Fine del mondo, ovvero quando incontri qualcuno più irascibile di Hulk -.-

di Alaysia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lupus in fabula ***
Capitolo 2: *** Chiacchierate al chiar di ... water ***
Capitolo 3: *** Diamanti di sangue (clichè) ***
Capitolo 4: *** Tra Tony e Thor, Selene gode! ***
Capitolo 5: *** Odore di pini e ibridi ***



Capitolo 1
*** Lupus in fabula ***


Ok, penso che il fatto di avere un nuovo computer mi abbia dato alla testa. Mi chiedo come mai io abbia scritto questa cosa. Bhò non ne ho idea, anche se mi sono divertita. Intanto vi lascio a leggerla qui, poi ci incontriamo alla fine ^^
 

Capitolo 1
Lupus in fabula

 
Selene Lucretia Constantine.
Cosi si chiamava la ragazza che passeggiava sul bagnasciuga, lasciando le sue orme sulla sabbia bagnata. Osservava il tramonto, il sole rosso che tingeva le acque del mare, le barche che navigavano leggere sull’orizzonte e le onde che accarezzavano la sabbia.
Si alzò un leggero vento, un piacevole cambiamento dal caldo afoso che aveva pressato gli abitanti della città tutta la giornata. I capelli lunghi e corvini di Selene si scompigliarono coprendole un paio di bellissimi occhi azzurri che scrutavano il mare.
La ragazza li riportò dietro l’orecchio sfiorando per un attimo la cicatrice a mezzaluna che le sfregiava metà del collo.
Ogni volta che la toccava le sembrava di venire immersa in un catino d’acqua bollente senza poter fare niente. Selene rabbrividii al contatto cercando di controllare i tremiti che le percorrevano la schiena.
Percorse il molo e si specchiò nell’acqua del mare: osservò il suo viso tondo da bambina, incorniciato da lunghi capelli neri che le arrivavano fino alle spalle, drittissimi. La pelle chiara, pallidissima con qualche spruzzatina di lentiggini sul naso, gli occhi azzurri quasi bianchi che le conferivano uno sguardo magnetico al quale era impossibile resistere. Le labbra erano chiare e abbastanza sottili, come il collo, lungo e sfregiato per metà da un’orribile cicatrice rimarginata e da lunghi e profondi graffi che le arrivavano dritti fino alla spalla. Era coperta da un giubbino di pelle nera che tratteneva quanto più calore possibile, sebbene la temperatura scendesse sotto i 30° solamente dopo le sei di sera.
I jeans lunghi e attillati abbracciavano le sue gambe lunghe e magre, che si proporzionavano perfettamente con il resto del corpo, alto e slanciato.
Si alzò e tornò indietro, diretta a casa sua, dove viveva da sola in compagnia del suo cane, l’unica cosa della sua famiglia che lei ancora sopportasse. Dopo aver abbandonato i suoi genitori dopo ‘l’incidente’ si era portata via il suo cane, l’unica cosa della famiglia Constantine che ancora amasse, a parte Maurilia, la sua sorella più piccola, la cosa più bella che avesse nella vita.
Dopo aver attraversato strade e stradine, aver girato ad incroci ed essere passato in vicoli stretti e bui, Selene sbucò in una strada senza nome, larga un metro che ospitava degli appartamenti scrostati e maltenuti. Vicino agli ingressi di quest’ultimi c’erano mucchi di sporcizia e oggetti rotti di ogni genere. La ragazza evitò di guardare lo stato della via mentre infilava le mani nella tasca alla ricerca delle chiavi del suo nuovo appartamento. Appena le infilò nella toppa successero due cose: Attila cominciò ad abbaiare dietro la porta scodinzolando e Selene sentì una mano premerle forte sulla bocca.
Non ebbe neanche il tempo di urlare o cercare di trasformarsi che sentì la sua schiena sbattere violentemente contro la porta dell’appartamento. Quella scossa le ridiede lucidità e cercò di raggruppare le forze per trasformarsi nel più breve tempo possibile.
-Agente Constantine a rapporto- disse una voce fredda e profonda.
Selene sentì la mano che allentava la pressione fino a quando riuscì a respirare normalmente e finalmente guardò in faccia il suo aggressore.
-Sei fuori allenamento-disse Fury staccandosi completamente da lei.
La ragazza chiuse gli occhi respirando profondamente, cercando di far cessare i tremiti che la scuotevano. Quando sentì di aver ripreso il controllo e di potersi calmare, fissò Fury nell’occhio non bendato.
-Ti da troppo disturbo spiegarmi il perchè di questa messa in scena? Non era più sicuro avvicinarmi, che so, ovunque, tranne che in questo luogo da disagiati sociali?- disse ringhiando
Fury ridacchiò.
-Vedo che continui a lanciare frecciatine peggio dell’agente Barton, Constan…-
-Non chiamarmi così!-disse Selene cercando di controllare il tono di voce.
Rimasero in silenzio qualche secondo, durante il quale Fury la fissò con un interesse riservato solo ad un animale raro. Bhè lei era un animale raro.
- Perchè sei venuto?-
-Lo S.H.I.E.L.D. ha bisogno di te e della tua esperienza.-disse Fury riprendendo il suo sguardo serio.
Selene sorrise.
-Fammi indovinare … il progetto Avengers?-
-Affermativo. Penso ti sia arrivato il mio ultimo rapporto sulle attività del Tesseract.-
La ragazza annuì sempre più interessata.
-La situazione ci è sfuggita di mano, Loki lo ho rubato e ha compromesso l’agente Barton. Abbiamo richiamato il gruppo Avengers allo scopo di recuperare il Tesseract e scacciare Loki. Ma prima dobbiamo capire dove si trova.-
Selene si morse il labbro, ragionando.
-E io in questo che cosa c’entro?-
-Tu aderisti al progetto Avengers l’anno scorso, dopo il tuo incidente. Potresti esserci utile con le tue conoscenze sulle ‘altre razze’. E poi, come direbbe l’agente Barton, lei è una di quelli che ‘mena forte’.-
Selene sorrise al ricordo dell’ultima volta che aveva collaborato per lo S.H.I.E.L.D., quando aveva solo sedici anni. Aveva incontrato delle persone stupende tra cui l’agente Barton e Phil Coulson. Ma sarebbe stata in grado di controllarsi anche questa volta? Ne dubitava, dopo tutta la tensione che aveva accumulato durante gli ultimi mesi, grazie ai litigi familiari.
-Io … non saprei … - disse. Una parte di lei, la più impulsiva, l’altra parte, le diceva di accettare. La parte più razionale, quella umana, sapeva che sarebbe stato pericoloso.
Fury le lesse nel pensiero.
-Sono sicuro che andrà tutto bene, come l’altra volta. Dopotutto sei un licantropo no? E hai bisogno di sfogarti. Te lo si legge in faccia.-
L’aveva detto. Ebbene si Selene Lucretia Constantine era un licantropo. Non di quelli che si trasformavano alla luna piena … quelli che quando si arrabbiavano diventavano peggio di Hulk. Era stata  morsa solo l’anno prima ma aveva ancora paura di poter perdere la testa e di trasformarsi in lupo.
-Dovevi essere molto sicuro di te Fury altrimenti non mi avresti aggredita cosi. Sapevi che non avrei perso la testa. Però devi capire che io non posso assumermi la responsabilità di così tanta gente, un solo passo falso e potrei uccidere centinaia di persone.- la voce le tremava. Tentò senza successo di controllarla.
Fury sorrise. Quella ragazza si mostrava debole soltanto con le persone delle quali si fidava, con tutti gli altri indossava una maschera di indifferenza per sembrare più forte di quello che era.
-Mi fido del tuo autocontrollo. Scommetto dieci dollari che non succederà niente. Ora è meglio se vai a fare i bagagli.- Fury le aprì la porta con un passepartout e la ragazza lo guardò stupito.
-Non ti abbiamo mai perso di vista- le disse quasi per giustificarsi.
‘Lo immaginavo’  pensò Selene mentre faceva di corsa le scale e si fermava al primo piano. Solo lei abitava in quel palazzo dimenticato da tutti, lei e Attila, il suo meticcio di due anni. Il suo era un appartamento composto da due stanze: cucina infestata da topi-salotto senza televisione tranne un computer vecchio di mille anni-camera da letto composta da una branda e l’altra stanza, il bagno. Il tutto stipato in pochi metri quadrati.
Prese velocemente lo zaino più grande che possedeva e ci ficcò dentro un paio di vestiti, spazzolino, pigiama, computer e i croccantini per il cane. Non le importava se Fury avrebbe discusso, Attila veniva con lei. Soltanto accarezzando il morbido pelo color nutella del suo cane sentiva di poter tenere il controllo e ogni volta che lui la guardava con i suoi occhi dolci sentiva di essere responsabile di lui e doverlo proteggere. Non lo avrebbe lasciato.
Chiuse la cerniera senza problemi, prese Attila sotto braccio (non pesava praticamente niente) e infilò il cellulare in tasca. L’unico numero memorizzato era quello di Fury, oltre che quello della sua sorellina. La chiamava una volta a settimana e se era fortunata sua madre la lasciava parlare al telefono con lei per cinque minuti. Altrimenti niente. Di incontrarsi non se ne poteva neanche parlare.
Avrebbe turbato Maurilia, diceva sua madre.
Selene la odiava per questo divieto.
Scese le scale di corsa, con lo zaino  in spalla e appena fuori dalla porta, lasciò Attila per terra, agganciando il guinzaglio.
Fury guardo scettico il cane ma non fece commenti.
-Andiamo.-disse-Ah, mi sono dimenticato di dirti una cosa. Ci sarà anche Banner con noi.-
Gli occhi di Selene si illuminarono, e se non fosse stata più brava a contenersi a quel punto avrebbe gia saltato di gioia. Si trattenne.
Avrebbe incontrato un’altra persona come lei, anzi non proprio come lei, ma con i suoi stessi problemi.
 
Uau siete riusciti ad arrivare in fondo a questa cosa?? Incredibile!
Ora, me la lasciate una recensione? ^^ Tanto per sapere come l’avete trovata.
Baci!
 
 
Continua … 

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Capitolo 2
*** Chiacchierate al chiar di ... water ***


Buonasera ^^ ecco un nuovo capitolo della suddetta cosa.
Scriverlo mi è piaciuto ma il risultato unpoì meno.
Aspetto recensioni!!!!!
 
Capitolo 2: Chiacchierate al chiar di … water
 
Selene strinse i pugni. Cominciò a tremare. Una dolorosa morsa allo stomaco la fece gemere.
‘ Calma …respira … adesso passa, adesso passa …‘ si disse cercando di calmarsi.
Il dolore non diminuiva, e Selene non poteva fare altro che aspettare e cercare di non dare troppo a vedere cosa stava succedendo.
-Constantine, va tutto bene?- chiese Fury distraendosi un attimo dal parlare con il pilota del jet.
Selene respirò profondamente, si sforzò di aprire gli occhi e di annuire.
Anche per questo si era allontanata dalla sua famiglia: da sola non doveva sforzarsi di non dare a vedere quanta fatica le costava controllare il lupo quando si agitava. Nei momenti in cui doveva nasconderlo sentiva di essere nel panico.
Perché doveva fare sempre cosi maledettamente male?
-… atterriamo, dobbiamo prendere Banner …- udì un pezzo di conversazione tra Fury e il pilota.
Bruce Banner, Hulk, il mostro verde … lo aveva sentito nominare tante volte e tante volte aveva desiderato conoscere qualcuno che aveva un alter ego difficile da controllare, come lei.
Un'altra fitta di dolore le fece uscire un gemito e, sebbene sapesse di avere l’occhio di Fury che la scrutava, accarezzò Attila cercando di calmarsi e di tenere a bada il lupo.
Sentì che erano atterrati e in quell’attimo di distrazione riuscì a ricacciare l’altro nell’angolo. Sarebbe riuscita a trattenerlo per qualche ora, fino a quando non sarebbero arrivati alla base, poi li avrebbe chiesto a Fury una camera con porta sigillata e finalmente avrebbe potuto sfogarsi, farlo uscire. Un’ondata di rabbia e vergogna la investì  al pensiero di quanto sarebbe parsa inaffidabile agli occhi di Fury e di tutti gli altri Avengers.
Si alzò in piedi cercando di girare un po’ avanti e indietro, quando vide che il paesaggio era mutato. Il mare era sparito e al suo posto c’erano baracche e sacchi di immondizia.
Si ricordò che Fury, durante l’andata, le aveva spiegato che Banner, in un disperato tentativo di far perdere le proprie tracce, si era nascosto nelle baraccopoli di Calcutta a fare il medico.
Selene aveva già trovato qualcosa di simile con Banner: a entrambi piaceva l’isolamento. Ovvio.
Vide Natasha Romanoff, una macchia rossa indistinta, che camminava seguita da un uomo basso che doveva essere Bruce Banner. Non sembrava molto contento.
 Selene sorrise nel vedere l’amica Natasha, dopo tanto tempo.
Quando lei entrò nel jet la riconobbe subito: si salutarono come vecchie amiche e Selene fu felice di sapere che la squadra Avengers comprendeva un’altra donna.
-Signor Banner le presento uno dei nostri migliori agenti Selene Lucretia Const …- si fermò ad un occhiataccia di Selene, ricordandosi che odiava essere chiamata con quel nome.
-Selene io ti lascio, se hai bisogno di qualcosa sono in cabina di pilotaggio- disse Natasha raggiungendo Fury.
Banner rimase per qualche secondo a fissare Calcutta che diventava sempre più piccola sotto di loro. Sospirò, proprio come aveva fatto Selene mentre il suo mare spariva sotto il jet.
Poi sembrò accorgersi della ragazza; la fissò negli occhi quasi sorpreso del loro colore innaturale e, quando sembrò riprendersi, le allungò la mano.
-Piacere Signor Banner- disse Selene leggermente in soggezione. Questo le dava fastidio, lei era più forte di tutti gli esseri viventi su quella Terra … tranne di quello che le stava stringendo la mano in quel momento.
-Chiamami Bruce - disse lui con un sorriso.
Visto che la conversazione non andava avanti Selene prese il coraggio a due mani e provò a chiedere.
-L’agente Romanoff le ha parlato della mia situazione?-mentre parlava cercava di concentrarsi sulla stringa della scarpa.
-Si … -per un attimo sembrò indeciso su cosa dire –lei è al corrente della mia?- chiese lui.
Selene divenne rossa. Aveva capito quanto quel genere di domanda poteva mettere in imbarazzo.
-Scusi, non volevo …-                                                                                 
-Non fa niente- rispose Bruce sorridendo.-è tuo il cane?-
-Già.-
Il cane, sentendosi chiamato in questione, abbaiò un paio di volte e andò ad annusare la mano di Bruce. Il dottore gli accarezzò un paio di volte la testa meritandosi una leccata. Poi Attila tornò ad accoccolarsi sulle gambe di Selene.
-Allora hanno coinvolto anche lei nel progetto?- chiese Banner sedendosi davanti a Selene.
-Si, anche se avevo già contatti con lo S.H.I.E.L.D. da qualche mese, quindi non sono del tutto nuova a questa faccenda.-
-Conosci già Loki?-
-Conosco il fratello, Thor-
-Lei sa perché ci hanno chiamati?- chiese di nuovo Bruce.
- Loki ha rubato il Tesseract ed è fuggito, dobbiamo recuperare entrambi. Ci serve la sua conoscenza dei raggi gamma- gli rispose.
Il lupo si stava agitando di nuovo … quanto tempo era passato?
Guardò l’orologio ed emise un gemito disperato. Solo venti minuti. Selene percepiva il battito cardiaco che aumentava e il suo respiro farsi sempre più affannoso.
Mancavo ancora quattro ore per arrivare alla base segreta. Come avrebbe fatto a resistere così a lungo?
Intanto Bruce Banner la fissava quasi interessato: si era accorto della sua agitazione e anzi che esserne spaventato sembrava la stesse  studiando.
Quando Selene percepì che non poteva più trattenersi si tolse la cintura e corse nel microscopico bagno del jet ignorando lo sguardo stupito di Banner.
Si sedette sul water e si mise la testa fra le mani. Cosa le stava succedendo? Perché doveva essere sempre così agitata? Il lupo non le lasciava pace nemmeno a mezzogiorno … era contro i patti.
Sentì una mano fredda che le attorcigliava lo stomaco e gemette dal dolore.
‘Vattene … vattene … ti prego ’ pensò supplicando il lupo essendo però consapevole dell’inutilità della cosa.
Poteva solo aspettare. Aspettare che si calmasse.
Passò qualche minuto in completo silenzio, durante i quali Selene rimase immobile per non far arrabbiare il lupo.
Poi sentì un leggero bussare alla porta.
-Va tutto bene?-chiese Banner. L’imbarazzo nella sua voce non era difficile da cogliere.
-Si … si - ripeté Selene con un tono più convinto. 
-Posso entrare?- Lui aveva capito cosa era successo.
Non ricevendo una risposta entrò.
-Cosa è successo?- chiese con voce gentile.
Selene tirò fuori la migliore faccia stupita che riusciva a mostrare in occasioni come quelle.
-Che cosa? Niente- Non poteva dare a Hulk la soddisfazione di non essere capace di controllarsi.
Banner la guardò negli occhi.
-Da quanto tempo … ?-
-Poco più di un anno.- rispose veloce Selene. Non le dava fastidio parlarne, ma non era proprio il massimo.
-Mi dispiace-
-Niente … - biascicò la ragazza pronta ad andarsene.
-Per me sono dieci anni- disse Banner. Non lo aveva detto per cercare di farsi compatire, era una constatazione.
Selene scoprì di non riuscire a dire altro tranne ‘Mi dispiace’.  Le loro conversazioni invertivano sempre i ruoli.
-Deve essere stato difficile per te … così giovane.- riprese Bruce.
-All’inizio si … poi ho scoperto che da sola stavo meglio. Quando ero da sola in casa riuscivo a pensare più chiaramente e a distinguere i miei pensieri da i suoi. Riuscivo anche a parlarci a volte. La notte soprattutto quando dormo lo sento più forte. Quando c’è la luna piena  … è lui il vero padrone. E questo mi manda in bestia. Odio sapere di non essere padrona di me stessa e di non poterci far niente. Odio perdere la testa per ogni cazzata. Odio ogni forma vivente da qui a quando è successo-
Selene disse tutto questo senza neanche respirare. Sentiva un nodo alla gola che non aveva niente a che fare con il lupo.
‘È da un anno che non piango ormai … ‘ pensava. ‘Non devo ricominciare adesso’.
-Ho fatto un patto con lui- Selene sentì le sue labbra che si muovevano, la sua voce che ne usciva, ma non si ricordava di aver mai pensato di dire questo.
-Che genere di patto?-
-Lui si prende la notte … io mi tengo il giorno. È questo l’accordo. La notte può farmi avere incubi, può svegliarmi e farmi scoprire di avermi fatto graffiare o trasformare … ma quando la notte finisce deve lasciarmi in pace. Ma il giorno è mio. O almeno era mio … adesso non lo so più. Sta cominciando a violare il patto e …- le morì la voce a metà frase.
-E…?- sussurrò Bruce.
-Ho paura! Non dovrei averne e invece eccomi qui, a piangermi addosso mentre ogni mezz’ora perdo la testa. Non riesco più a controllarlo e se non riesco a farlo nemmeno di giorno come faccio ad entrare tra gli Avengers?-
Nel gabinetto scese un silenzio che Selene non aveva più intenzione di rompere. Non avrebbe più parlato, questo Bruce l’aveva capito. La sua parte l’aveva detta.
-Nemmeno per me è facile. Non penso che per nessuno sia facile convivere con … un altro. Ma sono sicuro che sei abbastanza forte per vincerlo. Quando è la prossima luna piena?-
-Una settimana- sussurrò Selene, cercando di sembrare abbastanza affascinata dalle cuciture dei suoi jeans.
Banner avrebbe voluto chiederle molte altre cose ma percepì che la ragazza era arrivata a un punto di rottura.
-Dai vieni-disse prendendole la mano per aiutarla ad alzarsi-altrimenti Fury si chiederà cosa ci facciamo rinchiusi in bagno da un’ora-
Selene sorrise e uscì.
Le due ore e mezzo rimanenti passarono in fretta. Selene si rese conto di avere in comune con Bruce la passione per i cani e rimasero tutto il tempo a parlare del suo cane. Fino a quando non atterrarono sulla base segreta in mezzo all’oceano.
Quando Selene scese sentì di essere tornata a casa, sentendo l’odore di mare che la avvolgeva.
Dall’altro lato della pista di atterraggio un altro jet uguale al suo atterrava e una massiccia figura ne stava uscendo. Selene sapeva già chi era lui ancora prima che l’agente Coulson – dopo averla salutata calorosamente- glielo presentasse.
Non riusciva a credere di essere davanti a una vera leggenda vivente.
-Piacere, sono Steve Rogers-
Captain America.

Continua ...
 
 
 
Arrivederci al prossimo capitolo.
RECENSITE!!!!
 

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Capitolo 3
*** Diamanti di sangue (clichè) ***


Uuuuh non ha recensito nessuno. Voi mi volete indurre al suicidio. Sto continuando solo perché almeno qualcuno la segue.
 
Capitolo 3: Diamanti di sangue (originale no?)
 
Selene rimase per qualche istante a fissare gli occhi azzurri del Capitano. Non ci poteva credere, era davanti ad una vera e propria leggenda vivente. Lei e sua sorella erano cresciute ascoltando le sue avventure e leggendo i fumetti. Selene si ripromise di chiedergli un autografo da regalare a Maurilia la prossima volta che l’avrebbe vista.
Steve Rogers la osservava con altrettanto interesse: si soffermò sui suoi occhi chiari incorniciati da lunghe ciglia e sulla cicatrice sul collo che si riusciva a scorgere da sotto il giubbino di pelle nera.
Il primo pensiero che gli venne in mente fu: ‘E’ giovane, troppo giovane potrebbe mettersi nei guai’. Doveva avere diciassette anni … non era neanche maggiorenne.
Povero vecchio Steve … sempre a pensare prima agli altri.
-Piacere, Selene - sussurrò la ragazza. A Steve ci volle qualche secondo per accorgersi di avere ancora la mano stretta in quella di lei. La lasciò velocemente mentre le sue guance si tingevano di un leggero color porpora.
Mentre Capitan America parlava con il dottor. Banner, Selene sentì che Natasha si avvicinava e le sussurrava qualcosa all’orecchio.
-Credo che sia meglio che tu vada subito dentro.- le sussurrò – tra poco qui sarà difficile respirare soprattutto per te-
Selene ci mise qualche secondo poi capì. Si irrigidì immediatamente e sentì che stava diventando pallida. Il cuore cominciò a batterle all’impazzata.
-Dottor Banner abbiamo bisogno di lei nel laboratorio centrale- disse Natasha e Banner la seguì all’interno dell’eliveivolo.
Selene percepì lo sguardo del Capitano su di lei e si stava sicuramente chiedendo se fosse normale che una persona che fino a pochi secondi prima sembrava perfettamente a suo agio , adesso fosse sul punto di svenire.
-Emh … mi scusi si sente bene?- chiese leggermente in imbarazzo.
In quel momento una sirena perforò i timpani a mezza base segreta per annunciare che in poco tempo i motori sarebbero partiti. In pochi minuti sarebbero stati a centinaia di metri dal suolo. Selene doveva andarsene subito.
Selene percepì qualcosa di freddo sulla mano e sentì che Attila era spaventato dal nuovo ambiente. La ragazza lo prese in braccio e, con la valigia nell’altra mano, si avviò a passo svelto verso l’ entrata. Steve la seguì appena in tempo per vedere la piattaforma che si alzava dall’oceano.
Una volta dentro vennero accompagnati da Phil Coulson nel reparto identificazione e, mentre Rogers parlava con un segretario un agente prese con forza il polso di Selene e le allacciò un cinturino simile a quello che misura la pressione, solo un po’ più piccolo e maneggevole.
-E questo che cosa sarebbe??- chiese leggermente arrabbiata. Sapeva già cosa fosse quell’aggeggio ma non ci voleva credere.
-Misuratore del battito cardiaco, quando supererà la soglia di sicurezza dovrebbe cominciare a vibrare.-spiegò asciutto l’agente. Selene sentì che il braccialetto la stringeva e il numero di battiti continuava ad aggiornarsi. Non c’era modo per spegnerlo e nemmeno per toglierlo.
-E perché me lo ha dato?- adesso la voce le tremava leggermente. Il braccialetto cominciò a vibrare minaccioso.  
-Norme di sicurezza- rispose l’agente facendo un passo indietro.
-NORME DI SICUREZZA UN CAZZO!!- adesso la guardavano tutti, perfino Banner che era appena arrivato. Selene respirò a fondo cercando di abbassare la voce. –Fury non si fida più?- sussurrò. La sua voce appariva palesemente  falsa. Quel braccialetto era un modo per tenerla sotto controllo nei momenti di rabbia.
L’agente non rispose e Selene ebbe la conferma dei suoi dubbi. Fury pensava che non fosse più affidabile. Non si fidava più di lei e nemmeno del suo autocontrollo. Le aveva mentito.
Avrebbe voluto chiedere perché Banner non indossasse il braccialetto ma non lo fece per non fare la figura della bambina capricciosa. Pensò che probabilmente lei era la persona più giovane di tutta la base.
Sentì Attila che le leccava la mano, trovò il suo muso e cominciò ad accarezzarlo. La ‘manetta’ smise di tremare.
-Bene, ora potete dirigervi nell’area centrale- disse l’agente, visibilmente sollevato di non aver più a che fare con un’ adolescente - licantropo - bipolare - possibile arma di distruzione mondiale.
Steve, Bruce e Selene si districarono nei corridoi di tutta la base. Intanto Steve la stava osservando sottecchi. Bruce doveva essere abituato a scene isteriche del genere.
-Perché prima ti sei irrigidita? Quando eravamo fuori dico-le chiese Steve cercando di fare conversazione.
-Oh … - Selene arrossì violentemente. Merda. – Niente … ero solo … - per fortuna in quel momento arrivarono alla base centrale. 
Banner cominciò a chiacchierare con Fury in una lingua sconosciuta che ne Selene e Steve riuscivano a capire. La lingua scientifica. Aiuto.
-Steve secondo te cos’è la teoria delle stringhe?-
Lui la guardò sconcertato mentre cercava di capire quale fosse l’argomento della conversazione dei due scienziati.
Steve cercò di concentrarsi e agganciare il filo del discorso, inutilmente.
-Non ne ho la più pallida idea- sussurrò – A proposito di pallida … perché sei sbiancata prima? Non mi hai ancora risposto-
Merda.
-Mi sono solo … emh … -Intanto Rogers la fissava curioso. Selene si trattenne dal mandarlo a quel paese. –Spaventata. Per me non è il massimo stare sospesa in cielo su questo coso … non mi piacciono le altezze.-
Non era vero che non le paicevano le altezze … ne era terrorizzata. Il signor America si accorse che era meglio non continuare su quell’argomento.
-Coulson ti ha gia chiesto di autografare le sue figurine?- chiese la ragazza prevedendo già la risposta.
-Oh … si-
Ovvio.
-Ascolti … signorina Selene … non vorrei sembrare indiscreto ma è vero quello che si dice su di lei?- chiese lui cercando di evitare il suo sguardo.
-Ci sono molte voci che girano su di me … alcune mi interessano … altre sono balle … altre non le sapevo nemmeno io- sospirò la ragazza sedendosi sulla ringhiera con disinvoltura.
-Ah.- Steve non sapeva cosa dire –quindi  è vero?-
-Cosa?-
-Che sei un licantropo-
Ma no guarda adesso arriva anche Capitan Ovvio.
-Si,  invece è vero che tu ti sei svegliato settant’anni dopo la tua epoca perché eri diventato un ghiacciolo?- chiese Selene. Era sempre stata brava a ribaltare le situazioni a suo favore.
Capitan Ghiacciolo arrossì. Selene non poteva sapere che un genio, miliardario, playboy, filantropo le avrebbe presto rubato l’appellativo.
Fury venne presto a finire la conversazione che adesso, dai ghiaccioli, era arrivata al gelato e poi alla nutella. Steve Rogers scoprì cosa fosse un tablet (un’agente passava tenendone uno in mano), la Apple,  e la nutella. Selene rimase sconvolta quando seppe che nella sua epoca la Nutella non esisteva ancora. Lei ne mangiava almeno due barattoli al giorno e non ingrassava (bruciava calorie dieci volte più veloce di un essere umano) e stava spiegando a Ghiacciolino l’utilità di Facebook quando Fury li richiamò all’ordine e li aggiornò sulla posizione di Loki e che dovevano prendere un jet immediatamente.
Selene sorrise. Finalmente poteva ritornare ad indossare la sua armatura.
Corse in un labirinto di corridoi e, finalmente, la vide.
Un paio di pantaloni neri aderentissimi, come quelli da spia.
Due scarpe che potevano sembrare delle Converse ma che in realtà erano dotate di un meccanismo a propulsione che le permetteva di alzarsi dal suolo di almeno trenta metri e infine il pezzo forte.
Un corpetto fatto del metallo più resistente al mondo, coperto di diamanti grandi come un pugno creati in laboratorio che la copriva dalle ascelle alla vita.
I diamanti catturavano la luce e brillavano forti mentre, semplicemente premendo un comando, sarebbero diventati scuri e si sarebbero confusi con l’ambiente circostante. Infine questa armatura, oltre a essere completamente anti-proiettile, mimetica, volante e (per fortuna) climatizzata al suo interno, comprendeva una specie di bracciale che le partiva dal polso sinistro e finiva all’avambraccio e poteva sparare con dieci armi da fuoco diverse. Questa tuta era stata disegnata apposta per lei dall’agente Barton ed era anche molto comoda da sfilarsi quando si trasformava in lupo.
Appena dopo averla indossata Selene si sentì l’essere più potente al mondo e di nuovo in pace con se stessa. Nell’auricolare sentì la voce di Coulson.
-Allora di piace? Ho fatto qualche piccola modifica … guarda bene la parte inferiore del corpetto.-
Selene ubbidì e notò un’aggiunta che non aveva visto prima: un piccolo cerchio di faceva spazio tra i diamanti e, quando Selene lo premette, ne uscì fuori un rampino. Clichè.
-Fa parte del classico equipaggiamento di una spia … l’ho aggiunto su consiglio di Natasha.-
-Grazie mille Coulson- rispose Selene chiudendo la conversazione e avviandosi verso l’area di decollo dei jet.
Lì trovò il Capitano in divisa stelle e strisce che la guardava incantato dall’armatura, e Natasha seduta alla guida del jet.
Sorrise nel vedere l’espressione da pesce lesso di Steve la vide. Faceva proprio la sua figura. I diamanti riflettevano la luce del sole e la facevano sembrare quasi un miraggio. Si sentiva tranquilla per la prima volta da quando era salita su quel veivolo.
Aveva già un piede sul jet quando sentì una familiare leccatina sulla mano. Si voltò e vide il suo fedele Attila  che tentava di seguirla sul jet.
Si abbassò alla sua altezza e cominciò ad accarezzargli la testa.
-Tu non puoi venire. È troppo pericoloso. Aspettami qui, poi dopo torno-
Il cane sembrò afferrare il concetto e si allontanò per andare ad accucciarsi ai piedi di Coulson che sorrise incoraggiante. Selene ricambiò.
-Partiamo- disse al pilota Romanoff mentre si sedeva su un sedile e osservava i riflessi della sua armatura sulle pareti del jet.
-Sei … emh … - il Capitano si fermò a metà del complimento per cercare la parola giusta -… luccicante-
-Già. E tu sei … emh … -fece finta di pensarci su – tradizionale -
Rogers sorrise e sembrò ricordarsi qualcosa.
-Già … ci ha lavorato Coulson.-
-Anche alla mia.  Ormai mi ci sono affezionata.-
Rimasero in silenzio per altri venti minuti fino a quando il pilota annunciò:
-Stoccarda è sotto di noi. Capitano mi abbasserò per farla scendere. Selene … quando vuoi.-
Sorrise. Va bene che aveva paura delle altezze ma buttarsi giù da un jet era la cosa più bella del mondo. Soprattutto se a pochi metri dal suolo accendevi le scarpe e ti ritrovavi a levitare a due metri da terra.
Selene si avvicinò allo sportello aperto e, sotto lo sguardo atterrito di Captain America, si buttò come una paracadutista professionista.
Quando capì di essere arrivata abbastanza vicina a terra una forte spinta le fermò la caduta e si trovò sospesa a pochi metri dal suolo. Vide un uomo pallido con una acconciatura da rockettaro e delle corna da cervo in testa che si gasava facendo inchinare dei poveri tedeschi.
Aggrontò le sopracciglia. Certo che gli bastava poco.
Ad un certo punto vide un uomo che si alzava in piedi e si ribellava. ‘Quel tipo mi piace’ pensò e quando vide che era anche in pericolo di morte, decise che era il momento di intervenire.
Lo scettro di Loki emise un forte lampo che, anziché colpire il vecchio, si ritrovo lo scudo stelle -e- strisce  del Capitano che era intervenuto appena in tempo.
Selene saltò vicino a Loki e gli puntò addosso la pistola. Il cerbiatto non sembrò gradire e scagliò un’altra delle sue sfere azzurrine. Selene balzò di lato appena in tempo e Loki si ritrovò a fronteggiare un lupo enorme, più alto di un cavallo, con il manto nero come la notte e un paio di occhi chiarissimi che gli ringhiava addosso scoprendo lunghe zanne affilate come coltelli.
Loki si ritrovò smarrito per qualche secondo, non sapendo da dove fosse saltata fuori quella bestia ma capì subito che era un avversario letale.
Il lupo si lanciò su di lui, atterrandolo con le zampe anteriori in modo che non si potesse muovere. L’avversario riuscì a togliersi il lupo di dosso solo scagliandogli addosso sei potenti sfere di luce, abbastanza per farlo rialzare in piedi. Eppure Loki si accorse che il potere del suo scettro era debolissimo sulla creatura. Il tempo di un respiro e si ritrovò un essere di metallo addosso e i denti del lupo che gli laceravano la carne della mano con cui stringeva lo scettro.
Urlò di dolore e, senza accorgersene, non aveva più la sua fonte di potere. Il lupo la teneva stretta tra i denti sporchi di sangue.  L’uomo di ferro riuscì a sconfiggerlo grazie all’aiuto di Captain America e si ritrovò legato e sotto il controllo di quei due supereroi da strapazzo. Guardava impaurito la belva che, sotto i suoi occhi, si stava ritrasformando in una ragazza bellissima, con i capelli corvini e gli occhi del colore dei diamanti che si trovavano sulla sua armatura.
‘Per fortuna che Coulson ha pensato a un modo per rimettermela automaticamente addosso dopo che mi sono trasformata’ pensò Selene.
Si leccò i denti per togliere il sangue rimasto e  strinse più forte lo scettro in mano. Si accorse che Iron Man continuava a fissarla, anche se non poteva sapere se con interesse o paura poiché era coperto dalla maschera. Rogers fu il primo a svegliarsi.
-Sei stata fenomenale Sel. Adesso abbiamo lo scettro e Loki. Grazie a te- tutta la sua timidezza era sparita quando si trasformava in Captain America.
-Grazie- rispose lei. Poi si accorse dei profondi graffi sanguinanti sulla mano di Loki. Per un attimo pensò di doversi scusare, poi si ricordò che pochi secondi prima aveva provato ad ucciderla e lasciò perdere.
-Da quando tra i Vendicatori c’è un cagnolino uscito da Twilight?-chiese Iron Man.
-Ah ah- disse Selene con sarcasmo. Accese le sue scarpe e volò fino al jet, che li stava aspettando.
Prima di potersi sedere sentì una mano che la fermava e si girò.
-Comunque piacere, io sono Tony Stark. Ma sicuramente mi conoscerai già.- disse l’uomo di latta.
- Selene.-disse ricambiando debolmente la stretta. –Ma sicuramente non saprai già chi sono io.-disse facendogli il verso.
Il miliardario sorrise alla battuta e si dirise sul retro del jet.  

 
Scrivere questo capitolo è stata una buona scusa per passare il tempo. Spero che vi piaccia.
Vorrei ringraziare le 5 persone che seguono la storia.
-GiulyIchigo
-Lady of the Sea
-LaPazza7
-Strix
-WhiteRabbit
Grazie mille!!
La persona che la ricorda. (Mayaserana, grazie)
La persona che l’ha inserita tra le preferite.(Edward_Son 2, thank you)
 
Alla prossima.
Selene ;)

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Capitolo 4
*** Tra Tony e Thor, Selene gode! ***


Ciao a tutti ^^ Mi ha fatto molto piacere vedere che qualcuno ha recensito.
Questo è il nuovo capitolo.
Aggiungo che nei prossimi capitoli aggiungerò parti del film inesistenti, create secondo la mia immaginazione che collegano varie scene (ad esempio il ritorno alla base )
Detto questo vi lascio ai ringraziamenti più in basso.
 

Capitolo 4: Tra Tony e Thor, Selene gode

Selene si lasciò cadere pesantemente sul sedile, appoggiando la testa e chiudendo gli occhi, concentrandosi sulle gocce di sudore che le imperlavano la fronte. Sebbene fosse abituata a gestire situazioni peggiori si sentiva stremata e, in un certo senso, in disordine. Percepiva i suoi sentimenti dove non dovevano essere e, mentre si concentrava sull’autocontrollo, non sentiva tutti i muscoli del suo corpo urlare all’unisono. Doveva raccogliere la calma e ristabilire il controllo sul suo corpo, cosa non troppo facile da fare quando si è su un jet instabile e rumoroso.
Steve, dal sedile di fronte a lei, guardò preoccupato l’espressione esausta e combattuta che appariva estranea sul quel viso così dolce e giovane. Come se su un quadro dai colori chiari fosse dipinto un grande cerchio nero, un soggetto che non aveva niente a che fare con il quadro e che infastidiva poiché impediva di vedere la composizione sottostante.
Fece per parlarle e chiedere se andava tutto bene quando Natasha dal posto di comando lo intercettò e gli fece segno di lasciar perdere. Non adesso. La conosceva abbastanza da capire che in quel momento il silenzio era la tattica migliore.
Passarono pochi minuti e finalmente il buco nero sul quadro sparì e il viso dolce si Selene fece capolino, con un leggero sorriso sulle labbra. Eppure gli occhi sembravano ancora turbati, quei due diamanti incastrati da delle ciglia lunghe da cerbiatto erano uno specchio su un mondo che Steve non riusciva ad avvicinare e che probabilmente non avrebbe mai compreso. Nello sguardo di quella ragazza si combattevano battaglie tra due fronti, che potevano durare un’eternità come qualche secondo.
Selene si voltò di scatto, inquadrando Loki che, per la prima volta, la guardò dritta negli occhi e ne rimase affascinato, come qualsiasi essere. I due diamanti si appoggiarono poi sui sulla sua mano destra, che sanguinava copiosamente da quattro profondi segni di denti di lupo. In quell’attimo Loki si accorse che, mentre fissava gli occhi della ragazza, non sentiva il dolore e, quando quello sguardo luminoso si allontanava, lo sentiva prepotente che gli attanagliava la mano.
Loki percepì in quegli occhi l’indecisione e (poteva essere? ) senso di colpa, mentre il viso rimaneva impassibile. Alla fine Selene sembrò decidersi e si avvicinò lentamente a lui sotto lo sguardo vigile dell’uomo di latta, che aveva il compito di controllarlo. Restò qualche secondo ad esaminare la ferita, poi tirò fuori da una piccola tasca un tubetto bianco e sottile da quale fuoriuscì una densa crema azzurrina, che Selene prese su un dito e, dopo aver sfiorato la mano ferita del dio, che cominciò a spalmare sui graffi. Intanto Loki era rimasto ammutolito da quella scena. Insomma, fino a un quarto d’ora prima quella midgardiana aveva provato a strappargli la mano a morsi.
Ci pensò Iron Man a rompere il ghiaccio.
-E quello che cosa vorrebbe dire lupacchiotta?- chiese mentre si spostava per avere una visuale migliore sul prigioniero. Non aveva potuto legargli le mani per via della ferita e questo lo rendeva più inquieto di quanto non sembrasse.
-Significa che questi graffi non si rimargineranno col tempo, l’unica cura è questa pomata- spiegò mentre finiva di spalmarla e richiudeva il tubetto.
L’uomo di latta sorrise.
-Sei così letale?-chiese scherzando.
-Posso esserlo anche di più- rispose Selene stando al gioco.
Intanto Steve osservava stupefatto la mano di Loki, lanciando occhiate prima al tubetto magico, poi ai tagli che avevano smesso di sanguinare.
A dire la verità Loki credette di essere  stato preso in giro, poiché in un primo momento non sentì nessuna differenza al dolore di prima. Poi, mentre la ragazza richiudeva il tubetto, gli sembrò che qualcuno avesse appoggiato del ghiaccio sulla mano e che la stesse fasciando. In pochi secondi, con suo grande stupore,  i tagli si stavano rimarginando da soli a vista d’occhio.
-Allora non ringrazi piccolo cervo? A Cornalandia te lo avranno insegnato no?- disse l’uomo di latta con un sorriso soddisfatto.
Loki cercò di farsi venire in mente una frase acida con cui rispondere quando un forte rumore riempì lo spazio e l’aereo si muoveva violentemente, facendo quasi perdere l’equilibro a Selene, che era ancora in piedi, subito sostenuta dal Capitano. Borbottò un ‘grazie’ e tornò a sedersi.
-Che c’è piccolo cervo, ti spaventa qualche tuono?- disse Tony scherzando.
-Io non apprezzo quello che ne seguirà- disse Loki. Ora, sul suo volto in penombra, Selene riuscì a leggere il terrore. Non fece in tempo a chiedersi perché, che venne sbalzata a terra insieme a Steve mentre Tony faticava a tenersi in equilibrio. Quando Selene si rialzò Loki era sparito.
-Dov’è?- chiese allarmata, tentando allo stesso tempo di mantenere il controllo.
-È passato un tipo biondo e l’ha portato via-disse Tony mentre l’armatura di riattivava e gli copriva completamente il viso.
Steve aiutò Selene ad alzarsi e andò subito dopo a prendere un paracadute. Avevano intenzione di seguirlo? Bene, il lupo sarebbe andato con loro. Quando il Capitano vide che si stava preparando le lanciò un’occhiata che poteva essere tradotta in ‘Sarebbe meglio che tu non venga’. Selene si trattenne al mandarlo a quel paese e fece partire le scarpe, seguendo Iron Man fuori dal velivolo.
L’aria fredda della notte fu come uno schiaffo in faccia, ma cercò di stare al passo con Iron Man per quanto le scarpe glielo permettevano. Si accorse con piacere che Coulson le aveva potenziate, così che potessero raggiungere una maggiore velocità. Selene pensò che non avrebbe mai potuto ringraziarlo abbastanza per il lavoro che aveva fatto per lei.
Intanto si accorse che il rapitore di Loki non era altro che il fratello, Thor. Lo aveva conosciuto durante un’avventura nel New Mexico, quando aveva provato a riprendersi il suo martello nella base dello S.H.I.E.L.D. Lo aveva scortato nella sala dell’interrogatorio. Non che avessero parlato molto, anzi, non avevano parlato affatto, ma le era sembrato un tipo a posto una volta che aveva saputo tutta la storia.
Accelerò e affiancò Iron Man che sembrò sorpreso che qualcuno riuscisse a stargli dietro.
Poi successe un mezzo casino, che Selene fece fatica a ricostruire successivamente: sentì un forte schianto, un rumore fortissimo, e si ritrovò sdraiata per terra in una fitta di foresta. Quando si alzò vide Iron Man e Thor che combattevano e che l’uomo di latta non se la stava cavando troppo bene. Pensò bene di intervenire poco prima che Thor cominciasse ad utilizzare Mjolnir.
Le ci volle un secondo per sentire tutta la forza del mondo che le entrava dentro, l’adrenalina che le scorreva nel sangue, i battiti del suo cuore, le contrazioni dei muscoli, per un attimo percepì tutto questo e molto di più.
E l’attimo dopo era come essere una mummia, avvolta da tante bende strette, mentre il suo corpo diventava troppo grande. Rimase per un attimo senza fiato quando sentì un rumore secco, come se le bende si spezzassero. La forma umana aveva ceduto il posto all’altra forma. Perfetto. Era di nuovo un lupo.
Vide Thor che faceva vorticare Mjolnir sopra la testa per scagliarlo addosso ad Iron Man, ma le ci volle un attimo per frapporsi tra lui e Thor, ruggendo minacciosamente.
Il Dio del tuono  rimase interdetto per un attimo senza sapere cosa fare, poi sembrò prendere una decisione e scagliò ugualmente il martello addosso alla bestia.
Selene vide tutto a rallentatore: l’incredulità e la sorpresa negli occhi del dio, l’indecisione che fece leggermente rallentare il veloce vorticare di Mjolnir, e infine la decisione che fece aprire la mano. Percepì il massicciò spostamento d’aria che causava quel lanciò e, infine, lo vide che, sempre a velocità dimezzata, le arrivava addosso.
Lasciò le redini al lupo, sicura che il suo istinto avrebbe saputo meglio cosa fare. Ora era solo una spettatrice delle sue azioni. Se c’era una cosa che aveva imparato in quell’anno era che nelle situazioni complicate l’istinto animale era la cosa più affidabile.
Si stupì quando le sue zampe cominciarono a spingere sul terreno, correndo verso il martello. Quando la distanza tra il suo naso e Mjolnir fu di un metro Selene percepì il lupo saltare spingendo con i potenti muscoli delle zampe posteriori. Evitarono il martello per un pelo. E, mentre quest’ultimo andava a schiantarsi contro un albero, abbattendolo, Thor si ritrovò a terra con possenti zampe che lo bloccavano al suolo e un muso ringhiante che gli occupava la visuale.
In quel momento arrivò Steve che, puntuale come sempre, chiedeva ‘Cosa è successo?’. Nell’attimo in cui Selene si ritrovò disorientata dall’atterraggio del Capitano, Thor riuscì con fatica a scivolare via da sotto quegli artigli. Intanto Iron Man stava ritornando da ovunque Thor lo avesse scagliato prima dell’intervento del lupo.
Seguì un dibattito su dove Loki dovesse essere tenuto e sul Tesseracth. Intanto Selene ritrovò Loki, che stava cercando di scappare, a cinquecento metri dal luogo dello schianto. Si ritrasformò e gli legò le mani, riportandolo alla radura dove gli altri l’attendevano.
-Allora qual è il verdetto?-chiese spingendo avanti il prigioniero.
-Lo portiamo alla base-disse Tony riprendendo il volo, dando un passaggio al Capitano.
La ragazza si voltò verso Thor e ritrovò il viso che aveva visto nel New Mexico. Forse con un po’ di barba in più.
-Collaborerai?-gli chiese, ancora indecisa se passargli Loki oppure no.
-Si. Vi aiuterò a trovare il Tesseracth, ma quando avremo finito dovrà essere dato ad Asgard, dove è giusto che stia- rispose prendendo Loki.
Selene annuì e si preparò per la partenza.
-Sei molto forte midgardiana, poche volte  ho conosciuto qualcuno così abile e veloce da tenermi testa così- disse Thor stringendo Loki appena un attimo prima di partire in volo.
La midgardiana in questione sorrise mentre si alzava da terra.
 
Ringrazio chiunque legga questa storia
*Si inchina*
Grazie grazie grazie.
E infine …
*rullo di tamburi*
I ringraziamenti!!
Vorrei ringraziare chi ha inserito questa storia tra le seguite:
1 - Eleonoraa11 
2 - GiulyIchigo 
3 - Lady of the sea 
4 - LaPazza7 
5 - Strix 
6 - WhiteRabbit 
7 - YaMiNoLaDy
Grazie mille!!
 
La persona che la ricorda, Mayaserana, grazie!
 
Chi l’ha inserita tra le preferite:
1 - A_Beautiful_Mind 
2 - Edward_Son 2 
3 - _Bad Wolf
 
Alla prossima.
Selene.:)

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Capitolo 5
*** Odore di pini e ibridi ***



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Salve a tutti eccoci qui con il nuovo capitolo. Sinceramente penso che qui esca la vera essenza di Selene.
Probabilmente al prossimo capitol si capirà tutta la sua storia. Buona lettura!!
 
Capitolo 5: Odore di pini e ibridi
 

Odore di pini. Le era sempre piaciuto quell’odore.
Non si ricordava di come fosse arrivata in quel bosco. Era mezzanotte. Doveva tornare a casa.
Aspetta un attimo, lei aveva paura del buio. Si sentì stretta in una morsa di terrore quando si accorse che intorno a lei non si vedeva quasi niente, tranne un raggio di luce bianca, proiettato a pochi passi da lei.
Cercò di raggiungere quel raggio di luna camminando piano, in modo da non inciampare. Ogni passo era un’incognita per lei, e la paura aumentava sempre di più.
I rumori della foresta la terrorizzavano e quando ne sentì uno più forte degli altri non riuscii a trattenere un gridolino di terrore.
‘Ho solo spezzato un ramo camminando, non è niente’ pensò cercando di calmarsi, mentre tentava di avvicinarsi alla luce.
Un ringhio. Prima basso, poi così forte da mandarla nel panico e farle dimenticare tutto il resto. Una scarica di adrenalina la pervase e un’ istinto che ogni generazione umana conserva inconsciamente nel proprio Dna le diceva di andarsene. Immediatamente.
Arretrò, cercando di allontanarsi dal ringhio, il cuore che le martellava dolorosamente nel petto.
Fu senza preavviso. Due occhi di ghiaccio si aprirono nell’oscurità e lentamente diventavano più grandi, si avvicinavano e lei non poteva scappare. Non poteva scappare …

-Ragazza licantropica vedi di svegliarti!-sentì una voce talmente vicina al suo orecchio da farla sobbalzare.
- Stark!- un’altra voce, comunque vicina, ma più bassa. Doveva essere Cap.
-Che c’è Soldatino? Siamo quasi arrivati!- protestò Tony.
Selene spalancò gli occhi, per ritrovarsi sul jet che li stava trasportando alla base dello S.H.I.E.L.D. Mancavano più o meno una decina  di minuti all’atterraggio a giudicare dall’ora, e lei era riuscita a riposarsi per almeno quaranta minuti di volo. Quell’incontro con Thor doveva averla stancata parecchio.
Non ricordava niente dell’incubo, lei non ricordava più i suoi sogni da un anno ormai, era un sistema difensivo che il suo cervello aveva elaborato dato che ogni santissima volta che si addormentava sognava qualche episodio doloroso.
Si accorse di essere ancora in tuta ‘da lavoro’ e decise che quel corpetto di ferro la stava stringendo decisamente troppo ormai. Prese un paio di vestiti che aveva messo nella sua borsa prima di partire e fece un salto nel bagno del jet per cambiarsi e lavarsi la faccia. Era sicura di aver un aspetto orrendo.
Invece allo specchio si riflettè una normale adolescente con indosso una T-shirt bianca con sopra disegnato un lupo, una giacca di pelle nera coperta di cinghie e borchie, un paio di normalissimi jeans con cintura e un delle sneakers nere e blu ai piedi. La sua invidiabile chioma scura era tutta arruffata, succedeva sempre così ogni volta che si trasformava, e cercò di sistemarseli alla bell’è meglio.
Rimaneva solo quella maledetta cicatrice che, dal collo, arrivava alla spalla e la sfigurava. La odiava. Così … grossa … e rossa … sembrava sempre infiammata. Ogni volta che la sfiorava sentiva ancora il dolore che aveva provato quella notte. Ma non poteva farci niente se tutto il correttore che applicava era inutile. Non sarebbe mai riuscita a nasconderla.
Uscì dal bagno e osservò un po’ la scena.
Thor era seduto vicino a Loki, ma anziché fare la guardia al prigioniero la fissava incuriosito. Sicuramente aspettava un’altra magica trasformazione. Ma conoscevano i licantropi ad Asgard? Probabilmente no.
Dopo aver sorriso timidamente di rimando al dio decise che Thor era un guerriero si forte e valoroso, ma anche molto ingenuo.
Antony Stark fissava Loki con occhi vuoti e un mezzo sorriso sadico sul viso. Selene non volle neanche immaginare quante cose complicate stessero frullando in quella mente geniale. Aveva sentito parlare un sacco di lui e sinceramente non ne era rimasta delusa. Sprizzava carisma e fascino da tutti i pori.
-Eri già stanca lupacchiotta? Allora siamo spacciati- disse sorridendole, mentre si spostava per farle spazio.
-È da un po’ che non mi mettevo in movimento, non puoi neanche immaginare quanto riesco a essere letale.-Rispose Sel mentre si accomodava.
-Vediamo se riuscirai a rompermi l’armatura con quei bei dentini che ti ritrovi.-
-Contaci-
Risero insieme.
Loki intanto la fissava con quegli occhi magnetici e a Selene sembrò di leggervi ammirazione e (poteva essere?) soggezione. Sicuramente non era il fratello di Thor, perché quando Loki sorrideva potevi sempre leggerci un secondo fine. Era attraente in un modo così scostante che faceva venir voglia di seguirlo. Se Thor era spontaneo, Loki era del tutto calcolato, peggio di una calcolatrice.
Selene spostò lo sguardo su Captain America, seduto alla sua destra. Scoprì che la stava fissando. Prima che distogliessero entrambi lo sguardo Selene fece in tempo a perdersi in quegli occhi azzurri. Se Tony era l’immagine del carisma, Steve lo era della bontà. Quei muscoli non spaventavano come quelli di Thor, anzi, sembravano fatti apposta per aiutare. Lui le sorrise e Selene, prima di rispondere, si accorse che aveva le guance rosse. No, di sicuro Steve era la persona più buona di questo mondo.
-Quindi da dove mi hai detto che vieni?-chiese Steve mentre la sfida di sguardi continuava.
-Non te l’ho mai detto a dire la verità- rispose la ragazza. Sorrisero entrambi. – Comunque vengo da Brooklyn, ma poi mi sono trasferita in Italia per stare il più lontano possibile dalla mia famiglia. Adesso vivo a Rimini.-
-Sul serio? Anche io vengo la Brooklyn!- esclamò il Capitano.
Selene rimase un attimo spiazzata: nessuna domanda sulla famiglia o il motivo del trasferimento. Adorava il modo in cui Steve evitava gli argomenti delicati.
Si buttarono a capofitto in un discorso su Brooklyn. Mentre Selene ascoltava le curiosità sulla sua città negli anni 40, Steve chiedeva se c’erano ancora la tavola calda sulla strada principale e se c’era ancora il parco tal dei tali all’incrocio pinco pallino.
-C’è anche una tua statua- disse Selene ad un certo punto.
-Si … me lo hanno detto- rispose mentre l’aereo atterrava.
Fu mentre scendeva tenendo Loki per la spalla in modo che non scappasse che si accorse di non avere più quel fottutissimo braccialetto. Sorrise fino a quando non sfiorò la pelle scoperta di Loki e si accorse che era gelida. Si ricordò subito dopo che era un Gigante di Ghiaccio.
-Non ti preoccupare Selene, faccio io- disse Thor prendendo Loki.
-Grazie-
Una volta entrata nella base Selene deviò cercando di evitare la zona sicurezza in modo da non far notare che quel braccialetto era disperso in Germania.
Passarono davanti allo studio di Banner, che le fece cenno di entrare nel suo laboratorio.
Praticamente non c’era un metro di spazio libero: era tutto occupato da aggeggi, scrivanie e provette varie, e per una quasi diciottenne la maggior parte di quelle cose erano totalmente sconosciute.
-Ciao- disse Bruce fermando le varie attività scienfiche in corso.
-Ciao. Cosa stai facendo?-
-Non penso che capiresti-
Selene sorrise. Amava le sfide.
-Mettimi alla prova- Era consapevole che il suo cervello andava a velocità quadrupla rispetto ad uno normale e contava su questo, anche se a suo sfavore c’era il fatto che di scienza non sapeva un emerito tubo.
Bruce sorrise e le spiegò che stava cercando di capire come mai a Loki servisse iridio. Sinceramente Selene non capiva cosa fosse l’iridio perciò si stupì quando sentì la sua bocca dire:
-è un agente stabilizzante-
Bruce la guardò sorridente, abbastanza soddisfatto.
-Allora quando è la prossima luna piena?- chiese cercando di non metterla in imbarazzo.
-Fra tre giorni-
-Scusa, una domanda indiscreta: ma i licantropi non si trasformavano solo alla luna piena?-
Selene sorrise, senza minima traccia di rossore. Sembrava che rispondesse a questo tipo di domande tutti i giorni.
-Si e no. Ci sono due tipi di mutanti-lupi: i licantropi e i lupi mannari. Poi ci sono gli ibridi. I licantropi si trasformano quando si arrabbiano, o volontariamente. Come Hulk. I lupi mannari invece solo durante la luna piena. Gli ibridi hanno entrambi questi poteri.-
-E quindi tu sei un ibirdo?-
-Giusto-
Il discorso fu interrotto da un agente che entrò, chiedendo ai signori di spostarsi nella sala riunioni poiché Loki era stato trasferito nella propria cella.
-La mia cella-sussurrò Selene mentre usciva dallo studio insieme a Banner.
-Come scusa?-
-La mia cella. L’hanno costruita per farmi trasformare durante la luna piena.- rispose Selene.
-Emh … penso che quella cella sia destinata anche all’altro- disse Banner .
-Avrei dovuto immaginarlo- disse Selene sorridendo.
Arrivarono nella sala riunioni e c’erano già una buona parte degli Avengers: Captain America seduto con aria assorta sui discorsi tra Loki e Nick Fury, Natasha stava studiando il fascicolo del prigioniero e Thor fissava il vuoto mentre ascoltava l’interrogatorio. Selene provò un improvviso moto di compassione per lui. Anche lui soffriva per via di suo fratello. La differenza era che anche sua sorella le voleva bene solo che potevano sentirsi solo per telefono. Al pensiero che dall’ultima volta che l’aveva sentita erano passati più di due mesi le vennero gli occhi lucidi. Si, decisamente si sentiva come Thor.
-Tutto bene?- le sussurrò Banner all’orecchio.
-Come? Ah si … si si tutto bene- disse Selene sedendosi vicino a Steve. La sua presenza la rassicurava non poco.
Cominciò ad ascoltare Nick Fury che parlava con Loki per farsi un quadro generale del suo carattere e per capire dove voleva arrivare. Sicuramente era troppo furbo per farsi catturare così, questo era certo, ma perché?
Furono pochi attimi: tutto il suo corpo cominciò a tremare talmente forte che vide la sua mano sfocata, una stretta allo stomaco che minacciò di far riuscire il pranzo e un sospetto rumore proveniente dalle costole. Riuscì a non gemere perché era abituata a sopportare il dolore.
‘Mancano solo tre giorni alla luna piena, resisti’ si disse concentrandosi su Loki.
Quando quest’ultimo partì in quarta a cercare di stuzzicare la rabbia di Banner e molto probabilmente quella del lupo, la ragazza e lo scienziato si lanciarono un’occhiata.
-Diventa sempre più simpatico vero?-disse Banner nel tentativo di sdrammatizzare.
-Sicuramente- rispose Selene con un sorriso.
- Loki la manderà per le lunghe, perciò … - disse Steve rivolgendosi a Thor – qual è il suo gioco?-
 -Ha un esercito- iniziò a spiegare il dio -Sono i Chitauri. Non sono di Asgard o di altri mondo conosciuti. Intende condurli contro il vostro popolo, loro sconfiggeranno la Terra in cambio, immagino, del Tesseract-
-Un esercito. Che viene dallo spazio- concluse Steve
Selene staccò la spina e cominciò a pensare per conto suo. Forse sarebbe riuscita a capire il piano di Loki, aveva solo bisogno di interrogarlo. Nick Fury poteva anche essere il miglior capo del mondo ma ad interrogare non era una cima. Invece sulla base dello S.H.I.E.L.D. tutti sapevano che l’agente migliore in questo campo era Selene, subito seguita da Natasha. Ma aveva  bisogno di farlo in privato, Loki non era stupido. Sentiva indistintamente Bruce e Thor che parlavano e Captain America che la guardava distrattamente. Probabilmente anche lui stava pensando alla stessa cosa che stavo pensando Sel.
-Iridio … a cosa gli serve l’iridio?-domandò Banner lanciando un’occhiata alla ragazza.
-È … - cominciò a dire .
- … un agente stabilizzante – concluse Stark entrando.
Bruce e Selene si guardarono divertiti sotto lo sguardo stupito di Stark.
I due scienziati continuarono a parlare continuando il discorso sull’ iridio.
-Ma tu capisci di cosa stanno parlando?- chiese Steve
-Approssimativamente si- rispose Selene con un sussurro. Effettivamente qualcosa ci capiva, ma non interveniva perché non voleva fare una brutta figura.
-Come fai scusa?- chiese il Capitano esterrefatto.
-Non lo so … quando sento quelle parole mi si formano delle immagini in testa e riesco a collegare i vari ragionamenti velocemente, poiché la mia mente funziona molto più velocemente di quelle normali.-
-A Loki serve una particolare fonte di energia?- domandò Stark.
-Dovrebbe riscaldare il tubo fino a 120 milioni di Kelvin solo per aprire un varco nella barriera di Coulomb- gli rispose Seleneautomaticamente. Tony la guardò con due occhi a palla e Banner sorrise con soddisfazione. Se lo aspettava.
-Sempre che Selving non abbia un modo per stabilizzare l'effetto tunnel quantistico-  disse Stark dopo la pausa stupita.
-Se ci riuscisse potrebbe ottenere la fusione di ioni pesanti in qualunque reattore- concluse con soddisfazione Selene.
-Finalmente qualcuno che parla la mia lingua- disse Stark sorridendo a Selene e a Banner.
-Perché noi cosa parliamo?- chiese Rogers con fastidio.
- … adoro vederla perdere il controllo e trasformarsi in un mostro verde … e lo stesso vale per te lupetta – disse Stark.
-Grazie - risposero in coro Banner e Sel.
-Cominciamo a giocare dottore? Vieni anche tu piccola peluche?- continuò il miliardario.
-Stark lo sai che potrei sgozzarti in cinque secondi? Non avresti nemmeno il tempo si metterti l’armatura-disse Selene, sottolineando il concetto con un ringhio molto realistico.
-Si si va bene Lucky- disse Stark scappando via, seguito a velocità dimezzata da Banner.
Steve si avvicinò e le sussurrò in un orecchio:
-Non dovrebbe esagerare su queste cose-
-Non preoccuparti, sto benissimo- disse Selene con un sorriso –Adesso gliela faccio vedere io-
-Ti seguo a ruota-
 
Allora grazie a:
vampireXDyumi x aver recensito
 
x averla messa tra le preferite
1 - Edward_Son 2 
2 - Frosba 
3 - _Bad Wolf 
4 - __Shadow__ 
 
X averla ricordata
1 - Mayaserana 
2 - medea90 
 
 
X averla messa tra le seguite:
1 - Artemis Black 
2 - Eleonoraa11 
3 - GiulyIchigo 
4 - Lady of the sea 
5 - LaPazza7 
6 - Strix 
7 - WhiteRabbit 
8 - YaMiNoLaDy 
 
Che ne pensate dell’immagine? Sinceramente mi sembra molto … essenziale ma bhò fatemi sapere.
Un bacione
Sel.:)

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