Gossip Girl di Spencer Tita (/viewuser.php?uid=151885)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Raise your glass! ***
Capitolo 2: *** Stranger in a Strange Land ***
Capitolo 3: *** A Beautiful Lie ***
Capitolo 4: *** Welcome to my life ***
Capitolo 5: *** Glad You Came ***
Capitolo 6: *** Wild World ***
Capitolo 1 *** Raise your glass! ***
Buongiorno
Upper East Side!
Avete
preparato gli zainetti di marca? I vostri Frozen Yogurt sono stati
ordinati? Le
limousine sono fuori con il motore acceso?
Eh
sì, domani torniamo tutti a scuola! L’estate
è stata bollente e passionale per
tutti, ma finalmente avrò di nuovo l’intera
situazione sotto controllo!
Ho
già saputo che il nostro B. si è dato alla pazza
gioia in Spagna insieme a
qualche ragazza profumatamente pagata, mentre la nostra piccola P. non
si è
scollata un secondo da R. da brava promessa sposina.
Ma
la notizia bomba è arrivata giusto dieci minuti fa: una
delle mie spie ha
fotografato un ragazzo che non vedevamo da un po’ alla
stazione centrale.
Ha
fatto fatica a riconoscerlo: i suoi capelli sono più lunghi
e gli coprono il
viso, è ancora più pallido del solito e sembra
addirittura dimagrito.
Ma
quelle valigie Louis Vuitton non lasciano il minimo dubbio, e i ciuffi
biondo
platino sono il marchio di famiglia.
Signore
e signori, D. è tornato a Manhattan.
Non
era partito per il college solo pochi mesi fa? Cosa può aver
combinato di così
tremendo da essere stato rispedito indietro?
Lo
scoprirò presto, miei cari, ve lo posso giurare.
In
fondo nessuno può tenere un segreto se io sono nei paraggi.
Godetevi
la vostra tranquillità, perché durerà
ancora poco.
Sono
tornata.
XOXO
Gossip
Girl
Pansy
Parkinson storse il naso e distolse
lo sguardo dalla disgustosa scenetta che aveva davanti.
Sua
madre rideva di gusto, la testa
leggermente inclinata e appoggiata alla spalla di Lucius Malfoy, che
doveva
aver appena detto la battuta del secolo.
Anche
Ron era lì con loro e sorrideva
imbarazzato, prova definitiva che la battuta di Malfoy non
era affatto una bella battuta.
Ma
sua madre doveva sempre comportarsi come
una ragazzina in calore, appena vedeva un uomo più ricco di
lei.
-Oh,
Lucius, mi fai morire!- rise
ancora, sbattendo le ciglia impiastricciate di
mascara.
L’uomo
gonfiò il petto come un piccione e
mostrò in un sorriso i denti sbiancati e allineati.
Pansy
si chiedeva spesso come avesse fatto
un uomo viscido come Lucius Malfoy a generare una creatura
così dolce e
aggraziata come Draco.
Oh,
Draco. Le mancava terribilmente. Ed era
anche tremendamente arrabbiata con lui.
Si
fece coraggio e mosse qualche passo in
avanti, fino a raggiungere il trio.
-Pansy,
tesoro!- cinguettò la madre -Non
sei ancora pronta? Gli ospiti arriveranno a momenti!
-Ero
venuta solamente a chiedere un
consiglio a Ron. Posso rubarvelo un momento?
-Ma
certo! In fondo Ronald si stava
annoiando con due vecchietti come noi!
-Ma
cosa dice, Pamela? La sua compagnia è
sempre un piacere immenso- mormorò Lucius con un tono
talmente viscido che
Pansy ebbe quasi paura che il fiato dell’uomo le si sarebbe
appiccicato
addosso.
I
due ragazzi retrocedettero velocemente e
si rifugiarono in camera di Pansy, accasciandosi sul letto in perfetta
sintonia.
-Mi
hai salvato- gemette Ron -Quei due
stavano per saltarsi addosso, ne sono certo!
Pansy
sorrise e si alzò per versare un po’
di Sherry in due microscopici bicchierini trasparenti.
Porse
un bicchiere a Ron e si sedette
aggraziatamente con le gambe accavallate.
Ron
era davanti a lei, era suo ed era il
più bel ragazzo che potesse desiderare.
Stavano
insieme da un anno abbondante, e
non avevano mai fatto sesso.
Pansy
si sentiva un po’ in colpa di questo,
sapeva che per Ron era una vera tortura dover resistere, ma non si era
mai
sentita pronta.
Eppure
Ron era lì di fronte a lei,
indossava il maglione di cachemire verde bottiglia che lei gli aveva
regalato
ed era incredibilmente affascinante.
Aspettava
da un anno, e lei era vergine da
troppo tempo.
All’improvviso
Pansy seppe di essere
pronta. Bevve un altro sorso del suo Sherry. Oh, sì.
Assolutamente pronta.
Appoggiò
il bicchierino sulla scrivania da
tremila dollari, non curandosi affatto del possibile alone che si
sarebbe
potuto creare sul legno pregiato, e si avvicinò piano a Ron.
Gli
occhi celesti del rosso si accesero di
speranza. Che Pansy si fosse convinta a...
Non
ebbe più dubbi quando la sua ragazza
gli catturò le labbra con le sue, guidandogli le mani ai
bottoni della
camicetta.
Ron
tremava leggermente dall’emozione
mentre faceva uscire i bottoncini di madreperla dalle asole.
Pansy
sospirò e morse leggermente il lobo
del ragazzo dai capelli rossi, facendolo trasalire così
violentemente che perse
la presa su un bottone.
Risero,
innamorati e felici.
Risero
finché i loro cellulari non
avvisarono un messaggio in arrivo, contemporaneamente.
L’eco
di una decina di cellulari che
squillavano arrivò alle loro orecchie: la festa doveva
essere iniziata, e se
tutti avevano ricevuto lo stesso messaggio non poteva essere stata che
Gossip
Girl a inviarlo.
Pansy
si slanciò verso il suo comodino e
afferrò il Blackberry con le dita pallide proprio mentre Ron
tirava fuori il
suo dalle tasche dei pantaloni.
Aprirono
contemporaneamente il messaggio,
lo lessero in fretta e si guardarono con occhi confusi.
Il
testo dell’sms era semplicemente D.
è tornato.
Sotto
alla breve frase c’era una foto a
colori di un ragazzo biondo che rovistava in una cartella di pelle,
appoggiato
a un trolley Louis Vuitton dal gusto un po’ vintage.
Pansy
trattenne il respiro. Ron spalancò
gli occhi.
Sì,
D. era tornato e il suo ritorno si
sentiva particolarmente, in casa Parkinson.
-Avete
ricevuto il messaggio?- domandò
Daphne Greengrass con la sua fastidiosa voce stridula, stretta in un
tubino
Valentino talmente attillato da non farla nemmeno respirare.
-Sì!
L’ho appena letto!- rispose Lavanda
Brown, lieta di potersi unire alla conversazione. Si sentiva
già abbastanza a
disagio per essersi presentata con un abito lungo. Nessuno
indossava abiti lunghi.
-Draco
è tornato- mormorò Daphne,
leccandosi le labbra.
-Siamo
sicuri che sia proprio lui?- domandò
timidamente Padma Patil, portando alle labbra il suo drink.
-Certo
che lo è- le rispose la sorella
gemella Calì -Non lo hai visto? E poi Gossip Girl non
sbaglia mai.
-Sono
sicura che verrà qui!- esultò Lavanda
-Tu che ne pensi Daphne?
Daphne
sorrise, compiaciuta di essere stata
interpellata per un’opinione importante. Quando Pansy non
c’era diveniva lei la
Regina.
-Onestamente
ne sono convinta anche io-
soffiò tra le labbra, accostando anche lei il suo drink alla
bocca.
In
quel momento Pansy scese rumorosamente
le scale dell’ingresso, facendo sbattere un po’
troppo violentemente i tacchi
sottili con il marmo del pavimento. Ron la seguiva a poca distanza.
-Pansy!-
urlò Calì cercando di attirare la
sua attenzione -Siamo qui tesoro!
Lavanda
abbassò lo sguardo arrossendo.
Pansy non indossava nemmeno un vestito! La sua vita sottile era stretta
in una
gonna anni 50 di un blu notte e le spalle fragili erano coperte da una
camicetta color crema.
Sospirò.
Aveva completamente sbagliato la
mise.
-Hai
ricevuto il messaggio?- indagò
immediatamente Calì -Quello su Draco?
Pansy
le ignorò tutte e si diresse a passo
spedito verso il salone. Calì tossicchiò per
mimetizzare la figuraccia appena
fatta e Lavanda colmò le sue lacune conoscitive sulla moda
riempiendole con
dell’alcool.
-Bene,
bene- sussurrò una voce profonda
alle loro spalle. Le ragazze si girarono di scatto e incontrarono gli
occhi
furbetti di Blaise Zabini, le cui dita stringevano una gigantesca coppa
di
Champagne.
-Stavo
giusto iniziando ad annoiarmi-
mormorò distrattamente, prima di muoversi anche lui verso il
salone.
Quegli
stupidi taxi non accennavano a fermarsi.
Era
stanco, aveva viaggiato per ore in
treno e stava trascinando un trolley, un borsone e una tracolla da
circa dieci
minuti, alla ricerca di un mezzo per tornare a casa.
-Taxi!-
gridò di nuovo e gioì internamente
quando l’automobile gialla accostò accanto il
marciapiede.
-Buonasera-
salutò l’autista scendendo
dall’auto.
-Salve-
rispose Draco porgendogli il
trolley e sospirando stancamente. Attese che tutti i suoi bagagli
fossero
caricati e salì sul sedile posteriore.
-Allora,
dove la porto?
-Upper
East Side- disse il ragazzo
-Kensinton Street numero 16. Meglio togliersi subito questo cerotto.
L’autista
sorrise e partì velocemente.
Draco
appoggiò la fronte al finestrino
fresco, intenzionato a chiudere gli occhi almeno fino a casa di Pansy.
Dopo
aver pagato il tassista e avergli
chiesto di aspettare lì fuori per alcuni minuti, Draco si
fece coraggio e salì
le scale che conducevano all’appartamento di Pansy.
Si
rese conto troppo tardi di essere
capitato nel bel mezzo di una festa.
-Draco?-
domandò una voce sorpresa.
Il
ragazzo si voltò imbarazzato e sorrise
dolcemente alla madre di Pansy.
-Buonasera
Pamela.
-Oh,
tesoro! Non sapevo saresti tornato!-
esultò la donna -Aspetta! Tuo padre è qui! Vado a
chiamarlo... e anche Pansy!
-Non
è necessario, io me ne stavo andando
e...
-Draco?
Eccola,
quella voce fredda e strascicata
capace di farlo sentire continuamente sotto esame.
-Draco
ma come diavolo sei vestito?
Il
ragazzo strinse le labbra per non
insultarlo.
-Ero
passato solo a salutare Pansy, non pensavo
ci fosse una festa. Non sono nemmeno passato a casa a cambiarmi.
-Jeans
a sigaretta e Timberland chiare? E
come ti è venuto in mente di arrotolare le maniche a una
camicia bianca?
-Papà,
stavo viaggiando- ripeté
Draco -Ed è caldo!
-Io
non andrei nemmeno a spalare letame
vestito così- sibilò Lucius.
Pamela
ridacchiò per sciogliere un po’
l’atmosfera, ma padre e figlio continuarono a guardarsi con
astio reciproco.
-La
mamma è qui?
-Deve
essere da qualche parte, caro-
rispose la mamma di Pansy.
-Sì,
sta cercando di evitarmi- asserì
Lucius.
-Proprio
quello che cercavo di fare anche
io- mormorò Draco fra sé e sé,
partendo alla ricerca della madre.
Narcissa
Black (ex Malfoy) sorseggiava un
drink seduta sul divano, i lunghi capelli biondi raccolti in una
dignitosa
coda, il fisico esile stretto in un tubino azzurro.
-Mamma-
la chiamò dolcemente Draco.
La
donna si girò di scatto, riconoscendo la
voce del figlio.
-Oh,
Draco! Che ci fai qui? E... ma come
sei vestito?
-Lo
so, me ne sto andando, ero passato solo
a salutare ma non immaginavo ci fosse una festa. Dimmi solo dove
alloggiamo ora
così sparisco.
-Al
Palace- rispose schiettamente la donna,
con aria annoiata -Vai avanti Draco, io ti raggiungerò tra
poco.
Della
serie “Vengo
con te tesoro, mi sei mancato tantissimo e non vedo l’ora di
passare del tempo
con te!” pensò
Draco sospirando e facendo dietro front per uscire dalla sala passando
il più
inosservato possibile.
Ce
l’aveva quasi fatta -aveva quasi
raggiunto le scale- quando si sentì chiamare di nuovo da
quell’irritabile donna
che era Pamela Parkinson.
-Draco!
Draco, ecco qui Pansy!
Si
girò di scatto, con il sorriso più finto
del mondo stampato in faccia.
-Pansy!
Ciao!- salutò l’amica,
vergognandosi ancora di più appena la vide vestita
elegantemente come al
solito, il caschetto nero perfettamente pettinato.
-Ciao!
Sei tornato? Perché non me l’avevi
detto?- chiese Pansy abbracciando l’amico, annusando a pieni
polmoni l’odore
fruttato che emanavano i suoi capelli biondissimi.
Lo
detestava. Perché non le aveva detto
della sua partenza? Perché era tornato proprio quando le
cose si erano
finalmente riaggiustate? Eri lì per rubargli il suo ruolo da
Regina, la sua
popolarità.
Era
sicura di tutto ciò, ma l’odore di
Draco le aveva fatto venire in mente talmente tanti ricordi che non era
riuscita a non sospirare nel suo abbraccio.
-Oh
Pansy, mi sei mancata! Mi dispiace non
averti detto nulla... ti spiegherò, davvero.
-Ti
fermi a cena?- domandò Pamela,
introdottasi nella conversazione.
-Sì,
fermati a cena!
-Oh,
no grazie! Sono sfinito e non mi sento
molto bene, ci vediamo domani a scuola ok?- Draco chiuse
frettolosamente il
discorso e scivolò giù per le scale, sentendosi
addosso gli occhi di tutti gli
invitati.
-Domani
a scuola, eh?- mormorò Pansy alle
sue amiche -Quindi è tornato per restare.
-Ma
tu non lo sapevi?- domandò Lavanda
spalancando gli occhioni.
Pansy
trasalì, ma si sforzò di non darlo a
vedere.
-Sì,
certo, lo sapevo.
La
mora si staccò dal gruppo, dirigendosi
nella sala dove stava per essere servita la cena. Le quattro amiche la
seguirono in fretta, sculettando sui tacchi e con i menti
all’aria.
Blaise
Zabini, invece, era affacciato sulla
tromba delle scale e seguiva ogni movimento del biondino. Era sempre
stato
ammaliato dal suo corpo: così femmineo e longilineo,
così magro e aggraziato.
Non
staccò gli occhi dal sederino di Draco
finché il biondo non alzò gli occhi magnetici in
alto, tre piani più giù.
Vide
Blaise, non sorrise, non fece alcun
cenno. Lo guardò per pochi brevi istanti, il tempo che
impiegò l’altro ad
alzare il calice in segno di saluto, e riprese la sua corsa verso
l’uscita.
Blaise
tracannò il liquido rimanente e se
ne andò lentamente in sala da pranzo, gongolando tra
sé e sé.
Draco
era tornato, e Draco portava sempre
con sé una serie di intriganti e scandalosi eventi.
Il
biondo uscì di corsa dall’edificio e si
fiondò sul taxi, indossando gli occhiali da sole nonostante
fosse sera
inoltrata.
Dall’altra
parte della strada un ragazzo
dai folti capelli neri guardò il taxi finché non
scomparve dietro una curva. A
quel punto scosse la testa e spinse gli occhiali sul naso.
Infilò
le mani nelle tasche dei pantaloni e
iniziò a camminare lentamente verso la fermata del bus.
Aveva
visto quello che voleva vedere.
Buonasera
Upper East Side!
La
notte è scesa sul nostro ultimo giorno di vacanza, e che
ultimo giorno!
Sollevate
i vostri bicchieri e brindate al ritorno di Draco! Speriamo si sia
portato
dietro un po' ’i segreti da svelare!
D.
ci ha deliziati con il suo rientro in società stretto in un
paio di jeans da
quattro soldi. Mi dicono che nonostante la scarsa qualità
modellavano comunque
alla perfezione il suo (scusate il francesismo) meraviglioso culo.
D.
si è presentato a casa della sua migliore amica P. giusto in
tempo per
interrompere il suo tentativo di rendere finalmente appagato il
fidanzatino.
Chi
era alla festa ha potuto sentire l’aria vibrare per le
scintille di tensione
che c’erano tra gli sguardi di D. e P. nonostante ce
l’abbiamo messa tutta per
non darlo a vedere!
Si
dice anche che B. non abbia mai levato gli occhi dal fondoschiena di
D., ma chi
lo farebbe?
Intanto,
a sopportare stoicamente l’ultima calura di agosto, un
Ragazzo Solitario emerso
dalle profondità di Brooklin ha seguito il nostro biondo
preferito fino a casa
Parkinson, per poi rimanere a fissare il marciapiede vuoto per almeno
dieci
minuti.
Ragazzo
Solitario, è inutile! Draco non fa particolari distinzioni
tra uomini e donne,
questo è vero, ma non è roba per te! Dovresti
avere minimo un conto in banca
trenta volte superiore a quello che hai adesso!
Oh,
ma guardate un po’! Sono già le undici! Non
vorrete andare a letto tardi?
Domani vi aspetta il primo giorno di scuola dell’anno!
Mettete
le vostre maschere idratanti sul viso, stendete le uniformi sulla
poltrona e
preparate le scarpe.
Domani
si balla.
Buonanotte
Upper East Side.
XOXO
Gossip
Girl
ANGOLINO
E
buongiorno a voi, frequentatori di EFP! Per chi mi conosce, sa bene che
questa
è una storia un po’ fuori dal mio stile, ma amo
talmente tanto Gossip Girl che
mi è venuta un’incredibile voglia di scrivere
qualcosa di simile con i nostri
personaggi preferiti come protagonisti.
Spero
seguirete la storia, perché da questo momento in poi le cose
si faranno un po’
più piccanti ^^
Grazie
per aver letto, fatemi sapere quello che pensate tramite recensione.
Gossip
Girl ha bisogno di opinioni per vivere.
XOXO
Tita
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Stranger in a Strange Land ***
Alzatevi
dal letto, ragazzi dell’Upper East Side!
Il
sole è alto nel cielo, gli uccellini cantano e i vostri
French Toast vi
attendono fumanti nei piatti.
È
il primo giorno di scuola! Non sentite l’eccitazione salire
lungo la spina
dorsale?
Le
gemelle C. e P. sono già state avvistate da Starbucks, con
indosso le loro
uniformi. Uniformi che non staranno loro bene ancora a lungo se
continuano a
mangiare un enorme cookie ogni
giorno
a colazione.
Anche
il nostro caro B. è stato avvistato mentre accompagnava una
ragazza mai vista a
un taxi, probabilmente dopo una notte di intenso sesso.
Il
Ragazzo Solitario e sua sorella sono stati beccati mentre correvano
verso una
corriera nella loro modesta e triste Brooklin, diretti anche loro verso
le
scuole dell’Upper East Side.
Di
P. e D. ancora nessuna traccia.
Ma
si sa, i migliori si fanno sempre attendere.
Auguro
a tutti voi una piccantissima giornata.
XOXO
Gossip
Girl
Pansy
aveva una gran voglia di piangere. Si strappò di dosso il
reggiseno e lo lanciò
con un grugnito contro lo specchio.
Osservò
la sua immagine con occhio critico e lanciò
un’occhiataccia anche al reggiseno
di pizzo che giaceva abbandonato a terra.
Perché
diamine le stava largo? Era mai possibile che mentre a tutte le altre
ragazze
si ingrossava il seno a lei dovesse diminuire?
Aveva
già una terza piuttosto scarsa -diciamo una terza
immaginaria- e per qualche
strano motivo le sue tette si erano ristrette fino a riempire
decentemente solo
una seconda particolarmente imbottita.
Era
forse dimagrita? Pansy si diresse speranzosa verso il suo bagno
personale e
salì sulla bilancia, incrociando le dita.
48
chili. Era addirittura ingrassata di un paio di etti, anche se
sospettava
fortemente che l’abbuffata che aveva fatto la sera precedente
in preda alla
rabbia c’entrasse qualcosa.
Sbuffò
e
torno in camera sua, ripescando il reggiseno più piccolo e
più imbottito che
aveva e indossando l’uniforme.
Le
stava
bene, ma non aveva il minimo dubbio che a Draco sarebbe stata meglio.
Già
se
lo vedeva, arrivare a scuola seduto sulla limousine nera della sua
famiglia,
scendere lentamente con il caffè in mano e salire la
scalinata con la tracolla
che gli sbatteva sui fianchi ad ogni scalino.
La
cosa
che in assoluto detestava di più, di Draco, era la sua
incredibile perfezione:
era sembrato un fotomodello perfino la sera precedente, con quel paio
di jeans
sdruciti e i capelli arruffati sul collo.
Sarebbe
stato perfetto anche a scuola.
Afferrò
la borsa di Prada con decisione: sarebbe stata perfetta anche lei.
Più che
perfetta.
Draco
si
sollevò lentamente dalla tazza del water, afferrando della
carta e pulendosi la
bocca, tossicchiando.
Detestava
il retrogusto amaro del vomito. Ma era sopportabile.
Si
alzò
definitivamente e lavò la faccia con abbondante acqua
ghiacciata, spazzolò a
fondo i denti e pettinò i capelli, lasciando la frangia
libera sulla fronte.
Si
trascinò in camera da letto, abbottonandosi la camicia
bianca.
Nella
stanza regnava il caos. Le valigie giacevano ancora spalancate e piene
sul
tavolino in fondo al letto matrimoniale, dal beautycase traboccavano
creme
costose e bagnoschiuma al cocco, decine di vestiti erano sparse per la
stanza,
come se fosse esplosa una bomba in una delle valigie.
Draco raccattò i
pantaloni dell’uniforme da
terra e li infilò stancamente dalle gambe, la testa gli
girava un po’.
Non
aveva chiuso occhio tutta la notte. L’incontro con i suoi
vecchi amici lo aveva
messo tremendamente in agitazione.
Era
sempre stato abituato ad avere gli occhi addosso: la sua famiglia era
una delle
più ricche e importanti di Manhattan e compariva sulle
riviste ogni settimana
(dopo il divorzio dei suoi addirittura ogni giorno) ma non gli piaceva
sentirsi
giudicato dai suoi amici.
Poteva
anche andare bene che degli sconosciuti leggessero su di lui nelle
riviste da
quattro soldi o che postassero commenti acidi e invidiosi su Gossip
Girl, ma i
suoi amici no. Di loro si era sempre fidato.
Invece
lo sguardo che le amiche di Pansy gli avevano lanciato era stato... inquietante.
A
Draco
era parso quasi di sentire i loro cervelletti mettersi in moto,
recuperare un
minimo di lucidità e organizzare piani malefici ai suoi
danni.
E
il
comportamento di Blaise? Lui lo aveva guardato come se fosse stato affamato. Non gli aveva tolto gli occhi
di dosso per tutto il tempo che era rimasto a casa Parkinson e gli era
sembrato
più famelico del solito. Non che lui e Blaise fossero
chissà quanto amici, anzi
quel ragazzo lo aveva sempre un po’ preoccupato, ma si era
sentito passato ai
raggi X.
Per
non
parlare poi di Pansy. Lei lo aveva guardato semplicemente arrabbiata.
Delusa.
Non
avrebbe dovuto andarsene di colpo, mesi prima, ma non aveva avuto
scelta.
Si
era
sentito talmente osservato, la sera prima, che non aveva potuto fare a
meno di
chiedersi se ci fosse qualcosa che non andava in lui.
Quella
mattina stessa si era ficcato due dita in gola e aveva vomitato la
colazione.
Non
voleva ricadere in quel tunnel, ma la gente era stata troppo cattiva
con lui e
lui non era ancora abbastanza forte per sostenere i loro sguardi.
Certo,
l’articolo che Gossip Girl aveva postato nel suo blog quella
sera stessa non lo
aveva poi aiutato.
Era
rimasto a sorseggiare Scotch fino alle due di notte, spulciando il sito
per
leggere di tutto quello che si era perso.
Era
arrivato a leggere fino a maggio, e aveva notato come gli scoop che lo
riguardavano sembravano sempre più piccanti di quelli che
trattavano di altre
persone.
Su
una
cosa i ragazzi dell’Upper East Side avevano avuto ragione: D.
è tornato, e le
cose non saranno più come prima.
Harry
Potter si lasciò cadere stancamente sul sedile
dell’autobus.
-Grazie
al cielo!- gemette, facendo posto alla sorella vicino a lui -Non oso
pensare a
cosa avremmo dovuto fare se avessimo perso l’autobus!
-Qualcosa
tipo arrivare alla stazione di corsa, prendere il treno, scendere dal
treno,
prendere l’autobus e arrivare a scuola con tre quarti
d’ora di ritardo?- rise
Hermione, lisciandosi i capelli castani.
Si
era
alzata due ore prima del necessario, quella mattina, per lavare i
capelli,
passarsi la piastra, truccarsi e scegliere accuratamente le scarpe da
abbinare
alla gonna blu e alla camicetta candida dell’uniforme della
Constance.
Oramai
era entrata nel triennio
finale del suo
ciclo scolastico ed era ufficialmente sotto il regno di Pansy
Parkinson.
Se
si
fosse comportata bene, da brava suddita, avrebbe sicuramente ricevuto
inviti
alle feste, ai balli e forse anche da qualche ragazzo.
Suo
fratello era già all’ultimo anno del St.Jude e non
sembrava preoccuparsi troppo
delle feste, al contrario. Per lui contava solo ottenere la borsa di
studio. E
farsi notare dal ragazzo che gli piaceva.
-Harry,
lo sai che è tornato Draco, vero?
Il
ragazzo seduto affianco a lei quasi si strozzò con il
caffè che stava
sorseggiando.
-Cosa?
E
che vuoi che mi importi!- balbettò confusamente.
-Oh,
Harry!- rise la sorella -Da quando ti ha rivolto la parola alla festa
“Kings&Queens” dell’anno scorso
non l’hai mai dimenticato. Ti piace!
-Non
è
vero!
-Sì
che
lo è! Ma se non ti sbrighi a farti notare se lo
prenderà qualcun altro! Draco è
il ragazzo più ambito da tutte le ragazze e anche da molti
ragazzi. Ho letto su
Gossip Girl che alla festa a casa di Pansy perfino il suo amico Blaise
Zabini
non gli scollava gli occhi di dosso!
Harry
strinse i denti, fingendo indifferenza.
Purtroppo
era vero: aveva una tremenda cotta per Draco da quando lo aveva visto a
quella
festa, secoli fa. Era stato l’unico ad essere stato
così carino da rivolgergli
la parola, nonostante non lo conoscesse nemmeno.
E
poi
era misteriosamente sparito nel nulla. Pochi giorni dopo aveva iniziato
a
girare la voce che fosse partito per il college.
Poi
era
tornato. L’aveva visto, alla stazione, più magro e
bello che mai. L’aveva
seguito fino a casa Parkinson e l’aveva visto salire, per poi
scendere
precipitosamente e con l’aria arrabbiata solo dieci minuti
dopo.
Aveva
passato la serata nel suo loft, a leggere informazioni sul suo ritorno.
La
pagina web di Gossip Girl era completamente intasata di commenti: tutti
bramavano il ritorno di Draco!
Harry
non vedeva l’ora di arrivare a scuola per scoprire se aveva
qualche corso in
comune con Draco. Lo
sperava con tutto
il cuore, sebbene non lo avrebbe mai ammesso con nessuno.
Sua
sorella lo aveva capito da un pezzo che era gay. Molto gay.
Però lui non se la
sentiva ancora di fare outing. Suo padre -il suo padrino, sarebbe
meglio dire-
era già rimasto abbastanza sconvolto quando Neil Patrick
Harris aveva
comunicato al mondo di essere gay, e aveva smesso di guardare
“How I Met Your
Mother” in preda a una crisi di identità.
Non
osava pensare cosa avrebbe potuto dire
dell’omosessualità del suo figlioccio.
L’autobus
si fermò lentamente alla seconda fermata
dell’Upper East Side (ne mancavano
ancora tre prima della loro) e una testa bionda fece capolino dal basso.
Era
Draco. Harry trattenne il fiato e nascose la testa tra le spalle in
completo
imbarazzo, fissando di sbieco il ragazzo.
Draco
era nervosissimo. Si sentiva uno schifo.
La
testa
gli faceva un male cane per colpa di tutto lo Scotch che si era bevuto,
non era
riuscito a farsi un nodo alla cravatta decente e aveva improvvisamente
capito
di essersi messo i pantaloni sbagliati: quelli dell’uniforme
dovevano essere
beige o panna, e non blu come li aveva messi lui.
Si
sedette sconsolato in un sedile vuoto, accanto al finestrino, e mise le
cuffiette dell’i-phone nelle orecchie.
Mentre
cercava le canzoni dei 30 Seconds To Mars nelle sue playlist si
sentì
improvvisamente osservato.
Alzò
gli
occhi di scatto e incontrò quelli marroni di una ragazza
della Constance:
indossava la tipica gonnellina blu e la camicetta bianca. Era seduta
affianco a
un ragazzo dai folti capelli neri che aveva la testa tuffata in un
libro.
Sorrise
alla ragazza che ricambiò.
Girò
di
nuovo la testa e fece partire la canzone “Stranger in a
Strange Land”,
lasciandosi cullare dal ritmo cadenzato della batteria.
Era
arrabbiato a morte con sua madre: non solo non l’aveva ancora
vista dopo la
festa da Pansy ma non gli aveva nemmeno lasciato l’autista
che lo portasse a
scuola! Gli era toccato prendere l’autobus come uno di quei
poveracci di
Brooklin.
Draco
lanciò di nuovo uno sguardo ai due ragazzi seduti accanto a
lui. Loro erano certamente di
Brooklin. La ragazza
indossava delle ballerine blu delle quali non era possibile
identificare la
marca. Tutte le ragazze della Constance mettevano scarpe con gli stemmi
o le
firme bene in mostra.
Ricordò
con un sorriso le decolleté che aveva calzato Pansy alla
festa “Rosso Passione”
del loro primo anno al triennio: la scritta “Marc
Jacobs” era così grossa e
pesante che si era staccata appena qualcuno le aveva urtato il piede.
Il
ragazzo accanto alla piccoletta indossava delle converse grigie. Erano
nuove e
molto carine, doveva ammetterlo, ma niente a che vedere con le sue Lacoste a righine bianche e blu. Un
po’ da gay, forse, ma costose.
Draco
amava le cose costose. E detestava gli autobus.
Era
un
ragazzo abbastanza alla mano per essere dell’Upper East Side
ma, appunto, era
dell’Upper East Side.
Il
mezzo
rallentò nuovamente fino ad accostare al marciapiede. Draco
tolse le cuffiette
dalle orecchie quando vide chi stava salendo.
-Ron!
Blaise! Da questa parte!- esclamò, sollevando un braccio in
segno di saluto.
-Che
ci
fai su un autobus?- ridacchiò il rosso, lasciandosi cadere
accanto a lui -A
proposito, bentornato amico!
-Grazie!
Potrei farvi la stessa domanda comunque!- rise in risposta.
Harry
Potter, due posti più in là, si era appena
sentito abbastanza sicuro da alzare
lo sguardo sul biondo e si era immediatamente nascosto di nuovo dietro
il suo
libro alla vista del suo sorriso. Meraviglioso. Quel ragazzo era
meraviglioso.
-Si
da
il caso che questo idiota- rispose Blaise indicando Ron -Si sia
dimenticato di
avvisare l’autista di passare a prenderlo a casa mia. Ci
siamo dovuti adattare
visto che il mio è fuori con mia madre.
-Idem-
rispose Draco sorridente. Aveva già dimenticato gli sguardi
lascivi di Blaise,
la sera precedente.
-Oh,
eccoci arrivati- disse Ron dopo un po’, alzandosi in piedi e
lasciando uscire
Draco dal sedile interno.
-E
tu
chi diavolo sei?- abbaiò Blaise, quando sbatté la
spalla contro quella del
ragazzo dai capelli corvini.
Quello
alzò gli occhi, rivelandoli di un verde accecante che subito
abbagliò Draco.
-Sono
Harry- rispose gentilmente quello, sollevando la mano in direzione di
quella di
Blaise.
-Harry
chi?- domandò ancora
lui, guardandolo
con disprezzo crescente.
-Potter.
Harry Potter. Frequento la tua stessa scuola- rispose frettolosamente
il
ragazzo -Abbiamo la stessa cravatta, non vedi?
-Spiritoso-
sibilò Ron, seguendo Draco fuori dall’autobus.
Blaise
lanciò un ultimo sguardo a Harry, si soffermò
qualche secondo in più sull’esile
figura di Hermione e uscì con gli altri.
Harry
scese dal bus con uno sguardo lugubre e la sensazione di essere una
nullità.
Il
sole
splendeva tremendamente alto nel cielo di mezzogiorno e
l’intero Upper East
Side stava soffrendo il caldo.
Era
particolarmente brutto per i 230 ragazzi del St.Jude e per le 215
studentesse
della Constance: nei loro refettori c’era un’aria
irrespirabile di cibo
scadente e sudore e i poveretti erano stati costretti a uscire
all’aperto dove,
se possibile, faceva ancora più caldo.
Pansy
Parkinson e le sue amiche erano appena uscite dal portone della
Constance e si
dirigevano a passo spedito verso l’unico punto in ombra del
giardino: gli
scalini d’ingresso più in alto, quelli vicini al
vecchio platano.
Camminavano
in bilico sui piccoli tacchi da scuola (massimo sette centimetri!) e le
loro
borse firmate piene dei loro costosi pranzi pronti sbattevano
delicatamente sui
loro fianchi.
-Levatevi-
disse scocciata Pansy alle sei ragazzine che si erano sedute
all’ombra.
Ragazzine che non dovevano avere più di quindici anni e che
ancora non sapevano
chi comandava.
Non
ci
misero molto a capire: scattarono sull’attenti come
soldatini, raccolsero le
loro cose e sparirono.
-Che
fastidio queste matricole!- gemette Calì Patil appoggiando
il suo bauletto
Versace sullo scalino con una certa cura -Bisogna sempre insegnargli
tutto!
La
gemella annuì, aprendo la borsa Alviero Martini alla ricerca
del suo pranzo.
Lavanda
sospirò, cercando di nascondere la sua gigantesca shopper
Emporio Armani dietro
la sua schiena. Perché sbagliava sempre a vestirsi? Tutte
avevano dei bauletti
e lei una shopper! Doveva
assolutamente procurarsi una nuova borsa. Un bauletto o due abbastanza
grandi
da contenere alcuni libri scolastici. Avrebbe provveduto quel
pomeriggio
stesso.
-Impareranno,
vedrai- annunciò Daphne sedendosi accanto a Pansy, sullo
scalino più alto.
Pansy non le disse niente e i suoi occhi si illuminarono. Era abituata
ad
essere sempre cacciata dallo scalino più alto.
-Ragazze?-
le chiamò una voce femminile e dolce.
Pansy
alzò la testa, riconobbe la ragazza e si sforzò
di sorridere e avere un tono di
voce squillante.
-Hermione!
Che bello vederti! Come vanno gli inviti?
-Sono
finiti- annunciò la ragazza con orgoglio, porgendole una
scatola dorata nella
quale riposavano un centinaio di buste.
Pansy
prese la prima, quella dove il suo nome era scritto con la bellissima
grafia
della piccola H, e la aprì con delicatezza.
Cara
Pansy Parkinson,
sei
stata invitata
alla festa “Baciami sulle labbra” che si
svolgerà Sabato 10 Settembre al numero
12 di Evergreen Street.
Festeggiamo
insieme
l’inizio del nuovo anno scolastico!
È
gradito abito da
sera.
Il
comitato di
Organizzazione Scolastico
-Oh,
Hermione sono deliziosi!- squittì Pansy, sinceramente
colpita dalla bravura
della ragazzina -Hai una scrittura davvero meravigliosa!
-Grazie-
arrossì lei.
-Eccoti
il tuo invito, come promesso!- Pansy le porte una delle buste argentate
rimaste
in fondo alla scatola, quelle senza destinatario che andavano sempre
fatte in
caso comparisse la necessità di invitare qualcuno
all’ultimo minuto.
Hermione
stava per ringraziare quando qualcuno di molto bello arrivò
a disturbare la
quiete della regina.
-Ciao
Pansy!- salutò Draco salendo gli scalini con uno yogurt
magro in mano -Ciao
ragazze!
Pansy
notò con fastidio che indossava dei pantaloni blu. Sempre il
solito
rivoluzionario pronto a farsi notare da tutti. Cos’era? Non
si sentiva
abbastanza osservato con l’uniforme tradizionale?
-Ciao-
risposero tutte freddamente.
-Oh,
ciao! Io sono Draco- sorrise all’indirizzo della nuova
ragazza.
-Hermione-
rispose lei sorridendo. Draco era il suo idolo.
-Che
fate?- domandò Draco adocchiando gli inviti con
curiosità -Quando c’è la festa?
Tutte
le
ragazze si girarono a guardare Pansy, aspettando con ansia una sua
risposta.
Lei le fulminò con gli occhi, poi si sforzò di
sorridere e rivolse uno sguardo
languido a Draco:
-Sabato.
E... tu non sei invitato.
-Oh-
disse semplicemente Draco, prendendo in mano il cucchiaino e dando la
caccia a
un pezzo di frutta per non far vedere il disagio.
-Sai,
non sapevamo saresti tornato, tu non ce l’avevi detto, e
abbiamo finito gli
inviti.
Daphne
nascose un sorriso acido dietro il suo cappuccino e le gemelle Patil si
guardarono furbette.
-Veramente
ci sono...- iniziò ingenuamente Hermione.
-Non
stavi andando via?- la liquidò Pansy.
-Certo...
io... beh, ciao!
-Ciao,
è
stato un piacere conoscerti!- la salutò Draco mentre
Hermione raccoglieva le
sue cose e scappava via intimidita.
-Dobbiamo
andare anche noi- esordì Pansy alzandosi in piedi e
mettendosi la Prada
sottobraccio -Ho una riunione con il Comitato Diplomandi, dobbiamo
decidere da
adesso chi terrà il discorso di fine anno.
-Oh-
disse si nuovo Draco.
-A
meno
che tu non voglia che ti aspettiamo, non hai ancora finito il tuo
yogurt-
continuò Pansy, continuando però a scendere gli
scalini.
-Pansy!-
la chiamò Draco. Lei si girò e gli
puntò gli occhi scuri addosso.
Era
davvero carina. La gonna dell’uniforme perfettamente stirata
conteneva la
camicetta bianca immacolata. Ai piedi calzava delle semplicissime zeppe
Emporio
Armani non troppo alte, le unghie delle dita dipinte di blu. I capelli
neri
erano intrappolati in un caschetto corto e la fronte nascosta dalla
frangetta
folta.
-Pansy,
qual è il problema?- domandò scendendo anche lui
di un paio di scalini.
Anche
lei lo guardò. Draco non era semplicemente carino. Era
dannatamente bello.
I
suoi
capelli erano di un biondo talmente chiaro da sembrare quasi bianco,
dai
riflessi dorati. Gli occhi grigi come un cielo in tempesta facevano
capolino
dalla frangia spettinata e le labbra erano sottili ma appetitose. Era
magro
come un modello, forse un tantino troppo basso, e la sua vita era
stretta come
quella di una donna.
-Draco,
te ne sei andato senza dirmi niente! Sei scomparso per mesi! Qual
è il problema
secondo te?- rispose lei acida, con un tono di voce forse troppo forte.
Il
cuore
di Draco si strinse. Si era sentito davvero in colpa, ma non aveva
potuto fare
a meno di sparire... se Pansy avesse saputo...
-Ne
parliamo stasera ok? Alle otto al Palace.
-Devo
uscire con Ron. Lui non se n’è andato
all’improvviso, ha la precedenza.
-Ron
aspetterà. Noi due siamo più importanti, Pan.
Anche
il
cuore di Pansy si strinse forte. Erano secoli che non si sentiva
chiamare “Pan”
e le era mancato terribilmente.
-Va
bene
allora. Alle otto.
Draco
annuì e la seguì con gli occhi mentre se ne
andava.
Gettò
via il suo yogurt ancora mezzo pieno e si diresse a grandi passi verso
il St.Jude.
L’ora
di pranzo è sempre una guerra fredda nell’Upper
East Side!
P.
e D. hanno avuto un acceso scontro proprio sui gradini davanti alle due
scuole
più esclusive di Manhattan!
Gira
voce che questa sera si incontreranno al Palace per parlare.
Riusciranno
a fare pace o accenderanno la miccia di un cannone?
Scoppierà
la guerra o arriverà la pace?
Onestamente?
Io spero per la guerra!
XOXO
Gossip
Girl
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** A Beautiful Lie ***
Avvistati! D.
è
appena sceso dalla sua lussuosissima suite all’ultimo piano
del Palace per
andare al bancone del bar, mentre P. ha appoggiato proprio adesso il
suo tacco
12 sul marciapiede di fronte all’hotel.
D.
ha ordinato un Gin Fizz e un Martini. Conosce bene i gusti della sua
amica. P.
sta lentamente salendo le scale di marmo.
Attendiamo
tutti con ansia l’esito di questo incontro! Il futuro
dell’Upper East Side si
sta decidendo adesso!
Scenderemo
tutti in guerra o i due regni di Draco e Pansy si riuniranno sotto
un’unica
corona?
Si
accettano scommesse
XOXO
Gossip
Girl
Draco
faceva girare l’oliva in fondo al suo bicchiere con lo
stecchino che sorreggeva
l’ombrellino. Aveva un’aria tremendamente annoiata
e quello che aveva in mano
era già il secondo Martini, ma era sceso in anticipo per non
far aspettare
Pansy e non aveva resistito.
Indossava
una camicia celeste che metteva tremendamente in risalto i suoi occhi e
dei
jeans a sigaretta così stretti che alcuni si chiedevano come
facesse a
respirare. Ma Draco Malfoy può mettere addosso qualsiasi
cosa e stare sempre
perfettamente a suo agio. Non sono i vestiti il suo problema.
Il
ragazzo al bar gli sorrise porgendogli delle patatine, che
rifiutò con un gesto
della mano, senza alzare gli occhi dal suo I-phone: Gossip Girl aveva
appena
scritto che Pansy era stata vista davanti al Palace. Sarebbe arrivata a
momenti.
La
ragazza infatti comparve alla porta del bar nel giro di due minuti,
dritta su
due tacchi altissimi e avvolta in un abito che da lontano sembrava
nientemeno
che un Fendi.
Draco
sollevò un braccio sottile e sventolò la mano per
farsi vedere. Pansy non
sorrise né diede alcun segno di gioia. Mosse semplicemente
in avanti con aria
altezzosa e si accomodò sullo sgabello accanto il ragazzo
con un salto aggraziato.
-Ciao
Pan- sorrise invece Draco.
-Dra-
soffiò lei senza nemmeno rendersi conto di aver tirato fuori
dalla sua mente il
soprannome con cui lo chiamava da quando avevano dieci anni.
-Ti
ho
ordinato un Gin Fizz, va bene?- continuò lui, porgendole un
bicchiere dal quale
spuntavano uno spicchio di limone e uno spiedino di fragola e mela.
-Grazie-
mormorò Pansy afferrandolo. La sua borsetta finì
a terra e Draco si chinò a
raccoglierla.
-Grazie-
disse di nuovo Pansy, rigida e nervosa.
Draco
sorrise a disagio, e tentò di intavolare una conversazione:
-Allora,
come vanno le cose? Cosa mi sono perso?
Pansy
sollevò lo sguardo su di lui, fulminandolo da dietro il
mascara.
-Oh,
niente di che. Mio padre ha chiesto il divorzio ed è
scappato con un uomo. Mia
madre è dimagrita. Ha fatto un lifting. Tutto sommato si
può dire che vada
bene.
Draco
rimase scioccato da quella confessione apparentemente disinteressata.
Non
poteva credere che Rod Parkinson fosse gay.
Conosceva bene quel genere di persone, in fondo lui stesso
aveva spesso
frequentato anche uomini, e non avrebbe mai pensato che il padre di
Pansy
potesse appartenere a quella categoria.
-Pansy,
mi dispiace davvero... io non ne sapevo niente.
-Certo
che no. Avrei voluto dirtelo, sai? Ti ho chiamato perché
volevo sentire la tua
voce, mi sentivo uno schifo. E tua madre mi ha detto “Draco
è andato in
collegio, non te l’ha detto?”. Hai idea di come
possa essermi sentita?
-È
successo così in fretta, Pan, credimi. Avrei dovuto dirtelo,
lo so, ma non ne
ho avuto l’occasione.
-I
telefoni non esistono in collegio? Le mail?
No.
Nel
posto dove era stato lui non era permesso avere contatti con
l’esterno. Ma
questo a Pansy non poteva dirlo.
-Senti,
lo so che ti senti tradita e che non vorresti avere niente a che fare
con me. Ti
ho vista oggi con Daphne e le altre, sei la regina e io non voglio
portarti via
niente...
-Perché,
se volessi potresti portarmelo via?- esclamò Pansy
improvvisamente più
aggressiva.
-No!-
esclamò Draco -Io... voglio solo che noi due torniamo ad
avere il bellissimo
rapporto di prima! Mi manchi, Pan! Mi manca dormire da te, fare
colazione
insieme da Starbucks, ubriacarci e fare sciocchezze in un locale,
provarci
tutti i vestiti di un negozio... mi manca.
Pansy
lo
guardò e si perse per un momento nei ricordi.
Aveva
passato dei bellissimi momenti con Draco, non lo poteva negare.
Ricordava
benissimo di quando erano andati insieme in vacanza in Italia, un anno
prima, e
avevano passato l’estate più bella della loro
vita, visitando ogni angolo di
Roma ed entrando in ogni singolo negozio di lusso che trovavano,
comprando
qualcosa ogni volta.
Avevano
fatto il bagno nella fontana di Trevi ridendo e schizzandosi
finché qualcuno
non gli aveva urlato qualcosa di incomprensibile e se ne erano andati
inciampando per le risate.
Avevano
alloggiato in una gigantesca suite di un gigantesco hotel e avevano
passato
ogni notte a guardare i più assurdi programmi italiani su
RealTime TV e farsi
portare dal ristorante ogni sorta di dolcetti.
E
Pansy
doveva ammettere che Draco le era mancato terribilmente negli ultimi
mesi. Era
arrabbiata con lui perché non l’aveva avvisata
della partenza ma ogni singolo
giorno aveva sperato in una sua chiamata, un suo messaggio o almeno un
suo
cenno di vita.
E
finalmente era tornato.
Per
quanto ancora poteva essere arrabbiata con lui? Non poi tanto.
-Ti
sei
perso una serie di crisi nervose di Pamela Parkinson- disse sorridendo,
finalmente -Dovevi vederla il giorno dopo il lifting, non riusciva
nemmeno a
muovere le sopracciglia.
Draco
rise, libero da un peso, e sentì la sua anima molto
più leggera.
-E
anche
il compleanno di Ron. Dio, memorabile! Si sono ubriacati tutti e quel
deficiente di Ernie Macmillan ha vomitato sul vestito di Daphne!
Avresti dovuto
veder la sua faccia! Impagabile!
Draco
rise di nuovo, mettendo in mostra il sorriso perfetto e facendo sentire
la sua
risata cristallina. Il cameriere di poco prima si girò verso
di lui e sorrise
di rimando, incantato da un ragazzo così bello.
-Adesso
devo andare, Dra- disse Pansy, tirando anche lei di nuovo fuori il
vecchio
soprannome -Ron e io abbiamo appuntamento a casa mia, mia madre non
c’è e
prevedo un appuntamento focoso.
-Oh,
ma
dai!- esclamò Draco -Allora buon divertimento e grazie di
essere venuta Pan,
sono contento che abbiamo sistemato le cose!
-Anche
io. Ci vediamo domani a scuola!
La
ragazza sorrise e si avviò verso l’uscita,
indossando il suo giubbetto da mezza
stagione e stringendo la pochette. Il suo autista era lì
fuori che l’aspettava.
Draco,
sorridendo, si voltò verso il cameriere moro e
ordinò il terzo Martini.
-Che
fai, Hermione?- domandò Harry, entrando nel suo loft di
Brooklin dopo un
pomeriggio passato in biblioteca.
-Hai
studiato tutto questo tempo, Harry? Santo cielo, la scuola è
iniziata oggi!
-Lo
sai,
Herm, l’anno prossimo devo andare
all’Università e non otterrò mai la
borsa di
studio se non mi impegno seriamente!
-Come
vuoi! Io sto cucendo il mio vestito per la festa “Baciami
sulle Labbra”, sono
stata invitata sai?- la ragazza sembrava al culmine
dell’eccitazione e si alzò
improvvisamente per prendere un ritaglio di giornale.
-Vedi?-
chiese mostrando al fratello un vestito Dior -Lo faccio come questo,
però nero.
-Carino-
disse semplicemente Harry, scaricando la borsa sul divano in salotto e
recandosi in cucina -Dov’è Sirius?
-Stasera
è fuori con Remus e Tonks. Ha detto di ordinarci la cena.
-Oh,
ok.
-Sai,
ho
letto su Gossip Girl che al Palace c’è un
po’ di movimento. Sarei uscita ma
devo assolutamente finire il vestito... altrimenti sarei andata, avrei
sicuramente incontrato Draco.
-Draco?-
ripeté Harry di nuovo e improvvisamente interessato.
-Oh,
sì.
Alloggia al Palace, non lo sapevi? Su Gossip Girl
c’è scritto che avrebbe avuto
un incontro con Pansy stasera, ma sicuramente è troppo tardi
adesso. Sarà lì,
tutto solo, a bere un drink dopo l’altro, incredibilmente
annoiato...
Harry
deglutì la poca saliva che aveva in gola. Il solo pensiero
di Draco lo mandava
in brodo di giuggiole.
-Allora,
per te va bene se ordino all’indiano?
Harry
dovette riflettere solo tre secondi, prima di decidere.
-Sai,
in
effetti credo che uscirò.
-Sì?-
chiese Hermione con aria di finta sorpresa.
-Sì.
Credo proprio che uscirò. Vado bene così?- Harry
spalancò le braccia per
permettere a Hermione di vedere i suoi vestiti: jeans stretti, camicia
bianca e
maglioncino verde.
-Perfetto.
Allora buon divertimento.
-Grazie!-
gridò Harry uscendo di nuovo.
Hermione
sorrise furbetta. Quel ragazzo era così... tonto. E lei
aveva ordinato
all’indiano cibo sufficiente per una sola persona.
Blaise
Zabini varcò le soglie del Palace cinque minuti dopo che
Pansy era uscita dalla
stessa porta.
Camminò
per il bar con il suo passo sicuro, le spalle dritte e il mento puntato
verso
l’alto. Cercava una persona in particolare.
Finalmente
vide una testa particolarmente bionda e un fisico particolarmente
longilineo.
Draco.
Si
diresse a grandi passi verso il bancone del bar e tirò fuori
la sua migliore
voce sensuale.
-Ciao
Draco- mormorò accomodandosi sullo sgabello accanto a quello
del biondo.
Il
ragazzo voltò leggermente la testa, con gli occhi socchiusi,
e inquadrò la
figura di Blaise, stretto in un completo color crema e quasi soffocato
in una
camicia lilla. Così tremendamente pieno di sé.
-Blaise-
mormorò anche lui.
-Allora,
come vanno le cose? Non mi hai ancora detto perché te ne sei
andato così in
fretta... anche se qualche idea me la sono fatta.
Draco
fece una smorfia.
-Senti,
non ho voglia di sentire le tue stupidaggini, ora. Ho bevuto troppo e a
stomaco
vuoto, devo andare a mangiare qualcosa.
Draco
fece per alzarsi ma Blaise lo bloccò sullo sgabello
mettendogli una mano sulla
spalla.
-Conosco
bene il cuoco del Palace- lo informò con voce soave
-Possiamo andare nelle
cucine e mangiare qualcosa lì. Non credo arriveresti al bar
più vicino senza
cadere a terra.
Draco
lo
fulminò. Non era così ubriaco da cadere a terra!
-Solo
perché ho fame- scandì violentemente e si
alzò. Dondolò appena ma Blaise lo
trattenne per un braccio e iniziò a guidarlo verso le cucine.
-Grazie
mille, Hugo- sussurrò Blaise in direzione del grosso chef
del Palace, che
sorrideva mentre afferrava i duecento dollari che l’altro gli
porgeva -Chiudi
pure le porte mentre vai via.
L’uomo
aveva colto perfettamente la scintilla di lussuria in fondo agli occhi
di
Blaise ma non se ne curò poi tanto. Se ne andò in
silenzio, lanciando un’ultima
occhiata al bellissimo ragazzo biondo e pallido seduto sul bancone.
-Questo
panino è buonissimo!- gemette Draco, addentando ancora la
sua piccola pagnotta
ripiena di formaggio e tartufo.
Fra
i
panini avanzati aveva scelto il più piccolo, nonostante
avesse detto di avere
fame. Nessuno ci aveva fatto caso, tantomeno Blaise che in quel momento
era
stato troppo impegnato a osservare il suo culo con attenzione.
-Allora-
iniziò Blaise appoggiando le mani ai lati delle cosce di
Draco e rinchiudendolo
tra il suo corpo e il bancone su cui era seduto -Cosa possiamo fare per
passare
il tempo?
Draco
storse le labbra, mandando giù il panino. Blaise non gli
piaceva quella sera.
Era inquietante.
-Grazie
per il panino. Ora penso che salirò...
-Non
pensi di dovermi ringraziare in qualche modo migliore? Io avrei un paio
di
idee.
-È
solo
un panino, Blaise.
Il
ragazzo sorrise e si sporse di più verso Draco, cercando le
sue labbra con le
sue.
-Blaise,
ma che fai? Non eri etero?- gemette Draco scansandolo.
-Nessuno
è realmente etero nell’Upper East Side- rispose
tranquillamente Blaise Zabini
-Specialmente se ci sono bei ragazzi come te, con questi meravigliosi
culi.
La
mano
di Blaise scese lungo il profilo del fianco di Draco, sfiorando il suo
gluteo.
-No,
non
mi sembra il caso- disse frettolosamente Draco, cercando di alzarsi e
venendo
bloccato dalle forti braccia di Blaise, che lo ancorarono al bancone.
-Che
c’è, hai paura che Ron lo scopra?
Draco
sentì come una stilettata al cuore.
-Ron?-
balbettò, gli occhi argentei spalancati.
-È
perfettamente inutile che tu faccia finta di niente. So cosa hai fatto,
al
matrimonio di Bill Weasley.
Draco
si
sentì di nuovo morire. Blaise sapeva.
Era
una giornata incredibilmente calda per essere maggio.
Il
ricevimento si stava svolgendo in un meraviglioso palazzo
fuori New York e gli invitati erano rilassati e felici.
Draco
camminava dondolando appena verso il bar dell’abitazione.
Aveva in mano una bottiglia di Champagne che aveva rubato dal banchetto
ma che
non riusciva ad aprire.
Gli
serviva un cavatappi o qualcosa di simile.
Arrivò
in una grande stanza dal pavimento di marmo rosa, un
pianoforte era abbandonato in un angolo e c’era un
lunghissimo piano bar di un
meraviglioso legno scuro.
Ronald
Weasley, fratello dello sposo, se ne stava
tranquillamente seduto a uno dei tanti sgabelli e sorseggiava un drink
arancione.
Draco
sorrise e mosse in avanti, facendo sbattere la bottiglia
di Champagne sulla sua coscia sinistra.
-Ciao
Ron- mormorò sedendosi sullo sgabello accanto a lui.
Il
rosso sollevo lo sguardo e gli sorrise dopo qualche secondo.
Sembrava averci messo un po’ a inquadrare la figura di Draco.
Il
biondo notò che l’altro aveva tolto la giacca blu
e anche la
cravatta, rimanendo in pantaloni e camicia. Semiaperta.
-Ciao
Dra.
-Fa
caldo, vero?- disse sensualmente il biondo. Tolse la giacca
grigia e sfilò via dal collo anche la cravatta verde, senza
nemmeno aprirla del
tutto. I capelli biondi gli si drizzarono in testa.
-Davvero
caldo- concordò Ron, versandosi l’ennesimo drink
usando
direttamente le bottiglie del bar.
Draco
rise senza motivo, troppo ubriaco per capire cosa stesse
facendo, e si sfilò anche i pantaloni, rimanendo in calzini
bianchi e camicia.
Salì
sul bancone del bar e iniziò a sfilare ridendo, giocando a
far roteare la bottiglia.
-Dai,
Ron! Vieni anche tu!
Il
rosso rise con l’amico. Salì sul bancone
dondolando e iniziò
a seguire l’altro, afferrandolo per un braccio e attirandolo
a te.
Draco
era bellissimo anche in quello stato: i suoi occhi meno
lucidi del solito sembravano più opachi, di un grigio
più spento e
incredibilmente bello, la sua pelle riluceva sotto un lieve strado di
sudore,
più pallida ed eterea che mai.
Ron
non poté fermarsi e lo baciò.
Fu
un bacio lungo e impuro, maledetto e peccaminoso, vorace e
incredibile.
Pansy
trattenne il fiato sconvolta.
Ron
era
seduto davanti a lei, lo sguardo basso e le mani tremanti. Le aveva
appena
confessato di aver baciato Draco Malfoy, il ragazzo con cui aveva
appena fatto
pace.
Pansy
sentì il suo mondo crollarle intorno e la sua sicurezza
perdersi come sabbia al
vento, ma decise di ignorarlo. Doveva essere forte.
-Ma
è
stato solo un bacio, no?
Ron
non
rispose.
Le
gambe di Draco erano fredde e lisce, bianche come il latte.
Ron si sedette sul bancone ed esse gli si avvolsero intorno
sensualmente.
Le
dita bianche del ragazzo si intrecciarono ai capelli color
fiamma del compagno, tracciando percorsi infuocati sul suo collo e
tirando i
ciuffi con passione.
Le
loro bocce intrapresero una lotta violenta, facendo scontrare
le lingue in un vortice di passione.
Anche
i pantaloni di Ron finirono a terra in poco tempo.
Draco
lasciò finalmente andare la bottiglia che cadde sul
pavimento con un tonfo ovattato, senza rompersi.
Risero,
ubriachi di vino e ubriachi di passione.
I
loro boxer vennero calati giù, Draco venne girato di spalle
e
penetrato.
I
loro gemiti e i loro ansiti erano sensuali e rochi, entrambi
stavano raggiungendo in fretta l’apice del piacere. I loro
orgasmi si
riversarono dentro e fuori di loro, facendoli tremare
d’emozione e
soddisfazione.
Si
trovarono di nuovo faccia a faccia, i capelli appiccicati
sulla fronte per il sudore, i muscoli ansanti per la fatica.
Draco
attaccò il collo di Ron con morsi famelici, il rosso
strinse i suoi glutei fino a fargli male.
Quello
non era amore. Quello era puro sesso selvaggio.
Blaise
Zabini era appoggiato alla ringhiera che proteggeva il
piccolo pianerottolo che collegava il bar al corridoio. Sorseggiava il
suo
drink e si godeva lo spettacolo.
Pansy
scattò in piedi, in preda alla confusione.
-Tu!
Hai
fatto sesso con Draco! Sei... sei etero, per la miseria! Sei etero,
vero?-
strillò con rabbia.
-Io...
Pansy si, sono etero! Eravamo ubriachi persi, ci eravamo lasciati da
poco,
Draco era lì, era caldo... avevamo entrambi bisogno di una
scopata! È stata
solo una scopata, Pansy!
-Vattene!-
ruggì la ragazza in preda alla furia -Non voglio
più vederti, mi fai schifo!
Con il mio migliore amico, santo cielo!
-Pansy...
-Ron,
vattene!
Il
ragazzo le rivolse un ultimo sguardo pieno di rammarico e
abbandonò la stanza
in silenzio.
Pansy
scoppiò a piangere, gridò, tirò pugni
al cuscino in preda alla rabbia più nera.
Si sentiva tradita in maniera tremenda, dal suo ragazzo e dal suo
migliore
amico.
Dio,
l’aveva
visto giusto un’ora prima e non le aveva detto niente!
Pansy
spense tutte le candele che aveva acceso per quella notte intima con un
soffio
furioso. Si gettò sul letto, tra i petali di rosa preparati
per creare un’atmosfera
più romantica, e pianse.
-Credevi
che nessuno lo sapesse? Io so sempre tutto, Draco.
-Noi...
eravamo ubriachi- iniziò Draco.
-Non
vuol dire niente- lo zittì Blaise -Non mi sarei mai
aspettato una cosa del
genere da te, Draco. Sei il migliore amico di Pansy...
-Si
è
trattato di un incidente!
-No, credo che invece mi
somigli più di quanto
immagini.
-No,
quella è... acqua passata. Sto cercando di cambiare.
-Oh,
ti
preferivo prima- mormorò lascivamente Blaise.
Si
abbassò verso il viso di Draco e cercò le sue
labbra.
Draco
lo
guardò in preda al panico, impreparato a una reazione del
genere. Tentò di
colpire Blaise ma quello lo intrappolò con le mani,
aggredendo il suo collo con
baci non accetti.
-Smettila!
Blaise, smettila! Smettila!- iniziò a gridare Draco. Non
sapendo cosa fare.
Non
c’era
nessuno in quella dannata cucina, nessuno che potesse aiutarlo. Blaise
lo
sapeva bene, per questo lo aveva portato lì.
Draco
iniziò a maledire il momento in cui aveva accettato
l’aiuto di Blaise.
-Smettila!
Smettila!- ripeté ancora Draco. Diceva quella parola
all’infinito, come un
disco rotto, sperando che Blaise lo ascoltasse, mentre cercava soltanto
di
catturare le sue labbra.
-Smettila,
idiota! Lasciami!- gridò Draco, e in un impeto di rabbia
riuscì a spingere via
il ragazzo e a colpirlo dove fa più male. Blaise si
accasciò a terra, tenendosi
una mano all’inguine, e Draco scappò via dalle
cucine, con i primi bottoni
della camicia slacciati e i capelli arruffati sulla testa.
Harry
Potter era appena entrato al Palace e gironzolava per il bar in
completo
disagio. C’era tutta gente vestita bene che sorseggiava
bibite costose.
Harry
indossava un maglioncino da settanta dollari, delle scarpe da ottanta e
dei
jeans da solamente venticinque. Probabilmente un solo orecchino di
quella
signora che vedeva davanti a lui costava circa il decuplo di tutti i
suoi
vestiti messi insieme.
Il
ragazzo sospirò, scoraggiato. Se anche avesse trovato Draco,
che gli avrebbe
mai potuto dire?
Fece
per
tornarsene sui suoi passi quando un ragazzo gli finì
violentemente addosso.
-Scusa!-
disse Harry automaticamente, sollevando gli occhi sulla persona che lo
aveva
colpito.
Draco.
Due
occhi argentei lo fissavano stralunati. Draco rimase immobile per pochi
secondi, guardando immobile Harry, prima di andare via in fretta e
furia.
Harry
non lo aveva mai visto così: spettinato, sconvolto e
silenzioso.
Qualcosa
di nero e luccicante attirò la sua attenzione.
Abbassò gli occhi e vide un
grosso I-phone che rifletteva sul suo schermo le luci soffuse del bar.
Il
ragazzo lo prese in mano e lo girò. La cover che lo fasciava
era nera, con al
centro un disegno di un triangolo bianco, attraversato nel mezzo da una
riga,
anch’essa bianca.
Era
una
triade, il simbolo del gruppo “30 Seconds To Mars”
.
Quell’I-phone
doveva essere sfuggito dalle tasche di Draco durante lo scontro: quella
mattina
stessa Harry lo aveva sentito canticchiare “Stranger in a
Strange Land” sull’autobus.
In mano aveva un I-phone.
Era
certamente di Draco.
Harry
non riusciva a credere alla sua fortuna: aveva una scusa per parlare
con lui!
Quasi
non fece caso a uno scontento Blaise Zabini che usciva dalle cucine con
un’espressione
maniacale in viso, né fece caso a una ragazza che gli
scattò una foto con il
suo Blackberry.
Harry
uscì dal Palace toccando il cielo con un dito, solo per
essersi scontrato con l’uomo
dei suoi sogni.
Buonasera
Upper East Side!
La
vostra giornata è stata produttiva? Il primo giorno di
scuola vi è piaciuto?
Beh,
sembra che per i nostri ragazzi preferiti sia stata particolarmente
interessante!
D.
e P. hanno fatto la pace, lo testimonia questa foto che mi è
arrivata da
Melanie92, grazie Melanie!
Pansy
sarebbe dovuta essere felice! Perché allora Ron è
stato visto scappare da casa
sua dopo nemmeno cinque minuti che era salito? Che P. lo abbia
cacciato? E per
quale motivo?
Anche
al Palace la serata è stata movimentata! Sia B. che il
Ragazzo Solitario sono
stati visti entrare, apparentemente entrambi alla ricerca del nostro
biondino
del cuore.
Ma
mentre B. è uscito stringendo i pugni con una strana aria
arrabbiata, il
Ragazzo Solitario camminava tre metri sopra il cielo.
Mi
dispiace B. ma i soldi non possono comprare proprio tutto.
E
dopo questa pillola di saggezza, ci ritiriamo tutti in attesa della
festa “Baciami
sulle Labbra”. E indovinate un po’ chi è
che adora le feste?
XOXO
Gossip
Girl
TITA’S
CORNER
Salve,
EFP!
Sono
davvero, davvero felice di come questa storia stia funzionando!
Già tantissimi
di voi la seguono e ha già ricevuto ben 15 recensioni! Spero
che non vi
fermerete qui e che continuerete a leggere e recensire! I vostri pareri
sono il
mio pane quotidiano!
Lasciate
che vi spieghi un momentino i warnings,
miei cari!
Questa
storia è AU e non penso
ci sia
bisogno di dire perché! I personaggi di Harry Potter sono
tutti ricchi, belli e
dannati, vivono a New York e non hanno poteri magici! Più AU
di così si muore!
È
sia Het che Slash
in quanto, come avete potuto vedere, ci sono sia coppie etero
che coppie gay (e anche coppie confuse, a quanto pare) ma non ci
saranno
accenni di Femslash perché non ne ho mai letto e non saprei
scriverlo...
Infine
è
OOC. Di solito tento di mantenere i
miei personaggi più simili possibile agli originali ma in
questa storia è pressoché
impossibile! Draco non sarebbe mai come Serena nei libri della Rowling
ma, per
forza di cose, qui lo è. Inoltre ritengo che in ogni storia
Slash andrebbe
inserito l’avvertimento “OOC”
perché nessuno dei personaggi della Rowling è
omosessuale. Rendere gay Harry Potter è già un
grande stravolgimento della
trama originale, il che mi porta a inserire sempre OOC.
Bene,
detto ciò, spero davvero seguirete e recensirete ancora
questa storia, sia chi
conosce, sia chi non conosce Gossip Girl!
Ammetto
che non è niente di incredibilmente fantasioso e originale,
in quanto la
maggior parte della materia è presa dal telefilm.
Beh...
al prossimo capitolo!!
Avviso
per i lettori di Siamo
pronti a
morire per amore?
Come
avrete notato, sono in tragico ritardo con l’aggiornamento.
Purtroppo sono
stata fuori, poi sono stata male e non prevedo di finire il nuovo
capitolo
prima del weekend.
Mi
dispiace tantissimo. Abbiate pazienza!
Un
bacio
T
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** Welcome to my life ***
Tic,
Toc!
Buongiorno
Upper East Side! Non sentite la vostra
sveglia suonare? Sono
le sette e un quarto di sabato mattina!
No,
non è che la prima settimana di scuola sia volata,
è che proprio non c’è stata!
Qui nell’Upper East Side le scuole iniziano il
venerdì, in modo da poter fare
una festa subito, con la scusa dell’inizio della scuola!
E
che festa sia, gente! Stasera vi aspetto tutti al party
“Baciami sulle Labbra”
organizzato da P. e dal comitato scolastico!
Non
vedo l’ora di osservarvi tramite i miei mille occhi e
rivelare i vostri
incontri segreti e i vostri baci rubati.
A
questa sera, Upper East Side!
XOXO
Gossip
Girl
Draco
stava guardando la sua brioche farcita da minuti.
Non
aveva davvero voglia di mangiare
ma
sua madre, che era tornata solo quella mattina e non lo aveva ancora
visto dal
suo ritorno, gli aveva messo davanti quella stupida brioche straripante
di
marmellata e si era seduta davanti a lui, guardandolo fisso con i suoi
occhi
cerulei.
-Mangia,
Draco- aveva semplicemente ordinato.
E
Draco
fissava il dolce da minuti.
Narcissa
Black-non-più-Malfoy strinse gli occhi fino a creare due
fessure azzurrine.
-Finché
non mangi non ti faccio uscire.
Draco
soffiò l’aria dal naso, borbottò
qualcosa di incomprensibile e afferrò la
brioche, staccandone un morso microscopico.
-Contenta?-
ringhiò con la bocca piena.
-Devi
finirla tutta- ripeté Narcissa agitando la mano bianca -E
poi non capisco tutta
questa fretta! Saranno appena le sette e venti e tu sei già
pronto a uscire! La
scuola non inizia alle nove?
Draco
sorseggiò il succo di pompelmo.
-Voglio
andare a trovare Tristan- buttò semplicemente lì.
Narcissa
quasi si strozzò con il suo biscotto secco:
-Cosa
vuoi fare?- gridò spalancando gli occhi.
-Andare
a trovare Tristan- ripeté paziente Draco -Non lo vedo da
mesi, è mio fratello e
mi manca!
-Ma
Draco... se ti vedessero entrare lì cosa penserebbero...
-Esattamente
chi potrebbe vedermi, mamma?- sibilò Draco con rabbia.
-Lo
sai.
I paparazzi, Gossip Girl, quella gente lì.
-Mi
stai
dicendo che tu non sei mai andata
a
trovare tuo figlio perché avevi paura dei paparazzi?- Draco
si alzò in piedi,
sottolineando la sua ira.
-Lo
sai
che potrebbero rovinarci con due parole...
-Certo!
Se scoprono che tuo figlio ha tentato il suicidio
perdi il titolo di madre dell’anno, vero?
-Draco,
sai cosa intendo, loro...
-Tu e Lucius ci avete rovinati mamma! A
me e a Tristan! Se non foste stati così... egocentrici e
pieni di voi forse vi
sareste accorti che i vostri figli erano al limite!
Narcissa
rimase senza parole. Non mosse un dito mentre il figlio raccoglieva le
sue cose
con rabbia, apriva la porta e se la sbatteva alle spalle.
La
brioche rimase sul tavolo praticamente integra.
Il
Centro Ostroff non era lontano da casa di Draco.
Il
ragazzo scosse la testa quando l’autista fece cenno di
volerlo portare in auto,
abbassò gli occhiali a proteggere gli occhi vitrei e prese a
camminare
velocemente lungo la sua via.
Impiegò
meno di venti minuti per raggiungere l’edificio.
Era
un
palazzo grande e alto, di mattoncini scuri, con ampie vetrate che si
aprivano
su tutte le fiancate a spezzare l’uniformità dei
mattoni. Era circondato da un
ampio cortile verde, pieno di alberi e fontane per gli uccellini.
Una
gabbia dorata. Pensò
Draco mentre entrava spingendo le porte di vetro pesante. Una gabbia dorata ma pur sempre una gabbia.
Salì
al
ventesimo piano senza indugi e si rivolse alla donna grossa e massiccia
che sedeva
alla reception con uno dei suoi migliori sorrisi:
-Salve,
sono Draco Malfoy, sono qui per vedere mio fratello Tristan.
È stato ricoverato
tre mesi fa...
-Tristan
Malfoy, certo!- squittì lei, con una vocetta nasale che ben
poco si addiceva al
suo fisico importante -Quel caro ragazzo! Ha fatto bene a chiedere, lo
abbiamo
trasferito due giorni fa in una stanza singola, visto che il suo
compagno di
camera è stato dimesso. La accompagno.
Draco
la
seguì in quel dedalo di corridoi mordendosi le unghie, non
stava più nella
pelle dalla voglia di riabbracciare il fratello.
-Trix!-
esclamò quando finalmente gli fu davanti.
Seduto
con la schiena appoggiata su una pila di cuscini, in un letto
monumentale, un
ragazzo sui diciotto sollevò le ciglia dal libro che stava
leggendo con aria
annoiata.
Quando
il suo sguardo incontrò quello di Draco le sue labbra si
aprirono in un sorriso
meraviglioso.
-Dra!-
gridò facendo sobbalzare l’infermiera. Il
più piccolo corse verso il fratellone
e gli saltò addosso.
-Dio,
come stai?- domandò Tristan scansando definitivamente il
libro.
-Io...
meglio! Davvero! Non vedi? Sono migliorato!- rise, alzandosi in piedi e
improvvisando una sfilata per la stanza.
Tristan
rise, afferrandolo poi per un braccio per attirarlo a sé.
Insieme
erano uno spettacolo bellissimo. Così simili e
così uniti...
Fisicamente
erano come due gemelli. Quasi due gocce d’acqua.
Entrambi
dalla magrezza quasi eccessiva -sebbene Draco di più-
avevano un viso spigoloso
e particolare, mani dalle dita lunghe e occhi del colore del cielo e
del
ghiaccio.
Draco
era semplicemente un po’ più chiaro di capelli e
di carnagione, gli occhi
somiglianti a quelli di un albino, mentre Tristan aveva i ciuffi del
colore del
sole e gli occhi più profondi.
-Tu
invece come stai?- domandò Draco pensieroso, staccandosi
dall’abbraccio e
fissando il fratello.
-Bene-
annuì Tristan.
-Bene?
-Bene!
Risero,
divertiti da quello scambio di battute e felici di essere di nuovo
insieme. In
fondo erano stati costretti a stare separati per mesi...
-Dai,
andiamo!
Ti porto a colazione!- esclamò Draco, scattando in piedi e
iniziando ad aprire
cassetti a caso, tirando fuori calzini e mutande.
-Cosa?
Non serve un permesso?- mormorò Tristan inclinando la testa
ma infilando
comunque i calzini e i boxer puliti.
-Oh,
non
me ne frega niente del permesso! Falsifico la firma di papà!
Dai, dammi un
foglio...
-Non
credo proprio, ragazzi.
Entrambi
si voltarono di scatto verso la porta, due identiche espressioni di
sgomento
dipinte sui visi.
-Mamma?-
chiese Tristan sorpreso.
-Ciao,
tesoro- sorrise lei -Draco, ti avevo detto di non venire qui o sbaglio?
-E
perché non dovrebbe venire?- domandò acido
Tristan -La sua visita mi ha fatto
molto piacere!
-Dimenticavo,
tu non lo sai! Non posso venire perché i paparazzi
potrebbero vedermi e pensare male di noi! E dopo come fa
mamma a risposarsi
con quell’idiota se viene a sapere che ha due figli
problematici?- cantilenò
Draco con voce odiosa, assottigliando lo sguardo.
-Antonin
non è un idiota!- sbottò Narcissa -Draco, ti
proibisco di dire queste cose!
-Antonin?-
esplose Tristan -Antonin Dolohov?
Mamma, vuoi sposare quel... quel... maiale?
-Non
ti
ci mettere pure tu, Tristan! Antonin è una persona squisita
e incredibilmente
acculturata e...
-E
ricca
e potente. È questo che ti interessa, mamma. Da quando
Lucius se n’è andato non
puoi più permetterti di fare spesa da Tiffany o pagare sette
cuoche per il
pranzo della domenica con gli ospiti, giusto?
Narcissa
lo guardò allibita.
-Sì.
Sì,
Antonin è ricco e potente e questo non è certo
uno svantaggio, no? Potremo
tranquillamente mantenere il nostro stile di vita attuale avendo anche
un uomo
forte e solido come lui che ci sostiene. Saremo di nuovo una famiglia!
-Non
siamo una famiglia da tanto tempo- mormorò Tristan
abbassando lo sguardo.
Draco
notò la sua improvvisa tristezza e sentì un moto
di rabbia salire verso la
madre.
-Ne
parliamo dopo mamma, ok? Adesso rimango un po’ qui, se
proprio non vuoi che
Trix esca andrò io a comprare la colazione al bar di sotto.
Narcissa
respirò e annuì.
-Fai
colazione
con noi?- domandò il ragazzo più grande.
La
donna
lo guardò con aria assente, poi scosse la testa, i capelli
biondi si mossero in
un riflesso dorato lungo la sua schiena.
-No.
Ho
appuntamento con Madison Curtis per organizzare quella festa di
beneficenza a
casa dei Macmillan. Ci vediamo stasera.
Uscì
senza voltarsi indietro.
-Che
stronza- sibilò Draco, rimettendosi lungo sul letto affianco
al fratello. Era
riuscita a mettergli addosso un nervosismo incredibile.
-Che
ti
importa Draco. Noi due siamo la nostra famiglia- rise -Io ho te e tu
hai me,
ricordi?
Draco
se
lo ricordava. Quando avevano dieci e nove anni, durante una litigata
colossale
tra Lucius e Narcissa (che aveva compreso piatti rotti e crisi di
pianto), i
due fratellini si erano giurati fedeltà eterna, per essere
sempre uno la spalla
dell’altro, uno la famiglia dell’altro, uno il
punto di riferimento dell’altro.
E
poi
Tristan, a diciotto anni appena compiuti, si era tagliato le vene in
una sera
limpida e tranquilla.
Aveva
infranto la promessa.
Draco
non osava pensare a quello che sarebbe potuto succedere se Tristan non
ce
l’avesse fatta.
L’aveva
trovato lui, quella sera.
Era
riverso a terra in una pozza di sangue denso e rosso. Rossissimo.
Draco
lo
sapeva che il sangue era rosso, ovvio. Ma non aveva mai visto una
quantità di
sangue così spropositata.
Tutto
quel rosso, gli sarebbe rimasto in testa per sempre.
Tristan
era ancora cosciente quando lo aveva trovato. I suoi occhi balzavano
ancora a
destra e sinistra, come impazziti, e la sua mano destra stringeva
ancora il
coltello da cucina con cui si era tagliato.
Draco
si
era lasciato cadere a terra, e lo aveva fissato per interminabili
secondi in
cui lo aveva odiato. Lo aveva odiato davvero.
Come
aveva potuto pensare di farla finita e lasciarlo lì? Come,
dopo tutte quelle
promesse, dopo tutto quello che avevano passato? Con che coraggio?
Quel
momento di sconforto era durato poco, sostituito da uno di panico
profondo.
Quasi
senza respirare per il terrore, aveva chiamato un’ambulanza,
aveva seguito le
istruzioni del ragazzo al telefono e aveva stretto intorno ai polsi del
fratello dei lacci stretti, per limitare l’emorragia.
Aveva
anche appoggiato le sue mani sui tagli e aveva spinto forte.
Tutto
quello che aveva visto era il rosso.
I
medici
avevano dovuto sfondare la porta del loro appartamento,
perché Draco non si era
mosso dal capezzale del fratello.
Avevano
trovato un ragazzo in fin di vita e uno sull’orlo di una
crisi di nervi.
Li
avevano portati entrambi in ospedale, dove i medici avevano salvato
Tristan e
dove Draco aveva avuto un attacco di panico e aveva cercato di
strapparsi le
unghie, sotto le quali si era incrostata una striscia di sangue nero e
secco.
Dopo
pochi giorni Tristan era stato portato al Centro Ostroff e Draco era
stato catapultato
nella sua vita di tutti i giorni senza riguardo, senza una parola
gentile dai
genitori.
Non
poteva dire niente di Tristan, non poteva confidarsi con Pansy o Ron,
non
poteva andare a trovare il fratello.
Nessuno
doveva sapere.
Draco
aveva continuato con la sua esistenza -perché vita non la si
poteva chiamare
più- e aveva cercato di essere la persona di sempre, per non
insospettire
nessuno.
E
nessuno, nessuno, aveva capito che
dentro di lui si era creato un vuoto difficile da colmare, doloroso e
scuro.
Nessuno aveva capito che Draco aveva bisogno di aiuto.
Draco
aveva smesso di mangiare. Aveva iniziato a dimagrire e dimagrire e
dimagrire e
ancora nessuno si era accorto di lui.
I
suoi
genitori non si erano accorti che aveva perso più di
quindici chili in
pochissimo tempo.
Solo
quando Draco era svenuto per la terza volta in una sola mattinata ed
erano
stati chiamati dal St.Jude Lucius e Narcissa avevano capito che
dovevano fare
qualcosa.
Non
per
il figlio, certo. Per preservare il loro buon nome.
Avevano
comprato un biglietto per Boston e avevano spedito il ragazzo in una
clinica
per anoressici e bulimici, a chilometri di distanza.
Non
si
erano chiesti perché uno dei figli aveva tentato il suicidio
e l’altro era
diventato anoressico.
Non
se
lo erano chiesto e non se lo chiesero mai.
Draco
uscì dal Centro Ostroff alle otto e venti: si era informato
sugli orari degli
autobus, non potendo contare sulla madre, e sapeva che doveva prendere
quello
delle otto e venticinque, che passava poco lontano da lì.
Raggiunse
la fermata in pochi minuti, con le cuffiette nelle orecchie, e
pensò di mandare
un messaggio a Pansy, per chiederle se le andava di fare due
chiacchiere
davanti la scuola prima di entrare.
Peccato
non trovasse il telefonino.
Dannazione.
Devo averlo lasciato nei jeans.
Scosse
la testa e vide l’autobus arrivare di corsa, frenando con uno
stridio davanti
la fermata.
-Buongiorno-
disse all’autista salendo. Timbrò il biglietto e
andò a cercare un posto verso
il fondo della vettura.
Un
ragazzo alzò la testa sorpreso, al sentore della sua voce
squillante.
-C’è
Draco!- mormorò Harry Potter, chinandosi
velocemente verso Hermione. La ragazza sollevò lo sguardo e
incontrò gli occhi
celesti del ragazzo, che vagavano in cerca di un posto.
-Ciao
Hermione- sorrise. Lei arrossì, sconvolta dal fatto che Draco Malfoy si era appena ricordato il
suo nome.
-Ciao!-
esclamò anche lei, appena prima che il ragazzo trovasse
posto accanto a
un’anziana donna seduta in fondo.
-Lo
conosci?- sibilò Harry al suo orecchio, continuando a
sbirciare dietro per
osservare il biondino. Aveva appena tirato fuori l’I-pod e lo
osservava
scontento.
Harry
mise una mano in tasca e sfiorò il cellulare di Draco.
Glielo doveva dare
subito?
Aveva
sperato tanto di poterlo beccare da solo in modo da poterglielo dare in
tutta
tranquillità e magari scambiare due chiacchiere... un
autobus non era certo il
posto più romantico del mondo.
Prese
la
sua decisione. Glielo avrebbe dato quella sera al Palace, sperando di
trovarlo.
Harry
incassò la testa tra le spalle e alzò il colletto
della camicia, per evitare di
farsi riconoscere, mentre ascoltava la sorella che gli raccontava di
come aveva
conosciuto Draco, solo il giorno prima.
Quel
pomeriggio Draco uscì da scuola arrabbiato nero.
Non
solo
aveva perso il cellulare e aveva fatto tardi per colpa di quello
stupido
autobus, ma aveva di nuovo litigato con Blaise e non era riuscito a
trovare
Pansy per tutto il pranzo.
Scese
dalla sua limousine con un grosso sospiro e sbatté la
portiera dietro di sé.
Draco
si
lanciò la borsa sulla spalla destra mentre avanzava verso
l’ingresso del
Palace. Le gambe gli tremavano un po’.
L’ultima
cosa che aveva messo nello stomaco era stato un cornetto al cioccolato
che
aveva mangiato insieme a Tristan e iniziava a sentire fame. Non troppa,
però.
-Buonasera,
signor Malfoy- lo salutò il portiere. Draco sorrise ed
entrò tentennando. Ok,
forse aveva eccessivamente fame.
Si
sentì
di nuovo chiamare da una voce fastidiosa e confusa. Tutto sembrava un
po’
troppo confuso.
-Signor
Malfoy! C’è qui un signore che dice di avere
qualcosa che le appartiene.
Ci
mise
un po’ a mettere a fuoco la scena che aveva davanti: il
receptionist del Palace
sventolava il suo I-phone con un’aria stupida mentre un
ragazzo alto e magro
cercava di nascondersi dietro un paio di occhiali dalla ridicola
montatura
rotonda.
-Il
mio
cellulare!- trillò felicemente, dirigendosi verso i due
uomini -Grazie mille.
-Il
signore dice di averlo trovato lui ieri sera- concluse l’uomo
prima di girarsi
e andarsene.
-Oh
no,
io... ecco, era in terra e ho supposto che... ti avevo visto
sull’autobus e...-
Harry non riusciva a smettere di balbettare mentre Draco lo guardava
divertito.
-Certo!
Scusa! Io ti sono venuto addosso ieri sera! Mi dispiace tanto, non mi
sono reso
conto di quello che stavo facendo. Tu sei... Harry, giusto? Harry
Potter.
Harry
lo
guardò sorpreso, sentendo il cuore scoppiare nel petto per
la gioia.
-Ti
ricordi di me?- domandò mezzo sconvolto ma tremendamente
felice.
-Si,
avevamo parlato a una festa... il compleanno di Ernie Macmillan, forse?
O era
di Luna Lovegood?
-Era
il
compleanno di Luna, sì- confermò Harry, toccando
il cielo con un dito.
-Poi,
ho
conosciuto ieri tua sorella Hermione- sorrise Draco -Una ragazza molto
carina.
Harry
sentì un moto di gelosia salirgli in petto ma lo
ignorò:
-Non
sono il fratello di Hermione- borbottò appena -Il suo
cognome è Granger. Siamo
stati entrambi adottati dal mio padrino dopo l’incidente che
ha coinvolto sia i
miei che i suoi genitori.
Draco
boccheggiò:
-Oh-
soffiò -Mi dispiace io... non lo sapevo...
-Tranquillo-
rispose Harry -Eravamo piccoli e non ricordiamo quasi niente di loro.
-Oh-
ripeté Draco sentendosi leggermente fuori posto. Lui si
lamentava sempre dei
suoi genitori ma almeno li aveva. O sarebbe stato meglio non averli?
Non sapeva
cosa rispondersi.
-Ehm...
allora come è andata a scuola oggi?- chiese Harry mordendosi
la lingua un
secondo dopo aver parlato. Aveva davvero chiesto al ragazzo per cui
aveva una
cotta da tutta la vita come gli era andata a scuola?
-Niente
di che- rispose Draco tranquillo -Ma sto morendo di fame,
perché non andiamo a
mangiare qualcosa da qualche parte?
Harry
sorrise. Era un ragazzo così carino!
Lo conosceva da nemmeno quattro minuti e già lo invitava a
mangiare qualcosa
insieme. Forse si fidava un po’ troppo della gente.
Harry
stava per rispondere quando una vocetta stridula gli perforò
il cervello:
-Draco!
Finalmente! Si può sapere perché ci hai messo
così tanto a tornare a casa?
Narcissa
Malfoy si precipitò dal figlio con urgenza:
-Ho
appena parlato con Pamela, la mamma di Pansy, che mi ha detto che
stasera c’è
una festa? Perché non mi hai detto niente? Sai
già cosa metterti?
-Mamma...
-Abbiamo
pochissimo tempo, Draco, andiamo a comprare una camicia nuova, quelle
che hai
in valigia sono tutte acciaccate.
-Mamma!
-Che
c’è?!-
quasi gridò la donna, scocciata.
-Io
non
vado alla festa stasera- la seccò Draco.
Narcissa
rimase per un momento senza parole:
-Cosa?
E
perché?
Draco
non aveva voglia di dirle che non era stato invitato, che tutto non era
come
quando era partito, che Pansy lo odiava di
nuovo per chissà quale motivo e che non era
più il re delle feste dell’Upper
East Side.
-Perché
esco con lui!- trillò, fulminato da un colpo di genio
-Mamma, ti presento Harry
Potter!
-Aehm,
salve signora!- esclamò quello, sentendosi chiamare in causa.
-Harry
Potter?- ripeté scettica Narcissa.
-Sì,
ehm, ci siamo conosciuti ieri e abbiamo deciso di uscire insieme.
È molto
simpatico.
-Sei
gay, Harry?
-Mamma!-
gridò Draco mentre il povero Ragazzo Solitario arrossiva
violentemente. Che
razza di situazione.
-Ehm.
Credo di sì.
-Provi
qualcosa
per Draco?-
-Mamma,
ma che ti ha preso? Mica ci dobbiamo sposare! Vogliamo solo uscire una
sera!
-E
non
potete uscire domani?
Draco
sbuffò e scosse la testa. Narcissa roteò gli
occhi al cielo.
-Ok,
fai
come ti pare. Però se non ricominci a frequentare i giusti
ambienti e le giuste
persone non tornerai mai il Draco di prima.
-Io
non
voglio essere il Draco di prima- sussurrò il ragazzo, solo
Harry lo sentì.
Narcissa
lanciò un ultimo sguardo indagatore all’amico del
figlio, che tutto sommato era
un bel ragazzo, e scese le scale per andare a casa dei Nott.
Draco
sospirò di sollievo.
-Grazie
per avermi retto il gioco! Mi hai salvato!
-Prego.
Ma perché non vuoi andare alla festa?
-Ho
litigato con Pansy- sbottò Draco arricciando le labbra
-Cioè, in realtà non ho
capito cos’abbia contro di me, visto che ieri sera mi
sembrava ci fossimo
chiariti, ma oggi a scuola mi ha evitato... oh, non lo so.
-Mi
dispiace molto.
Il
cellulare di Harry vibrò e lui controllò lo
schermo.
-Devo
andare, mio padre ha bisogno di una mano al lavoro.
-Oh,
va
bene. Mangeremo insieme un'altra volta!- sorrise Draco.
-Certo!
Beh, allora ciao.
Il
ragazzo moro iniziò a scendere le scale che portavano
all’uscita, dandosi
mentalmente dell’idiota per essersi comportato come uno scemo
alla sua unica
occasione con Draco Malfoy.
Draco
osservò la figura del ragazzo che si allontanava.
Era
bello, alto, divertente e parlava a vanvera.
Esattamente
quello che gli serviva per passare un paio d’ore.
-Harry?-
si sentì chiamare. Si girò di nuovo e
incontrò lo sguardo radioso di Draco.
-Passi
a
prendermi alle otto?- ridacchiò Draco, esibendosi in un
meraviglioso sorriso.
Harry
boccheggiò sorpreso:
-Usciresti
a cena con qualcuno che non conosci?- domandò confuso.
Draco
sorrise.
-Non
puoi essere peggiore di quelli che conosco.
Tita’s
Corner
Ecco
il
quarto capitolo, bellissime persone di EFP!
Spero
vi
sia piaciuto! Le vite private dei protagonisti iniziano ad essere
svelate e a
intrecciarsi!
Il
prossimo aggiornamento avverrà dopo il 15 agosto,
perché fino ad allora sarò in
America!
Passerò
due settimane a Boston e... tre giorni nell’Upper East Side
di New York!
Siate
felici ed emozionati per me!
XOXO
Tita
PS_
Lo
stesso vale per gli aggiornamenti di “Resistenza”,
a meno che non pubblico il
capitolo entro sabato, ci risentiamo a metà agosto
|
Ritorna all'indice
Capitolo 5 *** Glad You Came ***
Aggiornamento
dell’ultimo minuto, Upper East Side!
Sembra
che il nostro amato D, non contento di non essere stato invitato alla
festa di
P, abbia rimediato un appuntamento con un ragazzo appena conosciuto!
E
chi può essere questo ragazzo misterioso se non quello che
è stato visto uscire
dal Palace ieri sera?
E
mentre le luci della city si accendono i nostri eroi iniziano a
prepararsi per
la gran serata.
Ne
vedremo delle belle
XOXO
Gossip
Girl
Il
telefono abbandonato sul piano cucina
lanciò uno squillo acuto.
-Harry!
Ti è arrivato un messaggio!- gridò
Hermione Granger, senza nemmeno uscire dalla sua camera, dove si stava
occupando delle ultime rifiniture al suo vestito per la festa.
-Me
lo puoi leggere, Herm?- gridò in
risposta Harry da sotto la doccia.
La
ragazza sbuffò e si alzò dalla macchina
da cucire per recarsi in cucina. Appena lesse il mittente le sue labbra
si
schiusero in un sorriso.
-Harry,
è Draco!- strillò correndo in
bagno.
Il
ragazzo uscì dalla doccia, si avvolse un
asciugamano in vita e spalancò la porta alla sorellastra.
-Dammi
qua!- ordinò. Hermione gli pose il
telefono ridendo come una bambina.
-Che
dice?- chiese emozionata.
-“Che
tipo di serata hai in mente? Per
sapere come vestirmi! ;)”- lesse Harry ad alta voce -Herm, ci
ha messo l’occhiolino
in fondo al messaggio!
La
ragazza rise di nuovo.
-Allora
ti vuole senz’altro sposare!
-Che
gli rispondo?- Harry ondeggiò fino
alla sua camera, cercando di non lasciarsi scivolare dalle gambe
l’asciugamano
che copriva le sue parti intime.
-A
me lo chiedi? Dove avevi intenzione di
portarlo?
-Beh,
ho messo da parte un bel po’ di
soldi... pensavo che una serata di lusso in qualche ristorante...
Hermione
spalancò la bocca:
-Scherzi,
vero?
Harry
lasciò momentaneamente la sua
occupazione, ossia cercare una camicia pulita, e fissò
stranito la sorella.
-Cosa?
E perché?
-Draco
sarà arcistufo delle cene eleganti,
dei vestiti costosi, dei ristoranti in cui ogni piatto costa centinaia
di
dollari! Figurati! Devi inventare qualcosa di diverso! Sorprendilo!
Harry
soppesò le parole della sorella,
guardandosi allo specchio. Non aveva tutti i torti.
Hermione
se ne andò dalla stanza, lanciando
il telefonino di Harry sul suo letto.
Il
ragazzo lo prese con un gesto automatico
e digitò in fretta sulla tastiera del Blackberry.
“Andiamo
a un pub. Concerto”
Draco
era leggermente in crisi.
Era
nudo, nel bel mezzo della sua fastosa
stanza del Palace, sommerso da ogni santissimo tipo di vestito.
C’erano scarpe
perfino sul comodino!
Espirò
con forza e si portò davanti lo
specchio.
Ok.
Serata casual.
Cosa
abbiamo di casual nell’armadio?
Completo
di Armani? Ma per carità!
La
giacca di pelle nera con le borchie
forse? Troppo estrema. E se fosse stato un concerto di musica jazz?
Meglio non
rischiare.
Camicia
bianca e cravatta? Troppo scontato.
Dava l’idea “Preferirei stare sul divano a vedere
Gordon Ramsay che spacca
piatti piuttosto che uscire con te ma mi sento obbligato quindi vengo
lo stesso
e mi vesto da schifo, tié”.
Draco
aveva davvero voglia di uscire con
Harry. Gli era sembrato un ragazzo estremamente dolce e impacciato.
Stava
per mettersi a urlare quando un
luccichio attirò la sua attenzione.
Oh,
sì.
Harry
attraversò precipitosamente le porte
del Palace, era in ritardo di dieci minuti.
Aveva
impiegato ore per cercare di dare ai
capelli una piega quantomeno decente, senza esito, si era vestito in
fretta e
furia e aveva aspettato un quarto d’ora un dannatissimo
autobus.
Le
luci scintillanti della hall lo
investirono e il ragazzo si vide riflesso praticamente ovunque. Perfino
il
pavimento di marmo rosa rimandava la sua immagine.
Jeans
chiari, camicia celestina, cravatta
verde lasciata un po’ lenta e giacca di pelle chiara.
Hermione aveva definito
il suo look “Un po’ troppo da giorno e inadatto per
un appuntamento” ma lui si
era piaciuto.
Le
donne non capiscono la moda maschile.
Inutile starci a discutere.
Harry
salì velocemente le scale che
conducevano alla Reception -quel posto era infinito- e si
ritrovò davanti un
Draco Malfoy che decisamente capiva
la moda maschile.
Era
uno schianto.
Indossava
dei jeans a sigaretta scurissimi
e un po’ scoloriti, che scomparivano negli anfibi Dottor
Martens di un bel
marrone scuro. Una t-shirt verde cachi gli fasciava la vita e sopra
aveva un
gilet nero, con delle borchiette dorate sulle spalle.
Il
viso era perfetto: pulito, luminoso,
puro. Gli occhi grigi svettavano con prepotenza nel viso slavato e i
capelli
erano pettinati leggermente all’indietro, tenuti fermi da una
punta di gel.
Harry
si sarebbe gettato da un ponte alla
prima occasione.
Draco
era splendido, impeccabile,
tremendamente chic e alla moda. Lui si era vestito bene, ma
effettivamente era
troppo da giorno e inadatto a un primo appuntamento.
Ma
perché non dava mai retta a Hermione?
Non
aveva niente a che vedere con il mondo
di Draco. Non si sarebbero mai potuti mettere insieme. Solo il gilet
che
indossava doveva essere costato come tutto il suo outfit e le scarpe
avevano
lacci verde cachi, intonati alla maglietta.
Harry
desiderava disperatamente
sprofondare:
-Sei
favoloso- disse, cercando di rompere
il ghiaccio.
Draco
avrebbe voluto uccidersi. Perché,
perché era dovuto essere così eccentrico? Ci
aveva anche pensato a vestirsi
come una persona normale ma aveva deciso che Harry doveva avere in
mente
qualcosa di più carino per il loro primo appuntamento. O
forse non era un
appuntamento?
L’abbigliamento
di Harry lo gettava nel
panico. Indossava la camicia! La camicia in stile “Non ho
voglia di uscire con
te” e il nodo della cravatta non era abbastanza tirato da
essere elegante né
abbastanza lento da essere sexy! Era un nodo da “Chi se ne
frega di fare bella
figura con te!”
E
portava gli occhiali. Nemmeno le lenti a
contatto si era messo.
Le
cose erano due: o non aveva mai avuto
voglia di uscire con Draco e lui aveva frainteso ogni cosa, oppure
sarebbero
andati in un postaccio terribilmente plebeo.
-Grazie,
anche tu stai molto bene- rispose,
sorridendo mestamente.
Uscirono
dal Palace uno affianco all’altro,
imbarazzati e terrorizzati l’uno dall’altro.
Erano
belli, bellissimi, sia dentro che
fuori. Ogni donna che passava si fermava a guardarli, senza poter
immaginare
che fossero entrambi gay.
In
fondo, sarebbe stato un tale spreco!
Il
pub dove entrarono era grande e
semplice. Il bancone era di un bel legno scuro, lucidato e ben tenuto.
Sgabelli
vintage contornavano il piano bar e c’erano dei tavolini
circondati da sedie
imbottite. Un piccolo palcoscenico richiamava l’attenzione.
C’era
una band di tre uomini e una donna
che accordavano gli strumenti tirati a lucido.
Draco
era molto più a suo agio. Harry aveva
chiacchierato amabilmente per tutto tragitto fino a farlo sciogliere.
Parlavano
come se si conoscessero da mesi e non da dieci minuti.
Erano
entrati nel locale ridendo e Draco
era rimasto sorpreso del fatto che si trovasse a Manhattan.
Cioè, era ovvio che
Harry frequentasse anche quella zona ma una parte del suo cervello si
era
fissata con Brooklin.
“Andremo
a Brooklin” aveva continuato a
dirsi mentre si vestiva e si preparava “Andremo a Brooklin e
io sarò derubato”.
Invece
quel piccolo locale grazioso,
confortevole e pieno di gente era anche vicino alla scuola!
Perché non ci aveva
mai fatto caso?
-Ehi
Harry!- chiamò una voce maschile.
Draco
si girò di scatto. In qualche strano
e perverso modo considerava l’amico già una sua
proprietà e nessun altro
ragazzo poteva metterci gli occhi.
Fu
molto sollevato di vedere un uomo sulla
quarantina avanzare.
-Remus!-
salutò Harry sorridendo -Come
stai?
-Abbastanza
bene, sai, Ted è un tale
pestifero! Non riusciamo a dormire di notte!
-Mi
dispiace! Ma Teddy è ancora piccolo, è
normale che faccia i capricci!
-Oh,
non lo so... il bambino dei Bulstrode
ha la stessa età e non piange quasi mai!
-Beh,
magari è anche una questione... oh
che maleducato!
Draco
rinvenne dalla trance annoiata in cui
era precipitato, sentendo il variare del tono di Harry.
-Non
vi ho presentati! Remus, lui è Draco
Malfoy. Draco, lui è...
-Remus
Lupin!- esclamò l’uomo stringendogli
calorosamente la mano -Andavo a scuola con tuo padre sai? Lucius
Malfoy! Era di
qualche anno più grande ma tutti lo ricordano come....
Draco
mascherò uno sbuffo meglio che poté,
cercando di farlo sembrare un colpo di tosse.
Era
tremendo.
Harry lo aveva portato a una serata squallida in cui suonava un gruppo
di
vecchi suoi amici e ora stavano parlando con un uomo che gli stava
palesemente
leccando il culo!
Cielo,
sperava solamente che si sarebbe
tolto da lì in fretta!
-Remus
ma che fai?- una ragazza dagli
incredibili capelli rosa scese dal palco e corse verso l’uomo
-Ma, Harry! Ciao!
Quanto tempo che non ci vediamo!
La
donna strinse il ragazzo in un abbraccio
stritolatore e poi rivolse la sua più totale attenzione a
Draco.
-Ninfadora-
la chiamò Harry.
-Quante
volte devo dirti di chiamarmi
Tonks?- lo apostrofò la donna.
Ninfadora
Tonks. Draco scandì quel nome nella
sua mente. Gli ricordava qualcuno...
-Tonks-
continuò Harry -Lui è...
-Draco!
Ecco chi sei! Mio Dio quanto sei
cresciuto!
Il
ragazzo sorrise imbarazzato, cercando di
ripescare nella sua memoria i ricordi di quella donna, che proprio non
riuscivano a riaffiorare. Il nome però non gli era nuovo.
-Probabilmente
non ti ricordi di me, eri
così piccolo, l’ultima volta che ti ho visto! Sono
tua cugina, la figlia di
Andromeda Black!
Draco
spalancò gli occhi, era la figlia
della sorella di sua madre? Quella sorella? Quella di cui non era
permesso
parlare a Natale perché la nonna ancora si metteva a
piangere? Quella che era
scappata di casa a diciassette anni perché incinta di un
poveraccio?
-Oh,
certo! Ho capito!
-Non
ci siamo più incontrati, dopo quella
volta in cui tua madre e la mia si sono riviste... tu avevi circa due
anni, tuo
fratello tre... a proposito come sta? Tristan, giusto?
Harry
si girò verso Draco, non sapeva
avesse un fratello.
-Bene!-
mentì il ragazzo -Molto bene!
-Sono
contenta! Stasera chiamerò mia madre
e le dirò che ti ho rivisto! Tra l’altro, Draco,
devi proprio conoscere il mio
bambino!
-Hai
un figlio?- chiese il ragazzo
incuriosito.
-Sì!
Non ha nemmeno un anno!- Ninfadora
sorrise stringendo la mano di Remus.
A
Draco non piaceva quella situazione.
Innanzitutto quell’uomo doveva avere il doppio degli anni
della cugina e gli
sembrava un approfittatore. E poi quel posto gli andava stretto,
c’era troppa
gente che non conosceva, troppa confusione.
Tutti
lo guardavano, per di più. Era come
se lo stessero studiando, come un animale in gabbia. Gli sembrava di
sentire i
commenti della gente sul suo abbigliamento, sulla sua pelle troppo
chiara e
malaticcia, sui suoi occhi vuoti, sul suo profumo di soldi.
Stava
per chiedere a Harry di andarsene
quando il telefono del ragazzo lanciò un bip. Harry lesse
brevemente e lo
ripose nella tasca.
Sbuffò
quando l’apparecchio suonò di nuovo.
-Che
succede?- chiese Draco.
-Niente
di grave penso. Mia sorella è alla
festa “Baciami sulle Labbra” e dice di aver bisogno
di aiuto.
Draco
sobbalzò:
-Aiuto?
Di che genere?
-Non
lo so! Riguarda un certo Blaise...
Il
viso di Draco cambiò tempestivamente
espressione:
-Allora
è importante.
ANGOLINO
Eccoci!
^_^ Sono desolata per l’attesta
alla quale vi ho sottoposte, mie lettrici e miei lettori (se ci
sono)... mi
dispiace davvero tanto non aver aggiornato per così tanto
tempo ma ho passato
un periodaccio!
Da
questo momento dovrei essere un po’ più
costante!
Mi
raccomando: RECENSITE!
Un
bacione
Tita
|
Ritorna all'indice
Capitolo 6 *** Wild World ***
Bentrovati,
giovani innamorati di Manhattan!
Sono
sempre io, la vostra Gossip Girl, in diretta dalla festa
“Baciami sulle
Labbra”, primo evento dell’anno scolastico che si
preannuncia come il più
interessante di sempre!
Sapete
che D. e il Ragazzo Solitario sono stati fotografati insieme? Se siano
usciti
solo come nuovi amici o come nascente coppia nessuno lo sa.
Intanto,
qui alla festa, la situazione sta sfuggendo di mano a un bel
po’ di persone.
Sono quasi sicura che Lavanda Bronw non sarà tanto felice
domani, quando si
ricorderà che era lei quella che pomiciava animatamente con
Justin
Finch-Fletchey. Anche nel caso non dovesse ricordarlo, sarà
Pansy a farglielo
tornare in mente. Un ragazzo di Brooklin, santo cielo! Ma poi, chi lo
ha
invitato?
La
piccola H. sta intrattenendo una conversazione con nientemeno di B. in
persona.
Sembra un po’ imbarazzata, in realtà, e non fa che
guardarsi intorno in cerca
di un modo per allontanarsi. Niente di più che carne fresca,
per il nostro B.
Pansy
sembra divertirsi abbastanza, con Ron. Avranno fatto pace? Chi lo sa?
Mandatemi
una mail se avete qualche piccante informazione!
Il
Martini che ho davanti mi sta chiamando, Upper East Side! Non posso
trattenermi
oltre.
Che
la notte porti consiglio
XOXO
Gossip Girl
La
limousine della madre di Draco correva veloce tra le luci colorate
della New
York notturna, diretta al palazzo dove si teneva la festa.
Harry
sembrava decisamente rilassato, allungato sui sedili di pelle nera
dell’automobile, mentre guardava il profilo di Draco
illuminarsi ogni volta che
sorpassavano un lampione.
Sussultarono
entrambi quando i loro telefoni trillarono all’unisono. Draco
tirò fuori il suo
i-phone con un gesto esperto della mano, mentre Harry fece quasi cadere
a terra
il suo.
Lessero
in silenzio l’aggiornamento di Gossip Girl. Draco
sospirò pesantemente: il loro
pseudo-appuntamento non era nemmeno iniziato e li avevano
già beccati insieme.
-Che
significa “carne fresca”?- domandò Harry
con un tono piatto, catturato da un
altro passaggio di quel post ambiguo.
Draco
lo
fissò negli occhi intensamente, un velo di preoccupazione
dipinto sulle ciglia.
-Allora?
H. sarebbe Hermione? Da quando Gossip Girl si interessa di una come lei?
-Probabilmente
da quando viene invitata alle feste da Pansy Parkinson e suo fratello
viene
visto in giro con Draco Malfoy.
Harry
rimase in silenzio per un attimo, digrignando i denti, poi
tornò all’assalto.
-Che
intende quando dice “carne fresca”?-
ripeté assillante.
Draco
socchiuse gli occhi:
-Blaise
è viziato... e impulsivo. Se vuole qualcosa lo ottiene.
Forse si è
incapricciato di Hermione.
-Non
siamo mica nel Medioevo! Non può avere una ragazza solo
perché se ne è
incapricciato! Se Hermione non è d’accordo
dirà di no, non vedo il motivo di
inviarmi questi messaggi di aiuto...
Draco
scosse la testa, facendo ondeggiare i ciuffi quasi bianchi:
-Blaise
è diverso, è quasi... violento...
-Violento?-
Harry sbarrò gli occhi, di un verde quasi accecante.
-No,
forse non è il termine esatto- si affrettò a
tranquillizzarlo Draco -È solo
che...
-Si
tratta di mia sorella- mormorò Harry, spalancando ancora di
più gli occhi,
trafiggendo dolorosamente Draco con le sue iridi pure -Se devi dire
qualcosa, fallo
adesso.
Draco
espirò in fretta e profondamente:
-Ieri,
prima che mi scontrassi con te, ero in cucina insieme a Blaise. Avevo
fame e
lui conosceva il cuoco del Palace. Li ha fatti uscire tutti e mi ha
fatto
mangiare un panino in cucina, seduto sul bancone. Poi... ha detto che
dovevo
ringraziarlo per quella cena improvvisata, che sapeva delle cose... su
di me...
Harry
ascoltava in silenzio, fissando l’amico, quasi non credendo
alle proprie
orecchie.
-Se
non
fossi riuscito a scappare non si sarebbe fermato, ne sono certo-
concluse Draco
in fretta.
-E
pensi
che farebbe lo stesso a Hermione?- sussurrò spaventato Harry.
-Probabilmente
è quello che ha in testa.
Il
resto
del viaggio trascorse in silenzio.
Hermione
non riusciva a levarsi di torno Blaise Zabini.
Le
aveva
provate tutte. Era andata in bagno, ma quando era uscita dalla toilette
il
ragazzo era lì fuori ad aspettarla, sorridente. Gli aveva
chiesto se poteva
prenderle da bere, ma lui l’aveva afferrata per la vita e
l’aveva trascinata al
piano bar con lui. Era riuscita a mandare un messaggio a Harry
perché non aveva
nemmeno potuto telefonare, l’aveva seguita anche sul terrazzo
dove si era
rifugiata per chiamare il fratello.
-Chissà
cosa c’è in cima alle scale antincendio-
sussurrò lascivo Blaise, direttamente
sul suo collo.
-Il
tetto, immagino- disse secca Hermione, cercando di impedire alla sua
voce di
tremare e al suo cervello di cedere al panico. “Resta lucida,
Hermione, resta
lucida”.
-Potremmo
dare un’occhiata, non credi? È una bella serata-
le mani di Blaise scesero
lungo i fianchi della ragazza, andando troppo in giù per i
suoi gusti.
-No,
io
penso che rientrerò.
-Ma
come? Non si sta bene qui fuori? La mia compagnia non ti lusinga?-
chiese
Blaise sempre più divertito.
Hermione
non seppe che rispondere. Non poteva essere scortese con lui, era Blaise Zabini, dannazione. Se si fosse
messa contro di lui avrebbe firmato la sua condanna
all’emarginazione a vita.
E
poi...
se anche avessero fatto sesso, cosa
poteva esserci di così sbagliato? Non l’aveva mai
fatto, quindi non era una
poco di buono, e aveva già sedici anni. Poteva permetterselo.
Nel
suo
cuore, però, suonava così tremendamente
sbagliato... non amava quel ragazzo,
non gli piaceva per niente. Si era sempre immaginata la sua prima volta
con una
persona che amava davvero, non uno qualunque a una festa. Dio, sembrava
così
squallido.
Però
non
poteva dire di no a Blaise Zabini. Non poteva e basta.
-Si
sta... piuttosto bene, in effetti- balbettò appena la
ragazza, confusa e
spaventata.
Il
sorriso che si aprì sul volto di Blaise fu quasi un ghigno.
-Sono
certo che di sopra ci sarà una vista spettacolare. Andiamo a
dare un’occhiata,
dai.
Mentre
lo seguiva su per le scale antincendio, Hermione si chiese se sarebbe
mai
riuscita a guardarsi allo specchio, la mattina seguente.
-Che
ci
fa lui qui?- sibilò acidamente Pansy, avvolta in un abito
Valentino bianco e
stretto, un abito che probabilmente era l’unica in quella
stanza che poteva
permettersi, sia fisicamente che economicamente.
-È
Draco- mormorò sorpresa Daphne Greengrass, alla sua destra,
con un vestito
lungo blu notte e un long drink stretto in mano.
-So
chi
è- commentò Pansy secca -Ho chiesto
perché diamine è qui! Non è stato
invitato.
-Chi
è
il ragazzo che lo accompagna?- chiese Calì Patil, inclinando
la testa. La
gemella, accanto a lei, socchiuse gli occhi per vedere attraverso la
penombra.
-Non
è
quel ragazzo di Brooklin? Il fratello di Hermione Granger?
-Harry
Potter- confermò Calì.
-Come
fa
a chiamarsi Potter, se sua sorella si chiama Granger?-
domandò Daphne con un
fastidioso tono sarcastico.
-Non
sono fratelli naturali- spiegò Astoria Greengrass, la
sorella più piccola di
Daphne, che andava in classe con Hermione.
-Non
è
questo il problema- gracchiò Pansy -Non sono stati invitati,
nessuno dei due.
La
ragazza partì in quarta in direzione dei due ospiti non
desiderati, il
caschetto perfetto che le ondeggiava sul collo.
-Draco!-
gridò, sovrastando appena la musica troppo alta al centro
della pista da ballo
-Con quale coraggio ti presenti qui?
-Ciao
Pan- iniziò il biondo, con l’intenzione di
aggiungere qualcos’altro.
-Non
chiamarmi “Pan”, stronzo!- strillò lei,
interrompendolo -Dopo tutto quello che hai
fatto come osi
venire alla mia festa?
-Pansy!-
saltò su Draco -Che diavolo ti prende?
-Cosa
prende
a me? Perché non mi hai mai detto niente?
Gli
occhi della ragazza mandavano bagliori irati.
-Mi
puoi
spiegare che cosa non ti avrei detto?- balbettò Draco, una
lieve consapevolezza
che iniziava a strisciare dentro di lui.
Pansy
si
aggrappò al suo collo, tirando il suo orecchio verso le sue
labbra:
-Ron
mi
ha detto tutto, ieri sera- sibilò.
Draco
spalancò gli occhi, chiaramente in difficoltà.
-Possiamo
parlarne dopo? Ora stiamo cercando la sorella di Harry, ha qualche
problema con
Blaise...
-Oh,
ma
certo! Io vengo sempre dopo, vero? Dopo il tuo cazzo di ego, dopo la
tua cazzo
di lussuria e ora dopo quella...
-Pansy
contieniti!- la ammonì Draco -Questo è un evento
pubblico, non dare spettacolo,
ti prego! Te ne pentiresti.
-Tu
invece non ti penti mai, vero? Non chiedi mai scusa?- la frangetta
della
ragazza sfiorava appena le sue ciglia scure, facendo sembrare gli occhi
ancora
più socchiusi dalla rabbia.
-Pansy,
ti chiederò scusa mille volte appena avremo risolto questa
faccenda- le promise
Draco -Conosci Blaise. Dobbiamo trovare Hermione prima che sia tardi.
-Non
c’è
qui, Draco- gemette Harry, che aveva finalmente smesso di guardarsi
intorno
come un cucciolo smarrito -Dove potrebbe essere?
Draco
rivolse la domanda a Pansy, solo guardandola.
Lei
sospirò:
-Poco
fa
ho visto Blaise andare sul terrazzo, non so con chi, non sono sicura
fosse
Hermione.
-Grazie.
Parliamo dopo, ok?- Draco le sfiorò la mano prima di correre
verso la
portafinestra con Harry al fianco.
Pansy
si
ritrovò ancora una volta, in solo una manciata di giorni, a
osservarlo correre
via, sempre più lontano da lei, le loro vite sempre meno
unite.
-Non
c’è
nessuno nemmeno
qui- sospirò Harry, la
musica che rimbombava in lontananza.
Draco
si
stava guardando intorno nervosamente. Aveva visto il bracciale di
Blaise a
terra ma non voleva allarmare inutilmente l’amico.
-Che
c’è
lì sopra?- Harry stava guardando le scale di ferro che
conducevano in alto.
-Il
tetto, immagino- rispose stancamente Draco.
-Potrebbero
essere lì?- la voce di Harry era diventata urgente, da
quando Draco gli aveva
raccontato cosa gli era accaduto l’altra sera. Il biondo
invece si era
innervosito parecchio, notando il disinteressamento di Harry nei suoi
confronti.
Non
gli
aveva chiesto niente, riguardo l’episodio, limitandosi a
preoccuparsi per la
sorella.
È
normale che si preoccupi per la sorella invece di
psicanalizzarti per le molestie subite.
si
disse Draco, seguendolo lungo le scale in silenzio.
-Hai
sentito?- disse improvvisamente, fermandosi ad ascoltare.
L’aria
tersa di fine estate trasportava mollemente le suppliche di una ragazza:
-Ti
prego, smettila, ti prego- erano così simili a quelle che
aveva detto Draco la
sera precedente che il biondo si chiese come mai Blaise non si fosse
stancato
di incutere terrore.
-Era
Hermione!- gridò Harry, accelerando il passo -HERMIONE!
Draco
lo
seguì di corsa, terrorizzato che fossero arrivati troppo
tardi. Sapeva
benissimo che Blaise non si sarebbe fermato di fronte a un paio di
suppliche.
-Lasciala
subito stare!- urlò Harry, piombando addosso a Blaise in
meno di un secondo,
strappandolo via dal corpo fragile di Hermione, seminudo nella notte.
Il
vestito che la ragazza si era fatta da sola era un po’
sgualcito e la gonna
sollevata fino a lasciar vedere le mutandine di pizzo nero, ma era
integro e
ancora al suo posto. Draco sospirò di sollievo e si
chinò ad afferrare la mano
di Hermione:
-Stai
bene?- mormorò con il tono più tranquillizzante
che riuscì a trovare
-Tranquilla, è finita.
La
ragazza annuì, strusciando i capelli spettinati contro la
spalla di Draco:
-Sto
bene.
Harry
aveva afferrato Blaise per il collo della camicia e gli aveva assestato
un
cazzotto in pieno volto.
Blaise
si tastò la parte del viso intorno all’occhio,
gemendo:
-Chi
diavolo saresti tu?- gridò poi, spalancando gli occhi con
rabbia.
-Ancora
la stessa domanda!- strillò a sua volta Harry, afferrandolo
di nuovo per il
collo -Io sono Harry Potter! Frequento la tua stessa scuola!
Draco
lasciò la presa su Hermione, avvicinandosi
all’amico in fretta.
-E
quella- continuò Harry indicando la ragazza -Quella
è mia sorella!
Spinse
Blaise a terra, con tutte le forze che aveva. Un secondo dopo, Draco lo
prese
per un braccio.
-Andiamo
via, Harry- sussurrò -Andiamo, portiamo via Hermione.
Harry
fissò il compagno negli occhi per qualche istante e
annuì in silenzio. Si
diresse verso la sorella, le pose un braccio intorno alle spalle e la
guidò
via.
-Blaise-
sibilò Draco -Stalle lontano, hai capito? E se provi ancora
una sola volta a
fare del male a qualcuno ti denuncio, te lo giuro.
Blaise
si alzò di scatto e afferrò rudemente il braccio
di Draco, catturando i suoi
occhi nei suoi.
-Sei
solo una troia, Draco, ricordatelo- mormorò
-Arriverà il giorno in cui avrò il
mio turno con te.
-Scordatelo
stronzo- Draco strappò via il suo braccio da quello di
Blaise -E non sono
proprio la troia di nessuno.
Gli
voltò le spalle e scese le scale antincendio.
Pansy
lo
aspettava lì sotto, da sola, e fumava una sigaretta.
-Ho
visto quel Potter e sua sorella venire via- disse -Stava bene?
-Più
o
meno- mormorò Draco, raggiungendola -Sono uscito con Harry
stasera. Non è
andata molto bene. Non mi ha nemmeno aspettato qui.
-Sua
sorella stava avendo un incontro del terzo tipo con Blaise Zabini-
sottolineò
l’ovvio Pansy -Mi sembra già tanto che non sia
saltato in groppa al suo cavallo
bianco per venire a salvarla lasciandoti ovunque fossi.
-Diciamo
che la mia limousine e la mia faccia gli sono stati utili per entrare
qui.
-Non
essere così cinico- Pansy espirò una lunga
boccata di fumo -Vuoi una sigaretta?
Draco
prese la Lucky Strike che la ragazza gli offriva e la accese tra le
mani a
coppa mentre Blaise scendeva le scale guardandolo con odio. Il ragazzo
moro si
sistemò la cravatta e entrò di nuovo nel bel
mezzo della festa, instancabile.
-Mi
dispiace tanto, Pansy. Non volevo dirti niente per non farti del male
ma avrei
dovuto immaginare che prima o poi sarebbe venuto fuori. Scusami.
-Ron
mi
ha già detto tutto- disse lei -Eravate ubriachi e noi non
stavamo nemmeno
insieme in quel periodo. Ho perdonato Ron poco fa.
Draco
si
voltò a guardarla:
-Pensi
di riuscire a perdonare anche me?
La
ragazza annuì senza girarsi, gli occhi persi su Manhattan.
-Immagino
di sì. E ora vai da quel poveraccio, ne riparleremo domani.
Draco
baciò Pansy sulla guancia, prima di scappare via.
Stavolta
la sua corsa non le sembrò così spaventosamente
una fuga.
Stavano
tornando a casa in Limousine. Draco aveva deciso di accompagnare Harry
e
Hermione a Brooklin. In quel modo aveva l’occasione per
passare ancora un po’
di tempo con Harry e, soprattutto, avrebbe avuto davanti un lungo
viaggio di
ritorno a casa. Lui amava i viaggi di ritorno.
Lasciò
i
due ragazzi sul marciapiede davanti al condominio dove vivevano. Era
piuttosto
esclusivo, per essere a Brooklin. I due non smettevano di ringraziarlo
e Harry
promise che avrebbero avuto un appuntamento migliore, la prossima volta.
-Beh,
buonanotte Draco- sorrise il moretto.
-Buonanotte
a te- rispose Draco, anche lui sorridente.
Harry
fece un passo in avanti stentato, poi si ritrasse nuovamente indietro,
titubante.
Sollevò meccanicamente un braccio e salutò Draco,
che lo guardava a bocca
aperta, con la mano, prima di scappare via con le orecchie viola.
-Gli
hai
fatto ciao con la mano!?- sibilava Hermione mentre lo seguiva in fretta.
Draco
ridacchiò, salendo sul sedile posteriore
dell’auto, e rimase semplicemente
così.
Con
il
sorriso sulle labbra, guardava New York scorrere davanti al suo
finestrino
oscurato, le luci che si confondevano in un vortice di colori, la gente
che
passava per le strade larghe di Manhattan.
Erano
le
tre passate e la città non era mai sembrata così
sveglia e vivace.
Oh
là là, Upper East Side!
Sembra
che la serata “Baciami sulle Labbra” non sarebbe
potuta finire in modo
migliore!
Pansy
e Draco hanno fatto pace (quante volte hanno litigato e fatto pace, da
quando
Draco è tornato?) e la piccola H. è stata salvata
dalle grinfie di B. grazie
all’intervento tempestivo del Ragazzo Solitario.
Tutto
è bene quel che finisce bene, o no?
La
festa si è rivelata un successo, ma forse un tantino noiosa.
Niente scoops,
niente foto imbarazzanti, niente nuove coppie, niente di niente.
E
allora, cosa ci rimane da fare?
Andate
a letto, rampolli dell’Upper East Side! Sento che domani, al
Brunch degli
Zabini, ne accadranno delle belle!
Buonanotte
e sogni s’oro
XOXO
Gossip Girl
TITA’S
SPACE
Ehi
gente :D come state?
Lo
so,
non aggiorno qui da tipo quaranta mesi e mi dispiace... ma avete visto?
Sto
tornando! Ho aggiornato anche “Resistenza” e il
prossimi capitoli sono in fase
di lavorazione, sia per questa storia, sia per l’altra!
Inoltre
ho
iniziato a postare un long non troppo lunga (tranquilli, ho
già finito di
scriverla) che sono certa potrebbe piacervi ^_^
Grazie
per aver letto anche questo capitolo arrivato dopo amen, come si suol
dire!
Un
bacione a tutti!
Recensite!!!
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=1133044
|