Gossip Girl

di Spencer Tita
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Raise your glass! ***
Capitolo 2: *** Stranger in a Strange Land ***
Capitolo 3: *** A Beautiful Lie ***
Capitolo 4: *** Welcome to my life ***
Capitolo 5: *** Glad You Came ***
Capitolo 6: *** Wild World ***



Capitolo 1
*** Raise your glass! ***


Buongiorno Upper East Side!

Avete preparato gli zainetti di marca? I vostri Frozen Yogurt sono stati ordinati? Le limousine sono fuori con il motore acceso?

Eh sì, domani torniamo tutti a scuola! L’estate è stata bollente e passionale per tutti, ma finalmente avrò di nuovo l’intera situazione sotto controllo!

Ho già saputo che il nostro B. si è dato alla pazza gioia in Spagna insieme a qualche ragazza profumatamente pagata, mentre la nostra piccola P. non si è scollata un secondo da R. da brava promessa sposina.

Ma la notizia bomba è arrivata giusto dieci minuti fa: una delle mie spie ha fotografato un ragazzo che non vedevamo da un po’ alla stazione centrale.

Ha fatto fatica a riconoscerlo: i suoi capelli sono più lunghi e gli coprono il viso, è ancora più pallido del solito e sembra addirittura dimagrito.

Ma quelle valigie Louis Vuitton non lasciano il minimo dubbio, e i ciuffi biondo platino sono il marchio di famiglia.

Signore e signori, D. è tornato a Manhattan.

Non era partito per il college solo pochi mesi fa? Cosa può aver combinato di così tremendo da essere stato rispedito indietro?

Lo scoprirò presto, miei cari, ve lo posso giurare.

In fondo nessuno può tenere un segreto se io sono nei paraggi.

Godetevi la vostra tranquillità, perché durerà ancora poco.

Sono tornata.

XOXO

Gossip Girl

 

 

 

Pansy Parkinson storse il naso e distolse lo sguardo dalla disgustosa scenetta che aveva davanti.

Sua madre rideva di gusto, la testa leggermente inclinata e appoggiata alla spalla di Lucius Malfoy, che doveva aver appena detto la battuta del secolo.

Anche Ron era lì con loro e sorrideva imbarazzato, prova definitiva che la battuta di Malfoy non era affatto una bella battuta.

Ma sua madre doveva sempre comportarsi come una ragazzina in calore, appena vedeva un uomo più ricco di lei.

-Oh, Lucius, mi fai morire!- rise ancora, sbattendo le ciglia impiastricciate di mascara.

L’uomo gonfiò il petto come un piccione e mostrò in un sorriso i denti sbiancati e allineati.

Pansy si chiedeva spesso come avesse fatto un uomo viscido come Lucius Malfoy a generare una creatura così dolce e aggraziata come Draco.

Oh, Draco. Le mancava terribilmente. Ed era anche tremendamente arrabbiata con lui.

Si fece coraggio e mosse qualche passo in avanti, fino a raggiungere il trio.

-Pansy, tesoro!- cinguettò la madre -Non sei ancora pronta? Gli ospiti arriveranno a momenti!

-Ero venuta solamente a chiedere un consiglio a Ron. Posso rubarvelo un momento?

-Ma certo! In fondo Ronald si stava annoiando con due vecchietti come noi!

-Ma cosa dice, Pamela? La sua compagnia è sempre un piacere immenso- mormorò Lucius con un tono talmente viscido che Pansy ebbe quasi paura che il fiato dell’uomo le si sarebbe appiccicato addosso.

I due ragazzi retrocedettero velocemente e si rifugiarono in camera di Pansy, accasciandosi sul letto in perfetta sintonia.

-Mi hai salvato- gemette Ron -Quei due stavano per saltarsi addosso, ne sono certo!

Pansy sorrise e si alzò per versare un po’ di Sherry in due microscopici bicchierini trasparenti.

Porse un bicchiere a Ron e si sedette aggraziatamente con le gambe accavallate.

Ron era davanti a lei, era suo ed era il più bel ragazzo che potesse desiderare.

Stavano insieme da un anno abbondante, e non avevano mai fatto sesso.

Pansy si sentiva un po’ in colpa di questo, sapeva che per Ron era una vera tortura dover resistere, ma non si era mai sentita pronta.

Eppure Ron era lì di fronte a lei, indossava il maglione di cachemire verde bottiglia che lei gli aveva regalato ed era incredibilmente affascinante.

Aspettava da un anno, e lei era vergine da troppo tempo.

All’improvviso Pansy seppe di essere pronta. Bevve un altro sorso del suo Sherry. Oh, sì. Assolutamente pronta.

Appoggiò il bicchierino sulla scrivania da tremila dollari, non curandosi affatto del possibile alone che si sarebbe potuto creare sul legno pregiato, e si avvicinò piano a Ron.

Gli occhi celesti del rosso si accesero di speranza. Che Pansy si fosse convinta a...

Non ebbe più dubbi quando la sua ragazza gli catturò le labbra con le sue, guidandogli le mani ai bottoni della camicetta.

Ron tremava leggermente dall’emozione mentre faceva uscire i bottoncini di madreperla dalle asole.

Pansy sospirò e morse leggermente il lobo del ragazzo dai capelli rossi, facendolo trasalire così violentemente che perse la presa su un bottone.

Risero, innamorati e felici.

Risero finché i loro cellulari non avvisarono un messaggio in arrivo, contemporaneamente.

L’eco di una decina di cellulari che squillavano arrivò alle loro orecchie: la festa doveva essere iniziata, e se tutti avevano ricevuto lo stesso messaggio non poteva essere stata che Gossip Girl a inviarlo.

Pansy si slanciò verso il suo comodino e afferrò il Blackberry con le dita pallide proprio mentre Ron tirava fuori il suo dalle tasche dei pantaloni.

Aprirono contemporaneamente il messaggio, lo lessero in fretta e si guardarono con occhi confusi.

Il testo dell’sms era semplicemente D. è tornato.

Sotto alla breve frase c’era una foto a colori di un ragazzo biondo che rovistava in una cartella di pelle, appoggiato a un trolley Louis Vuitton dal gusto un po’ vintage.

Pansy trattenne il respiro. Ron spalancò gli occhi.

Sì, D. era tornato e il suo ritorno si sentiva particolarmente, in casa Parkinson.

 

 

-Avete ricevuto il messaggio?- domandò Daphne Greengrass con la sua fastidiosa voce stridula, stretta in un tubino Valentino talmente attillato da non farla nemmeno respirare.

-Sì! L’ho appena letto!- rispose Lavanda Brown, lieta di potersi unire alla conversazione. Si sentiva già abbastanza a disagio per essersi presentata con un abito lungo. Nessuno indossava abiti lunghi.

-Draco è tornato- mormorò Daphne, leccandosi le labbra.

-Siamo sicuri che sia proprio lui?- domandò timidamente Padma Patil, portando alle labbra il suo drink.

-Certo che lo è- le rispose la sorella gemella Calì -Non lo hai visto? E poi Gossip Girl non sbaglia mai.

-Sono sicura che verrà qui!- esultò Lavanda -Tu che ne pensi Daphne?

Daphne sorrise, compiaciuta di essere stata interpellata per un’opinione importante. Quando Pansy non c’era diveniva lei la Regina.

-Onestamente ne sono convinta anche io- soffiò tra le labbra, accostando anche lei il suo drink alla bocca.

In quel momento Pansy scese rumorosamente le scale dell’ingresso, facendo sbattere un po’ troppo violentemente i tacchi sottili con il marmo del pavimento. Ron la seguiva a poca distanza.

-Pansy!- urlò Calì cercando di attirare la sua attenzione -Siamo qui tesoro!

Lavanda abbassò lo sguardo arrossendo. Pansy non indossava nemmeno un vestito! La sua vita sottile era stretta in una gonna anni 50 di un blu notte e le spalle fragili erano coperte da una camicetta color crema.

Sospirò. Aveva completamente sbagliato la mise.

-Hai ricevuto il messaggio?- indagò immediatamente Calì -Quello su Draco?

Pansy le ignorò tutte e si diresse a passo spedito verso il salone. Calì tossicchiò per mimetizzare la figuraccia appena fatta e Lavanda colmò le sue lacune conoscitive sulla moda riempiendole con dell’alcool.

-Bene, bene- sussurrò una voce profonda alle loro spalle. Le ragazze si girarono di scatto e incontrarono gli occhi furbetti di Blaise Zabini, le cui dita stringevano una gigantesca coppa di Champagne.

-Stavo giusto iniziando ad annoiarmi- mormorò distrattamente, prima di muoversi anche lui verso il salone.

 

Quegli stupidi taxi non accennavano a fermarsi.

Era stanco, aveva viaggiato per ore in treno e stava trascinando un trolley, un borsone e una tracolla da circa dieci minuti, alla ricerca di un mezzo per tornare a casa.

-Taxi!- gridò di nuovo e gioì internamente quando l’automobile gialla accostò accanto il marciapiede.

-Buonasera- salutò l’autista scendendo dall’auto.

-Salve- rispose Draco porgendogli il trolley e sospirando stancamente. Attese che tutti i suoi bagagli fossero caricati e salì sul sedile posteriore.

-Allora, dove la porto?

-Upper East Side- disse il ragazzo -Kensinton Street numero 16. Meglio togliersi subito questo cerotto.

L’autista sorrise e partì velocemente.

Draco appoggiò la fronte al finestrino fresco, intenzionato a chiudere gli occhi almeno fino a casa di Pansy.

 

 

Dopo aver pagato il tassista e avergli chiesto di aspettare lì fuori per alcuni minuti, Draco si fece coraggio e salì le scale che conducevano all’appartamento di Pansy.

Si rese conto troppo tardi di essere capitato nel bel mezzo di una festa.

-Draco?- domandò una voce sorpresa.

Il ragazzo si voltò imbarazzato e sorrise dolcemente alla madre di Pansy.

-Buonasera Pamela.

-Oh, tesoro! Non sapevo saresti tornato!- esultò la donna -Aspetta! Tuo padre è qui! Vado a chiamarlo... e anche Pansy!

-Non è necessario, io me ne stavo andando e...

-Draco?

Eccola, quella voce fredda e strascicata capace di farlo sentire continuamente sotto esame.

-Draco ma come diavolo sei vestito?

Il ragazzo strinse le labbra per non insultarlo.

-Ero passato solo a salutare Pansy, non pensavo ci fosse una festa. Non sono nemmeno passato a casa a cambiarmi.

-Jeans a sigaretta e Timberland chiare? E come ti è venuto in mente di arrotolare le maniche a una camicia bianca?

-Papà, stavo viaggiando- ripeté Draco -Ed è caldo!

-Io non andrei nemmeno a spalare letame vestito così- sibilò Lucius.

Pamela ridacchiò per sciogliere un po’ l’atmosfera, ma padre e figlio continuarono a guardarsi con astio reciproco.

-La mamma è qui?

-Deve essere da qualche parte, caro- rispose la mamma di Pansy.

-Sì, sta cercando di evitarmi- asserì Lucius.

-Proprio quello che cercavo di fare anche io- mormorò Draco fra sé e sé, partendo alla ricerca della madre.

Narcissa Black (ex Malfoy) sorseggiava un drink seduta sul divano, i lunghi capelli biondi raccolti in una dignitosa coda, il fisico esile stretto in un tubino azzurro.

-Mamma- la chiamò dolcemente Draco.

La donna si girò di scatto, riconoscendo la voce del figlio.

-Oh, Draco! Che ci fai qui? E... ma come sei vestito?

-Lo so, me ne sto andando, ero passato solo a salutare ma non immaginavo ci fosse una festa. Dimmi solo dove alloggiamo ora così sparisco.

-Al Palace- rispose schiettamente la donna, con aria annoiata -Vai avanti Draco, io ti raggiungerò tra poco.

Della serie “Vengo con te tesoro, mi sei mancato tantissimo e non vedo l’ora di passare del tempo con te!” pensò Draco sospirando e facendo dietro front per uscire dalla sala passando il più inosservato possibile.

Ce l’aveva quasi fatta -aveva quasi raggiunto le scale- quando si sentì chiamare di nuovo da quell’irritabile donna che era Pamela Parkinson.

-Draco! Draco, ecco qui Pansy!

Si girò di scatto, con il sorriso più finto del mondo stampato in faccia.

-Pansy! Ciao!- salutò l’amica, vergognandosi ancora di più appena la vide vestita elegantemente come al solito, il caschetto nero perfettamente pettinato.

-Ciao! Sei tornato? Perché non me l’avevi detto?- chiese Pansy abbracciando l’amico, annusando a pieni polmoni l’odore fruttato che emanavano i suoi capelli biondissimi.

Lo detestava. Perché non le aveva detto della sua partenza? Perché era tornato proprio quando le cose si erano finalmente riaggiustate? Eri lì per rubargli il suo ruolo da Regina, la sua popolarità.

Era sicura di tutto ciò, ma l’odore di Draco le aveva fatto venire in mente talmente tanti ricordi che non era riuscita a non sospirare nel suo abbraccio.

-Oh Pansy, mi sei mancata! Mi dispiace non averti detto nulla... ti spiegherò, davvero.

-Ti fermi a cena?- domandò Pamela, introdottasi nella conversazione.

-Sì, fermati a cena!

-Oh, no grazie! Sono sfinito e non mi sento molto bene, ci vediamo domani a scuola ok?- Draco chiuse frettolosamente il discorso e scivolò giù per le scale, sentendosi addosso gli occhi di tutti gli invitati.

-Domani a scuola, eh?- mormorò Pansy alle sue amiche -Quindi è tornato per restare.

-Ma tu non lo sapevi?- domandò Lavanda spalancando gli occhioni.

Pansy trasalì, ma si sforzò di non darlo a vedere.

-Sì, certo, lo sapevo.

La mora si staccò dal gruppo, dirigendosi nella sala dove stava per essere servita la cena. Le quattro amiche la seguirono in fretta, sculettando sui tacchi e con i menti all’aria.

Blaise Zabini, invece, era affacciato sulla tromba delle scale e seguiva ogni movimento del biondino. Era sempre stato ammaliato dal suo corpo: così femmineo e longilineo, così magro e aggraziato.

Non staccò gli occhi dal sederino di Draco finché il biondo non alzò gli occhi magnetici in alto, tre piani più giù.

Vide Blaise, non sorrise, non fece alcun cenno. Lo guardò per pochi brevi istanti, il tempo che impiegò l’altro ad alzare il calice in segno di saluto, e riprese la sua corsa verso l’uscita.

Blaise tracannò il liquido rimanente e se ne andò lentamente in sala da pranzo, gongolando tra sé e sé.

Draco era tornato, e Draco portava sempre con sé una serie di intriganti e scandalosi eventi.

 

 

Il biondo uscì di corsa dall’edificio e si fiondò sul taxi, indossando gli occhiali da sole nonostante fosse sera inoltrata.

Dall’altra parte della strada un ragazzo dai folti capelli neri guardò il taxi finché non scomparve dietro una curva. A quel punto scosse la testa e spinse gli occhiali sul naso.

Infilò le mani nelle tasche dei pantaloni e iniziò a camminare lentamente verso la fermata del bus.

Aveva visto quello che voleva vedere.

 

 

Buonasera Upper East Side!

La notte è scesa sul nostro ultimo giorno di vacanza, e che ultimo giorno!

Sollevate i vostri bicchieri e brindate al ritorno di Draco! Speriamo si sia portato dietro un po' ’i segreti da svelare!

D. ci ha deliziati con il suo rientro in società stretto in un paio di jeans da quattro soldi. Mi dicono che nonostante la scarsa qualità modellavano comunque alla perfezione il suo (scusate il francesismo) meraviglioso culo.

D. si è presentato a casa della sua migliore amica P. giusto in tempo per interrompere il suo tentativo di rendere finalmente appagato il fidanzatino.

Chi era alla festa ha potuto sentire l’aria vibrare per le scintille di tensione che c’erano tra gli sguardi di D. e P. nonostante ce l’abbiamo messa tutta per non darlo a vedere!

Si dice anche che B. non abbia mai levato gli occhi dal fondoschiena di D., ma chi lo farebbe?

Intanto, a sopportare stoicamente l’ultima calura di agosto, un Ragazzo Solitario emerso dalle profondità di Brooklin ha seguito il nostro biondo preferito fino a casa Parkinson, per poi rimanere a fissare il marciapiede vuoto per almeno dieci minuti.

Ragazzo Solitario, è inutile! Draco non fa particolari distinzioni tra uomini e donne, questo è vero, ma non è roba per te! Dovresti avere minimo un conto in banca trenta volte superiore a quello che hai adesso!

Oh, ma guardate un po’! Sono già le undici! Non vorrete andare a letto tardi? Domani vi aspetta il primo giorno di scuola dell’anno!

Mettete le vostre maschere idratanti sul viso, stendete le uniformi sulla poltrona e preparate le scarpe.

Domani si balla.

Buonanotte Upper East Side.

XOXO

Gossip Girl

 

 

 

 

 

ANGOLINO

E buongiorno a voi, frequentatori di EFP! Per chi mi conosce, sa bene che questa è una storia un po’ fuori dal mio stile, ma amo talmente tanto Gossip Girl che mi è venuta un’incredibile voglia di scrivere qualcosa di simile con i nostri personaggi preferiti come protagonisti.

Spero seguirete la storia, perché da questo momento in poi le cose si faranno un po’ più piccanti ^^

Grazie per aver letto, fatemi sapere quello che pensate tramite recensione.

Gossip Girl ha bisogno di opinioni per vivere.

XOXO

Tita

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Capitolo 2
*** Stranger in a Strange Land ***


Alzatevi dal letto, ragazzi dell’Upper East Side!

Il sole è alto nel cielo, gli uccellini cantano e i vostri French Toast vi attendono fumanti nei piatti.

È il primo giorno di scuola! Non sentite l’eccitazione salire lungo la spina dorsale?

Le gemelle C. e P. sono già state avvistate da Starbucks, con indosso le loro uniformi. Uniformi che non staranno loro bene ancora a lungo se continuano a mangiare un enorme cookie ogni giorno a colazione.

Anche il nostro caro B. è stato avvistato mentre accompagnava una ragazza mai vista a un taxi, probabilmente dopo una notte di intenso sesso.

Il Ragazzo Solitario e sua sorella sono stati beccati mentre correvano verso una corriera nella loro modesta e triste Brooklin, diretti anche loro verso le scuole dell’Upper East Side.

Di P. e D. ancora nessuna traccia.

Ma si sa, i migliori si fanno sempre attendere.

Auguro a tutti voi una piccantissima giornata.

XOXO

Gossip Girl

 

Pansy aveva una gran voglia di piangere. Si strappò di dosso il reggiseno e lo lanciò con un grugnito contro lo specchio.

Osservò la sua immagine con occhio critico e lanciò un’occhiataccia anche al reggiseno di pizzo che giaceva abbandonato a terra.

Perché diamine le stava largo? Era mai possibile che mentre a tutte le altre ragazze si ingrossava il seno a lei dovesse diminuire?

Aveva già una terza piuttosto scarsa -diciamo una terza immaginaria- e per qualche strano motivo le sue tette si erano ristrette fino a riempire decentemente solo una seconda particolarmente imbottita.

Era forse dimagrita? Pansy si diresse speranzosa verso il suo bagno personale e salì sulla bilancia, incrociando le dita.

48 chili. Era addirittura ingrassata di un paio di etti, anche se sospettava fortemente che l’abbuffata che aveva fatto la sera precedente in preda alla rabbia c’entrasse qualcosa.

Sbuffò e torno in camera sua, ripescando il reggiseno più piccolo e più imbottito che aveva e indossando l’uniforme.

Le stava bene, ma non aveva il minimo dubbio che a Draco sarebbe stata meglio.

Già se lo vedeva, arrivare a scuola seduto sulla limousine nera della sua famiglia, scendere lentamente con il caffè in mano e salire la scalinata con la tracolla che gli sbatteva sui fianchi ad ogni scalino.

La cosa che in assoluto detestava di più, di Draco, era la sua incredibile perfezione: era sembrato un fotomodello perfino la sera precedente, con quel paio di jeans sdruciti e i capelli arruffati sul collo.

Sarebbe stato perfetto anche a scuola.

Afferrò la borsa di Prada con decisione: sarebbe stata perfetta anche lei. Più che perfetta.

 

 

Draco si sollevò lentamente dalla tazza del water, afferrando della carta e pulendosi la bocca, tossicchiando.

Detestava il retrogusto amaro del vomito. Ma era sopportabile.

Si alzò definitivamente e lavò la faccia con abbondante acqua ghiacciata, spazzolò a fondo i denti e pettinò i capelli, lasciando la frangia libera sulla fronte.

Si trascinò in camera da letto, abbottonandosi la camicia bianca.

Nella stanza regnava il caos. Le valigie giacevano ancora spalancate e piene sul tavolino in fondo al letto matrimoniale, dal beautycase traboccavano creme costose e bagnoschiuma al cocco, decine di vestiti erano sparse per la stanza, come se fosse esplosa una bomba in una delle valigie.

 Draco raccattò i pantaloni dell’uniforme da terra e li infilò stancamente dalle gambe, la testa gli girava un po’.

Non aveva chiuso occhio tutta la notte. L’incontro con i suoi vecchi amici lo aveva messo tremendamente in agitazione.

Era sempre stato abituato ad avere gli occhi addosso: la sua famiglia era una delle più ricche e importanti di Manhattan e compariva sulle riviste ogni settimana (dopo il divorzio dei suoi addirittura ogni giorno) ma non gli piaceva sentirsi giudicato dai suoi amici.

Poteva anche andare bene che degli sconosciuti leggessero su di lui nelle riviste da quattro soldi o che postassero commenti acidi e invidiosi su Gossip Girl, ma i suoi amici no. Di loro si era sempre fidato.

Invece lo sguardo che le amiche di Pansy gli avevano lanciato era stato... inquietante.

A Draco era parso quasi di sentire i loro cervelletti mettersi in moto, recuperare un minimo di lucidità e organizzare piani malefici ai suoi danni.

E il comportamento di Blaise? Lui lo aveva guardato come se fosse stato affamato. Non gli aveva tolto gli occhi di dosso per tutto il tempo che era rimasto a casa Parkinson e gli era sembrato più famelico del solito. Non che lui e Blaise fossero chissà quanto amici, anzi quel ragazzo lo aveva sempre un po’ preoccupato, ma si era sentito passato ai raggi X.

Per non parlare poi di Pansy. Lei lo aveva guardato semplicemente arrabbiata. Delusa.

Non avrebbe dovuto andarsene di colpo, mesi prima, ma non aveva avuto scelta.

Si era sentito talmente osservato, la sera prima, che non aveva potuto fare a meno di chiedersi se ci fosse qualcosa che non andava in lui.

Quella mattina stessa si era ficcato due dita in gola e aveva vomitato la colazione.

Non voleva ricadere in quel tunnel, ma la gente era stata troppo cattiva con lui e lui non era ancora abbastanza forte per sostenere i loro sguardi.

Certo, l’articolo che Gossip Girl aveva postato nel suo blog quella sera stessa non lo aveva poi aiutato.

Era rimasto a sorseggiare Scotch fino alle due di notte, spulciando il sito per leggere di tutto quello che si era perso.

Era arrivato a leggere fino a maggio, e aveva notato come gli scoop che lo riguardavano sembravano sempre più piccanti di quelli che trattavano di altre persone.

Su una cosa i ragazzi dell’Upper East Side avevano avuto ragione: D. è tornato, e le cose non saranno più come prima.

 

 

Harry Potter si lasciò cadere stancamente sul sedile dell’autobus.

-Grazie al cielo!- gemette, facendo posto alla sorella vicino a lui -Non oso pensare a cosa avremmo dovuto fare se avessimo perso l’autobus!

-Qualcosa tipo arrivare alla stazione di corsa, prendere il treno, scendere dal treno, prendere l’autobus e arrivare a scuola con tre quarti d’ora di ritardo?- rise Hermione, lisciandosi i capelli castani.

Si era alzata due ore prima del necessario, quella mattina, per lavare i capelli, passarsi la piastra, truccarsi e scegliere accuratamente le scarpe da abbinare alla gonna blu e alla camicetta candida dell’uniforme della Constance.

Oramai era entrata nel  triennio finale del suo ciclo scolastico ed era ufficialmente sotto il regno di Pansy Parkinson.

Se si fosse comportata bene, da brava suddita, avrebbe sicuramente ricevuto inviti alle feste, ai balli e forse anche da qualche ragazzo.

Suo fratello era già all’ultimo anno del St.Jude e non sembrava preoccuparsi troppo delle feste, al contrario. Per lui contava solo ottenere la borsa di studio. E farsi notare dal ragazzo che gli piaceva.

-Harry, lo sai che è tornato Draco, vero?

Il ragazzo seduto affianco a lei quasi si strozzò con il caffè che stava sorseggiando.

-Cosa? E che vuoi che mi importi!- balbettò confusamente.

-Oh, Harry!- rise la sorella -Da quando ti ha rivolto la parola alla festa “Kings&Queens” dell’anno scorso non l’hai mai dimenticato. Ti piace!

-Non è vero!

-Sì che lo è! Ma se non ti sbrighi a farti notare se lo prenderà qualcun altro! Draco è il ragazzo più ambito da tutte le ragazze e anche da molti ragazzi. Ho letto su Gossip Girl che alla festa a casa di Pansy perfino il suo amico Blaise Zabini non gli scollava gli occhi di dosso!

Harry strinse i denti, fingendo indifferenza.

Purtroppo era vero: aveva una tremenda cotta per Draco da quando lo aveva visto a quella festa, secoli fa. Era stato l’unico ad essere stato così carino da rivolgergli la parola, nonostante non lo conoscesse nemmeno.

E poi era misteriosamente sparito nel nulla. Pochi giorni dopo aveva iniziato a girare la voce che fosse partito per il college.

Poi era tornato. L’aveva visto, alla stazione, più magro e bello che mai. L’aveva seguito fino a casa Parkinson e l’aveva visto salire, per poi scendere precipitosamente e con l’aria arrabbiata solo dieci minuti dopo.

Aveva passato la serata nel suo loft, a leggere informazioni sul suo ritorno. La pagina web di Gossip Girl era completamente intasata di commenti: tutti bramavano il ritorno di Draco!

Harry non vedeva l’ora di arrivare a scuola per scoprire se aveva qualche corso in comune con Draco.  Lo sperava con tutto il cuore, sebbene non lo avrebbe mai ammesso con nessuno.

Sua sorella lo aveva capito da un pezzo che era gay. Molto gay. Però lui non se la sentiva ancora di fare outing. Suo padre -il suo padrino, sarebbe meglio dire- era già rimasto abbastanza sconvolto quando Neil Patrick Harris aveva comunicato al mondo di essere gay, e aveva smesso di guardare “How I Met Your Mother” in preda a una crisi di identità.

Non osava pensare cosa avrebbe potuto dire dell’omosessualità del suo figlioccio.

L’autobus si fermò lentamente alla seconda fermata dell’Upper East Side (ne mancavano ancora tre prima della loro) e una testa bionda fece capolino dal basso.

Era Draco. Harry trattenne il fiato e nascose la testa tra le spalle in completo imbarazzo, fissando di sbieco il ragazzo.

 

 

Draco era nervosissimo. Si sentiva uno schifo.

La testa gli faceva un male cane per colpa di tutto lo Scotch che si era bevuto, non era riuscito a farsi un nodo alla cravatta decente e aveva improvvisamente capito di essersi messo i pantaloni sbagliati: quelli dell’uniforme dovevano essere beige o panna, e non blu come li aveva messi lui.

Si sedette sconsolato in un sedile vuoto, accanto al finestrino, e mise le cuffiette dell’i-phone nelle orecchie.

Mentre cercava le canzoni dei 30 Seconds To Mars nelle sue playlist si sentì improvvisamente osservato.

Alzò gli occhi di scatto e incontrò quelli marroni di una ragazza della Constance: indossava la tipica gonnellina blu e la camicetta bianca. Era seduta affianco a un ragazzo dai folti capelli neri che aveva la testa tuffata in un libro.

Sorrise alla ragazza che ricambiò.

Girò di nuovo la testa e fece partire la canzone “Stranger in a Strange Land”, lasciandosi cullare dal ritmo cadenzato della batteria.

Era arrabbiato a morte con sua madre: non solo non l’aveva ancora vista dopo la festa da Pansy ma non gli aveva nemmeno lasciato l’autista che lo portasse a scuola! Gli era toccato prendere l’autobus come uno di quei poveracci di Brooklin.

Draco lanciò di nuovo uno sguardo ai due ragazzi seduti accanto a lui. Loro erano certamente di Brooklin. La ragazza indossava delle ballerine blu delle quali non era possibile identificare la marca. Tutte le ragazze della Constance mettevano scarpe con gli stemmi o le firme bene in mostra.

Ricordò con un sorriso le decolleté che aveva calzato Pansy alla festa “Rosso Passione” del loro primo anno al triennio: la scritta “Marc Jacobs” era così grossa e pesante che si era staccata appena qualcuno le aveva urtato il piede.

Il ragazzo accanto alla piccoletta indossava delle converse grigie. Erano nuove e molto carine, doveva ammetterlo, ma niente a che vedere con le sue Lacoste a righine bianche e blu. Un po’ da gay, forse, ma costose.

Draco amava le cose costose. E detestava gli autobus.

Era un ragazzo abbastanza alla mano per essere dell’Upper East Side ma, appunto, era dell’Upper East Side.

Il mezzo rallentò nuovamente fino ad accostare al marciapiede. Draco tolse le cuffiette dalle orecchie quando vide chi stava salendo.

-Ron! Blaise! Da questa parte!- esclamò, sollevando un braccio in segno di saluto.

-Che ci fai su un autobus?- ridacchiò il rosso, lasciandosi cadere accanto a lui -A proposito, bentornato amico!

-Grazie! Potrei farvi la stessa domanda comunque!- rise in risposta.

Harry Potter, due posti più in là, si era appena sentito abbastanza sicuro da alzare lo sguardo sul biondo e si era immediatamente nascosto di nuovo dietro il suo libro alla vista del suo sorriso. Meraviglioso. Quel ragazzo era meraviglioso.

-Si da il caso che questo idiota- rispose Blaise indicando Ron -Si sia dimenticato di avvisare l’autista di passare a prenderlo a casa mia. Ci siamo dovuti adattare visto che il mio è fuori con mia madre.

-Idem- rispose Draco sorridente. Aveva già dimenticato gli sguardi lascivi di Blaise, la sera precedente.

-Oh, eccoci arrivati- disse Ron dopo un po’, alzandosi in piedi e lasciando uscire Draco dal sedile interno.

-E tu chi diavolo sei?- abbaiò Blaise, quando sbatté la spalla contro quella del ragazzo dai capelli corvini.

Quello alzò gli occhi, rivelandoli di un verde accecante che subito abbagliò Draco.

-Sono Harry- rispose gentilmente quello, sollevando la mano in direzione di quella di Blaise.

-Harry chi?- domandò ancora lui, guardandolo con disprezzo crescente.

-Potter. Harry Potter. Frequento la tua stessa scuola- rispose frettolosamente il ragazzo -Abbiamo la stessa cravatta, non vedi?

-Spiritoso- sibilò Ron, seguendo Draco fuori dall’autobus.

Blaise lanciò un ultimo sguardo a Harry, si soffermò qualche secondo in più sull’esile figura di Hermione e uscì con gli altri.

Harry scese dal bus con uno sguardo lugubre e la sensazione di essere una nullità.

 

 

Il sole splendeva tremendamente alto nel cielo di mezzogiorno e l’intero Upper East Side stava soffrendo il caldo.

Era particolarmente brutto per i 230 ragazzi del St.Jude e per le 215 studentesse della Constance: nei loro refettori c’era un’aria irrespirabile di cibo scadente e sudore e i poveretti erano stati costretti a uscire all’aperto dove, se possibile, faceva ancora più caldo.

Pansy Parkinson e le sue amiche erano appena uscite dal portone della Constance e si dirigevano a passo spedito verso l’unico punto in ombra del giardino: gli scalini d’ingresso più in alto, quelli vicini al vecchio platano.

Camminavano in bilico sui piccoli tacchi da scuola (massimo sette centimetri!) e le loro borse firmate piene dei loro costosi pranzi pronti sbattevano delicatamente sui loro fianchi.

-Levatevi- disse scocciata Pansy alle sei ragazzine che si erano sedute all’ombra. Ragazzine che non dovevano avere più di quindici anni e che ancora non sapevano chi comandava.

Non ci misero molto a capire: scattarono sull’attenti come soldatini, raccolsero le loro cose e sparirono.

-Che fastidio queste matricole!- gemette Calì Patil appoggiando il suo bauletto Versace sullo scalino con una certa cura -Bisogna sempre insegnargli tutto!

La gemella annuì, aprendo la borsa Alviero Martini alla ricerca del suo pranzo.

Lavanda sospirò, cercando di nascondere la sua gigantesca shopper Emporio Armani dietro la sua schiena. Perché sbagliava sempre a vestirsi? Tutte avevano dei bauletti e lei una shopper! Doveva assolutamente procurarsi una nuova borsa. Un bauletto o due abbastanza grandi da contenere alcuni libri scolastici. Avrebbe provveduto quel pomeriggio stesso.

-Impareranno, vedrai- annunciò Daphne sedendosi accanto a Pansy, sullo scalino più alto. Pansy non le disse niente e i suoi occhi si illuminarono. Era abituata ad essere sempre cacciata dallo scalino più alto.

-Ragazze?- le chiamò una voce femminile e dolce.

Pansy alzò la testa, riconobbe la ragazza e si sforzò di sorridere e avere un tono di voce squillante.

-Hermione! Che bello vederti! Come vanno gli inviti?

-Sono finiti- annunciò la ragazza con orgoglio, porgendole una scatola dorata nella quale riposavano un centinaio di buste.

Pansy prese la prima, quella dove il suo nome era scritto con la bellissima grafia della piccola H, e la aprì con delicatezza.

 

Cara Pansy Parkinson,

sei stata invitata alla festa “Baciami sulle labbra” che si svolgerà Sabato 10 Settembre al numero 12 di Evergreen Street.

Festeggiamo insieme l’inizio del nuovo anno scolastico!

È gradito abito da sera.

Il comitato di Organizzazione Scolastico

 

-Oh, Hermione sono deliziosi!- squittì Pansy, sinceramente colpita dalla bravura della ragazzina -Hai una scrittura davvero meravigliosa!

-Grazie- arrossì lei.

-Eccoti il tuo invito, come promesso!- Pansy le porte una delle buste argentate rimaste in fondo alla scatola, quelle senza destinatario che andavano sempre fatte in caso comparisse la necessità di invitare qualcuno all’ultimo minuto.

Hermione stava per ringraziare quando qualcuno di molto bello arrivò a disturbare la quiete della regina.

-Ciao Pansy!- salutò Draco salendo gli scalini con uno yogurt magro in mano -Ciao ragazze!

Pansy notò con fastidio che indossava dei pantaloni blu. Sempre il solito rivoluzionario pronto a farsi notare da tutti. Cos’era? Non si sentiva abbastanza osservato con l’uniforme tradizionale?

-Ciao- risposero tutte freddamente.

-Oh, ciao! Io sono Draco- sorrise all’indirizzo della nuova ragazza.

-Hermione- rispose lei sorridendo. Draco era il suo idolo.

-Che fate?- domandò Draco adocchiando gli inviti con curiosità -Quando c’è la festa?

Tutte le ragazze si girarono a guardare Pansy, aspettando con ansia una sua risposta. Lei le fulminò con gli occhi, poi si sforzò di sorridere e rivolse uno sguardo languido a Draco:

-Sabato. E... tu non sei invitato.

-Oh- disse semplicemente Draco, prendendo in mano il cucchiaino e dando la caccia a un pezzo di frutta per non far vedere il disagio.

-Sai, non sapevamo saresti tornato, tu non ce l’avevi detto, e abbiamo finito gli inviti.

Daphne nascose un sorriso acido dietro il suo cappuccino e le gemelle Patil si guardarono furbette.

-Veramente ci sono...- iniziò ingenuamente Hermione.

-Non stavi andando via?- la liquidò Pansy.

-Certo... io... beh, ciao!

-Ciao, è stato un piacere conoscerti!- la salutò Draco mentre Hermione raccoglieva le sue cose e scappava via intimidita.

-Dobbiamo andare anche noi- esordì Pansy alzandosi in piedi e mettendosi la Prada sottobraccio -Ho una riunione con il Comitato Diplomandi, dobbiamo decidere da adesso chi terrà il discorso di fine anno.

-Oh- disse si nuovo Draco.

-A meno che tu non voglia che ti aspettiamo, non hai ancora finito il tuo yogurt- continuò Pansy, continuando però a scendere gli scalini.

-Pansy!- la chiamò Draco. Lei si girò e gli puntò gli occhi scuri addosso.

Era davvero carina. La gonna dell’uniforme perfettamente stirata conteneva la camicetta bianca immacolata. Ai piedi calzava delle semplicissime zeppe Emporio Armani non troppo alte, le unghie delle dita dipinte di blu. I capelli neri erano intrappolati in un caschetto corto e la fronte nascosta dalla frangetta folta.

-Pansy, qual è il problema?- domandò scendendo anche lui di un paio di scalini.

Anche lei lo guardò. Draco non era semplicemente carino. Era dannatamente bello.

I suoi capelli erano di un biondo talmente chiaro da sembrare quasi bianco, dai riflessi dorati. Gli occhi grigi come un cielo in tempesta facevano capolino dalla frangia spettinata e le labbra erano sottili ma appetitose. Era magro come un modello, forse un tantino troppo basso, e la sua vita era stretta come quella di una donna.

-Draco, te ne sei andato senza dirmi niente! Sei scomparso per mesi! Qual è il problema secondo te?- rispose lei acida, con un tono di voce forse troppo forte.

Il cuore di Draco si strinse. Si era sentito davvero in colpa, ma non aveva potuto fare a meno di sparire... se Pansy avesse saputo...

-Ne parliamo stasera ok? Alle otto al Palace.

-Devo uscire con Ron. Lui non se n’è andato all’improvviso, ha la precedenza.

-Ron aspetterà. Noi due siamo più importanti, Pan.

Anche il cuore di Pansy si strinse forte. Erano secoli che non si sentiva chiamare “Pan” e le era mancato terribilmente.

-Va bene allora. Alle otto.

Draco annuì e la seguì con gli occhi mentre se ne andava.

Gettò via il suo yogurt ancora mezzo pieno e si diresse a grandi passi verso il St.Jude.

 

 

L’ora di pranzo è sempre una guerra fredda nell’Upper East Side!

P. e D. hanno avuto un acceso scontro proprio sui gradini davanti alle due scuole più esclusive di Manhattan!

Gira voce che questa sera si incontreranno al Palace per parlare.

Riusciranno a fare pace o accenderanno la miccia di un cannone?

Scoppierà la guerra o arriverà la pace?

Onestamente? Io spero per la guerra!

XOXO

Gossip Girl

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Capitolo 3
*** A Beautiful Lie ***


Avvistati! D. è appena sceso dalla sua lussuosissima suite all’ultimo piano del Palace per andare al bancone del bar, mentre P. ha appoggiato proprio adesso il suo tacco 12 sul marciapiede di fronte all’hotel.

D. ha ordinato un Gin Fizz e un Martini. Conosce bene i gusti della sua amica. P. sta lentamente salendo le scale di marmo.

Attendiamo tutti con ansia l’esito di questo incontro! Il futuro dell’Upper East Side si sta decidendo adesso!

Scenderemo tutti in guerra o i due regni di Draco e Pansy si riuniranno sotto un’unica corona?

Si accettano scommesse

XOXO

Gossip Girl

 

 

Draco faceva girare l’oliva in fondo al suo bicchiere con lo stecchino che sorreggeva l’ombrellino. Aveva un’aria tremendamente annoiata e quello che aveva in mano era già il secondo Martini, ma era sceso in anticipo per non far aspettare Pansy e non aveva resistito.

Indossava una camicia celeste che metteva tremendamente in risalto i suoi occhi e dei jeans a sigaretta così stretti che alcuni si chiedevano come facesse a respirare. Ma Draco Malfoy può mettere addosso qualsiasi cosa e stare sempre perfettamente a suo agio. Non sono i vestiti il suo problema.

Il ragazzo al bar gli sorrise porgendogli delle patatine, che rifiutò con un gesto della mano, senza alzare gli occhi dal suo I-phone: Gossip Girl aveva appena scritto che Pansy era stata vista davanti al Palace. Sarebbe arrivata a momenti.

La ragazza infatti comparve alla porta del bar nel giro di due minuti, dritta su due tacchi altissimi e avvolta in un abito che da lontano sembrava nientemeno che un Fendi.

Draco sollevò un braccio sottile e sventolò la mano per farsi vedere. Pansy non sorrise né diede alcun segno di gioia. Mosse semplicemente in avanti con aria altezzosa e si accomodò sullo sgabello accanto il ragazzo con un salto aggraziato.

-Ciao Pan- sorrise invece Draco.

-Dra- soffiò lei senza nemmeno rendersi conto di aver tirato fuori dalla sua mente il soprannome con cui lo chiamava da quando avevano dieci anni.

-Ti ho ordinato un Gin Fizz, va bene?- continuò lui, porgendole un bicchiere dal quale spuntavano uno spicchio di limone e uno spiedino di fragola e mela.

-Grazie- mormorò Pansy afferrandolo. La sua borsetta finì a terra e Draco si chinò a raccoglierla.

-Grazie- disse di nuovo Pansy, rigida e nervosa.

Draco sorrise a disagio, e tentò di intavolare una conversazione:

-Allora, come vanno le cose? Cosa mi sono perso?

Pansy sollevò lo sguardo su di lui, fulminandolo da dietro il mascara.

-Oh, niente di che. Mio padre ha chiesto il divorzio ed è scappato con un uomo. Mia madre è dimagrita. Ha fatto un lifting. Tutto sommato si può dire che vada bene.

Draco rimase scioccato da quella confessione apparentemente disinteressata.

Non poteva credere che Rod Parkinson fosse gay. Conosceva bene quel genere di persone, in fondo lui stesso aveva spesso frequentato anche uomini, e non avrebbe mai pensato che il padre di Pansy potesse appartenere a quella categoria.

-Pansy, mi dispiace davvero... io non ne sapevo niente.

-Certo che no. Avrei voluto dirtelo, sai? Ti ho chiamato perché volevo sentire la tua voce, mi sentivo uno schifo. E tua madre mi ha detto “Draco è andato in collegio, non te l’ha detto?”. Hai idea di come possa essermi sentita?

-È successo così in fretta, Pan, credimi. Avrei dovuto dirtelo, lo so, ma non ne ho avuto l’occasione.

-I telefoni non esistono in collegio? Le mail?

No. Nel posto dove era stato lui non era permesso avere contatti con l’esterno. Ma questo a Pansy non poteva dirlo.

-Senti, lo so che ti senti tradita e che non vorresti avere niente a che fare con me. Ti ho vista oggi con Daphne e le altre, sei la regina e io non voglio portarti via niente...

-Perché, se volessi potresti portarmelo via?- esclamò Pansy improvvisamente più aggressiva.

-No!- esclamò Draco -Io... voglio solo che noi due torniamo ad avere il bellissimo rapporto di prima! Mi manchi, Pan! Mi manca dormire da te, fare colazione insieme da Starbucks, ubriacarci e fare sciocchezze in un locale, provarci tutti i vestiti di un negozio... mi manca.

Pansy lo guardò e si perse per un momento nei ricordi.

Aveva passato dei bellissimi momenti con Draco, non lo poteva negare.

Ricordava benissimo di quando erano andati insieme in vacanza in Italia, un anno prima, e avevano passato l’estate più bella della loro vita, visitando ogni angolo di Roma ed entrando in ogni singolo negozio di lusso che trovavano, comprando qualcosa ogni volta.

Avevano fatto il bagno nella fontana di Trevi ridendo e schizzandosi finché qualcuno non gli aveva urlato qualcosa di incomprensibile e se ne erano andati inciampando per le risate.

Avevano alloggiato in una gigantesca suite di un gigantesco hotel e avevano passato ogni notte a guardare i più assurdi programmi italiani su RealTime TV e farsi portare dal ristorante ogni sorta di dolcetti.

E Pansy doveva ammettere che Draco le era mancato terribilmente negli ultimi mesi. Era arrabbiata con lui perché non l’aveva avvisata della partenza ma ogni singolo giorno aveva sperato in una sua chiamata, un suo messaggio o almeno un suo cenno di vita.

E finalmente era tornato.

Per quanto ancora poteva essere arrabbiata con lui? Non poi tanto.

-Ti sei perso una serie di crisi nervose di Pamela Parkinson- disse sorridendo, finalmente -Dovevi vederla il giorno dopo il lifting, non riusciva nemmeno a muovere le sopracciglia.

Draco rise, libero da un peso, e sentì la sua anima molto più leggera.

-E anche il compleanno di Ron. Dio, memorabile! Si sono ubriacati tutti e quel deficiente di Ernie Macmillan ha vomitato sul vestito di Daphne! Avresti dovuto veder la sua faccia! Impagabile!

Draco rise di nuovo, mettendo in mostra il sorriso perfetto e facendo sentire la sua risata cristallina. Il cameriere di poco prima si girò verso di lui e sorrise di rimando, incantato da un ragazzo così bello.

-Adesso devo andare, Dra- disse Pansy, tirando anche lei di nuovo fuori il vecchio soprannome -Ron e io abbiamo appuntamento a casa mia, mia madre non c’è e prevedo un appuntamento focoso.

-Oh, ma dai!- esclamò Draco -Allora buon divertimento e grazie di essere venuta Pan, sono contento che abbiamo sistemato le cose!

-Anche io. Ci vediamo domani a scuola!

La ragazza sorrise e si avviò verso l’uscita, indossando il suo giubbetto da mezza stagione e stringendo la pochette. Il suo autista era lì fuori che l’aspettava.

Draco, sorridendo, si voltò verso il cameriere moro e ordinò il terzo Martini.

 

 

-Che fai, Hermione?- domandò Harry, entrando nel suo loft di Brooklin dopo un pomeriggio passato in biblioteca.

-Hai studiato tutto questo tempo, Harry? Santo cielo, la scuola è iniziata oggi!

-Lo sai, Herm, l’anno prossimo devo andare all’Università e non otterrò mai la borsa di studio se non mi impegno seriamente!

-Come vuoi! Io sto cucendo il mio vestito per la festa “Baciami sulle Labbra”, sono stata invitata sai?- la ragazza sembrava al culmine dell’eccitazione e si alzò improvvisamente per prendere un ritaglio di giornale.

-Vedi?- chiese mostrando al fratello un vestito Dior -Lo faccio come questo, però nero.

-Carino- disse semplicemente Harry, scaricando la borsa sul divano in salotto e recandosi in cucina -Dov’è Sirius?

-Stasera è fuori con Remus e Tonks. Ha detto di ordinarci la cena.

-Oh, ok.

-Sai, ho letto su Gossip Girl che al Palace c’è un po’ di movimento. Sarei uscita ma devo assolutamente finire il vestito... altrimenti sarei andata, avrei sicuramente incontrato Draco.

-Draco?- ripeté Harry di nuovo e improvvisamente interessato.

-Oh, sì. Alloggia al Palace, non lo sapevi? Su Gossip Girl c’è scritto che avrebbe avuto un incontro con Pansy stasera, ma sicuramente è troppo tardi adesso. Sarà lì, tutto solo, a bere un drink dopo l’altro, incredibilmente annoiato...

Harry deglutì la poca saliva che aveva in gola. Il solo pensiero di Draco lo mandava in brodo di giuggiole.

-Allora, per te va bene se ordino all’indiano?

Harry dovette riflettere solo tre secondi, prima di decidere.

-Sai, in effetti credo che uscirò.

-Sì?- chiese Hermione con aria di finta sorpresa.

-Sì. Credo proprio che uscirò. Vado bene così?- Harry spalancò le braccia per permettere a Hermione di vedere i suoi vestiti: jeans stretti, camicia bianca e maglioncino verde.

-Perfetto. Allora buon divertimento.

-Grazie!- gridò Harry uscendo di nuovo.

Hermione sorrise furbetta. Quel ragazzo era così... tonto. E lei aveva ordinato all’indiano cibo sufficiente per una sola persona.

 

 

Blaise Zabini varcò le soglie del Palace cinque minuti dopo che Pansy era uscita dalla stessa porta.

Camminò per il bar con il suo passo sicuro, le spalle dritte e il mento puntato verso l’alto. Cercava una persona in particolare.

Finalmente vide una testa particolarmente bionda e un fisico particolarmente longilineo. Draco.

Si diresse a grandi passi verso il bancone del bar e tirò fuori la sua migliore voce sensuale.

-Ciao Draco- mormorò accomodandosi sullo sgabello accanto a quello del biondo.

Il ragazzo voltò leggermente la testa, con gli occhi socchiusi, e inquadrò la figura di Blaise, stretto in un completo color crema e quasi soffocato in una camicia lilla. Così tremendamente pieno di sé.

-Blaise- mormorò anche lui.

-Allora, come vanno le cose? Non mi hai ancora detto perché te ne sei andato così in fretta... anche se qualche idea me la sono fatta.

Draco fece una smorfia.

-Senti, non ho voglia di sentire le tue stupidaggini, ora. Ho bevuto troppo e a stomaco vuoto, devo andare a mangiare qualcosa.

Draco fece per alzarsi ma Blaise lo bloccò sullo sgabello mettendogli una mano sulla spalla.

-Conosco bene il cuoco del Palace- lo informò con voce soave -Possiamo andare nelle cucine e mangiare qualcosa lì. Non credo arriveresti al bar più vicino senza cadere a terra.

Draco lo fulminò. Non era così ubriaco da cadere a terra!

-Solo perché ho fame- scandì violentemente e si alzò. Dondolò appena ma Blaise lo trattenne per un braccio e iniziò a guidarlo verso le cucine.

 

 

-Grazie mille, Hugo- sussurrò Blaise in direzione del grosso chef del Palace, che sorrideva mentre afferrava i duecento dollari che l’altro gli porgeva -Chiudi pure le porte mentre vai via.

L’uomo aveva colto perfettamente la scintilla di lussuria in fondo agli occhi di Blaise ma non se ne curò poi tanto. Se ne andò in silenzio, lanciando un’ultima occhiata al bellissimo ragazzo biondo e pallido seduto sul bancone.

-Questo panino è buonissimo!- gemette Draco, addentando ancora la sua piccola pagnotta ripiena di formaggio e tartufo.

Fra i panini avanzati aveva scelto il più piccolo, nonostante avesse detto di avere fame. Nessuno ci aveva fatto caso, tantomeno Blaise che in quel momento era stato troppo impegnato a osservare il suo culo con attenzione.

-Allora- iniziò Blaise appoggiando le mani ai lati delle cosce di Draco e rinchiudendolo tra il suo corpo e il bancone su cui era seduto -Cosa possiamo fare per passare il tempo?

Draco storse le labbra, mandando giù il panino. Blaise non gli piaceva quella sera. Era inquietante.

-Grazie per il panino. Ora penso che salirò...

-Non pensi di dovermi ringraziare in qualche modo migliore? Io avrei un paio di idee.

-È solo un panino, Blaise.

Il ragazzo sorrise e si sporse di più verso Draco, cercando le sue labbra con le sue.

-Blaise, ma che fai? Non eri etero?- gemette Draco scansandolo.

-Nessuno è realmente etero nell’Upper East Side- rispose tranquillamente Blaise Zabini -Specialmente se ci sono bei ragazzi come te, con questi meravigliosi culi.

La mano di Blaise scese lungo il profilo del fianco di Draco, sfiorando il suo gluteo.

-No, non mi sembra il caso- disse frettolosamente Draco, cercando di alzarsi e venendo bloccato dalle forti braccia di Blaise, che lo ancorarono al bancone.

-Che c’è, hai paura che Ron lo scopra?

Draco sentì come una stilettata al cuore.

-Ron?- balbettò, gli occhi argentei spalancati.

-È perfettamente inutile che tu faccia finta di niente. So cosa hai fatto, al matrimonio di Bill Weasley.

Draco si sentì di nuovo morire. Blaise sapeva.

 

Era una giornata incredibilmente calda per essere maggio.

Il ricevimento si stava svolgendo in un meraviglioso palazzo fuori New York e gli invitati erano rilassati e felici.

Draco camminava dondolando appena verso il bar dell’abitazione. Aveva in mano una bottiglia di Champagne che aveva rubato dal banchetto ma che non riusciva ad aprire.

Gli serviva un cavatappi o qualcosa di simile.

Arrivò in una grande stanza dal pavimento di marmo rosa, un pianoforte era abbandonato in un angolo e c’era un lunghissimo piano bar di un meraviglioso legno scuro.

Ronald Weasley, fratello dello sposo, se ne stava tranquillamente seduto a uno dei tanti sgabelli e sorseggiava un drink arancione.

Draco sorrise e mosse in avanti, facendo sbattere la bottiglia di Champagne sulla sua coscia sinistra.

-Ciao Ron- mormorò sedendosi sullo sgabello accanto a lui.

Il rosso sollevo lo sguardo e gli sorrise dopo qualche secondo. Sembrava averci messo un po’ a inquadrare la figura di Draco.

Il biondo notò che l’altro aveva tolto la giacca blu e anche la cravatta, rimanendo in pantaloni e camicia. Semiaperta.

-Ciao Dra.

-Fa caldo, vero?- disse sensualmente il biondo. Tolse la giacca grigia e sfilò via dal collo anche la cravatta verde, senza nemmeno aprirla del tutto. I capelli biondi gli si drizzarono in testa.

-Davvero caldo- concordò Ron, versandosi l’ennesimo drink usando direttamente le bottiglie del bar.

Draco rise senza motivo, troppo ubriaco per capire cosa stesse facendo, e si sfilò anche i pantaloni, rimanendo in calzini bianchi e camicia.

Salì sul bancone del bar e iniziò a sfilare ridendo, giocando a far roteare la bottiglia.

-Dai, Ron! Vieni anche tu!

Il rosso rise con l’amico. Salì sul bancone dondolando e iniziò a seguire l’altro, afferrandolo per un braccio e attirandolo a te.

Draco era bellissimo anche in quello stato: i suoi occhi meno lucidi del solito sembravano più opachi, di un grigio più spento e incredibilmente bello, la sua pelle riluceva sotto un lieve strado di sudore, più pallida ed eterea che mai.

Ron non poté fermarsi e lo baciò.

Fu un bacio lungo e impuro, maledetto e peccaminoso, vorace e incredibile.

 

 

Pansy trattenne il fiato sconvolta.

Ron era seduto davanti a lei, lo sguardo basso e le mani tremanti. Le aveva appena confessato di aver baciato Draco Malfoy, il ragazzo con cui aveva appena fatto pace.

Pansy sentì il suo mondo crollarle intorno e la sua sicurezza perdersi come sabbia al vento, ma decise di ignorarlo. Doveva essere forte.

-Ma è stato solo un bacio, no?

Ron non rispose.

 

 

Le gambe di Draco erano fredde e lisce, bianche come il latte. Ron si sedette sul bancone ed esse gli si avvolsero intorno sensualmente.

Le dita bianche del ragazzo si intrecciarono ai capelli color fiamma del compagno, tracciando percorsi infuocati sul suo collo e tirando i ciuffi con passione.

Le loro bocce intrapresero una lotta violenta, facendo scontrare le lingue in un vortice di passione.

Anche i pantaloni di Ron finirono a terra in poco tempo.

Draco lasciò finalmente andare la bottiglia che cadde sul pavimento con un tonfo ovattato, senza rompersi.

Risero, ubriachi di vino e ubriachi di passione.

I loro boxer vennero calati giù, Draco venne girato di spalle e penetrato.

I loro gemiti e i loro ansiti erano sensuali e rochi, entrambi stavano raggiungendo in fretta l’apice del piacere. I loro orgasmi si riversarono dentro e fuori di loro, facendoli tremare d’emozione e soddisfazione.

Si trovarono di nuovo faccia a faccia, i capelli appiccicati sulla fronte per il sudore, i muscoli ansanti per la fatica.

Draco attaccò il collo di Ron con morsi famelici, il rosso strinse i suoi glutei fino a fargli male.

Quello non era amore. Quello era puro sesso selvaggio.

Blaise Zabini era appoggiato alla ringhiera che proteggeva il piccolo pianerottolo che collegava il bar al corridoio. Sorseggiava il suo drink e si godeva lo spettacolo.

 

 

Pansy scattò in piedi, in preda alla confusione.

-Tu! Hai fatto sesso con Draco! Sei... sei etero, per la miseria! Sei etero, vero?- strillò con rabbia.

-Io... Pansy si, sono etero! Eravamo ubriachi persi, ci eravamo lasciati da poco, Draco era lì, era caldo... avevamo entrambi bisogno di una scopata! È stata solo una scopata, Pansy!

-Vattene!- ruggì la ragazza in preda alla furia -Non voglio più vederti, mi fai schifo! Con il mio migliore amico, santo cielo!

-Pansy...

-Ron, vattene!

Il ragazzo le rivolse un ultimo sguardo pieno di rammarico e abbandonò la stanza in silenzio.

Pansy scoppiò a piangere, gridò, tirò pugni al cuscino in preda alla rabbia più nera. Si sentiva tradita in maniera tremenda, dal suo ragazzo e dal suo migliore amico.

Dio, l’aveva visto giusto un’ora prima e non le aveva detto niente!

Pansy spense tutte le candele che aveva acceso per quella notte intima con un soffio furioso. Si gettò sul letto, tra i petali di rosa preparati per creare un’atmosfera più romantica, e pianse.

 

 

-Credevi che nessuno lo sapesse? Io so sempre tutto, Draco.

-Noi... eravamo ubriachi- iniziò Draco.

-Non vuol dire niente- lo zittì Blaise -Non mi sarei mai aspettato una cosa del genere da te, Draco. Sei il migliore amico di Pansy...

-Si è trattato di un incidente!

-No,  credo che invece mi somigli più di quanto immagini.

-No, quella è... acqua passata. Sto cercando di cambiare.

-Oh, ti preferivo prima- mormorò lascivamente Blaise.

Si abbassò verso il viso di Draco e cercò le sue labbra.

Draco lo guardò in preda al panico, impreparato a una reazione del genere. Tentò di colpire Blaise ma quello lo intrappolò con le mani, aggredendo il suo collo con baci non accetti.

-Smettila! Blaise, smettila! Smettila!- iniziò a gridare Draco. Non sapendo cosa fare.

Non c’era nessuno in quella dannata cucina, nessuno che potesse aiutarlo. Blaise lo sapeva bene, per questo lo aveva portato lì.

Draco iniziò a maledire il momento in cui aveva accettato l’aiuto di Blaise.

-Smettila! Smettila!- ripeté ancora Draco. Diceva quella parola all’infinito, come un disco rotto, sperando che Blaise lo ascoltasse, mentre cercava soltanto di catturare le sue labbra.

-Smettila, idiota! Lasciami!- gridò Draco, e in un impeto di rabbia riuscì a spingere via il ragazzo e a colpirlo dove fa più male. Blaise si accasciò a terra, tenendosi una mano all’inguine, e Draco scappò via dalle cucine, con i primi bottoni della camicia slacciati e i capelli arruffati sulla testa.

 

 

Harry Potter era appena entrato al Palace e gironzolava per il bar in completo disagio. C’era tutta gente vestita bene che sorseggiava bibite costose.

Harry indossava un maglioncino da settanta dollari, delle scarpe da ottanta e dei jeans da solamente venticinque. Probabilmente un solo orecchino di quella signora che vedeva davanti a lui costava circa il decuplo di tutti i suoi vestiti messi insieme.

Il ragazzo sospirò, scoraggiato. Se anche avesse trovato Draco, che gli avrebbe mai potuto dire?

Fece per tornarsene sui suoi passi quando un ragazzo gli finì violentemente addosso.

-Scusa!- disse Harry automaticamente, sollevando gli occhi sulla persona che lo aveva colpito.

Draco.

Due occhi argentei lo fissavano stralunati. Draco rimase immobile per pochi secondi, guardando immobile Harry, prima di andare via in fretta e furia.

Harry non lo aveva mai visto così: spettinato, sconvolto e silenzioso.

Qualcosa di nero e luccicante attirò la sua attenzione. Abbassò gli occhi e vide un grosso I-phone che rifletteva sul suo schermo le luci soffuse del bar.

Il ragazzo lo prese in mano e lo girò. La cover che lo fasciava era nera, con al centro un disegno di un triangolo bianco, attraversato nel mezzo da una riga, anch’essa bianca.

Era una triade, il simbolo del gruppo “30 Seconds To Mars” .

Quell’I-phone doveva essere sfuggito dalle tasche di Draco durante lo scontro: quella mattina stessa Harry lo aveva sentito canticchiare “Stranger in a Strange Land” sull’autobus. In mano aveva un I-phone.

Era certamente di Draco.

Harry non riusciva a credere alla sua fortuna: aveva una scusa per parlare con lui!

Quasi non fece caso a uno scontento Blaise Zabini che usciva dalle cucine con un’espressione maniacale in viso, né fece caso a una ragazza che gli scattò una foto con il suo Blackberry.

Harry uscì dal Palace toccando il cielo con un dito, solo per essersi scontrato con l’uomo dei suoi sogni.

 

 

Buonasera Upper East Side!

La vostra giornata è stata produttiva? Il primo giorno di scuola vi è piaciuto?

Beh, sembra che per i nostri ragazzi preferiti sia stata particolarmente interessante!

D. e P. hanno fatto la pace, lo testimonia questa foto che mi è arrivata da Melanie92, grazie Melanie!

Pansy sarebbe dovuta essere felice! Perché allora Ron è stato visto scappare da casa sua dopo nemmeno cinque minuti che era salito? Che P. lo abbia cacciato? E per quale motivo?

Anche al Palace la serata è stata movimentata! Sia B. che il Ragazzo Solitario sono stati visti entrare, apparentemente entrambi alla ricerca del nostro biondino del cuore.

Ma mentre B. è uscito stringendo i pugni con una strana aria arrabbiata, il Ragazzo Solitario camminava tre metri sopra il cielo.

Mi dispiace B. ma i soldi non possono comprare proprio tutto.

E dopo questa pillola di saggezza, ci ritiriamo tutti in attesa della festa “Baciami sulle Labbra”. E indovinate un po’ chi è che adora le feste?

XOXO

Gossip Girl

 

 

TITA’S CORNER

Salve, EFP!

Sono davvero, davvero felice di come questa storia stia funzionando! Già tantissimi di voi la seguono e ha già ricevuto ben 15 recensioni! Spero che non vi fermerete qui e che continuerete a leggere e recensire! I vostri pareri sono il mio pane quotidiano!

Lasciate che vi spieghi un momentino i warnings, miei cari!

Questa storia è AU e non penso ci sia bisogno di dire perché! I personaggi di Harry Potter sono tutti ricchi, belli e dannati, vivono a New York e non hanno poteri magici! Più AU di così si muore!

È sia Het che Slash in quanto, come avete potuto vedere, ci sono sia coppie etero che coppie gay (e anche coppie confuse, a quanto pare) ma non ci saranno accenni di Femslash perché non ne ho mai letto e non saprei scriverlo...

Infine è OOC. Di solito tento di mantenere i miei personaggi più simili possibile agli originali ma in questa storia è pressoché impossibile! Draco non sarebbe mai come Serena nei libri della Rowling ma, per forza di cose, qui lo è. Inoltre ritengo che in ogni storia Slash andrebbe inserito l’avvertimento “OOC” perché nessuno dei personaggi della Rowling è omosessuale. Rendere gay Harry Potter è già un grande stravolgimento della trama originale, il che mi porta a inserire sempre OOC.

Bene, detto ciò, spero davvero seguirete e recensirete ancora questa storia, sia chi conosce, sia chi non conosce Gossip Girl!

Ammetto che non è niente di incredibilmente fantasioso e originale, in quanto la maggior parte della materia è presa dal telefilm.

Beh... al prossimo capitolo!!

 

Avviso per i lettori di Siamo pronti a morire per amore?

Come avrete notato, sono in tragico ritardo con l’aggiornamento. Purtroppo sono stata fuori, poi sono stata male e non prevedo di finire il nuovo capitolo prima del weekend.

Mi dispiace tantissimo. Abbiate pazienza!

Un bacio

T

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Capitolo 4
*** Welcome to my life ***


Tic, Toc!

Buongiorno Upper East Side! Non sentite la vostra sveglia suonare? Sono le sette e un quarto di sabato mattina!

No, non è che la prima settimana di scuola sia volata, è che proprio non c’è stata! Qui nell’Upper East Side le scuole iniziano il venerdì, in modo da poter fare una festa subito, con la scusa dell’inizio della scuola!

E che festa sia, gente! Stasera vi aspetto tutti al party “Baciami sulle Labbra” organizzato da P. e dal comitato scolastico!

Non vedo l’ora di osservarvi tramite i miei mille occhi e rivelare i vostri incontri segreti e i vostri baci rubati.

A questa sera, Upper East Side!

XOXO

Gossip Girl

 

 

Draco stava guardando la sua brioche farcita da minuti.

Non aveva davvero voglia di mangiare ma sua madre, che era tornata solo quella mattina e non lo aveva ancora visto dal suo ritorno, gli aveva messo davanti quella stupida brioche straripante di marmellata e si era seduta davanti a lui, guardandolo fisso con i suoi occhi cerulei.

-Mangia, Draco- aveva semplicemente ordinato.

E Draco fissava il dolce da minuti.

Narcissa Black-non-più-Malfoy strinse gli occhi fino a creare due fessure azzurrine.

-Finché non mangi non ti faccio uscire.

Draco soffiò l’aria dal naso, borbottò qualcosa di incomprensibile e afferrò la brioche, staccandone un morso microscopico.

-Contenta?- ringhiò con la bocca piena.

-Devi finirla tutta- ripeté Narcissa agitando la mano bianca -E poi non capisco tutta questa fretta! Saranno appena le sette e venti e tu sei già pronto a uscire! La scuola non inizia alle nove?

Draco sorseggiò il succo di pompelmo.

-Voglio andare a trovare Tristan- buttò semplicemente lì.

Narcissa quasi si strozzò con il suo biscotto secco:

-Cosa vuoi fare?- gridò spalancando gli occhi.

-Andare a trovare Tristan- ripeté paziente Draco -Non lo vedo da mesi, è mio fratello e mi manca!

-Ma Draco... se ti vedessero entrare lì cosa penserebbero...

-Esattamente chi potrebbe vedermi, mamma?- sibilò Draco con rabbia.

-Lo sai. I paparazzi, Gossip Girl, quella gente lì.

-Mi stai dicendo che tu non sei mai andata a trovare tuo figlio perché avevi paura dei paparazzi?- Draco si alzò in piedi, sottolineando la sua ira.

-Lo sai che potrebbero rovinarci con due parole...

-Certo! Se scoprono che tuo figlio ha tentato il suicidio perdi il titolo di madre dell’anno, vero?

-Draco, sai cosa intendo, loro...

-Tu e Lucius ci avete rovinati mamma! A me e a Tristan! Se non foste stati così... egocentrici e pieni di voi forse vi sareste accorti che i vostri figli erano al limite!

Narcissa rimase senza parole. Non mosse un dito mentre il figlio raccoglieva le sue cose con rabbia, apriva la porta e se la sbatteva alle spalle.

La brioche rimase sul tavolo praticamente integra.

 

 

Il Centro Ostroff non era lontano da casa di Draco.

Il ragazzo scosse la testa quando l’autista fece cenno di volerlo portare in auto, abbassò gli occhiali a proteggere gli occhi vitrei e prese a camminare velocemente lungo la sua via.

Impiegò meno di venti minuti per raggiungere l’edificio.

Era un palazzo grande e alto, di mattoncini scuri, con ampie vetrate che si aprivano su tutte le fiancate a spezzare l’uniformità dei mattoni. Era circondato da un ampio cortile verde, pieno di alberi e fontane per gli uccellini.

Una gabbia dorata. Pensò Draco mentre entrava spingendo le porte di vetro pesante. Una gabbia dorata ma pur sempre una gabbia.

Salì al ventesimo piano senza indugi e si rivolse alla donna grossa e massiccia che sedeva alla reception con uno dei suoi migliori sorrisi:

-Salve, sono Draco Malfoy, sono qui per vedere mio fratello Tristan. È stato ricoverato tre mesi fa...

-Tristan Malfoy, certo!- squittì lei, con una vocetta nasale che ben poco si addiceva al suo fisico importante -Quel caro ragazzo! Ha fatto bene a chiedere, lo abbiamo trasferito due giorni fa in una stanza singola, visto che il suo compagno di camera è stato dimesso. La accompagno.

Draco la seguì in quel dedalo di corridoi mordendosi le unghie, non stava più nella pelle dalla voglia di riabbracciare il fratello.

-Trix!- esclamò quando finalmente gli fu davanti.

Seduto con la schiena appoggiata su una pila di cuscini, in un letto monumentale, un ragazzo sui diciotto sollevò le ciglia dal libro che stava leggendo con aria annoiata.

Quando il suo sguardo incontrò quello di Draco le sue labbra si aprirono in un sorriso meraviglioso.

-Dra!- gridò facendo sobbalzare l’infermiera. Il più piccolo corse verso il fratellone e gli saltò addosso.

-Dio, come stai?- domandò Tristan scansando definitivamente il libro.

-Io... meglio! Davvero! Non vedi? Sono migliorato!- rise, alzandosi in piedi e improvvisando una sfilata per la stanza.

Tristan rise, afferrandolo poi per un braccio per attirarlo a sé.

Insieme erano uno spettacolo bellissimo. Così simili e così uniti...

Fisicamente erano come due gemelli. Quasi due gocce d’acqua.

Entrambi dalla magrezza quasi eccessiva -sebbene Draco di più- avevano un viso spigoloso e particolare, mani dalle dita lunghe e occhi del colore del cielo e del ghiaccio.

Draco era semplicemente un po’ più chiaro di capelli e di carnagione, gli occhi somiglianti a quelli di un albino, mentre Tristan aveva i ciuffi del colore del sole e gli occhi più profondi.

-Tu invece come stai?- domandò Draco pensieroso, staccandosi dall’abbraccio e fissando il fratello.

-Bene- annuì Tristan.

-Bene?

-Bene!

Risero, divertiti da quello scambio di battute e felici di essere di nuovo insieme. In fondo erano stati costretti a stare separati per mesi...

-Dai, andiamo! Ti porto a colazione!- esclamò Draco, scattando in piedi e iniziando ad aprire cassetti a caso, tirando fuori calzini e mutande.

-Cosa? Non serve un permesso?- mormorò Tristan inclinando la testa ma infilando comunque i calzini e i boxer puliti.

-Oh, non me ne frega niente del permesso! Falsifico la firma di papà! Dai, dammi un foglio...

-Non credo proprio, ragazzi.

Entrambi si voltarono di scatto verso la porta, due identiche espressioni di sgomento dipinte sui visi.

-Mamma?- chiese Tristan sorpreso.

-Ciao, tesoro- sorrise lei -Draco, ti avevo detto di non venire qui o sbaglio?

-E perché non dovrebbe venire?- domandò acido Tristan -La sua visita mi ha fatto molto piacere!

-Dimenticavo, tu non lo sai! Non posso venire perché i paparazzi potrebbero vedermi e pensare male di noi! E dopo come fa mamma a risposarsi con quell’idiota se viene a sapere che ha due figli problematici?- cantilenò Draco con voce odiosa, assottigliando lo sguardo.

-Antonin non è un idiota!- sbottò Narcissa -Draco, ti proibisco di dire queste cose!

-Antonin?- esplose Tristan -Antonin Dolohov? Mamma, vuoi sposare quel... quel... maiale?

-Non ti ci mettere pure tu, Tristan! Antonin è una persona squisita e incredibilmente acculturata e...

-E ricca e potente. È questo che ti interessa, mamma. Da quando Lucius se n’è andato non puoi più permetterti di fare spesa da Tiffany o pagare sette cuoche per il pranzo della domenica con gli ospiti, giusto?

Narcissa lo guardò allibita.

-Sì. Sì, Antonin è ricco e potente e questo non è certo uno svantaggio, no? Potremo tranquillamente mantenere il nostro stile di vita attuale avendo anche un uomo forte e solido come lui che ci sostiene. Saremo di nuovo una famiglia!

-Non siamo una famiglia da tanto tempo- mormorò Tristan abbassando lo sguardo.

Draco notò la sua improvvisa tristezza e sentì un moto di rabbia salire verso la madre.

-Ne parliamo dopo mamma, ok? Adesso rimango un po’ qui, se proprio non vuoi che Trix esca andrò io a comprare la colazione al bar di sotto.

Narcissa respirò e annuì.

-Fai colazione con noi?- domandò il ragazzo più grande.

La donna lo guardò con aria assente, poi scosse la testa, i capelli biondi si mossero in un riflesso dorato lungo la sua schiena.

-No. Ho appuntamento con Madison Curtis per organizzare quella festa di beneficenza a casa dei Macmillan. Ci vediamo stasera.

Uscì senza voltarsi indietro.

-Che stronza- sibilò Draco, rimettendosi lungo sul letto affianco al fratello. Era riuscita a mettergli addosso un nervosismo incredibile.

-Che ti importa Draco. Noi due siamo la nostra famiglia- rise -Io ho te e tu hai me, ricordi?

Draco se lo ricordava. Quando avevano dieci e nove anni, durante una litigata colossale tra Lucius e Narcissa (che aveva compreso piatti rotti e crisi di pianto), i due fratellini si erano giurati fedeltà eterna, per essere sempre uno la spalla dell’altro, uno la famiglia dell’altro, uno il punto di riferimento dell’altro.

E poi Tristan, a diciotto anni appena compiuti, si era tagliato le vene in una sera limpida e tranquilla.

Aveva infranto la promessa.

Draco non osava pensare a quello che sarebbe potuto succedere se Tristan non ce l’avesse fatta.

L’aveva trovato lui, quella sera.

Era riverso a terra in una pozza di sangue denso e rosso. Rossissimo.

Draco lo sapeva che il sangue era rosso, ovvio. Ma non aveva mai visto una quantità di sangue così spropositata.

Tutto quel rosso, gli sarebbe rimasto in testa per sempre.

Tristan era ancora cosciente quando lo aveva trovato. I suoi occhi balzavano ancora a destra e sinistra, come impazziti, e la sua mano destra stringeva ancora il coltello da cucina con cui si era tagliato.

Draco si era lasciato cadere a terra, e lo aveva fissato per interminabili secondi in cui lo aveva odiato. Lo aveva odiato davvero.

Come aveva potuto pensare di farla finita e lasciarlo lì? Come, dopo tutte quelle promesse, dopo tutto quello che avevano passato? Con che coraggio?

Quel momento di sconforto era durato poco, sostituito da uno di panico profondo.

Quasi senza respirare per il terrore, aveva chiamato un’ambulanza, aveva seguito le istruzioni del ragazzo al telefono e aveva stretto intorno ai polsi del fratello dei lacci stretti, per limitare l’emorragia.

Aveva anche appoggiato le sue mani sui tagli e aveva spinto forte.

Tutto quello che aveva visto era il rosso.

I medici avevano dovuto sfondare la porta del loro appartamento, perché Draco non si era mosso dal capezzale del fratello.

Avevano trovato un ragazzo in fin di vita e uno sull’orlo di una crisi di nervi.

Li avevano portati entrambi in ospedale, dove i medici avevano salvato Tristan e dove Draco aveva avuto un attacco di panico e aveva cercato di strapparsi le unghie, sotto le quali si era incrostata una striscia di sangue nero e secco.

Dopo pochi giorni Tristan era stato portato al Centro Ostroff e Draco era stato catapultato nella sua vita di tutti i giorni senza riguardo, senza una parola gentile dai genitori.

Non poteva dire niente di Tristan, non poteva confidarsi con Pansy o Ron, non poteva andare a trovare il fratello.

Nessuno doveva sapere.

Draco aveva continuato con la sua esistenza -perché vita non la si poteva chiamare più- e aveva cercato di essere la persona di sempre, per non insospettire nessuno.

E nessuno, nessuno, aveva capito che dentro di lui si era creato un vuoto difficile da colmare, doloroso e scuro. Nessuno aveva capito che Draco aveva bisogno di aiuto.

Draco aveva smesso di mangiare. Aveva iniziato a dimagrire e dimagrire e dimagrire e ancora nessuno si era accorto di lui.

I suoi genitori non si erano accorti che aveva perso più di quindici chili in pochissimo tempo.

Solo quando Draco era svenuto per la terza volta in una sola mattinata ed erano stati chiamati dal St.Jude Lucius e Narcissa avevano capito che dovevano fare qualcosa.

Non per il figlio, certo. Per preservare il loro buon nome.

Avevano comprato un biglietto per Boston e avevano spedito il ragazzo in una clinica per anoressici e bulimici, a chilometri di distanza.

Non si erano chiesti perché uno dei figli aveva tentato il suicidio e l’altro era diventato anoressico.

Non se lo erano chiesto e non se lo chiesero mai.

 

 

Draco uscì dal Centro Ostroff alle otto e venti: si era informato sugli orari degli autobus, non potendo contare sulla madre, e sapeva che doveva prendere quello delle otto e venticinque, che passava poco lontano da lì.

Raggiunse la fermata in pochi minuti, con le cuffiette nelle orecchie, e pensò di mandare un messaggio a Pansy, per chiederle se le andava di fare due chiacchiere davanti la scuola prima di entrare.

Peccato non trovasse il telefonino.

Dannazione. Devo averlo lasciato nei jeans.

Scosse la testa e vide l’autobus arrivare di corsa, frenando con uno stridio davanti la fermata.

-Buongiorno- disse all’autista salendo. Timbrò il biglietto e andò a cercare un posto verso il fondo della vettura.

Un ragazzo alzò la testa sorpreso, al sentore della sua voce squillante.

 -C’è Draco!- mormorò Harry Potter, chinandosi velocemente verso Hermione. La ragazza sollevò lo sguardo e incontrò gli occhi celesti del ragazzo, che vagavano in cerca di un posto.

-Ciao Hermione- sorrise. Lei arrossì, sconvolta dal fatto che Draco Malfoy si era appena ricordato il suo nome.

-Ciao!- esclamò anche lei, appena prima che il ragazzo trovasse posto accanto a un’anziana donna seduta in fondo.

-Lo conosci?- sibilò Harry al suo orecchio, continuando a sbirciare dietro per osservare il biondino. Aveva appena tirato fuori l’I-pod e lo osservava scontento.

Harry mise una mano in tasca e sfiorò il cellulare di Draco. Glielo doveva dare subito?

Aveva sperato tanto di poterlo beccare da solo in modo da poterglielo dare in tutta tranquillità e magari scambiare due chiacchiere... un autobus non era certo il posto più romantico del mondo.

Prese la sua decisione. Glielo avrebbe dato quella sera al Palace, sperando di trovarlo.

Harry incassò la testa tra le spalle e alzò il colletto della camicia, per evitare di farsi riconoscere, mentre ascoltava la sorella che gli raccontava di come aveva conosciuto Draco, solo il giorno prima.

 

 

Quel pomeriggio Draco uscì da scuola arrabbiato nero.

Non solo aveva perso il cellulare e aveva fatto tardi per colpa di quello stupido autobus, ma aveva di nuovo litigato con Blaise e non era riuscito a trovare Pansy per tutto il pranzo.

Scese dalla sua limousine con un grosso sospiro e sbatté la portiera dietro di sé.

Draco si lanciò la borsa sulla spalla destra mentre avanzava verso l’ingresso del Palace. Le gambe gli tremavano un po’.

L’ultima cosa che aveva messo nello stomaco era stato un cornetto al cioccolato che aveva mangiato insieme a Tristan e iniziava a sentire fame. Non troppa, però.

-Buonasera, signor Malfoy- lo salutò il portiere. Draco sorrise ed entrò tentennando. Ok, forse aveva eccessivamente fame.

Si sentì di nuovo chiamare da una voce fastidiosa e confusa. Tutto sembrava un po’ troppo confuso.

-Signor Malfoy! C’è qui un signore che dice di avere qualcosa che le appartiene.

Ci mise un po’ a mettere a fuoco la scena che aveva davanti: il receptionist del Palace sventolava il suo I-phone con un’aria stupida mentre un ragazzo alto e magro cercava di nascondersi dietro un paio di occhiali dalla ridicola montatura rotonda.

-Il mio cellulare!- trillò felicemente, dirigendosi verso i due uomini -Grazie mille.

-Il signore dice di averlo trovato lui ieri sera- concluse l’uomo prima di girarsi e andarsene.

-Oh no, io... ecco, era in terra e ho supposto che... ti avevo visto sull’autobus e...- Harry non riusciva a smettere di balbettare mentre Draco lo guardava divertito.

-Certo! Scusa! Io ti sono venuto addosso ieri sera! Mi dispiace tanto, non mi sono reso conto di quello che stavo facendo. Tu sei... Harry, giusto? Harry Potter.

Harry lo guardò sorpreso, sentendo il cuore scoppiare nel petto per la gioia.

-Ti ricordi di me?- domandò mezzo sconvolto ma tremendamente felice.

-Si, avevamo parlato a una festa... il compleanno di Ernie Macmillan, forse? O era di Luna Lovegood?

-Era il compleanno di Luna, sì- confermò Harry, toccando il cielo con un dito.

-Poi, ho conosciuto ieri tua sorella Hermione- sorrise Draco -Una ragazza molto carina.

Harry sentì un moto di gelosia salirgli in petto ma lo ignorò:

-Non sono il fratello di Hermione- borbottò appena -Il suo cognome è Granger. Siamo stati entrambi adottati dal mio padrino dopo l’incidente che ha coinvolto sia i miei che i suoi genitori.

Draco boccheggiò:

-Oh- soffiò -Mi dispiace io... non lo sapevo...

-Tranquillo- rispose Harry -Eravamo piccoli e non ricordiamo quasi niente di loro.

-Oh- ripeté Draco sentendosi leggermente fuori posto. Lui si lamentava sempre dei suoi genitori ma almeno li aveva. O sarebbe stato meglio non averli? Non sapeva cosa rispondersi.

-Ehm... allora come è andata a scuola oggi?- chiese Harry mordendosi la lingua un secondo dopo aver parlato. Aveva davvero chiesto al ragazzo per cui aveva una cotta da tutta la vita come gli era andata a scuola?

-Niente di che- rispose Draco tranquillo -Ma sto morendo di fame, perché non andiamo a mangiare qualcosa da qualche parte?

Harry sorrise. Era un ragazzo così carino! Lo conosceva da nemmeno quattro minuti e già lo invitava a mangiare qualcosa insieme. Forse si fidava un po’ troppo della gente.

Harry stava per rispondere quando una vocetta stridula gli perforò il cervello:

-Draco! Finalmente! Si può sapere perché ci hai messo così tanto a tornare a casa?

Narcissa Malfoy si precipitò dal figlio con urgenza:

-Ho appena parlato con Pamela, la mamma di Pansy, che mi ha detto che stasera c’è una festa? Perché non mi hai detto niente? Sai già cosa metterti?

-Mamma...

-Abbiamo pochissimo tempo, Draco, andiamo a comprare una camicia nuova, quelle che hai in valigia sono tutte acciaccate.

-Mamma!

-Che c’è?!- quasi gridò la donna, scocciata.

-Io non vado alla festa stasera- la seccò Draco.

Narcissa rimase per un momento senza parole:

-Cosa? E perché?

Draco non aveva voglia di dirle che non era stato invitato, che tutto non era come quando era partito, che Pansy lo odiava di nuovo per chissà quale motivo e che non era più il re delle feste dell’Upper East Side.

-Perché esco con lui!- trillò, fulminato da un colpo di genio -Mamma, ti presento Harry Potter!

-Aehm, salve signora!- esclamò quello, sentendosi chiamare in causa.

-Harry Potter?- ripeté scettica Narcissa.

-Sì, ehm, ci siamo conosciuti ieri e abbiamo deciso di uscire insieme. È molto simpatico.

-Sei gay, Harry?

-Mamma!- gridò Draco mentre il povero Ragazzo Solitario arrossiva violentemente. Che razza di situazione.

-Ehm. Credo di sì.

-Provi qualcosa per Draco?-

-Mamma, ma che ti ha preso? Mica ci dobbiamo sposare! Vogliamo solo uscire una sera!

-E non potete uscire domani?

Draco sbuffò e scosse la testa. Narcissa roteò gli occhi al cielo.

-Ok, fai come ti pare. Però se non ricominci a frequentare i giusti ambienti e le giuste persone non tornerai mai il Draco di prima.

-Io non voglio essere il Draco di prima- sussurrò il ragazzo, solo Harry lo sentì.

Narcissa lanciò un ultimo sguardo indagatore all’amico del figlio, che tutto sommato era un bel ragazzo, e scese le scale per andare a casa dei Nott.

Draco sospirò di sollievo.

-Grazie per avermi retto il gioco! Mi hai salvato!

-Prego. Ma perché non vuoi andare alla festa?

-Ho litigato con Pansy- sbottò Draco arricciando le labbra -Cioè, in realtà non ho capito cos’abbia contro di me, visto che ieri sera mi sembrava ci fossimo chiariti, ma oggi a scuola mi ha evitato... oh, non lo so.

-Mi dispiace molto.

Il cellulare di Harry vibrò e lui controllò lo schermo.

-Devo andare, mio padre ha bisogno di una mano al lavoro.

-Oh, va bene. Mangeremo insieme un'altra volta!- sorrise Draco.

-Certo! Beh, allora ciao.

Il ragazzo moro iniziò a scendere le scale che portavano all’uscita, dandosi mentalmente dell’idiota per essersi comportato come uno scemo alla sua unica occasione con Draco Malfoy.

Draco osservò la figura del ragazzo che si allontanava.

Era bello, alto, divertente e parlava a vanvera.

Esattamente quello che gli serviva per passare un paio d’ore.

-Harry?- si sentì chiamare. Si girò di nuovo e incontrò lo sguardo radioso di Draco.

-Passi a prendermi alle otto?- ridacchiò Draco, esibendosi in un meraviglioso sorriso.

Harry boccheggiò sorpreso:

-Usciresti a cena con qualcuno che non conosci?- domandò confuso.

Draco sorrise.

-Non puoi essere peggiore di quelli che conosco.

 

 

 

 

Tita’s Corner

Ecco il quarto capitolo, bellissime persone di EFP!

Spero vi sia piaciuto! Le vite private dei protagonisti iniziano ad essere svelate e a intrecciarsi!

Il prossimo aggiornamento avverrà dopo il 15 agosto, perché fino ad allora sarò in America!

Passerò due settimane a Boston e... tre giorni nell’Upper East Side di New York!

Siate felici ed emozionati per me!

XOXO

Tita

 

PS_ Lo stesso vale per gli aggiornamenti di “Resistenza”, a meno che non pubblico il capitolo entro sabato, ci risentiamo a metà agosto

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Capitolo 5
*** Glad You Came ***


Aggiornamento dell’ultimo minuto, Upper East Side!

Sembra che il nostro amato D, non contento di non essere stato invitato alla festa di P, abbia rimediato un appuntamento con un ragazzo appena conosciuto!

E chi può essere questo ragazzo misterioso se non quello che è stato visto uscire dal Palace ieri sera?

E mentre le luci della city si accendono i nostri eroi iniziano a prepararsi per la gran serata.

Ne vedremo delle belle

XOXO

Gossip Girl

 

Il telefono abbandonato sul piano cucina lanciò uno squillo acuto.

-Harry! Ti è arrivato un messaggio!- gridò Hermione Granger, senza nemmeno uscire dalla sua camera, dove si stava occupando delle ultime rifiniture al suo vestito per la festa.

-Me lo puoi leggere, Herm?- gridò in risposta Harry da sotto la doccia.

La ragazza sbuffò e si alzò dalla macchina da cucire per recarsi in cucina. Appena lesse il mittente le sue labbra si schiusero in un sorriso.

-Harry, è Draco!- strillò correndo in bagno.

Il ragazzo uscì dalla doccia, si avvolse un asciugamano in vita e spalancò la porta alla sorellastra.

-Dammi qua!- ordinò. Hermione gli pose il telefono ridendo come una bambina.

-Che dice?- chiese emozionata.

-“Che tipo di serata hai in mente? Per sapere come vestirmi! ;)”- lesse Harry ad alta voce -Herm, ci ha messo l’occhiolino in fondo al messaggio!

La ragazza rise di nuovo.

-Allora ti vuole senz’altro sposare!

-Che gli rispondo?- Harry ondeggiò fino alla sua camera, cercando di non lasciarsi scivolare dalle gambe l’asciugamano che copriva le sue parti intime.

-A me lo chiedi? Dove avevi intenzione di portarlo?

-Beh, ho messo da parte un bel po’ di soldi... pensavo che una serata di lusso in qualche ristorante...

Hermione spalancò la bocca:

-Scherzi, vero?

Harry lasciò momentaneamente la sua occupazione, ossia cercare una camicia pulita, e fissò stranito la sorella.

-Cosa? E perché?

-Draco sarà arcistufo delle cene eleganti, dei vestiti costosi, dei ristoranti in cui ogni piatto costa centinaia di dollari! Figurati! Devi inventare qualcosa di diverso! Sorprendilo!

Harry soppesò le parole della sorella, guardandosi allo specchio. Non aveva tutti i torti.

Hermione se ne andò dalla stanza, lanciando il telefonino di Harry sul suo letto.

Il ragazzo lo prese con un gesto automatico e digitò in fretta sulla tastiera del Blackberry.

Andiamo a un pub. Concerto”

 

 

Draco era leggermente in crisi.

Era nudo, nel bel mezzo della sua fastosa stanza del Palace, sommerso da ogni santissimo tipo di vestito. C’erano scarpe perfino sul comodino!

Espirò con forza e si portò davanti lo specchio.

Ok. Serata casual.

Cosa abbiamo di casual nell’armadio?

Completo di Armani? Ma per carità!

La giacca di pelle nera con le borchie forse? Troppo estrema. E se fosse stato un concerto di musica jazz? Meglio non rischiare.

Camicia bianca e cravatta? Troppo scontato. Dava l’idea “Preferirei stare sul divano a vedere Gordon Ramsay che spacca piatti piuttosto che uscire con te ma mi sento obbligato quindi vengo lo stesso e mi vesto da schifo, tié”.

Draco aveva davvero voglia di uscire con Harry. Gli era sembrato un ragazzo estremamente dolce e impacciato.

Stava per mettersi a urlare quando un luccichio attirò la sua attenzione.

Oh, sì.

 

 

Harry attraversò precipitosamente le porte del Palace, era in ritardo di dieci minuti.

Aveva impiegato ore per cercare di dare ai capelli una piega quantomeno decente, senza esito, si era vestito in fretta e furia e aveva aspettato un quarto d’ora un dannatissimo autobus.

Le luci scintillanti della hall lo investirono e il ragazzo si vide riflesso praticamente ovunque. Perfino il pavimento di marmo rosa rimandava la sua immagine.

Jeans chiari, camicia celestina, cravatta verde lasciata un po’ lenta e giacca di pelle chiara. Hermione aveva definito il suo look “Un po’ troppo da giorno e inadatto per un appuntamento” ma lui si era piaciuto.

Le donne non capiscono la moda maschile. Inutile starci a discutere.

Harry salì velocemente le scale che conducevano alla Reception -quel posto era infinito- e si ritrovò davanti un Draco Malfoy che decisamente capiva la moda maschile.

Era uno schianto.

Indossava dei jeans a sigaretta scurissimi e un po’ scoloriti, che scomparivano negli anfibi Dottor Martens di un bel marrone scuro. Una t-shirt verde cachi gli fasciava la vita e sopra aveva un gilet nero, con delle borchiette dorate sulle spalle.

Il viso era perfetto: pulito, luminoso, puro. Gli occhi grigi svettavano con prepotenza nel viso slavato e i capelli erano pettinati leggermente all’indietro, tenuti fermi da una punta di gel.

 

Harry si sarebbe gettato da un ponte alla prima occasione.

Draco era splendido, impeccabile, tremendamente chic e alla moda. Lui si era vestito bene, ma effettivamente era troppo da giorno e inadatto a un primo appuntamento.

Ma perché non dava mai retta a Hermione?

Non aveva niente a che vedere con il mondo di Draco. Non si sarebbero mai potuti mettere insieme. Solo il gilet che indossava doveva essere costato come tutto il suo outfit e le scarpe avevano lacci verde cachi, intonati alla maglietta.

Harry desiderava disperatamente sprofondare:

-Sei favoloso- disse, cercando di rompere il ghiaccio.

 

Draco avrebbe voluto uccidersi. Perché, perché era dovuto essere così eccentrico? Ci aveva anche pensato a vestirsi come una persona normale ma aveva deciso che Harry doveva avere in mente qualcosa di più carino per il loro primo appuntamento. O forse non era un appuntamento?

L’abbigliamento di Harry lo gettava nel panico. Indossava la camicia! La camicia in stile “Non ho voglia di uscire con te” e il nodo della cravatta non era abbastanza tirato da essere elegante né abbastanza lento da essere sexy! Era un nodo da “Chi se ne frega di fare bella figura con te!”

E portava gli occhiali. Nemmeno le lenti a contatto si era messo.

Le cose erano due: o non aveva mai avuto voglia di uscire con Draco e lui aveva frainteso ogni cosa, oppure sarebbero andati in un postaccio terribilmente plebeo.

-Grazie, anche tu stai molto bene- rispose, sorridendo mestamente.

 

Uscirono dal Palace uno affianco all’altro, imbarazzati e terrorizzati l’uno dall’altro.

Erano belli, bellissimi, sia dentro che fuori. Ogni donna che passava si fermava a guardarli, senza poter immaginare che fossero entrambi gay.

In fondo, sarebbe stato un tale spreco!

 

 

Il pub dove entrarono era grande e semplice. Il bancone era di un bel legno scuro, lucidato e ben tenuto. Sgabelli vintage contornavano il piano bar e c’erano dei tavolini circondati da sedie imbottite. Un piccolo palcoscenico richiamava l’attenzione.

C’era una band di tre uomini e una donna che accordavano gli strumenti tirati a lucido.

Draco era molto più a suo agio. Harry aveva chiacchierato amabilmente per tutto tragitto fino a farlo sciogliere. Parlavano come se si conoscessero da mesi e non da dieci minuti.

Erano entrati nel locale ridendo e Draco era rimasto sorpreso del fatto che si trovasse a Manhattan. Cioè, era ovvio che Harry frequentasse anche quella zona ma una parte del suo cervello si era fissata con Brooklin.

“Andremo a Brooklin” aveva continuato a dirsi mentre si vestiva e si preparava “Andremo a Brooklin e io sarò derubato”.

Invece quel piccolo locale grazioso, confortevole e pieno di gente era anche vicino alla scuola! Perché non ci aveva mai fatto caso?

-Ehi Harry!- chiamò una voce maschile.

Draco si girò di scatto. In qualche strano e perverso modo considerava l’amico già una sua proprietà e nessun altro ragazzo poteva metterci gli occhi.

Fu molto sollevato di vedere un uomo sulla quarantina avanzare.

-Remus!- salutò Harry sorridendo -Come stai?

-Abbastanza bene, sai, Ted è un tale pestifero! Non riusciamo a dormire di notte!

-Mi dispiace! Ma Teddy è ancora piccolo, è normale che faccia i capricci!

-Oh, non lo so... il bambino dei Bulstrode ha la stessa età e non piange quasi mai!

-Beh, magari è anche una questione... oh che maleducato!

Draco rinvenne dalla trance annoiata in cui era precipitato, sentendo il variare del tono di Harry.

-Non vi ho presentati! Remus, lui è Draco Malfoy. Draco, lui è...

-Remus Lupin!- esclamò l’uomo stringendogli calorosamente la mano -Andavo a scuola con tuo padre sai? Lucius Malfoy! Era di qualche anno più grande ma tutti lo ricordano come....

Draco mascherò uno sbuffo meglio che poté, cercando di farlo sembrare un colpo di tosse.

Era tremendo. Harry lo aveva portato a una serata squallida in cui suonava un gruppo di vecchi suoi amici e ora stavano parlando con un uomo che gli stava palesemente leccando il culo!

Cielo, sperava solamente che si sarebbe tolto da lì in fretta!

-Remus ma che fai?- una ragazza dagli incredibili capelli rosa scese dal palco e corse verso l’uomo -Ma, Harry! Ciao! Quanto tempo che non ci vediamo!

La donna strinse il ragazzo in un abbraccio stritolatore e poi rivolse la sua più totale attenzione a Draco.

-Ninfadora- la chiamò Harry.

-Quante volte devo dirti di chiamarmi Tonks?- lo apostrofò la donna.

Ninfadora Tonks. Draco scandì quel nome nella sua mente. Gli ricordava qualcuno...

-Tonks- continuò Harry -Lui è...

-Draco! Ecco chi sei! Mio Dio quanto sei cresciuto!

Il ragazzo sorrise imbarazzato, cercando di ripescare nella sua memoria i ricordi di quella donna, che proprio non riuscivano a riaffiorare. Il nome però non gli era nuovo.

-Probabilmente non ti ricordi di me, eri così piccolo, l’ultima volta che ti ho visto! Sono tua cugina, la figlia di Andromeda Black!

Draco spalancò gli occhi, era la figlia della sorella di sua madre? Quella sorella? Quella di cui non era permesso parlare a Natale perché la nonna ancora si metteva a piangere? Quella che era scappata di casa a diciassette anni perché incinta di un poveraccio?

-Oh, certo! Ho capito!

-Non ci siamo più incontrati, dopo quella volta in cui tua madre e la mia si sono riviste... tu avevi circa due anni, tuo fratello tre... a proposito come sta? Tristan, giusto?

Harry si girò verso Draco, non sapeva avesse un fratello.

-Bene!- mentì il ragazzo -Molto bene!

-Sono contenta! Stasera chiamerò mia madre e le dirò che ti ho rivisto! Tra l’altro, Draco, devi proprio conoscere il mio bambino!

-Hai un figlio?- chiese il ragazzo incuriosito.

-Sì! Non ha nemmeno un anno!- Ninfadora sorrise stringendo la mano di Remus.

A Draco non piaceva quella situazione. Innanzitutto quell’uomo doveva avere il doppio degli anni della cugina e gli sembrava un approfittatore. E poi quel posto gli andava stretto, c’era troppa gente che non conosceva, troppa confusione.

Tutti lo guardavano, per di più. Era come se lo stessero studiando, come un animale in gabbia. Gli sembrava di sentire i commenti della gente sul suo abbigliamento, sulla sua pelle troppo chiara e malaticcia, sui suoi occhi vuoti, sul suo profumo di soldi.

Stava per chiedere a Harry di andarsene quando il telefono del ragazzo lanciò un bip. Harry lesse brevemente e lo ripose nella tasca.

Sbuffò quando l’apparecchio suonò di nuovo.

-Che succede?- chiese Draco.

-Niente di grave penso. Mia sorella è alla festa “Baciami sulle Labbra” e dice di aver bisogno di aiuto.

Draco sobbalzò:

-Aiuto? Di che genere?

-Non lo so! Riguarda un certo Blaise...

Il viso di Draco cambiò tempestivamente espressione:

-Allora è importante.

 

 

 

ANGOLINO

Eccoci! ^_^ Sono desolata per l’attesta alla quale vi ho sottoposte, mie lettrici e miei lettori (se ci sono)... mi dispiace davvero tanto non aver aggiornato per così tanto tempo ma ho passato un periodaccio!

Da questo momento dovrei essere un po’ più costante!

Mi raccomando: RECENSITE!

Un bacione

Tita

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Capitolo 6
*** Wild World ***


Bentrovati, giovani innamorati di Manhattan!

Sono sempre io, la vostra Gossip Girl, in diretta dalla festa “Baciami sulle Labbra”, primo evento dell’anno scolastico che si preannuncia come il più interessante di sempre!

Sapete che D. e il Ragazzo Solitario sono stati fotografati insieme? Se siano usciti solo come nuovi amici o come nascente coppia nessuno lo sa.

Intanto, qui alla festa, la situazione sta sfuggendo di mano a un bel po’ di persone. Sono quasi sicura che Lavanda Bronw non sarà tanto felice domani, quando si ricorderà che era lei quella che pomiciava animatamente con Justin Finch-Fletchey. Anche nel caso non dovesse ricordarlo, sarà Pansy a farglielo tornare in mente. Un ragazzo di Brooklin, santo cielo! Ma poi, chi lo ha invitato?

La piccola H. sta intrattenendo una conversazione con nientemeno di B. in persona. Sembra un po’ imbarazzata, in realtà, e non fa che guardarsi intorno in cerca di un modo per allontanarsi. Niente di più che carne fresca, per il nostro B.

Pansy sembra divertirsi abbastanza, con Ron. Avranno fatto pace? Chi lo sa? Mandatemi una mail se avete qualche piccante informazione!

Il Martini che ho davanti mi sta chiamando, Upper East Side! Non posso trattenermi oltre.

Che la notte porti consiglio

XOXO

Gossip Girl

 

 

La limousine della madre di Draco correva veloce tra le luci colorate della New York notturna, diretta al palazzo dove si teneva la festa.

Harry sembrava decisamente rilassato, allungato sui sedili di pelle nera dell’automobile, mentre guardava il profilo di Draco illuminarsi ogni volta che sorpassavano un lampione.

Sussultarono entrambi quando i loro telefoni trillarono all’unisono. Draco tirò fuori il suo i-phone con un gesto esperto della mano, mentre Harry fece quasi cadere a terra il suo.

Lessero in silenzio l’aggiornamento di Gossip Girl. Draco sospirò pesantemente: il loro pseudo-appuntamento non era nemmeno iniziato e li avevano già beccati insieme.

-Che significa “carne fresca”?- domandò Harry con un tono piatto, catturato da un altro passaggio di quel post ambiguo.

Draco lo fissò negli occhi intensamente, un velo di preoccupazione dipinto sulle ciglia.

-Allora? H. sarebbe Hermione? Da quando Gossip Girl si interessa di una come lei?

-Probabilmente da quando viene invitata alle feste da Pansy Parkinson e suo fratello viene visto in giro con Draco Malfoy.

Harry rimase in silenzio per un attimo, digrignando i denti, poi tornò all’assalto.

-Che intende quando dice “carne fresca”?- ripeté assillante.

Draco socchiuse gli occhi:

-Blaise è viziato... e impulsivo. Se vuole qualcosa lo ottiene. Forse si è incapricciato di Hermione.

-Non siamo mica nel Medioevo! Non può avere una ragazza solo perché se ne è incapricciato! Se Hermione non è d’accordo dirà di no, non vedo il motivo di inviarmi questi messaggi di aiuto...

Draco scosse la testa, facendo ondeggiare i ciuffi quasi bianchi:

-Blaise è diverso, è quasi... violento...

-Violento?- Harry sbarrò gli occhi, di un verde quasi accecante.

-No, forse non è il termine esatto- si affrettò a tranquillizzarlo Draco -È solo che...

-Si tratta di mia sorella- mormorò Harry, spalancando ancora di più gli occhi, trafiggendo dolorosamente Draco con le sue iridi pure -Se devi dire qualcosa, fallo adesso.

Draco espirò in fretta e profondamente:

-Ieri, prima che mi scontrassi con te, ero in cucina insieme a Blaise. Avevo fame e lui conosceva il cuoco del Palace. Li ha fatti uscire tutti e mi ha fatto mangiare un panino in cucina, seduto sul bancone. Poi... ha detto che dovevo ringraziarlo per quella cena improvvisata, che sapeva delle cose... su di me...

Harry ascoltava in silenzio, fissando l’amico, quasi non credendo alle proprie orecchie.

-Se non fossi riuscito a scappare non si sarebbe fermato, ne sono certo- concluse Draco in fretta.

-E pensi che farebbe lo stesso a Hermione?- sussurrò spaventato Harry.

-Probabilmente è quello che ha in testa.

Il resto del viaggio trascorse in silenzio.

 

 

Hermione non riusciva a levarsi di torno Blaise Zabini.

Le aveva provate tutte. Era andata in bagno, ma quando era uscita dalla toilette il ragazzo era lì fuori ad aspettarla, sorridente. Gli aveva chiesto se poteva prenderle da bere, ma lui l’aveva afferrata per la vita e l’aveva trascinata al piano bar con lui. Era riuscita a mandare un messaggio a Harry perché non aveva nemmeno potuto telefonare, l’aveva seguita anche sul terrazzo dove si era rifugiata per chiamare il fratello.

-Chissà cosa c’è in cima alle scale antincendio- sussurrò lascivo Blaise, direttamente sul suo collo.

-Il tetto, immagino- disse secca Hermione, cercando di impedire alla sua voce di tremare e al suo cervello di cedere al panico. “Resta lucida, Hermione, resta lucida”.

-Potremmo dare un’occhiata, non credi? È una bella serata- le mani di Blaise scesero lungo i fianchi della ragazza, andando troppo in giù per i suoi gusti.

-No, io penso che rientrerò.

-Ma come? Non si sta bene qui fuori? La mia compagnia non ti lusinga?- chiese Blaise sempre più divertito.

Hermione non seppe che rispondere. Non poteva essere scortese con lui, era Blaise Zabini, dannazione. Se si fosse messa contro di lui avrebbe firmato la sua condanna all’emarginazione a vita.

E poi... se anche avessero fatto sesso, cosa poteva esserci di così sbagliato? Non l’aveva mai fatto, quindi non era una poco di buono, e aveva già sedici anni. Poteva permetterselo.

Nel suo cuore, però, suonava così tremendamente sbagliato... non amava quel ragazzo, non gli piaceva per niente. Si era sempre immaginata la sua prima volta con una persona che amava davvero, non uno qualunque a una festa. Dio, sembrava così squallido.

Però non poteva dire di no a Blaise Zabini. Non poteva e basta.

-Si sta... piuttosto bene, in effetti- balbettò appena la ragazza, confusa e spaventata.

Il sorriso che si aprì sul volto di Blaise fu quasi un ghigno.

-Sono certo che di sopra ci sarà una vista spettacolare. Andiamo a dare un’occhiata, dai.

Mentre lo seguiva su per le scale antincendio, Hermione si chiese se sarebbe mai riuscita a guardarsi allo specchio, la mattina seguente.

 

 

-Che ci fa lui qui?- sibilò acidamente Pansy, avvolta in un abito Valentino bianco e stretto, un abito che probabilmente era l’unica in quella stanza che poteva permettersi, sia fisicamente che economicamente.

-È Draco- mormorò sorpresa Daphne Greengrass, alla sua destra, con un vestito lungo blu notte e un long drink stretto in mano.

-So chi è- commentò Pansy secca -Ho chiesto perché diamine è qui! Non è stato invitato.

-Chi è il ragazzo che lo accompagna?- chiese Calì Patil, inclinando la testa. La gemella, accanto a lei, socchiuse gli occhi per vedere attraverso la penombra.

-Non è quel ragazzo di Brooklin? Il fratello di Hermione Granger?

-Harry Potter- confermò Calì.

-Come fa a chiamarsi Potter, se sua sorella si chiama Granger?- domandò Daphne con un fastidioso tono sarcastico.

-Non sono fratelli naturali- spiegò Astoria Greengrass, la sorella più piccola di Daphne, che andava in classe con Hermione.

-Non è questo il problema- gracchiò Pansy -Non sono stati invitati, nessuno dei due.

La ragazza partì in quarta in direzione dei due ospiti non desiderati, il caschetto perfetto che le ondeggiava sul collo.

-Draco!- gridò, sovrastando appena la musica troppo alta al centro della pista da ballo -Con quale coraggio ti presenti qui?

-Ciao Pan- iniziò il biondo, con l’intenzione di aggiungere qualcos’altro.

-Non chiamarmi “Pan”, stronzo!- strillò lei, interrompendolo -Dopo tutto quello che hai fatto come osi venire alla mia festa?

-Pansy!- saltò su Draco -Che diavolo ti prende?

-Cosa prende a me? Perché non mi hai mai detto niente?

Gli occhi della ragazza mandavano bagliori irati.

-Mi puoi spiegare che cosa non ti avrei detto?- balbettò Draco, una lieve consapevolezza che iniziava a strisciare dentro di lui.

Pansy si aggrappò al suo collo, tirando il suo orecchio verso le sue labbra:

-Ron mi ha detto tutto, ieri sera- sibilò.

Draco spalancò gli occhi, chiaramente in difficoltà.

-Possiamo parlarne dopo? Ora stiamo cercando la sorella di Harry, ha qualche problema con Blaise...

-Oh, ma certo! Io vengo sempre dopo, vero? Dopo il tuo cazzo di ego, dopo la tua cazzo di lussuria e ora dopo quella...

-Pansy contieniti!- la ammonì Draco -Questo è un evento pubblico, non dare spettacolo, ti prego! Te ne pentiresti.

-Tu invece non ti penti mai, vero? Non chiedi mai scusa?- la frangetta della ragazza sfiorava appena le sue ciglia scure, facendo sembrare gli occhi ancora più socchiusi dalla rabbia.

-Pansy, ti chiederò scusa mille volte appena avremo risolto questa faccenda- le promise Draco -Conosci Blaise. Dobbiamo trovare Hermione prima che sia tardi.

-Non c’è qui, Draco- gemette Harry, che aveva finalmente smesso di guardarsi intorno come un cucciolo smarrito -Dove potrebbe essere?

Draco rivolse la domanda a Pansy, solo guardandola.

Lei sospirò:

-Poco fa ho visto Blaise andare sul terrazzo, non so con chi, non sono sicura fosse Hermione.

-Grazie. Parliamo dopo, ok?- Draco le sfiorò la mano prima di correre verso la portafinestra con Harry al fianco.

Pansy si ritrovò ancora una volta, in solo una manciata di giorni, a osservarlo correre via, sempre più lontano da lei, le loro vite sempre meno unite.

 

 

-Non c’è nessuno  nemmeno qui- sospirò Harry, la musica che rimbombava in lontananza.

Draco si stava guardando intorno nervosamente. Aveva visto il bracciale di Blaise a terra ma non voleva allarmare inutilmente l’amico.

-Che c’è lì sopra?- Harry stava guardando le scale di ferro che conducevano in alto.

-Il tetto, immagino- rispose stancamente Draco.

-Potrebbero essere lì?- la voce di Harry era diventata urgente, da quando Draco gli aveva raccontato cosa gli era accaduto l’altra sera. Il biondo invece si era innervosito parecchio, notando il disinteressamento di Harry nei suoi confronti.

Non gli aveva chiesto niente, riguardo l’episodio, limitandosi a preoccuparsi per la sorella.

È normale che si preoccupi per la sorella invece di psicanalizzarti per le molestie subite. si disse Draco, seguendolo lungo le scale in silenzio.

-Hai sentito?- disse improvvisamente, fermandosi ad ascoltare.

L’aria tersa di fine estate trasportava mollemente le suppliche di una ragazza:

-Ti prego, smettila, ti prego- erano così simili a quelle che aveva detto Draco la sera precedente che il biondo si chiese come mai Blaise non si fosse stancato di incutere terrore.

-Era Hermione!- gridò Harry, accelerando il passo -HERMIONE!

Draco lo seguì di corsa, terrorizzato che fossero arrivati troppo tardi. Sapeva benissimo che Blaise non si sarebbe fermato di fronte a un paio di suppliche.

-Lasciala subito stare!- urlò Harry, piombando addosso a Blaise in meno di un secondo, strappandolo via dal corpo fragile di Hermione, seminudo nella notte.

Il vestito che la ragazza si era fatta da sola era un po’ sgualcito e la gonna sollevata fino a lasciar vedere le mutandine di pizzo nero, ma era integro e ancora al suo posto. Draco sospirò di sollievo e si chinò ad afferrare la mano di Hermione:

-Stai bene?- mormorò con il tono più tranquillizzante che riuscì a trovare -Tranquilla, è finita.

La ragazza annuì, strusciando i capelli spettinati contro la spalla di Draco:

-Sto bene.

Harry aveva afferrato Blaise per il collo della camicia e gli aveva assestato un cazzotto in pieno volto.

Blaise si tastò la parte del viso intorno all’occhio, gemendo:

-Chi diavolo saresti tu?- gridò poi, spalancando gli occhi con rabbia.

-Ancora la stessa domanda!- strillò a sua volta Harry, afferrandolo di nuovo per il collo -Io sono Harry Potter! Frequento la tua stessa scuola!

Draco lasciò la presa su Hermione, avvicinandosi all’amico in fretta.

-E quella- continuò Harry indicando la ragazza -Quella è mia sorella!

Spinse Blaise a terra, con tutte le forze che aveva. Un secondo dopo, Draco lo prese per un braccio.

-Andiamo via, Harry- sussurrò -Andiamo, portiamo via Hermione.

Harry fissò il compagno negli occhi per qualche istante e annuì in silenzio. Si diresse verso la sorella, le pose un braccio intorno alle spalle e la guidò via.

-Blaise- sibilò Draco -Stalle lontano, hai capito? E se provi ancora una sola volta a fare del male a qualcuno ti denuncio, te lo giuro.

Blaise si alzò di scatto e afferrò rudemente il braccio di Draco, catturando i suoi occhi nei suoi.

-Sei solo una troia, Draco, ricordatelo- mormorò -Arriverà il giorno in cui avrò il mio turno con te.

-Scordatelo stronzo- Draco strappò via il suo braccio da quello di Blaise -E non sono proprio la troia di nessuno.

Gli voltò le spalle e scese le scale antincendio.

Pansy lo aspettava lì sotto, da sola, e fumava una sigaretta.

-Ho visto quel Potter e sua sorella venire via- disse -Stava bene?

-Più o meno- mormorò Draco, raggiungendola -Sono uscito con Harry stasera. Non è andata molto bene. Non mi ha nemmeno aspettato qui.

-Sua sorella stava avendo un incontro del terzo tipo con Blaise Zabini- sottolineò l’ovvio Pansy -Mi sembra già tanto che non sia saltato in groppa al suo cavallo bianco per venire a salvarla lasciandoti ovunque fossi.

-Diciamo che la mia limousine e la mia faccia gli sono stati utili per entrare qui.

-Non essere così cinico- Pansy espirò una lunga boccata di fumo -Vuoi una sigaretta?

Draco prese la Lucky Strike che la ragazza gli offriva e la accese tra le mani a coppa mentre Blaise scendeva le scale guardandolo con odio. Il ragazzo moro si sistemò la cravatta e entrò di nuovo nel bel mezzo della festa, instancabile.

-Mi dispiace tanto, Pansy. Non volevo dirti niente per non farti del male ma avrei dovuto immaginare che prima o poi sarebbe venuto fuori. Scusami.

-Ron mi ha già detto tutto- disse lei -Eravate ubriachi e noi non stavamo nemmeno insieme in quel periodo. Ho perdonato Ron poco fa.

Draco si voltò a guardarla:

-Pensi di riuscire a perdonare anche me?

La ragazza annuì senza girarsi, gli occhi persi su Manhattan.

-Immagino di sì. E ora vai da quel poveraccio, ne riparleremo domani.

Draco baciò Pansy sulla guancia, prima di scappare via.

Stavolta la sua corsa non le sembrò così spaventosamente una fuga.

 

 

Stavano tornando a casa in Limousine. Draco aveva deciso di accompagnare Harry e Hermione a Brooklin. In quel modo aveva l’occasione per passare ancora un po’ di tempo con Harry e, soprattutto, avrebbe avuto davanti un lungo viaggio di ritorno a casa. Lui amava i viaggi di ritorno.

Lasciò i due ragazzi sul marciapiede davanti al condominio dove vivevano. Era piuttosto esclusivo, per essere a Brooklin. I due non smettevano di ringraziarlo e Harry promise che avrebbero avuto un appuntamento migliore, la prossima volta.

-Beh, buonanotte Draco- sorrise il moretto.

-Buonanotte a te- rispose Draco, anche lui sorridente.

Harry fece un passo in avanti stentato, poi si ritrasse nuovamente indietro, titubante. Sollevò meccanicamente un braccio e salutò Draco, che lo guardava a bocca aperta, con la mano, prima di scappare via con le orecchie viola.

-Gli hai fatto ciao con la mano!?- sibilava Hermione mentre lo seguiva in fretta.

Draco ridacchiò, salendo sul sedile posteriore dell’auto, e rimase semplicemente così.

Con il sorriso sulle labbra, guardava New York scorrere davanti al suo finestrino oscurato, le luci che si confondevano in un vortice di colori, la gente che passava per le strade larghe di Manhattan.

Erano le tre passate e la città non era mai sembrata così sveglia e vivace.

 

 

Oh là là, Upper East Side!

Sembra che la serata “Baciami sulle Labbra” non sarebbe potuta finire in modo migliore!

Pansy e Draco hanno fatto pace (quante volte hanno litigato e fatto pace, da quando Draco è tornato?) e la piccola H. è stata salvata dalle grinfie di B. grazie all’intervento tempestivo del Ragazzo Solitario.

Tutto è bene quel che finisce bene, o no?

La festa si è rivelata un successo, ma forse un tantino noiosa. Niente scoops, niente foto imbarazzanti, niente nuove coppie, niente di niente.

E allora, cosa ci rimane da fare?

Andate a letto, rampolli dell’Upper East Side! Sento che domani, al Brunch degli Zabini, ne accadranno delle belle!

Buonanotte e sogni s’oro

XOXO

Gossip Girl

 

 

 

TITA’S SPACE

Ehi gente :D come state?

Lo so, non aggiorno qui da tipo quaranta mesi e mi dispiace... ma avete visto? Sto tornando! Ho aggiornato anche “Resistenza” e il prossimi capitoli sono in fase di lavorazione, sia per questa storia, sia per l’altra!

Inoltre ho iniziato a postare un long non troppo lunga (tranquilli, ho già finito di scriverla) che sono certa potrebbe piacervi ^_^

Grazie per aver letto anche questo capitolo arrivato dopo amen, come si suol dire!

Un bacione a tutti!

Recensite!!!

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