Dangerous Hunt

di Nicolessa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chi non muore si rivede. ***
Capitolo 2: *** Ipotesi, ipotesi e ancora ipotesi. ***
Capitolo 3: *** Domestiche che fanno le fusa. ***
Capitolo 4: *** Scomode confessioni. ***
Capitolo 5: *** E' ora di architettare un piano. ***
Capitolo 6: *** C'è a chi piace fare shopping e a chi piace giocare a freccette. ***
Capitolo 7: *** Una Joanna di troppo. ***
Capitolo 8: *** Muori, puttana, muori! ***
Capitolo 9: *** Insoliti ringraziamenti. ***



Capitolo 1
*** Chi non muore si rivede. ***


Role
Capitolo 1 - Che lo spettacolo abbia inizio.


Operazione pedinamento in corso.

Il caso che aveva accennato a Dean qualche giorno prima alla Roadhouse era lo stesso che stava trattando quella calda mattina, stesa nel prato verde e rilassante solo alla vista di una piccola università per ricconi. 
Non credeva che avrebbe mai più rimesso piede in un' università dopo quello spiacevole incidente con il set di coltelli e tanto meno lo voleva ma.. circostanze lavorative glie lo imponevano.
Mentre il calore del Sole le rendeva la pelle appena bronzea, Jo fingeva di leggere un libro di astronomia, puntando però lo sguardo su una ragazza bruna a ore dieci, circa a quindici metri da lei. La vedeva parlare con una sua coetanea, il tono di voce era basso e il loro sguardo sfuggente era molto, molto sospetto. Aggrottò la fronte e assottigliò lo sguardo sperando nella lettura del labiale ma niente da fare: il Sole rendeva a dir poco impossibile tale operazione.
«Devo avvicinarmi a quelle due..» mormorò tra sé e sé mentre sfogliava distrattamente una pagina di quel libro a suo avviso molto inutile.
Un caso di streghe: a questo pensava Jo. Considerava quella classe come quella più.. fastidiosa. Erano semplici umani che presi da manie di protagonismo o smanie di potere vendevano l'anima al diavolo e tanti saluti a famiglie intere di conigli del tutto innocenti.
Al solo pensiero arricciò il naso come ad esprimere il suo disgusto e subito dopo, capendo di doversi dare una mossa, si alzò dal suo piccolo rettangolo di prato e raccolse l'asciugamano usato come base del corpo.
Non aveva problemi a mostrare il suo fisico, infondo non aveva nulla che non andasse: era snella e non possedeva quei mostruosi muscoli che caratterizzavano la maggior parte delle cacciatrici che aveva visto entrare nella Roadhouse... e poi tutti lì erano a torso nudo o in costume pronti a prendere il Sole quindi era tutto normale, imbarazzo zero (sempre che lei fosse in grado di provarne per quelle situazioni).
Mentre si avvicinava alle due, rifletté su come poter attaccare bottone senza esser considerata una "rompiscatole", cosa ricorrente considerate le tizie snob che popolavano quel posto.
«Ehi, sta attenta!» si sentì rispondere subito dopo aver scontrato la spalla di qualcuno per potersi fare strada verso le ragazze che continuavano a parlare ad un volume impercettibile.

Ebbene si. Dean era finito in una fottutissima università. Non avrebbe mai pensato di ritrovarsi all'interno di un'istituto per secchioni, nemmeno per fingersi uno di loro.
«Sai Sammy? A pensarci bene non è male come copertura!» gli disse quando gli venne assegnata una bella stanza tutta per loro.
Le tasse le avrebbero pagate con la nuova carta di credito falsificata di due tizi di nome Fred e Simon Spencer.
Non era male fingere di essere due ricchi figli di papà che studiavano filosofia e tutte le altre stronzate che andavano a braccetto con quella materia. Si sentiva quasi importante, poteva sentire la potenza di Fred Spencer, anche solo impugnando la sua carta di credito. Sam invece voleva soltanto concludere il caso e, riguardo la loro copertura, fece una stupida battuta del tipo ''il nome Simon non mi dona". 
Erano arrivati lì da nemmeno un giorno e già Dean aveva fatto conquiste, diventando l'argomento della settimana tra le ragazze. Sam invece restò come al suo solito vago con tutti, forse era dovuto al fatto che si sentiva abbastanza affascinante con un libro aperto alto un metro sotto il naso.*
«Allora... abbiamo un caso di stregoneria o cosa?» chiese Dean al fratello, seduto ai piedi di un albero, con la schiena contro il tronco di quest'ultimo, mentre osservava la situazione in quella specie di ''giardino dei sogni''.
Sam alzò le spalle e aggrottò la fronte, tirando un sospiro. 
«Non ne ho idea. Al momento è quello che sembra..» rispose soltanto, sfogliando il libro che teneva sulle gambe. 
«Guarda un pò... mi sembra di stare a figolandia! Perché tutti si credono di essere Naomi Campbell? ». Una delle sue squallide, retoriche, domande/battute, alle quali ovviamente Sam era del tutto indifferente.
Gettò un'occhiata alle pagine di quel libro e scosse la testa roteando gli occhi al cielo. «Non ti starai calando un po' troppo nella parte?» 
Forse al fratellino mancava la sua vecchia vita, l'università. Ma come poteva biasimarlo? Era il futuro che avrebbe voluto per se stesso, mentre Dean pensava di averlo salvato da una vita noiosa. 
«Sta zitto!» lo ammonì e lui abbozzò un sorrisetto.
Guardandosi un pò attorno, distrattamente notò una coppia di ragazze che chiacchieravano in modo molto ambiguo. Che fossero le presunte streghette? Che ne sapessero qualcosa? 
«Torno subito» disse.
Si alzò in piedi e si avvicinò a loro, ma nel tragitto si scontrò con qualcuno, sentendosi dare una spallata. Si voltò di scatto e, con la finezza di un ippopotamo, urlò: «Ehi sta attenta!» 
Quando notò di chi si trattava, sgranò gli occhi e si bloccò di colpo, inarcando le sopracciglia.
Jo? Ma che cavalo ci faceva lì? Anzi, no: che cavolo ci faceva lì, in bikini?

E come stupirsi: Dean Winchester era sempre pronto a rovinarle la festa proprio quando meno se lo aspettava... e pensare che aveva scelto quel posto proprio perchè sperava di non trovarsi faccia a faccia con lui.. non le sembrava affatto un tipo da università, nemmeno sotto copertura e per poche ore!
Inclinò di poco la testa e sospirò a pieni polmoni come a voler svelare la frase che pensava, senza però proferire parola: "Non è possibile, sei anche qui!".
Poi collegò... o meglio, l'espressione imbambolata/sorpresa/sconfitta di Dean le fece ricordare un piccolo particolare: era in bikini di fronte a lui.
A Dean. 
Perchè fino a quel momento non si sentiva affatto al centro dell'attenzione? E soprattutto perchè iniziava a sentirsi.. in imbarazzo? Noo, non era da lei, minimamente. Era solo una sua stupida impressione destinata a sparire e presto anche.
Per deviare quella sensazione totalmente sconosciuta, Jo cercò di mettersi come al solito sulla difensiva, tornando a concentrarsi sul lavoro: cosa che la faceva tornare con la testa sul collo.. finchè ne aveva una come aggiungeva saggiamente la madre per intimorirla. Cosa che ovviamente non funzionava mai!
«Chiudi quella bocca o mangerai mosche per pranzo» riferì forse senza molta gentilezza mentre, posando due dita sotto il mento del ragazzo, fece il gesto che tanto rispecchiava la sua indole da falsa snob.
Difendersi in quel modo era l'unica cosa che le riusciva meglio ultimamente, nonostante riscontrasse diverse lamentele da parte della madre e anche dai clienti, sempre meno disposti ad alzare le mani sul suo tanto desiderato di dietro... infondo questa era una cosa positiva: niente bottiglie volanti per calmare dei vecchi cacciatori in astinenza.
Uscì da quella specie di tunnel che aveva nel cervello e gettò uno sguardo alle ragazze che divertite si gustavano la scena.
Inutile dire che a Jo dessero fastidio.. e non poco.
«Possibile che tu sia ovunque io vada? Capisco che tu possa sentire la mia mancanza ma, per favore, datti un contegno!» lo coglionò con un sorrisone stampato in faccia mentre stava ben attenta a non farsi sfuggire il suo nome, il suo vero nome.
Sapeva bene come funzionassero quelle cose, carte di credito false= nomi ed identità false. Era talmente tanto "esperta" che aveva pensato bene di adottare anche lei quella tecnica, evitando così di farsi scoprire anche da Ash, totalmente incapace di raccontare bugie all'espressione intimidatoria di Ellen.
La faccia di Dean era abbastanza eloquente, non occorreva sentirlo anche parlare per sentirsi dire quanto fosse poco credibile quella sua affermazione ironica.
«Comunque grazie per il pensiero, come vedi sto bene e non ho bisogno di aiuti nella ricerca... di astronomia» aggiunse subito dopo controllando con la coda dell'occhio quelle due presunte streghe. Sapeva che non l'avrebbe avuta vinta, purtroppo Dean era più testardo di lei.

Non si sarebbe mai aspettato di vederla lì di fronte a lui, con quell'aria da ragazza snob che non le donava affatto, un libro tra le braccia e in bikini. Non l'aveva mai vista ''mezza nuda'' e, si poteva pur dire, che si era perso uno spettacolo niente male. Fino ad ora.
Ringraziando il cielo, aveva il buon senso di non pronunciare il suo vero nome. Lì lo conoscevano tutti come Fred Spencer, soprattutto tra le ragazze, anche quelle che era sedute lì a quattro passi da loro, a godersi la scena mentre ridacchiavano sottovoce. 
Chiuse la bocca quando Jo posò il pollice e l'indice sul suo mento e si inumidì le labbra, cercando di frenare la voglia di ridere e poi gettò un'occhiata alle presunte streghe che ancora osservavano tutto come se fossero sedute sulle poltrone di un cinema.
Tornò a guardare Jo, lanciandole un'occhiata d'intesa e poi inarcò le sopracciglia, incrociando le braccia al petto. 
«Dolcezza, se fossi bella dentro come sei fuori, saresti l'ottava meraviglia del mondo».
Abbozzò un sorrisetto sghembo -uno dei suoi soliti per attirare l'attenzione- e poi si avvicinò con pochi passi a Jo, che era proprio di fronte a lui, e arrivò a sfiorarle il naso con il suo.
Un gesto molto provocatorio, tipico di lui, ma soprattutto pericoloso. 
«E comunque, non pensare di essere sempre al centro dei miei pensieri. Ho cose molto più importanti a cui dedicarmi. Come queste due belle signore» mormorò, non esattamente a bassa voce: voleva che quelle due ragazze lo sentissero.
Praticamente aveva preannunciato la sua presentazione.
Guardò Jo molto divertito e poi le posò un bacio sulla guancia.
Quello non fu affatto un gesto finto o provocatorio. Forse un pò lo era stato, voleva soltanto stuzzicarla. Ma poteva anche essere ben inteso come un gesto tra il vero Dean e la vera Jo, come se avesse voluto dirle ''sono contento di rivederti''.
Si inumidì le labbra e poi si avvicinò alle ragazze sedendosi in mezzo a loro, sempre con una certa classe.
Era praticamente circondato da ricconi in bikini e lui iniziava a sentirsi particolarmente a disaggio, forse era l'unico ad essere vestito. 
«Salve ragazze. Ci hanno già presentati?» chiese guardando prima una e poi l'altra. «Suppongo di no! Io sono Fred. Fred Spencer» disse  incrociando le braccia, con una mano rivolta ad entrambe in attesa che gliel'avessero afferrata.
Voleva fare il simpaticone e ci stava riuscendo benissimo.

La volontà di replicare alle parole di Dean si era praticamente dissolta nell'aria nel momento in cui iniziò a mormorare qualcosa a pochi centimetri dal suo viso. 
Non entrò in "iperventilazione" come avrebbero fatto tutte le altre ragazze del mondo ma semplicemente non azzardò una mossa, avendo forse paura di un qualsiasi movimento sbagliato e sopratutto involontario: meglio concentrarsi sul lavoro.
Aggrottò la fronte al suo gesto così insolito e lo guardò da vicino, come se fosse stato posseduto... eppure sembrava che stesse al massimo del suo splendore, cosa ancora più strana a suo avviso. 
«Oh certo, il bacio di Giuda!» pensò scherzosa tra sé e sé mentre lo vedeva allontanarsi per dedicarsi alla sua splendendente presentazione da ragazzo affascinante ed esperto.
Non potè nemmeno fare a meno di sorridere.. prima di scoppiare inevitabilmente a ridere sentendolo parlare.
«Fred Spencer? Sul serio? Non poteva trovarsi un nome più.. credibile? E poi cos'era quell'uscita alla James Bond?» si ritrovò a chiedersi, trattenendo una risata plateale che l'avrebbe fatta passare per una pazza. 
Solo dopo qualche secondo, mentre girava i tacchi per andarsene e rinunciando così alla sua chiacchieratina con le streghette, notò Sam a pochi metri da loro che, pensieroso, si domandava che diavolo stesse succedendo. 
«Beh, almeno non alza gli occhi al cielo dopo avermi vista!» continuò con le sue considerazioni mentali mentre lo salutò con un sorrisetto acceso quasi senza rendersene conto: le veniva troppo naturale essere gentile con "il piccolo Sam". Dopotutto lei ricambiava con la stessa moneta l'immensa pazienza del fratello ragionevole ed intelligente.
«Fred! » lo chiamò per attirare la sua attenzione e per rivelargli una delle sue frasi che da cacciatore a cacciatore avrebbero avuto un significato diverso dal normale contesto in cui venivano spesso pronunciate. «Per la ricerca.. sai, io ho già pensato alla prima parte. Magari appena finisci la seconda vieni in camera mia così la completiamo. Da quanto ho capito è l'unico modo che abbiamo per uscirne illesi tutti e due» propose con un falso tono gentile e disponibile che nascondeva -come Dean sapeva bene- una certa minaccia non irrilevante.
Infondo era sempre così quando si ritrovavano a lavorare tutti allo stesso caso: nessuno dei due avrebbe mollato la presa, tanto valeva darsi da fare per completare l'opera il prima possibile!
«Stanza 107, non perderti. Non vorrei che quell'antipatica della professoressa Ellen venisse a sapere che mi hai aiutata, sai com'è fatta, se la prenderebbe anche con te!»
"Soprattutto con te" avrebbe voluto aggiungere.. ma alla fine l'importante era che il messaggio gli arrivasse chiaro e tondo.
Dopo un rapido cenno della testa a mo di saluto, attraversò tutto il giardino per tornarsene nella sua stanza a "ripassare" gli elementi del caso. Magari avrebbe anche fatto irruzione nella stanza delle due sospettatate ma.. prima doveva mettersi qualcosa addosso!

Era ovvio che ormai entrambi avrebbero dovuto arrendersi alla loro stessa volontà.
Dean non avrebbe mai lasciato un caso di sua competenza, non in mano ad una cacciatrice alle prime armi come Jo almeno, e lei lo stesso anche perché era davvero testarda, forse più di lui.
Perciò dovevano accettare la situazione com'era e affrontare la cosa tutti insieme e nel migliore dei modi, cercando di non prendersi con le unghie e i denti.
A volte pensava che l'unico più maturo tra loro era proprio Sam, una specie di santo in pratica. 
Non ne ricavò molto stando lì tra quelle presunte streghette. Sembravano sospettose, ma in realtà erano solo le classiche ragazzine pettegole. Dean avrebbe voluto sapere qualcosa di più sulle stranezze accadute in quell'istituto, ma l'unica cosa che era riuscito a sapere era che Lindsay Farrell era andata a letto con quasi tutti i ragazzi del suo corso di studi. Beh, esaltante.
Si sarebbe procurato il numero di Lindsay, per il resto ora erano proprio al punto di partenza.
«Scoperto niente?» gli chiese Sam quando lui tornò da lui, ma Dean fece una smorfia e alzò le spalle con indifferenza.
«Oltre al fatto che qui danno un premio a chi apre le gambe per prima? No, zero!» rispose sarcastico sedendosi di nuovo accanto a lui, proprio sulle radici dell'albero.
Piegò le gambe per avvicinarle al petto e ne posò i gomiti, guardandosi attorno con altro fare indagatorio, strinse gli occhi per la troppa luce del sole che lo colpiva in pieno viso e poi sospirò, gettandogli un'occhiata.
«Hai visto Jo?»
«Probabilmente Ellen non sa nulla..» rispose Sam accennando un sorrisetto divertito. 
Sapevano tutti e due i fratelli che Jo aveva l'abitudine di scappare e raccontare frottole a sua madre, inventandosi una bella meta sulla quale non avrebbe potuto avere i suoi dubbi.
Strano! Perché l'ultima volta che le disse che sarebbe andata a Las Vegas, Ellen chiamò Dean costringendolo a giurarle che non era lì con lui.
«Dobbiamo tenerla d'occhio. Se Ellen viene a sapere che sta seguendo un caso e noi siamo qui con lei, ci uccide»
«Ci ucciderebbe in ogni caso, Dean»
Sam chiuse il libro e poi si alzò in piedi.
«Se non hai trovato nulla sarà meglio esaminare la situazione. Vediamo cosa ne pensa Jo...»
Dean emise un altro profondo sospirò e poi roteò gli occhi, mormorando: «D'accordo! Andiamo da Jo...»

------------------------------------------------------- Spazio dell'autrice-----------------------------------------------

Salve! Se hai letto questo primo capitolo: sei un gran figo!
Se stimi/ami/invidi/adori questa coppia: sei un gran figo!
Se l'hai letto solo perchè c'è Dean Winchester e guardi Supernatural.. beh si, hai capito, sei un gran figo!
In ogni caso ti avverto che questa fanfic è stata scritta anche grazie a Moonlight93, che ringrazio dal profondo del mio cuore per avermi sopportato quando non avevo né tempo né abbastanza ispirazione per continuare questa storia. Sei una grande Ale!
Come avrete notato, in alcuni pezzi in particolare, si mette a fuoco il pensiero di Jo (di cui mi sono accupata personalmente, tentando di ragionare come lei) mentre in altri quello di Dean (quindi per i dialoghi geniali dei fratelli Winchester potere venerare Alessia!). 
Quindi, detto ciò, vi invito cordialmente a proseguire la lettura perchè la caccia è appena iniziata! u.u

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Capitolo 2
*** Ipotesi, ipotesi e ancora ipotesi. ***


parte due Capitolo 2 - Ipotesi, ipotesi e ancora ipotesi.

Dopo qualche minuto Sam e Dean si presentarono davanti alla porta della sua stanza, come gli aveva detto di fare durante quella bella chiacchierata che, alle orecchie di altri, sarebbe potuta sembrare ambigua mentre invece era soltanto a scopo professionale.
Dean allungò una mano verso la porta e bussò freneticamente e più volte, in modo da farle pensare che erano proprio i Winchester. 

«Chissà se è ancora in bikini» sussurrò al fratello, mentre quest'ultimo scosse la testa abbozzando un sorriso divertito.

Tornata nella sua provvisoria stanza da meno di cinque minuti, si gettò sul letto a gambe incrociate, tentando di fare chiarezza sul da farsi in quella situazione.

«Magari vestirsi sarebbe il primo passo!» pensò sarcastica afferrando con fare pigro i suoi vestiti rozzamente appoggiati sul letto, segno della fretta che l'aveva come investita quella mattina, appena arrivata in quell'università di potenziali assassini.
Non che la cosa non la emozionasse.. non sadicamente parlando ovviamente. 
Sperava solo di sfogarsi un po', anche perchè dopo la visita di Miles alla RoadHouse prima della sua partenza era... sì, più sicura di sé... più del solito. 
Miles era l'ennesimo cacciatore ma, per fortuna della biondina, non era come gli altri; o almeno si cullava su questo suo pensiero/fantasia. Ok, Miles aveva più o meno la sua età, un aspetto gradevole -molto gradevole-, un passato tormentato -un po' come tutti- ma in realtà era stato il suo carattere a colpirla.
Le parole che avrebbe voluto sentirsi dire da altre persone in realtà le aveva sentite da uno sconosciuto che -da qualche settimana a quella parte- iniziava a frequentare il locale con una certa assiduità.

«Non capisco perchè non te lo lascino fare, dopotutto la vita è tua, decidi tu cosa farne». Così le aveva detto mentre Jo lo stava a guardare da dietro il bancone con un sorrisetto enigmatico.
Di certo non era perchè voleva fare colpo su di lui ma semplicemente sul suo viso le labbra presero quella piega: una piega strana, tra il contento e il deluso. 

Detta in poche parole: nemmeno lei sapeva esattamente come si sentiva.
Infilò la maglia con un gesto rapido delle braccia, ripensando a quelle parole del ragazzo e subito dopo saltò letteralmente nei suoi soliti jeans chiari e probabilmente troppo attillati per una ragazza semplice come lei ma cosa poteva farci, doveva pur adattarsi a quello che c'era a disposizione!
Avvicinandosi al piccolo tavolo al centro della stanza, pronta a studiare meglio le informazioni che aveva già a disposizione, si accorse della familiarità della situazione. Eh già, le cose belle non cambiano mai.. ma potevano definirsi belle? Bah.
Improvvisamente aveva l'immagine di Dean stampata nella mente: così, dal nulla. Ed ecco che puntualmente un senso di fastidio tornò a pervaderla.
«Se rinchiudessero Miles e Dean in una stanza, probabilmente si scuoierebbero a vicenda!» mormorò tra sé e sé facendo ben attenzione a non immaginare la raccapricciante scena.
Prima che il suo cervello potesse farle altri brutti scherzi, Jo sentì bussare la porta e sapeva chi erano gli ospiti al di là della parete di legno.
«Chi altro se non i Winchester?» li salutò aprendo la porta ed invitandoli con un cenno della testa ad entrare in stanza. «Avete scoperto nulla di interessante?» domandò quasi esaltata richiudendosi la porta alle spalle dopo averli fatti entrare. «Che non sia il numero di qualche ragazza ovviamente!» si gettò in avanti onde evitare battute di poco gusto del suo amicone Dean, già pronto ad aprire bocca.

Ok, era vestita. Quella scena fece trasformare il sorrisetto convinto di Dean, in una specie di broncio da bambino moccioso. Si aspettava forse di vedere ancora una volta Jo in bikini. Non sapeva perché ma gli pareva come un miraggio, probabilmente perché era abituato a vederla come al solito: jeans, maglietta e grembiule da lavoro. Vederla in quella versione faceva uno strano effetto.

«Peccato!» mormorò non appena la vide davanti a sé, lanciando un'occhiata a Sam, alla quale rispose con un sorrisetto divertito. 
Lui lo capiva sempre e subito al volo, sapeva a cosa si riferiva. 
Entrarono entrambi nella stanza e si guardarono attorno, un po' incuriositi, anche un po' impressionati dal troppo ordine.
Se c'era qualcosa che accomunava Ellen e Jo, era il carattere forte e quella mania da ''tener tutto sotto controllo''. Era qualcosa che caratterizzava anche Sam, ma non in quel modo esagerato, probabilmente perché era pur sempre un uomo.
«Wow! Per caso è passata di qui Cenerentola?!» disse ironico per prenderla un po' in giro, prima che lei potesse inondarli di domande. 
...Beh, troppo tardi. Quella era un'altra cosa che lasciava il marchio personale di Jo: cominciare a fare domande a raffica per non smettere più. 
Dean roteò gli occhi e si sedette sul bordo del letto, puntandole contro un indice in modo minaccioso.
«A proposito, noi qui siamo Fred e Simon Spencer. Mi raccomando, fai sapere a tutti che non è così!»
Sam lo zittì con uno sguardo severo e iniziò a rispondere al questionario della ragazza, che osservava Dean con altrettanta aria minacciosa. «L'unica cosa che sappiamo per ora è che quelle ragazze fanno parte del gruppo di oche di questo istituto».
«Ma che bravo! Ora si mette a fare battute divertenti!» pensò Dean, abbozzando un sorriso, per poi spostare lo sguardo su Jo. «E a meno che tu non conosca Lindsay Farrell, non credo che questo ci sia d'aiuto» aggiunse poi, con il suo solito sarcasmo, per dare il tocco finale a quella situazione ridicola. 
Sapevano che dietro a tutta quella storia si celavano un paio di streghe fetenti, che si divertivano a giocare con ossa di gatto e occhi di coniglio, ma cosa facevano esattamente?
«E' stato trovato morto questo ragazzo. Tam, giusto?» domandò Sam, aggrottando la fronte, per assumere quella sua solita aria da investigatore.
«Si, si chiamava così. Pensiamo possa essere stata una maledizione» confermò Dean.

«A quanto pare Tam non era l'unico ad avere cattive amicizie» rispose prontamente la ragazza dapprima seguendo ogni movimento di Dean per poi tornare sulla staticità tranquillizzante di Sam: erano proprio delle figure contrastanti quei due! Ma ormai non ci faceva molto caso, non come prima almeno. Aveva passato diverse ore in diverse occasioni cercando di inquadrarli per bene.. addirittura all'inizio della loro conoscenza dubitava fortemente che fossero davvero fratelli! «Lindsay Farrell a parte, ho scoperto diverse cose su questo posto e credo possa esserci un collegamento con le streghe che si divertono così tanto a far sputare uno ad uno i denti alle loro vittime fino a farle morire dissanguate» disse in tono serio esponendo a Sam i diversi fogli e gli attestati di ogni genere, risalenti anche a secoli prima: non voleva certamente con quanta fatica era riuscita a trovarli!
«Come puoi immaginare, edifici grandi come questo derivano da epoche.. passate da un bel po', al tempo delle streghe appunto» iniziò ad esporre le sue teorie in perfetto stile professorina "so tutto io", quel tono che Dean non sopportava e che invece Miles in un certo senso adorava. 

«Basta fare paragoni inutili Jo!» si auto-punì scuotendo leggermente la testa per il disappunto.
«L'intera ala est è stata costruita solo di recente e non è un caso che lì ci vivano solo ed esclusivamente i figli dei ricchi di questa città, compreso il figlio del preside.. ovvero Tam» continuò la spiegazione rivolgendosi per un attimo verso Dean che -sentitosi probabilmente escluso dalla faccenda- iniziava a stravaccarsi sul letto, del tutto a suo agio. 
A quella visione, Jo preferì semplicemente ruotare gli occhi in aria e proseguire come se niente fosse.
«Anni fa, quei simpaticissimi abitanti della zona, mandavano al rogo solitamente le donne, accusate appunto di stregoneria.. e si da il caso che lo spazio adibito a tale spettacolo fosse l'attuale ala est. Ho pensato che potrebbe trattarsi di fantasmi ma dopo aver perquisito la stanza di Tam e averci trovato questo, ho cambiato idea» afffermò lanciando il sacchetto contente ossa e quant'altro di simile a Dean, conoscendo la sua opinione o "schifo" verso quello che gli era appena arrivato addosso.
«Ok spiriti adirati ma almeno loro lasciano in pace gli animali! Vero Dean?» disse retorica sopprimendo un risatina divertita e quasi vittoriosa dopo aver visto l'espressione disgustata che appunto si aspettava.
Quello che non si aspettava era il sorrisetto di Sam che guardava la scena. Non era divertito per Dean.. o magari si, ma era come se ci fosse dietro qualcos'altro. 

«Ma che bella coppietta!» pensò Dean guardando la scena con un mezzo sorriso stampato sulla faccia. 

Sembravano perfetti l'uno per l'altro; entrambi saputelli, con la puzza sotto il naso, ed entrambi pensavano di essere superiori a ciò che li circondava, o almeno così Dean credeva che fossero. Di solito c'era lui a stare attorno a Sam e Jo. Che si credessero più intelligenti di lui? Bah, può anche darsi. Dean però non era un idiota, gli piaceva soltanto rendere tutto molto più leggero e divertente, fare il pagliaccio insomma. 
Tuttavia, nonostante quegli stupidi pensieri che gli roteavano attorno al cervello, restò attento alla lezione della professoressa Jo. Le mancavano soltanto un paio di occhiali a mezzaluna con la catenina sulle aste, una coda da cavallo e una gonna a tubo per completare l'immagine. Non andò oltre la sua immaginazione perché quella scena presto si sarebbe trasformata in un porno, ma comunque fece finta di nulla. 
Spostò lo sguardo da Sam a Jo, e da Jo a Sam, ascoltando ogni possibile ipotesi di entrambi. Anche il fratellino aveva pensato si trattassero di spiriti inquieti, probabilmente tornati per vendicare le proprie anime dannate. 

[«Gli spiriti infuriati provengono da morti violente. Forse è morto qualcuno in quell'istituto e ora sta cercando vendetta»-«Si ma perché ora? Non ha senso. Per me si tratta di un'adolescente con addosso crisi di identità». Prima di mettere piede in quel posto avevano studiato accuratamente il caso.]

«La restaurazione del luogo in cui è avvenuta la morte dello spirito in questione può risvegliarlo» disse Sam con la sua solita aria da secchione, mentre Jo fece cadere ogni sua convinzione quando tirò fuori quel sacchetto per lanciarlo a Dean.
Più che altro era soddisfatto di aver ragione, anche se avrebbe preferito che quella cosa non finisse nelle sue mani. Guardò quell'affare con un'espressione di evidente disgusto e poi alzò lo sguardo verso Jo, per poi spostarlo verso Sam che sembrava tanto divertito da quella scena.

«Vedi fratellino? Proprio come avevo detto: adolescenti con crisi di identità. Il maggiore ha sempre ragione» affermò con la sua solita convinzione, abbozzando un sorrisetto e lanciando a Sam quel sacchetto pieno di schifezze. 
«Una domanda... come hai fatto a scoprire che l'ala est è stata appena costruita? Abbiamo controllato prima di tornare qui, ma abbiamo scoperto che l'intero edificio non è mai restaurato».
Ottima domanda quella del fratellino. Ogni tanto serviva a qualcosa. 
Dean, incuriosito della risposta, tornò a guardare Jo, assottigliando gli occhi. 
«Mi ci è voluto un po', ma ho le mie conoscenze» rispose lei, ammiccando verso il ragazzo. 
Dean inarcò le sopracciglia e indietreggiò con la testa come sorpreso. Quella ragazza era imprevedibile! Ma non era per questo che la guardava stupito. Che avesse una cotta per Sam?*
«Tsè!»
Con questo il fratello maggiore attirò la loro attenzione, tanto che entrambi lo guardarono straniti, con la solita espressione che, tradotta in parole, sarebbe stata: "che vuoi?".
Dean abbozzò un sorrisetto e poi scosse la testa tornando a steso sul letto, senza commentare altro. Avevano già detto tutto i geni della situazione.

Come se non fosse vero. Certo che lei avesse le sue conoscenze ma più che altro si era trattato semplicemente di.. persuasione poco corretta. E i Winchester sapevano perfettamente che se Jo voleva qualcosa otteneva inevitabilmente ciò che desiderava!

Sentito il lamento di Dean -anche se non faceva altro che ironizzare e lamentarsi con sbuffi o altro da quando era in quella stanza- si voltò nella sua direzione in perfetta sincronia con Sam, che fece lo stesso. Nei giorni precedenti aveva pensato a quanto Dean e Sam fossero diversi.. ma non a quanto lei fosse simile a Sam in certi aspetti. 
C'era da considerare però l'elemento di base che li contraddistingueva nettamente: lei voleva cacciare da sempre, lui era stato quasi..costretto.
Non da Dean, ma principalmente dal senso di vendetta verso il demone a cui davano la caccia da ormai troppo tempo. Jo riusciva a vedere chiaramente la stanchezza dei due, senza contare quella psicologica d'altronde.

E poi c'era la sfacciataggine di Jo. Quella che Sam non avrebbe mai potuto avere o pensare di poter utilizzare a suo favore. Come Jo non poteva permettersi di sfoggiare i suoi "occhi da cucciola" con chicchessia.
«Cosa c'è Dean? Non ti metterai a fare scenate di gelosia vero?» lo provocò piantando le mani sui fianchi e sorridendo radiosa, come se quella sua domanda la divertisse a priori.
Certo, come no.

«Scenate di gelosia? E di cosa dovrei essere geloso? Di Sam?» rispose con un'altra domanda con il suo tono autoritario che voleva far intendere un inesistente ingenuità nella sua voce.
«Mi riferisco al fatto che io parli solo con Sam. Non mi sembra tu abbia molta voglia di lavorare oggi» confessò sincera avvicinandosi al letto occupato dal corpo di Dean con il capo inclinato leggermente da un lato, guardandolo con la sua solita espressione provocatoria.
Ed ecco che intanto Sam si gustava un'altra scenetta che l'avrebbe o fatto ridere o fatto sentire di troppo. Anche lui era un libro aperto per Jo, che lui lo volesse o no.
«Puoi anche stare steso qui se vuoi..» gli propose arrivata ormai al lato del materasso e affacciatasi in avanti, quasi ad avere il viso di Dean di fronte al suo.
Lo sguardo non era cambiato.. chissà perchè aveva avuto questa impressione minuti prima, nel cortile dell'università.
«Sarà stata la luce del Sole». Rrrivò a questa conclusione accorgendosi di starlo a guardare da troppo tempo per essere.. normale... o almeno per non far nascere delle strane idee -giuste o sbagliate che fossero- nella mente di Dean che, probabilmente sorpreso/confuso, la stava a guardare.

«Mi servirebbe il cellulare». Salvata in calcio d'angolo.
Ecco che dietro il cuscino che aveva sotto la testa Dean le apparve la sua via di salvezza.

Difatti allungò la mano e lo prese, aprendolo per controllare le chiamare perse: niente. Il che voleva dire niente mamma. Niente problemi!
«Dovremmo andare a controllare secondo te?» domandò a Sam, quasi distogliendolo dai suoi pensieri contorti.

Certo che quella era una bella scenetta per Sam.
L'ultima volta che successe una cosa simile fu lei stessa a mandarlo via con uno sguardo d'intesa e lui subito trovò qualcosa da fare al Roadhouse.
Era stata la prima volta che Dean e Sam misero piede in quel locale, ricordava ancora perfettamente la loro conversazione. 


[«Devo essere sincero. Normalmente ci avrei provato con te così velocemente da farti girare la testa. Ma, non lo so... in questo periodo...»- «Posto e momento sbagliato?» chiese Jo accennando quel suo bel sorrisetto un po' compiaciuto e un po' dispiaciuto. «Credo di si»- «Ci rivedremo ancora?» gli domandò poi. Il suo tono di voce gli sembrò speranzoso. «Tu lo vorresti?». Dean rispose alla sua domanda con un'altra domanda. «Non mi dispiacerebbe» concluse poi la ragazza, rivolgendogli un altro dei suoi migliori e ampi sorrisi.]

Chissà perché ricordava così bene quel momento. Quello comunque era stato per Dean un periodo movimentato. Un po' per la notizia che John aveva dato al figlio prima di morire, un po' per la continua caccia senza sosta, ma soprattutto per la morte del padre. 
Non appena gli si avvicinò quel ricordo gli venne in mente improvvisamente, e un sorriso sincero si aprì tra le labbra carnose del cacciatore, mentre i suoi occhi si incrociavano a quelli castani di Jo.
Poi, come non detto! La magia si ruppe in un secondo quando aprì bocca per parlare. Beh, per fortuna! Dean non ci si trovava in momenti così imbarazzanti, non erano per lui.

Si schiarì la voce, spostandosi appena sul materasso per poterle permettere di prendere il suo cellulare, proprio lì accanto a lui appena sotto il cuscino e poi si voltò a guardare Sam che sembrava si sforzasse di trattenere un sorrisetto divertito.
Aggrottò la fronte e poi scosse la testa, sospirando stancamente. 

«Credo ne valga la pena, si. E' meglio dividersi però. Io vado nell'ala est, voi cercate qualcosa altrove. Anzi, scoprite se le donne delle pulizie hanno mai notato qualcosa di strano!»
Era bravo a dare ordini, ma aveva dimenticato chi era il fratello maggiore lì? 
Dean inarcò le sopracciglia e poi si alzò dal letto, senza spiaccicare parola, almeno non sull' "ordine" che Sam aveva appena dato ai due.
«E va bene.  Andiamo a fare i pettegoli» abbozzò un sorrisetto e poi lanciò un'occhiata a Jo, prima di uscire dalla stanza e attenderla lungo il corridoio.

Che quello fosse un modo pacifico per mettere tutti d'accordo e non discutere? Assolutamente si.
Risolvere la situazione in quel modo per Sam era un gioco da ragazzi, era nella sua natura meglio dire... e a quanto pareva neanche Dean aveva voglia di attaccarsi a stupide priorità tipo "sono io l'eroe che si addentra nella parte pericolosa del lavoro".
Tanto di guadagnato.

«Tranquilli ragazzi, non è palese il fatto che non mi lascerete mai indagare da sola, dividendoci in tre e non in due, grazie tante!» pensò all'istante la ragazza bionda non facendosi scappare nessuna parola dalla bocca.
Non volevano discutere? Beh, certamente nemmeno lei. O magari non replicava perchè infondo le andava bene la soluzione che Sam aveva scelto per loro. Più probabile ancora.



-----------------------------------------------------------Spazio dell'autrice---------------------------------------------

Secondo capitolo, che ve ne pare?

Potete esprimere il vostro parere con una recensione eh! Anche solo per dirci "Ma siete pazze? Loro non direbbero né farebbero mai tutto ciò" o anche semplicemente "Sparatevi". Certo, ci rimarremo un po' male all'inizio ma sopravviveremo.

Bisogna dire che anche le recensioni costruttive, buone, simpatiche, dolciose eccetera sarebbero molto gradite! :)

Oltre che a ringraziare (sempre e comunque)
Moonlight93 per il suo supporto morale e per la cortese collaborazione vorrei ringrazieare anche il mio thé freddo che mi permette di rimanere viva in queste giornate/forno.
Ci sentiamo al prossimo capitolo!

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Capitolo 3
*** Domestiche che fanno le fusa. ***


tre Capitolo 2 - Domestiche che fanno le fusa.

Infilando il cellulare nella tasca posteriore dei jeans Jo notò la figura di Dean uscire dalla stanza, fermandosi poi sulla porta come ad aspettarla. Avvertiva quasi un clima diverso, forse più leggero e sicuramente più gradevole considerato il suo punto di vista.
Tirò un sospiro di sollievo e diede conferma a Sam, contento di non aver dovuto urlare un po' per imporre la sua autorità sensata sui capricci da fratello maggiore di Dean.

«Posso concedermi il lusso di chiederti di stare attento?» scherzò facendosi capire al volo senza risultare troppo.. gentile, poco "Joanna Beth Harvelle" insomma.
Le parole "Sta attento, se ti succedesse qualcosa ci starei male" erano troppo per una situazione così naturale e di poco conto. Il fatto che avrebbe potuto lasciarci la pelle era un qualcosa di scontato, che ormai non aveva più molta considerazione dai fratelli Winchester.. come lei dopotutto.

Ci teneva a Sam, infondo era uno di famiglia. Non c'erano altre spiegazioni a quelle sue parole, significavano proprio quello che aveva voluto lasciar intendere: "non morire, grazie!"
«Ci ritroviamo qui tra.. due ore? Anzi, ci teniamo in contatto per telefono» sentenziò uscendo dalla stanza e salutandolo con il cenno della testa.
Doveva aspettarsi una battutina da Dean o il cielo gli avrebbe fatto l'ennesimo favore quella mattina? Beh, questo non lo sapeva. Non sapeva le mosse di Dean, quelle che anche lui compieva d'istinto quindi.. era tutto da vedere.

«Andiamo a fare il terzo grado a delle povere lavoratrici costrette a pulire solo Dio sa cosa dopo le feste degli universitari viziati di questo posto!» incitò Dean con un sorrisetto prima di simulare un espressione schifata a causa della sua immaginazione visiva fin troppo estesa.

Non poteva assistere ad altre scenette toccanti tra Sam e Jo. Sembrava lo stessero facendo apposta per lui, perché considerava quei momenti qualcosa di disgustoso, o qualcosa di troppo imbarazzante per essere portata avanti. Lui la pensav
a così almeno. Quante volte aveva rifiutato in modo affettuoso un abbraccio del fratello? Un paio di volte! Ma poi, insomma lo faceva con classe, senza che lui ci restasse male, per esempio sostituendo l'abbraccio con un mezzo sorriso e l'esclamazione ''puttana!''. Sam sorrideva sempre, ogni volta che succedeva e gli rispondeva a tono con la parola ''idiota!".
«Ce la diamo una mossa o no? » chiese con un tono di voce abbastanza antipatico, facendo una smorfia altrettanto antipatica. 
Dean era peggio dei bambini quando ci si metteva! 
I due ci avrebbero sicuramente messo meno di due ore, ovviamente. Il pericolo lo stava affrontando il piccolo dei Winchester, quello di rischiare di incontrare la presunta strega e di rischiare anche la vita. Nulla di eclatante per entrambi. Ci erano così abituati che ormai non ci facevano nemmeno caso. 
«Sarò prudente, te lo prometto!» rispose Sam alla richiesta di Jo, quasi a volerle fare un favore. 
A quell'altra scena, Dean inarcò le sopracciglia e sbatté le palpebre quasi scioccato.
Si chiese se facevano sul serio o era soltanto una messa in scena per farlo innervosire? E se fosse sul serio geloso?
«Andiamo, Dean! Geloso di tuo fratello? Ma fammi il piacere!» pensò, fissando il vuoto con una smorfia di disappunto stampata sulla faccia.
Quando finalmente lo raggiunsero in corridoio, Dean guardò prima uno e poi l'altro quando Jo decise improvvisamente l'orario di ritorno. 
Certo che si erano proprio dimenticati della sua presenza, ma non disse nulla, o avrebbero cominciato a lanciarsi occhiatine divertite. 
«Magari se ci incamminiamo, ce la facciamo in meno di due ore» sorrise ironico guardando la ragazza e poi tornò serio, gettando uno sguardo al fratello. «Se ti serve aiuto usa il telefono»-«Certo!» affermò prima di voltarsi per dar loro le spalle. «E, Sammy?!» lui si voltò in attesa che Dean avesse continuato, e poi aggiunse «Tieni gli occhi aperti» dopo di ché si voltò e cominciò a camminare affianco a Jo, gettandole un'occhiata quando fece quella breve sintesi riguardante la loro indagine. «Interessante! Sarà una grandissima seccatura».

Questa volta quella che assisteva alla scenetta divertente era lei.
Vedere Dean mentre ruotava gli occhi al cielo era un piacere per i suoi di occhi poi, non appena sentì le poche frasi coincise che si scambiarono i fratelli, sorrise e pre
se appunti. 
Va bene, quello era il modo di Dean per dire "Sta attento, se ti succedesse qualcosa.." beh, Jo non riusciva ad immaginare come un ipotetico Dean sensibile e inesistente avrebbe terminato quell'espressione così altamente nociva per la lingua di quel fratello maggiore attualmente in piedi accanto a lei. Eppure Jo sapeva quanto il ragazzo ci tenesse al fratello anzi forse non riusciva a cogliere a pieno quel senso di dovere con cui Dean si tormentava praticamente fin dalla nascita.
Ad ogni modo quei pensieri che attualmente vagavano per la mente di Jo erano troppo profondi per non essere interrotti dall'espressione che Dean aveva stampata in faccia.
«Ma come siamo nervosetti oggi!» lo canzonò con non-chalance mentre imitava palesemente l'espressione da uomo tormentato mischiato ad un broncio da bambini dimenticato dai genitori. 
Inutile dire quanto trovasse interessante quell'espressione. Interessante nel senso lato di divertente, almeno così credeva di autoconvincersi. 
Fatto stava che scoppiò a ridere subito dopo, cercando di punzecchiarlo con quell'ironia che lui ficcava in ogni dove a volte anche senza ritegno o senza nemmeno pensarci: lo ripagava con la stessa moneta dopotutto! «Guarda che stavo scherzando, non te la sarei mica presa, reginetta del ballo?» disse continuando a camminare e a scuotere le spalle, avvertendo il fastidioso fiocco del costume darle fastidio sotto la maglia. Non aveva avuto poi tanto tempo per cambiarsi, a malapena era riuscita a vestirsi prima del loro arrivo!
Principessa, reginetta del ballo.. amava chiamarlo in quel modo. O forse amava chiamarlo e basta.
«Che seccatura!» pensò stremata, ormai in pieno conflitto con il suo cervello fin troppo pensante «Lavoro Jo, adesso c'è il lavoro! E che diamine!» si impose passando lo sguardo ovunque per rintracciare quelle povere donne delle pulizie immerse nel loro lavoro.. gratificante -ironicamente parlando-.


Era meglio non esagerare con le raccomandazioni per il fratello o Jo avrebbe potuto pensare che era una specie di maschione con un lato sentimentale nascosto dentro di sé.
In realtà la descrizione di Dean ci andava molto vicina. Voleva a
pparire forte davanti a tutti, coraggioso e distante, ma infondo anche lui era un tenerone proprio come Sam. Soltanto preferiva non legarsi troppo alle persone e non mostrare ciò che provava in un determinato momento. Quelle parole sarebbero bastate per far capire a Sam di stare attento e di guardarsi le spalle. 
«Ti dirò. Era una bella giornata prima che incontrassi una persona in particolare». Ecco di cosa si stava parlando. Quello era un momento in cui era d'obbligo nascondere i sentimenti, perché in realtà Jo non gli aveva affatto rovinato la giornata, ma forse aveva fatto il contrario. Era meglio non farglielo sapere però.
Ovviamente abbozzò un sorriso per farle capire che quella era soltanto una delle sue stupide battute, poi distolse subito lo sguardo, sostenendo per il sorriso.
Era buffo sentirsi chiamare "reginetta del ballo", di solito era lui che sfotteva gli altri in quel modo e non viceversa. 
«Allora.. le domestiche si sono nascoste? Che fine hanno fatto?» chiese retorico e ovviamente ironico fermandosi in un incrocio del corridoio. Aprì le braccia, girando una sola volta su se stesso, con lo sguardo che andava in cerca di qualche signora grassa con magari addosso un grembiule bianco. Di solito erano così le domestiche no? 
Se avesse dovuto dare sfogo alla sua immaginazione, anche questa volta, ne sarebbe uscito fuori un bel film porno. Era meglio non dire come immaginava una domestica, sarebbe stato troppo scioccante. 
Poi finalmente la adocchiò.
Non era grassa, ma non portava nemmeno il reggicalze. Gliela indicò a Jo con un cenno della testa e poi le si avvicinarono e Dean notò che non era affatto male. 
«C'è qualcuno dall'aspetto smorto in questo posto? La mia autostima sta andando a puttane!» mormorò tra sé e sé tenendo partecipe Jo della sua bella battutina. Sembrava divertita da quello che aveva appena detto. Strapparle un sorriso era come una soddisfazione per Dean.

Wow, le cose stavano andando meglio del previsto alla giovane ragazza che per un giorno si era finta una studiosa universitaria.. anche se in modo poco credibile: la collezione di coltelli era sempre nascosta sotto il letto nella sua stanza e tra le pagine dei libri potevi sempre trovarci formule in latino e simboli anti-demoni. A volte erano anche dei semplici schizzi anti-noia, già da quello le altre ragazze pensavano bene di prendere le distanze da "quella pazza".
Rallegrata dall'ultima battutina di cui Dean le aveva fatto gentilmente dono, lo spinse quasi con delicatezza con una spalla, quasi a volergli far capire che la cosa non era poi così diversa anche per lei. 
Sorvolando in quella circostanza fin troppo "felice", si avvicinò alla donna che avevano di fronte, attirando la sua attenzione alzando un braccio in aria. Come sperato la donna si voltò nella loro direzione all'istante, forse abituata a quelle situazioni di "pericolo" nel quale disgraziatamente le avvertivano di "ripulire il corridoio sette" proprio come succedeva nei film. Non le sarebbe dispiaciuto far parte di quella piccola scenetta in realtà.
«Va tutto bene?» chiese in tono gentile e pseudo-incantato, spalancando gli occhi. 
«Oh no ti prego, l'ennesima donna innamorata di Dean no» supplicò fermandosi immediatamente nel mezzo del corridoio e sbattendo le ciglia quasi delusa dalla gente che la circondava. «Parlaci tu, otterremo certamente più informazioni di quante possa ricavarne io» constatò con amarezza incrociando le braccia al petto e lasciando che Dean la oltrepassasse per sfoggiare uno dei suoi soliti sorrisetti ammaliatori che tanto lo caratterizzavano.. proprio come un biglietto da visita, il primo famoso passo per portare a letto la "vittima" di turno.
«E anche se fosse? Dove sarebbe il problema per te?» chiese la sua parte razionale che cercava di farla rinsavire in quel maledettissimo e letale labirinto in cui si impelagava ogni dannata volta.
Fingersi un'altra volta la sua fidanzata? Si, in quel modo avrebbe evitato altre grandi seccature per lei ma avrebbe dovuto sopportare le occhiatacce di Dean dopo: cosa scegliere in quel caso?
Optò infelicemente di "lasciarlo libero", infondo non era di sua proprietà e tanto meno poteva pretendere niente del genere, nel modo più assoluto. Anche perchè Jo sapeva benissimo che non sarebbe accaduto nemmeno se fosse stato posseduto da qualche demone dell'amore o stronzate del genere. «E magari fai il più presto possibile» aggiunse sentendosi rispondere un ironico "Non mi sembra tu abbia molta voglia di lavorare oggi".
Bella mossa rinfacciarle le sue stesse frecciatine!


Eh no! Non era affatto male la domestica: aveva dei lunghi capelli neri, legati in una coda da cavallo, gli occhi da gattina di un azzurro acceso, delle belle labbra e... anche un bel lato B, diciamolo.
A Jo sembrava dare fastidio la pre
senza di quest'ultima, mise come una specie del broncio di Dean, ma molto diverso, come se volesse nasconderlo con un'altra evidente espressione di fastidio. Non sapeva esattamente il motivo, ma la situazione lo divertiva a lo compiaceva molto, soprattutto quando capì che la ragazza sembrava interessata al bell'aspetto dello "studente" o meglio dire "falso studente". 
Abbozzò un sorrisetto verso Jo, che lasciò spazio alla sua bianca e perfetta dentatura, e poi le rinfacciò la sua stessa battutaccia che poco prima le aveva fatto a lui. 
Le diede le spalle e si avvicinò alla bella ragazza, entrando nella parte del bell'imbusto, quale era. 
Poteva anche considerarsi fortunato per il dono che madre natura gli aveva dato alla nascita. O forse doveva ringraziare i suoi genitori, per averci messo così tanto impegno.
«Salve» mormorò inumidendosi poi le labbra, passandosi la lingua tra di esse, in modo molto provocatorio «Sono nuovo da queste parti, mi chiamo Fred e... non ricordo dove si va per l'ala est. Lei saprebbe portarmici?» chiese gentilmente, entrando nella parte del ragazzo per bene, il quale non era affatto.
Gli risultava difficile impersonare una specie di santo. Se fosse stato per lui, se avesse dovuto impersonare se stesso, si sarebbe già chiuso in una stanza nei dintorni in compagnia di quella bella domestica. Magari però in un'altra circostanza. Quei pensieri, per il momento, non lo sfiorarono nemmeno. Strano. 
«Oh.. l'ala est. Dov' è successo tutto!» esclamò lei con un tono di voce visibilmente sensuale. Dean rivolse un'occhiata a Jo che, in disparte, osservava la scena con disgusto quasi.
Quanto avrebbe voluto ridere! 
«Ahm.. tutto?»-«Si! Settimane fa è morto il figlio del preside, sono stata io a trovare il cadavere. Una cosa orribile!».
Non sembrava proprio addolorata, sembrava più interessata a fare scoop. 
«Si, ne ho sentito parlare. Tam Parkinson vero? Deve essere stato orribile!». Lei annuì e gli rivolse un bel sorrisetto sexy che Dean ricambiò molto volentieri. «Lei ha mai notato qualcosa di strano in questo posto? Intendo prima della morte di Tam»-«No, mai... io sono nuova quanto te, dolcezza» gli sussurrò vicino ad un orecchio. Non si sarebbe mai aspettato si spingesse così oltre. Avrebbe voluto tanto spararle. Si schiarì la voce e annuì sorridendo forzatamente quando si allontanò. «Bene... ahm, cavolo! Sono davvero uno sbadato. Ho lezione di filosofia tra meno di un'ora, dovrei andare» abbozzò un sorriso e poi le diede le spalle, guardando Jo come scioccato.
Per un momento immaginò come potesse essere del sesso con lei. Inquietante.

Non sapeva esattamente se i fulmini che le uscivano dagli occhi erano visibili a tutti o solo alla sua ampia immaginazione da serial killer in libertà. In ogni caso assisteva all'orripilante scena standosene in disparte, con la sua stabile espressione schifata stampata in faccia: non sapeva proprio come evitare di sbandierare ai quattro venti il suo palese fastidio verso quella donna.
Sollecitata per l'ennesima volta dalla sua coscienza, si concentrò sulle parole dei due, cercando di far filtrare dal suo cervello occhiatine provocanti o toni di voce da gattina in calore: era meglio così.
«Quindi è stata lei a trovarlo! Accidenti, sembra davvero sconvolta la tipa!» pensò ironicamente sbattendo le ciglia con un che di antipatico che le era improvvisamente balzato al cervello. Non voleva saperne il motivo, le bastava anche solo intuirlo e la cosa non le risultava poi così difficile.
Non appena Dean le si allontanò, Jo notò la sua faccia e non sapeva cosa pensare. Ovviamente trattenne una risata perchè la sua espressione era simile ad un "mi sento violato" -cosa abbastanza esilarante se pensata da Dean-. «Sbaglio o poco fa hai lasciato una scia di bava dietro di te? Cos'è successo, Casanova? Eri troppo in ansia? Così all'improvviso? Ma che peccato!» lo punzecchiò tornando a camminare per il corridoio, intraprendendo la strada per arrivare nell'ala est.
Avrebbero dovuto affrontare ricchi snob e insopportabili galline ma dovevano pur raggiungere Sam, probabilmente alle prese con qualche fantasma poco socievole o qualche strega sicuramente non iscritta al sito del WWF. «Anzi no, ti prego. Non rispondere. Ho già il voltastomaco!» lo fermò prima del tempo con una certa sincerità. Anche perchè non poteva fingere che non gli importasse nulla dopo aver sfoggiato la sua espressione più schifata che avesse in repertorio. «No sul serio, temevo che mi sarebbe arrivato qualche indumento non molto consono al caso da un momento all'altro, ti immagini il trauma? Mi avresti avuta sulla coscienza a vita!» continuò a sfogarsi non riuscendo a fermare quel flusso di parole che uscivano dalla sua bocca senza nemmeno un minimo di.. controllo.
«Ok, adesso basta» le suggeriva saggiamente il suo cervello mentre cercava di ricordare la pianta di quell'edificio -giusto il minimo per non perdersi- e continuando a camminare aumentando involontariamente il passo.

L'avrebbe mangiato vivo, ovviamente non letteralmente. Da quello che aveva potuto notare guardandola, assomigliava molto ad una specie di assatanata. Non poteva nascondere che era molto attraente e anche molto sexy, ma andiamo! Calare una mano in zone riservate, nemmeno dopo cinque minuti di conversazione, non era molto raccomandabile. Sperava soltanto che Jo non avesse visto quello spettacolo troppo appariscente, se così si poteva definire. 
Però sorrise quando lei fu quasi felice di vederlo scappare a gambe levate da quella situazione. Era una cosa curiosa.
«Non sarebbe stata una bella scena per te, eh Jo?» chiese retorico ma il suo tono era più che altro molto divertito.
Lo consolava il fatto che non fosse il solo geloso in tutto quel casino.
Notò la sua espressione di disappunto e di nuovo sorrise sghembo, aumentando il passo insieme a lei, per evitare che lei lo superasse. 
Si ritrovarono dall'altra parte dell'istituto in meno di due minuti e non sapendo neanche loro stessi come avessero fatto. Sembrava che quella fosse l'area riservata ai figli di papà, ai ricconi che potevano permettersi anche di comprare quel posto e avere tutto ciò che desideravano con uno schiocco delle dita. 
Dean non sopportava quegli idioti: erano viziati e non conoscevano i valori della vita. Non che lui fosse un secchione nell'argomento, ma aveva una vaga idea di cosa fossero e di come dovrebbero essere usati.
«Mi sento come una moneta di rame in mezzo a dell'oro» mormorò a Jo, guardandosi attorno spaesato.
Posti così non facevano per lui assolutamente e anche solo l'idea di fingere di essere un ragazzo ricco, viziato e figlio di papà lo inquietava da morire. «Dobbiamo trovare Sam» aggiunse poi tornando serio. Sospirò, non facendo caso ai molti sguardi delle ragazze puntati addosso e poi abbassò gli occhi verso quelli di Jo. «Sarà meglio chiamarlo».
Infatti fu proprio quello che fece poco dopo. Prese il telefono e compose il numero del fratello, portandosi l'accessorio vicino all'orecchio.. ecco la risposta del fratellino.
«Dean! Credo di aver scoperto qualcosa»-«Ah si? Dove sei?» seguì una breve silenzio e successivamente Dean aggiunse «Facciamo come avevamo stabilito. Sarò lì tra tre minuti circa!» e riattaccò. Dean aggrottò la fronte e infilò il telefono nella tasca posteriore dei jeans.
«Torniamo alla base soldato!»

------------------------------------------------------- Spazio dell'autrice-----------------------------------------------

Eccoci al terzo capitolo.
Come tutte le fan che si rispettino io odio che gatte morte che pensano di poter avere uno come Dean con una sola occhiata provocante o uno come Sam fingendo di essere le professorine de sta ceppa. Che poi ci vadano comunque a letto perchè hanno una fortuna sfacciata è un'altra triste storia.
Note dolenti a parte vi ringrazio di nuovo per aver letto anche questo capitolo e vi invito ancora (si, sono ripetitiva xD) a seguire la storia: vi prometto che finirà bene, amanti della coppia Dean/Jo ;) Ma non viaggiate troppo di fantasia, vi ricordo che questa fanfic non ha il rating rosso u.u
Io e Moonlight93 saremo ben felici di sapere se apprezzate il nostro lavoro!

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Capitolo 4
*** Scomode confessioni. ***


4 Capitolo 3 - Scomode confessioni.

A dire il vero Jo non seguì molto la conversazione che stava avendo Dean al cellulare con suo fratello Sam, anche perchè il cervello in sovraccarico al momento non glie lo permetteva. 
Ebbene sì, si era arresa all'idea di essere.. non gelosa ma molto, troppo, inaspettatamente irritata da alcune situazioni che viveva quando era con il ragazzo dai facili abbordaggi... se, come se non conoscesse la sua indole!
Sospirò a pieni polmoni percependo quella sgradevole voglia di nascondersi sotto due metri e mezzo di terra e si guardò intorno, ascoltando solo dopo le parole di Dean che la esortavano a tornare indietro: poco male. Anche perchè sentirsi a disagio in quel posto era comprensibile per tipi come loro. 
Ecco, ora non si sarebbe messa a pensare a quanto in realtà loro fossero simili, non ne aveva proprio voglia!
«Agli ordini capo!» rispose semplicemente con la testa ancora parzialmente assente ma senza darlo a vedere ovviamente, cosa in cui era piuttosto brava.. o almeno, si crogiolava nella tranquillità di esserlo. Scoprire di non essere una brava attrice come lei credeva le avrebbe causato un brutto colpo -ironicamente parlando-.
«Sarebbe bello ascoltare queste parole in altre situazioni, tipo quando ti ordino di ritornartene a casa!» ironizzò il ragazzo, giustamente sorpreso dal facile assenso della ragazza fin troppo taciturna per la sua personalità di solito esaltata.
«Come se io non sapessi che tu lo dici solo per... pararti il culo con mia madre qualora scoprisse che sei con me! O che io sono con te. In ogni caso credo che ti sia stancato anche di ripetermelo giusto? Lo spero almeno..» bisbigliò l'ultima frase con speranza. 
Non voleva apparire una ragazza insensibile, non voleva far apparire Dean come quello a cui non importava nulla del fatto che lei si facesse male o cose simili, probabilmente voleva solo... forse le sue parole erano semplicemente del veleno che si era accumulato nella bocca a causa di quei suoi pensieri che l'avevano smascherata miserabilmente. E a Jo non piaceva perdere.
Proseguendo per il corridoio una volta "invertita la rotta" continuò a guardarsi intorno così impedendo agli occhi di fissarsi su altro. «Il fatto che tu stia diventando ridicola è.. ridicolo» e così pensando anche le parole andavano in vacanza quando si sentiva confusa.
«Sam ti ha detto cosa ha scoperto?» domandò finalmente con i piedi sulla terra e aumentando il passo, aiutato dalla curiosità di conoscere altre informazioni utili.

Era inutile dire che Jo si stesse comportando in modo strano. Probabilmente stava vivendo uno strano conflitto interiore con il suo dannato e testardo cervello.
Chissà perché.
Dean aveva una mezza idea ma non era così presuntuoso da pe
nsarlo con certezza o di dirlo liberamente. Soltanto gli era apparsa come... bah, un po' gelosa? Insomma, non aveva fatto altro ce parlare a raffica nel momento in cui Dean aveva voltato le spalle alla domestica. Forse le aveva dato un bel po' di fastidio, o forse non sopportava l'atteggiamento del cacciatore in certe situazioni. Fatto stava che tutto questo portava soltanto ad una "strada".
Sentirla scattare quasi come un bel soldato ubbidiente gli fece venire in mente tutte le volte che Dean cercava di convincerla -o meglio ordinava- di tornare a casa prima che potesse seguirlo in una nuova avventura e lei sempre testardamente rifiutava l'offerta. Si, perché secondo Jo i rimproveri di sua madre e quelli del ragazzo, in generale, erano offerte che lei poteva benissimo scegliere di declinare o accettare. Secondo la sua mente contorta ovviamente. 
Quando le disse quella frase stava solo scherzando -ovviamente con il solo scopo di prenderla un po' in giro- ma lei sembrava non aver afferrato le sue intenzioni, visto il modo in cui gli rispose subito dopo.
Sorpreso, e anche un po' dubbioso da quella sua "uscita", aggrottò la fronte e le rivolse uno sguardo incerto. 
«Ora che ti prende?!»  domandò retorico  ma lei tacque.
Beh, che stesse passando dei guai in quella bella testolina bionda e pacata non c'erano dubbi. Ma certamente Dean non si sarebbe mai permesso di andarle a chiedere il motivo.
Non erano affari suoi e, francamente, non credeva che avrebbe ricevuto risposta. 
Non disse nulla.
Inarcò le sopracciglia e scosse la testa, come a scacciare via quei pensieri che si erano accumulati in un angolo nella sua testa, poi finalmente si fermò d'avanti la porta della stanza di Jo. 
«No, non l'ha detto» rispose rapido alla sua domanda. 
Una volta all'interno della stanza, Dean si chiuse la porta alle sue spalle e si liberò del giaccone di pelle posandolo sulla spalliera della sedia più vicina, quella di fronte alla scrivania. Jo andò a sedersi sul letto, intenta a riesaminare la situazione e Dean la guardò, curvando le labbra in una smorfia titubante. 
«Tutto bene?» chiese apprensivo  facendo qualche passo verso di lei senza però raggiungerla del tutto.

Che Jo si stesse gettando a capofitto sul lavoro era solo una forma contorta che lei interpretava come difesa. Che in realtà non sapesse esattamente da cosa dovesse difendersi era un'altro paio di maniche che sarebbero rimaste segregate molto volentieri in un cassetto che avrebbe chiuso a chiave per poi seppellirla chissà dove.. beh, il paragone era più o meno quello.
Quasi sepolta dai fogli che aveva mostrato poco prima al piccolo dei Winchester passava lo sguardo ovunque, impegnata in una ricerca che non aveva uno scopo.. insomma, era abbastanza evidente il fatto che stesse dando i numeri in modo plateale.
Non appena sentì parlare Dean rimase immobile per alcuni secondi, non rivolgendo nemmeno la testa verso la sua direzione. Era rimasta colpita da un piccolo particolare che probabilmente si stava solo autonomamente costruendo in testa. «Sbaglio o quella domanda aveva un tono.. preoccupato e non a sfottò come al solito?» si domandò in quei secondi fissando l'immagine della piantina dell'università, già studiata in precedenza tanto da conoscerla a memoria.
Rispondergli con dei secchi "Tutto bene cosa?", "Perchè me lo chiedi?" o peggio ancora con un falsissimo "Non ho niente" era praticamente impensabile.
Ok, forse poteva essere incazzata con sé stessa e per la poca chiarezza che aveva ma non poteva esserlo anche con il mondo, questo riusciva a capirlo benissimo. Per questo optò per riferire la verità, camuffata astutamente dal suo tono che dava poca importanza alla cosa che la stava portando alla pazzia.
«Il fatto che tu riesca a capire che non vada tutto bene mi spaventa»  confessò a Dean alzando finalmente lo sguardo sul suo, potendo osservare con attenzione la sua espressione cambiare in una più dubbiosa e preoccupata. Che potesse aver capito qualcosa? Oh no, Jo sperava di non essere così disperatamente irrecuperabile con la recitazione! «Più di questo stupido caso ad essere disgustosamente sinceri» aggiunse con un mix di ironia e disappunto che avrebbero potuto mandare k.o anche il "senso materno" di Ellen.

[«Non poteva essere quello responsabile e affidabile, vero Jo?».
Ricordava quelle parole con estrema esattezza, come se al mondo non ci fosse nient'altro di più vero delle parole della madre. 
Quella sì che era una donna acuta. Riferì sottovoce queste parole alla figlia appena dopo una visita-lampo dei Winchester alla RoadHouse.
Eh no, non sarebbe stata Jo altrimenti. Semplice come spiegazione. Ecco perchè la donna non cercava nemmeno di lottare per una causa praticamente persa].


Possibile che non riuscisse a vincere quella maledetta guerra interiore con se stessa? Era così difficile arrivare ad una maledetta conclusione. Certo, lui non era da valutare come una persona saggia e riflessiva, come il fratello Sam, ma almeno sapeva come affrontare i suoi pensieri. Li soffocava, li spingeva in un angolo e, per non far trasparire tracce di essi sul suo viso, indossava il miglior sorriso che potesse sfoggiare.
Perché infondo era questo quello che Dean faceva.
Poteva sembrare felice apparentemente, senza pensieri. La verità era che era molto bravo come attore. Riusciva a gestirsi in un modo o nell'altro. 
Quando finalmente alzò lo sguardo verso di lui, Dean inarcò le sopracciglia prendendo quella risposta come una richiesta di sfogo. 
D'accordo, non era la classica persona di cui fidarsi. Insomma, aveva i suoi difetti, ma per la famiglia c'era sempre e se Jo avesse avuto bisogno di una spalla sulla quale poggiare la fronte, Dean sarebbe stato più che disponibile. 
Si sedette sul bordo del letto, divaricò le gambe e si appoggiò con i gomiti su di esse, voltando la testa a sinistra, nella sua direzione per rivolgerle tutta la sua attenzione possibile. Si inumidì le labbra, passandoci la lingua tra di esse, e poi irrigidì le mascelle, alzando appena le spalle, come a volerle dire "sono qui".
«Allora... che succede?» chiese in un tono calmo, quasi dolce, mentre i suoi occhi la osservavano con una certa curiosità. «Oh andiamo Dean! Non sei tu la causa del suo nervosismo»  lo tranquillizzò una vocina nella sua testa come a volergli assicurare che Jo era pazza perché era nata così, proprio come lui. 
Non appena Jo gli confessò la sua preoccupazione, Dean commentò con  un "addirittura", inarcando le sopracciglia in un'espressione sorpresa. 
In realtà voleva soltanto tirarla su di morale, perciò qualche sorriso sghembo, qualche strano sguardo dolce scappava sempre. «Dev'essere davvero frustrante» si inumidì ancora le labbra e poi tirò un sospiro, abbozzando un piccolo sorriso di sostegno, proprio appena accennato «Qual è il problema?»

«Oh beh, fantastico! Ora si che andrà meglio per la tua stupida mente. Complimenti Jo, ti stai solo scavando la fossa con le tue stesse mani!» riuscì a pensare appena prima di vederlo muoversi per lasciare la sua posizione. 
Lo seguì con lo sguardo fino a quando non si sedette accanto a lei e qualcosa le impedì di prendere un'altro profondo respiro, come se temesse anche di muoversi di un singolo millimetro. «Questa non sono io, che diavolo mi prende?» rifletté accompagnando quel pensiero con un movimento della mano sulla fronte e successivamente sugli occhi. 
Eppure non sapeva cosa si stesse perdendo: sorrisetti e sguardi come quelli non poteva gustarseli così spesso, come poteva perderseli?
"Dev'essere davvero frustrante". Come non poteva sorridere a sua volta a quell'espressione? 
«Oh si Dean, sei davvero frustrante» avrebbe voluto rispondergli per coglionarlo e inevitabilmente smascherarsi poi da sola. 
Allora qualcosa da smascherare c'era, non come si ostinava a pensare lei; c'era qualcosa che si rifiutava di far vedere agli altri più che a sé stessa. Si, forse quella era una frustrazione infondo.
«E' solo che.. non credo di poter resistere ancora per molto» disse come se avesse voglia di esplodere.. esplodere non con l'intenzione di distruggere ma di.. creare. Era un ragionamento contorto che non poteva far a meno di pensare e ripensare all'infinito. Tutto quel ragionare l'avrebbe fatta crollare. Ma crollare come? 
Si sarebbe messa a piangere? No, quello mai. 
Avrebbe iniziato a lanciare coltelli contro una porta? Perchè, non lo faceva già quando era nervosa? 
A cosa avrebbe dovuto resistere, cosa avrebbe voluto fare che in realtà non poteva? Lei lo sapeva bene, come sapeva bene di non potersi permettere un "passo falso" di quel genere.
«Il cacciare mi tiene vicina alle persone che sento lontane» tentò di spiegare più a lei stessa che a Dean, che al momento si prestava a farle.. da spalla? Certo che suonava davvero strano. Non era la prima volta che parlava di suo padre a Dean. La prima volta che il discorso venne a galla ne parlò si con nostalgia ma non con dolore, ecco quello che forse differenziava quella conversazione dalle precedenti. «Solo che adesso iniziano a diventare troppe». No, non aveva un senso compiuto la sua "confessione", non dal punto di vista di Dean.. o almeno lo sperava perchè se solo avesse collegato tutte quelle frasi le sarebbe ritornata la voglia di sparire sotto strati e strati di terriccio umido «E più prima che poi questo caso finirà. E io come al solito sarò l'unica a restare».
Iniziava a diventare imbarazzante vista da un punto di vista oggettivo e ovviamente Jo non se ne rendeva conto. Era come se stesse blaterando a vanvera, senza un motivo o voglia di voler davvero comunicare qualcosa.. giusto per dare aria ai polmoni insomma.
Lo sguardo di Jo si alternava, passando dal pavimento agli occhi di Dean con distrazione, come se vedesse già il dopo di tutta quella storia. 
Il suo peggior difetto era conoscere alla perfezione il mondo in cui viveva e in cui voleva sadicamente vivere
.

Cacciare non era facile. O meglio, lo diventava col tempo quando ci si abituava all'idea di dover condurre quella vita. Era difficile la situazione in un certo senso: stare lontano dalla propria famiglia, sapere di avere una grande responsabilità, un grosso peso sulle spalle da portare avanti. Poi, come nel caso di Dean, quando succedeva qualcosa di tragico, affezionarsi a qualcuno diventava a suo volta una tragedia. Era qualcosa di impensabile provare 'qualcosa' per qualcuno, qualcosa che andasse oltre l'amicizia. Era pericoloso già voler bene al sangue del proprio sangue. I nemici sapevano perfettamente i punti da colpire nella vita di un cacciatore, per esempio le cose a cui si può tenere di più. 
Ad ogni modo, Dean sapeva quello che Jo voleva far intendere, o meglio lo immaginava. Sapeva quanto fosse difficile dover chiudersi, allontanare un po' tutti, isolarsi dal mondo. Per questo, molte volte, le ricordava che lei era ancora in tempo per scegliere la strada opposta, quella della normalità, di una vita tranquilla e serena. Una vita che ogni ragazza della sua età viveva. Ma lei era troppo testarda per capirlo, o per vedere la verità. Un giorno, chissà quando, però si sarebbe pentita amaramente. O forse no. 
La osservò, restando per un po' in silenzio e poi si inumidì le labbra, prima di dare inizio ad un discorso coi fiocchi. 
«E' dura eh? Cercare di non avvicinarsi troppo a qualcuno».
Beh, ne era consapevole. Quante persone aveva conosciuto? Quante, se non avesse ascoltato la testa, avrebbero sofferto a causa sua? C'era Cassie, Lisa e molte altre, delle quali si fidava ciecamente, ma non per questo si sarebbe mai permesso di scavalcare la loro vita, permettendosi di rovinarla con la sua, che era orrenda e poco felice. L'unica cosa che lo faceva andare avanti, era sapere di avere una famiglia sulla quale contare. Sam, Bobby, Ellen, Jo, Ash.. erano tutte persone che portava dentro di sé, senza però dimostrarlo troppo. 
«Col tempo ti ci abituerai, vedrai.. non ti assicuro che sarà facile. Ma diventerà così abitudinario che non te ne accorgerai nemmeno» abbozzò un sorriso sghembo e si inumidì ancora le labbra. Uno dei suoi soliti tic. «Allontanare le persone diventerà un gioco da ragazzi».
Poi tacque. A parlare c'erano soltanto i loro occhi che continuavano a fissarsi.
D'un tratto, però, quel contatto visivo venne interrotto da Sam, che aprì la porta ed entrò nella stanza, con uno sguardo decisamente preoccupante.
«Cos'hai scoperto?» chiese dopo una breve pausa di silenzio, quel silenzio che l'aveva un po' imbarazzato.

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Sam, Sam, Sam. Che adorabile creatura dotata di tempismo! 
Anyway, ringrazio chiunque abbia avuto la pazienza, tempo e voglia di leggere questa fanfic creata appositamente per fantasticare su quella coppia che ha avuto così poco spazio per essere vissuta come di dovere. Che amarezza.
Ma basta deprimersi, al lavoro! Io e Alessia per la storia e voi per le recensioni ;)

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Capitolo 5
*** E' ora di architettare un piano. ***


5 Capitolo 5 - E' ora di architettare un piano.

Non sapeva se considerare l'entrata in scena di Sam come una benedizione o come un pessimo tempismo. Fatto stava che comunque non provò nemmeno a darsi una risposta a quella domanda, sapendo di poter procurare solo altri.. problemi; si, problemi e preoccupazioni alla sua mente bacata che attualmente viveva in una situazione di caos totale.

'E' dura eh? Cercare di non avvicinarsi troppo a qualcuno.' Beh, lo era davvero.
Anche se agli occhi degli altri Jo poteva sembrare una ragazza forte e coraggiosa, anche lei nascondeva umanamente i suoi difettucci dietro una bella armatura luccicante che avrebbe delucidato ogni minimo dubbio a riguardo.
«Quindi è così che lui fa» si ritrovò a pensare mentre riusciva a delineare la sua immagine riflessa negli occhi di Dean. Forse erano anche più vicini di quella volta nelle fognature, incastrati tra due muri che avrebbero accolto a malapena il corpo esile di Jo... ma ovviamente non se ne resero nemmeno conto. 
Non parlavano spesso e quando lo facevano di certo non si davano al sentimentalismo: erano fatti così ma non se ne facevano una colpa. Era il loro modo di non affezionarsi alla gente e la maggior parte delle volte funzionava, anche il 98% delle volte sarebbe stata disposta ad affermare. Ma sfortunatamente per lei, Dean rappresentava quel 2% che avrebbe generato tutta quella serie di episodi.. ambigui e sfuggenti occhiatine indecifrabili.
Avrebbe voluto rispondergli, ovvio che avrebbe voluto: chiedere se magari anche lui ci aveva fatto l'abitudine, se era davvero un "gioco da ragazzi" come lo definiva lui con quella spavalderia che voleva solo tranquillizzarla.
«Il lavoro chiama di nuovo Jo, non perderti in queste faccende da ragazzina» la richiamava la sua razionalità mentre il suo viso era rivolto verso Sam, troppo imbarazzato per parlare con un tono di voce tranquillo ma non abbastanza per rimanere in silenzio e fare retro-front, dando la possibilità ai ragazzi di parlare... certo, anche quella ipotetica mossa di Sam sarebbe stata fuori luogo.
«Ho trovato questa!» dichiarò ancora imbarazzato porgendo una carta alla ragazza che, prontamente, allungò la mano per poter afferrare il loro prossimo indizio. «E' l'ottava carta dei tarocchi: la giustizia» spiegò rapidamente con un sorrisetto soddisfatto sul volto, come se avesse praticamente risolto il caso.
Quella carta dai bordi leggermente consumati raffigurava una donna in trono che reggeva con la mano sinistra una bilancia dai piatti allineati e con la destra una spada. Era abbastanza evidente che si trattasse di tarocchi.
«Quindi si tratta di streghe eh? Avevi proprio ragione quando dicevi che si trattava di adolescenti con crisi di identità» gli diede ragione con un sorrisone mentre balzava in piedi in uno scatto rapido: si era stancata della piattezza e della poca violenza!
«Questo Trionfo contiene in sé l'idea di equilibrio e di punizione» aggiunse il fratellino gentile marcando però volutamente la voce sull'ultima parola che, già di per sé, risuonava minacciosa.
«Ok Sam, dobbiamo stare attenti, abbiamo capito!» lo anticipò Jo prima di ricevere ulteriori raccomandazioni «Quindi si tratta certamente di ragazzini che vogliono punire i ricchi figli dei giustizieri delle streghe affinché sia fatta giustizia... chissà perchè prevedo parentele in tutto questo!» ironizzò scuotendo la testa e afferrando il suo borsone abilmente nascosto sotto il letto.

Dean aveva sempre considerato suo fratello come una specie di miraggio in situazioni del genere ma in quel momento non era tanto convinto del fatto che fosse una buona idea piombare così e all'improvviso, interrompendo quel momento intenso tra Dean e Jo.
Era molto tempo che i due non passavano un po' di tempo insieme, senza tutte quelle battutine poco eleganti, quelle frecciatine. Un momento normale, per parlare un po' di ciò che li preoccupava, proprio come quello che avevano appena vissuto. Non che la cosa lo portasse al settimo cielo; preferiva vomitare piuttosto che finire in un silenzio imbarazzante.
Con Jo però... bah! Era diverso. 
La faccia soddisfatta di Sam parlava al posto della sua bocca. Quando quell'espressione si stampava sul volto del fratellino secchione, significava che aveva buone notizie e che aveva ricavato qualcosa di buono per il caso. Non si vedeva in altre occasioni quella sua compiacenza, a parte quando qualcuno gli rivolgeva un complimento. 
Dean restò in silenzio, ad ascoltare ogni singola parola di Sam, ancora seduto sul bordo del letto.
«Quindi è così che funziona. Streghette arrabbiate sfogano le loro frustrazioni su i figli di papà» mormorò, gettando uno sguardo sulla carta che Jo aveva tra le mani. Inarcò un sopracciglio e poi si inumidì le labbra, alzando gli occhi di nuovo sul fratello, per poi spostarli sulla ragazza «Ma non capisco. Un motivo ci sarà per agire così, no? A meno ché non si tratti di folle divertimento adolescenziale». Si alzò dal letto e, senza prima chiedere il permesso alla biondina, sfilò la carta del tarocco via dalle sue mani, abbozzandole un sorrisetto divertito. Poi osservò meglio la figura. 
Era tornato in sé. «Credete si tratti di una questione di antenati?» azzardò, tornando a guardare entrambi che sembravano pensierosi. 
Quella era un'ipotesi più che ragionevole. Altrimenti per quale altro motivo compivano quegli omicidi? «Magari il bisnonni dei nonni dei figli di papà hanno messo ad arrostire le bisnonne delle nonne delle streghette, no?».
Per un momento restò in silenzio dopo aver detto quella frase. Nemmeno lui sapeva come era riuscito a tirarla fuori senza nemmeno confondersi un solo secondo. Per questo le sue labbra si curvarono in un sorrisetto compiaciuto e i suoi occhi tornarono a guardare la figura raffigurata sulla carta.

Rialzatasi sulle gambe e con il borsone stretto nella mano li stava a sentire, avendo praticamente già tratto le sue conclusioni del caso. Che fosse vero o meno quella versione dovevano però controllare e fermare presto quelle probabili psicopatiche prima che ci rimettesse la vita qualche altro riccone dalle "mani-bucate".
«Quindi ci servirebbe la lista di tutte le streghe giustiziate nel terreno dell'ala est per poi fare una ricerca incrociata con il profilo di circa.. 10 mila studenti universitari e controllare la probabile parentela?» domandò retorica non tralasciando in quella sua espressione il tono da "è una missione impossibile" mentre sfilava il portatile dal borsone che poggiò momentaneamente sul tavolo al centro della stanza. «Questo è di Ash» introdusse l'oggetto sistemandolo sulla superficie e spazzando via dallo schermo un velo di polvere, facendo ben attenzione a non staccare nulla tra cavi colorati e ventole attaccate per far andare più veloce quella ferraglia. «Per quanto possa essere veloce e per quanto io possa essere brava nel ricordare tutte le istruzioni che lui mi ha dato per farlo funzionare al meglio.. non credo che riusciremo a ricavare molto da qui. Dobbiamo restringere il campo di ricerca».
Ecco, ora parlava proprio come una professionista. La decisione e la sicurezza erano tornate a scorrerle nelle vene e la volontà aiutava il suo cervello a ragionare: questa era la parte di sé stessa che più stimava.
«Gli omicidi sono iniziati appena cinque mesi fa. Il primo caso non è stato certo Tam, altri studenti hanno dovuto rinunciare ai loro brillanti denti uno ad uno mentre mangiavano un sandwich» ironizzò accendendo il competer. Il rumore che emetteva non era dei più rassicuranti ma per lo meno aveva fiducia in quel suo "coinquilino" un po' sbandato.. come lei infondo. «Quindi io escluderei tutti gli studenti iscritti qui da più di un anno. Deve per forza trattarsi di qualcuno appena arrivato, meno di un anno almeno... il che esclude un bel po' di gente».
Eccola che, comodamente adagiata su una sedia in legno,se ne stava lì a cliccare, far scorrere pagine e digitare numeri e lettere in una serie incomprensibile. Non che sapesse che diavolo stesse facendo ma Ash le aveva garantito che quel metodo avrebbe funzionato con la maggior parte dei siti protetti da password o che comunque erano riservati a solo "enti autorizzati".
«Eee... fatto, è andato!» esclamò soddisfatta vedendo scorrere sotto i suoi occhi diversi nomi con cognomi altrettanto lunghi e complicati da pronunciare «Questa è la lista delle streghe giustiziate. Ora ci servono i nomi degli studenti però».
Era da un po' che in quella stanza si sentiva solo ed unicamente la sua di voce.
Insospettita alzò gli occhi sui fratelli che la stavano a guardare nemmeno fosse un alieno sceso sulla terra.
«Cosa c'è? Mi facilito il lavoro!»

Se quei ragazzi stavano morendo in strane circostanze, un motivo doveva esserci. Non un motivo che avrebbe potuto giustificare le azioni delle streghe ovviamente, ma un qualcosa che facesse capire ai cacciatori che quelle uccisioni erano provocate da vendetta, o qualsiasi altro sentimento negativo nei confronti di quelle povere vittime. Probabilmente queste azioni erano dovute ad un legame di parentela: ossia, gli antenati di questi poveri ragazzi avevano messo al rogo le antiche streghe, così le parenti di quest'ultime si vendicavano sulle generazioni attuali. 
Quando Jo mise fuori quel portatile, modificato personalmente dalle manine di Ash, Dean e Sam si lanciarono un'occhiata divertita nell'osservare quello che avrebbe voluto tanto essere un computer. 
Ricordava ancora il giorno che si permise ad allungare una mano su un tasto, e Ash lo fulminò all'istante con lo sguardo. Per lui, quell'affare era un vero gioiellino, nonostante il pessimo aspetto.
Si accese e Dean abbozzò un sorrisetto nell'ascoltare lo strano rumore che emetteva. Non era affatto rassicurante ma Jo sembrava essere a suo agio con quel coso sulle sue gambe.
Ancora una volta i due si guardarono quasi straniti e un po' sorpresi dall'incredibile entusiasmo della ragazza e anche dalla sua incredibile parlantina. 
«Wow! Beh, almeno è servito a qualcosa» mormorò divertito, riferendosi ovviamente al portatile di Ash. 
Era incredibile che l'avesse lasciato nelle mani di Jo, mentre a lui non permetteva nemmeno di sfiorarlo.
«D'accordo, almeno abbiamo fatto un passo avanti» disse Sam quasi confortato dall'idea che avessero trovato la lista delle streghe giustiziate chissà quanto tempo fa.
«Stai scherzando? Dobbiamo ancora scoprire se c'è una parentela tra le vittime e i giustizieri! Non sarà affatto facile». Ovviamente Dean contribuiva a tirar su di morale entrambi i ragazzi... ironicamente parlando. 
Si sedette di nuovo accanto a Jo e, per togliersi quella maledetta soddisfazione di toccare anche solo con un dito quell'affare, allungò una mano verso lo schermo del portatile. Rise quando arrivò a toccarlo e quella risata attirò l'attenzione della ragazza che lo guardò stranita e con un'espressione che, se tradotta in parole, sarebbe stata "Sei il solito bambinone". 
«Che c'è?» chiese retorico e lei scosse il capo, tornando con gli occhi su Sam che sembrava concentrato su qualcosa. 
«Tam era di origine irlandese, vero?» domandò il ragazzo guardando Jo pensieroso.
Dean corrugò la fronte e annuì, precedendo la ragazza nella risposta. 
Aveva capito cosa aveva in mente di fare. «E anche le altre vittime!» aggiunse Sam schioccando le dita come se avesse trovato la soluzione.
«Ma certo! Basterà vedere se i giustizieri erano irlandesi! » concluse Dean abbozzando il suo classico sorrisetto compiaciuto. Come se quella fosse stata una sua idea. Beh, aveva collaborato in un certo senso.

Ed ecco la tanto attesa soluzione: quella deduzione avrebbe ristretto il campo a massimo dieci -o forse anche meno- ragazzi/assassini vestiti da mago di Oz. Anche perchè, quanti irlandesi potevano mai esserci in un college americano? Non molti si sperava!
«Sam sei un genio!» esclamò sollevata appoggiando quella ferraglia sul tavolo ed alzandosi in piedi, stiracchiando appena le braccia al cielo. Non poteva farsi mancare poi l'occhiatina verso Dean che, indignato, se ne stava con le sue sopracciglia inarcate come a voler dire "Ehi, ci sono anch'io". 
Ed ecco l'ennesima prova che dimostrava quanto fosse bambinone, proprio come aveva assodato pochi secondi prima, vedendolo toccare lo schermo del pc con un espressione curiosa sul volto.
«Va bene Toby, il merito è anche un po' tuo. Lo vuoi un croccantino?» lo prese in giro accusando poi la sua espressione da uomo che "lasciava parlare da sola la povera pazza, non volendosi attaccare a cose stupide come quelle".
«Sono sicura che riadatterà questa battuta in futuro, è fatto così!» pensò sorridendogli in modo innocente come a voler dimostrare la sua gentilezza nel placare gli animi.
Ogni volta che sfoggiava un sorriso come quello riusciva a rabbonire la situazione, ritrovandosi poi dalla parte dell'ingenua e candida ragazza semplicemente un po' troppo movimentata.
«Quindi qualcuno deve infiltrarsi negli archivi» dedusse munendosi di torcia e piccole armi di emergenza «Ho già controllato il sito dell'istituto ma a quanto pare si fidano più di un mucchio di cassette di ferro piuttosto che di un computer facilmente hackerabile» anticipò Sam che appunto stava per suggerire una soluzione che non avrebbe racchiuso tutti quei rischi che si potevano correre ficcando personalmente il naso negli affari della scuola: sicurezza, chiavi e allarmi compresi. Nemmeno ci custodissero oro e denaro! «Siamo ancora a metà anno scolastico, non ci saranno molti fascicoli da controllare». Quella era solo una piccola introduzione che stava a significare "Ok, vado io, per chi non l'avesse capito". Voleva muoversi, voleva darsi da fare. «Probabilmente sarà un lavoro da un quarto d'ora, non di più» proseguì guardando Sam dal basso -come sempre- e sfoggiando i suoi soliti sorrisetti convincenti.. che con i Winchester non funzionavano, specialmente con il fratello maggiore.
«No Jo, che ci vai da sola te lo scordi».
Quasi se la aspettava quella frase e anche il tono che aveva usato era lo stesso, aveva proprio paura si sé stessa!
«Ma non rischio niente! Al massimo due grassoni di colore che tentano di sbattermi fuori dall'archivio poco elegantemente! Avete mai notato quanto questi siano gettonati nei film polizieschi? E' una cosa così.. discriminante!». Confonderli non sarebbe servito a niente, lo sapeva. Ma provarci non faceva mai male!

Ovviamente quello era un istituto universitario molto importante ma soprattutto rispettabile, come d'altronde lo era il preside. Da quando era lì l'aveva visto soltanto una volta e gli era anche bastata, visto che aveva l'aspetto di un tizio con la puzza sotto il naso, che guardava tutti dalla testa ai piedi. Per iscriversi lì, aveva dovuto inventare di essere un figlio di papà, insieme al suo fratellino, altrimenti non l'avrebbero accettato.
Strana la vita, eh?! Era ovvio comunque che tenesse tutto sotto sorveglianza, soprattutto i documenti che riguardavano ogni singolo studente. Si trattava pur sempre di privacy, anche se loro l'avrebbero violata ugualmente. 
«Già, sarà meglio controllare di persona nei registri e tutti quegli altri inutili fogli!» propose Dean osservando la lista delle streghe giustiziate visualizzata sullo schermo di quel pc strambo. Poi alzò gli occhi su Jo che, entusiasta della missione che, secondo lei, avrebbe svolto da sola, si alzò in piedi e cominciò a parlare molto velocemente, più del solito insomma.
Forse era la foga del momento a entusiasmarla così tanto. 
Fatto stava che non ci sarebbe mai andata da sola. L'ultima volta che Dean le aveva permesso di allontanarsi stava per morire. Sta volta non avrebbe fatto lo stesso errore.
«L'ultima volta stavo per farti ammazzare, non correrò lo stesso rischio. Anche se sta volta non è esattamente la stessa cosa» disse Dean alzandosi anche lui in piedi e fermandosi di fianco a Sam, poco più alto di lui. 
Si inumidì le labbra e poi tornò a guardare Jo, notando il suo sguardo molto seccato. 
Beh, Dean aveva ragione. Quando Jo si spostava da sola si metteva soltanto nei guai e, sinceramente, voleva evitare non solo perché se le fosse successo qualcosa non se lo sarebbe mai perdonato, ma anche perché non voleva avere una madre furiosa con un fucile fra le mani alle calcagna. «Quindi dobbiamo trovare una soluzione»Ho notato che questa scuola è piena di telecamere» disse Sam all'improvviso, attirando l'attenzione di Dean e Jo che lo guardarono stranito.
«Però, che occhio! Mi spieghi cosa c'entra con quello che stiamo facendo adesso?»Ci sono telecamere ovunque, Dean. In ogni corridoio. Se il sacchetto è stato trovato nella stanza di Tam, la telecamera avrà ripreso chi ce l'ha messo. O almeno, chi è entrato nella stanza prima che lui morisse» continuò con la sua espressione da saputello stampata sulla faccia.
«Sammy.. mi rimangio tutto, sei un genio!»disse il fratello maggiore complimentandosi e dandogli una pacca sulla spalla.
Sapeva che stare a guardare degli stupidi video sarebbe stato molto noioso, così decise di tornare a fare il capo.
«Allora...» apostofò «Io e Jo controlleremo i registri degli studenti. Sammy, tu invece vai al cinema». Abbozzò un sorrisetto divertito e poi andò verso la porta, rivolgendo un'occhiata alla ragazza, come a dirle ''allora? Te la dai una mossa?"

«Telecamere?» ribadì interdetta non essendosi accorta di niente... e il che era strano per una perfezionista come lei. Probabilmente aveva scambiato quelle piccole cassette metalliche negli angoli del soffitto per dei semplici allarmi anti-incendio: non pensava certo che quella scuola funzionasse come una specie di demenziale versione del "Grande Fratello". A tal proposito non ricordava nemmeno come fosse venuta a conoscenza di un "programma" del genere... ad ogni modo non era certo il momento per pensare a cose inutili come quelle!
«A questo punto non credo che l'idea di intrufolarci negli archivi sia una buona mossa. Verremmo solo ripresi dalle telecamere senza concludere nulla» introdusse il suo nuovo piano di certo più prudente e responsabile: avevano una sola possibilità e non potevano sprecarla. Ecco perchè una stacanovista come lei cercava di dare il meglio al primo tentativo, il lusso della seconda occasione nel suo lavoro era raro e altrettanto improbabile. «Sam, tu potresti andare avanti e disattivare la telecamera che sorveglia l'archivio dopo aver neutralizzato il vigilante nella "sala di sicurezza"» propose senza voler diventare "il capo" della situazione.. anche se inconsciamente lo stava facendo. 
Prendere direttive da una ragazzina alta circa la sua metà doveva essere una scena abbastanza esilarante per Sam.
Grazie a Dio era un professionista, e non aveva né tempo né voglia di ironizzare un dettaglio del genere.
Proprio per l'appunto: non c'era tempo da perdere. Forse per questo Sam si precipitò lungo il corridoio, dimenticandosi anche la porta della camera aperta, quasi come se volesse scappare da qualcosa, da loro due meglio.
«Ma che gli pren..?» Jo non finì la frase che scosse la testa e ruotò gli occhi al cielo, non volendolo minimamente sapere. Ognuno aveva i suoi pensieri e i suoi problemi nella testa, lei non era certo nella posizione giusta per potersi lamentare della distrazione altrui!

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Ecco che le cose iniziano a movimentarsi.. un po' in tutti i sensi.
Amo passare all'azione, al sangue, alle cervella spappolate contro il muro e agli intestini penzolanti... certo, detta così sembro una maniaca/pazza/serial killer ma vi assicuro che non è così! Questa fanfiction non è splatter (come non lo è nemmeno il telefilm) quindi state calmi miei cari stomaci raffinati, niente verrà spiaccicato da nessuna parte. Purtroppo.
Ma basta divagare! Se volete scene cruente datevi all'horror o semplicemente ditecelo in una recensione, io e Moonlight93 saremo contente di venirvi in contro! ;)
Alla prossima!







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Capitolo 6
*** C'è a chi piace fare shopping e a chi piace giocare a freccette. ***


6 Capitolo 6 -  C'è a chi piace fare shopping e a chi piace giocare a freccette.

Quando tornò con lo sguardo su Dean, si sforzò di non ridere. La sua espressione era abbastanza eloquente di per sé!
"E noi che diavolo facciamo allora?" ecco cosa recitava la faccia di Dean.
«Noi intanto ci prepariamo ad una sua chiamata che ci dia il via libera. Non posso permettermi di essere sbattuta fuori dall'università passando per una ficcanaso o peggio ancora essere scoperta dalla presunta strega o stregone quindi non facciamoci prendere dalla fretta!» continuò ad ordinare puntandogli un dito contro, pronta a sbranarlo qualora avesse replicato in qualsiasi maniera.. gli concedeva al massimo uno sbuffo ma niente di più!
«Cosa si fa nel caso di un umano pazzoide con l'autostima pari a quella di un Dio?» domandò tastando le tasche dei jeans con la mano destra, in cerca del suo fedele coltello in ferro. 
Non si era mai trovata nella situazione di cacciare un umano. Non aveva bisogno che qualcuno le dicesse quanto fosse "malefica" una persona che uccideva altre persone a sangue freddo ma.. era pur sempre un umano no?

Stavano per commettere, l'errore più stupido di tutti gli errori più stupidi. Come poteva non venirgli in mente, soprattutto a Sam che era sempre così attento ai dettagli, che se fossero andati a frugare tra gli archivi sarebbero stati ca
cciati via dall'università perché spiati da quelle maledette telecamere? Incredibile! Dean era quasi scioccato da quel piccolo particolare. 
Quando infatti Jo suggerì la piccola azione di scollegare il centro nucleare di tutte le telecamere, Dean si voltò verso Sam con uno sguardo sorpreso, come a dirgli "non posso crederci! Come hai potuto farti sfuggire una cosa del genere?". Sam lo guardò un po' stranito, non immaginando mai che il fratello gli stesse dando mentalmente la colpa.
Ad ogni modo, il fratellino ignorò l'occhiata di Dean e si precipitò per compiere il suo lavoro. 
Dean guardò ancora una volta la ragazza, sconcertato. Sul serio avrebbero dovuto passare là, chiusi in quella stanza, una lunga eternità che, probabilmente, non avrebbe mai avuto fine? 
«Oh andiamo! Non posso crederci! » mise come una specie di broncio: aggrottò la fronte, arricciò il naso e storse le labbra. Una smorfia che ricordava tanto un bambino moccioso che non aveva avuto ciò che voleva. Tornò all'interno della stanza e chiuse la porta alle sue spalle, andando direttamente a sedersi sul letto. «Perfetto! Se c'è qualcosa che odio, è proprio quella di sentirmi inutile» mormorò, sostenendo ancora quell'espressione da ragazzino capriccioso. Notò un certo accenno di divertimento sulla faccia della biondina, ma non disse nulla. Semplicemente le lanciò uno sguardo fulmineo e scosse la testa, per poi lasciarsi andare e distendersi sul materasso cigolante. Incrociò le braccia al petto e accavallò una gamba sull'altra, fissando il soffitto. 
«Beh.. si cerca la cosa da cui trae potere e la si distrugge. Di solito si tratta sempre di qualche oggetto antico che richiama forze malefiche».
Inarcò le sopracciglia e poi sospirò, alzando le spalle in modo indifferente. «Se siamo fortunati, si farà giustizia da sola».
Quando si prendeva l'essenza di uno spirito maligno, o comunque una forza antica e potente, se la connessione tra la persona in questione e l'essere, quest'ultimo si ribellava e ne traeva vendetta uccidendo chi lo teneva in 'trappola'. Era crudele sperare in una cosa del genere, si, ma non avrebbero potuto fare altro. Non c'era modo di salvare la suddetta strega dal suo destino.
Nello sguardo di Jo, poté notare una nota di disaccordo, ma quella era la triste verità. 
«Non si gioca col fuoco, Jo. Chiunque sia, la strega ci sta giocando e rischia di bruciarsi. Anzi, accadrà quasi sicuramente. Se l'è praticamente cercata» spiegò.
Era così che doveva andare, era così che era andata da sempre.


«Quindi in sostanza dobbiamo solo.. non farle capire che l'abbiamo colta con le mani nel sacco e rubarle il solito ciondolino del malaugurio per poi distruggerlo?
Wow, e io che credevo potesse trattarsi di un caso interessante!» canzonò con una certa falsa ironia mentre tornava a far ondeggiare il suo coltello tra le dita per ingannare il tempo. 
Non sarebbe stato facile aspettare il segnale di Sam a vita anzi, in realtà era già stanca. Rimanere lì senza dover fare nulla era molto fastidioso, proprio come aveva detto Dean: se c'era qualcosa che odiava era proprio quella di sentirsi inutile. Il fatto che fossero simili sotto diversi punti di vista era un qualcosa di assodato ormai.
«Ti prego Sam, datti una mossa!» pregava Jo a tono basso mentre passava lo sguardo un po' ovunque, non sapendo appunto cosa fare.
Polvere su diverse mensole, crepe sui muri negli angoli della stanza, una allegra comitiva di ragni che passeggiava sullo specchio dell'armadio: quel posto non spiccava certo per la sua pulizia. Eppure che ci stavano a fare le donne delle pulizie? Non potevano certo preoccuparsi di "privacy" quando per la scuola c'erano più telecamere che studenti!
«Certo che è tutto strano questo posto!» si lamentò arricciando il naso per il disgusto. Non sapeva se era più disgustata per la sporcizia o per la figura della donna incontrata appena mezz'ora prima ma, come al solito, non era affatto il momento giusto. E quando mai lo era!
A quel ricordo sorrise appena tra sé e sé dandosi mentalmente della stupida e tornò a giocherellare con l'arma, scagliandola contro la porta in legno del bagno.
Dean, colto di sorpresa da quel rumore improvviso, spalancò gli occhi, fissando la ragazza come se la considerasse pazza.
«Ero quella strana con il set di coltelli ricordi?» si giustificò con una punta di soddisfazione mentre notò la lama del coltello incidere un piccolo foro proprio al centro del quadrato intagliato come decorazione sulla porta incriminata.
La sua mira era decisamente migliorata: certo, non poteva dire di essere allo stesso livello di quel ragazzo che riusciva a catturare una mosca con il solo ausilio di due bacchette in legno ma era comunque molto fiera di sé! «Ho avuto modo di allenarmi.» spiegò andando a riprendere il coltello, estraendolo con uno strattone dalla superficie ormai danneggiata. «Non sui clienti spero» ironizzò il ragazzo abbandonando quella rigidezza del corpo che aveva assunto prima, come se fosse pronto alla difesa... certo che era teso il ragazzo!
«Avrei tanto voluto farlo ma sai com'è, non mi andava di pulire il sangue dal pavimento!» disse seria e con non-chalance mentre lo sguardo di Dean si assottigliava, quasi spaventato dal lato sadico che Jo mostrava in quel momento. «Stavo scherzando!»-«Si, l'avevo capito!» disse in risposta il ragazzo con la sua solita aria da "uomo-più-tranquillo-del-mondo".

Certo che Jo era davvero strana e non per il set di coltelli! Anzi, quella per Dean poteva risultare la cosa più normale del mondo.
Aveva uno strano modo di fare, come se volesse sfuggire a qualcosa, o meglio come se volesse nascondersi
 e non farsi vedere da qualcuno.
Dean aveva una mezza idea sul perché si comportasse in quel modo, era era lo stesso pensiero che dava una soluzione a tutti gli strani atteggiamenti della giovane cacciatrice. 
Dopo quella piccola osservazione, Dean scosse la testa e abbozzò un sorrisetto sghembo, come a voler dire "non cambiare mai". Ovviamente non lo disse, si limitò soltanto a quel cenno sapendo che Jo non avrebbe mai capito cosa volesse dire. 
Si drizzò sulla schiena e si alzò poi dal letto, andando diretto verso lo zaino di Sam, quello nel quale conservava le sue cose e un set di coltelli e altri tipi di lame. Lo aprì e lo tirò fuori, prendendo soltanto quello più piccolo e più leggero. Il più innocuo insomma. 
«Ti sfido a fare di meglio. Prova a centrare lo stesso punto!» disse abbozzando un altro sorrisetto, questa volta divertito, mentre si passava la piccola lama da una mano all'altra. 
Ovviamente la noia lo spingeva a fare stupidi giochi come quelli che era abituato a fare in assenza di Sam. Gli capitava anche di pulire le proprie armi, perché non aveva niente da fare, questo però in presenza del fratello. Quando lui non c'era, Dean dava... come dire?! Beh, lasciava spazio alle sue troppe voglie. 
La ragazza gli lanciò un'occhiata di sfida e, rimettendosi proprio sul posto in cui aveva tirato la prima volta, prese bene la mira e lanciò di nuovo il coltello, cercando di centrare l'arma nello stesso punto in cui precedentemente era finita. Lo fece, ma sbagliò. Non era troppo distante dal piccolo foro che aveva creato prima, ma comunque aveva sgarrato. 
Dean fece una smorfia, come mortificato e poi inarcò un sopracciglio, facendo un passo verso di lei, affiancandola sulla sinistra.
«Sei troppo frettolosa e attenta! Sta a vedere». Puntò gli occhi verdi sul centro del bersaglio e poi scagliò il coltello, prendendo in pieno il foro segnato sulla porta. 
Ringraziando il cielo, lì dentro non c'erano telecamere. 
Lei fece come per complimentarsi, annuendo compiaciuta e Dean alzò le spalle, come a dire "una cosa da niente". Si avvicinò alla porta del bagno e prese sia il coltello di Jo che il suo.
«Dovresti essere più sciolta nel tirare e devi seguire bene la direzione in cui muovi il braccio».
Stava facendo una vera e propria lezione alla ragazza bionda, su come lanciare una lama contro qualcosa/qualcuno.
Le si avvicinò di nuovo e le restituì il suo coltello, sorridendo appena. «Forza, ti mostro come fare».
Si posizionò dietro di lei e si sporse leggermente verso la spalla destra con la testa, prendendo il suo braccio destro con una mano. Per un momento restò in silenzio, soffermandosi ad osservarla da quella postazione. Poi mormorò a voce, non bassa, ma roca «Concentrati e prendi la mira».

Ora l'idea di sfida che aveva accolto volentieri poco prima e che aveva perso per un soffio era completamente svanita. Non c'era mai stata competitività tra loro ma almeno quella la aiutava a migliorare, anche se non sarebbe mai arrivata al livello di Dean e questo lo sapeva benissimo. 
Mentre impugnava il coltello si sentiva in dovere di dimostrare qualcosa, non voleva deludere le aspettative altrui, specialmente se si trattava di quelle di Dean.
Ascoltò con attenzione le indicazioni del ragazzo, facendo una grande fatica a non perdere la concentrazione: non era affatto facile, ma proprio per niente.
Prese un bel respiro e, chiudendo un occhio per prendere al meglio la mira, fissò il suo unico bersaglio. Non doveva essere poi così difficile no? Infondo era stata lei stessa a provocare quella specie di squarcio sulla porta, ce la poteva fare! In un certo senso era questo che si ripeteva per incoraggiarsi.
«Lo sai che ci chiederanno i danni, vero?» ironizzò poco prima di lanciare l'arma proprio sul punto desiderato. Concentrarsi in quel modo aveva portato a dei risultati decenti almeno! Non solo aveva centrato perfettamente l'obbiettivo ma aveva anche dato poca importanza al fatto che fosse ritornato quel contatto fisico insolito per due persone come loro. 
Non era quel tipo di contatto fisico malizioso o roba del genere ma in un certo senso li faceva sentire.. strani. Cosa che chiaramente non riuscivano a spiegarsi. E come potevano? Non riuscivano a capirsi nemmeno da soli!
Con la mano ancora sul braccio di lei, la guardò quasi soddisfatto, come se improvvisamente si fosse sentito meno inutile di quanto al momento potevano sentirsi entrambi.
Lei in tutta risposta si voltò nella sua direzione, sorridendo in quel modo così dannatamente sconcertante, sorriso che riusciva a sfoggiare solo in rari momenti.. quando aveva l'occasione si vedere Dean per esempio. Altro elemento a cui non voleva trovare una spiegazione. In certi ambiti era davvero una fifona, evitare il problema era la migliore mossa fa effettuare.
«Lo devo ammettere, non sei così inutile come pensavo!».
Ed il trofeo di "migliore guasta feste" va a Joanna Beth Harvelle... per l'ennesima volta. 
Solo lei sapeva rovinare con tanta eleganza momenti come quelli con una sola e semplice frase. 
Forse lo faceva perchè sapeva che nessuno dei due era bravo a gestire situazioni come quelle, con allegate altre situazioni imbarazzanti e/o sentimentali del tutto estranee al loro carattere. 
Una sorta di auto-difesa in sostanza.
«Ora invece sono io che ti sfido a metterti davanti alla porta e farmi da cavia!» scherzò non muovendosi di un centimetro ma in un certo senso smussando gli angoli di quella spigolosa situazione semplicemente parlando.

Ma che diavolo stava facendo Dean? Si era messo a fargli da insegnante privato sul tiro di freccette? Beh, stava decisamente perdendo qualche rotella. Nonostante ne fosse consapevole, non si scostò nemmeno di un centimetro da lei, anzi continuava a tenerle il polso dopo aver tirato perfettamente quel coltello e aver abbassato il braccio. Ovviamente non era una stretta forte o dolorosa, anche se poi non era esattamente la persona più delicata di questo mondo, sapeva controllarsi. 
Quando centrò in pieno il foro, provocato dal lancio precedente, Dean sorrise quasi soddisfatto di se stesso, come a voler sottolineare che la sua presenza quella volta era servita a qualcosa. Lei si voltò verso di lui e lui la lasciò fare, senza però mollare la presa.
«Visto?» le fece notare, mentre il suo sorriso si amplificò improvvisamente tra le labbra carnose, lasciando spazio alla sua bianca dentatura.
La osservò guardandola dall'alto verso il basso, per la troppa ed evidente differenza d'altezza, e lasciò che la mano scivolasse lungo il suo avambraccio per finire a stringere la sua. Poi cadde il silenzio. Un silenzio molto imbarazzante. 
Oh, andiamo! Non poteva, non doveva comportarsi in quello strano modo tutto ad un tratto. Che gli prendeva? Possibile che non sapesse controllare degli insignificanti e insensati sentimenti? Era strano, di solito momenti così li evitava, invece in quel preciso istante avrebbe voluto sguazzarci dentro per la vita.
Ringraziando il cielo, lei disse qualcosa. Aprì bocca e rovinò, o sistemò quell'atmosfera che si era creata.
«Ahm...».
Fu allora che la liberò completamente, portando la mano che, poco prima teneva occupata, dietro la nuca per massaggiarla e fingersi indifferente. 
Una contraddizione in pratica: prima le mostrava interesse e poi finiva per tornare in sé, ossia il solito Dean.
Il solito idiota. 
Accennò un sorriso, con quell'accenno di imbarazzo stampato sulla faccia e poi le diede le spalle, avvicinandosi alla porta del bagno per riprendere la piccola arma della cacciatrice.
«Oh, allora mi vuoi morto» disse, ovviamente per prenderla in giro e scherzare sulla sua mira quasi perfetta. «Mi dispiace, dolcezza. Non farò mai da cavia ad una principiante» affermò con una certa e finta aria di superiorità alzando il naso verso il soffitto come a voler risaltare il suo viso in un'espressione scherzosa.
Poi le si avvicinò di nuovo e le porse, forse per la terza volta, il suo coltello, continuando a sorriderle.

 E così che Jo iniziò lentamente a pentirsi di quelle parole che aveva praticamente trascinato fuori dalla bocca con la forza, quella forza di volontà che la pregava di non fare cazzate: difficile a farsi considerati gli eventi che correvano veloci e in modo caotico.
I loro comportamenti erano scollegati, senza un nesso logico o coerenza, sembrava che qualcosa li stesse.. cambiando. In un certo senso in meglio, considerate quelle fitte al cuore che certamente non potevano definirsi dolorose.
Lo seguiva con lo sguardo e questa volta le parole facevano bene a rimanere rintanate nella gola, al sicuro da ogni male.
Se ne rendeva conto: la situazione era ambigua ma.. quella stranezza non le dispiaceva affatto.
«Giusto..» lo assecondò riprendendo tra le mani il coltello, volendo testare quella estranea sensazione che aveva provato poco prima, sfiorando le dita con le sue.
Non erano lisce anzi, quei graffi gli donavano una certa ruvidità degna di un cacciatore con i fiocchi: tagli, graffi, cicatrici. Un semplice insieme che rendevano le mani di Dean particolari.. come tutto il resto d'altronde. «Se proprio non vuoi farmi da cavia, potresti continuare a mostrarmi com'è che si fa» propose forse un po' sotto pressione passando lo sguardo da prima fisso sulle mani sui suoi occhi.
No, non si sarebbe impelagata in un discorso come quello, descrivere gli occhi di Dean era praticamente un suicidio. «Il mio apprendimento non è veloce quanto vorrei purtroppo».
Si, perchè le dispiaceva molto, come no. 
Infondo sperare in una momentanea disconnessione del cervello da parte del ragazzo non era una così improbabile utopia.
«Pensa, potrei anche salvarti la vita se capisco bene come prendere la mira in modo impeccabile».
Ecco, giustificare quella richiesta che aveva praticamente spiattellato senza ritegno pochi secondi prima era una mossa molto stupida. D'accordo che il suo tono di voce era impostato in una tonalità astuta e da ottima attrice ma, era davvero troppo credere che non se sarebbe accorto.
«Ciò che è fatto è fatto, non puoi più tirarti indietro Jo» riferì la sua mente consapevole di aver fatto una tremenda cazzata.
«Ti stai riabituando alla sua presenza, ti farai del male». Solite gentili raccomandazioni da parte del caro amico cervello.
Oh al diavolo, preferiva di gran lunga provare quella sensazione piuttosto che interpretare il ruolo della regina dei ghiacci, su questo non aveva dubbi.
«...ma sei hai paura che possa diventare migliore di te, hai tutto il diritto di rifiutare!».
Il tocco di classe che avrebbe potuto depistarlo.. almeno un minimo si sperava!

Ed ecco il sorriso di Dean.
Da un po' di minuti non faceva altro che sorridere, non in modo esagerato certo, ma Jo anche soltanto con uno sguardo lo faceva sorridere.
Erano soprattutto i suoi atteggiamenti a fargli scattare quella curva che si creava sulle
 labbra, e il suo modo di fare così da 'cacciatrice molto convinta'. Il bello era che le sue convinzioni non venivano quasi mai smentite, e spesso assecondate. Era il suo carattere, in breve, a renderlo così a suo agio. Forse pensava anche lui avere una certa somiglianza con lei, sotto certi aspetti. 
Non si sarebbe mai aspettato una frecciatina/provocazione da parte sua. Se non sbagliava, era proprio lei che si teneva lontana dalle cose "terrene"; quante volte Dean aveva cercato di dimostrarle più di qualcosa che andasse oltre l'amicizia? Beh, un sacco. Ovviamente non era ancora coinvolto sentimentalmente, era più una questione di attrazione fisica, ma ad ogni modo lei l'aveva sempre rifiutato.
E adesso? Si metteva a fare delle avance?
Si voltò a guardarla, aggrottando la fronte in un'espressione di pura curiosità e poi inarcò un sopracciglio, indicando velocemente prima lei e poi se stesso.
«Stai flirtando con me, Jo?» rise. Rise davvero divertito, e anche molto soddisfatto di quella situazione, mentre lei cercava di rigirare la frittata in modo da far credere al cacciatore che avesse frainteso. «Oh, certo. E' troppo tardi per nascondere ciò che hai scoperto, bellezza» mormorò assumendo un certo fascino, come a volerglielo fare apposta. Infatti le si avvicinò di nuovo, prendendole di nuovo la mano destra, quella che stringeva pochi minuti prima. 
Lei cercava un modo per uscirne ma quella volta non avrebbe potuto fare più nulla, nemmeno a doverlo fare.
Entrambi aspettavano soltanto che qualcuno dicesse qualcosa di più del solito e, quel qualcuno, era stata Jo.
Praticamente aveva salvato la dignità del cacciatore. 
«Non sperarci troppo, Winchester! Sei troppo convinto di quello che pensi» gli disse lei mentre tentava sicuramente e disperatamente di ritornare in sé e lasciare il comando alla mente.
Beh, erano quasi arrivati a pochi centimetri di distanza ma stranamente nessuno dei due spingeva l'altro per liberarsi da quell'imbarazzante situazione, anzi uno dei due, Dean, la aggravava, la alimentava; un po' per divertimento e uno po' per capire come funzionassero quei maledetti complessi meccanismi che si trovavano al centro del suo petto.
«Non mi pare che tu mi stia allontanando».
...
"Non mi pare che tu mi stia allontanando?". Sul serio?
Come poteva Jo non sorridere a quelle parole?
Certo che non lo stava allontanando, era proprio ciò che voleva! Sarebbe stato da stupide essersi praticamente smascherate per poi battere miseramente in ritirata per niente! Tanto valeva andare fino in fondo, anche quando questo voleva poter significare sprofondare infelicemente nella vergogna e nella sconfitta più totale.
Anche se a pensarci.. cos'aveva da perdere? Non poteva certo definire quella "cosa" che aveva con Dean come una comune e innocua amicizia: non si sarebbero ritrovati in quella situazione altrimenti.
Quindi teoricamente non aveva di che preoccuparsi no?
«Non mi pare che tu stia rifiutando le mie presunte avance» rispose contenta di avere la battuta pronta in così poco tempo anche in momenti di confusione mentale come quello. 
Non si poteva certo dire che Jo fosse una ragazza poco sveglia insomma. «Mi pare che quel triste compito spetti per diritto a me. Sai, rifiutarti era diventato il mio secondo lavoro!».
O terzo. In ogni caso il concetto era lo stesso.
Rifiutarlo.
Rifiutarlo.
Non credeva minimamente ad una parola che pronunciava.
Voleva far intendere che per lei era facile come respirare allontanare Dean? Naah, non lo era affatto e lui lo sapeva. 
Lo sapeva perfettamente ma comunque continuava a provarci, forse provandoci una specie di.. senso di soddisfazione. Le provocazioni non erano mai mancate tra i due, perchè iniziare se erano contenti così? Quell'avvicinarsi a pochi millimetri di distanza per poi allontanarsi all'improvviso aveva un che di.. emozionante. Forse era per questo che il contatto "pelle contro pelle" gli era risultato ancora più esaltante del normale.
«Se vuoi posso lasciarti crogiolare in questa tua illusione se ti rende felice!» lo provocò intravedendo quel suo sorrisetto compiaciuto oltre la sua spalla destra. 
Il braccio non era più teso come nel primo lancio anzi, giocare a freccette contro la porta di legno era diventata la cosa più semplice del mondo.
Una cosa che non era affatto semplice era decifrare quella specie di peso all'altezza del petto, come se il movimento dei polmoni di fosse arrestato, causando una specie di massa d'aria bloccata proprio nel bel mezzo della cassa toracica... eppure il respiro era regolare.
No, lei non era il tipo di ragazza che si faceva prendere da quelle emozioni travolgenti a tal punto, sapeva che in realtà quella sensazione era semplicemente il frutto della sua smisurata immaginazione: il suo respiro era regolare e quel peso era semplicemente.. un qualcosa di nuovo e del tutto immaginario.

Il suo apprendimento poteva anche non essere dei più rapidi ma in quell'occasione si era decisamente dato una mossa!
«Chissà perchè!» rivelò anche il suo buon senso con una nota di ironia che riusciva perfettamente a cogliere.
L'aveva mandato al diavolo già prima di proporre un'altra "lezione di lanci", perchè avrebbe dovuto ascoltarlo ora?

Beh, le si era praticamente incollato addosso, come poteva anche pensare che Dean stesse rifiutando le sue avance? Era impossibile. Anzi, se fosse stato per lui avrebbe portato avanti quella bella scenetta divertente ad un livello un po' più alto. Non un livello esagerato, ovviamente. Soltanto leggermente più esplicito di come lo rendevano.
«Dunque ammetti che le tue sono avance» mormorò compiaciuto, sostenendo sempre di più quel mezzo sorriso che aveva da un bel po' di tempo stampato tra le labbra. 
Il compito di "rifiutare" spettava a lei, ovviamente, certo. Figuriamoci se Dean si fosse messo ad allontanarla proprio quando si era decisa a lasciarsi un po' andare. Doveva essere davvero un idiota.
«D'accordo..» ridacchiò, ancora con divertimento e interruppe quel contatto fisico che aveva creato lui stesso poco prima, allontanandosi e lasciando andare la sua mano libera lungo un suo fianco. 
Era bella quella strana situazione. Si, era abbastanza imbarazzante, innaturale, ma lasciava una strana sensazione dentro. Forse era proprio per questo motivo che non aveva fatto altro che sorridere come un ebete. «Sai, hai ragione! Credo proprio che ci chiederanno un risarcimento per i danni» disse con assoluta convinzione soffermandosi ad osservare il piccolo foro venuto perfettamente sulla porta del bagno. Non era poi un'incisione così profonda, ma era comunque un bel "ricordino" evidente che avrebbe turbato la vista dei molti altri studenti che sarebbero arrivati dopo do loro.
«Niente paura, ci sarà il signor Spencer ad occuparsi di tutto».
Ed eccolo lì, un altro sorrisetto.
Questa volta si trattava di un sorrisetto furbo. Perché ovviamente non sarebbe stato lui a mettere fuori la mancia e pagare il casino che avevano combinato, potevano anche scordarselo. Le carte di credito erano di Fred e Simon Spencer. I buoni samaritani di turno.
«Allora, sei pronta per imparare?». Jo era al corrente di tutto ormai. A parte di alcuni piccoli errori, non del tutto irrilevanti, riguardanti la tecnica, ma sapeva benissimo come cavarsela.
Quella era una scusa bella e buona per stare di nuovo ad un passo dallo sfiorarsi. 
Sorrise assumendo quell'aria da uomo misterioso e le si avvicinò di nuovo... ma non fece in tempo a parlare che, d'un tratto, squillò il telefono nella tasca della giacca.
Si fermò d'improvviso e prese subito l'oggetto e rispose alla chiamata, era Sam.
«Sammy! Beh, lo ribadisco fratellino... sei un vero genio. Ci incontriamo tra circa un quarto d'ora. Mi raccomando, tieni gli occhi aperti». 
Riattaccò la chiamata e ripose l'aggeggio al suo posto, guardando la ragazza con un'espressione quasi dispiaciuta.
«Spiacente, dolcezza. Dovremmo rimandare la luna di miele, il lavoro chiama» disse ironico.
Era tornato in sé. Beh, per forza... il caso attendeva per essere concluso.

E già: Sam era proprio un genio. 
Probabilmente se non lo fosse stato non ci avrebbe impiegato così poco tempo... o magari più semplicemente era a Jo che era sembrato fin troppo poco.
In ogni caso Dean aveva ragione, il lavoro chiamava e non lei poteva prepotentemente sbattergli il telefono in faccia come a volte le capitava di fare con la sua amata madre che per il momento sembrava aver creduto alla solita scusa di turno per darsela a gambe e cacciare da sana cacciatrice quale si riteneva.
«Mi ci vuole un po' d'azione» affermò riprendendo il coltello tra le mani e riponendolo al suo posto nella tasca posteriore dei jeans, forse più con la funzione di portafortuna che di vera e propria arma. 
Non era superstiziosa, esserlo nel suo lavoro voleva significare non aver capito nulla di quello che faceva: fortuna, sfortuna, karma... in qualsiasi modo lo si chiamasse secondo lei era una qualcosa che agli occhi di un cacciatore era puro e sfatatile destino.
"Così doveva andare, amen." 
Breve, coinciso e dannatamente vero. Non bisognava assumersi colpe inutili o autocommiserarsi penosamente: quelle reazioni emotive portavano sotto sotto due metri e mezzo di terra... se si era fortunati. «Morire di diabete è l'ultima cosa che voglio!» aggiunse in risposta a quella "luna di miele" a cui alludeva Dean. 
Non era una novità il fatto che ora stesse ironizzando su una sua mossa.. fuori dal suo solito schema: doveva pur farle vedere che il buon vecchio Dean era ancora sveglio nella sua mente in ecstasy da sorrisi. Si era spinto oltre, oltre le solite occhiatine al fondoschiena che -secondo la sua ottusa mente erano sconosciute a Jo-, oltre le frecciatine e le domande retoriche che la costringevano a rispondere con altre domande. E a lei stava bene così, era inutile pensare il contrario.
«Sarebbe una morte stupida per una come me!» concluse dando un'ultimo sguardo alla porta ormai somigliante ad un colapasta di legno. 
Si schioccò il collo con un movimento rapido della testa e fece ricadere i biondi capelli davanti alle spalle, pronta a soffocare il suo prossimo quarto d'ora della sua vita tra la polvere.
Avvicinatasi alla porta, abbassò la maniglia e richiamò l' attenzione del ragazzo con un cenno della testa... non le sembrava che Dean la stesse ascoltando, assorto nei suoi pensieri com'era.
«Procediamo?» lo esortò sorridendogli soddisfatta, come se avesse vinto un'altra delle sue piccole ma fondamentali battaglie.


------------------------------------------------------- Spazio dell'autrice-----------------------------------------------

E con questo caldo scrivere nella propria stanza (con la musica alta ed il ventilatore puntato addosso al massimo della potenza) è il passatempo costruttivo migliore!
Per quanto riguarda il capitolo.. abbiamo capito tutti che Sammy è il solito fratellino dal tempismo perfetto. Pazienza! Avranno altre occasioni, lo prometto! :D


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Capitolo 7
*** Una Joanna di troppo. ***


7 Capitolo 7 - Una Joanna di troppo.

Lasciatisi quell'episodio alle spalle, proseguirono la loro missione mentre percorrevano quel corridoio desolato che l'avrebbe portati davanti all'archivio. Il fatto che non ci fosse nessuno l'allarmò.
«Possibile che abbiano tutti paura di aggirarsi da queste parti solo per il rischio di essere espulsi? Dove sono i ragazzi ribelli di una volta?» si lamentò nella testa mentre Dean rispondeva a voce alta alla sua mentale domanda.
«Sono tutti a pranzo, fantastico».
Giusto. Questo non l'aveva considerato.
«Noi invece mangeremo acari, non sei contento?» ironizzò lei fermandosi di fronte ad una porta in acciaio.
Ecco un'altra differenza rispetto alle altre in legno. Ci tenevano davvero tanto a tenere segreta l'identità degli studenti!

Era decisamente meglio così. Dean non era bravo a fare il romanticone, non lo era mai stato. Perciò, in un certo senso, quella chiamata di Sam fu come un miraggio e uscire da quella porta un sollievo. A quelle sue battute, dette in tono i
mbarazzato, non rispose ma semplicemente sorrise in modo forzato, sentendosi anche lui nello stesso stato di Jo. 
«Procediamo?». Se fosse stato per lui, avrebbe proceduto in un altro modo, ma il lavoro li chiamava e non era affatto il caso, non con lei almeno. 
«Procediamo!».
Una volta fuori la stanza Dean si chiuse la porta alle spalle e cominciò a camminare, seguito subito dopo da Jo che lo affiancava. Ogni tanto le lanciava delle occhiate, sperando che lei non se ne accorgesse. 
Non sapeva perché la guardava, ma non ci pensava nemmeno prima di farlo. Spostava lo sguardo su di lei, come se fosse del tutto normale, qualcosa che avrebbe dovuto fare sempre. E invece no, caro Dean! Che cosa stava facendo? Che stesse perdendo quei pochi neuroni che aveva nel cervello?
« Sono tutti a pranzo, fantastico!» commentò quando notò che i corridoi erano deserti. 
Questa poteva essere una cosa positiva da un lato ma dall'altro un po' meno. Se ci fossero state guardie a gironzolare da quelle parti non ci avrebbero messo molto a focalizzare i loro visi e sarebbero stati beccati subito. Ma senza studenti in giro per la scuola avevano la possibilità di muoversi più in fretta. 
D'un tratto, proprio quando svoltarono l'angolo, Dean si bloccò improvvisamente nel sentire delle voci e vedere delle ombre, in fondo al corridoio, diventare sempre più ampie.
Qualcuno si stava avvicinando.
Afferrò Jo per un braccio e la trascinò con sé dietro un muro, mettendo l'altra mano sulla sua bocca, in modo che non parlasse. 
« Ssssh. C'è qualcuno, chiudi il becco» sussurrò per farsi sentire soltanto da lei, riferendosi alla sua ultima battuta riguardo alla loro missione. Se solo l'avesse detta a voce alta, sarebbe stata la fine. 
«Com'è potuto succedere?!» una voce abbastanza alta e dal tono arrabbiato, si sentiva perfettamente dalla loro postazione. 
«Mi dispiace signore. Non so davvero come sc...»  
«Mi dispiace un corno! Un altro studente è morto proprio come mio figlio! Che cosa sta succedendo Murphy?»  
«Le telecamere non hanno rilevato nessuno strano moviment...»  
«D'accordo, d'accordo! Niente panico. Non divulgare ancora la notizia tra gli studenti, non vorrei perdere quelli che sono rimasti».
Poi udirono dei passi avvicinarsi ancora e sempre di più.
Dean su costretto ad indietreggiare tenendo Jo stretta a sé e a nascondersi nella prima porta aperta che trovarono; lo stanzino.
Tra scope, stracci appesi e quant'altro attesero che l'uomo avesse svoltato l'angolo per proseguire per la sua strada. 
« Era il preside e una delle sue guardie» sussurrò, rendendosi conto solo dopo che la stava quasi per soffocare. 
«Oh... mi dispiace!» disse falsamente dispiaciuto, ridacchiando tra sé e sé, per poi lasciarla libera. 
Beh, non le dispiaceva affatto tenerla addosso, o abbracciarla ed averla a pochi centimetri di distanza.

Che qualcuno lassù la stesse mettendo alla prova era ormai una cosa appurata. Forse voleva divertirsi nel vedere Jo mentre, con tutta la volontà che possedeva, tentava di concludere quel caso senza ricadere in sconvenienti episodi che l'avrebbero portata alla rovina.. una rovina che non avrebbe certamente disprezzato.
Stava quasi iniziando a meditarci su mentre i suoi polmoni richiedevano inutilmente ossigeno, senza ricevere nessun segno d'ascolto.
Chiusi in uno stanzino stretto e in penombra, erano vicini.. e forse lo erano fin troppo considerato il contatto fisico precedentemente "sperimentato" e di cui avevano quasi fatto l'abitudine, nonostante non ci fosse nulla di normale in tutto ciò.
Non ricordava nemmeno come c'era arrivata lì dentro, aveva solo una vago ricordo di Dean che le chiedeva di rimanere in silenzio.. questo era un segno chiaro ed esplicito: non si stava concentrando abbastanza. E certamente non era un bene.
Nonostante si sentisse al sicuro in quel frangente -solo perchè era con Dean ovviamente, poverella- non stava a significare che poteva crogiolarsi in quella sensazione ogni volta che le capitava di rimanere a contatto con il ragazzo.
Era ora di attivare il cervello. 

La conversazione dei due uomini nel corridoio aveva portato Jo a delle supposizioni non del tutto campate in aria.
«Le telecamere non hanno rilevato niente di strano..» ripeté tra sé e sé in tono quasi impercettibile, proprio per evitare di violare qual comando/consiglio che Dean le aveva imposto/consigliato.
In risposta il ragazzo la stese a guardare con i lineamenti del viso corrugati tra il deluso e il confuso. 
Perchè fosse confuso dalle parole di Jo era del tutto normale ma il dispiaciuto.. beh, a quello la biondina non sapeva darsi una spiegazione.
"Non credo sia importante pensarci adesso!" la rimproverò il suo buon senso riportandola sulla retta via.
« E se ad entrare nelle stanze fosse stato qualcuno che non abbia dato nell'occhio? Qualcuno che ne ha l'autorizzazione, per esempio?» cercò di spiegare all'ombra che aveva di fronte, riuscendo ad intravederne appena gli occhi e le labbra... come se non fossero già abbastanza per mandarla fuori dai binari.
'Io sono nuova quanto te, dolcezza'.
Ecco la frase che caricò Jo di un certo entusiasmo, come se avesse praticamente concluso il caso.
«La donna delle pulizie!» esclamò il ragazzo spalancando i suoi occhioni sotto il mirino di Jo, avendo capito a cosa si stesse riferendo.
Nah, era del tutto esagerato definirla complicità!
«Sta' zitto!» lo ammonì preoccupata mentre gli tirava una gentile gomitata in un fianco, non con lo scopo di fargli provocare altro rumore sospetto ovviamente.
« L'avevo detto che quella donna non mi piaceva! E tu che invece te la lavoravi per bene! Ma bravo, dialoga con delle streghe psicopatiche!» lo riprese puntandogli un dito all'altezza del petto, inarcando un sopracciglio come per accentuare quanto fosse contrariata.
No, non poteva essere considerata una scenata di gelosia che aveva astutamente evitato prima in presenza della donna.
No.
No nel modo più assoluto.
Non era questo quello che voleva far vedere almeno.

D'accordo. Le telecamere non avevano rivelato nulla ed era una cosa alquanto strana, perché ciò che cercavano non era un essere sovrannaturale, ma era umano, corporeo. E se una maledetta strega se ne andava in giro per i corridoi le telecamere avrebbero dovuto segnalarla, o almeno filmare i suoi strani movimenti.
A questo punto, però, le cose non quadravano. Se i filmati non avevano le prove che incastrassero la vittima, allora chi diavolo era a provocare quelle morti.
Beh, anche lui ci aveva pensato inizialmente, ma sembrava troppo "innocente" per essere una strega. Non innocente dal punto di vista sessuale però. 
«La donna delle pulizie!» lo disse quasi in tono sorpreso, anche se infondo sospettava anche lui di quella strana donna assatanata. 
Era una travestimento perfetto.
Le sarebbe stato facile entrare ed uscire dalle stanze di tutti gli studenti, senza che nessuno sospettasse di lei.
Metteva il sacchetto maledetto nascosto da qualche parte e poi andava via, e magari dopo tante ore si ritrovava il corpo morto di un nuovo idiota irlandese. 
«Ma certo, è un'ottima copertura. E' la donna delle pulizie, chi può sospettare di una che mette in ordine le stanze?» chiese retorico facendo una smorfia stizzito, un po' preso dalla rabbia. 
Perché non aveva espresso il suo pensiero prima? Se solo l'avesse preso in considerazione, magari avrebbero potuto salvare il ragazzo. Ma era troppo presto per arrivare a conclusioni affrettate. 
Poi la sfuriata di Jo, lo intimorì quasi.
La guardò scioccato, con le sopracciglia inarcate e la bocca socchiusa. Il tono di voce della ragazza non era esattamente basso, perciò le tappò di nuovo la bocca con una mano per metterla a tacere. 
«Ssssh. Ci sentiranno!»
Il suo indice ancora puntato contro, ancora in modo minaccioso e il suo sguardo nervoso che gli diceva ''toglimi le mani di dosso o ti ammazzo!".
Dean abbozzò un sorriso sghembo e restò lì a guardarla per un po', godendosi quella scena divertente.
Era molto più bella quando si arrabbiava.
D'un tratto, proprio come prima, il telefono di Dean nella sua tasca cominciò a vibrare e lui fu costretto ad interrompere ancora una volta quel momento.
Sospirò e la lasciò libera, per la seconda volta, rispondendo alla chiamata ovviamente di Sam. E chi poteva essere il guasta feste se non lui? 
« Sammy». 
«Dean, è morto un altro ragazzo!» mormorò il fratello dall'altro capo del telefono. 
«Già e il preside non ha intenzione di celebrarne il funerale». 
«Ascolta! Ho guardato il video della telecamera che riprende tutta l'ala est. Un'ora prima che il ragazzo morisse, è entrata una donna nella sua stanza». 
«Questa donna ha un bel lato B, i capelli neri e gli occhi azzurri?».
«Ahm.. ha dei capelli neri» disse Sam senza sbilanciarsi troppo sui dettagli. «Suppongo sia la donna delle pulizie. Dean... ho controllato tutti i video della sorveglianza che riguardano le stanze delle vittime, è lei». 
« D'accordo, ahm... tienimi aggiornato!» e poi riattaccò.

La conversazione tra i due fratelli aveva praticamente messo fine alle ricerche: ora per Jo arrivava il momento di scaldare i muscoli e prepararsi all'azione.
Basta giocare a nascondino o alla buona universitaria mancata, adesso di giocav
a con armi e insulti gratuiti verso il mostro di turno.. anche se in quel caso il "mostro" era proprio un umano dalla divisa scollata e dalla bellezza invidiabile.
«Maledette streghe!» mormorò stizzita ruotando gli occhi sul soffitto di quello stanzino che iniziava a diventare più stretto e scomodo. «Dove la troviamo adesso?» domandò al ragazzo che probabilmente si stava ponendo la stessa domanda.
Ok, non dovevano più cercare tra delle polverose scartoffie ma rimanere lì era uno spreco di tempo oltre che un pericolo per altri studenti del tutto ignari della situazione.
«E comunque dovresti darmi ascolto più spesso»! lo ammonì ritrovando quel sorrisetto diabolico che aveva abbandonato da un po' per far spazio alla sua ira del momento.
Un'altra frecciatina che non avrebbe ferito nessuno!
«Oh andiamo, sei molto più carina quanto te ne stai zitta» risposte con una certa ironia che lo metteva sulla difensiva.
Che la pensasse così o meno in quel caso a Jo non importava poi molto: non sarebbe mai riuscita a starsene zitta per più di dieci minuti filati, magari nemmeno cinque!
«Beh, d'altronde se fossi bella dentro come lo sono fuori sarei l'ottava bellezza del mondo. Devo pur avere qualcosa che giochi a mio sfavore, vero Dean?» lo istigò senza ritegno mentre inclinava il capo da un lato, come se si sentisse già in vantaggio sul ragazzo.
Era quasi inquietante la precisione con cui ricordava ogni sua parola.
Forse anche per questo Dean accusò il colpo e sorrise: ed ecco che in un qualche modo era di nuovo in vantaggio.
Odiava quel sorrisetto quando riusciva a metterla a tacere solo così.. peccato che lo adorasse per tutto il resto delle occasioni in cui lo sfoggiava.
«E togliti quel sorriso dalla faccia, sembri troppo contento oggi!» disse tra le risate mettendogli una mano sulla faccia.
Rideva proprio di gusto. Maledetto Winchester!

«Ragazzi, cosa ci fate chiusi qui dentro?».
"Merda." 
Mentre se ne stavano lì a ridere come degli stupidi ragazzini, qualcuno aveva aperto la porta dello stanzino e gli aveva beccati in pieno.
In pieno di cosa non si sapeva ma si, l'aveva sgamati alla grande.
«Oh, capisco!» disse la voce femminile in tono infastidito mentre riconosceva la fisionomia dei loro volti.
Si domandavano come trovarla? Beh, era stata lei a trovare loro: tanto di guadagnato.
Non appena Jo si voltò verso quella voce sorrise, sorrise radiosa e per niente imbarazzata, come se volesse sbattere in faccia alla seducente donna delle pulizie la sua soddisfazione nel vedere la sua espressione delusa sul viso.
«Esistono le stanze per questo» sentenziò facendogli segno di uscire da lì «non dirò niente a nessuno, forza. Muovetevi!» li incitò innervosita.

In fin dei conti, per Dean andare a caccia con Jo era divertente.
Aveva sempre la battuta pronta, anche nei momenti meno opportuni, proprio come lui d'altronde. Forse era per questo che rideva dalla prima volta che erano usciti insieme da quella 
stanza e, se non rideva, sorrideva.
In un certo senso la ragazza gli faceva bene e, anche se era piuttosto imbarazzante ammetterlo, perché mentire o nasconderlo?
Stava bene con lei, troppo bene.
Non gli fece affatto piacere se quel momento venne interrotto d'improvviso, proprio da lei poi.
Almeno non dovevano cercarla per tutta la scuola, doveva prendere la cosa dal lato positivo. 
Gettò un'occhiata verso Jo e poi si tolse "quel sorrisetto" dalla faccia che ancora aveva voglia di restare tra le labbra di Dean.
«Ahm... non stavamo facendo nulla di male, signorina...» abbassò gli occhi sull'etichetta che aveva attaccata sul lato sinistro della camicetta azzurra e poi abbozzò un sorriso, continuando «...Joanna» annuì storcendo le labbra in una smorfia compiaciuta e troppo divertita. 
L'espressione di Jo si contorse in una specie di paresi facciale, probabilmente avrebbe voluto tanto torturarla con le sue stesse mani e staccarle un capello alla volta.
«Ce ne stavamo andando!». Si passò una mano sulla faccia, per mascherare ancora quel sorriso che, prima o poi, sarebbe di nuovo balzato fuori, poi qualcosa attirò la sua attenzione.
Infatti spostò lo sguardo dall'etichetta al suo collo, doveva appesa c'era una collana con uno strano ed enorme ciondolo.
Sembrava più una specie di strano simbolo, racchiuso in un grande cerchio.
«Bella medaglietta» disse il cacciatore con un finto accenno di fascino. 
Sicuramente era da lì che ne ricavava potere. 
Lei abbassò gli occhi sulla collana e prese tra le dita il ciondolo con possessività, tornando poi a guardare Dean accigliata.
Non lo ringraziò nemmeno, ma si scostò su un lato per permettere ad entrambi di uscire da quello sgabuzzino. Il cacciatore superò la soglia e gettò un lungo sguardo verso la strega, come a volerle dire ''ti tengo d'occhio''.
Ovviamente lei, essendo all'oscuro di tutto, avrebbe interpretato quello sguardo come qualcosa di ambiguo, e a solo sfondo sessuale. Ma non ne aveva dubbi. 
«E' quell'affare, è da lì che ne trae potere. Chissà con quale strano demone figlio di un'antica puttana abbiamo a che fare!» mormorò a Jo sulla strada di ritorno verso la sua stanza.
Non potevano attaccare disarmati, sarebbe stato un attacco vano.
D'un tratto però, puntuale proprio come prima, squillò il telefono. Era Sam. Dean rispose.
« Sammy!».
«Dean! Ha messo un sacchetto nell'ufficio del preside! Credo sia l'ultimo della sua lista!».
« D'accordo, niente panico! Trova quel sacchetto, Sam. Noi ci occupiamo di quella stronza!».

Tutta quell'intera e singolare giornata non era altro che una barzelletta.
Jo iniziava sul serio a pensare che nei piani alti ci fosse qualcuno pronto a pagare il biglietto per vedere quella sua caccia fin troppo fuori dagli schemi.

Per lo meno avevano fatto dei progressi con il caso.
Certo non potevano aggredire la streghetta di turno senza aver le spalle coperte da almeno un paio di armi ciascuno.
Ok, lei poteva anche essere umana ma il demone che controllava con la sua medaglietta non era altrettanto innocente.
«Per fortuna non sono irlandese!» ironizzò una volta lontani, sapendo perfettamente che la sua antipatia fosse reciproca. Lo si capiva dallo sguardo omicida che le lanciava alle spalle, convinta che Jo non se ne fosse accorta.
"Perchè mi fanno tutti idiota a tal punto??" si domandò con la speranza che qualcosa cambiasse, anche se la vedeva davvero difficile.

La chiamata di Sam però disintegrò quella calma apparente in cui si era volontariamente immersa fino ad allora: il tono che il ragazzo lasciava trasparire anche dall'apparecchio telefonico era a dir poco.. negativamente esaltato, di un preoccupato aggressivo.
«D'accordo, niente panico!» lo incitò suo fratello per telefono.
Esatto, era panico.
Lo era anche quello che si arrampicava sul torace di Jo infondo, solo che lei era molto più brava nel gestirlo, mascherarlo o addirittura a respingerlo.
Il fatto che ogni tanto le fosse scappata una stupidissima lacrimuccia durante un caso in cui si ritrovava pienamente coinvolta quasi a rischiare la propria vita e a tenerla stretta a sé per un soffio.. era irrilevante, diciamo meglio umano.
Il ragazzo riattaccò e tutto le fu chiaro: il piano da effettuare era semplice e allo stesso tempo fin troppo generico per una precisina come lei.
"Armarsi e distruggere"... manco fossero le parole di un robot con i circuiti da pazzo omicida.
Beh, che poi loro dovessero diventarlo nei confronti dei mostri era un'altro paio di maniche: più diventavi insensibile e disumano, meglio riuscivi nel tuo lavoro.
Inutile precisare quanto questo infastidisse la ragazza, non assolutamente pronta ad un cambiamento radicale come quello.
«Anche se non dovesse schiodare quelle stramaledettissime mani da quella stramaledettissima medaglietta noi non la uccideremo, chiaro?».
Il suo tono autorevole non era certo un messaggio per diventare "il cacciatore Alpha" della situazione.
La sua espressione lottava contro quel robot che avrebbe voluto prendere il suo posto con prepotenza, come se gli spettasse di diritto.
E parlare di imposizioni a Jo era come parlare di alcool e droga in diretta su Radio Maria.

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Innauguriamo il 1° di settembre con un nuovo capitolo, giusto per iniziare bene!
Il caso dei cacciatori pian piano si risolve e l'intromissione di Sam è sempre più snervante... ma ad ogni modo lo amiamo lo stesso! :)
Ora vi saluto perchè mia sorella mi impedisce di scrivere cinque righe in santa pace -.-''
Alla prossima! ;)


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Capitolo 8
*** Muori, puttana, muori! ***


8 Capitolo 8 - Muori, puttana, muori!



Entrano nella stanza e con una velocità impressionante ricoprirono il loro corpi di armi, nascondendole astutamente sotto ogni lembo di stoffa a loro disposizione: anche un minimo coltellino di cinque centimetri poteva salvarti la vita in situazioni di pericolo. Almeno qualcosa aveva imparato dalle cacce precedenti.

«Non deve rimanere da sola o inizierà il rito per evocare quello stronzo.» ripassò lei al alta voce mentre nascondeva il suo amato ed immancabile coltello nella tasca posteriore dei jeans.
  • In meno di due minuti si ritrovarono nella stanza di Jo a riempirsi d'armi fino al collo. 
    Dean portava sempre un coltello d'argento nella tasca posteriore dei jeans e un altro un po' più piccolo all'interno della scarpa. Molte volte si ritrovava a guarire ferite che non sapeva nemmeno come era riuscito a procurarsele. Beh, ora si spiegava. 
    Prese la pistola, la sua pistola, e la ripose al suo posto nel bordo posteriore dei suoi jeans. Poi un altro coltello nella tasca della camicia a quadretti che indossava ed erano pronti ad andare. Prese il telefono per tenersi in contatto con il fratello e compose il suo numero in modo frettoloso, tanto che dovette ripeterlo più volte per i vani tentativi.
    «Forza Sam, rispondi...» mormorò mentre si avviava verso la fine del corridoio, insieme a Jo.
    La destinazione era l'ufficio del preside.
    Probabilmente Sam era già lì, o forse aveva già trovato il sacchetto maledetto, ma non rispondeva al telefono e questo non era un buon segno.
    «Maledizione!» imprecò quando scattò la segreteria telefonica. Sospirò per mantenersi calmo e infilò l'aggeggio nella tasca destra dei jeans.
    Guardò la ragazza e restò per un po' in silenzio, senza riuscire a dire nulla. 
    Quando le cose si mettevano male, e soprattutto quando si trattava di suo fratello, gli venivano attacchi di ansia. Non sapeva più come muoversi.
    «Ci serve un piano!» disse improvvisamente Dean, fermandosi in mezzo al corridoio tutto d'un tratto. 
    Probabilmente, a quel punto, avrebbero dovuto dividersi: Jo sarebbe dovuta andare alla ricerca della strega e Dean alla ricerca di Sam. Ma il cacciatore non se la sentiva di lasciare la ragazza da sola, perciò non glie l'avrebbe mai permesso: perché sapeva benissimo che lei lo stava pensando.
    Infatti ne ebbe subito dopo la conferma, quando iniziò a dare libero sfogo alle sue idee.
    «Dividiamoci! Io vado a cercare Megan Fox e tu...»
    « Scordatelo!» la interruppe subito «non sarò così stupido da lasciarti da sola anche questa volta. Cercheremo insieme quella stronza... ma prima dobbiamo trovare Sam.»
    Nemmeno il tempo di finire la frase che sentì la voce del fratello provenire da in fondo al corridoio.
    Si voltò di scatto e vide la strega tenere il ragazzo sotto tiro, con la sua stessa pistola. Aggrottò la fronte e in quel preciso istante pensò a come cavolo avesse fatto a farsi disarmare da una donna. 
    «Sammy stai bene?»
    «Potrei star meglio!» rispose l'altro in modo nervoso. 
    «Cacciatori eh?» chiese la strega retorica, abbozzando un sorrisetto maligno «Sai, se le cose fossero andate diversamente... avrei potuto farti un pensierino... Dean.» 
    «Ah! Sono... estasiato.»
    «Dean non sono riuscito a trovare il sacchetto!» urlò Sam guardando il fratello sconfitto, come se fosse colpa sua.
    A quelle parole, il cacciatore gettò un'occhiata a Jo che già sicuramente aveva capito cosa fare.
    Non appena Dean avrebbe distratto la figlia di puttana, sarebbe dovuta correre nell'ufficio del preside a cercare il sacchetto. Si sarebbe occupato lui di Megan Fox. 
    «Non importa, Sammy. Non è colpa tua. Lascialo andare, stronza.»
    «Sei sempre così gentile?» domandò la strega, ovviamente sarcastica.
    «Lascialo andare, figlia di puttana!» si corresse, sorridendo sghembo. Così suonava decisamente meglio.
  • Come le cose stessero decisamente precipitando era un qualcosa di altamente scontato.
    Non c'era una caccia che fosse risultata facile per Jo se passata al fianco dei fratelli Winchester. No, non pensava che fossero una maledizione, che portassero sfortuna o roba del genere (anche perchè la maggior parte delle volte, anche se faceva una grande fatica ad ammetterlo, erano proprio loro due a salvarla) ma semplicemente.. un qualcosa di negativo e allo stesso tempo di rassicurante.
    Tutto diventava strano quando c'erano Sam e Dean in giro.
    «Per lo meno non sono ancora stata rapita da niente!» ripensò con un certo accento sarcastico mentre passava lo sguardo da Dean a Sam, rigido sulla sua schiena per l'arma puntatagli addosso dalla stramaledettissima Megan Fox.
    Sam non era riuscito a trovare il sacchetto: il che era meraviglioso, ironicamente parlando.
    Le occhiate di Dean erano tutte un programma e Jo riusciva perfettamente a capire il fatto che il privilegio di non battersi o non attirare la donna ma bensì di trovare il sacchetto spettasse a lei.
    Contrariata dalla scelta della sua mansione, cercò un modo per non essere uccisa e mettersi alla ricerca dell'oggetto magico... anche se prima ancora doveva raggiungere la stanza incriminata.
    Si sporse appena sulla destra per poter focalizzare tutte le porte in vetro del corridoio e con disappunto la notò: ecco che era a circa cinque metri oltre le spalle della stronza.
    La porta della presidenza era semiaperta e tutto ciò stava a significare che quella "Joanna" -se davvero si chiamava così- aveva già tutto pronto per far morire dissanguato un'altro uomo e che non aspettava altro.
    «Finchè dialogherà amorevolmente con Dean non potrà dire la formula di evocaz..»
    E che lo diceva a fare, come non detto. 
    Il fatto che avesse Sam come ostaggio la avvantaggiava di molto e proprio per questo Dean non azzardava nessuna mossa. Come non lo faceva Jo.
    Se fosse capitato qualcosa a Sam.. quella sì che sarebbe stata cattiva mossa per la donna in camice. 
    «Qualcosa che riesca a liberarlo..» architettò velocemente.
    C'era poco da fare: Jo era un'esperta nell'attirare l'attenzione del mostro di turno. Non per niente, appena iniziò a correre verso la porta del preside, la strega le puntò l'arma contro, sparandole addosso e quindi distogliendo la canna della pistola da Sam.
    La fortuna di Jo però era più efficace della sua mira, un punto in più.
    Riuscì ad oltrepassarla a ripararsi dai colpi infiltrandosi tra una porta e l'altra mentre correva per il corridoio.
    «Ora a lei ci penseranno loro.» pensò fermandosi nella presidenza con il fiatone. 
    Ora doveva iniziare a cercare e in fretta anche.
    La stanza era già parzialmente sottosopra, proprio per mano di Sam che non aveva trovato nulla.
    «Dove può essere??» domandò a sé stessa eliminando i punti già in disordine.
    Tutti i cassetti rivoltati, il materasso praticamente svuotato da molle e componenti varie, sui muri non c'era più nulla e sotto il pavimento non poteva esserci nulla.. ma allora dov'era??
  • E proprio nel momento meno opportuno, Jo corse via verso il corridoio, schivando per miracolo una pallottola che le sfiorò appena i capelli.
    In quel preciso secondo, gli occhi di Dean si dilatarono e il cuore iniziò a pulsare nel suo petto. Per un bel po' credette che fosse stata colpita ma quando la vide sfrecciare da una porta all'altra si tranquillizzò, tirando un sospiro di sollievo. Anche se, se l'avesse avuta tra le mani, l'avrebbe uccisa per quello che aveva fatto.
    Quando sparì dietro l'angolo della fine del corridoio, calò il silenzio come se quella fosse una normale situazione.
    Il cacciatore si voltò a guardare la strega e abbozzò un sorrisetto. 
    «E' sempre stata una ragazza ribelle.» disse, tanto per dire qualcosa prima che lei potesse spararlo in testa con un colpo.
    La ragazza emise un urlo pazzesco e iniziò a strozzare Sam, stringendo la presa al suo collo. Quella scena costrinse Dean a mettere fuori l'arma. 
    «Lascialo andare o giuro che ti faccio un buco in testa, figlia di puttana!» 
    Lei rise divertita e iniziò a pronunciare la suo rito in latino, o greco, o quel che diavolo era. A Dean sembravano un paio di parole inventate messe assieme.
    Era meglio se Jo si fosse data una mossa. 
    Sam intanto veniva strangolato: il suo viso divento quasi viola, e i suoi occhi fissavano il soffitto.
    Dean premette il grilletto, ferendo la strega ad una gamba e finalmente tacque, iniziando ad urlare per il dolore. Il fratellino venne liberato e si accasciò a terra sulle ginocchia. Questo però non gli permise di disarmarla, togliendole la sua stessa pistola. 
    «Sammy stai bene?»
    «Si!» rispose lui voltandosi a guardarlo, con aria decisamente sfinita. Dean gli si avvicinò per aiutarlo a mettersi in piedi e, dall'alto verso il basso, guardarono la strega che ansimava e si teneva la ferita sanguinante sul polpaccio. 
    «Perché non finisci il lavoro, eh Dean? Lo sanno tutti che sei un assassino. Anche il tuo bel fratellino innocente.» mormorò a denti stretti, ridendo con nervosismo misto a divertimento. 
    Se pensava che quelle parole l'avrebbero toccato nel profondo del cuore, si sbagliava di grosso. 
    Inarcò le sopracciglia e poi abbozzò un sorrisetto sghembo, avvicinandosi di più a lei. Si chinò sulle gambe e la guardò dritta negli occhi. 
    «E' una fortuna per te che non sia così, sai? Saresti già morta a quest'ora.»
    Dean abbassò lo sguardo sul ciondolo che aveva appeso al collo e lei con lui, allungò una mano verso di quello e lei tornò a guardarlo quasi scioccata. 
    «Non ci sperare, tesoro.» disse ironico riferendosi ad una remota possibilità che lui potesse allungare le mani per altro.
    Glielo staccò dal collo e poi tornò in piedi, mostrandolo a Sam, che lo prese tra le dita e lo osservò con la sua solita aria affascinata.
    «Con cosa abbiamo a che fare?» 
    «E' un simbolo irlandese, molto antico. Credo appartenesse alle eretiche di quel tempo. Forse trae potere dalle sue stesse simili.» rispose il fratellino, tornando a guardare Dean.
    Ad attirare l'attenzione di entrambi fu Jo che tornò da loro con il fiatone. 
    Il cacciatore sarebbe dovuto stare più attento però, non appena si voltò, la strega gli sfilò il coltello dalla scarpa, quello di riserva, e glielo conficcò nel colpaccio, facendolo cadere a terra.
    Iniziò a parlare nuovamente in quella lingua strana e lui cominciò a vomitare sangue.
    Ma come diavolo aveva fatto? Erano streghe davvero potenti! 
    Quando però accadde, Sam lanciò il ciondolo a terra con forza, rompendolo in mille pezzettini. 
    «NO!! Che cos'hai fatto??!» berciò la strega contro il ragazzo, poi un nuvolone nero si espanse nell'aria, avvolgendo la stronza che iniziò a contorcersi e pregare.

E Jo che non riusciva a sentire nient'altro che urla e mormorii di parole soffocate da chissà quale voglia di vendetta da parte della strega... e questo non faceva che metterle ansia. 
Mandò inutilmente in aria diversi mobili ma niente: il sacchetto non si trovava.
Alzò gli occhi al cielo trattenendosi dall'imprecare e, come in un attimo, la sua vista di soffermò su un condizionatore posizionato esattamente sopra la finestra a semi-balconcino.
Senza aspettare nemmeno un secondo si arrampicò su una sedia non del tutto affidabile e aprì lo sportello pieno di polvere che nascondeva al suo interno ciò che cercava.

«Strano come Sam -con la sua altezza e acutezza- non ci abbia nemmeno pensato!» disse tra sé e sé balzando giù a piedi uniti sul pavimento e afferrando l'accendino dalla tasca destra della giacca.
«Meno uno.» soffiò appena fuori dalle sue labbra e gettando il sacchetto per terra, ancora avvolto nelle fiamme di un viola ovviamente fuori dal normale.
Tornò in corridoio con i polmoni tra le mani -metaforicamente parlando- e, riavvicinatasi di pochi metri ai cacciatori, sgranò gli occhi al vedere Dean per terra, scomparire tra delle pozze del suo stesso sangue.
I piedi piantati per terra e la cassa toracica immobile: ecco come se ne stava Jo di fronte alla scena di un Dean in preda al dolore. 
Eppure sapeva che era sbagliato.
Sapeva che non era quello che doveva fare.
Sbattè le palpebre più volte prima di distinguere la coltre nera che avvolgeva la donna ormai senza speranze di rimanere viva: quella era una scena che, se non avesse avuto il terrore di perdere quel dannato Winchester, si sarebbe gustata fino all'ultimo grido di dolore.
Questo pensiero risvegliò il suo lato da cacciatrice e la fece correre verso i due fratelli.
La strega stava morendo , proprio lì di fronte a loro, ma Dean non riusciva ad alzarsi e stare meglio.
«L'incantesimo ormai è innescato.» bisbigliò crollando sulle ginocchia, inzuppandosi i jeans in quel rosso scintillante.
«Sam, pensa al polpaccio. Non può perdere più sangue di quanto ne abbia già perso!» gli ordinò senza far caso ai modi gentili o al tono da obbligo che aveva marchiato nella voce a causa della paura, come se il tempo fosse il suo peggior nemico.
Il ragazzo, preoccupato più di lei nel vedere il suo atto di "salvataggio in calcio d'angolo" andare in fumo, fece come gli era stato ordinato: si strappò una manica della maglia e l'avvolse attorno alla gamba del fratello, ansimante per incantesimo che aveva ancora sulle spalle.
«Se muori, ti uccido.» lo minacciò quasi impercettibilmente tenendo il torace di Dean tra le mani, aiutando Sam a bendarlo.
Successivamente perlustrò le tasche della giacca del ragazzo, sperando di trovarci l'ultima spiaggia, l'ultimo modo che avevano di salvargli la vita.
Quando lo estrasse dalla giacca in pelle un sospirò riuscì a superare la gola e a liberarsi nell'aria.
Come se fosse stata dotata di una qualche velocità paranormale, ghermì l'accendino che aveva riposto nella sua di tasca dopo aver bruciato il sacchetto in quella stanza a pochi metri da loro e diede fuoco al nuovo sacchetto.
«E' finita, è finita. Shh, basta Dean. E' tutto apposto.» pregò a bassa voce Dean affinchè la smettesse di affannarsi per respirare.
Ogni respiro una coltellata.. tanto l'odore di sangue non faceva che facilitare quella sua immaginazione.

«Riportalo in stanza. Io.. rimango qui a sistemare... questo.» disse con l'affanno e affievolendo la presa che aveva sul petto di Dean, lasciandolo nelle mani del fratello.

Mentre la strega moriva squartata da qualcosa di invisibile agli occhi di Dean, Jo e Sam, il ragazzo continuava a vomitare sangue quasi come avesse l'influenza.
Il flusso al polpaccio fu bloccato dal fratello intelligente che gli legò la ferita con un pezzo di stoffa, in modo stretto e doloroso per evitare che uscisse altro sangue. Jo, invece, riuscì a bloccare la maledizione che la strega aveva fatto al cacciatore in pochi secondi e in modo improvvisato, tanto che nessuno dei tre si aspettava una cosa del genere.
Quando fu salvo e la ragazza lo lasciò di nuovo respirare, tirò un sospiro di sollievo.
Aveva il viso pallido, delle enormi e occhiaie a cerchiargli gli occhi grandi e verdi e la bocca sporca e rigata dal suo stesso sangue.
Si rizzò a sedere aggrappandosi alle spalle esili di Jo e poi si fece aiutare dal gigante buono che era suo fratello, alzandosi in piedi e tornando se stesso per non farli preoccupare. 

«Odio le streghe.» mormorò stancamente guardando il corpo senza vita della donna, poi gettò uno sguardo a Jo e si rivolse al fratello che premurosamente lo reggeva e lo osservava preoccupato. 
«Sta tranquillo Sammy. Aiuta Jo, ce la faccio.» gli assicurò dandogli una piccola pacca sulla schiena, prima di tentare di fuggire via dalla sua presa. 
«Tu sei matto!» disse a gran voce l'altro «Non ti lascio solo.» 
«Fa come ti ho detto! Sto bene. Non rompere!»
Sì, era proprio il vecchio nuovo Dean.
Borbottò quella frase in modo infantile e lo spinse via con un gesto della mano scherzosamente. 
«Ne sei sicuro?»
«Che c'è vuoi un certificato medico? Sto bene, Sam. Dove tieni il kit delle emergenze?» 
Sam sospirò e lo lasciò andare, restando sempre in guardia convinto di poterlo acciuffare se avesse perso l'equilibrio. 
«Nel mio zaino. Sta attento!» lo avvertì quasi in modo minaccioso.
Dean guardò prima il fratello, poi Jo. A lei rivolse un sorriso come per ringraziarla.
Diede le spalle ad entrambi e si diresse zoppicante verso la stanza della giovane cacciatrice.
Non appena fu dentro quella squallida - quasi quanto un motel - stanza prese posto sul letto procurandosi la scatola con tutto l'occorrente per guarirsi e iniziò a cucirsi, rattopparsi come una vecchia nonnina affettuosa.

Sì, Jo credeva proprio che fosse un imbecille, un inguaribile imbecille. 

Era più semplicemente Dean.
Non si immischiò nella loro piccola scenetta da "sono io il fratello maggiore" solo perchè si sentiva diciamo.. di troppo. Era una cosa che succedeva spesso tra loro, era meglio non interrompere quelle loro abitudini.
«Cerchiamo di fare presto, forse si saranno accorti delle telecamere.» disse al ragazzone di fronte a sé, ancora in apprensione per il fratello testando che si allontanava da loro.
Forse l'infangare la caccia era il compito più noioso della faccenda, nonostante fosse la parte meno pericolosa, ma era una cosa che bisognava fare.
Creatasi un piano in quella ingegnosa testolina, si piegò sulle gambe e si tolse la giacca, avvolgendola poi attorno alla sua mano destra armata del coltello di suo padre: quello era immancabile.
Avvicinatasi poi al corpo esanime della strega, la stese a guardare, questa volta con uno sguardo più carico di pena che di rabbia.
«Posso finire io se...» provò a suggerire Sam notando la sua palese difficoltà nel "finire il lavoro". 
Che avesse già capito il suo piano? Beh, non si sarebbe stupita per niente: Sam era un cacciatore molto più bravo di lei e con molta più esperienza.
«No, ci penso io.» annuì convinta, affondando poi la lama nel suo collo.
Si rialzò in piedi come se le sue gambe fossero divenute delle molle e passò il cellulare al minore dei Winchester, assumendo questa volta un tono più dolce e pacato, come a chiedere un favore... come a farsi perdonare per quello assunto poco prima.
«Chiamala tu la polizia.. io ho già avuto a che fare con quella di questo posto, non vorrei problemi.» confessò scrollando le spalle e avviandosi verso la sua stanza dopo aver accolto con molto piacere il cenno di consenso di Sam nel concludere i convenevoli.


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Perfetto, il penultimo capitolo è andato. Inizio a sentire la tristezza salirmi sullo stomaco. Uff.
In ogni caso continuate a farmi sapere se vi piace e a leggere, perchè fidatevi: leggere fa bene alla mente u.u
E dopo queste piccole pillole di saggezza de sta' ceppa, vi lascio! 
Ciao! :D

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Capitolo 9
*** Insoliti ringraziamenti. ***


9
  • Capitolo 9 - Insoliti ringraziamenti.
  • «Hai mai pensato di darti ai ferri? Sul serio, qualche centrino qua e là e la tua macchina sarà molto più graziosa.» ironizzò entrando nella sua stanza dopo aver visto Dean passarsi l'ago sotto la pelle. Niente di piacevole.
  • «Sam è fuori a parlare con la polizia. Suicidio. Niente testimoni. Porterà qualcosa da mangiare. disse con frasi minime come ad anticipare le domande del suo ormai conosciutissimo Dean.
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    Il filo di cotone attraversava la sua pelle, sensibile e insanguinata, la ricuciva come se fosse una giacca slabbrata.
    Una scena cruenta e molto dolorosa per il cacciatore ma lui non dava segno di fastidio, accennava soltanto qualche smorfia quando l'ago trapassava la sua pelle.
    Quando Jo entrò Dean aveva appena finito e da bravo ragazzo ordinato - quale non era - aveva sistemato tutto in modo da non macchiare nulla col suo sangue. Staccò il filo con i denti e poi sospirò felice che tutto quel casino fosse finalmente cessato.
    «Sì, ho sempre sognato di fare il sarto. fece ironico ma senza sorridere e senza guardarla.
    Adesso sarebbe arrivata la parte più dolorosa.
    Prese un po' d'acqua ossigenata da dentro la scatola che racchiudeva l'occorrente per le emergenze e iniziò tamponare la ferita richiusa con un po' d'ovata imbevuta dal liquidi di un leggero colore rosa.
    «Perfetto. mormorò stancamente.
    Si schiarì la voce e quando finì di disinfettare la ferita rimise tutto al suo posto.
    Soltanto allora alzò la testa verso la ragazza che sembrava osservarlo preoccupata. L'ultima cosa che voleva era "un altro Sam" alle calcagna.
    «Sto bene. disse prima che lei potesse aprire bocca e dare libero sfogo ai suoi pensieri determinati.
    Abbozzò un lieve sorriso come a darle la conferma che quello che aveva appena detto era vero e poi provò ad alzarsi dal letto con un'immane sforzo.
    La gamba pulsava e la sentiva pesante come se fosse di metallo.
    Non appena poggiò i piedi per terra la ragazza si precipitò ad aiutarlo - apprensiva più che mai (una cosa che Dean non avrebbe mai potuto evitare) - e si circondò il collo con il suo braccio sinistro mentre tentava di metterlo in piedi. Dean voltò la testa per guardarla e non appena incontrò i suoi occhi si sentì a disagio.
    Gli sembrò come se lo stomaco si fosse contorto in un nodo e che le viscere si fossero strette in una morsa.
    Deglutì.
    Jo lo guardava severa, uno sguardo che parlava anche se lei manteneva uno dei più completi silenzi: "non dovresti sforzarti!" oppure "sei un idiota!".
    «Sto bene. ripeté Dean con la consapevolezza che nessuno glielo avesse chiesto.
    Si portò una mano sulla faccia - ancora macchiata dal sangue vomitato - e sospirò.
    Sapeva che quello che stava per fare era del tutto sbagliato, non solo per Dean e Jo, ma anche per Ellen, per Sam e per tutto ciò che li circondava.
    Se la madre della ragazza l'avesse venuto a sapere probabilmente il cacciatore avrebbe avuto minuti contati ma... era più forte di lui in quel momento.
    Si liberò della sua presa e le si avvicinò così tanto che il loro petto si incontrò, le sollevò il viso da sotto il mento e poi la baciò sulle labbra senza dire o fare nient'altro.

  • «Oh certo, ti credo. Benissimo! rispose con tono leggero evitando così di discutere inutilmente: era vivo, le bastava. Che stesse bene... beh, sarebbe guarito, non bisognava farne una tragedia.
    Era dalla morte che non si guariva.
    «No aspetta, Dean riuscirebbe a guarire anche da quella!" pensò ironica non staccandogli gli occhi di dosso. 
    Era preoccupata, lo era sempre. Anche quando non cacciavano insieme o quando non sapeva nemmeno da quale parte dell'America si trovasse: non faceva che torturarsi le unghie e rompere bicchieri in una cascata di vetro...e le lamentele della madre erano incluse nel prezzo chiaramente.
    Quindi come poteva non preoccuparsi per lui quando aveva visto con i suoi stessi occhi a cosa era andato in contro?
    Non appena lo vide muoversi dalla sua postazione tentò di fulminarlo con lo sguardo come solo lei riusciva a fare ma Dean non la aiutò per niente visto che la sua attenzione era attirata da tutto tranne che da lei.
    Cosa diavolo voleva fare?? Alzarsi? Era per caso impazzito? 
    Prima che Dean potesse azzardare qualsiasi sillaba gli fosse venuta in mente, lo afferrò saldamente per un braccio e lo appoggiò sulle spalle non potendo evitare uno sguardo che gli dava irrimediabilmente dell'imbecille.
    Sarà stato per quello che Dean si limitò semplicemente a ribadire quelle due parole che diventavano sempre meno credibili ogni secondo che passava.
    I loro sguardi si incrociarono ma Jo non fu abbastanza acuta dal carpire quelle deboli informazioni che gli occhi di Dean cercavano di darle semplicemente spaziando sul suo viso fine e stanco, anche se meno stravolto di quello di lui.
    Quando si liberò dalla sua presa era pronta a dargli un colpo in testa per farlo "rinsavire".. e invece il colpo lo prese lei.
    Moralmente parlando.
    In effetti quel bacio aveva lo stesso effetto di una massiccia botta sul cranio: la stordiva e non poco. Era totalmente impreparata a quel gesto. Forse Dean stava peggio di quanto pensasse.. o forse stava fin troppo bene; non lo sapeva questo.
    L'unica cosa di cui era certa era che stava succedendo davvero.
    Il sapore metallico del sangue sulle sue labbra morbide glie lo confermava, così come il petto contro il suo.
    Quante volte se l'era negato? Quante volte l'aveva respinto solo perchè sapeva che era sbagliato? O perchè immaginava che lo fosse, considerate tutte le battutine poco gradevoli della madre?
    Aveva perso il conto.
    E adesso tabula rasa. Se non avesse avuto i sensi annebbiati si sarebbe perfino odiata da sola.
    Riuscì a chiudere gli occhi solo dopo aver realizzato il tutto. Si sarebbe potuta allontanare.. l'avrebbe anche fatto se avesse avuto un qualche serio problema celebrale.
    «Prego. mormorò appena dopo quel bacio che le aveva marchiato le labbra di un sapore che per altre sarebbe stato sgradevole.
    Non era certo una risposta da dare dopo un bacio.
    Ne aveva sentite tante di diverse tipologie nelle serie tv che aveva occasione di vedere quando lavava i piatti ma "prego" non era incluso in nessuna.
    Anche se c'era da dire che nessuna serie tv parlasse di una vita o di una situazione come la loro.
    Era una specie di "prego, ti ho salvato la vita con piacere" o cosa? Come se non potesse essere possibile qualsiasi altra motivazione a quel bacio? Forse.
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    Non sapeva il perché di quel gesto.
    Sapeva soltanto che aveva voglia di farlo e non aveva esitato nemmeno per un momento, quando invece forse avrebbe dovuto farlo.
    L'impulso di premere le labbra contro le sue era diventato quasi insopport
    abile, voleva farlo già da prima ma chissà perché la sua mente glielo aveva impedito e la ragionevolezza aveva iniziato a fargli la predica (cosa che si manifestava in pochissimi momenti). 
    Si allontanò dal suo viso e la guardò, tranquillo come se non fosse successo nulla.
    Quando lei mormorò quella breve parola Dean abbozzò un mezzo sorriso ma non si fece vedere dagli occhi castani di Jo.
    Le diede subito le spalle, aveva fatto tutto quello in tempo per l'entrata in scena di Sam.
    La porta si spalancò e il fratello entrò con un'aria sollevata alla vista di Dean che era in ottima forma, un po' stanco ma comunque era tornato il ragazzo di prima. 
    «Come stai?" chiese subito richiudendo la porta alle proprie spalle.
    «Bene. rispose l'altro seccamente. 
    «Com'è andata con la polizia? 
    «Stanno per arrivare. Ho cancellato tutte le nostre tracce, il tuo sangue e il resto. Se non vogliamo avere problemi però è meglio filarcela. fece Sam con un'espressione ironica, alludendo al fatto che i due fratelli fossero ricercati in ben sette stati americani. 
    «Sono felice che questa storia sia finita e che quella stronza se ne sia andata in pace. 
    Dean tornò a voltarsi verso Jo e senza guardarla cominciò a preparare il suo borsone.
    Aveva bisogno di sedersi comodamente sul sedile della sua auto a rimuginare su quello che era successo... e quello che aveva fatto.
    L'imbarazzo tra i due piccioncini era quasi palpabile, tanto che adesso lo sentiva pure Sam, sta volta era lui quello di troppo.
    Evitando i loro sguardi, Dean mise tutto nella sacca in modo frettoloso mentre anche gli altri due si preparavano per la partenza. 
    «Jo come sei venuta fin qui?" domandò Sam. Dean si rizzò subito sulla schiena e si voltò a guardarlo, un movimento così nervoso che attirò anche l'attenzione degli uccellini fuori dalla finestra.
    «Che c'è?" chiese il fratellino, attirato dal nervosismo di Dean.
    « Ahm... n-niente. ridacchiò appena e poi si voltò di nuovo a completare la sacca.

  • Sam era davvero puntuale, peggio di un orologio svizzero. Quale occasione migliore per lasciare in sospeso quella strana situazione con Dean! 
    '...è meglio filarsela'. Questo riuscì a racimolare dal dialogo tra i fratelli. Chissà perchè n
    on era sorpresa. A dire il vero anche una strana risatina le era risuonata nella gola, come un sospiro strozzato: la solita risata nervosa o consapevole.
    Sapeva che sarebbe arrivato quel momento e adesso sguazzava allegramente nella consapevolezza di aver fatto l'ennesimo casino a cui i due avrebbero dato importanza quando erano soli.. forse.
    « Si, vero. Meno una strega sulla faccia della Terra. lo spalleggiò scrollando le spalle ma rivolgendosi però a Sam, come a volergli dire tra le righe "lascia perdere, non sei quello sbagliato in questo bel quadretto".
    Dal sorrisetto che ricevette in risposta dal "fratellino" capì che aveva -in grandi linee- capito la sua frase.
    «Ci siamo tolti questo sfizio dalla testa. sputò fuori dalla bocca con una destinazione decisamente diversa, nulla a che fare con streghe o lavoro in generale.. quasi come se ci fosse qualcosa di cattivo nel suo tono abitualmente placato.. o minaccioso. Ma non cattivo. 
    Per fortuna quella sua affermazione fu considerata da Sam una misera frase di vendetta e rabbia verso il mostro di turno e non per.. altro.
    «Jo come sei venuta fin qui?' le disse voltandosi di scatto poi verso il fratello, indaffarato a far quadrare tutte le armi in un borsone che sembrava nettamente più piccolo.
    «Anch'io devo fare presto. riprese il controllo della sua lingua e tenne poi lo sguardo basso, in cerca del suo di borsone accampato in malo modo accanto a qualche mobile con funzione di abbellimento.
    Palese era il fatto che non migliorassero l'atmosfera smorta di quel posto.
    «Certo, non sarò ricercata come voi due ma è sempre meglio evitare di essere riconosciuta. completò poi la sua frase incurvandosi con la schiena per afferrare il borsone che sporgeva appena il manico da sotto il letto.
    Il fatto che fosse vicina a Dean non le faceva più quell'effetto contorto, come quando si sfiorarono nella "piccola lezione di tiro al bersaglio", ora qualcosa di più freddo che le congelava lo stomaco. 
    «Dannazione!" pensò tra sé e sé tirandosi su ed avvicinandosi nuovamente alla porta.
    «E poi sarei un po' sospetta con questi jeans impregnati di sangue, non credi? scherzò gettando l'occhio su quelle macchie scure che si arrampicavano lungo il tessuto ruvido quasi quanto quel color rosso in fase di solidificazione.
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  • Sam guardò per un bel po' i due con aria esterrefatta. Aveva capito ovviamente che qualcosa non quadrava e che l'aria era gelida quanto le espressioni di Jo e Dean.
    Continuavano ad evitare i propri sguardi, e se per caso capitava di incrociarsi con gli occhi, questi cambiavano subito rotta.
    Jo non rispose alla domanda di Sam e lui la osservò stranito, forse ancora ad aspettare una sua risposta.
    Dean invece sparava tanto che lei se ne fosse dimenticata. Non che volesse lasciarla a piedi ma sperava più che altro che lei avesse il mezzo o un passaggio per il viaggio di ritorno. 
    Quando finì il suo borsone e la sua sacca - contenente tutti i suoi vestiti stropicciati e appallottolati come carte da buttare - se li mise in spalla e cominciò a zoppicare verso l'uscita ma non uscì, aspettò che fosse stato Sam a farlo per primo.
    Quando entrambi furono fuori, Dean li seguì e richiuse la porta alle proprie spalle. 
    «Allora Jo? Hai bisogno di un passaggio o no?" domandò ancora Sam accostando la ragazza, mentre l'altro li seguiva come un cagnolino.
    La ragazza gli disse qualcosa ma Dean non era così vicino da poterla sentire.
    Quando uscirono dalla scuola, in modo molto cauto e silenzioso caricarono la loro roba nel retro dell'auto.
    Sam si era offerto più volte per aiutare il fratello maggiore e quindi evitargli inutili sforzi ma ovviamente lui per tutte le volte che l'aveva fatto lo fulminò con uno sguardo che diceva "non sono un invalido, ce la faccio!".
    Proprio quando il cofano dell'Impala stava per essere chiuso, Jo aggiunse la sua sacca e il suo borsone senza nemmeno chiedere il permesso, probabilmente si sentiva così libera e di famiglia che pensava non ne avesse bisogno.
    Dean le rivolse un sorriso poi si udì un botto quando chiuse lo sportello cigolante del cofano.
    «Non pensi che dovrei guidare io?" chiese Sam guardando Dean incamminarsi verso il posto di guida.
    Quest'ultimo si bloccò d'improvviso e inarcò un sopracciglio guardandolo al di là del tettuccio nero. 
    «Che cosa? 
    «Dovresti riposare." rispose Sam spiccio. Dean sospirò pesantemente e roteò gli occhi facendogli cenno di prendere il suo posto.
    Non glielo lasciava mai, soltanto in rare occasione e quando era di buon umore. Gli donò le chiavi dell'auto e si accomodò sul sedile laterale destro mentre Jo aveva già preso posto nei sedili posteriori.

    E così l'unico modo per andare via da lì era "scroccare" un passaggio ai Winchester.
    Infondo era arrivata in quella università nello stesso modo: ovvero piantandosi nella macchina di Rufus e facendosi scaricare peggio di una merce alle po
    rte dell'edificio, con l'importante promessa di diventare una mosca muta a delle ipotetiche domande della madre.
    Jo se ne stava immobile sui sedili posteriori ad osservare ad alternanza il suo riflesso al finestrino e ciò che c'era oltre, mentre il paesaggio scorreva ad una velocità che non era certo da Dean.
    «Mi fonderai il motore" borbottò prontamente il legittimo padrone di quell'auto, fulminando nuovamente con lo sguardo il momentaneo guidatore.
    Non riusciva ancora a credere che Dean glie l'avesse lasciata davvero guidare.
    «Si si, macchine come questa sono state costruite per correre vero?" canzonò il fratellino come se avesse ascoltato quelle parole fino alla nausea, tanto da riuscire a metterlo di buon umore anche in quel clima.. quasi gelido.
    Dopo quella affermazione si ammutolì. Tutti si ammutolirono. 
    Jo dallo specchietto laterale dell'Impala riusciva appena a vedere gli occhi semichiusi di Dean: non stava dormendo. Anzi, probabilmente lui non dormiva mai.. come tutti i cacciatori dopotutto; il loro era più un dormiveglia perenne che un vero e proprio sonno rigenerante.
    Tornò quindi a godersi il resto del viaggio in silenzio, appoggiando la testa al finestrino che le vibrava al di sotto manco fosse un qualche massaggio tailandese o.. una sedia elettrica.
    Alternava momenti di relax a nervosismo improvviso.. proprio come sua madre. 
    Ruotò gli occhi al sol pensare di essere simile a lei in qualcosa e appena riaprì gli occhi la scritta luminosa -si fa per dire- della RoadHouse le brillava nelle iridi scure*
    «Casa dolce casa. disse a bassa voce con una certa ironia che solo Sam riuscì a cogliere, avendo voltato lo sguardo verso la passeggera di troppo.
    Un rapido scambio di sorrisetti di gratitudine ed ecco la tempesta: Ellen che usciva dalla porta con l'espressione grottesca.
    La solita espressione che assumeva quando non aveva Jo sotto controllo da almeno 24 ore.
    «Ho già detto casa dolce casa? bofonchiò la biondina, aprendo la portiera e raccomandando ai due di scappare finchè erano in tempo.
    «Ash o Rufus? domandò soltanto con tono piatto riappropriandosi del suo borsone dal retro dell'Impala.
    «Dove diavolo eri fin.." si interruppe l'urlo della donna al notare i suoi jeans di un colore troppo acceso.
    «Non è sangue mio, d'accordo? la anticipò richiudendo il cofano e allargando le braccia, come a farle vedere che stesse bene.

  • Il viaggio fu molto silenzioso.
    Troppo silenzioso.
    L'unica cosa che rompeva quel silenzio era il rombare del motore dell'Impala e i Blue Oyster Cult sottofondo che echeggiavano per tutto il perimetro dell'auto.
    Dean completamente rilassato su quel dannato e comodo sedile - forse per la prima volta dopo mesi - socchiuse gli occhi e soltanto la sensazione di stare riposando lo mandò in paradiso. Sam avrebbe dovuto guidare più spesso, pensò in quel momento lanciando un'occhiata al fratello che teneva gli occhi fissi sulla strada. Poi sospirò stancamente e poggiò la testa sulla spalliera del sedile, guardando il riflesso di Jo nello specchietto laterale della parte destra dell'auto.
    Richiuse gli occhi.
    Quando si svegliò - anche se non aveva proprio preso sonno - si sentì come a casa alla vista dell'insegna lampeggiante del Roadhouse.
    Alcune delle lampadine di essa erano fulminate e una delle lettere sembrava stesse cadendo a pezzi, ma nonostante questo Dean adorava quel maledetto locale. 
    Sbarrò gli occhi e cambiò quasi idea quando vide uscire Ellen dalla porta d'ingresso, con la sua solita ira funesta. 
    «Oh mio Dio! Sei ferita? sta volta il tono della donna sembrò più preoccupato che arrabbiato. 
    «Tranquilla Ellen, quelli sono i miei globuli rossi. la rassicurò Dean come se le avesse appena dato una buona notizia.
    Beh, in un certo senso secondo il cacciatore - mettendosi nei panni di Ellen - era un bene sapere che il sangue sui jeans di Jo non era della ragazza. 
    «Ah si?! E lo dici come se niente fosse!" lo rimproverò mentre la figlia di caricava sulle spalle il borsone e la sacca e ogni tanto roteava gli occhi al cielo. 
    «Sto bene. ribatté Dean dopo una pausa di silenzio quando Jo raggiunse la madre per rientrare in casa. 
    «Un giorno di questi sarò io ad ammazzarti, Dean Winchester".
    Non stava scherzando. Aveva uno sguardo più serio di Piton in Harry Potter ma Dean sorrise ugualmente e tornò con la schiena contro la spalliera del sedile, alzando il finestrino per mettersi in partenza.
    Sapeva che la predica non era finita lì e che per Jo sarebbe continuata fino alla nausea.
    Sam salutò la donna e la ragazza con un sorriso mentre Dean si era voltato ad osservarle avviarsi verso l'entrata e intanto l'Impala aveva già cominciato a rombare e ad allontanarsi lasciandosi il Roadhouse alle spalle.

    L'immancabile minaccia irrealizzabile di Ellen -nonostante la credibilità della sue espressione- mise fine a quella caccia, così come da copione ormai.
    l'Impala sfrecciava nuovamente sulla strada e Jo pregava Dio di toglierle il dono dell
    'udito per minimo un paio d'ore.
    E invece niente.
    Dopo che la porta rischiò di rimanere nelle mani rabbiose della donna emettendo un grande botto che fece tremare i vetri del locale, le Harvelle tornarono al loro scontro senza né vincitori né vinti: Ellen sapeva che Jo non avrebbe smesso di cacciare -e tanto meno poteva impedirglielo- mentre la figlia ribelle non ci perdeva nulla a parte quelle lunghe ore di frastuono e palpabile elettricità nell'aria.
    «Cosa devo fare per fartelo capire, eh Jo? Chiuderti in camera?"*
    « Ci devi solo provare.
    Tipico battibecco che non finiva mai da nessuna parte.
    «Joanna Beth Harvelle, non usare quel tono con me! Potevi farti male!" ribattè la madre sorvolando su quella provocazione che le fece alzare ancora di più la voce.
    «E invece sto bene! Perchè vedi solo quello che vuoi vedere? Cos'è che ti innervosisce tanto? Il fatto che io sia brava tanto da tornare viva? la inondò di domande che lei considerava retoriche, gesticolando con le braccia una volta abbandonate le borse sul pavimento all'ingresso.
    «Non voglio che cacci con i Winchester, chiaro? Non farmelo ripetere di nuovo."
    Jo scosse a ripetizione il capo, non riuscendo a collegare tutto quell'odio che aveva sua madre per quel cognome. 
    No non era odio, era qualcosa di meno maligno ma più profondo; come se pronunciare quella parola equivalesse parlare di morte certa.
    « Di che diavolo stai parlando? Sono stata utile, ho salvato vit...
    «Non mi importa niente di quante vite hai salvato, è della tua che devi occuparti!" sbraitò facendo addirittura ammutolire tutti gli esseri viventi all'esterno della RoadHouse. 
    Lo sguardo confuso di Jo riuscì a far calmare, anche se di poco, Ellen, portandola a chiedere aiuto al bancone per reggersi in piedi.
    «Se devi dirmi qualcosa, dimmela adesso. le consigliò a mezzo tono, riacquistando nella voce quella nota di serietà che le era stampata nel DNA.
    Un profondo e rumoroso sospirò uscì dalle labbra di Ellen. Ma nient'altro.
    Considerata come un'opportunità persa, Jo ruoto gli occhi al cielo -forse per l'ennesima volta nell'arco di dieci minuti- e raggiunse la porta che portava al piano di sopra, nella sua stanza.
    «Quando vorrai dirmi cos'hanno di sbagliato Sam e Dean per meritarsi così poca fiducia.. sai dove trovarmi. In caso contrario ci vediamo domani mattina. la avvertì infine guardando l'orologio. appeso proprio sul muro di fronte a sé e salendo successivamente i gradini delle scale a due a due, raggiungendo la sua stanza.
    Gettarsi sul letto dopo una giornata così faticosa e caotica era esattamente l'ideale per crollare immediatamente nel sonno.

------------------------------------------------------- Spazio dell'autrice-----------------------------------------------

Eeehm... The end.
Lo so, non si può interrompere una storia proprio quando tutto inizia ad essere più interessante. Lo so.
Nonostante tutto però sono abbastanza soddisfatta di come sia andata a finire: Dean nel dubbio, Jo a lottare con Ellen e Sam che guida allegramente l'Impala. E farà meglio a godersi quella sensazione perchè non gli capiterà molto spesso xD
A parte tutto, mi sono divertita un sacco a scrivere con Moonlight93, quindi: no regrets! u.u
Ma sopratutto grazie a voi, gente.
A voi timidoni che leggete e non commentate perchè siete timidi/troppo stanchi e a voi che invece mi fate sapere cosa ne pensate. Davvero, grazie di cuore!

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