Rossi e Giovannini

di ManuBach96
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La composizione ***
Capitolo 2: *** Il mercato del pesce ***
Capitolo 3: *** A caccia di guai ***
Capitolo 4: *** Un pomeriggio in Cornovaglia ***



Capitolo 1
*** La composizione ***


Primo Episodio. La composizione

Era una fredda giornata londinese, la pioggia cadeva senza tregua sull'asfalto ormai diventato il letto di un fiume e i celebri autobus a due piani in giro non si vedevano. Come per gran parte della settimana, il cielo era oscurato da nuvole color nero carbone. Con questo tempo, tuttavia, il giovane direttore d'orchestra Marco Rossi dovette comunque recarsi alle prove con i suoi musicisti. Il signor Rossi era diretto verso il Globe Theatre: a Londra sapeva orientarsi molto bene, nonostante fosse italiano. Oramai la sua Italian Strings Orchestra era diventata un esempio della musica, tanto che tutti gli appassionati ne possedevano almeno un disco e si recavano a ogni concerto organizzato. Marco Rossi entrò nella sala prove del Globe Theatre completamente infradiciato. Dopo un paio di doverose e cordiali giustificazioni rivolte al cielo, il direttore strinse il naso, socchiuse gli occhi e starnutì sulla custodia del suo violino, coprendola di uno strano liquido, chiamato sputo, che non si presentava molto bene alla vista dei musicisti.
- Vogliamo cominciare le prove, ragazzi? - chiese il signor Rossi, con aria apparentemente calma.
- Che cosa proveremo oggi? - domandò incuriosito Giovannini, il clavicembalista.
- Qualche cosa di nuovo. Una volgarità composta dal sottoscritto.
- Volgarità? Da quando in qua la musica si definisce volgare? E poi, non sapevo che tu componessi! - si stupì Giovannini.
- Non mi definirei un compositore. Comunque, quando arriveranno tutti, vi spiegherò meglio che cosa intendo dire.
In quel momento entrò gran parte dell'orchestra. Vi era chi starnutiva, chi tossiva, chi senza pietà si soffiava il naso, e chi non aveva la mobilità per fare alcuna cosa, avendo consumato già tutta la sua energia resistendo al freddo.
- Come è il tempo fuori? - domandò a gran voce il clavicembalista.
- Ah, io sono venuto in costume da bagno! - scherzò Franconi, uno dei violinisti.
- Ragazzi, - ne sopraggiunse un altro - se fosse come dice lui, a quest'ora non sarei venuto a usurare i crini del mio archetto qui con voi.
- Che prospettiva interessante! Comunque siete in ritardo, ve la siete presa troppo comoda. - disse Marco Rossi, scherzando.
- Come ti prendi la libertà di parlarci in questa maniera? - disse ironicamente Antonini, un violista. - Hai mai provato l'ebbrezza di ricevere una viola tra i denti?
- Beh, per essere un lunedì mattina, la settimana è davvero cominciata per il verso giusto. - commentò il clavicembalista Giovannini.
- Ma parla per te, guarda in che stato sono ridotto io! - fece notare scherzosamente Antonini.
- Perfetta entrata in scena, ragazzi, - disse Marco Rossi - ma adesso diamo un taglio a queste false scaramucce. Dobbiamo fare le prove, se qualcuno se lo fosse dimenticato.
Tutti i musicisti, ricominciando a starnutire, a tossire e a soffiarsi il naso, cominciarono a sistemarsi sul palcoscenico per estrarre dalle custodie i propri strumenti. Il direttore d'orchestra diede una pacca sulla spalla a Giovannini, recandosi verso il suo leggio. Con aria soddisfatta, trasse da una elegante borsa marrone uno spartito con dei fogli pentagrammati, su cui vi erano scritte le note per ogni strumento della sua melodia.
- Se non ve ne foste ancora resi conto, ho qui con me lo spartito di una mia composizione, un concerto per violino e orchestra. Per oggi lo guarderemo soltanto, vi spiegherò brevemente qualcosa in proposito e faremo un po' di esercizio per scioglierci.
- Scioglierci? Questa è la notizia migliore della giornata, perbacco!
Marco Rossi distrubuì a ogni musicista la parte che avrebbe dovuto eseguire.
- Dunque, dovremo esercitarci parecchio oggi, se ho ben capito. - disse Franconi.
Il signor Rossi annuì, e dopo qualche attimo strinse il naso, socchiuse gli occhi e starnutì sulla scarpa di Giovannini, che strabuzzò gli occhi in una maniera impressionante, proprio per sottolineare la delicatezza con cui lo sputo si posò sulla sua raffinata scarpa in pelle.
- Per poco non vomito... - sentenziò.
- Allora, - continuò il signor Rossi, mentre tentava invano di estrarre dalla sua tasca un fazzoletto per pulire la scarpa - siete tutti pronti per cominciare?
- Sinceramente, starnutire mentre dirigi l'orchestra non sarebbe un granchè per il pubblico londinese. - affermò Giovannini. - E poi, non potresti neppure metterti la mano davanti alla bocca. Lo starnuto potrebbe avere conseguenze disastrose!
- Non vi preoccupate per me, - disse Marco Rossi - pensate piuttosto ad accordare i vostri strumenti.
Il direttore utilizzò il fazzoletto da poco estratto per ripulire la scarpa del musicista che, in questo caso, fu la vittima del piccolo incidente. Ben presto tutti gli strumenti si diedero il La a vicenda.
- Ottimo, direi che possiamo cominciare... - commentò Marco Rossi, dando un'occhiata al suo orologio. - Allora, come potete vedere vi ho già consegnato il foglio con scritta la melodia di cui tratteremo per i prossimi millenni. In effetti, non penso che ci sia molto da dire. Per adesso limitiamoci a fare un po' di esercizio tecnico.
Tutti si scambiavano cenni, alcuni di stupore e altri di compassione, in tutti i sensi. Dopo un paio di brevi esercizi per riscaldarsi, e con quel freddo era doveroso, la sirena in cima allo stomaco cominciò ad attivarsi.
- Che fame. - affermò con l'acquolina in bocca Antonini, con un allucinante sguardo fisso. Tutti, come tanti docili cagnolini, si misero a puntare gli occhi su Marco Rossi, desiderosi di ascoltare la frase magica.
- E va bene, ragazzi, - concesse il direttore - pausa pranzo.
In pochi attimi si alzò un polverone immane e, dopo un paio di secondi, vi erano sedie che si erano trasferite magari a sette metri di distanza dalla loro posizione canonica, fogli pentagrammati che ancora volavano liberi per aria, leggii che crollavano dal palcoscenico disperdendo le pagine degli spartiti in prossimità di un metro, violoncelli che ancora dondolavano sul parquet con l'archetto trafitto nella cassa armonica, e mentre tutto questo accadeva, il signor Rossi si dovette tener pronto per evitare che il clavicembalo gli piombasse sul piede destro e che si fracassassero entrambi. Sempre più esasperato, il signor Rossi si rimangiò tutti i complimenti che aveva fatto all'orchestra in dieci anni di carriera. Ovviamente tutto quello appena citato è una esagerazione. Comunque sia, anche egli si avviò al self-service dove era solito andare con tutti i musicisti. Entrato nel ristorante, si diede una buona occhiata in giro e vide Giovannini intento a sbranarsi una splendida coscia di pollo con contorno di piselli e prosciutto. Certo, avrebbe di gran lunga preferito un enorme piatto di spaghetti al ragù, ma in Inghilterra non si trovavano molto facilmente. Nel frattempo le condizioni meteorologiche volgevano al meglio per un'allegria collettiva.
- Ehm... posso? - domandò cortesemente il direttore d'orchestra al clavicembalista.
Egli fece cenno negativo con la testa, ma poi sogghignò e un po' di cibo pronto ad essere ingoiato si avventò sulla giacca del signor Rossi.
- Vieni pure, scherzavo! - acconsentì Giovannini, dopo avere ingurgitato il boccone di pollo che aveva in bocca.
- Ringrazio... - disse Marco Rossi, mentre con un nuovo fazzoletto si puliva la macchia.
- Ma prima, - disse ancora il clavicembalista, tagliando un altro pezzo di carne - penso che tu faccia meglio ad andare a prenderti da mangiare.
- Ah, sì, giusto... il cibo... eh! Sono un po' rintronato, la causa deve essere stata quel disastro al Globe... - e così dicendo, il signor Rossi si allontanò per andare a servirsi il pasto.
Giovannini, nel frattempo, continuava imperterrito a ingozzarsi di pollo, piselli e prosciutto. Anzi, per quello che mangiava era fin troppo magro, sulla settantina di chili e con un invidiabile fisico. Marco Rossi fece dunque ritorno al tavolo con esagerate porzioni di mangiare.
- Questo pomeriggio saremo davvero pieni zeppi di lavoro, caro il mio clavicembalista. Dobbiamo essere completamente satolli!
Il signor Rossi, come era ormai solito fare, strinse il naso, socchiuse gli occhi e quel famoso liquido denso piombò sull'invitante coscia di pollo di Giovannini.
- Ma dannazione! Perchè sempre a me? - si imbestialì il musicista.
I due si affrettarono a terminare il pranzo e, salutando cordialmente, si riavviarono verso il Globe Theatre, non molto distante, anche se subito dopo essersi rimpinzati in questo modo non era letteralmente una passeggiata. Intanto spuntava il sole tra le nuvole, sebbene il freddo non abbandonasse i londinesi.
- Prendiamo l'autobus? - chiese Giovannini.
- No, non è il caso, per trecento metri non ne vale la pena. E poi dovremmo camminare molto di più per cercare una qualche edicola. Sai che a Londra ve ne sono poche. - disse il signor Rossi.
I due amici, dopo una pressochè estenuante camminata sotto il cielo sempre più chiaro, giunsero all'ingresso del Globe Theatre.
- Ho dovuto rimettere tutto a posto, avete lasciato un putiferio. - si lamentò il direttore d'orchestra.
- In che senso? - domandò Giovannini.
- Appena ho acconsentito alla richiesta di cibo, tutti siete scomparsi in mezzo a un polverone e avete lasciato me con i vostri strumenti pericolanti. Per poco, ragazzo, non mi piombava il tuo leggero clavicembalo sull'alluce del piede destro. Se non avessi avuto i riflessi pronti, a quest'ora non sarei stato qui a lamentarmi con te, ma con l'infermiere, o ancora peggio con Dio. - rispose Marco Rossi.
- Esagerato! - rise Giovannini.
I due presero posto, e dopo non molto arrivarono anche gli altri. Alcuni erano ancora in procinto di digerire. Senza perdere più tempo, i musicisti presero immediatamente il loro posto sul palcoscenico, tentando di estrarre il più velocemente possibile gli strumenti dalle proprie custodie. Faccio notare che a rimetterli a posto tutti fu il nostro amico Marco Rossi.
- Dobbiamo recuperare il recuperabile. - sentenziò il direttore.
- E allora, recuperiamolo. - disse Franconi.
- A prima vista non sembra una composizione adibita a un concerto, ma a un pascolo di capre.
- Ehi! Non ci reputi sul serio così, vero? - si lamentò Franconi, con tono minaccioso.
- No, anche peggio, se non mi lasciate parlare. Sono praticamente scale musicali, somiglia a un esercizio per dei neofiti, ma secondo me è in grado di suscitare delle emozioni. Ma affinchè tutto ciò sia possibile, voi dovrete eseguire questa melodia con amore.
Improvvisamente si sentì un rumore assordante come di mille clavicembali che suonavano ognuno una nota diversa nello stesso momento: la lignea asta che sorreggeva il clavicembalo aveva ceduto e il coperchio era crollato rovinosamente sullo stesso, con il risultato che quella grande poesia suscitata da Marco Rossi andò in rotoli.
- Giovannini! - urlò il direttore d'orchestra. - Maledizione, come hai messo quella dannatissima asta? Questo sarebbe l'amore che provi per la musica?
- Ma hai pensato alle conseguenze? - lo rimproverò Antonini. - A me si è scordato tutto lo strumento. Da un istante all'altro la quarta corda, che di norma dovrebbe eseguire un Mi, adesso esegue un La diesis! Adesso me lo riaccordi tu!
- Calma, ragazzi... per oggi ci conviene piantarla qui. Meglio se vi prendete il resto della giornata libero. Almeno avrete più tempo per amare il pezzo che vi ho assegnato.
Il signor Rossi sarebbe comunque stato l'ultimo ad uscire da quella trappola musicale: avrebbe dovuto risistemare i leggii, gli spartiti, il clavicembalo (il povero Giovannini non poteva caricarselo sulle spalle) e quasi tutti gli oggetti presenti all'interno del teatro. Ma, nonostante tutto, questo lavoro era perfino soddisfacente. 


Senz'altro una strana avventura... ma non sarà l'unica! Nel prossimo episodio Rossi e Giovannini dovranno recarsi in un luogo sovraffollato e in un momento in cui il povero direttore d'orchestra avrebbe preferito rimanersene a casa! Recensite numerosi, mi raccomando!

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Capitolo 2
*** Il mercato del pesce ***


Secondo Episodio. Il mercato del pesce

Dopo la terribile esperienza vissuta il giorno precedente al lavoro, Marco Rossi decise di mettere da parte per qualche tempo il lavoro e di dedicarsi esclusivamente al riposo. Si trovava stravaccato sul divano, pronto ad accendere la televisione per assistere al molto atteso incontro calcistico tra Inghilterra e Italia, valevole per la qualificazione ai nuovi Mondiali di calcio. Ma ecco che il telefono, pericoloso nemico in momenti come questo, squillò. Il giovane direttore d'orchestra, quasi con le lacrime agli occhi, dovette recarsi a rispondere, sperando che non si trattasse di una lunga conversazione.
- Pronto? - disse, sollevando la cornetta.
- No, devo ancora allacciarmi le scarpe. - rispose ironicamente la voce dall'altro capo del filo.
- Giovannini... sei tu...? - chiese, con la voce spezzata.
Il signor Rossi fu colto prima da una spaventosa ansia, e dopo da una terribile indecisione: avendo malauguratamente riconosciuto Giovannini, il clavicembalista della sua orchestra, non seppe se simulare un problema sulla linea o se sorbirsi la telefonata. Giovannini era conosciuto soprattutto per i suoi discorsi. Lunghi, noiosi e filosofici, questi erano temuti da tutto il mondo.
- Sai, volevo solo dirti che volevo andare a fare compere al mercato del pesce.
- E la cosa mi dovrebbe riguardare da vicino?
- Mi farebbe piacere se venissi anche tu.
Marco Rossi fu quasi colto da un infarto. Sapeva che Giovannini era molto permaloso, e teneva alla sua amicizia. Bisognava rinunciare alla partita, non vi era possibilità di fuga.
- Tra quanto tempo sarai qui? - pianse il direttore d'orchestra, sperando di potere almeno vedere i primi minuti.
- Veramente sono già fuori di casa tua. Ti sto aspettando con la mia automobile. Ero sicuro che avresti accettato, quindi non volevo farti aspettare troppo.
- Ma imparerai mai a essere intelligente? Dammi almeno questa soddisfazione!
Da poco, tuttavia, si era formato un traffico pressochè mostruoso. Tutti i londinesi si stavano recando ai bar per vedere l'attesa partita di calcio.
- Vuoi sapere dove parcheggeremo oggi, caro il mio Giovannini? - chiese Marco Rossi con una leggera irritazione.
- Forse hai ragione, è probabile che saremo costretti a parcheggiare non proprio in zona. Penso che tu abbia visto questo gran traffico. - rispose Giovannini.
- Non proprio in zona? Ragazzo mio, qui parcheggeremo a Edimburgo, non a Londra.
- Stai tranquillo. Vedrai che tra qualche chilometro la situazione migliorerà.
Passarono i minuti. La vettura dei due baldi musicisti si era spostata forse di qualche centimetro.
- Non capisco, deve esserci un semaforo da qualche parte, se il traffico procede alla moviola. - ipotizzò Giovannini.
- Ma devi sempre parlare nei momenti peggiori? Con la tua metafora mi hai fatto ricordare la partita che è cominciata quindici minuti fa.
Cadde il silenzio. Ma ecco improvvisamente vedere un vuoto in mezzo alla strada. Era quella l'occasione per recuperare il tempo perso. Giovannini spinse a tavoletta l'acceleratore, e in un batter d'occhio i due si ritrovarono a superare decine di automobili a una velocità supersonica, fino a raggiungere un incrocio.
- Potrebbe essere questo? - disse Giovannini.
- Che cosa diavolo significa? Non sai dove è ubicato il mercato del pesce?
- Ma io credevo lo sapessi tu! - si sorprese il clavicembalista.
- Ma io credevo tu fossi furbo! - replicò il direttore d'orchestra.
- Avresti potuto almeno dirmelo, così avremmo chiesto indicazioni a qualcuno.
- Dannazione! - si lamentò Marco Rossi. - Prima mi sporchi la giacca con il pollo, poi posizioni male la maledetta asta del tuo clavicembalo, e questa cade scordando lo strumento ad Antonini! E questo tanto per citare quello che è successo ieri. A proposito, poi sei riuscido ad accordargli di nuovo la viola?
- No. Almeno, ci ho provato, ma mi è caduta.
- E poi? Che cosa è successo alla viola di Antonini?
- Non ho fatto in tempo ad accorgermi che fine aveva fatto, perchè lui si è immediatamente infuriato con me. Avrebbe anzi dovuto ringraziarmi. Non tutti si offrono di riparare uno strumento a un amico.
- Posso ben immaginare perchè si è arrabbiato.
- No, no, maledizione. - disse Giovannini, cambiando il discorso. - Qui bisogna sacramentare. Non lo troveremo mai.
Ma quando si parla del diavolo, quello è il momento in cui spuntano le corna. Ben nascosto dietro a un palazzo, eccolo apparire, con il suo colore rosso fuoco. Era il mercato del pesce. Tuttavia, il grande entusiasmo suscitato fu placato sul nascere. Vi era un pienone da stare stretti, visto che siamo in argomento, come delle sardine affumicate. Marco Rossi e Giovannini parcheggiarono alla meno peggio sul marciapiede. La loro visione fu quella di numerose bancarelle e di ristoranti a base di pescato. Venne loro una pazzesca acquolina in bocca, e subito vollero raggiungere una qualsiasi bancarella. Ma la folla bloccava letteralmente il passaggio, e per riuscire a muoversi i nostri intrepidi eroi dovettero fare i conti con numerosi equivoci.
- Mi scusi, potrebbe gentilmente spostare il suo gomito dal mio occhio? - chiese gentilmente il signor Rossi a una signora sulla cinquantina di anni.
- E lei sta pestando il mio alluce. Lo sa che mi hanno dato sei punti proprio lì? - rispose la donna.
- Signore, per pietà! - gridò Giovannini, di certo in una situazione non migliore. - Potrebbe evitare di colpirmi sotto la cintura con quel sacchetto pieno di libri?
Solo tre ore dopo, in seguito a una estenuante battaglia contro anziani che reclamavano di passare avanti nella fila, contro cani che non molto educatamente eseguivano i bisogni sulle loro scarpe, e ad altri vicendevoli equivoci, i due raggiunsero la bancarella a cui si erano destinati. Ma il branzino, ossia la sola e unica cosa che serviva a Giovannini, era terminato.
- Se potessi imprecare...! - disse Marco Rossi, stringendo i denti per la rabbia.
- Allora prendo un chilo di orate e mezzo chilo di merluzzo, tanto per non rendere vano il nostro eroico tentativo di giungere a questa bancarella, dopo immani sacrifici. - disse Giovannini.
- Ne approfitterò anche io. - si decise il signor Rossi. - Esigo tre vaschette di alici surgelate e un chilo di gamberi.
Ma la parte più difficile doveva ancora cominciare, poichè bisognava uscire. Facile a dirsi, ma non a farsi. Passarono cinque ore prima che i due potessero respirare fuori del mercato del pesce, ed ecco come era la loro misera situazione: uscirono alla sera completamente margottati, dopo sacchettate in testa e pestoni terribili ai piedi; i bagni erano introvabili e non mancarono dei piccoli inconvenienti; le quantità industriali di pesce fresco erano ormai diventate marce e puzzolenti, con la sola conclusione che il cibo era diventato immangiabile e che i soldi avevano abbandonato inutilmente il portafoglio. Da tutto questo si può dedurre quale fosse il loro stato in quel momento: dolori di arti, mutande bagnate, puzza incredibile di pesce e sudore sparso dappertutto. Ma la loro sfortuna non li abbandonò. La partita calcistica tra Inghilterra e Italia si era conclusa, e tutti i londinesi che si erano recati allo stadio stavano tornando in quel momento nelle proprie case. Per le strade vi era la paralisi più assoluta.
- Mai più, - promise Marco Rossi - te lo giuro sul mio violino. 


Dopo questa particolare avventura, Marco Rossi decide di staccare la spina. Nel prossimo episodio tenterà di andare a respirare la buona aria che offre la montagna, ma naturalmente avrà il destino avverso! Mi auguro che questa storia vi sia piaciuta, in ogni caso recensite in tanti!

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Capitolo 3
*** A caccia di guai ***


Terzo Episodio. A caccia di guai

La musica poteva essere, secondo Marco Rossi, meravigliosa o insopportabile. Meravigliosa se la si faceva in solitario, insopportabile se la si faceva con Giovannini. Nei giorni precedenti il direttore d'orchestra non aveva avuto molto in simpatia il clavicembalista, poichè qualsiasi cosa poteva trasformarsi in una vera e propria agonia, come la particolare visita al mercato del pesce di Londra. Dopo quella traumatica esperienza, il signor Rossi volle davvero prendersi un giorno di pausa. Il modo migliore per rilassarsi, secondo lui, era recandosi sui ventilati sentieri che offriva la montagna. Dopo essersi accertato che sarebbe rimasto il buon tempo, era partito di buon'ora, una mattina, per recarsi fuori Londra, arrivando non molte ore dopo in una zona montuosa a nord della capitale inglese. Quivi prese saldamente nella mano destra il suo bastone da esploratore, pronto a recarsi in cima a una poco ripida collina al fine di ammirare il panorama che offriva la natura da quella postazione più elevata. Senza ulteriori indugi, il signor Rossi si avviò verso la vetta.

- Che razza di sentiero! - cominciò a lamentarsi. - Tuttavia, se mi accadrà qualcosa, non dovrò fare altro che biasimare me stesso.
In verità si stava sbagliando. A sua insaputa, presto avrebbe biasimato i meteorologi. Non molto tempo dopo, infatti, vide che il cielo stava perdendo sempre maggiormente il suo colore azzurro, che veniva lentamente sostituito con uno grigiastro. Quello era il tragico segnale, pareva che le nuvole si fossero messe d'accordo.
- Se vi è una cosa che rimpiango della mia bella Italia, - disse - quella è la prevedibilità dei fenomeni atmosferici. Questa santa Inghilterra è un disastro.
Il cielo decise di punirlo atrocemente. I goccioloni di pioggia cominciarono a piombare fitti sulla testa di Marco Rossi, il quale cercò di trattenersi dalla rabbia. Il suo eroico tentativo si sarebbe rivelato vano non molto tempo dopo. Cercò un misero rifugio sotto a una possente quercia, ma le foglie ormai impregnate di acqua rendevano la situazione ben peggiore rispetto a prima. In seguito, vi fu uno squarcio azzurro nel cielo, ma troppo breve per poter essere una schiarita. Ebbene, si trattava di un fulmine.
- Dannazione! - gridò a squarciagola, dopo avere starnutito al suo solito. - Adesso recito un rosario talmente vario... che gli angeli si mettono a piangere!
La sua raffinatezza da parigino nel parlare, purtroppo, restava ancora incompresa.
- Maledizione al meteorologo di ieri pomeriggio... potesse essere portato via da un tornado imprevisto...!
Rimase in silenzio per qualche attimo, ascoltando il rilassante rumore delle gocce di acqua che si posavano sul terreno collinare, su cui il signor Rossi era seduto. Comprendendo la sua tragica situazione e credendo che non potesse andare peggio, egli si alzò in piedi e si diede una dozzina di pacche sul fondoschiena per ripulirsi dal fango. Tuttavia, una improvvisa folata di vento fece scivolare il bastone dalle fredde mani del direttore d'orchestra, facendolo rotolare verso un dirupo. Marco Rossi lo inseguì per poterlo riacciuffare, ma il terreno scivoloso gli fece perdere l'equilibrio a pochi centimetri dal bastone. Fu così che, anzichè salire verso la vetta, il giovane stava rotolando sempre più verso la valle. Le giornate, che dovevano essere sempre un esempio evidente di rilassamento, si stavano malauguratamente convertendo in giornate sempre più pericolose. Da quel giorno, Marco Rossi giurò che non avrebbe tentato ancora di rilassarsi, bensì di concentrarsi sul lavoro che, secondo lui, era l'unico modo per non cadere vittima dei malvagi scherzi del destino. 


Per il momento questo è stato l'ultimo episodio della raccolta, ma non è da escludere che presto mi venga in mente qualche altra disavventura da far passare al signor Rossi, la mia vittima preferita! *sorriso malvagio* Come sempre vi invito a recensire questa storia, che vi sia piaciuta o meno. Grazie per la lettura e alla prossima!

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Capitolo 4
*** Un pomeriggio in Cornovaglia ***


Quarto Episodio. Un pomeriggio in Cornovaglia

Il signor Marco Rossi, dopo la sua precedente avventura in montagna, aveva deciso di convertirsi al culto del lama. Ma chi nasce perdente... un perdente resta! Proprio in quel momento squillò di nuovo il telefono di casa. Dopo averlo osservato per un momento con sguardo languido, si decise a sollevare la cornetta.
- Sì, pronto? - disse. - Come si può giustificare del disturbo arrecatomi?
- Ehi! Ma che cosa vai blaterando? - disse la voce all'altro capo del filo.
- Oh, Cristo! Non è possibile! Ancora tu!
- Come?
- Scusa, Giovannini, ma oggi è un continuo. Tu, il mercato del pesce, la montagna... e poi mi si è appena distrutto il televisore. Con questa tecnologia in parte troppo moderna e in parte del Primo Secolo non riesci più a goderti la tranquillità e l'idillicità della vita.
- Certo, certo. Ascolta, stamattina stavo navigando un po' nella rete con il computer e ho trovato stupende spiagge in Cornovaglia. Ti andrebbe di recarci lì insieme? Sai, da Londra è un tiro di schioppo.
- D'accordo, verrò, purchè vi sia pace.
Con ciò, il nostro eroe si diresse verso il quartiere dove viveva Giovannini. Intenti a partire assieme, quest'ultimo si sedette alla guida del veicolo e attaccò a blaterare.
- Sai una cosa? Ho notato che da tempo la gente si ostina a comprare sempre nuove auto... credi che potrebbe nuocere allo sviluppo terrestre?
- Decisamente sì. Ne sono fermamente convinto.
- Bravo. Finalmente una persona che capisce. Dovrebbero diminuire, anzichè vertiginosamente aumentare come i topi in una fogna, queste auto.
- Ma devi ammettere che anche Londra è troppo industrializzata da non permettere al pianeta di respirare come dovrebbe.
- Beh, "troppo" mi sembra un parolone. Sono le auto ad avere torto, non le industrie. Per non parlare delle strade!
- In che senso? - chiese Marco Rossi, perplesso.
- Le vecchie strade a ciottoli sono ben conservate.
- Questo è anche vero, tuttavia non offrono la trazione dei manti stradali odierni.
- Come in gran parte delle città occidentali, caro direttore d'orchestra, la rete stradale è formata da viali, rotatorie e ampi vicoli.
- Embè?!
- Ci si ricollega al fatto precedente. O forse no... non lo so... lo vedi? Mi fai anche perdere il filo!
- Ma che cosa diavolo dici...? Sei tu che non sai formulare un discorso, caro clavicembalista.
Il viaggio proseguì fino a che Marco Rossi e Giovannini non giunsero alle porte della Cornovaglia. Una volta giunti in una spiaggia qualsiasi di un luogo qualsiasi, i nostri amici scesero dall'automobile, aprirono il bagagliaio e ne trassero asciugamani, teli da mare, borse, libri, drink, portafogli, chiavi di casa, biglietti dell'autobus, pelo di cavallo... tuttavia, non sapevano, poveri loro, che una piacevole giornata di sole e divertimento si stava per trasformare in una tragica storia. Del resto, per loro non si poteva stare meglio di così, perché comunque sarebbe davvero stato un caso se, in quei mesi, si fosse verificato un nubifragio atlantico.
- Giovannini, dove ci possiamo sistemare? Verso sud c'è troppo sole, verso ovest c'è troppo caldo, verso est c'è troppa afa e verso nord...
- ...si crepa. Ho capito.
I due si sdraiarono sui teli da mare... in un punto della spiaggia qualsiasi.
- Le mie chiavi! Dove sono le mie chiavi?! - urlò Giovannini improvvisamente.
- Santa miseria! Che diavolo hai da gridare così, dannato imbecille?!
- Non riesco più a trovare le mie chiavi di casa... dove saranno mai finite? Le punirò atrocemente quando le troverò! E non dovranno fare storie o io farò i fatti!
- Stai calmo! Guarda bene, saranno sotto la sabbia.
- Ma è come cercare un ago in un pagliaio, idiota!
- Modera le parole, cretino! - concluse Rossi, con la medesima maestosità che avrebbe imposto ai propri musicisti dirigendo il finale della Nona Sinfonia di Beethoven.
Subito sospirò e fece un cenno negativo con la testa, alzando gli occhi al cielo e portandosi una mano tra i capelli. Giovannini sarà anche stato un pazzo di suo, ma egli aveva l'impressione che adesso stesse proprio esagerando. Il clavicembalista prese la paletta di un povero bambino che stava giocando e cominciò a scavare fosse in lungo e in largo per la spiaggia, lasciando interdetto il signor Rossi, che assisteva in silenzio alla scena.
- Non agitarti con quella schifosa paletta! Sollevi la sabbia! E poi, chi va piano va sano e va lontano, mentre chi va forte va incontro alla morte. Lo sapevi? No, naturalmente. Beh, ora lo sai. Buona notte.
- Che vuol dire "buona notte"? Non mi dai una mano?!
- L'ho già fatto.
- E come? Sentiamo! No, no, sentiamo! Parla, bestia! Animale!
- Ti ho dato un consiglio molto intelligente. Ora ho da fare. Ciao.
Giovannini ribollì e trasalì.
- Senti, io sarò anche pazzo di mio, ma se ti ci metti anche tu, divento isterico e dopo esplodo!
- Bum!
- Lo vedi che mi provochi?! E poi dici a me. Non sei tanto normale.
- Perché, tu invece che cosa credi di essere? Tu saresti Stanley Kubrick? Johann Sebastian Bach? James White? No!
- Come ti permetti?
- Mi permetto e ne sparlo. Allora mettiamo alla prova la tua intelligenza. A quanto equivale la potenza tre alla terza?
- Nove!
- Vedi che hai il cervello in pappa? Ora mi verrai a dire che due più due fa cinque!
Tuttavia, i nostri eroi non si erano ancora accorti che tutta la spiaggia si era voltata verso di loro, con aria di compatimento.
- Bah! Qui tira una brutta aria. - esclamò Marco Rossi, con tono conclusivo.
- Sì, aria sulla quarta corda!
La lite tra i due compagni di disavventura continuava imperterrita. Il signor Rossi trasse dal proprio borsone un foglio di carta.
- E quello che sarebbe? Il tuo testamento? - domandò infuriato il clavicembalista.
- Assolutamente no. Perché me lo chiedi?
- Perchè se continuerai di questo passo io non risponderò più delle mie azioni!
- Se non risponderai, allora significa che sei sordo.
- Non osare provare ad avere questo atteggiamento nei miei confronti, sai? E adesso dimmi che cosa c'è scritto su quelle interiora di albero, perché di ciò si tratta!
- La storia della musica ai tempi del popolo dei Moscerini Mummificati.
- Interessante! - annuì Giovannini, ironicamente.
- Che ne pensi? Ti piace? L'ho scaricata illegalmente da internet proprio ieri, prima di raggiungerti a casa.
I due si guardarono in faccia reciprocamente, e pochi istanti dopo scoppiarono a ridere. In fondo, all'apparir del vero (tanto per citare Leopardi), erano profondi amici.
- Va bene, dai. - disse Marco Rossi. - Dopo questa, nulla è più impossibile per noi due. Ah, già... che cosa stavi cercando, prima?
- Ah, sì, le chiavi di casa. E tu che cosa stavi facendo, prima?
- Oh, giusto, dovevo dormire. Grazie per avermelo ricordato e buona notte.
- Che significa "buo..."
- Zitto, non ricominciare.
I due, tuttavia, non si accorsero che la spiaggia si stava svuotando. Che poteva essere successo, dato che tutti, nessuno escluso, stavano racimolando i loro oggetti e stavano scomparendo a blocchi? I due si guardarono negli occhi per cinque minuti e ventisette secondi. In effetti, il cielo si stava offuscando.
Toh! Un nubifragio atlantico!

Alla prossima! 

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