tom
-saprei chi andare a scovare, forza andiamo- e Chantal si infilò nell’abitacolo.
La ragazza rimase in silenzio, osservando Tom guidare sicuro per le strade di LA.
Aveva un profilo delicato, “invirilito” dalla barbetta che aveva lasciato crescere; i dread gli donavano un’aria … selvaggia?
Forse.
Tom dal canto suo si sentiva osservato, e nonostante questo lo mandasse fuori di melone, non disse nulla. Attese con pazienza che Clair dicesse qualcosa, cosa però, che non accadde.
-Dove devo girare?- un cartello li avvertiva che erano appena entrati in est Hollywood.
Chantal si riscosse e guardò la strada –prima a destra e poi la seconda a sinistra-
Tom seguì le indicazioni e si fermò davanti ad una villa, che stranamente non era circondata dalle solite mura protettive.
-non mi piace nascondermi …- gli chiarì ogni dubbio, come se avesse letto nella sua mente –sono una persona normale, e come tale voglio vivere-
-credo che tu abbia perfettamente ragione …- disse voltandosi nuovamente verso di lei.
Le guance della ragazza avevano ripreso colore, e gli occhi brillavano.
Tom fu tentato di baciarla, ma si trattenne.
-ti va di uscire?- gli uscì poi, prima che potesse collegare il cervello e sputare una qualche proposta di senso logico.
-si, non potrei non concedere un’uscita a chi mi ha praticamente soccorso- gli sorrise dolce –quando?-
-domani sera potrebbe andare?-
-può andare. A domani Tom- e Chantal scese dalla macchina ed entrò nel giardino della casa.
Si voltò indietro solamente una volta al portone, sicura che Tom fosse ancora lì a guardarla, e lo salutò.
Tom rispose al saluto e poi partì.
Si prospettava una giornata migliore davanti a lui.


Una volta tornato a casa, Tom corse in camera del gemello, trovandolo steso sul letto a guardare il soffitto.
-Ria ti ha fatto il lavaggio del cervello?- buttò lì Tom, accennando ad un sorriso.
Bill volse lo sguardo verso di lui, e abbozzò un sorriso.
Non erano più arrabbiati l’uno con l’altro nel momento in cui Tom si era chiuso alle spalle la porta della camera del fratello.
Tom si avvicinò e si sedette accanto a lui.
-mi dispiace per prima …- gli disse sinceramente
-anche a me … non dovevo essere così aggressivo-
Tom annuì, e poi rimase in silenzio, guardando la camera del fratello; come se non l’avesse vista prima di allora.
-che hai Tom? So che muori dalla voglia di dirmi qualcosa- disse Bill mettendosi seduto, osservando meglio il fratello.
-ho incontrato una ragazza … cioè, è svenuta e io l’ho soccorsa-
-e …-
-le ho chiesto di uscire … però è strana-
-cammina seduta su una gamba?- ipotizzò Bill facendo ridere Tom
-niente di tutto ciò … solo mi ha dato una strana sensazione-
-tipo?-
-non saprei, era strana … però bella- Tom non riusciva a spiegare quel vuoto allo stomaco che aveva provato, non riusciva a spiegare come mai avesse fitte particolarmente dolorose al basso ventre.
-ti piace?-
-non è male …-
-secondo me potrebbe essere quella giusta Tomi … ti mancano le farfalle nello stomaco-
Quelle proprio gli mancavano.
Tom si alzò dal letto e fece per uscire, quando si voltò nuovamente verso Bill.
-domani usciamo … poi ti dirò…-
-ok…- Bill sembrò deluso da come si era conclusa la conversazione e Tom riparò immediatamente
-Bibs? Ti voglio bene …-
Il voltò di Bill si illuminò in un sorriso –anche io- e questa volta Tom uscì definitivamente.



Spazio Autrice: Grazie a chi commenta :) a chi  segue e chi inserisce la storia tra le preferite e/o le ricordate. Cercherò di aggiornare costantemente. Al prossimo capitolo!

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Capitolo 3
*** 3 ***



Die Sturm
2



La mattinata iniziò decisamente per il meglio per Chantal.

Si svegliò completamente immersa nei raggi solari: molte persone avrebbero dato in escandescenza, ma lei no . Per lei vedere sorgere il sole era qualcosa di magico, qualcosa che la faceva sentire a stretto contatto con la vera Chantal.
Era qualcosa che significava che fosse ancora viva.
Si alzò dal letto, pronta ad affrontare una giornata di “spionaggio

Tom era praticamente in stato comatoso.
Bill aveva tentato più volte di svegliarlo, ma proprio non voleva saperne. Così, il gemello minore optò per l’opzione che non avrebbe mai dovuto prendere in considerazione.
Scese di corsa le scale e si precipitò in cucina, prese un bicchiere e lo riempì di acqua dal frigo. Con mola più attenzione tornò al piano superiore.
Entrò in camera di Tom; uno, due, tre secondi e poi gli gettò l’acqua addosso.
Tom cadde dal letto urlando, e Bill non poté fare a meno di ridere come un deficiente.
Dopo essersi ripigliato, il rasta guardò con aria omicida il fratello.
-CORRI. O. TI. UCCIDO. – Bill aveva smesso di ridere, e con un ultimo sguardo al fratello scomparve dalla camera. Tom non aveva voglia di rincorrerlo, quindi si arrampicò sul letto e con pochi problemi riprese a dormire.
Si svegliò spontaneamente verso le tre del pomeriggio, quando gli suonò il cellulare.
Non aprì gli occhi, bensì tastò il comodino con la mano, fino a trovare quel dannato I-phone.
-pronto?- rispose con voce impastata, nonostante cercasse di darsi un contegno
-Tom? Non dirmi che sei ancora a letto- la voce inconfondibile di Ria lo fece sobbalzare
-chi, io? No! Che c’è?- Tom questa volta si era alzato veramente, si stava stropicciando gli occhi e tentava di non sbadigliare.
-dobbiamo parlare. Sei sicuro di non essere ancora in camera?-
-no, sono in salotto a giocare alla play … vieni quando vuoi …-
-che strano … io sono seduta proprio qui, sul tu divano e non vedo nessuno giocare alla play-
Cazzo.
Tom aprì la porta di camera sua e corse al piano inferiore.
Ria era seduta sul divano, con aria annoiata e parlava al telefono con lui.
-sei esasperante- le disse chiudendo la chiamata
-no. Sei tu che sei pietoso, è diverso- lo occhieggiò –comunque dobbiamo parlare della tua nuova conquista-
Tom sbuffò e si stravaccò sul divano.
Era in boxer e a torso nudo. Sicuramente Ria non si sarebbe lamentata per la visione quasi “divina” che le si proponeva.
-cosa c’è da dire?-
-la conosco?- ok, iniziava l’interrogatorio
-non credo … è nuova di queste parti, e ha un accento .. francese credo-
Ria annuì –come si chiama?-
-Clair…- Tom si rese conto di non sapere il cognome –non h idea di quale sia il suo cognome-
-ma tu, fare qualche domanda in più prima di scopare?-
-non abbiamo scopato- disse risentito –sono un bravo ragazzo!-
Ria scoppiò a ridere, come se la cosa la divertisse un sacco (e probabilmente era così), ma Tom non la pensava alla stessa maniera.
-cosa c’è? Stai insinuando che io non lo sia?-
-fammi il piacere, Tom … Tu con le ragazze, un bravo ragazzo? Ti devo ancora vedere-
Tom sbuffò. Si era cucito addosso quella fottuta copertina da “donnaiolo senza scrupoli” che adesso faticava a tirarsela via di dosso.
-guarda che se volessi sarei un bravissimo ragazzo … solo non ho ancora incontrato quella giusta- si giustificò.
-Tom, ha 27 anni … tu dici che hai fatto trovate clandestine a sufficienza?- chiese con ovvietà la ragazza –comunque sia, vorrei conoscerla- gli sorrise –se per te non è un problema. Potremmo diventare grandi amiche!-
Tom sbuffò nuovamente. Ora capiva perché non era andato a letto con Ria. Perché ria era suo fratello con le tette. E non poteva andare a letto con suo fratello.
Era incredibile quanto quei due si assomigliassero … li avevano separati alla nascita? Era una domanda che Tom, sempre più costantemente, si poneva.
-certo … adesso posso prepararmi?-
-certo! Vai ti aspetto qui! Voglio vedere come ti inghindi!-
Tom si alzò dal divano, mostrando il dito medio alla ragazza (la quale rispose altrettanto coloritamente), e tornò in camera sua, chiudendosi la porta alle spalle.
Perché viveva con dei pazzi? Cosa aveva fatto per meritarselo?

Chantal era davanti allo specchio a pavoneggiarsi.
Aveva un abito succinto nero, senza fronzoli. I capelli lunghi e neri lasciati liberi sulle spalle, si intravedeva il suo tatuaggio sull’avambraccio: Marylin Monroe. Segno indelebile di un sogno sfumato.
Si ammirò ancora un po’, prima di completare il trucco con un rossetto Dior nude.
Ai piedi aveva delle opentoe in pizzo su raso di 15 cm.
Nel complesso era una di quelle che la gente definiva “bella quanto stronza”; ovvio non aggiungevano mai “letale”.
Scese al piano inferiore e con pazienza attese l’arrivo di Tom.
Nonostante l’aspettasse, al suono del campanello sussultò.
Era persa nei suoi pensieri poco felici, e l’improvviso ritorno alla realtà le fece paura.
Uscì di casa e vide la macchina parcheggiata difronte a casa sua; Tom era appoggiato ad una fiancata che si fumava una sigaretta.
Certo non le sfuggì il modo in cui la guardava, mangiandosela con gli occhi e il “wow” sospirato che era sfuggito alle sue labbra.
In un certo senso era compiaciuta. Era abituata a sentirsi più che apprezzata da uomini di tutte le età, ma Tom era in un qualche modo diverso?
Non lo sapeva, e non voleva saperlo.
Uscì dal cancello e lo richiuse dietro di sé.
-ciao Tom …- non ebbe nemmeno bisogno di mettersi sulle punte per arrivare alla guancia levigata del ragazzo.
Il suo respirò si inebriò del muschio del dopobarba, del fumo della sigaretta e un odore delicato ma deciso.
Chantal l’avrebbe poi catalogato come l’odore di Tom.
Tom si stupì della spontaneità della ragazza, senza darlo molto a vedere, ricambiò il saluto e poi la guardò di nuovo.
-sei bellissima-
-ti ringrazio- gli sorrise –dove mi porti?- gli chiese curiosa.
-Andiamo a Malibu questa sera … ci sarà una festa, spero ti piaccia-
-perfetto, andiamo?- e senza attenderlo salì nell’abitacolo.
Tom sorrise divertito, spense la sigaretta ed entrò mettendo in moto e partendo sgommando.

Il viaggio fu alquanto silenzioso.
Chantal era sprofondata ancora nei ricordi. Nella testa le rimbombarono gli spari della sera in cui la sua famiglia morì.
Trasalì al ricordo di quel rumore assordante, quel rumore di cui ora non aveva paura, ma che era abituata a sentire.
Tom l’osservò, ma non fece domande. Se avesse voluto dirgli qualcosa, l’avrebbe fatto.
-Posso essere invadente?- le chiese, attirando la sua attenzione
Chantal/Clair annuì.
-qual è il tuo cognome?-
-Lyon- rispose sicura
-quindi non sei americana …-
-perspicace!- gli sorrise –no, sono francese … Sono nata e ho vissuto a Lille fino ai 12 anni-
-e poi?-
-poi mi sono trasferita con mio nonno a Montréal-
-e la tua famiglia?-
Ecco la domanda che odiava sentirsi rivolgere, alla quale non avrebbe voluto rispondere “è stata sterminata”.
-loro sono morti … tanto tempo fa. Risparmiami la parte nella quale fai il comprensivo perfavore- sputò acida.
Tom capì di aver toccato il tasto sbagliato.
-mi dispiace … non volevo farti arrabbiare-
-allora teniamo la vita privata fuori da qui- gli sorrise –per lo meno la mia. Se tuoi vuoi parlarmi della tua non è un problema per me- disse alzando le spalle.
Tom non rispose. L’abitacolo fu pervaso nuovamente dal silenzio.
Arrivarono a Malibu così, senza dirsi niente. Una volta parcheggiato Tom rimase appoggiato alla fiancata della macchina (era particolarmente comoda, doveva ammetterlo) e guardò il mare, l’infrangersi delle onde davanti a sé. Il sole stava fondendosi con l’acqua, colorandola di un arancione acceso.
-scusami per prima- sentì dire da una voce delicata, timida ed insicura. Sembrava la voce di una bambina che si era pentita di aver rotto la testa ad una bambola.
Tom guardò Chantal fare il giro della macchina e piazzarglisi davanti.
-non voglio rovinare la nostra serata- prese fiato –quindi ora facciamo pace da buoni amici e andiamo a divertirci, ve bene?- la ragazza accennò ad un sorriso, che mise in mostra denti perfettamente bianchi.
Tom le sorrise –affare fatto!- la prese per mano e si diressero in un ristorante sulla spiaggia.

-e così hanno iniziato a chiamarmi mopp- Chantal rise. Non stava fingendo; si stava veramente divertendo, e di questo aveva paura.
Non doveva per nessun motivo affezionarsi, ma solamente fingere. Oppure tutto il lavoro sarebbe stato tremendamente difficile.
-a parer mio, mi piacciono i tuoi dread- gli sorrise –li trovo … non so …-
-mhmh?- la incitò Tom portandosi una forchettata di insalata alla bocca
-hanno un che di selvaggio, non fraintendere-
Ma Tom scoppiò a ridere comunque.
-non mi pare ci sia niente da ridere Mopp!- lo rimbeccò tornando a mangiare –e non accrescere tanto il tuo ego, non sei poi così bello-
Tom smise di ridere e prese a fissarla. Dopo qualche secondo Chantal alzò lo sguardo sul ragazzo.
-la smetti di fissarmi? È irritante-
-non la smetterò finchè non ammetterai di aver detto un’enorme cazzata. E che sono bellissimo-
Chantal scoppiò a ridere –non lo ammetterò mai Kaulitz. Sappilo. Nemmeno sotto tortura-
Tom sbuffò e riprese a mangiare in silenzio. Non poteva nemmeno dirle che fosse brutta. 1 perché era una stragnocca pazzesca, 2 perché era pienamente sicura di sé e della sensualità che emanava da ogni poro.
-hai perso la lingua mopp?- gli sorrise gioviale
-no. Pensavo a come torturarti-
-allora scervellati- furono interrotti da una cameriera bionda, con le tette che uscivano dall’uniforme, e un fisico tutto rifatto.
E dava attenzioni solamente a Tom.
-cosa vi porto?- almeno aveva la decenza di mettere al plurale.
-io sono a posto … tu?- chiese Tom a Chantal, non calcolando minimamente la cameriera.
-pure io…-
-vi porto il conto- la cameriera, con passo a dir poco instabile sul tacco 15 che non sapeva portare, si allontanò per pochi secondi.
-vuoi vedere come mi diverto io solitamente?- chiese maliziosa Chantal a Tom
Tom, divertito, annuì.
La cameriera ritornò e prima di che se ne andasse Chantal la chiamò.
-si?- chiese con una voce da oca
-cara … non è meglio che ti copri? Sai… se cerchi di risultare attraente lo stai facendo nel modo sbagliato … e credo che con i 3 neuroni ubriachi che hai al posto del cervello non potresti nemmeno fare tanto. Ah un’ultima cosa …. La prossima volta che vai dal chirurgo, chiedigli uno sconto, il tuo didietro fa veramente pena e le labbra sembrano dei canotti gonfiabili!- Tom si stava impegnando per non scoppiare a ridere.
-buona serata! Ci si vede!- Chantal si alzò, sotto lo sguardo allibito della cameriera che stava per dire qualcosa, ma la bloccò subito.
Chantal la superava di parecchi centimetri in altezza –tua madre sa che al posto di lavorare fai la posta ai clienti?- e detto questo, con passo da gatta uscì dal ristorante seguita da Tom.
Nessuno dei due vide la cameriera tentare di correre per andare in bagno a piangere, ma lo immaginarono.
Tom finalmente poté ridere –quindi tu ti diverti a disprezzare le persone?-
-solo quelle che se lo meritano … non mi  dipingere più cattiva di quello che sono- si erano seduti in spiaggia. Erano illuminati ormai solamente dalla luna.
-da ragazzina era una tipa emarginata? Non so magari è una specie di vendetta personale- abbozzò Tom
-no… niente di simile. Solo trovo giusto che le persone si rendano conto di quello che sono realmente-
Silenzio. Tom guardava il profilo della ragazza illuminato dai raggi lunari. Era veramente bello.
-secondo me eri gelosa …- disse Tom sorridendo spavaldo.
-certo …- ironizzò lei in risposta –come se non avessi notato che sei completamente perso di me e non l’hai calcolata di striscio-
Questo era vero in parte; Tom mera abbastanza interessato a lei da non dare importanza al solito tipo di ragazza che gli si presentava, ovvero: bionde ossigenate, 3 neuroni ubriachi al posto del cervello, gambe aperte.
-non sono perso- si difese dalla palese realtà dei fatti –solo che tu sei diversa …-
-diversa come?- si voltò verso di lui e puntò gli occhi nei suoi.
-con te si può intavolare una conversazione … cosa che non mi succede troppo spesso … ed è piacevole-
-è un complimento?-
-forse- le sorrise sornione
-allora … forse grazie- disse lei sincera.
Quanto tempo era che qualcuno le diceva che era piacevole passare de tempo con lei?
Quanto tempo era che non era veramente rilassata?
Troppo. La risposta era troppo.

spazio autrice: Ringrazio d cuore
luchia nanami  
e  
GretaTK  
per la recensioni ;) Spero che questo capitolo vi sia piaciuto! Alla prossima!

Catia

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Capitolo 4
*** 4 ***


Die Sturm
4



Vi furono molte altre uscite, nelle quali Chantal si accorse di … divertirsi, di stare bene.

E quello era un enorme problema.
Fino ad arrivare a quella sera.
Tom l’aveva invitata a casa sua, per farla conoscere al fratello e ad una sua amica.
Chantal si preparò come di consueto, e in meno di mezz’ora era pronta.
La passò a prender Tom, che le fece i complimenti … che quella volta la fecero arrossire.
-che fai? Ti vergogni?- chiese divertito
-no io …- tentò di replicare Chantal, ma il fatto è che non aveva argomenti buoni. Tom le piaceva. Oltre ad essere un gran bel ragazzo, era una bellissima persona. Era andata sotto la facciata da spaccone che aveva e … in un qualche modo si era affezionata. Era un mese che uscivano insieme, e lui non aveva mai tentato di baciarla.
In Chantal però, la voglia di assaporare le sue labbra, di sentire il freddo del metallo del suo piercing e la sua barbetta incolta, crescevano sempre di più. E tutto ciò non andava affatto bene. Più e più volte in quel mese aveva tentato di autoconvincersi che stava fingendo veramente bene, al punto tale da credere che le piacesse … ma la cruda verità era che Tom le faceva battere il cuore.
Non che di suo non battesse, non era un vampiro, però lo faceva in modo diverso quando era con Tom.
Si sentiva pervasa da un calore a lei estraneo, facendola sentire a casa.
-che carina …- disse Tom ridendo e mettendo in moto, alla volta di casa sua.
Una volta arrivati, inutile dire quanto Bill le stette addosso con mille domande, alle quali Chantal rispose imbarazzata.
-ti interessa davvero mio fratello?- chiese Bill sospettoso. Ogni ragazza che Tom aveva portato a casa (e fino a quel giorno erano veramente poche) aveva subito il terzo grado da parte del gemello.
-sì … credo di sì- rispose alzando le spalle e guardando Tom di sott’occhi
-Quindi non ti interessa la sua fama?-
-Bill!- lo riprese Tom –basta! Forza, andiamo in cucina … tra poco arriverà Ria-
Chantal annuì e lo seguì.
-Tuo fratello è sempre così?- chiese quasi intimorita
Bill era di una bellezza quasi esasperante. Un ciuffo biondo e ribelle, barba incolta, piercing, sorriso smagliante, occhi profondi.
Un gran bel fisico … per non parlare del didietro.
-a volte … ma non ti preoccupare … credo che la smetterà …- disse Tom –vuole solo che sia felice-
-immagino … non dev’essere facile trovare qualcuno di cui fidarsi e con cui essere felice …- si diede mentalmente dell’ipocrita di merda.
-si … e beh- continuò leggermente imbarazzato –penso che con te potrei esserlo …-
Chantal lo guardò a fondo prima di parlare –io ti ho mentito- disse poi
Tom si raddrizzò dalla posizione abbastanza scomoda che aveva assunto –cioè?-
-mi chiamo Chantal e non Clair … l’ho fatto perché non mi piace il mio primo nome. Mi ricorda la mia famiglia- Tom annuì distrattamente. Non gli sembrava poi così grave. Considerando la reazione che aveva avuto al loro primo appuntamento, era plausibile.
-anche su qualcos’altro?- chiese poi con un accenno di delusione nella voce.
-no … su nient’altro …- Tom annuì ancora, poi fece un gesto che non aveva premeditato. Si avvicinò a Chantal e la strinse a sé.
La ragazza si beò di quella stretta, restando in ascolto del cuore del ragazzo, che sembrava galoppare.
-sì, credo che con te potrei essere felice …- le disse.
A Chantal venne voglia di piangere, ma si trattenne e con un magone alla gola, con una morsa allo stomaco e con un macigno sul cuore rispose anche lei –anche io-

La cena fu abbastanza tranquilla.
Bill continuava a guardarla di sott’occhio, Ria si rivelò una ragazza veramente piacevole … e Tom la guardava soprappensiero.
Dopo cena, Ria praticamente rapì Bill, con la scusa che doveva accompagnarla assolutamente ad una festa.
Il suo piano l’avevano capito tutti, probabilmente anche il cane di Tom: lasciarli soli.
Una volta che Bill e Ria furono usciti, Chantal aiutò Tom a risistemare la sala da pranzo in silenzio.
Aveva una pietra sul cuore. Come poteva continuare a guardarlo negli occhi, sapendo che la sua vita sarebbe finita?
Prese una decisione avventata, stupida e contro ogni regola.
L’avrebbe salvato a qualsiasi costo.
Probabilmente un mese e mezzo prima non avrebbe mai immaginato di porre l’amore davanti a tutto.
L’amore?
Quindi era amore quello che provava nei confronti di Tom?
Erano seduti l’uno difronte all’altra da qualche minuto, e con enorme gratitudine di Chantal fu Tom a rompere il silenzio.
-ti va un bagno in piscina?-
Chantal si ritrovò ad annuire. Non aveva un costume da bagno … ma per lei non era un problema utilizzare la biancheria.
Tom la prese per mano e l’accompagnò nel retro della casa, dove un’enorme piscina ovale occupava la buona parte del giardino.
Chantal si spogliò velocemente e si gettò in acqua. Era tiepida e confortevole.
Guardò Tom spogliarsi; aveva un fisico muscoloso, levigato.
Si gettò in acqua anche lui e scomparve sul fondo.
Chantal si appoggiò con la schiena al muretto, e attese la sua emersione. Sapeva che sarebbe andato da lei.
E fu quello che accadde. Tom riemerse dall’acqua, prendendo fiato e poi le sorrise.
Si avvicinò e la inchiodò nel piccolo spazio di piscina dove si era rintanata, bloccandola fra le sue braccia.
-non volevo mentirti Tom- gli disse sincera –solo che …- ma lui la bloccò, mettendole una mano sopra la bocca.
-non mi devi spiegazioni … avrai avuto buoni motivi- la tolse e la guardò negli occhi –e a me va bene così …-
Si avvicinò impercettibilmente, facendo fare una capriola al cuore di Chantal.
I loro visi erano divisi da un soffio … ma Tom non la bacio.
Le accarezzò il viso e le sorrise.
Chantal constatò che non aveva mai visto niente di più bello in vita sua.
Iniziarono a parlare, Tom le chiese se quella sera si era trovata bene ecc … erano usciti dall’acqua e si erano stesi a bordo piscina, guardando le stelle.
Tom non aveva mai fatto una cosa tanto …. Romantica? Da quando aveva 15 anni.
-Ti sei mai innamorata?- le chiese Tom sussurrando, come se avesse paura che qualcuno potesse sentirlo.
-no … non credo- rispose sinceramente Chantal –e tu?-
-poche volte … si contano sulle dita di una mano- sorrise malinconico –come fai a non esserti mai innamorata? Tutti si innamorano … anche gli stronzi come me …-
Chantal rise sommessamente –forse una volta … ma è difficile … e fa parecchio male-
-è vero, può far male … ma a volte ti rendi conto che varrebbe la pena di provare sulla propria pelle tutti i dolori del mondo pur di innamorarsi ed essere ricambiati-
-quando ti sei innamorato la prima volta?-
-credo che sia stato in 1 superiore … lei si chiamava Karoline. Tutta la scuola mi veniva dietro … me lei no. O se le piacevo non lo aveva mai dato a vedere- sospirò abbandonandosi ai ricordi –un giorno le chiesi di uscire, e sai lei cosa mi rispose? “non ho tempo da perdere” e mi mollò in mezzo alla scuola come un emerito cretino. Successivamente feci i salti mortali per conquistarla … le comprai addirittura un mazzo di fiori- rise. Chantal lo ascoltava attentamente, guardava ogni suo movimento e cercava di imprimersi nella mente la melodia della sua risata –dopo circa due mesi mi baciò. Credo di aver capito di essere perso di lei … e il resto è storia-
Chantal non capì –ovvero?-
Tom la guardò –il nostro singolo è uscito, noi siamo diventati famosi e … lei mi lasciò. Credo che non dimenticherò mai come mi guardò quel pomeriggio … -
-mi dispiace Tom-
-ormai è passato …  se la cosa può consolarti adesso è felicemente sposata. Mi ha addirittura invitato al suo matrimonio- Tom rise –ha detto che non mi serba rancore, eravamo giovani … e mi ha voluto tanto bene. Come me del resto-
Chantal annuì –e credi di poterti innamorare di nuovo? Cioè … hai provato di recente quelle stesse sensazioni?-
Tom annuì –devo essere sincero … mi era mancato. Sai, avere la possibilità di condividere tutto, di fidarti ciecamente dell’altra … è una gran bella cosa-
Chantal annuì ancora –deve essere molto fortunata questa ragazza … immagino sia molto bella …-
Tom annuì –è bellissima in effetti … un po’ misteriosa, ma aumenta la sua sensualità-.
Chantal non fece una piega. La descrizione le si addiceva, ma poteva essere lei come poteva non esserlo.
-e glielo hai mai detto?-
-che cosa?- chiese Tom
-che sei innamorato di lei …-
-gliel’ho appena confessato- e detto questo intrecciò le sue dita a quelle di Chantal –però non so cosa prova lei …-
Chantal rimase in silenzio. Innamorata … sì, era innamorata, ma poteva (doveva) confessarglielo?
-la ragazza misteriosa ricambia-  voltò il viso verso quello di Tom e gli sorrise timidamente.
Al che, Tom sorrise di rimando e prese l’iniziativa: la baciò.
Fu un bacio dolce, delicato che via via diventava sempre più passionale.
Si staccarono svariati minuti dopo, con il respiro leggermente più veloce.
-vieni …- Tom l’aiutò ad alzarsi, e la portò in casa.
Le fece salire le scale e la portò in camera sua.
Chantal sapeva che quello che stava facendo non era giusto, ma ormai che poteva farci? Si era scavata una fossa con le proprie mani innamorandosi di Tom, tanto valeva essere coinvolta.
Tom la fece sedere sul letto, continuando a baciarla; Chantal lo assecondò, si stese e in pochi secondi Tom le fu addosso.
Sentire il calore del suo corpo sopra di sé la faceva impazzire; insinuò le sue mani affusolate sotto la sua maglietta, accarezzandogli i pettorali e gli addominali levigati. Poco dopo, quella stessa maglietta finì sul pavimento assieme al vestito di Chantal.
Tom si sollevò sulle braccia e la guardò sotto di sé.
-che c’è?- chiese Chantal restando con le sue mani sulla sua schiena, e sorridendo dolcemente.
-niente …- si avvicinò al suo viso –sei bellissima- e la baciò.
Chantal ci mise qualche minuto per togliere a Tom i pantaloni. Era egoista; voleva sentirlo suo.
Tom si lasciò spogliare; lasciava una scia di baci che andava dal collo, dove aveva lasciato anche un segno violaceo del suo passaggio, al ventre e poi risaliva.
Le tolse il reggiseno e con delicatezza prese a massaggiarle e a baciarle il seno, facendola gemere.
Capì che l’autocontrollo che tentava di imporsi, non sortiva alcun effetto su di lui.
Ma voleva fare con calma. Stava facendo l’amore, non stava facendo sesso.
E l’amava.
Quel pensiero inconscio si impadronì di lui, lasciandolo a bocca aperta (se non fosse stato impegnato ad assaporare il corpo di Chantal). Era innamorato.
Ripercorse mentalmente l’ultima mezz’ora, quando Chantal gli aveva detto che ricambiava i suoi sentimenti.
Il suo cuore aveva perso un battito, poi aveva ripreso a battere il triplo più veloce.
Era dannatamente felice.
Ora era completamente nuda sotto di sé; si lasciò sfilare l’ultimo pezzo di stoffa che li impediva.
Tom si allungò fino al comodino, prendendo un preservativo.
Lo infilò e con delicatezza entrò in lei.
Chantal inarcò la schiena, gemendo.
Sentiva il respiro di Tom sulla sua spalla, e un odore dolce le pervase le narici.
Era l’odore di Tom.
Ad ogni spinta Chantal si aggrappava alle forti spalle di Tom; quest’ultimo cercava di fare con calma, non voleva che tutto quello finisse in poco più che 10 minuti.
Aumentava gradualmente l’intensità delle spinte, anche se ormai erano i muscoli ad agire da soli.
Giunsero insieme all’apice del piacere.
Tom si accasciò delicatamente su di lei ansimando.
La guardò negli occhi, che in quel momento sembravano due pozzi di petrolio da quanto erano scuri, e glielo disse.
-Ti amo-
Chantal sorrise –ti amo anche io- e lo baciò.
Rimasero insieme tutta la notte. A Tom non pareva ancora vero di aver pronunciato quelle due paroline, dandogli il giusto peso.
Sì, Chantal era perfetta, era quella giusta.



spazio autrice:
innanzitutto un rigraziamento a GretaTk  e a luchia nanami per le recensioni :)
Ho fatto un piccolo trailer per questa storia, lo potete trovare su youtube, dopo vi do il link.

Allora ... Sloan me lo sono immaginata come Marc Harmon, Gibs di NCIS, presente? ecco, lui.

Il personaggio di Chantal mi è stato ispirato da Megan Fox. A molti non piace, ma a me è parsa perfetta per questo ruolo.
E chi è che ha ingaggiato Sloan e di conseguenza Chantal? Lo scoprirete continuando a seguire la mia storia :)


Link per il trailer:
http://www.youtube.com/watch?v=8VeQfR__GHA
Link per "visualizzare" la storia tra Chantal e Tom: http://www.youtube.com/watch?v=Ce0oRR28jfg&feature=channel&list=UL

Alla prossima Ragazze! spero che il capitolo sia stata apprezzato!

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Capitolo 5
*** 5 ***


Die sturm
5


Tom stava accarezzando delicatamente il capo di Chantal da più di mezz’ora. Si era svegliato prima del solito,(per lui era ancora notte, basti precisare questo), Chantal pareva dormire ancora.

Aveva la testa  poggiata sul suo petto.
“le ho detto ti amo…” pensò Tom sorridendo, e poi posandole un baciò sui capelli neri scompigliati.
Doveva esser stato meno delicato di quanto avesse pensato, perché Chantal sbatté le palpebre più volte e sollevò la testa, incrociando gli occhi con quelli di Tom.
-‘Giorno…- disse con la voce roca e un po’ impastata
-ciao …- le diede un bacio a fior di labbra e la tenne stretta a sé.
Chantal rise sommessamente –guarda che non scappo … mi fai andare in bagno?-
Tom rise e la lasciò andare; la guardò, era completamente nuda, andare in bagno.
Sentì scorrere l’acqua della doccia. Tom si alzò dal letto e si infilò un paio di boxer, per poi scendere al piano inferiore.
Bill era alle prese con la macchina del caffè.
-ciao Bibs … ti sei divertito alla festa?-
Bill lo guardò, accennò ad un sorriso e tornò a dedicare le sue attenzione alla macchina del caffè
-è stata piuttosto … strana …-
-come mai?- chiese Tom curioso sedendosi su uno sgabello alla penisola della cucina
-considerando che Ria mi ha baciato è stato strano- Tom non collegò immediatamente la cosa, ci impiegò qualche secondo.
-cosa? Credo di non aver capito bene …- disse
-Ria.mi.ha.baciato- ripeté Bill –e non so come siamo arrivati a farlo-
Tom fissava suo fratello, che nel frattempo aveva rinunciato a preparare il caffè, e gli parlava mentalmente.
-non lo so Tom, non ci avevo mai pensato prima d’ora, va bene?- disse sbuffando –dio … cosa ho fatto per meritarmi questo??-
-ti sei sempre lamentato di non trovare una ragazza …- rispose Tom beffardo
-tu invece?- gli chiese poi Bill per sviare discorso –la telepatia gemellare mi ha detto che avete fatto faville …- disse malizioso.
-se per faville intendi dire che le ho detto che la amo, allora sì-
Bill rimase in silenzio, l’espressione “avere la mascella che tocca terra” in quel caso poteva valere appieno.
-cosa?-
-la amo Bill… credo che con lei potrei essere veramente felice-
Bill impiegò due secondi di orologio per sorridere e con gli occhi lucidi abbracciare il fratello di slancio
-sono così contento per te … oddio …- Tom non fece in tempo a stringerlo a sua volta, che Bill si era già allontanato e faceva finta di asciugarsi una lacrima –il mio fratellino sta crescendo!-
-ma smettila …- disse Tom ridendo –sei patetico-
-E lei??- ora Bill si era trasformato nella versione Gossip Girl –voglio sapere tutto-
-che vuoi sapere Bibs … è stato tutto molto bello …- sorrise al ricordo –credo che sia stata una delle notte migliori della mia vita …-
-certo- si intromise Chanta, che nel frattempo era entrata in cucina –nessuna è come me!- e Bill scoppiò a ridere. Chanta abbracciò Tom da dietro e lo baciò su una guancia.
-ma quanto siete carini- disse Bill –comunque il problema ora è un altro: non abbiamo il caffè. Ordino da starbuck’s…. cosa volete?-
-io il solito, tu?- Tom si rivolse a Chantal che stava pensado
-io un cappuccino con doppia panna montata- sorrise –con una spruzzata di cacao sopra- Bill si diede un contegno, e con calma si segnò tutto su un foglio; poi abbandonò la stanza.
Tom si voltò completamente verso Chantal e le prese il viso fra le mani, per poi baciarla.
-hey … sembra che tu mi debba lasciare per uno dei tuoi tour mondiali … guarda che sono qui- disse abbracciandolo, sedendosi poi sulle sue gambe –non ti lascio-.
Le faceva male pronunciare quelle parole quando tecnicamente, se lo amava veramente doveva lasciarlo andare. Ma era come un bisogno impellente, un bisogno impellente di dirgliele.
-lo spero …- disse appoggiando la fronte a quella di Chantal –ti amo …-
-allora ieri sera non eri ubriaco!- rispose la ragazza scoppiando a ridere, contagiando anche Tom.
-no scema … ero perfettamente sobrio-
-io ho alcune paroline, qui sulla punta della lingua … ma proprio non riesco a ricordarle- disse scherzando, ma si beccò un’occhiataccia da Tom, il quale iniziò a farle il solletico.
-No!- grisò catturando l’attenzione di Bill che corse in cucina
-che …- poi si bloccò guardando quella scena da asilo nido –eh certo … te pareva che dovesse fare il bambino!-
-Bill guarda che non mi sono dimenticato di quello che mi hai detto. Adesso la scena da asilo è finita, e finché il caffè non arriva, noi ci sediamo e parliamo- gli sorrise –capito, fratello tinto?-
-io non sono più tinto! Sei tu ad essere tinto!-
-ti sei tinti per primo!!-  e così iniziò uno dei battibecchi made in Kaulitz, uno di quelli che era destinato a non avere fine. Chantal sbuffò e roteò gli occhi verso il cielo. Si alzò e tornò al piano superiore, lasciando le due reginette a discutere su chi fosse il più tinto.
Si chiuse in camera di Tom, e la ispezionò per bene.
La prima cosa che catturò la sua attenzione, fu un McBook su una scrivania bianca.
Si avvicinò, lo sfiorò con le dita ma non lo aprì. Tom era in casa, non poteva rischiare così tanto.
Affianco alla scrivania vi era una chitarra acustica, firmata Gibson; poi c’era il comodino, seguito dal letto california king size bed e un altro comodino. La parete affianco al letto era padroneggiata da una grande finestra. Difronte al letto vi erano due porte: una del bagno … e l’altra?
Chantal si avvicinò e l’aprì. Si ritrovò al buio. Cercò a tentoni un interruttore, che trovò quasi immediatamente.
Subito la luce le fece male agli occhi, anche se non era rimasta al buio molto tempo, poi si accorse di essere sommersa dai vestiti, dalle scarpe, dalle fasce e dai cappellini.
-o cielo …-
-wow … sai che è sempre stata una mia fantasia farlo nel mio armadio?- la voce di Tom, le labbra di Tom, l’odore di Tom … Chantal sospirò.
-egocentrico … più che altro una fantasia perversa delle tue fan assatanate …-
-anche- sospirò contro il suo collo –comunque ero venuto a chiamarti per avvertirti che è arrivato il caffè … ma se tu vuoi divertirti in altro modo …- ammiccò.
-no. Non ora … devo andare via fra poco- si scansò da Tom e uscì dalla cabina armadio.
Tom rimase interdetto, poi spense la luce e la raggiunse fuori.
Stava tirando fuori dalla borsa un paio di jeans e una canotta. Addosso aveva ancora la sua maglia.
-che hai fatto?- le chiese poi curioso. Da quei pochi minuti che erano passati non sembrava nemmeno più la stessa ragazza con cui aveva fatto l’amore.
-io? Niente … solo- lo guardò –non volevo essere brusca, ma devo fare delle cose questa mattina e …- si fermò e guardò Tom negli occhi. Qualcosa dentro di essi le faceva capire che era insicuro. Su di lei.
Gli si avvicinò e alzandosi sulle punte lo baciò a fior di labbra –quando ti ho detto che ti amavo, lo pensavo veramente … capito? Non è che non mi piaccia stare con te, in quel modo …- sorrise imbarazzata –ma devo andare. Ti prometto che nel pomeriggio farò in modo di trovare un’oretta buca …- ammiccò. Tom sorrise nuovamente. Qualcosa negli occhi di Chantal gli diceva di stare in guardia, di non fidarsi … ma che ci voleva fare, lui non era particolarmente noto per essere un tipo che demorde.
-ok …- la strinse a sé e la baciò appassionatamente –questo era un vero bacio di saluto- Chantal sorrise e poi si allontanò –adesso vado! Ciao Tom!- uscì dalla sua stanza, lasciandovi Tom al centro, imbambolato a fissare la porta.

Chantal era a casa sua, il portatile sulle sue gambe. Era appena entrata nel portatile di Tom.
Vi erano un’enormità di cartelle dedicate alla musica, altrettante per i film. Vi erano molti documenti, spezzoni di canzoni … ma nessuna traccia di un recente programma.
Spense il computer e si stese sul divano. Si sentiva sporca. Tom le aveva detto che l’amava, e lei, pur ricambiando continuava imperterrita nel suo lavoro.
Aveva fatto una scelta, sì, e l’avrebbe rispettata ad ogni costo.
Avrebbe rubato quel programma, l’avrebbe dato a Sloan, che successivamente l’avrebbe consegnato a chi li aveva ingaggiati.
Non avrebbe ucciso nessuno.
E avrebbe potuto vivere felicemente con Tom. Avrebbe abbandonato la carriera di sicaria.
Sì, tutto avrebbe funzionato.
Era ancora persa a cercare una soluzione a tutto quell’enorme disastro, quando il suo cellulare squillò.
-pronto?-
-sono Sloan …- il respiro era pesante –devi venire a Montréal, il nostro clienti ti vuole incontrare … per eventuali aggiornamenti-
-ma perché non lo puoi aggiornare tu?- chiese sospettosa Chantal
-perché ha chiesto espressamente di te. Questo è un ordine.-
-ricevuto. Fra quanto devo partire?- chiese laconica
-hai un aereo domani mattina presto. Tornerai in serata. Ti invio i dati sul computer, ci vediamo- e il suo capo chiuse la chiamata.
Non voleva già essere distante da Tom, ma purtroppo quello che faceva glielo imponeva, e se voleva che tutto andasse per il meglio e nessuno si facesse male … doveva stare alle regole.

-allora Bill? Cosa pensi di fare?- chiese Tom sedendosi stancamente al fianco del fratello.
-non ne ho idea Tomi … cioè è una bella ragazza ma …- e si bloccò
-ma?- lo incitò il fratello
-non lo so. Mi piace? Non mi piace? Non lo riesco a capire, sono così confuso …-
-ti piace stare con lei? Stai bene?-
-sì … ma insomma- si raddrizzò –eravamo ubriachi! Forse nemmeno se ne ricorderà …-
-probabile, ma le devi parlare comunque … sai, per quanto sia è sempre nostra amica!-
Bill annuì –credo che fra poco arriverà …- in quel preciso istante sentirono le chiavi girare nella toppa della porta d’ingresso.
Tom si voltò verso Bill –io l’ho sempre saputo che vi avevano separato alla nascita!- Bill accennò ad un sorriso, Tom si alzò –vi lascio soli- prima si salire in camera sua, salutò l’amica.
Una volta in camera si stese sul letto a pensare. Un messaggio lo risvegliò dallo stato di trance in cui si era isolato.
Era di Chantal “dobbiamo parlare” un messaggio laconico. E per lui quei due verbi non promettevano niente di buono.

Si erano accordati per incontrarsi a casa di Chantal.
Tom era nervoso; solamente la sera prima sembrava tutto così perfetto … e ora sembrava che tutto, piano piano, si sgretolasse.
Parcheggiò davanti a casa di Chantal, scese dalla macchina e suonò.
Non rispose nessuno, ma il cancello con uno scatto si aprì. Era indeciso se entrare o meno; non voleva rimanere deluso.
Le sue gambe percorsero il vialetto in ghiaia, fino a raggiungere il portone d’ingresso socchiuso.
-permesso …- entro in quella casa silenziosa. Si ritrovò in un atrio semibuio, fatta eccezione per le candele alla rosa su di un mobile.
-Chantal?- chiamò. Ma nessuno gli rispose.
Si addentrò ancor di più; si ritrovò in un salotto alquanto spazioso, alla tv al plasma scorrevano immagini in bianco e nero senza volume.
Si avvicinò per spegnerla e quasi gli prese un colpo nel vedere Chantal seduta sul divano.
-dio santo!- esclamò –potevi anche rispondermi! Pensavo ti avessero ammazzata!-
-come sei tragico- bevve una sorsata di vino dal calice che aveva in mano.
Tom sbuffò e si sedette accanto a lei –cosa è successo? Guarda che me ne accorgo quando qualcosa non va … non sono così stupido-
-io devo tornare a Montréal … non so per quanto tempo- Chantal continuava a non guardarlo. Aveva paura che guardandolo potesse cedere, o fare qualcosa che avrebbe compromesso ancora di più la sua decisione.
-e ti stai comportando così per questo?- chiese Tom sconcertato –io… non c’è nessun problema, io sarò qui ad aspettarti …-
Finalmente Chantal lo guardò. I suoi occhi tradivano dolore, tristezza e pentimento.
-ma ho paura che non sia solamente per questo che tu ti stia comportando così …- riprese Tom sconsolato –forse ho fatto troppo in fretta … o…-
-tu non hai fatto niente Tom. Sei perfetto … sono io che sono sbagliata. Ma nonostante questo vorrei comunque averti per me- gli si avvicinò –puoi restare con me?- gli chiese con una nota di disperazione nella voce.
Tom la strinse possessivo a sé, baciandola, cercando di trasmetterle tutto l’amore che provava per lei.
In poco tempo si ritrovarono a fare l’amore. Per la seconda volta. E sembrava fosse ancora più bella della prima.

Tom stava distrattamente giocando con una mano di Chantal, quando questa gli pose una domanda.
Non proprio una domanda …. –se sapessi davvero chi sono, non perderesti un secondo del tuo tempo con me … e faresti bene- era una richiesta implicita di mollarla?
-perché dici questo?-
-perché è così … -
-allora dimmi chi sei, poi deciderò io se voglio perdere il mio tempo-
Chantal rimase in silenzio.
-non è il momento … solo vorrei che sapessi che provo veramente quello che ti ho detto …-
Tom era confuso. Prima gli diceva che lo amava, poi gli diceva che non avrebbe dovuto perdere tempo con lei, poi che lo amava dinuovo.
-io sarò qui ad aspettarti, ma non sono sicuro che tu tornerai….ho questo presentimento…-
-purtroppo sono una persona egoista, so quello che è meglio per te, ma nonostante questo tornerò da te-
-come fai a sapere cosa è meglio per me? A volte non lo so nemmeno io…
Chantal sorrise ad occhi chiusi; aveva la testa poggiata sul petto di Tom, poteva sentire il suo cuore battere regolarmente.
Il regalo più grande che potesse ricevere era sentire quel battito per molto, molto tempo.
-lo so perché sei prevedibile Tom … e perché ti amo- gli stampò un bacio sul petto –e questo basta
Tom la strinse a sé –almeno chiamami …-
-lo farò- rispose sicura –una cosa che mi chiedo da un po’…-
-si?-
-e le tue fan? Cioè, se si dovesse venire a sapere di noi? Il tuo produttore lo sa?-
-le fan se ne faranno una ragione, ho quasi 30 anni! David … gli parlerò domani mattina, ma non credo ci saranno problemi …-
-lo spero-
Chantal chiuse gli occhi, e piano piano si addormentò, cullata da quel battito cardiaco.

Spazio autrice: ringrazio GretaTk e Luchia Nanami per le recensioni :) spero che anche questo capitolo sia stata di vostro gradimento e ... il sesto è in scrittura e sono avanti, prevedo (salvo imprevisti) di postarlo entro venerdì :)

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Capitolo 6
*** 6 ***


Die Sturm
6



Montréal era più fredda di quello che ricordasse.
Si strinse nella sua felpa, e a passo spedito si diresse al luogo dell’incontro.
Il luogo designato era una delle case sicure di Sloan, una nuova casa.
Appena vi si ritrovò difronte, i ricordi le affollarono la mente: le botte prese da qualcuno di non ben definito, il doloroso risveglio in quella stanza spoglia.
Allora era stato Sloan a salvarla!
Suonò il campanello e attese che qualche d’uno le aprisse.
Il portone scattò e poté entrare.
La casa era immersa nel buio, si ricordava della scala difronte all’entrata; salì i gradini due alla volta, fino a trovarsi in quello stretto corridoio dominato da almeno una decina di porte.
-sono qui- la voce roca e profonda di Sloan la chiamò. Seconda porta a destra.
Entrò e lo vide seduto alla scrivania che lavorava al computer.
Difronte a lui, quello che doveva essere il tizio che li aveva ingaggiati. Rimase stupita. Mai prima d’ora era venuta a contatto con chi li ingaggiava, era Sloan ad occuparsene. Ma mai avrebbe pensato a lui.
-ciao … tu devi essere Chantal- disse con un non so che di viscido nella voce, e ghignando quasi –piacere, io sono David-.
Lo stupore, la delusione, l’amarezza di quel momento non avevano eguali.
-so chi sei- disse Chantal sedendosi –e devo essere sincera. Mi fai schifo.- parlò prima di collegare il cervello, prima di connettere ogni neurone.
-ah giusto … sei caduta nella tua stessa trappola vero?- ghignò –sapevo che sarebbe successo … e purtroppo tutto questo renderà solamente molto più complicato il tuo lavoro-
-nessuno deve per forza morire, David- sibilò Chantal.
-oh … davvero? Invece credo proprio di sì. È inevitabile …-
-ma perché?- sbottò poi Chantal –perché deve morire!? Ti darò quel dannato programma, e poi sparisci dalla circolazione!-
-invece deve morire. O tu … dipende da chi avrà meno fortuna-
Chantal non rispose, ma guardò Sloan in cerca di aiuto, che purtroppo non ebbe.
-io voglio quel programma. immediatamente- riprese poi il produttore dei Tokio Hotel, David Jost.
Era così insensato … aveva tutto quell’uomo: era affascinante, aveva i soldi, aveva una moglie… eppure, per lui non era abbastanza.
Voleva la vita di Tom.
-non è ancora finito- tentò Chantal
-non sai nemmeno a che punto sono.- ghignò.
L’aveva visto crescere, Tom gli aveva riempito le tasche … tutto quello era insensato.
-ho solo una domanda …- disse Chantal furiosa –perché? Lo hai visto crescere …-
-non sai quante cazzate ho dovuto sopportare, cara mia- le carezzò una guancia, ma Chantal schifata si scostò immediatamente.
-era un ragazzino!- gridò prima di alzarsi –farò qualsiasi cosa nelle mie possibilità per proteggerlo. Fosse l’ultima cosa che faccio- e lasciò la stanza.
-e te ne pentirai- sibilò David appena si richiuse la porta.

Chantal si accorse di piangere, quando le lacrime fredde a causa della temperatura, presero a scorrerle sulle gote infuocate.
Si tirò su il cappuccio della felpa e prese il cellulare.
-hey …- una voce calda e profonda le risollevò lievemente il morale; era felice di sentire quella voce.
-ciao …- tirò su con il naso –che stai facendo? Stai bene?-
-si mi annoio … tu invece mi pare di sentire che stai piangendo- Chantal sbuffò e alzò gli occhi al cielo.
-ma cosa ti viene in mente! È solo molto freddo, prevedo un raffreddore di dimensioni cosmiche-
-non so se crederti… ma rimanderò l’interrogatorio per quando tornerai-
-grazie …-
-a proposito … sai quando rientrerai?-
-prendo un volo per LA fra due ore e mezza- annunciò Chantal.
-oh- Tom era sorpreso –ti vengo a prendere in aeroporto … non provare a contraddirmi, tanto faccio quello che mi pare-
Chantal rimase in silenzio; si sedette su di una panchina e con la mano libera  giocherellava con i suoi capelli, arrotolandoli tra le dita.
-senti … non vorrei essere affrettata, ma quando arrivo … organizziamo un bel viaggio, per noi due?-
Tom rimase in silenzio, soppesando la domanda –e dove vorresti andare?-
-L’Italia … o dove vuoi tu … non so. So solamente che voglio stare con te- voleva proteggerlo in qualsiasi modo a lei possibile. E se ciò significava scappare, l’avrebbe fatto.
-mi sembra una bella idea … appena torni ne parliamo, ok? Ti sento molto triste … non vedo l’ora di darti un bentornata in stile Tom- Chantal rise sommessamente.
-devo essere sincera, anche se sono partita solo stamattina, mi sei mancato –
-anche tu- dall’intonazione della voce, Chantal capì che sorrideva.
-ora devo andare … ci sentiamo tra un po’ che mi dici quando atterri, ok? Ti amo-
-ti amo anche io- e per una volta, non ebbe rimorsi a pronunciare quelle parole.


5 giorni dopo il rientro di Chantal

-allora ricapitolando … facciamo una settimana in Italia, una in Francia e una in Spagna?- chiese Chantal alzando un sopracciglio.
-sì … visto che credo tu abbia bisogno di una lunga vacanza- le sorrise dolcemente Tom –e anche io. Quel dannato programma mi ha succhiato ogni energia possibile-
-quindi l’hai completato?- chiese curiosa Chantal
-non ho … abbiamo. Io e Erick …-
-sono contenta- sorrise –così ti potrò avere tutto per me …-
Tom rise –proposta allettante … ma cosa mi offri?-
Chantal lo guardò maliziosa –potrei avere voglia di fare uno spogliarello solo per te- si leccò sensualmente le labbra.
-Ria? Perché tu non mi fai uno spogliarello?- la voce di Bill li fece sobbalzare. Chantal arrossì violentemente, e Tom scoppiò a ridere.
Ria tirò un pugno sul braccio di Bill –perché a te non mi svendo- si avvicinò a Tom e lo baciò sulle guance, e così fece con Chantal; -ti do un consiglio: fallo ubriacare, è particolarmente simpatico da brillo- le sussurrò Ria ad un orecchio,Chantal sorrise e annuì.
-comunque tornando a noi …- disse Chantal – Bill andiamo … mi hai promesso un paio di Louboutin!-
-ma non è vero!!- disse lui esasperato.
-invece sì. Eri ubriaco e non te lo ricordi!- ribatté Ria
-se mi ricordo che ci siamo baciati perché non mi ricordo che ti ho promesso delle Louboutin?-
-perché io ti ho baciato, dopo che tu molto gentilmente ti sei offerto di regalarmele!- sorrise felice Ria.
Bill sbuffò, salutò con la mano e uscì di casa. Ria lo seguì qualche secondo dopo.
-io ancora devo capirvi …- affermò Chantal
-io non mi sforzo più – sorrise Tom –che ti ha dettò Ria?-
-oh niente- nuovamente maliziosa –solo qualche piccolo consiglio- gli sorrise.
-certo … vado a farmi una doccia. Tu sarai pronta per il tuo spettacolo?-
-certo … ti aspetto in camera- e Chantal corse proprio in camera di Tom.
Non poteva fare una cosa del genere a mente lucida, proprio non poteva. Aspettò di sentire i passi di Tom andare in bagno, poi scese in cucina e prese una bottiglia di Jagermeister.
Una volta tornata in camera ne bevve uno, due, tre sorsi.
Continuò così finché non si sentì leggera; decise che erano abbastanza.
Si stese sul letto e attese l’arrivo di Tom.
Questo aveva un asciugamano legato in vita, e guardò Chantal alzando un sopracciglio –sei viva?-
Chantal si ridestò, gli sorrise e lo guardò languida -certo-
 Lo raggiunse a passo infermo, lo prese per una mano e lo fece sedere sul letto.
-tu stai qui e non ti muovere- raggiunse la bottiglia e la porse a Tom
-devo bere?-
-sì … Bienvenue dans le pub de Chantal ! – gli disse in un francese masticato. Tom si trattenne dal ridere.
Chantal fece partire la canzone di 9 settimane e mezzo e poi iniziò.
All’iniziò molto incerta, poi grazia all’alchool in corpo si sciolse.
Si sfilò la camicia, e la lanciò addosso a Tom, che la guardava rapito.
Non aveva mai visto ragazza più bella.
Chantal si lanciò in un balletto che di casto aveva poco, si sfilò i pantaloni e poi delicatamente salì a cavalcioni su di lui.
-ti è piaciuto lo spettacolo?- gli chiese sfiorando la sua guancia con il naso. L’odore di dopobarba le inebriò i sensi –ti direi di farne uno tu … ma sei completamente nudo …-
Tom rise –in effetti … aspetta c’è qualche cosa di troppo, qui…- con delicatezza le slacciò il reggiseno.
I loro tronchi aderivano, sentivano il calore reciproco; la pelle quasi ustionava, tanto era calda.
-sai che nessuna ragazza mi ha mai fatto uno spogliarello?- le chiese poi dolcemente tra un bacio e l’altro
-mi sento fortunata, allora …- Chantal carezzava il suo corpo scolpito –ti amo-
Tom, a sentire pronunciare quelle parole dalla bocca di Chantal, quasi ne rimase estasiato. Era la prima volta che prendeva l’iniziativa.
-ti amo anche io- e poi non ci fu più tempo per le parole. Chantal gli tolse quel pezzo di stoffa, ormai diventato ingombrante, e Tom fece lo stesso con lei.
Si sistemarono, e Tom la penetrò.
Chantal non sentì alcun tipo di dolore, né fisico né mentale. Era completamente libera, completamente innamorata. Non c’era nessun altro posto in cui sarebbe voluta essere in quel momento.
Lo stesso valeva per Tom.
Le spinte aumentarono gradualmente di intensità, fino a farli gridare dal piacere.
Tom suggellò quell’intenso scambio di emozioni con un bacio. Un bacio profondo, un bacio desiderato, un bacio che aveva voglia di nascere e morire su quelle labbra.
-qualunque cosa succeda …- iniziò a dire Chantal –io ti amo, ok? ricordatelo-
Ormai, anche se non era molto tempo che stavano insieme in quel modo, era abituato alle uscite criptiche della ragazza.
-lo so. E sono l’uomo più felice del mondo sentendotelo dire-
Chantal appoggiò il capo sul petto di Tom; era esausta, e in poco tempo si addormentò.

Altra parte della città, una spiaggia immersa nel buio, sotto un tappeto di stelle.
-grazie per le scarpe Bibi …- disse Ria voltando lo sguardo verso Bill.
Aveva proposto di andare in spiaggia e passare la notte lì, ma Bill non parlava molto da quando avevano lasciato la casa.
Forse aveva parlato troppo, o forse non aveva parlato per niente.
-mi dispiace Bill …- disse poi. Ria non era una di quelle ragazze che chiedeva scusa facilmente, ma quando lo faceva era sincera –mi dispiace per non avertene parlato … perché diciamocelo, non ero così ubriaca. Mi dispiace perché so di aver ferito i tuoi sentimenti-
-perché mi hai baciato?- Bill continuava imperterrito a non fissarla, guardava il mare e le onde infrangersi contro il bagnasciuga.
-perché …- quello era il momento io cui lei gli diceva quello che provava, metteva a nudo i suoi sentimenti. Ma lui cosa avrebbe fatto? Decise comunque di rischiare –perché mi piaci, Bill-
Questa volta Bill si voltò verso di lei –è da quando vi conosco, o forse anche un po’ prima, che hai catturato la mia attenzione. Sei un bel ragazzo, e quando ho avuto modo di conoscerti, davvero, ho sentito che quello che mi scaldava il cuore non era semplice affetto da amica. Ora mi sento stupida …- disse sorridendo sarcastica –mi sento stupida perché sono due anni che mi porto dentro queste cose … e tu non te ne sei mai accorto.-
Bill rimase in silenzio a guardarla. Non se ne era mai accorto davvero; o era stato volutamente cieco?
Non gli importava, in quel momento voleva solo recuperare quello che forse aveva perso, come una corsa contro il tempo. Come in Deja-vu, il film con Denzel Washington, l’attore che gli piaceva tanto.
Prese il viso di Ria tra le mani e la baciò.
Il loro invece era un bacio disperato, contornato da un amore represso per anni, con un sapore di menta dell’alcolico che avevano bevuto.
Quando si staccarono, Bill poggiò la sua fronte a quella di Ria e la guardò negli occhi.
-io … credo di poter stare bene con te- e la baciò ancora.
Ria sorrise contro le sue labbra, finalmente poteva gettare quella maschera da finta allegra.
Le persone credevano che avendo i soldi, si era completamente felici. Ma si sbagliavano.
Ria non era felice, o almeno per la maggior parte delle volte. L’unico che era a conoscenza dei suoi sentimenti era Tom.
Tom era una persona bellissima, e l’aveva aiutata in qualunque modo a lui possibile.
L’aveva ascoltata, l’aveva consolata e l’aveva abbracciata.
Poi finalmente gli disse che le piaceva Bill.
Tom le sorrise e le disse che anche lei piaceva a Bill, solo doveva ancora capirlo.Ria si ricordò di averlo prese in giro per quell’affermazione.
Invece, come al solito, aveva fottutamente ragione; ma non glielo avrebbe mai confessato … forse in punto di morte.
Decise che i pensieri e i ricordi, per quella notte dovevano sparire.
E finalmente di abbandonò totalmente tra le braccia di Bill.

Spazio Autrice: Eccomi qua con il sesto capitolo … spero sia stato di vostro gradimento. Sì, a Bill piace Ria … credo sia un rapporto un po’ strano il loro, il perché si vedrà più avanti.
Ringrazio come sempre GretaTk e luchia nanami per le recensioni :) un bacio alla prossima

Catia

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Capitolo 7
*** 7 ***



Die Sturm
7





-scusi? Può farci una foto?- Chantal si avvicinò con nonchalance ad una coppia. Erano nella città eterna, a Roma, e Tom era imbacuccato per non farsi riconoscere.

La ragazza sorrise e le rispose affermativamente; Chantal le lasciò la macchina e si avvicinò nuovamente a Tom.
-pensi di toglierli quelli?- disse indicando gli occhiali. Tom sbuffò, ma con un gesto fluido li tolse.
Le circondò le spalle con un braccio, e lei fece lo stesso con la vita; si voltò giusto in tempo per lo scatto.
La ragazza, doveva essere italiana dall’accento, le ridiede la macchina e si allontanò sorridendo insieme al suo ragazzo.
Tom aveva già nuovamente inforcato gli occhiali, aveva calcato il suo berretto ancora più sul viso e si era sistemato la felpa.
A suo dire, doveva passare inosservato, ma Chantal non era d’accordo, in quanto un ragazzo con un cappello di lana, e una felpa abnorme all’inizio di luglio lo notavano tutti.
Ma lei, saggiamente, non aveva replicato.
-ora dove andiamo?- chiese Tom. A differenza da quello che la gente pensava, a lui piaceva fare i giri turistici per le città in cui si trovava.
Ovviamente non sempre ne aveva la possibilità, che fosse perché non restavano nella stessa città per più di un giorno o che fosse perché veniva praticamente assalito dalle fan.

Stranamente quel giorno era passato tranquillo; lui e Chantal avevano fatto partire il loro personale tour dal Colosseo, che era proseguito poi ai Fori Imperiali.
Erano appena usciti, e si erano apprestati a farsi una foto difronte all’Altare della Patria.

Era stupito da come Chantal riuscisse a descrivergli buona parte della storia di quei monumenti.
-come fai a sapere tutte queste cose?- la teneva per mano e stavano percorrendo Via del Corso. Tom guardava le persone scorrergli accanto, senza che si fermassero, che lo assillassero.
Una sensazione che giudicò piacevole, si fece strada in lui.

-la storia è la mia materia preferita- affermò Chantal sorridendo –e adesso come ultima tappa per oggi, ti porto alla Fontana di Trevi-
-oh! Quella dei desideri!- si illuminò Tom
-sì, proprio quella- Chantal rise sommessamente; a volte Tom sembrava un bambino.
Non in senso cattivo, le piaceva quando il suo volto si illuminava di una felicità candida e pura, per l’appunto,  come quella di un bambino.

Si era perso tante cose durante la sua adolescenza, e le faceva piacere fargli riacquistare qualche pezzo del puzzle.
Svoltarono per Via delle Muratte e si ritrovarono davanti la bellissima fontana, perfetta fusione dello stile classico e barocco.
Come consueto era piena di turisti, così prima di addentrarsi nella massa decisero di prendersi un gelato.
Tom si ricordava della piccola gelateria in Via Poli. Facevano un gelato artigianale che era la fine del mondo.
L’ultima volta che era stato a Roma, aveva litigato con Bill, e per scusarsi l’aveva portato proprio in quella gelateria. L’aveva scoperta per caso, durante un inseguimento da parte di fan particolarmente assatanate nel 2008.
Si era rintanato nel bagno di quella gelateria per … una mezz’ora, e una volta uscito prese un gelato grande, bacio e pistacchio.
Si era innamorato.
-desiderate?- il gelataio era un ragazzo che non aveva voglia di fare un cazzo, e a Tom non stette simpatico per niente.
-un cono medio bacio e pistacchio- ordinò poi Tom –tu?- chiese a Chantal.
-pistacchio e caffé-
Il ragazzo fece le ordinazioni e si prese i soldi. Solamente quando i due ragazzi furono usciti dal locale, il gelataio riconobbe il cliente.
E si tirò una manata in fronte, che fece ridere non pochi clienti.

Chantal e Tom erano seduti sul bordo della fontana. La gente di era diradata, e potevano godere di un po’ di tranquillità.
-questo gelato è davvero buonissimo!- esclamò Chantal –posso assaggiare il bacio?- guardò Tom sorridendo.
Tom ricambiò e si avvicinò alle sue labbra, e la baciò delicatamente.
-che fai?- chiese poi ridendo Chantal
-ti ho fatto assaggiare il bacio!- rispose Tom, altrettanto divertito.
-stupido … dammi qua- si impossessò del cono di Tom e assaggiò. Era davvero buonissimo.
-ti piace?- le chiese riprendendosi il suo gelato
-sì, molto- lo guardò. Tom poté notare che non solo la bocca di Chantal era piegata in un sorriso, ma anche i suoi occhi erano felici.
Tom si sentì immensamente … contento.
-esprimiamo un desiderio- disse poi, alzandosi ed estraendo il portafoglio dalla tasca dietro dei pantaloni. Tirò fuori due monetine.
-insieme, al mio tre- disse Tom
Chantal annuì e contò mentalmente con Tom.
Al tre, gettarono la monetina dietro di loro e sorrisero, ognuno esprimendo il proprio desiderio.
-cosa hai espresso?- chiese Chantal a Tom
-non si può rivelare … sennò non si avvera!- si difese lui.
-dai … ti dirò anche il mio- Chantal fece un’espressione tanto buffa, che Tom non  poté resistere.
-Io non credo ai per sempre, ma ho desiderato che quello che abbiamo- prese una delle mani di Chantal fra le sue –duri per sempre adesso-.
Chantal stava per mettersi a piangere –io ho desiderato di passare con te ogni singolo momento della mia vita, finché me lo permetterà-
-allora siamo d’accordo?- chiese Tom sussurrando
-si- pronunciò Chantal emozionata. Stavano suggellando il loro amore nella città eterna. Non poteva desiderare nulla di più bello.
-andiamo? Si sta facendo tardi … abbiamo prenotato il ristorante- le ricordò Tom.
La nuvoletta di cuoricini e fumo rosa che aveva avvolto la testa di Chantal scomparì, sorrise e si alzò tendendo una mano al ragazzo -andiamo-

Il ristorante, o meglio locale, si trovava in via delle Botteghe Oscure; si chiamava Tul’ami. Era un locale esclusivo. E ti pareva che Tom non dovesse sentirsi esclusivo.
La ragazza che gestiva il locale, una sottospecie di modella con un fisico da far paura, li accolse vivamente e li scortò nel privè. Vi erano vari divanetti leopardati ad angolo, e sedie in stile barocco della medesima fantasia.
Un grande specchio troneggiava nella parete difronte l’entrata del privé.
-wow … domani lo scelgo io il ristorante, va bene?- Chantal non era abituata a quel lusso, e si sentiva un po’ in imbarazzo.
-va bene …- Tom si lasciò cadere sul divanetto con poca grazia –sono distrutto- affermò poi, passandosi una mano sul viso.
-a chi lo dici …- sospirò Chantal prendendo un menu e visionandolo. Quasi le cadde la mascella a vedere il prezzo di una fiorentina –stiamo scherzando?-
-che problema c’è? Offro io Chantal … non ti preoccupare …-
-ma Tom…- tentò di lamentarsi
-non ci pensare nemmeno. Hai voluto fare un viaggio? Si sta alle mie regole.- disse Tom beffardo –che cosa ti cambia mangiare in una taverna o mangiare in un locale di lusso?-
-mi sento a disagio … tutto qui-
-non sei un’ereditiera?- chiese alzando un sopracciglio
-sì, ma io mi contengo … non mi chiamo Paris Hilton- sbuffò incrociando le braccia al petto.
-dai …- Tom le carezzò la gamba dolcemente –questo me l’ha consigliato Bill … facciamo felice il piccolo Bibi…- Chantal non poté fare altro che scoppiare a ridere quando vide l’espressione di Tom.
-quando torniamo giuro che lo strangolo- disse tuffandosi nuovamente nel menu.
La stessa ragazza che li aveva accolti, tornò per le ordinazioni, portando con sé vino bianco e acqua.
-tu… ti sposerai un giorno?- gli chiese Chantal sorseggiando il suo vino.
-non lo so. Ho paura di rovinare tutto …- Tom bevve –credo che sposarsi non sia il modo migliore per dimostrare il proprio amore. A me basta che la persona che amo mi ricambi, e che sia felice di stare con me-
Chantal rimase in silenzio a rimuginare sulle parole di Tom
-era una domanda implicita? Mi volevi chiedere se tu fossi la ragazza che potrei sposare?- sorrise Tom –in realtà non mi dispiacerebbe, ma diciamo che sono una persona coerente; quindi finché non sarò certo di poter essere un buon compagno e un buon padre di famiglia, no, non mi sposerò- concluse.
Chantal annuì. Non le dispiaceva, insomma …. Già le aveva detto che l’amava, non doveva pretendere troppo.
Però c’era sempre stato il sogno, seppellito in qualche meandro della sua mente, di sposarsi.
Era riaffiorato solamente quando aveva capito di amare Tom.
-non ti sei offesa… vero?- Tom parve davvero preoccupato. Forse perché si era persa nei suoi pensieri ed era rimasta in silenzio.
Si illuminò in un enorme sorriso –certo che no!- disse prendendogli la mano –tu sei qui con me. Lo so che mi ami. Non devi dimostrarmi niente-
Tom sorrise e accantonarono quei discorsi così seri per il resto della serata.
Dopo cena, fecero una breve passeggiata fino alla Fontana delle Tartarughe, poi chiamarono un taxi e rientrarono in Hotel.

L’hotel Bernini troneggiava su Piazza Barberini e la Fontana del Tritone.
Dal balcone della loro suite potevano godere della vista di Roma.
E di notte, illuminata, era davvero bellissima.
Chantal si strinse nella sua vestaglia di seta color crema di Victoria’s Secret, poi sentì stringersi da dietro, in un abbraccio forte e caldo.
Il volto di Tom si posò sulla sua spalla.
-a che pensi?- le chiese
-niente … a come è bello stare qui. Con te-  disse inspirando l’aria, che si era rinfrescata un po’.
C’era odore di pioggia nell’aria, di lì a poco l’acqua avrebbe iniziato a precipitare dal cielo scuro.
-Roma in confronto a te, è niente- e le baciò il collo. Chantal si beò di quel contatto.
Tom la faceva stare bene, era inevitabile.
Chantal si girò verso di lui, lo guardò negli occhi –io invece non ti farò complimenti perché il tuo ego è già abbastanza alto di per sé- e gli sorrise amorevole.
Tom rise –quanto sei stupida … ti aspetto a letto- e la lasciò in balcone. Chantal rimase ancora qualche secondo, poi si tolse la vestaglia e si infilò a letto.
Poggiò il capo sul petto di Tom e insieme si addormentarono. La giornata era stata intensa.


Bill e Ria erano soli in casa; erano sul divano abbracciati a guardare un film.
Nulla di più normale e romantico, a parere di Bill.
-Sai …- spezzò il silenzio Ria –mi fa strano pensarci così … però mi piace-
Bill sorrise e le baciò il capo –anche a me-
-ti saresti mai immaginato così?- gli chiese
-a dir la verità no, perché non pensavo di piacerti … ma credo di averlo fatto a livello d’ inconscio –
Ria sorrise e si strinse un po’ di più a lui. Il film (a titolo informativo “La Città degli Angeli”) continuava ad andare avanti, senza però avere spettatori.
Bill le prese il viso tra le mani e la baciò. Per Ria sentire le labbra lambite da caldo e freddo (a causa dei piercing al labbro) e quella pallina metallica sulla sua lingua … era qualcosa che la mandava letteralmente fuori di sé.
Azzardò quasi a pensare che stesse baciando un angelo.
In poco tempo i vestiti diventarono un mucchietto informe sul pavimento, e la stanza si riempì di calore umano.
Diventarono un’unica persona, lo yin e lo yang si fusero; non esisteva più bianco e nero: ora c’era il grigio.
Bill aumento le spinte, anche se oramai, erano i suoi muscoli ad agire.
Sentì quasi il cuore esplodergli in petto tanti erano i sentimenti che lo abitavano.
Ria lo guardo negli occhi, gli prese il viso e lo baciò. Si strinse a lui, inarcando la schiena.
Raggiunsero l’apice del piacere; Bill restò qualche secondo immobile su di lei, guardandola.
-Sei stupenda …- le carezzò il viso, reggendosi con l’altro braccio.
-tu di più …- gli sorrise, lo fece riavvicinare a sé e lo baciò.
Non ne aveva mai abbastanza.


-perché non mi risponde?- Tom era esagitato e preoccupato. Era la ventesima volta che telefonava a Bill, e questo non rispondeva.
L’aveva assalito un’angoscia tale da tenerlo chiuso in camera buona parte della mattina.
Erano a Madrid.
E non significava niente di buono per Chantal. Significava che luglio era quasi giunto al termine, che secondo i patti la vita di Tom era quasi giunta al capolinea.
Ma lei lo avrebbe impedito, a qualsiasi costo. Se ne stava immobile affacciata alla finestra della loro camera a pensare. Attendeva che Bill rispondesse al cellulare, ma dentro di lei la paura si impadroniva di ogni meandro della sua anima.
Temeva che David avesse fatto del male a Bill, indirettamente o direttamente, non faceva differenza.
Si girò nuovamente verso Tom, che aveva gli occhi sgranati e lo sguardo che saettava da una parte all’altra della stanza.
-vuoi una camomilla?- gli chiese. Era una richiesta stupida, ma avrebbe tentato di fare qualsiasi cosa pur di farlo calmare.
-no- rispose secco –vorrei che quel dannato ragazzo mi rispondesse-
Chantal annuì e si sedette al suo fianco sul divano, lo abbracciò –vedrai che non è successo niente, sarà a scrivere canzoni oppure è con Ria …- tentò Chantal.
-oppure quell’idiota ha avuto un incidente come l’ultima volta!- esclamò invece Tom, con una nota di disperazione nella voce.
-non essere così tragico. Ora calmiamoci, forza …- lo fece voltare e gli prese il viso tra le mani, costringendolo a guardarla negli occhi –ora ordiniamo due belle tisane di valeriana- Tom abbozzò un sorriso.
Conosceva bene quella bevanda. Bill gliela preparava sempre il giorno prima di una verifica importante; e gliela aveva sempre fatta preparare in tour.
Degli orrendi pensieri si impossessarono della sua mente.
Bill che moriva. Non sapeva nemmeno lui il motivo di quell’immagine. Voleva solo che se ne andasse.
L’aveva lasciato con il fiato corto, l’aveva sconvolto.
Non poteva morire. Non doveva morire.
“va tutto bene … calmati Tom”. Inspirò ed espirò più volte, fino a far riprendere al proprio cuore un battito normale.
Non si era nemmeno accorto che Chantal non era più accanto a lui; stava parlando al telefono, probabilmente stava ordinando le tisane.
Ma la sua faccia, la sua espressione, tradiva tutt’altro.
-oh …yes. I understand … thank you- e chiuse la chiamata.
Tornò verso Tom con un’espressione funerea.
-che succede?- chiese Tom nuovamente iperteso –Chantal …-
-Tom … mi dispiace tanto …- a Chantal salirono le lacrime agli occhi
Tom istintivamente si alzò dal sofà, le andò incontro prendendola per le spalle, e facendo appello a tutta la forza che aveva.
-che cosa è successo? Bill sta bene?-
Chantal si coprì la bocca con una mano –si … ma- i singhiozzi la interruppero. Tom si sentì meglio, come se un’enorme peso si fosse tolto dalle sue spalle. Si sentì una cattiva persona per questo. Ma c’era quella sospensione, quel “ma …”.
-ma?- chiese ansioso –Cristo Chantal! Parla!- le gridò contro.
-Ria è morta- singhiozzò nuovamente Chantal.
Silenzio.
Silenzio interrotto da Chantal che piangeva a dirotto.
A Tom pareva di stare in un’altra dimensione. Oppure in acqua. I rumori esterni gli giungevano ovattati, come se fossero l’eco di altri rumori distanti da lui anni luce.
Ria era morta.
Non capiva il senso di quella futile frase; era totalmente insensato. Non era tecnicamente possibile.
Non cercò nemmeno di trattenere le lacrime, che presero a scorrergli sul viso. Non emise singhiozzi, sospiri.
Solamente gli scorrevano nella testa, tutti i momenti passati con quella ragazza.
Il loro primo incontro a Malibu Beach, ad una festa noiosa. Le seguenti uscite: luna park, frullati, cinema, film in salotto … lei e il fratello.
L’ultima foto che aveva ricevuto via mail, che l’aveva fatto sentire felice.
Ria e Bill che si davano un bacio.
L’ultimo suo messaggio “Sto bene … credo di essere veramente felice”. L’ultimo messaggio che aveva ricevuto da Bill “la risposta alla tua domanda: mi piace veramente”.
Si sentì uno schifo, si accasciò su sé stesso e prese a piangere convulsamente.
Chantal rimase ferma immobile a piangere.
Aveva capito tutto.
David era un emerito figlio di puttana.
Voleva annientare Tom prima psicologicamente e poi finirlo definitivamente.
Ma questa volta si era imbattuto nella persona sbagliata, gli avrebbe dato pane per i suoi denti.
Non l’avrebbe passata liscia.




Spazio Autrice: ok … forse ora mi starete odiando, e vi chiedo immensamente scusa. Starete pensando “Cioè, Bill si era appena trovato la ragazza e dopo un mese muore?! Scherziamo??”. Sì … il fatto è che doveva esserci questo qualcuno, un qualcuno che fosse vicino ad entrambi i gemelli. Ma in modo particolare a Bill, perché sappiamo tutti quanto Tom tenga a Bill, no? Ecco.
E purtroppo è stata Ria la mal capitata di turno.
Spero che il seguito sia di vostro gradimento, e vi abbia incuriosito almeno un po’.
Forse continuerete ad odiarmi, chissà.
A fine storia stilerò la tracklist, ovvero tutte le canzoni che mi hanno ispirato durante la scrittura.
In modo particolare l’ultimo pezzo del capitolo (quello da quando Tom tenta di chiamare Bill) mi è stato ispirato dalla canzone L490 dei 30STM.
Rispondendo ad una recensione di GretaTk: sì, David me lo sono immaginata come una persona veramente cattiva in questa storia. Purtroppo è così. Avevi ragione sui molti problemi in vista all’orizzonte … chissà come ne usciranno, eh?
Beh alla prossima! Spero il capitolo vi sia piaciuto!

Catia

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Capitolo 8
*** 8 ***


Die Sturm
8


Chantal e Tom erano rientrati a Los Angeles il giorno seguente.
Tom aveva chiamato un taxi per la ragazza, le disse molto gentilmente che preferiva stare solo.
Chantal non aveva potuto fare altro che annuire.
Bill la salutò distrattamente dall’abitacolo della Cadillac con cui era venuto a recuperare il fratello.

Bill e Tom erano seduti in salotto; Bill stava piangendo silenziosamente, e Tom gli faceva compagnia.
Entrambi avevano gli occhi gonfi ed arrossati.
-com … come è successo?- chiese Tom in un sussurro.
Bill tirò su col naso e poi lo guardò –mi aveva invitato a casa sua …- Bill si fermava, ricordare quello che era successo soltanto il giorno prima, gli faceva accapponare la pelle. Il cuore minacciava di sfondargli il petto, e gli provocava un gran dolore.
-sono andato a casa sua e la porta era aperta …- rivide quell’uscio socchiuso –io sono entrato e l’ho chiamata … ma non mi ha risposto- Tom si ricordava di una situazione analoga con Chantal e rabbrividì.
-ho cercato per tutto il piano inferiore, ma non c’era … così sono salito- Bill sentì nella testa il rumore dei suoi passi sulla scala in marmo di Ria. Le infradito nere che strisciavano contro la pietra –non c’era nessun rumore, niente che facesse pensare che vi fosse qualcuno in casa-.
Tom attendeva paziente. Normalmente quelle mille pause in un discorso lo avrebbero mandato in bestia, ma capiva che Bill doveva elaborare.
-così ho cercato dappertutto. Saltai solamente la sua camera da letto … ma quando passai in tutte le stanze, e tutte le trovai vuote, qualcosa mi disse di guardare in camera sua- Bill fu scosso dai brividi –non so cosa fosse, ma sembrava che quella camera mi stesse chiamando-
A Tom sembrava più un racconto dell’orrore più che la cronaca di un triste evento, ma in buona parte (anche se ignari) stavano vivendo LA storia dell’orrore.
-a differenza delle altre porte, era chiusa. Abbassai la maniglia lentamente, chiamando Ria … ma come è ovvio non mi rispose. Entrai. La stanza era immersa nel buio … così a tentoni mi diressi verso dove mi ricordavo fosse la finestra … ma a metà strada inciampai in qualcosa di grosso- gli occhi di Bill si inumidirono nuovamente –caddi e poi mi rialzai, e velocemente andai ad aprire le tapparelle. Quando mi voltai rimasi senza fiato …- e qui cominciò nuovamente a piangere. Quell’immagine … Ria a terra, ricoperta di sangue, gli occhi sbarrati. Continuava a sostare nella sua testa da due giorni.
-era in una pozza di sangue … sai quanto mi fa impressione il sangue, ma mi sono avvicinato immediatamente. L’ho sollevata per le spalle, e ho visto che aveva la gola tagliata. Un taglio lungo e netto- Bill singhiozzò –io … giuro che chi le ha fatto quello che le ha fatto lo uccido con le mie stesse mani-
Tom non si accorse, ma stava piangendo. Aveva le mani unite e poggiate alla bocca. Alla fine del racconto si avvicinò a Bill e lo abbracciò.
-Bill, non sei solo, ci sono io qui con te- gli disse sommessamente ad un orecchio
Bill annuì e lo strinse più forte.
Chi poteva aver compiuto quel gesto? E per quale motivo soprattutto … Bill non si dava pace. Come aveva detto a Tom, avrebbe fatto scovare quel figlio di buona donna e poi l’avrebbe guardato negli occhi, chiedendogli il perché.
Perché aveva ucciso quella ragazza.
La sua ragazza.


-Sloan … io… quello stronzo ha ucciso la ragazza di Bill- disse Chantal con fervore.
-cosa??- Sloan era stupito. Bene, un peso in meno. Non era Sloan che aveva commissionato questo “danno collaterale”.
-ha ucciso, o ha fatto uccidere la ragazza di Bill, nonché amica dei gemelli. Ora sono a pezzi … in particolar modo Tom perché …-
-Bill è il suo gemello- concluse Sloan. Sloan dall’altro capo annuì. Sapeva com’era … quella morsa allo stomaco, quel dolore lancinante al petto quando il tuo gemello stava male.
Aveva avuto un gemello; ora riposava 3 metri sotto terra in un cimitero di Amburgo. Si era ammalato di tifo nel campo di concentramento in cui erano stati deportati.
Istintivamente si sollevò la manica della camicia e guardò quel tatuaggio. 5 cifre, quasi scolorite, impresse sul suo braccio. Lui era stato un numero.
-sì … Sloan ti prego, fermalo. Io non voglio più continuare con questa storia. Se deciderai di appoggiarlo … sappi che farò qualsiasi cosa pur di salvare la vita di Tom-
Sloan annuì –lo fermeremo. Tu pensa a proteggere i due ragazzi. Io farò il possibile per rintracciare il soggetto e fermarlo-
Chantal sospirò, un po’ sollevata doveva ammettere che lo era. Aveva Sloan dalla sua parte, e si sentiva più sicura.
Quel senso di nausea tornò ad attanagliarle lo stomaco. Chiuse la chiamata e corse in bagno, piegandosi sul wc e vomitando anche l’anima.
In vacanza aveva cercato di non farsi abbattere … chissà che razza di virus si era beccata. Si sciacquò il viso e si guardò allo specchio. Era uno straccio.
Uscì dal bagno e andò in camera sua, dove si stese sul letto. Il cellulare prontamente vicino a sé. Aspettava con ansia che Tom la chiamasse e le dicesse che voleva la sua compagnia.


Tom si chiuse in camera sua, si distese sul letto, incrociando gli avambracci sul volto e pianse tanto da assopirsi come capita ai bambini quando sono infelici.
Non fece dei bei sogni; vedeva il corpo di Ria a terra, in una posizione scomposta. Gli occhi spalancati e riversi.
Ad un tratto il corpo si alzò, Ria voltò il capo verso di lui. “Tom aiutami …” gli disse con voce soffocata. Evidentemente avevano reciso le corde vocali.
“come faccio?” tentava di avvicinarsi a lei, nonostante lo schifo di quella gola mozzata e gli occhi riversi, ma qualcosa lo impediva. “non ce la faccio!” le gridò con quanto fiato aveva in gola.
“Non ti fidare …” gli disse Ria con la solita voce “non ti fidare”
Poi si svegliò di soprassalto, tenendosi una mano sul cuore; questo batteva all’impazzata.
Aveva il respiro corto e sudava.
Andò in bagno e si fece una doccia.
Di chi non doveva fidarsi?
Chiuse il gettò d’acqua 15 minuti dopo, si avvolse un asciugamano in vita e tornò in camera sua.
Prese il cellulare e chiamò Chantal, chiedendole di raggiungerlo.

Finalmente Tom chiamò, e lei in meno di mezz’ora era a casa sua.
Lo strinse forte a sé e gli disse di non preoccuparsi, al che Tom la strinse ancora più forte.
Una volta divisosi, Tom la prese per mano e la portò in camera di Bill (su richiesta della ragazza).
Bussò alla porta, ma Bill non rispose.
-hey … posso capire come ti senti … posso entrare?-
Si sentì lo scattare della serratura, e un Bill distrutto comparve sulla soglia.
Aveva gli occhi gonfi e arrossati, una patina lucida ricopriva le cornee; i capelli biondi spettinati, la barba che iniziava a crescere. Era infilato dentro una tuta dell’adidas nera.
Chantal stette male alla sola vista del ragazzo, per non far notare gli occhi lucidi lo abbracciò di getto, stringendolo a sé e trasmettendogli le proprie condoglianze.
Con sua enorme sorpresa Bill rispose all’abbraccio.
Quando si staccarono aveva gli occhi lucidi anche lui, ma le sorrise timido.
-grazie- fu semplicemente ed unicamente questa parole che le disse.
“grazie”.
Grazie di cosa, poi?
Grazie per averli messi in pericolo? Grazie per essere una doppiogiochista?
Non si meritava quel grazie, lo sentiva con ogni cellula del suo corpo, ma non riuscì a replicare che con un “ma figurati”.
Poi andò in camera con Tom, e finalmente si sfogò.
I suoi baci non erano passionali, ma carichi di disperazione, rabbia, tristezza.
Le mani che vagavano sul corpo di Chantal erano pesanti, tremanti, calde.
I vestiti finirono sparsi sul pavimento in pochi secondi; e in pochi secondi entrò in lei, gemendo.
Era stato brusco, non si poteva negare, ma Chantal non era nella posizione giusta per controbattere.
Era tutta colpa sua se era ridotto così.
Quella “passione” bruciò in poco tempo, e Tom cadde con poca grazia su Chantal, ansimando.
La ragazza rimase immobile sotto di lui; non si azzardava nemmeno ad accarezzarlo.
Tom poi scoppiò a piangere contro di lei, farfugliando qualcosa di non molto comprensibile. Chantal a quel punto lo strinse a sé, facendogli poggiare il capo sul petto; si sentiva un po’ una mamma con il suo bambino che si era appena sbucciato un ginocchio.
Tom pianse parecchio, a fu scosso anche da singhiozzi. Chantal lo assistette (con una breve pausa per rivestirsi) come meglio poté.
Tom le raccontò la storia, e Chantal impiegò ogni singola cellula del suo corpo per non dire la verità Tom.
Non poteva dirgliela quel giorno, ma avrebbe dovuto.
-Tom, andrà tutto bene … si troverà qual figlio di puttana e sistemeremo tutto- Tom alzò il viso, e puntò i suoi occhi tristi in quelli di Chantal.
-non si sistemerà un bel niente … Ria non può resuscitare- era tremendamente serio, come mai l’aveva visto.
-lo so- ammise; era più colpevole di quello che Tom credesse.
-hey …- le accarezzò il viso –non è colpa tua- Chantal poté vedere gli occhi gonfi, rossi e distrutti di Tom, prima di scoppiare a piangere.
-cosa c’è? Hey … Hun …- la trasse a sé, stringendola stretta –che hai?-
-Io … Tom mi dispiace!- gli disse infine allontanandosi. Era troppo.
Non poteva sopportare di vederlo in quelle condizioni, e che le dicesse “non è colpa tua” quando invece lo era eccome.
-ma … di cosa?- Tom era meravigliato. Non capiva perché Chantal si comportasse così.
-Io so chi è stato, ma non ho le prove- Tom la guardò piegando la testa di lato. Come faceva a sapere chi era stato?
-puoi … ripetere? Non credo di avere capito …- sperava con tutto il suo cuore di avere capito male.
-so chi è stato Tom. L’ho sempre saputo. Dovevi essere tu a morire, ma ho voluto proteggerti, perché ti amo. E a causa di questo Ria è morta. L’ha fatto per vendicarsi di me, ha fatto soffrire tuo fratello ha fatto star male te e ha fatto morire un innocente- Chantal era partita in quarta. Per Tom erano decisamente troppe informazione per i pochi minuti che erano passati.
Decisamente troppe.
-cosa … chi?- chiese poi stancamente guardandola, con occhi disperati. Sperava con tutto il cuore che non centrasse niente con quella storia … anche se era un po’ impossibile.
-David. Voleva il programma che hai creato insieme a Erick perché … non so nemmeno il perché. Credo fosse la gelosia. Mi ha ingaggiato per ucciderti, ma io mi sono rifiutata … cazzo … sei, sei l’unica persona che credo mi ami a questo mondo. L’unica che ho. Non volevo ucciderti, e gliel’ho detto. Lui evidentemente sta agendo da solo-
Silenzio.
Chantal era coinvolta. Doveva essere lei ad ucciderlo. Ad uccidere LUI.
-dimmi che scherzi …-
-ti pare che potrei scherzare su una cosa simile?- gli chiese sibilando
-mi hai mentito. Tutto il tempo- Tom cominciò ad annuire mordendosi un labbro.
-no. Non ti ho mai mentito … io ti amo Tom, ho iniziato a proteggerti da subito, dalla nostra prima uscita-
Tom non rispose –sei quello che di più prezioso ho nella vita. Non potrei mai ucciderti. Ma so che sei in pericolo, e darò la mia stessa vita pur di saperti in salvo-
Chantal sperava che parlasse, che le dicesse qualcosa.
Qualsiasi cosa.
-è davvero David?- era deluso, si sentiva dalla voce.
Chantal annuì –io … farò qualsiasi cosa, qualunque cosa. Proteggerò te e tuo fratello-
Tom annuì distrattamente. Aveva rannicchiato la gambe al petto e aveva posato la testa sopra le ginocchia.
Lui l’amava, e sentirla confessare che era coinvolta gli provocava un dolore e una delusione enorme.
Ma aveva bisogno di lei. In quel momento, sempre.
Ma non poteva fidarsi, non doveva fidarsi.
Era il suo amore, cosa diceva il suo cuore?
Lo ascoltò.
Batteva all’impazzata a causa delle novità, ma quando poté regolarizzarsi, riuscì a capire che doveva darle una possibilità.
Se non gli era ancora accaduto nulla era grazie a causa sua (?).
La guardò; era enormemente dispiaciuta, lo si poteva constatare benissimo. Gli occhi erano ancora pieni di lacrime.
-io … raccontami tutto. Ogni singola cosa, senza censure.-
Chantal, con enorme sforzo, si sedette vicino a Tom e cominciò dal principio.
Gli disse ogni cosa, e gli disse nuovamente che lo amava; non voleva che dubitasse su questo, ma se lui aveva qualche tentennamento non poteva biasimarlo.
Gli disse anche che il suo lavoro dovrebbe avuto avere fine agli inizi di agosto.
-cosa facciamo, ora?- chiese Tom, che non si era mosso dalla sua posizione rannicchiata.
-io vi proteggerò. E spero di essere l’unica a farsi male-
Chantal tirò su con il naso. Certo non voleva perdere la vita che aveva, ma quali opzioni c’erano?
Tom moriva.
Questo la spronava abbastanza da farle decidere di perdere la vita, se fosse stato necessario.
-Chantal, nessuno dovrebbe farsi male. Sì sono deluso, ed è un eufemismo, da tutto questo; ma io ti amo, abbastanza da perdonarti in qualche maniera possibile?- la guardò negli occhi.
Chantal scosse la testa, intristendosi nuovamente –tu non mi puoi perdonare. Non puoi…-
Tom sbuffò, la prese per i polsi e la avvicinò a sé –io perdono chi se lo merita, evidentemente se dici di voler dare la vita per me e per mio fratello, vuol dire che conto qualcosa, no?-
Chantal annuì e si lasciò abbracciare. Strinse la sua maglietta, inzuppandola di lacrime silenziose che scorrevano sulle sua guance.
-dobbiamo spiegare la situazione a Bill, e so che non reagirà per il meglio-

-credo di dover vomitare- sentenziò Bill alla fine del racconto. Si alzò e si chiuse in bagno.
Tom e Chantal attesero pazientemente il suo ritorno. Tom sapeva che avrebbe fatto una sfuriata di quelle cosmiche, lui reagiva di pancia. Tom invece pensava prima di agire.
Finalmente uscì dal suo nascondiglio personale e li guardò. Aveva le mani sui fianchi e gli occhi apparentemente inespressivi.
Questi, in un lampo, si illuminarono di rabbia.
-come hai potuto?- le ringhiò contro –se ci tenevi così tanto come dici, perché non ce lo hai detto subito? Ora per colpa tua Ria è morta. Lo capisci? Una ragazza, innocente è morta.- gesticolava come un ossesso e parlava in presa al fervore.
-tu sei la peggior cosa che potesse capitarci. Hai fatto innamorare mio fratello, hai fatto in modo che tutti ci fidassimo di te; io disprezzo la tua persona a livello molecolare- le sputò Bill.
Chantal stava trattenendo le lacrime, Tom poteva vederlo, così decise di intervenire.
-Bill, ascolta, in questo momento il problema è un altro. È David il mandante di tutto e dobbiamo pensare a qualcosa-
-ma fammi il piacere! E le credi anche?? Se lo sarà inventato per metterci contro di lui, così lei ti ruberà il programma e si riempirà le tasche! E ragiona un po’ con il cervello!-
-Bill … ha detto che preferisce perdere la propria vita più che vederci morire … tu che dici?-
-è l’unica cosa che si merita- le disse con disprezzo, e poi lasciò la stanza.
Chantal a quel punto non resse e scoppiò in un pianto convulso.
Aveva ragione Bill, meritava solamente di morire.

Spazio Autrice: Salve :) eccoci qui. Questo è un punto cruciale, non si sa bene cosa succederà in seguito. Tom in buona parte l'ha perdonata, sa di poter contare su di lei; per tanti anni non aveva ascoltato il suo cuore, e ora decide di farlo. Bill ... dire che è incazzato nero è un eufemismo. Ma chi lo biasima?
Chissà se anche lui riuscirà a capire che, in fatto di sentimenti, Chantal è sincera.
Ringrazio GretaTk e luchia nanami che mi tengono compagnia con le loro recensioni :)

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Capitolo 9
*** 9 ***


Die Sturm
9




-Sloan? A che punto …- chiese Chantal con voce tremante. Era il giorno che avrebbe cambiato ogni cosa.

-è irrintracciabile. Mi sono finto un fattorino e sono andato pure a controllare a casa sua, ma niente. Sua moglie non lo vede da due giorni-
Chantal ebbe l’impressione si perdere la forza nelle gambe, per questo si aggrappò ad una sedia del suo salone da pranzo.
-come facciamo Sloan? È oggi …-
-lo so. Lo so … vi raggiungo, ok?- Chantal non rispose, chiuse la telefonata e si sedette.
Come cazzo faceva ad essere irrintracciabile? Poteva spuntare da un momento all’altro, e ucciderli tutti senza fatica.
Si diede un contegno e si alzò da quella sedia in stile impero. Doveva raggiungere i ragazzi e proteggerli.
Era passata una settimana dalla morte di Ria, una settimana dal suo fiume di parole.
Bill non la guardava, faceva particolare attenzione a non incrociarla nemmeno per sbaglio.
Se proprio capitava la guardava con disprezzo e la chiamava “sporca doppiogiochista”.
A Chantal facevano indubbiamente male quelle parole, ma se le meritava.
Uscì di casa e salì in macchina; improvvisamente le venne voglia di pizza al formaggio. La sua pancia brontolò.
“e stai zitta! Aspetta di arrivare da Tom” si disse.
Mise in moto e partì.

-Tom? Possiamo … ordinare una pizza al formaggio?- Tom si voltò verso di lei e la squadrò alzando un sopracciglio.
-eh? Chantal, sono le tre del pomeriggio!- le disse
-lo so, ma io ho voglia di pizza al formaggio!- piagnucolò come fanno i bambini, mettendo su il finto broncio che meglio le riusciva.
Tom sorrise debolmente e annuì –torno subito- e scomparve dalla camera.
Praticamente era costretta a restare chiusa lì, durante le brevi incursioni a casa Kaulitz. Bill la odiava con ogni singola molecola del suo corpo e non poteva dargli torto, anche se nel profondo le dava fastidio.
Aveva cercato di proteggerlo, e non le sembrava giusto il suo astio; ma poi questi fievoli lampi scomparivano e tornava a fare la “Maddalena pentita”.
Tom interruppe i suoi pensieri rientrando in camera sorridendo maliziosamente.
-che c’è?- gli chiese alzando un sopracciglio.
-mi hanno informato che la pizza arriverà tra un po’ … Bill non c’è e pensavo che …- e ammiccò verso di lei.
Chantal sorrise –dopo. Ora abbiamo altro a cui pensare-.
Già, stavano tenendo d’occhio ogni singola parte della casa grazie alle telecamere e al computer.
Se qualcuno avesse provato ad entrare, anche solo nel giardino, sarebbe stato visto.
-ok …- disse fingendosi afflitto e lasciandosi cadere sul letto accanto alla ragazza.
Chantal era concentrata a guardare lo schermo, e Tom guardava il suo profilo.
Aveva un dolce naso alla francese, che terminava in carnose labbra rosse.
Il taglio degli occhi era leggermente a mandorla, erano nocciola; lo sguardo era reso penetrante dalle folte ciglia nere.
Era bellissima.
In qual momento si immaginò lui e Chantal tra qualche anno, insieme. Vivevano in una bella casa sul mare.
Dalla portafinestra che dava sulla spiaggia usciva correndo scotty e una bambina dai folti ed ondulati capelli neri.
Era tale e quale a Chantal.
Poi seguirono lui e la ragazza, che aveva una fede all’anulare della mano sinistra.
“Guardò” la sua mano sinistra, e notò che aveva la stessa fede in oro bianco anche lui.
Quindi inconsciamente sognava di sposare Chantal e vivere con la famigliola felice modello “Mulino Bianco”?
Wow.
Non aveva mai fatto pensieri del genere. Tranne quando Chantal gli fece quella domanda a Roma.
-che hai? Hai una faccia da pesce lesso- gli disse Chantal ridendo e riportandolo alla realtà.
Non sapeva quanto tempo avesse passato a fantasticare, ma il campanello suonò e in un batter di ciglia era al piano inferiore e stava pagando il fattorino.
Tornò al piano superiore da Chantal, che aveva chiuso il portatile e l’aveva riposto sulla scrivania.
Lo guardava con fare languido; si alzò dal letto e lo raggiunse sulla porta della stanza.
-sai cosa? Non ho più fame …- gli sussurrò ad un orecchio prima di iniziare a baciargli il collo.
Tom poggiò la pizza ancora fumante sulla scrivania e ricambiò le attenzioni della ragazza.
Nelle ore che seguirono, rimasero a lungo abbracciati al buio (benedette tapparelle automatiche), lasciando fuori il tempo e la sua follia, esplorandosi disperatamente con le mani e con le labbra per ricordare ogni singolo istante come fosse l’ultimo … e forse sarebbero stati davvero gli ultimi.
Tom la strinse a sé e le carezzò piano il viso, seguendo con le dita il contorno della sua fronte, le sopracciglia, gli occhi leggermente a mandorla, gli zigomi e poi avrebbe baciato quelle labbra carnose e vermiglie; come fossero qualcosa di prezioso e dolcissimo.
Tom la stese delicatamente sul letto, facendo attenzione a non inciampare in quel buio, le sostenne la testa e affondò il viso tra i suoi capelli.
Si coccolarono ancora un po’, poi impazienti si tolsero i vestiti e fecero l’amore, lasciando che i loro corpi si fondessero con una lunga, lenta e sensuale passione che li avrebbe legati per sempre.
-Ti amo- le disse poi Tom, bagnandole il viso di lacrime (di gioia, di tristezza, di paura) –ti amo … non so cosa fare senza di te-
E lei lo rassicurò dicendogli che ci sarebbe sempre stata per lui.
E così sarebbe stato.

Si addormentarono, non avevano idea di che ore fossero quando un colpo assordante li fece svegliare di soprassalto.
-cosa è stato?- la voce di Tom rasentava il panico
-resta qui- Chantal si alzò dal letto e si infilò la maglia di Tom, per poi uscire dalla stanza.
Anche Bill era sulla soglia della sua camera, e si avvicinò a Chantal.
-dove credi di andare- le sibilò
-Tornatene in camera …perfavore-
-tu da sola cosa vuoi fare?- le chiese beffardo, anche se in quel momento c’era poco da mettersi a litigare.
-farmi ammazzare se è questo che intendi. Ma lo faccio per voi- e Chantal si allontanò, arrivando alle scale.
Apprezzò il fatto che Bill si fosse infilato in camera di Tom.
Scese lentamente gli scalini, attenta a non produrre alcun tipo di rumore.
La villa era immersa nel buio, ma nessun allarme era scattato, quindi perchè avere paura?
Arrivò al piano inferiore, quella piccola scalinata le era parsa lunga km.
“calmati Chantal, calmati” inspirò ed espiro, e poi si affacciò sul salone.
Era illuminato dai raggi lunari, quindi Chantal dedusse fosse sera, o notte.
Si addentrò; guardò dietro al divano, sotto il lungo tavolo in mogano. Ma niente, non sembrava ci fosse nessuno psicopatico (meglio noto come David) nel salone.
Nessun “GhostFace” nei paraggi. Nessun telefono che squillava.
Perché tutti quei ricordi legati alla saga di Scream? Perché pareva proprio di essere in quel film.
Uscì dal salone e andò in cucina, e trovò vuota anche questa.
Iniziò a pensare di avere sognato quel rumore.
Doveva fare come faceva da piccola, quando stesa nel letto nella sua cara Lille, sentiva qualche scricchiolio.
Suo padre le aveva detto che se un rumore qualsiasi la svegliava, poteva anche averlo immaginato; quindi doveva rimanere attenta, e se lo sentiva nuovamente non era frutto della sua immaginazione.
In quel momento le venne in mente un libro che aveva letto qualche anno prima, “il ladro di sogni”, e le venne in mente una delle orribili filastrocche lasciate dall’assassino protagonista di quel libro:

Sono il terreno che i tuoi piedi possono calpestare
L’uomo nei vicoli bui che non vuoi incontrare
Vivo nel regno di ciò che non appare
Chiudi gli occhi e mi vedrai … qui nei tuoi sogni incontrarmi potrai.

Scacciò quegli orrendi pensieri dalla sua testa, o per lo meno ci provò.
Controllò tutto il piano inferiore della casa, persino il garage, ma nulla.
Tirò un sospirò di sollievo.
Stava per tornare al piano di sopra quando udì uno scricchiolio. Rimase all’erta.
Poi una mano le tappò la bocca e la spinse contro un muro.
Fece appello a tutte le sue forze per emettere qualche suono, ma nulla.
-shh … sono Tom- Chantal riconobbe la voce, e ebbe l’impulso di prenderlo a pugni, sapendo per certo che aveva il 90% di probabilità di fargli male.
Tom accese la luce.
Tutto il piano inferiore si illuminò, e il viso di Tom le apparve a pochi cm dal suo.
Le tolse la mano da davanti alla bocca e la guardò.
-io ti odio. Potevi farmi morire!- gli disse spingendolo.
Tom ebbe l’impulso di ridere per quanto era buffa, ma non lo fece.
Dove caspita era Bill?
Era sceso con lui, ne era certo.
-dov’è Bill?- chiese Tom agitandosi.
Rimase fermo immobile, in ascolto, come Chantal.
Il ronzio del frigo, la lucetta intermittente di un caricatore di batterie, il fruscio del vento.
Il fruscio del vento?
-il giardino sul retro!- disse Chantal in preda al terrore, ma a differenza di Tom poé fare uno scatto e scomparire.
Tom la seguì, camminando lentamente, qualche minuto dopo.
Chantal era già immersa nel verde e si guardava intorno.
Tom le si avvicinò; non aveva mai avuto tanta paura in vita sua.
La luce che dava sul giardino si accese, e dall’oscurità di un fianco della casa comparve David, che teneva Bill stretto contro di sé.
Lo sguardo del ragazzo era pieno di terrore, e pregava mentalmente il fratello e la ragazza di aiutarlo.
-Salve ragazzi … Tom, quanto sei stato maleducato?- David ghignò –non mi hai nemmeno presentato la tua ragazza … anche se credo che non ci sia bisogno di presentazioni, vero Chantal?-
Tom fece un passo avanti, e David tirò fuori una Magnum e la puntò alla tempia di Bill.
Al che, Tom si immobilizzò.
-fai qualche altra mossa sbagliata e gli faccio saltare il cervello- sibilò.
Bill stava per piangere, ma il suo orgoglio di uomo prevaleva. Voleva controllarsi, doveva controllarsi.
“andrà tutto bene. Chantal ci salverà come ha promesso” iniziò a ripetersi come un mantra, e iniziò a credere che avrebbe dovuto dare ascolto a quella ragazza.
-David, non facciamo cazzate. Lascia mio fratello … ti darò il programma, tutto quello che vuoi, ma lascia mio fratello- Tom lo implorava, quando invece doveva dimostrarsi più forte di lui.
Solo in quel momento Chantal notò che aveva solo un paio di calzoncini addosso.
-Chantal- riprese David non calcolandolo –hai preso la decisione sbagliata … se avessi terminato il tuo lavoro tutto sarebbe andato per il meglio- le disse –ma tu hai deciso che era più importante salvare la vita del finto rapper e della sua checca preferita- Bill mugugnò qualcosa e David strinse la morsa attorno al collo.
-David non avevo scelta-
-ah giusto- disse ironico –ti sei innamorato dei suoi occhioni grandi, e bla bla bla … quanta poca fantasia!- esclamò schifato.
-comunque, non è questo che importa. Quello che importa è che morirete stanotte e rimarrà uno di quegli omicidi irrisolti … passerete alla storia ragazzi!- disse rivolto più a Tom e Bill.
Una lacrima silenziosa percorse la guancia di Bill.
-oh … piccolo cucciolo piangi? Rendiamo il gioco più divertente …- David tolse il suo braccio dal collo di Bill, ma teneva sempre puntata l’arma contro di lui –raggiungi il tuo caro fratellino e salutatevi … forza- Bill si asciugò gli occhi, e a passo malfermo si avvicinò al fratello.
Lo guardo per un po’ di tempo negli occhi; quelle iridi identiche, occhi della stessa anima scissa in due corpi.
-Tomi io …- e Bill era tornato il piccolo ragazzo indifeso dei tempi del Gimnasium, agli occhi di Tom.
Quante volte l’aveva visto afflitto, seduto con le spalle al muro della palestra (l’unico nascondiglio dove i bulli non lo riuscivano a trovare) dicendo che voleva morire.
Quante volte Tom l’aveva stretto a sé e consolato?
A Tom venne da piangere, e fu quello che fece.
-non dire niente … vieni qui- lo strinse forte a sé inondandolo di calore che solo l’affetto del proprio gemello può dare. Bill venne rinnovato da un piccolo barlume di speranza. Forse ce l’avrebbero fatta.
Per quei minuti che erano appena passati, David, la pistola e Chantal ernao scomparsi.
-forza, basta famigliola felice ... ora si inizia a giocare- Annunciò David ghignando -Chantal? tu vieni un po' qui avanti ... sì così. voi du dietro ... ecco.- Chantal era in mezzo ai gemelli.
Che cazzo di gioco perverso aveva in mente quello psicopatico?
-si chiama "salva tu" questo gioco ... sono proprio curioso di vedere chi salverà chi ...- rise di gusto quel figlio di puttana -anche se mi immagino che: sparerò a Bill, Tom si precipiterà per salvarlo e viceversa ... in più per Tom si aggiungerà Chantal ... ma io mi chiedo ... chi salverà la piccola Chantal?- lo sguardo di David divenne famelico.
Chantal ebbe paura, ma una paura fottuta che partica dalle viscere. le veniva voglia di vomitare.
Non sentì nemmeno il colpo che partì dalla pistola, fu troppo veloce e le prese in pieno una spalla.
Inizialmente, per una frazione di seondo, non sentì dolore, poi in lei si propagò come un incendio. L'origine era il buco che aveva nella spalla.
Urlo di dolore, un urlo disumano che fece raggelare i presenti.
-NO!- Tom le si avvicinò e la prese fra le braccia prima che cadesso a terra, ma fu solo un'apparenza. Chantal si resse in piedi.
Volse il suo sguardo carico d'ocio e dolore a David.
-SEI.UN.FIGLIO.DI.PUTTANA.JOST- gli gridò
-oh oh ... le tue parole fanno male Hanna Montana ... il piccolo Bill è rimasto solo- e puntò mirando al petto di Bill.
Chantal scattò e riuscì ad atterrare il ragazzo, provocandosi ulteriore dolore.
Era ancora a terra quando partirono un terzo e un 4 sparo.
Chantal si voltò e vide David cadere a terra.
Sloan uscì dai cespugli, avvicinandosi prima a David e calciando la magnum lontano, poi a Chantal e Bill.
-state bene?- chiese trafelato.
Bill annuì, e istintivamente guardò Chantal che si era riversa a terra e respirava faticosamente.
-credo abbia bisogno di aiuto- soffiò Bill mettendosi seduto.
-chiamo immediatamente un'ambulanza ... tuo fratello?- Sloan si guardò intorno e  vide Tom a terra.
-Tom!!!- Chantal doveva aver visto la stessa cosa, e si alzò velocemente da terra, troppo velocemente, perchè ricadde corponi sul terreno.
Si avvicinò gattonando, fanculo la spalla.
Arrivò al capezzale di Tom.
Sanguinava copiosamente; era immerso in una pozza di sangue. fece mente locale di quanto tempo fosse passato dall'ultimo sparo.
5, massimo 8 minuti.
Cercò la ferita, per constatare i danni.
L'arteria femorale era recisa e Tom aveva già perso troppo sangue.
Aveva un colorito smunto, troppo tendente al bianco; la temperatura si abbassava velocemente.
Aveva le mani intrise di sangue, un po' il suo e un po' quello di Tom.
si strappo la maglietta e legò stretto al livello della ferita.
poi tentò di sollevare Tom alla bene e meglio.
-Tom? mi senti ... forza è tutto finito! Tom devi svegliarti!- Chantal piangeva ormai; stava piangendo da quando aveva visto il ragazzo disteso per terra.
-Tom ti prego .. apri gli occhi ...- imprlorò.
Questo si scosse leggermente e faticosamente aprì gli occhi.
Tom fece un'enorme fatica; pochi secondi prima si era ritrovato immerso in qualcosa di tiepido ed eccogliente.
Davanti a lui 'erano due strade ... sentiva che doveva scegliere, ma non sapeva dove andare.
Era rimasto fermo e improvvisamente si ricordò di quello che era succceso.
Poi aveva sentito Chantal chiamarlo e a fatica era riemerso.
Vide il viso di Chantal molto sfocato, e impiegò alcuni secondi prima di riuscire e vedrla chiaramente.
Notò che a parte la ferita alla spalla, stava bene e sorrise debolmente.
-Tom? guardami, non chiudere gli occhi ...-
Tom annuì piano e si leccò le labbra; voleva dirle una cosa.
-io ...- la sua voce era poco più che un sussurro, e Chantal dovette avvicinarsi al suo viso -volevo sposarti ...-
Gli occhi di Chantal si riempirono di altre lacrime, bruciavano. Tirò su con il naso, ed ebbe la sensazione che nessuno avrebbe potuto fermare il corso di quegli avvenimenti.
-anche io Tom. E vedrai che ci sposeremo ... Bill organizzerà il matrimonio-
Sentendo pronunciare il nome di Bill Tom venne preso da un attacco di panico.
-s..sta bene?- la voce si affievoliva ulteriormente, se possibile. Chantal notò il terrore nei suoi occhi e si voltò verso l'altro ragazzo che era rimasto fermo immobile dove l'aveva atterrato. Era in stato catatonico.
-Bill! Vieni qui! presto!- Bill la guardò. Sembrava un automa nel movimenti; si alzò e le si avvicinò.
Si sedette e posò lo sguardo sul fratello.
Lo stomaco era chiuso in quell'odiosa e dolorosa morsa che sopraggiungeva quando uno dei due stava male; il petto gli faceva male, il cuore gli batteva velocemente, come le ali di un colibrì.
Puntò i suoi occhi in quelli di Tom e subito si riempirono di lacrime.
Tom allungò una mano verso di lui e Bill la strinse.
-Bibi ... non, non piangere ...- la bocca di Tom cominciava ad essere impastata. Chantal si domandò dove cazzo fossero i soccorsi -io...io sto bene- gli disse, e Bill rispose con un singhiozzo.
-non mi raccontare cazzate ... lo sai che non sei bravo, non con me- gli rispose poi.
Tom sorrise chiudendo gli occhi; quel dolce tempore, quell'immersione lo richiamava, come una piscina di acqua limpida e fresca ti rischiama in un giorno di sole.
-Bibi ... - deglutì -io ti amo più della mia stessa vita, lo sai vero?-
Bill annuì, aveva sempre la mano del fratello stretta fra le sue.
-bene ... io me ne sto andando ... e ho bisogno che tu faccia alcune cose ...-
Bill non poté trattenere altri singhiozzi. Tutto quello faceva dannatamente male; avevano sempre detto che sarebbero morti insieme.
"siamo nati insieme e moriremo anche insieme".
Le sue stesse parole gli riecheggiarono in testa.
-primo ... non fare niente di ... stupido. intensi?- Bill annuì; aveva capito cosa intendeva, ovvero: non fare niente che possa compormettere la tua salute.
-poi ... so che forse la starai odiando ...- inspirò molto faticosamente; le forza di Tom diminuivano sempre più -ma Chantal ha mantenuto la sua promessa ... prenditi cura di lei ... perfavore-
Bill si sentì punto nel vivo -io non la odio Tomi ...-
Tom annuì. Sentiva ched gli rimaneva veramente poco; voltò il viso verso quello di Chantal e le sorrise.
-Ti amo tanto ... e bada bene che... ti guardò da lassù ... quindi non dimenticarmi, eh?-
-e chi ti dimentica ...- disse Chantal tra le lacrime abbassando a donargli un bacio sulle labbra.
-Tomi? ... io ...-
-si?-
-Für immer zusammen?-
-Für immer zusammen- assentì Tom. chiuse gli occhi e si lasciò avvolgere da quel tepore.

[SPOILER TOM: Una luce abbagliante quasi lo accecò, e da quella luce spuntò fuori ... Jimy Hendrix.
La sua mascella stava per toccare il suolo (e di suolo non ve ne era) e non riuscì ad emettere alcun suono.
-vieni ... ti mostro la tua nuova casa- gli disse con voce calda, e poi lo prese per mano, facendolo entrare in quel fascio di luce]

Bill sentì che la mano di Tom non stringeva più la sua. Il suo cuore si fermò per un secondo e capì che Tom se ne era andato.
Guardò Chantal, che piangeva e accarezzava il capo di Tom che aveva appoggiato sulle gambe.
Capì solamente in quel momento quanto tenesse a suo fratello, e si sentì uno schifo per aver dubitato delle sue affermazioni al riguardo.
Anche un cieco avrebbe visto quanto l'amava.
Chantal lo guardò, gli occhi lucidi. Poso sull'erba il capo di Tom e si alzò andando verso Bill.
Si alzò anche Bill, abbracciandola e lasciandosi abbracciare.
E they celebrated the pain of love.

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Spazio Autrice: Io sto piangendo, non sapete quanto cavolo io stia male in questo momento.
Tom non è mai morto in nessuna mia storia, semplicemente non ce la facevo, perchè mi prendeva un enorme groppo alla gola e la terribile morsa allo stomaco che ho descritto.
Ma dovevo superare anche questo ostacolo come scrittrice, ed eccolo qua. Sto piangendo e mi starete odiando in un qualche modo.
L'unica cosa che di positivo potevo mettere era che Tom fosse felice dovunque fosse finito.
Bill, il povero cucciolo di foca, piangevo anche per lui; io non posso nemmeno lontanamente immaginare come possa essere per lui se perdesse suo fratello. Non lo voglio più immaginare.
Sto avendo un rifiuto psicologico, è più forte di me.
Finalmente David si è tolto dalle palle! L'unica cosa che mi fa felice di questo capitolo.
Il tutto è stato "ispirato" da Kampf der Liebe e Pain of love (si le ascoltavo tutte e due in loop) e I love the way you lie pt.2. Ringrazio come sempre GretaTk, è un piacere leggere le sue recensioni :) e luchia nanami :)
Ora posto, sennò mi viene lo schiribizzo di cambiare qualche cosa e non va bene! Un bacione e all'ultimo capitolo!

Catia

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Capitolo 10
*** 10 epilogo ***


Die Sturm
epilogo


La morte di Tom era arrivata come un fulmine a ciel sereno, come una tempesta.
Paparazzi, giornalisti, fans avevano praticamente assediato la casa; il cancello era praticamente diventato inagibile.
Le fans avevano messo fiori, foto e qualsiasi altra cosa per ricordare Tom. Piangevano ore davanti a quel piccolo santuario.
Gordon e Simone, patrigno e madre dei gemelli, insieme a Georg e Gustav li avevano raggiunti a LA.
Era passata solamente una settimana quando Chantal era seduta nel salotto di casa Kaulitz, con lo sguardo perso nel vuoto.
Simone aveva gli occhi distrutti dal pianto, ma nonostante questo continuava a far forza a chi in quel momento ne aveva più bisogno: Bill.
Bill era distrutto.
Smise di parlare, di dormire e di lavarsi. Nonché di mangiare.
Non aveva più alcuna ragione per vivere, trascorreva intere giornate a fissare il vuoto, senza versare una lacrima.
Con la cenere al posto del cuore.
Aveva perso quello che aveva di più caro, la cosa più bella che quel mondo orrendo avesse mai conosciuto, che quella morte maledetta aveva afferrato con le sue gelide e nodose dita, trascinandolo via.
Chantal aveva una ferita che la squarciava da parte a parte, un taglio che sanguinava e non si sarebbe mai rimarginato.
Gordon stava cercando di far mangiare Bill, con scarsi risultati, quando a Chantal prese un attacco di nausea.
Si alzò di scatto dal divano e corse a chiudersi in bagno.
Vomitò anche l'anima.
Era giunto il momento di andare da un dotttore ed eseguire un controllo.

Dalla paura al dolore e dal dolore alla libertà.
Le parole del medico l'avevano presa alla sprovvista.
"congratulazioni, è incinta"  faticava ancora a capacitarsi di quella frase.
Improvvisamente, ora che era nel suo letto (il letto della camera di Tom, essendo l'unica che riusciva ad entrare in quella stanza) al caldo, una miriade di sensazioni la pervasero.
Aveva provato a pensare ad altro, ma per non più di tre minuti, poi ll'emozione inarrestabile e violenta del ricordo della sua voce la travolgeva senza preavviso, con la potenza di una valanga, lasciandola senza forze.
La sua voce le era entrata nelle vene e scorreva in agni angolo del suo corpo.
"piccola ...ci sono io qui, non ti preoccupare"
La cosa che faceva più male era non ricordarsi il suo viso; i contorni cominciavano a sfumare, come  se fosse stato solo un sogno.
Si ritrovò a piangere silenziosamente; e quando mai non aveva pianto in quella settimana?
Doveva assolutamente dirlo a Bill.

Il ragazzo era nello studio di registrazione, dove si chiudeva tutto il giorno.
Bussò piano, tre colpi leggeri, una sorta di messaggio in codice.
Sentì lo scatto della serratura e poi aprì la porta.
Bill era seduto su una comoda poltrona nera, in ecopelle, e guardava la TV al plasma.
Nello schermo si susseguivano immagini.
Due bambini che si rincorrevano con  delle padelle per casa, che giocavano con delle macchinine; sempre gli stessi bambini ai compleanni.
Le torte erano troneggiate dalle scritte "Buon Compleanno Bill e Tom".
Poi nelle immagini ci fu un salto temporale; ora i due bambini erano dei ragazzi, e suonavano ad una festa.
I Devilish.
-sai ...- la voce di Bill era roca -a volte raccontiamo cazzate ai giornalisti ...-
Come se non si sapesse, ma Chantal attese pazientemente che Bill continuasse il discorso.
-non abbiamo sempre soognato di fare musica, di diventare famosi ... sì il desiderio c'è stato ... ma noi sognavamo di poter essere liberi, sognavamo di far star bene le persone con la nostra musica-
Chantal guardò lo schermo, e notò che il volume era bassissimo.
Ora a campeggiare nello schermo c'erano immagini che aveva visto tantissime volte.
Un concerto dello Zimmer 483 European Tour , c'erano solamente Bill e Tom sul palco.
Il volume era quasi nullo, ma i sottotitoli la aiutarono.
"ora ci siamo solo io e Tom sul palco, perchè questa canzone parla di noi, del nostro rapporto,; quello che abbiamo è raro, io credo che, probabilmente, trascorreremo il resto delle nostre vite insieme, non ci divideremo mai, Tom e io ce ne andremo insieme nella notte" .
Bill era rimasto a guardare lo schermo, impossibile capire quello che provasse.
-Bill ... io- Chantal si torceva le mani, sperando fosse il momento giusto per dirglielo, anche se sapeva che era il peggiore.
-che c'è?- le chiese addolcendo la voce, spegnendo il televisore e guardandola.
-sono incinta-
Bill continuò a guardarla, poi abbozzò un sorriso.
-e .. e cosa hai deciso di fare? lo sa qualcun'altro?-
-no lo sai solo tu ...- Chantal espirò; almeno non l'aveva presa male -io lo voglio tenere ...-
-credo sia la migliore cosa- le si avvicinò con un movimento fluido -so che hai paura, ma io sarò al tuo fianco, qualunque cosa succeda- e la strinse a sé.
Non poteva fare a meno di sentirsi in colpa, aveva commesso l'errore più grosso di tutta la sua vita, e tutti e due l'avevano perdonata.
Immediatamente, sentendo il profumo della pelle di Bill (finalmente si era lavato) le venne in mente quello di Tom.
Il suo profumo contro la sua pelle, alle sue mani lungo la sua schiena, le sue labbra che accarezzano i suoi seni e che esploravano il suo corpo.
Le mancava così tanto da star male.
Non aveva mai immaginato di poter provare tanto dolore rivivendo dei ricordi.
Le mancava da toglierle il respir e non sapeva come sarebbe riuscita a sopportare quella frustrazione, che sicuramente sarebbe durata tutta la vita.
-Bill mi dispiace ...- lo strinse, perchè era la cosa di cui aveva più bisogno. Era sempre la solita egoista.
Bill la allontanò da sé, mantenendo le mani sulle sue spalle.
-da domani niente più pianti, si torna a vivere. Tom non avrebbe mai voluto che ci piangessimo addosso ... e sopratutto per lui, odiava quando io lo facevo- abbozzò un sorriso al ricordo -quindi da domani mattina sistemiamo la casa, cuciniamo, mangiamo e ci si lava .. sennò si puzza- Bill fece ridere sommessamente Chantal, e quella per lui fu la cosa più bella.
-Grazie Bill ...-
-ovviamente nei lavori di pulizia tu non sei inclusa. Non ti devi affaticare!-
Chatal sbuffò, ma annuì.
Poi lo lasciò nuovamente solo.
Bill rimase ancora un po' in studio, indeciso sul da farsi.
Sapeva benissimo che dietro una'apertura, una porta nascosta, Tom aveva il suo studio.
Si chiese se ...
Si avvicinò, c'era una porta dietro quello specchio (una delle pareti era fatta di specchi) e con cautela tirò.
Questo si aprì rivelando una porta, con un piccolo tastierino, come quello dei cellulari.
Ovviamente doveva essere inserita una password.
Pensò e pensò, e poi digitò l'unica cosa che poteva accomunarli.
indienacht.
4634362248.
.
una spiea verde informò che la password era corretta e la serratura scattò.
Bill sorrise ed entrò.
L'interno era un normale studio; una scrivania con un computer sopra, fogli e penne e una chitarra al centro della stanza.
Bill sentì immeditamente la presenza di Tom.
-ciao fratellone ...- si ritrovò a dire -sai, mi manchi ... ma sono sicuro che appena tuo figlio nascerà tu tornerai tra noi, ne sono certo ... non che tu ora non sia qui, però ...ah lascia perdere- si avvicinò alla scrivania e sbirciò tra i fogli.
Appunti di canzoni, accordi, una lettera per lui.

Bibi, sei la mia anima gemella.
Tu mi hai detto che quando si incontrava, si sentiva dentro di sé una sensazione di pace e benessere talmente intensa, da avere l'impressione di essere finalmente arrivato a casa. E per noi questo era davvero importante, dato che a casa ci siamo stati poco.
Ma sono contento di quello che ho avuto.
Non ho rimpianti, forse solo di non averti abbracciato troppo spesso, ma sai come sono fatto.
Io ti conosco da sempre, anche prima di nascere, e mi rendo conto che prima di te non c'era niente. Potrò fidanzarmi, sposarmi o non so che altro, ma rimarrò sempre tuo e tu sempre mio.
Siamo  due facce di una stessa medaglia, solida, forte.
Ti amo più della mia stessaa vita, e se per salvarti significasse perderla ... beh, non ci penserei due volte.
Ti ho scritto tutto questo perchè ora sei arrabbiato, e se succedesse qualcosa, e non potessi parlarti ... avresti questo. sarò sempre con te.
Ora devo andare.
ricorda sempre.
Salvami.Ti salverò.

Con amore
Tuo fratello Tom.

Bill piegò il foglio e se lo mise in tasca, per poi rimanere qualche secondo sulla soglia di quello studio, sorridere e poi chiudere la porta.
Tom era sempre con lui, e se ne era accorto solo in quell'istante.
Tom sarebbe sempre rimasto con tutti loro, nei loro cuori.

Chantal era a letto, ma non riusciva ad addormentarsi.
La consapevolezza che una parte di Tom sarebbe sempre rimasta con lei l'agitava.
Il cuore prese a batterle fortissimo, e un attacco di panico arrivò di conseguenza.
dovette bere, inspirare ed espirare più volte, ma non si calmò.
Si distese nuovamente e sentì come delle braccia avvolgerla.
Si sentì a casa, e il cuore riprese il suo naturale battito.
"piccola ci sono io qui, non ti preoccupare" .
Le sembrava di essere sempre stata tra le sue braccia e che non fosse successo nulla.
Ma ora sapeva con certezza che ci sarebbe sempre stato.
-Buonanotte Tom ...- e sorridendo si addormentò.

La notizia del bambino portò un clima allegro in casa, e ce n'era veramente bisogno.
Simone era partita in quarta e aveva iniziato a stare appresso Chantal qualunque cosa facesse.
Gordon rideva divertito e scambiava battute con Bill.
Tutti erano felici che Bill si fosse ripreso.
E Chantal sapeva che per loro non c'era gioia più grande.
-come lo chiamerai?- stavano pranzando, Simone aveva preparato lasagne gratinate.
Chantal sorrise, non c'era nemmeno bisongo di pensarci -Thomas, Thomas Kaulitz- guardò Bill, che le sorrise di rimando.

Tutto sarebbe andato bene, e poi Tom vegliava su tutti e aveva il suo bel da fare.
Alla fine, c'era stato anche un happy-ending.

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Spazio Autrice: ebbene siamo arrivati alla fine di questa storia, tanto sofferta ad essere sincera. Però, nonostante questo c'erano le mie due recensioni fisse di GretaTk e luchia nanami.
Le ringrazio infinitamente, anche se nell'ultimo capitolo mi avrebbero strangolato volentieri :)
Ringrazio  Deny_death per aver aggiunto questo scritto ai preferiti, una lettrice silenziosa :)
Come promesso, ho stilato la track list di questa storia, eccola qua!
  1. Humanoid German version TOKIO HOTEL
  2. Kampf der liebe TOKIO HOTEL
  3. That day TOKIO HOTEL
  4. I'm not afraid EMINEM
  5. Lose yourself EMINEM
  6. Bring me to life EVANESCENCE 
  7. Boulevard of broken dreams GREEN DAY
  8. Don't cry GUNS N ROSES
  9. What goes around comes around JUSTIN TIMBERLAKE
  10. Shadow of the day LINKIN PARK
  11. What I've done LINKIN PARK
  12. Leave out all the rest LINKIN PARK
  13. Somewhere I belong LINKIN PARK
  14. Snow RHCP
  15. Te amo RIHANNA
  16. Russina Roulette RIHANNA
  17. Where we wanna be BEN BARNES
  18. Hurricane 30STM
  19. L490 30STM
  20. 100 Suns 30STM
  21. Stronger 30STM
  22. My Home
  23. Turning tables ADELE
  24. Mockingbird EMINEM
  25. Princess die LADY GAGA
  26. In the arms of the angel SARAH MCLACHLAN
  27. Time of our lifes  TYRONE WELLS
  28. I was wrong SLEEPERSTAR
  29. Never let me go FLORENCE AND THE MACHINE

Ecco qua ... spero che la storia, nel suo completo sia stata di vostro gradimento.
Ci sarà una oneshot su Tom (sempre legata alla storia) e beh ... STAY TUNED, IF YOU WANT!
Si chiamerà:
Die Ruhe nach dem Sturm
Che altro?

Stay Tokio, Stay Aliens <3
Alla prossima

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