Coppie per Sempre

di DeaEris
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Uniti ora e per sempre (Tsukumo Tohko) ***
Capitolo 2: *** Uniti in Morte o in Vita (Hotsuma Shusei) ***
Capitolo 3: *** Uniti per Solitudine (Senshiro Kuroto) ***



Capitolo 1
*** Uniti ora e per sempre (Tsukumo Tohko) ***


Salve a tutti. Questa non è la mia prima fanfiction, ma è la prima su questo manga che ho scoperto nel momento in cui è uscito il primo numero in Italia. Lasciando perdere il perché mi ha attirata (Luka in copertina, identico fino all’ultimo più piccolo dettaglio ad un personaggio che avevo creato in un gdr), mi son subito innamorata dei personaggi. Devo dire che per me è molto difficile trovarne un preferito, come è difficile non affezionarmi a una coppia o ad un personaggio…devo ammettere che tra le mie coppie favorite..c’è…tutte. Le adoro tutte quante, anche se forse la mia prediletta è Hotsuma e Shusei…però devo ammettere che anche Senshiro e Kuroto mi piacciono da impazzire. Lo ammetto mi piacciono anche le coppie etero, il che è strano, visto che io sono una yaoi fan convinta. Ora dirò un’altra cosa..il mio personaggio preferito è in assoluto Tohko..l’avverto simile a me e mi piace molto quel suo essere una guerriera, ma anche una fanciulla normale, innamorata, modaiola e perché no un pochino superficiale..alla fine le è pure concesso, no? Con tutto quello che deve affrontare, affronta la vita come viene. Avendo però la passione per tutti i personaggi ho deciso che fare una fanfiction per un personaggio solo sarebbe stato ingiusto nei confronti degli altri, così ho optato per fare una fanfiction che racchiudesse tutti i personaggi…divisa a capitoli. Spero che vi piacerà ed inizierò da Tohko *^* e Tsukumo *^*! Mi piacciono assieme, anche se son fratelli..se non vi piace l’incest…beh non leggete.

 

Era una fresca mattina di primavera. Il mondo era in un misterioso periodo di pace e Tohko stava ancora riposando. Era sdraiata nel suo letto, stranamente da sola. Non aveva cercato la compagnia di Tsukumo, la cosa era molto strana. Dormire con suo fratello le piaceva..non c’era nulla da fare: loro si amavano. Non c’erano parole per descrivere il loro rapporto, se non quelle usate da Tsukumo stesso. Avevano anche smesso di dormire sempre assieme perché Kuroto-Kun li avrebbe di nuovo svegliati in malo modo se li avesse ribeccati a dormire abbracciati nello stesso letto, lei coperta alla ben e meglio e con le braccia di Tsukumo ad avvolgerla protettiva. Lei adorava il suo dolce fratellino. Aveva un carattere meraviglioso, così dolce, amorevole, sensibile. Era un ragazzo eccezionale e la viziava e coccolava come non faceva nessun altro. Tohko dormiva, ma il suo pensiero era rivolto a Tsukumo. Gli occhi chiari della dolce ragazza si aprirono. Si guardò allo specchio al muro messo nella sua stanza. I suoi lunghi capelli d’oro erano spettinati in un modo ridicolo, ma che la rendevano adorabile. Si alzò con un sorriso. Non c’erano problemi. Ci avrebbe pensato Tsukumo a pettinarla, come faceva tutte le mattine. Tsukumo stesso le aveva chiesto di potersi prendere cura dei capelli della sua sorellona, guardandola con i magnifici occhioni d’oro, così simili ai suoi. Tsukumo lo aveva chiesto con il suo faccino dolce, aggiungendo anche il “per favore, sorellona. Ti prego” e lei come sempre aveva ceduto. Non poteva resistere alle tentazioni e Tsukumo era una forte tentazione. Era così dolce, così buono, così sensibile e lei aveva un debole per le persone così…che avvertiva diverse da lei stessa. Se solo avesse potuto vedersi con occhi esterni, si sarebbe resa conto di essere dolce, sensibile e buona anche lei, ma lei si vedeva come una ragazzina viziata ed amante della moda e dei negozi, amante dei dolci e del fratello. Non capiva in realtà il suo vero valore, quel valore che spingeva Tsukumo a combattere per lei e la faceva guardare con occhi tristi, quando lei non guardava. Tsukumo sapeva che presto qualcuno l’avrebbe portata via. Lei si sarebbe di sicuro innamorata di un ragazzo e quest’ultimo l’avrebbe allontanata. Tohko si stava ancora specchiando, indecisa se truccarsi o meno quando una strana sensazione la pervase. C’era musica. Una musica dolce si sprigionava nell’aria e non era nella sua stanza. Veniva dalla stanza accanto alla sua..era la camera di Tsukumo. Si alzò e senza neanche vestirsi andò nella camera del fratellino. Bussò e senza attendere risposta entrò. Trovò il fratello con gli occhi chiusi, ma seduto sul letto. Quando lei entrò, il dolce viso di Tsukumo si distese ulteriormente ed un sorriso dolcissimo si delineò sulle sue labbra. Tohko entrò e si mise seduta sul suo letto, prendendo una mano di Tsukumo. Tsukumo aprì gli occhi d’oro e Tohko riuscì a specchiarsi in quell’estrema bellezza e beatitudine. Tsukumo..dolce..sereno…calmo..Tsukumo. Era lui. Non c’erano modi per descrivere Tsukumo. Era un ragazzo amabile, un guerriero, eppure possedeva quella dolcezza, che piaceva a tutti. Persino Luka non si permetteva di colpirlo, ma lo guardava solo con un pizzico di rabbia, quando si avvicinava a Yuki.

“Ciao, Tsukumo.” Disse Tohko con il suo viso dolce, sorridendo al suo amato fratello. La mano del ragazzo si allungò sui capelli della sorella, prendendo una ciocca di essi e passandoci attraverso, sciogliendo con dolce delicatezza i nodi presenti. La mano portò quella stessa ciocca al naso, annusando quell’odore dolce, di miele, che Tohko emanava sempre e comunque. Era un buonissimo odore. Tsukumo chiuse per un momento gli occhi, godendosi quel momento..chi poteva saperlo? Forse era uno degli ultimi momenti con la sua amata…sorella. Non voleva perderla, ma allo stesso tempo non poteva chiederle di non combattere, perché Tohko era l’altra parte di sé stesso e senza di lei non avrebbe potuto lottare. Però, non voleva perderla in battaglia.

“Sei spettinata, Tohko-Chan. Non va bene così.” Disse con il viso dolce, misto ad un delicato rimprovero. Vide la sorella chiudere gli occhi, con un’espressione di beatitudine sullo splendido visetto infantile. Il cuore stesso di Tohko aveva perso un battito a causa di quella dolcezza. Solo Tsukumo era in grado di toglierle i battiti cardiaci con quella facilità. Lui e Yuki, ma con Yuki era diverso. Insomma Yuki era Yuki e lei era una Zweilt. Era un suo compito amarlo, ma per Tsukumo non c’erano compiti o obblighi. C’era solo l’immenso amore che lei provava per lui. La ragazza sorrise e poi rispose.

“Me li pettini tu, mio caro fratello?” Domandò con viso innocente. Tsukumo sorrise e sbuffò leggermente, come a reprimere una risata. Tsukumo sorrideva, ma non rideva mai. Prese la spazzola d’argento ed iniziò a passarla sui capelli lunghi e biondi della sorella. Non usava forza. Era delicato e le scioglieva con un’autentica venerazione i nodi dai lunghi e liscissimi capelli. Sentiva quel dolce profumo e se ne beava. Tsukumo amava sua sorella. La amava ed era il motivo per cui a volte il suo sguardo si faceva triste. Aveva gran paura di perderla. Si sentiva egoista per quel pensiero. Non voleva che la sorella rimanesse zitella per sempre, ma non voleva lasciarla, non voleva esser lasciato egoisticamente solo. Lui non avrebbe mai potuto amare nessuna come amava Tohko. La guardò e la sua espressione si rattristò subito. Tohko non se ne avvide, totalmente vinta da quel momento di coccole. Gli occhioni dolci di Tsukumo erano tristi. Se ne sarebbero accorti tutti, ma non Tohko, pur avendo con lui un rapporto speciale, di amore, non riusciva a vedere quello sguardo…forse perché Tsukumo era bravo a celarlo. Non le mostrava mai quello sguardo per non turbarla. Tohko era sensibile, ben più sensibile di quanto appariva. Era anche tanto altruista. Lo aveva dimostrato quando si era rifiutata di andare a tifare per lui a tennis e solo per colpa delle sue ammiratrici. Tohko pensava ai sentimenti altrui, ancora prima dei suoi e questa era la sua forza. Era la persona più buona per Tsukumo. Era come Yuki, ma Yuki era Yuki. Sorrise subito dopo, perché Tohko aveva aperto gli occhi.

“Sai, sorella mia, ti amo tanto. Amo i tuoi morbidi capelli. Sono così belli. Nessuno li ha come li hai tu.” Disse, come al solito all’improvviso e con sincerità. Quella frase fece avvampare Tohko ed agli occhi di Tsukumo la rese ancora più carina. Sua sorella, la sua amatissima sorella, era già bella, ma quando diventava rossa..allora diventava la cosa più bella del mondo. Era simile ad un dolce angioletto. Sorrise nuovamente e socchiuse gli occhi, chinandosi davanti alla sorella e sorridendo come solo lui sapeva fare. Tohko gli rispose sorridendo ed avvicinando il viso a quello di Tsukumo. Ora erano alla stessa altezza. Sul viso avevano la stessa espressione di dolce affetto e di reciproca e felice compagnia. Si adoravano ed adoravano la reciproca compagnia. Non c’era nulla di più bello che stare lì..insieme. Non esistevano i Duras in quel momento. Non esisteva missione. Non esisteva Takashiro o Yuki. Esistevano loro due e basta. Non c’era altro. C’erano loro due, in una nube di silenzio e di amore fraterno..o forse era un amore ancora più complicato e più difficile da spiegare.

“Secondo tua sorella, anche tu sei bellissimo. Il tuo sorriso allieta le giornate di tutti quanti. È per questo che sei tanto amato ed hai tante ammiratrici. Non mi meraviglia che Yuki ti adori e ti consideri un amico insostituibile. Voi vi somigliate con la vostra dolcezza.” Rispose Tohko con la voce melodiosa che aveva sempre quando si rivolgeva al fratello minore. Tsukumo, però, la guardò confuso. Lui aveva ammiratrici? Non se ne era mai reso conto. Tuttavia, nessuna era come Tohko e forse era per quello che non se ne era mai reso conto. Non ti importavano le persone, quando al tuo fianco avevi Tohko. Era l’unica che per lui avesse importanza ed ecco perché non gli importava quante persone fossero con lui o quante ammiratrici lo guardassero da lontano. A lui importava di Tohko, poi certo la sua naturale gentilezza e sensibilità gli impediva di allontanare quelle ragazze, ma non sapeva che lo stessero guardando. Non se ne era mai reso conto, causa della sua ingenuità. Tsukumo vide lo sguardo di Tohko. Nel parlare aveva avuto per un momento, mentre parlava di tutte quelle ragazze, un’espressione triste. Era come se a lei spiacesse che lui fosse tanto corteggiato. Come se anche lei condividesse quel suo timore…il timore di perdere la persona amata. Non era per le battaglie. Erano Zweilt, la morte, salvo rare eccezioni, li prendeva nello stesso istante. Era il timore del dopo la battaglia. Il timore di non essere più necessario al proprio compagno..insomma era il timore di perderlo. Fu così che Tsukumo avvicinò il viso a quello di Tohko, ancora di più. Le labbra di Tsukumo, morbide, dal profumo delicato di fragola, impattarono con una dolcezza squisita contro quelle di Tohko al profumo di miele e di vaniglia. Un bacio dolce, un bacio delicato. Era un bacio strano per i possenti fratelli, ma era il bacio che ad entrambi serviva. Ora le loro anime si sentivano molto meglio. Avevano condiviso il momento più importante e si sentivano più sereni, come se le imminenti battaglie non avrebbero avuto importanza. Ora sapevano che nulla li avrebbe ancora divisi. Non ci sarebbero state ragazze o ragazzi a mettersi tra loro. Si guardarono e sorrisero assieme. Erano felici, come non lo erano mai stati prima d’ora. Fu in quel momento che Kuroto entrò nella stanza di Tsukumo.

“Insomma..siete ancora assieme? Non siete dei marmocchi, maledizione! Muovetevi, tutti e due. È ora di colazione ed è obbligatorio presenziare. Quante volte ve lo devo ricordare?!” Esclamò, irritato. Tsukumo sorrise. Tohko sorrise, poi entrambi si alzarono. Tsukumo allungò la mano e prese quella della cara sorella nella sua, grande e forte, nonostante fosse lui il più piccolo. Tohko contava su di lui, come se fosse stato lui il maggiore della loro coppia. In realtà era Tohko. Alle spalle di Kuroto c’era Yuki. Entrambi sorrisero alla Luce di Dio, poi si avvicinarono, sempre tenendosi per mano. Nessuno fece caso alla comparsa di Tohko e Tsukumo che si tenevano per mano. Era un’abitudine dei fratelli stare appiccicati. Tachibana diceva sempre che il loro sentimento era di unione ancora maggiore rispetto ai normali Zweilt, perché erano fratelli ed anche Zweilt. I due ragazzi presero posto, l’uno accanto all’altra. Tohko iniziò a chiacchierare con Ria, ma non lasciò mai la mano di Tsukumo. Era una promessa. Uniti ora e per sempre!

 

Note dell’Autrice:

Ed ecco qua. La prima storia. Non ci posso far nulla..io adoro Tohko e Tsukumo. Sono così dolci. E poi Tsukumo è troppo tenero per non amarlo. Mi piace molto. Spero che vi sia piaciuta. Personalmente a me piace molto questa coppia, per il rapporto ambiguo e proibito che hanno. Mi piacciono. Non credo ci sia nulla di male. Diciamo che se non fosse Uragiri mi farebbe schifo l’incest, ma l’autrice è stata brava a rappresentarlo ed io apprezzo entrambi gli Zweilt. Spero che questa storia vi sia piaciuta. Anche se non scrivo per ricevere recensioni, mi piacerebbe sapere cosa ne pensate ^^ grazie!!! Non è molto lunga, ma è solo un momento di vita..prima della colazione. Mi sembrava assurdo che dovesse esser lunga ^^!

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Capitolo 2
*** Uniti in Morte o in Vita (Hotsuma Shusei) ***


Dai il primo capitolo non è andato così male, un po’ di persone lo hanno letto. XD! Non quante mi aspettavo. Probabilmente vi starete chiedendo perché ho inserito shonen ai…beh è semplice, perché alcune coppie lo saranno e visto che non avevo voglia di mettere le avvertenze ho semplificato il mio lavoro….viva la pigrizia! Fa caldo per pensare ad ogni singolo raiting XD! Ok..ho finito di sparare le solite fesserie di ogni volta ed ecco qua il prossimo capitolo. Ho pensato a Shusei ed Hotsuma..e sì sto andando in ordine di apparizione Zweilt, prima o poi..mi piacerebbe scrivere qualcosa su Yuki e Luka, ma più avanti XD! Ora passiamo alla prossima coppia e noi ci salutiamo in fondo ^^!

 

Era il tramonto. Il cielo si era tinto dei tenui colori del rosa e il sole era di un bel rosso vivo. Era uno spettacolo naturale, che ricordava le fiamme. Era uno spettacolo magnifico per tutti, ma c’era qualcuno che pensieroso guardava fuori da una finestra di un imponente castello. Quel cielo, quei colori spettacolari ricordavano a quella persona un momento della sua vita, che era impresso nella sua memoria. Gli occhi d’oro di uno splendido ragazzo dai tratti aristocratici e sottili guardavano quel meraviglioso cielo, sentendosi per la prima volta non indifeso davanti a quel cielo. Il colore delle fiamme lo faceva da sempre sentire a disagio, a causa delle ustioni sul petto. Non era semplice convivere con una ferita che sfigurava, ma lui ci riusciva e faceva in modo di non farlo pesare a colui che gliele aveva procurate. Sapeva che quelle ferite lo ferivano come nient’altro. Sapeva tutto quello che c’era da sapere su Hotsuma e non era neanche difficile. Hotsuma era un individuo semplice. Lui, Shusei Usui, era complesso..tremendamente complesso. Il suo viso dai tratti nobili era impercrustabile a chiunque. Non aveva semplicemente espressione. Certo. Spesso sorrideva in maniera gentile, ma i suoi occhi non ridevano mai. Aveva ragione quella sua Kohai, il cui nome non riusciva a ricordare, in quanto era inutile. Non era Hotsuma, anche se c’era in classe assieme, quindi non serviva ricordarlo. Shusei si ricordava il nome di ben poche persone: gli Zweilt, il suo amato compagno, Yuki e Luka. Gli altri nomi erano di gente di cui non gli importava niente, quindi non aveva senso sforzarsi di ricordarli. Erano volti senza luce. Erano volti inutili. Erano volti che non riusciva ad imprimersi nella memoria neppure a cercarli nella sua sfera di cristallo. Lui aveva una netta differenza nella mente tra le persone di cui gli importava e le persone poco importanti, quindi agiva di conseguenza, proteggendo quelle persone a cui era legato e guardando le altre con sufficienza e trattandole con fredda indifferenza, mascherando il tutto da una sottile patina di gentilezza. Era ghiaccio. Era freddo come ghiaccio. Spesso si sentiva morto dentro, come se non possedesse luce. Anche in quei momenti, di pace interiore ed esteriore, sentiva quando era solo di non avere nessun motivo per cui combattere, che non fosse Hotsuma. Non era neanche Yuki il motivo che lo spingeva a brandire le sue spade ed a mettere al servizio del mondo la sua Vista del Dio. Era Hotsuma. Il suo Hotsuma, così amante della gente. Il ragazzo sospirò un secondo. Aveva sentito un rumore alle sue spalle. Si girò giusto in tempo per vedere il protagonista dei suoi pensieri, almeno quando pensava agli esseri umani, cosa che faceva di rado. Il ragazzo biondo era appoggiato al muro. Le braccia muscolose erano incrociate. L’espressione puramente imbronciata, come sempre. Shusei si perse ad osservare il viso così ben conosciuto. L’espressione, le spalle, ogni singolo dettaglio e sorrise. Sorrise perché Hotsuma gli piaceva sempre e gli piaceva vederlo anche con un’espressione sempre arrabbiata su di un viso che in realtà era dolce e stupido. Hotsuma era proprio un cretino, ma gli piaceva per quello.

“Cosa fai qui, Hotsuma?” Domandò Shusei con una voce morbida, dolce e melodiosa. Hotsuma aprì gli occhi, che fino a quel momento aveva tenuto chiusi. Permise così a Shusei di tuffarsi in quel mare di smeraldo. Un sorriso si delineò sulle labbra sottili del biondo, mentre fissava il castano negli occhi. Shusei era perfetto. Non c’erano modi per definirlo se non perfetto ed Hotsuma non si chiedeva neppure come fosse possibile che Shusei avesse avuto così tante donne, dato che era stupendo ed intelligente. Era orgoglioso di essere il suo compagno, perché Shusei era intelligente, era forte, era bello ed era un punto di riferimento per chiunque. Persino i più grandi o gli adulti alla Dimora trattavano Shusei in un modo diverso da come trattavano lui e gli altri ragazzi. Shusei era qualcuno con cui parlare liberamente, che avrebbe sempre compreso ogni parola anche quelle più complicate.

“Ero in camera tua, ma tu non arrivavi mai. Così son uscito per cercarti. Che ci fai qua?” Domandò con il tono di voce vibrante che solo Hotsuma possedeva. Shusei lo guardò un momento. Non contestò neanche più il fatto che ancora una volta il suo compagno avesse trattato la sua camera e molto probabilmente il suo letto, come se fosse di sua proprietà. Ormai ci era abituato. Cosa faceva lì? Era una domanda ben difficile in effetti. Lui si era rintanato lì per pensare e credeva di essere solo, ma come sempre l’unione Zweilt l’aveva fatto trovare dal suo compagno, dal suo amato. Il sentimento di Shusei per Hotsuma a dire il vero non era così lampante, come poteva apparire. Era vero che Shusei pensava soprattutto ad Hotsuma e pensava al bisogno che sentiva di essere fondamentale a Hotsuma, ma pensava anche ad altre cose. Non aveva mai pensato che la lotta fosse difficile, ma cosa avrebbe fatto se Hotsuma avesse perso la vita nella battaglia? Cosa avrebbe potuto fare lui da solo senza la sua ragione di vita? C’erano diversi Zweilt che vivevano, nonostante la morte del loro compagno, ma lui sapeva che non sarebbe potuto sopravvivere al dolore. Hotsuma era la vita stessa, era fuoco impetuoso, era calore immenso. Lo teneva in vita e lo riscaldava della fiamma dell’amore, ma non era solo quello. Era la metà della sua mela o almeno in un lontano passato lo era stato e quello gli mancava. In quel periodo era lui, ma allo stesso tempo non era lui. Però, più volte si era trovato a rimpiangere il non poter aver figli con Hotsuma ed il non potersi legare a lui in alcun matrimonio. Sorrise, però, facendo finta di niente. Non poteva dire quelle cose ad Hotsuma o si sarebbe di nuovo arrabbiato come un bambino.

“Pensavo..a molte cose.” Rispose solamente, esaustivo. Hotsuma lesse quelle parole, ma sapeva che il cervello di Shusei era sempre in movimento e faceva sempre pensieri che normalmente un essere umano non compiva. Decise di avvicinarsi ulteriormente, sapendo che la sua vicinanza sarebbe piaciuta anche al ragazzo castano. Lo affiancò e gli mise una mano tra i capelli. Amava tutto di Shusei. I morbidi capelli castani, tenuti impeccabilmente in ordine, il viso dai tratti leggermente affilati, ma piacevoli, gli occhi seri e con a volte una luce triste nello sguardo. Hotsuma si accorgeva di molte cose, cose che neppure Shusei sapeva, ma per rispetto verso Shusei se le teneva a volte per sé. Aspettava che fosse Shusei a volersi confidare. Non lo obbligava quasi mai a dirgli cosa gli passava per la testa, non fino a quando almeno mangiava con tutti e da quando lui aveva imparato ad amare Yuki ciò succedeva. Hotsuma sapeva che quello era un modo di Shusei per evitare di non far preoccupare Tsukumo. Tsukumo era qualcuno di cui Hotsuma, da sempre gelosissimo, non provava gelosia e neanche invidia per la vicinanza con Shusei. Non sopportava quando era Tohko a portare dalla sua parte il suo Shusei, ma non gli spiaceva quando vedeva Shusei rilassato a parlare con Tsukumo. Sapeva perfettamente che non era facile ottenere il rispetto e la stima di Shusei ed era contento che qualcuno, a parte lui stesso, avesse la possibilità di parlare con Shusei. Hotsuma aveva anche notato che neppure Yuki era vicino alla scorza di fredda cortesia che Shusei stesso aveva imposto al suo io. Nessuno si avvicinava mai a lui, a parte Hotsuma stesso. Rimase a fissare i colori del tramonto, chiedendosi cosa passasse per la mente di Shusei ed avendo pensato che fosse passato un tempo sufficientemente ragionevole, decise di chiedergli il motivo di quella preoccupazione.

“A cosa? Cosa pensi di così complicato da disturbarti?” Domandò, cercando di capire. Qualunque cosa fosse Hotsuma, Shusei lo sapeva, avrebbe fatto l’impossibile per farla sparire dal mondo e proteggerlo così. Shusei sorrise, ripensando a quel giorno a scuola, quando gli aveva confidato una realtà e lui si era tanto arrabbiato. All’istante decise di dirgli la verità. Si sarebbe arrabbiato sicuramente, ma non poteva in alcun modo mentirgli. Non erano così che funzionavano i rapporti tra Zweilt. Non si poteva mentire al proprio compagno. Era come mentire a sé stessi, inoltre in quelle parole, Shusei avvertì una preoccupazione e non voleva dar più pensiero ad Hotsuma, dopo quello che era successo tra loro. Decise perciò di essere sincero. Poteva dimostrare la sua debolezza ogni tanto, giusto? Non doveva sempre portare chissà quali pesi sulle sue spalle, perché Hotsuma era un pochino sciocco e non aveva la sua freddezza nel porsi i quesiti. Poteva dividere il suo peso e farlo portare almeno un pochino ad Hotsuma.

“Pensavo alla fine. Pensavo a cosa farei se tu non ci fossi, ma poi ho capito che ovunque uno di noi vada, l’altro lo seguirà fino a trovarsi.” Disse in risposta. Lo pensava davvero Shusei. Hotsuma lo guardò un momento. Capiva la tristezza di quel discorso. Aveva pensato che l’altro lo stesse trattando come tutte quelle donne che aveva avuto, ma qualcosa negli occhi di Shusei lo convinse che non era così. Si appoggiò con delicatezza alla spalla del ragazzo, circondandolo con le braccia. Adorava sentire l’eccessiva magrezza di Shusei. Poi, la sua voce uscì, come sempre senza alcuna esitazione. Era normale per lui pensare quelle cose. Era perfettamente ovvio.

“Certo! Sei il mio compagno. L’unico al quale affiderei la mia vita. Non permetterò mai che ci separino.” Disse con convinzione. Hotsuma non conosceva il futuro. Non lo poteva conoscere, ma sapeva che mai nella vita qualcuno avrebbe potuto privarlo di Shusei. Shusei era suo. Shusei in tutta risposta sorrise ed annuì. Chiuse un momento gli occhi e sentì la mano di Hotsuma scendere sulla sua cicatrice. Accarezzare piano quella parte ferita di pelle. Era quella la loro promessa. Avevano promesso di morire assieme ed era ciò che nel caso sarebbe avvenuto. Uniti per sempre. Non avrebbe mai permesso o meglio non avrebbe mai più permesso che Shusei morisse solo. Loro dovevano vivere assieme o morire assieme. Era scritto nel loro destino.

“Quando mi hai portato via dalle mie fiamme hai detto che non volevi vivere in un mondo senza di me ed io ho detto a quella disgustosa Duras che non potevi morire solo. Noi siamo destinati o vivremo assieme o moriremo assieme.” Rispose, per poi chinarsi un momento e baciare da sopra il tessuto della camicia quelle ferite. Shusei perse un battito per quelle parole e per quel gesto. Non se lo aspettava e per la prima volta in vita sua le gote divennero rosse per l’emozione e l’imbarazzo, forse più per la seconda che per la prima. Sorrise ed annuì. Quando Hotsuma tornò alla sua altezza, Shusei rispose a quel movimento, baciando sulle labbra Hotsuma, unendole per la prima volta in quella vita. Aveva ragione, anche se forse quella era la prima volta. Non era la prima volta che Hotsuma rassicurava il suo animo con le sue parole, anche se non lo avrebbe mai ammesso, ma era la prima volta in quella vita che Hotsuma aveva ragione. Loro erano uniti. Sarebbero morti assieme o vissuti assieme, senza mai abbandonarsi. Lui avrebbe cercato ovunque con la Vista la sua Voce.

 

Note dell’Autrice:

Spero che questo capitolo vi piaccia, lo ammetto..il primo non mi è sembrato cogliesse chissà quali simpatie, ma spero che il secondo possa piacere di più. Personalmente a me Hotsuma e Shusei piacciono parecchio, anche perché Shusei è uno dei miei personaggi preferiti. Ho un debole per i personaggi freddi, astuti ed intelligenti..poi mi aggrada abbastanza anche fisicamente. So che potrebbe apparire un poco pessimista, ma alla fine è come lo vedo io. Chiedo scusa alle fan di Hotsuma per avergli dato più volte del cretino, ma alla fine un po’ scemo lo è. XD! Spero che vi sia piaciuto. Grazie per la lettura e grazie particolare a Rebychan ^^!

Bacio!

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Capitolo 3
*** Uniti per Solitudine (Senshiro Kuroto) ***


Salve a tutti! So che sto facendo gli aggiornamenti abbastanza rapidi, ma è perché la storia l’ho tutta in testa e quindi mi viene facile fare gli aggiornamenti in fretta. Comunque, sono arrivata alla coppia che ha ispirato in sé e per sé la scrittura di questa fanfiction..poi penso di o interromperla momentaneamente fino alla fine dell’estate o comunque attendere con gli aggiornamenti, questo è per permettermi di ragionare meglio sull’ultima, dopo questa, coppia Zweilt che manca. Ria e Sairi mi piacciono, ma di Sairi almeno ho la convinzione che al momento si sappia tremendamente poco su di lui e credo che molte delle cose che lo riguardano sono fondamentali ai fini della narrazione, quindi preferisco attendere. La coppia di questa volta è Sen-Kun e Kuroppi *^*! Io personalmente li adoro, soprattutto Kuroppi *^* è troppo puccio *^*! Comunque questa è forse la storia a cui tengo di più proprio perché è quella che ha permesso alla storia di nascere. Spero che vi piaccia. A dopo per i saluti!

Era notte. Una notte stellata, con qualche nuvola trasportata dal vento. Era più o meno l’una e solo due persone erano sveglie, l’altra era un Duras. Luka era sveglio, ma lui di notte stava nella camera di Yuki a controllare che stesse bene e non avesse bisogno di lui, quindi era raro trovarlo in giro per la Dimora del Crepuscolo. Uno dei due umani svegli era un giovane ragazzo alto e slanciato, dai chiari capelli castani e gli occhi scuri, coperti da un paio di lenti d’occhiali, che lo rendevano ancora più carino, di quanto in realtà già non fosse. Il giovane era impegnato in un disegno molto complesso per un’illustrazione che avrebbe dovuto consegnare il giorno seguente. Sentì bussare alla porta e svelta la sua mano sottile, su cui brillava un anello in metallo, si fermò, facendo risplendere alla luce della lampada il suo segno distintivo: l’anello da Zweilt. Il giovane aveva un’espressione amabile e gentile. Volse un leggero sguardo all’orologio alla parete, guardando l’ora curioso. Sapeva già chi avrebbe mai potuto andare a cercarlo così tardi, perciò quando andò ad aprire non fu per niente sorpreso di trovarsi davanti un giovanotto molto più magro di lui ed anche più piccino fisicamente. Il suoi piccolo e, secondo lui, adorabile compagno di team era davanti ai suoi occhi. Senshiro sorrise contento e si spostò per permettere al più piccolo di entrare. Kuroto non si volse neppure per un momento e neanche si tolse dal viso quell’espressione irritata, che mostrava a chiunque. Eppure in quel momento Senshiro sapeva guardare ben più in là delle apparenze. Sì. Era indubbiamente vero che Kuroto fosse una persona difficile con cui entrare in rapporti: arrogante, saccente e supponente come pochi sapevano essere, eppure stava lì la maggior parte della sua fragilità. Era diventato in quel modo per proteggersi ed evitare di venire nuovamente allontanato dalle persone a cui voleva bene. Alla fine era diventata un’abitudine attaccare con i suoi modi, per evitare di rimanere ferito. A Senshiro faceva molta tenerezza quel suo lato tenero ed indifeso insieme, eppure anche così forte. Non sapeva come Oboro-San trattasse Kuroto, ma a lui non piaceva l’idea di trattarlo normalmente. Se ne prendeva cura, come una specie di tata o di mamma, cosa che a Kuroto dava fastidio. Senshiro sapeva anche perché gli desse così tanto fastidio. Aveva paura che un giorno qualcuno avrebbe portato via le attenzioni di Senshiro da lui e la cosa lo confondeva anche. Per questo Senshiro si piegava a quei capricci infantili. Kuroto sembrava, secondo Senshiro, un gattino con le unghie sempre pronte ad uscire e graffiare, ma non per questo era qualcuno che non avesse bisogno di attenzioni, anzi proprio per il suo modo di essere ne aveva anche più bisogno degli altri.
“Hai fame, Kuroto?” Domandò con un tono di voce cortese e gentile, guardando con insospettato affetto il suo piccolo compagno. Kuroto non aprì bocca per rispondere. Divenne rosso come un pomodoro, per poi chinare lo sguardo ed annuire. Era il massimo che si potesse sperare come espressione da lui. Kuroto era sempre stato abituato a stare solo, ma in realtà aveva costantemente bisogno di un qualcuno al suo fianco. Oboro non era come Senshiro. Oboro lo trattava alla pari, ma alla fine a Kuroto non spiaceva l’esser trattato come un bambino. Non era mai riuscito a godersi la sua infanzia, causa di sentimenti non troppo positivi, quali vendetta, ira, rabbia, odio e solitudine, ma da quando conosceva Senshiro non era più così. Gli piaceva anche stare in sua compagnia, anche se era odioso il fatto di non sapere mai come reagire alle sue piccole prese in giro. Oboro era serio, diligente, una persona con cui lui andava d’accordo, perché erano simili: seri, intelligenti, completi così da soli, ma anche alla pari. Nel rapporto con Senshiro non c’era parità. Senshiro si prendeva cura di lui e Kuroto si rendeva conto di una cosa ogni volta aveva un modo di chiedere che sembrava invitare ed incitare il più grande a prendersi ancor più cura di lui. Era quasi un suo desiderio inespresso. Era infatti anche geloso di tutti coloro che si avvicinavano a Senshiro o che Senshiro avvicinava per prendersi cura di loro. Era un suo modo per chiedere a Senshiro di prendersi cura solo ed esclusivamente di prendersi cura di lui e basta. Lui aveva bisogno di Senshiro, di essere amato ed apprezzato da Senshiro, di aver Senshiro di prendersi cura di lui. Vide Senshiro mettere a posto il suo disegno ed andare verso la cucina. Kuroto lo seguì in silenzio. Gli occhi verdi fissavano la schiena ampia di Senshiro. Era davanti a lui e per la prima volta poteva osservarlo. Senshiro. Era paziente, calmo e spontaneo. Era come Yuki, insomma…solamente che lui le persone così non sapeva mai come trattarle. Aveva paura che lo ingannassero prima o poi? No. Sapeva che Senshiro non poteva abbandonarlo. Era semplicemente il suo compagno. Aveva più che altro paura di essere abbandonato. Era stato devastante il pensiero di allontanarsi da Senshiro il giorno della morte del Nonno Garan, ma Senshiro stesso gli aveva detto chiaramente di aver bisogno di lui. Perché lui non riusciva a dire che anche lui, Kuroto Orai, colui che non aveva mai avuto bisogno di nessuno o così aveva sempre detto, dopo la morte di Oboro, aveva un assoluto bisogno di Senshiro o meglio delle cure affettuose di Senshiro? Eppure non era poi così difficile. Si fermò così in mezzo al corridoio. Senshiro si girò verso di lui, perché aveva avvertito i delicati passetti di Kuroto smettere di risuonare alle sue spalle. Si fermò e si girò verso di lui, avvicinandosi. Una mano si posò sui capelli neri di Kuroto, mentre il viso di Senshiro si faceva vicino a quello di Kuroto.
“Qualcosa non va, Kuroto? Ti senti male? Hai bisogno di qualcosa?” Domandò con un tono di voce dolce, gentile, come solo la voce di Senshiro sapeva essere. Kuroto sentì quelle domande e guardò quel viso così vicino. Prima di rispondere, però, si guardò attorno. Non c’era nessuno che avesse visto quello scambio, quindi poteva anche accettare la mano di Senshiro sulla morbida chioma corvina. Gli occhi verdi, bellissimi, dalle ciglia lunghissime si posarono in quelli di Senshiro. Il viso dolce e delicato, leggermente effemminato, del ragazzo dalla chioma nera si allontanò leggermente per via dell’imbarazzo che sentiva nello stare così vicino a Senshiro. Forse aveva difficoltà ad esprimersi con Senshiro perché sentiva che ogni volta era come un tradimento verso Oboro? Poteva essere..in fin dei conti tutti dicevano che non c’erano Zweilt uniti come lo erano lui e Oboro. Forse era proprio il suo precedente legame ad ostacolare quello nascente con il suo compagno amato? Poteva anche essere. Effettivamente vedeva gli altri Zweilt, con i loro compagni e provava invidia verso di loro. Però, non gli spiaceva la compagnia di Senshiro. Non capiva più se era felice per sé e per Senshiro o se invece fosse crudele a sentire qualcosa di buono anche per il proprio attuale partner. Come faceva a districarsi solo da quella marea di pensieri tremendi? Guardò nuovamente gli occhi di Senshiro, che ancora lo fissavano cercando di comprendere quello che spingeva il giovane a combattere, nonostante la sua indole pacifica.
“Combatti solo per vendetta?” Domandò, lasciando perdere tutte le altre domande, che il ragazzo gli aveva posto. Senshiro nell’ascoltare quella domanda, sorrise. Si allontanò leggermente, ma non staccò la mano dalla testa del giovane, mentre sentiva quanto fosse piccola la testina di Kuroto. Era così minuto, che gli faceva tenerezza. Sorrise leggermente. Forse inizialmente lui aveva deciso di combattere per vendetta, vendetta verso quel Demonio, chiamato Cadenza. Però, erano mesi ormai che lui non combatteva solo per quello, anzi aveva iniziato a pensare quanto fosse stupido l’idea di lottare solo per una cosa del genere, arrivando a comprendere che lui non poteva proprio più vivere senza Kuroto. Aveva deciso di combattere per stare vicino a Kuroto e perché percepiva che l’altro aveva bisogno di lui.
“Combatto per te e perché so che hai bisogno di me. Non nego che inizialmente ho fatto l’addestramento con il preciso intento di vendicarmi, ma ora non è più così. Combatto per te, per noi e per ciò che tu desideri.” Disse con spontaneità. Kuroto, come sempre, fece un viso scioccato, che fece sorridere ancora di più Senshiro. Adorava il suo piccolo con quel suo modo di fare. Kuroto invece stava pensando a come fosse possibile che Senshiro ogni volta fosse in grado di fargli perdere la pazienza. Non poteva essere che ogni volta che si parlavano lui finisse con il non sapere più come fare o come continuare un discorso. Era quello che lo innervosiva soprattutto. Quando parlava con Senshiro, andava a finire sempre che si agitava perché Senshiro aveva un modo di fare pazzesco e lo confondeva con quella sua malefica dote della spontaneità. Non sapeva come trattare le persone così. Fu in quel momento che si sentì spingere o meglio sentì una forza incredibile. Senshiro gli aveva appena afferrato con forza il braccio sottile e se lo era spinto tra le braccia. Kuroto ora era tra le sue braccia. Si divincolò per un momento, a causa dell’imbarazzo, ma non riuscendo a liberarsi alla fine decise di godersi quell’abbraccio, complice anche la mancanza di gente. Kuroto allungò le braccia sulla schiena di Senshiro e si aggrappò a quella maglia e a quella schiena con vera disperazione. Era incredibile. Si era aggrappato a Senshiro come se lui fosse stato la sua boa di salvataggio. Fu in quel momento che sentì nuovamente la voce calda di Senshiro parlare.
“Non aver paura..non aver mai paura di perdermi, Kuroto. Io sono qui. Ti basta allungare le braccia e sentire il mio corpo. Non fare paragoni con la tua precedente relazione. Io e Oboro-San siamo due persone diverse e tu puoi amarci per diversi motivi. Stai tranquillo.” Disse con voce calma e ragionevole Senshiro. Kuroto divenne rosso a quelle parole. Come diavolo era possibile che Senshiro gli leggesse ogni singolo momento nella mente e riuscisse a capire quello che maggiormente lo preoccupava. Si staccò con il viso in fiamme e con l’espressione irritata. Era veramente in imbarazzo e quello lo comprendeva chiunque lo conoscesse o l’avrebbe compreso se l’avesse visto, ma in quel momento c’era solo Senshiro che lo guardava con un’espressione serena e contenta. Kuroto non sapeva più cosa dire e come togliersi da quella situazione, così la sua vocina disse.
“Tsk..lo so benissimo. Ora muoviti che ho fame.” Disse, chinando lo sguardo. Aveva sbagliato di nuovo. Non voleva trattare male Senshiro, ma gli veniva naturale. Senshiro sorrise intenerito. Sapeva che Kuroto era in imbarazzo e si imbarazzava facilmente ed era uno degli aspetti che lo divertiva ed insieme inteneriva. Era così carino quando non sapeva più che pesci pigliare ed iniziava ad irritarsi in quel modo. Chissà se quel carattere piaceva anche a Oboro o se l’avesse visto? Secondo lui, non era possibile che l’avesse visto, perché Kuroto ed Oboro-San avevano un altro tipo di rapporto. Lo vide allungare il passo ed allungò la mano. Gliela prese tra le sue e ci posò sul palmo un bacio. Kuroto non allontanò il palmo, ma divenne ancora più rosso. Fu allora che Senshiro nuovamente tirò quel braccino e se lo spinse addosso, abbracciandolo in modo compulsivo e stringendolo con affetto. Senshiro amava Kuroto. Lo amava come si ama un bambino che fa i primi passi. Lo amava come si ama l’alba di un nuovo giorno, che rompe l’oscurità della notte. Chinò il corpo ed incontrò le labbra del giovane con venerazione. Adorava Kuroto. Amava Kuroto ed aveva promesso di dedicarsi solo a lui.
“Ora possiamo andare. Io ho promesso di dedicarmi solo a te e così sarà. Non ti lascerò. Ora andiamo. Hai fame, giusto? Cosa vuoi mangiare?” Disse Senshiro, stringendo la mano di Kuroto. Kuroto non aveva fatto in tempo a rispondere a quel bacio, ma misteriosamente tutti i suoi pensieri negativi su quale dei due partner avesse e stesse amando di più erano svaniti. Ora c’erano solo lui e Senshiro e la cosa non gli spiaceva. Sorrise delicatamente. Il suo dolce sorriso che solo Senshiro conosceva. Seguì Senshiro e gli chiese una buona soba e poi del gelato al the verde. Gli andavano quelle cose. Non mollò la mano di Senshiro. Ora capiva anche il perché delle gelosie verso gli altri. Aveva paura di essere lasciato da Senshiro e lui invece ne aveva un disperato bisogno. Non voleva che Senshiro si prendesse cura di nessun altro, solo che l’abitudine di Senshiro era quella di prendersi cura di tutti. Kuroto invece desiderava Senshiro solo per sé. Era un desiderio egoistico, ma tutti avevano i loro compagni e lui aveva paura di non averlo più. Era un dolore che conosceva fin troppo bene. Loro dovevano stare uniti. Dovevano rimanere per sempre uniti, contro la disperazione della solitudine. Non voleva soffrire la solitudine…non di nuovo. Voleva Senshiro per sé, perché solo con lui non si sentiva ancora solo. Quello che non sapeva Kuroto era che per Senshiro era la stessa cosa, ma solo che essendo più grande aveva imparato a controllare la sua disarmante gelosia. Però, non poteva fare a meno di chiedersi cosa avrebbe fatto se Kuroto non avesse avuto più bisogno di lui. Non lo avrebbe mai permesso..ma tanto sapeva una cosa: Kuroto avrebbe per sempre avuto bisogno di lui ed ogni suo piccolo capriccio era la dimostrazione di ciò. Uniti per sconfiggere la disperazione.

Note dell’Autrice:
Ok…questo capitolo è venuto più lungo degli altri, ma come ho detto ce l’ho in mente da tre-quattro giorni ed è stata questa la coppia che mi ha fatto venire l’idea della storia. Non so se si capisce chi io ami in questa coppia, ma a dire il vero come ho detto ho la passione per tutti gli Zweilt e quel rapporto così particolare che hanno tra loro. È stupendo quel modo di vivere così intenso. Kuroto mi fa molta tenerezza e Senshiro mi piace un sacco..credo si intuisca dalla storia. Oboro è una figura troppo importante per Kuroto per non menzionarla, come Cadenza. Sono entrambi fondamentali per questa coppia. Ora passo a rispondere alle due recensioni. Ringrazio nuovamente Rebychan.

Rebychan: Ciau cara! Visto che hai commentato entrambi i capitoli, ti rispondo in questo modo e rispondo ad entrambe le recensioni che mi hai scritto. Prima di tutto ti ringrazio un sacco per i complimenti che mi hai fatto *^* davvero..ho apprezzato tantissimo che la mia storia ti sia piaciuta e che ti sia piaciuto il mio modo di descrivere i personaggi. Io son contraria al massimo all’OOC per me se ti piace un personaggio è perché ti piace il suo carattere, quindi non vedo perché prendersi il disturbo di cambiare il carattere. Voglio dire se ti piace esteticamente ok…ma a me i pg piacciono anche per il loro carattere e quindi non mi piace cambiarli o scostarmi dal modo dell’autrice di descriverli. Ora ti rispondo alla prima recensione, quindi parlo di Tohko e Tsukumo…dunque ad essere sincera e se non mi sbaglio l’ho anche scritto da qualche parte, neppure a me piace molto l’incest (a parte il twincest…yaoi XD, ma quello è perché mi piacciono i gemelli e mi piacciono assieme). Tohko e Tsukumo però hanno un dato tipo di rapporto, che sfiora continuamente l’incest ed alla fine alle volte mi sembra proprio che cadano in quella categoria, ma comunque a me piace molto quel loro rapporto al limite dell’ambiguità. È proprio un qualcosa che non mi da neppure fastidio. Son carini assieme. Sono dolci…anche nel manga son teneri quando si rivolgono l’uno all’altra. Hanno un modo di fare stupendo e che da addito a notevoli pensieri. Tohko poi a me piace molto ed anche Tsukumo. Stavo pensando prima o poi di portare Tohko come cosplay proprio per la mia passione verso di lei..la adoro. Tsukumo è qualcuno di amabile e teneroso *^* lo adoro *^*! Veniamo anche al secondo capitolo…Hotsuma e Shusei. Devo dire che quella coppia piace un sacco anche a me. Mi piace come sia Shusei evidentemente l’uke e come domini Hotsuma, ma allo stesso tempo abbia bisogno di lui. Alla fine Shusei è una figura molto ermetica ed emblematica. Comunque son contenta che una fan di questi due abbia apprezzato la mia storia..il loro momento. Ti ringrazio ancora per i complimenti e spero che anche questo capitolo ti piaccia. Per la vena di melanconia che ha la storia, ma sinceramente…è proprio del manga e dell’anime..non dipende più di tanto da me, certo a me non dispiace quel senso di oscurità che permane nel manga, ma alla fine non l’ho creato io. Spero commenterai anche questo capitolo^^!
Bacio alla prossima!!

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