Felicità

di frodina178
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Buon compleanno billy-parte 1 ***
Capitolo 3: *** Buon compleanno billy-parte seconda ***
Capitolo 4: *** Quando il compleanno diventa causa di litigi ***
Capitolo 5: *** Akanta/Jusy ***
Capitolo 6: *** Grazie(o per colpa)di Dominic ***
Capitolo 7: *** Per amore dei soldi(o dei capelli di Orlando) ***
Capitolo 8: *** Equivoci,spade in testa e calvizie fuori luogo ***
Capitolo 9: *** Basta poco per essere sereni(e anche per essere ubriachi) ***
Capitolo 10: *** Lap dance, litigi e preludio di spiacevoli ricordi ***
Capitolo 11: *** Sfogo mentale e preludio di sfogo fisico ***
Capitolo 12: *** Esito dello sfogo fisico,chirimenti con Orlando,saluti ed epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Nota dell'autore: ho pensato di fare una storia in cui comparissero un po' tutte quelle persone per cui,bene o male,spesso stiamo male o sulle quali sogniamo ad occhi aperti.Almeno a me succede così.Scriviamo le fic per tanti motivi,credo;chi lo fa perché ama scrivere,chi per distrarsi,chi semplicemente per divertimento.Ma credo che la maggior parte di noi ragazze che parla di attori,cantanti e compagnia bella,lo faccia come sfogo,come seconda possibilità.O,per essere più precisi,come l'unica possibilità che noi abbiamo per crearci quel mondo che vorremmo.Per poter avere un contatto con coloro che ammiriamo e che crediamo di amare.E in fondo è così,perché quando scrivi un libro quello diventa realtà,e non solo nella tua fantasia,ma nelle sue parole ha creato un mondo.Non un universo parallelo,ma la vita di colui che elabora il racconto immergendovisi completamente.Non sono una di quelle pseudo-filosofe che proclama teorie sull'inesistenza della realtà,anche se lascio tutte le porte spalancate,ma credo fermamente che un personaggio di un film,di una storia,di un fumetto,nel momento in cui noi lo vediamo o lo leggiamo questo esista,prenda vita,perché i suoi sentimenti e le sue emozioni le prova attraverso di noi.E' qualche cosa di concreto.
Questa storia è realmente successa,nella mia testa e nei miei sogni e,quindi,per quelle frazioni di secondo,anche nella realtà.E sarà così ogni volta che qualcuno di voi la leggerà:mentre lo farà i luoghi,le parole,le persone prenderanno forma e si svilupperanno.
Ringrazio di tutto cuore le persone che si prenderanno la briga(o il piacere,dipende)di leggere.Devo ancora completare tre fic,ma le stò proseguendo sul mio pc."Senza preavviso"l'ho già terminata devo solo postarla,mentre di "Interviste doppie"ho scritto due capitoli che,però,devo rivedere e modificare.
Un bacione a tutte quante e,in particolare,a moon,mandy,kaory28 e keira.
Ps:ho pensato di inserire tra i personaggi principali anche Hannah,la sorella di Elijah Wood,che mi stà veramente simpatica(l'avete mai vista vestita da punkettona?E' troppo forte…. :-)


Prologo

Passi tutta la tua vita a tentare di inseguire un obbiettivo,credendo che il raggiungimento di quello ti renderà felice.Ma conquistata la tua meta davanti agli occhi ti se ne pone immediatamente un'altra,ancora più ardua,più lontana,e allora rimandi ancora la tua felicità.E forse quando capirai che Lei può essere raggiunta solamente nel semplice giorno,nelle piccole cose,nella vita quotidiana sarà troppo tardi.

Jusy sterzò di colpo,alzando il dito medio e ripartendo a gran velocità.
Il motorino delle consegne non era particolarmente veloce,ma non ci aveva masso molto a truccarlo e renderlo degno della sua guida.
Lo slalom tra le macchine ferme ai semafori era un delle sue attività preferite,anche se a volte rischiava grosso quando il pallone che faceva con la sua big babol le copriva la visuale. Dal giorno della sua assunzione se l'era cavata con un braccio rotto e una ramanzina,ma in fondo il suo datore non aveva mai avuto la minima intenzione di licenziarla.Era la più veloce,la più affidabile e abile tra le fattorine della pizzeria.
Un suono prolungato di clacson la seguì mentre,tagliano la strada ad una mercedes nera,svoltava in un vicolo.Si limitò a sorridere al conducente e a salutarlo ironicamente con la mano.
Si degnò di frenare solamente arrivata all'indirizzo scritto sul cartoccio delle pizze,squadrando scettica la casa:a due piani,gialla,circondata da un vasto giardino,silenziosa e spoglia.Sembrava una classica villetta familiare londinese.
Scese con un salto,bloccando il motorino con un gesto abile del piede.Afferrò con una sola mano la pila di involucri caldi,dirigendosi al campanello.Suonò.Attese qualche istante ruminando e guardandosi attorno svogliatamente.
-Sì?-una voce nell'aria
-Consegna pizza!-disse,evitando,come invece era suo solito,di far precedere l'affermazione da una pernacchia o un altro tipo di suono.
-Venga-il cancello di ferro si aprì.Akanta superò il vialetto,a grandi passi,decisi e sicuri,continuando a tenere le pizze in precario equilibrio.
Arrivata alla porta attaccata a questa lesse un biglietto dedicato a lei:
-Per favore porti le pizze nella rimessa,è dietro la casa-
Sbuffò e si diresse verso il retro,già innervosita.Notò che l'edificio nascondeva un parco molto più grande di quanto le era sembrato inizialmente,molto curato e florido.Il profumo dei fiori riusciva a soverchiare quello delle focacce.
Si avvicinò ad un piccolo fabbricato isolato,dal quale proveniva il rumore di un motore.Bussò alla scalcinata porta di legno ma,dato il fracasso,nessuno la sentì.Battè allora più forte,questa volta associando anche la sua voce.
-Ho portato le pizze!!!-
Finalmente la porta si spalancò.Akanta gettò un grido,lanciando in aria le pizze e strozzandosi con la gomma.Il cliente cominciò a batterle violentemente la schiena,tentando di farle sputare l'ostruzione.Finalmente il cewingum volò lontano e lei si accasciò a terra riprendendo fiato.
-Tutto bene?-chiese una voce femminile
Alzò lo sguardo e si diede della stupida:era semplicemente sporca.Il suo volto era interamente coperto di olio di motore,mentre la tuta ormai era talmente nera da non poter indovinare il suo colore originario.
-Mi dispiace -si alzò in imbarazzo lei -Mi sono spaventata-
-L'avevo notato!-la misteriosa figura si passò una manica sulla faccia tentando di pulirla alla meno peggio,ma inutilmente.
-Piacere Kate!-le porse una mano la meccanica-Mi dispiace di averti spaventata,di solito non faccio questo effetto!-rise tra se e se,alludendo a qualche cosa che solo lei poteva capire. -Non fa niente-mormorò Jusy ormai in piedi senza ricambiare il gesto di saluto-Le pizze sono andate,gliene porto subito delle altre!-
-Stai tranquilla!Siamo immersi nel lavoro,ce ne eravamo persino dimenticati!-
Akanta vide un'altra figura uscire dal fabbricato e avvicinarle.
-Cosa è successo?-domandò il ragazzo sorridendo e strofinandosi le mani annerite sui pantaloni. -Mi dispiace,mi sono cadute le pizze!-disse Akanta,senza però lasciar trafelare nessuna insicurezza o reale rammarico nelle sue parole.
-Meglio così! -scoppiò lui a ridere- Ultimamente ho messo su un po' di pancia -poi,rivolto alla ragazza-Tanto tu non avresti mangiato,come al solito,io sono a dieta.L'unico che se ne rammaricherà sarà Orlando!-
-Bè…allora io vado…-
-Aspetta…. -il giovane lesse il nome sul cartellino appuntato alla divisa -Aspetta Jusy,vado a prendere i soldi!-e fece per andarsene.
-Ma si figuri!Le ho spiccicato le pizze sul viale e vorrebbe anche pagarmi?-
-La benzina,il disturbo…e poi mica è colpa tua se questa ti appare di colpo come l'uomo nero,no?-
-Veramente,grazie,ma non li posso accettare!-e se ne andò veloce senza dare loro il tempo di replicare.

-Vabbè… -sospirò Elijah -Torniamo da Orlando!Non voglio che metta le mani sulla mia ferrari se io non ci sono!-
-Certo che quella era proprio strana-affermò Kate seguendo l'amico
-Intanto abbiamo risparmiato!-

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Capitolo 2
*** Buon compleanno billy-parte 1 ***


Orlando si voltò sull'altro fianco,stendendosi completamente sul divano e guardando la sua ragazza ballare:Kate sembrava un angelo quella sera,era vestita completamente di rosso e aveva un sorriso fanastico.Sospirò pensando a quanto l'amava.
-Allora!-qualcuno si sedette sulle sue gambe facendolo alzare di botto.
-Bella festa vero? -disse bevendo tutto d'un fiato un bicchiere di spumante Toby.
-Carina,ma non ho ancora visto il festeggiato!-
-Oh!Billy arriverà tra poco stai tranquillo!-detto questo si alzò e si allontanò barcollando vistosamente.Orlando ritornò a sdraiarsi,quel poco che gli sarebbe bastato per riprendersi dal giramento di testa che prima,dopo l'ennesimo bicchiere di Martina,l'aveva investito.
-Ciao Orli!-Hannah,la sorella di Elijah,stava davanti a lui,sorridente con le mani puntati sui fianchi
-Ciao tesoro!-lui gli schioccò due baci sulle guance facendola sedere accanto a lui.
-Dov'è Lij-chiese-Non lo vedo da quando siamo arrivati!-
-Penso sia andato a prendere Billy all'aereoporto!scommetto che quel deficiente non si ricorda nemmeno che è il suo compleanno….è tutto pronto mancano solo le ballerine!-
-Non sapevo ci fosse anche uno spettacolo di danza!-esclamò lei stupita.
-Tu sei maggiorenne Hannah vero?-
Lei anuii.
-Allora potrai anche stare a guardare….-disse ammiccandole e alzandosi.
La giovane scosse rassegnata la testa:Orlando non sarebbe mai cresciuto,come suo fratello del resto.Ma come biasimarli?Avevano un'intera vita davanti a loro e sembrava quasi il mondo gli(mi sono informata e ora,per la nuova grammatica,si può usare per il plurale anche "gli" nda)girasse attorno.Non c'era niente di male a divertirsi,o no?E poi,l'idea di ritrovarsi tutti a Londra le era piaciuta.Era andata a trovare Elijah sul set solo un paio di volte,ma le erano subito risultati tutti simpatici.Tutti ad eccezione di quello strano ragazzo,Dominic Monaghan,che non aveva fatto altro che provarci con lei per tutto il tempo.Certo,lo faceva per scherzare,ma a volte risultava stressante.Invece aveva legato molto con Orlando e con Sean.Quest'ultimo non aveva potuto essere presente alla festa,per motivi di impegno,ma c'era comunque suo fratello,un ragazzo di ventinove anni,molto simpatico e,a parer di Hannah,molto carino.


-Allora quando arrivano queste ragazze?!?-domandò urlando Dominic ubriaco,che intanto però era già abbracciato a due fantastiche sventole che dovevano essersi fatte una protesi facciale,perché non facevano altro che sorridergli.
-Cerca di calmarti -disse Orlano guardando l'orologio -Hanno detto che alle nove sono qua,mancando dieci minuti….-
-Ah!Queste donne che si fanno sempre aspettare…..-e come se avesse detto la battuta del secolo le due giovani che aveva appiccicate presero a ridere come delle forsennate.Dom ammiccò ad Hannah e Orlano,trascinandole verso il piano superiore.


Alle dieci e quindici minuti finalmente qualcuno suonò al campanello,e su un vero miracolo che un cameriere se ne fosse accorto,dato tutto il baccano che i cinquantanove invitati stavano facendo.Entrarono due ragazze praticamente nude:una indossava un toppino nero che le copriva solamente metà dei seni e della pancia,una minigonna di pelle rossa e degli stivali stratosferici.L'altra era da lasciarci la pelle:alta,capelli neri lucenti,con due calzari altissimi trasparenti,un paio di pantaloncini di jeans che si avvicinavano molto a delle culotte,e una fascia argentata legata stretta ai seni.

-Come mai siete solo due?!?-domandò Orlando guardando fuori dalla porta vagamente preoccupato.
-Due delle nostre colleghe hanno avuto un grave contrattempo,non potranno venire!-disse seria la sventolona.
-Cosa?-si mise lui le mani tra i capelli-Non è possibile!Lo spettacolo è stato organizzato per quattro,non lo potete fare solo voi!-
La bionda scrollò indifferente le spalle,guardandosi avidamente attorno.
-Mi dispiace-riprese la mora-Abbiamo provato a telefonare all'agenzia ma,mi creda,è praticamente impossibile trovare due ragazze disponibili a quest'ora!Cercheremo di cavarcela noi!Se ora mi dice dove possiamo andar a prepararci….-
-Sì sì…di là…..-Orlando indicò loro una porta poco lontano,con lo sguardo concentrato a pensare una soluzione.In quel mente qualcuno suonò nuovamente il campanello.Un cameriere fece per andare ad aprire.
-No no,ci penso io-lo fermò Orlando pensando dovessero essere Lij e Billy.
-Finalmente siete….-ma si bloccò quando,invece che i due amici,si trovò davanti agli occhi,una fattorina che biascicava vistosamente un cicca.
-Consegna pizza-disse lei ripetendo la frase ormai come un automa,e scrutandolo con superiorità. -Pizza? -si grattò la testa lui -Guardi,ci deve essere un errore,perché…..-
-La mia cena!- Dominci spuntò alle sue spalle,afferrando il cartoccio fumante e porgendo alla ragazza dei soldi.Tipico di Dom:unire focaccia a caviale e spumante di prim'ordine.
Il tedesco se ne andò,addentando la pizza ancora a metà sala.
-Arrivederci-disse lei senza nemmeno guardarlo negli occhi e allontanandosi pigramente,trascinando le gambe.
Orlando la guardò ai fari del giardino,e notò che le forme del suo corpo erano veramente perfette.
-Scusami!!-la raggiunse di corsa facendola voltare
-Sì?-domandò lei osservandolo di malavoglia.
-Hai volgia di guadagnare qualche soldo in più?-le sorrise malizioso.

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Capitolo 3
*** Buon compleanno billy-parte seconda ***


Nota dell'autore:vi chiedo scusa!Mi sono resa conto che tutto quello che scrivo spesso è disseminato di errori grammaticali.Questo è causato dal fatto che non ho microsoftword,ma solo wordpad,e quindi spesso non ci faccio caso.Ma ora l'ho installato,e quindi sarà più semplice vederli!Scusate ancora….ciao!

Ps:non sono impazzita,c'è un motivo per cui ha volte la chiamo Akanta e altre Jusy….

Buon compleanno Billy-seconda parte

-In che senso scusa?-domandò circospetta lei.
-Senti…..-lesse il nome sul cartellino-Akanta…se puoi seguirmi dentro un minuto ti spiego- Vedendo la faccia poco convinta della ragazza continuò-Non ho intenzioni assassine,credimi!Solo un istante!-
-Okay….-sputò la gomma facendola volare lontano,dirigendosi verso l'interno seguita da Orlando. Incrociò le braccia al petto appena varcata alla soglia,e lo guardò con aria vagamente indifferente e interrogativa.
-Allora……-il giovane prese un profondo respiro,avendo capito il carattere della ragazza e cercando di usare tutta la diplomazia possibile-Avevamo organizzato uno spettacolo per questa sera,uno spettacolo di danza ma,vedi,per motivi che ancora non ho capito,ci siamo trovati con solo metà corpo di ballo!Due ragazze non possono fare niente,ma se tu ti unisci a loro….-
-Non so ballare-tagliò corto lei
Orlando rise,poi,vedendo lo sguardo inquisitore di lei,si ricompose-Ma,vedi,non è proprio un normale spettacolo di danza…diciamo che è più…..-
-Uno spogliarello?-domandò secca.
Lui rimase qualche istante un po' interdetto dalla semplicità e durezza con cui aveva pronunciato quelle parole,quindi riprese-Ehm…sì,ecco...più o meno…ma puoi stare tranquilla!Nessuno ti toccherà,ti fai spiegare dalle altre due ragazze cosa devi fare,ti do i soldi e poi te ne vai….-
-Non se ne parla nemmeno!-si voltò Jusy aprendo la porta,ma Orlando la bloccò per un braccio.
-Per favore…-scandì queste due parole con una forte intensità,fissandola diritta negli occhi e accennando un mezzo sorriso-Ti pago bene!-
-Devo ancora finire di lavorare-lei indicò il motorino parcheggiato alla meno peggio poco lontano.
-Telefono io al tuo datore di lavoro,sono sicuro che capirà.Basta che stai qui solo un'ora,poi te ne puoi andare!-
-Quanto mi dai?-
-Trecento dollari-
-Ciao-alzò lei una mano strafottente e si incamminò.
-Cinquecento!!-le gridò l'americano che non voleva far fuggire così l'unica possibilità di rendere interessante la serata.Jusy si bloccò di colpo,voltandosi lentamente e pensando qualche secondo.
-Si può fare…..dove posso andare a prepararmi?-
-Dì la…..-Orlando sorrise soddisfatto.Ma una cosa gli aveva dato fastidio:erano stati i soldi e non il suo charme a convincere quella ragazza.Poco importava.
Certo,se ci fosse stata anche la quarta ballerina sarebbe stato tutto molto più seducente,ma forse chiedeva troppo,forse si doveva accontentare. Forse!


Mentre sorseggiava la birra aspettando Elijah e Billy,pronto a chiamare le spogliarelliste,lo sguardo gli si posò involontariamente su un sedere:era proprio bello,tondo ma non troppo sporgente,alto,sodo e armonioso.Quasi si strozzò quando la proprietaria di quel deretano si voltò e lo salutò avvicinandosi.
-Hey Hannah!!-cercò lui di non far notare il rossore delle guance,si sentiva estremamente in colpa.
-Tutto bene?-gli domandò lei sedendosi li vicino.
L'illuminazione,nella mente di Orlando si formarono le immagini e la soluzione al suo problema. -Senti….tu che sei sempre così spigliata e aperta a nuove esperienze…..-
-Salta il preambolo per favore!-rise lei
Il ragazzo decise di arrivare subito al sodo:-Lo so che non sei venuta qui per questo,e credo che nemmeno ti piacerebbe farlo,ma ti prego ti prego -si gettò ai suoi piedi unendo le mani in preghiera-Puoi ballare anche tu?-
-Cosa?!?-
-Non ti devi spogliare!Figurati,non te lo chiederei mai!Però ti unisci alle altre tre ragazzi e ti muovi un po'…solo per far numero!Ti prego!Ho organizzato questa serata e voglio che sia perfetta!!!-
-E non ti bastano tre ballerine?-
-Sì sì….ma ti ho già detto che lo spettacolo era organizzato per quattro!Ti giuro che dopo farò quello che vuoi,convinco anche Lij a farti guidare la sua ferrari!-
-Mmmm-pensò lei-Può essere anche divertente….ma non credo che Lij…-
-A lui ci penso io!Mica si può incazzare perché fai un balletto!Ti dico che non dovrai spogliarti!Solo fare qualche movimento sensuale e….-
-Va bene va bene!Non dire altro!In fondo è una nuova esperienza….-
-Bè…..tanto nuova non direi…..-
-Cazzo Orlando!Non farmi rimembrare!! -rise -Ero ubriaca!-
-Dom ne era sembrato particolarmente entusiasta…-
-Quel deficiente rimarrebbe entusiasta anche se Platinette gli facesse la danza del ventre!-

Allora la condusse dove ormai le altre tre ragazze erano pronte,sedute che fumavano aspettando pazientemente.
-Lei è Hannah!-la presentò soddisfatto.
Le due spogliarelliste professioniste la squadrarono con superiorità:-Quanti anni hai?-domandò la bionda
-Diciotto..- rispose Hannah lievemente in imbarazzo.Le due annuirono,mente Jusy era rimasta impassibile a fissare la punta della sua sigaretta per tutto il tempo.-Vorrei che le deste qualche cosa da mettersi e le spigaste qualche cosa.Mi raccomando,non si deve spogliare o strusciare addosso a qualcuno,solo fare un po' di spettacolo!-
-Tranquillo!Si fidi di noi -la mora le circondò le spalle -Vieni piccola!-
Orlando sorrise dentro di se,sapeva quanto Hannah odiasse essere chiamata in quel modo.
-Allora io ti lascio in buone mani! -la salutò strizzandole un occhio-Quando sentite la musica che vi ho detto prima uscite e fate il vostro numero!-
-Tutto chiaro-mormorò la bionda,che intanto si era bloccata a fissare i pettorali che si intravedevano dalla camicia leggermente sudata.

Il cellulare vibrò sulla sua coscia:-Pronto?-
-Sono io -disse Elijah,ma la ricezione era disturbata -Ci siamo un attimo fermati perché Billy deve pisciare,siamo lì tra dieci minuti al massimo-
-Perfetto!Allora faccio preparare tutti e tiro fuori la torta!-
-Orlando?-
-Sì?-
-Ho paura che Billy sospetti qualche cosa….-
-E' naturale!E' un Baggins!Non un Serracinta da Pietracasa! -lo prese in giro il ragazzo.
-Orlando!Diventi ogni giorno più scemo!-gli chiuse la telefonata in faccia.

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Capitolo 4
*** Quando il compleanno diventa causa di litigi ***


Quando il compleanno diventa causa di litigi

Finalmente giunsero anche Elijah e il festeggiato che,per accontentare l'orgoglio di tutti,si mostrò sorpreso e contento. Ma in realtà,come gli anni passati,ci sarebbe rimasto molto male se i suoi amici non avessero organizzato un party "a sorpresa"per festeggiare il suo compleanno.
-Auguri maledetto!Auguri bastardo!Auguri figlio di puttana!-questi ed altri complimenti seguivano Billy al suo passaggio,ma,si sa,gli uomini non riescono a fare di meglio.
Dopo un centinaio di colpi sulle spalle e strette di mano il poverino era distrutto.
-Bè -urlò Orlando attirando l'attenzione generale- Direi che è ora di portare la torta!-
Due camerieri arrivarono spingendo un vassoio su cui troneggiava un magnifico dolce di panna e cioccolato.
-E le candeline?- domandò Billy vagamente crucciato.
-Le candeline……. -fece finta di pensare intensamente Orlando che non aspettava altro che questa domanda -Hai proprio ragione,mancano le candeline!- detto questo fece un gesto alla sua destra.
Quindi le luci si spensero all'istante e una musica decisamente poco natalizia si diffuse nell'aria.
L'unico a non capire cosa stava succedendo era proprio Billy che,però,smise di chiedere spiegazioni quando vide quattro figure salire ognuna su un tavolino.
Erano vestite interamente di nero,dalla testa ai piedi,riconoscerle sarebbe stato impossibile tanto erano bardate. Queste avevano preso a muoversi sensualmente sotto gli occhi di tutti,che si sedettero,ognuno dove capitava,per potersi godere lo spettacolo con tutta l'attenzione che meritava.
Dopo qualche casto movimento finalmente ebbe inizio lo spettacolo vero e proprio:una fascio di luce rossa illuminò una delle ragazze,che prese a togliersi quella lunga camicia nera che la avvolgeva,rimanendo in reggiseno. Un coro di fischi e applausi la seguì. Poi fu il turno della seconda,decisamente meno spigliata che,impacciatamene,si era tolta anche lei l'indumento con tutte le difficoltà che il caso rappresentava. Orlando sorrise tra se e se quando vide che si trattava di Akanta. Ma la stessa schiera d'apprezzamenti la seguì, non meno cospicua. Quindi il fascio di luce illuminò anche la terza che si dimostrò la più spigliata ed esperta. Aveva impiegato più tempo a liberare la parte superiore del corpo,ma i compenso aveva realizzato molti più "alza bandiera" (gli uomini sono animali…si sa…nda).
Quando fu il momento dell'ultima in Orlando crebbe una qualche apprensione,e gettò una veloce occhiata verso Elijah che però,per quello che poteva scorgere nel buio,ancora non si era reso conto di niente. Forse non era stata una buona idea,ma i risultati fino a quel mentre erano stati ottimi,e Orlando si tranquillizzò pensando che sicuramente Hannah non si sarebbe spinta troppo oltre.
Il suo volto non si riusciva a distinguere bene,truccato quale era e sotto quell' ambigua luce,ma la parte superiore del corpo faceva la sua bella figura,non sfigurava a confronto delle altre tre donne,ormai maturate in tutte le loro forme.
Dopo questo momento di spogliarello solista cominciarono a danzare insieme,sempre sui tavolini. Orlando,preso a fissare la bionda e ora era scesa e gli si stava strusciando addosso,non aveva badato agli sviluppi che quella situazione stava prendendo. E quando realizzò fu troppo tardi :Jusy era ormai quasi completamente nuda e,seppur continuava il suo stip,tentava contemporaneamente di allontanare mani che stavano diventando troppo invadenti. Allargando il proprio campo visivo il giovane sobbalzò sul divanetto,scostando bruscamente la spogliarellista che ormai gli era completamente sopra. Fece per dirigersi velocemente dove aveva visto l'irreparabile,quando Kate gli si presentò di colpo davanti,con le mani puntate ai fianchi e l'espressione furiosa.
-Kate,ti prego aspetta un attimo devo andare.. -ma un sonoro schiaffo gli fece morire le parole in bocca.
-Sei un porco Orlando!Ho accettato spogliarelli e ragazza varie,ma non credevo che saresti arrivato praticamente a scopartene una davanti ai miei occhi!-
-Amore!Non ho fatto niente lo giuro!Lo sai come vanno queste cose,fa parte dello spettacolo!- -Faceva parte dello spettacolo strusciarsi addosso a quella tipa?No,dimmelo,perché se ho così devo essere impazzita io!-
Non ebbe il tempo di replicare che un secondo,sonoro schiaffone lo centrò in pieno.
-Sei un enorme stronzo!-lei,rossa in volto,uscì a grandi passi,lasciando il giovane interdetto a massaggiarsi la guancia. Se avesse avuto torto o ragione poco importava in quel frangente, perché ora doveva evitare di prendersi un altro pungo.
-Porca troia… -mormorò a se stesso. Era arrivato troppo tardi:ormai Hannah era completamente nuda che ballava seguita da numerose mani inopportune. Ed Elijah era proprio lì,a pochi metri,con gli occhi sgranati e un'espressione indecifrabile dipinta sul volto. Non accennava a muoversi,forse troppo sconvolto dal fatto per poter prendere una qualsiasi iniziativa; e allora Orlando se ne preoccupò al suo posto. Afferrò la ragazza per un braccio trascinandola via e conducendola nello stanzino adibito a spogliatoio.
-Ma sei impazzita?!?-le domandò secco,quasi urlando.
Lei non rispose. Il giovane non si era fino a quel momento reso conto di aver davanti Hannah interamente nuda,e diventò paonazzo.
-E mettiti qualche cosa addosso per favore!-disse duro lanciandole un asciugamano e voltandosi.
-Cosa ho fatto di male?-domandò lei mentre se lo annodava attorno al corpo.
-Cosa hai fatto di male?!? -sbraitò -Ti avevo detto che non dovevi spogliarti,ma solo fare numero!-
-Credevo ti avrebbe fatto piacere! -urlò di rimando lei -Volevi uno spogliarello degno di questo nome,no?E che spogliarello sarebbe stato se me ne fossi stata li come una deficiente mentre le altre…….-
-Machissenefrega Hannah!Tu non dovevi…non avresti dovuto……-
La porta si spalancò di colpo,sbattendo bruscamente contro il muro:Elijah era sulla soglia,guardava prima la sorella,poi Orlando,quindi di nuovo la parente.
-Di chi è stata questa idea…..- mormorò piano,respirando profondamente nel tentativo di calmarsi. -Elijah ascolta….-Orlando tentò d'avvicinarlo.
-Di chi è stata questa idea?- questa volta il suo tono di voce era più eminente,e chiuse gli occhi,in un ultimo,disperato tentativo di attivare la funzione dianoetica. Stringeva con forza i pungi abbandonati lungo i fianchi.
-Avevamo bisogno che….-
Ma anche questa volta non riuscì a terminare la sua frase,che un violento pugno lo investì in pieno,facendolo cadere a terra.
-Muoviti!Vestiti!-lo sentì rimproverare la sorella. Rimase in silenzio immobile fino a che entrambi non furono usciti. Fu tentato di seguirli,ma un grido dal salone lo costrinse a rimandare le scuse.
-Brutto porco alcolizzato di merda -Akanta stava prendendo a calci nel deretano un uomo,che dal canto suo stava cercando di fuggire,ma inutilmente -Azzardati una sola altra volta a toccarmi che ti denuncio,prima di spaccarti la faccia!-
-Akanta!!-corse Orlando bloccandola per le braccia.
-Mollami immediatamente schifoso!!!!-detto questo si diresse a grandi passi verso lo spogliatoio. Orlando la seguì,chiudendosi poi la porta alle spalle.
-Ma che cazzo è successo?!?- domandò mettendosi le mani tra i capelli.
-Sei un porco pure tu!! -sbraitò lei infialandosi alla meno peggio i vestiti -O no!!Devi solo ballare,nessuno alzerà le mani!!Non avevi detto così?!?-
-Mi dispiace,veramente,io non credevo che…..-
-Ah!Stai zitto che fai meglio!Ringrazia il cielo che non vada a denunciarti!Ora dammi i miei fottuti soldi e levati dalle palle!!-
-Per favore calmati,mi dispiace sul serio…-
-Ma non me ne frega un cazzo delle tue fottutissime scuse!-
Orlando le porse i soldi e lei se ne andò via velocemente.
Certamente non potevano questi imprevisti rovinare la festa al caro Billy che,probabilmente,nemmeno si era accorto di niente(uei!Che rime che ho fatto!nda). Infatti lo trovò assorto nel fondoschiena della bionda.
-Tutto bene?-gli domandò cercando di mostrarsi tranquillo.
-Mmm -si limitò a mugugnare lui,ancora persone nei glutei di quella ragazza,glutei che lei gli stava sfacciatamente sbattendo in faccia. Orlando,che seppur inglese e di buone maniere era pur sempre un uomo,ebbe la quasi irresistibile tentazione di allungare una mano per afferrare quelle natiche,ma subito la ritrasse,ricordandosi il volto di Kate.
La notte proseguì decentemente,nessuno si sentì male per l'alcool e nessuno si portò a letto le spogliarelliste. Quando fu ormai l'alba le due ragazze andarono a prepararsi.
-Sono venuto a pagarvi!- entrò Orlando sorridente.
-Deve farlo con assegno all'agenzia!-
Orlando annuì con la testa,si voltò e fece per uscire,pensando poi che il minimo sarebbe stato doverle ringraziare per il disagio che aveva creato. In fondo,lui lo sapeva,fare il proprio lavoro in compagnia di inesperti era difficile e disagevole.
Dopo averlo fatto se ne andò un po' più sollevato,ma con tre obbiettivi fissi nella testa:il più importante era fare pace con Kate,e sapeva che sarebbe stato abbastanza facile. Poi avrebbe dovuto chiarirsi con Elijah e sua sorella,e questo sarebbe stato un pò più difficile visto che il giorno dopo,come da programma,sarebbero ripartiti per la volta degli Stati Uniti. Terzo doveva assolutamente rintracciare quella ragazza, Akanta,per scusarsi di cuore.

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Capitolo 5
*** Akanta/Jusy ***


Nota dell'autore:amo i personaggi misteriosi e confusi,come amo questo genere di situazioni. Sebbene descriva molto bene numerosi aspetti della vita di Jusy, cercherò (il mio è solo un intento,non so se ci riuscirò) a farla rimanere avvolta,per un po',da un alone di mistero. Se volete fatemi sapere se ho raggiunto il mio intento.
Mi scuso se la descrizione della vita di Jusy,anche se riduttiva,può risultare prolissa,ma servirà a capire certi comportamenti che la ragazza adotterà più avanti.
Un grazie di cuore a tutte le persone che si prendono la briga di leggere questa storia, che,se per ora è apparsa alquanto frivola,muterà considerevolmente. Questi quattro capitoli non sono stati che una specie di prologo, un'introduzione (anche se non troppo necessaria,ma la scena della festa e dello spogliarello di Hannah sognavo da mesi di scriverla) al vero svolgimento! Ps:questa sera sono andata a vedere "Troy" e,ragazze,è uno dei film più belli che abbia mai visto! A parte il fatto che Orlando è meraviglioso come non mai (secondo me un'infinità di volte in più che nel "Signore") è proprio un'opera fatta bene.

Akanta / Jusy

Si riscaldò le mani sopra la tazza di caffè, osservando il fumo denso che le usciva dalla bocca. Era inverno,era New York ed era sola. Una ragazza in lontananza le aveva rivolto l'ultimo cenno di saluto, prima di sparire in un taxi e allontanarsi. Le sensazioni che Akanta aveva provato quel pomeriggio erano state tra le più intense della sua vita, l'enorme inadempienza che provava verso la sua vita ormai le riempiva le giornate. Aveva smesso di studiare, come previsione dei suoi genitori, che sin dall'inizio dell'università, l'avevano incitata a trovarsi un lavoro senza fargli spendere soldi inutilmente. Ma, alla fine, loro non avevano dovuto sborsare un dollaro, perché Jusy se l'era cavata sempre da sola. Forse per orgoglio o forse per pazzia aveva creduto di essere in grado di gestire la sua vita. Aveva resistito un anno.
Il giorno precedente aveva festeggiato il suo diciannovesimo compleanno in compagnia di suo fratello, che poi era dovuto ripartire per casa, dati i suoi impegni di lavoro: era un avvocato abbastanza apprezzato a New Orleans, e sembrava non avere mai tempo per la famiglia. Ma, a dispetto di quello che credevano i genitori, andava molto spesso a trovare la sorella. Le aveva offerto i suoi soldi, poi di frequentare l'università nella sua città per poterla aiutare, infine un impiego nel suo studio legale. Akanta aveva sempre rifiutato, si sentiva uno spirito libero, anche se, ora, aveva la sensazione di essere in gabbia.
Finito il liceo si era dapprima stabilita a Londra, frequentando una facoltà di lettere e facendo molti lavori, tra i quali la fattorina per una pizzeria, la stiratrice, la babysitter e l'operaia in una ditta d'elettrodomestici.
Quindi, come suo solito quando le cose non andavano per il verso giusto, aveva deciso di trasferirsi nuovamente e ricominciare tutto da capo. Nel frattempo sua madre, giovanissima, aveva avuto un'altra figlia, che lei non aveva però mai visto. Passò due mesi in Germania, ma non riuscendo a destreggiarsi con la lingua, l'abbandonò portandosi in Brasile. Dopo aver saputo che con una laurea del posto avrebbe potuto lavorare solo in sud America, si era spostata negli Stati uniti, dove aveva vissuto alcuni mesi a San Francisco. Ora era a New York, assieme ad una ragazza che aveva conosciuto a Londra, una spogliarellista ,conosciuta per caso, ad una festa alla quale nemmeno era stata invitata(eh eh eh…nda), che voleva cambiare vista. Avevano fatto insieme tutti quei viaggi, condividendo spese, problemi e malinconie. Questa si chiamava Blonde, a dispetto della sua folta e lucente chioma corvina. Spesso, quando il lavoro delle due non bastava a pagare vitto e alloggio, l'amica si dedicava al suo ex lavoro per qualche serata, riuscendo così a procurare abbastanza pecunia per entrambe.

Ora Jusy stava seduta a quel tavolino newyorkese, sorseggiando caffè e pensando. Aveva appena salutato Marie, ragazza con cui aveva fatto i primi tre anni di liceo e che, grazie a fortuite coincidenze, aveva scoperto abitare a New York. Le aveva raccontato della sua brillante carriera, di come, pur non avendo frequentato alcun tipo d'università, si stava destreggiando per diventare scenografa. Sembrava avere anche un discreto successo e, dal quel che gli disse, nell'ambiente già circolava il suo nome.
Akanta era stata invasa da un potente sentimento di gelosia, emozione che non aveva quasi mai provato in vita sua,e che in un solo istante la investì travolgendola. Era giovane, eppure le sembrava di non avere via d'uscita. Non aveva studi alle spalle che le permettessero un lavoro che le piacesse, e nemmeno interessi su cui buttarsi.
Blonde spesso le aveva detto che aveva dei problemi, problemi di depressione che, seppur ancora in fase di stasi, avrebbero potuto esplodere in una crisi violenta. L'amica era l'unica ad intuire queste cose, perché Jusy si mostrava sempre sorridente, sigillandosi in un guscio di simulazione prolungata. Lei, per chiunque la vedesse, era una ragazza forte, decisa, dura e impassibile. Spensierata ed eccentrica, pronta a buttarsi in una miriade d'imprevisti e situazioni sconcertanti. E da un parte era così, non si poteva certo dire che la sua fosse una vita vuota: aveva conosciuto famosi scrittori, partecipato come comparsa in alcuni film, praticato ogni tipo esistente di sport estremo, conosciuto attori e, una volta, aveva persino fatto uno spogliarello per uno di questi.
Ma riuscire ad estorcerle dalla bocca qualsiasi cosa riguardante il suo passato si rivelava il più delle volte un'ardua impresa, persino quando era talmente ubriaca da non ricordarsi il proprio nome.
Aveva abbandonato l'università appena arrivata a New York, con l'idea di riprenderla l'anno successivo. Ma dentro di se sapeva che queste erano parole sarebbero rimaste tali. Aveva trovato lavoro come barista in un famoso locale nel centro di Manhattan: "Freeze"
Non che non le piacesse quel posto, dove aveva conosciuto tantissime persone e, con alcune di queste stretto amicizie, solo che sin da quando era bambina aveva sognato qualcosa di più. Voleva diventare un medico, oppure una giornalista, una regista….ma presto convenne che non erano altro che sogni infantili, le cui speranze si erano spezzate forse troppo tardi. O eri determinato e molto dotato, oppure estremamente ricco, e allora era fattibile. Ma per una persona "normale", senza particolari virtù di saggezza e, oltretutto, senza una buona base economica e una posizione sociale alle spalle, sarebbe stato impossibile. E se per un istante le era sembrato possibile aveva presto dovuto misurarsi con la realtà dei fatti e prendere atto del suo futuro.
Per ora viveva assieme a Blonde in uno spazioso appartamento, pochi isolati lontano dal locale, il cui affitto, fino a che il lavoro di lei non fosse stato messo sotto contratto e quindi sicuro, lo pagava il fratello. July avrebbe sicuramente trovato un modo per rendergli quel denaro, ma sapeva anche che in quel frangente, sebbene non lo ammettesse mai, gliene era estremamente grata.

Quella sera al locale c'era una particolare fibrillazione, il controllo documenti e i volti dei buttafuori sembravano ancor più rigidi del solito. Quando la fecero entrare una fila di fischi la seguì, fischi di tutte quelle persone che stavano facendo la fila e che credevano fosse passata solo perché privilegiata per qualche motivo.
Corse veloce nel camerino dove lei e le sue colleghe solevano cambiarsi.
-Ciao Caroline!Ciao Shamanta!- le salutò lei, sfilandosi i jeans e indossando l'obbligatoria minigonna nera e rossa. Quando ebbe finito di vestirsi, pettinarsi e truccarsi sembrava un'altra persona. Le altre ragazze le domandavano come mai si vestisse sempre così trasandata durante la giornata, mentre era così bella e sensuale. Akanta non aveva mai nemmeno provato ad uscire con un filo di trucco o di profumo, e se lo faceva era solo per forze di necessità.
Quando subentrò ad una delle quattro ragazze che stavano lavorando al bancone, una di queste sospirò disperata.
-Sei in ritardo Akanta!-
-Sì sì lo so,scusami!Divertiti al tuo appuntamento!-le sorrise riprendendo a sbattere il coktail che la ragazza aveva lasciato a metà.
-Come mai tutta quest'agitazione questa sera?- domandò Jusy.
-Non ti hanno avvertito?Abbiamo doppio turno questa notte perché vengono i black eyed peace a suonare!-.
-Ma l'impianto non era rotto?- disse, ma senza reale interesse. Era normale che spesso venissero famosi gruppi o band emergenti. L'enorme salone (per farvi un'immagine più chiara del locale, che avrà un ruolo fondamentale nello svolgimento della storia, mi sono ispirata a quello del film "Honey") poteva contenere tantissime persone(e ho fatto di nuovo la rima!nda), con uno spazioso palco e un'illuminazione spettacolare.
Spesso potevi vedere qualche paparazzo che, sebbene facesse di tutto per non farsi notare, potevi beccare mentre faceva di soppiatto una foto ad un vip o a qualche persona in ogni modo in vista. -Si vede che ti sei presa le ferie!Ci hanno messo una settimana a sistemarlo!-
Akanta ormai non ascoltò nemmeno la risposta, presa com'era a sistemare velocemente i bicchieri nella lavastoviglie.

-Signorina!- si sentì chiamare.
-Mi dica!- rispose senza nemmeno alzare gli occhi dalla lavastoviglie.
-Avremmo bisogno di un tavolo,siamo in sei!-
-Mi dispiace -rispose -Ora sono tutti occupati, se vuole aspettare appena se ne libera uno….-
-Signorina…. -di nuovo la voce la richiamò, come a volere che alzasse la testa. Scocciata guardò negli occhi il suo interlocutore. Questo rimase zitto, come se solo la sua visione avesse potuto convincerla a liberargli un tavolo.
-Le ripeto che ora sono tutti occupati, se avete la cortesia di aspettare….-
-O mamma mia! .una collega di Akanta li raggiunse, mettendosi le mani davanti alla bocca -Non c'è problema mister Bloom!Un tavolo per lei lo troviamo subito!-
-Grazie…-mormorò seccato lui, lanciando un'occhiata di disappunto a Jusy. Lei, in tutta risposta, quando si fu voltato, tirò fuori la lingua in tutta la sua lunghezza.
-Akanta…- la collega che poco prima era intervenuta, ora l'era accanto -Non fare mai più una cosa del genere!- aveva calcato il tono di voce su quel "mai".
-Ma cosa stai vaneggiando?Mica posso sbattere via qualcuno di forza!Se i tavolini sono tutti occupati sono tutti occupati!Bastava che aspettasse un attimo!-
-Ma quello è Orlando Bloom Akanta!-
-Tralasciando che io non ho mai sentito nominare questo Baloon o come cavolo si chiama, anche fosse stato Dio in persona a chiedermelo l'avrei fatto aspettare!-
-Senti gasatella!Non so a che gioco tu stia giocando, ma se ci tieni a tenerti questo lavoro ti consiglio di rigare dritto! Questa volta me ne sto zitta, perché ho altro a cui pensare, ma fai fare un'altra volta una figura del genere al locale e ti giuro che ti faccio sbattere fuori!- detto questo se ne era andata, ritornando a prendere le ordinazioni ricomponendo sul suo viso quel sorriso ipocrita.
Jusy rimase alquanto infastidita da questo comportamento, dato il fatto, soprattutto, che quella ragazza non aveva il minimo diritto di trattarla in questo modo e di minacciarla. Era al suo stesso grado. Però era la preferita del proprietario, forse per la sua propensione ad accontentare, in tutto e per tutto, coloro il cui conto in banca superava una certa cifra.

-Vado in pausa!- disse Akanta alle colleghe prendendo il pacchetto delle sigarette dalla tasca. I black eyed peace erano realmente arrivati, e tutta la concentrazione sembrava focalizzata su di loro. Al bancone ormai vi erano solamente quelli troppo ubriachi per alzare la testa o qualche vecchio boss mafioso (scusate,ma ce li metto dappertutto,inoltre ho letto che questo genere di "persone"frequenta spesso locali simili!nda)in attesa di persone.
Dopo spintoni vari e innumerevoli - scusi dovrei passare -finalmente Jusy raggiunse l'uscita. I dieci minuti di pausa le sue colleghe preferivano passarli fumando girando per il locale, alla ricerca di qualche faccia nota o interessante. Lei invece usciva sempre, perdendo metà del tempo solo per quest'impresa, a prendere una boccata d'aria pura.
Quel giorno non era da sola, dopo aver girato l'angolo che la conduceva nel piccolo violetto buio sul retro, notò che un'altra figura stava seduta su una scatola di legno a fumare. Non ci fece caso, era normale trovare ogni tanto qualcuno che, troppo annebbiato dai fumi dell'alcool, decidesse di uscire per riprendersi.
Si accese la sigaretta appoggiandosi al muro, ascoltando distrattamente la musica che, sebbene insonorizzato secondo normativa di legge, proveniva dall'interno dell'immenso locale. -Anche tu ti devi rimettere?- la misteriosa figura aveva parlato.
-Più o meno…-
-Io invece… -continuò, non accorgendosi del fatto che Akanta era alquanto infastidita, quelli erano gli unici dieci minuti di pausa che avrebbe avuto per altre svariate ore, e voleva solo rilassarsi -Sono uscito a far riposare la mente!Fatto stà inoltre che non piace il gruppo che suona!-
Jusy mugugnò qualcosa di incomprensibile, vagamente somigliante a un -ah, molto interessante….-
-Tu sei venuta per il gruppo?- domandò
-No, io lavoro qui!-
-Barista o ballerina?- continuò, alludendo alle svariate ragazze che facevano lap-dance nei momenti morti.
-Barista barista!- si affrettò a precisare lei, con tono quasi offeso.
Dopo qualche minuto di silenzio il ragazzo terminò la sua sigaretta, quindi si alzò e le porse una mano -Bè, io torno dentro. Piacere di averti conosciuto!Dominic,Dom per gli amici!-
-Piacere, Akanta-
Dopo questa frettolosa presentazione il giovane sparì dietro all'angolo, lasciandola finalmente sola a fumare quello che ormai era diventato un minuscolo mozzicone ardente.

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Capitolo 6
*** Grazie(o per colpa)di Dominic ***


Nota: non so di preciso quando sia stato girato il film "Troy"(immagino comunque intorno al 2003),e nemmeno i luoghi esatti,quindi mi limiterò ad essere alquanto vaga. Il personaggio citato in questo capitolo è Eric Bana, ovvero l'attore che ha interpretato Ettore.

Grazie(o per colpa di)a Dominic

Quando Jusy rientrò la musica era finita e un cospicuo gruppo di persone si stava affollando davanti a quelli che erano stati adibiti a camerini della band. Ritornò dietro al bancone, trovando le colleghe a discutere vivamente. Si mise ad asciugare i bicchieri, ma, con un orecchio, ascoltava distrattamente le loro parole:
-Ti dico che è vero!- urlò acida una.
-E tu come fai a saperlo?-
-L'ho letto!- rispose la stessa alzando il tono di voce.
-E credi a tutto quello che leggi?-
-Ti dico che si sono mollati!-
-Se mai sono stati insieme…-si aggiunse un'altra ragazza.
-Che vuoi dire?-
Voglio dire….lui attore emergente…lei attrice che cerca di far carriera, modella....insomma basta fare due più due…-
-Forse hai ragione!Fatto sta però che spesso sono stati fotografati insieme!-
-Mica insinuo che non si conoscano! Non metterei la mano sul fuoco però che siano, o siano mai stati, insieme!-

Akanta smise di ascoltare, primo perché non capiva la materia del discorso, e poi perché le davano tanto l' aria di frivoli pettegolezzi. Certo, come a chiunque, anche a lei ogni tanto piaceva parlare di quella o quell'altra persona, ma non certamente in questo modo. Era fermamente convinta che, se voleva che non si impicciassero dei suoi affari, lei per prima non avrebbe dovuto impicciarsi di quelli altrui.

Alle tre del mattino il locale era ormai quasi vuoto, i black eyed peace se ne erano andati e la musica aveva cambiato genere. Jusy stava aiutando a sistemare il palco, mentre, con l'auricolare nell' orecchio, stava parlando al telefono con Michelle, la ragazza di suo fratello con cui aveva stretto una forte amicizia. Un forte urlo la fece sobbalzare, rovesciando a terra la cassa che stava trasportando. Lanciò un'imprecazione degna di Mel Gibson al contrario, e si massaggiò il piede su cui era precipitato l'armamentario. Guardò con sguardo truce nella direzione da cui era giunto il fragore. Ad un tavolino stavano ancora festeggiando allegramente, nonostante la tarda ora.

-Un altro brindisi… -un uomo biondo aveva sollevato un calice portandosi ironicamente una mano al petto -Per il nostro caro Eric, che da domani farà parte della schiera opposta!-
-Auguri per il tuo ultimo giorno da scapolo!-urlò un altro

Un addio al celibato, pensò Jusy, una cosa che odiava dall'intimo. O, per essere precisi, le facevano ribrezzo le frasi di circostanza dette in quelle occasioni. Salutò Michelle, prese la scopa e si unì alle altre due ragazze che stavano pulendo. Giunse a ramazzare anche vicino al tavolino dell'addio al celibato e, pur dicendosi che non stava bene origliare, si mise all'ascolto. Dopo del tempo che non riuscì a conteggiare una voce la chiamò:
-Signorina!-
Lei si voltò, indicandosi con l'indice per chiedere se volessero proprio lei.
-Sì lei! -disse l'uomo -Può anche smettere di pulire quel punto, credo che dopo mezz'ora sia abbastanza lustro-
Akanta diventò rossa, imbarazzatissima. Il resto del gruppo era scoppiato a ridere, mentre lei se ne stava imbambolata, con la scopa in mano, vergognandosi per essersi fatta scoprire in un modo così assurdo. Ma, come suo solito, di certo non lo avrebbe dato a vedere e, racimolato la faccia tosta che la stanchezza per un attimo aveva fatto volare lontano, riprese a spazzare con impegno.
-Sono contenta…. -disse osservando la scopa che muoveva con decisione sul pavimento -….che finalmente uno dell'ufficio d'igiene sia venuto al locale! Sa…lo dico sempre al mio capo che prima o poi sarebbe successo…..non è una bella cosa riutilizzare sempre gli stessi bicchieri senza lavarli!- lo disse in un tono tanto serio, senza lasciar trafelare un minimo di incertezza, che tutti quelli che stavano bevendo riappoggiarono i bicchieri cercando di mostrare noncuranza. Akanta sorrise soddisfatta tra se e se, allontanandosi a pulire un altro punto. Un vocio sommesso la seguì, ma non si preoccupò di tradurlo, era stanca e assonnata, non aveva tempo per litigi o battute sarcastiche.
Ritornò quindi al banco, per mettere a posto le ultime cose prima di tornarsene a casa, quel doppio turno l'aveva distrutta.
-Senti… - qualcuno si era appoggiato al bancone e la stava guardandola -Volevo chiederti scusa da parte del mio amico…-
Lei si voltò: era Dominic, il ragazzo che aveva incontrato fuori dal locale durante la sua pausa.
-Non ti devi scusare-
Lui rise.
-Cosa ci trovi da ridere?!?-domandò acida riponendo gli ultimi bicchieri nelle mensole.
-Non mi sembra che non lavate i bicchieri……-
-Questo è quello che credi tu…..guarda…… -gli mostrò l'interno di un bicchiere che aveva una piccola macchia marrone, difetto di fabbrica, ma lui non lo sapeva -…la vedi questa?-
Lui annuì.
-E' una caccola….. -disse lei abbassando il tono di voce come per non farsi sentire, con tono solenne. Dominic rimase qualche istante interdetto, poi la guardò serio pronunciando sempre sommessamente come se si stessero rivelando dei segreti -E potrei…..-domandò infilandosi un dito del naso -Mettercene una anche delle mie?-
-Non ora…… -Jusy si avvicinò ancora di più al suo orecchio -Potrebbero vederci…….-
Dom ridacchiò riportando la mano al suo posto -Bè, allora me ne vado. Spero non te la sarei presa per prima! Brad è esuberante a volte, soprattutto quando beve un po' troppo….-
-Esuberante non credo sia il termine giusto, comunque stai tranquillo, credo che sopravvivrò lo stesso!!-
Il ragazzo fece per andarsene, dopo averla salutata un'altra volta, quando qualcuno gli mise una mano sulla spalla.
-Allora Dom!Sei pronto che ce ne andiamo?- tutta la tavolata si era alzata,e gran parte di questa era già arrivata all'uscita. Lui annuì, andando a prendere le sue cose prima di fare un salto al bagno. L'uomo si sedette e ordinò un caffè mentre aspettava. A lui se ne aggiunse un altro, che domandò la stessa bevanda. Akanta ebbe qualche sentimento di repulsione riconoscendo in questo la causa della ramanzina che aveva ricevuto da quella saccente della sua collega.
-Come mai ho l'impressione di averti già visto?-domandò Orlando squadrando Jusy pensieroso.
-Sono quell'essere ignobile che non ha scatenato la terza guerra mondiale per trovarle un posto libero!-
-Ah ecco…. -ma non sembrava convinto -Sei sicura che non ci siamo mai visti prima?-
Akanta, voltata verso la macchina del caffè, alzò gli occhi al cielo.
-E' probabile visto che lavoro qui!-
-E' la prima volta che vengo…..-poi prese a parlare con l'uomo barbuto, sembrando dimenticarsi il suo dubbio.
-Ma sì!Tu sei Akanta vero?- disse interrompendo un discorso sul football a metà.
-Probabile-rispose lei mettendogli davanti le tazzine.
-Tu sei quella che faceva la fattorina a Londra per una pizzeria vero?-Orlando disse queste cose con enfasi, come stupito dalla sua memoria che si stava dimostrando eccezionalmente perspicace.
-Probabile- continuò lei sfilandosi l'uniforme gialla e piegandola, pronta ad andarsene.
-Non ti ricordi di me?- domandò un po' esterrefatto.
-No, mi dispiace……-
-Avevi fatto uno spogliarello a casa mia!Il giorno della festa del mio amico!-
-Ah già!Tu sei quello del "nessuno alzerà le mani"-sorrise per la prima volta lei a quel ricordo.
-Proprio io!- esclamò soddisfatto.

-Andiamo?- Dom era tornato dal bagno, con la frotne che gli gocciolava, doveva essersi lavato il viso.
I due annuirono.

-Ciao!- Orlando salutò Akanta ormai alla porta. In risposta lei fece un cenno con la faccia. Poi lui sparì. Sebbene non volesse ammetterlo nemmeno con se stessa quel volto l'aveva turbata. Precisamente erano stati i capelli a farlo, aveva avuto per tutto il tempo l'irresistibile impulso di infilarci le mani dentro per sentire la morbidezza di quei riccioli. Per il resto era abbastanza normale, ma quella chioma nera aveva richiamato la sua attenzione.
Dato tutto l'interesse che era stata mostrata verso di lui quella notte doveva essere per forza un personaggio di una certa importanza, e ad Akanta sarebbe piaciuto saperlo. Ma per quanto si sforzasse non riusciva nemmeno ad inserirlo in una categoria :Attore?Cantante?Giornalista?Figlio di papà?
Non ci volle molto perché la stanchezza soverchiò questi pensieri e la portò a dirigersi verso casa, con un unico obbiettivo:il letto.

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Capitolo 7
*** Per amore dei soldi(o dei capelli di Orlando) ***


Nota:vorrei ritrattare in parte quello che ho detto in due capitoli precedenti. La prima volta che sono andata a vedere -Troy- praticamente non ho capito niente della storia(che peraltro conosco benissimo avendo letto tutta l'Iliade),perché sono rimasta tutto il tempo ad aspettare le scene in cui comparisse Orlando,e poi,a guardarlo.Ma la seconda volta che sono andata è stata un po' una delusione perché
1)è un film disseminato letteralmente di errori(cinematografici e storici),penso che se Omero lo potesse vedere si rivolterebbe nella tomba.
2)Orlando ha recitato decisamente male,assumendo il tono e l'aria di quello "io ho studiato a Londra e so mettere più enfasi di te". Forse ho esagerato nelle recensioni a definirlo "un pessimo attore",ma sono convinta che non sia una dote naturale, e quello che riesce a fare(degno di tutto il rispetto perché dico che io non ci riuscirei mai!) lo fa solo perché a studiato recitazione.
3)troppo americanizzato,ovvero troppo incentrato sulle scene che sul dialogo.
4)Complimenti invece a Brad e Eric che hanno fatto un ottimo lavoro!
5)Petizione per chiedere se i soldi che hanno speso per realizzare questo pseudo storico-epico possano la prossima volta venir investiti per costruire dei pozzi in africa(dove le persone che ci vivono credo non abbiano molto interesse a sapere se Achille morì oppure no).

Probabilmente a molte di voi non è interessata per niente questa piccola divagazione personale, ma dovevo assolutamente chiarire e specificare. Andatelo comunque a vedere se potete,perché Orlando è veramente stupendo(esteticamente)…..

Per amore dei soldi(e dei capelli di Orlando)

-Sei tu Akanta?-
-No, sono un alieno verde giunto sulla terra per sottometterla!-
-Ho capito, buona notte!- Blonde ritornò in camera sua.
Nonostante la notte insonne, la stanchezza di Jusy, durante il tragitto verso casa, era scomparsa. Si prese una lattina di birra, stendendosi sulla sdraio della terrazza. Suo fratello le aveva ormai pagato due mesi d'affitto per quella casa, che a lei pareva una reggia, e cominciava a sentirsi in debito. Doveva trovare un modo per ripagarlo, a costo di perdere la casa. La cosa che la bloccava dal trasferirsi in un appartamento più contenuto, nello spazio e nelle spese, era Blonde. Sembrava così contenta e a suo agio che pareva una cattiveria strapparcela via così, dopo che aveva fatto così tanto per lei.
Eppure una soluzione la doveva assolutamente trovare, e in fretta, il lavoro al locale le permetteva uno stipendio degno di rispetto, ma non abbastanza. Dopo aver scartato l'opzione di rapinare la National Bank convenne che doveva assolutamente parlarne con Blonde, senza che lei si sentisse un peso sulla sua vita. Inconsciamente sperava che riprendesse quello che ormai da un po' aveva abbandonato: il suo lavoro di spogliarellista. Chiederglielo esplicitamente sarebbe stato scortese e azzardato, ma forse il suo scopo era quello di farle capire che ne avevano un estremo bisogno. Quando schiuse la porta della camera e la vide dormire beatamente non ebbe il coraggio di svegliarla per i suoi problemi; sì, perché erano solo ed esclusivamente suoi. Quando avevano visitato l'appartamento l'amica, le aveva subito detto che era troppo e che non potevano permetterselo. Ma Jusy, letteralmente affascinata dalla maestosità degli spazi e che aveva sempre desiderato vivere in un ambiente simile, l'aveva convinta che non c'erano problemi, che sapeva come fare.
Ed ora si presentava una sola alternativa: trovare un altro lavoro. Non che le dispiacesse certo, solamente che già come viveva adesso aveva poco tempo da dedicare a se stessa, se avrebbe dovuto impegnare anche la mattina sarebbe stato veramente duro. Ma tra le sue due attività e la vicina assunzione di Blonde al suo stesso locale avrebbero avuto abbastanza soldi.
La fortuna le fu molto vicina, perché, come se avesse previsto il futuro, le aveva donato un zia parrucchiera, che le aveva insegnato quando era adolescente i segreti del mestiere. Non doveva essere difficile per una diciannovenne volenterosa e che, soprattutto, accettava qualsiasi condizione, trovare un posto. Ed, infatti, fu così. Nel giro di due mesi ormai lavorava in pianta stabile al "Freeze" e al Mandy's Saloon, un rinomato acconciatore per uomo. Sembrava che avesse una dote naturale per fare la coiffeur, e ci mise poco tempo ad entrare nelle grazie della sua datrice. Infatti, qui, non si comportava com'era suo solito. Aveva imparato che per ottenere una cosa di prima necessità ogni tanto dovevi scendere a compromessi. E così aveva fatto.
Da quella notte al locale non aveva più rivisto quel fantomatico Orlando, ne ci aveva più pensato, quindi ancora non sapeva che genere di personaggio fosse. Le si presentò inaspettatamente l'occasione per scoprirlo, anche se lei non se ne rese immediatamente conto. Mandy, la sua datrice, le disse che aveva talento, e che avrebbe potuto provare a candidarsi per un lavoro di più alto livello. Era stato indetto un concorso volto a trovare acconciatrici cinematografiche, al servizio delle case filmiche per vari lavori. Lo stipendio sarebbe stato considerevolmente alto, e un'attività part-time era molto più agevole. Senza particolari aspettative o entusiasmi Akanta si presentò. Si trovò nella sala d'aspetto insieme con una ventina di ragazze, tutte decisamente belle. Si chiese se forse non avesse sbagliato stanza, e questa fosse per i provini da modella. Ma quando sentì chiamare il suo nome, si convinse di essere nel posto giusto.
-Ma che diavolo ci faccio qui…..-si domandò mentre una mano frettolosa la invitava ad entrare nella stanza degli esaminatori. Vide davanti a se una fila di volti di plastica, uno diverso dall'altro, e sopra questi delle parrucche:lunghe,corte e medie,rosse,brune e bionde,crespe o lucenti….
-Bene, signorina Baroni, immagini che queste facce siano delle persone reali. Senza alcun suggerimento lei deve decidere, in meno di mezz'ora, quali sono le acconciature che le valorizzerebbero di più. Quindi ne sceglie due, là ci sono gli strumenti che le servono, e realizza la sua opera. Tutto chiaro?-
Jusy annuì con la testa, osservando, uno per uno, tutti i manichini. Era la sua filosofia, quando doveva fare una cosa la faceva bene, con tutta se stessa, e se non le riusciva subito mollava tutto e se ne andava. Questa volta la sua mente cominciò a lavorare sollecitamente, scrutava gli occhi, i lineamenti e quindi i capelli….
Dopo aver elencato quali, secondo lei, sarebbero state le pettinature adatte, si mise al lavoro. Come cavia scelse due fantocci, uno con i capelli rossi e molto lunghi, l'altro con i capelli neri, mossi fino alle spalle. Quando ebbe finito, molto in anticipo rispetto all'orario previsto, osservò soddisfatta il suo lavoro.
Uscita tirò un sospiro di sollievo e sedette ad aspettare che anche le candidate subissero la stessa sorte. Non che si sarebbe aspettata di essere presa, ma una cosa venuta bene ti da sempre un po' di benessere mentale.
Contrariamente a tutte le sue aspettative il lavoro fu suo. Ma, sfortunatamente, si ritrovò costretta a declinare il suo primo incarico.

-Sarebbe una svolta!-le gridò dietro Blonde, cercando di farsi sentire attraverso la porta che la divideva dall'amica.
-Ma svolta di cosa?!?Non ho intenzione di trasferirmi di nuovo, io vivo qui!Lavoro qui e non credo di avere le capacità adatte a questo tipo di lavoro!-
-Ma che cavolo dici!Se ti hanno scelto tra centinai di candidate un motivo ci sarà pure non credi?E poi cosa dici, sarà solo per qualche mese! Visiterai un posto nuovo e conoscerai persone!-
-Ne conosco abbastanza grazie!-
-Ora la smetti di fare la bambina, telefoni e dici che hai cambiato idea! Sempre che siano così gentili da riassumerti dopo il casino che hai combinato licenziandoti!-
-Ci sono centinai di brave parrucchiere in giro, perché avrebbero bisogno proprio di me?-
-E' questo il punto Akanta! Loro non hanno bisogno di te, ma tu hai bisogno di loro!-
A questa frase seguì il silenzio. Blonde aveva ragione, dio se aveva ragione.
-E va bene…-sbuffò Jusy aprendo la porta e afferrando il cordless. Perlomeno ad una cosa questa esperienza le era servita:aveva capito chi era questo benedetto Orlando Bloom, un attore, uno tra i più richiesti del momento. Certo, faceva un altro effetto senza parrucca e lenti a contatto, ma certamente se ci avesse posto più attenzione avrebbe anche potuto riconoscerlo. E ora le avevano proposto di partire alla vota di Malta, dove pochi giorni prima tutta la troupe era ritornata per finire di girare alcune scene. La permanenza sarebbe durata due mesi.

Aeroporto di Malta, ore 07 a.m.

Jusy si trascinava dietro il valigione, chiedendosi dove trovassero la forza di ridere, dopo quell'estenuante viaggio, tutti quegli studenti che regolarmente, ogni anno, andavano a fare le vacanze studio a Malta. Provò una strana sensazione di inquietudine nel vederli, così pieni di vita e di obbiettivi. Alcuni avevano pressappoco la sua età, e lei si domandò cosa stesse facendo della sua vita, perché avesse deciso di gettarla al vento in quel modo. Forse dentro di se sapeva la vera ragione per cui aveva lasciato presto casa, ma non lo voleva ammettere, non voleva credere di essere stata battuta e di essere stata costretta a fuggire. Fuggire. Questo era il termine esatto per definire il suo continuo girovagare.
Si guardò attorno, alla ricerca dell'uomo vestito di rosso che le avevano detto sarebbe venuto a prenderla.
Dopo tre ore cominciava a spazientirsi, maledicendosi per non aver caricato il cellulare prima di partire. Forse avevano tentato di chiamarla, di avvertirla di un disguido, ma era irraggiungibile. L'unico numero che aveva era quello dell'agenzia ma che, essendo domenica, era irrimediabilmente chiusa.

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Capitolo 8
*** Equivoci,spade in testa e calvizie fuori luogo ***


Nota:volevo precisare che, sebbene non sia copiata, ho preso l'ispirazione per scrivere una piccola parte di questo capitolo dalla fanfic "My love is an actor?" di Keira.
Un solo capitolo che si svolge sul set di Troy, perchè preferisco far svolgere le storie nell'ambiente naturale ai protagonisti. Però mi sembrava assurdo non inserire questo piccolo excursus cinematografico, vista la recente uscita del colossal.

Equivoci, spade in testa e calvizie fuori luogo.

Alle undici del mattino Akanta era al limite. Si era seduta al bar dell'aeroporto e aveva consumato una quantità inimmaginabile di caffè e pasticcini. Stava sfogliando senza troppa attenzione un giornaletto scandalistico che si era comprata per passare il tempo, fino a quando un'immagine attirò la sua attenzione: era sfuocata, e riprendeva un ragazzo che stava uscendo dalla piscina. Lesse il trafiletto sottostante, scoprendo così che non si trattava di altri se non d'Orlando Bloom, fotografato durante le riprese estive di Troy. Non si vedeva bene, ma Jusy si soffermò comunque ad osservare i capelli di quel ragazzo, sorridendo all'idea che, forse, avrebbe dovuto metterci le mani sopra.
Voltò il capo, appena in tempo per vedere un uomo passarle accanto, vestito interamente di rosso con un cartello alzato su cui c'era scritto il nome di Akanta. Afferrò prontamente le sue borse, giungendogli alle spalle e battendo due dita su di esse. Lui sobbalzò girandosi di scatto, prima di chiedere:
-Akanta Baroni?-
-Proprio io-disse lei spazientita
-Guardi, non so come scusarmi. Si erano dimenticati di avvertirmi del suo arrivo, sono arrivato il prima possibile-
-Bella considerazione….-disse tra se e se Jusy.
-Se vuole seguirmi….-
Entrarono in una macchina nera, e lei si sistemò sui sedili anteriori poggiando la fronte al finestrino per godersi il paesaggio. Non vide molto, perché l'uomo guidava abbastanza veloce, ma ebbe comunque modo di fare un'istruttiva conversazione:
-Lei è nuova del lavoro vero?-le domandò deconcentrandosi per un istante dalla guida.
-Sì-
-Emozionata?-
-Non eccessivamente!-
-Guardi…. -l'uomo sospirò lanciandole un'occhiata dallo specchietto retrovisore -Non dovrei dirle niente, non è compito mio, ma so comunque che nessuno si prenderà la briga di farlo. Non si aspetti particolari onorificenze o trattamenti, anzi, dovrà cavarsela da sola, soprattutto se ci tiene al lavoro. Verrà trattata molto male, non dagli attori, con cui avrà un contatto minimo, esclusivamente il tempo necessario, ma dai produttori e soprattutto dai suoi superiori. In un set cinematografico, purtroppo, vige una gerarchia molto forte, di cui lei, per ora, rappresenta il gradino più basso.-
-Le assicuro… -rispose Jusy già preparata alla questione-…che ne sono perfettamente consapevole!-
-Ho visto molte ragazze -riprese l'uomo- Perdere il proprio lavoro perché non sono riuscite a reggere un'umiliazione o si sono sentite trattate come cani. Forse lei un giorno farà strada, e allora sarà lei a trattarle come cani, ma per ora la bestia è lei-
-Primo non ho intenzione di fare strada in questo tipo di lavoro, secondo non tratterei mai una persona come un cane!-
-Lei è molto giovane vero?Quanti anni ha?-
-Diciannove appena compiuti, perché?-
-Alla sua età ero molto ingenuo anche io…..-
Il resto del viaggio si svolse in silenzio, Akanta osservava il passaggio pensierosa e l'uomo sembrava immerso nella guida e nei suoi problemi. Arrivati sul set Jusy ebbe modo di vedere molto poco, perché il suo accompagnatore la portò in fretta al suo alloggio, consegnandole le chiavi e congedandosi con altrettanta solerzia.
Il caravan che le avevano assegnato era in condivisione con un'altra ragazza, che ancora non c'era e quindi non ebbe modo di conoscere.
E ora cosa sarebbe successo? Doveva aspettare e sarebbero venuti a chiamarla? Oppure doveva uscire e andare a presentarsi? Scelse la seconda opzione, e, dopo aver sbrigativamente sistemato le sue cose, uscì, in balia di se stessa.
Osservò che lo stereotipo di set cinematografico in cui tutti sono in movimento e c'è sempre un gran via vai aderiva perfettamente alla realtà. Si sentiva spaesata in mezzo a tutte queste persone di tutte le età, che sembravano così sicure di se stesse e urlavano ordini, correvano o semplicemente pasteggiavano sotto vistosi ombrelloni. Quando raggiunse la spiaggia la guardò dall'alto di una duna(se avete visto troy immaginatevi il set cinematografico,ovvero la spiaggia dove si stabiliscono i greci.nda). Si appoggiò a uno di quegli enormi pali di legno appuntiti, ora debitamente avvolti nel chelofanne, osservando l'agitazione sotto di se. Si accese una sigaretta e prese il cellulare, che aveva caricato quel che bastava per una telefonata.
-Ciao amore!- la voce di Blonde si sparse nell'aria.
-Sono arrivata!Non so che cazzo devo fare!- rispose Akanta sollevata di sentire una voce conosciuta in quel mondo estraneo.
-Hai già visto qualche attore?-domandò l'altra emozionata.
-Figurati!Anzi, mi sa che proprio non ne vedrò nemmeno uno! Solo che mi hanno abbandonata qui e non so che diavolo fare!-
-Ma sei scema?Sei su un set cinematografico e non sai cosa fare? Ma girovaga!Dov'è finita tutta la tua curiosità?!?-
-Non mi piace questo posto Blonde, mi sento estremamente fuori luogo, credo sia stata una cattiva idea accettare il lavoro!-
-Vuoi farmi incazzare?!?Guarda che se tra due mesi non mi porti almeno un paio di regalini te la faccio pagare cara!Hai portato la macchina fotografica?-
-Certo!-
-E allora fai foto no? A parte il piacere persona sai quanto ci puoi guadagnare su quando torni qui?-
-Sono stati chiari, non posso fotografare scene o attori!-
-E chissenefrega!C'è gente che pagherebbe oro solo per vedere una parte del set in costruzione! (io per prima,nda)-
-Ho la batteria scarica, ti richiamo questa sera per dirti come vanno le cose!-
-Sì grazie….io me ne torno a dormire….-
-Oddio mi dispiace Blonde!Avevo completamente dimenticato il fuso orario!!-
-Tranquilla!Anzi, se non mi avessi chiamato appena arrivata me la sarei presa moltissimo!-
Si salutarono precedute dalla consueta serie di "ti voglio bene", quindi Akanta si sollevò e prese a girare. Quelle tende dei greci erano veramente fatte bene, e non riuscì a resistere alla tentazione di entrare in una di esse. Dentro vi erano alcuni macchinari e alcuni costumi di scena. Notò una corrazza ellenica, meravigliosa. La sollevò, constadando che non era fatta di cotta, ma era pesante ed estremamente realistica. Non resistette nemmeno alla tentazione di indossarla per provare l'eccitazione di sentirsi un guerriero. Stava girando su se stessa, interamente coperta dall'armatura e dall'elmo. Aveva indossato anche i calzari,e ora aveva preso in mano una spada e uno scudo, pesantissimi anche questi.
-Porca troia!-una voce alle sue spalle l'aveva fatta sobbalzare. Una donna agitatissima era entrata nel padiglione -Dove cazzo eri finito? Siamo veramente in ritardo!-
Prese Akanta per un braccio, trascinandola via.
-Aspetti!C'è un errore!Io......-ma la tizia sembrò nemmeno sentirla.
-Finalmente!Siamo tutti pronti?!?-una voce ampliata al megafono si espanse nell'aria.
Jusy si guardava intorno spaventatissima, non sapeva dove si trovava ne cosa doveva fare. Bardata com'era dovevano averla scambiata per un'altra persona, doveva chiarire immediatamente l'equivoco prima di.....troppo tardi....
-Motore e........azione!!-
Un urlo la fece voltare di scatto: una mandria infuriata di uomini in costume si stava dirigendo pericolosamente verso di lei. Gli uomini che le erano accanto presero a far roteare le spade, gridando e correndo verso il mare, incontro a quei barbari. Akanta era immobile, completamente disorientata.
-Ehi tu ma che cazzo fai?!?!?- probabilmente questo urlo era rivolto a lei, ma dato tutto il baccano e il suo sbigottimento nemmeno se ne rese conto. Era successo tutto così in fretta: un momento prima stava nella tenda, e ora era nel bel mezzo di questa che sembrava una battaglia a tutti gli effetti.
-Io........-alzò una mano Jusy dirigendosi verso quello che sembrava essere il regista. Ma non fece nemmeno sue passi che un guerriero dalle proporzioni enormi le saltò addosso gridando -Per l'immortalità!!!!-
Sdeng
Buio.

Akanta schiuse gli occhi, le doleva la testa in una maniera allucinante. Si diede un'occhiata intorno: era in una stanza tranquilla, su un letto. Che fosse stato tutto un sogno? Due uomini stavano parlano poco lontano da lei e, quando si accorsero che si era svegliata, le andarono vicino.
-Ciao -le porse la mano uno biondo -Io sono Brad, il tuo aggressore!-
Jusy ancora non capiva, guardava prima lui, poi l'altro che stava in piedi fisssandola severo.
-Mi dipiace veramente! -continuò il platinato -Eri li e credevo fossi uno degli stunt!-
-Io... -si massaggiò lei la testa -Mi sono provata un'armatura e....-
-Ti fa ancora male?- Brad le poggiò una mano sulla testa. Akanta fece una smorfia di dolore.
-Signorina -parlò l'uomo che fino a quel momento era rimasto zitto squadrandola -Ha idea della gravità della sua azione?-
-Io, veramente.....non ho capito bene quello che è successo.....-
Brad sorrise -E' successo che ti hanno scambiato per una comparsa, e ti sei trovata nel bel mezzo di una scena di battaglia! Le spade sono vere, ma tutti i nostri stunt sono spadaccini professionisti, quindi io non credevo di.......-
Ma l'uomo lo interruppe -Lei è Akanta Baroni vero? -disse guardando un foglio che aveva tra le mani -La nuova parrucchiera?-
Jusy annuì.
-Devo farle qualche domanda- prese una sedia e si accomodò di fronte a lei.

Dopo aver chiarito l'equivoco, considerato il fatto che lei non aveva avuto nessuna intenzione di intralciare le riprese, la questione fu risolta. Naturalmente le sarebbe stato detratto dallo stipendio il costo del tempo perso.
La sera era nel suo alloggio, ancora un pò scossa da quello che era successo. In fondo non era stata colpa sua , non l'avevano nemmeno lasciata finire di parlare. Avrebbe inziato a lavorare il giorno dopo e quella sera, dopo cena, l'avrebbero presentata alle comparse e agli attori con cui avrebbe dovuto lavorare.
Prima di uscire per l'appuntamento riuscì a conoscere la sua compagna. Si chiamava Jasmine, aveva trentasette anni ed era l'assistente dell'assistente alla costumista. Per ottenere questo misero lavoro aveva atteso anni, e Jusy quasi si vergognòa dirle che lei, per ottenere quell'impiego, non aveva dovuto far altro che un provino, senza nemmeno troppa convinzione.
Sotto il tendone già stavano banchettando una serie di persone. Si avvicinò sedendosi un pò in disparte, chiedendosi per l'ennesima volta in quel giorno cosa diavolo ci stesse a fare lì. Allungò una mano per prendere uno spicchio d'uva da un piatto, quando una voce al suo fianco la bloccò.
-Tu?!?- Orlando stava in piedi, con lo sguardo interrogativo e un mezzo sorriso sulle labbra.
-Proprio io!-disse lei afferrando questa volta la frutta e portandosela alla bocca.
-Che cosa ci fai qui?!?-
-Lavoro!-disse lei, spostando lo sguardo dagli occhi di lui ai suoi capelli.
-Lavori in che senso?-continuò ancora non accennando a volersi sedere.
-Sono una delle acconciatrici, sono arrivata oggi!-
-Ma tu non lavoravi a quel locale di New York?-
-Mi sono presa due mesi di permesso, naturalmente senza stipendio, per venire qui!-
Non sembrò soddisfatto della risposta, ma comunque la salutò abbastanza frettolosamente prima di andarsi a sedere lontano, seguito da pacche sulle spalle e saluti.
-La stavo cercando!-l'uomo che l'aveva accompagnata quella mattina si era seduto vicino a lei -Venga che le presento le persone con cui dovrà lavorare-
Akanta lo seguì, e conobbe così tante persone che alla fine non si ricordava nemmeno un nome o un volto. Le venne spiegato in brevi termini qule sarebbe stato il suo compito: le erano state assegnate venti comparse e un attore principale, e si sarebbe dovuta presoccupare che in quei due mesi di riprese il taglio dei capelli rimanesse sempre coerente a quello iniziale. Naturlamente non doveva accorciarli o sistemarli, ma semplicemente fare in modo che non risultassero troppo irrealistici data l'epoca delle riprese. Sembrava un compito abbastanza facile, ma non aveva fatto i conti con la questione che lei, sebbene quello che si credesse, non era un'esperta del settore, ma solamente una ragazza con del talento. La prima, e ultima, difficoltà del caso le si presentò proprio il giorno successivo quando venne chimata nell'albergo dove alloggiavano alcuni interpreti. Orlando Bloom avrebbe dovuto girare nuovamente la scena del bacio con Elena, e, logicamente, i suoi capelli dovevano essere perfetti. Non si sa come, non si sa da chi, ma comunque venne fatto il suo nome, dato che l'acconciatore personale dell'attore era assente da ormai una settimana per motivi familiari.
Quando entrò nella suite trovò il ragazzo già pronto davanti allo specchio, con un asciugamano posato sulle spalle e lo sguardo vagamente spazientito. Stava gesticolando al cellulare e, quando si accorse dell'entrata di Akanta, le fece segno di accomodarsi sul letto ed aspettare. La telefonata si prolungò a lungo, e Jusy comicniava a dare segni d'impazienza.
-Scusami -disse lui chiudendo la conversazione telefonica -Se vuoi possiamo cominciare!-
Non c'era dubbio che fosse un ragazzo estremamente gentile.
Nell'istante in cui le mani di Jusy affondarono nella capigliatura di Orlando un brivido la investì in pieno: erano i capelli più morbidi e setosi che avesse mai toccato. Chiuse gli occhi, provando solamente ad immaginare quale profumo potessero avere. Senza nemmeno accorgersene, invece che fare il suo lavoro, aveva preso a massaggiargli il cuoio cappelluto.
Orlando, da suo canto, stava zitto, senza metterle fretta. Erano estremamente piacevole la sensazioni che quelle dita gli stavano provocando in tutto il corpo. Quando giunsero alle tempie, con movimenti circolari, l'attore chiuse gli occhi, reclinando impercittibilmente la testa di lato. Si sentiva rilassato e sereno, forse un pò scosso da quei tenui e delicati tocchi sulla sua pelle.
Senza rendersene minimamente conto le mani di Akanta ora erano scivolate lungo le sue guance, lungo quella pelle così morbida e calda. Orlando non la fermò, lasciando che quelle dita tracciassero il contorno del suo viso. Nemmeno quando scesero lentamente sul suo collo si mosse, percependo però che il suo corpo aveva inevitabilmente reagito.
Non gli piaceva quella ragazza o, perlomeno, quasi nemmeno si ricordava come era fatta. Non si era sentito attratto dal suo corpo e non sapeva se fosse simpatica o meno, ma quei tocchi, quelle carezze quasi sussurrate lo stavano facendo volare. Gli era venuta la pelle d'oca quando giunsero all'inzio del petto e fecero per insinuarsi sotto la maglietta. Akanta, quando se ne accorse, come risvegliata da un sonno immediatamente le ritirò, facendosi paonazza. Orlando, sebbene il riveglio da quelle dolci carezze fosse stato alquanto brusco, ne fu contento.
Akanta, decisa a scacciare quei pensieri che l'avevano avvolta durante quel viaggio del tutto personale sul corpo del giovane, afferrò pettine, forbici e lacca. Ma, probabilmente, anche non si era ripresa del tutto perchè, alavoro finito, spalancò la bocca terrorizzata. Orlando era letterlamente irriconoscibile: gli aveva tagliato i capelli più corti da un lato, lasciando svolazzare un ciuffetto alla Elvis. Dietro erano ritti e umidi da quanto fissatore ci aveva spruzzato sopra. Di riccioli ne rimanevano ben pochi,perchè i capelli, inveche che arrivargli alle spalle come era da copione, erano notevolmente spiazzi.
Orlando sembrava non essersi accorto di niente, impegnato com'era a leggere un giornale. Ma, quando sollevò lo sguardo e vide la sua immagine riflessa nello specchio. poco ci mancò che rimanesse senza fiato.
Akanta avrebbe voluto fuggire, non sapeva quello che ora le sarebbe successo, ma sicuramente si era messa in una situazione ben poco auspicabile.
Orlando si mise in piedi con una lentezza estenuante, senza staccare gli occhi dalla sua immagine. Jusy si era allontanata, prendendo a mordersi nervosamente le unghie. Il ragazzo si voltò, con un'espressione tra lo sconcertato e il foribondo dipinta sul viso. Lei avrebbe voluto dire qualche cosa, invece solamente una lacrima le scivolò via dagli occhi. Orlando aprì la bocca e fece per parlare, ma la richiuse immediatamente.
Quello che lei aveva combinato era una vera tragedia per la produzione del film, non serve spiegarne le ragioni.
Lui allargò le braccia spalancando gli occhi come per dire silenziosamente: -Ma che cazzo hai combinato?-
Jusy sorrise nervosamente, lo guardò un'ultima volta prima di uscire velocemente sbattendosi la porta alle spalle.
Chiamò un taxi e si fece portare vicino al set dove alloggiava. Fece velocemente le valige, sperando di riuscire a fuggire prima che qualcuno venisse a reclamarla.
Giunse all'areoporto a tempo di record e prese il primo volo che l'avrebbe condotta via di li. Spense il cellulare e si ritrovò in volo verso la Sicilia, da dove sarebbe poi arrivata in america.
Sicuramente non sarebbe finita in questo modo, lo sapeva, le conseguenza sarebbero state temibili. Ma, come suo solito, aveva preferito fuggire pur di non doversi confrontare con il risultato fallito delle sue azioni. Forse era giustificata, forse la sua giovane età dava una ragione per non volersi mai prendere le proprie responsibilità.
Forse.

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Capitolo 9
*** Basta poco per essere sereni(e anche per essere ubriachi) ***


Basta poco per essere sereni(e anche per essere ubriachi)

Erano passate due settimane da quel fatidico giorno, e nessuno si era stranamente ancora fatto sentire. Akanta accendeva regolarmente il cellulare la sera, quei due minuti che le bastavano per ricevere e rispondere ai messaggi, quindi lo spegneva e lo abbandonava sul comodino. Era certa che la questione non era chiusa, anzi la parte più pericolosa doveva ancora avere inizio.
Blonde era finalmente stata assunta al "Freeze", e avrebbe cominciato a lavorare quella sera stessa. Tutte si mostrarono particolarmente bendisposte verso di lei, forse semplicemente per dispetto verso Jusy, sapendo quanto ci tenesse a quella ragazza. Naturalmente lei, sebbene dentro di se una punta di gelosia e paura la provava, si diede ben da fare a non mostrare l'alcun minimo fastidio o turbamento.
Quella notte il locale non era particolarmente pieno, e quindi il lavoro era abbastanza ridotto. Riuscì a trovare il tempo per numerose pause, durante le quali, avvolta da una strana euforia, conversava pacificamente con i clienti del locale e con le colleghe. Nei momenti morti riusciva anche a spiegare alcune cose a blonde che, dal canto suo, sembrava però ascoltare con poco interesse, rapita dal fascino del posto.
-Ehilà!- una voce che le pareva di aver già sentito le giunse alle spalle. Dominic stava ritto davanti al bancone, sorridente.
-Ancora a scaccolare i bicchieri?- domandò sarcastico.
-Scaccolare?Ma chi si prende questa briga!- rispose lei ridendo. La sua visita l'aveva inspiegabilmente resa allegra. Forse per lo strano viso del ragazzo, che le ricordava molto il protagonista di un cartone che guardava da piccola.
-Senti -disse lui indicando un gruppetto di persone poco lontane -Siamo in nove, dove ci possiamo mettere? -
-Laggiù dovrebbe essere libero un tavolo abbastanza grande! -gli indicò un angolo abbastanza illuminato e accogliente -Oppure ci sarebbe il separé, ma devo controllare che non sia prenotato!-
-Quello va benissimo! Grazie! -e detto questo si allontanò, conducendo i suoi amici al luogo da lei additato.
Akanta stava divorando un mastodontico panino al formaggio, quando quasi si strozzò, trovandosi davanti Orlando. Istintivamente sollevò lo sguardo sui suoi capelli, notando che erano stati accorciati e sistemati.
-Ciao!- disse lui sedendosi su uno degli alti sgabelli.
-Buonasera…..- rispose girandosi sperando con tutto il cuore che non fosse venuto per portarle lui stesso una denuncia o la somma dei conti da rifondere.
Lui rimaneva zitto, fissandola mentre mangiava e creando, almeno per lei, una situazione di grande imbarazzo.
-Senti… -Jusy poggiò il panino, ponendosi di fronte a lui con lo sguardo basso -Se sei qui per la storia dei capelli io…...-.
-Ah! Quella storia!Non sai quanto ti devo ringraziare!-
-Ringraziare?!? - disse tra l'esterrefatto e lo spazientito, credendo che la stesse prendendo per i fondelli.
-Esatto!Hanno provato con la parrucca, ma sembra sia molto difficile emulare la mia capigliatura! -enunciò non senza una punta di soddisfazione -Quindi prima di riprendere a girare dovranno aspettare che ricrescano! -si massaggiò la nuca -Sono talmente stanco che penso sarei andato fuori di matto se non mi fossi preso un periodo forzato di vacanza!-.
-E il denaro perduto per questo ritardo?-
-Ma quale denaro perso!Le riprese stanno proseguendo, solo le mie scene saranno girate tra qualche tempo!Non ci saranno perdite per nessuno! -
Jusy tirò un sospiro di sollievo, le sembrava di essersi tolta un peso dal cuore.
-Perché non ti unisci a noi?- chiese lui indicando con gli occhi la sua compagnia già seduta.
Lo fissò senza capire.
-Non mi sembra che abbia molto da fare! -si spiegò dando una rapida occhiata al locale semivuoto -Pensavo sarebbe carino se ti unissi a noi per prendere una birra!-
-Mi piacerebbe, ma non credo che sia…...-
-Guarda che se non accetti mi offendo!- ridacchiò.
Da quanto tempo non passava una serata allegra semplicemente a chiacchierare di frivolezze, in compagnia di persone simpatiche, quale sembrava Orlando, a bere qualche birra?
La serata si evolse bene, ma non come lei aveva prospettato: aveva conosciuto Hannah, la sorella di Elijah, che si ricordava di lei ancora da quella fantomatica sera del compleanno di Billy, Elijah, Dom, che sembrò entusiasta del suo inaspettato arrivo, Kate, la ragazza di Orlando, e vari altri amici. Venne a sapere che i tre attori si ritrovavano ogni volta che fosse possibile, e quel giorno l'occasione erano state delle fortuite coincidenze che li avevano fatti trovare contemporaneamente a New York.
Dapprima lei era stata divisa tra il conversare con loro e il lavoro al banco, che spesso la costringeva ad alzarsi per aiutare le colleghe. Non si sa bene come ma anche Blonde si unì alla combriccola, forse perché aveva portato lei le ordinazioni e tutti l'avevano invitata a sedersi. Akanta scoprì una cosa nuova: lei aveva sempre odiato le compagnia, i gruppi numerosi di persone, perché pensava che alla fine ci si ritrovasse a formare dei gruppetti isolati. Questa volta nessuno sembrava scavalcare l'altro, e l'allegria regnava sovrana. Si sentì veramente a suo agio, senza smettere un solo istante di sorridere. L'ironia c'era stata, eccome, ma non era stata pungente o offensiva, non c'era stato bisogno di difendersi da attacchi o battute pesanti. Erano tutte persone molto mature. Quella con cui si trovò meglio fu Hannah, forse per la loro vicina età, forse perché l'aveva trovata molto sincera e piena di un'energia contagiosa.
Si fece raccontare della vita da star, sentendosi raccontare dei racconti talmente bizzarri da sembrare racconti umoristici. E forse era proprio così, ma poco importava. Si sentì avvolgere da una sensazione che nemmeno ricordava di aver mai trovato: la serenità.
E non dicono forse i più illustri psichiatri che questo è il primo, e imprescindibile, passo verso la felicità?
Le cose presero una piega alquanto eccentrica, anche se non particolarmente originale. Quando Jusy si era offerta come sfidante di Dominic in una battaglia all'ultimo bicchiere, avevano cercato tutti di dissuaderla, facendole presente che il ragazzo era praticamente imbattibile. Ma non conoscevano le capacità della giovane in questo campo, nessuno tranne Blonde che fu la prima scommettere cinquanta dollari su di lei.
-Duecento sulla ragazza!- disse Orlando gettando sul tavolo due biglietti da cento dollari. Lei lo guardò stupita: era stato l'unico, a parte la sua amica, a puntare a suo favore.
-Ho fiducia in te!Mi sembri molto decisa!- si giustificò, incurante delle proteste della sua ragazza, che sembrava fermamente convinta della vittoria di Dom.
Naturalmente, come nelle previsioni di Blonde, vinse la sfida, quando Dom gettò la faccia sul tavolino sollevando una mano in segno di resa.
-Devo andare al bagno…… -biascicò il povero ragazzo, ancora amareggiato per la sconfitta. -Forse è meglio che lo accompagni…- sollevò gli occhi al cielo Hannah sollevandolo da sotto le ascelle.
Dominic la guardò sorridendo -Ammettilo…non vedevi l'ora di stare da sola con me vero?-disse mentre si lasciava trascinare per forza d'interzia verso i servizi.
-Dom!Non ricominciare!Ma quando cavolo te la troverai una ragazza?!? -
-Basta che non sia la mia!- gli urlò di rimando un amico quando ormai erano quasi arrivati.
-Tutto bene?- Elijah poggiò una mano sulla spalla di Akanta, che si era piegata sulle ginocchia cercando di regolarizzare il respiro reso affannoso dal troppo alcool bevuto. Lei sollevò un braccio facendoli segno di aspettare, poi si risollevò e gli sorrise.
-Io ora devo proprio andare!- disse Dominic guardando l'orologio.
-Non penserai di guidare in queste condizioni vero?- domandò Elijah ironico.
-Certo che no!io ho il pilota automatico!-
-Deve ancora capire che pilota automatico non significa che la macchina fa tutto da sola….- precisò Orlando ad Akanta.
-Bè,anche per me è tardi -affermò Blonde- Se vuoi posso darti uno strappo io!- rivolgendosi al ragazzo.
E così fu. Jusy sorrise guardandoli uscire, loro non credevano che se ne fosse accorta, ma aveva perfettamente notato che non avevano fatto altro che scambiarsi eloquenti sguardi per tutta la serata. Pregò soltanto che avessero la decenza di andare a fare quello che avevano intenzione di fare non a casa loro e, cosa ancora più auspicabile, non nel suo letto.
Quando la serata terminò si ritrovo con due numeri telefonici. Tutti l'avevano trovata molto simpatica, e Orlando e Hannah le avevano lasciato un recapito. Lei aveva ricambiato il gesto. Mentre camminava barcollando verso casa, dopo aver declinato l'invito di essere accompagnata, sorrideva nella notte. Soddisfatta, euforica e anche tanto, tanto stanca.

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Capitolo 10
*** Lap dance, litigi e preludio di spiacevoli ricordi ***


Lap dance, litigi e preludio di spiacevoli ricordi

Stava ancora camminando con lo sguardo perso a vagare nel vuoto, quando una macchina si accostò accanto e abbassò un finestrino. Orlando poggiò l'avambraccio, e la sua faccia spuntò fuori sorridente:
-Sei ancora sicura di non volere un passaggio? Stiamo andando dalla tua stessa parte!-
Elijah, al posto di guida, la salutò con una mano, soffiando il fumo della sigaretta fuori del finestrino.
-Sicurissima grazie!-
-Stiamo andando in un locale un po' fuori mano, siamo solo noi tre -indicò Lij e sua sorella seduta dietro -Dai forza! Monta su!-
Sarà stata per la voglia di stare in compagnia, o forse per la Ferrari rossa che, possiamo inventarcele tutte, ma fa sempre il suo effetto, che Akanta salì e si sistemò accanto a Hannah, allacciando la cintura. Per quel poco che aveva potuto conoscerlo, Elijah le era sembrato un ragazzo abbastanza tranquillo e moderato, ma la sua guida le fece velocemente cambiare idea. Assomigliava tanto a quella della ragazza, che in tutta la sua carriera d'autista aveva collezionato ogni tipo immaginabile di multe.
-Vuoi passare a casa a cambiarti?- Orlando si voltò guardandola negli occhi, come se la sua domanda fosse normale.
-Perché?- replicò lei quasi offesa.
-Non offenderti! -rise lui-Lo dicevo per te!-
Jusy, forse grazie all'alcool che le aveva ottenebrato i sensi, non si offese, anzi, presto si dimenticò addirittura di questo piccolo particolare.
Il night club a cui arrivarono era spettacolare: la fila che spesso c'era davanti al "Freeze" sembrava niente in confronto all'infinità di persone che attendevano speranzose di poter entrare. Era su tre piani, ognuno ammobiliato con un diverso stile e la musica più adatta a creare una certa atmosfera.
-Lei è con me!- disse Orlando ad un uomo della sorveglianza, alludendo ad Akanta.
Si sistemarono attorno ad un tavolino tondo al secondo piano, quello riservato alla musica dance. Per sentirsi bisognava urlare, e le luci erano talmente psichedeliche da ferire gli occhi di chi non vi era abituato. Ordinarono tre coktail alla frutta, mentre Orlando optò per una classica birra scura.
Poggiarono i cellulari e le sigarette sul tavolo, solo Orlando non aveva entrambe le cose ma, per non essere da meno e per fare il deficiente, poggiò invece un preservativo.
-Toglilo immediatamente!- disse serio Elijah.
-Va bene va bene…… - disse rimettendolo in tasca -Credevo che Kate sarebbe venuta con noi, non pensate male per favore!-.
-Allora Jusy! -sentenziò Lij portandosi alla bocca la cannuccia -Raccontaci qualche cosa di te!-
-Cosa volete che vi dica, non c'è proprio niente da raccontare!-.
-Suvvia non fare la timida! Facciamo così paura?-
-Timida?!? -scoppiò a ridere lei - Hai proprio azzeccato il termine giusto! -
-A me sembra che sia così!- Orlando stava sorseggiando la sua birra, appoggiato allo schienale.
Il tono di sfida con cui aveva pronunciato queste parole riaccese in Jusy lo spirito di competizione caratteristico della giovane. Non riusciva che le cose prendessero il corso che volevano, doveva dirigere lei il caso, e se non le piaceva non riusciva a sopportarlo. Questa volta però non aveva modo di fuggire, doveva semplicemente racimolare tutta la sua faccia tosta e dimostrare quello che credeva di dover dimostrare.
-Stai a vedere…- sorrise maliziosa a Orlando, alzandosi e allontanandosi.
-Cos'ha intenzione di fare?- domandò Hannah spegnendo un sigaretta alla meno peggio.
-Non ho la più pallida idea -urlò per farsi sentire Orlando, roteando il bacino cercando di scorgerla in mezzo a quella massa informe di gente.
Jusy pensò che quel breve corso di danza moderna che aveva fatto in prima liceo quasi per gioco ora le sarebbe tornato utile. Sussurrò qualche cosa nell'orecchio del dj, che, sebbene prima sembrasse poco incline ad ottemperare alla sua richiesta, fu abbastanza facile da convincere. In fondo, quando voleva, Jusy riusciva ad essere veramente sensuale e accattivante. Un biglietto da venti dollari l'aiutò nell'impresa.
Il bancone del pub distava pochi metri dal tavolino a cui erano seduti i suoi tre nuovi conoscenti, ma data tutta quella gente era impossibile scorgerli.
Appena partì la canzone da lei richiesta, senza tanti complimenti, con agilità saltò sullo stretto bancone, seguita dagli sguardi curiosi di tutti i presenti.
Sebbene non fosse vestita precisamente per il tipo di ballo che aveva intenzione di fare, se la cavò egregiamente. Lasciò scivolare la maglietta, rimanendo in reggiseno; afferrò una bottiglia di anima nera e la portò alla bocca, quindi fece scorrere il liquido lungo il corpo, che si insinuò tra le curve del suo seno olivastro e dentro i jeans. Un coro di fischi e apprezzamenti vari seguiva i suoi movimenti sfrontati e decisamente sexy.
Orlando, Elijah e Hannah erano rimasti a bocca aperta. Non sapevano che se Jusy se decideva di fare una cosa, non sceglieva mai una via di mezzo, o troppo o troppo poco.
Appena la musica terminò recuperò la sua maglietta rossa e, con il respiro corto, tornò a sedersi dai suoi compagni di serata. Li guardò uno per uno, soffermando lo sguardo evidentemente soddisfatto su Orlando.
-Va bene lo ammetto…. -si massaggiò lui il collo con una smorfia -Mi sono sbagliato!-
-Contenta che almeno lo ammetti-

Presto furono circondati da una serie di ragazze, e anche qualche ragazzo, che volevano un autografo o di Elijah o di Orlando, così Akanta e Jusy decisero di allontanarsi per un momento.

-Non sai che incubo! -alzò gli occhi al cielo la sorella dell'attore quando si furono spostate al piano superiore, dove la musica decisamente più tranquilla permetteva di parlare liberamente.
-Bè, non mi pare così male!- sentenziò Akanta, che aveva sempre provato ribrezzo per quelle star che si lamentano di avere poca vita privata o cose simili. Quando ti accingi a fare un lavoro di questo genere sei perfettamente consapevole di quello che comporterà, e poi, che non vengano a raccontare che almeno un minimo di piacere e soddisfazione non te lo da!
-Se succedesse una volta passi, due anche.. ma quando ogni volta che esci a fare una passeggiata con tuo fratello impieghi tre ore solo ad aspettarlo perché soddisfi i suoi fans è un po' deludente…-
-Dovresti averci fatto l'abitudine, ormai!- disse Akanta cercando di attirare l'attenzione di un cameriere per farsi portare da bere.
-Elijah sì! Per lui è normale questa cosa, ma a me dispiace molto! Oddio, non fraintendere le mie parole! Sono contentissima che lui sia così famoso, sia per i soldi che per mille altre ragioni, ma prova un istante a metterti nei panni… -.
-Mi dispiace Hannah, ma invece proprio non riesco a capirti!- la sua sincerità a volte la portava a delle spiacevoli situazione, ma questa volta la sua interlocutrice la guardò sorridendo. Era la prima volta che non si sentiva dire la solita, e ipocrita, frase -Ti capisco Hannah!Deve essere terribile! -
Non tornarono più sull'argomento, e, dopo quasi un'ora si chiesero se forse non era il caso di ritornare sotto. Ma i due ragazzi furono più velici di loro: le raggiunsero sudati e si sedettero.
-Come mai quelle facce stravolte?Che avete combinato?-domandò Hannah accendendosi una sigaretta.
-Sapessi…- le sorrise il fratello asciugandosi con una mano una goccia di sudore.
Le due ragazze li guardarono decisamente male, richiedendo con lo sguardo delle spiegazioni.
-Ma niente di che…abbiamo ballato…-
- E poi?- continuò imperterrita Hannah, che sembrava risoluta ad ottenere una risposta più soddisfacente.
-Lo sai come vanno queste cose Hannah!-
-Diciamolo pure che il nostro caro e dolce Lij si è dato decisamente da fare!E con uno schianto di bionda poi…..-
-Orlando!Ricordati che sei felicemente fidanzato!-urlò ironicamente severo Elijah.
-Lo so lo so! -portò in avanti le mani come per difendersi -Infatti ti pare che abbia fatto qualche cosa di male?!?-
-Li ho visti i tuoi occhi volare come due uccellini da un davanzale all'altro… -
-Che male c'è a guardare?!?-
Jusy li osservava, divisa tra la rabbia per questo discorso così vuoto di significato e tra il divertimento per lo scambio di battute. Nel complesso si stava divertendo, anche se la stanchezza aveva ripreso a farsi sentire. Avrebbe desiderato che la serata per lei terminasse in quel momento, ed infatti fu così, ma non nel modo che si era auspicata.
A portare via i bicchieri sporchi dal loro tavolino arrivò una cameriera decisamente molto robusta di corporatura. Mentre stava facendo il suo lavoro si notava decisamente che Orlando stava tentando di trattenere a stento una risata. Il suo volto si era arrossato dallo sforzo, e aveva dovuto stringere i denti per trattenersi. Ma appena la ragazza si fu allontanata scoppiò sfacciatamente a ridere, tenendosi la pancia con le mani. Elijah rideva sommessamente, imbarazzatissimo per il comportamento dell'amico.
-Ma l'hai vista…. -le parole di Orlando erano strozzate dai singhiozzi per il gran ridere -L'hai vista?!? -indicò la cameriera che, seppur lontana, poteva distintamente vederlo e sentirlo - Hai visto che razza di culo?!?! -allargò le braccia fino alla loro massima estensione, gonfiando le gote per emulare una faccia corpulenta.
Akanta aveva spalancato gli occhi allibita, desiderando con tutta se stessa sputargli in faccia. La ragazza obesa li fissò per qualche istante, e Jusy poté notare delle lacrime che le scivolarono sulle guance nonostante cercasse di trattenerle. Abbandonò su un tavolino il vassoio con i loro bicchieri sporchi, si coprì il volto con le mani e, piangendo, corse verso il bagno. Una collega, che si era accorta della scena, l'aveva immediatamente seguita dentro i servizi con lo sguardo preoccupato.
Orlando non accennava a smettere di ridere.

-Ma lo sai che fai schifo?!?!? -sbraitò Jusy, alzandosi di colpo facendo cadere rovinosamente la sedia terra.
Il ragazzo si fermò di colpo, fissandola stupito.
-Ma che cazzo ti prende?!?-
-Che cazzo mi prende?!?Che cazzo mi…… -ma non riuscì a finire la frase, da tutta la rabbia che le era montata dentro.
-Non te la sarai mica presa perché ho fatto una battuta??!Mica l'ho detta su di te!- anche lui si era alzato, piazzandosi di fronte a lei.
-Cambia qualche cosa?Che battuta di merda…proprio di merda!!!!!Anzi!Che uomo di merda!!!- afferrò la sua borsetta e si allontanò in fretta.

-Ma è pazza quella?!?- si risedette Orlando rivolgendosi ai due amici. Forse si sentiva in imbarazzo e stava cercando la loro complicità.
-Mi dispiace Orlando…ma ha proprio ragione….- anche Hannah si alzò. Il fratello lanciò un'occhiata dispiaciuta all'amico prima di seguirla.

-Ma qui sono tutti fuori di testa!!!- sentenziò a voce alta Orlando, sbattendosi le mani sui fianchi e abbandonandosi sulla sedia.

Jusy era letteralmente furiosa, non sapeva dove si trovava e nemmeno aveva abbastanza soldi per permettersi un taxi. L'effetto dell'alcool era quasi completamente svanito e improvvisamente ne avuto un bisogno irrefrenabile. Quella scena l'aveva ferita forse più di quanto avrebbe dovuto: si era sentita coinvolta in prima persona, si era sentita proiettare nel passato.
Si infilò nel primo bar che incontrò lungo la strada, e incominciò a bere, senza preoccuparsi dei soldi che non aveva.
Alla quinta volta che le vibrava il cellulare si decise a rispondere.
-Pronto July!?Sono Hannah!Dove sei?-
-Ciao. Senti, mi dispiace molto di avervi rovinato la serata, ora ho bisogno di stare da sola. Buona notte.-
-Non ti devi scusare, avevi perfettamente ragione! Io e Lij ce ne siamo andati, ti va se passiamo ancora un po' di tempo insieme?-
Akanta si accorse che, forse grazie a tutti i martini che si era scolata e la tensione accumulata, a sentire quella voce così gentile e carina con lei, stava per cominciare a piangere. -Non è un buon momento Hannah, io….-ma si bloccò perché aveva cominciato a singhiozzare.
-Per favore! Cosa succede? Dimmi dove sei!-
Lei glielo spiegò. Non sapeva perché lo aveva fatto. Stava veramente male, e quelle due persone, che conosceva da pochissime ore, si stavano dimostrando così premurose e amabili. Aveva bisogno di sfogarsi, e da sola sarebbe stato solamente una tortura.
I due fratelli la raggiunsero in poco tempo, e la trovarono su un divanetto a bere, con ancora gli occhi rigati dalle lacrime. Le si sedettero accanto. Elijah stava zitto, mangiandosi nervosamente le unghie in notevole imbarazzo. Hannah invece istintivamente l'abbracciò. Si sa che le donne sono molto più sensibili d emotive. Non conosceva nemmeno il cognome di questa strana ragazza, ma certo non poteva lasciare una persona, chiunque questa fosse, in quelle condizioni. C'era qualche cosa sotto, perché non poteva aver avuto quest'inspiegabile reazione semplicemente per la battuta poco felice di Orlando.

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Capitolo 11
*** Sfogo mentale e preludio di sfogo fisico ***


Nota:forse sbaglio a continuare questa fic, perché sembra proprio non piaccia a nessuno. Però non farò come ho sempre fatto, di mollare tutto e iniziarne un'altra. VI PREGO, io solitamente ho sempre scritto cose molto differenti da questo genere di letture, quindi ho bisogno dei vostri consigli! Se la lettura vi sembra pesante vi chiederei di farmelo sapere attraverso le recensioni, oppure se il mio modo di scrivere è opprimente, oppure se scrivo cose assolutamente prive di senso….insomma, ho bisogno di crescere in questo campo, e posso farlo solo attraverso le vostre critiche. Non abbiate paura di offendermi, sono io che vi chiedo di essere dure e dirette! E questa non è una forma di carità, ovvero non dico queste cose per cui magari, qualcuna di voi dice: poverina non piace a nessuno quello che scrive valà che le dico io qualche cosa di bellino(come ho notato succede per certe fic,e a me questa cosa fa rabbia). Perché lo ammetto, se in molti altri generi letterari me la cavo discretamente in questo sono ancora un novellina! Vi prego aiutatemi a crescere!
Grazie mille se qualcuno recensirà dicendomi i motivi per cui non gli piace questa storia! Veramente grazie di cuore.


Sfogo mentale e preludio di sfogo fisico

Akanta trangugiò l'ultimo sorso, come per darsi forza. Non ne aveva mai parlato con nessuno, non aveva mai confessato nemmeno a suo fratello il vero motivo per cui, finito il liceo, se ne era immediatamente andata, o meglio, era subito fuggita, come sempre.
-Sono sempre stata una bambina abbastanza cicciotta -cominciò a parlare -Non grassa, ma decisamente in carne. Non me ne ero mai fatta particolare problema fino a quando non ho iniziato a frequentare le superiori. Quando passavo potevo scorgere dei velati sorrisi sulle bocche dei miei compagni. Le mie amiche cominciavano quella fase in cui ti attrae l'altro sesso e desideri farti carina. Non mi sono mai truccata, perché credevo fosse uno spreco sulla mia faccia. Ero sempre da sola, sempre. Mi chiamavano "patata" e io, sebbene facessi finta di fregarmene, morivo dentro. A quindici anni ho provato a suicidarmi con le pilloline di mia madre, ma l'unico risultato ottenuto è stato quello di trascorrere una settimana in ospedale. I miei genitori non riuscivano a capire il reale motivo per cui stavo male. Per me era impossibile accettarmi, e, di conseguenza, mi chiudevo in un guscio sempre maggiore. Fino a che, un giorno, mi sono innamorata veramente di un ragazzo, uno che avevo visto si e no tre volte. Lui non mi degnava di uno sguardo, e io ero sicura che fosse a causa del mio corpo. Non mi compravo un paio di pantaloni ormai da mesi, e non facevo altro che piangere e pensare che ero una persona schifosa. Cominciai a vomitare tutto quello che mangiavo, credendo che così sarei dimagrita. Ma non successe niente, se non che stetti ancora peggio, fisicamente e mentalmente. Allora decisi di non mangiare direttamente più. Ma la cosa mi prese la mano. A quindici anni pesavo ottantatre chili, nel giro di quattro mesi sono arrivata a pesarne quarantadue. Ero talmente magra che non mi reggevo praticamente in piedi, ma ogni volta che mi guardavo allo specchio mi sentivo un elefante. Mi pesavo con ossessione anche venti volte al giorno, e mi sentivo soddisfatta ogni volta che qualche etto scompartiva dall'ago della bilancia. Adottavo tutti gli stratagemmi possibili per evitare di mangiare: dicevo che stavo fuori a pranzo, invece andavo a comprarmi le sigarette e camminavo tutto il pomeriggio come un'ossessa per dimagrire. Naturalmente questa cosa non sarebbe potuta andare avanti per molto, mia madre non poteva più attribuire il mio repentino cambiamento a "fattori di crescita". Mi portò da uno psichiatra che le fece presente che ero malata, che ero anoressica a tutti gli effetti, fisicamente e mentalmente. Io non mi sentivo malata, anzi, mi sentivo benissimo. Il mio unico obbiettivo nella vita, l'unica cosa che mi dava soddisfazione era dimagrire. Non mi interessavo più ai ragazzi, ma solo al mio corpo che, però, mi sembrava sempre esageratamente grasso. Raggiunti i trentasette chili il mio medico e i miei firmarono un documento con cui venni ricoverata contro la mia volontà in ospedale. Passai due mesi attaccata alle flebo, a passare da uno psichiatra all'altro, ma senza risultati. Non so come riuscii ad uscirne, da sola credo, forse la mia voglia di vivere era più grande della voglia di spegnermi lentamente. Chiusi i rapporti con i miei, se non lo stretto necessario, e badai da sola alla mia vita. Naturalmente, come tutte anoressiche che riescono a guarire, ingrassai spropositatamente nel giro di pochissimo tempo, e non perché mangiassi eccessivamente, ma perché ormai il mio metabolismo era completamente sballato. Ritornai a pesare quasi ottanta chili e, sebbene fossi molto più forte emotivamente, ne soffrivo molto. Quando me ne sono andata di casa, a diciotto anni, ho subito iniziato una dieta cercando di equilibrarla, abbinandola allo sport. E sono riuscita a trovare una stabilità fisica e mentale. Ma vivo nel terrore che possa ricaderci…non mi sento mai al sicuro…….- scoppiò a piangere abbandonandosi tra le braccia di Hannah che, dal canto suo, la stringeva fortissimo senza sapere cosa fare. Aveva lanciato uno sguardo al fratello, come per incitarlo a dirle qualche cosa che la potesse far sentire meglio, ma lui si sentiva estremamente fuori luogo. Aveva ascoltato con attenzione il racconto della ragazza, e riusciva ad apprenderne appieno il significato, eppure si sentiva estremamente a disagio.
-Scusatemi…. -Jusy si liberò dal gesto d'affetto tirando su con il naso e abbozzando un sorriso per sdrammatizzare la situazione - Veramente….scusatemi di tutto cuore, non so perché….
-E di cosa ti devi scusare?!? -finalmente Elijah aveva trovato coraggio -Mi ha fatto un piacere immenso che ti sei aperta così con noi! Se posso fare qualche cosa, qualsiasi cosa ti prego di dirmelo!-
-Grazie ragazzi!Avete fatto già abbastanza, a volte sono veramente noiosa, penso che ora sia meglio salutarci prima che ricominci!- scoppiò a ridere cercando di mostrarsi realmente sollevata, anche se in realtà era ancora nervosa e molto molto angosciata.
-Penso che sarebbe meglio che tu non stessi da sola questa notte -disse Hannah stringendole le braccia -Sei ubriaca e fragile!-
-Tranquilla, veramente, sto bene!-
La ragazza fissò Jusy indispettita dalle sue parole, sembrava quasi voler convincere persino se stessa di stare bene, quando era evidente l'incontrario.
Alla fine bevettero insieme un the freddo, quindi insieme si avviarono a casa di Elijah, che si era da poco trasferito.
-E' la prima che vivo da solo! -rise mentre guidava rivolgendosi ad Akanta -Sono stato con mia madre fino a pochi mesi fa! Poi ho deciso di prendermi un appartamento qui a New York, che mi facilita molto con il lavoro e con la vita in generale!-
-E tu dove vivi Hannah?- chiese Jusy contenta che il discorso fosse verto verso argomenti a lei estranei.
-Io vivo ancora a casa con mia madre!Però spesso vengo da lui -diede uno buffetto sul braccio del parente -Lui - sussurrò ironicamente -Crede che lo faccia perché voglia starci insieme, ma in realtà è per la macchina e le feste…-
-Ti ho sentito sai?-
-Ah!Come se non lo avessi capito!Sei una cacca di vacca!-
-E tu lo sghitto di un piccione stitico!-
-Verme!-
-Bambina viziata con le caccole al naso!-
-Attore da quattro soldi!-
-Verginella a casa puttana a scuola!-
-Testa di cazzo senza cervello e con la diarrea perenne!-
-Stronza di prima categoria!-

Continuarono con questo scambio di battute per tutto il viaggio, come due classici fratello e sorella. Jusy li osservava sorridendo, cercando di tenere gli occhi aperti per non far vedere quanto fosse sbronza e stanca.

-Siamo quasi arrivati!- Elijah si girò verso di lei, indicandole un grande palazzo giallo poco lontano.
Presero l'ascensore, che si fermò all'ultimo piano: il ragazzo abitava nell'attico, che comprendeva un'enorme terrazza su tetto con una vista magnifica.
-Tu puoi dormire qua!- la condusse in una stanza con due letti singoli, pochi mobili e un televisore; probabilmente era la stanza degli ospiti.
-Vieni che ti do qualche cosa di più comodo- Hannah, già in pigiama, le sorrise trascinandola per un braccio. Elijah era scomparso in bagno, da cui fuoriusciva lo scrosciare della doccia. Dopo aver indossato una maglietta di lana nera e un paio di pantaloni di lino almeno due taglie più grandi Akanta ringraziò la ragazza, e si chiuse nella sua stanza.
-Sicura di non voler parlare ancora?- la testa di Hannah spuntò dopo qualche minuto.
-Grazie! -rispose Jusy già nel letto che cercava di sistemare le coperte -Ma credo di averne combinate abbastanza per oggi! Io veramente non so cosa dire…tu ed Elijah siete stati così carini con me……-
-Tu, se fossi stata io ad aver bisogno di aiuto, avresti fatto lo stesso?-
-Naturalmente!-
-E allora cosa c'è da dire?Forse domani sarò io a chiederti aiuto….- le ammiccò augurandole la buona notte.

Akanta non riusciva proprio a prendere sonno, c'era qualche cosa che la faceva rigirare continuamente nel letto. Mentalmente era molto stanca, ma fisicamente fremeva, non era la prima volta che le accadeva. Quando le capitava di bere troppo o provare emozioni forti immediatamente le saliva l'eccitazione. Era una cosa che la caratterizzava fin da piccola. Quando aveva scoperto l'autoerotismo era stata una manna dal cielo. Non era una ninfomane, anzi, prima di concedersi completamente ad un ragazzo questo doveva sudare sette camice, ma come chi ha come sfogo fisico lo sport lei aveva la masturbazione. E in quei momenti non pensava a nulla in particolare, ne a una persona ne ad una determinata situazione, si concentrava solamente sulle sensazioni che scuotevano il suo corpo.
Ma si sentiva troppo a disagio a farlo lì, a casa di due sconosciuti, in un letto che non era il suo. Purtroppo più pensava a non doverlo fare più il suo bisogno e desiderio salivano. Allora prese un profondo respiro e si alzò per andare a bere un bicchiere di acqua fredda.
A tastoni nel buio arrivò fino alla porta e l'aprì, notando che in cucina una luce era accesa. Fece per tornarsene in camera, ma ricordatasi del motivo per cui era uscita, fece retromarcia alla ricerca di una bevanda fredda.
Trovò Elijah che stava mangiando una brioche e bevendo una birra.
-Come mai non dormi?- le chiese con la bocca piena.
-Aveva un po' di sete, posso?- domandò indicando il rubinetto dell'acqua.
-E c'è bisogno di chiederlo? Se vuoi succo di frutta è in frigo, i bicchieri sono su quella mensola là!-
lo ringraziò accontentandosi dell'acqua che, però, non la fece sentire meglio.
-Spuntino di mezzanotte?- gli chiese.
Lui guardò l'orologio -Io direi piuttosto delle tre di notte, comunque sì, una cosa del genere, quando sto sveglio fino a così tardi poi non riesco più a dormire.
Akanta stava in piedi, appoggiata al lavello un po' in imbarazzo. Avrebbe voluto tornarsene in camera, ma qualche cosa la tratteneva. Il ragazzo si alzò, gettando la lattina e sciacquando il piattino su cui aveva poggiato il croissant.
-Posso farti una domanda un po' personale?- gli chiese lei, stupita delle sue parole.
-Spara!-
-Come fai a vivere con il dubbio se una donna viene a letto con te perché è attratta da te o perché ti chiami Elijah Wood? -
-Non lo so, non lo so mai. In effetti, questo dubbio rimane sempre. Ma sono poche le volte che mi butto alla cieca, certo, è successo che abbia avuto delle storie singole, in cui il sesso era la parte predominante, ma sono principalmente un ragazzo serio su questo fatto, e tutte le persone con cui ho avuto delle storie sono sempre state fantastiche, e molto coinvolte.-
Akanta annuì, soddisfatta dalla risposta.

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Capitolo 12
*** Esito dello sfogo fisico,chirimenti con Orlando,saluti ed epilogo ***


Nota: mi rendo conto che le cose sono alquanto affrettate, ma ho deciso di terminare questa fic, quindi ho dovuto saltare molti passaggi che aveva in mente.

Esito dello sfogo fisico, chiarimenti con Orlando, saluti ed epilogo

-Perché mi hai fatto questa domanda?- chiese lui con lo sguardo curioso.
-Così…senza un motivo preciso, è una cosa che mi sono sempre chiesta riguardo alle persone famose!-
-In ogni modo ha anche i suoi lati positivi questa cosa, in fondo ogni tanto non c'è niente di male o di anormale a fare del sano sesso, solo e prettamente fisico…-
Akanta sospirò.
-Ho detto qualche cosa di male?-
-No, assolutamente no…. -lei alzò lo sguardo e lo posò su quello del ragazzo, sorridendo imbarazzata -Senti…. -
Lui la fissava aspettando che proseguisse.
-Vuoi….vuoi avere un rapporto con me?-
Perfetto! L'alcool ormai le aveva annebbiato anche i basilari neuroni. Diventò rossa, rendendosi probabilmente conto dell'enorme gaffe che aveva appena fatto.
Lui la guardò un po' stupito, quindi mormorò :-Vuoi fare l'amore con me?-
-Scusami…scusami veramente…. -si massaggiò una tempia -Sono solo stanca, non mi rendo nemmeno conto di quello che dico…. -
Invece di scandalizzarsi le si avvicinò, poggiando delicatamente il bacino contro il suo, e afferrandole i fianchi. Prese a baciarle dolcemente il collo.
-Sesso…vuoi fare sesso con il mio nome……o con il mio corpo?- sospirò lui scendendo con la bocca verso il suo seno. Lei non rispose afferrandogli i glutei e premendolo con più forza verso di se.


La mattina Jusy si svegliò non nel letto che le era stato destinato. Accanto a se un corpo nudo semiscoperto respirava forte. Sorrise ricordandosi della notte precedente. L'eccitazione che li aveva travolti era stata di un'intensità indescrivibile, carica di passione e desiderio. Sicuramente si sentiva meglio, si era scaricata. Non c'era stato, da parte di entrambi, alcun coinvolgimento emotivo, ma era stata comunque bene.
Si vestì ed uscì. Trovò Hannah spaparanzata davanti al divano, con la bocca semiaperta e gli occhi chiusi.
-Scusa… -cercò di svegliarla. Quando sollevò le palpebre le sorrise -Io ora devo proprio andare, ti ringrazio infinitamente per quello che avete fatto per me! -.
-Ti ripeto che non devi ringraziarci proprio di niente! -aveva la voce ancora impastata dal sonno e gli occhi lucidi -Mi ha fatto piacere averti qui!Magari ci possiamo vedere un'altra volta se ti va!-
-Magari ci sarà l'occasione!Ciao Hannah-
-Akanta…un'ultima cosa….-
-Dimmi-
-Ma quante cazzo di volte l'hai fatto con mio fratello?-
Scoppiò a ridere: aveva sentito tutto, e lei, quando faceva sesso, era più rumorosa di un concerto dei Pink Floyd.
-Abbastanza….- la salutò con una mano uscendo dalla porta

(Dio mio che parte stupida, ma proprio non mi veniva in mente altro per farla finire…nda)

Una settimana dopo

La serata al locale stava proseguendo abbastanza tranquilla. Avrebbe lavorato ancora per un mese, poi si sarebbe trasferita assieme a Blonde a Parigi;l'idea era di stabilirsi definitivamente in Francia. Ma non c'era ancora nessun programma preciso, se non due biglietti aerei.
Non aveva più sentito ne Hannah ne Elijah, e sapeva che non sarebbe più sicuramente successo, era molto probabile che già si fossero scordati di lei. Sperava che non fosse così, sperava che Hannah la ricordasse come una ragazza simpatica ed Elijah come una di quelle persone con cui aveva fatto sesso e si era trovato bene.
Mentre stava preparando un'ordinazione Orlando spuntò dal nulla, sedendosi al bancone di fronte a lei.
-Ciao…..- disse lui rigirandosi tra le mani un fazzolettino.
Jusy non gli rispose, limitandosi ad un cenno del capo.
-Senti…sono venuto qui solo ed esclusivamente per scusarmi, non ordino niente! Domani parto e pensavo che doveva assolutamente chiarire la questione!-
-Tu non devi chiedere scusa a me caro Orlando, ma solo a te stesso, per il modo meschino in cui ti sei comportato!-
-Lo so! -quasi urlò lui -Ci sono stato malissimo per quello che ho fatto, credimi!Solo che a volte mi lascio prendere troppo la mano e alla fine faccio delle cose...insomma abbastanza idiote…ok, lo so che pensi che lo stia dicendo solamente perché mi sento la Cosenza sporca, e da una parte è così!Non me ne frega niente di quella ragazza che ho offeso, ma da una parte mi dispiace che sia stata male per colpa mia!-
Akanta pensò che forse non lo faceva apposta, che forse non si rendeva nemmeno conto di quello che diceva o faceva. Ma in fondo, non che gli importasse molto di questo ragazzo, quindi sarebbe stato meglio dirli che era tutto a posto. Non voleva lasciare in sospeso niente nella sua vita prima di partire. E sebbene non lo avrebbe probabilmente più rivisto sarebbe stato brutto tenere dei rancori, anche se sarebbero stati presto dimenticati per fare spazio ad altri.
-Tranquillo, capisco perfettamente -mentì Jusy asciugandosi le mani e appoggiando i gomiti sul bancone, sorridendo.
-Allora se è tutto a posto io vado, domani torno a casa, prima di incominciare a girare di nuovo….-
-Contenta di averti conosciuto!- tagliò corto lei porgendogli una mano. Lui l'afferrò saldamente, strizzandole l'occhio.
-Prima che te ne vada c'è una cosa che vorrei fare per l'ultima volta….- detto questo gli infilò una mano tra i capelli, ormai corti ma ugualmente morbidi.
- Pefetto!Ora te ne puoi andare!Sono soddisfatta!-
-Mai conosciuto nessuna donna che abbia voluto toccarmi solamente i capelli…. -disse lui a se stesso mentre si allontanava. Quando si voltò vide che Jusy ancora lo stava osservando, e la salutò con un braccio per l'ultima volta.
E così uscì.
Akanta sospirò: c'erano due cose che le sarebbero mancate. La deliziosa acqua che scorreva a casa Wood e quei capelli che tempo prima aveva devastato.
Sorrise però al pensiero che, forse, si sarebbero ricordati di lei come Akanta. Ancora una volta era riuscita a tenersi il suo vero nome per se. Presto sarebbe stata però anche ora di dirlo a Blonde….chissà…..

Nota finale: in realtà la storia del nome era molto più complessa e articolata, ma, come ho già detto, per vari motivi di tempo e spazio non ho raccontato la storia. Terrò buona l'idea per un'altra fic!Ciao a tutte….un bacione a Moon,Kaori28 e Keira.

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