A new life

di blueclipse
(/viewuser.php?uid=157615)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 0. Prologo ***
Capitolo 2: *** 1. Un piccolo nuovo ospite ***



Capitolo 1
*** 0. Prologo ***


~PROLOGO~

La giornata era soleggiata e tranquilla. Niente faceva presagire quello che di lì a poco sarebbe successo. Nessuno poté fare niente per salvarli. L'auto fu troppo veloce, lo stupore paralizzò tutti.

Aurora sentì solo delle grida e un forte stridio di freni, poi per lei fu il buio.



Tre mesi dopo...


Il corridoio riecheggiò del rumore dei passi decisi di un uomo. Stefano era molto alto e vantava un fisico da vero atleta: muscoloso, ma non troppo. I capelli biondi sbarazzini mettevano in risalto gli occhi blu, che esprimevano forza e pacatezza. Era stato il sogno proibito di molte ragazzine quando andava ancora a scuola e lo era tutt'ora di altrettante donne.

Aprì la porta della stanza, attento a non fare troppo rumore, per non rischiare di svegliare chi si trovava su quel letto. Precauzione inutile: sua sorella Aurora era sveglia, anche se non dava segni di averlo sentito, o forse semplicemente non le importava. Restò fermo a guardala.

Nonostante tutte le bende e i lividi che ancora le ricoprivano parte del corpo, si vedeva che Aurora non era una brutta ragazza, anzi si poteva benissimo dire che fosse veramente bella. Assomigliava molto al fratello. Aveva lunghi capelli biondi che le arrivavano a metà schiena e che lei preferiva tenere racchiusi in una coda di cavallo e due occhi verdi come l'erba dei prati più rigogliosi. Era snella e alta, e non aveva un petto piatto; un fisico da modella insomma. Solo chi la conosceva davvero però notava che il suo sorriso non arrivava più a toccare gli occhi, questi non trasmettevano più gioia o voglia di vivere: erano spenti e privi di emozioni, se non un'immensa raggelante indifferenza a tutto e tutti.

Nel vederle quell'espressione, il cuore di Stefano fu stretto da una morsa: averebbe dato qualsiasi cosa per vederla di nuovo ridere felice. Si sentiva inutile e impotente di fronte alla portata del dolore che accompagnava ogni gesto della sorella. Gli ultimi tre mesi erano stati un incubo, pieni di angoscia e speranza; era ora di cambiare.

Si avvicinò al letto imponendosi di ritrovare la sua solita allegria, perduta quando aveva varcato la soglia di quella stanza d'ospedale.

-Ciao sorellina. Meglio oggi?-

Lei non gli rispose e non si voltò neanche: era così dal giorno che si era risvegliata quando l'avevano messa al corrente di quello che era successo quasi tre mesi prima. Stefano, però, non si perse d'animo e ritentò.

-Non fare così, ti prego. Lui non avrebbe voluto, lo sai benissimo anche tu che di te lui amava sopratutto la tua gioia e la tua voglia di vivere. Quindi se non vuoi farlo per te, o per me, o per tutti quelli che sono preoccupati per te, almeno fallo per lui. Ti prego, cerca di tornare a vivere. Provaci.- la supplicò lui.

Aurora si girò a guardarlo, dritto dritto negli occhi. Andò oltre all'apparente allegria con la quale si era presentato lui; vide il dolore, l'ansia e la preoccupazione che albergavano nell'animo del fratello.

Si odiava per quello che stava facendo a tutti quelli che le volevano bene e che continuavano a spronarla per non cedere e lottare. Voleva più di tutti tornare ad essere quella di prima, sempre sorridente e felice, ma più ci provava più difficile le sembrava riuscirci. E ora che stava guardando quegli occhi, decisi di ritentare l'ultima volta.

Si fece coraggio e cercò di accantonare il dolore in un angolino della sua mente.

-Ci provo, ma non ti prometto niente. Fa troppo male, Ste, davvero troppo.- sussurrò debolmente.

A Stefano non occorrevano altre parole: il primo passo era stato fatto e lui l'avrebbe sostenuta e aiutata. Sperò solo che il futuro fosse clemente con loro e non riservasse brutte sorprese.



Un anno dopo...


-Arrivati! Da oggi questa sarà casa mia.- disse Aurora.

-Tipo.. questo loro lo chiamano “appartamentino”?!? Incredibile!- esclamò Stefano che la seguiva.

-A quanto pare... Mi avevano detto di essere ricchi, ma non pensavo fino a questo punto. Se lo avessi saputo prima che era così grande, non avrei accettato. Ora è troppo tardi ormai, ho già firmato.-

-In caso l'avessi saputo prima, ti avrei costretto io a firmare. Ti serviva cambiare aria e loro ti hanno offerto un'opportunità su un piatto d'argento, anzi, d'oro vedendo tutto questo ben di Dio.- le rispose lui, infervorato.

Lei non replicò: sapeva quanto aveva fatto preoccupare i suoi cari in quegli ultimi mesi, e anche se non l'avrebbe mai ammesso concordava con suo fratello. Al ricordo di quello che aveva passato, però, non riuscì a celare l'ombra di tristezza e dolore che attraversò i suoi occhi. Stefano se ne accorse e decise di distrarla.

-Beh? Che ci facciamo ancora qui in entrata come due stoccafissi? Su, su; dobbiamo sistemare e esplorare questo posto! Tipo, guarda qui che vista! Essere all'ultimo piano ha i suoi vantaggi, non trovi?-

-Wow, è davvero magnifica! Si vede quasi tutta la città e.. ehi! Laggiù! Il mare! Bellissimo..- esclamò lei entusiasta del panorama che si poteva ammirare da lì. Stefano sorrise con dolcezza, conscio di essere riuscito nel suo intento.

-Ok! Diamoci da fare ora, che abbiamo quintali di roba da sistemare ancora.- continuò lei -Ah, Stefano?-

-Si?- le rispose lui girandosi.

-Grazie per avermi accompagnata-

-Questo e altro per te sorellina. Mettiamoci al lavoro ora.- disse stritolandola in un abbraccio che voleva proteggerla dal resto del mondo.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** 1. Un piccolo nuovo ospite ***


~CAPITOLO 1~

~Un piccolo nuovo ospite~


-Aurora! Sveglia dormigliona! Il sole è già alto. Su, che ti ho già preparato la colazione!-

Sebbene fosse indubbio che la ragazza in questione preferisse di gran lunga il caldo abbraccio delle coperte alla colazione preparata dal fratello, si costrinse di malavoglia ad alzarsi dal letto. Era inutile continuare a dormire quando lui le aveva già tirato in parte le tende facendo entrare prepotentemente la luce del sole. Iniziava a detestare quel sole che le aveva impedito di riprendere sonno dopo che Stefano l'aveva svegliata.

-Dai Aurora, sbrigati! È già tardi!- continuava a chiamarla il fratello dalla cucina.

-Basta, basta. Ho capito! Sono già su. Ma è tardi per cosa, poi? Mica avevamo impegni oggi.- gli rispose mentre andava in bagno a farsi una breve doccia che le permettesse di cancellare gli ultimi residui di sonno. La sua camera era l'unica con un piccolo bagnetto attiguo e lei l'aveva scelta proprio per questo e perché comunicava direttamente con la stanza-studio posta in fondo al corridoio.

-Ma come “per cosa”? Eri così stanca ieri da non ricordarti neanche che avevamo deciso di andare a fare un giro in città oggi per ambientarci un po'? Dai, muoviti!-

-Agli ordini capo! Ma davvero ne avevamo parlato ieri? Non me lo ricordo..-

-Ma cosa devo fare con te? Mi rispondi quando sei già nel mondo dei sogni?-

-Ops.. può capitare, dai..- replicò insicura lei stessa delle sue parole -Sarò pronta in un lampo!- continuò entrando in cucina con molta, molta calma, facendo esasperare il fratello.

-Tipo.. quale lampo? Una lumaca sarebbe più veloce!- gli disse lui di rimando dal divano dove si era messo per guardare un po' di televisione. Non avevano dovuto urlare per parlarsi: sala da pranzo e soggiorno formavano un'unica grande stanza provvista anche di un angolo cottura da far invidia ai migliori cuochi e di un caminetto. La parete breve vicino al divano era formata interamente da una vetrata attraverso cui si accedeva a un terrazzo-giardino su cui faceva bella mostra una piscina e una vasca idromassaggio. L'appartamento, posto all'ultimo piano di un grattacielo in centro città, era composto anche da altre due camere e un bagno molto spazioso.

-Ma che spiritoso che sei, fratellone mio!- replicò lei con sarcasmo -Pronta! Prendi tu le chiavi?-

-Le ho già messe in tasca.-

Usciti dal grattacielo si guardarono un po' intorno: in strada le macchine erano ferme in coda per il traffico e nei marciapiedi la fiumana di gente che andava e veniva pareva inarrestabile.

-Sei proprio sicuro di voler visitare la città oggi?- chiese incerta Aurora a quella vista.

-Tipo.. credi che domani sarà diverso?- le rispose. Anche lui era stupito da tutto quell'andirivieni: da dove venivano loro un caos così assurdo di persone non era neanche immaginabile ma ora avrebbero dovuto imparare a conviverci.

-No, credo proprio di no.. via il dente, via il dolore?- propose rassegnata lei.

-Andiamo!-


Stavano camminando da un po', ormai. Avevano percorso già qualche via, tutte con negozi e bar lussuosissimi, quando arrivarono nei pressi di un parco recintato. Era un piccolo polmone verde in quel mare di cemento e di corpi, un soffio di aria pura. I due ragazzi ne rimasero da subito rapiti e non esitarono neanche un secondo ad andare ad esplorarlo. Per di più era già ora di pranzo e la fame iniziava a farsi sentire, così decisero di comune accordo di prendere un panino dalla bancarella lì vicino e mangiarselo seduti sull'erba, come fossero a un picnic.

Andarono a rilassarsi all'ombra di un grande albero, accarezzati da una leggera brezza.

-Sai Stefano, credo che questo sarà il mio posto preferito da oggi in poi. C'è pace e tranquillità, neanche le grida dei bambini che giocano riescono a spezzare l'atmosfera, anzi, ne sono parte integrante, non trovi anche tu?-

-Già, hai ragione.- disse mentre ammirava il parco -Guarda, lì stanno giocando a basket e sembra proprio che siano a corto di un giocatore per formare le squadre.. quasi quasi mi aggrego, ti dispiace?-

-No, no. Non ti preoccupare, vai pure e fai vedere loro di che pasta sei fatto! In altre parole: stracciali!- sorrise divertita Aurora. A suo fratello era sempre piaciuto quello sport e lo praticava da quando andava alle elementari, ora aveva ventisei anni e ogni volta che ne aveva l'occasione andava con un gruppo di amici al campetto vicino dove abitavano prima, a fare una partita. Quindi lei ora era felice che potesse praticare la sua passione anche lì, si sarebbe sentita segretamente in colpa altrimenti. In quell'ultimo anno lui le era stato sempre vicino, confortandola quando i ricordi tornavano prepotenti. Gli era infinitamente grata per tutto il sostegno che lui le aveva dato e che l'aveva aiutata ad andare avanti anche quando pensava di mollare. Certo, non aveva ancora superato il dolore che quell'incidente le aveva causato, ma ora incubi e attacchi di panico capitavano meno spesso, segno che un miglioramento, anche se fievole, c'era stato. Per questo doveva ringraziare sopratutto suo fratello e quei pochi amici che le erano rimasti vicino per tutto il tempo, a dispetto del carattere totalmente cambiato che aveva assunto. Infatti dal suo risveglio si era chiusa in se stessa, ignorava deliberatamente tutti e non prestava ascolto a nessuno; si era chiusa in un mondo tutto suo lasciando fuori tutti gli altri. Era diventata intrattabile e indifferente a tutto ciò che la circondava. Con il tempo si era fatta più attenta e partecipe, stava cercando di uscire dal guscio nel quale si era rifugiata.

Mentre Stefano giocava con i ragazzi appena conosciuti, Aurora decise di fare una breve passeggiata per il parco. Non era tanto grande, ma con sorpresa scoprì che conteneva anche un piccolo laghetto con cigni e anatre. Stava per finire il suo giro quando, dopo una svolta, sentì un debole miagolio. Dapprima pensava di esserselo solo immaginato, ma poi, quando si mise ad ascoltare bene, lo risentì. Decise così di andare a vedere da dove provenisse quel suono: dietro un cespuglio, raggomitolato su se stesso e tremante come una foglia, stava un piccolo gattino tutto bianco con il nasino rosa. Intorno non si vedeva tracce della madre e a giudicare dall'intensità dei miagolii, doveva essere da molto tempo che il cucciolo non mangiava. Aurora non ci pensò due volte e lo prese in braccio con la chiara intenzione di portarlo a casa con lei, a tutti i costi: anche contro la volontà del fratello se questi si fosse dimostrato contrario.

Arrivata al campetto, con il gattino in braccio, richiamò l'attenzione del fratello, cosa che fece partire una serie di fischi di approvazione dagli altri ragazzi.

-Bella la tipa, non ce la presenti?-

-Per quale rivista fai da modella?-

-Non sapevo avessi una così bella ragazza!-

-È single? Io sono libero se vuole.-

-Wow.. proprio una bellezza! Sei fortunato!- parlarono loro tutti insieme, facendo irritare non poco Stefano.

-Ma tipo.. non vedete che è mia sorella, rincoglioniti?- rispose di rimando Stefano ai commenti dei suoi compagni.

-Ops.. come non detto. Torniamo a giocare, va', che quella non si tocca.-

-Già.. peccato, però-

-Non è giusto..-

-Sfiga!-

-Ma almeno fa la modella?-

All'ennesima occhiataccia di Stefano se tornarono tutti zitti zitti a giocare, mentre Aurora, che aveva ascoltato tutto, tratteneva a stento una risatina: li trovava simpatici tutto sommato e quello scambio di battute era riuscito a rasserenarla.

-Che c'è?- chiese rivolto alla sorella, felice del mezzo sorriso che le aveva visto in volto -Vuoi tornare a casa?-

-Si, io ora torno a casa, ma tu se vuoi puoi continuare la partita con i tuoi amici. Guarda qui,- disse mostrandogli il fagotto che aveva in braccio -non trovi che sia un amore? Era dietro un cespuglio e non ha la mamma. Deve morire di fame, senti come miagola! Non ti dispiace vero, se ho deciso di tenerlo?- chiese con due occhioni da cucciolo a cui suo fratello non aveva mai saputo resistere.

-Aurora..- fu tutto ciò che lui disse prima di essere interrotto.

-E dai.. che ti costa dirmi di si? Tanto lo so che i gatti piacciono molto anche a te. Please..-

-Uff.. mi spieghi come si fa a dirti di no? Perché io in vent'anni devo ancora impararlo! Sei impossibile!- si arrese, esasperato.

-Grazie, grazie, grazie! Sei il fratellone migliore del mondo! Allora, io vado, ciao!-

-Ehi, aspetta che saluto gli altri. Vengo con te.-

-Sai, vero, che so benissimo cavarmela da sola?-

-Certo, ma ciò non toglie che mi sento più sicuro se non vai in giro da sola.- le rispose con tono serio, carico di sottintesi. Lei lo guardò fisso negli occhi per un lungo tempo, prima di abbassare il capo e lasciare che lui facesse come voleva. Capiva appieno la celata preoccupazione del fratello, era più che giustificata se ripensava a tutto quello che era successo un anno prima, ma non voleva continuare a essere così dipendente dagli altri, sopratutto da lui. Aveva deciso di trasferirsi a vivere lì proprio per quel motivo: voleva iniziare una nuova vita. L'unica domanda che si poneva era se ci sarebbe riuscita davvero nel suo intento, ma solo il tempo poteva risponderle.

Stefano non ci mise molto a salutare tutti e raggiungere sua sorella. Sapeva che si stava dimostrando iperprotettivo, ma non riusciva ad agire diversamente: aveva già rischiato di perderla e non voleva che ricapitasse una seconda volta. Era cambiata così tanto da quel fatto, quasi non la si riconosceva: molta della sua voglia di vivere era scomparsa e lui avrebbe fatto di tutto per proteggerla e farla ritornare quella di una volta. L'aveva seguita fin lì proprio perché sapeva che lei aveva ancora bisogno di lui, nonostante lei volesse far credere il contrario.



Arrivati in appartamento, era ormai ora di cena. Aurora aveva dato da mangiare al gattino che stava tranquillamente leccando le ultime gocce di latte dal piattino. Durante il tragitto di ritorno si erano fermati on un negozio per animali dove avevano preso tutto il necessario per il loro piccolo nuovo ospite.

-Tipo.. che ne dici di ordinare delle pizze? Io sono troppo stanco per mettermi a cucinare ora.- le chiese Stefano.

-Per me va bene. Facciamo due alle verdure?-

-Affare fatto. Chiami tu?-

-Si, il numero deve essere su quel foglietto appeso alla lavagnetta in cucina.-

Mangiarono in silenzio e dopo, stanchi per la lunga giornata andarono a dormire.


Tutto intorno a lei era buio, e lei odiava il buio. All'improvviso due luci rischiararono quell'oscurità e lei sollevata iniziò ad andargli incontro, ma si fermò quasi subito quando capì a cosa appartenessero: erano i fari di una macchina che le stava venendo addosso. Cercò allora di scappare, di correre via, ma le gambe erano inchiodate da quel buio e lei non si poteva muovere. Solo allora si accorse di due figure rischiarate appena dalla luce dei fari, tentò di urlare e chiamare aiuto, ma dalle sue labbra non usciva nessun suono. Con sollievo, però, vide che le due figure le si stavano avvicinando: una bassa bassa e una poco più alta di lei. Quando le riconobbe, il mondo le crollò addosso e urlò. Urlò come non aveva mai fatto in vita sua, fino a perdere la voce che prima non voleva uscire. Poi la macchina la investì e fu di nuovo buio.


Non passò molto tempo che Stefano fu bruscamente svegliato da un urlo. Inizialmente pensò di esserselo sognato, ma poi lo risentì e allora corse preoccupato in camera della sorella. La trovò che si dimenava nel letto in preda a un brutto incubo, era già tutta sudata e calde lacrime le rigavano il viso. Andò subito da lei a cercare di svegliarla per poterla calmare e rassicurare.

-Oddio! Stex, è stato orribile! I-i-io..- ma non riuscì a finire la frase che scoppiò in un pianto dirotto.

Il fratello non poteva fare altro che stringerla in un possente e caloroso abbraccio sperando che si calmasse presto. Passarono più di un'ora abbracciati così, prima che lei si addormentasse stremata dal sonno e dal pianto. Stefano decise che per quella notte avrebbe dormito con lei, non se la sentiva di lasciarla sola. Il suo ultimo pensiero prima di cadere nel mondo dei sogni fu per la sorella.

-Finirà mai questa storia?-

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1141167