Die Sturm di Audrey Shadows (/viewuser.php?uid=111028)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** 4 ***
Capitolo 5: *** 5 ***
Capitolo 6: *** 6 ***
Capitolo 7: *** 7 ***
Capitolo 8: *** 8 ***
Capitolo 9: *** 9 ***
Capitolo 10: *** 10 epilogo ***
Capitolo 1 *** 1 ***
Con questo scritto l'autrice non
vuole in alcun modo rappresentare la realtà. I Tokio Hotel
non mi appartengono. Ogni è evento descritto è
puramente frutto di fantasia
Die Sturm
Il
sapore dolciastro/ferroso del sangue le invase le papille gustative e
l'olfatto.
La luna
la illuminava fievolmente, e ancora più fievolmente
illuminava il viso del suo
aggressore.
-qu'est-ce
que tu pensait de faire?- le chiese con un francese maccheronico.
rimase
immobile, incassando i colpi e pregando che la smettesse e la lasciasse
morire
in pace.
Qualcuno
la esaudì: sentì le sirene della polizia in
lontananza, e il suo aggressore le
si scostò di dosso e scappò.
Riuscì
quasi a sorridere.
Di
quello che successe dopo non ricorda molto, solo che si
svegliò in una stanza
ben illuminata, bianca e spaziosa.
-ma che
cavolo ...- ma non riuscì a muovere un muscolo, un dolore
lancinante alle
costole le costrinse a distendersi nuvamente.
"diamine"
pensò "dove cazzo sono?" si guardò ancora
intorno, ma oltre a
constatare che quella stanza era davvero spoglia, non notò
nulla che potesse
aiutarla a capire dove fosse.
Non era
un'ospedale. la sua stanza non aveva nessuna sottospecie di finestra
interna
con tendine in pseudo palstica.
Nulla
del nulla più assoluto. Ora che ci faceva caso non era
nemmeno attaccata a
macchinari. Tirò un sospiro di sollievo; almeno non era in
un ospedale dove una
certa persona poteva rintracciarla.
Aveva
appena mandato a puttane la missione più "importante" della
sua vita.
E per importante intendeva l'omicidio.
Era una
sicaria della miglior qualità, il suo "capo" l'aveva scelta
per
questo ruolo così importante ed estremamente difficile.
L'incarico consisteva
nel trovare un uomo, meglio noto come Thomas Kaulitz-Trumper,
insinuarsi nella
sua vita, rubare il prototipo di un programma informatico d'elevato
livello e
poi uccidere il suo creatore.
Nonostante
il dolore atroce doveva alzarsi e continuare la sua missione. Lei era
Chantal
"le squal" Lyon. La chiavano lo squalo perchè non si fermava
davanti
a nulla, era determinata e fiutava l'odore della sua preda a metri di
distanza.
Chantal
non era sempre stata così. Chantal era cresciuta a Lille,
con i proprio
genitori, fino all'età di 12 anni quando il suo futuro capo
sterminò la sua
famiglia.
Successivamente
venne a sapere che suo padre aveva chiesto prestiti a persone poco
raccomandabili e per questo aveva pagato.
Un modo
carino per dire che non aveva rispettato i patti con Sloan.
Sloan
l'aveva risparmiata e l'aveva presa sotto la sua ala protettrice;
chissà cosa
aveva visto in lei, quale potenziale.
Chantal
ora aveva 24 anni, era alta, filiforme, capelli color ebano, pelle
bianca come
la neve e labbra rosso vermiglio.
Una
Biancaneve del XXI secolo, insomma.
Si alzò
da quel letto e raggiunse a fatica l'unica porta in quella stanza;
tirò la
maniglia e senza scricchilare si aprì.
Con
estrema cautela uscì e si ritrovò in un lungo
corridoio costellato da porte.
L'avevano salvata, ma ciò non significava che fosse al
sicuro.
Con il
maggior silenzio possibile, senza gemere per i dolori che si
aggiungevano alle
costole, percorse il corridoio.
Tutto
era avvolto da un silenzio soffocante; Chantal avrebbe voluto urlare
per
spezzarlo, ma era una mossa decisamente stupida.
Si
affrettò, per quanto le fosse possibile,
e si ritrovò difronte ad una scala che
teerminava in un portone molto
grande, in mogano.
Scese
velocemente gli scalini, maledicendo il dolore e uscì da
quella casa.
Percorse
la stradina in ghiaia posta
al centro
del giardino, che in contrasto con la casa, era ben curato e pieno di
fiori.
Non si
voltò indietro, e non si accorse di qualcuno che la guardava
uscire.
Sloan
guardava Chantal allontanarsi dalla casa. Era una delle case sicure di
Sloan.
Aveva
trovato Chantal la
sera prima,
agonizzante a quanche strada di distanza; era stupito, Chantal non si
faceva
mettere facilmente a KO. L'aggressore doveva essere stato veramente
enorme.
L'aveva
presa in braccio e l'aveva portata nella casa; l'aveva medicata e poi
l'aveva
lasciata sola. E ora la guardava andare via.
Chantal
percorse le strade che la separavano da casa sua, cercando di
controllare il
dolore che le faceva venire il sangue al cervello, sentiva un
fastidioso ronzio
ai timpani. Doveva assolutamente arrivare a casa e stendersi; aveva
anche
assolutamente bisogno di un medico, ma l'opzione "ospedale" l'aveva
lasciata perdere a priori.
Viveva
come una clandestina ormai da 6 anni, districandosi tra come cambiare
nome al
presentarsi della necessità e a come fuggire in un modo
veloce.
Dei
problemi che aveva ne aveva risolti la maggior parte, ora doveva
concentrarsi
solamente nella sua missione.
Percorse
l'ultimo isolato correndo, sentendosi il petto perforato da milioni di
spade,
finchè esausta si fermò davanti al portone del
palazzo disabitato dove lei
viveva.
Era un
casermone grigio poco distante dal centro di Montréal, che
doveva essere
abbattuto anni addietro, ma fortunatamente qualche intoppo di
scartoffie ne
aveva ritardato la distruzione e lei ne ricavò una dimora
perfetta.
Spinse
il portone, facendo appello a tutte le sue forze e poi lo richiuse
dietro di sé
una volta entrata.
Salì le
scale fino al 3 piano ed entrò nell'internò 4.
Finalmente
era a casa.
Thomas
(Tom) Kaulitz-Trumper era un ragazzo di 27 anni, che dalla vita aveva
ricevuto
molto.
La
fortuna non gli aveva sorriso fino a quando, nel 2005, venne scoperto,
insieme
al fratello gemello Wilhelm (detto Bill), da un gruppetto di produttori
tedeschi, quali Peter Hoffmann, David Jost, Pat Benzer.
Insieme
al fratello e ai due amici Georg e Gustav avevano formato i Tokio
Hotel, band
di notevole successo, che gli aveva fatto riempire le tasche.
Avevano
sfornato all'incirca 150/200 canzoni, per un complessivo di 6 album
più le
edizioni speciali.
Vi era
sempre qualche attrito, ma nel complesso, la macchina denominata Tokio
Hotel
andava bene.
Ora, a
27 anni suonati, viveva in una bella villa a Holliwood con il fratello. Aveva tutto
ciò che un ragazzo
potesse desiderare: una bella casa con piscina, ragazze, un fratello
che lo
adorava, una famiglia fantastica, amici veri ... l'unica cosa che
mancava era
probabilmente l'amore; ma di questo se ne preoccupava relativamente.
Era
fermamente convinto che sarebbe arrivato ... prima o poi.
E a 27
anni suonati, aveva avuto la bella idea di creare un programma
informatico per
chitarre, dove si poteva mixare ... il tutto completamente free.
Sarebbe
stato un boom, glielo aveva detto il suo manager; Tom Kaulitz non
aspettava
altro.
Il
manager di Tom, e supervisore dell'intera faccenda era Erick Satze, un
uomo
sulla 50, capelli brizzolati e straordinario senso dell'umorismo.
Tom
aveva preferito tenere divisi i due lavori (musicista e giovane
"hacker" come si divertiva a definirsi) e di conseguenza anche i due
manager: Erick per il computer, e David per la musica.
David in
un primo tempo ne era stato deluso, ma poi pensandoci meglio aveva
accettato le
condizioni del ragazzo.
Quest'ultimo
era all'oscuro del suo piano.
Chantal
era stesa nel suo letto, se così può essere
definito un materasso gettato a
terra, con un cartone di succo all'ACE affianco. Doveva immettere
zuccheri
nell'organismo, e visto che per il momento non disponeva di contati,
era
costretta ad adeguarsi a quello che il convento offriva.
prese il
suo computer e controllò i movimenti del suo soggetto.
Era
riuscita ad immettersi nel sistema di sorveglianza di casa Kaulitz con
molta
facilità, e con ancora più facilità
sarebbe riuscità ad entrare nella sua vita.
In quel
preciso momento il ragazzo era appena entrato nello studio dove
registrava;
Chantal lo ascoltò. Era mesi che lo teneva sott'occhio, per
imparare le sue
abitudini, per conoscerlo, e entro poche settimane la missione sarebbe
entrata
nel vivo.
Sarebbe
emigrata a Los Angeles, dove avrebbe risieduto in una villa a
Holliwood,
ovviamente pagata da Sloan.
Chantal,
aveva potuto apprendere che era un ragazzo pragmatico e sincero; aveva
uno
strano modo di stare accanto alle persone: le osservava, cercava di
comprenderle e poi aiutava, aiutava tanto.
Aveva un
cuore grande, e questo rendeva il tutto maledettamente più
difficile, come
Chantal avrebbe scoperto in seguito.
Più che
ascoltarlo, poteva solamente immaginare cosa stesse suonando, infatti
per
motivi di privacy, l'intero sistema di sorveglianza era privo di audio.
Tom
restò più di un'ora dentro lo studio,
strimpellando a volte la chitarre e altre
volte il pianoforte a coda presente.
Quando
uscì, Chantal diede un'ultima occhiata di dove fosse diretto
poi spense il
computer e cadde tra le braccia di morfeo.
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Capitolo 2 *** 2 ***
Die
Sturm
2
-Bill! Esco …- Tom
lo urlò per l’ennesima volta, e per
l’ennesima volta il fratello non aveva risposto.
Sbuffò;
l’istinto protettivo (eccessivamente) di fratello maggiore,
lo spinse a risalire le scale a due gradini alla volta ed entrare
deciso in camera del biondo.
Questo era intendo a
scrivere.
-ma mi senti quando
parlo?- gli chiese quasi ringhiando.
Bill per tutta risposta
gli rivolse uno sguardo d’astio. Avevano litigato, per
l’ennesima cazzata s’intenda, e Bill aveva
carinamente deciso di togliergli la parola.
Tom sbuffò
per l’ennesima volta.
-senti, fai quel cazzo
che ti pare! Ciao!- e lasciò la stanza sotto lo sguardo
vigile di Bill, che con molta nonchalance riprese tra le mani il suo
laptop e riprese a scrivere come se non fosse mai stato interrotto.
Tom arrivato in salotto
si vide travolgere da un qualcosa di non molto definito, ma che a
contatto con il suo corpo venne riconosciuto come un corpo femminile.
-Tomi!-
trillò una voce decisamente femminile qualche nota sopra
l’ottava –mi sei mancato tanto!-
Tom rise e
cercò di staccarsi per vedere in faccia la sua
interlocutrice.
-ciao Ria …
ti trovo più abbronzata … se questo è
possibile- rise nuovamente e la strinse a sé.
Ria non era la sua
ragazza, come molte fan avevano pensato (e pensavano) e come i
giornalisti avevano affermato, Ria era semplicemente una delle sue
più care amiche da quando viveva a LA.
Si erano incontrati per
caso ad un festa, ed entrambi ne erano annoiati al punto tale da
distaccarsi dalla folla e sedersi distanti da tutto.
Avevano iniziato a
parlare e avevano scoperto una grande intesa, ma che non era sfociata
in nulla. Ria era troppo …
“sofisticata”? Non sapeva definirla, sapeva
solamente che non avrebbe mai potuto starci assieme.
Era una figa pazzesca,
quello non poteva non ammetterlo, ma per lui era più una
sorella.
-forse …
saresti dovuto venire anche tu- disse sistemandosi meglio fra le sue
braccia –mi sarei divertita … c’erano un
sacco di quelle ragazze! Mi piace quando fai descrizioni molto
dettagliate sulle loro “ipotetiche vite”- sorrise e
poi lo guardò meglio.
Nonostante cercasse di
celarlo dietro il velo di sincera gioia nel vederla, Ria percepiva
chiaramente una nota negativa.
-che è
successo?- gli chiese a bruciapelo
-niente- la
guardò interrogativo –perché dovrebbe
essere successo qualcosa?-
-tuo fratello, vero?
Dai, vai a sbollirti … io penso a far ragionare la
principessa di casa- e gli mandò un bacio prima di
scomparire su per le scale.
Tom sorrise e scosse la
testa. Quella ragazza era incredibile.
Chantal era seduta ad
un tavolino di un bar in Venice Beach, attendendo la sua preda.
Sorseggiava una coca,
prestando molta attenzione ad ogni passante, finchè non
localizzò chi cercava.
Si alzò,
lasciando pure la mancia al cameriere, e si avvicinò
velocemente e di soppiatto a Tom.
Lo studiò da
dietro qualche secondo, prima di mettersi in scena.
Se non fosse diventata
una sicaria, avrebbe potuto fare l’attrice senza problemi.
Con un gemito si
accasciò a terra, fingendosi svenuta, o in preda di qualche
malessere improvviso.
Ovviamente, come
previsto, Tom non esitò un secondo ad avvicinarsi per
constatare se stesse bene.
-chiamate
un’ambulanza!- disse prendendo la sua testa e poggiandosela
sulle gambe –hey, stai bene? Riesci a sentirmi?- Lo sentiva
eccome, e la sua voce era l’equivalente di una qualche nota
sconosciuta e melodiosa.
Profonda e amichevole,
in quel momento, leggermente preoccupata.
Chantal non si mosse.
Tom allora si accertò che ci fosse battito, e che respirasse.
-il medico sta
arrivando!- avvisò qualcuno, al che Tom rispose con un
grazie.
Chantal decise che era
il momento di ritornare tra i mortali.
Sbatté le
palpebre più e più volte, per coronare la sua
performance. Tentò di alzarsi, fingendosi stranita, ma Tom
glielo vietò e con delicatezza ripose la sua testa
nuovamente sulle sue gambe.
-come ti chiami?- le
chiese lentamente
-Clair ….
Che è successo?- chiese con aria innocente
-devi essere svenuta
Clair … io sono Tom. Hai qualcuno da poter avvisare?-
-no.. io… mi
sono trasferita… no-
-capisco …
facciamo così, ti accompagno in ospedale e
aspetterò che facciano degli accertamenti, ok?- continuava a
guardarla negli occhi, e per qualche secondo Chantal ebbe paura che
capisse che stava sparando cazzate a tutto spiano.
-no!- disse allarmata
–in ospedale no… io sto bene, perfettamente bene!-
si alzò velocemente, prima che Tom potesse riacchiapparla.
-ma devi fare dei
controlli … io non credo ..- tentò di dire Tom ma
fu interrotto
-se ti fa sentire
più tranquillo ora ci sediamo ad un bar e mangio qualcosa,
ok? … all’ospedale no, ti prego…-
c’era qualcosa nella voce della ragazza, che fece cedere Tom,
che assentì.
Qualche minuto dopo,
dopo essersi scusato personalmente con il medico, era seduto insieme a
quella ragazza da “Jones” un ristorantino italiano.
-mangi di solito? Mi
sembri così …-
-mangio!- gli rispose
sorridendo, cercando di convincerlo –non ti preoccupare!- Ma
Tom non pareva convinto per niente.
Era una bella ragazza,
una delle più belle ragazze che avesse mai visto; un viso di
porcellana incorniciato da una cascata di capelli color ebano, occhi
nocciola, labbra rosse. Il corpo era longilineo con una giusta dose di
attributi.
Ma era magra, non
spaventosamente, ma era troppo magra.
-la smetti di guardarmi
come se fossi un alieno? Mi da fastidio …- gli disse mentre
masticava un boccone di pizza.
Chantal, dietro il
comportamento disinvolto, cercava di capirlo. Non riusciva a
capire cosa gli passasse per la testa.
Ma ora il problema era
entrar nella sua vita, far sì che lui si fidasse di lei e
magari anche innamorarsene.
-scusami …
sai non capita tutti i giorni che Biancaneve ti svenga fra le braccia
…- le sorrise, sinceramente dispiaciuto per il suo
comportamento.
-Raccontami un
po’ di te- le disse curioso –fammi indovinare, vivi
a Holliwood con 7 uomini molto bassi …-
Chantal rise
–no … hai toppato su una delle due cose-
-ah sì?- Tom
si fece più attento
-Vivo ad Holliwood, ma
non con sette nanetti – sorrise –solo io e la mia
casa. Ho 24 anni e sono un’ereditiera- la storia concordata
era stata quella –tu, invece?-
-Non mi consoci?-
chiese stupito
-dovrei?- gli chiese
-beh … sono
il chitarrista di una band di fama mondiale … ma credo di
essere felice del fatto che tu non mi conosca …- le sorrise
–è più tranquilla come cosa
…-
Chantal si
ritrovò a sorridere, poi guardò
l’orologio e decise che poteva bastare; secondo il piano Tom
doveva chiederle di rivedersi.
-devo andare
…- si alzò dal tavolo, lasciando una banconota da
10.
-ti accompagno
… non vorrei che svenissi nuovamente- e le sorrise
–se non è un problema …-
-no… con
piacere-
E così si
avviarono verso la macchina di Tom, una cadillac escalade nera.
-bella macchina-
commentò Chantal/Clair
-lo so …
anche se mi manca la mia Audi R8 … quella si che era una
signora macchina-
-io ne ho una a casa-
gli sorrise beffarda
-potrei rubarla-
ammiccò Tom
-saprei chi andare a
scovare, forza andiamo- e Chantal si infilò
nell’abitacolo.
La ragazza rimase in
silenzio, osservando Tom guidare sicuro per le strade di LA.
Aveva un profilo
delicato, “invirilito” dalla barbetta che aveva
lasciato crescere; i dread gli donavano un’aria …
selvaggia?
Forse.
Tom dal canto suo si
sentiva osservato, e nonostante questo lo mandasse fuori di melone, non
disse nulla. Attese con pazienza che Clair dicesse qualcosa, cosa
però, che non accadde.
-Dove devo girare?- un
cartello li avvertiva che erano appena entrati in est Hollywood.
Chantal si riscosse e
guardò la strada –prima a destra e poi la seconda
a sinistra-
Tom seguì le
indicazioni e si fermò davanti ad una villa, che stranamente
non era circondata dalle solite mura protettive.
-non mi piace
nascondermi …- gli chiarì ogni dubbio, come se
avesse letto nella sua mente –sono una persona normale, e
come tale voglio vivere-
-credo che tu abbia
perfettamente ragione …- disse voltandosi nuovamente verso
di lei.
Le guance della ragazza
avevano ripreso colore, e gli occhi brillavano.
Tom fu tentato di
baciarla, ma si trattenne.
-ti va di uscire?- gli
uscì poi, prima che potesse collegare il cervello e sputare
una qualche proposta di senso logico.
-si, non potrei non
concedere un’uscita a chi mi ha praticamente soccorso- gli
sorrise dolce –quando?-
-domani sera potrebbe
andare?-
-può andare.
A domani Tom- e Chantal scese dalla macchina ed entrò nel
giardino della casa.
Si voltò
indietro solamente una volta al portone, sicura che Tom fosse ancora
lì a guardarla, e lo salutò.
Tom rispose al saluto e
poi partì.
Si prospettava una
giornata migliore davanti a lui.
Una volta tornato a
casa, Tom corse in camera del gemello, trovandolo steso sul letto a
guardare il soffitto.
-Ria ti ha fatto il
lavaggio del cervello?- buttò lì Tom, accennando
ad un sorriso.
Bill volse lo sguardo
verso di lui, e abbozzò un sorriso.
Non erano
più arrabbiati l’uno con l’altro nel
momento in cui Tom si era chiuso alle spalle la porta della camera del
fratello.
Tom si
avvicinò e si sedette accanto a lui.
-mi dispiace per prima
…- gli disse sinceramente
-anche a me
… non dovevo essere così aggressivo-
Tom annuì, e
poi rimase in silenzio, guardando la camera del fratello; come se non
l’avesse vista prima di allora.
-che hai Tom? So che
muori dalla voglia di dirmi qualcosa- disse Bill mettendosi seduto,
osservando meglio il fratello.
-ho incontrato una
ragazza … cioè, è svenuta e io
l’ho soccorsa-
-e …-
-le ho chiesto di
uscire … però è strana-
-cammina seduta su una
gamba?- ipotizzò Bill facendo ridere Tom
-niente di tutto
ciò … solo mi ha dato una strana sensazione-
-tipo?-
-non saprei, era strana
… però bella- Tom non riusciva a spiegare quel
vuoto allo stomaco che aveva provato, non riusciva a spiegare come mai
avesse fitte particolarmente dolorose al basso ventre.
-ti piace?-
-non è male
…-
-secondo me potrebbe
essere quella giusta Tomi … ti mancano le farfalle nello
stomaco-
Quelle proprio gli
mancavano.
Tom si alzò
dal letto e fece per uscire, quando si voltò nuovamente
verso Bill.
-domani usciamo
… poi ti dirò…-
-ok…- Bill
sembrò deluso da come si era conclusa la conversazione e Tom
riparò immediatamente
-Bibs? Ti voglio bene
…-
Il voltò di
Bill si illuminò in un sorriso –anche io- e questa
volta Tom uscì definitivamente.
Spazio
Autrice: Grazie a chi
commenta :) a chi segue e chi inserisce la storia tra le
preferite e/o le ricordate. Cercherò di aggiornare
costantemente. Al prossimo capitolo!
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Capitolo 3 *** 3 ***
Die
Sturm
2
La mattinata iniziò decisamente per il meglio per Chantal.
Si svegliò
completamente immersa nei raggi solari: molte persone avrebbero dato in
escandescenza, ma lei no . Per lei vedere sorgere il sole era qualcosa
di magico, qualcosa che la faceva sentire a stretto contatto con la
vera Chantal.
Era qualcosa che
significava che fosse ancora viva.
Si alzò dal
letto, pronta ad affrontare una giornata di “spionaggio
Tom era praticamente in
stato comatoso.
Bill aveva tentato
più volte di svegliarlo, ma proprio non voleva saperne.
Così, il gemello minore optò per
l’opzione che non avrebbe mai dovuto prendere in
considerazione.
Scese di corsa le scale
e si precipitò in cucina, prese un bicchiere e lo
riempì di acqua dal frigo. Con mola più
attenzione tornò al piano superiore.
Entrò in
camera di Tom; uno, due, tre secondi e poi gli gettò
l’acqua addosso.
Tom cadde dal letto
urlando, e Bill non poté fare a meno di ridere come un
deficiente.
Dopo essersi
ripigliato, il rasta guardò con aria omicida il fratello.
-CORRI. O. TI. UCCIDO.
– Bill aveva smesso di ridere, e con un ultimo sguardo al
fratello scomparve dalla camera. Tom non aveva voglia di rincorrerlo,
quindi si arrampicò sul letto e con pochi problemi riprese a
dormire.
Si svegliò
spontaneamente verso le tre del pomeriggio, quando gli suonò
il cellulare.
Non aprì gli
occhi, bensì tastò il comodino con la mano, fino
a trovare quel dannato I-phone.
-pronto?- rispose con
voce impastata, nonostante cercasse di darsi un contegno
-Tom? Non dirmi che sei
ancora a letto- la voce inconfondibile di Ria lo fece sobbalzare
-chi, io? No! Che
c’è?- Tom questa volta si era alzato veramente, si
stava stropicciando gli occhi e tentava di non sbadigliare.
-dobbiamo parlare. Sei
sicuro di non essere ancora in camera?-
-no, sono in salotto a
giocare alla play … vieni quando vuoi …-
-che strano
… io sono seduta proprio qui, sul tu divano e non vedo
nessuno giocare alla play-
Cazzo.
Tom aprì la
porta di camera sua e corse al piano inferiore.
Ria era seduta sul
divano, con aria annoiata e parlava al telefono con lui.
-sei esasperante- le
disse chiudendo la chiamata
-no. Sei tu che sei
pietoso, è diverso- lo occhieggiò
–comunque dobbiamo parlare della tua nuova conquista-
Tom sbuffò e
si stravaccò sul divano.
Era in boxer e a torso
nudo. Sicuramente Ria non si sarebbe lamentata per la visione quasi
“divina” che le si proponeva.
-cosa
c’è da dire?-
-la conosco?- ok,
iniziava l’interrogatorio
-non credo …
è nuova di queste parti, e ha un accento .. francese credo-
Ria annuì
–come si chiama?-
-Clair…- Tom
si rese conto di non sapere il cognome –non h idea di quale
sia il suo cognome-
-ma tu, fare qualche
domanda in più prima di scopare?-
-non abbiamo scopato-
disse risentito –sono un bravo ragazzo!-
Ria scoppiò
a ridere, come se la cosa la divertisse un sacco (e probabilmente era
così), ma Tom non la pensava alla stessa maniera.
-cosa
c’è? Stai insinuando che io non lo sia?-
-fammi il piacere, Tom
… Tu con le ragazze, un bravo ragazzo? Ti devo ancora vedere-
Tom sbuffò.
Si era cucito addosso quella fottuta copertina da “donnaiolo
senza scrupoli” che adesso faticava a tirarsela via di dosso.
-guarda che se volessi
sarei un bravissimo ragazzo … solo non ho ancora incontrato
quella giusta- si giustificò.
-Tom, ha 27 anni
… tu dici che hai fatto trovate clandestine a sufficienza?-
chiese con ovvietà la ragazza –comunque sia,
vorrei conoscerla- gli sorrise –se per te non è un
problema. Potremmo diventare grandi amiche!-
Tom sbuffò
nuovamente. Ora capiva perché non era andato a letto con
Ria. Perché ria era suo fratello con le tette. E non poteva
andare a letto con suo fratello.
Era incredibile quanto
quei due si assomigliassero … li avevano separati alla
nascita? Era una domanda che Tom, sempre più costantemente,
si poneva.
-certo …
adesso posso prepararmi?-
-certo! Vai ti aspetto
qui! Voglio vedere come ti inghindi!-
Tom si alzò
dal divano, mostrando il dito medio alla ragazza (la quale rispose
altrettanto coloritamente), e tornò in camera sua,
chiudendosi la porta alle spalle.
Perché
viveva con dei pazzi? Cosa aveva fatto per meritarselo?
Chantal era davanti
allo specchio a pavoneggiarsi.
Aveva un abito succinto
nero, senza fronzoli. I capelli lunghi e neri lasciati liberi sulle
spalle, si intravedeva il suo tatuaggio sull’avambraccio:
Marylin Monroe. Segno indelebile di un sogno sfumato.
Si ammirò
ancora un po’, prima di completare il trucco con un rossetto
Dior nude.
Ai piedi aveva delle
opentoe in pizzo su raso di 15 cm.
Nel complesso era una
di quelle che la gente definiva “bella quanto
stronza”; ovvio non aggiungevano mai
“letale”.
Scese al piano
inferiore e con pazienza attese l’arrivo di Tom.
Nonostante
l’aspettasse, al suono del campanello sussultò.
Era persa nei suoi
pensieri poco felici, e l’improvviso ritorno alla
realtà le fece paura.
Uscì di casa
e vide la macchina parcheggiata difronte a casa sua; Tom era appoggiato
ad una fiancata che si fumava una sigaretta.
Certo non le
sfuggì il modo in cui la guardava, mangiandosela con gli
occhi e il “wow” sospirato che era sfuggito alle
sue labbra.
In un certo senso era
compiaciuta. Era abituata a sentirsi più che apprezzata da
uomini di tutte le età, ma Tom era in un qualche modo
diverso?
Non lo sapeva, e non
voleva saperlo.
Uscì dal
cancello e lo richiuse dietro di sé.
-ciao Tom …-
non ebbe nemmeno bisogno di mettersi sulle punte per arrivare alla
guancia levigata del ragazzo.
Il suo
respirò si inebriò del muschio del dopobarba, del
fumo della sigaretta e un odore delicato ma deciso.
Chantal
l’avrebbe poi catalogato come l’odore di Tom.
Tom si stupì
della spontaneità della ragazza, senza darlo molto a vedere,
ricambiò il saluto e poi la guardò di nuovo.
-sei bellissima-
-ti ringrazio- gli
sorrise –dove mi porti?- gli chiese curiosa.
-Andiamo a Malibu
questa sera … ci sarà una festa, spero ti piaccia-
-perfetto, andiamo?- e
senza attenderlo salì nell’abitacolo.
Tom sorrise divertito,
spense la sigaretta ed entrò mettendo in moto e partendo
sgommando.
Il viaggio fu alquanto
silenzioso.
Chantal era sprofondata
ancora nei ricordi. Nella testa le rimbombarono gli spari della sera in
cui la sua famiglia morì.
Trasalì al
ricordo di quel rumore assordante, quel rumore di cui ora non aveva
paura, ma che era abituata a sentire.
Tom
l’osservò, ma non fece domande. Se avesse voluto
dirgli qualcosa, l’avrebbe fatto.
-Posso essere
invadente?- le chiese, attirando la sua attenzione
Chantal/Clair
annuì.
-qual è il
tuo cognome?-
-Lyon- rispose sicura
-quindi non sei
americana …-
-perspicace!- gli
sorrise –no, sono francese … Sono nata e ho
vissuto a Lille fino ai 12 anni-
-e poi?-
-poi mi sono trasferita
con mio nonno a Montréal-
-e la tua famiglia?-
Ecco la domanda che
odiava sentirsi rivolgere, alla quale non avrebbe voluto rispondere
“è stata sterminata”.
-loro sono morti
… tanto tempo fa. Risparmiami la parte nella quale fai il
comprensivo perfavore- sputò acida.
Tom capì di
aver toccato il tasto sbagliato.
-mi dispiace
… non volevo farti arrabbiare-
-allora teniamo la vita
privata fuori da qui- gli sorrise –per lo meno la mia. Se
tuoi vuoi parlarmi della tua non è un problema per me- disse
alzando le spalle.
Tom non rispose.
L’abitacolo fu pervaso nuovamente dal silenzio.
Arrivarono a Malibu
così, senza dirsi niente. Una volta parcheggiato Tom rimase
appoggiato alla fiancata della macchina (era particolarmente comoda,
doveva ammetterlo) e guardò il mare, l’infrangersi
delle onde davanti a sé. Il sole stava fondendosi con
l’acqua, colorandola di un arancione acceso.
-scusami per prima-
sentì dire da una voce delicata, timida ed insicura.
Sembrava la voce di una bambina che si era pentita di aver rotto la
testa ad una bambola.
Tom guardò
Chantal fare il giro della macchina e piazzarglisi davanti.
-non voglio rovinare la
nostra serata- prese fiato –quindi ora facciamo pace da buoni
amici e andiamo a divertirci, ve bene?- la ragazza accennò
ad un sorriso, che mise in mostra denti perfettamente bianchi.
Tom le sorrise
–affare fatto!- la prese per mano e si diressero in un
ristorante sulla spiaggia.
-e così
hanno iniziato a chiamarmi mopp- Chantal rise. Non stava fingendo; si
stava veramente divertendo, e di questo aveva paura.
Non doveva per nessun
motivo affezionarsi, ma solamente fingere. Oppure tutto il lavoro
sarebbe stato tremendamente difficile.
-a parer mio, mi
piacciono i tuoi dread- gli sorrise –li trovo …
non so …-
-mhmh?- la
incitò Tom portandosi una forchettata di insalata alla bocca
-hanno un che di
selvaggio, non fraintendere-
Ma Tom
scoppiò a ridere comunque.
-non mi pare ci sia
niente da ridere Mopp!- lo rimbeccò tornando a mangiare
–e non accrescere tanto il tuo ego, non sei poi
così bello-
Tom smise di ridere e
prese a fissarla. Dopo qualche secondo Chantal alzò lo
sguardo sul ragazzo.
-la smetti di fissarmi?
È irritante-
-non la
smetterò finchè non ammetterai di aver detto
un’enorme cazzata. E che sono bellissimo-
Chantal
scoppiò a ridere –non lo ammetterò mai
Kaulitz. Sappilo. Nemmeno sotto tortura-
Tom sbuffò e
riprese a mangiare in silenzio. Non poteva nemmeno dirle che fosse
brutta. 1 perché era una stragnocca pazzesca, 2
perché era pienamente sicura di sé e della
sensualità che emanava da ogni poro.
-hai perso la lingua
mopp?- gli sorrise gioviale
-no. Pensavo a come
torturarti-
-allora scervellati-
furono interrotti da una cameriera bionda, con le tette che uscivano
dall’uniforme, e un fisico tutto rifatto.
E dava attenzioni
solamente a Tom.
-cosa vi porto?- almeno
aveva la decenza di mettere al plurale.
-io sono a posto
… tu?- chiese Tom a Chantal, non calcolando minimamente la
cameriera.
-pure io…-
-vi porto il conto- la
cameriera, con passo a dir poco instabile sul tacco 15 che non sapeva
portare, si allontanò per pochi secondi.
-vuoi vedere come mi
diverto io solitamente?- chiese maliziosa Chantal a Tom
Tom, divertito,
annuì.
La cameriera
ritornò e prima di che se ne andasse Chantal la
chiamò.
-si?- chiese con una
voce da oca
-cara … non
è meglio che ti copri? Sai… se cerchi di
risultare attraente lo stai facendo nel modo sbagliato … e
credo che con i 3 neuroni ubriachi che hai al posto del cervello non
potresti nemmeno fare tanto. Ah un’ultima cosa ….
La prossima volta che vai dal chirurgo, chiedigli uno sconto, il tuo
didietro fa veramente pena e le labbra sembrano dei canotti
gonfiabili!- Tom si stava impegnando per non scoppiare a ridere.
-buona serata! Ci si
vede!- Chantal si alzò, sotto lo sguardo allibito della
cameriera che stava per dire qualcosa, ma la bloccò subito.
Chantal la superava di
parecchi centimetri in altezza –tua madre sa che al posto di
lavorare fai la posta ai clienti?- e detto questo, con passo da gatta
uscì dal ristorante seguita da Tom.
Nessuno dei due vide la
cameriera tentare di correre per andare in bagno a piangere, ma lo
immaginarono.
Tom finalmente
poté ridere –quindi tu ti diverti a disprezzare le
persone?-
-solo quelle che se lo
meritano … non mi dipingere più cattiva
di quello che sono- si erano seduti in spiaggia. Erano illuminati ormai
solamente dalla luna.
-da ragazzina era una
tipa emarginata? Non so magari è una specie di vendetta
personale- abbozzò Tom
-no… niente
di simile. Solo trovo giusto che le persone si rendano conto di quello
che sono realmente-
Silenzio. Tom guardava
il profilo della ragazza illuminato dai raggi lunari. Era veramente
bello.
-secondo me eri gelosa
…- disse Tom sorridendo spavaldo.
-certo …-
ironizzò lei in risposta –come se non avessi
notato che sei completamente perso di me e non l’hai
calcolata di striscio-
Questo era vero in
parte; Tom mera abbastanza interessato a lei da non dare importanza al
solito tipo di ragazza che gli si presentava, ovvero: bionde
ossigenate, 3 neuroni ubriachi al posto del cervello, gambe aperte.
-non sono perso- si
difese dalla palese realtà dei fatti –solo che tu
sei diversa …-
-diversa come?- si
voltò verso di lui e puntò gli occhi nei suoi.
-con te si
può intavolare una conversazione … cosa che non
mi succede troppo spesso … ed è piacevole-
-è un
complimento?-
-forse- le sorrise
sornione
-allora …
forse grazie- disse lei sincera.
Quanto tempo era che
qualcuno le diceva che era piacevole passare de tempo con lei?
Quanto tempo era che
non era veramente rilassata?
Troppo. La risposta era
troppo.
spazio autrice:
Ringrazio d cuore luchia
nanami
e GretaTK
per
la recensioni ;) Spero che questo capitolo vi sia piaciuto! Alla
prossima!
Catia
|
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Capitolo 4 *** 4 ***
Die Sturm
4
Vi furono molte altre uscite, nelle quali Chantal si accorse di
… divertirsi, di stare bene.
E quello era un enorme
problema.
Fino ad arrivare a
quella sera.
Tom l’aveva
invitata a casa sua, per farla conoscere al fratello e ad una sua amica.
Chantal si
preparò come di consueto, e in meno di mezz’ora
era pronta.
La passò a
prender Tom, che le fece i complimenti … che quella volta la
fecero arrossire.
-che fai? Ti vergogni?-
chiese divertito
-no io …-
tentò di replicare Chantal, ma il fatto è che non
aveva argomenti buoni. Tom le piaceva. Oltre ad essere un gran bel
ragazzo, era una bellissima persona. Era andata sotto la facciata da
spaccone che aveva e … in un qualche modo si era
affezionata. Era un mese che uscivano insieme, e lui non aveva mai
tentato di baciarla.
In Chantal
però, la voglia di assaporare le sue labbra, di sentire il
freddo del metallo del suo piercing e la sua barbetta incolta,
crescevano sempre di più. E tutto ciò non andava
affatto bene. Più e più volte in quel mese aveva
tentato di autoconvincersi che stava fingendo veramente bene, al punto
tale da credere che le piacesse … ma la cruda
verità era che Tom le faceva battere il cuore.
Non che di suo non
battesse, non era un vampiro, però lo faceva in modo diverso
quando era con Tom.
Si sentiva pervasa da
un calore a lei estraneo, facendola sentire a casa.
-che carina
…- disse Tom ridendo e mettendo in moto, alla volta di casa
sua.
Una volta arrivati,
inutile dire quanto Bill le stette addosso con mille domande, alle
quali Chantal rispose imbarazzata.
-ti interessa davvero
mio fratello?- chiese Bill sospettoso. Ogni ragazza che Tom aveva
portato a casa (e fino a quel giorno erano veramente poche) aveva
subito il terzo grado da parte del gemello.
-sì
… credo di sì- rispose alzando le spalle e
guardando Tom di sott’occhi
-Quindi non ti
interessa la sua fama?-
-Bill!- lo riprese Tom
–basta! Forza, andiamo in cucina … tra poco
arriverà Ria-
Chantal
annuì e lo seguì.
-Tuo fratello
è sempre così?- chiese quasi intimorita
Bill era di una
bellezza quasi esasperante. Un ciuffo biondo e ribelle, barba incolta,
piercing, sorriso smagliante, occhi profondi.
Un gran bel fisico
… per non parlare del didietro.
-a volte …
ma non ti preoccupare … credo che la smetterà
…- disse Tom –vuole solo che sia felice-
-immagino …
non dev’essere facile trovare qualcuno di cui fidarsi e con
cui essere felice …- si diede mentalmente
dell’ipocrita di merda.
-si … e beh-
continuò leggermente imbarazzato –penso che con te
potrei esserlo …-
Chantal lo
guardò a fondo prima di parlare –io ti ho mentito-
disse poi
Tom si
raddrizzò dalla posizione abbastanza scomoda che aveva
assunto –cioè?-
-mi chiamo Chantal e
non Clair … l’ho fatto perché non mi
piace il mio primo nome. Mi ricorda la mia famiglia- Tom
annuì distrattamente. Non gli sembrava poi così
grave. Considerando la reazione che aveva avuto al loro primo
appuntamento, era plausibile.
-anche su
qualcos’altro?- chiese poi con un accenno di delusione nella
voce.
-no … su
nient’altro …- Tom annuì ancora, poi
fece un gesto che non aveva premeditato. Si avvicinò a
Chantal e la strinse a sé.
La ragazza si
beò di quella stretta, restando in ascolto del cuore del
ragazzo, che sembrava galoppare.
-sì, credo
che con te potrei essere felice …- le disse.
A Chantal venne voglia
di piangere, ma si trattenne e con un magone alla gola, con una morsa
allo stomaco e con un macigno sul cuore rispose anche lei
–anche io-
La cena fu abbastanza
tranquilla.
Bill continuava a
guardarla di sott’occhio, Ria si rivelò una
ragazza veramente piacevole … e Tom la guardava
soprappensiero.
Dopo cena, Ria
praticamente rapì Bill, con la scusa che doveva
accompagnarla assolutamente ad una festa.
Il suo piano
l’avevano capito tutti, probabilmente anche il cane di Tom:
lasciarli soli.
Una volta che Bill e
Ria furono usciti, Chantal aiutò Tom a risistemare la sala
da pranzo in silenzio.
Aveva una pietra sul
cuore. Come poteva continuare a guardarlo negli occhi, sapendo che la
sua vita sarebbe finita?
Prese una decisione
avventata, stupida e contro ogni regola.
L’avrebbe
salvato a qualsiasi costo.
Probabilmente un mese e
mezzo prima non avrebbe mai immaginato di porre l’amore
davanti a tutto.
L’amore?
Quindi era amore quello
che provava nei confronti di Tom?
Erano seduti
l’uno difronte all’altra da qualche minuto, e con
enorme gratitudine di Chantal fu Tom a rompere il silenzio.
-ti va un bagno in
piscina?-
Chantal si
ritrovò ad annuire. Non aveva un costume da bagno
… ma per lei non era un problema utilizzare la biancheria.
Tom la prese per mano e
l’accompagnò nel retro della casa, dove
un’enorme piscina ovale occupava la buona parte del giardino.
Chantal si
spogliò velocemente e si gettò in acqua. Era
tiepida e confortevole.
Guardò Tom
spogliarsi; aveva un fisico muscoloso, levigato.
Si gettò in
acqua anche lui e scomparve sul fondo.
Chantal si
appoggiò con la schiena al muretto, e attese la sua
emersione. Sapeva che sarebbe andato da lei.
E fu quello che
accadde. Tom riemerse dall’acqua, prendendo fiato e poi le
sorrise.
Si avvicinò
e la inchiodò nel piccolo spazio di piscina dove si era
rintanata, bloccandola fra le sue braccia.
-non volevo mentirti
Tom- gli disse sincera –solo che …- ma lui la
bloccò, mettendole una mano sopra la bocca.
-non mi devi
spiegazioni … avrai avuto buoni motivi- la tolse e la
guardò negli occhi –e a me va bene così
…-
Si avvicinò
impercettibilmente, facendo fare una capriola al cuore di Chantal.
I loro visi erano
divisi da un soffio … ma Tom non la bacio.
Le accarezzò
il viso e le sorrise.
Chantal
constatò che non aveva mai visto niente di più
bello in vita sua.
Iniziarono a parlare,
Tom le chiese se quella sera si era trovata bene ecc … erano
usciti dall’acqua e si erano stesi a bordo piscina, guardando
le stelle.
Tom non aveva mai fatto
una cosa tanto …. Romantica? Da quando aveva 15 anni.
-Ti sei mai
innamorata?- le chiese Tom sussurrando, come se avesse paura che
qualcuno potesse sentirlo.
-no … non
credo- rispose sinceramente Chantal –e tu?-
-poche volte
… si contano sulle dita di una mano- sorrise malinconico
–come fai a non esserti mai innamorata? Tutti si innamorano
… anche gli stronzi come me …-
Chantal rise
sommessamente –forse una volta … ma è
difficile … e fa parecchio male-
-è vero,
può far male … ma a volte ti rendi conto che
varrebbe la pena di provare sulla propria pelle tutti i dolori del
mondo pur di innamorarsi ed essere ricambiati-
-quando ti sei
innamorato la prima volta?-
-credo che sia stato in
1 superiore … lei si chiamava Karoline. Tutta la scuola mi
veniva dietro … me lei no. O se le piacevo non lo aveva mai
dato a vedere- sospirò abbandonandosi ai ricordi
–un giorno le chiesi di uscire, e sai lei cosa mi rispose?
“non ho tempo da perdere” e mi mollò in
mezzo alla scuola come un emerito cretino. Successivamente feci i salti
mortali per conquistarla … le comprai addirittura un mazzo
di fiori- rise. Chantal lo ascoltava attentamente, guardava ogni suo
movimento e cercava di imprimersi nella mente la melodia della sua
risata –dopo circa due mesi mi baciò. Credo di
aver capito di essere perso di lei … e il resto è
storia-
Chantal non
capì –ovvero?-
Tom la
guardò –il nostro singolo è uscito, noi
siamo diventati famosi e … lei mi lasciò. Credo
che non dimenticherò mai come mi guardò quel
pomeriggio … -
-mi dispiace Tom-
-ormai è
passato … se la cosa può consolarti
adesso è felicemente sposata. Mi ha addirittura invitato al
suo matrimonio- Tom rise –ha detto che non mi serba rancore,
eravamo giovani … e mi ha voluto tanto bene. Come me del
resto-
Chantal
annuì –e credi di poterti innamorare di nuovo?
Cioè … hai provato di recente quelle stesse
sensazioni?-
Tom annuì
–devo essere sincero … mi era mancato. Sai, avere
la possibilità di condividere tutto, di fidarti ciecamente
dell’altra … è una gran bella cosa-
Chantal
annuì ancora –deve essere molto fortunata questa
ragazza … immagino sia molto bella …-
Tom annuì
–è bellissima in effetti … un
po’ misteriosa, ma aumenta la sua sensualità-.
Chantal non fece una
piega. La descrizione le si addiceva, ma poteva essere lei come poteva
non esserlo.
-e glielo hai mai
detto?-
-che cosa?- chiese Tom
-che sei innamorato di
lei …-
-gliel’ho
appena confessato- e detto questo intrecciò le sue dita a
quelle di Chantal –però non so cosa prova lei
…-
Chantal rimase in
silenzio. Innamorata … sì, era innamorata, ma
poteva (doveva) confessarglielo?
-la ragazza misteriosa
ricambia- voltò il viso verso quello di Tom e gli
sorrise timidamente.
Al che, Tom sorrise di
rimando e prese l’iniziativa: la baciò.
Fu un bacio dolce,
delicato che via via diventava sempre più passionale.
Si staccarono svariati
minuti dopo, con il respiro leggermente più veloce.
-vieni …-
Tom l’aiutò ad alzarsi, e la portò in
casa.
Le fece salire le scale
e la portò in camera sua.
Chantal sapeva che
quello che stava facendo non era giusto, ma ormai che poteva farci? Si
era scavata una fossa con le proprie mani innamorandosi di Tom, tanto
valeva essere coinvolta.
Tom la fece sedere sul
letto, continuando a baciarla; Chantal lo assecondò, si
stese e in pochi secondi Tom le fu addosso.
Sentire il calore del
suo corpo sopra di sé la faceva impazzire;
insinuò le sue mani affusolate sotto la sua maglietta,
accarezzandogli i pettorali e gli addominali levigati. Poco dopo,
quella stessa maglietta finì sul pavimento assieme al
vestito di Chantal.
Tom si
sollevò sulle braccia e la guardò sotto di
sé.
-che
c’è?- chiese Chantal restando con le sue mani
sulla sua schiena, e sorridendo dolcemente.
-niente …-
si avvicinò al suo viso –sei bellissima- e la
baciò.
Chantal ci mise qualche
minuto per togliere a Tom i pantaloni. Era egoista; voleva sentirlo suo.
Tom si
lasciò spogliare; lasciava una scia di baci che andava dal
collo, dove aveva lasciato anche un segno violaceo del suo passaggio,
al ventre e poi risaliva.
Le tolse il reggiseno e
con delicatezza prese a massaggiarle e a baciarle il seno, facendola
gemere.
Capì che
l’autocontrollo che tentava di imporsi, non sortiva alcun
effetto su di lui.
Ma voleva fare con
calma. Stava facendo l’amore, non stava facendo sesso.
E l’amava.
Quel pensiero inconscio
si impadronì di lui, lasciandolo a bocca aperta (se non
fosse stato impegnato ad assaporare il corpo di Chantal). Era
innamorato.
Ripercorse mentalmente
l’ultima mezz’ora, quando Chantal gli aveva detto
che ricambiava i suoi sentimenti.
Il suo cuore aveva
perso un battito, poi aveva ripreso a battere il triplo più
veloce.
Era dannatamente felice.
Ora era completamente
nuda sotto di sé; si lasciò sfilare
l’ultimo pezzo di stoffa che li impediva.
Tom si
allungò fino al comodino, prendendo un preservativo.
Lo infilò e
con delicatezza entrò in lei.
Chantal
inarcò la schiena, gemendo.
Sentiva il respiro di
Tom sulla sua spalla, e un odore dolce le pervase le narici.
Era l’odore
di Tom.
Ad ogni spinta Chantal
si aggrappava alle forti spalle di Tom; quest’ultimo cercava
di fare con calma, non voleva che tutto quello finisse in poco
più che 10 minuti.
Aumentava gradualmente
l’intensità delle spinte, anche se ormai erano i
muscoli ad agire da soli.
Giunsero insieme
all’apice del piacere.
Tom si
accasciò delicatamente su di lei ansimando.
La guardò
negli occhi, che in quel momento sembravano due pozzi di petrolio da
quanto erano scuri, e glielo disse.
-Ti amo-
Chantal sorrise
–ti amo anche io- e lo baciò.
Rimasero insieme tutta
la notte. A Tom non pareva ancora vero di aver pronunciato quelle due
paroline, dandogli il giusto peso.
Sì, Chantal
era perfetta, era quella giusta.
spazio autrice: innanzitutto un rigraziamento a
GretaTk
e a luchia nanami per le recensioni :)
Ho fatto un piccolo trailer per questa storia, lo potete trovare su
youtube, dopo vi do il link.
Allora ... Sloan me lo sono immaginata come Marc Harmon, Gibs di NCIS,
presente? ecco, lui.
Il personaggio di Chantal mi è stato ispirato da Megan Fox.
A molti non piace, ma a me è parsa perfetta per questo ruolo.
E chi è che ha ingaggiato Sloan e di conseguenza Chantal? Lo
scoprirete continuando a seguire la mia storia :)
Link per il trailer: http://www.youtube.com/watch?v=8VeQfR__GHA
Link per "visualizzare"
la storia tra Chantal e Tom: http://www.youtube.com/watch?v=Ce0oRR28jfg&feature=channel&list=UL
Alla prossima Ragazze!
spero che il capitolo sia stata apprezzato!
|
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Capitolo 5 *** 5 ***
Die sturm
5
Tom stava accarezzando delicatamente il capo di Chantal da
più di mezz’ora. Si era svegliato prima del
solito,(per lui era ancora notte, basti precisare questo), Chantal
pareva dormire ancora.
Aveva la
testa poggiata sul suo petto.
“le ho detto
ti amo…” pensò Tom sorridendo, e poi
posandole un baciò sui capelli neri scompigliati.
Doveva esser stato meno
delicato di quanto avesse pensato, perché Chantal
sbatté le palpebre più volte e sollevò
la testa, incrociando gli occhi con quelli di Tom.
-‘Giorno…-
disse con la voce roca e un po’ impastata
-ciao …- le
diede un bacio a fior di labbra e la tenne stretta a sé.
Chantal rise
sommessamente –guarda che non scappo … mi fai
andare in bagno?-
Tom rise e la
lasciò andare; la guardò, era completamente nuda,
andare in bagno.
Sentì
scorrere l’acqua della doccia. Tom si alzò dal
letto e si infilò un paio di boxer, per poi scendere al
piano inferiore.
Bill era alle prese con
la macchina del caffè.
-ciao Bibs …
ti sei divertito alla festa?-
Bill lo
guardò, accennò ad un sorriso e tornò
a dedicare le sue attenzione alla macchina del caffè
-è stata
piuttosto … strana …-
-come mai?- chiese Tom
curioso sedendosi su uno sgabello alla penisola della cucina
-considerando che Ria
mi ha baciato è stato strano- Tom non collegò
immediatamente la cosa, ci impiegò qualche secondo.
-cosa? Credo di non
aver capito bene …- disse
-Ria.mi.ha.baciato-
ripeté Bill –e non so come siamo arrivati a farlo-
Tom fissava suo
fratello, che nel frattempo aveva rinunciato a preparare il
caffè, e gli parlava mentalmente.
-non lo so Tom, non ci
avevo mai pensato prima d’ora, va bene?- disse sbuffando
–dio … cosa ho fatto per meritarmi questo??-
-ti sei sempre
lamentato di non trovare una ragazza …- rispose Tom beffardo
-tu invece?- gli chiese
poi Bill per sviare discorso –la telepatia gemellare mi ha
detto che avete fatto faville …- disse malizioso.
-se per faville intendi
dire che le ho detto che la amo, allora sì-
Bill rimase in
silenzio, l’espressione “avere la mascella che
tocca terra” in quel caso poteva valere appieno.
-cosa?-
-la amo
Bill… credo che con lei potrei essere veramente felice-
Bill impiegò
due secondi di orologio per sorridere e con gli occhi lucidi
abbracciare il fratello di slancio
-sono così
contento per te … oddio …- Tom non fece in tempo
a stringerlo a sua volta, che Bill si era già allontanato e
faceva finta di asciugarsi una lacrima –il mio fratellino sta
crescendo!-
-ma smettila
…- disse Tom ridendo –sei patetico-
-E lei??- ora Bill si
era trasformato nella versione Gossip Girl –voglio sapere
tutto-
-che vuoi sapere Bibs
… è stato tutto molto bello …- sorrise
al ricordo –credo che sia stata una delle notte migliori
della mia vita …-
-certo- si intromise
Chanta, che nel frattempo era entrata in cucina –nessuna
è come me!- e Bill scoppiò a ridere. Chanta
abbracciò Tom da dietro e lo baciò su una guancia.
-ma quanto siete
carini- disse Bill –comunque il problema ora è un
altro: non abbiamo il caffè. Ordino da
starbuck’s…. cosa volete?-
-io il solito, tu?- Tom
si rivolse a Chantal che stava pensado
-io un cappuccino con
doppia panna montata- sorrise –con una spruzzata di cacao
sopra- Bill si diede un contegno, e con calma si segnò tutto
su un foglio; poi abbandonò la stanza.
Tom si voltò
completamente verso Chantal e le prese il viso fra le mani, per poi
baciarla.
-hey …
sembra che tu mi debba lasciare per uno dei tuoi tour mondiali
… guarda che sono qui- disse abbracciandolo, sedendosi poi
sulle sue gambe –non ti lascio-.
Le faceva male
pronunciare quelle parole quando tecnicamente, se lo amava veramente
doveva lasciarlo andare. Ma era come un bisogno impellente, un bisogno
impellente di dirgliele.
-lo spero …-
disse appoggiando la fronte a quella di Chantal –ti amo
…-
-allora ieri sera non
eri ubriaco!- rispose la ragazza scoppiando a ridere, contagiando anche
Tom.
-no scema …
ero perfettamente sobrio-
-io ho alcune paroline,
qui sulla punta della lingua … ma proprio non riesco a
ricordarle- disse scherzando, ma si beccò
un’occhiataccia da Tom, il quale iniziò a farle il
solletico.
-No!- grisò
catturando l’attenzione di Bill che corse in cucina
-che …- poi
si bloccò guardando quella scena da asilo nido –eh
certo … te pareva che dovesse fare il bambino!-
-Bill guarda che non mi
sono dimenticato di quello che mi hai detto. Adesso la scena da asilo
è finita, e finché il caffè non
arriva, noi ci sediamo e parliamo- gli sorrise –capito,
fratello tinto?-
-io non sono
più tinto! Sei tu ad essere tinto!-
-ti sei tinti per
primo!!- e così iniziò uno dei
battibecchi made in Kaulitz, uno di quelli che era destinato a non
avere fine. Chantal sbuffò e roteò gli occhi
verso il cielo. Si alzò e tornò al piano
superiore, lasciando le due reginette a discutere su chi fosse il
più tinto.
Si chiuse in camera di
Tom, e la ispezionò per bene.
La prima cosa che
catturò la sua attenzione, fu un McBook su una scrivania
bianca.
Si avvicinò,
lo sfiorò con le dita ma non lo aprì. Tom era in
casa, non poteva rischiare così tanto.
Affianco alla scrivania
vi era una chitarra acustica, firmata Gibson; poi c’era il
comodino, seguito dal letto california king size bed e un altro
comodino. La parete affianco al letto era padroneggiata da una grande
finestra. Difronte al letto vi erano due porte: una del bagno
… e l’altra?
Chantal si
avvicinò e l’aprì. Si
ritrovò al buio. Cercò a tentoni un interruttore,
che trovò quasi immediatamente.
Subito la luce le fece
male agli occhi, anche se non era rimasta al buio molto tempo, poi si
accorse di essere sommersa dai vestiti, dalle scarpe, dalle fasce e dai
cappellini.
-o cielo …-
-wow … sai
che è sempre stata una mia fantasia farlo nel mio armadio?-
la voce di Tom, le labbra di Tom, l’odore di Tom …
Chantal sospirò.
-egocentrico
… più che altro una fantasia perversa delle tue
fan assatanate …-
-anche-
sospirò contro il suo collo –comunque ero venuto a
chiamarti per avvertirti che è arrivato il caffè
… ma se tu vuoi divertirti in altro modo …-
ammiccò.
-no. Non ora
… devo andare via fra poco- si scansò da Tom e
uscì dalla cabina armadio.
Tom rimase interdetto,
poi spense la luce e la raggiunse fuori.
Stava tirando fuori
dalla borsa un paio di jeans e una canotta. Addosso aveva ancora la sua
maglia.
-che hai fatto?- le
chiese poi curioso. Da quei pochi minuti che erano passati non sembrava
nemmeno più la stessa ragazza con cui aveva fatto
l’amore.
-io? Niente
… solo- lo guardò –non volevo essere
brusca, ma devo fare delle cose questa mattina e …- si
fermò e guardò Tom negli occhi. Qualcosa dentro
di essi le faceva capire che era insicuro. Su di lei.
Gli si
avvicinò e alzandosi sulle punte lo baciò a fior
di labbra –quando ti ho detto che ti amavo, lo pensavo
veramente … capito? Non è che non mi piaccia
stare con te, in quel modo …- sorrise imbarazzata
–ma devo andare. Ti prometto che nel pomeriggio
farò in modo di trovare un’oretta buca
…- ammiccò. Tom sorrise nuovamente. Qualcosa
negli occhi di Chantal gli diceva di stare in guardia, di non fidarsi
… ma che ci voleva fare, lui non era particolarmente noto
per essere un tipo che demorde.
-ok …- la
strinse a sé e la baciò appassionatamente
–questo era un vero bacio di saluto- Chantal sorrise e poi si
allontanò –adesso vado! Ciao Tom!- uscì
dalla sua stanza, lasciandovi Tom al centro, imbambolato a fissare la
porta.
Chantal era a casa sua,
il portatile sulle sue gambe. Era appena entrata nel portatile di Tom.
Vi erano
un’enormità di cartelle dedicate alla musica,
altrettante per i film. Vi erano molti documenti, spezzoni di canzoni
… ma nessuna traccia di un recente programma.
Spense il computer e si
stese sul divano. Si sentiva sporca. Tom le aveva detto che
l’amava, e lei, pur ricambiando continuava imperterrita nel
suo lavoro.
Aveva fatto una scelta,
sì, e l’avrebbe rispettata ad ogni costo.
Avrebbe rubato quel
programma, l’avrebbe dato a Sloan, che successivamente
l’avrebbe consegnato a chi li aveva ingaggiati.
Non avrebbe ucciso
nessuno.
E avrebbe potuto vivere
felicemente con Tom. Avrebbe abbandonato la carriera di sicaria.
Sì, tutto
avrebbe funzionato.
Era ancora persa a
cercare una soluzione a tutto quell’enorme disastro, quando
il suo cellulare squillò.
-pronto?-
-sono Sloan
…- il respiro era pesante –devi venire a
Montréal, il nostro clienti ti vuole incontrare …
per eventuali aggiornamenti-
-ma perché
non lo puoi aggiornare tu?- chiese sospettosa Chantal
-perché ha
chiesto espressamente di te. Questo è un ordine.-
-ricevuto. Fra quanto
devo partire?- chiese laconica
-hai un aereo domani
mattina presto. Tornerai in serata. Ti invio i dati sul computer, ci
vediamo- e il suo capo chiuse la chiamata.
Non voleva
già essere distante da Tom, ma purtroppo quello che faceva
glielo imponeva, e se voleva che tutto andasse per il meglio e nessuno
si facesse male … doveva stare alle regole.
-allora Bill? Cosa
pensi di fare?- chiese Tom sedendosi stancamente al fianco del fratello.
-non ne ho idea Tomi
… cioè è una bella ragazza ma
…- e si bloccò
-ma?- lo
incitò il fratello
-non lo so. Mi piace?
Non mi piace? Non lo riesco a capire, sono così confuso
…-
-ti piace stare con
lei? Stai bene?-
-sì
… ma insomma- si raddrizzò –eravamo
ubriachi! Forse nemmeno se ne ricorderà …-
-probabile, ma le devi
parlare comunque … sai, per quanto sia è sempre
nostra amica!-
Bill annuì
–credo che fra poco arriverà …- in quel
preciso istante sentirono le chiavi girare nella toppa della porta
d’ingresso.
Tom si voltò
verso Bill –io l’ho sempre saputo che vi avevano
separato alla nascita!- Bill accennò ad un sorriso, Tom si
alzò –vi lascio soli- prima si salire in camera
sua, salutò l’amica.
Una volta in camera si
stese sul letto a pensare. Un messaggio lo risvegliò dallo
stato di trance in cui si era isolato.
Era di Chantal
“dobbiamo parlare” un messaggio laconico. E per lui
quei due verbi non promettevano niente di buono.
Si erano accordati per
incontrarsi a casa di Chantal.
Tom era nervoso;
solamente la sera prima sembrava tutto così perfetto
… e ora sembrava che tutto, piano piano, si sgretolasse.
Parcheggiò
davanti a casa di Chantal, scese dalla macchina e suonò.
Non rispose nessuno, ma
il cancello con uno scatto si aprì. Era indeciso se entrare
o meno; non voleva rimanere deluso.
Le sue gambe percorsero
il vialetto in ghiaia, fino a raggiungere il portone
d’ingresso socchiuso.
-permesso …-
entro in quella casa silenziosa. Si ritrovò in un atrio
semibuio, fatta eccezione per le candele alla rosa su di un mobile.
-Chantal?-
chiamò. Ma nessuno gli rispose.
Si addentrò
ancor di più; si ritrovò in un salotto alquanto
spazioso, alla tv al plasma scorrevano immagini in bianco e nero senza
volume.
Si avvicinò
per spegnerla e quasi gli prese un colpo nel vedere Chantal seduta sul
divano.
-dio santo!-
esclamò –potevi anche rispondermi! Pensavo ti
avessero ammazzata!-
-come sei tragico-
bevve una sorsata di vino dal calice che aveva in mano.
Tom sbuffò e
si sedette accanto a lei –cosa è successo? Guarda
che me ne accorgo quando qualcosa non va … non sono
così stupido-
-io devo tornare a
Montréal … non so per quanto tempo- Chantal
continuava a non guardarlo. Aveva paura che guardandolo potesse cedere,
o fare qualcosa che avrebbe compromesso ancora di più la sua
decisione.
-e ti stai comportando
così per questo?- chiese Tom sconcertato
–io… non c’è nessun problema,
io sarò qui ad aspettarti …-
Finalmente Chantal lo
guardò. I suoi occhi tradivano dolore, tristezza e
pentimento.
-ma ho paura che non
sia solamente per questo che tu ti stia comportando così
…- riprese Tom sconsolato –forse ho fatto troppo
in fretta … o…-
-tu non hai fatto
niente Tom. Sei perfetto … sono io che sono sbagliata. Ma
nonostante questo vorrei comunque averti per me- gli si
avvicinò –puoi restare con me?- gli chiese con una
nota di disperazione nella voce.
Tom la strinse
possessivo a sé, baciandola, cercando di trasmetterle tutto
l’amore che provava per lei.
In poco tempo si
ritrovarono a fare l’amore. Per la seconda volta. E sembrava
fosse ancora più bella della prima.
Tom stava
distrattamente giocando con una mano di Chantal, quando questa gli pose
una domanda.
Non proprio una domanda
…. –se sapessi davvero chi sono, non perderesti un
secondo del tuo tempo con me … e faresti bene- era una
richiesta implicita di mollarla?
-perché dici
questo?-
-perché
è così … -
-allora dimmi chi sei,
poi deciderò io se voglio perdere il mio tempo-
Chantal rimase in
silenzio.
-non è il
momento … solo vorrei che sapessi che provo veramente quello
che ti ho detto …-
Tom era confuso. Prima
gli diceva che lo amava, poi gli diceva che non avrebbe dovuto perdere
tempo con lei, poi che lo amava dinuovo.
-io sarò qui
ad aspettarti, ma non sono sicuro che tu tornerai….ho questo
presentimento…-
-purtroppo sono una
persona egoista, so quello che è meglio per te, ma
nonostante questo tornerò da te-
-come fai a sapere cosa
è meglio per me? A volte non lo so nemmeno io…
Chantal sorrise ad
occhi chiusi; aveva la testa poggiata sul petto di Tom, poteva sentire
il suo cuore battere regolarmente.
Il regalo
più grande che potesse ricevere era sentire quel battito per
molto, molto tempo.
-lo so
perché sei prevedibile Tom … e perché
ti amo- gli stampò un bacio sul petto –e questo
basta
Tom la strinse a
sé –almeno chiamami …-
-lo farò-
rispose sicura –una cosa che mi chiedo da un
po’…-
-si?-
-e le tue fan?
Cioè, se si dovesse venire a sapere di noi? Il tuo
produttore lo sa?-
-le fan se ne faranno
una ragione, ho quasi 30 anni! David … gli
parlerò domani mattina, ma non credo ci saranno problemi
…-
-lo spero-
Chantal chiuse gli
occhi, e piano piano si addormentò, cullata da quel battito
cardiaco.
Spazio autrice: ringrazio GretaTk
e Luchia
Nanami per le recensioni :) spero che anche questo
capitolo sia stata di vostro gradimento e ... il sesto è in
scrittura e sono avanti, prevedo (salvo imprevisti) di postarlo entro
venerdì :)
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Capitolo 6 *** 6 ***
Die Sturm
6
Montréal era
più fredda di quello che ricordasse.
Si strinse nella sua
felpa, e a passo spedito si diresse al luogo dell’incontro.
Il luogo designato era
una delle case sicure di Sloan, una nuova casa.
Appena vi si
ritrovò difronte, i ricordi le affollarono la mente: le
botte prese da qualcuno di non ben definito, il doloroso risveglio in
quella stanza spoglia.
Allora era stato Sloan
a salvarla!
Suonò il
campanello e attese che qualche d’uno le aprisse.
Il portone
scattò e poté entrare.
La casa era immersa nel
buio, si ricordava della scala difronte all’entrata;
salì i gradini due alla volta, fino a trovarsi in quello
stretto corridoio dominato da almeno una decina di porte.
-sono qui- la voce roca
e profonda di Sloan la chiamò. Seconda porta a destra.
Entrò e lo
vide seduto alla scrivania che lavorava al computer.
Difronte a lui, quello
che doveva essere il tizio che li aveva ingaggiati. Rimase stupita. Mai
prima d’ora era venuta a contatto con chi li ingaggiava, era
Sloan ad occuparsene. Ma mai avrebbe pensato a lui.
-ciao … tu
devi essere Chantal- disse con un non so che di viscido nella voce, e
ghignando quasi –piacere, io sono David-.
Lo stupore, la
delusione, l’amarezza di quel momento non avevano eguali.
-so chi sei- disse
Chantal sedendosi –e devo essere sincera. Mi fai schifo.-
parlò prima di collegare il cervello, prima di connettere
ogni neurone.
-ah giusto …
sei caduta nella tua stessa trappola vero?- ghignò
–sapevo che sarebbe successo … e purtroppo tutto
questo renderà solamente molto più complicato il
tuo lavoro-
-nessuno deve per forza
morire, David- sibilò Chantal.
-oh …
davvero? Invece credo proprio di sì. È
inevitabile …-
-ma perché?-
sbottò poi Chantal –perché deve
morire!? Ti darò quel dannato programma, e poi sparisci
dalla circolazione!-
-invece deve morire. O
tu … dipende da chi avrà meno fortuna-
Chantal non rispose, ma
guardò Sloan in cerca di aiuto, che purtroppo non ebbe.
-io voglio quel
programma. immediatamente- riprese poi il produttore dei Tokio Hotel,
David Jost.
Era così
insensato … aveva tutto quell’uomo: era
affascinante, aveva i soldi, aveva una moglie… eppure, per
lui non era abbastanza.
Voleva la vita di Tom.
-non è
ancora finito- tentò Chantal
-non sai nemmeno a che
punto sono.- ghignò.
L’aveva visto
crescere, Tom gli aveva riempito le tasche … tutto quello
era insensato.
-ho solo una domanda
…- disse Chantal furiosa –perché? Lo
hai visto crescere …-
-non sai quante cazzate
ho dovuto sopportare, cara mia- le carezzò una guancia, ma
Chantal schifata si scostò immediatamente.
-era un ragazzino!-
gridò prima di alzarsi –farò qualsiasi
cosa nelle mie possibilità per proteggerlo. Fosse
l’ultima cosa che faccio- e lasciò la stanza.
-e te ne pentirai-
sibilò David appena si richiuse la porta.
Chantal si accorse di
piangere, quando le lacrime fredde a causa della temperatura, presero a
scorrerle sulle gote infuocate.
Si tirò su
il cappuccio della felpa e prese il cellulare.
-hey …- una
voce calda e profonda le risollevò lievemente il morale; era
felice di sentire quella voce.
-ciao …-
tirò su con il naso –che stai facendo? Stai bene?-
-si mi annoio
… tu invece mi pare di sentire che stai piangendo- Chantal
sbuffò e alzò gli occhi al cielo.
-ma cosa ti viene in
mente! È solo molto freddo, prevedo un raffreddore di
dimensioni cosmiche-
-non so se
crederti… ma rimanderò l’interrogatorio
per quando tornerai-
-grazie …-
-a proposito
… sai quando rientrerai?-
-prendo un volo per LA
fra due ore e mezza- annunciò Chantal.
-oh- Tom era sorpreso
–ti vengo a prendere in aeroporto … non provare a
contraddirmi, tanto faccio quello che mi pare-
Chantal rimase in
silenzio; si sedette su di una panchina e con la mano libera
giocherellava con i suoi capelli, arrotolandoli tra le dita.
-senti … non
vorrei essere affrettata, ma quando arrivo … organizziamo un
bel viaggio, per noi due?-
Tom rimase in silenzio,
soppesando la domanda –e dove vorresti andare?-
-L’Italia
… o dove vuoi tu … non so. So solamente che
voglio stare con te- voleva proteggerlo in qualsiasi modo a lei
possibile. E se ciò significava scappare,
l’avrebbe fatto.
-mi sembra una bella
idea … appena torni ne parliamo, ok? Ti sento molto triste
… non vedo l’ora di darti un bentornata in stile
Tom- Chantal rise sommessamente.
-devo essere sincera,
anche se sono partita solo stamattina, mi sei mancato –
-anche tu-
dall’intonazione della voce, Chantal capì che
sorrideva.
-ora devo andare
… ci sentiamo tra un po’ che mi dici quando
atterri, ok? Ti amo-
-ti amo anche io- e per
una volta, non ebbe rimorsi a pronunciare quelle parole.
5 giorni dopo il
rientro di Chantal
-allora ricapitolando
… facciamo una settimana in Italia, una in Francia e una in
Spagna?- chiese Chantal alzando un sopracciglio.
-sì
… visto che credo tu abbia bisogno di una lunga vacanza- le
sorrise dolcemente Tom –e anche io. Quel dannato programma mi
ha succhiato ogni energia possibile-
-quindi l’hai
completato?- chiese curiosa Chantal
-non ho …
abbiamo. Io e Erick …-
-sono contenta- sorrise
–così ti potrò avere tutto per me
…-
Tom rise
–proposta allettante … ma cosa mi offri?-
Chantal lo
guardò maliziosa –potrei avere voglia di fare uno
spogliarello solo per te- si leccò sensualmente le labbra.
-Ria? Perché
tu non mi fai uno spogliarello?- la voce di Bill li fece sobbalzare.
Chantal arrossì violentemente, e Tom scoppiò a
ridere.
Ria tirò un
pugno sul braccio di Bill –perché a te non mi
svendo- si avvicinò a Tom e lo baciò sulle
guance, e così fece con Chantal; -ti do un consiglio: fallo
ubriacare, è particolarmente simpatico da brillo- le
sussurrò Ria ad un orecchio,Chantal sorrise e
annuì.
-comunque tornando a
noi …- disse Chantal – Bill andiamo …
mi hai promesso un paio di Louboutin!-
-ma non è
vero!!- disse lui esasperato.
-invece sì.
Eri ubriaco e non te lo ricordi!- ribatté Ria
-se mi ricordo che ci
siamo baciati perché non mi ricordo che ti ho promesso delle
Louboutin?-
-perché io
ti ho baciato, dopo che tu molto gentilmente ti sei offerto di
regalarmele!- sorrise felice Ria.
Bill sbuffò,
salutò con la mano e uscì di casa. Ria lo
seguì qualche secondo dopo.
-io ancora devo capirvi
…- affermò Chantal
-io non mi sforzo
più – sorrise Tom –che ti ha
dettò Ria?-
-oh niente- nuovamente
maliziosa –solo qualche piccolo consiglio- gli sorrise.
-certo …
vado a farmi una doccia. Tu sarai pronta per il tuo spettacolo?-
-certo … ti
aspetto in camera- e Chantal corse proprio in camera di Tom.
Non poteva fare una
cosa del genere a mente lucida, proprio non poteva. Aspettò
di sentire i passi di Tom andare in bagno, poi scese in cucina e prese
una bottiglia di Jagermeister.
Una volta tornata in
camera ne bevve uno, due, tre sorsi.
Continuò
così finché non si sentì leggera;
decise che erano abbastanza.
Si stese sul letto e
attese l’arrivo di Tom.
Questo aveva un
asciugamano legato in vita, e guardò Chantal alzando un
sopracciglio –sei viva?-
Chantal si
ridestò, gli sorrise e lo guardò languida -certo-
Lo raggiunse
a passo infermo, lo prese per una mano e lo fece sedere sul letto.
-tu stai qui e non ti
muovere- raggiunse la bottiglia e la porse a Tom
-devo bere?-
-sì
… Bienvenue dans le pub de Chantal ! –
gli disse in un francese masticato. Tom si trattenne dal ridere.
Chantal fece partire la
canzone di 9 settimane e mezzo e poi iniziò.
All’iniziò
molto incerta, poi grazia all’alchool in corpo si sciolse.
Si sfilò la
camicia, e la lanciò addosso a Tom, che la guardava rapito.
Non aveva mai visto
ragazza più bella.
Chantal si
lanciò in un balletto che di casto aveva poco, si
sfilò i pantaloni e poi delicatamente salì a
cavalcioni su di lui.
-ti è
piaciuto lo spettacolo?- gli chiese sfiorando la sua guancia con il
naso. L’odore di dopobarba le inebriò i sensi
–ti direi di farne uno tu … ma sei completamente
nudo …-
Tom rise –in
effetti … aspetta c’è qualche cosa di
troppo, qui…- con delicatezza le slacciò il
reggiseno.
I loro tronchi
aderivano, sentivano il calore reciproco; la pelle quasi ustionava,
tanto era calda.
-sai che nessuna
ragazza mi ha mai fatto uno spogliarello?- le chiese poi dolcemente tra
un bacio e l’altro
-mi sento fortunata,
allora …- Chantal carezzava il suo corpo scolpito
–ti amo-
Tom, a sentire
pronunciare quelle parole dalla bocca di Chantal, quasi ne rimase
estasiato. Era la prima volta che prendeva l’iniziativa.
-ti amo anche io- e poi
non ci fu più tempo per le parole. Chantal gli tolse quel
pezzo di stoffa, ormai diventato ingombrante, e Tom fece lo stesso con
lei.
Si sistemarono, e Tom
la penetrò.
Chantal non
sentì alcun tipo di dolore, né fisico
né mentale. Era completamente libera, completamente
innamorata. Non c’era nessun altro posto in cui sarebbe
voluta essere in quel momento.
Lo stesso valeva per
Tom.
Le spinte aumentarono
gradualmente di intensità, fino a farli gridare dal piacere.
Tom suggellò
quell’intenso scambio di emozioni con un bacio. Un bacio
profondo, un bacio desiderato, un bacio che aveva voglia di nascere e
morire su quelle labbra.
-qualunque cosa succeda
…- iniziò a dire Chantal –io ti amo,
ok? ricordatelo-
Ormai, anche se non era
molto tempo che stavano insieme in quel modo, era abituato alle uscite
criptiche della ragazza.
-lo so. E sono
l’uomo più felice del mondo sentendotelo dire-
Chantal
appoggiò il capo sul petto di Tom; era esausta, e in poco
tempo si addormentò.
Altra parte della
città, una spiaggia immersa nel buio, sotto un tappeto di
stelle.
-grazie per le scarpe
Bibi …- disse Ria voltando lo sguardo verso Bill.
Aveva proposto di
andare in spiaggia e passare la notte lì, ma Bill non
parlava molto da quando avevano lasciato la casa.
Forse aveva parlato
troppo, o forse non aveva parlato per niente.
-mi dispiace Bill
…- disse poi. Ria non era una di quelle ragazze che chiedeva
scusa facilmente, ma quando lo faceva era sincera –mi
dispiace per non avertene parlato … perché
diciamocelo, non ero così ubriaca. Mi dispiace
perché so di aver ferito i tuoi sentimenti-
-perché mi
hai baciato?- Bill continuava imperterrito a non fissarla, guardava il
mare e le onde infrangersi contro il bagnasciuga.
-perché
…- quello era il momento io cui lei gli diceva quello che
provava, metteva a nudo i suoi sentimenti. Ma lui cosa avrebbe fatto?
Decise comunque di rischiare –perché mi piaci,
Bill-
Questa volta Bill si
voltò verso di lei –è da quando vi
conosco, o forse anche un po’ prima, che hai catturato la mia
attenzione. Sei un bel ragazzo, e quando ho avuto modo di conoscerti,
davvero, ho sentito che quello che mi scaldava il cuore non era
semplice affetto da amica. Ora mi sento stupida …- disse
sorridendo sarcastica –mi sento stupida perché
sono due anni che mi porto dentro queste cose … e tu non te
ne sei mai accorto.-
Bill rimase in silenzio
a guardarla. Non se ne era mai accorto davvero; o era stato volutamente
cieco?
Non gli importava, in
quel momento voleva solo recuperare quello che forse aveva perso, come
una corsa contro il tempo. Come in Deja-vu, il film con Denzel
Washington, l’attore che gli piaceva tanto.
Prese il viso di Ria
tra le mani e la baciò.
Il loro invece era un
bacio disperato, contornato da un amore represso per anni, con un
sapore di menta dell’alcolico che avevano bevuto.
Quando si staccarono,
Bill poggiò la sua fronte a quella di Ria e la
guardò negli occhi.
-io … credo
di poter stare bene con te- e la baciò ancora.
Ria sorrise contro le
sue labbra, finalmente poteva gettare quella maschera da finta allegra.
Le persone credevano
che avendo i soldi, si era completamente felici. Ma si sbagliavano.
Ria non era felice, o
almeno per la maggior parte delle volte. L’unico che era a
conoscenza dei suoi sentimenti era Tom.
Tom era una persona
bellissima, e l’aveva aiutata in qualunque modo a lui
possibile.
L’aveva
ascoltata, l’aveva consolata e l’aveva abbracciata.
Poi finalmente gli
disse che le piaceva Bill.
Tom le sorrise e le
disse che anche lei piaceva a Bill, solo doveva ancora capirlo.Ria si
ricordò di averlo prese in giro per
quell’affermazione.
Invece, come al solito,
aveva fottutamente ragione; ma non glielo avrebbe mai confessato
… forse in punto di morte.
Decise che i pensieri e
i ricordi, per quella notte dovevano sparire.
E finalmente di
abbandonò totalmente tra le braccia di Bill.
Spazio
Autrice: Eccomi qua con il sesto capitolo …
spero sia stato di vostro gradimento. Sì, a Bill piace Ria
… credo sia un rapporto un po’ strano il loro, il
perché si vedrà più avanti.
Ringrazio come sempre GretaTk e luchia nanami
per le recensioni :) un bacio alla prossima
Catia
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Capitolo 7 *** 7 ***
Die Sturm
7
-scusi? Può farci una foto?- Chantal si avvicinò
con nonchalance ad una coppia. Erano nella città eterna, a
Roma, e Tom era imbacuccato per non farsi riconoscere.
La ragazza sorrise e le
rispose affermativamente; Chantal le lasciò la macchina e si
avvicinò nuovamente a Tom.
-pensi di toglierli
quelli?- disse indicando gli occhiali. Tom sbuffò, ma con un
gesto fluido li tolse.
Le circondò
le spalle con un braccio, e lei fece lo stesso con la vita; si
voltò giusto in tempo per lo scatto.
La ragazza, doveva
essere italiana dall’accento, le ridiede la macchina e si
allontanò sorridendo insieme al suo ragazzo.
Tom aveva
già nuovamente inforcato gli occhiali, aveva calcato il suo
berretto ancora più sul viso e si era sistemato la felpa.
A suo dire, doveva
passare inosservato, ma Chantal non era d’accordo, in quanto
un ragazzo con un cappello di lana, e una felpa abnorme
all’inizio di luglio lo notavano tutti.
Ma lei, saggiamente,
non aveva replicato.
-ora dove andiamo?-
chiese Tom. A differenza da quello che la gente pensava, a lui piaceva
fare i giri turistici per le città in cui si trovava.
Ovviamente non sempre ne aveva la possibilità, che fosse
perché non restavano nella stessa città per
più di un giorno o che fosse perché veniva
praticamente assalito dalle fan.
Stranamente quel giorno
era passato tranquillo; lui e Chantal avevano fatto partire il loro
personale tour dal Colosseo, che era proseguito poi ai Fori Imperiali.
Erano appena usciti, e si erano apprestati a farsi una foto difronte
all’Altare della Patria.
Era stupito da come
Chantal riuscisse a descrivergli buona parte della storia di quei
monumenti.
-come fai a sapere
tutte queste cose?- la teneva per mano e stavano percorrendo Via del
Corso. Tom guardava le persone scorrergli accanto, senza che si
fermassero, che lo assillassero.
Una sensazione che giudicò piacevole, si fece strada in lui.
-la storia è
la mia materia preferita- affermò Chantal sorridendo
–e adesso come ultima tappa per oggi, ti porto alla Fontana
di Trevi-
-oh! Quella dei
desideri!- si illuminò Tom
-sì, proprio
quella- Chantal rise sommessamente; a volte Tom sembrava un bambino.
Non in senso cattivo, le piaceva quando il suo volto si illuminava di
una felicità candida e pura, per
l’appunto, come quella di un bambino.
Si era perso tante cose
durante la sua adolescenza, e le faceva piacere fargli riacquistare
qualche pezzo del puzzle.
Svoltarono per Via
delle Muratte e si ritrovarono davanti la bellissima fontana, perfetta
fusione dello stile classico e barocco.
Come consueto era piena
di turisti, così prima di addentrarsi nella massa decisero
di prendersi un gelato.
Tom si ricordava della
piccola gelateria in Via Poli. Facevano un gelato artigianale che era
la fine del mondo.
L’ultima
volta che era stato a Roma, aveva litigato con Bill, e per scusarsi
l’aveva portato proprio in quella gelateria.
L’aveva scoperta per caso, durante un inseguimento da parte
di fan particolarmente assatanate nel 2008.
Si era rintanato nel
bagno di quella gelateria per … una mezz’ora, e
una volta uscito prese un gelato grande, bacio e pistacchio.
Si era innamorato.
-desiderate?- il
gelataio era un ragazzo che non aveva voglia di fare un cazzo, e a Tom
non stette simpatico per niente.
-un cono medio bacio e
pistacchio- ordinò poi Tom –tu?- chiese a Chantal.
-pistacchio e
caffé-
Il ragazzo fece le
ordinazioni e si prese i soldi. Solamente quando i due ragazzi furono
usciti dal locale, il gelataio riconobbe il cliente.
E si tirò
una manata in fronte, che fece ridere non pochi clienti.
Chantal e Tom erano
seduti sul bordo della fontana. La gente di era diradata, e potevano
godere di un po’ di tranquillità.
-questo gelato
è davvero buonissimo!- esclamò Chantal
–posso assaggiare il bacio?- guardò Tom sorridendo.
Tom ricambiò
e si avvicinò alle sue labbra, e la baciò
delicatamente.
-che fai?- chiese poi
ridendo Chantal
-ti ho fatto assaggiare
il bacio!- rispose Tom, altrettanto divertito.
-stupido …
dammi qua- si impossessò del cono di Tom e
assaggiò. Era davvero buonissimo.
-ti piace?- le chiese
riprendendosi il suo gelato
-sì, molto-
lo guardò. Tom poté notare che non solo la bocca
di Chantal era piegata in un sorriso, ma anche i suoi occhi erano
felici.
Tom si sentì
immensamente … contento.
-esprimiamo un
desiderio- disse poi, alzandosi ed estraendo il portafoglio dalla tasca
dietro dei pantaloni. Tirò fuori due monetine.
-insieme, al mio tre-
disse Tom
Chantal
annuì e contò mentalmente con Tom.
Al tre, gettarono la
monetina dietro di loro e sorrisero, ognuno esprimendo il proprio
desiderio.
-cosa hai espresso?-
chiese Chantal a Tom
-non si può
rivelare … sennò non si avvera!- si difese lui.
-dai … ti
dirò anche il mio- Chantal fece un’espressione
tanto buffa, che Tom non poté resistere.
-Io non credo ai per
sempre, ma ho desiderato che quello che abbiamo- prese una delle mani
di Chantal fra le sue –duri per sempre adesso-.
Chantal stava per
mettersi a piangere –io ho desiderato di passare con te ogni
singolo momento della mia vita, finché me lo
permetterà-
-allora siamo
d’accordo?- chiese Tom sussurrando
-si-
pronunciò Chantal emozionata. Stavano suggellando il loro
amore nella città eterna. Non poteva desiderare nulla di
più bello.
-andiamo? Si sta
facendo tardi … abbiamo prenotato il ristorante- le
ricordò Tom.
La nuvoletta di
cuoricini e fumo rosa che aveva avvolto la testa di Chantal
scomparì, sorrise e si alzò tendendo una mano al
ragazzo -andiamo-
Il ristorante, o meglio
locale, si trovava in via delle Botteghe Oscure; si chiamava
Tul’ami. Era un locale esclusivo. E ti pareva che Tom non
dovesse sentirsi esclusivo.
La ragazza che gestiva
il locale, una sottospecie di modella con un fisico da far paura, li
accolse vivamente e li scortò nel privè. Vi erano
vari divanetti leopardati ad angolo, e sedie in stile barocco della
medesima fantasia.
Un grande specchio
troneggiava nella parete difronte l’entrata del
privé.
-wow …
domani lo scelgo io il ristorante, va bene?- Chantal non era abituata a
quel lusso, e si sentiva un po’ in imbarazzo.
-va bene …-
Tom si lasciò cadere sul divanetto con poca grazia
–sono distrutto- affermò poi, passandosi una mano
sul viso.
-a chi lo dici
…- sospirò Chantal prendendo un menu e
visionandolo. Quasi le cadde la mascella a vedere il prezzo di una
fiorentina –stiamo scherzando?-
-che problema
c’è? Offro io Chantal … non ti
preoccupare …-
-ma Tom…-
tentò di lamentarsi
-non ci pensare
nemmeno. Hai voluto fare un viaggio? Si sta alle mie regole.- disse Tom
beffardo –che cosa ti cambia mangiare in una taverna o
mangiare in un locale di lusso?-
-mi sento a disagio
… tutto qui-
-non sei
un’ereditiera?- chiese alzando un sopracciglio
-sì, ma io
mi contengo … non mi chiamo Paris Hilton- sbuffò
incrociando le braccia al petto.
-dai …- Tom
le carezzò la gamba dolcemente –questo me
l’ha consigliato Bill … facciamo felice il piccolo
Bibi…- Chantal non poté fare altro che scoppiare
a ridere quando vide l’espressione di Tom.
-quando torniamo giuro
che lo strangolo- disse tuffandosi nuovamente nel menu.
La stessa ragazza che
li aveva accolti, tornò per le ordinazioni, portando con
sé vino bianco e acqua.
-tu… ti
sposerai un giorno?- gli chiese Chantal sorseggiando il suo vino.
-non lo so. Ho paura di
rovinare tutto …- Tom bevve –credo che sposarsi
non sia il modo migliore per dimostrare il proprio amore. A me basta
che la persona che amo mi ricambi, e che sia felice di stare con me-
Chantal rimase in
silenzio a rimuginare sulle parole di Tom
-era una domanda
implicita? Mi volevi chiedere se tu fossi la ragazza che potrei
sposare?- sorrise Tom –in realtà non mi
dispiacerebbe, ma diciamo che sono una persona coerente; quindi
finché non sarò certo di poter essere un buon
compagno e un buon padre di famiglia, no, non mi sposerò-
concluse.
Chantal
annuì. Non le dispiaceva, insomma ….
Già le aveva detto che l’amava, non doveva
pretendere troppo.
Però
c’era sempre stato il sogno, seppellito in qualche meandro
della sua mente, di sposarsi.
Era riaffiorato
solamente quando aveva capito di amare Tom.
-non ti sei
offesa… vero?- Tom parve davvero preoccupato. Forse
perché si era persa nei suoi pensieri ed era rimasta in
silenzio.
Si illuminò
in un enorme sorriso –certo che no!- disse prendendogli la
mano –tu sei qui con me. Lo so che mi ami. Non devi
dimostrarmi niente-
Tom sorrise e
accantonarono quei discorsi così seri per il resto della
serata.
Dopo cena, fecero una
breve passeggiata fino alla Fontana delle Tartarughe, poi chiamarono un
taxi e rientrarono in Hotel.
L’hotel
Bernini troneggiava su Piazza Barberini e la Fontana del Tritone.
Dal balcone della loro
suite potevano godere della vista di Roma.
E di notte, illuminata,
era davvero bellissima.
Chantal si strinse
nella sua vestaglia di seta color crema di Victoria’s Secret,
poi sentì stringersi da dietro, in un abbraccio forte e
caldo.
Il volto di Tom si
posò sulla sua spalla.
-a che pensi?- le chiese
-niente … a
come è bello stare qui. Con te- disse inspirando
l’aria, che si era rinfrescata un po’.
C’era odore
di pioggia nell’aria, di lì a poco
l’acqua avrebbe iniziato a precipitare dal cielo scuro.
-Roma in confronto a
te, è niente- e le baciò il collo. Chantal si
beò di quel contatto.
Tom la faceva stare
bene, era inevitabile.
Chantal si
girò verso di lui, lo guardò negli occhi
–io invece non ti farò complimenti
perché il tuo ego è già abbastanza
alto di per sé- e gli sorrise amorevole.
Tom rise
–quanto sei stupida … ti aspetto a letto- e la
lasciò in balcone. Chantal rimase ancora qualche secondo,
poi si tolse la vestaglia e si infilò a letto.
Poggiò il
capo sul petto di Tom e insieme si addormentarono. La giornata era
stata intensa.
Bill e Ria erano soli
in casa; erano sul divano abbracciati a guardare un film.
Nulla di più
normale e romantico, a parere di Bill.
-Sai …-
spezzò il silenzio Ria –mi fa strano pensarci
così … però mi piace-
Bill sorrise e le
baciò il capo –anche a me-
-ti saresti mai
immaginato così?- gli chiese
-a dir la
verità no, perché non pensavo di piacerti
… ma credo di averlo fatto a livello d’ inconscio
–
Ria sorrise e si
strinse un po’ di più a lui. Il film (a titolo
informativo “La Città degli Angeli”)
continuava ad andare avanti, senza però avere spettatori.
Bill le prese il viso
tra le mani e la baciò. Per Ria sentire le labbra lambite da
caldo e freddo (a causa dei piercing al labbro) e quella pallina
metallica sulla sua lingua … era qualcosa che la mandava
letteralmente fuori di sé.
Azzardò
quasi a pensare che stesse baciando un angelo.
In poco tempo i vestiti
diventarono un mucchietto informe sul pavimento, e la stanza si
riempì di calore umano.
Diventarono
un’unica persona, lo yin e lo yang si fusero; non esisteva
più bianco e nero: ora c’era il grigio.
Bill aumento le spinte,
anche se oramai, erano i suoi muscoli ad agire.
Sentì quasi
il cuore esplodergli in petto tanti erano i sentimenti che lo abitavano.
Ria lo guardo negli
occhi, gli prese il viso e lo baciò. Si strinse a lui,
inarcando la schiena.
Raggiunsero
l’apice del piacere; Bill restò qualche secondo
immobile su di lei, guardandola.
-Sei stupenda
…- le carezzò il viso, reggendosi con
l’altro braccio.
-tu di più
…- gli sorrise, lo fece riavvicinare a sé e lo
baciò.
Non ne aveva mai
abbastanza.
-perché non
mi risponde?- Tom era esagitato e preoccupato. Era la ventesima volta
che telefonava a Bill, e questo non rispondeva.
L’aveva
assalito un’angoscia tale da tenerlo chiuso in camera buona
parte della mattina.
Erano a Madrid.
E non significava
niente di buono per Chantal. Significava che luglio era quasi giunto al
termine, che secondo i patti la vita di Tom era quasi giunta al
capolinea.
Ma lei lo avrebbe
impedito, a qualsiasi costo. Se ne stava immobile affacciata alla
finestra della loro camera a pensare. Attendeva che Bill rispondesse al
cellulare, ma dentro di lei la paura si impadroniva di ogni meandro
della sua anima.
Temeva che David avesse
fatto del male a Bill, indirettamente o direttamente, non faceva
differenza.
Si girò
nuovamente verso Tom, che aveva gli occhi sgranati e lo sguardo che
saettava da una parte all’altra della stanza.
-vuoi una camomilla?-
gli chiese. Era una richiesta stupida, ma avrebbe tentato di fare
qualsiasi cosa pur di farlo calmare.
-no- rispose secco
–vorrei che quel dannato ragazzo mi rispondesse-
Chantal
annuì e si sedette al suo fianco sul divano, lo
abbracciò –vedrai che non è successo
niente, sarà a scrivere canzoni oppure è con Ria
…- tentò Chantal.
-oppure
quell’idiota ha avuto un incidente come l’ultima
volta!- esclamò invece Tom, con una nota di disperazione
nella voce.
-non essere
così tragico. Ora calmiamoci, forza …- lo fece
voltare e gli prese il viso tra le mani, costringendolo a guardarla
negli occhi –ora ordiniamo due belle tisane di valeriana- Tom
abbozzò un sorriso.
Conosceva bene quella
bevanda. Bill gliela preparava sempre il giorno prima di una verifica
importante; e gliela aveva sempre fatta preparare in tour.
Degli orrendi pensieri
si impossessarono della sua mente.
Bill che moriva. Non
sapeva nemmeno lui il motivo di quell’immagine. Voleva solo
che se ne andasse.
L’aveva
lasciato con il fiato corto, l’aveva sconvolto.
Non poteva morire. Non
doveva morire.
“va tutto
bene … calmati Tom”. Inspirò ed
espirò più volte, fino a far riprendere al
proprio cuore un battito normale.
Non si era nemmeno
accorto che Chantal non era più accanto a lui; stava
parlando al telefono, probabilmente stava ordinando le tisane.
Ma la sua faccia, la
sua espressione, tradiva tutt’altro.
-oh …yes. I
understand … thank you- e chiuse la chiamata.
Tornò verso
Tom con un’espressione funerea.
-che succede?- chiese
Tom nuovamente iperteso –Chantal …-
-Tom … mi
dispiace tanto …- a Chantal salirono le lacrime agli occhi
Tom istintivamente si
alzò dal sofà, le andò incontro
prendendola per le spalle, e facendo appello a tutta la forza che aveva.
-che cosa è
successo? Bill sta bene?-
Chantal si
coprì la bocca con una mano –si … ma- i
singhiozzi la interruppero. Tom si sentì meglio, come se
un’enorme peso si fosse tolto dalle sue spalle. Si
sentì una cattiva persona per questo. Ma c’era
quella sospensione, quel “ma …”.
-ma?- chiese ansioso
–Cristo Chantal! Parla!- le gridò contro.
-Ria è
morta- singhiozzò nuovamente Chantal.
Silenzio.
Silenzio interrotto da
Chantal che piangeva a dirotto.
A Tom pareva di stare
in un’altra dimensione. Oppure in acqua. I rumori esterni gli
giungevano ovattati, come se fossero l’eco di altri rumori
distanti da lui anni luce.
Ria era morta.
Non capiva il senso di
quella futile frase; era totalmente insensato. Non era tecnicamente
possibile.
Non cercò
nemmeno di trattenere le lacrime, che presero a scorrergli sul viso.
Non emise singhiozzi, sospiri.
Solamente gli
scorrevano nella testa, tutti i momenti passati con quella ragazza.
Il loro primo incontro
a Malibu Beach, ad una festa noiosa. Le seguenti uscite: luna park,
frullati, cinema, film in salotto … lei e il fratello.
L’ultima foto
che aveva ricevuto via mail, che l’aveva fatto sentire felice.
Ria e Bill che si
davano un bacio.
L’ultimo suo
messaggio “Sto bene … credo di essere veramente
felice”. L’ultimo messaggio che aveva ricevuto da
Bill “la risposta alla tua domanda: mi piace
veramente”.
Si sentì uno
schifo, si accasciò su sé stesso e prese a
piangere convulsamente.
Chantal rimase ferma
immobile a piangere.
Aveva capito tutto.
David era un emerito
figlio di puttana.
Voleva annientare Tom
prima psicologicamente e poi finirlo definitivamente.
Ma questa volta si era
imbattuto nella persona sbagliata, gli avrebbe dato pane per i suoi
denti.
Non l’avrebbe
passata liscia.
Spazio
Autrice:
ok … forse ora mi starete odiando, e vi chiedo immensamente
scusa. Starete pensando “Cioè, Bill si era appena
trovato la ragazza e dopo un mese muore?! Scherziamo??”.
Sì … il fatto è che doveva esserci
questo qualcuno, un qualcuno che fosse vicino ad entrambi i gemelli. Ma
in modo particolare a Bill, perché sappiamo tutti quanto Tom
tenga a Bill, no? Ecco.
E purtroppo
è stata Ria la mal capitata di turno.
Spero che il seguito
sia di vostro gradimento, e vi abbia incuriosito almeno un
po’.
Forse continuerete ad
odiarmi, chissà.
A fine storia
stilerò la tracklist, ovvero tutte le canzoni che mi hanno
ispirato durante la scrittura.
In modo particolare
l’ultimo pezzo del capitolo (quello da quando Tom tenta di
chiamare Bill) mi è stato ispirato dalla canzone L490 dei 30STM.
Rispondendo ad una
recensione di GretaTk: sì, David me lo
sono immaginata come una persona veramente cattiva in questa storia.
Purtroppo è così. Avevi ragione sui molti
problemi in vista all’orizzonte …
chissà come ne usciranno, eh?
Beh alla prossima!
Spero il capitolo vi sia piaciuto!
Catia
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Capitolo 8 *** 8 ***
Die
Sturm
8
Chantal e Tom erano
rientrati a Los Angeles il giorno seguente.
Tom aveva chiamato un
taxi per la ragazza, le disse molto gentilmente che preferiva stare
solo.
Chantal non aveva
potuto fare altro che annuire.
Bill la
salutò distrattamente dall’abitacolo della
Cadillac con cui era venuto a recuperare il fratello.
Bill e Tom erano seduti
in salotto; Bill stava piangendo silenziosamente, e Tom gli faceva
compagnia.
Entrambi avevano gli
occhi gonfi ed arrossati.
-com … come
è successo?- chiese Tom in un sussurro.
Bill tirò su
col naso e poi lo guardò –mi aveva invitato a casa
sua …- Bill si fermava, ricordare quello che era successo
soltanto il giorno prima, gli faceva accapponare la pelle. Il cuore
minacciava di sfondargli il petto, e gli provocava un gran dolore.
-sono andato a casa sua
e la porta era aperta …- rivide quell’uscio
socchiuso –io sono entrato e l’ho chiamata
… ma non mi ha risposto- Tom si ricordava di una situazione
analoga con Chantal e rabbrividì.
-ho cercato per tutto
il piano inferiore, ma non c’era … così
sono salito- Bill sentì nella testa il rumore dei suoi passi
sulla scala in marmo di Ria. Le infradito nere che strisciavano contro
la pietra –non c’era nessun rumore, niente che
facesse pensare che vi fosse qualcuno in casa-.
Tom attendeva paziente.
Normalmente quelle mille pause in un discorso lo avrebbero mandato in
bestia, ma capiva che Bill doveva elaborare.
-così ho
cercato dappertutto. Saltai solamente la sua camera da letto
… ma quando passai in tutte le stanze, e tutte le trovai
vuote, qualcosa mi disse di guardare in camera sua- Bill fu scosso dai
brividi –non so cosa fosse, ma sembrava che quella camera mi
stesse chiamando-
A Tom sembrava
più un racconto dell’orrore più che la
cronaca di un triste evento, ma in buona parte (anche se ignari)
stavano vivendo LA storia dell’orrore.
-a differenza delle
altre porte, era chiusa. Abbassai la maniglia lentamente, chiamando Ria
… ma come è ovvio non mi rispose. Entrai. La
stanza era immersa nel buio … così a tentoni mi
diressi verso dove mi ricordavo fosse la finestra … ma a
metà strada inciampai in qualcosa di grosso- gli occhi di
Bill si inumidirono nuovamente –caddi e poi mi rialzai, e
velocemente andai ad aprire le tapparelle. Quando mi voltai rimasi
senza fiato …- e qui cominciò nuovamente a
piangere. Quell’immagine … Ria a terra, ricoperta
di sangue, gli occhi sbarrati. Continuava a sostare nella sua testa da
due giorni.
-era in una pozza di
sangue … sai quanto mi fa impressione il sangue, ma mi sono
avvicinato immediatamente. L’ho sollevata per le spalle, e ho
visto che aveva la gola tagliata. Un taglio lungo e netto- Bill
singhiozzò –io … giuro che chi le ha
fatto quello che le ha fatto lo uccido con le mie stesse mani-
Tom non si accorse, ma
stava piangendo. Aveva le mani unite e poggiate alla bocca. Alla fine
del racconto si avvicinò a Bill e lo abbracciò.
-Bill, non sei solo, ci
sono io qui con te- gli disse sommessamente ad un orecchio
Bill annuì e
lo strinse più forte.
Chi poteva aver
compiuto quel gesto? E per quale motivo soprattutto … Bill
non si dava pace. Come aveva detto a Tom, avrebbe fatto scovare quel
figlio di buona donna e poi l’avrebbe guardato negli occhi,
chiedendogli il perché.
Perché aveva
ucciso quella ragazza.
La sua ragazza.
-Sloan …
io… quello stronzo ha ucciso la ragazza di Bill- disse
Chantal con fervore.
-cosa??- Sloan era
stupito. Bene, un peso in meno. Non era Sloan che aveva commissionato
questo “danno collaterale”.
-ha ucciso, o ha fatto
uccidere la ragazza di Bill, nonché amica dei gemelli. Ora
sono a pezzi … in particolar modo Tom perché
…-
-Bill è il
suo gemello- concluse Sloan. Sloan dall’altro capo
annuì. Sapeva com’era … quella morsa
allo stomaco, quel dolore lancinante al petto quando il tuo gemello
stava male.
Aveva avuto un gemello;
ora riposava 3 metri sotto terra in un cimitero di Amburgo. Si era
ammalato di tifo nel campo di concentramento in cui erano stati
deportati.
Istintivamente si
sollevò la manica della camicia e guardò quel
tatuaggio. 5 cifre, quasi scolorite, impresse sul suo braccio. Lui era
stato un numero.
-sì
… Sloan ti prego, fermalo. Io non voglio più
continuare con questa storia. Se deciderai di appoggiarlo …
sappi che farò qualsiasi cosa pur di salvare la vita di Tom-
Sloan annuì
–lo fermeremo. Tu pensa a proteggere i due ragazzi. Io
farò il possibile per rintracciare il soggetto e fermarlo-
Chantal
sospirò, un po’ sollevata doveva ammettere che lo
era. Aveva Sloan dalla sua parte, e si sentiva più sicura.
Quel senso di nausea
tornò ad attanagliarle lo stomaco. Chiuse la chiamata e
corse in bagno, piegandosi sul wc e vomitando anche l’anima.
In vacanza aveva
cercato di non farsi abbattere … chissà che razza
di virus si era beccata. Si sciacquò il viso e si
guardò allo specchio. Era uno straccio.
Uscì dal
bagno e andò in camera sua, dove si stese sul letto. Il
cellulare prontamente vicino a sé. Aspettava con ansia che
Tom la chiamasse e le dicesse che voleva la sua compagnia.
Tom si chiuse in camera
sua, si distese sul letto, incrociando gli avambracci sul volto e
pianse tanto da assopirsi come capita ai bambini quando sono infelici.
Non fece dei bei sogni;
vedeva il corpo di Ria a terra, in una posizione scomposta. Gli occhi
spalancati e riversi.
Ad un tratto il corpo
si alzò, Ria voltò il capo verso di lui.
“Tom aiutami …” gli disse con voce
soffocata. Evidentemente avevano reciso le corde vocali.
“come
faccio?” tentava di avvicinarsi a lei, nonostante lo schifo
di quella gola mozzata e gli occhi riversi, ma qualcosa lo impediva.
“non ce la faccio!” le gridò con quanto
fiato aveva in gola.
“Non ti
fidare …” gli disse Ria con la solita voce
“non ti fidare”
Poi si
svegliò di soprassalto, tenendosi una mano sul cuore; questo
batteva all’impazzata.
Aveva il respiro corto
e sudava.
Andò in
bagno e si fece una doccia.
Di chi non doveva
fidarsi?
Chiuse il
gettò d’acqua 15 minuti dopo, si avvolse un
asciugamano in vita e tornò in camera sua.
Prese il cellulare e
chiamò Chantal, chiedendole di raggiungerlo.
Finalmente Tom
chiamò, e lei in meno di mezz’ora era a casa sua.
Lo strinse forte a
sé e gli disse di non preoccuparsi, al che Tom la strinse
ancora più forte.
Una volta divisosi, Tom
la prese per mano e la portò in camera di Bill (su richiesta
della ragazza).
Bussò alla
porta, ma Bill non rispose.
-hey … posso
capire come ti senti … posso entrare?-
Si sentì lo
scattare della serratura, e un Bill distrutto comparve sulla soglia.
Aveva gli occhi gonfi e
arrossati, una patina lucida ricopriva le cornee; i capelli biondi
spettinati, la barba che iniziava a crescere. Era infilato dentro una
tuta dell’adidas nera.
Chantal stette male
alla sola vista del ragazzo, per non far notare gli occhi lucidi lo
abbracciò di getto, stringendolo a sé e
trasmettendogli le proprie condoglianze.
Con sua enorme sorpresa
Bill rispose all’abbraccio.
Quando si staccarono
aveva gli occhi lucidi anche lui, ma le sorrise timido.
-grazie- fu
semplicemente ed unicamente questa parole che le disse.
“grazie”.
Grazie di cosa, poi?
Grazie per averli messi
in pericolo? Grazie per essere una doppiogiochista?
Non si meritava quel
grazie, lo sentiva con ogni cellula del suo corpo, ma non
riuscì a replicare che con un “ma
figurati”.
Poi andò in
camera con Tom, e finalmente si sfogò.
I suoi baci non erano
passionali, ma carichi di disperazione, rabbia, tristezza.
Le mani che vagavano
sul corpo di Chantal erano pesanti, tremanti, calde.
I vestiti finirono
sparsi sul pavimento in pochi secondi; e in pochi secondi
entrò in lei, gemendo.
Era stato brusco, non
si poteva negare, ma Chantal non era nella posizione giusta per
controbattere.
Era tutta colpa sua se
era ridotto così.
Quella
“passione” bruciò in poco tempo, e Tom
cadde con poca grazia su Chantal, ansimando.
La ragazza rimase
immobile sotto di lui; non si azzardava nemmeno ad accarezzarlo.
Tom poi
scoppiò a piangere contro di lei, farfugliando qualcosa di
non molto comprensibile. Chantal a quel punto lo strinse a
sé, facendogli poggiare il capo sul petto; si sentiva un
po’ una mamma con il suo bambino che si era appena sbucciato
un ginocchio.
Tom pianse parecchio, a
fu scosso anche da singhiozzi. Chantal lo assistette (con una breve
pausa per rivestirsi) come meglio poté.
Tom le
raccontò la storia, e Chantal impiegò ogni
singola cellula del suo corpo per non dire la verità Tom.
Non poteva dirgliela
quel giorno, ma avrebbe dovuto.
-Tom, andrà
tutto bene … si troverà qual figlio di puttana e
sistemeremo tutto- Tom alzò il viso, e puntò i
suoi occhi tristi in quelli di Chantal.
-non si
sistemerà un bel niente … Ria non può
resuscitare- era tremendamente serio, come mai l’aveva visto.
-lo so- ammise; era
più colpevole di quello che Tom credesse.
-hey …- le
accarezzò il viso –non è colpa tua-
Chantal poté vedere gli occhi gonfi, rossi e distrutti di
Tom, prima di scoppiare a piangere.
-cosa
c’è? Hey … Hun …- la trasse
a sé, stringendola stretta –che hai?-
-Io … Tom mi
dispiace!- gli disse infine allontanandosi. Era troppo.
Non poteva sopportare
di vederlo in quelle condizioni, e che le dicesse “non
è colpa tua” quando invece lo era eccome.
-ma … di
cosa?- Tom era meravigliato. Non capiva perché Chantal si
comportasse così.
-Io so chi è
stato, ma non ho le prove- Tom la guardò piegando la testa
di lato. Come faceva a sapere chi era stato?
-puoi …
ripetere? Non credo di avere capito …- sperava con tutto il
suo cuore di avere capito male.
-so chi è
stato Tom. L’ho sempre saputo. Dovevi essere tu a morire, ma
ho voluto proteggerti, perché ti amo. E a causa di questo
Ria è morta. L’ha fatto per vendicarsi di me, ha
fatto soffrire tuo fratello ha fatto star male te e ha fatto morire un
innocente- Chantal era partita in quarta. Per Tom erano decisamente
troppe informazione per i pochi minuti che erano passati.
Decisamente troppe.
-cosa …
chi?- chiese poi stancamente guardandola, con occhi disperati. Sperava
con tutto il cuore che non centrasse niente con quella storia
… anche se era un po’ impossibile.
-David. Voleva il
programma che hai creato insieme a Erick perché …
non so nemmeno il perché. Credo fosse la gelosia. Mi ha
ingaggiato per ucciderti, ma io mi sono rifiutata … cazzo
… sei, sei l’unica persona che credo mi ami a
questo mondo. L’unica che ho. Non volevo ucciderti, e
gliel’ho detto. Lui evidentemente sta agendo da solo-
Silenzio.
Chantal era coinvolta.
Doveva essere lei ad ucciderlo. Ad uccidere LUI.
-dimmi che scherzi
…-
-ti pare che potrei
scherzare su una cosa simile?- gli chiese sibilando
-mi hai mentito. Tutto
il tempo- Tom cominciò ad annuire mordendosi un labbro.
-no. Non ti ho mai
mentito … io ti amo Tom, ho iniziato a proteggerti da
subito, dalla nostra prima uscita-
Tom non rispose
–sei quello che di più prezioso ho nella vita. Non
potrei mai ucciderti. Ma so che sei in pericolo, e darò la
mia stessa vita pur di saperti in salvo-
Chantal sperava che
parlasse, che le dicesse qualcosa.
Qualsiasi cosa.
-è davvero
David?- era deluso, si sentiva dalla voce.
Chantal
annuì –io … farò qualsiasi
cosa, qualunque cosa. Proteggerò te e tuo fratello-
Tom annuì
distrattamente. Aveva rannicchiato la gambe al petto e aveva posato la
testa sopra le ginocchia.
Lui l’amava,
e sentirla confessare che era coinvolta gli provocava un dolore e una
delusione enorme.
Ma aveva bisogno di
lei. In quel momento, sempre.
Ma non poteva fidarsi,
non doveva fidarsi.
Era il suo amore, cosa
diceva il suo cuore?
Lo ascoltò.
Batteva
all’impazzata a causa delle novità, ma quando
poté regolarizzarsi, riuscì a capire che doveva
darle una possibilità.
Se non gli era ancora
accaduto nulla era grazie a causa sua (?).
La guardò;
era enormemente dispiaciuta, lo si poteva constatare benissimo. Gli
occhi erano ancora pieni di lacrime.
-io …
raccontami tutto. Ogni singola cosa, senza censure.-
Chantal, con enorme
sforzo, si sedette vicino a Tom e cominciò dal principio.
Gli disse ogni cosa, e
gli disse nuovamente che lo amava; non voleva che dubitasse su questo,
ma se lui aveva qualche tentennamento non poteva biasimarlo.
Gli disse anche che il
suo lavoro dovrebbe avuto avere fine agli inizi di agosto.
-cosa facciamo, ora?-
chiese Tom, che non si era mosso dalla sua posizione rannicchiata.
-io vi
proteggerò. E spero di essere l’unica a farsi male-
Chantal tirò
su con il naso. Certo non voleva perdere la vita che aveva, ma quali
opzioni c’erano?
Tom moriva.
Questo la spronava
abbastanza da farle decidere di perdere la vita, se fosse stato
necessario.
-Chantal, nessuno
dovrebbe farsi male. Sì sono deluso, ed è un
eufemismo, da tutto questo; ma io ti amo, abbastanza da perdonarti in
qualche maniera possibile?- la guardò negli occhi.
Chantal scosse la
testa, intristendosi nuovamente –tu non mi puoi perdonare.
Non puoi…-
Tom sbuffò,
la prese per i polsi e la avvicinò a sé
–io perdono chi se lo merita, evidentemente se dici di voler
dare la vita per me e per mio fratello, vuol dire che conto qualcosa,
no?-
Chantal
annuì e si lasciò abbracciare. Strinse la sua
maglietta, inzuppandola di lacrime silenziose che scorrevano sulle sua
guance.
-dobbiamo spiegare la
situazione a Bill, e so che non reagirà per il meglio-
-credo di dover
vomitare- sentenziò Bill alla fine del racconto. Si
alzò e si chiuse in bagno.
Tom e Chantal attesero
pazientemente il suo ritorno. Tom sapeva che avrebbe fatto una sfuriata
di quelle cosmiche, lui reagiva di pancia. Tom invece pensava prima di
agire.
Finalmente
uscì dal suo nascondiglio personale e li guardò.
Aveva le mani sui fianchi e gli occhi apparentemente inespressivi.
Questi, in un lampo, si
illuminarono di rabbia.
-come hai potuto?- le
ringhiò contro –se ci tenevi così tanto
come dici, perché non ce lo hai detto subito? Ora per colpa
tua Ria è morta. Lo capisci? Una ragazza, innocente
è morta.- gesticolava come un ossesso e parlava in presa al
fervore.
-tu sei la peggior cosa
che potesse capitarci. Hai fatto innamorare mio fratello, hai fatto in
modo che tutti ci fidassimo di te; io disprezzo la tua persona a
livello molecolare- le sputò Bill.
Chantal stava
trattenendo le lacrime, Tom poteva vederlo, così decise di
intervenire.
-Bill, ascolta, in
questo momento il problema è un altro. È David il
mandante di tutto e dobbiamo pensare a qualcosa-
-ma fammi il piacere! E
le credi anche?? Se lo sarà inventato per metterci contro di
lui, così lei ti ruberà il programma e si
riempirà le tasche! E ragiona un po’ con il
cervello!-
-Bill … ha
detto che preferisce perdere la propria vita più che vederci
morire … tu che dici?-
-è
l’unica cosa che si merita- le disse con disprezzo, e poi
lasciò la stanza.
Chantal a quel punto
non resse e scoppiò in un pianto convulso.
Aveva ragione Bill,
meritava solamente di morire.
Spazio Autrice: Salve :) eccoci qui. Questo
è un punto cruciale, non si sa bene cosa
succederà in seguito. Tom in buona parte l'ha perdonata, sa
di poter contare su di lei; per tanti anni non aveva ascoltato il suo
cuore, e ora decide di farlo. Bill ... dire che è incazzato
nero è un eufemismo. Ma chi lo biasima?
Chissà se anche lui riuscirà a capire che, in
fatto di sentimenti, Chantal è sincera.
Ringrazio GretaTk
e luchia
nanami che mi tengono compagnia con le loro recensioni :)
|
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Capitolo 9 *** 9 ***
Die
Sturm
9
-Sloan? A che punto …- chiese Chantal con voce tremante. Era
il giorno che avrebbe cambiato ogni cosa.
-è
irrintracciabile. Mi sono finto un fattorino e sono andato pure a
controllare a casa sua, ma niente. Sua moglie non lo vede da due giorni-
Chantal ebbe
l’impressione si perdere la forza nelle gambe, per questo si
aggrappò ad una sedia del suo salone da pranzo.
-come facciamo Sloan?
È oggi …-
-lo so. Lo so
… vi raggiungo, ok?- Chantal non rispose, chiuse la
telefonata e si sedette.
Come cazzo faceva ad
essere irrintracciabile? Poteva spuntare da un momento
all’altro, e ucciderli tutti senza fatica.
Si diede un contegno e
si alzò da quella sedia in stile impero. Doveva raggiungere
i ragazzi e proteggerli.
Era passata una
settimana dalla morte di Ria, una settimana dal suo fiume di parole.
Bill non la guardava,
faceva particolare attenzione a non incrociarla nemmeno per sbaglio.
Se proprio capitava la
guardava con disprezzo e la chiamava “sporca
doppiogiochista”.
A Chantal facevano
indubbiamente male quelle parole, ma se le meritava.
Uscì di casa
e salì in macchina; improvvisamente le venne voglia di pizza
al formaggio. La sua pancia brontolò.
“e stai
zitta! Aspetta di arrivare da Tom” si disse.
Mise in moto e
partì.
-Tom? Possiamo
… ordinare una pizza al formaggio?- Tom si voltò
verso di lei e la squadrò alzando un sopracciglio.
-eh? Chantal, sono le
tre del pomeriggio!- le disse
-lo so, ma io ho voglia
di pizza al formaggio!- piagnucolò come fanno i bambini,
mettendo su il finto broncio che meglio le riusciva.
Tom sorrise debolmente
e annuì –torno subito- e scomparve dalla camera.
Praticamente era
costretta a restare chiusa lì, durante le brevi incursioni a
casa Kaulitz. Bill la odiava con ogni singola molecola del suo corpo e
non poteva dargli torto, anche se nel profondo le dava fastidio.
Aveva cercato di
proteggerlo, e non le sembrava giusto il suo astio; ma poi questi
fievoli lampi scomparivano e tornava a fare la “Maddalena
pentita”.
Tom interruppe i suoi
pensieri rientrando in camera sorridendo maliziosamente.
-che
c’è?- gli chiese alzando un sopracciglio.
-mi hanno informato che
la pizza arriverà tra un po’ … Bill non
c’è e pensavo che …- e
ammiccò verso di lei.
Chantal sorrise
–dopo. Ora abbiamo altro a cui pensare-.
Già, stavano
tenendo d’occhio ogni singola parte della casa grazie alle
telecamere e al computer.
Se qualcuno avesse
provato ad entrare, anche solo nel giardino, sarebbe stato visto.
-ok …- disse
fingendosi afflitto e lasciandosi cadere sul letto accanto alla ragazza.
Chantal era concentrata
a guardare lo schermo, e Tom guardava il suo profilo.
Aveva un dolce naso
alla francese, che terminava in carnose labbra rosse.
Il taglio degli occhi
era leggermente a mandorla, erano nocciola; lo sguardo era reso
penetrante dalle folte ciglia nere.
Era bellissima.
In qual momento si
immaginò lui e Chantal tra qualche anno, insieme. Vivevano
in una bella casa sul mare.
Dalla portafinestra che
dava sulla spiaggia usciva correndo scotty e una bambina dai folti ed
ondulati capelli neri.
Era tale e quale a
Chantal.
Poi seguirono lui e la
ragazza, che aveva una fede all’anulare della mano sinistra.
“Guardò”
la sua mano sinistra, e notò che aveva la stessa fede in oro
bianco anche lui.
Quindi inconsciamente
sognava di sposare Chantal e vivere con la famigliola felice modello
“Mulino Bianco”?
Wow.
Non aveva mai fatto
pensieri del genere. Tranne quando Chantal gli fece quella domanda a
Roma.
-che hai? Hai una
faccia da pesce lesso- gli disse Chantal ridendo e riportandolo alla
realtà.
Non sapeva quanto tempo
avesse passato a fantasticare, ma il campanello suonò e in
un batter di ciglia era al piano inferiore e stava pagando il fattorino.
Tornò al
piano superiore da Chantal, che aveva chiuso il portatile e
l’aveva riposto sulla scrivania.
Lo guardava con fare
languido; si alzò dal letto e lo raggiunse sulla porta della
stanza.
-sai cosa? Non ho
più fame …- gli sussurrò ad un
orecchio prima di iniziare a baciargli il collo.
Tom poggiò
la pizza ancora fumante sulla scrivania e ricambiò le
attenzioni della ragazza.
Nelle ore che
seguirono, rimasero a lungo abbracciati al buio (benedette tapparelle
automatiche), lasciando fuori il tempo e la sua follia, esplorandosi
disperatamente con le mani e con le labbra per ricordare ogni singolo
istante come fosse l’ultimo … e forse sarebbero
stati davvero gli ultimi.
Tom la strinse a
sé e le carezzò piano il viso, seguendo con le
dita il contorno della sua fronte, le sopracciglia, gli occhi
leggermente a mandorla, gli zigomi e poi avrebbe baciato quelle labbra
carnose e vermiglie; come fossero qualcosa di prezioso e dolcissimo.
Tom la stese
delicatamente sul letto, facendo attenzione a non inciampare in quel
buio, le sostenne la testa e affondò il viso tra i suoi
capelli.
Si coccolarono ancora
un po’, poi impazienti si tolsero i vestiti e fecero
l’amore, lasciando che i loro corpi si fondessero con una
lunga, lenta e sensuale passione che li avrebbe legati per sempre.
-Ti amo- le disse poi
Tom, bagnandole il viso di lacrime (di gioia, di tristezza, di paura)
–ti amo … non so cosa fare senza di te-
E lei lo
rassicurò dicendogli che ci sarebbe sempre stata per lui.
E così
sarebbe stato.
Si addormentarono, non
avevano idea di che ore fossero quando un colpo assordante li fece
svegliare di soprassalto.
-cosa è
stato?- la voce di Tom rasentava il panico
-resta qui- Chantal si
alzò dal letto e si infilò la maglia di Tom, per
poi uscire dalla stanza.
Anche Bill era sulla
soglia della sua camera, e si avvicinò a Chantal.
-dove credi di andare-
le sibilò
-Tornatene in camera
…perfavore-
-tu da sola cosa vuoi
fare?- le chiese beffardo, anche se in quel momento c’era
poco da mettersi a litigare.
-farmi ammazzare se
è questo che intendi. Ma lo faccio per voi- e Chantal si
allontanò, arrivando alle scale.
Apprezzò il
fatto che Bill si fosse infilato in camera di Tom.
Scese lentamente gli
scalini, attenta a non produrre alcun tipo di rumore.
La villa era immersa
nel buio, ma nessun allarme era scattato, quindi perchè
avere paura?
Arrivò al
piano inferiore, quella piccola scalinata le era parsa lunga km.
“calmati
Chantal, calmati” inspirò ed espiro, e poi si
affacciò sul salone.
Era illuminato dai
raggi lunari, quindi Chantal dedusse fosse sera, o notte.
Si addentrò;
guardò dietro al divano, sotto il lungo tavolo in mogano. Ma
niente, non sembrava ci fosse nessuno psicopatico (meglio noto come
David) nel salone.
Nessun
“GhostFace” nei paraggi. Nessun telefono che
squillava.
Perché tutti
quei ricordi legati alla saga di Scream? Perché pareva
proprio di essere in quel film.
Uscì dal
salone e andò in cucina, e trovò vuota anche
questa.
Iniziò a
pensare di avere sognato quel rumore.
Doveva fare come faceva
da piccola, quando stesa nel letto nella sua cara Lille, sentiva
qualche scricchiolio.
Suo padre le aveva
detto che se un rumore qualsiasi la svegliava, poteva anche averlo
immaginato; quindi doveva rimanere attenta, e se lo sentiva nuovamente
non era frutto della sua immaginazione.
In quel momento le
venne in mente un libro che aveva letto qualche anno prima,
“il ladro di sogni”, e le venne in mente una delle
orribili filastrocche lasciate dall’assassino protagonista di
quel libro:
Sono il terreno che i
tuoi piedi possono calpestare
L’uomo nei
vicoli bui che non vuoi incontrare
Vivo nel regno di
ciò che non appare
Chiudi gli occhi e mi
vedrai … qui nei tuoi sogni incontrarmi potrai.
Scacciò
quegli orrendi pensieri dalla sua testa, o per lo meno ci
provò.
Controllò
tutto il piano inferiore della casa, persino il garage, ma nulla.
Tirò un
sospirò di sollievo.
Stava per tornare al
piano di sopra quando udì uno scricchiolio. Rimase
all’erta.
Poi una mano le
tappò la bocca e la spinse contro un muro.
Fece appello a tutte le
sue forze per emettere qualche suono, ma nulla.
-shh … sono
Tom- Chantal riconobbe la voce, e ebbe l’impulso di prenderlo
a pugni, sapendo per certo che aveva il 90% di probabilità
di fargli male.
Tom accese la luce.
Tutto il piano
inferiore si illuminò, e il viso di Tom le apparve a pochi
cm dal suo.
Le tolse la mano da
davanti alla bocca e la guardò.
-io ti odio. Potevi
farmi morire!- gli disse spingendolo.
Tom ebbe
l’impulso di ridere per quanto era buffa, ma non lo fece.
Dove caspita era Bill?
Era sceso con lui, ne
era certo.
-dov’è
Bill?- chiese Tom agitandosi.
Rimase fermo immobile,
in ascolto, come Chantal.
Il ronzio del frigo, la
lucetta intermittente di un caricatore di batterie, il fruscio del
vento.
Il fruscio del vento?
-il giardino sul
retro!- disse Chantal in preda al terrore, ma a differenza di Tom
poé fare uno scatto e scomparire.
Tom la
seguì, camminando lentamente, qualche minuto dopo.
Chantal era
già immersa nel verde e si guardava intorno.
Tom le si
avvicinò; non aveva mai avuto tanta paura in vita sua.
La luce che dava sul
giardino si accese, e dall’oscurità di un fianco
della casa comparve David, che teneva Bill stretto contro di
sé.
Lo sguardo del ragazzo
era pieno di terrore, e pregava mentalmente il fratello e la ragazza di
aiutarlo.
-Salve ragazzi
… Tom, quanto sei stato maleducato?- David ghignò
–non mi hai nemmeno presentato la tua ragazza …
anche se credo che non ci sia bisogno di presentazioni, vero Chantal?-
Tom fece un passo
avanti, e David tirò fuori una Magnum e la puntò
alla tempia di Bill.
Al che, Tom si
immobilizzò.
-fai qualche altra
mossa sbagliata e gli faccio saltare il cervello- sibilò.
Bill stava per
piangere, ma il suo orgoglio di uomo prevaleva. Voleva controllarsi,
doveva controllarsi.
“andrà
tutto bene. Chantal ci salverà come ha promesso”
iniziò a ripetersi come un mantra, e iniziò a
credere che avrebbe dovuto dare ascolto a quella ragazza.
-David, non facciamo
cazzate. Lascia mio fratello … ti darò il
programma, tutto quello che vuoi, ma lascia mio fratello- Tom lo
implorava, quando invece doveva dimostrarsi più forte di lui.
Solo in quel momento
Chantal notò che aveva solo un paio di calzoncini addosso.
-Chantal- riprese David
non calcolandolo –hai preso la decisione sbagliata
… se avessi terminato il tuo lavoro tutto sarebbe andato per
il meglio- le disse –ma tu hai deciso che era più
importante salvare la vita del finto rapper e della sua checca
preferita- Bill mugugnò qualcosa e David strinse la morsa
attorno al collo.
-David non avevo scelta-
-ah giusto- disse
ironico –ti sei innamorato dei suoi occhioni grandi, e bla
bla bla … quanta poca fantasia!- esclamò schifato.
-comunque, non
è questo che importa. Quello che importa è che
morirete stanotte e rimarrà uno di quegli omicidi irrisolti
… passerete alla storia ragazzi!- disse rivolto
più a Tom e Bill.
Una lacrima silenziosa
percorse la guancia di Bill.
-oh …
piccolo cucciolo piangi? Rendiamo il gioco più divertente
…- David tolse il suo braccio dal collo di Bill, ma teneva
sempre puntata l’arma contro di lui –raggiungi il
tuo caro fratellino e salutatevi … forza- Bill si
asciugò gli occhi, e a passo malfermo si avvicinò
al fratello.
Lo guardo per un
po’ di tempo negli occhi; quelle iridi identiche, occhi della
stessa anima scissa in due corpi.
-Tomi io …-
e Bill era tornato il piccolo ragazzo indifeso dei tempi del Gimnasium,
agli occhi di Tom.
Quante volte
l’aveva visto afflitto, seduto con le spalle al muro della
palestra (l’unico nascondiglio dove i bulli non lo riuscivano
a trovare) dicendo che voleva morire.
Quante volte Tom
l’aveva stretto a sé e consolato?
A Tom venne da
piangere, e fu quello che fece.
-non dire niente
… vieni qui- lo strinse forte a sé inondandolo di
calore che solo l’affetto del proprio gemello può
dare. Bill venne rinnovato da un piccolo barlume di speranza. Forse ce
l’avrebbero fatta.
Per quei minuti che
erano appena passati, David, la pistola e Chantal ernao scomparsi.
-forza, basta
famigliola felice ... ora si inizia a giocare- Annunciò
David ghignando -Chantal? tu vieni un po' qui avanti ... sì
così. voi du dietro ... ecco.- Chantal era in mezzo ai
gemelli.
Che cazzo di gioco
perverso aveva in mente quello psicopatico?
-si chiama "salva tu"
questo gioco ... sono proprio curioso di vedere chi salverà
chi ...- rise di gusto quel figlio di puttana -anche se mi immagino
che: sparerò a Bill, Tom si precipiterà per
salvarlo e viceversa ... in più per Tom si
aggiungerà Chantal ... ma io mi chiedo ... chi
salverà la piccola Chantal?- lo sguardo di David divenne
famelico.
Chantal ebbe paura, ma
una paura fottuta che partica dalle viscere. le veniva voglia di
vomitare.
Non sentì
nemmeno il colpo che partì dalla pistola, fu troppo veloce e
le prese in pieno una spalla.
Inizialmente, per una
frazione di seondo, non sentì dolore, poi in lei si
propagò come un incendio. L'origine era il buco che aveva
nella spalla.
Urlo di dolore, un urlo
disumano che fece raggelare i presenti.
-NO!- Tom le si
avvicinò e la prese fra le braccia prima che cadesso a
terra, ma fu solo un'apparenza. Chantal si resse in piedi.
Volse il suo sguardo
carico d'ocio e dolore a David.
-SEI.UN.FIGLIO.DI.PUTTANA.JOST-
gli gridò
-oh oh ... le tue
parole fanno male Hanna Montana ... il piccolo Bill è
rimasto solo- e puntò mirando al petto di Bill.
Chantal
scattò e riuscì ad atterrare il ragazzo,
provocandosi ulteriore dolore.
Era ancora a terra
quando partirono un terzo e un 4 sparo.
Chantal si
voltò e vide David cadere a terra.
Sloan uscì
dai cespugli, avvicinandosi prima a David e calciando la magnum
lontano, poi a Chantal e Bill.
-state bene?- chiese
trafelato.
Bill annuì,
e istintivamente guardò Chantal che si era riversa a terra e
respirava faticosamente.
-credo abbia bisogno di
aiuto- soffiò Bill mettendosi seduto.
-chiamo immediatamente
un'ambulanza ... tuo fratello?- Sloan si guardò intorno
e vide Tom a terra.
-Tom!!!- Chantal doveva
aver visto la stessa cosa, e si alzò velocemente da terra,
troppo velocemente, perchè ricadde corponi sul terreno.
Si avvicinò
gattonando, fanculo la spalla.
Arrivò al
capezzale di Tom.
Sanguinava
copiosamente; era immerso in una pozza di sangue. fece mente locale di
quanto tempo fosse passato dall'ultimo sparo.
5, massimo 8 minuti.
Cercò la
ferita, per constatare i danni.
L'arteria femorale era
recisa e Tom aveva già perso troppo sangue.
Aveva un colorito
smunto, troppo tendente al bianco; la temperatura si abbassava
velocemente.
Aveva le mani intrise
di sangue, un po' il suo e un po' quello di Tom.
si strappo la maglietta
e legò stretto al livello della ferita.
poi tentò di
sollevare Tom alla bene e meglio.
-Tom? mi senti ...
forza è tutto finito! Tom devi svegliarti!- Chantal piangeva
ormai; stava piangendo da quando aveva visto il ragazzo disteso per
terra.
-Tom ti prego .. apri
gli occhi ...- imprlorò.
Questo si scosse
leggermente e faticosamente aprì gli occhi.
Tom fece un'enorme
fatica; pochi secondi prima si era ritrovato immerso in qualcosa di
tiepido ed eccogliente.
Davanti a lui 'erano
due strade ... sentiva che doveva scegliere, ma non sapeva dove andare.
Era rimasto fermo e
improvvisamente si ricordò di quello che era succceso.
Poi aveva sentito
Chantal chiamarlo e a fatica era riemerso.
Vide il viso di Chantal
molto sfocato, e impiegò alcuni secondi prima di riuscire e
vedrla chiaramente.
Notò che a
parte la ferita alla spalla, stava bene e sorrise debolmente.
-Tom? guardami, non
chiudere gli occhi ...-
Tom annuì
piano e si leccò le labbra; voleva dirle una cosa.
-io ...- la sua voce
era poco più che un sussurro, e Chantal dovette avvicinarsi
al suo viso -volevo sposarti ...-
Gli occhi di Chantal si
riempirono di altre lacrime, bruciavano. Tirò su con il
naso, ed ebbe la sensazione che nessuno avrebbe potuto fermare il corso
di quegli avvenimenti.
-anche io Tom. E vedrai
che ci sposeremo ... Bill organizzerà il matrimonio-
Sentendo pronunciare il
nome di Bill Tom venne preso da un attacco di panico.
-s..sta bene?- la voce
si affievoliva ulteriormente, se possibile. Chantal notò il
terrore nei suoi occhi e si voltò verso l'altro ragazzo che
era rimasto fermo immobile dove l'aveva atterrato. Era in stato
catatonico.
-Bill! Vieni qui!
presto!- Bill la guardò. Sembrava un automa nel movimenti;
si alzò e le si avvicinò.
Si sedette e
posò lo sguardo sul fratello.
Lo stomaco era chiuso
in quell'odiosa e dolorosa morsa che sopraggiungeva quando uno dei due
stava male; il petto gli faceva male, il cuore gli batteva velocemente,
come le ali di un colibrì.
Puntò i suoi
occhi in quelli di Tom e subito si riempirono di lacrime.
Tom allungò
una mano verso di lui e Bill la strinse.
-Bibi ... non, non
piangere ...- la bocca di Tom cominciava ad essere impastata. Chantal
si domandò dove cazzo fossero i soccorsi -io...io sto bene-
gli disse, e Bill rispose con un singhiozzo.
-non mi raccontare
cazzate ... lo sai che non sei bravo, non con me- gli rispose poi.
Tom sorrise chiudendo
gli occhi; quel dolce tempore, quell'immersione lo richiamava, come una
piscina di acqua limpida e fresca ti rischiama in un giorno di sole.
-Bibi ... -
deglutì -io ti amo più della mia stessa vita, lo
sai vero?-
Bill annuì,
aveva sempre la mano del fratello stretta fra le sue.
-bene ... io me ne sto
andando ... e ho bisogno che tu faccia alcune cose ...-
Bill non
poté trattenere altri singhiozzi. Tutto quello faceva
dannatamente male; avevano sempre detto che sarebbero morti insieme.
"siamo nati insieme e
moriremo anche insieme".
Le sue stesse parole
gli riecheggiarono in testa.
-primo ... non fare
niente di ... stupido. intensi?- Bill annuì; aveva capito
cosa intendeva, ovvero: non fare niente che possa compormettere la tua
salute.
-poi ... so che forse
la starai odiando ...- inspirò molto faticosamente; le forza
di Tom diminuivano sempre più -ma Chantal ha mantenuto la
sua promessa ... prenditi cura di lei ... perfavore-
Bill si
sentì punto nel vivo -io non la odio Tomi ...-
Tom annuì.
Sentiva ched gli rimaneva veramente poco; voltò il viso
verso quello di Chantal e le sorrise.
-Ti amo tanto ... e
bada bene che... ti guardò da lassù ... quindi
non dimenticarmi, eh?-
-e chi ti dimentica
...- disse Chantal tra le lacrime abbassando a donargli un bacio sulle
labbra.
-Tomi? ... io ...-
-si?-
-Für immer
zusammen?-
-Für immer
zusammen- assentì Tom. chiuse gli occhi e si
lasciò avvolgere da quel tepore.
[SPOILER TOM: Una luce
abbagliante quasi lo accecò, e da quella luce
spuntò fuori ... Jimy Hendrix.
La sua mascella stava
per toccare il suolo (e di suolo non ve ne era) e non riuscì
ad emettere alcun suono.
-vieni ... ti mostro la
tua nuova casa- gli disse con voce calda, e poi lo prese per mano,
facendolo entrare in quel fascio di luce]
Bill sentì
che la mano di Tom non stringeva più la sua. Il suo cuore si
fermò per un secondo e capì che Tom se ne era
andato.
Guardò
Chantal, che piangeva e accarezzava il capo di Tom che aveva appoggiato
sulle gambe.
Capì
solamente in quel momento quanto tenesse a suo fratello, e si
sentì uno schifo per aver dubitato delle sue affermazioni al
riguardo.
Anche un cieco avrebbe
visto quanto l'amava.
Chantal lo
guardò, gli occhi lucidi. Poso sull'erba il capo di Tom e si
alzò andando verso Bill.
Si alzò
anche Bill, abbracciandola e lasciandosi abbracciare.
E they celebrated the
pain of love.
__________________________________________________
___________________________________________________
______________________________________
Spazio
Autrice:
Io sto piangendo, non sapete quanto cavolo io stia male in questo
momento.
Tom non è
mai morto in nessuna mia storia, semplicemente non ce la facevo,
perchè mi prendeva un enorme groppo alla gola e la terribile
morsa allo stomaco che ho descritto.
Ma dovevo superare
anche questo ostacolo come scrittrice, ed eccolo qua. Sto piangendo e
mi starete odiando in un qualche modo.
L'unica cosa che di
positivo potevo mettere era che Tom fosse felice dovunque fosse finito.
Bill, il povero
cucciolo di foca, piangevo anche per lui; io non posso nemmeno
lontanamente immaginare come possa essere per lui se perdesse suo
fratello. Non lo voglio più immaginare.
Sto avendo un rifiuto
psicologico, è più forte di me.
Finalmente David si
è tolto dalle palle! L'unica cosa che mi fa felice di questo
capitolo.
Il tutto è
stato "ispirato" da Kampf der Liebe e Pain of love (si le ascoltavo
tutte e due in loop) e I love the way you lie pt.2. Ringrazio come
sempre GretaTk, è un piacere
leggere le sue recensioni :) e
luchia nanami
:)
Ora posto,
sennò mi viene lo schiribizzo di cambiare qualche cosa e non
va bene! Un bacione e all'ultimo capitolo!
Catia
|
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Capitolo 10 *** 10 epilogo ***
Die Sturm
epilogo
La morte di Tom era arrivata come un fulmine a ciel sereno, come una tempesta.
Paparazzi, giornalisti, fans avevano praticamente assediato la casa; il
cancello era praticamente diventato inagibile.
Le fans avevano messo fiori, foto e qualsiasi altra cosa per ricordare
Tom. Piangevano ore davanti a quel piccolo santuario.
Gordon e Simone, patrigno e madre dei gemelli, insieme a Georg e Gustav
li avevano raggiunti a LA.
Era passata solamente una settimana quando Chantal era seduta nel
salotto di casa Kaulitz, con lo sguardo perso nel vuoto.
Simone aveva gli occhi distrutti dal pianto, ma nonostante questo
continuava a far forza a chi in quel momento ne aveva più
bisogno: Bill.
Bill era distrutto.
Smise di parlare, di dormire e di lavarsi. Nonché di
mangiare.
Non aveva più alcuna ragione per vivere, trascorreva intere
giornate a fissare il vuoto, senza versare una lacrima.
Con la cenere al posto del cuore.
Aveva perso quello che aveva di più caro, la cosa
più bella che quel mondo orrendo avesse mai conosciuto, che
quella morte maledetta aveva afferrato con le sue gelide e nodose dita,
trascinandolo via.
Chantal aveva una ferita che la squarciava da parte a parte, un taglio
che sanguinava e non si sarebbe mai rimarginato.
Gordon stava cercando di far mangiare Bill, con scarsi risultati,
quando a Chantal prese un attacco di nausea.
Si alzò di scatto dal divano e corse a chiudersi in bagno.
Vomitò anche l'anima.
Era giunto il momento di andare da un dotttore ed eseguire un controllo.
Dalla paura al dolore e
dal dolore alla libertà.
Le parole del medico l'avevano presa alla sprovvista.
"congratulazioni,
è incinta" faticava ancora a
capacitarsi di quella frase.
Improvvisamente, ora che era nel suo letto (il letto della camera di
Tom, essendo l'unica che riusciva ad entrare in quella stanza) al
caldo, una miriade di sensazioni la pervasero.
Aveva provato a pensare ad altro, ma per non più di tre
minuti, poi ll'emozione inarrestabile e violenta del ricordo della sua
voce la travolgeva senza preavviso, con la potenza di una valanga,
lasciandola senza forze.
La sua voce le era entrata nelle vene e scorreva in agni angolo del suo
corpo.
"piccola ...ci sono io
qui, non ti preoccupare"
La cosa che faceva più male era non ricordarsi il suo viso;
i contorni cominciavano a sfumare, come se fosse stato solo
un sogno.
Si ritrovò a piangere silenziosamente; e quando mai non
aveva pianto in quella settimana?
Doveva assolutamente dirlo a Bill.
Il ragazzo era nello studio di registrazione, dove si chiudeva tutto il
giorno.
Bussò piano, tre colpi leggeri, una sorta di messaggio in
codice.
Sentì lo scatto della serratura e poi aprì la
porta.
Bill era seduto su una comoda poltrona nera, in ecopelle, e guardava la
TV al plasma.
Nello schermo si susseguivano immagini.
Due bambini che si rincorrevano con delle padelle per casa,
che giocavano con delle macchinine; sempre gli stessi bambini ai
compleanni.
Le torte erano troneggiate dalle scritte "Buon Compleanno Bill e Tom".
Poi nelle immagini ci fu un salto temporale; ora i due bambini erano
dei ragazzi, e suonavano ad una festa.
I Devilish.
-sai ...- la voce di Bill era roca -a volte raccontiamo cazzate ai
giornalisti ...-
Come se non si sapesse, ma Chantal attese pazientemente che Bill
continuasse il discorso.
-non abbiamo sempre soognato di fare musica, di diventare famosi ...
sì il desiderio c'è stato ... ma noi sognavamo di
poter essere liberi, sognavamo di far star bene le persone con la
nostra musica-
Chantal guardò lo schermo, e notò che il volume
era bassissimo.
Ora a campeggiare nello schermo c'erano immagini che aveva visto
tantissime volte.
Un concerto dello Zimmer
483 European Tour , c'erano solamente Bill e Tom sul
palco.
Il volume era quasi nullo, ma i sottotitoli la aiutarono.
"ora ci siamo solo io e
Tom sul palco, perchè questa canzone parla di noi, del
nostro rapporto,; quello che abbiamo è raro, io credo che,
probabilmente, trascorreremo il resto delle nostre vite insieme,
non ci divideremo mai,
Tom e io ce ne andremo insieme nella notte" .
Bill era rimasto a guardare lo schermo, impossibile capire quello che
provasse.
-Bill ... io- Chantal si torceva le mani, sperando fosse il momento
giusto per dirglielo, anche se sapeva che era il peggiore.
-che c'è?- le chiese addolcendo la voce, spegnendo il
televisore e guardandola.
-sono incinta-
Bill continuò a guardarla, poi abbozzò un sorriso.
-e .. e cosa hai deciso di fare? lo sa qualcun'altro?-
-no lo sai solo tu ...- Chantal espirò; almeno non l'aveva
presa male -io lo voglio tenere ...-
-credo sia la migliore cosa- le si avvicinò con un movimento
fluido -so che hai paura, ma io sarò al tuo fianco,
qualunque cosa succeda- e la strinse a sé.
Non poteva fare a meno di sentirsi in colpa, aveva commesso l'errore
più grosso di tutta la sua vita, e tutti e due l'avevano
perdonata.
Immediatamente, sentendo il profumo della pelle di Bill (finalmente si
era lavato) le venne in mente quello di Tom.
Il suo profumo contro la sua pelle, alle sue mani lungo la sua schiena,
le sue labbra che accarezzano i suoi seni e che esploravano il suo
corpo.
Le mancava così tanto da star male.
Non aveva mai immaginato di poter provare tanto dolore rivivendo dei
ricordi.
Le mancava da toglierle il respir e non sapeva come sarebbe riuscita a
sopportare quella frustrazione, che sicuramente sarebbe durata tutta la
vita.
-Bill mi dispiace ...- lo strinse, perchè era la cosa di cui
aveva più bisogno. Era sempre la solita egoista.
Bill la allontanò da sé, mantenendo le mani sulle
sue spalle.
-da domani niente più pianti, si torna a vivere. Tom non
avrebbe mai voluto che ci piangessimo addosso ... e sopratutto per lui,
odiava quando io lo facevo- abbozzò un sorriso al ricordo
-quindi da domani mattina sistemiamo la casa, cuciniamo, mangiamo e ci
si lava .. sennò si puzza- Bill fece ridere sommessamente
Chantal, e quella per lui fu la cosa più bella.
-Grazie Bill ...-
-ovviamente nei lavori di pulizia tu non sei inclusa. Non ti devi
affaticare!-
Chatal sbuffò, ma annuì.
Poi lo lasciò nuovamente solo.
Bill rimase ancora un po' in studio, indeciso sul da farsi.
Sapeva benissimo che dietro una'apertura, una porta nascosta,
Tom aveva il suo studio.
Si chiese se ...
Si avvicinò, c'era una porta dietro quello specchio (una
delle pareti era fatta di specchi) e con cautela tirò.
Questo si aprì rivelando una porta, con un piccolo
tastierino, come quello dei cellulari.
Ovviamente doveva essere inserita una password.
Pensò e pensò, e poi digitò l'unica
cosa che poteva accomunarli.
indienacht.
4634362248..
una spiea verde informò che la password era corretta e la
serratura scattò.
Bill sorrise ed entrò.
L'interno era un normale studio; una scrivania con un computer sopra,
fogli e penne e una chitarra al centro della stanza.
Bill sentì immeditamente la presenza di Tom.
-ciao fratellone ...- si ritrovò a dire -sai, mi manchi ...
ma sono sicuro che appena tuo figlio nascerà tu tornerai tra
noi, ne sono certo ... non che tu ora non sia qui, però
...ah lascia perdere- si avvicinò alla scrivania e
sbirciò tra i fogli.
Appunti di canzoni, accordi, una lettera per lui.
Bibi, sei la mia anima
gemella.
Tu mi hai detto che quando si incontrava, si sentiva dentro di
sé una sensazione di pace e benessere talmente intensa, da
avere l'impressione di essere finalmente arrivato a casa. E per noi
questo era davvero importante, dato che a casa ci siamo stati poco.
Ma sono contento di quello che ho avuto.
Non ho rimpianti, forse solo di non averti abbracciato troppo spesso,
ma sai come sono fatto.
Io ti conosco da sempre, anche prima di nascere, e mi rendo conto che
prima di te non c'era niente. Potrò fidanzarmi, sposarmi o
non so che altro, ma rimarrò sempre tuo e tu sempre mio.
Siamo due facce di una stessa medaglia, solida, forte.
Ti amo più della mia stessaa vita, e se per salvarti
significasse perderla ... beh, non ci penserei due volte.
Ti ho scritto tutto questo perchè ora sei arrabbiato, e se
succedesse qualcosa, e non potessi parlarti ... avresti questo.
sarò sempre con te.
Ora devo andare.
ricorda sempre.
Salvami.Ti salverò.
Con amore
Tuo fratello Tom.
Bill piegò il foglio e se lo mise in tasca, per
poi rimanere qualche secondo sulla soglia di quello studio, sorridere e
poi chiudere la porta.
Tom era sempre con lui, e se ne era accorto solo in quell'istante.
Tom sarebbe sempre rimasto con tutti loro, nei loro cuori.
Chantal era a letto, ma non riusciva ad addormentarsi.
La consapevolezza che una parte di Tom sarebbe sempre rimasta con lei
l'agitava.
Il cuore prese a batterle fortissimo, e un attacco di panico
arrivò di conseguenza.
dovette bere, inspirare ed espirare più volte, ma non si
calmò.
Si distese nuovamente e sentì come delle braccia avvolgerla.
Si sentì a casa, e il cuore riprese il suo naturale battito.
"piccola ci sono io qui,
non ti preoccupare" .
Le sembrava di essere sempre stata tra le sue braccia e che non fosse
successo nulla.
Ma ora sapeva con certezza che ci sarebbe sempre stato.
-Buonanotte Tom ...- e sorridendo si addormentò.
La notizia del bambino portò un clima allegro in casa, e ce
n'era veramente bisogno.
Simone era partita in quarta e aveva iniziato a stare appresso Chantal
qualunque cosa facesse.
Gordon rideva divertito e scambiava battute con Bill.
Tutti erano felici che Bill si fosse ripreso.
E Chantal sapeva che per loro non c'era gioia più grande.
-come lo chiamerai?- stavano pranzando, Simone aveva preparato lasagne
gratinate.
Chantal sorrise, non c'era nemmeno bisongo di pensarci -Thomas, Thomas
Kaulitz- guardò Bill, che le sorrise di rimando.
Tutto sarebbe andato bene, e poi Tom vegliava su tutti e aveva il suo
bel da fare.
Alla fine, c'era stato anche un happy-ending.
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Spazio Autrice: ebbene siamo arrivati alla fine
di questa storia, tanto sofferta ad essere sincera. Però,
nonostante questo c'erano le mie due recensioni fisse di GretaTk e luchia nanami.
Le ringrazio infinitamente, anche se nell'ultimo capitolo mi avrebbero
strangolato volentieri :)
Ringrazio Deny_death
per aver aggiunto questo scritto ai preferiti, una lettrice silenziosa
:)
Come promesso, ho stilato la track list di questa storia, eccola qua!
- Humanoid German version TOKIO HOTEL
- Kampf der liebe TOKIO HOTEL
- That day TOKIO HOTEL
- I'm not afraid EMINEM
- Lose yourself EMINEM
- Bring me to life EVANESCENCE
- Boulevard of broken dreams GREEN DAY
- Don't cry GUNS N ROSES
- What goes around comes around JUSTIN TIMBERLAKE
- Shadow of the day LINKIN PARK
- What I've done LINKIN PARK
- Leave out all the rest LINKIN PARK
- Somewhere I belong LINKIN PARK
- Snow RHCP
- Te amo RIHANNA
- Russina Roulette RIHANNA
- Where we wanna be BEN BARNES
- Hurricane 30STM
- L490 30STM
- 100 Suns 30STM
- Stronger 30STM
- My Home
- Turning tables ADELE
- Mockingbird EMINEM
- Princess die LADY GAGA
- In the arms of the angel SARAH MCLACHLAN
- Time of our lifes TYRONE WELLS
- I was wrong SLEEPERSTAR
- Never let me go FLORENCE AND THE MACHINE
Ecco qua ... spero che
la storia, nel suo completo sia stata di vostro gradimento.
Ci sarà una
oneshot su Tom (sempre legata alla storia) e beh ... STAY TUNED, IF YOU
WANT!
Si chiamerà:
Die
Ruhe nach dem Sturm
Che altro?
Stay Tokio, Stay Aliens
<3
Alla prossima
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