As an unlit candle.

di IamSimo
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prefazione. ***
Capitolo 2: *** { 1 - Non si ripeterà mai più. ***



Capitolo 1
*** Prefazione. ***


C’erano cose che non pensavo sarebbero mai successe nella mia vita. Cose di cui mi sarei pentita nel solo pensarle. Cose che alla fine mi avevano trascinata fino a farmi toccare il fondo. Vorrei potermi pentire di qualcosa, ma non ci riesco. I crampi alo stomaco si risvegliano – come a ricordarmi chi sono – mi sorvegliano, strappano le mie illusioni, si nutrono dei miei pensieri e lasciano il nulla. Perché tra le mie pallide mani stringo il nulla. Non desidero qualcosa da tanto tempo, ora però, vorrei soltanto alzarmi.

 

I miei occhi scorgono nel corridoio adiacente a muro - che satura sterilità nauseante – una porta verde smeraldo, come tutte le porte di quel posto, dove vi era la scritta W.C. e il disegno comune di una figura con la gonnellina. Quella – che doveva sembrare una ragazza e perciò rivelare per quale sesso era predisposto quel bagno – mi guardava con superiorità : “Ehi io sono una ragazza in gonnellina, con un fiocco sulla testa, una taglia di seno in più della tua e un fisico snello e seducente.

 

Mi ero trascinata in quel posto di mia spontanea volontà, ed ora fissavo anche il bagno poco lontano, con paura, quella paura che sovrasta ogni altra emozione, che nascondeva in qualche angolo della mia testa, i dolorosi crampi che davano ragione a quell’immagine di perfezione che anche i bagni mostravano. Stringo i pugni, ho promesso che ce l’avrei fatta, io sono Rachel Berry. Io. Io non sono nessuno. E mentre le lacrime copiose straripavano dai miei occhi, una mano mi cinse i fianchi, calda e protettrice. – “
Alla tua destra, dietro questo corridoio c’è un bagno” – Non seguo le sue parole, quasi cerco una benedizione in esse. – “Raggiungilo, affaccia il tuo faccino in un gabinetto e ficca le tue dita in gola finché non potrai più cantare” – La sua voce sfiora quasi l‘acidità, eppure mi rincuorano più di tante atre.

 

Cos’hai Rachel ?”

“Perché non mangi ?”

“Gastroenterite Rachel ?”

“Ti devi far curare !”

“Devi essere aiutata.”

“Ti fai del male da sola.”

 

Non capivano che erano loro quelli che mi facevano de male ? Non capivano che volevo soltanto sentirmi libera ? – “Perché mi dice così ?” – Il mio cuore batteva forte, avevo così paura. Cosa avrebbe pensato Finn vedendomi in quello stato ? Aveva detto di amarmi, aveva detto che avrebbe fatto di tutto per me. Erano solo bugie.

 

BUGIE.

 

L’ennesima. L’ultima. I crampi tornarono più forti di prima, come note dimenticate tra le mie corde pronte ad esibirsi e mostrarsi agli occhi di tutti. Io potevo fermarli, quando volevo, non avevo bisogno di aiuto. – “Perché non lo farai, Rachel. Ci tieni troppo a te stessa per farti male.” -, persi un battito o forse due. Tradotto voleva dire che ero troppo codarda ed egocentrica per farlo ancora. Volevo soltanto cantare, vincere le nazionali e un premio di fama mondiale. Volevo soltanto essere acclamata, ma se i miei occhi non vedevano in me la luce, nessuno l’avrebbe mai vista per me. Ero spenta, come le luci di Broadway che aspettavano il mio arrivo a New York. Avevo perso tutto.

 

Finn avrebbe stretto tra le sue braccia un’altra ragazza, Quinn senza dubbio. Avrebbe affondato il suo viso nel suo collo – abbracciandola – ed assaporando il suo profumo, si sarebbe drogato del suo profumo. Poi, dopo aver vinto – anche senza di me – per l’euforia del momento, lei farà il primo passo e lui sorriderà con uno di quei sorrisi che nasce da un lato e non finisce mai, dando un tocco di sensualità alle sue sottili labbra. La bacerà.

 

Ed io sarò qui, dimenticata dal mondo, dimenticata da me stessa anche. Che senso aveva essere lì ? – “Non ci sarà nessuno ad aspettarmi.” – Singhiozzai e quel singhiozzo si perse nella risposta della donna seduta al mio capezzale. – “Ci sarò io.” – Non disse che ci sarebbe stato qualcuno, che Finn sarebbe venuto, che il mio idolo sarebbe venuto ad incoraggiarmi, ma ci sarebbe stata lei. – “Crederò in te Rachel, fino alla fine.” – E mentre quelle parole si perdevano nell’aria – masochista com’ero – mi uccidevo con le immagini di un bacio fantascientifico tra Finn e Quinn, finchè non corsi verso il bagno e con le lacrime ancora fresche, affondai due dita in gola fino a sentire i crampi placarsi e con me il dolore.

 

Lei mi aveva seguita, ed ora tenendomi i capelli all’indietro, mi reggeva la fronte, non mi fermava, non diceva nulla, perché lei ci sarebbe stata. – “Berry, so che ce la farai, so che ne uscirai.” – E mentre col dorso della mano destra, mi pulivo le labbra dai residui del mio peccato, mentre sorrisi nel sentirmi così vuota, così leggera. Sue Silvester, mi teneva la mia mano sinistra.

 

 


















Angolo de'autrice :

Ciao :3
Avevo scritto una Fanfiction già, doveva essere una long, ma visto che nessuno l'ha letta, che proprio di continuarla non avevo voglia e che mi è venuta in mente questa brillante - credo - idea, mi sono detta "Simona, scriviamo !" ed eccoci qua.
Allora, questa è una prefazione, qui siamo a quando Rachel ha toccato il fondo, dal prossimo capitolo in poi, torneremo alle origini, o perlomeno qualcosa del genere. Essì, non ho fatto partecipare Rachel alle nazionali - sono pazza - ! Adesso vi lascio, spero leggiate e lasciate delle recensioni u.u
Se avrà - come dire ? - successo o piacerà - semplicemente - continuo, se no, beh, continuo ! Ahahahah :)
Alla prossima, Simona.
  





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Capitolo 2
*** { 1 - Non si ripeterà mai più. ***


Primo capitolo.
 
 

 


Caro diario,
Finn mi ha lasciato, non mi ama, non mi ha mai amato.

 
 
 
Aveva promesso che non mi avrebbe mai lasciato, ed io ci avevo creduto. Ci ero cascata di nuovo, non ho scusanti. Stavolta non è colpa mia. E’ stato lui a spingermi, è stato lui – l’innominabile – a costringermi a ripagarlo con la stessa moneta, a tradirlo. E’ stata una scusa, chissà da quanto pensava di lasciarmi – sola – come tutti. Mi tremano le mani, vorrei tanto rompere qualcosa e non vedere il mio cuore sbriciolarsi, taglio dopo taglio, ferita dopo ferita. Avevi promesso non mi avresti mai lasciato, ci avevo creduto dannazione, perché Finn ? Ora tornerai da Quinn ? La perdonerai come sempre ? Perché non mi perdoni ? Perché sono sempre io quella sbagliata ?
 
Quando mi baciavi, pensavo mi amassi davvero, pensavo che quei ti amo fossero veri. Era tutta una bugia, avrei voluto che continuasse a mentirmi per sempre, lo amavo – lo amo – e se mi avessero reso felice, come realmente facevano, avrei continuato ad amare le sue bugie, avrei vissuto all’ignoranza della verità. Perché non mi hai amato ed io non ti ho mai avuto. Io sono tua, purtroppo.
 
 
 

Come ho potuto fidarmi ? Cos’ho che non va ? Sono così orribile ?
Perché il mio cuore deve fare le cose sbagliate ? Perché l’amo ancora ?
Vado al Glee. Incontrerò i suoi occhi e morirò in essi.
Lui sarà mio. Lo riconquisterò – se mai lo avessi davvero fatto -.

 
 
 
Arriva Natale, nemmeno me ne ero accorta. Eppure le luci, gli alberi che cominciavano a spogliarsi di foglie e a riempirsi di addobbi dovevano farmelo capire: ma mancava la felicità, la felicità che sembrava essersi distrutta dentro di me, io Rachel Berry, che per la prima volta nella sua vita, avrebbe preferito morire che sentire canti natalizi ed entrare nel Glee. Un minuto di pace, per favore, un secondo per poter piangere. Ma le lacrime stavolta avevano taciuto, e crescevano dentro di me.
 
 C’era tanto spazio nel mio corpo con l’assenza del mio cuore distrutto. E tanto dolore da crearne uno nuovo. Ma non lo volevo. Ora dovevo sorridere, aprire le mie labbra per cantare, ed addobbare quell’albero così lontano ma già vicino – che intravedevo all’entrata dell’aula del Glee Club.
 
 
 

Stavo addobbando l’albero, ce l’ha procurato Santana.
I miei occhi hanno incontrato quelli di Finn.
Lui ha distolto lo sguardo, il mio cuore si è
nuovamente spezzato.

 
 
 
Mi raggiungeresti in auditorium domani alle quattro ?” – Abbasso gli occhi, mentre sistemo un’altro ciondolo su un ramo dell’alberello verde. Finn non riesce a guardarmi – sono talmente orrenda – spero in una sua risposta positiva, spero in un suo consenso, una speranza. – “Certo.” – Faccio finta di esserne indifferente, ma non sono una così brava attrice. Percepisco il mio cuore, rinascere dentro il mio corpo, come se quel semplice ‘Certo’ fosse stato un seme buttato nella mia terra ed esso finalmente stia già crescendo. Sorrido. Babbo Natale forse esiste davvero. Girò il mio sguardo verso Brittany, ci credo anche io Brì, davvero.
 
 
 
 

Ho scritto a Babbo Natale, forse solo la fantasia mi potrà
aiutare in questo momento.
Canterò per lui, canterò per noi e anche per questo cuore assente.


 


 - “Mi raccomando deve essere intensa e romantica” – Mi sistemo il berretto rosso sopra la mia testa e i boccoli appena fatti sulla mia spalla, davanti al viso, ameno così il mio volto – antipatico – non rovinerà l’atmosfera, forse non vedendomi davvero in viso, Finn mi amerà e stavolta, davvero. – “Perché ?” – Balzo spaventata a sentire la sua voce – il mio cuore forse sta battendo ? Che bella sensazione – Quella sua domanda, pare essere rivolta ai miei pensieri, vorrei risponderti Finn e dirti che il tuo amore è l‘unica cosa che desidero.
 
- “Perché sono molto puntigliosa quando faccio i regali, non sai quanto gattini ho dovuto cambiare perché non li ritenevo adatti.” – Faccio una smorfia e continuo a parlare eccitata – “Allora ? Ti piace il mio bianco Natale” -, lo vedo sistemarsi le mani in tasca, lo fa solo quando è imbarazzato, quando non sa cosa dire. Stai arrossendo ? Non ci credo. – “Beh non mi piacciono gli abeti finti, ho sempre preferito quelli veri, hanno un buon odore, sarà per questo.” – Lo vedo corrugare la fronte, lo ha detto per darmi fastidio, per irritarmi. So di essere come un abete finto, come qualcosa che screzia con il resto del meraviglioso paesaggio.
 
-“Già” – farnetico spaesata e titubante, ho così paura – “Comunque, buon Natale” – afferro il pacchetto confezionato e glielo pongo davanti al suo sguardo perplesso. Ancora non capisci ? Ti voglio Finn, ho bisogno di te per vivere. – “Noi ebrei non ci scambiamo i regali di Natale, ma so che tu ci tieni molto e ho voluto fare un’eccezione.” – ho voluto fare un’eccezione perché ti amo. – “Vorrei che leggessi il biglietto” – Lo apre ancora perplesso e legge ad alta voce ciò che c’è scritto – “Buono per una canzone scelta e cantata da Rachel Berry che con tanto affetto si esibirà dal vivo.” – Nei suoi occhi vedo quasi un ombra, è la sua negazione, ti prego Finn non mi negare questo.
 
 – “Beh, meglio dei gattini. Vieni a sederti” – Lo afferro, ma lui si lascia andare, il mio cuore reggerà ad un’altra negazione ? – “Non credo sia una buona idea, lo so che hai mente e non funzionerà.” – Sono stanca, stanca che la gente mi dica cosa fare, hai sbagliato tu Finn eppure guardami ! Sono io quella che ti striscia ai piedi, che si taglia le mani, che si spezza in due. – “Impedirmi di scusarmi è sleale” – farnetico con un accento isterico – “Ti sei scusata abbastanza. So che il perdono fa parte dello spirito del Natale, ma non sono pronto a perdonarti. Smettila di forzarmi, ti prego” – Mi sta pregando, tanto perdonerai Quinn ed io ti avrò perso così tante volte nella mia testa, che sarà come la prima e farà male come se ti avessi perso tante volte in una. Ti vedo andar via, straluno, vorrei gridare e griderò nella mia canzone, quella canzone che avrei voluto dedicarti.
 
 
 

 
Ho cantato per il mio cuore assente.
Ho cercato in quelle parole la forza.
E per la prima volta, la musica non ha alleviato
le mie sofferenze.
Sono tornata a casa, ho cercato di piangere
non ce a facevo, le lacrime non venivano
ho tappato la mia bocca col cuscino.

 
 
 
 
Hanno distrutto il Glee. Qualcuno – uno dei tanti che ci odia – si è divertito a distruggere il nostro spirito di Natale, non sapeva che il mio era spento da un po’ ? Brittany dice che è stato Babbo Natale, forse ha ragione. Forse, dopo aver rotto la promessa del desiderio che li avevo tanto richiesto, voleva rovinare e distruggere tutto il resto. Non importava, nulla aveva più importanza. Ti guardo Finn e nei tuoi occhi leggo il dolore già riversato nei miei, vorrei potermi stringere a te per alleviare il mio dolore o ameno essere il tuo porto sicura ed accoglierti nel mio petto per sentire il mio cuore che non batte più. Io soffrivo per te, tu soffrivi per quell’albero assente come il mio cuore.
 
 

 
Ho accompagnato Finn a comprare un albero nuovo.
E mie labbra per un secondo hanno sognato di sfiorare le sue.
Mi ha guardato inorridito e mi ha lasciata à, tra gi arbusti.
Ero l’albero di plastica che disgustava tra i mille alberi veri che amava.
 

 

 
- “La vigilia di Natale non si può restare soli.” – Sorrido mantenendo il vassoio di ciondoli da appendere all’albero del professor Shuster, Anche la signora Silvester sa essere gentile. Gli occhi di Finn mi perforano la schiena, ma non girerò lo sguardo, non ho più un cuore. E’ più bello vivere senza di esso.
 
 
 

Ma mentivo solo a me stessa.

 
 
 
La cena passava in fretta tra risate e piatti squisiti. Qualunque cosa mi passassero la inghiottivo senza nemmeno sapere cosa fosse, mi sentivo così sola con così tante persone al mio fianco. Dipendevo dal mio cuore. – “Rachel vuoi una porzione d’arrosto ?” – Mercedes al mio fianco mi sorride felice e con un piatto in mano, do un cenno d’assenso. Il mio sguardo si spostò su Finn, e nemmeno se ne accorse: stava ridendo, non riuscivo a sentire il suono della risata tanto estraneo alle mie orecchie da un po’. Ciao amore mio. Chissà se quando ridevi così con me mentivi – era un’altra bugia – o tenevi davvero a me ?
Inforchetto la fetta d’arrosto, li do un morso.
 
 
 

Il disagio aumenta, facendomi sudare freddo.
Prego che la serata finisca in fretta.

 
 
 
Afferro il cellulare, faccio finta che i miei papà mi abbiano chiamata per farmi rincasare, saluto e scappo via, nascosta dal cappotto tengo la mano destra sulla mia gola, ho paura di rimettere. Sento quel piccolo morso d’arrosto risalire assieme a mio cuore. Qualcuno mi saluta – “Ma cos’ha ?” – La voce nasale di Quinn si perde ne’aria. Cos’ho ?
 
 
 

Sono tornata a casa.
Mi sono chiusa in bagno.
 

 
 
Finalmente le lacrime sono uscite dai miei occhi, e mentre il mascara colava, gli occhi rossi e gonfi marchiavano il mio viso ormai inguardabile – sono sempre inguardabile -.
Stringo i denti, come se chiudendo la bocca, non potessi vomitare. Ma la gola brucia ed ho bisogno di sentirmi libera. Mi metto in ginocchio, di fronte a gabinetto. Se dovessi rimettere di fronte allo specchio, non oserei più guardarmi in faccia per lo schifo, preferirei morire.
 
Ho bisogno di sentirmi libera. Ho mangiato così tanto ! Prendo l‘indice, e lentamente lo guido per la mia gola, quando lo sento davvero, faccio andare giù della saliva – per sbaglio in questo modo – richiudo la bocca e con i denti ferisco il dorso della mia mano – la ferita brucia – ma non sento nulla, finchè finalmente rigetto ogni mio dolore, ogni cosa nel water fino a sentirmi libera, vuota, assente. Respiro con calma, cerco di riprendere il fiato, felice della missione appena compiuta. Non ricapiterà più. Non sono debole, io sono Rachel Berry.
 
- “Tesoro sei tu ?” – Papà dall’altra porta mi chiama – “Si papà, scusami.” – La mia voce risuona roca, quasi non mia. – “Ti sei sentita male con lo stomaco ? Ti preparo qualcosa ?” – Non si ripeterà mai più, lo prometto. – “N-no papà ! Ho soltanto un po’ di mal di gola” – Balbetto con una voce più rilassata. – “Ochei Rachel, vado a letto, sogni d’oro.” – Lo sento andar via, mi rialzo e getto lo scarico. Non si ripeterà mai più.
 
 
 

Allora perché non ho detto osa avevo fatto ?
E’ mezzanotte, fisso la porta della mia camera.
Babbo Natale non è arrivato – Finn non è tornato da me.

Ed io sono sola.
 












 

Angolo del'autrice :

Ciao a tutti (?) Ho appena postato ieri la prefazione, ma visto che - lo devo ammettere - voi postate storie ogni cinque minuti, il mio prologo/prefazioni era arrivato alla quinta pagina già e così ho deciso di rimetterlo ai primi posti continuando - anche se non ha avuto un variopinto successo - Spero sia per il poco tempo passato dalla pubbicazione e non dal mio modo di scrivere D:
Qui Rachel, ha il suo primo attacco di vomito per la sua malattia - insicurezza alta - Pff ci ho messo tre ore a scriverlo AHAHAH dalle dodici che lo scrivo, eh già :3
Mi sono rivisto l'episodio e poi ho rifatto. E' venuto - in effetti - lungo. Spero stavolta di poter leggere qualche recensione ed avere qualche visita v.v
Con la speranza di rivederci (?) Alla prossima c:

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