Vedrò la mia Nana, e non sarà solo un sogno stavolta.

di rawr stewart
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Due occhi perfidi di fronte a me. ***
Capitolo 2: *** Le lacrime mute. ***
Capitolo 3: *** Abbraccio, fiducia e un po' di rabbia. ***
Capitolo 4: *** Schiaffo. ***
Capitolo 5: *** Clark ? ***
Capitolo 6: *** Sfortuna o destino ? ***
Capitolo 7: *** I love you. ***
Capitolo 8: *** Casa e scuola. ***
Capitolo 9: *** Non lui, Non lei. ***
Capitolo 10: *** Festa ! ***
Capitolo 11: *** Non è un sogno. ***



Capitolo 1
*** Due occhi perfidi di fronte a me. ***


Perchè mi trovo in questa cavolo di discoteca ? Non dovrei essere quì, neanche per sogno. Odio le discoteche, tutte. Però non sò com'è che quella scema di Mallory mi ci ha portata. < Ehi Rose, vieni, ti presento degli amici! > mi dice gridando in mezzo al baccano. Mi volto verso di lei, alzo il dito medio e esco da quella discoteca. Non ci metterò mai più piede, promesso. < Ops, scusa > mi fà un deficiente che mentre passa mi spinge. Non gli dò retta, non voglio più stare lì dentro neanche un secondo di più. Esco, prendo un boccone di aria "fresca" e mi dirigo verso casa a piedi. Sò che i miei non ci sono. Mio padre è chissà dove per lavoro, mia madre è andata per qualche mese dalla nonna. E io sono rimasta sola. Certo, si pensa che per una ragazzina di 15 anni rimanere a casa da sola sia un bene. Forse lo è, forse no. Non me ne rendo conto neanche io. Prendo la strada più lunga, non ho voglia di camminare per quelle stradine sperdute. Mi trovo a Londra, sono Rose Beltford, ho 15 anni e sono la ragazza più anormale di questo mondo. O almeno così credo io. La strada da fare a piedi non è molta. Passano 5 minuti, poi 10 e finalmente sono a casa. Apro la porta e la richiudo a chiave. Accendo la luce e mi trovo Lucciola che mi scodinsola felice. La prendo in braccio e la porto con me sul divano davanti alla tv. Accendo e giro i canali a caso, finchè non trovo lo show di David Letterman. Decido di guardare quello, poichè altrove non fà nulla. Sono circa mezzanotte e mezza. Prendo il gelato dal freezer e inizio a mangiarlo col cucchiaio. Mi arriva un messaggio, chissà com'è. " Ehi Rose, come va ? Sei sveglia ? Se ti va rispondimi. Baci " E' Clark Timverd, un ragazzo di classe mia. Il mio migliore amico, per l'appunto. Decido di rispondergli, visto la mia promozione ancora tutta intatta. " Ehi Clark, sono sveglia. Io sto..beh così così. Tu?" Invio. Mi sono stufata già di mangiare il gelato quindi vado di sopra a prendere il pigiama. Mi fermo come tutte le volte a contemplare il viso della ragazza nel poster attaccato alla porta. Kristen Stewart è un viso che conosco benissimo ormai. Bacio il poster, proprio dove c'è una guancia di Kristen. Le sorrido. So che anche se lei non è quì vicina a me, viviamo sotto lo stesso cielo. E la luna è piena ma non trabocca anche da lei. Scendo di sotto con il pigiama in mano e mi accorgo che Clark mi ha risposto. " Sto bene, grazie. Come mai così così ? Posso venire a farmi una camminata a casa tua ? " Mi rendo conto che ho voglia di vederlo, di abbracciarlo e raccontargli della discoteca e del resto. " Sì, se puoi vieni subito. Sono da sola. Porta anche un pigiama se proprio ci tieni. La storia non è breve. " gli rispondo. Intanto mi ficco addosso il mio di pigiama. " Ok, sono lì tra pochissimo. " mi risponde Clark. Lui mi capisce, in qualche modo. Ha i genitori separati, vive con la mamma ma lei è sempre in viaggio per lavoro. Ci aiutiamo sempre, che sia per la scuola o per qualcosa di più personale. Capisce anche ciò che provo per Kristen, lui è un fan scatenato di Avril Lavigne. Dopo 5 minuti bussano alla porta di casa. Apro senza neanche guardare se sia Clark o no. Ci sono due occhi davanti a me, che mi guardano perfidi. Sono scuri e non hanno niente a che fare con quelli verdi di Clark. L'ombra davanti a me è alta e robusta; non so come abbia fatto a sapere di me. Non lo sò davvero, ma già sento il dolore nelle ossa.

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Capitolo 2
*** Le lacrime mute. ***


L'uomo mi vede e subito socchiude la porta dietro di se. Mi viene adosso. Mi inizia a toccare,
provo a gridare, ma non ci riesco. Mi escono solo gridolini morti. L'uomo non la finisce più,
mi rendo conto che questa è una violenza. Lucciola abbaia, preoccupata.
Non sarà un cucciolo a salvarmi da quella situazione, lo sò.
Non posso essere senza speranza, una via di fuga c'è sempre, vero?
E poi mi viene la scintilla. Clark sarebbe venuto quì a momenti, mi avrebbe aiutata lo sò.
Intanto la figura dagli occhi scuri, continua la sua violenza su di me. Non mi spoglia ma mi tocca e mi insudicia con la sua bocca. E' una totale tortura. Non posso farcela. Non resisto più per molto a lungo. Dovrà finire tutto questo, deve.
Un'altra figura, entra aprendo piano la porta. Spero con tutta l'anima che sia Clark.
L'uomo che mi stà addosso viene scaraventato lontano da me, per terra, forse senza sensi.
< Ehi Rose, è tutto finito, è tutto a posto. > mi continua a ripetere Clark che non mi tocca
ma che è davanti a me. Prende subito il telefono dalla sua tasca, chiama qualcuno.
Poi mi spiega quando attacca. < Rose ho chiamato mio fratello maggiore, sarà quì a momenti. Non sò come comportarmi in queste situazioni, perciò ho chiamato lui. >
Passano circa 3 minuti forse di più. L'uomo che mi ha violentata è ancora per terra,
per fortuna. Clark è sempre lì, davanti a me, che aspetta il fratello. Mi guarda, ma non mi sfiora nemmeno. Intanto mi accorgo che qualcosa di bagnato mi percorre le guancie. Piango e non me ne sono neanche accorta. Piango in silenzio, mi sfogherò dopo sono sicura.
La porta si apre e un ragazzo di circa 20 anni entra in casa, preoccupato.
< Clark è lui.. ? > lascia la frase incompleta.
Clark gli annuisce. Il ragazzo prende l'uomo per terra e lo scaraventa fuori da casa mia.
Avrei voluto ringraziare il ragazzo, ma non appena esce di casa non si fà più rivedere.
Clark chiude la porta. Si volta verso di me e mi guarda, preoccupato.
Continuo a piangere, silenziosamente. Non sò perchè non urlo o non corro in camera mia.
Faccio un passo in avanti, barcollo e ne faccio un altro. Piano piano, vado verso Clark.
Lo raggiungo e lo abbraccio fortissimo. Ricambia l'abbraccio. Mi trascina sul divano, dove
mi appoggio al suo petto. Lascia che gli bagni la maglietta. Mi stinge solamente forte con il braccio, non mi accarezza. < R-Rose. S-Se vuoi p-parlarne sono quì. > mi dice sottovoce.
< H-Ho solamente a-aperto la p-porta e p-pensavo fossi t-tu. I-Invece era q-quell'uomo.
Non l'ho m-mai visto in v-vita mia Clar-k , lo g-giuro > gli dico singhiozzando e con voce
spezzata. Lo abbraccio ancora più forte. Sento qualcosa, o qualcuno muoversi vicino a me,
dall'altro lato. Mi volto preoccupata, subito. Mi accorgo che è solamente Lucciola. La prendo fra le braccia e l'accarezzo. Mi guarda con gli occhioni un po' spaventati.
< Non dirlo a n-nessuno, p-per favore. > dico a Clark ancora scossa.
< Non lo farò. > mi promette.
La scena che ho appena vissuto sulla mia pelle mi ricorda un film. Il film della mia donna.
Speak. Quì, Melina Sordino, viene violentata ad una festa.
Le violenze vivono ancora, sempre, nella sua mente.
Mi accorgo che mi passa davanti agli occhi la scena di appena 10 minuti fà.
Inizio a gridare, prima piano nella gola, soffocando le grida di dentro.
Mi alzo dal divano, con Lucciola in braccio.
< Clark, v-vieni con me > dico.

 

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Capitolo 3
*** Abbraccio, fiducia e un po' di rabbia. ***


Mi avvio verso la cameretta, Clark dietro di me.
Non chiamerò nessuno. Dentro ora ho un blocco. Enorme e pesantissimo.
Accidenti, proprio a me doveva capitare ? Me che sono la ragazza meno puttana di sto' mondo ?
Apro la porta della mia camera, mi dirigo verso il letto.
< Non lasciarmi sola. > dico a Clark.
< Non lo farò, promesso > mi risponde.
Mi metto sotto una copertina leggera, Clark si mette vicino a me steso e mi abbraccia.
L'ultima cosa che vedo è il volto della donna che amo e che mi darà la forza per andare avanti. Non è il suo volto vero, è solo stampato su un pezzo di carta, ma un giorno quel viso sarà davanti a me lo sò.
Mi addormento, le palpebre pesanti, gli occhi pieni di lacrime.
Mi trovo da sola, nel buio. Sogno di nuovo tutto ciò che è accaduto realmente.
Mi sveglio gridando. Probabilmente non ho fatto dormire Clark per tutta la notte.
< Shh, Rose, è finita, è tutto okay ora. > mi dice il mio migliore amico, appena svegliato dal mio grido. Lo abbraccio forte, felice che sia ancora vicino a me.
< Non sei andato via > dico sottovoce, più a me stessa che a lui.
< Te l'avevo promesso > mi dice accarezzandomi i capelli.
Mi volto per vedere l'ora che segna la mia sveglia sul comodino. Le 10.45.
Per fortuna oggi è Domenica, ciò significa niente scuola.
Sarebbe stato più difficile.. o forse più facile.
< A che ora devi tornare a casa ? > chiedo a Clark.
Mi guarda e sembra cambiare le parole appena prima di parlare.
< Non me ne vado. Resto quì con te anche oggi. Non me la sento di lasciarti da sola. > mi dice. < Per domani abbiamo i compiti. Vai a casa tua, cambiati, avvisa i tuoi, porta i libri e vieni. > gli dico guardandolo. < Sì, farò così > mi promette. Si alza, mi bacia sulla guancia e mi promette di fare il più presto possibile. Sento la porta chiudersi. Mi alzo dal letto, mi fermo davanti ad uno di quella miriade di posters. " Vorrei che tu fossi quì, sai. Mi faresti felice, mi aiuteresti a superare questo momento, lo sò " penso. " Jaymes, grazie lo stesso, anche solo di esistere ".
Mi dirigo verso il bagno e decido di farmi una doccia. Mi avvolgo in un asciugamano quando ho finito e bussano alla porta. Guardo nell'occhiello e apro. Clark mi schiocca un bacio sulla guancia come prima di andarsene. < Sono appena uscita dalla doccia, vado ad asciugarmi. >
gli dico. < T'aspetto in sala. > mi risponde.
Mi dirigo di nuovo in bagno, mi asciugo, mi vesto e scendo di sotto.
Trovo Clark steso sul divano, che guarda la tv. < Fammi spazio, ciccione. > gli dico scherzando. Lui ride e si mette a sedere. Mi siedo al suo fianco e mi abbraccia.
< Com'è, ti è tornato un po' di buon umore? > mi chiede, sorridendomi.
Appoggio la testa alla sua spalla e sento il suo braccio intorno ai fianchi.
< Non farmene pentire, ti prego. > gli rispondo, leggermente malinconica.
< A cosa ti riferisci ? A quello che ho detto sul buon umore o.. ? > lascia la frase incompiuta.
Probabilmente voleva concludere con " o al mio braccio attorno ai tuoi fianchi ".
< Sì, al buon umore.. > lo tranquillizzo appena.
< Per una volta in vita tua, apparte ieri, fai il gentiluomo e preparami qualcosa a mangiare >
gli dico, dandogli una mini botta con la mano sulla schiena.
< Ai suoi ordini maestà. Cosa preferisce ? > mi chiede alzandosi dal divano.
< Latte e cereali. Sai come prepararmelo. > e gli faccio uno sguardo d'intesa che capisce.

***
Sono passate due settimane, da quella maledetta serata.
Oggi ho preso un 4 ad una interrogazione orale, continua così da 13 giorni.
Ogni volta che mi interrogano, non spicco parola. E puntualmente, il giorno dopo, mi ri-interrogano, ovviamente.
Il fatto è che ormai non parlo più con nessuno, ad eccezione di Clark. Non ho voglia di parlare, è come se non avessi il fiato quando qualcuno mi fà una domanda, quando mi chiedono un parere, o il motivo di quel mio mutismo.
Come potrei mai spiegarlo ? Le radici di quel giorno le sento ancora dentro, sono visibili.
Il mio migliore amico non ne parla con nessuno. Gli altri sanno che io parlo solo con lui, gli chiedono informazioni, ma lui non dice nulla. si limita solamente ad un falso " non lo sò " e
io gli sarò riconoscente a vita per questo. Ecco, oggi, proprio in questo preciso istante, mi
arriva un messaggio sul telefono. " Tu secondo me sei impazzita. Come puoi pensare di non parlare più con nessuno ? Mi devi delle spiegazioni Rose, le devi a tutti ! " Non è lui, ma sò che presto dovrò uscire da questa situazione.

 

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Capitolo 4
*** Schiaffo. ***


Non risposi più a quel messaggio. Intanto però, Nichy mi chiamò altre 23 volte quel giorno.
Non risposi a nessuna di quelle chiamate.
Metto il silenzioso al cellulare e mi addormento sul divano di casa.
Vengo svegliata un'ora dopo da quella palletta di pelo di Lucciola. La accarezzo e prendo il cellulare in mano: 36 chiamate perse. Se era Nichy o qualcun altro, non volevo vederlo.
Non mi importava. Ma proprio mentre stavo posando di nuovo il telefono sul tavolino, mi arriva una chiamata. Leggo, e scopro che è solamente Clark.
Rispondo e vengo assalita.
< Cazzo Rose, porca miseria! Mi vorresti spiegare perchè cavolo non hai risposto neanche
ad una delle mie 13 chiamate ?!? > mi grida il mio migliore amico all'altro lato.
Mi metto a sedere sul divano e mi gratto la testa, come una cogliona.
< Non gridare per favore > gli dico a bassa voce.
< Sì, vabbene, ora però mi vuoi spiegare ? > mi dice abbassando il tono della voce.
< Sì è che.. ecco.. mi stà chiamando dalle 2 di questo pomeriggio una mia amica e io non avevo voglia di risponderle. Così mi sono addormentata per più o meno un'ora. Mi sono appena svegliata, ho visto le chiamate perse ma non ho visto chi mi aveva chiamato. > gli spiegai.
< Hai la minima idea di quanto ero preoccupato ? > mi disse sospirando.
< Sì, scusami. > gli dissi tristemente.
< Bene. Emh, ti dispiace se stasera mangio con te ? Mia madre come al solito non c'è a casa, è andata in Scozia. Mio fratello è al lavoro.. > non finisce la frase perchè lo interrompo.
< Sì, certo, mi fà piacere ! > gli dico felice.
< Ok, prendo due pizze, tu col prosciutto cotto, giusto? > mi dice sperando di aver indovinato. < Si signore! > gli dico e ci mettiamo a ridere tutte e due.
Clark mi promette di venire tra pochi minuti e stacchiamo.
Nell'attesa, mi metto a ripassare un po' di diritto anche se sò già che ovviamente non dirò una parola. Clark arriva mezz'ora dopo la chiamata e sono le 19.30 quando suona il campanello. < Apri Rose, mi stanno cadendo le pizze! > mi dice Clark da dietro la porta, corro e lo aiuto con le pizze. < Perchè cavolo c'hai messo così tanto? > lo rimprovero sorridendo. < C'era fila e poi ho comprato la coca > mi risponde.
< Oh, bene ! > e faccio per prendere le forbici dal cassetto.
Ma Clark è più veloce e mi prende il polso con una mano. Mi giro e me lo ritrovo a due millimetri da me. Non riesco neanche a dire qualcosa, che mi prende e mi bacia. All'inizio lo bacio anch'io, poi però mi vengono in mente le immagini e i momenti dell'altra volta, mi stacco dalle sue labbra e gli mollo uno schiaffo in piena guancia.
< Oh cazzo, scusa ! > gli dico mortificata mentre mi guarda ridendo.
< P-Puoi darmi un po' di ghiaccio? > mi dice Clark ridendo ancora.
Apro il congelatore e prendo un po' di ghiaccio, lo avvolgo in un panno e glielo dò.
< Questa volta mi spieghi perchè cavolo ridi, però. Dio , scusami l'ho mollato forte > gli dico e inizio a camminare per la stanza, mi sento in colpa.. < Ti vuoi calmare un po' ? > mi fà quello scemo. < E' solo uno schiaffo, certo abbastanza forte, però.. > e si rimette a ridere.
Mi metto davanti a lui e osservo la guancia con il ghiaccio. Metto la mia mano sopra alla sua che teneva il panno e lo levo, scoprendo che la sua pelle era diventata rossa e c'erano segni di alcune delle mie dita. < Poi mi dici che mi devo calmare eh ?! Sono un'emerita cretina
per non dire stronza.. >
< Tu non c'entri un cavolo, Rose. La colpa è stata mia. Scusami > mi dice la vittima in questione sottovoce. < Non mi pare che sei stato tu quello che ha dato uno schiaffo ad un amico ! > gli rispondo, quasi gridando.
< Ma io ti ho baciata ! > mi dice lui, aumentando la voce e arrossendo.
< E non sarebbe dovuta andare così.. > dico sottovoce e con le lacrime agli occhi.
Clark si alza dalla sedia dove si era appoggiato e mi viene incontro abbracciandomi.
< Fosse accaduto in un'altro periodo non sarebbe andata a finire così > dico al mio migliore amico mentre gli stringo la maglietta nelle mani.
< Tranquilla, posso capirti. Non sei ancora pronta, e hai la mia piena comprensione.> mi dice nell'orecchio. Sciolgo l'abbraccio e gli rimetto la mano con il panno sulla guancia.

 

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Capitolo 5
*** Clark ? ***


Era passato quanto ? Un mese ?
Io contino a non parlare con nessuno. Ovviamente con un'eccezione.
Quel giorno era piatto, a scuola le solite cose. Mi infilo due secondi su Twitter, per vedere se ci sono novità. Sapevo che presto sarebbe arrivato quel giorno. Ed ecco il momento giusto.


 

" Kristen Stewart, Robert Pattinson e Taylor Lautner saranno
a Londra alla prima di Breaking Dawn part 1
"
.
 


 

Mi scappa un grido, come tutte le volte che venivo a sapere di novità.
Prendo il cellulare, chiamo la mamma.
< Ciao mamma, senti, verranno Kristen e Robert a Londra. Posso andarci ? > domando.
Dall'altra parte mia madre resta senza parole. Forse perchè sapeva che non parlavo più, forse perchè non ci sentivamo spesso. < B-Beh, penso di sì. Chiedilo a tuo padre. > La ringrazio e spengo. Chiamo papà.
< Ciao pà, senti, verranno Kristen e Robert a Londra. Ho chiesto a mamma se ci potevo andare e mi ha detto di chiederlo a te. > Anche mio padre resta sconvolto per un po'. < Rose, penso di sì. Ma dobbiamo vedere i costi. > mi risponde. Sò che non sarebbe stato semplice. Per entrare si doveva indossare un braccialetto apposito,che ti davano solo se avevi già pagato il biglietto. Il biglietto di solito non costava poco. < Pà, mi informo sul costo del biglietto e poi ti rich.. > ma lui non mi fà finire. < Dopodomani sarò a casa. Ne parleremo insieme. > mi promette.
< Okay, ti voglio bene, ciao. > rispondo e stacco anche quella chiamata.
Stò ancora girovagando su Twitter, per trovare qualche mia compagna che sarebbe venuta con me. Trovo la menzione di Annah. " Verrano quì ! Cavolo, ci andiamo vero ?!? " mi scrive.
"Certo che sì,accidenti ! " le rispondo.Lei retwitta e lo mette fra i preferiti. Faccio lo stesso con il suo tweet.Scrivo a Sarah. "Ci vieni vero? C'è anche quella scemotta di Annah che viene con noi. "
Trenta secondi dopo, eccomi la risposta. " Penso che ci sarò. " Bene, ho un'appuntamento.
Passano due giorni, oggi viene papà. Mi manda un messaggio durante la giornata, mi avvisa che arriverà tra un'ora e mezza. Lo aspetto a casa, sul divano con Lucciola. Passano un'ora e mezza e verso le 19 bussano alla porta di casa. Vedo che è papà e quindi gli apro. < Ehi, ciao pà ! > lo saluto. Lui posa la valigia e ci abbracciamo. < Mi sei mancata tanto piccola mia > mi dice. < Si, anche tu. >
La giornata trascorre bene, parliamo e guardiamo la tv. Alla sera, mio padre riprende il discorso di qualche giorno prima. < Allora, che mi dicevi l'altro giorno riguardo Londra ? > mi chiede. < Verranno Robert e Kristen per un film. > gli rispondo. < Beh, forse puoi andarci visto che il mio capo mi ha raddoppiato lo stipendio questo mese. > mi dice e automaticamente faccio un sorrisone a 32 denti. Lo abbraccio forte. < Grazie pà. >
Tre settimane dopo, eccomi quì. Vengo svegliata alle 8 del mattino da mio padre. Faccio colazione e alle 12 mi ritrovo in macchina con papà. Lui dice che dobbiamo partire presto per essere i primi, e io ovviamente lo appoggio nell'ideale. Metto la cintura e chiamo Clark.
< Ehi bellezza, come mai chiami? > mi risponde al terzo squillo.
< Sono in macchina, e tu? > gli chiedo.
< A casa, come al solito. Stò lavando per terra. > mi dice.
< Femminuccia del cavolo > e mi metto a ridere.
< Tu che ci fai in macchina ? > mi chiede.
< S-Stò andando ad incontrare Kristen e Robert > gli dico leggermente gridando.
< Dici sul serio?! > dice gridando.
< Sì.. e se ci riesco, sai vorrei proprio abbrac.. > Un rumore, forte, dall'altra parte del telefono.

 


 

< Ehi Clark, che succede ? > Silenzio di tomba.
< Dai scemo, non mi far preoccupare ! > nessuno parla.

Lo chiamo gridando.






 

Ehilà bella gente !
Il mio scopo è quello di farvi restare sulle spine,
quindi se non ci sono riuscita, sono pessima.
Spero che vi piaccia anche questo capitolo!
Vorrei ringraziarvi, perchè siete in parecchi,
un grazie speciale a danhausers,
xilovebieber e Emma Hutcherson

che in qualche modo mi sostengono
sempre. Mi farò sentire presto,
promesso.

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Capitolo 6
*** Sfortuna o destino ? ***


Mi trovo in questa stanza, con il mio migliore amico su un lettino, dei macchinari accanto a lui, il bip ripetuto con lo stesso ritmo. Non avrei visto Kristen quel giorno, nemmeno Robert.
Tornassi indietro però, rifarei lo stesso.
Mio padre arrivò a casa di Clark cinque minuti dopo la chiamata. Papà riuscì ad aprire la porta di casa con una mia forcina per capelli. Entrai e lo vidi disteso per terra, il sangue che gli scendeva da un taglio in testa.
< Mmh.. > bisbiglia Clark, che mi distrae dai miei pensieri.
Di colpo mi piombo vicino a lui e gli stringo forte la mano sinistra.
< Ehi Rose > mi dice in una voce flebile, quasi inesistente.
< Era ora che ti svegliassi > rispondo sorridendo a metà per poi fiondare nelle lacrime.
Clark mi stringe forte la mano, sembra riacquistare un po' le forze.
< Quanto tempo sono stato su questo letto così scomodo ? > mi chiede, forse sperando di farmi smettere di piangere.
< Sei, forse otto ore > gli rispondo.
< Ma.. sono quì per quella storia della scivolata ? > mi dice, accennando ad un sorriso.
< Sò solo che sei quì vivo. > gli rispondo.
< Mi è preso un colpo quando ti ho visto per terra e.. > dico e comincio a singhiozzare.
< Rose, tranquilla, è tutto a posto ora > mi dice Clark, mi prende le mani e mi asciuga le lacrime. Passano un paio di minuti, poi Clark fà un'osservazione.
< Ma se tu stai quì, significa che per colpa mia tu non sei andata a vedere Robert e Kristen ? > dice quasi sconvolto.
< Sì infatti. Ma non ti devi sentire in colpa. Ci saranno altre occasioni per vederli. > e dentro di me mi chiedo se mi stò mentendo da sola. Molto probabilmente, sì.
Le nostre mani sono ancora unite, quando una dottoressa entra nella stanza. Fà dei controlli che non capisco, ci dice che per fortuna Clark non ha subito gravi danni e che tra un'ora potrà tornare a casa. Esco dalla stanza mentre Clark si rimette i panni addosso e quano ha finito esce anche lui. Saluta mio padre e lo ringrazia di tutto. Un medico consiglia a Clark di non rimanere da solo per la nottata, nel caso avesse dei dolori forti. Mio padre gli assicura che starà in compagnia e usciamo dall'ospedale.
< C'è qualcuno a casa tua ? > chiedo al mio migliore amico.
< In verità no. Ma non ho voglia di disturbarvi ancora, perciò starò da solo a.. > mio padre lo interrompe.
< Non se ne parla neanche, tu resti a casa nostra stasera. Sei daccordo, Rosie ? > mi chiede mio padre facendomi l'occhiolino di nascosto.
< Sì, papà. E' un'ottima idea. > gli rispondo sorridendogli.
< Bene, io vado a dormire sul divano e Clark starà in camera mia > decide mio padre.
Il mio amico non ribatte ma sò che si trova in imbarazzo. Intanto entriamo in macchina e dopo mezz'ora siamo a casa.
Mio padre dà a Clark dei pantaloni e una maglietta per la notte, che gli stanno un po' grandicelli, ma mette lo stesso. Passa un'altra mezz'ora e andiamo tutti a dormire.
Mi rigiro nel letto, tre, quattro volte. Non riesco a prendere sonno. Non ci posso credere che a quest'ora altre ragazze erano state a quella premiere e io no. Era sfortuna o destino ? La mia mente mi dice destino, perchè non li avrei mai visti da vicino, non avrei mai potuto abbracciarli. Il mio cuore dice sfortuna, è solo un caso, io li incontrerò davvero un giorno.
Ma, aimè, neanche il cuore riusce a farmi addormentare questa notte. Sono passate due ore, forse di meno non sò. Apro la porta della cameretta. Papà dorme, si sente il ronfo persino di sopra. Esco dalla stanza e mi dirigo alla camera di papà, dove temporaneamente dormiva Clark. Porto il telefono con me: mi sarebbe servita una sveglia per rientrare in camera mia prima del risveglio di papà. Apro la porta piano piano e vedo il mio amico ancora sveglio, che mi guarda sorridendo. < Sapevo che lo avresti fatto. > mi sussurrò nel buio increspato solo dai fari della strada fuori. Lo raggiungo sul letto, mi stendo di fianco a lui a pancia all'aria. < Non riuscivo a dormire > bisbigliai.
Ci guardiamo negli occhi, per un minuto che mi sembra infinito.

Bacialo, Rose. E' quello che vuoi. E' il tuo migliore amico.
Ti ha sempre difeso e ha sempre mantenuto le sue promesse.
Sai che anche lui vuole questo. Fregatene di quello che è
successo un mese e mezzo fà. Vivi come vuoi tu.

 



Yoyo, Hello people !
Ecco beh, Clark si è preso una scivolata mentre lavava per terra ed è andato a sbattere contro uno spigolo del mobile. Bello eh?
Intanto niente Robert e Kristen. Spero che con gli ultimi quattro versi vi abbia incuriosito tanto da attendere il prossimo capitolo (?). Se non è così, scusatemi ç.ç
Mi farò sentire presto,
promesso.

 

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Capitolo 7
*** I love you. ***


Molto probabilmente, in questo macrosecondo, i nostri cuori battono all' unisono.
Sò che Clark pensa la mia stessa cosa. " Mi bacierà o no ? "
E io ho in mente la stessa cosa: " Lo faccio o no ? "
Opto per la mia felicità. Mi avvicino al suo volto, lo prendo tra le mani e le mie labbra si appoggiano alle sue. Il bacio, da incerto diventa indispensabile.
Mi ero illusa per tantissimo tempo. Lui non era solamente un amico, era molto di più. Di questo ne era sicuro il mio cuore.
Le sue mani si immergono nei miei capelli, lo stesso percorso che fanno le mie.
Clark definisce le mie labbra con la lingua, io invece gli mordo leggermente il labbro inferiore. In pochi secondi, il braccio di Clark mi circonda il fianco non appoggiato sul letto e mi stringe forte a se.
Le mie mani cadono sul suo petto. Sento le sue labbra sorridere, apro gli occhi e vedo il suo sorriso sul volto ormai vicinissimo al mio. Rido anch'io, la situazione era adatta alle risate.
< Hai fatto progressi in tre settimane.. La scorsa volta ho beccato uno schiaffo sulla guancia... > mi rammenta ancora ridendo.
< .. e non mi perdonerò mai per questo.. > gli dico.
Clark prende ad accarezzarmi la guancia, poi metto la testa vicino al suo petto.
Grazie alle carezze di Clark e alla serata passata in ospedale, mi addormento in men che
non si dica. Mi sono sembrati solo due minuti di sonno, quando qualcosa trilla vicino a me. Sento le braccia di Clark attorno al mio corpo prendere l'aggeggio e spegnerlo.
Poi ritorna ad abbracciarmi, e io ritorno a dormire. Stavolta il tempo di dormita è stato di più di due minuti. Apro gli occhi e il calore di prima non c'è più. Clark non è accanto a me.
< Clark ? > lo chiamo piano.
Nessuna risposta. Mi alzo dal letto, ancora mezza addormentata, e scendo verso il salone. Il divano è vuoto. Cavolo, mio padre si è già svegliato.
In fretta,mi dirigo verso la cucina, sicura che papà e Clark sono lì a far colazione.Come pensato,trovo il mio ragazzo seduto davanti ad un piatto di fette biscottate con marmellata.
Quando entro li saluto. < Buongiorno gente ! > dò un bacio sulla guancia a mio padre e una spettinata di capelli a Clark. < Allora Clark, come hai dormito stanotte ? > gli chiedo facendo un sorrisetto senza farmi notare da papà. < Lo so che hai dormito con lui ! > mi dice mio padre, ridendo. < E' inutile che ti fingi interessata signorina. Si dà il caso che stamattina sono entrato nella tua cameretta per svegliarti e tu non c'eri. > Mi pietrifico: ora mio padre mi avrebbe fatto la solita predica imbarazzante ?
< Emh.. è v-vero > gli dico arrossendo.
< Tranquilla, non farò nulla ! La vita è tua, figurati. E poi Clark è un bravo ragazzo, non mi dispiacerebbe averlo in casa un po' più spesso. > dice mio padre ridendo.
< Grazie signor Beltford > dice Clark.
< Di niente Clark.. e chiamami Patrick >
Da quando in quà mio padre e un ragazzo della mia età hanno questa chimica ?!
Non è mai successo prima d'ora. < E comunque Clark è spesso a casa con me quando tu non ci sei.. > spiego a mio padre, visto che le acque sono piuttosto calme.
< Mi fa piacere. > mi risponde lui tranquillo.
Cavolo, i viaggi gli fanno davvero bene.. < E comunque, ripartirò Venerdì pomeriggio, vado in Spagna > ..come non detto.
< Va bene. Tanto ormai mi sono abituata alle pizze o ai cibi pronti > gli dico.
< Sarebbe ora che tu imparassi a cucinare, mia cara > mi suggerisce mio padre.
< Perchè dovrei quando ho in casa un cuoco di prima categoria ?! > gli chiedo senza neanche pensarci.
< Ma io non ci sono mai.. > osserva mio padre.
< Infatti non parlavo di te ma di lui > dico indicando Clark.
< Anche cuoco.. beh sei l'uomo perfetto, ragazzo! > ammette mio padre.
< Okay, vado a prepararmi..! > dico imbarazzata e mi dirigo di fretta in camera.
Sento un'altra sedia che struscia sul pavimento e in quattro e quatt'otto mi ritrovo Clark in camera mia.
< Che cavolo ci fai quà ?! Mi devo cambiare, sei sordo? > gli chiedo.
< Cambiati. > mi dice stuzzicandomi con un'occhiolino.
< Vattene scemo. Un'altra volta, magari. > gli dico prendendolo per le spalle e spingendolo verso la porta. Ovviamente è più veloce di me, e prima di chiudergli la porta in faccia, mi stampa un bacio sulle labbra.
Mi preparo, mi lavo e mi pettino e poi scendo di sotto. Intanto mio padre è già uscito da casa e mi ha lasciato un biglietto sul tavolo. Lo prendo e leggo la sua scrittura che assomiglia a scarabbocchi.
Vado a trovare tua madre. Non ci sono a pranzo, ci sentiamo nel pomeriggio.
Baci, papà.
Che ingiustizia, anch'io volevo andare a trovare la mamma. Era da tanto che non la vedevo.
Mi mancavano i suoi occhi color nuvola.
< BU ! > mi grida quello scemo di Clark dietro le spalle.
Sobbalzo di colpo e dopo essermi resa conto che è lui, scoppio dalle risate.
< Sei davvero un imbecille, lo sai ?! > gli dico. Due secondi dopo lo bacio.
< Dovrò essere imbecille un po' più spesso se questa è la ricompensa.. > mi fà lui.
< E comunque, sei bellissima. >
< Leccaculo > gli dico e lo spingo lontano.
< Stronza, dicevo sul serio ! >
< E io ovviamente non ci credo > gli dico mentre mi dirigo alla porta di casa.
< Dove vai amore ? >
Mi giro e me lo ritrovo a due spanne da me.
< Ripeti l'ultima parola > gli dico chiudendo gli occhi. Mi aveva veramente chiamata.. ?
< Amore > fà lui.
Apro gli occhi e spunta un sorrisetto compiaciuto sul suo viso.
< Sei comunque un lecchino > gli dico fingendomi superiore.
Mi volto di nuovo e apro la porta. < Le chiavi dove le lasci ? > mi ricorda il mio ragazzo.
Mi rigiro verso casa, prendo le chiavi dal mobiletto e torno fuori. Clark chiude la porta e mi prende la mano. < Dov'è che andiamo ? > mi chiede.
< Muto e cammina > gli dico e ridiamo insieme.

 

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Capitolo 8
*** Casa e scuola. ***


E' un po' più lungo, mi devo far perdonare per le due settimane che verranno perchè non ci sarò :c Buona lettura belli ! E.. recensitemi c;

Camminiamo da cinque minuti, mano nella mano. A volte Clark mi abbraccia i fianchi con un braccio.
< Quanto manca ? > mi chiede.
< T'ho detto di stare zitto oh! >
Si mette a ridere. Passano tre minuti e arriviamo alla meta, la mia meta preferita.
< Ecco, siamo arrivati > ammetto a Clark.
< Un... giardino ?! > mi chiede confuso.
< Non è un semplice giardino. E' una specie di.. labirinto. Ci viveva mia nonna, abitava quì vicino. Da piccola mi ci portava sempre. > gli dico mentre entriamo.
Arriviamo davanti ad un albero enorme, con una piccola costruzione tra i rami.
La scala di corda scende ancora lungo il busto dell'albero, proprio come tempo fà.
< Questa è la mia casetta di legno, vieni > dico a Clark salendo la scaletta.
< Che visione.. Penso che dovrò farti uscire con una coperta quando stai con me.. > mi dice mentre sale dietro di me.
Mi volto a guardarlo mentre mi guarda il fondoschiena.
< A cosa cav... ? Ehi tu, chiudi gli occhi, è proprietà privata della sottoscritta ! > dico.
< E' quì che sbagli.. >
Quando siamo dentro la casetta continua: < Tu sei solo mia.. > prende e mi bacia.
Trovo la forza di staccarlo dalle mie labbra e dal mio corpo.
< Coglione, confermo quello che ho detto prima: sei un emerito leccaculo >
< Cosa c'è che non va oggi ? > mi chiede mentre mi fà standere sul tappetino e si mette sopra di me, appoggiandosi sulle sue braccia per guardarmi bene.
< C'è che t'amo ed è un'inguistizia, perchè tu sei un arrapato del cazzo mentre io una santarellina > ammetto sorridendo della mia coglionaggine.
Lui mette il broncio, caccia fuori il labbro inferiore e mi fà morire.
Prendo il suo volto tra le mani e stavolta lo bacio io. Dopo un po', si distacca da me.
< Scema, t'amo anch'io. E poi, sei tu che hai una figaggine assoluta e mi fai morire > mi confessa sorridendo.
< Oh, Romeo bello, tieni calma la bestia. Chè sei figo pure tu eh! > si alza dal mio corpo e si mette seduto sul pavimento a gambe incrociate.Io invece rimango stesa sul tappeto, non ho voglia di stare " sù " .
< Ti ricordi quando alle medie, ci incontrammo per la prima volta? > mi chiede Clark.
< Sì... Mi stavi così tanto antipatico che avrei potuto strapparti tutti i capelli. Ti pavoneggiavi così tanto.. Mi davi un fastidio! > ammetto.
< A me non piacevi per nulla,ad esempio.Mi sembravi troppo chiusa,troppo timida.Non avrei mai dato peso ad una come te,se non fosse stato per gli esperimenti di scienze.Grazie a Dio che la professoressa mi ha messo a coppia con te. > mi dice lui, guardandomi.
< All'inizio non è stato per niente facile.. > non finisco di parlare che Clark mi si avvicina e mi bacia. E' uno di quei momenti che ti sembrano indispensabili.

***
Le parti in corsivo sono cose accadute prima
< Amore mio, devo scappare, devo andare a comprare una cosa. Ci sentiamo > lo saluto e stacchiamo il telefono.
Oggi è il 26 Novembre. Mancano tredici giorni ed è il mio compleanno. Il 9 Dicembre.
Stamattina a scuola, ho preso un 8 in storia.

< Magari lei, signorina Beltford, sarebbe così gentile da farci sentire la sua voce che ci racconta le pagine per oggi? >
Mi alzo in piedi. Loro non sanno che, se anche a scuola non avevo spiccicato parola prima d'ora, a casa passavo giorni interi a ripetere le lezioni per non rimanere indietro.
< Sì, professoressa. >
D'un tratto ventidue paia di occhi si fissano su di me, stupiti.
Alla signora Trastel, l'insegnate di storia, escono gli occhi fuori dalle orbite.
Faccio un grandissimo sospiro e inzio a parlare, a macchinetta.
Nessuno mi vuole interrompere, è già un miracolo se parlo.
Alla fine della lezione, tutti escono dalla stanza. < Rose, aspetta un attimo per favore, vorrei parlarti > mi blocca la prof. di storia.
< Mi dica professoressa. >
< Beh.. ritornata di nuovo a bordo, Rose. > mi sorride e faccio lo stesso.
< Puoi andare cara > mi dice e vado via.

Decido di andare a fare una passeggiata nei paraggi, magari di andare a trovare la mia amica con cui non parlo da un po'. Prendo le chiavi ed esco di casa. Giro a destra, poi prendo la seconda a sinistra e non appena alzo lo sguardo, vedo quella persona ormai tanto familiare. Ha di fronte un corpo che ho già visto, molte volte. Stanno parlando. Non dovrebbe essere quì, lui.

 

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Capitolo 9
*** Non lui, Non lei. ***


 
Clark e Anna. Anna e Clark.
Anna è la mia migliore amica. Perchè sono insieme ? Perchè stanno parlando come se nascondono qualcosa?
Il mio ragazzo e la mia migliore amica.Si salutano con una bacio sulla guancia, sento Clark mormorare un < Grazie > e poi prende la strada a destra.
Anche Anna va via. E ora piango, perchè non ci posso credere. Non si sono baciati, ma perchè erano così sospetti? Perchè ho paura di perdere il mio ragazzo ?
Faccio dietrofront e ritorno a casa. Sbatto la porta e salgo nella mia cameretta. 
 
Kristen, secondo te cosa stà succedendo? Ho tanta paura amore mio. 
Non voglio perderlo, non lui.
NON LEI.
 
Probabilmente qualcuno mi avrebbe presa per pazza, sentendomi parlare con un poster attaccato alla parete. Eppure lei c'è sempre. Anche se non l'ho mai vista sul serio.
E un suo sorriso ora, mi sembra la cosa più bella del mondo, specialmente quando sono triste come adesso. 
 
Sento il telefono di casa squillare da sotto. Mi asciugo le lacrime e nel frattempo scendo. Prendo il telefono che mi visualizza il nome del chiamante: Clark.
Non rispondo, lascio squillare. Non ho voglia di sentirlo, prima devo stare un po' da sola.
Sò già che sarà preoccupato a morte, ma non m'importa ora. 
Ritorno di sopra e stavolta squilla anche il mio cellulare. E' ancora Clark.
Rispondo per dirgli una frase breve. < Non ho voglia di parlare con te, ciao. >
Attacco mentre sento per pochi secondi Clark che parla da solo, ormai.
Sono stata troppo fredda, lo sò. Ma ora voglio solo stendermi sul letto, con l'MP4, le cuffie e ciao.
Così facendo, prendo sonno e mi risveglio per ora di cena. Come al solito a casa non c'è nessuno, nemmeno stavolta. Prendo una pizza dal freezer, la metto nel forno e la mangio. 
Di solito è Clark a occuparsi di cucina, ma sò sopravvivere anche senza lui.
O almeno lo spero.
Finita la pizza, dò un'occhiata al calendario appeso vicino al lavandino.Il 7 Dicembre.
Tra 2 giorni è il mio compleanno. Dopo quello che abbiamo passato insieme io e Clark, il mio compleanno forse lo passerò anche da sola. Non solo senza ragazzo, ma anche senza migliore amica. Anna. Non pensavo potesse farmi questo. Ovviamente, mi stò facendo i film mentali per nulla, lo sò. Non ho nessuna conferma che loro si siano baciati o cose del genere. Ma oggi sembravano così.. intimi
Di sicuro lui ora è in panico. Lo conosco, ne sono sicura. 
Mentre penso a Clark, di nuovo, squilla il telefono di casa. Stavolta non è Lui. Stavolta è un'altro lui, quell'uomo che, seppure spesso distante, mi ha visto crescere tra le sue braccia. 
Papà.
< Pronto? > 
< Scricciola, sono papà > quel soprannome ora, mi sembra miele, quando una volta era sale.
< Oi pà, come va ? > gli chiedo mentre mi siedo sul divano.
< Tutto a posto, e tu ? Sei con Clark ? Hai mangiato? >
< Emh.. Non sono con Clark, no. Ho... litigato con lui, se così si può dire. Ho mangiato una pizza, sono tutta intera, tranquillo. > 
< Avete.. litigato.. cioè una specie.. Aah, vabbeh, ti chiamo domani dai. Buonanotte tesoro > 
< Grazie. Notte Papà > stacco il telefono.
Dopo la chiamata, me ne vado a dormire, sicura che domani mattina mi sveglierò presto.
***
Non è l'inferno. Ora aprirai questi occhi e vedrai il tuo amore appeso a una parete che prima o poi vedrai sul serio. Sii forte, anche oggi.Promettilo.
 
Faccio quello che ho appena pensato. Apro gli occhi, mi prometto di essere forte, sia oggi sia domani. DOMANI. La vita da sedicenne mi chiama già, la sento nell'aria.
Sorrido. Wow, che progressi. 
Faccio colazione, mi lavo e mi metto qualche panno addosso. 
< Ciccia, vieni dai, usciamo un po' > dico a Lucciola che scodinsola felice.
Prima di uscire, prendo il cellulare e le chiavi, poi chiudo la porta.
 
14 chiamate e 2 messaggi.
Leggo. 
"Amore, mi puoi spiegare dove sei finita ? " ecco il primo messaggio. 
" Appena ci sei per favore, chiamami! " 
Entrambi erano della stessa persona, la stessa delle chiamate: Clark.
 
Lascio perdere il cellulare e porto Lucciola nel parco vicino casa. Il verde degli alberi mi mette felicità, calma. E' per questo che spesso mi rifugio tra la natura, mi piace il fruscio delle foglie al vento, gli uccelli che cinguettano.
E il telefono squilla di nuovo. Un giorno lo spegnerò per tutte e ventiquattro le ore, lo giuro. 
< Pronto? > 
< Amore della mamma ! > mi risponde mia madre esuberante per telefono.
< Mamma, calmati ! Che è successo , perchè sei così allegra? > mmh...
< Domani è il tuo compleanno eeee... ho appena comprato i biglietti per il treno, domani pomeriggio sarò lì a festeggiare con te ! > mi dice felicissima.
< Oh mamma, davvero?? Che bella cosa ! > rispondo ricambiando la felicità. 
< Mi manca solo il regalo e sono pronta > 
< Non me lo fare, semplice. > L'importante è che ci fosse lei, non il regalo.
< Sarei la mamma peggiore del mondo figliola mia. Ogni anno dici questo e io ogni anno cosa faccio? Non ti stò a sentire. Bene, ti saluto che tua nonna mi chiama. Ciao amore della mamma > la saluto e stacchiamo.
 
 
 
 
Ed eccomi di nuovo quà gente ! 
Prima di tutto ringrazio chi ancora 
segue questa storia, anche se è 
da un mese e più che non aggiorno.
Grazie mille anche delle recensioni, 
siete magnifici.
Questa ff avrà ancora due capitoli,
poi finirà.
Mi metterò a scrivere su un 
artista musicale, il mio rapper preferito,
poi tornerò e scriverò su Robert Pattinson.
Beh, riguardo questo capitolo e i prossimi,
vi dico una cosa: 
sono un'amante del lieto fine,
anche se a me non è capitato.
Vi saluto, a presto !
 

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Capitolo 10
*** Festa ! ***


La porta. 
Chi è che stà bussando alla porta di casa alle 7 di mattina il giorno del mio compleanno?
Chi è la persona che devo mandare a fanculo di prima mattina ?
Scendo giù, apro.
< Finalmente oh, stò bussando da tre anni. Buon comple.. > 
Gli chiudo la porta in faccia. Clark.
Ma se ne andasse a quel paese oh, sul serio. 
Stavo nel più bello del mio sogno, stavo finalmente per abbracciare Kristen e questo viene e mi sveglia. 
Che urto.
Me ne torno di sopra e mi rimetto a dormire. 
Mi sveglio che sono le 9 e mezza ormai.
Faccio colazione, latte e cereali. Oggi non ci vado a scuola, oggi è il mio giorno.
Yeah fanculo, da oggi ho sedici anni ! 
Mi metto a ridere solo io come una scema e accendo la radio.
Passano canzoni a me sconosciute, ma sono belle, mi mettono energia.
Non mi stò a disperare per la questione di Clark. Non oggi. Tanto lo so che poi ci faccio pace di sicuro. 
Passa una canzone di Avril Lavigne, se non mi sbaglio si chiama 'The Best Damn Thing'. E' molto... vivace, perciò salto sul divano e mi metto a ballare a tutto più, il volume a palla. 
Non stò bene, no.
Lucciola mi guarda e mi abbaia. Sembra che mi dice ''La mia padrona non ci stà più con la mente'' . 
In effetti non ha tutti i torti. 
Finisce la canzone e squilla il cellulare. Papà. 
< Pronto? > rispondo.
< Mi apri la porta di casa che non ce la faccio con le valigie ? > stacco il cellulare e apro la porta. Trovo papà vicino alla macchina mentre entra dentro con la valigia in mano.
Posa la valigia e mi abbraccia forte. 
< Buon compleanno amore di papà > mi dice stritolandomi.
< G-grazie pà > rispondo abbracciandolo.
Nel frattempo Lucciola esce di fuori e inzia a correre per il giardinetto. 
< Ehi tu, vieni quà! > le grido sorridendo. Prendo la palla ed esco fuori con lei.
 
***
Erano le 18.30, forse le 19.
Suona il campanello.
< Rose puoi andare tu ad aprire ? > mi chiede papà dal bagno mentre si fà la barba.
Vado alla porta e apro. Automaticamente, mi spunta un sorriso a 32 denti. 
La mamma. Ci abbracciamo forte e lei mi fà nell'orecchio < Tanti auguri bambina mia >.
Ci allontaniamo e la aiuto a portare dentro la valigia. 
La saluta anche mio padre con un bacio. Ero felice di vedere che la distanza e il lavoro non avevano fatto distaccare i miei genitori. Erano ancora uniti, come se fossero appena tornati dalla luna di miele. 
 
***
Appena la mamma mise a posto le cose che aveva portato uscimmo e andammo a fare una passeggiata. Ora sono ancora con lei, verso la strada di casa. Stiamo tornando, è tardi, sono quasi le 20.15. Dobbiamo cenare, tutti insieme, come ai vecchi tempi.
Durante la camminata con mia madre, le parlai della premiere che non ero andata a vedere, di come mio padre mi aveva scoperto a dormire con Clark -l'avevo tranquillizzata sul fatto  che non era successo niente quella notte- , parlammo anche dei giorni in cui lei era dalla nonna e mi disse che mi portava i suoi saluti e auguri. L'indomani l'avrei chiamata per salutarla e ringraziarla. Mia madre disse anche che mi aveva lasciato dei soldi per il compleanno. Come sempre, il solito regalo della nonna sin da quando avevo dodici anni. 
Ora io e la mamma siamo davanti casa. Lei apre la porta. Che strano.. è tutto buio. Non è da mio padre spegnere tutte le luci. < Mamma ma cosa.. > non finisco di parlare, lei accende la luce.
Esplode un coro di  '' TANTI AUGURI ! '' provenienti da molte voci, alcune che riconosco subito: Clark, Anna, Sarah. 
Che meraviglia, sono tutti lì, per me. Rimango a bocca aperta, forse già ho qualche lacrima che mi riga il viso. Poi sorrido, a tutti loro. Un festa a sorpresa, e a quanto potevo vedere, non mancava nulla. Bicchieri, piattini, bibite, cappellini, pancakes, panini, pizzette e palloncini attacati alle pareti. < Voi avete fatto tutto questo in un'ora e poco più ? > dico meravigliata. Guardo mia madre e le sorrido. < Ovviamente tu sapevi tutto.. > 
Scoppiano abbracci e auguri di quà e di là. < Scusatemi, scusa.. Gente, ve la porto un'attimo via, devo fare una chicchierata con questa tipa. > ed è così che Clark mi prende per i fianchi e mi spinge di sopra. 
< Perchè non mi hai parlato, nè ieri nè oggi ?? > mi domanda dopo aver chiuso la porta della cameretta. 
< Perchè ti ho visto insieme a Anna ieri pomeriggio dopo che mi avevi detto una bugia e mi sono incazzata. > rispondo sedendomi sul letto.
< Amore mio, ci stavamo organizzando per la tua festa. > mi dice sorridendo.
Lo guardo meravigliata. < Davvero? Significa che non stavate insieme per limonare o cose del genere ? > 
< O mio Dio, che vai a pensare. Certo che no sciocchina. > mi dice e si mette seduto accanto a me. Mi prende il viso tra le mani e avvicina la sua fronte alla mia. 
< Amore mio, ascoltami bene. Tu sarai sempre l'unica, sappilo. Amo solo te, nessun altra. L'unica donna che amo oltre a te è mia madre. Per il resto, puoi stare tranquillissima. > mi dice e si avvicina baciandomi. 
Poi mi guarda negli occhi. Vorrei dirgli ' ti amo ' ma sono troppo timida, specialmente in questo momento. 
< Ti amo anch'io > dice sorridendomi. Ormai mi conosceva, troppo bene.

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Capitolo 11
*** Non è un sogno. ***


Ciao ragazzi, vi scrivo all'inizio perchè non ho il coraggio di rovinarvi il finale. 
Siamo giunti alla fine di questa fanfiction. Vi vorrei dire un GRAZIE circolare. 
Un GRAZIE che parte da non sò dove fino ad arrivare all'isola che non c'è.
GRAZIE, davvero. Per essere rimasti con me, tutti. 
Emozionatevi, leggendo questo capitolo. Anche se non siete fan scatenate di Kristen.
Ho pianto mentre lo scrivevo. Un grazie immenso, alla prossima. 
La vostra non-più-sfortunata, Rose.
 
 
E' passato un anno. 
Ora siamo nel 2012. Ora ho quasi 17 anni.
Ora sono le 17.30. 
Aspetta.. e questo che c'entra ?! 
Sì, sono sempre Rose, la solita squilibrata, innamorata del suo Clark (temporaneamente in vacanza con il fratello) e sempre la solita fan (io direi stalker) di Kristen Jaymes Stewart.
Ma, sfortunatamente il mio momento non è ancora arrivato. Anche se aspetto da quattro fottutissimi anni. Aspetterò anche tutta la vita, se ce ne sarà bisogno. 
Non lo sò perchè, ma ora mi metto sul divano, con Lucciola, con il mio pc, con la televisione accesa. Sì, ho finito con il 'con'. 
Twitter. Metto l'account, la password ed eccomi. Ovviamente, la prima cosa che faccio è informarmi delle news riguardanti la mia Kristen. 
Ed ecco che, logicamente, arriva la stessa notizia che ricevetti l'anno scorso, in questo periodo dell'anno. 
 
Kristen Stewart, Robert Pattinson e Taylor Lautner
saranno a Londra, il 14 Novembre per la premiere di 
Breaking Dawn part 2.
 
Eh, no, aspettate, che cosa ??
<< Oh Cristo, Oh Madonna, non la cantante, porca di quella supposta che non ho infilato nel culo ieri sera. >> mi metto a gridare per tutta la casa. Ovviamente, salto, grido, e sparo cazzate a tutto più.
<< Per tutte le padelle senza manico di questo mondo e le scorreggie fatte sotto le coperte che fanno puzzare tutto quanto >> grido ancora. 
Mia madre s'affaccia dalla cucina. 
<< Rose te l'ho detto mille volte di moderare le parole e di non gridare per casa come una pazzoide >> mi dirigo verso di lei e l'abbraccio forte. 
<< No, mamma. Stavolta è obbligatorio che io spari cazzate a tutto spiano e gridi come una lucertola alla luce del sole,mamma. VIENE KRISTEN STEWART QUI', CAZZAROLA, A LONDRA! >> chissà se smetterò mai di gridare. 
<< Oh ecco, se io ti dico che tu non ci andrai se non la smetti di gridare che fai? >> mi dice mia madre dopo che l'ho abbracciata.
<< Oh, mammina piccina picciò tanto cara e bellina, tu >> le dico facendo la lecchina in un modo assurdo e sensato. 
<< Ti prometto che fino alle 18 non griderò se tu mi mandi da Kristen >> le faccio.
<< Rose, alle 18 manca un quarto d'ora >> mi guarda per dire 'non sono deficiente come credi' tuttavia... << Sì, ti ci mando. >> mi dice rassegnata ma sorridendo un po'.
Ora ho davvero tutte le ragioni del mondo per gridare come una matta.
 
***
Lo chiamo. Non posso non dirglielo. Non posso non dire a quello scemo che andrò a vedere quella fottutissima premiere e che lui stavolta non mi farà tornare indietro quando starò a metà strada. 
<< Ciao amore >> mi risponde.
<< Tu, la vuoi sapere una cosa, per tutte le marionette trasformate da uomini di questo mondo? >> 
<< Siamo euforiche oggi eh.. spara ! >> 
<< Andrò alla premiere di Breaking Dawn parte 2 e tu stavolta non potrai corrompere il mio sogno, nemmeno se ti butti giù da un palazzo di 23 piani. Tra parentesi, non ci provare nemmeno. >> gli dico.
<< Okay amore, farò di tutto per non trovarmi su quel palazzo, daccordo ? >> mi chiede ridendo.
<< Ecco, bravo. Anche perchè, ti ricordo, che quando tu stavi andando ad  abbracciare la tua amatissima Lavigne nel backstage del concerto, io non sono sbattuta contro lo spigolo di un mobile, nè mi sono buttata di sotto, quindi vedi di fare il serio stavolta. >> 
<< Ehi, io sono sempre serio, sei tu quella squilibrata che si mette a dire cazzate sulle marionette trasformate da uomini ! >> si mette a ridere come uno scemo.
<< Ma va' che quando tu hai saputo del concerto mi hai chiamato e hai sparato tutte le cazzate possibili e immaginabili di questa terra. >> rido anch'io al ricordo di quel giorno.
<< Hai ragione, però quella delle marionette mi era sfuggita >> continua ridendo.
<< Ok, ti lascio dai, che mia madre sennò mi uccide oggi. >> gli dico.
<< Va bene, a più tardi amore >> 
<< Sciao. >> 
<< Dimmi almeno che mi ami, bastarda ! >> 
<< Sìsì, ti lowo tanto tanto tanto, stai sicuro. >> 
<< Che fidanzata stronza che ho. Ti amooooooooo. >> mi dice ridendo a tutto spiano.
<< Ti aaaaaaaaaaammazzerò con le mie stesse mani, Clark, promesso >> 
Stacco il telefono.
 
***
Ciao gente, sono Rose, la solita squilibrata, innamorata del suo Clark e bla bla bla.
Sinceramente: in questo preciso istante non me ne fotte un accidenti del mio Clark.
Perchè ? 
Perchè c'è una certa Kristen Jaymes Stewart a tipo tre metri alla mia destra, e, tatan , si stà avvicinando sempre di più a me. Sono in prima fila, per questo ringrazierò sempre mio padre che mi ha fatto svegliare alle 5 di mattina per una premiere che è cominciata alle 21. 
Ma che sarà la cosa più bella che abbia mai vissuto in vita mia.
Mi guardo in giro. Vedere persone con la mia stessa passione, sorriderci, piangere insieme, è davvero una cosa straordinaria, accidenti. 
Sì, perchè io appena ho visto lei, Kristen, sono scoppiata a piangere, e lo stò facendo tutt'ora. 
Sono troppo emozionata, accipicchia. 
E' come se, tutti quegli anni passati ad aspettarla, tutta la rabbia per il fatto che non l'avevo mai vista in quattro anni, ora è svanita. Tutto finito. Ora è lì, la posso vedere. Posso sorridere con lei. Posso respirare con lei. Posso sentire lo stesso vento autunnale che sente lei. 
Posso avere tutto, quando c'è lei.
Il mio cuore ora, è come un colibrì, che vola  nel cielo. 
Ma ha anche dei battiti troppo irregolari che gli fanno pesare le ali. 
Per questo vorrei che rimanesse quì, con me. Perchè così anche lui, saprebbe l'emozione che si prova a vederla.
Mi volto per un microsecondo,incrocio lo sguardo di mio padre dietro di me che mi guarda sorridente e mi dice di non piangere.Come si fà ?
Come si fà a non piangere davanti al tuo idolo che non hai mai visto?
Ed eccola lì, che è di fronte a me.
Sembra una dea, un fiore appena sbocciato, una farfalla in libertà. 
E' perfetta. Perchè la perfezione esiste, e porta il suo nome, ora lo posso vedere con i miei stessi occhi. E non è una fotografia questa, nemmeno un video. E' tutta una fottuta realtà.
<< Ehi, Hello >> mi fà Kristen salutandomi con la mano.
Non so com'è che raccolgo il coraggio di dirle quella frase. 
Voglio che lei mi risponda con una sola parola. 
E poi non avrò più sogni nel cassetto. Nessuno.
 
<< Can I hug you, Kristen ? >>
E la risposta arrivò.
<< Oh, Yes, sure ! >> 
 
E la abbraccio,piangendo sopra la sua spalla,inspirando il suo buon profumo,stritolandola.

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