Dangerous Hunt di Nicolessa (/viewuser.php?uid=105468)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chi non muore si rivede. ***
Capitolo 2: *** Ipotesi, ipotesi e ancora ipotesi. ***
Capitolo 3: *** Domestiche che fanno le fusa. ***
Capitolo 4: *** Scomode confessioni. ***
Capitolo 5: *** E' ora di architettare un piano. ***
Capitolo 6: *** C'è a chi piace fare shopping e a chi piace giocare a freccette. ***
Capitolo 7: *** Una Joanna di troppo. ***
Capitolo 8: *** Muori, puttana, muori! ***
Capitolo 9: *** Insoliti ringraziamenti. ***
Capitolo 1 *** Chi non muore si rivede. ***
Role
Capitolo 1 - Che lo spettacolo abbia inizio.
Operazione pedinamento in corso.
Il
caso che aveva accennato a Dean qualche giorno prima alla Roadhouse era
lo stesso che stava trattando quella calda mattina, stesa nel
prato verde e rilassante solo alla vista di una piccola
università per ricconi.
Non
credeva che avrebbe mai più rimesso piede in un'
università dopo quello spiacevole incidente con il set di
coltelli e tanto meno lo voleva ma.. circostanze lavorative glie lo
imponevano.
Mentre
il calore del Sole le rendeva la pelle appena bronzea, Jo fingeva di
leggere un libro di astronomia, puntando però lo sguardo su una
ragazza bruna a ore dieci, circa a quindici metri da lei. La vedeva
parlare con una sua coetanea, il tono di voce era basso e il loro
sguardo sfuggente era molto, molto sospetto. Aggrottò la fronte
e assottigliò lo sguardo sperando nella lettura del labiale ma
niente da fare: il Sole rendeva a dir poco impossibile tale operazione.
«Devo
avvicinarmi a quelle due..» mormorò tra sé e
sé mentre sfogliava distrattamente una pagina di quel libro a
suo avviso molto inutile.
Un
caso di streghe: a questo pensava Jo. Considerava quella classe come
quella più.. fastidiosa. Erano semplici umani che presi da manie
di protagonismo o smanie di potere vendevano l'anima al diavolo e tanti
saluti a famiglie intere di conigli del tutto innocenti.
Al
solo pensiero arricciò il naso come ad esprimere il suo disgusto
e subito dopo, capendo di doversi dare una mossa, si alzò dal
suo piccolo rettangolo di prato e raccolse l'asciugamano usato come
base del corpo.
Non
aveva problemi a mostrare il suo fisico, infondo non aveva nulla che
non andasse: era snella e non possedeva quei mostruosi muscoli che
caratterizzavano la maggior parte delle cacciatrici che aveva visto
entrare nella Roadhouse... e poi tutti lì erano a torso nudo o
in costume pronti a prendere il Sole quindi era tutto normale,
imbarazzo zero (sempre che lei fosse in grado di provarne per quelle
situazioni).
Mentre
si avvicinava alle due, rifletté su come poter attaccare bottone
senza esser considerata una "rompiscatole", cosa ricorrente considerate
le tizie snob che popolavano quel posto.
«Ehi, sta attenta!»
si sentì rispondere subito dopo aver scontrato la spalla di
qualcuno per potersi fare strada verso le ragazze che continuavano a
parlare ad un volume impercettibile.
Ebbene
si. Dean era finito in una fottutissima università. Non avrebbe
mai pensato di ritrovarsi all'interno di un'istituto per secchioni,
nemmeno per fingersi uno di loro.
«Sai Sammy? A pensarci bene non è male come
copertura!» gli disse quando gli venne assegnata una bella stanza
tutta per loro.
Le tasse le avrebbero pagate con la nuova carta di credito falsificata di due tizi di nome Fred e Simon Spencer.
Non
era male fingere di essere due ricchi figli di papà che
studiavano filosofia e tutte le altre stronzate che andavano a
braccetto con quella materia. Si sentiva quasi importante, poteva
sentire la potenza di Fred Spencer, anche solo impugnando la sua carta
di credito. Sam invece voleva soltanto concludere il caso e, riguardo
la loro copertura, fece una stupida battuta del tipo ''il nome Simon
non mi dona".
Erano
arrivati lì da nemmeno un giorno e già Dean aveva fatto
conquiste, diventando l'argomento della settimana tra le ragazze. Sam
invece restò come al suo solito vago con tutti, forse era dovuto
al fatto che si sentiva abbastanza affascinante con un libro aperto
alto un metro sotto il naso.*
«Allora... abbiamo un caso di stregoneria o cosa?» chiese
Dean al fratello, seduto ai piedi di un albero, con la schiena contro
il tronco di quest'ultimo, mentre osservava la situazione in quella
specie di ''giardino dei sogni''.
Sam alzò le spalle e aggrottò la fronte, tirando un sospiro.
«Non
ne ho idea. Al momento è quello che sembra..» rispose
soltanto, sfogliando il libro che teneva sulle gambe.
«Guarda un pò... mi sembra di stare a figolandia! Perché tutti si credono di essere Naomi Campbell? ». Una delle sue squallide, retoriche, domande/battute, alle quali ovviamente Sam era del tutto indifferente.
Gettò un'occhiata alle pagine di quel libro e scosse la testa roteando gli occhi al cielo. «Non ti starai calando un po' troppo nella parte?»
Forse
al fratellino mancava la sua vecchia vita, l'università. Ma come
poteva biasimarlo? Era il futuro che avrebbe voluto per se stesso,
mentre Dean pensava di averlo salvato da una vita noiosa.
«Sta zitto!» lo ammonì e lui abbozzò un sorrisetto.
Guardandosi
un pò attorno, distrattamente notò una coppia di ragazze
che chiacchieravano in modo molto ambiguo. Che fossero le presunte
streghette? Che ne sapessero qualcosa?
«Torno subito» disse.
Si
alzò in piedi e si avvicinò a loro, ma nel tragitto si
scontrò con qualcuno, sentendosi dare una spallata. Si
voltò di scatto e, con la finezza di un ippopotamo, urlò: «Ehi sta attenta!»
Quando notò di chi si trattava, sgranò gli occhi e si bloccò di colpo, inarcando le sopracciglia.
Jo? Ma che cavalo ci faceva lì? Anzi, no: che cavolo ci faceva lì, in bikini?
E
come stupirsi: Dean Winchester era sempre pronto a rovinarle la festa
proprio quando meno se lo aspettava... e pensare che aveva scelto quel
posto proprio perchè sperava di non trovarsi faccia a faccia con
lui.. non le sembrava affatto un tipo da università, nemmeno
sotto copertura e per poche ore!
Inclinò
di poco la testa e sospirò a pieni polmoni come a voler svelare
la frase che pensava, senza però proferire parola: "Non è
possibile, sei anche qui!".
Poi collegò... o meglio, l'espressione imbambolata/sorpresa/sconfitta di Dean le fece ricordare un piccolo particolare: era in bikini di fronte a lui.
A Dean.
Perchè
fino a quel momento non si sentiva affatto al centro dell'attenzione? E
soprattutto perchè iniziava a sentirsi.. in imbarazzo? Noo, non
era da lei, minimamente. Era solo una sua stupida impressione destinata
a sparire e presto anche.
Per
deviare quella sensazione totalmente sconosciuta, Jo cercò di
mettersi come al solito sulla difensiva, tornando a concentrarsi sul
lavoro: cosa che la faceva tornare con la testa sul collo..
finchè ne aveva una come aggiungeva saggiamente la madre per
intimorirla. Cosa che ovviamente non funzionava mai!
«Chiudi quella bocca o mangerai mosche per pranzo»
riferì forse senza molta gentilezza mentre, posando due dita
sotto il mento del ragazzo, fece il gesto che tanto rispecchiava la sua
indole da falsa snob.
Difendersi
in quel modo era l'unica cosa che le riusciva meglio ultimamente,
nonostante riscontrasse diverse lamentele da parte della madre e anche
dai clienti, sempre meno disposti ad alzare le mani sul suo tanto
desiderato di dietro... infondo questa era una cosa positiva: niente
bottiglie volanti per calmare dei vecchi cacciatori in astinenza.
Uscì
da quella specie di tunnel che aveva nel cervello e gettò uno
sguardo alle ragazze che divertite si gustavano la scena.
Inutile dire che a Jo dessero fastidio.. e non poco.
«Possibile
che tu sia ovunque io vada? Capisco che tu possa sentire la mia
mancanza ma, per favore, datti un contegno!» lo coglionò
con un sorrisone stampato in faccia mentre stava ben attenta a non
farsi sfuggire il suo nome, il suo vero nome.
Sapeva
bene come funzionassero quelle cose, carte di credito false= nomi ed
identità false. Era talmente tanto "esperta" che aveva pensato
bene di adottare anche lei quella tecnica, evitando così di
farsi scoprire anche da Ash, totalmente incapace di raccontare bugie
all'espressione intimidatoria di Ellen.
La
faccia di Dean era abbastanza eloquente, non occorreva sentirlo anche
parlare per sentirsi dire quanto fosse poco credibile quella sua
affermazione ironica.
«Comunque grazie per il pensiero, come vedi sto bene e non ho bisogno di aiuti nella ricerca... di astronomia»
aggiunse subito dopo controllando con la coda dell'occhio quelle due
presunte streghe. Sapeva che non l'avrebbe avuta vinta, purtroppo Dean
era più testardo di lei.
Non
si sarebbe mai aspettato di vederla lì di fronte a lui, con
quell'aria da ragazza snob che non le donava affatto, un libro tra le
braccia e in bikini. Non l'aveva mai vista ''mezza nuda'' e, si poteva
pur dire, che si era perso uno spettacolo niente male. Fino ad ora.
Ringraziando
il cielo, aveva il buon senso di non pronunciare il suo vero nome.
Lì lo conoscevano tutti come Fred Spencer, soprattutto tra le
ragazze, anche quelle che era sedute lì a quattro passi da loro,
a godersi la scena mentre ridacchiavano sottovoce.
Chiuse
la bocca quando Jo posò il pollice e l'indice sul suo mento e si
inumidì le labbra, cercando di frenare la voglia di ridere e poi
gettò un'occhiata alle presunte streghe che ancora osservavano
tutto come se fossero sedute sulle poltrone di un cinema.
Tornò
a guardare Jo, lanciandole un'occhiata d'intesa e poi inarcò le
sopracciglia, incrociando le braccia al petto.
«Dolcezza, se fossi bella dentro come sei fuori, saresti l'ottava meraviglia del mondo».
Abbozzò
un sorrisetto sghembo -uno dei suoi soliti per attirare l'attenzione- e
poi si avvicinò con pochi passi a Jo, che era proprio di fronte
a lui, e arrivò a sfiorarle il naso con il suo.
Un gesto molto provocatorio, tipico di lui, ma soprattutto pericoloso.
«E
comunque, non pensare di essere sempre al centro dei miei pensieri. Ho
cose molto più importanti a cui dedicarmi. Come queste due belle
signore» mormorò, non esattamente a bassa voce: voleva che quelle due ragazze lo sentissero.
Praticamente aveva preannunciato la sua presentazione.
Guardò Jo molto divertito e poi le posò un bacio sulla guancia.
Quello
non fu affatto un gesto finto o provocatorio. Forse un pò lo era
stato, voleva soltanto stuzzicarla. Ma poteva anche essere ben inteso
come un gesto tra il vero Dean e la vera Jo, come se avesse voluto
dirle ''sono contento di rivederti''.
Si inumidì le labbra e poi si avvicinò alle ragazze sedendosi in mezzo a loro, sempre con una certa classe.
Era
praticamente circondato da ricconi in bikini e lui iniziava a sentirsi
particolarmente a disaggio, forse era l'unico ad essere vestito.
«Salve ragazze. Ci hanno già presentati?» chiese guardando prima una e poi l'altra. «Suppongo di no! Io sono Fred. Fred Spencer» disse incrociando le braccia, con una mano rivolta ad entrambe in attesa che gliel'avessero afferrata.
Voleva fare il simpaticone e ci stava riuscendo benissimo.
La
volontà di replicare alle parole di Dean si era praticamente
dissolta nell'aria nel momento in cui iniziò a mormorare
qualcosa a pochi centimetri dal suo viso.
Non
entrò in "iperventilazione" come avrebbero fatto tutte le altre
ragazze del mondo ma semplicemente non azzardò una mossa, avendo
forse paura di un qualsiasi movimento sbagliato e sopratutto
involontario: meglio concentrarsi sul lavoro.
Aggrottò
la fronte al suo gesto così insolito e lo guardò da
vicino, come se fosse stato posseduto... eppure sembrava che stesse al
massimo del suo splendore, cosa ancora più strana a suo avviso.
«Oh
certo, il bacio di Giuda!» pensò scherzosa tra sé e
sé mentre lo vedeva allontanarsi per dedicarsi alla sua
splendendente presentazione da ragazzo affascinante ed esperto.
Non potè nemmeno fare a meno di sorridere.. prima di scoppiare inevitabilmente a ridere sentendolo parlare.
«Fred
Spencer? Sul serio? Non poteva trovarsi un nome più.. credibile?
E poi cos'era quell'uscita alla James Bond?» si ritrovò a
chiedersi, trattenendo una risata plateale che l'avrebbe fatta passare
per una pazza.
Solo
dopo qualche secondo, mentre girava i tacchi per andarsene e
rinunciando così alla sua chiacchieratina con le streghette,
notò Sam a pochi metri da loro che, pensieroso, si domandava che
diavolo stesse succedendo.
«Beh,
almeno non alza gli occhi al cielo dopo avermi vista!»
continuò con le sue considerazioni mentali mentre lo
salutò con un sorrisetto acceso quasi senza rendersene conto: le
veniva troppo naturale essere gentile con "il piccolo Sam". Dopotutto
lei ricambiava con la stessa moneta l'immensa pazienza del fratello
ragionevole ed intelligente.
«Fred! »
lo chiamò per attirare la sua attenzione e per rivelargli una
delle sue frasi che da cacciatore a cacciatore avrebbero avuto un
significato diverso dal normale contesto in cui venivano spesso
pronunciate. «Per la ricerca.. sai, io ho già pensato alla
prima parte. Magari appena finisci la seconda vieni in camera mia
così la completiamo. Da quanto ho capito è l'unico modo
che abbiamo per uscirne illesi tutti e due» propose con un falso
tono gentile e disponibile che nascondeva -come Dean sapeva bene- una
certa minaccia non irrilevante.
Infondo
era sempre così quando si ritrovavano a lavorare tutti allo
stesso caso: nessuno dei due avrebbe mollato la presa, tanto valeva
darsi da fare per completare l'opera il prima possibile!
«Stanza
107, non perderti. Non vorrei che quell'antipatica della professoressa
Ellen venisse a sapere che mi hai aiutata, sai com'è fatta, se
la prenderebbe anche con te!»
"Soprattutto con te" avrebbe voluto aggiungere.. ma alla fine l'importante era che il messaggio gli arrivasse chiaro e tondo.
Dopo
un rapido cenno della testa a mo di saluto, attraversò tutto il
giardino per tornarsene nella sua stanza a "ripassare" gli elementi del
caso. Magari avrebbe anche fatto irruzione nella stanza delle due
sospettatate ma.. prima doveva mettersi qualcosa addosso!
Era ovvio che ormai entrambi avrebbero dovuto arrendersi alla loro stessa volontà.
Dean
non avrebbe mai lasciato un caso di sua competenza, non in mano ad una
cacciatrice alle prime armi come Jo almeno, e lei lo stesso anche
perché era davvero testarda, forse più di lui.
Perciò
dovevano accettare la situazione com'era e affrontare la cosa tutti
insieme e nel migliore dei modi, cercando di non prendersi con le
unghie e i denti.
A volte pensava che l'unico più maturo tra loro era proprio Sam, una specie di santo in pratica.
Non
ne ricavò molto stando lì tra quelle presunte streghette.
Sembravano sospettose, ma in realtà erano solo le classiche
ragazzine pettegole. Dean avrebbe voluto sapere qualcosa di più
sulle stranezze accadute in quell'istituto, ma l'unica cosa che era
riuscito a sapere era che Lindsay Farrell era andata a letto con quasi
tutti i ragazzi del suo corso di studi. Beh, esaltante.
Si sarebbe procurato il numero di Lindsay, per il resto ora erano proprio al punto di partenza.
«Scoperto
niente?» gli chiese Sam quando lui tornò da lui, ma Dean
fece una smorfia e alzò le spalle con indifferenza.
«Oltre al fatto che qui danno un premio a chi apre le gambe per prima? No, zero!» rispose sarcastico sedendosi di nuovo accanto a lui, proprio sulle radici dell'albero.
Piegò
le gambe per avvicinarle al petto e ne posò i gomiti,
guardandosi attorno con altro fare indagatorio, strinse gli occhi per
la troppa luce del sole che lo colpiva in pieno viso e poi
sospirò, gettandogli un'occhiata.
«Hai visto Jo?»
«Probabilmente Ellen non sa nulla..» rispose Sam accennando un sorrisetto divertito.
Sapevano
tutti e due i fratelli che Jo aveva l'abitudine di scappare e
raccontare frottole a sua madre, inventandosi una bella meta sulla
quale non avrebbe potuto avere i suoi dubbi.
Strano!
Perché l'ultima volta che le disse che sarebbe andata a Las
Vegas, Ellen chiamò Dean costringendolo a giurarle che non era
lì con lui.
«Dobbiamo tenerla d'occhio. Se Ellen viene a sapere che sta seguendo un caso e noi siamo qui con lei, ci uccide»
«Ci ucciderebbe in ogni caso, Dean»
Sam chiuse il libro e poi si alzò in piedi.
«Se non hai trovato nulla sarà meglio esaminare la situazione. Vediamo cosa ne pensa Jo...»
Dean emise un altro profondo sospirò e poi roteò gli occhi, mormorando: «D'accordo! Andiamo da Jo...»
------------------------------------------------------- Spazio dell'autrice-----------------------------------------------
Salve! Se hai letto questo primo capitolo: sei un gran figo!
Se stimi/ami/invidi/adori questa coppia: sei un gran figo!
Se l'hai letto solo perchè c'è Dean Winchester e guardi Supernatural.. beh si, hai capito, sei un gran figo!
In ogni caso ti avverto che questa fanfic è stata scritta anche grazie a Moonlight93,
che ringrazio dal profondo del mio cuore per avermi sopportato quando
non avevo né tempo né abbastanza ispirazione per
continuare questa storia. Sei una grande Ale!
Come avrete notato, in alcuni
pezzi in particolare, si mette a fuoco il pensiero di Jo (di cui mi
sono accupata personalmente, tentando di ragionare come lei) mentre in
altri quello di Dean (quindi per i dialoghi geniali dei fratelli
Winchester potere venerare Alessia!).
Quindi, detto ciò, vi invito cordialmente a proseguire la lettura perchè la caccia è appena iniziata! u.u
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Capitolo 2 *** Ipotesi, ipotesi e ancora ipotesi. ***
parte due
Capitolo 2 - Ipotesi, ipotesi e ancora ipotesi.
Dopo
qualche minuto Sam e Dean si presentarono davanti alla porta della sua
stanza, come gli aveva detto di fare durante quella bella chiacchierata
che, alle orecchie di altri, sarebbe potuta sembrare ambigua mentre
invece era soltanto a scopo professionale.
Dean allungò una mano verso la porta e bussò
freneticamente e più volte, in modo da farle pensare che erano
proprio i Winchester.
«Chissà se è ancora in bikini» sussurrò al fratello, mentre quest'ultimo scosse la testa abbozzando un sorriso divertito.
Tornata nella sua provvisoria stanza da meno di cinque minuti, si
gettò sul letto a gambe incrociate, tentando di fare chiarezza
sul da farsi in quella situazione.
«Magari
vestirsi sarebbe il primo passo!» pensò sarcastica
afferrando con fare pigro i suoi vestiti rozzamente appoggiati sul
letto, segno della fretta che l'aveva come investita quella mattina,
appena arrivata in quell'università di potenziali assassini.
Non che la cosa non la emozionasse.. non sadicamente parlando ovviamente.
Sperava
solo di sfogarsi un po', anche perchè dopo la visita di Miles
alla RoadHouse prima della sua partenza era... sì, più
sicura di sé... più del solito.
Miles
era l'ennesimo cacciatore ma, per fortuna della biondina, non era come
gli altri; o almeno si cullava su questo suo pensiero/fantasia. Ok,
Miles aveva più o meno la sua età, un aspetto gradevole
-molto gradevole-, un passato tormentato -un po' come tutti- ma in
realtà era stato il suo carattere a colpirla.
Le parole che avrebbe voluto sentirsi dire da altre persone in
realtà le aveva sentite da uno sconosciuto che -da qualche
settimana a quella parte- iniziava a frequentare il locale con una
certa assiduità.
«Non
capisco perchè non te lo lascino fare, dopotutto la vita
è tua, decidi tu cosa farne». Così le aveva detto
mentre Jo lo stava a guardare da dietro il bancone con un sorrisetto
enigmatico.
Di certo non era perchè voleva fare colpo su di lui ma
semplicemente sul suo viso le labbra presero quella piega: una piega
strana, tra il contento e il deluso.
Detta in poche parole: nemmeno lei sapeva esattamente come si sentiva.
Infilò
la maglia con un gesto rapido delle braccia, ripensando a quelle parole
del ragazzo e subito dopo saltò letteralmente nei suoi soliti
jeans chiari e probabilmente troppo attillati per una ragazza semplice
come lei ma cosa poteva farci, doveva pur adattarsi a quello che c'era
a disposizione!
Avvicinandosi
al piccolo tavolo al centro della stanza, pronta a studiare meglio le
informazioni che aveva già a disposizione, si accorse della
familiarità della situazione. Eh già, le cose belle non
cambiano mai.. ma potevano definirsi belle? Bah.
Improvvisamente
aveva l'immagine di Dean stampata nella mente: così, dal nulla.
Ed ecco che puntualmente un senso di fastidio tornò a pervaderla.
«Se rinchiudessero Miles e Dean in una stanza, probabilmente si scuoierebbero a vicenda!» mormorò tra sé e sé facendo ben attenzione a non immaginare la raccapricciante scena.
Prima
che il suo cervello potesse farle altri brutti scherzi, Jo sentì
bussare la porta e sapeva chi erano gli ospiti al di là della
parete di legno.
«Chi altro se non i Winchester?» li salutò aprendo la porta ed invitandoli con un cenno della testa ad entrare in stanza. «Avete scoperto nulla di interessante?» domandò quasi esaltata richiudendosi la porta alle spalle dopo averli fatti entrare. «Che non sia il numero di qualche ragazza ovviamente!» si gettò in avanti onde evitare battute di poco gusto del suo amicone Dean, già pronto ad aprire bocca.
Ok, era vestita. Quella scena fece trasformare il sorrisetto convinto
di Dean, in una specie di broncio da bambino moccioso. Si aspettava
forse di vedere ancora una volta Jo in bikini. Non sapeva perché
ma gli pareva come un miraggio, probabilmente perché era
abituato a vederla come al solito: jeans, maglietta e grembiule da
lavoro. Vederla in quella versione faceva uno strano effetto.
«Peccato!» mormorò
non appena la vide davanti a sé, lanciando un'occhiata a Sam,
alla quale rispose con un sorrisetto divertito.
Lui lo capiva sempre e subito al volo, sapeva a cosa si riferiva.
Entrarono entrambi nella stanza e si guardarono attorno, un po' incuriositi, anche un po' impressionati dal troppo ordine.
Se
c'era qualcosa che accomunava Ellen e Jo, era il carattere forte e
quella mania da ''tener tutto sotto controllo''. Era qualcosa che
caratterizzava anche Sam, ma non in quel modo esagerato, probabilmente
perché era pur sempre un uomo.
«Wow! Per caso è passata di qui Cenerentola?!» disse ironico per prenderla un po' in giro, prima che lei potesse inondarli di domande.
...Beh,
troppo tardi. Quella era un'altra cosa che lasciava il marchio
personale di Jo: cominciare a fare domande a raffica per non smettere
più.
Dean roteò gli occhi e si sedette sul bordo del letto, puntandole contro un indice in modo minaccioso.
«A proposito, noi qui siamo Fred e Simon Spencer. Mi raccomando, fai sapere a tutti che non è così!»
Sam
lo zittì con uno sguardo severo e iniziò a rispondere al
questionario della ragazza, che osservava Dean con altrettanta aria
minacciosa. «L'unica cosa che sappiamo per ora è che
quelle ragazze fanno parte del gruppo di oche di questo istituto».
«Ma
che bravo! Ora si mette a fare battute divertenti!» pensò
Dean, abbozzando un sorriso, per poi spostare lo sguardo su Jo. «E a meno che tu non conosca Lindsay Farrell, non credo che questo ci sia d'aiuto» aggiunse poi, con il suo solito sarcasmo, per dare il tocco finale a quella situazione ridicola.
Sapevano
che dietro a tutta quella storia si celavano un paio di streghe
fetenti, che si divertivano a giocare con ossa di gatto e occhi di
coniglio, ma cosa facevano esattamente?
«E'
stato trovato morto questo ragazzo. Tam, giusto?» domandò
Sam, aggrottando la fronte, per assumere quella sua solita aria da
investigatore.
«Si, si chiamava così. Pensiamo possa essere stata una maledizione» confermò Dean.
«A quanto pare Tam non era l'unico ad avere cattive amicizie»
rispose prontamente la ragazza dapprima seguendo ogni movimento di Dean
per poi tornare sulla staticità tranquillizzante di Sam: erano
proprio delle figure contrastanti quei due! Ma ormai non ci faceva
molto caso, non come prima almeno. Aveva passato diverse ore in diverse
occasioni cercando di inquadrarli per bene.. addirittura all'inizio
della loro conoscenza dubitava fortemente che fossero davvero fratelli!
«Lindsay Farrell a parte, ho scoperto diverse cose su questo
posto e credo possa esserci un collegamento con le streghe che si
divertono così tanto a far sputare uno ad uno i denti alle loro
vittime fino a farle morire dissanguate» disse in tono serio
esponendo a Sam i diversi fogli e gli attestati di ogni genere,
risalenti anche a secoli prima: non voleva certamente con quanta fatica
era riuscita a trovarli!
«Come puoi immaginare, edifici grandi come questo derivano da
epoche.. passate da un bel po', al tempo delle streghe appunto»
iniziò ad esporre le sue teorie in perfetto stile professorina
"so tutto io", quel tono che Dean non sopportava e che invece Miles in
un certo senso adorava.
«Basta fare paragoni inutili Jo!» si auto-punì scuotendo leggermente la testa per il disappunto.
«L'intera
ala est è stata costruita solo di recente e non è un caso
che lì ci vivano solo ed esclusivamente i figli dei ricchi di
questa città, compreso il figlio del preside.. ovvero Tam»
continuò la spiegazione rivolgendosi per un attimo verso Dean
che -sentitosi probabilmente escluso dalla faccenda- iniziava a
stravaccarsi sul letto, del tutto a suo agio.
A quella visione, Jo preferì semplicemente ruotare gli occhi in aria e proseguire come se niente fosse.
«Anni
fa, quei simpaticissimi abitanti della zona, mandavano al rogo
solitamente le donne, accusate appunto di stregoneria.. e si da il caso
che lo spazio adibito a tale spettacolo fosse l'attuale ala est. Ho
pensato che potrebbe trattarsi di fantasmi ma dopo aver perquisito la
stanza di Tam e averci trovato questo, ho cambiato idea»
afffermò lanciando il sacchetto contente ossa e quant'altro di
simile a Dean, conoscendo la sua opinione o "schifo" verso quello che
gli era appena arrivato addosso.
«Ok spiriti adirati ma almeno loro lasciano in pace gli animali! Vero Dean?»
disse retorica sopprimendo un risatina divertita e quasi vittoriosa
dopo aver visto l'espressione disgustata che appunto si aspettava.
Quello
che non si aspettava era il sorrisetto di Sam che guardava la scena.
Non era divertito per Dean.. o magari si, ma era come se ci fosse
dietro qualcos'altro.
«Ma che bella coppietta!» pensò Dean guardando la scena con un mezzo sorriso stampato sulla faccia.
Sembravano
perfetti l'uno per l'altro; entrambi saputelli, con la puzza sotto il
naso, ed entrambi pensavano di essere superiori a ciò che li
circondava, o almeno così Dean credeva che fossero. Di solito
c'era lui a stare attorno a Sam e Jo. Che si credessero più
intelligenti di lui? Bah, può anche darsi. Dean però non
era un idiota, gli piaceva soltanto rendere tutto molto più
leggero e divertente, fare il pagliaccio insomma.
Tuttavia,
nonostante quegli stupidi pensieri che gli roteavano attorno al
cervello, restò attento alla lezione della professoressa Jo. Le
mancavano soltanto un paio di occhiali a mezzaluna con la catenina
sulle aste, una coda da cavallo e una gonna a tubo per completare
l'immagine. Non andò oltre la sua immaginazione perché
quella scena presto si sarebbe trasformata in un porno, ma comunque
fece finta di nulla.
Spostò
lo sguardo da Sam a Jo, e da Jo a Sam, ascoltando ogni possibile
ipotesi di entrambi. Anche il fratellino aveva pensato si trattassero
di spiriti inquieti, probabilmente tornati per vendicare le proprie
anime dannate.
[«Gli
spiriti infuriati provengono da morti violente. Forse è morto
qualcuno in quell'istituto e ora sta cercando vendetta»-«Si
ma perché ora? Non ha senso. Per me si tratta di un'adolescente
con addosso crisi di identità». Prima di mettere piede in
quel posto avevano studiato accuratamente il caso.]
«La
restaurazione del luogo in cui è avvenuta la morte dello spirito
in questione può risvegliarlo» disse Sam con la sua solita
aria da secchione, mentre Jo fece cadere ogni sua convinzione quando
tirò fuori quel sacchetto per lanciarlo a Dean.
Più che altro era soddisfatto di aver ragione, anche se avrebbe
preferito che quella cosa non finisse nelle sue mani. Guardò
quell'affare con un'espressione di evidente disgusto e poi alzò
lo sguardo verso Jo, per poi spostarlo verso Sam che sembrava tanto
divertito da quella scena.
«Vedi fratellino? Proprio come avevo detto: adolescenti con crisi di identità. Il maggiore ha sempre ragione» affermò con la sua solita convinzione, abbozzando un sorrisetto e lanciando a Sam quel sacchetto pieno di schifezze.
«Una
domanda... come hai fatto a scoprire che l'ala est è stata
appena costruita? Abbiamo controllato prima di tornare qui, ma abbiamo
scoperto che l'intero edificio non è mai restaurato».
Ottima domanda quella del fratellino. Ogni tanto serviva a qualcosa.
Dean, incuriosito della risposta, tornò a guardare Jo, assottigliando gli occhi.
«Mi ci è voluto un po', ma ho le mie conoscenze» rispose lei, ammiccando verso il ragazzo.
Dean
inarcò le sopracciglia e indietreggiò con la testa come
sorpreso. Quella ragazza era imprevedibile! Ma non era per questo che
la guardava stupito. Che avesse una cotta per Sam?*
«Tsè!»
Con
questo il fratello maggiore attirò la loro attenzione, tanto che
entrambi lo guardarono straniti, con la solita espressione che,
tradotta in parole, sarebbe stata: "che vuoi?".
Dean abbozzò un sorrisetto e poi scosse la testa tornando a
steso sul letto, senza commentare altro. Avevano già detto tutto
i geni della situazione.
Come se non fosse vero. Certo che lei avesse le sue conoscenze ma
più che altro si era trattato semplicemente di.. persuasione
poco corretta. E i Winchester sapevano perfettamente che se Jo voleva
qualcosa otteneva inevitabilmente ciò che desiderava!
Sentito
il lamento di Dean -anche se non faceva altro che ironizzare e
lamentarsi con sbuffi o altro da quando era in quella stanza- si
voltò nella sua direzione in perfetta sincronia con Sam, che
fece lo stesso. Nei giorni precedenti aveva pensato a quanto Dean e Sam
fossero diversi.. ma non a quanto lei fosse simile a Sam in certi
aspetti.
C'era
da considerare però l'elemento di base che li contraddistingueva
nettamente: lei voleva cacciare da sempre, lui era stato
quasi..costretto.
Non da Dean, ma principalmente dal senso di vendetta verso il demone a
cui davano la caccia da ormai troppo tempo. Jo riusciva a vedere
chiaramente la stanchezza dei due, senza contare quella psicologica
d'altronde.
E
poi c'era la sfacciataggine di Jo. Quella che Sam non avrebbe mai
potuto avere o pensare di poter utilizzare a suo favore. Come Jo non
poteva permettersi di sfoggiare i suoi "occhi da cucciola" con
chicchessia.
«Cosa c'è Dean? Non ti metterai a fare scenate di gelosia vero?» lo provocò piantando le mani sui fianchi e sorridendo radiosa, come se quella sua domanda la divertisse a priori.
Certo, come no.
«Scenate
di gelosia? E di cosa dovrei essere geloso? Di Sam?» rispose con
un'altra domanda con il suo tono autoritario che voleva far intendere
un inesistente ingenuità nella sua voce.
«Mi riferisco al fatto che io parli solo con Sam. Non mi sembra tu abbia molta voglia di lavorare oggi»
confessò sincera avvicinandosi al letto occupato dal corpo di
Dean con il capo inclinato leggermente da un lato, guardandolo con la
sua solita espressione provocatoria.
Ed
ecco che intanto Sam si gustava un'altra scenetta che l'avrebbe o fatto
ridere o fatto sentire di troppo. Anche lui era un libro aperto per Jo,
che lui lo volesse o no.
«Puoi anche stare steso qui se vuoi..» gli propose arrivata ormai al lato del materasso e affacciatasi in avanti, quasi ad avere il viso di Dean di fronte al suo.
Lo sguardo non era cambiato.. chissà perchè aveva avuto
questa impressione minuti prima, nel cortile dell'università.
«Sarà stata la luce del Sole». Rrrivò a
questa conclusione accorgendosi di starlo a guardare da troppo tempo
per essere.. normale... o almeno per non far nascere delle strane idee
-giuste o sbagliate che fossero- nella mente di Dean che, probabilmente
sorpreso/confuso, la stava a guardare.
«Mi servirebbe il cellulare». Salvata in calcio d'angolo.
Ecco che dietro il cuscino che aveva sotto la testa Dean le apparve la sua via di salvezza.
Difatti
allungò la mano e lo prese, aprendolo per controllare le
chiamare perse: niente. Il che voleva dire niente mamma. Niente
problemi!
«Dovremmo andare a controllare secondo te?» domandò a Sam, quasi distogliendolo dai suoi pensieri contorti.
Certo che quella era una bella scenetta per Sam.
L'ultima volta che successe una cosa simile fu lei stessa a mandarlo
via con uno sguardo d'intesa e lui subito trovò qualcosa da fare
al Roadhouse.
Era stata la prima volta che Dean e Sam misero piede in quel locale, ricordava ancora perfettamente la loro conversazione.
[«Devo
essere sincero. Normalmente ci avrei provato con te così
velocemente da farti girare la testa. Ma, non lo so... in questo
periodo...»- «Posto e momento sbagliato?» chiese Jo
accennando quel suo bel sorrisetto un po' compiaciuto e un po'
dispiaciuto. «Credo di si»- «Ci rivedremo
ancora?» gli domandò poi. Il suo tono di voce gli
sembrò speranzoso. «Tu lo vorresti?». Dean rispose
alla sua domanda con un'altra domanda. «Non mi
dispiacerebbe» concluse poi la ragazza, rivolgendogli un altro
dei suoi migliori e ampi sorrisi.]
Chissà
perché ricordava così bene quel momento. Quello comunque
era stato per Dean un periodo movimentato. Un po' per la notizia che
John aveva dato al figlio prima di morire, un po' per la continua
caccia senza sosta, ma soprattutto per la morte del padre.
Non
appena gli si avvicinò quel ricordo gli venne in mente
improvvisamente, e un sorriso sincero si aprì tra le labbra
carnose del cacciatore, mentre i suoi occhi si incrociavano a quelli
castani di Jo.
Poi, come non detto! La magia si ruppe in un secondo quando aprì
bocca per parlare. Beh, per fortuna! Dean non ci si trovava in momenti
così imbarazzanti, non erano per lui.
Si
schiarì la voce, spostandosi appena sul materasso per poterle
permettere di prendere il suo cellulare, proprio lì accanto a
lui appena sotto il cuscino e poi si voltò a guardare Sam che
sembrava si sforzasse di trattenere un sorrisetto divertito.
Aggrottò la fronte e poi scosse la testa, sospirando stancamente.
«Credo
ne valga la pena, si. E' meglio dividersi però. Io vado nell'ala
est, voi cercate qualcosa altrove. Anzi, scoprite se le donne delle
pulizie hanno mai notato qualcosa di strano!»
Era bravo a dare ordini, ma aveva dimenticato chi era il fratello maggiore lì?
Dean
inarcò le sopracciglia e poi si alzò dal letto, senza
spiaccicare parola, almeno non sull' "ordine" che Sam aveva appena dato
ai due.
«E va bene. Andiamo a fare i pettegoli»
abbozzò un sorrisetto e poi lanciò un'occhiata a Jo,
prima di uscire dalla stanza e attenderla lungo il corridoio.
Che quello fosse un modo pacifico per mettere tutti d'accordo e non discutere? Assolutamente si.
Risolvere la situazione in quel modo per Sam era un gioco da ragazzi,
era nella sua natura meglio dire... e a quanto pareva neanche Dean
aveva voglia di attaccarsi a stupide priorità tipo "sono io
l'eroe che si addentra nella parte pericolosa del lavoro".
Tanto di guadagnato.
«Tranquilli
ragazzi, non è palese il fatto che non mi lascerete mai indagare
da sola, dividendoci in tre e non in due, grazie tante!»
pensò all'istante la ragazza bionda non facendosi scappare
nessuna parola dalla bocca.
Non volevano discutere? Beh, certamente nemmeno lei. O magari non
replicava perchè infondo le andava bene la soluzione che Sam
aveva scelto per loro. Più probabile ancora.
-----------------------------------------------------------Spazio
dell'autrice---------------------------------------------
Secondo capitolo, che ve ne pare?
Potete
esprimere il vostro parere con una recensione eh! Anche solo per dirci
"Ma siete pazze? Loro non direbbero né farebbero mai tutto ciò" o anche
semplicemente "Sparatevi". Certo, ci rimarremo un po' male all'inizio
ma sopravviveremo.
Bisogna dire che anche le recensioni costruttive, buone, simpatiche, dolciose eccetera sarebbero molto gradite! :)
Oltre che a ringraziare (sempre e comunque) Moonlight93
per il suo supporto morale e per la cortese collaborazione vorrei
ringrazieare anche il mio thé freddo che mi permette di rimanere viva
in queste giornate/forno.
Ci sentiamo al prossimo capitolo!
|
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Capitolo 3 *** Domestiche che fanno le fusa. ***
tre
Capitolo 2 - Domestiche che fanno le fusa.
Infilando
il cellulare nella tasca posteriore dei jeans Jo notò la figura
di Dean uscire dalla stanza, fermandosi poi sulla porta come ad
aspettarla. Avvertiva quasi un clima diverso, forse più leggero
e sicuramente più gradevole considerato il suo punto di vista.
Tirò un sospiro di sollievo e diede conferma a Sam, contento di
non aver dovuto urlare un po' per imporre la sua autorità
sensata sui capricci da fratello maggiore di Dean.
«Posso
concedermi il lusso di chiederti di stare attento?»
scherzò facendosi capire al volo senza risultare troppo..
gentile, poco "Joanna Beth Harvelle" insomma.
Le parole "Sta attento, se ti succedesse qualcosa ci starei male" erano
troppo per una situazione così naturale e di poco conto. Il
fatto che avrebbe potuto lasciarci la pelle era un qualcosa di
scontato, che ormai non aveva più molta considerazione dai
fratelli Winchester.. come lei dopotutto.
Ci
teneva a Sam, infondo era uno di famiglia. Non c'erano altre
spiegazioni a quelle sue parole, significavano proprio quello che aveva
voluto lasciar intendere: "non morire, grazie!"
«Ci ritroviamo qui tra.. due ore? Anzi, ci teniamo in contatto per telefono» sentenziò uscendo dalla stanza e salutandolo con il cenno della testa.
Doveva aspettarsi una battutina da Dean o il cielo gli avrebbe fatto
l'ennesimo favore quella mattina? Beh, questo non lo sapeva. Non sapeva
le mosse di Dean, quelle che anche lui compieva d'istinto quindi.. era
tutto da vedere.
«Andiamo
a fare il terzo grado a delle povere lavoratrici costrette a pulire
solo Dio sa cosa dopo le feste degli universitari viziati di questo
posto!» incitò Dean con un sorrisetto prima di simulare un
espressione schifata a causa della sua immaginazione visiva fin troppo
estesa.
Non poteva assistere ad altre scenette toccanti tra Sam e Jo. Sembrava
lo stessero facendo apposta per lui, perché considerava quei
momenti qualcosa di disgustoso, o qualcosa di troppo imbarazzante per
essere portata avanti. Lui la pensava
così almeno. Quante volte aveva rifiutato in modo affettuoso un
abbraccio del fratello? Un paio di volte! Ma poi, insomma lo faceva con
classe, senza che lui ci restasse male, per esempio sostituendo
l'abbraccio con un mezzo sorriso e l'esclamazione ''puttana!''. Sam
sorrideva sempre, ogni volta che succedeva e gli rispondeva a tono con
la parola ''idiota!".
«Ce la diamo una mossa o no? » chiese con un tono di voce abbastanza antipatico, facendo una smorfia altrettanto antipatica.
Dean era peggio dei bambini quando ci si metteva!
I due ci avrebbero sicuramente messo meno di due ore, ovviamente. Il
pericolo lo stava affrontando il piccolo dei Winchester, quello di
rischiare di incontrare la presunta strega e di rischiare anche la
vita. Nulla di eclatante per entrambi. Ci erano così abituati
che ormai non ci facevano nemmeno caso.
«Sarò prudente, te lo prometto!» rispose Sam alla richiesta di Jo, quasi a volerle fare un favore.
A quell'altra scena, Dean inarcò le sopracciglia e sbatté le palpebre quasi scioccato.
Si chiese se facevano sul serio o era soltanto una messa in scena per farlo innervosire? E se fosse sul serio geloso?
«Andiamo, Dean! Geloso di tuo fratello? Ma fammi il
piacere!» pensò, fissando il vuoto con una smorfia di
disappunto stampata sulla faccia.
Quando finalmente lo raggiunsero in corridoio, Dean guardò prima
uno e poi l'altro quando Jo decise improvvisamente l'orario di ritorno.
Certo che si erano proprio dimenticati della sua presenza, ma non disse
nulla, o avrebbero cominciato a lanciarsi occhiatine divertite.
«Magari se ci incamminiamo, ce la facciamo in meno di due ore» sorrise ironico guardando la ragazza e poi tornò serio, gettando uno sguardo al fratello. «Se ti serve aiuto usa il telefono»-«Certo!» affermò prima di voltarsi per dar loro le spalle. «E, Sammy?!» lui si voltò in attesa che Dean avesse continuato, e poi aggiunse «Tieni gli occhi aperti»
dopo di ché si voltò e cominciò a camminare
affianco a Jo, gettandole un'occhiata quando fece quella breve sintesi
riguardante la loro indagine. «Interessante! Sarà una
grandissima seccatura».
Questa volta quella che assisteva alla scenetta divertente era lei.
Vedere Dean mentre ruotava gli occhi al cielo era un piacere per i suoi
di occhi poi, non appena sentì le poche frasi coincise che si
scambiarono i fratelli, sorrise e prese appunti.
Va bene, quello era il modo di Dean per dire "Sta attento, se ti
succedesse qualcosa.." beh, Jo non riusciva ad immaginare come un
ipotetico Dean sensibile e inesistente avrebbe terminato
quell'espressione così altamente nociva per la lingua di quel
fratello maggiore attualmente in piedi accanto a lei. Eppure Jo sapeva
quanto il ragazzo ci tenesse al fratello anzi forse non riusciva a
cogliere a pieno quel senso di dovere con cui Dean si tormentava
praticamente fin dalla nascita.
Ad ogni modo quei pensieri che attualmente vagavano per la mente di Jo
erano troppo profondi per non essere interrotti dall'espressione che
Dean aveva stampata in faccia.
«Ma come siamo nervosetti oggi!» lo canzonò con
non-chalance mentre imitava palesemente l'espressione da uomo
tormentato mischiato ad un broncio da bambini dimenticato dai genitori.
Inutile dire quanto trovasse interessante quell'espressione.
Interessante nel senso lato di divertente, almeno così credeva
di autoconvincersi.
Fatto stava che scoppiò a ridere subito dopo, cercando di
punzecchiarlo con quell'ironia che lui ficcava in ogni dove a volte
anche senza ritegno o senza nemmeno pensarci: lo ripagava con la stessa
moneta dopotutto! «Guarda che stavo scherzando, non te la sarei
mica presa, reginetta del ballo?» disse continuando a camminare e
a scuotere le spalle, avvertendo il fastidioso fiocco del costume darle
fastidio sotto la maglia. Non aveva avuto poi tanto tempo per
cambiarsi, a malapena era riuscita a vestirsi prima del loro arrivo!
Principessa, reginetta del ballo.. amava chiamarlo in quel modo. O forse amava chiamarlo e basta.
«Che seccatura!» pensò stremata, ormai in pieno
conflitto con il suo cervello fin troppo pensante «Lavoro Jo,
adesso c'è il lavoro! E che diamine!» si impose passando
lo sguardo ovunque per rintracciare quelle povere donne delle pulizie
immerse nel loro lavoro.. gratificante -ironicamente parlando-.
Era
meglio non esagerare con le raccomandazioni per il fratello o Jo
avrebbe potuto pensare che era una specie di maschione con un lato
sentimentale nascosto dentro di sé.
In realtà la descrizione di Dean ci andava molto vicina. Voleva apparire
forte davanti a tutti, coraggioso e distante, ma infondo anche lui era
un tenerone proprio come Sam. Soltanto preferiva non legarsi troppo
alle persone e non mostrare ciò che provava in un determinato
momento. Quelle parole sarebbero bastate per far capire a Sam di stare
attento e di guardarsi le spalle.
«Ti dirò. Era una bella giornata prima che incontrassi una persona in particolare». Ecco
di cosa si stava parlando. Quello era un momento in cui era d'obbligo
nascondere i sentimenti, perché in realtà Jo non gli
aveva affatto rovinato la giornata, ma forse aveva fatto il contrario.
Era meglio non farglielo sapere però.
Ovviamente abbozzò un sorriso per farle capire che quella era
soltanto una delle sue stupide battute, poi distolse subito lo sguardo,
sostenendo per il sorriso.
Era buffo sentirsi chiamare "reginetta del ballo", di solito era lui che sfotteva gli altri in quel modo e non viceversa.
«Allora.. le domestiche si sono nascoste? Che fine hanno fatto?»
chiese retorico e ovviamente ironico fermandosi in un incrocio del
corridoio. Aprì le braccia, girando una sola volta su se stesso,
con lo sguardo che andava in cerca di qualche signora grassa con magari
addosso un grembiule bianco. Di solito erano così le domestiche no?
Se avesse dovuto dare sfogo alla sua immaginazione, anche questa volta,
ne sarebbe uscito fuori un bel film porno. Era meglio non dire come
immaginava una domestica, sarebbe stato troppo scioccante.
Poi finalmente la adocchiò.
Non era grassa, ma non portava nemmeno il reggicalze. Gliela
indicò a Jo con un cenno della testa e poi le si avvicinarono e
Dean notò che non era affatto male.
«C'è qualcuno dall'aspetto smorto in questo posto? La mia autostima sta andando a puttane!»
mormorò tra sé e sé tenendo partecipe Jo della sua
bella battutina. Sembrava divertita da quello che aveva appena detto.
Strapparle un sorriso era come una soddisfazione per Dean.
Wow,
le cose stavano andando meglio del previsto alla giovane ragazza che
per un giorno si era finta una studiosa universitaria.. anche se in
modo poco credibile: la collezione di coltelli era sempre nascosta
sotto il letto nella sua stanza
e tra le pagine dei libri potevi sempre trovarci formule in latino e
simboli anti-demoni. A volte erano anche dei semplici schizzi
anti-noia, già da quello le altre ragazze pensavano bene di
prendere le distanze da "quella pazza".
Rallegrata dall'ultima battutina di cui Dean le aveva fatto gentilmente
dono, lo spinse quasi con delicatezza con una spalla, quasi a volergli
far capire che la cosa non era poi così diversa anche per lei.
Sorvolando in quella circostanza fin troppo "felice", si
avvicinò alla donna che avevano di fronte, attirando la sua
attenzione alzando un braccio in aria. Come sperato la donna si
voltò nella loro direzione all'istante, forse abituata a quelle
situazioni di "pericolo" nel quale disgraziatamente le avvertivano di
"ripulire il corridoio sette" proprio come succedeva nei film. Non le
sarebbe dispiaciuto far parte di quella piccola scenetta in
realtà.
«Va tutto bene?» chiese in tono gentile e pseudo-incantato, spalancando gli occhi.
«Oh no ti prego, l'ennesima donna innamorata di Dean no»
supplicò fermandosi immediatamente nel mezzo del corridoio e
sbattendo le ciglia quasi delusa dalla gente che la circondava.
«Parlaci tu, otterremo certamente più informazioni di
quante possa ricavarne io» constatò con amarezza
incrociando le braccia al petto e lasciando che Dean la oltrepassasse
per sfoggiare uno dei suoi soliti sorrisetti ammaliatori che tanto lo
caratterizzavano.. proprio come un biglietto da visita, il primo famoso
passo per portare a letto la "vittima" di turno.
«E anche se fosse? Dove sarebbe il problema per te?» chiese
la sua parte razionale che cercava di farla rinsavire in quel
maledettissimo e letale labirinto in cui si impelagava ogni dannata
volta.
Fingersi un'altra volta la sua fidanzata? Si, in quel modo avrebbe
evitato altre grandi seccature per lei ma avrebbe dovuto sopportare le
occhiatacce di Dean dopo: cosa scegliere in quel caso?
Optò infelicemente di "lasciarlo libero", infondo non era di sua
proprietà e tanto meno poteva pretendere niente del genere, nel
modo più assoluto. Anche perchè Jo sapeva benissimo che
non sarebbe accaduto nemmeno se fosse stato posseduto da qualche demone
dell'amore o stronzate del genere. «E magari fai il più
presto possibile» aggiunse sentendosi rispondere un ironico "Non
mi sembra tu abbia molta voglia di lavorare oggi".
Bella mossa rinfacciarle le sue stesse frecciatine!
Eh
no! Non era affatto male la domestica: aveva dei lunghi capelli neri,
legati in una coda da cavallo, gli occhi da gattina di un azzurro
acceso, delle belle labbra e... anche un bel lato B, diciamolo.
A Jo sembrava dare fastidio la presenza
di quest'ultima, mise come una specie del broncio di Dean, ma molto
diverso, come se volesse nasconderlo con un'altra evidente espressione
di fastidio. Non sapeva esattamente il motivo, ma la situazione lo
divertiva a lo compiaceva molto, soprattutto quando capì che la
ragazza sembrava interessata al bell'aspetto dello "studente" o meglio
dire "falso studente".
Abbozzò un sorrisetto verso Jo, che lasciò spazio alla
sua bianca e perfetta dentatura, e poi le rinfacciò la sua
stessa battutaccia che poco prima le aveva fatto a lui.
Le diede le spalle e si avvicinò alla bella ragazza, entrando nella parte del bell'imbusto, quale era.
Poteva anche considerarsi fortunato per il dono che madre natura gli
aveva dato alla nascita. O forse doveva ringraziare i suoi genitori,
per averci messo così tanto impegno.
«Salve» mormorò inumidendosi poi le labbra, passandosi la lingua tra di esse, in modo molto provocatorio «Sono nuovo da queste parti, mi chiamo Fred e... non ricordo dove si va per l'ala est. Lei saprebbe portarmici?» chiese gentilmente, entrando nella parte del ragazzo per bene, il quale non era affatto.
Gli risultava difficile impersonare una specie di santo. Se fosse stato
per lui, se avesse dovuto impersonare se stesso, si sarebbe già
chiuso in una stanza nei dintorni in compagnia di quella bella
domestica. Magari però in un'altra circostanza. Quei pensieri,
per il momento, non lo sfiorarono nemmeno. Strano.
«Oh.. l'ala est. Dov' è successo tutto!»
esclamò lei con un tono di voce visibilmente sensuale. Dean
rivolse un'occhiata a Jo che, in disparte, osservava la scena con
disgusto quasi.
Quanto avrebbe voluto ridere!
«Ahm.. tutto?»-«Si! Settimane fa è morto il figlio del preside, sono stata io a trovare il cadavere. Una cosa orribile!».
Non sembrava proprio addolorata, sembrava più interessata a fare scoop.
«Si, ne ho sentito parlare. Tam Parkinson vero? Deve essere stato orribile!». Lei
annuì e gli rivolse un bel sorrisetto sexy che Dean
ricambiò molto volentieri. «Lei ha mai notato qualcosa di
strano in questo posto? Intendo prima della morte di Tam»-«No,
mai... io sono nuova quanto te, dolcezza» gli sussurrò
vicino ad un orecchio. Non si sarebbe mai aspettato si spingesse
così oltre. Avrebbe voluto tanto spararle. Si schiarì la
voce e annuì sorridendo forzatamente quando si allontanò. «Bene... ahm, cavolo! Sono davvero uno sbadato. Ho lezione di filosofia tra meno di un'ora, dovrei andare» abbozzò un sorriso e poi le diede le spalle, guardando Jo come scioccato.
Per un momento immaginò come potesse essere del sesso con lei. Inquietante.
Non
sapeva esattamente se i fulmini che le uscivano dagli occhi erano
visibili a tutti o solo alla sua ampia immaginazione da serial killer
in libertà. In ogni caso assisteva all'orripilante scena
standosene in disparte, con la sua stabile
espressione schifata stampata in faccia: non sapeva proprio come
evitare di sbandierare ai quattro venti il suo palese fastidio verso
quella donna.
Sollecitata per l'ennesima volta dalla sua coscienza, si
concentrò sulle parole dei due, cercando di far filtrare dal suo
cervello occhiatine provocanti o toni di voce da gattina in calore: era
meglio così.
«Quindi è stata lei a trovarlo! Accidenti, sembra davvero
sconvolta la tipa!» pensò ironicamente sbattendo le ciglia
con un che di antipatico che le era improvvisamente balzato al
cervello. Non voleva saperne il motivo, le bastava anche solo intuirlo
e la cosa non le risultava poi così difficile.
Non appena Dean le si allontanò, Jo notò la sua faccia e
non sapeva cosa pensare. Ovviamente trattenne una risata perchè
la sua espressione era simile ad un "mi sento violato" -cosa abbastanza
esilarante se pensata da Dean-. «Sbaglio o poco fa hai lasciato
una scia di bava dietro di te? Cos'è successo, Casanova? Eri
troppo in ansia? Così all'improvviso? Ma che peccato!» lo
punzecchiò tornando a camminare per il corridoio, intraprendendo
la strada per arrivare nell'ala est.
Avrebbero dovuto affrontare ricchi snob e insopportabili galline ma
dovevano pur raggiungere Sam, probabilmente alle prese con qualche
fantasma poco socievole o qualche strega sicuramente non iscritta al
sito del WWF. «Anzi no, ti prego. Non rispondere. Ho già
il voltastomaco!» lo fermò prima del tempo con una certa
sincerità. Anche perchè non poteva fingere che non gli
importasse nulla dopo aver sfoggiato la sua espressione più
schifata che avesse in repertorio. «No sul serio, temevo che mi
sarebbe arrivato qualche indumento non molto consono al caso da un
momento all'altro, ti immagini il trauma? Mi avresti avuta sulla
coscienza a vita!» continuò a sfogarsi non riuscendo a
fermare quel flusso di parole che uscivano dalla sua bocca senza
nemmeno un minimo di.. controllo.
«Ok, adesso basta» le suggeriva saggiamente il suo cervello
mentre cercava di ricordare la pianta di quell'edificio -giusto il
minimo per non perdersi- e continuando a camminare aumentando
involontariamente il passo.
L'avrebbe
mangiato vivo, ovviamente non letteralmente. Da quello che aveva potuto
notare guardandola, assomigliava molto ad una specie di assatanata. Non
poteva nascondere che era molto attraente e anche molto sexy, ma
andiamo! Calare una mano
in zone riservate, nemmeno dopo cinque minuti di conversazione, non era
molto raccomandabile. Sperava soltanto che Jo non avesse visto quello
spettacolo troppo appariscente, se così si poteva definire.
Però sorrise quando lei fu quasi felice di vederlo scappare a gambe levate da quella situazione. Era una cosa curiosa.
«Non sarebbe stata una bella scena per te, eh Jo?» chiese retorico ma il suo tono era più che altro molto divertito.
Lo consolava il fatto che non fosse il solo geloso in tutto quel casino.
Notò la sua
espressione di disappunto e di nuovo sorrise sghembo, aumentando il
passo insieme a lei, per evitare che lei lo superasse.
Si ritrovarono
dall'altra parte dell'istituto in meno di due minuti e non sapendo
neanche loro stessi come avessero fatto. Sembrava che quella fosse
l'area riservata ai figli di papà, ai ricconi che potevano
permettersi anche di comprare quel posto e avere tutto ciò che
desideravano con uno schiocco delle dita.
Dean non sopportava
quegli idioti: erano viziati e non conoscevano i valori della vita. Non
che lui fosse un secchione nell'argomento, ma aveva una vaga idea di
cosa fossero e di come dovrebbero essere usati.
«Mi sento come una moneta di rame in mezzo a dell'oro» mormorò a Jo, guardandosi attorno spaesato.
Posti così
non facevano per lui assolutamente e anche solo l'idea di fingere di
essere un ragazzo ricco, viziato e figlio di papà lo inquietava
da morire. «Dobbiamo trovare Sam» aggiunse
poi tornando serio. Sospirò, non facendo caso ai molti sguardi
delle ragazze puntati addosso e poi abbassò gli occhi verso
quelli di Jo. «Sarà meglio chiamarlo».
Infatti fu proprio
quello che fece poco dopo. Prese il telefono e compose il numero del
fratello, portandosi l'accessorio vicino all'orecchio.. ecco la
risposta del fratellino.
«Dean! Credo
di aver scoperto qualcosa»-«Ah si? Dove sei?»
seguì una breve silenzio e successivamente Dean aggiunse
«Facciamo come avevamo stabilito. Sarò lì tra tre
minuti circa!» e riattaccò. Dean aggrottò la fronte
e infilò il telefono nella tasca posteriore dei jeans.
«Torniamo alla base soldato!»
------------------------------------------------------- Spazio dell'autrice-----------------------------------------------
Eccoci al terzo capitolo.
Come tutte le fan che si
rispettino io odio che gatte morte che pensano di poter avere uno come
Dean con una sola occhiata provocante o uno come Sam fingendo di essere
le professorine de sta ceppa. Che poi ci vadano comunque a letto
perchè hanno una fortuna sfacciata è un'altra triste
storia.
Note dolenti a parte vi ringrazio
di nuovo per aver letto anche questo capitolo e vi invito ancora (si,
sono ripetitiva xD) a seguire la storia: vi prometto che finirà
bene, amanti della coppia Dean/Jo ;) Ma non viaggiate troppo di
fantasia, vi ricordo che questa fanfic non ha il rating rosso u.u
Io e Moonlight93 saremo ben felici di sapere se apprezzate il nostro lavoro!
|
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Capitolo 4 *** Scomode confessioni. ***
4
Capitolo 3 - Scomode confessioni.
A
dire il vero Jo non seguì molto la conversazione che stava
avendo Dean al cellulare con suo fratello Sam, anche perchè il
cervello in sovraccarico al momento non glie lo permetteva.
Ebbene sì, si era arresa all'idea di essere.. non gelosa
ma molto, troppo, inaspettatamente irritata da alcune situazioni che
viveva quando era con il ragazzo dai facili abbordaggi... se, come se
non conoscesse la sua indole!
Sospirò a pieni polmoni percependo quella sgradevole voglia di
nascondersi sotto due metri e mezzo di terra e si guardò
intorno, ascoltando solo dopo le parole di Dean che la esortavano a
tornare indietro: poco male. Anche perchè sentirsi a disagio in
quel posto era comprensibile per tipi come loro.
Ecco, ora non si sarebbe messa a pensare a quanto in realtà loro fossero simili, non ne aveva proprio voglia!
«Agli ordini capo!» rispose semplicemente con la testa
ancora parzialmente assente ma senza darlo a vedere ovviamente, cosa in
cui era piuttosto brava.. o almeno, si crogiolava nella
tranquillità di esserlo. Scoprire di non essere una brava
attrice come lei credeva le avrebbe causato un brutto colpo
-ironicamente parlando-.
«Sarebbe bello ascoltare queste parole in altre situazioni, tipo
quando ti ordino di ritornartene a casa!» ironizzò il
ragazzo, giustamente sorpreso dal facile assenso della ragazza fin
troppo taciturna per la sua personalità di solito esaltata.
«Come se io non sapessi che tu lo dici solo per... pararti il
culo con mia madre qualora scoprisse che sei con me! O che io sono con
te. In ogni caso credo che ti sia stancato anche di ripetermelo giusto?
Lo spero almeno..» bisbigliò l'ultima frase con speranza.
Non voleva apparire una ragazza insensibile, non voleva far apparire
Dean come quello a cui non importava nulla del fatto che lei si facesse
male o cose simili, probabilmente voleva solo... forse le sue parole
erano semplicemente del veleno che si era accumulato nella bocca a
causa di quei suoi pensieri che l'avevano smascherata miserabilmente. E
a Jo non piaceva perdere.
Proseguendo per il corridoio una volta "invertita la rotta"
continuò a guardarsi intorno così impedendo agli occhi di
fissarsi su altro. «Il fatto che tu stia diventando ridicola
è.. ridicolo» e così pensando anche le parole
andavano in vacanza quando si sentiva confusa.
«Sam ti ha detto cosa ha scoperto?» domandò
finalmente con i piedi sulla terra e aumentando il passo, aiutato dalla
curiosità di conoscere altre informazioni utili.
Era
inutile dire che Jo si stesse comportando in modo strano. Probabilmente
stava vivendo uno strano conflitto interiore con il suo dannato e
testardo cervello.
Chissà perché.
Dean aveva una mezza idea ma non era così presuntuoso da pensarlo
con certezza o di dirlo liberamente. Soltanto gli era apparsa come...
bah, un po' gelosa? Insomma, non aveva fatto altro ce parlare a raffica
nel momento in cui Dean aveva voltato le spalle alla domestica. Forse
le aveva dato un bel po' di fastidio, o forse non sopportava
l'atteggiamento del cacciatore in certe situazioni. Fatto stava che
tutto questo portava soltanto ad una "strada".
Sentirla scattare quasi come un bel soldato ubbidiente gli fece venire
in mente tutte le volte che Dean cercava di convincerla -o meglio
ordinava- di tornare a casa prima che potesse seguirlo in una nuova
avventura e lei sempre testardamente rifiutava l'offerta. Si,
perché secondo Jo i rimproveri di sua madre e quelli del
ragazzo, in generale, erano offerte che lei poteva benissimo scegliere
di declinare o accettare. Secondo la sua mente contorta ovviamente.
Quando le disse quella frase stava solo scherzando -ovviamente con il
solo scopo di prenderla un po' in giro- ma lei sembrava non aver
afferrato le sue intenzioni, visto il modo in cui gli rispose subito
dopo.
Sorpreso, e anche un po' dubbioso da quella sua "uscita", aggrottò la fronte e le rivolse uno sguardo incerto.
«Ora che ti prende?!» domandò retorico ma lei tacque.
Beh, che stesse passando dei guai in quella bella testolina bionda e
pacata non c'erano dubbi. Ma certamente Dean non si sarebbe mai
permesso di andarle a chiedere il motivo.
Non erano affari suoi e, francamente, non credeva che avrebbe ricevuto risposta.
Non disse nulla.
Inarcò le sopracciglia e scosse la testa, come a scacciare via
quei pensieri che si erano accumulati in un angolo nella sua testa, poi
finalmente si fermò d'avanti la porta della stanza di Jo.
«No, non l'ha detto» rispose rapido alla sua domanda.
Una volta all'interno della stanza, Dean si chiuse la porta alle sue
spalle e si liberò del giaccone di pelle posandolo sulla
spalliera della sedia più vicina, quella di fronte alla
scrivania. Jo andò a sedersi sul letto, intenta a riesaminare la
situazione e Dean la guardò, curvando le labbra in una smorfia
titubante.
«Tutto bene?» chiese apprensivo facendo qualche passo verso di lei senza però raggiungerla del tutto.
Che
Jo si stesse gettando a capofitto sul lavoro era solo una forma
contorta che lei interpretava come difesa. Che in realtà non
sapesse esattamente da cosa dovesse difendersi era un'altro paio di
maniche che sarebbero rimaste segregate molto
volentieri in un cassetto che avrebbe chiuso a chiave per poi
seppellirla chissà dove.. beh, il paragone era più o meno
quello.
Quasi sepolta dai fogli che aveva mostrato poco prima al piccolo dei
Winchester passava lo sguardo ovunque, impegnata in una ricerca che non
aveva uno scopo.. insomma, era abbastanza evidente il fatto che stesse
dando i numeri in modo plateale.
Non appena sentì parlare Dean rimase immobile per alcuni
secondi, non rivolgendo nemmeno la testa verso la sua direzione. Era
rimasta colpita da un piccolo particolare che probabilmente si stava
solo autonomamente costruendo in testa. «Sbaglio o quella domanda
aveva un tono.. preoccupato e non a sfottò come al
solito?» si domandò in quei secondi fissando l'immagine
della piantina dell'università, già studiata in
precedenza tanto da conoscerla a memoria.
Rispondergli con dei secchi "Tutto bene cosa?", "Perchè me lo
chiedi?" o peggio ancora con un falsissimo "Non ho niente" era
praticamente impensabile.
Ok, forse poteva essere incazzata con sé stessa e per la poca
chiarezza che aveva ma non poteva esserlo anche con il mondo, questo
riusciva a capirlo benissimo. Per questo optò per riferire la
verità, camuffata astutamente dal suo tono che dava poca
importanza alla cosa che la stava portando alla pazzia.
«Il fatto che tu riesca a capire che non vada tutto bene mi spaventa» confessò
a Dean alzando finalmente lo sguardo sul suo, potendo osservare con
attenzione la sua espressione cambiare in una più dubbiosa e
preoccupata. Che potesse aver capito qualcosa? Oh no, Jo sperava di non
essere così disperatamente irrecuperabile con la recitazione!
«Più di questo stupido caso ad essere disgustosamente
sinceri» aggiunse con un mix di ironia e disappunto che avrebbero
potuto mandare k.o anche il "senso materno" di Ellen.
[«Non poteva essere quello responsabile e affidabile, vero Jo?».
Ricordava quelle parole con estrema esattezza, come se al mondo non ci
fosse nient'altro di più vero delle parole della madre.
Quella sì che era una donna acuta. Riferì sottovoce
queste parole alla figlia appena dopo una visita-lampo dei Winchester
alla RoadHouse.
Eh no, non sarebbe stata Jo altrimenti. Semplice come spiegazione. Ecco
perchè la donna non cercava nemmeno di lottare per una causa
praticamente persa].
Possibile
che non riuscisse a vincere quella maledetta guerra interiore con se
stessa? Era così difficile arrivare ad una maledetta
conclusione. Certo, lui non era da valutare come una persona saggia e
riflessiva, come il fratello Sam, ma almeno
sapeva come affrontare i suoi pensieri. Li soffocava, li spingeva in un
angolo e, per non far trasparire tracce di essi sul suo viso, indossava
il miglior sorriso che potesse sfoggiare.
Perché infondo era questo quello che Dean faceva.
Poteva sembrare felice apparentemente, senza pensieri. La verità
era che era molto bravo come attore. Riusciva a gestirsi in un modo o
nell'altro.
Quando finalmente alzò lo sguardo verso di lui, Dean
inarcò le sopracciglia prendendo quella risposta come una
richiesta di sfogo.
D'accordo, non era la classica persona di cui fidarsi. Insomma, aveva i
suoi difetti, ma per la famiglia c'era sempre e se Jo avesse avuto
bisogno di una spalla sulla quale poggiare la fronte, Dean sarebbe
stato più che disponibile.
Si sedette sul bordo del letto, divaricò le gambe e si
appoggiò con i gomiti su di esse, voltando la testa a sinistra,
nella sua direzione per rivolgerle tutta la sua attenzione possibile.
Si inumidì le labbra, passandoci la lingua tra di esse, e poi
irrigidì le mascelle, alzando appena le spalle, come a volerle
dire "sono qui".
«Allora... che succede?» chiese in un tono calmo, quasi dolce, mentre i suoi occhi la osservavano con una certa curiosità. «Oh
andiamo Dean! Non sei tu la causa del suo nervosismo» lo
tranquillizzò una vocina nella sua testa come a volergli
assicurare che Jo era pazza perché era nata così, proprio
come lui.
Non appena Jo gli
confessò la sua preoccupazione, Dean commentò con
un "addirittura", inarcando le sopracciglia in un'espressione sorpresa.
In realtà voleva soltanto tirarla su di morale, perciò
qualche sorriso sghembo, qualche strano sguardo dolce scappava sempre. «Dev'essere davvero frustrante»
si inumidì ancora le labbra e poi tirò un sospiro,
abbozzando un piccolo sorriso di sostegno, proprio appena accennato
«Qual è il problema?»
«Oh
beh, fantastico! Ora si che andrà meglio per la tua stupida
mente. Complimenti Jo, ti stai solo scavando la fossa con le tue stesse
mani!» riuscì a pensare appena prima di vederlo muoversi
per lasciare la sua posizione.
Lo seguì con lo
sguardo fino a quando non si sedette accanto a lei e qualcosa le
impedì di prendere un'altro profondo respiro, come se temesse
anche di muoversi di un singolo millimetro. «Questa non sono io,
che diavolo mi prende?» rifletté accompagnando quel
pensiero con un movimento della mano sulla fronte e successivamente
sugli occhi.
Eppure non sapeva cosa si stesse perdendo: sorrisetti e sguardi come
quelli non poteva gustarseli così spesso, come poteva perderseli?
"Dev'essere davvero frustrante". Come non poteva sorridere a sua volta a quell'espressione?
«Oh si Dean, sei davvero frustrante» avrebbe voluto
rispondergli per coglionarlo e inevitabilmente smascherarsi poi da sola.
Allora qualcosa da smascherare c'era, non come si ostinava a pensare
lei; c'era qualcosa che si rifiutava di far vedere agli altri
più che a sé stessa. Si, forse quella era una
frustrazione infondo.
«E' solo che.. non credo di poter resistere ancora per
molto» disse come se avesse voglia di esplodere.. esplodere non
con l'intenzione di distruggere ma di.. creare. Era un ragionamento
contorto che non poteva far a meno di pensare e ripensare all'infinito.
Tutto quel ragionare l'avrebbe fatta crollare. Ma crollare come?
Si sarebbe messa a piangere? No, quello mai.
Avrebbe iniziato a lanciare coltelli contro una porta? Perchè, non lo faceva già quando era nervosa?
A cosa avrebbe dovuto resistere, cosa avrebbe voluto fare che in
realtà non poteva? Lei lo sapeva bene, come sapeva bene di non
potersi permettere un "passo falso" di quel genere.
«Il cacciare mi tiene vicina alle persone che sento lontane» tentò
di spiegare più a lei stessa che a Dean, che al momento si
prestava a farle.. da spalla? Certo che suonava davvero strano. Non era
la prima volta che parlava di suo padre a Dean. La prima volta che il
discorso venne a galla ne parlò si con nostalgia ma non con
dolore, ecco quello che forse differenziava quella conversazione dalle
precedenti. «Solo che adesso iniziano a diventare troppe».
No, non aveva un senso compiuto la sua "confessione", non dal punto di
vista di Dean.. o almeno lo sperava perchè se solo avesse
collegato tutte quelle frasi le sarebbe ritornata la voglia di sparire
sotto strati e strati di terriccio umido «E più prima che
poi questo caso finirà. E io come al solito sarò l'unica
a restare».
Iniziava a diventare imbarazzante vista da un punto di vista oggettivo
e ovviamente Jo non se ne rendeva conto. Era come se stesse blaterando
a vanvera, senza un motivo o voglia di voler davvero comunicare
qualcosa.. giusto per dare aria ai polmoni insomma.
Lo sguardo di Jo si alternava, passando dal pavimento agli occhi di
Dean con distrazione, come se vedesse già il dopo di tutta
quella storia.
Il suo peggior difetto era conoscere alla perfezione il mondo in cui viveva e in cui voleva sadicamente vivere.
Cacciare
non era facile. O meglio, lo diventava col tempo quando ci si abituava
all'idea di dover condurre quella vita. Era difficile la situazione in
un certo senso: stare lontano dalla propria famiglia, sapere di avere
una grande responsabilità,
un grosso peso sulle spalle da portare avanti. Poi, come nel caso di
Dean, quando succedeva qualcosa di tragico, affezionarsi a qualcuno
diventava a suo volta una tragedia. Era qualcosa di impensabile provare
'qualcosa' per qualcuno, qualcosa che andasse oltre l'amicizia. Era
pericoloso già voler bene al sangue del proprio sangue. I nemici
sapevano perfettamente i punti da colpire nella vita di un cacciatore,
per esempio le cose a cui si può tenere di più.
Ad ogni modo, Dean
sapeva quello che Jo voleva far intendere, o meglio lo immaginava.
Sapeva quanto fosse difficile dover chiudersi, allontanare un po'
tutti, isolarsi dal mondo. Per questo, molte volte, le ricordava che
lei era ancora in tempo per scegliere la strada opposta, quella della
normalità, di una vita tranquilla e serena. Una vita che ogni
ragazza della sua età viveva. Ma lei era troppo testarda per
capirlo, o per vedere la verità. Un giorno, chissà
quando, però si sarebbe pentita amaramente. O forse no.
La osservò,
restando per un po' in silenzio e poi si inumidì le labbra,
prima di dare inizio ad un discorso coi fiocchi.
«E' dura eh? Cercare di non avvicinarsi troppo a qualcuno».
Beh, ne era
consapevole. Quante persone aveva conosciuto? Quante, se non avesse
ascoltato la testa, avrebbero sofferto a causa sua? C'era Cassie, Lisa
e molte altre, delle quali si fidava ciecamente, ma non per questo si
sarebbe mai permesso di scavalcare la loro vita, permettendosi di
rovinarla con la sua, che era orrenda e poco felice. L'unica cosa che
lo faceva andare avanti, era sapere di avere una famiglia sulla quale
contare. Sam, Bobby, Ellen, Jo, Ash.. erano tutte persone che portava
dentro di sé, senza però dimostrarlo troppo.
«Col tempo ti
ci abituerai, vedrai.. non ti assicuro che sarà facile. Ma
diventerà così abitudinario che non te ne accorgerai
nemmeno» abbozzò un sorriso sghembo e si inumidì ancora le labbra. Uno dei suoi soliti tic. «Allontanare le persone diventerà un gioco da ragazzi».
Poi tacque. A parlare c'erano soltanto i loro occhi che continuavano a fissarsi.
D'un tratto,
però, quel contatto visivo venne interrotto da Sam, che
aprì la porta ed entrò nella stanza, con uno sguardo
decisamente preoccupante.
«Cos'hai scoperto?» chiese dopo una breve pausa di silenzio, quel silenzio che l'aveva un po' imbarazzato.
------------------------------------------------------- Spazio dell'autrice-----------------------------------------------
Sam, Sam, Sam. Che adorabile creatura dotata di tempismo!
Anyway, ringrazio chiunque abbia avuto la pazienza, tempo e voglia di
leggere questa fanfic creata appositamente per fantasticare su quella
coppia che ha avuto così poco spazio per essere vissuta come di
dovere. Che amarezza.
Ma basta deprimersi, al lavoro! Io e Alessia per la storia e voi per le recensioni ;)
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Capitolo 5 *** E' ora di architettare un piano. ***
5
Capitolo 5 - E' ora di architettare un piano.
Non
sapeva se considerare l'entrata in scena di Sam come una benedizione o
come un pessimo tempismo. Fatto stava che comunque non provò
nemmeno a darsi una risposta a quella domanda, sapendo di poter
procurare solo altri.. problemi; si, problemi e preoccupazioni alla sua mente bacata che attualmente viveva in una situazione di caos totale.
'E' dura eh? Cercare di non avvicinarsi troppo a qualcuno.' Beh, lo era davvero.
Anche se agli occhi degli altri Jo poteva sembrare una ragazza forte e
coraggiosa, anche lei nascondeva umanamente i suoi difettucci dietro
una bella armatura luccicante che avrebbe delucidato ogni minimo dubbio
a riguardo.
«Quindi è così che lui fa» si ritrovò
a pensare mentre riusciva a delineare la sua immagine riflessa negli
occhi di Dean. Forse erano anche più vicini di quella volta
nelle fognature, incastrati tra due muri che avrebbero accolto a
malapena il corpo esile di Jo... ma ovviamente non se ne resero nemmeno
conto.
Non parlavano spesso e quando lo facevano di certo non si davano al
sentimentalismo: erano fatti così ma non se ne facevano una
colpa. Era il loro modo di non affezionarsi alla gente e la maggior
parte delle volte funzionava, anche il 98% delle volte sarebbe stata
disposta ad affermare. Ma sfortunatamente per lei, Dean rappresentava
quel 2% che avrebbe generato tutta quella serie di episodi.. ambigui e
sfuggenti occhiatine indecifrabili.
Avrebbe voluto rispondergli, ovvio che avrebbe voluto: chiedere se
magari anche lui ci aveva fatto l'abitudine, se era davvero un "gioco
da ragazzi" come lo definiva lui con quella spavalderia che voleva solo
tranquillizzarla.
«Il lavoro chiama di nuovo Jo, non perderti in queste faccende da
ragazzina» la richiamava la sua razionalità mentre il suo
viso era rivolto verso Sam, troppo imbarazzato per parlare con un tono
di voce tranquillo ma non abbastanza per rimanere in silenzio e fare
retro-front, dando la possibilità ai ragazzi di parlare...
certo, anche quella ipotetica mossa di Sam sarebbe stata fuori luogo.
«Ho trovato questa!» dichiarò ancora imbarazzato
porgendo una carta alla ragazza che, prontamente, allungò la
mano per poter afferrare il loro prossimo indizio. «E' l'ottava
carta dei tarocchi: la giustizia» spiegò rapidamente con
un sorrisetto soddisfatto sul volto, come se avesse praticamente
risolto il caso.
Quella carta dai bordi leggermente consumati raffigurava una donna in
trono che reggeva con la mano sinistra una bilancia dai piatti
allineati e con la destra una spada. Era abbastanza evidente che si
trattasse di tarocchi.
«Quindi si tratta di streghe eh? Avevi proprio ragione quando
dicevi che si trattava di adolescenti con crisi di
identità» gli diede ragione con un sorrisone mentre
balzava in piedi in uno scatto rapido: si era stancata della piattezza
e della poca violenza!
«Questo Trionfo contiene in sé l'idea di equilibrio e di
punizione» aggiunse il fratellino gentile marcando però
volutamente la voce sull'ultima parola che, già di per
sé, risuonava minacciosa.
«Ok Sam, dobbiamo stare attenti, abbiamo capito!» lo
anticipò Jo prima di ricevere ulteriori raccomandazioni
«Quindi si tratta certamente di ragazzini che vogliono punire i
ricchi figli dei giustizieri delle streghe affinché sia fatta
giustizia... chissà perchè prevedo parentele in tutto
questo!» ironizzò scuotendo la testa e afferrando il suo
borsone abilmente nascosto sotto il letto.
Dean
aveva sempre considerato suo fratello come una specie di miraggio in
situazioni del genere ma in quel momento non era tanto convinto del
fatto che fosse una buona idea piombare così e all'improvviso,
interrompendo quel momento intenso tra Dean e Jo.
Era molto tempo che i due non passavano un po' di tempo insieme, senza
tutte quelle battutine poco eleganti, quelle frecciatine. Un momento
normale, per parlare un po' di ciò che li preoccupava, proprio
come quello che avevano appena vissuto. Non che la cosa lo portasse al
settimo cielo; preferiva vomitare piuttosto che finire in un silenzio
imbarazzante.
Con Jo però... bah! Era diverso.
La faccia soddisfatta di Sam parlava al posto della sua bocca. Quando
quell'espressione si stampava sul volto del fratellino secchione,
significava che aveva buone notizie e che aveva ricavato qualcosa di
buono per il caso. Non si vedeva in altre occasioni quella sua
compiacenza, a parte quando qualcuno gli rivolgeva un complimento.
Dean restò in silenzio, ad ascoltare ogni singola parola di Sam, ancora seduto sul bordo del letto.
«Quindi è così che funziona. Streghette arrabbiate sfogano le loro frustrazioni su i figli di papà» mormorò,
gettando uno sguardo sulla carta che Jo aveva tra le mani.
Inarcò un sopracciglio e poi si inumidì le labbra,
alzando gli occhi di nuovo sul fratello, per poi spostarli sulla
ragazza «Ma non
capisco. Un motivo ci sarà per agire così, no? A meno
ché non si tratti di folle divertimento adolescenziale». Si
alzò dal letto e, senza prima chiedere il permesso alla
biondina, sfilò la carta del tarocco via dalle sue mani,
abbozzandole un sorrisetto divertito. Poi osservò meglio la
figura.
Era tornato in sé. «Credete si tratti di una questione di antenati?» azzardò, tornando a guardare entrambi che sembravano pensierosi.
Quella era un'ipotesi più che ragionevole. Altrimenti per quale altro motivo compivano quegli omicidi? «Magari
il bisnonni dei nonni dei figli di papà hanno messo ad arrostire
le bisnonne delle nonne delle streghette, no?».
Per un momento restò in silenzio dopo aver detto quella frase.
Nemmeno lui sapeva come era riuscito a tirarla fuori senza nemmeno
confondersi un solo secondo. Per questo le sue labbra si curvarono in
un sorrisetto compiaciuto e i suoi occhi tornarono a guardare la figura
raffigurata sulla carta.
Rialzatasi
sulle gambe e con il borsone stretto nella mano li stava a sentire,
avendo praticamente già tratto le sue conclusioni del caso. Che
fosse vero o meno quella versione dovevano però controllare e
fermare presto quelle probabili psicopatiche prima che ci rimettesse la vita qualche altro riccone dalle "mani-bucate".
«Quindi ci servirebbe la lista di tutte le streghe giustiziate
nel terreno dell'ala est per poi fare una ricerca incrociata con il
profilo di circa.. 10 mila studenti universitari e controllare la
probabile parentela?» domandò retorica non tralasciando in
quella sua espressione il tono da "è una missione impossibile"
mentre sfilava il portatile dal borsone che poggiò
momentaneamente sul tavolo al centro della stanza. «Questo
è di Ash» introdusse l'oggetto sistemandolo sulla
superficie e spazzando via dallo schermo un velo di polvere, facendo
ben attenzione a non staccare nulla tra cavi colorati e ventole
attaccate per far andare più veloce quella ferraglia. «Per
quanto possa essere veloce e per quanto io possa essere brava nel
ricordare tutte le istruzioni che lui mi ha dato per farlo funzionare
al meglio.. non credo che riusciremo a ricavare molto da qui. Dobbiamo
restringere il campo di ricerca».
Ecco, ora parlava proprio come una professionista. La decisione e la
sicurezza erano tornate a scorrerle nelle vene e la volontà
aiutava il suo cervello a ragionare: questa era la parte di sé
stessa che più stimava.
«Gli omicidi sono iniziati appena cinque mesi fa. Il primo caso
non è stato certo Tam, altri studenti hanno dovuto rinunciare ai
loro brillanti denti uno ad uno mentre mangiavano un sandwich»
ironizzò accendendo il competer. Il rumore che emetteva non era
dei più rassicuranti ma per lo meno aveva fiducia in quel suo
"coinquilino" un po' sbandato.. come lei infondo. «Quindi io
escluderei tutti gli studenti iscritti qui da più di un anno.
Deve per forza trattarsi di qualcuno appena arrivato, meno di un anno
almeno... il che esclude un bel po' di gente».
Eccola che, comodamente adagiata su una sedia in legno,se ne stava
lì a cliccare, far scorrere pagine e digitare numeri e lettere
in una serie incomprensibile. Non che sapesse che diavolo stesse
facendo ma Ash le aveva garantito che quel metodo avrebbe funzionato
con la maggior parte dei siti protetti da password o che comunque erano
riservati a solo "enti autorizzati".
«Eee... fatto, è andato!» esclamò soddisfatta
vedendo scorrere sotto i suoi occhi diversi nomi con cognomi
altrettanto lunghi e complicati da pronunciare «Questa è
la lista delle streghe giustiziate. Ora ci servono i nomi degli
studenti però».
Era da un po' che in quella stanza si sentiva solo ed unicamente la sua di voce.
Insospettita alzò gli occhi sui fratelli che la stavano a guardare nemmeno fosse un alieno sceso sulla terra.
«Cosa c'è? Mi facilito il lavoro!»
Se
quei ragazzi stavano morendo in strane circostanze, un motivo doveva
esserci. Non un motivo che avrebbe potuto giustificare le azioni delle
streghe ovviamente, ma un qualcosa che facesse capire ai cacciatori che
quelle uccisioni erano provocate
da vendetta, o qualsiasi altro sentimento negativo nei confronti di
quelle povere vittime. Probabilmente queste azioni erano dovute ad un
legame di parentela: ossia, gli antenati di questi poveri ragazzi
avevano messo al rogo le antiche streghe, così le parenti di
quest'ultime si vendicavano sulle generazioni attuali.
Quando Jo mise fuori quel portatile, modificato personalmente dalle
manine di Ash, Dean e Sam si lanciarono un'occhiata divertita
nell'osservare quello che avrebbe voluto tanto essere un computer.
Ricordava ancora il giorno che si permise ad allungare una mano su un
tasto, e Ash lo fulminò all'istante con lo sguardo. Per lui,
quell'affare era un vero gioiellino, nonostante il pessimo aspetto.
Si accese e Dean abbozzò un sorrisetto nell'ascoltare lo strano
rumore che emetteva. Non era affatto rassicurante ma Jo sembrava
essere a suo agio con quel coso sulle sue gambe.
Ancora una volta i due si guardarono quasi straniti e un po' sorpresi
dall'incredibile entusiasmo della ragazza e anche dalla sua incredibile
parlantina.
«Wow! Beh, almeno è servito a qualcosa» mormorò divertito, riferendosi ovviamente al portatile di Ash.
Era incredibile che l'avesse lasciato nelle mani di Jo, mentre a lui non permetteva nemmeno di sfiorarlo.
«D'accordo, almeno abbiamo fatto un passo avanti» disse Sam
quasi confortato dall'idea che avessero trovato la lista delle streghe
giustiziate chissà quanto tempo fa.
«Stai scherzando? Dobbiamo ancora scoprire se c'è una
parentela tra le vittime e i giustizieri! Non sarà affatto
facile». Ovviamente Dean contribuiva a tirar su di morale entrambi i ragazzi... ironicamente parlando.
Si sedette di nuovo accanto a Jo e, per togliersi quella maledetta
soddisfazione di toccare anche solo con un dito quell'affare,
allungò una mano verso lo schermo del portatile. Rise quando
arrivò a toccarlo e quella risata attirò l'attenzione
della ragazza che lo guardò stranita e con un'espressione che,
se tradotta in parole, sarebbe stata "Sei il solito bambinone".
«Che c'è?» chiese retorico e lei scosse il capo, tornando con gli occhi su Sam che sembrava concentrato su qualcosa.
«Tam era di origine irlandese, vero?» domandò il ragazzo guardando Jo pensieroso.
Dean corrugò la fronte e annuì, precedendo la ragazza nella risposta.
Aveva capito cosa aveva in mente di fare. «E anche le altre
vittime!» aggiunse Sam schioccando le dita come se avesse trovato
la soluzione.
«Ma certo! Basterà vedere se i giustizieri erano irlandesi! »
concluse Dean abbozzando il suo classico sorrisetto compiaciuto. Come
se quella fosse stata una sua idea. Beh, aveva collaborato in un certo
senso.
Ed
ecco la tanto attesa soluzione: quella deduzione avrebbe ristretto il
campo a massimo dieci -o forse anche meno- ragazzi/assassini vestiti da
mago di Oz. Anche perchè, quanti irlandesi potevano mai esserci
in un college americano? Non molti si sperava!
«Sam sei un genio!» esclamò sollevata appoggiando
quella ferraglia sul tavolo ed alzandosi in piedi, stiracchiando appena
le braccia al cielo. Non poteva farsi mancare poi l'occhiatina verso
Dean che, indignato, se ne stava con le sue sopracciglia inarcate come
a voler dire "Ehi, ci sono anch'io".
Ed ecco l'ennesima prova che dimostrava quanto fosse bambinone, proprio
come aveva assodato pochi secondi prima, vedendolo toccare lo schermo
del pc con un espressione curiosa sul volto.
«Va bene Toby, il merito è anche un po' tuo. Lo vuoi un
croccantino?» lo prese in giro accusando poi la sua espressione
da uomo che "lasciava parlare da sola la povera pazza, non volendosi
attaccare a cose stupide come quelle".
«Sono sicura che riadatterà questa battuta in futuro,
è fatto così!» pensò sorridendogli in modo
innocente come a voler dimostrare la sua gentilezza nel placare gli
animi.
Ogni volta che sfoggiava un sorriso come quello riusciva a rabbonire la
situazione, ritrovandosi poi dalla parte dell'ingenua e candida ragazza
semplicemente un po' troppo movimentata.
«Quindi qualcuno deve infiltrarsi negli archivi» dedusse
munendosi di torcia e piccole armi di emergenza «Ho già
controllato il sito dell'istituto ma a quanto pare si fidano più
di un mucchio di cassette di ferro piuttosto che di un computer
facilmente hackerabile» anticipò Sam che appunto stava per
suggerire una soluzione che non avrebbe racchiuso tutti quei rischi che
si potevano correre ficcando personalmente il naso negli affari della
scuola: sicurezza, chiavi e allarmi compresi. Nemmeno ci custodissero
oro e denaro! «Siamo ancora a metà anno scolastico, non ci
saranno molti fascicoli da controllare». Quella
era solo una piccola introduzione che stava a significare "Ok, vado io,
per chi non l'avesse capito". Voleva muoversi, voleva darsi da fare.
«Probabilmente sarà un lavoro da un quarto d'ora, non di
più» proseguì
guardando Sam dal basso -come sempre- e sfoggiando i suoi soliti
sorrisetti convincenti.. che con i Winchester non funzionavano,
specialmente con il fratello maggiore.
«No Jo, che ci vai da sola te lo scordi».
Quasi se la aspettava quella frase e anche il tono che aveva usato era lo stesso, aveva proprio paura si sé stessa!
«Ma non rischio niente! Al massimo due grassoni di colore che
tentano di sbattermi fuori dall'archivio poco elegantemente! Avete mai
notato quanto questi siano gettonati nei film polizieschi? E' una cosa
così.. discriminante!». Confonderli non sarebbe servito a
niente, lo sapeva. Ma provarci non faceva mai male!
Ovviamente
quello era un istituto universitario molto importante ma soprattutto
rispettabile, come d'altronde lo era il preside. Da quando era
lì l'aveva visto soltanto una volta e gli era anche bastata,
visto che aveva l'aspetto di
un tizio con la puzza sotto il naso, che guardava tutti dalla testa ai
piedi. Per iscriversi lì, aveva dovuto inventare di essere un
figlio di papà, insieme al suo fratellino, altrimenti non
l'avrebbero accettato.
Strana la vita, eh?! Era ovvio comunque che tenesse tutto sotto
sorveglianza, soprattutto i documenti che riguardavano ogni singolo
studente. Si trattava pur sempre di privacy, anche se loro l'avrebbero
violata ugualmente.
«Già, sarà meglio controllare di persona nei registri e tutti quegli altri inutili fogli!» propose
Dean osservando la lista delle streghe giustiziate visualizzata sullo
schermo di quel pc strambo. Poi alzò gli occhi su Jo che,
entusiasta della missione che, secondo lei, avrebbe svolto da sola, si
alzò in piedi e cominciò a parlare molto velocemente,
più del solito insomma.
Forse era la foga del momento a entusiasmarla così tanto.
Fatto stava che non ci sarebbe mai andata da sola. L'ultima volta che
Dean le aveva permesso di allontanarsi stava per morire. Sta volta non
avrebbe fatto lo stesso errore.
«L'ultima volta stavo
per farti ammazzare, non correrò lo stesso rischio. Anche se sta
volta non è esattamente la stessa cosa» disse Dean alzandosi anche lui in piedi e fermandosi di fianco a Sam, poco più alto di lui.
Si inumidì le labbra e poi tornò a guardare Jo, notando il suo sguardo molto seccato.
Beh, Dean aveva ragione. Quando Jo si spostava da sola si metteva
soltanto nei guai e, sinceramente, voleva evitare non solo
perché se le fosse successo qualcosa non se lo sarebbe mai
perdonato, ma anche perché non voleva avere una madre furiosa
con un fucile fra le mani alle calcagna. «Quindi dobbiamo trovare
una soluzione»-«Ho
notato che questa scuola è piena di telecamere» disse Sam
all'improvviso, attirando l'attenzione di Dean e Jo che lo guardarono
stranito.
«Però, che occhio! Mi spieghi cosa c'entra con quello che stiamo facendo adesso?»-«Ci
sono telecamere ovunque, Dean. In ogni corridoio. Se il sacchetto
è stato trovato nella stanza di Tam, la telecamera avrà
ripreso chi ce l'ha messo. O almeno, chi è entrato nella stanza
prima che lui morisse» continuò con la sua espressione da
saputello stampata sulla faccia.
«Sammy.. mi rimangio tutto, sei un genio!»disse il fratello maggiore complimentandosi e dandogli una pacca sulla spalla.
Sapeva che stare a guardare degli stupidi video sarebbe stato molto noioso, così decise di tornare a fare il capo.
«Allora...» apostofò «Io e Jo controlleremo i registri degli studenti. Sammy, tu invece vai al cinema».
Abbozzò un sorrisetto divertito e poi andò verso la
porta, rivolgendo un'occhiata alla ragazza, come a dirle ''allora? Te
la dai una mossa?"
«Telecamere?»
ribadì interdetta non essendosi accorta di niente... e il che
era strano per una perfezionista come lei. Probabilmente aveva
scambiato quelle piccole cassette metalliche negli angoli del soffitto
per dei semplici allarmi anti-incendio:
non pensava certo che quella scuola funzionasse come una specie di
demenziale versione del "Grande Fratello". A tal proposito non
ricordava nemmeno come fosse venuta a conoscenza di un "programma" del
genere... ad ogni modo non era certo il momento per pensare a cose
inutili come quelle!
«A questo
punto non credo che l'idea di intrufolarci negli archivi sia una buona
mossa. Verremmo solo ripresi dalle telecamere senza concludere
nulla» introdusse il suo nuovo piano di certo più prudente
e responsabile: avevano una sola possibilità e non potevano
sprecarla. Ecco perchè una stacanovista come lei cercava di dare
il meglio al primo tentativo, il lusso della seconda occasione nel suo
lavoro era raro e altrettanto improbabile. «Sam, tu potresti
andare avanti e disattivare la telecamera che sorveglia l'archivio dopo
aver neutralizzato il vigilante nella "sala di sicurezza"»
propose senza voler diventare "il capo" della situazione.. anche se
inconsciamente lo stava facendo.
Prendere direttive da una ragazzina alta circa la sua metà doveva essere una scena abbastanza esilarante per Sam.
Grazie a Dio era un professionista, e non aveva né tempo né voglia di ironizzare un dettaglio del genere.
Proprio per
l'appunto: non c'era tempo da perdere. Forse per questo Sam si
precipitò lungo il corridoio, dimenticandosi anche la porta
della camera aperta, quasi come se volesse scappare da qualcosa, da
loro due meglio.
«Ma che gli
pren..?» Jo non finì la frase che scosse la testa e
ruotò gli occhi al cielo, non volendolo minimamente sapere.
Ognuno aveva i suoi pensieri e i suoi problemi nella testa, lei non era
certo nella posizione giusta per potersi lamentare della distrazione
altrui!
------------------------------------------------------- Spazio dell'autrice-----------------------------------------------
Ecco che le cose iniziano a movimentarsi.. un po' in tutti i sensi.
Amo passare all'azione, al
sangue, alle cervella spappolate contro il muro e agli intestini
penzolanti... certo, detta così sembro una maniaca/pazza/serial
killer ma vi assicuro che non è così! Questa fanfiction
non è splatter (come non lo è nemmeno il telefilm) quindi
state calmi miei cari stomaci raffinati, niente verrà
spiaccicato da nessuna parte. Purtroppo.
Ma basta divagare! Se volete scene cruente datevi all'horror o semplicemente ditecelo in una recensione, io e Moonlight93 saremo contente di venirvi in contro! ;)
Alla prossima!
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Capitolo 6 *** C'è a chi piace fare shopping e a chi piace giocare a freccette. ***
6
Capitolo 6 - C'è a chi piace fare shopping e a chi piace giocare a freccette.
Quando
tornò con lo sguardo su Dean, si sforzò di non ridere. La
sua espressione era abbastanza eloquente di per sé!
"E noi che diavolo facciamo allora?" ecco cosa recitava la faccia di Dean.
«Noi
intanto ci prepariamo ad una sua chiamata che ci dia il via libera. Non
posso permettermi di essere sbattuta fuori dall'università
passando per una ficcanaso o peggio ancora essere scoperta dalla
presunta strega o stregone quindi non facciamoci prendere dalla fretta!» continuò
ad ordinare puntandogli un dito contro, pronta a sbranarlo qualora
avesse replicato in qualsiasi maniera.. gli concedeva al massimo uno
sbuffo ma niente di più!
«Cosa si fa nel caso di un umano pazzoide con l'autostima pari a quella di un Dio?» domandò tastando le tasche dei jeans con la mano destra, in cerca del suo fedele coltello in ferro.
Non
si era mai trovata nella situazione di cacciare un umano. Non aveva
bisogno che qualcuno le dicesse quanto fosse "malefica" una persona che
uccideva altre persone a sangue freddo ma.. era pur sempre un umano no?
Stavano
per commettere, l'errore più stupido di tutti gli errori
più stupidi. Come poteva non venirgli in mente, soprattutto a
Sam che era sempre così attento ai dettagli, che se fossero
andati a frugare tra gli archivi sarebbero stati cacciati
via dall'università perché spiati da quelle maledette
telecamere? Incredibile! Dean era quasi scioccato da quel piccolo
particolare.
Quando infatti Jo suggerì la piccola azione di scollegare il
centro nucleare di tutte le telecamere, Dean si voltò verso Sam
con uno sguardo sorpreso, come a dirgli "non posso crederci! Come hai
potuto farti sfuggire una cosa del genere?". Sam lo guardò un
po' stranito, non immaginando mai che il fratello gli stesse dando
mentalmente la colpa.
Ad ogni modo, il fratellino ignorò
l'occhiata di Dean e si precipitò per compiere il suo lavoro.
Dean guardò ancora una volta la ragazza, sconcertato. Sul serio
avrebbero dovuto passare là, chiusi in quella stanza, una lunga
eternità che, probabilmente, non avrebbe mai avuto fine?
«Oh andiamo! Non posso crederci! » mise come una specie di broncio: aggrottò la fronte,
arricciò il naso e storse le labbra. Una smorfia che ricordava
tanto un bambino moccioso che non aveva avuto ciò che voleva.
Tornò all'interno della stanza e chiuse la porta alle sue
spalle, andando direttamente a sedersi sul letto.
«Perfetto! Se c'è qualcosa che odio, è proprio
quella di sentirmi inutile» mormorò, sostenendo ancora
quell'espressione da ragazzino
capriccioso. Notò un certo accenno di divertimento sulla faccia
della biondina, ma non disse nulla. Semplicemente le lanciò uno
sguardo fulmineo e scosse la testa, per poi lasciarsi andare e
distendersi sul materasso cigolante. Incrociò le braccia al
petto e accavallò una gamba sull'altra, fissando il soffitto.
«Beh.. si cerca la cosa da cui trae potere e la si distrugge. Di solito
si tratta sempre di qualche oggetto antico che richiama forze malefiche».
Inarcò le sopracciglia e poi sospirò, alzando le spalle in modo indifferente. «Se siamo fortunati, si farà giustizia da sola».
Quando si prendeva l'essenza di uno spirito maligno, o comunque una
forza antica e potente, se la connessione tra la persona in questione e
l'essere, quest'ultimo si ribellava e ne traeva vendetta uccidendo chi
lo teneva in 'trappola'. Era crudele sperare in una cosa del genere,
si, ma non avrebbero potuto fare altro. Non c'era modo di salvare la
suddetta strega dal suo destino.
Nello sguardo di Jo, poté notare una nota di disaccordo, ma quella era la triste verità.
«Non si gioca col fuoco, Jo. Chiunque sia, la strega ci sta giocando e
rischia di bruciarsi. Anzi, accadrà quasi sicuramente. Se
l'è praticamente cercata» spiegò.
Era così che doveva andare, era così che era andata da sempre.
«Quindi
in sostanza dobbiamo solo.. non farle capire che l'abbiamo colta con le
mani nel sacco e rubarle il solito ciondolino del malaugurio per poi
distruggerlo?
Wow, e io che credevo potesse trattarsi di un caso interessante!» canzonò con una certa falsa ironia mentre tornava a far ondeggiare il suo coltello tra le dita per ingannare il tempo.
Non sarebbe stato facile aspettare il segnale di Sam a vita anzi, in
realtà era già stanca. Rimanere lì senza dover
fare nulla era molto fastidioso, proprio come aveva detto Dean: se
c'era qualcosa che odiava era proprio quella di sentirsi inutile. Il
fatto che fossero simili sotto diversi punti di vista era un qualcosa
di assodato ormai.
«Ti prego Sam, datti una mossa!» pregava Jo a tono basso
mentre passava lo sguardo un po' ovunque, non sapendo appunto cosa fare.
Polvere su diverse mensole, crepe sui muri negli angoli della stanza,
una allegra comitiva di ragni che passeggiava sullo specchio
dell'armadio: quel posto non spiccava certo per la sua pulizia. Eppure
che ci stavano a fare le donne delle pulizie? Non potevano certo
preoccuparsi di "privacy" quando per la scuola c'erano più
telecamere che studenti!
«Certo che è tutto strano questo posto!» si lamentò arricciando il naso per il disgusto. Non sapeva se
era più disgustata per la sporcizia o per la figura della donna
incontrata appena mezz'ora prima ma, come al solito, non era affatto il
momento giusto. E quando mai lo era!
A quel ricordo sorrise appena tra sé e sé dandosi
mentalmente della stupida e tornò a giocherellare con l'arma,
scagliandola contro la porta in legno del bagno.
Dean, colto di sorpresa da quel rumore improvviso, spalancò gli occhi, fissando la ragazza come se la considerasse pazza.
«Ero quella strana con il set di coltelli ricordi?» si
giustificò con una punta di soddisfazione mentre notò
la lama del coltello incidere un piccolo foro proprio al centro del
quadrato intagliato come decorazione sulla porta incriminata.
La sua mira era decisamente migliorata: certo, non poteva dire di
essere allo stesso livello di quel ragazzo che riusciva a catturare una
mosca con il solo ausilio di due bacchette in legno ma era comunque
molto fiera di sé! «Ho avuto modo di allenarmi.»
spiegò andando a riprendere il coltello, estraendolo con uno
strattone dalla superficie ormai danneggiata. «Non sui clienti
spero» ironizzò il ragazzo abbandonando quella
rigidezza del corpo che aveva assunto prima, come se fosse pronto alla
difesa... certo che era teso il ragazzo!
«Avrei tanto voluto farlo ma sai com'è, non mi andava di
pulire il sangue dal pavimento!» disse seria e con non-chalance
mentre lo sguardo di Dean si
assottigliava, quasi spaventato dal lato sadico che Jo mostrava in quel
momento. «Stavo scherzando!»-«Si, l'avevo capito!» disse in risposta il ragazzo con la sua solita aria da "uomo-più-tranquillo-del-mondo".
Certo
che Jo era davvero strana e non per il set di coltelli! Anzi, quella
per Dean poteva risultare la cosa più normale del mondo.
Aveva
uno strano modo di fare, come se volesse sfuggire a qualcosa, o meglio
come se volesse nascondersi e
non farsi vedere da qualcuno.
Dean aveva una mezza idea sul
perché si comportasse in quel modo, era era lo stesso pensiero
che dava una soluzione a tutti gli strani atteggiamenti della giovane
cacciatrice.
Dopo quella piccola osservazione, Dean scosse la testa e abbozzò
un sorrisetto sghembo, come a voler dire "non cambiare mai". Ovviamente
non lo disse, si limitò soltanto a quel cenno sapendo che Jo non
avrebbe mai capito cosa volesse dire.
Si drizzò sulla schiena e si alzò poi dal letto, andando
diretto verso lo zaino di Sam, quello nel quale conservava le sue cose
e un set di coltelli e altri tipi di lame. Lo aprì e lo
tirò fuori, prendendo soltanto quello più piccolo e
più leggero. Il più innocuo insomma.
«Ti sfido a fare di meglio. Prova a centrare lo stesso
punto!» disse abbozzando un altro sorrisetto, questa volta
divertito, mentre si passava la piccola lama da una mano all'altra.
Ovviamente la noia lo spingeva a fare stupidi giochi come quelli che
era abituato a fare in assenza di Sam. Gli capitava anche di pulire le
proprie armi, perché non aveva niente da fare, questo
però in presenza del fratello. Quando lui non c'era, Dean
dava... come dire?! Beh, lasciava spazio alle sue troppe voglie.
La ragazza gli lanciò un'occhiata di sfida e, rimettendosi
proprio sul posto in cui aveva tirato la prima volta, prese bene la
mira e lanciò di nuovo il coltello, cercando di centrare l'arma
nello stesso punto in cui precedentemente era finita. Lo fece, ma
sbagliò. Non era troppo distante dal piccolo foro che aveva
creato prima, ma comunque aveva sgarrato.
Dean fece una smorfia, come mortificato e poi inarcò un
sopracciglio, facendo un passo verso di lei, affiancandola sulla
sinistra.
«Sei troppo frettolosa e attenta! Sta a vedere». Puntò gli occhi verdi sul centro del bersaglio e poi
scagliò il coltello, prendendo in pieno il foro segnato sulla
porta.
Ringraziando il cielo, lì dentro non c'erano telecamere.
Lei fece come per complimentarsi, annuendo compiaciuta e Dean
alzò le spalle, come a dire "una cosa da niente". Si
avvicinò alla porta del bagno e prese sia il coltello di Jo che
il suo.
«Dovresti essere più sciolta nel tirare e devi seguire bene la direzione in cui muovi il braccio».
Stava facendo una vera e propria lezione alla ragazza bionda, su come
lanciare una lama contro qualcosa/qualcuno.
Le si avvicinò di
nuovo e le restituì il suo coltello, sorridendo appena. «Forza, ti mostro come fare».
Si posizionò dietro di lei e si sporse leggermente verso la
spalla destra con la testa, prendendo il suo braccio destro con una
mano. Per un momento restò in silenzio, soffermandosi ad
osservarla da quella postazione. Poi mormorò a voce, non bassa,
ma roca «Concentrati e prendi la mira».
Ora
l'idea di sfida che aveva accolto volentieri poco prima e che aveva
perso per un soffio era completamente svanita. Non c'era mai stata
competitività tra loro ma almeno quella la aiutava a migliorare,
anche se non sarebbe mai arrivata al livello di Dean e questo lo sapeva benissimo.
Mentre impugnava il coltello si sentiva in dovere di dimostrare
qualcosa, non voleva deludere le aspettative altrui, specialmente se si
trattava di quelle di Dean.
Ascoltò con attenzione le indicazioni del ragazzo, facendo una
grande fatica a non perdere la concentrazione: non era affatto facile,
ma proprio per niente.
Prese un bel respiro e, chiudendo un occhio per
prendere al meglio la mira, fissò il suo unico bersaglio. Non
doveva essere poi così difficile no? Infondo era stata lei
stessa a provocare quella specie di squarcio sulla porta, ce la poteva
fare! In un certo senso era questo che si ripeteva per incoraggiarsi.
«Lo sai che ci chiederanno i danni, vero?» ironizzò poco prima di lanciare l'arma proprio sul punto
desiderato. Concentrarsi in quel modo aveva portato a dei risultati
decenti almeno! Non solo aveva centrato perfettamente l'obbiettivo ma
aveva anche dato poca importanza al fatto che fosse ritornato quel
contatto fisico insolito per due persone come loro.
Non era quel tipo di contatto fisico malizioso o roba del genere ma in
un certo senso li faceva sentire.. strani. Cosa che chiaramente non
riuscivano a spiegarsi. E come potevano? Non riuscivano a capirsi
nemmeno da soli!
Con la mano ancora sul braccio di lei, la guardò quasi
soddisfatto, come se improvvisamente si fosse sentito meno inutile di
quanto al momento potevano sentirsi entrambi.
Lei in tutta risposta si voltò nella sua direzione, sorridendo
in quel modo così dannatamente sconcertante, sorriso che
riusciva a sfoggiare solo in rari momenti.. quando aveva l'occasione si
vedere Dean per esempio. Altro elemento a cui non voleva trovare una
spiegazione. In certi ambiti era davvero una fifona, evitare il
problema era la migliore mossa fa effettuare.
«Lo devo ammettere, non sei così inutile come pensavo!».
Ed il trofeo di "migliore guasta feste" va a Joanna Beth Harvelle... per l'ennesima volta.
Solo lei sapeva rovinare con tanta eleganza momenti come quelli con una sola e semplice frase.
Forse lo faceva perchè sapeva che nessuno dei due era bravo a
gestire situazioni come quelle, con allegate altre situazioni
imbarazzanti e/o sentimentali del tutto estranee al loro carattere.
Una sorta di auto-difesa in sostanza.
«Ora invece sono io che ti sfido a metterti davanti alla porta e
farmi da cavia!» scherzò non muovendosi di un centimetro
ma in un certo senso
smussando gli angoli di quella spigolosa situazione semplicemente
parlando.
Ma
che diavolo stava facendo Dean? Si era messo a fargli da insegnante privato
sul tiro di freccette? Beh, stava decisamente perdendo qualche rotella.
Nonostante ne fosse consapevole, non si scostò nemmeno di un
centimetro da lei, anzi continuava a
tenerle il polso dopo aver tirato perfettamente quel coltello e aver
abbassato il braccio. Ovviamente non era una stretta forte o dolorosa,
anche se poi non era esattamente la persona più delicata di
questo mondo, sapeva controllarsi.
Quando centrò in pieno il foro, provocato dal lancio precedente,
Dean sorrise quasi soddisfatto di se stesso, come a voler sottolineare
che la sua presenza quella volta era servita a qualcosa. Lei si
voltò verso di lui e lui la lasciò fare, senza
però mollare la presa.
«Visto?» le fece notare, mentre il suo sorriso si amplificò
improvvisamente tra le labbra carnose, lasciando spazio alla sua bianca
dentatura.
La osservò guardandola dall'alto verso il basso, per
la troppa ed evidente differenza d'altezza, e lasciò che la mano
scivolasse lungo il suo avambraccio per finire a stringere la sua. Poi
cadde il silenzio. Un silenzio molto imbarazzante.
Oh, andiamo! Non poteva, non doveva comportarsi in quello strano modo
tutto ad un tratto. Che gli prendeva? Possibile che non sapesse
controllare degli insignificanti e insensati sentimenti? Era strano, di
solito momenti così li evitava, invece in quel preciso istante
avrebbe voluto sguazzarci dentro per la vita.
Ringraziando il cielo,
lei disse qualcosa. Aprì bocca e rovinò, o sistemò
quell'atmosfera che si era creata.
«Ahm...».
Fu allora che la liberò completamente, portando la mano che,
poco prima teneva occupata, dietro la nuca per massaggiarla e fingersi
indifferente.
Una contraddizione in pratica: prima le mostrava interesse e poi finiva
per tornare in sé, ossia il solito Dean.
Il solito idiota.
Accennò un sorriso, con quell'accenno di imbarazzo stampato
sulla faccia e poi le diede le spalle, avvicinandosi alla porta del
bagno per riprendere la piccola arma della cacciatrice.
«Oh, allora mi vuoi morto» disse,
ovviamente per prenderla in giro e scherzare sulla sua mira quasi
perfetta. «Mi dispiace, dolcezza. Non farò mai da cavia ad
una principiante» affermò con una certa e finta aria di superiorità
alzando il naso verso il soffitto come a voler risaltare il suo viso
in un'espressione scherzosa.
Poi le si avvicinò di nuovo e le
porse, forse per la terza volta, il suo coltello, continuando a
sorriderle.
E così che Jo iniziò
lentamente a pentirsi di quelle parole che aveva praticamente
trascinato fuori dalla bocca con la forza, quella forza di
volontà che la pregava di non fare cazzate: difficile a farsi
considerati gli eventi che correvano veloci e in modo
caotico.
I loro comportamenti erano scollegati, senza un nesso logico o
coerenza, sembrava che qualcosa li stesse.. cambiando. In un certo
senso in meglio, considerate quelle fitte al cuore che certamente non
potevano definirsi dolorose.
Lo seguiva con lo sguardo e questa volta le parole facevano bene a rimanere rintanate nella gola, al sicuro da ogni male.
Se ne rendeva conto: la situazione era ambigua ma.. quella stranezza non le dispiaceva affatto.
«Giusto..» lo assecondò riprendendo tra le mani il coltello, volendo
testare quella estranea sensazione che aveva provato poco prima,
sfiorando le dita con le sue.
Non erano lisce anzi, quei graffi gli donavano una certa
ruvidità degna di un cacciatore con i fiocchi: tagli, graffi,
cicatrici. Un semplice insieme che rendevano le mani di Dean
particolari.. come tutto il resto d'altronde. «Se proprio non
vuoi farmi da cavia, potresti continuare a mostrarmi com'è che
si fa» propose forse un po' sotto pressione passando lo sguardo
da prima fisso sulle mani sui suoi occhi.
No, non si sarebbe impelagata in un discorso come quello, descrivere
gli occhi di Dean era praticamente un suicidio. «Il mio
apprendimento non è veloce quanto vorrei purtroppo».
Si, perchè le dispiaceva molto, come no.
Infondo sperare in una momentanea disconnessione del cervello da parte del ragazzo non era una così improbabile utopia.
«Pensa, potrei anche salvarti la vita se capisco bene come prendere la mira in modo impeccabile».
Ecco, giustificare quella richiesta che aveva praticamente
spiattellato senza ritegno pochi secondi prima era una mossa molto
stupida. D'accordo che il suo tono di voce era impostato in una
tonalità astuta e da ottima attrice ma, era davvero troppo
credere che non se sarebbe accorto.
«Ciò che è fatto è fatto, non puoi più
tirarti indietro Jo» riferì la sua mente consapevole di aver
fatto una tremenda cazzata.
«Ti stai riabituando alla sua presenza, ti farai del male». Solite gentili raccomandazioni da parte del caro amico cervello.
Oh al diavolo, preferiva di gran lunga provare quella sensazione
piuttosto che interpretare il ruolo della regina dei ghiacci, su questo
non aveva dubbi.
«...ma sei hai paura che possa diventare migliore di te, hai tutto il diritto di rifiutare!».
Il tocco di classe che avrebbe potuto depistarlo.. almeno un minimo si sperava!
Ed ecco il sorriso di Dean.
Da
un po' di minuti non faceva altro che sorridere, non in modo esagerato
certo, ma Jo anche soltanto con uno sguardo lo faceva sorridere.
Erano
soprattutto i suoi atteggiamenti a fargli scattare quella curva che si
creava sulle labbra,
e il suo modo di fare così da 'cacciatrice molto convinta'. Il
bello era che le sue convinzioni non venivano quasi mai smentite, e
spesso assecondate. Era il suo carattere, in breve, a renderlo
così a suo agio. Forse pensava anche lui avere una certa
somiglianza con lei, sotto certi aspetti.
Non si sarebbe mai aspettato una frecciatina/provocazione da parte sua.
Se non sbagliava, era proprio lei che si teneva lontana dalle cose
"terrene"; quante volte Dean aveva cercato di dimostrarle più di
qualcosa che andasse oltre l'amicizia? Beh, un sacco. Ovviamente non
era ancora coinvolto sentimentalmente, era più una questione di
attrazione fisica, ma ad ogni modo lei l'aveva sempre rifiutato.
E
adesso? Si metteva a fare delle avance?
Si voltò a guardarla, aggrottando la fronte in un'espressione di
pura curiosità e poi inarcò un sopracciglio, indicando
velocemente prima lei e poi se stesso.
«Stai flirtando con me, Jo?» rise. Rise davvero divertito, e anche molto soddisfatto di quella
situazione, mentre lei cercava di rigirare la frittata in modo da far
credere al cacciatore che avesse frainteso. «Oh, certo. E' troppo tardi per nascondere ciò che hai scoperto, bellezza» mormorò assumendo un certo fascino, come a volerglielo fare
apposta. Infatti le si avvicinò di nuovo, prendendole di nuovo
la mano destra, quella che stringeva pochi minuti prima.
Lei cercava un modo per uscirne ma quella volta non avrebbe potuto
fare più nulla, nemmeno a doverlo fare.
Entrambi aspettavano
soltanto che qualcuno dicesse qualcosa di più del solito e, quel
qualcuno, era stata Jo.
Praticamente aveva salvato la dignità
del cacciatore.
«Non sperarci troppo, Winchester! Sei troppo convinto di quello che
pensi» gli disse lei mentre tentava sicuramente e disperatamente di
ritornare in sé e lasciare il comando alla mente.
Beh, erano quasi arrivati a pochi centimetri di distanza ma
stranamente nessuno dei due spingeva l'altro per liberarsi da
quell'imbarazzante situazione, anzi uno dei due, Dean, la aggravava, la
alimentava; un po' per divertimento e uno po' per capire come
funzionassero quei maledetti complessi meccanismi che si trovavano al
centro del suo petto.
«Non mi pare che tu mi stia allontanando».
...
"Non mi pare che tu mi stia allontanando?". Sul serio?
Come poteva Jo non sorridere a quelle parole?
Certo
che non lo stava allontanando, era proprio ciò che voleva!
Sarebbe stato da stupide essersi praticamente smascherate per poi
battere miseramente in
ritirata per niente! Tanto valeva andare fino in fondo, anche quando
questo voleva poter significare sprofondare infelicemente nella
vergogna e nella sconfitta più totale.
Anche se a pensarci.. cos'aveva da perdere? Non poteva certo definire
quella "cosa" che aveva con Dean come una comune e innocua amicizia:
non si sarebbero ritrovati in quella situazione altrimenti.
Quindi teoricamente non aveva di che preoccuparsi no?
«Non mi pare che tu stia rifiutando le mie presunte avance»
rispose contenta di avere la battuta pronta in così poco tempo
anche in momenti di confusione mentale come quello.
Non si poteva certo dire che Jo fosse una ragazza poco sveglia insomma.
«Mi pare che quel triste compito spetti per diritto a me. Sai,
rifiutarti era diventato il mio secondo lavoro!».
O terzo. In ogni caso il concetto era lo stesso.
Rifiutarlo.
Rifiutarlo.
Non credeva minimamente ad una parola che
pronunciava.
Voleva far intendere che per lei era facile come respirare
allontanare Dean? Naah, non lo era affatto e lui lo sapeva.
Lo sapeva perfettamente ma comunque continuava a provarci, forse
provandoci una specie di.. senso di soddisfazione. Le provocazioni non
erano mai mancate tra i due, perchè iniziare se erano contenti
così? Quell'avvicinarsi a pochi millimetri di distanza per poi
allontanarsi all'improvviso aveva un che di.. emozionante. Forse era
per questo che il contatto "pelle contro pelle" gli era risultato
ancora più esaltante del normale.
«Se vuoi posso lasciarti crogiolare in questa tua illusione se ti
rende felice!» lo provocò intravedendo quel suo sorrisetto
compiaciuto oltre la sua spalla destra.
Il braccio non era più teso come nel primo lancio anzi, giocare
a freccette contro la porta di legno era diventata la cosa più
semplice del mondo.
Una cosa che non era affatto semplice era decifrare quella specie di
peso all'altezza del petto, come se il movimento dei polmoni di fosse
arrestato, causando una specie di massa d'aria bloccata proprio nel bel
mezzo della cassa toracica... eppure il respiro era regolare.
No, lei non era il tipo di ragazza che si faceva prendere da quelle
emozioni travolgenti a tal punto, sapeva che in realtà quella
sensazione era semplicemente il frutto della sua smisurata
immaginazione: il suo respiro era regolare e quel peso era
semplicemente.. un qualcosa di nuovo e del tutto immaginario.
Il suo apprendimento poteva anche non essere dei più rapidi ma in quell'occasione si era decisamente dato una mossa!
«Chissà perchè!» rivelò anche il suo buon senso
con una nota di ironia che riusciva perfettamente a cogliere.
L'aveva mandato al diavolo già prima di proporre un'altra
"lezione di lanci", perchè avrebbe dovuto ascoltarlo ora?
Beh,
le si era praticamente incollato addosso, come poteva anche pensare che
Dean stesse rifiutando le sue avance? Era impossibile. Anzi, se fosse
stato per lui avrebbe portato avanti quella bella scenetta divertente
ad un livello un po' più alto. Non un livello esagerato, ovviamente. Soltanto leggermente più esplicito di come lo rendevano.
«Dunque ammetti che le tue sono avance» mormorò compiaciuto, sostenendo sempre di più quel mezzo
sorriso che aveva da un bel po' di tempo stampato tra le labbra.
Il compito di "rifiutare" spettava a lei, ovviamente, certo. Figuriamoci
se Dean si fosse messo ad allontanarla proprio quando si era decisa a
lasciarsi un po' andare. Doveva essere davvero un idiota.
«D'accordo..» ridacchiò, ancora con divertimento e interruppe quel contatto
fisico che aveva creato lui stesso poco prima, allontanandosi e
lasciando andare la sua mano libera lungo un suo fianco.
Era bella quella strana situazione. Si, era abbastanza imbarazzante,
innaturale, ma lasciava una strana sensazione dentro. Forse era proprio
per questo motivo che non aveva fatto altro che sorridere come un
ebete. «Sai, hai ragione! Credo proprio che ci chiederanno un risarcimento per i danni» disse con assoluta convinzione soffermandosi ad osservare il piccolo
foro venuto perfettamente sulla porta del bagno. Non era poi
un'incisione così profonda, ma era comunque un bel "ricordino"
evidente che avrebbe turbato la vista dei molti altri studenti che
sarebbero arrivati dopo do loro.
«Niente paura, ci sarà il signor Spencer ad occuparsi di tutto».
Ed eccolo lì, un altro sorrisetto.
Questa volta si trattava di
un sorrisetto furbo. Perché ovviamente non sarebbe stato lui a
mettere fuori la mancia e pagare il casino che avevano combinato,
potevano anche scordarselo. Le carte di credito erano di Fred e Simon
Spencer. I buoni samaritani di turno.
«Allora, sei pronta per imparare?». Jo era al corrente di tutto ormai. A parte di alcuni piccoli errori,
non del tutto irrilevanti, riguardanti la tecnica, ma sapeva benissimo
come cavarsela.
Quella era una scusa bella e buona per stare di nuovo
ad un passo dallo sfiorarsi.
Sorrise assumendo quell'aria da uomo misterioso e le si
avvicinò di nuovo... ma non fece in tempo a parlare che, d'un
tratto, squillò il telefono nella tasca della giacca.
Si
fermò d'improvviso e prese subito l'oggetto e rispose alla
chiamata, era Sam.
«Sammy! Beh, lo ribadisco fratellino... sei un vero genio. Ci
incontriamo tra circa un quarto d'ora. Mi raccomando, tieni gli occhi
aperti».
Riattaccò la chiamata e ripose l'aggeggio al suo posto, guardando la ragazza con un'espressione quasi dispiaciuta.
«Spiacente, dolcezza. Dovremmo rimandare la luna di miele, il lavoro chiama» disse ironico.
Era tornato in sé. Beh, per forza... il caso attendeva per essere concluso.
E già: Sam era proprio un genio.
Probabilmente
se non lo fosse stato non ci avrebbe impiegato così poco
tempo... o magari più semplicemente era a Jo che era sembrato
fin troppo poco.
In ogni caso Dean aveva ragione, il lavoro chiamava e non
lei poteva prepotentemente sbattergli il telefono in faccia come a
volte le capitava di fare con la sua amata madre che per il momento
sembrava aver creduto alla solita scusa di turno per darsela a gambe e
cacciare da sana cacciatrice quale si riteneva.
«Mi ci vuole un po' d'azione» affermò riprendendo il coltello tra le mani e riponendolo al suo posto
nella tasca posteriore dei jeans, forse più con la funzione di
portafortuna che di vera e propria arma.
Non era superstiziosa, esserlo nel suo lavoro voleva significare non
aver capito nulla di quello che faceva: fortuna, sfortuna, karma... in
qualsiasi modo lo si chiamasse secondo lei era una qualcosa che agli
occhi di un cacciatore era puro e sfatatile destino.
"Così doveva andare, amen."
Breve, coinciso e dannatamente vero. Non bisognava assumersi colpe
inutili o autocommiserarsi penosamente: quelle reazioni emotive
portavano sotto sotto due metri e mezzo di terra... se si era
fortunati. «Morire di diabete è l'ultima cosa che voglio!» aggiunse in risposta a quella "luna di miele" a cui alludeva Dean.
Non era una novità il fatto che ora stesse ironizzando su una
sua mossa.. fuori dal suo solito schema: doveva pur farle vedere che il
buon vecchio Dean era ancora sveglio nella sua mente in ecstasy da
sorrisi. Si era spinto oltre, oltre le solite occhiatine al
fondoschiena che -secondo la sua ottusa mente erano sconosciute a Jo-,
oltre le frecciatine e le domande retoriche che la costringevano a
rispondere con altre domande. E a lei stava bene così, era
inutile pensare il contrario.
«Sarebbe una morte stupida per una come me!» concluse dando
un'ultimo sguardo alla porta ormai somigliante ad un colapasta di legno.
Si schioccò il collo con un movimento rapido della testa e fece
ricadere i biondi capelli davanti alle spalle, pronta a soffocare il
suo prossimo quarto d'ora della sua vita tra la polvere.
Avvicinatasi alla porta, abbassò la maniglia e richiamò
l' attenzione del ragazzo con un cenno della testa... non le sembrava
che Dean la stesse ascoltando, assorto nei suoi pensieri com'era.
«Procediamo?» lo esortò sorridendogli soddisfatta,
come se avesse vinto un'altra delle sue piccole ma fondamentali
battaglie.
------------------------------------------------------- Spazio dell'autrice-----------------------------------------------
E con questo caldo scrivere nella
propria stanza (con la musica alta ed il ventilatore puntato addosso al
massimo della potenza) è il passatempo costruttivo migliore!
Per quanto riguarda il capitolo..
abbiamo capito tutti che Sammy è il solito fratellino dal
tempismo perfetto. Pazienza! Avranno altre occasioni, lo prometto! :D
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Capitolo 7 *** Una Joanna di troppo. ***
7
Capitolo 7 - Una Joanna di troppo.
Lasciatisi
quell'episodio alle spalle, proseguirono la loro missione mentre
percorrevano quel corridoio desolato che l'avrebbe portati davanti
all'archivio. Il fatto che non ci fosse nessuno l'allarmò.
«Possibile
che abbiano tutti paura di aggirarsi da queste parti solo per il
rischio di essere espulsi? Dove sono i ragazzi ribelli di una volta?»
si lamentò nella testa mentre Dean rispondeva a voce alta alla
sua mentale domanda.
«Sono tutti a pranzo, fantastico».
Giusto. Questo non l'aveva considerato.
«Noi invece mangeremo acari, non sei contento?» ironizzò lei
fermandosi di fronte ad una porta in acciaio.
Ecco un'altra differenza
rispetto alle altre in legno. Ci tenevano davvero tanto a tenere
segreta l'identità degli studenti!
Era
decisamente meglio così. Dean non era bravo a fare il
romanticone, non lo era mai stato. Perciò, in un certo senso,
quella chiamata di Sam fu come un miraggio e uscire da quella porta un
sollievo. A quelle sue battute, dette in tono imbarazzato,
non rispose ma semplicemente sorrise in modo forzato, sentendosi anche
lui nello stesso stato di Jo.
«Procediamo?». Se fosse stato per lui,
avrebbe proceduto in un altro modo, ma il lavoro li chiamava e non era
affatto il caso, non con lei almeno.
«Procediamo!».
Una volta fuori la stanza Dean si chiuse la porta alle spalle e
cominciò a camminare, seguito subito dopo da Jo che lo
affiancava. Ogni tanto le lanciava delle occhiate, sperando che lei non
se ne accorgesse.
Non sapeva perché la guardava, ma non ci pensava nemmeno prima
di farlo. Spostava lo sguardo su di lei, come se fosse del tutto
normale, qualcosa che avrebbe dovuto fare sempre. E invece no, caro
Dean! Che cosa stava facendo? Che stesse perdendo quei pochi neuroni
che aveva nel cervello?
«
Sono tutti a pranzo, fantastico!» commentò quando notò che i corridoi erano deserti.
Questa poteva essere una cosa positiva da un lato ma dall'altro un po'
meno. Se ci fossero state guardie a gironzolare da quelle parti non ci
avrebbero messo molto a focalizzare i loro visi e sarebbero stati
beccati subito. Ma senza studenti in giro per la scuola avevano la
possibilità di muoversi più in fretta.
D'un tratto, proprio quando svoltarono l'angolo, Dean si bloccò
improvvisamente nel sentire delle voci e vedere delle ombre, in fondo
al corridoio, diventare sempre più ampie.
Qualcuno si stava
avvicinando.
Afferrò Jo per un braccio e la trascinò con
sé dietro un muro, mettendo l'altra mano sulla sua bocca, in
modo che non parlasse.
«
Ssssh. C'è qualcuno, chiudi il becco» sussurrò per farsi sentire soltanto da lei, riferendosi alla
sua ultima battuta riguardo alla loro missione. Se solo l'avesse detta
a voce alta, sarebbe stata la fine.
«Com'è potuto succedere?!» una voce abbastanza alta e dal tono
arrabbiato, si sentiva perfettamente dalla loro postazione.
«Mi
dispiace signore. Non so davvero come sc...»
«Mi dispiace un corno!
Un altro studente è morto proprio come mio figlio! Che cosa sta
succedendo Murphy?»
«Le telecamere non hanno rilevato nessuno strano
moviment...»
«D'accordo, d'accordo! Niente panico. Non divulgare
ancora la notizia tra gli studenti, non vorrei perdere quelli che sono
rimasti».
Poi udirono dei passi avvicinarsi ancora e sempre di
più.
Dean su costretto ad indietreggiare tenendo Jo stretta a
sé e a nascondersi nella prima porta aperta che trovarono; lo
stanzino.
Tra scope, stracci appesi e quant'altro attesero che l'uomo
avesse svoltato l'angolo per proseguire per la sua strada.
«
Era il preside e una delle sue guardie» sussurrò, rendendosi conto solo dopo che la stava quasi per soffocare.
«Oh... mi dispiace!» disse falsamente dispiaciuto, ridacchiando tra sé e sé, per poi lasciarla libera.
Beh, non le dispiaceva affatto tenerla addosso, o abbracciarla ed averla a pochi centimetri di distanza.
Che
qualcuno lassù la stesse mettendo alla prova era ormai una cosa
appurata. Forse voleva divertirsi nel vedere Jo mentre, con tutta la
volontà che possedeva, tentava di concludere quel caso senza
ricadere in sconvenienti episodi che l'avrebbero portata alla rovina.. una rovina che non avrebbe certamente disprezzato.
Stava quasi iniziando a meditarci su mentre i suoi polmoni richiedevano
inutilmente ossigeno, senza ricevere nessun segno d'ascolto.
Chiusi in uno stanzino stretto e in penombra, erano vicini.. e forse lo
erano fin troppo considerato il contatto fisico precedentemente
"sperimentato" e di cui avevano quasi fatto l'abitudine, nonostante non
ci fosse nulla di normale in tutto ciò.
Non ricordava nemmeno come c'era arrivata lì dentro, aveva solo
una vago ricordo di Dean che le chiedeva di rimanere in silenzio..
questo era un segno chiaro ed esplicito: non si stava concentrando
abbastanza. E certamente non era un bene.
Nonostante si sentisse al sicuro in quel frangente -solo perchè
era con Dean ovviamente, poverella- non stava a significare che poteva
crogiolarsi in quella sensazione ogni volta che le capitava di rimanere
a contatto con il ragazzo.
Era ora di attivare il cervello.
La conversazione dei due uomini nel corridoio aveva portato Jo a delle supposizioni non del tutto campate in aria.
«Le telecamere non hanno rilevato niente di strano..» ripeté tra sé e sé in tono quasi impercettibile,
proprio per evitare di violare qual comando/consiglio che Dean le aveva
imposto/consigliato.
In risposta il ragazzo la stese a guardare con i lineamenti del viso corrugati tra il deluso e il confuso.
Perchè fosse confuso dalle parole di Jo era del tutto normale ma
il dispiaciuto.. beh, a quello la biondina non sapeva darsi una
spiegazione.
"Non credo sia importante pensarci adesso!" la rimproverò il suo buon senso riportandola sulla retta via.
«
E se ad entrare nelle stanze fosse stato qualcuno che non abbia dato
nell'occhio? Qualcuno che ne ha l'autorizzazione, per esempio?» cercò di spiegare all'ombra che aveva di fronte, riuscendo ad
intravederne appena gli occhi e le labbra... come se non fossero
già abbastanza per mandarla fuori dai binari.
'Io sono nuova quanto te, dolcezza'.
Ecco la frase che caricò Jo
di un certo entusiasmo, come se avesse praticamente concluso il caso.
«La donna delle pulizie!» esclamò il ragazzo spalancando i suoi
occhioni sotto il mirino di Jo, avendo capito a cosa si stesse
riferendo.
Nah, era del tutto esagerato definirla complicità!
«Sta' zitto!» lo ammonì preoccupata mentre gli tirava una gentile gomitata in
un fianco, non con lo scopo di fargli provocare altro rumore sospetto
ovviamente.
«
L'avevo detto che quella donna non mi piaceva! E tu che invece te la
lavoravi per bene! Ma bravo, dialoga con delle streghe psicopatiche!» lo riprese puntandogli un dito all'altezza del petto, inarcando un sopracciglio come per accentuare quanto fosse contrariata.
No, non poteva essere considerata una scenata di gelosia che aveva
astutamente evitato prima in presenza della donna.
No.
No nel modo
più assoluto.
Non era questo quello che voleva far vedere almeno.
D'accordo.
Le telecamere non avevano rivelato nulla ed era una cosa alquanto
strana, perché ciò che cercavano non era un essere
sovrannaturale, ma era umano, corporeo. E se una maledetta strega se ne
andava in giro per i corridoi le telecamere
avrebbero dovuto segnalarla, o almeno filmare i suoi strani movimenti.
A questo punto, però, le cose non quadravano. Se i filmati non
avevano le prove che incastrassero la vittima, allora chi diavolo era a
provocare quelle morti.
Beh, anche lui ci aveva pensato inizialmente,
ma sembrava troppo "innocente" per essere una strega. Non innocente dal
punto di vista sessuale però.
«La donna delle pulizie!» lo disse quasi in tono sorpreso, anche se infondo sospettava anche lui di quella strana donna assatanata.
Era una travestimento perfetto.
Le sarebbe stato facile entrare ed
uscire dalle stanze di tutti gli studenti, senza che nessuno
sospettasse di lei.
Metteva il sacchetto maledetto nascosto da qualche
parte e poi andava via, e magari dopo tante ore si ritrovava il corpo
morto di un nuovo idiota irlandese.
«Ma certo, è un'ottima copertura. E' la donna delle pulizie, chi
può sospettare di una che mette in ordine le stanze?» chiese retorico facendo una smorfia stizzito, un po' preso dalla rabbia.
Perché non aveva espresso il suo pensiero prima? Se solo
l'avesse preso in considerazione, magari avrebbero potuto salvare il
ragazzo. Ma era troppo presto per arrivare a conclusioni affrettate.
Poi la sfuriata di Jo, lo intimorì quasi.
La guardò
scioccato, con le sopracciglia inarcate e la bocca socchiusa. Il tono
di voce della ragazza non era esattamente basso, perciò le
tappò di nuovo la bocca con una mano per metterla a tacere.
«Ssssh. Ci sentiranno!»
Il suo indice ancora puntato contro, ancora in modo minaccioso e il
suo sguardo nervoso che gli diceva ''toglimi le mani di dosso o ti
ammazzo!".
Dean abbozzò un sorriso sghembo e restò
lì a guardarla per un po', godendosi quella scena divertente.
Era molto più bella quando si arrabbiava.
D'un tratto, proprio
come prima, il telefono di Dean nella sua tasca cominciò a
vibrare e lui fu costretto ad interrompere ancora una volta quel
momento.
Sospirò e la lasciò libera, per la seconda
volta, rispondendo alla chiamata ovviamente di Sam. E chi poteva essere
il guasta feste se non lui?
«
Sammy».
«Dean, è morto un altro ragazzo!» mormorò il fratello dall'altro capo del telefono.
«Già e il preside non ha intenzione di celebrarne il funerale».
«Ascolta! Ho guardato il video della telecamera che riprende tutta
l'ala est. Un'ora prima che il ragazzo morisse, è entrata una
donna nella sua stanza».
«Questa donna ha un bel lato B, i capelli neri e gli occhi azzurri?».
«Ahm.. ha dei capelli neri» disse Sam senza sbilanciarsi troppo sui
dettagli. «Suppongo sia la donna delle pulizie. Dean... ho controllato
tutti i video della sorveglianza che riguardano le stanze delle
vittime, è lei».
«
D'accordo, ahm... tienimi aggiornato!» e poi riattaccò.
La
conversazione tra i due fratelli aveva praticamente messo fine alle
ricerche: ora per Jo arrivava il momento di scaldare i muscoli e
prepararsi all'azione.
Basta giocare a nascondino o alla buona
universitaria mancata, adesso di giocava
con armi e insulti gratuiti verso il mostro di turno.. anche se in quel
caso il "mostro" era proprio un umano dalla divisa scollata e dalla
bellezza invidiabile.
«Maledette streghe!» mormorò stizzita ruotando gli occhi sul soffitto di quello
stanzino che iniziava a diventare più stretto e scomodo. «Dove la troviamo adesso?» domandò al ragazzo che probabilmente si stava ponendo la stessa domanda.
Ok, non dovevano più cercare tra delle polverose scartoffie ma
rimanere lì era uno spreco di tempo oltre che un pericolo per
altri studenti del tutto ignari della situazione.
«E comunque dovresti darmi ascolto più spesso»! lo ammonì ritrovando quel sorrisetto diabolico che aveva abbandonato da un po' per far spazio alla sua ira del momento.
Un'altra frecciatina che non avrebbe ferito nessuno!
«Oh andiamo, sei molto più carina quanto te ne stai zitta» risposte con una certa ironia che lo metteva sulla difensiva.
Che la pensasse così o meno in quel caso a Jo non importava poi
molto: non sarebbe mai riuscita a starsene zitta per più di
dieci minuti filati, magari nemmeno cinque!
«Beh, d'altronde se fossi bella dentro come lo sono fuori sarei l'ottava
bellezza del mondo. Devo pur avere qualcosa che giochi a mio sfavore,
vero Dean?» lo istigò senza ritegno mentre inclinava il capo da un lato, come se si sentisse già in vantaggio sul ragazzo.
Era quasi inquietante la precisione con cui ricordava ogni sua parola.
Forse anche per questo Dean accusò il colpo e sorrise: ed ecco che in un qualche modo era di nuovo in vantaggio.
Odiava quel sorrisetto quando riusciva a metterla a tacere solo
così.. peccato che lo adorasse per tutto il resto delle
occasioni in cui lo sfoggiava.
«E togliti quel sorriso dalla faccia, sembri troppo contento oggi!» disse tra le risate mettendogli una mano sulla faccia.
Rideva proprio di gusto. Maledetto Winchester!
«Ragazzi, cosa ci fate chiusi qui dentro?».
"Merda."
Mentre se ne stavano lì a ridere come degli stupidi ragazzini,
qualcuno aveva aperto la porta dello stanzino e gli aveva beccati in
pieno.
In pieno di cosa non si sapeva ma si, l'aveva sgamati alla grande.
«Oh, capisco!» disse la voce femminile in tono infastidito mentre riconosceva la fisionomia dei loro volti.
Si domandavano come trovarla? Beh, era stata lei a trovare loro: tanto di guadagnato.
Non appena Jo si voltò verso quella voce sorrise, sorrise
radiosa e per niente imbarazzata, come se volesse sbattere in faccia
alla seducente donna delle pulizie la sua soddisfazione nel vedere la
sua espressione delusa sul viso.
«Esistono le stanze per questo» sentenziò facendogli segno di uscire da lì «non dirò niente a nessuno, forza. Muovetevi!» li incitò innervosita.
In
fin dei conti, per Dean andare a caccia con Jo era divertente.
Aveva sempre la
battuta pronta, anche nei momenti meno opportuni, proprio come lui
d'altronde. Forse era per questo che rideva dalla prima volta che erano
usciti insieme da quella stanza
e, se non rideva, sorrideva.
In un certo senso la ragazza gli faceva
bene e, anche se era piuttosto imbarazzante ammetterlo, perché
mentire o nasconderlo?
Stava bene con lei, troppo bene.
Non gli fece
affatto piacere se quel momento venne interrotto d'improvviso, proprio
da lei poi.
Almeno non dovevano cercarla per tutta la scuola, doveva
prendere la cosa dal lato positivo.
Gettò un'occhiata verso Jo e poi si tolse "quel sorrisetto"
dalla faccia che ancora aveva voglia di restare tra le labbra di Dean.
«Ahm... non stavamo facendo nulla di male, signorina...» abbassò gli occhi sull'etichetta che aveva attaccata sul lato
sinistro della camicetta azzurra e poi abbozzò un sorriso,
continuando «...Joanna» annuì storcendo le labbra in una smorfia compiaciuta e troppo divertita.
L'espressione di Jo si contorse in una specie di paresi facciale,
probabilmente avrebbe voluto tanto torturarla con le sue stesse mani e
staccarle un capello alla volta.
«Ce ne stavamo andando!». Si passò una mano sulla faccia, per mascherare ancora quel
sorriso che, prima o poi, sarebbe di nuovo balzato fuori, poi qualcosa
attirò la sua attenzione.
Infatti spostò lo sguardo
dall'etichetta al suo collo, doveva appesa c'era una collana con uno
strano ed enorme ciondolo.
Sembrava più una specie di strano
simbolo, racchiuso in un grande cerchio.
«Bella medaglietta» disse il cacciatore con un finto accenno di fascino.
Sicuramente era da lì che ne ricavava potere.
Lei abbassò gli occhi sulla collana e prese tra le dita il
ciondolo con possessività, tornando poi a guardare Dean
accigliata.
Non lo ringraziò nemmeno, ma si scostò su un
lato per permettere ad entrambi di uscire da quello sgabuzzino. Il
cacciatore superò la soglia e gettò un lungo sguardo
verso la strega, come a volerle dire ''ti tengo d'occhio''.
Ovviamente
lei, essendo all'oscuro di tutto, avrebbe interpretato quello sguardo
come qualcosa di ambiguo, e a solo sfondo sessuale. Ma non ne aveva
dubbi.
«E' quell'affare, è da lì che ne trae potere.
Chissà con quale strano demone figlio di un'antica puttana
abbiamo a che fare!» mormorò a Jo sulla strada di ritorno verso la sua stanza.
Non
potevano attaccare disarmati, sarebbe stato un attacco vano.
D'un
tratto però, puntuale proprio come prima, squillò il
telefono. Era Sam. Dean rispose.
«
Sammy!».
«Dean! Ha messo un sacchetto nell'ufficio del preside! Credo sia l'ultimo della sua lista!».
«
D'accordo, niente panico! Trova quel sacchetto, Sam. Noi ci occupiamo di quella stronza!».
Tutta
quell'intera e singolare giornata non era altro che una barzelletta.
Jo iniziava sul serio a pensare che nei piani alti ci fosse qualcuno
pronto a pagare il biglietto per vedere quella sua caccia fin troppo
fuori dagli schemi.
Per lo meno
avevano fatto dei progressi con il caso.
Certo non potevano aggredire
la streghetta di turno senza aver le spalle coperte da almeno un paio
di armi ciascuno.
Ok, lei poteva anche essere umana ma il demone che
controllava con la sua medaglietta non era altrettanto innocente.
«Per fortuna non sono irlandese!» ironizzò una volta lontani, sapendo perfettamente che la sua
antipatia fosse reciproca. Lo si capiva dallo sguardo omicida che le
lanciava alle spalle, convinta che Jo non se ne fosse accorta.
"Perchè mi fanno tutti idiota a tal punto??" si domandò
con la speranza che qualcosa cambiasse, anche se la vedeva davvero
difficile.
La chiamata di Sam però disintegrò quella calma apparente
in cui si era volontariamente immersa fino ad allora: il tono che il
ragazzo lasciava trasparire anche dall'apparecchio telefonico era a dir
poco.. negativamente esaltato, di un preoccupato aggressivo.
«D'accordo, niente panico!» lo incitò suo fratello per telefono.
Esatto, era panico.
Lo era anche quello
che si arrampicava sul torace di Jo infondo, solo che lei era molto
più brava nel gestirlo, mascherarlo o addirittura a respingerlo.
Il fatto che ogni tanto le fosse scappata una stupidissima lacrimuccia
durante un caso in cui si ritrovava pienamente coinvolta quasi a
rischiare la propria vita e a tenerla stretta a sé per un
soffio.. era irrilevante, diciamo meglio umano.
Il ragazzo riattaccò e tutto le fu chiaro: il piano da
effettuare era semplice e allo stesso tempo fin troppo generico per una
precisina come lei.
"Armarsi e distruggere"... manco fossero le parole
di un robot con i circuiti da pazzo omicida.
Beh, che poi loro
dovessero diventarlo nei confronti dei mostri era un'altro paio di
maniche: più diventavi insensibile e disumano, meglio riuscivi
nel tuo lavoro.
Inutile precisare quanto questo infastidisse la
ragazza, non assolutamente pronta ad un cambiamento radicale come
quello.
«Anche se non dovesse schiodare quelle stramaledettissime mani da quella
stramaledettissima medaglietta noi non la uccideremo, chiaro?».
Il suo tono autorevole non era certo un messaggio per diventare "il
cacciatore Alpha" della situazione.
La sua espressione lottava contro
quel robot che avrebbe voluto prendere il suo posto con prepotenza,
come se gli spettasse di diritto.
E parlare di imposizioni a Jo era
come parlare di alcool e droga in diretta su Radio Maria.
------------------------------------------------------- Spazio dell'autrice-----------------------------------------------
Innauguriamo il 1° di settembre con un nuovo capitolo, giusto per iniziare bene!
Il caso dei cacciatori pian piano si risolve e l'intromissione di Sam
è sempre più snervante... ma ad ogni modo lo amiamo lo
stesso! :)
Ora vi saluto perchè mia sorella mi impedisce di scrivere cinque righe in santa pace -.-''
Alla prossima! ;)
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Capitolo 8 *** Muori, puttana, muori! ***
8
Capitolo 8 - Muori, puttana, muori!
Entrano
nella stanza e con una velocità impressionante ricoprirono il
loro corpi di armi, nascondendole astutamente sotto ogni lembo di
stoffa a loro disposizione: anche un minimo coltellino di cinque
centimetri poteva salvarti la vita in situazioni di pericolo. Almeno
qualcosa aveva imparato dalle cacce precedenti.
«Non deve rimanere da sola o inizierà il rito per evocare quello stronzo.» ripassò lei al alta voce mentre nascondeva il suo amato ed immancabile coltello nella tasca posteriore dei jeans.
E
Jo che non riusciva a sentire nient'altro che urla e mormorii di parole
soffocate da chissà quale voglia di vendetta da parte della
strega... e questo non faceva che metterle ansia.
Mandò inutilmente in aria diversi mobili ma niente: il sacchetto non si trovava.
Alzò
gli occhi al cielo trattenendosi dall'imprecare e, come in un attimo,
la sua vista di soffermò su un condizionatore posizionato
esattamente sopra la finestra a semi-balconcino.
Senza aspettare nemmeno un secondo si arrampicò su una sedia non
del tutto affidabile e aprì lo sportello pieno di polvere che
nascondeva al suo interno ciò che cercava.
«Strano come Sam -con la sua altezza e acutezza- non ci abbia nemmeno pensato!»
disse tra sé e sé balzando giù a piedi uniti sul
pavimento e afferrando l'accendino dalla tasca destra della giacca.
«Meno uno.»
soffiò appena fuori dalle sue labbra e gettando il sacchetto per
terra, ancora avvolto nelle fiamme di un viola ovviamente fuori dal
normale.
Tornò
in corridoio con i polmoni tra le mani -metaforicamente parlando- e,
riavvicinatasi di pochi metri ai cacciatori, sgranò gli occhi al
vedere Dean per terra, scomparire tra delle pozze del suo stesso sangue.
I
piedi piantati per terra e la cassa toracica immobile: ecco come se ne
stava Jo di fronte alla scena di un Dean in preda al dolore.
Eppure sapeva che era sbagliato.
Sapeva che non era quello che doveva fare.
Sbattè
le palpebre più volte prima di distinguere la coltre nera che
avvolgeva la donna ormai senza speranze di rimanere viva: quella era
una scena che, se non avesse avuto il terrore di perdere quel dannato
Winchester, si sarebbe gustata fino all'ultimo grido di dolore.
Questo pensiero risvegliò il suo lato da cacciatrice e la fece correre verso i due fratelli.
La strega stava morendo , proprio lì di fronte a loro, ma Dean non riusciva ad alzarsi e stare meglio.
«L'incantesimo ormai è innescato.» bisbigliò crollando sulle ginocchia, inzuppandosi i jeans in quel rosso scintillante.
«Sam, pensa al polpaccio. Non può perdere più sangue di quanto ne abbia già perso!»
gli ordinò senza far caso ai modi gentili o al tono da obbligo
che aveva marchiato nella voce a causa della paura, come se il tempo
fosse il suo peggior nemico.
Il
ragazzo, preoccupato più di lei nel vedere il suo atto di
"salvataggio in calcio d'angolo" andare in fumo, fece come gli era
stato ordinato: si strappò una manica della maglia e l'avvolse
attorno alla gamba del fratello, ansimante per incantesimo che aveva
ancora sulle spalle.
«Se muori, ti uccido.» lo minacciò quasi impercettibilmente tenendo il torace di Dean tra le mani, aiutando Sam a bendarlo.
Successivamente
perlustrò le tasche della giacca del ragazzo, sperando di
trovarci l'ultima spiaggia, l'ultimo modo che avevano di salvargli la
vita.
Quando lo estrasse dalla giacca in pelle un sospirò riuscì a superare la gola e a liberarsi nell'aria.
Come
se fosse stata dotata di una qualche velocità paranormale,
ghermì l'accendino che aveva riposto nella sua di tasca dopo
aver bruciato il sacchetto in quella stanza a pochi metri da loro e
diede fuoco al nuovo sacchetto.
«E' finita, è finita. Shh, basta Dean. E' tutto apposto.» pregò a bassa voce Dean affinchè la smettesse di affannarsi per respirare.
Ogni respiro una coltellata.. tanto l'odore di sangue non faceva che facilitare quella sua immaginazione.
«Riportalo in stanza. Io.. rimango qui a sistemare... questo.» disse con l'affanno e affievolendo la presa che aveva sul petto di Dean, lasciandolo nelle mani del fratello.
Mentre
la strega moriva squartata da qualcosa di invisibile agli occhi di
Dean, Jo e Sam, il ragazzo continuava a vomitare sangue quasi come
avesse l'influenza.
Il flusso al polpaccio fu bloccato dal fratello intelligente che gli
legò la ferita con un pezzo di stoffa, in modo stretto e
doloroso per evitare che uscisse altro sangue. Jo, invece,
riuscì a bloccare la maledizione che la strega aveva fatto al
cacciatore in pochi secondi e in modo improvvisato, tanto che nessuno
dei tre si aspettava una cosa del genere.
Quando fu salvo e la ragazza lo lasciò di nuovo respirare, tirò un sospiro di sollievo.
Aveva il viso pallido, delle enormi e occhiaie a cerchiargli gli occhi
grandi e verdi e la bocca sporca e rigata dal suo stesso sangue.
Si rizzò a sedere aggrappandosi alle spalle esili di Jo e poi si
fece aiutare dal gigante buono che era suo fratello, alzandosi in piedi
e tornando se stesso per non farli preoccupare.
«Odio le streghe.» mormorò
stancamente guardando il corpo senza vita della donna, poi gettò
uno sguardo a Jo e si rivolse al fratello che premurosamente lo reggeva
e lo osservava preoccupato.
«Sta tranquillo Sammy. Aiuta Jo, ce la faccio.» gli assicurò dandogli una piccola pacca sulla schiena, prima di tentare di fuggire via dalla sua presa.
«Tu sei matto!» disse a gran voce l'altro «Non ti lascio solo.»
«Fa come ti ho detto! Sto bene. Non rompere!»
Sì, era proprio il vecchio nuovo Dean.
Borbottò quella frase in modo infantile e lo spinse via con un gesto della mano scherzosamente.
«Ne sei sicuro?»
«Che c'è vuoi un certificato medico? Sto bene, Sam. Dove tieni il kit delle emergenze?»
Sam
sospirò e lo lasciò andare, restando sempre in guardia
convinto di poterlo acciuffare se avesse perso l'equilibrio.
«Nel mio zaino. Sta attento!» lo avvertì quasi in modo minaccioso.
Dean guardò prima il fratello, poi Jo. A lei rivolse un sorriso come per ringraziarla.
Diede le spalle ad entrambi e si diresse zoppicante verso la stanza della giovane cacciatrice.
Non appena fu dentro quella squallida - quasi quanto un motel - stanza
prese posto sul letto procurandosi la scatola con tutto l'occorrente
per guarirsi e iniziò a cucirsi, rattopparsi come una vecchia
nonnina affettuosa.
Sì, Jo credeva proprio che fosse un imbecille, un inguaribile imbecille.
Era più semplicemente Dean.
Non
si immischiò nella loro piccola scenetta da "sono io il fratello
maggiore" solo perchè si sentiva diciamo.. di troppo. Era una
cosa che succedeva spesso tra loro, era meglio non interrompere quelle
loro abitudini.
«Cerchiamo di fare presto, forse si saranno accorti delle telecamere.» disse al ragazzone di fronte a sé, ancora in apprensione per il fratello testando che si allontanava da loro.
Forse
l'infangare la caccia era il compito più noioso della faccenda,
nonostante fosse la parte meno pericolosa, ma era una cosa che
bisognava fare.
Creatasi
un piano in quella ingegnosa testolina, si piegò sulle gambe e
si tolse la giacca, avvolgendola poi attorno alla sua mano destra
armata del coltello di suo padre: quello era immancabile.
Avvicinatasi
poi al corpo esanime della strega, la stese a guardare, questa volta
con uno sguardo più carico di pena che di rabbia.
«Posso finire io se...» provò a suggerire Sam notando la sua palese difficoltà nel "finire il lavoro".
Che
avesse già capito il suo piano? Beh, non si sarebbe stupita per
niente: Sam era un cacciatore molto più bravo di lei e con molta
più esperienza.
«No, ci penso io.» annuì convinta, affondando poi la lama nel suo collo.
Si
rialzò in piedi come se le sue gambe fossero divenute delle
molle e passò il cellulare al minore dei Winchester, assumendo
questa volta un tono più dolce e pacato, come a chiedere un
favore... come a farsi perdonare per quello assunto poco prima.
«Chiamala tu la polizia.. io ho già avuto a che fare con quella di questo posto, non vorrei problemi.»
confessò scrollando le spalle e avviandosi verso la sua stanza
dopo aver accolto con molto piacere il cenno di consenso di Sam nel
concludere i convenevoli.
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Perfetto, il penultimo capitolo è andato. Inizio a sentire la tristezza salirmi sullo stomaco. Uff.
In ogni caso continuate a farmi sapere se vi piace e a leggere, perchè fidatevi: leggere fa bene alla mente u.u
E dopo queste piccole pillole di saggezza de sta' ceppa, vi lascio!
Ciao! :D
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Capitolo 9 *** Insoliti ringraziamenti. ***
9
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Eeehm... The end.
Lo so, non si può interrompere una storia proprio quando tutto inizia ad essere più interessante. Lo so.
Nonostante tutto però sono abbastanza soddisfatta di come sia
andata a finire: Dean nel dubbio, Jo a lottare con Ellen e Sam che
guida allegramente l'Impala. E farà meglio a godersi quella
sensazione perchè non gli capiterà molto spesso xD
A parte tutto, mi sono divertita un sacco a scrivere con Moonlight93, quindi: no regrets! u.u
Ma sopratutto grazie a voi, gente.
A voi timidoni che leggete e non commentate perchè siete
timidi/troppo stanchi e a voi che invece mi fate sapere cosa ne
pensate. Davvero, grazie di cuore!
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Dean portava sempre un coltello d'argento nella tasca posteriore dei jeans e un altro un po' più piccolo all'interno della scarpa. Molte volte si ritrovava a guarire ferite che non sapeva nemmeno come era riuscito a procurarsele. Beh, ora si spiegava.
Prese la pistola, la sua pistola, e la ripose al suo posto nel bordo posteriore dei suoi jeans. Poi un altro coltello nella tasca della camicia a quadretti che indossava ed erano pronti ad andare. Prese il telefono per tenersi in contatto con il fratello e compose il suo numero in modo frettoloso, tanto che dovette ripeterlo più volte per i vani tentativi.
«Forza Sam, rispondi...» mormorò mentre si avviava verso la fine del corridoio, insieme a Jo.
La destinazione era l'ufficio del preside.
Probabilmente Sam era già lì, o forse aveva già trovato il sacchetto maledetto, ma non rispondeva al telefono e questo non era un buon segno.
«Maledizione!» imprecò quando scattò la segreteria telefonica. Sospirò per mantenersi calmo e infilò l'aggeggio nella tasca destra dei jeans.
Guardò la ragazza e restò per un po' in silenzio, senza riuscire a dire nulla.
Quando le cose si mettevano male, e soprattutto quando si trattava di suo fratello, gli venivano attacchi di ansia. Non sapeva più come muoversi.
«Ci serve un piano!» disse improvvisamente Dean, fermandosi in mezzo al corridoio tutto d'un tratto.
Probabilmente, a quel punto, avrebbero dovuto dividersi: Jo sarebbe dovuta andare alla ricerca della strega e Dean alla ricerca di Sam. Ma il cacciatore non se la sentiva di lasciare la ragazza da sola, perciò non glie l'avrebbe mai permesso: perché sapeva benissimo che lei lo stava pensando.
Infatti ne ebbe subito dopo la conferma, quando iniziò a dare libero sfogo alle sue idee.
«Dividiamoci! Io vado a cercare Megan Fox e tu...»
« Scordatelo!» la interruppe subito «non sarò così stupido da lasciarti da sola anche questa volta. Cercheremo insieme quella stronza... ma prima dobbiamo trovare Sam.»
Nemmeno il tempo di finire la frase che sentì la voce del fratello provenire da in fondo al corridoio.
Si voltò di scatto e vide la strega tenere il ragazzo sotto tiro, con la sua stessa pistola. Aggrottò la fronte e in quel preciso istante pensò a come cavolo avesse fatto a farsi disarmare da una donna.
«Sammy stai bene?»
«Potrei star meglio!» rispose l'altro in modo nervoso.
«Cacciatori eh?» chiese la strega retorica, abbozzando un sorrisetto maligno «Sai, se le cose fossero andate diversamente... avrei potuto farti un pensierino... Dean.»
«Ah! Sono... estasiato.»
«Dean non sono riuscito a trovare il sacchetto!» urlò Sam guardando il fratello sconfitto, come se fosse colpa sua.
A quelle parole, il cacciatore gettò un'occhiata a Jo che già sicuramente aveva capito cosa fare.
Non appena Dean avrebbe distratto la figlia di puttana, sarebbe dovuta correre nell'ufficio del preside a cercare il sacchetto. Si sarebbe occupato lui di Megan Fox.
«Non importa, Sammy. Non è colpa tua. Lascialo andare, stronza.»
«Sei sempre così gentile?» domandò la strega, ovviamente sarcastica.
«Lascialo andare, figlia di puttana!» si corresse, sorridendo sghembo. Così suonava decisamente meglio.