Say (All I Need)

di La bambina fantasma
(/viewuser.php?uid=30883)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Say ***
Capitolo 2: *** All I want for Christmas ***
Capitolo 3: *** Fireflies ***
Capitolo 4: *** Underwater ***
Capitolo 5: *** One and Only ***
Capitolo 6: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Say ***


Chapter I - Say Do you know where your heart is?
Do you think you can find it?
Or did you trade it for something
Somewhere
 Better just to have it?
 Do you know where your love is?
Do you think that you lost it?
You felt it so strong, but
Nothing's turned out how you wanted

OneRepublic – Say (All I Need)

   
La neve cadeva placida dal cielo, coprendo col suo candore qualsiasi cosa incontrasse e donando alle strade un'aspetto tipicamente natalizio. Hermione affondò le mani nel lungo e sformato cappotto marrone: aveva dimenticato i guanti ed ora aveva le dita talmente gelate da non riuscire quasi a sentirle. Le strade di Londra erano tutte addobbate a festa, così come le vetrine, decorate in accordo con i gusti dei loro proprietari, o con simpatici pupazzi, o, nel caso in cui si volesse davvero osare, addirittura dipinte con immagini che ritraevano le più disparate storie. La ragazza pensò a come si potesse intuire il carattere di coloro che si erano adoperati in quella mansione, solo osservando il modo in cui avevano condotto il loro operato: ecco la vetrina di un piccolo negozio, dall'altra parte della quale faceva bella mostra di sé un abete con decorazioni argentate, di certo il proprietario doveva essere un tipo molto raffinato; poi eccone un'altra, straripante di nastri, colori e cose divertenti, senza dubbio scelte da una persona dal carattere decisamente allegro.
Una lieve folata di vento distrasse la giovane da questa sua piccola occupazione, costringendola a stringere maggiormente la sciarpa intorno al collo e a calare quanto più possibile il cappello di lana sulla testa. Dietro di lei, i suoi passi avevano lasciato chiare impronte sul manto nevoso, che però sarebbero ben presto state cancellate. Erano impronte solitarie le sue e lo sarebbero rimaste per tutta le sera, nonostante si trattasse della Vigilia di Natale. I suoi genitori avrebbero passato la serata, così come tutte le feste, a casa di alcuni parenti della madre, invito che lei aveva declinato adducendo ad alcuni progetti con i suoi amici. Ovviamente aveva mentito, poiché non vi era stato nessun laborio di menti volto alla pianificazione di quelle vacanze, né suo né tanto meno dei suoi amici. Loro, come ogni anno, avrebbero trascorso il Natale alla Tana, alla cui solita compagnia si erano aggiunti, da un paio d'anni, anche Luna e Neville. Inutile sottolineare che anche lei, come sempre, era stata invitata, ma, così come il precedente, anche questo invito era stato declinato, con la scusa di dover trascorrere le vacanze da alcuni lontani parenti.
Hermione Granger non era mai stata una persona alla quale piaceva mentire, eppure, quell'anno e in un periodo in cui le cattive abitudine dovrebbero essere totalmente estraniate dalla propria vita, si era ritrovata a farlo per ben due volte. Un comportamento apparentemente senza senso, che però trovava una spiegazione nella presenza di un nuovo invitato previsto alla Tana per quella sera: Lavanda Brown. Già, la sua vecchia compagna di Casa e dormitorio, colei che era stata la causa della quasi totale rottura del magico trio ai tempi di Hogwarts, questa volta faceva bella mostra di sé, dinanzi agli occhi di tutta la famiglia, come futura moglie dell'ultimo genito Ronald Weasley. Ebbene sì, dopo anni di fidanzamento, neanche cinque mesi prima Ron l'aveva lasciata, perché, a quanto pare, aveva soltanto confuso l'amore con l'amicizia. Ironia della sorte, era tornato con la vecchia fidanzatina della scuola, alla quale aveva chiesto di sposarlo dopo appena due mesi di frequentazione. La cosa aveva suscitato animate proteste da parte dei membri della famiglia, i quali avevano più di una volta tentato di far tornare il ragazzo sui suoi passi, ma, alla fine, tutti erano stati costretti a cedere di fronte alla grande determinazione del più giovane di casa Weasley. In principio aveva creduto di non riuscire a sopportare la cosa, eppure, col senno del poi, aveva compreso che Ronald era stato capace di scegliere la strada che invece lei non aveva mai avuto il coraggio di imboccare. E così, alla fine, anche lei si era ritrovata a dare la sua benedizione alla nuova coppia, augurandogli ogni felicità.
Ma allora perché non aveva voluto trascorrere quei giorni con i suoi amici? Solitudine, ecco la risposta. Sì, perché la nostra ex Grifondoro si sentiva terribilmente sola e questa sua sensazione non faceva altro che acuirsi ulteriormente in presenza di altre persone, che non facevano altro se non “sbatterle” in faccia la loro felicità. C'erano state volte in cui aveva creduto di odiare addirittura Harry e Ginny per essere così felici insieme, per poi sentirsi spaventosamente in colpa anche solo per averla pensata una cosa del genere. Quindi è questo il motivo per il quale la ragazza è stata così categorica nel rifiutare qualsiasi invito: non voleva intaccare con la sua tristezza la gioia di nessuno.
Stanca di camminare, si decise ad entrare nel primo Café, sedendosi ad uno dei tavoli accanto alle vetrate. Fuori, la nevicata non accennava a smettere e ciò sembrava soltanto aumentare la sua malinconia
- Posso portarle qualcosa? - una delle cameriere le si era avvicinata e lei, finché ella non aveva parlato, neanche si era resa conto della sua presenza, come di quella di chiunque altro in quella sala
- Un tè al latte, grazie - l'altra scribacchiò velocemente la sua ordinazione per poi allontanarsi. Di solito, in momenti come questi, Hermione era solita tirar fuori dalla sua borsa un libro e cominciare a leggere, eppure, strano a dirsi, stavolta non aveva nessun libro pronto a farle compagnia, tanta era stata la fretta che aveva avuto nel voler uscire di casa. Perché, nonostante non vi fosse nessuno che potesse disturbarla, la sua amata dimora era troppo pregna di armonia famigliare perché lei potesse sopportarne anche solo la vista
- Hermione! - qualcuno sembrava aver pronunciato il suo nome, ma doveva necessariamente trattarsi di un errore: chi mai poteva conoscerla lì? - Ehi Hermione! - no, stavolta non c'era stato alcun errore e infatti, dall'altro lato della vetrata, c'era uno dei gemelli Weasley che la salutava dimenandosi come un pazzo. La gente intorno lo guardava stranita e solo in quel momento la giovane si rese conto che, probabilmente, per farsi sentire da lei, doveva aver urlato parecchio
- Ciao.... George? - rispose lei, alzando a sua volta leggermente la voce per farsi sentire
- Sono Fred - disse sorridendo - Aspetta, ti raggiungo! - non ebbe neanche il tempo di ribattere, che il suo interlocutore già si trovava in piedi accanto al suo tavolo, scuotendo via la neve dal cappotto - Che sorpresa trovarti qui! - disse ancora, sedendosi
- Bè, questo dovrei dirlo io piuttosto - ribatté l'altra - Cosa ci fai nella Londra Babbana? -
- Ecco il suo tè - l'arrivo della cameriera interruppe bruscamente la loro conversazione - Posso portarle altro? - chiese, mentre poggiava la tazza e un piattino colmo di biscotti dinanzi a lei
- No, grazie -
- Lei invece desidera qualcosa? - chiese poi, rivolgendosi a Fred con un tono.... ammiccante?!?
- Vorrei una cioccolata calda con panna e una fetta di dolce alla crema - rispose lui allegro, apparentemente inconsapevole degli sguardi che quella giovane donna gli stava rivolgendo
- Benissimo, un attimo e sono da lei - e mentre quest'ultima si allontanava, Hermione ridacchiò
- Che c'è? - chiese il gemello, afferrando uno dei biscotti dell'amica e addentandolo
- Davvero non te ne sei reso conto? -
- Di cosa? -
- Come “Di cosa?”! Ma degli sguardi che quella cameriera ti stava rivolgendo, sembrava mangiarti con gli occhi. -
- Sai com'è - rispose - Ero impegnato a pensare ad altro - fece lui, misterioso
- Ah sì? - chiese lei scettica - E a cosa? - il ragazzo sogghignò, prendendo un altro biscotto
- È un segreto, forse un giorno te lo dirò - poi continuò, prima che lei avesse il tempo di ribattere - Ma non provare a cambiare argomento, perché sei qui? Non dovevi essere fuori città? - la ragazza, suo malgrado, arrossì, trovandosi, forse per la prima volta nella sua vita, senza nulla da dire - Oh-oh - infierì allora lui - A quanto pare il nostro perfetto prefetto ha qualcosa da nascondere -
- Smettila - disse stizzita - Non siamo più ad Hogwarts ed io non sono più un prefetto - lui storse il naso
- Credimi, nonostante la scuola sia finita, tu rimarrai prefetto in eterno -
- Ho come l'impressione che la cosa non ti faccia piacere -
- Ehi, non dimenticare che stai parlando con uno dei gemelli Weasley, l'incubo di tutti i professori - rispose, decisamente orgoglioso della cosa
- Bè, dubito ci sia qualcosa di cui vantarsi in tutto questo -
- Perché, almeno per il momento, tu non sei suscettibile al fascino dello “scavezzacollo”, come direbbe mia madre -
- E non accadrà mai - lui fece uno strano sorriso
- E chi può dirlo... -
- Ecco la sua cioccolata! - ancora una volta, la cameriera giunse ad interrompere la loro conversazione ed Hermione gliene fu quasi grata, poiché la loro chiacchierata aveva cominciato a prendere una piega che non le piaceva affatto
- Grazie - la ragazza sorrise, posando un'altro piattino di biscotti – era lei o ce n'erano troppi? – e il dolce proprio di fronte al ragazzo
- Di nulla - poi lanciò un'occhiata sospetta ad Hermione - Lei o la sua fidanzata desiderate altro? - Bingo!
- Veramente... -
- Per il momento nulla - si intromise Fred, prima che lei potesse smentire l'affermazione
- Oh - il tono sembrava decisamente deluso - Come volete - e se ne andò, la coda tra le gambe.
Quando fu certa che la donna fosse sufficientemente lontana perché potesse udirli, la ragazza diede un calcione all'amico
- Ehi! - si lamentò quest'ultimo
- Smettila di fare lo stupido, adesso tutte le cameriere del locale penseranno che stiamo insieme! -
- E la cosa sarebbe un male perché? - chiese lui, massaggiandosi una gamba
- Perché non è la verità! - sbottò lei indispettita, il ragazzo sbuffò
- Hermione, rilassati, avresti preferito continuare ad avere gli occhi di tutte quelle cameriere puntati addosso per il resto della serata? - quindi se ne era accorto?
- Bè, no... -
- Quindi -
- Ma non sta bene mentire - lui inarcò le sopracciglia
- Senti un po' da che pulpito... Ahia! - un altro calcio gli impedì di completare la frase - Di questo passo tornerò a casa pieno di lividi -
- Così impari a chiudere quella boccaccia -
- Non pensavo fossi una donna tanto violenta, Hermione, mi deludi - lei, per tutta risposta, gli fece una linguaccia - E anche maleducata! -  suo malgrado questa volta volta la ragazza scoppiò a ridere, coinvolgendo anche lui
- Credo che questa sia la prima volta che ci ritroviamo a ridere in questo modo da soli -
- Senza che Ron abbia fatto qualcosa di stupido intendi? -
- No - rispose lei sghignazzando - Intendo proprio noi due, da soli, che ridiamo insieme -
- Non esserne così sorpresa, Granger: in compagnia dei gemelli Weasley ci si può solo divertire -
- Cercherò di tenerlo bene a mente d'ora in avanti - a quel punto ognuno si dedicò alla sua bevanda. Quando poggiò la tazza alle labbra, Hermione notò che il tè, da bollente che era stato, era diventato tiepido. Il silenzio era caduto sul loro tavolo, ma, contrariamente a quanto le accadeva di recente, non si trattò di un silenzio imbarazzato, pesante, dal quale avrebbe voluto scappare. No, era uno di quei silenzi consapevoli, sereni, ma carichi di aspettative. Stranamente si ritrovò a sperare che quel momento non finisse mai
- Ora voglio la verità - la voce di Fred irruppe fra i suoi pensieri - Perché sei qui e non con i tuoi genitori? - l'ex Prefetto pensò di non aver mai visto lo sguardo del giovane tanto serio, era uno sguardo che non ammetteva una via di fuga
- Non sono più andata dai miei parenti - rispose evasiva
- Quindi stai a casa con i tuoi genitori? - inutile, voleva davvero conoscere tutta la verità
- No -
- Ebbene? - poteva Fred Weasley essere seccato?
- Ebbene, i miei genitori sono partiti, mentre io sono rimasta a Londra - lui parve irrigidirsi leggermente
- Perché? -
- Come? -
- Perché? Perché non sei venuta alla Tana, perché non sei partita, perché eri da sola. - lei tirò un lungo sospiro
- Non volevo -
- Non volevi? - fece eco lui, assottigliando lo sguardo
- Esatto -
- Bè, potresti essere un po' meno dettagliata? - sbottò - Che cosa non volevi? -
- Non volevo stare con nessuno di voi - ammise alla fine, chinando il capo
- Per la barba di Merlino! E perché? -
- Perché la vostra felicità mi faceva sentire fuori luogo - nuovamente il silenzio, questa volta, però, non fu piacevole come la precedente. Hermione avvertiva un intenso pizzicore agli occhi, ma per nessuna ragione al mondo avrebbe concesso a sé stessa di piangere
- È per Ron? - a quella domanda, posta così a bruciapelo, la ragazza si voltò di scatto verso di lui
- Certo che no! - dichiarò offesa
- E allora mi spieghi il senso di ciò che mi stai dicendo? -
- È quello che sento, non deve necessariamente avere un senso. Non per te. -
- Per caso ti abbiamo fatta sentire in qualche modo a disagio? - stavolta sembrava seriamente preoccupato
- Assolutamente no! Si tratta solo di un mio problema, voi non c'entrate nulla - lui la guardò intensamente
- Non ti va di dirmi cosa non funziona? - a questa richiesta dell'amico, cominciò a torcersi nervosamente le mani
- Bè, ecco... - tentennò - Non saprei davvero come fare per spiegarti -
- Prova - la incoraggiò
- È che.... a volte, spesso mi sento così triste e sola, che la felicità altrui non fa che darmi fastidio - cominciò - Mi sento così arrabbiata, continuamente e non sai quanto io mi odi per questo. Ma, soprattutto, mi odio perché, delle volte, arrivo addirittura ad odiarvi. Tutti voi e le vostre vite felici. - quasi non respirava - È che... - una lacrima scese lungo la guancia - è che mi sento così sola - finalmente era libera - Chi se lo aspettava che sarebbe stata così dura - disse infine, sorridendo tra quelle lacrime che, ormai, non si sforzava più di trattenere.
Il momento in cui, dopo lunghi e interminabili tentennamenti, si riesce finalmente a dire quello che si sente davvero, è talmente magico che potrebbe anche essere il frutto di un incantesimo. Finalmente ci si trova in uno stato di quiete, tutta la tensione accumulata sembra quasi sparire nelle lacrime e un nuovo e speciale rapporto si crea con la persona alla quale abbiamo deciso di confidare i nostri turbamenti. Di certo, Hermione Granger che racconta i suoi dolori a Fred Weasley è alquanto paradossale
- Nessuno ha detto che debba essere per forza facile. Ma non va bene che tu tenga tutto dentro. - lei annuì
- Adesso lo so -
- Caspita, Hermione Granger che mi dà ragione - cercò di sdramatizzare il gemello di casa Weasley, mentre le porgeva il suo fazzoletto - Un evento più unico che raro - sorrise e lei gli sorrise di rimando
- Grazie - disse - Vado un'attimo al bagno - e si dileguò.

I'm a slow dying flower
Frost killing hour
The sweet turning sour
And untouchable

Nathalie Merchant – My Skin


Quando fu dentro si assicurò di essere sola, dopodiché chiuse a chiave la porta affinché nessuno la disturbasse. Con passi lenti, quasi strascicati, si avvicinò al lavandino, aprì il rubinetto e lavò via dal volto le tracce del pianto. Quando ebbe finito e l'acqua fu asciugata dal fazzoletto di Fred, la ragazza si concesse di gettare un'occhiata al suo riflesso nello specchio: gli occhi erano ancora rossi, ma il gonfiore, per fortuna, si era attenuato. A differenza delle altre donne non doveva temere che il trucco le si fosse sciolto, perché non ne indossava mai, se non in occasioni davvero particolari e in quantità minime. Ginny le diceva sempre che, prima o poi, sarebbe arrivato il giorno in cui avrebbe desiderato essere più carina per un ragazzo e che allora avrebbe rimpianto di non averle mai prestato ascolto. Scosse la testa: che diamine si metteva a pensare in un momento del genere?
Si avvicinò al muro, si voltò, vi poggiò la schiena, scivolando lentamente verso il pavimento, le ginocchia strette al petto: ancora adesso, senza sforzo, riusciva a ricordare nei minimi dettagli il giorno in cui Ronald aveva chiuso con lei. Ricordava l'ora alla quale si era svegliata, cosa aveva mangiato a colazione, le faccende sbrigate in ufficio, la cena con il suo fidanzato....
Ricordava alla perfezione il modo in cui lei si era aggrappata al tavolo nel momento in cui lui aveva pronunciato le fatidiche parole, come temesse di sprofondare, come avesse perso qualsiasi certezza. Era riuscita a vedere chiaramente tutti i suoi progetti per il futuro sgretolarsi e riversarsi in frantumi ai suoi piedi, lasciandola vuota, condannandola ad essere niente. Quasi le era sembrato di essersi tramutata in un'altra, trapiantata in un corpo che non era il suo, tanto la sua vita le era parsa improvvisamente sciocca e priva di senso.
Dio, come aveva potuto essere così stupida?! Come aveva fatto a non rendersi conto di quel che stava accadendo proprio sotto il suo naso?
Non vi erano stati urla, pianti, ira, né, tanto meno, richieste di chiarimenti: semplicemente Hermione si era alzata dal tavolo, aveva ringraziato l'amico per la cena e si era congedata. Nessuno aveva avuto più sue notizie per oltre una settimana, né a casa né al lavoro, ancora restava un mistero dove si fosse recata. Aveva preferito che nessuno lo venisse a sapere, più per una sorta di capriccio personale che per una ragione veramente significativa. Non aveva voluto incontrare nessuno, parlare con nessuno, aveva soggiornato in un piccolo hotel a Liverpool, pregando i proprietari di non disturbarla se non per consegnarle il pranzo. No, non aveva bisogno neanche del servizio della cameriera, si sarebbe fatta bastare le stesse lenzuola. E lì, chiusa in quella stanza, aveva trascorso la sua settimana a riflettere, lontano da quelle frasi e quegli abbracci che avrebbero dovuto esserle di conforto, aiutarla ad incassare il corpo, ma di cui lei non aveva alcun bisogno.
Tornata a Londra aveva pazientemente subito i rimproveri di tutti, oltre allo sguardo mortificato del suo ex, che, a quanto pareva, ancora non si era scomodato a render nota la notizia, costringendo lei ad essere la portatrice di quelle poco piacevoli novità.
Pavido fino alla fine, eh Ronald?
Toc Toc.
- Hermione - silenzio - Hermione sei ancora lì dentro? -
- Frederick Weasley smettila di dire assurdità - rispose alzandosi, la voce nuovamente limpida - Dove mai sarei potuta scappare? È un semplice bagno, non l'ingresso per la camera dei segreti - poté udirlo sghignazzare da oltre il pannello
- E allora sbrigati Granger, dobbiamo andare - la porta immediatamente si spalancò
- Andare? - chiese leggermente allarmata - Andare dove? - lui le porse il cappotto e il resto
- Oh, andiamo Granger! Che fine ha fatto il tuo spirito Grifondoro? - le lanciò uno sguardo di sfida - Non avrai paura, spero -
- Di te Weasley? Mai. -

'Cause it's you and me
 and all of the people with nothing to do
Nothing to lose
And it's you and me
 and all other people
And I don't know why
I can't keep my eyes off of you

Lifehouse – You and Me


 
La nevicata doveva essere cessata già da un po', poiché il mantello bianco della strada era già colmo di centinaia, se non migliaia, di impronte. Anche quelle di Hermione tornarono a far parte della schiera, questa volta, però, non da sole
- Mi spieghi perché sono praticamente stata costretta a seguirti? -  Fred Weasley sbuffò
- Non essere così acida, Granger. Ammetti semplicemente che anche tu sei caduta vittima del mio fascino irresistibile -
- Ha! - gli diede un forte scappellotto - Non credo proprio - per tutta risposta lui le fece lo sgambetto, così che la ragazza si ritrovò a faccia un giù nella neve, ancora più seccata - Sto per tornarmene a casa - annunciò, mentre tentava di rialzarsi. Il gemello le porse una mano e, dopo un'attimo di titubanza, lei l'afferrò
- E va bene, va bene - la tirò su - Prometto che farò il bravo -
- C'è da fidarsi? - un sorriso
- E chi lo sa - e detto questo ricominciò a camminare, senza aspettarla
- Ehi, almeno aspettami! - gli corse dietro a fatica - Si può sapere dove stiamo andando? - chiese affiancandolo, lui scosse la testa
- Eh no, signorina Granger - le rispose, imitando il tono di voce della McGranitt - Lo scoprirà quando saremo arrivati - la bruna incrociò le braccia al petto
- Sei un testardo! -
- E tu invece una bambina - ribatté
- Co...! -
- Ma non importa - continuò lui prima che potesse terminare la frase - mi vai bene anche così - per un attimo, quando l'amico pronunciò quelle parole, non disse nulla, limitandosi a ricambiare il suo sguardo: chissà perché non aveva mai notato quanto fossero blu i suoi occhi, tanto profondi che le parve quasi di poterci sprofondare.
Quando capì di essersi incantata, immediatamente volse il volto, arrossendo notevolmente
Spero non se ne sia accorto
Per distrarsi l'ex Grifondoro cominciò a guardarsi intorno con più attenzione, perdendosi nella contemplazione di quella immane folla che invadeva le strade della città
- Fred -
- Dimmi -
- È una mia impressione o anche tutte queste persone si stanno recando nel nostro stesso posto? -
- Caspita Granger! - guardò l'orologio - Neanche cinque minuti, è un nuovo record! - altro scappellotto
- Scemo! - lui rise
- Non ti dirò dove andiamo, non ne ho alcuna intenzione - che bambino dispettoso!
- Oh, insomma Weasley! - gli disse fermandosi - Se non parli giuro che pianto i piedi qui e neanche un tir sarà in grado di farmi spostare! Non ho alcuna intenzione di andare alla deriva con te -
- Ah sì? - le chiese lui divertito
- Sì! - rispose annuendo vigorosamente
- Bene - ancora una volta non ebbe neanche il tempo per rendersi conto di cosa stesse accadendo, che Fred l'aveva afferrata e caricata sulla spalla come un sacco di patate
- Ma cosa fai! - si lamentò, cominciando a scalciare - Mettimi giù! -
- Smettila di lamentarti Granger, ti stanno fissando tutti -
- E tu non credi che in realtà stiano fissando te che mi hai letteralmente preso sulle spalle, no eh? - fece lei caustica
- Certo che no - obbiettò lui sicuro - E adesso fai la brava - le intimò inoltre, dandole una pacca sulla schiena
- Giuro che quella mano te la stacco a morsi -
- Però, siamo violente - osservò con noncuranza
- Non immagini quanto - tentò di minacciarlo, lui fece spallucce
- Oh bè, sai com'è, con cinque fratelli dopo un po' ci fai l'abitudine - tentò di ribellarsi ancora per un po', fino a che, stanca, non si rilassò completamente, lasciandosi trasportare a peso morto. Dalla sua posizione non le era possibile vedere granché, sia perché era a testa in giù, che perché le frange della sciarpa le bloccavano la visuale. Eppure, nonostante generalmente odiasse non avere controllo sulla situazione, dovette ammettere a sé stessa che non le dispiaceva, per una volta, essere in totale balia di qualcuno, come non fosse più costretta a pensare, ma solo a lasciarsi trascinare. E, a dirla tutta, non le dispiaceva nemmeno che fosse Fred Weasley a farle sperimentare quella nuova sensazione
- Non esagerare, potrei abituarmi a questo silenzio - la riportò alla realtà il diretto interessato
- Stavo pensando - si limitò a dire
- Mi chiedo se ci siano momenti in cui non lo fai - osservò - Sai Granger, credo dovresti imparare a rilassarti un po' - lei ridacchiò
- Non mi dire! E suppongo tu ti ritenga la persona più adatta ad insegnarmi una cosa del genere -
- Esattamente - disse compiaciuto, poi parve rifletterci su - Ehi, aspetta un attimo! Mi hai forse appena dato dello zuccone? -
- No, è stata davvero questa la tua impressione? - gli chiese ironicamente, per tutta risposta ebbe un'altro buffetto sulla schiena - Ehi! - lui sciocchò le labbra
- Granger, Granger... cosa devo fare con te? -
- Mettermi giù? -
- Ci hai provato, ma no, ritengo tu stia benissimo dove sei - sbuffò
- Manca ancora molto? - si lamentò - Questa posizione inizia ad essere scomoda! -
- Guarda che sono io a portarti in spalla! -
- Stai forse dicendo che sono grassa? -
- E questo che c'entra? -
- Se ti sei stancato di portarmi è perché ritieni che io sia pesante, ergo, pensi sia grassa -
- Benedette donne! - esclamò fermandosi - Perché nessuno ha ancora creato un manuale d'uso apposta per voi? -
- Perché ancora nessun uomo si è dimostrato tanto intelligente da esserne in grado - a questa sua Fred rise di cuore, da quando aveva una risata così bella?
- Ok Granger, va bene - mollò la presa e la fece cadere seduta in terra - Mi arrendo - sorrise
- Finalmente accetti la mia superiorità - lui le porse una mano, sorridendole di rimando, lei l'afferrò
- Ritengo sia dovere di un uomo accettare la sconfitta quando necessario -
- Incredibile! Fred Weasley che mostra un briciolo di maturità - ma la frase le si smorzò in gola, poiché l'amico aveva tirato troppo forte e lei si era trovata stretta a lui, il viso a pochi centimetri dal suo. Con tutta probabilità divenne paonazza, in quanto Fred non perse tempo per ricomnciare a prenderla in giro, stemperando la tensione
- Emozionata Granger? - Hermione si staccò con uno spintone
- Ti piacerebbe, Weasley - rispose con aria di sfida
- Basta così - disse poi lui inaspettatamente, alzando le mani in segno di resa - Siamo arrivati -
- Siamo arrivati? - gli fece eco lei, per tutta risposta lui le afferrò le spalle e la fece voltare - Mi hai portata al Covent Garden(1)? - chiese ancora, inarcando un sopracciglio
- Non c'è posto migliore per trascorrere la Vigilia di Natale - affermò annuendo
- Ma se questa è la prima volta che ci vieni! -
- Bè, lo dicevano i manifesti per strada! - la ragazza alzò gli occhi al cielo
- Sei proprio un bambino Frederick Weasley -
- Può darsi - ammise - Fatto sta che ora siamo qui, tanto vale divertirsi - e così la prese per mano, trascinandola verso l'Apple Market(2).
Mentre si lasciava guidare da lui, lo sguardo le cadde sulle loro mani intrecciate, facendola arrossire di nuovo
- Guarda che posso camminare anche da sola -  dichiarò
- Non mi fido, potresti scappare -
- Che cosa?!? - sbottò indignata - E sentiamo, di grazia, perché dovrei farlo? - lui continuava a camminare senza voltarsi
- Perché hai troppa paura di scoprire che puoi divertirti assieme a me -
- Tu vaneggi Weasley - a questo punto finalmente si girò verso di lei, guardandola intensamente
- Lo vedremo Granger -. Insieme passarono sotto l'arco dell'Apple Market ed Hermione si stupì delle grandiose decorazioni che scendevano dal soffitto e adornavano la struttura
- Non spalancare troppo la bocca, potrebbero entrarci le mosche - la punzecchiò l'amico, lei si limitò a sorridergli, con gli occhi che le brillavano. Aveva dimenticato quanto potesse essere bello andare in giro per la città durante le festività, in special modo in luoghi caratteristici come quello, che sembravano sprigionare magia da ogni angolo. Le tornò alla mente che anche con i suoi genitori, da bambina, aveva l'abitudine di percorrere quello stesso tratto la sera del 24 Dicembre: divertirsi girando tra le bancarelle, mangiare mele candite e, infine, fermarsi a bere una bollente tazza di tè. C'erano così tante cose belle da osservare, che la giovane desiderò poter restare lì in eterno solo per poterle ammirare tutte. Si fermò presso uno stand pieno di buffi cappelli, ne prese e indossò uno a forma di hot dog gigante, mentre Fred ne provò uno con le sembianze di un tacchino. Era talmente buffo che cominciò a ridere fino a che la pancia non iniziò a dolerle, il ragazzo le mise il broncio, ma non durò più di cinque minuti, poiché l'amica ne calzò un altro a forma di mucca che lo fece sganasciare
- Aspetta un secondo -  le disse, ancora ridendo. Lo vide allontanarsi, parlare con quello che doveva essere il proprietario del banchetto, per poi tornare da lei - Ok, adesso vieni con me - la prese nuovamente per mano
- Ma non possiamo andarcene con questi! - disse, adducendo ai cappelli
- Certo che possiamo, adesso sono nostri. Li ho comprati. -
- Che...? -
- Prego - la bloccò - Adesso entra -
- Non vorrai dirmi che intendi fare una foto mentre indossiamo questi, vero? -
- Certo che sì - la sua presa si fece più salda, ma non dolorosa - Non provarci neanche a scappare, non riusciresti a percorrere un metro -
- Ma io ho una dignità! -
- Non è vero, l'hai persa quando hai indossato quel cappello a forma di hot dog! - suo malgrado Hermione sorrise
- E va bene - si arrese, entrando nella cabina - Ma facciamo in fretta -
- Su su - disse lui entrando a sua volta e chiudendo la tendina - Via il dente via il dolore - concluse sedendosi
- E io? - domandò lei
- Tu cosa? -
- Merlino - sbottò esasperata - Dove mi siedo io? - domandò di nuovo, con lo stesso tono che aveva usato con Harry e Ron quando si erano conosciuti in treno
- Ma mi pare ovvio - fece lui, cominciando a battersi una mano sulla gamba - Qui -
- Vorrai scherzare spero - fece leggermente allarmata
- E perché mai - il suo sguardo la diceva lunga - Sono sicuro ci starai comodissima -
 - Se davvero pensi che io....! - ma – Dio mio, ma quando imparerò? – non ebbe neanche il tempo di terminare la frase, che lui l'aveva tirata e fatta sedere a forza sulle sue ginocchia
 - Ora basta Granger - le sussurrò a pochi centimetri dall'orecchio, lei si irrigidì - Ora devi solo rilassarti - da quando la voce di Fred Weasley era così.... così?!?
- E come faccio, se tu continui ad irritarmi? - lui si distaccò e la giovane tirò un sospirò di sollievo
- Non mi offenderò per questo tuo commento Granger, tanto so che non lo pensi -
- E va bene, per questa volta anch'io mi arrendo - sapeva che lui non avrebbe mai mollato il colpo - Farò quello che vuoi - .....l'aveva detto sul serio?
Spero che la mia morte sia veloce e indolore
- Tutto quello che voglio, Granger? - perché sembrava così compiaciuto? - Potrei anche approfittarne -
 - Non fingere di capire qualcos altro - lo rimbeccò - Non sei così stupido -
 - Non essere sempre così acida Granger, rischi di farti venire un'ulcera -
- Su - fece poi inaspettatamente lei - Facciamo queste foto - e inserì una monetina nella macchina - Sorridi - e proprio quando stava per scattare, Fred Weasley cominciò a farle il solletico.
Ok, doveva ammetterlo: passare la serata con lui non era poi così male.

Note:
1)    Covent Garden è la parte più importante della zona d'intrattenimento londinese, il West End. La Royal Opera House, uno dei più importanti teatri d'opera al mondo, ha sede qui e si affaccia sulla piazza del mercato di Covent Garden.
2)    L'Apple Market è il centro del mercato della piazza di Covent Garden, caratteristico mercatino di creazioni artistiche, souvenir e graziosi atelier; si presenta circondato da teatri, caffetterie, negozi e piccoli ristoranti, nonché dalle dimore dei mercanti e degli aristocratici di un tempo.
N.B. Personalmente non ho mai visitato Londra, quindi tutte le descrizioni sono frutto della mia fantasia ( e di qualche foto trovata in internet ).

Spazio autore:
Salve a tutti! Finalmente, dopo anni e anni, riesco a postare il primo capitolo di una FanFiction. Non ho molto da dire in realtà: spero possa piacervi e divertirvi, fatemi sapere cosa ne pensate!
Probabilmente aggiornerò la prossima settimana, a presto!

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** All I want for Christmas ***


Chapter II - All I want for Christmas  I won’t ask for much this Christmas
I won’t even wish for snow
No, I’m just gonna keep on waiting
Underneath the mistletoe
There’s no sense in hanging stockings
There upon the fireplace
'Cause Santa he won’t make me happy
With a toy on Christmas Day
I just want you here tonight
 Holding on to me so tight
Girl, what can I do?
You know that all I want for Christmas
Is you…

Michael Bublé – All I Want for Christmas is You


Hermione Granger amava il Natale più di qualunque altra cosa, a tal punto da poterne recitare ogni momento come una filastrocca, ricordo marchiato a fuoco nella sua memoria: svegliarsi col delizioso aroma della colazione, scartare i regali, comporre poesie improponibili assieme al padre e, infine, cercare di aiutare, per quanto possibile, la madre nella preparazione del famoso Pranzo di Natale. Jean Granger(1) aveva la magica capacità di creare spettacolari manicaretti che riuscivano a stupirti ogni volta grazie alla loro creatività e bontà, complici il grande affetto che provava nei confronti dei suoi commensali e il considerevole talento per i fornelli. Questa dote, ahimé, non era stata ereditata dalla figlia, la quale, per quanto si sforzasse, non riusciva ad evitare che tutti i suoi piatti fossero vittime infelici di autocombustione. L'unica ricetta che riusciva a riprodurre era quella dei biscotti di pan di zenzero, con i quali la famigliola aveva preso l'abitudine di accompagnare il tè pomeridiano, lì accanto allo scoppiettante caminetto.
Anche quella mattina il risveglio dell'ex Grifondoro fu allietato dagli invitanti aromi della sala da pranzo, i quali le stuzzicarono talmente l'appetito da costringerla ad aprire gli occhi molto prima del previsto. Si posizionò a sedere sul letto, stiracchiandosi ed emettendo un sonoro sbadiglio: la sua camera era sempre la stessa: le pareti lilla ridipinte quando aveva otto anni, la mobilia color panna e centinaia di libri ammassati ovunque. Non si poteva certo dire si trattasse di una stanza ordinata, al contrario di quella occupata ad Hogwarts, ma, si sa, ognuno ha i suoi piccoli scheletri nell'armadio e la nostra amica non era di certo da meno, essendo la pigrizia una caratteristica manifesta solo alla larga da sguardi indiscreti.  
Scostò via le coperte, rabbrividendo leggermente e dando il via alla ricerca delle sue pantofole: pelose e con la faccia di Snoopy, un regalo della nonna. Appena in piedi si affrettò ad indossare la vestaglia azzurra,così da potersi dirigere nella stanza attigua, baciare i genitori e augurare loro un buon Natale.
Proprio mentre era sul punto di varcare la soglia, però, un pensiero improvviso la fece desistere e preoccupare
I miei genitori sono fuori città.
Chi diavolo era entrato in casa ed aveva preparato addirittura la colazione?
Un ladro? No, impossibile – Perché mai un ladro dovrebbe venire a cucinare in casa mia?
Forse si trattava di un senzatetto, il quale, credendo la casa vuota, si era intrufolato per poter trascorrere al caldo le sue vacanze. Sì, questa opzione era decisamente più probabile, anche se ciò non leniva in alcun modo la sua inquietudine. Infatti, chi le assicurava che, di chiunque si trattasse, non ne avrebbe approfittato per farle del male?
Sì guardò intorno alla disperata ricerca di qualcosa che potesse servirle da arma – Merlino, che fine avrà fatto la mia bacchetta?  –, senza risultato. Poi, finalmente, l'occhio le cadde su qualcosa che, in un modo o nell'altro, avrebbe potuto sfruttare a suo favore. Si avvicinò quindi alla scrivania in punta di piedi, prelevando ciò di cui aveva bisogno, per poi dirigersi nuovamente verso la porta con passo felpato. Ringraziò Dio e tutti i Santi in Paradiso che suo padre ne avesse recentemente oliato i cardini, poiché altrimenti avrebbe potuto dire addio all'effetto sorpresa.
Muovendosi quanto più silenziosamente possibile, si diresse verso la camera incriminata, stando bene attenta a che nessuno sbucasse all'improvviso alle sue spalle. Quando fu vicina alla meta, poté distinguere nitidamente il rumore dei passi di qualcuno: stando alla chiarezza di quel suono, l'intruso era probabilmente molto alto e robusto, cosa che rendeva ancora più scarse le sue possibilità di vincita in un eventuale corpo a corpo. Inspirò ed espirò profondamente, cercando di far riaffiorare tutto il coraggio che aveva dimostrato di avere durante la Guerra Magica e che, in quel momento, sembrava averla completamente abbandonata.
Insomma Hermione! Provò ad incitarsi Che fine ha fatto tutto il tuo spirito da fiera e audace Grifondoro?
Tirò un altro lungo respiro, dopodiché afferrò il toro per le corna e avanzò a passo deciso verso qualunque cosa la aspettasse: una figura in piedi le dava le spalle
- Fermo dove sei! Cosa credevi di fare in casa mia?!? - e, detto questo, lanciò decisa la sua arma
- Aaaaaaaah! - urlò la figura, voltandosi e rivelando un volto ben conosciuto
- Aaaaaaaah! - urlò a sua volta Hermione, mentre l'altro riusciva miracolosamente a scansare quel bolide letale
- Granger! Ma cosa diamine pensavi di fare? - la rimproverò un Fred Weasley in tenuta casalinga – Era un grembiule quello che indossava?
- Tu piuttosto cosa pensavi di fare! - lo rimbeccò lei - Credevo si trattasse di qualche malintenzionato! -
- E tu pensavi davvero di metterlo K.O lanciandogli l'edizione integrale de “La storia di Hogwarts”?! - domandò scettico
- Non trovavo la mia bacchetta, c'era poco da fare gli schizzinosi - lui si abbassò per raccogliere il libro
- Caspita - disse, soppesandolo - Saranno almeno cinque chili! Ora capisco perché tu abbia optato per questo. -
- Più di duemila pagine di conoscenza hanno il loro giusto peso -
- Già, un peso fin troppo eccessivo -
- Sempre il solito - constatò la ragazza - Ma, a proposito - continuò, puntandogli contro un dito - Si può sapere cosa ci fai tu in casa mia? Per giunta la mattina di Natale! - per un istante parve dubbioso
- Davvero non ricordi? -
- E cosa dovrei ricordare? - sbottò esasperata
- Ieri sera ti ho accompagnata qui che non ricordavi neanche il tuo nome - le raccontò - Ti sei data al consumo sfrenato di Marshmallow e sidro di mele, dando spettacolo per strada -
Eh?!?
- Dici sul serio? Io non ricordo nulla - disse, sedendosi al tavolo
- Ci credo, eri talmente fuori - si massaggiò le tempie
- Ok, ero ubriaca e vittima di intossicazione da zuccheri. Ciò non spiega, però, perché tu sia a casa mia adesso -
- Ma come Granger, così mi ferisci - affermò, assumendo un'espressione melodrammatica - Davvero non ricordi l'intensa notte di passione trascorsa con me? -
- Che cosa?!? - arrossì violentemente e fece per alzarsi, ma il piede le si incastrò e rovinò pateticamente in terra - Starai scherzando, spero! -
- Non potrei mai scherzare su una cosa del genere - si poggiò solennemente la mano sul petto - Piuttosto dovrei essere io a chiederti se mi stai prendendo in giro, in fondo non ricordi la notte più bella della tua vita - cominciò ad avvicinarsi - Vuoi forse un ripassino? - incapace di fare alcunché, la giovane cominciò a strisciare all'indietro per cercare di distanziarlo
- Non ci penso neanche! - il ragazzo scoppiò a ridere
- Rilassati Granger - disse, sedendosi a gambe incrociate - Ti stavo solo prendendo in girò - dichiarò - Non è successo assolutamente nulla tra noi due stanotte, a meno che tu non voglia considerare il modo cavalleresco con cui ti ho portata in braccio fino al tuo letto mentre eri semi incosciente. - ammiccò nella sua direzione - Magari potremmo accordarci sulla giusta ricompensa -
- L'unica ricompensa che riceverai da me sarà un sincero “grazie”, non illuderti - lo informò, girando il volto dalla parte opposta alla sua e cercando di dissimulare quel rossore che avvertiva prepotente sulle guance
- Che cattiva! -
- Piuttosto! - continuò lei - Non vorrai dirmi che sei stato tu a cambiarmi anche gli abiti? - chiese, adducendo alla camicia da notte che, ne era sicura, non indossava la sera precedente
- Giuro sul mio onore... -
- Perché, ne hai uno? - il giovane tossì
- Dicevo - le lanciò un'occhiataccia - Giuro sul mio onore che non ho visto nulla che non avrei dovuto, anche se non mi sarebbe dispiaciuto... -
- Fred! -
- Scusa, scusa, rettifico. Non ho visto nulla, punto. Soddisfatta? - l'amica inarcò un sopracciglio
- Non so se dovrei fidarmi - il gemello sbuffò, rialzandosi
- Avanti Granger! Giuro che non ho in alcun modo attentato alla tua integrità ieri notte, va bene così? - sembrava alquanto seccato
- E va bene, scusa, mi fido - gli sorrise e lui non poté fare a meno di sorriderle a sua volta
- Sei perdonata - aggiunse con aria di superiorità
- Ora mi aiuti ad alzarmi? -
- Giusto - le porse una mano – Dejà vù? – e l'aiutò - E perché nessuno possa mai dire che un Weasley non è capace di trattare una ragazza - continuò - C'è una splendida colazione che la aspetta di là, Miss - e si esibì in un esagerato inchino
- Non mi dire! Fred Weasley, quel Fred Weasley, che prepara la colazione. Sono a dir poco sconvolta -
- Sai com'è - le si rivolse con l'aria di chi la sapeva lunga, forse troppo - Di solito serve a far colpo sulle ragazze -
- Capisco - sbottò infastidita - Bè allora la prossima volta non ci sarà bisogno che ti disturbi - si avviò senza aspettarlo - Considerando che non devi preoccuparti di far colpo su me - si sedette al tavolo, di nuovo.
Non aveva udito i passi di Fred seguirla e infatti fu molto sorpresa nel constatare che si trovasse proprio alle sue spalle
- Dimmi Hermione, tu sei una ragazza? - Ancora? Ma è proprio un vizio!(2)
- Però Fred, che occhio - lui poggiò le mani sullo schienale della sua sedia, i muscoli degli avambracci tesi
- Ebbene, se è così, perché mai non potrei voler far colpo su di te? - lo stomaco le si contorse
- Non capisco... -
- Ah, Hermione - disse, una mano a toccarle la spalla - Come devo fare con te? -  prima che lei potesse parlare, si era già ritirato in cucina, lasciandola sola.
Cosa voleva intendere con quelle parole? Non lo sapeva, ma il cuore le batteva talmente forte da farle credere potesse essere perfettamente udibile in tutto il Regno Unito. La spalla bruciava lì dove lui l'aveva toccata, lo stomaco continuava le sue terribili capriole.
Dio, ma cosa mi sta accadendo?
Si passò nervosamente le mani tra i capelli arruffati, sospirando pesantemente, confusa come non mai. Non riusciva a dare una spiegazione logica a quanto stava accadendo e ciò la metteva in ansia, perché, ad essere onesti, non si era mai vista Hermione Granger che non riusciva a comprendere qualcosa.
Oh, al diavolo!
Si alzò di scatto e si diresse a passo di marcia verso la porta dietro la quale  era scomparso, spalancandola
- Io... - tutta la determinazione che aveva avuto fino ad un attimo prima sembrava essere sparita - Ecco.... - manteneva il capo chino, torturandosi le mani - Per caso hai bisogno di una mano? - chiese, senza ricordare minimamente cosa invece avrebbe dovuto dire. Ma, d'altronde, aveva ben poca importanza se lui le sorrideva a quel modo
- Va bene -  le rispose - Perché non porti le cose in tavola? -
- Tutto qui? Io pensavo di fare qualcosa di un po' più consistente -
- E rischiare così che la cucina vada a fuoco? - strabuzzò gli occhi
- E tu come fai a sapere...? -
- Diciamo solo che mia madre non è molto discreta... - ora capiva! Era stato circa tre anni prima: per San Valentino Ginny l'aveva coinvolta nell'assurdo progetto di preparare in casa i dolci da regalare a Harry e Ron e così si era ritrovata, con tanto di grembiule a fiori, nella cucina della Tana ad ascoltare piazientemente una Molly Weasley che impartiva loro ordini. Peccato non fosse andata come speravano... - Ricordo ancora la voce di mia madre mentre ti diceva: “Non preoccuparti, Hermione cara, a tutti capita di compiere qualche errore. Solo, la prossima volta, sarà meglio se certi esperimenti li metti in atto a casa dei tuoi genitori” - si esibì in una perfetta imitazione
- Non dire altro, per favore! Non immagini nemmeno quanto mi sia sentita mortificata quella volta - il ragazzo aveva afferrato il bricco del latte e alcune tazze
- Non esageriamo! Non avevi fatto nulla di che, dopo tutto... - il suo tono era tutto un programma
- Nulla di che? Ma se ho quasi fatto esplodere il forno! - lo sentì trattenere a stento una risata di fronte al suo dispiacere
- Bè - rispose, lo sguardo acceso di quella luce tipica dei gemelli - Guarda le cose dal loro lato positivo -
- Sarebbe? -
- Non hai rischiato di essere rinchiusa ad Azkaban per omicidio -
- Fred! - lo vide mentre si esibiva in una fragorosa risata
- Ora, la prego, si segga Miss - la invitò, indicando il tavolo con un gesto eloquente.
Hermione ebbe la certezza di avere assunto una ridicola espressione di stupore, ma come avrebbe potuto farne a meno? La tavola era imbandita di ogni genere di cosa: vi erano cornetti caldi, uova strapazzate, pancetta, toast, pancakes, fritelle, spremuta, caffellatte e cioccolato. Il giovane dovette accorgersi della sua meraviglia, poiché assunse un'espressione decisamente compiaciuta
- Serviti pure -
- Hai preparato tu tutto questo? - chiese conferma
- Ti stupisce tanto? -
- Sì! - poi si affrettò a correggere le sue parole - Cioè, non avrei mai creduto fossi capace di fare una cosa del genere - lo vide accomodarsi al posto di capotavola, le mani intrecciate sotto al mento
- Ci sono molte cose che non conosci di me, Granger. Ma non temere, avrai tutto il tempo per imparare - scacciò con violenza la sensazione di disagio che cercava di investirla, sedendosi accanto all'amico
- Direi, allora, di non perdere tempo e cominciare da queste - affermò, iniziando a servirsi una generosa porzione di ogni pietanza. Avvertì il suo sguardo su di sé ancora per qualche istante, dopodiché anche lui cominciò ad arraffare qualcosa. Per tutto il resto della colazione non si udì altro se non le esclamazione di estremo apprezzamento della ragazza ad ogni boccone, gli occhi brillanti e la faccia felice come quelli di una bambina
- Mammamia! - disse infine - Credo di stare per scoppiare! - lo sentì ridacchiare
- Ci credo! Hai mangiato quanto un'intera squadra di Quidditch! -
- Ma non è vero! - cercò inutilmente di difendersi
- Ah no? E allora mi spieghi perché mi sono ritrovato a dover praticamente lottare con le unghie e con i denti per un misero cornetto? -
- Questo non c'entra nulla! - tentò ancora, disperata
- Certo, certo - finse di accondiscendere lui - Io porto le cose di là -
- Aspetta - lo bloccò - Tu hai preparato, di conseguenza sono io che devo sparecchiare e lavare i piatti - lo vide stringersi nelle spalle
- Di norma sarebbe così, ma vorrei farle notare, signorina Granger, che sono le dieci e lei è ancora in camicia da notte e vestaglia. - le mise una mano sui capelli - Con tanto di zazzera arruffata, per giunta! - ridacchiò ancora quando la vide gonfiare le guance
- Non sei per nulla gentile a farmelo notare, Frederick Weasley -
- Non sia così permalosa, signorina. Volevo solo farle notare che forse, forse, sarebbe il caso per lei di andare a fare una doccia - ammiccò - Poi se la sua reticenza nasce dal fatto che non le va di farla da sola, possiamo subito... -
- Fred! -
- E va bene, va bene - alzò le mani in segno di resa - Come non detto - lei scosse la testa
- Non cambierai mai, vero? - prima di rispondere parve rifletterci su
- No, ma, dopo tutto, non ti piacerei se non fossi così - la ragazza arrossì fino alla radice dei capelli
- E chi ti dice, di grazia, che tu mi piaci? - le si avvicinò pericolosamente, una mano sul tavola e l'altra sullo schienale della sedia, come a bloccarle ogni via di fuga
- Ma ovviamente i tuoi occhi, mia cara -
- Smettila - lo allontanò - Cominci seriamente a preoccuparmi, Weasley. Dimmi, anche tuo fratello è affetto da questa grave forma di psicosi? -
- Quale fratello? -
- Ovviamente George -
- No, sono solo io -
- Perché - chiese ancora - Nel caso in cui non si fosse trattato George, la tua risposta sarebbe stata diversa? -
- Sai com'è, non sono ancora totalmente convinto della sanità mentale di Ron... -
- Fred! -
- Ti piace proprio tanto pronunciare il mio nome, eh Granger? - gli pizzicò un fianco
- Scemo! -
- Inutile che provi ad insultarmi, tanto so quanto mi ami - esasperata – forse anche un po' agitata – si mosse verso il bagno
- Continua a sognare, Weasley - gli disse, prima di chiudere la porta alle sue spalle. Quando fu dentro, lo sguardo le cadde, terrorizzato, su qualcosa a pochi metri da lei
- Mi hai stupito, Granger - la voce le giunse ovattata alle orecchie - Non pensavo indossassi della biancheria così.... audace -.

- Giurerei di aver sentito Hermione urlare -
- Non essere sciocco Harry, sai bene che Hermione è in vacanza con i suoi genitori -.

Am I in too deep?
Have I lost my mind?
I don't care
You're here tonight.

Enrique Iglesias – Hero


 È una verità universalmente riconosciuta che uno scapolo facoltoso debba sentire il bisogno di prendere moglie. Per questo, appena un tale uomo appare all'orizzonte, tutte le famiglie del vicinato lo considerano proprietà legittima delle loro figlie in età da marito.(3)
Hermione Granger stava disperatamente tentando di concentrarsi sulla lettura del suo libro, senza sortire, suo malgrado, favorevoli risultati.
Come faccio a concentrarmi se.... “questo qui” non la smette di fissarmi?
Stanca di quell'assurdo giochetto, chiuse di scatto le pagine, scoccando un'occhiata assassina al povero mal capitato
- Lo trovi divertente? -
- Non particolarmente - rispose Fred, seduto lì accanto a lei - “Interessante” sarebbe la parola che userei -
- Bè, io non lo trovo interessante, né, tanto meno, divertente. Gradirei la smettessi di fissarmi mentre leggo il mio libro. -
- Ma mi sto annoiando! - aveva assunto il tono di un bambino capriccioso
- Mi sembra - sottolineò seccata - che nessuno ti stia obbligando a rimanere. Hai dormito, fatto colazione e pranzato qui, mi pare più che sufficiente per oggi - lo vide sbuffare - La tua famiglia ti avrà già dato per disperso -
- Non devi preoccuparti di questo - la rassicurò - Ho già avvertito la famiglia -
- Cosa?!? -
- Calma, calma. Non ho detto loro che sono con te, tranquilla - la vide tirare un sospiro di sollievo
- E allora cosa gli hai detto? -
- Che avrei passato il giorno di Natale con la mia ragazza - le comunicò, gongolante
- Fred! -
- Una scusa come un'altra - si giustificò, assumendo la migliore espressione del suo repertorio
- Certo, come no - lo assecondò fiaccamente - Così adesso, oltre al peso della mia bugia, devo anche reggere il gioco a te. Bene! -
- Avanti, Granger, non essere petulante -
- Ah! E così adesso sarei anche petulante? - cominciava ad esasperarsi sul serio - Ebbene, se sono noiosa, petulante e acida, vuoi spiegarmi perché ci tieni tanto a stare in mia compagnia? - nella foga della sua arringa, il libro le era caduto dalle gambe, riversandosi aperto sul pavimento. L'amico la osservò per qualche istante, mentre aveva ancora le guance arrossate, dopodiché si chinò a raccogliere lo sfortunato oggetto
- Mi dispiace averti offesa, Hermione. - le porse il romanzo - Non era mia intenzione farlo - un profondo senso di colpa si impadronì di lei, inducendola a mordersi nervosamente un labbro
- No, scusami tu Fred. Sono stata davvero scortese con te in questi giorni, dovrei esserti grata per quel che stai facendo -
- Non voglio la tua gratitudine - ci tenne a specificare - Voglio soltanto che tu stia meglio - un sorriso amaro le comparve sulle labbra
- Dubito di poterti accontentare - si distese, poggiando il capo sul bracciolo del grande divano. Chiuse gli occhi, cercando di ignorare la forte sensazione di nausea e l'emicrania, carezzando il manoscritto che teneva poggiato sul grembo. Non riusciva a cancellare la persistente impressione di stare gettando via la sua vita, soprattutto in quei giorni, mentre era a casa in vancanza.
Quando la guerra era finita ed Hogwarts era stata ricostruita, Hermione aveva preso la decisione di terminare i suoi studi, mentre Harry iniziava l'accademia per diventare Auror e Ron cercava di sfondare nel panorama sportivo. Ottenuti i suoi M.A.G.O., era stata assunta presso un piccolo dipartimento del ministero della magia, lavoro che le permetteva una certa flessibilità per seguire Ron nei suoi ritiri. Aveva fatto ciò che lui si aspettava da lei, ciò che tutti si aspettavano da lei, ricoprendo un ruolo senza infamia né lode, libera da qualsiasi cosa non fosse stato quel vano impulso al sacrificio.
Non rammentava nessuno dei sogni che l'avevano cullata ai tempi della sua adolescenza, nessuna ambizione o speranza, come vuota. Ironia della sorte, non sapeva neanche perché avesse fatto tutto quello, per quanto tentasse di scavare a fondo dentro di sé. Viveva imprigionata in un lavoro che non le restituiva alcuna soddisfazione, reclusa tra le mura che lei stessa aveva costruito, folle.
Non si vive per accontentare gli altri, la scelta deve essere solo tua.(4)
D'altra parte, non poteva avere la presunzione di accusare qualcheduno di quelle scelte, che, per quanto sbagliate, lei aveva portato avanti liberamente e con cognizione. Poteva incolpare solo sé stessa e la sua insicurezza, quali fautori della sua caduta in disgrazia. Da tempo aveva cominciato a chiedersi per quale astrusa ragione il Cappello Parlante l'avesse assegnata, anni or sono, alla Casa di Godric Grifondoro, i cui componenti erano ben noti per quella fierezza e quell'ardire dei quali, come aveva potuto ben appurare, lei risultava oltremodo sprovvista.
Era come l'avessero appesa a testa in giù, gettata sul baratro della follia, ma non ancora perduta.  Ad ogni respiro poteva avvertire la paura attraversarle le membra, scuoterla, trasformando ogni istante in quello finale.
È come avere paura della vita stessa.
Aveva creduto che l'amore, l'approvazione e il rispetto delle persone che la circondavano, l'avrebbero in qualche modo preservata dal rimorso e dal rimpianto.
Quanto era stata ingenua?
- Allora? - la voce dell'amico la riportò alla realtà
- Mh? -
- Per caso non stava prestando attenzione, signorina Granger? Sono molto deluso da lei - finse di rimproverarla, assumendo un'espressione arcigna
- Ma smettila! - gli disse, colpendolo con un cuscino - Piuttosto, cosa volevi? -
- Volevo mi spiegassi come si usa questo coso - ripeté, agitandole qualcosa a pochi centimetri dalla faccia
- In primo luogo, questo coso, come lo hai ribattezzato tu, si chiama telecomando. Serve per utilizzare il televisore anche a lunga distanza - gli mostrò come
- Però! - commentò, riprendendo tra le mani l'oggetto - Ingegnosi questi babbani! - alla ragazza venne da ridacchiare - Che c'è? - le chiese, confuso
- Stavo soltanto ammirando l'impressionante somiglianza tra te e tuo padre -
- Sai com'è - rispose, la voce impersonale a causa dell'attenzione volta a comprendere il funzionamento di quel bizzarro utensile - Abbiamo gli stessi geni -
- Come se i capelli rossi non fossero una prova più che sufficiente - glieli scompigliò
- Piuttosto Granger, spiegami come si usa -
- Merlino Weasley! - sbottò lei, afferrando il telecomando - Riesci ad impegnarmi quanto e più di un bambino - in un lampo l'apparecchio Tv si accese, con grande stupore del gemello
- Caspita - si alzò per poterlo controllare più da vicino - Chissà come...? - lo vide iniziare a trafficare con i fili e decise di interromperlo prima che combinasse qualche pasticcio
- Fred, senza offesa, ma preferirei che i miei genitori non trovassero la casa a pezzi al loro ritorno -
- Vuoi dire che non ti fidi di me? - chiese contrariato
- Ovvio che no -
- Ma bene - assottigliò lo sguardo - Vorrà dire che la mia feroce vendetta si abbatterà su di te - iniziò a muoversi lentamente e minacciosamente verso di lei
- Smettila - lo ammonì - Guarda che non mi fai paura -
- Ah sì? - la punzecchiò - E allora perché sei arretrata contro la spalliera del divano? -
- Semplice istinto di auto conservazione - lui continuava ad avanzare - Mai sentito parlare? -
- Ritengo sia qualcosa che non mi riguardi affatto - affermò sicuro, la ragazza ormai seduta in bilico sullo schienale del sofà
- Hai davvero tutta questa voglia di farti affatturare da me? -
- Dubito ne saresti davvero capace -
- Ah sì?! Bè, non mi conosci affatto - ormai era vicinissimo - E non fare neanche un altro passo, altrimenti... Ahi! - nella foga del momento aveva perduto l'equilibrio, per fortuna il tappeto aveva attutito la caduta. Non aveva ancora tentato a rialzarsi, che la faccia di Fred comparve, provocatoria
- Ti capita spesso di scivolare e cadere?(5) - le chiese, ironico
- Soltanto da quando ho così strettamente a che fare con te - rispose - E poi, in genere, qualsiasi altro ragazzo sarebbe stato così gentile da prendermi in braccio - si tirò sui gomiti - Ovviamente non Fred Weasley - lo osservò inarcare un sopracciglio
- Vuoi che ti prenda in braccio? - sbuffò
- Ovvio che... Ehi! - ancora una volta, non l'aveva neanche visto muoversi - Ma cosa fai?! -
- Ma come! - la scimmiottò - Non avevi detto che qualsiasi ragazzo ti avrebbe aiutato? È quello che ho fatto -
- Ma io non volevo il tuo aiuto -
- Non mentire Granger, so bene che aspettavi solo questo momento per saltarmi addosso -
- Che cosa?!? -
- Già, non fare tanto l'innocentina con me -
- Ma tu... tu sei... -
- Lo so, sono meraviglioso, ma non sciuparmi troppo. - l'ex Grifondoro si dimenò fra le sue braccia
- Fammi scendere immediatamente, Frederick Weasley! Oppure... -
- Cara Hermione, non credi di trovarti nella posizione sbagliata per potermi minacciare? -
- Allora significa che ti odierò con tutta me stessa - incrociò le braccia al petto
- Sopravvivrò - commentò serafico - Oppure, il dolore potrebbe essere talmente grande da non riuscire a sopportarlo, in quel caso avresti la mia morte sulla coscienza -
- Mai pensato di fare l'attore? - chiese piccata - Possiedi delle incredibili doti drammatiche -
- Uhm... non saprei - le fece l'occhiolino - In realtà avevo in mente ben altro per passare il tempo... -.
La Granger avvertì il cuore mancarle di un colpo e le gote infiammarsi: non riusciva a comprendere l'atteggiamento del ragazzo, né a cosa mirasse realmente. Solo di una cosa era certa: non le piaceva come la faceva sentire
- Inutile continui a sognare, non avrai alcuna soddisfazione stasera - lo avvertì
- Bè, hai detto stasera, non è male -
- Prego? -
- Niente, niente - disse, adagiandola cautamente sui morbidi cuscini del canapè - Presto, molto presto, capirai anche tu - i loro volti si trovavano ad appena una mezza spanna l'uno dall'altro, i respiri che si fondevano in uno solo, come nettare di vita per le loro anime. Lo sguardo di Fred era così limpido e profondo, che ella credette di stare per annegarvi, tanto annaspava alla ricerca di aria. Mossa da quell'emozione, la giovane allungò la mano fino a sfiorare il profilo dell'amico, tracciandone il contorno, imprimendolo nella pelle, sfiorando le labbra carnose con i polpastrelli. Due mani virili giunsero a stringere la sua, baciandone le dita, il palmo, l'interno del polso, senza mai interrompere il contatto visivo. Un brivido le percorse la schiena a quell'umido contatto, mentre tutto il suo corpo non faceva che chiederne ancora e a gran voce.
Incautamente si lasciò sfuggire un sospiro, il quale fece oltremodo risplendere quei due zaffiri che neanche per un istante avevano smesso di contemplarla, quasi fosse lei la gemma più preziosa
- Ti va di ballare? -
- Come? - fu costretta a battere le palpebre più e più volte affinché il torpore che le offuscava la mente si affievolisse - Ballare? - solo allora si accorse della tenue melodia: il concerto di Natale(6) trasmesso dalla Bbc
- Ebbene? - le chiese nuovamente, stringendole ancora un po' la mano
- Immagino sarebbe impossibile rifiutare - le sorrise
- Esattamente - concordò - Vedo che finalmente cominci a capire -
- Direi che, mio malgrado, questa terribile vicinanza, in un modo o nell'altro, mi abbia insegnato qualcosa. Anche se, probabilmente, sarei stata felicissima di continuare a vivere nell'ignoranza - il giovane balzò in piedi e lei con lui
- Non essere sarcastica, Granger. Non ti si addice - le passò un braccio dietro la schiena, avvicinandola a sé, sfiorando il suo corpo con il proprio. Hermione adagiò una mano sulla sua spalla, mentre con l'altra andava a stringere quella del suo partner, iniziando a volteggiare lentamente.
Lui la conduceva con una maestria che l'ex Prefetto non si sarebbe mai aspettata: sicuro, abile e disinvolto. Di certo, più a suo agio di quanto non fosse lei, il capo chino ad osservare attentamente i loro passi. Poté avvertire i palmi delle mani inumidirsi, il fiato farsi corto, il battito disperato del cuore contro la gabbia toracica: deglutì. Una sorta di scarica elettrica sembrava attraversarla, scuoterla, intorpidirla, confonderla fino lasciarla col dubbio su chi fosse e dove si trovasse. Tutto, all'infuori di quel ballo, di loro, aveva perso di consistenza
- Dì la verità: non ti aspettavi fossi così bravo -
- In realtà credo di aver capito che da te potrei aspettarmi qualsiasi cosa, ormai - gli rispose cordialmente
- D'altronde è con Fred Weasley che stai parlando, Granger. Mi pare strano tu abbia impiegato tutto questo tempo ad elaborare un pensiero così semplice -
- Ehi, non fare tanto il gradasso - lo riproverò scherzando - Non sei ancora giunto a un livello tale da potertelo permettere -
- Uhm... - per tutta risposta lui la strinse maggiormente a sé, accostando i loro volti: poteva sentire il respiro caldo del giovane sul suo collo, avvolgente e rassicurante. Inalò a pieni polmoni il suo profumo, meravigliandosi
Un uomo, non più un ragazzo.
Lasciò che continuasse a farla ondeggiare anche quando la musica terminò, per niente propensa a mettere fine a quel contatto che sembrava raggiungere i luoghi più profondi ed inesplorati della sua anima, pizzicando corde di sentimenti che persino lei aveva dimenticato di poter provare. Non si rese conto di essersi fermata fino a quando lui non la scostò da sé quel tanto da poterla ammirare ancora una volta: Hermione udì il cuore batterle fin nelle tempie, conscia di quel che sarebbe accaduto di lì a pochi istanti.
Con la mano non impegnata a stringerle i fianchi, Fred era risalito fino al collo, accarezzandolo, per poi occuparsi di tracciare dolcemente il contorno delle labbra. La giovane serrò lo sguardo, trepidante e febbrile, ma condannata a non veder realizzate le sue speranza. Avvertì il flebile bacio che egli le poggiò sulla fronte e che le fece immediatamente sbarrare gli occhi
- Buon Natale, Hermione - le disse, semplicemente
- Buon Natale a te, Fred - gli rispose, sorridendo.
Per l'ennesima volta, sono stata l'unica a sperare.

Note:
1)    Nome assolutamente, non ho idea di quale sia il nome della madre di Hermione.
2)    Ovviamente mi riferivo alla scena presente nel quarto film in cui Ron invita Hermione al ballo del ceppo, esilarante!
3)    Brano tratto da “Orgoglio e Pregiudizio” di Jane Austen, uno dei miei libri preferiti. Non so perché, ma ho ritenuto calzasse a pennello.
4)    Frase tratta dal film “Alice in Wonderland” di Tim Burton.
5)    Battuta tratta dal film “Come d'Incanto” di Kevin Lima.
6)    Avvenimento inventato di sana pianta.

Spazio autore:
Salve a tutti! Finalmente riesco a pubblicare questo secondo capitolo, ahimé nettamente in ritardo rispetto alla data da me stabilita in precedenza. A mia discolpa posso dire che nel frattempo ho dovuto sostenere la prova orale della maturità, la quale, per quanto alla fin fine non mi abbia eccessivamente impegnato, mi ha comunque messo in un tale stato di agitazione da impedirmi di fare alcunché.
Ad ogni modo, tornando al succo della questione, in questo capitolo, oltre ai soliti e immancabili botta e risposta tra i due protagonisti, ho voluto lasciare spazio anche alla crescente empatia che si sta instaurando tra i due e alla presa di coscienza, da parte di Hermione, di questo sentimento di cui, fino ad allora, non si era ancora resa conto. Oltre a ciò, ho dedicato un certo spazio anche alle insicurezze e ai problemi che attanagliano la nostra protagonista, poiché è mia intenzione fare di questa una storia, sì romantica, ma anche di crescita personale, di presa di coscienza di sé stessi, dei propri desideri e limiti.
...Ok, credo di aver parlato e annoiato a sufficienza.
Ringrazio infinitamente tutti coloro che hanno recensito il precendente capitolo, inserito la storia tra i preferiti e seguiti ed anche chi, inaspettatamente, mi ha aggiunto tra gli autori preferiti – davvero non trovo parole adatte ad esprimervi la mia gratitudine. Spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento, alla prossima!
Con Affetto,
Arianna.

Recensioni:

fredlove: Mi fa piacere tu abbia trovato divertente lo scambio di battute, a dire il vero è stata la parte più semplice da scrivere avendo tratto molto ispirazione da me stessa. Spero che questo capito ti soddisfi quanto e più del precedente, attendo un tuo parere. Grazie mille.

smelly13: Ti ringrazio infinitamente dei complimento, i quali risultano ancora più graditi a seguito dell'immenso impegno che cerco di incanalare nella stesura delle mie storie: presto molto attenzione al suono, allo stile, alle ripetizioni e mi lusinga che ciò sortisca tali effetti in coloro che leggono. Spero che anche questo capitolo possa piacerti, fammi sapere. Grazie mille.

LittleHarmony13: Davvero, i tuoi complimenti mi lusingano moltissimo e mi colmano di gioia. Già, nonostante io ami molto la Rowling e i suoi libri (ovviamente), credo che gli sviluppi sentimentali siano stati un po' scontati, soprattutto per quel che riguarda Hermione. Avrei preferito assistere ad altri “accoppiamenti”, per così dire. Aspetto con ansia la tua opinione su questo capitolo, a presto. Grazie mille.

Jenet_Ellen: ahahaha Sì, effettivamente Fred e Hermione sono due bambini, ecco perché stanno così bene insieme! Ritengo che Fred, con il suo carattere fresco, libero e impulsivo sia in grado di far sì che Hermione prenda reale consapevolezza di sé stessa e dei suoi desideri (anche quelli di cui ancora non riesce pienamente a rendersi conto...). E, dopo tutto, Fred è Fred, non c'è bisogno di aggiungere altro.
Ringrazio anche te infinitamente per i complimenti, mi hanno reso davvero molto felice. Spero apprezzerai questo capitolo, fammi sapere. Grazie mille.


Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Fireflies ***


Fireflies You would not believe your eyes
If ten million fireflies
Lit up the world as I fell asleep
'Cause they fill the open air
And leave teardrops everywhere
You'd think me rude, but I
Would just stand and stare.

Owl City – Fireflies

Attraverso la campagna scozzese il paesaggio appariva spoglio e morente, una brughiera che si estendeva a perdita d'occhio: la pioggia della notte appena trascorsa aveva cancellato ogni traccia di candore, rendendo il terreno fangoso e disagevole. Una fitta coltre di nebbia ostacolava il passaggio, minacciando cadute e pessime figure a chiunque avesse osato disubbidire al suo volere, il gelo che penetrava nelle ossa a ogni passo.
Hermione gettò un'occhiata sconsolata ai suoi stivali: uno strato di spesso pantano rosso-giallastro li ricopriva fino alla caviglia, tanto orribile da indurla a pensare che neanche un incantesimo sarebbe stato in grado di eliminare ogni traccia di quel lerciume. Scostò con un colpo deciso del capo alcune ciocche di capelli dal viso, per nulla disposta a scacciar fuori le mani dalle tasche: lo sformato cappotto marrone si era rivelato un fedele alleato anche in quella situazione, barriera inespugnabile contro il clima glaciale. Il vento freddo continuava a sferzarla, facendo sì che il logoro cappello continuasse a caderle sugli occhi, mentre sciarpa di lana le pizzicava il collo e il naso colava vergognosamente.
Davvero una pessima, pessima giornata.    
Avvicinò le mani guantate alla bocca, sfregandole e soffiando: in lontananza, sovrapposta alla linea dell'orizzonte, riusciva a scorgere la frastagliata scogliera verso la quale si stavano dirigendo. Per quale motivo, restava ancora un mistero
- Davvero non so come tu abbia fatto a convincermi - un ragazzo dalla chioma fulva la distanziava di un paio di metri, di certo più agile di quanto lei non fosse lungo quel percorso accidentato
- Avanti, Granger! Che fine ha fatto il tuo spirito d'avventura? -
- Credo se ne sia andato assieme al tuo buon senso, Fred Weasley -
- Ma se non l'ho mai avuto! - lo udì obiettare
- Appunto - concordò, annuendo
- Sei noiosa, Granger - borbottò a mezza voce
- La verita fa forse male? - lo stuzzicò , trionfante - Eh già, anche i peggiori, in fondo, hanno il loro tallone d'Achille -
- Tallone di cosa? -
- Lascia perdere - sventolò la mano come volesse scacciare un insetto fastidioso - Piuttosto, continui a perseverare nel non volermi dire dove siamo diretti? -
- Che sorpresa sarebbe, altrimenti? -
- Ed era davvero necessario smaterializzarsi in Scozia per scoprirla? -
- Assolutamente, mio carissimo prefetto -
- Ex prefetto -
- Fa lo stesso - questa volta fu lui a scacciare un insetto molesto - Guarda, siamo quasi arrivati - disse, indicando la scogliera con un cenno del capo.
Resosi conto dell'incedere tremolante della sua compagna, il giovane si affrettò a stringerle una mano per aiutarla, intrecciando le dita alle sue: nonostante non indossasse nulla, la sua stretta era tiepida, tanto piacevole da riuscire a farle dimenticare il cattivo umore: a volte non ci si rende conto di quanto possa essere intimo un semplice contatto come quello. L'essere umano si illude nel ricercare la completezza nella perdita totale di sé stessi nel corpo dell'altro, vivendo nella sciocca convinzione che la completa fusione di due anime coincida col culmine del piacere fisico. Stolto è l'uomo che ha dimenticato quanto amore e dolcezza possano risiedere nel gesto più innocente, cuore arido e anima come rovente brezza del deserto.
Hermione avvertì un intenso bruciore alle gote, lo stomaco dolerle gradevolmente
Sei consapevole dell'effetto che hai su di me, Fred?
Come avesse udito quel muto quesito, l'amico si voltò verso di lei, sorridendole affettuosamente
- È tutto ok? - le chiese
- Certo! - rispose automaticamente - Perché me lo chiedi? -
- Così... - per un istante le mancò l'aria
- Che sciocco sei, Fred! - disse, forzando una risata - Non potrei stare meglio di così! -
- Se lo dici tu - le rispose, scettico
- Infatti lo dico io - cercò di apparire disinvolta - Manca ancora molto? - chiese - Sento che i miei piedi non resisteranno a lungo -
- Granger, davvero, solo Merlino sa come tu abbia fatto a sopravvivere durante la guerra -
- Ma che spiritoso! -
- È una dote naturale - sottolineò compiaciuto - E comunque siamo arrivati - la informò
- Arrivati? - gli fece eco - Arrivati dove esattamente? - si guardò intorno - Qui non c'è assolutamente nulla, a meno che tu non intenda buttarti giù dalla scogliera - incrociò le braccia al petto - Cosa che, devo ammettere, al momento non mi dispiacerebbe affatto - lo vide affondare le mani nelle tasche dei pantaloni, lo sguardo oltremodo divertito
- Non so perché, ma non credo neanche a una parola - la contraddì - Sono molto deluso da te, Granger. Mi aspettavo fossi in grado di vedere oltre -
- Vedere oltre? - lui non aggiunse altro, limitandosi a restarsene lì in attesa. Un sonoro sbuffo uscì dalle labbra di Hermione, la quale non era per nulla disposta ad assecondare le stramberie del gemello, men che meno in un tale frangente.
Si guardò nuovamente attorno, certa delle sue convinzioni
- Ebbene? - le domandò, appunto, quest'ultimo
- Ebbene è..! - un oggetto attirò il suo interesse - Non vorrai dirmi...? -
- Precisamente, signorina Granger - annuì - Vedo che, alla fine, è riuscita a comprendere -
- Una passaporta - disse meccanicamente, accovacciandosi per scrutare più da vicino quella bottiglia di vetro - Chi se lo aspettava -
- Tu no di certo -
- Giuro che, se non la smetti, sarò io a buttarti di sotto! -
- Va bene - alzò le mani in segno di resa - Ora, però, sarà meglio sbrigarsi. Non vorrei tardare -
- Cosa odono mai le mie orecchie - ironizzò lei, mentre l'amico si inginocchiava accanto a lei - Fred Weasley che teme di far tardi - gettò uno sguardo al cielo - Sì, direi che la fine del mondo è imminente -
- Ma come siamo simpatiche oggi! -
- È una dote naturale - lo scimmiottò
- A-ha, certo - la assecondò - Proprio come la petulanza -
- Guarda che io...! -
- Ad ogni modo - la interruppe - Non lasciare la mia mano per nessun motivo - la prese - Non vorrei ti ferissi -
- Non esagerare, Weasley - cercò di dissimulare il suo imbarazzo - Neanche nei tuoi sogni più vivaci potrebbe mai accadere una cosa del genere -
- Come no - le rispose - Se è così, allora puoi anche lasciarmi andare -
- Non importa: farò questo sacrificio - disse, per nulla intenzionata a lasciarlo andare
- E va bene - la assencondò, il tono di un padre che acconsente alla figlia capricciosa - Però, prima dobbiamo occuparci di un'altra questione - con la mano libera, tirò fuori una cravatta dalla tasca del cappotto
- Eh?!? -
- Ora vedrai - le lasciò la mano - Girati -
- Non vorrai bendarmi?! -
- Esattamente -
- Sei forse impazzito?!? - sbottò - Mi rifiuto categoricamente -
- Avanti, Hermione - la incitò - Solo per questa volta cerca di fidarti - i suoi occhi, profondi e cristallini, le ricordarono il blu dell'oceano
- Va bene - acconsentì, senza riflettere - Ma solo per questa volta -
- Brava bambina - chiuse gli occhi e lui le strinse delicatamente quel pezzo di stoffa sugli occhi.
Avete presente il “gioco della fiducia”? Mi riferisco a quello in cui ci si deve lasciar cadere all'indietro, per far sì che un'altra persona ci afferri. Non so se voi l'abbiate mai provato, ma posso assicurarvi che è molto più difficile di quel che sembra: fino ad un istante prima credi di avere il totale controllo della situazione, poi ti ritrovi a non sapere che fare, la consapevolezza di stare dimostrando al tuo compagno quanto in realtà confidi in lui – non così tanto.
Ebbene, ritrovarsi bendata in un luogo isolato come quello, fece sentire la Granger precisamente allo stesso modo: la totale assenza, il buio, l'incertezza. Si ritrovò ad allungare le mani, tastando il vuoto, agitata
- Fred? - chiamò - Fred, dove sei? - avvertiva una paura ceca e immotivata montarle dentro, persa in un terribile stato di abbandono - Fred... - la voce le si era leggermente incrinata, avvertì il ragazzo avvolgerla in un caldo abbraccio
- Calma, sono qui... - la sua voce risuonò carezzevole e rassicurante alle sue orecchie, acquietandola all'istante
- Sì - rispose, semplicemente
- Aggrappati forte a me - si strinse quanto più poteva, assaporando a cuore aperto la dolcezza infinita di quel gesto
- Va bene - percepì il suo braccio scostarsi e fu come se un pezzò del suo corpo le venisse brutalmente staccato
- Al mio tre - serrò le labbra - Uno - un tremito - Due - un sospiro - Tre - poi il nulla.

Hermione aveva sempre pensato agli abbracci come ad un gesto intriso di malinconia, di sentimenti inespressi, di rimpianti. Un gesto nel quale le persone tendevano ad incanalare tutte quelle parole impossibili da pronunciare, per paura o imbarazzo che fosse.
I suoi genitori non le dicevano mai che le volevano bene, troppo riservati per lasciarsi andare a tali dimostrazioni di affetto: preferivano abbracciarla, accarezzandole la schiena e mormorando una di quelle canzoncine che adorava fin da bambina.
Non aveva mai detto ad Harry di volergli bene, né gliel'aveva sentito dire: eppure, tra loro c'erano stati un'infinità di abbracci: di gioia, di conforto, di affetto, di dolore.
Non aveva mai detto a Ron che l'amava, credendo che i gesti valessero più di mille parole: solo ora riusciva a comprendere che, a volte, certe cose valeva la pena di dirle. A dispetto dell'imbarazzo, della paura, del rimorso: certe cose andavano dette e dovevano essere ascoltate.
Stretta a Fred, si rese conto, per la prima volta nella sua vita, di voler pronunciare quelle parole, ma di non sentirsi ancora pronta a farlo. Un giorno, non molto lontano, sarebbe riuscita a trovare il coraggio necessario: avrebbe respirato a fondo, ascoltato il battito furioso del suo cuore, dopodiché avrebbe dato sfogo alla sua voce. Tutto quell'amore covato negli anni, avrebbe finalmente visto la luce, avrebbe emesso il primo vagito, guardando con speranza al nuovo mondo.
Sì, sarebbe andato tutto bene
- È tutto ok? - le chiese il gemello
- Certo - rispose - Siamo già arrivati? - chiese, sbalordita
- Esatto - disse, trionfante - Grazie a me non ti sei resa conto di nulla - ancora la teneva ancorata a sé
- A-ha - lo assecondò - Direi: stavo per soffocare! -
- Ma sentila! - la allontanò, arruffandole i capelli - La signorina ha voglia di scherzare: che divertente -
Stringimi
- Cos'è? - si tastò dietro la nuca alla ricerca del nodo della cravatta - Al Re degli scherzi non sta bene che qualcun altro possa ridere di lui? -
- Certo che no - lo udì sbuffare - Semplicemente non amo le pessime battute -
Baciami
- Le pessime battute - ripeté - Come no! - sciolse il legaccio
- E invece è proprio così, signorina so-tutto-io -
- Come mi hai chiamato...! Ehi! Cosa fai? - quando quel pezzo di stoffa rosso-oro era caduto, le mani del ragazzo erano immediatamente accorse ad oscurarle ancora la vista
- Tu, piuttosto: chi ti ha detto di togliere la benda? - chiese a sua volta, contrariato
- Siamo arrivati, no? -
- Sì, ma non è ancora arrivato il momento -
- Il momento per cosa? - l'aiutò ad alzarsi
- Vedrai -
Amami.

- Siamo arrivati? -
- No -
Un minuto
- Siamo arrivati? -
- No -
Trenta secondi
- Siamo arrivati? -
- Sì -
- Davvero? -
- No(1) - gli tirò un calcio all'indietro - Ahi! -
- Fred Weasley... -
- Mi hai fatto malissimo! -
- ...si può sapere... -
- Sono sicuro resterà il segno -
- ...dove accidenti mi stai portando?!? -
- Hermione - la richiamò sconvolto - Smettila di urlare: la gente ti fissa -
- La gente? - che assurda situazione - Che gente? -
- La gente, Hermione - ripeté, calmo - Sai: due occhi, due braccia, quattro gambe... -
- Fred! -
- ...ah no, scusa: erano due -
- Frederick Weasley - si fermò e lui con lei
- Dimmi tutto, Granger -
- Giuro... -
- Che paroloni -
- ...che se non mi dici immediatamente dove stiamo andando, non mi muovo di qui! -
- Uhm - fece, meditabondo - Ne sei proprio sicura? -
- Sicurissima -
- Va bene - in un lampo, le avvolse la sciarpa intorno al capo
- Ma cosa... ehi, mettimi giù! -
- Ma Granger: sei stata tua dirmi che non ti saresti mossa! -
- Ma io non volevo mi prendessi in braccio - udì varie risatine - Fred! - mormorò, arrossendo - Mettimi giù: le persone stanno ridendo di noi -
- Mi spiace contraddirti, mia cara, ma è di te che stanno ridendo -
- Ti prego - implorò
- E va bene - si fermò - Non riesco a resistere ad una giovane donna in questo stato - affermò, solenne - Ma ci sarà un prezzo da pagare -
- Qualsiasi cosa - accettò - Basta che mi lasci scendere -
- Ok - l'adagiò in terra - Ecco fatto -
- Ebbene? -
- Cosa? -
- Cosa vuoi? -
- Lo saprai a tempo debito - il suo tono non le piaceva per nulla...
- Uhm... la sciarpa -
- Cosa? -
- Toglimi la sciarpa -
- Giusto -
Uno. Due. Tre.
- Fred... - iniziava sul serio a perdere la pazienza
- Aspetta -
- Cosa devo aspettare ancora? - chiese, esasperata
- Ci vuole suspense -
- Oh, ma per favore! - si tirò via la sciarpa, rischiando di strangolarsi - Ora voglio proprio sapere cosa hai da dire a tua discolpa - l'afferrò per le spalle, facendola voltare
- Guarda -.
Il paesaggio era identico a quello delle fiere che spesso aveva frequentato da bambina: bancarelle colorate, teatrini, saltimbanchi, clown e menestrelli. Una prorompente allegria aleggiava nell'aria, colmandola di gioia, una miriade di lucciole a illuminare il romantico crepuscolo
- Ma come...? -
- Magia - le rispose, facendo spallucce.
Iniziò ad avanzare come inebriata, il passo leggermente traballante, guardandosi attorno con occhi luccicanti. Era come un continuo della loro serata trascorso ai Covent Garden, ma più incredibile, più magica. Quegli insetti luminosi la sfioravano da sopra i numerosi strati di indumenti, per nulla intimoriti: alzò un braccio e un paio di loro si adagiarono sulla sua mano, come gocce di oro colato. Volarono via in un battito di ciglia, lasciandola col sorriso sulle labbra
- Ti piace? - l'avvolgente voce di Fred le giunse dalle sue spalle
- Tantissimo - si voltò - Ma dov'è che siamo? - le pizzicò scherzosamente una guancia
 - Benvenuta al Festival di Portmahomack(2)  -
- Mai sentito nominare -
- Non ne avevo dubbi - annuì
- Adesso mi spiego tutto quel mistero... -
- Precisamente -
- Sei un bambino -
- Vero -
- Ed uno sciocco -
- Vero anche questo - allungò la mano per accarezzargli il viso
- Ma cosa farei, senza uno sciocco e un bambino come te? -.

 And i've always lived like this
Keeping it comfortable,
distance, and up until now
I'd sworn to myself that I'm content
With loneliness
Because none of it
was ever worth the risk, but...

Paramore – The Only Exception

- Ancora non riesco a crederci -
- Ma... -
- No, davvero: non ci riesco -
- Forza, Granger: che sarà mai? -
- Ma dico: anche durante le feste, voi maghi pensate solo al Quidditch?!? -
- Ma si tratta di un'importante amichevole! -
- Sì. Esattamente come il campionato scolastico, le nazionali, i mondiali... -
- Esatto! - esultò - Vedo che inizi ad entrare nello spirito giusto - l'occhiata che gli rivolse fece scemare tutto il suo entusiasmo
- Ma per favore! -
- Oh, andiamo Hermione! - perseverò, passandole un braccio intorno alle spalle e cominciando a sospingerla - Vedrai che sarà un'esperienza indimenticabile -
- Certo, certo -
- E che partita sarebbe, senza la giusta dose di cibo spazzatura? -
- Ehi! - lo richiamò il proprietario della bancarella alla quale si erano accostati
 - Scusi - disse, l'espressione addolorata - Cibo iper-calorico - l'uomo scosse la testa, contrariato
- Dimmi, Fred - disse Hermione, trascinandolo via - La smetterai mai di metterti nei guai con le persone? -
- E perché dovrei? - chiese, del tutto naturale - È così divertente -.

Lo stadio, per quando decisamente più piccolo di quello che aveva ospitato la coppa del mondo, era gremito di persone fino all'orlo: striscioni, urla, cappelli e sciarpe, improbabili facce dipinte. Uno spettacolo che, alla fin fine, valeva la pena osservare anche solo per questo.
Hermione seguiva Fred a qualche passo di distanza, cercando di farsi largo tra la folla che ancora occupava il retro delle tribune: poco prima, il ragazzo le aveva mostrato i biglietti già acquistati da diversi giorni, al che lei lo aveva guardato confusa
- Come mai avevi già acquistato due biglietti? - lui le aveva sorriso furbamente
- Istinto - quel ragazzo era davvero un mistero!
Sbuffi, gomitate, caldo asfissiante: la Granger stentava a reggere il passo del gemello, che, al contrario di lei, riusciva agevolmente a farsi strada senza alcun incidente. Ad un certo punto, mentre tentava di passare tra due due comitive, inciampò in una trave sporgente del pavimento, rovinando in terra. Caricò sulle braccia il peso del corpo, alzandosi a sedere: le calze si erano strappate, mostrando il ginocchio sbucciato. Si voltò, in cerca di aiuto, ma del ragazzo non ve n'era neanche l'ombra: probabilmente, era andato avanti credendo che lei lo stesse seguendo.
Tastò l'interno delle sue tasche, alla ricerca di un fazzoletto: nulla. Si alzò, ritenendo alquanto insicuro restarsene lì, col rischio che qualcuno potesse caderle addosso: non sapeva dove dirigersi, poiché non aveva idea di quali fossero i posti segnalati sui biglietti e cercarlo era a dir poco impensabile. Così, dolorante, si poggiò ad una trave, abbastanza in disparte perché nessuno potesse urtarla. Di certo, non appena si fosse reso conto della sua scomparsa, sarebbe tornato indietro a cercarla.
Hermione si sentiva fragile, come se, di punto in bianco, la presenza di Fred le fosse diventata indispensabile... e, forse, era davvero così. Quando era passato a prenderla, quella mattina, il petto le era quasi esploso, mentre lui le illustrava i suoi piani per la giornata
- Cosa ti fa credere che acconsentirò a tutto questo? -
- Granger, andiamo: lo so che non puoi fare a meno di me -
In tutta la sua vita, Fred Weasley non aveva mai pronunciato frase altrettanto vera: lei aveva un disperato bisogno di lui.
Sospirò, posando una mano sul petto: percepiva il ritmico battito del cuore contro il palmo ed un dolce languore che la pervadeva. Dopo tutto, cosa mai poteva andare storto se, per una volta, decideva di lasciarsi andare?
- Hermione! - un'affannato Fred si stava dirigendo verso lei
- Fred! -
- Ma cosa ti è successo? - chiese, il tono leggermente alterato - Mi sono girato e non c'eri più -
- Scusami, ma sono caduta e ti ho perso di vista -
- Ti sei fatta male? -
- Niente di che, solo una piccola sbucciatura - lo sguardo del ragazzo si soffermò sulla zona incriminata
- Meglio che dia un'occhiata - si accovacciò
- Ma no - obbiettò lei, arrossendo - Non è il caso -
- Decido io cosa sia il caso, miss Granger -
- Smettila di imitare la McGranitt, mi fai impressione -
- Una bella impressione? -
- Una brutta impressione -
- Eh - emise un teatrale sospiro - C'est la vie - sfiorò il profilo della gamba di Hermione e lei quasi svenne - Ok, non è nulla di grave - le tamponò la ferita con un fazzoletto
- Mi pareva di avertelo già detto - si alzò, sovrastandola
- Dovevo assicurarmene - rispose - E poi, come facevo a farmi sfuggire l'occasione di sbirciare sotto la tua gonna? -
- Frederick Weasley! - urlò, paonazza - Cosa hai fatto?!? -
- E va bene - ammise - Non ho sbirciato, anche se avrei voluto... -
- Fred! -
- Andiamo? - le porse il braccio - Non manca molto all'inizio della partita - ignorò il gesto, stringendo le braccia al petto
- Credo di aver urlato più io il tuo nome, negli ultimi due giorni, che tua madre in tutta una vita - lui alzò le spalle, iniziando a farsi largo tra la folla, vicino a lei quel tanto che bastava a che non accadessero altri imprevisti
- Tu sottovaluti la mamma, Hermione - asserì - Credimi, neanche la McGranitt ha urlato il mio nome quanto lei. -
- Ci credo, ci credo - disse, la voce divertita.
Di colpo, il ragazzo si fermò, facendola scontrare contro la sua schiena
- Ma cosa ti prende? - non rispose, semplicemente le prese una mano, uno sguardo che la sfidava a lasciarlo andare. Non dissero nulla, continuando semplicemente a guardarsi, il mondo intero racchiuso nello spazio che divideva il corpo di Hermione dal suo.
Al mondo, non v'è uomo o donna che non abbia desiderato, almeno una volta, essere travolto dall'amore. Eppure, cos'è che facciamo quando ciò accade? Fuggiamo.
La paura ci assalta, ci conquista, ci ghermisce. Arriviamo ad un punto in cui non siamo più i padroni di noi stessi, confinati nel nostro minuscolo e personale universo, lontano dalla sofferenza. Nutriamo la nostra anima di malinconiche illusioni, vivendo l'utopia di una esistenza senza rimpianti, inconsciamente consapevoli della realtà: inutile rifuggire al mondo, perché nessun uomo ha la forza sufficiente per vivere la solitudine. Tuttavia, allo stesso tempo, nessun uomo ha la forza necessaria per poter affrontare le conseguenze del vivere con gli altri.
E allora? Arrivati a questo punto, cosa ci resta da fare?
Bisogna avere fede.
La fede è ciò che ci ha salvato sin dall'alba dei tempi, ciò che ci ha tratto in salvo dal baratro dell'oscurità, mostrandoci la luce. Uscite di casa, alzate il capo e spalancate gli occhi verso il cielo: la luce del sole vi accecherà e in essa voi dovrete avere fede.
Hermione si sentiva soffocare dall'intensità di quei sentimenti che iniziava a serbare dentro di sé, nascosti, piccoli, indifesi, come lei. Aveva avuto accanto a sé Fred Weasley per più della metà della sua vita, ceca alla verità. Aveva ritrovato la vista in un locale babbano, una Vigilia di Natale qualsiasi, seduta ad un tavolo qualsiasi. La verità le si era rovesciata addosso come una doccia fredda, una cascata: le idee avevano cominciato a complicarsi e le sensazioni a farsi più chiare.
Avrebbe voluto fermarlo e baciarlo lì, davanti a tutti, respirando la vita dalle sue labbra. Ne aveva bisogno più di qualsiasi altra cosa, per sopravvivere
- Hermione, puoi dirmi che ore sono? -
- Mi spiace, ma non ho con me l'orologio -
- Davvero? Strano: in genere lo porti sempre con te -
- Ho creduto che oggi il tempo non avesse importanza -.

Note:

1)    Citazione dal film “Shrek 2”
2)    Portmahomack è un villaggio di pescatori sul Mare del Nord della Scozia nord-orientale. Sinceramente, mi ispirava il nome: in questa storia, faremo finta si tratti di un villaggio di maghi (non ditelo in giro!). Anche il Festival, ovviamente, è una mia invenzione.


Spazio autore:
Salve a tutti! Eccomi, dopo tantissimo tempo, con un nuovo capitolo. Mi dispiace di averci impiegato così tanto a scriverlo, ma non volevo che la fretta rovinasse il risultato finale.
Ebbene, finalmente sembra che Hermione abbia preso coscienza di quei sentimenti che, in un modo o nell'altro, ha sempre provato per Fred. Ma ora? Cosa accadrà ora?
Mistero.
Spero che il capitolo possa piacervi, vi aspetto nel prossimo.
Con affetto,
Arianna.


Recensioni:

DrogataDiApiFrizzole : Ti ringrazio infinitamente! Le tue recensioni mi riempiono sempre di gioia, oltre a farmi divertire (nel senso buono del termine!). Spero vivamente che anche questo capitolo possa piacerti: mi ci sono davvero molto impegnata.
Appena avrò un po' di tempo, andrò a leggere qualcuna delle tue storie. Promesso!

Sipsi : Ti ringrazio per la recensione: mi fa davvero piacere che la storia ti piaccia.
Per quel che mi riguarda, ho sempre ritenuto che l'aspetto psicologico di Hermione non fosse stato adeguatamente approfondito dalla Rowling che, giustamente, si è soffermata maggiormente sul protagonista. Da un certo punto di vista, ciò potrebbe essere anche positivo: ha concesso a noi la possibilità di creare il carattere che, secondo la nostra opinione, meglio le si confà.
Spero che il capitolo ti piaccia!

LittleHarmony13 :  Eh già: anche io li adoro, non posso farci nulla! E sì, anch'io credo che siano perfetti insieme e, forse, in questo capitolo lo si comprenderà ancora di più.
Spero possa piacerti!

_LenadAvena _ : Ti ringrazio per i complimenti e mi dispiace di averti fatto attendere tanto: spero che il capitolo possa ricompensarti per l'attesa!

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Underwater ***


Chapter IV - Underwater I don't wanna hurt you, baby
I don't wanna see you cry
So stay on the ground, girl
you better not get too high

But I'm gonna stick to you, boy
you'll never get rid of me
There's no other place in this world
where I rather would be.
 
ABBA – Honey, Honey

Il sole l'accarezzava suadente, caldo in quel pomeriggio estivo. Una leggera brezza sfiorava, delicata, la distesa di fiori e le fronde degli alberi, echeggiando come una dolce ninna nanna.
Hermione: gli occhi chiusi, un libro spalancato sul petto, i piedi nudi. Distesa fra l'erba alta, nascosta e indisturbata. Per giungere lì aveva camminato per circa mezz'ora, fino a quando non si era ritrovata in vista del laghetto: il suo luogo preferito, una magnifica oasi per quei momenti in cui la solitudine era il suo desiderio più ardente.
Quel giorno aveva avuto l'ennesimo litigio con Ron, privo di qualsiasi logica o perché, ma, al solito, carico di un doloroso risentimento. Accadeva spesso, in quegli ultimi tempi, senza che lei riuscisse ad evitarlo. Forse, semplicemente, non lo desiderava.
Si sentiva come un naufrago, capitano di una misera zattera, a pezzi almeno quanto lei, in completa balia delle correnti.
Aprì gli occhi e la luce l'accecò, mentre si tirava a sedere e il libro cadeva, chiudendosi, sul terreno erboso. Si stropicciò gli occhi, una familiare spossatezza che non voleva assecondare.
Le ginocchia strette al grembo, si riempì lo sguardo dello splendido spettacolo che quella distesa le offriva: i salici a riverbero di un limpido specchio d'acqua, i denti di leone e le margherite che danzavano guidati dal vento, come in un astruso corteggiamento. Ne strappò uno, soffiandoci sopra e lasciando che quei candidi e soffici petali volassero lontano, simili a minuscoli fiocchi di neve.
Neve in Agosto: quali bizzarre meraviglie può riservarci la natura.
Sarebbe bastato così poco: la stessa ansia delle prime volte, la dolcezza e l'accortezza di cui era stata capace d'innamorarsi. Tutto era mutato, fossilizzandosi in una situazione ormai sterile, per la quale nulla era rimasto intentato, invano. Pensieri pericolosi avevano iniziato a ronzarle nella mente, insidiosi e invitanti: ne era davvero valsa la pena?
Sapeva che non avrebbe sopportato ancora a lungo, uno spettacolo lasciato alla deriva, male improvvisato, per quieto vivere. Perseveranza o dovere non bastavano più a fare da sfondo a notti interminabili in cui anche il silenzio diveniva assordante.
Si svegliava, madida di sudore, vittima di incubi senza volto, ma che avevano il sapore dell'errore.
E se tutto fosse stato solo uno sbaglio?
Una coccinella passeggiava, tranquilla, sulle stringhe di cuoio dei suoi sandali: aveva il guscio giallo e tanti allegri pois.
Uno, due, tre e quattro...
Un nuovo movimento ed eccola pronta a ricominciare d'accapo. Un ottimo scaccia pensieri, utile nel nascondersi da quelli a lei più ostici.
- Fai una ricerca sui comportamenti delle coccinelle? -
- Sì, perché no? - si voltò, per nulla presa alla sprovvista - Potrebbe essere interessante, dopotutto - Fred Weasley si sedette a gambe incrociate accanto a lei, sorridendole
- Non finirai mai di stupirmi, Granger -
- Sono una donna piena di risorse, Weasley: dovresti saperlo -
- Fin troppo, direi - il tono canzonatorio la fece sorridere a sua volta
- Diresti? -
- Ti piace sentirti adulare, vero? -
- Da te di certo -
- Strega -
- Grazie! - oramai rideva, dimentica delle ansie che fino a pochi minuti prima sembravano soffocarla. Era sempre stato così con Fred: semplice e spontaneo, una ventata di pura allegria.
- Si può sapere perché adesso sei tu a fissare quell'insetto? - chiese al gemello, stranita
- Shhht, fa' silenzio - le intimò
- Prego? -
- Sto provando a leggere i suoi pensieri -
- Che cosa?!? - per poco non le cadde la mascella
- Ecco! - lo vide alzarsi - E' volata via -
- Ma per favore, Frederick, non essere sciocco! - lo rimproverò - Non si possono leggere i pensieri di un insetto -
- Forse - si arrese inaspettatamente lui - Proviamo con i tuoi? - propose
- Ti piacerebbe? -
- Molto, lo ammetto - la guardava ed era come se al mondo non vi fosse niente altro
- Bè, mi spiace deluderti - disse lei, cercando di sottrarsi a quella malia - Ma non accadrà nulla del genere -
- Non ora - sottolineò, serio
- Non ora - gli concesse.
C'è qualcosa a questo mondo che non mi convinceresti a fare?
Non c'era più scampo, non per lei, non da lui: si era fatto largo nella sua mente così, poco alla volta, partendo da un labile pensiero, per poi radicarsi in un'idea, fastidiosa o invitante a seconda dell'occasione.
Così tipico di Fred.
Insieme a lui sentiva di esistere, non di limitarsi a sopravvivere. A volte pensava a quanto le sarebbe piaciuto averlo lì, solo per parlargli o poterlo guardare. Non immaginava potesse esserci tra loro qualcosa che andasse al di là di un affetto platonico, per quanto, doveva ammetterlo, aveva fantasticato non poco sul sapore dei suoi baci: amarena, senza dubbio.
- Meglio sbrigarsi - la sua voce la riscosse da quelle imbarazzanti riflessioni
- A far cosa? -
- Dobbiamo far presto se vogliamo fare un bagno e tornare entro l'ora di cena -
- Bagno? -
- Sì, bagno Granger. Sai - continuò - Quello dove si va' al mare, si indossa un costume, si nuota, si fanno scherzi... -
- Scherzi! Avrei dovuto immaginarlo... -
- ...si fa' il filo alle ragazze... -
- Fred! -
- Oh, scusami Hermione. Non volevo pensassi male! Giuro che farò il filo solo a te - lo guardava dal basso, cercando di imitare uno sguardo truce  
- Fred, basta ora. Sono stanca -
- Allora un bagno è di certo quello che ci vuole -
- Fred, no. -
- Peccato non abbiamo neanche... - non lo ascoltava più: si era alzata e aveva cominciato ad allontanarsi, lasciandolo blaterare al vuoto.
- Granger! - si bloccò, voltando il capo - Dove credi di andare? - le chiese, il tono fintamente serio
- Cos'è, vorresti forse provare a fermarmi? - lo sfidò
- Ti consiglio di iniziare a correre, Granger. -
- Fred Weasley, non oseresti! -
- Oh, sì invece -
- Ti avverto: fai un altro passo verso di me e ti lancio una maledizione -
- Ah, davvero? -
- Davvero! -
- E dove sarebbe la tua bacchetta? - silenzio - Ma guarda, sembra tu l'abbia lasciata proprio qui -
- Accidenti! -
- Allora, Granger, ti decidi con le buone o devo ricorrere alle cattive? -
- Ma non indosso neanche il costume! -
- Non ne hai bisogno -
- Non vorrai che faccia il bagno nuda?!? -
- Certo che no, Granger - sospirò pesantemente - Anche se devo ammettere che l'idea mi alletta alquanto,... -
- Fred! -
- ...sono sicuro avrai indosso una biancheria a prova di pervertiti, sotto quel vestito -
- Sei consapevole di stare rischiando la vita? -
- Suvvia! Personalmente, trovo quel tipo di biancheria decisamente eccitante... -
- Fred! Che schifo! -
- Non fare tanto la schizzinosa, un giorno potresti apprezzare -
- Non credo proprio! -
- Mai dire mai. -

Even the best fall down sometimes,
even the wrong words seem to rhyme,
out of the doubt that fills my mind,
I somehow found you and I collide.

Howie Day - Collide

Solo un anno prima, Hermione avrebbe giurato che fosse un amore intenso ad unirla a Ronald, ma quel legame sembrava oramai troppo logoro perché lo si potesse riparare.
Per quanto la sua famiglia potesse crederla un’ingenua, lei vedeva fin troppo bene quel che stava accadendo: non un tocco, uno sguardo, una parola affettuosa. Eppure non biasimava nessuno per questo, perché era preferibile una spiacevole verità ad una comoda e squallida bugia. A tutte le bugie alle quali lei si era prestata. Era così stanca.
Ed ecco che un insolito elemento aveva fatto la sua apparizione in quel desolante scenario: Frederick Weasley. Un fulmine a ciel sereno, a dir poco.
Dapprima l’aveva respinto, poi osservato, lasciando che i suoi gesti e le sue piccole attenzioni la rapissero un po’ alla volta, ghermendole l’anima. Si sentiva felice, appagata come mai lo era stata, grata di quei pochi istanti che erano loro concessi.
Che sia questo Amore?
- Granger, ti decidi a venire qui o vuoi continuare a nasconderti? -
- Merlino, Weasley: sei peggio di una mamma! -
- Bè, signorina, non costringermi a fare di peggio - disse, in una perfetta imitazione della signora Weasley
- Se tua madre potesse ascoltarti, ti darebbe una lezione che non dimenticheresti facilmente -
- Già, ma lei non è qui -
- Vero, ma ciò non toglie che qualcuno potrebbe andare a riferire… -
- Non lo faresti mai -
- Tu dici? -
- Io dico - affermò, ilare - Perché se ciò accadesse, - qualcosa di umido l’avvolse - dovresti anche spiegare perché ti trovavi, tutta sola, in compagnia del sottoscritto e con solo la biancheria addosso! - sentiva il petto del ragazzo aderire completamente alla sua schiena e tanti piccoli rivoli d’acqua scivolarle lungo la spina dorsale: un brivido la scosse e il cuore tremò.
Come ho fatto a non sentirlo arrivare?
- Bè - cercò di riprendere contegno - allora gradirà sapere anche perché il suo adorato figlio la tenesse stretta come un mostro marino -
- Adorato? -
- Ok, sciagurato -
- Così va’ meglio -
- …Fred. -
- Dimmi. -
- Puoi lasciarmi adesso. -
- Potrei, sì -
- Non “potresti”, ma “devi” -
- “Devi” è davvero una brutta parola… -
- Un verbo. -
- E’ lo stesso. -
- In realtà… -
- Granger… -
- …bisogno di specificare e… -
- Granger! -
- Cosa?! -
- Smettila -
- Ma tu…! -
- Granger, ti prego: abbi pietà - la udì sbuffare
- Ok, va bene. -
- Grazie -
- …Fred. -
- Dimmi cara -
Cara?
- Ancora non mi hai lasciato -
- Giusto -
- Ebbene! -
- Ebbene, direi che è arrivato il momento di fare questo benedetto bagno - concluse, prendendola in braccio.
- Fred! -
- Hermione - la guardò negli occhi - lasciati andare per una volta - dopo un attimo di esitazione, la giovane roteò esageratamente gli occhi
- Già so’ che me ne pentirò - disse, plateale, mentre lui iniziava a percorrere il pontile
- Stai mentendo - lo fissò, inarcando un sopracciglio - A me, ma soprattutto a te stessa -
- Io-! -
- Buon divertimento! - mollò la presa e lei quasi ingoiò tutta l’acqua del lago
- Giuro che non appena sarò fuori di qui, - disse tossendo, una volta che fu riemersa - nulla ti salverà dalla mia furia omicida Fred Weasley! -.
Il ragazzo le sorrise, raggiante, ed Hermione si scoprì d’un tratto meno in collera di quanto avrebbe voluto essere.
Possibile che debba essere sempre così?
Una miriade di increspature si espandevano sulla superficie dell’acqua, mille riflessi che andavano dal verde al turchese. Il contatto era piacevole, proprio quello che ci voleva in una giornata come quella, anche se avrebbe preferito farsi rasare a zero piuttosto che ammetterlo ad alta voce.
Gettò uno sguardo in lontananza, dove, in maniera abbastanza nitida, si ergeva la Tana. Piccole rughe comparvero sulla sua fronte, lo sguardo corrucciato; scosse la testa: no, rifiutava di pensarci.
Tornò ad osservare il pontile, ma la sua espressione non cambiò granché, poiché qualcos’altro adesso la preoccupava: Fred Weasley era sparito.
- Fred! - chiamò a gran voce - Si può sapere dove ti sei cacciato?!? -
- Caccabombe!! - l’urlò del giovane quasi la spaventò, ma l’immagine di lui che correva come un folle verso di lei fu anche peggio
- Fermati immadiatamen-! - non poté terminare la sua minaccia, in quanto un’onda la travolse, costringendola a chiudere occhi e bocca.
Quando la ragazza riemerse, non riusciva a smettere di tossire
- Merlino, Weasley! Non credevo ti fossi bevuto il cervello fino a questo punto! Avresti anche potuto uccidermi, lo sai?! -
- Andiamo, non fare la melodrammatica Granger! Sei solo invidiosa -
- E perché mai dovrei essere invidiosa, di grazia? -
- Perché non saresti mai capace di esibirti in un tuffo artistico come quello che ho appena eseguito io -
- Certo, come no -
- Bene, la consapevolezza è il primo passo verso la guarigione -
- Ma cosa vai blaterando?! -
- La verità fa’ forse male, mio caro perfetto prefetto? -
- Smettila di chiamarmi così -
- Perfetto… -
- Ho detto… - tirò indietro le braccia
- …prefetto. -
- … di smetterla! - spinse un’ondata d’acqua con quanta più forza le era possibile, facendo finalmente tacere il suo amico. La sua risata echeggiò a tal punto che temette potessero udirla persino a chilometri di distanza
- Piccola impertinente! - la schernì, sputacchiando
- Scusami, ma la tua espressione è troppo ridicola! - gli rispose, continuando a ridere
- Ah, sì? Bene, vediamo quanto sarà divertente adesso! - e una nuova ondata d’acqua, questa volta diretta a lei, increspò la superficie del lago.
Hermione tossì forte, cercando di non strozzarsi: quanta acqua le avrebbe fatto ancora ingurgitare?!
- Stupido, avevo la bocca aperta! -
- Così impari a ridere di me, Granger -
- Sei peggio di un bambino dispettoso -
- E ne vado fiero -
- Bè, non dovresti -
- Devo aver già sentito qualcosa di simile prima… -
- Se almeno ti degnassi di ascoltare -
- Perché dovrei? Fare quello che la gente si aspetta da te… che noia! - sembrò pensarci su, poi scuotere la spalle disgustato - Bleah! Assolutamente no, mi rifiuto - Hermione dovette mordersi la lingua per non ridacchiare
- Già, avrei dovuto aspettarmelo - iniziò a nuotare verso la riva
- Non vorrai già andar via?!? - le chiese Fred, seriamente sconcertato
- No, sta' tranquillo! -
- E allora cosa stai facendo? - la vide uscire e imboccare il pontile, questa volta sui suoi piedi
- Quello che hai appena detto -
- Sarebbe a dire? -
- Faccio ciò che non ti aspetteresti da me - prese la rincorsa - Attenzione!! -
Splash!!
- Merlino, Granger! Chiunque si sarebbe esibito in qualcosa semplice, ma tu sai bene quanto io trovi il tuffo a bomba decisamente più sexy -
- Oh, per favore Fred! - disse, ridendo - Mi farai venire il mal di pancia in questo modo -
- Non immaginavo fossi così delicata -
- Ed io immaginavo fossi idiota, ma non fino a questo punto -
- Acida -
- Piantagrane -
- Saputella -
- Narcisista -
- A buon rendere -
- Fred! -
- Hermione, facciamo una gara? -

'Cause all I need
Is the love you breathe
put your lips on me
and I can live
underwater

Mika – Underwater

Il tramonto, il momento favorito dai romantici.
Perché, vi chiederete.
Non saprei, è una cosa difficile da spiegare. E d'altronde, come potrebbe non esserlo quando entrano in ballo i sentimenti?
Una volta, qualcuno mi disse che il tramonto è l'unico momento in cui la principessa Luna e il suo innamorato Sole possono incontrarsi e condividere lo stesso cielo. Al termine, la distanza di un intero giorno torna a dividerli: solo ventiquattro ore, un'attesa estenuante fino al bacio successivo.
Un'immagine suggestiva, non trovate?
Una di quelle favolette che vengono narrate ai bambini, magari inventate di sana pianta, ma che, per qualche ragione, restano come marchiate a fuoco nella nostra memoria. Le conserviamo gelosamente, continuando a raccontarle a noi stessi in quelle notti in cui il sonno tarda ad arrivare, tramandandole, quando se ne presenta l'occasione, alla successiva generazione.
E' così che certe storie continuano a sopravvivere, rinnovandosi, aggiungendo dettagli ad ogni nuovo cuore e mente puri nei quali si trovano a germogliare.
Da bambina, ad Hermione Granger era stata narrata una versione differente della vicenda.
La sua insegnante, una donnina gentile dai buffi occhiali colorati, un giorno le aveva tenuto compagnia in attesa dei suoi genitori, in ritardo per un motivo non bene specificato. Si erano sedute sugli scalini dell'ingresso, illuminate dalla luce aranciata sole e, semplicemente, la signorina aveva cominciato a parlarle.
La storia le era stata raccontata da sua madre, che l'aveva ascoltata da sua madre e così via discorrendo, fino a chissà quanti anni addietro.
La favola intesseva la vicenda di due innamorati: La Dama del Cielo e Il Signore della Terra; esseri sovrannaturali dai poteri immensi e, in egual misura, infelici. Essi si amavano, ma erano condannati dalla loro natura a non potersi mai incontrare, limitandosi ad osservarsi da lontano. Giocavano a rincorrersi: lei cantava per lui e lui danzava per la gioia di lei. Non c'erano limiti al loro amore, per quanto un confine invisibile li dividesse.
Poi, un giorno, qualcosa di strano accadde: per quanto tentasse, Il Signore della Terra non riusciva in alcun modo a trovare la sua amata. Cavalcò senza darsi posa, scrutando i cieli dell'est e dell'ovest come un lupo, una terribile angoscia ad attanagliargli il cuore.
Infine, dopo molte lune, la trovò: nascosta in un angolo di cielo, piangeva come se ne andasse della sua vita. Il giovane signore sentì il suo cuore frantumarsi in mille pezzi: non poteva sopportare quella vista senza far nulla. Decise di scalare il monte più alto sulla terra, l'unico in grado di squarciare il cielo. Spronò il suo cavallo e sé stesso fino allo stremo delle forze, si arrampicò rischiando la vita e ferendosì gravemente, più e più volte, fino alla vetta del mondo.
Avrebbe voluto urlare dalla felicità di essere così vicino alla donna amata, così prossimo a sfiorarla, a poterla finalmente abbracciare e baciare...
- Baciare?! Maestra, non si fanno mica certe cose! -
- Si fanno se si è davvero innamorati -
Tese il braccio più che poté, fino a quando non sentì i muscoli cedere e le ossa scricchiolare.
L'avrebbe presa, presto l'avrebbe avuta.
Accadde l'impensabile: Il Signore della Terra si rese conto troppo tardi di essersi avvicinato tanto allo strapiombo. Cadde, vide letteralmente la vita scivolargli via dalle mani, eppure riusciva ancora a pensare solo a lei. Urlò il suo nome e finalmente la giovane si accorse della sua presenza, per poi impallidire all'orribile spettacolo.
Non rifletté: perché avrebbe dovuto? Non importava se ciò l'avrebbe uccisa, la sua vita non aveva senso senza il suo amato.
Volò in picchiata, veloce, sempre più veloce. Riuscì a riacciuffarlo poco prima che si schiantasse al suolo, ma nessuno dei due poteva sopravvivere nel mondo dell'altro, era il loro triste destino. La dama del cielo riuscì a stento ad accarezzargli il viso, prima di collassare fra le sue braccia, priva di vita.
Era bastato un soffio di vento a portarla via da lui: adesso poteva toccarla e stringerla, ma un corpo morto non ha nulla da donare ad un'anima viva e pulsante.
La prese e la portò in un prato poco lontano: lì la adagiò sull'erba, circondandola dei fiori più belli che riuscì a trovare. Era splendida.
Fece ciò che doveva: impugnò il suo pugnale e si uccise. Il corpo giacque disteso accanto a quello della sua sposa, il sangue che ne sporcava gli ornamenti. Poveri amanti sfortunati, che nulla avrebbero voluto, se non poter stare insieme.  
Pianse il cielo, si adirò la terra. Ogni creatura soffrì per loro e di loro si fece ambasciatrice. Stremato da quell'immane dolore, Il Dio di tutte le Creature decise di intervenire
- Alzatevi e vivete, figli miei, perché non sia questo tempo di morte, ma di vita e amore - la scintilla della speranza tornò a far battere quei cuori, il volere del dio.
Fu stabilito quanto segue: nell'arco di tempo che separa il giorno dalla notte, il cielo e la terra si sarebbero incontrati al confine dell'orizzonte, permettendo ai due giovani di amarsi. Il cielo avrebbe cambiato colore e la terra avrebbe taciuto, in una tacita celebrazione di quel sentimento che, alla fine, aveva sconfitto persino la morte.
- E poi? -
- E poi? -
- Sì, cosa succede dopo? -
- Bè, dopo... non lo so. -
- Come no! La sua mamma non gliel'ha detto? -
- Finisce così: dopo essersi rincorsi a lungo, i due giovani si erano finalmente trovati -
- Non mi piace, no: poteva inventare un finale più bello -
- Sì, probabilmente avrebbe potuto -
E lei? Chi aveva rincorso lei?
Forse lo sapeva, sin da quel giorno al lago.
- Hermione? - Fred Weasley le stava sventolando una mano davanti alla faccia - Mi stavi ascoltando? -
- Portami a casa, Fred -.


Libere Interpretazioni:

–    C'era un lago nei pressi della Tana? Non lo so, non lo ricordo: mi serviva e l'ho inserito.
–    La frase “Chiunque si sarebbe esibito in qualcosa semplice, ma tu sai bene quanto io trovi il tuffo a bomba decisamente più sexy” è una libera citazione dal film “Io&Marley”.


Spazio Autrice:

Non mi  dilungherò in scuse per il tempo oltremodo eccessivo che ho impiegato ad aggiornare questa storia, sappiate solo che i motivi del mio ritardo sono stati diversi: ho dovuto fare i conti con me stessa, decidere quale piega volevo far prendere alla mia vita e, a dirla tutta, avevo anche pochissima ispirazione. Ad ogni modo, non ho mai avuto intenzione di lasciare incompiuta la fanfiction, né voglio farlo adesso: non avrebbe senso, soprattutto considerato il fatto che mancano massimo uno o due capitoli alla fine.
Spero ci sia ancora qualcuno tra voi che vorrà leggere dei miei Fred ed Hermione, a me piace molto farlo e questo capitolo l'ho amato particolarmente.
Voi cosa ne pensate?
Se vi va', ho da qualche giorno pubblicato una One Shot, una Draco/Hermione – ebbene sì, non odiatemi –: sarei molto felice se qualcuno di voi volesse leggerla e farmi sapere cosa ne pensa.
Per quel che riguarda il prossimo aggiornamento, vi avverto fin da ora che, molto probabilmente, non riuscirò a scrivere nulla fino alla fine di Luglio, causa impegni vari, quindi suppongo ci sentiremo di nuovo ad Agosto – se col capitolo finale ancora non lo so.
Ok, adesso basta: non vorrei annoiarvi ancora con le mie chiacchiere!
A presto,
La bambina fantasma.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** One and Only ***


Chapter V - One and Only You've been on my mind,
I grow fonder every day,
Lose myself in time,
Just thinking of your face,
God only knows why it's taken me so
long to let my doubts go,
You're the only one that I want.

I don't know why I'm scared,
I've been here before,
Every feeling, every word,
I've imagined it all...

Quando si materializzarono nel salotto di casa sua era ormai sera, la neve aveva ricominciato a scendere fuori dalle finestre e una lieve elettricità aleggiava nell'aria. Hermione si teneva ancora vicina a Fred, che l'aveva stretta a sé, lo sguardo basso e le gote arrossate. Quella vicinanza, insieme al ritmo cadenzato dei loro cuori, avevano il potere di scaldarle l'animo.
Le luci erano spente, così prese la bacchetta da una delle enormi tasche del cappotto e mormorò
       - Lumos - un bagliore si espanse dalla punta della bacchetta, illuminando le loro figure e parte dell'ambiente circostante. Quella luce le colpì gli occhi, costringendola a chiuderli per qualche istante e riaprirli solo quando sentì una mano carezzarle il viso, trovandosi davanti gli occhi di Fred. L'unico che riuscisse a vederla, in ogni singolo aspetto, dietro ogni sorriso o parola non detta.
Inspirò, mordendosi un labbro, desiderando con ogni fibra del suo essere, per la prima volta in maniera cosciente, che lui la baciasse. Poteva contare le lentiggini sul naso e notare tutti quei particolari di cui fino a quel momento non si era resa conto, consapevole di avere ancora tanto da imparare sul suo conto, ma che non le sarebbe mancato il tempo per farlo
       - Puoi aspettarmi qui? - gli chiese, un po' impacciata, pigiando finalmente l'interruttore che illuminò il grande lampadario situato nella stanza e mormorando un Nox - Devo cercare alcune cose.
       - Cosa? - non accennava neanche a staccarsi da lei
       - Lo vedrai. - sciolse l'abbraccio e con un sorriso si defilò verso il corridoio.
Era felice, quasi si mise a canticchiare mentre avanzava verso lo sgabuzzino. Aprì la porta e tirò la catenella che azionò la lampadina, rivolgendo uno sguardo sconsolato agli scaffali ricolmi di cianfrusaglie che prima o poi si sarebbe dovuta decidere a riordinare. Formulò un incantesimo di appello e poco dopo si diresse verso il suo ospite con due pacchi sottobraccio, uno per ogni lato
       - Ti sei forse data ai traslochi? - chiese Fred, occhieggiandola
       - Ah-ha, divertente. - fu il suo commento - Davvero, ma no. Quando vedrai cosa nascondo ci divertiremo, ne sono certa.
       - Bene, allora fammi vedere... - allungò le mani, ma lei si scansò
       - Eh no, bello mio! Dovrai aspettare.
       - Aspettare cosa?
       - Di essere nel luogo giusto. - rispose sibillina, il ragazzo sogghignò
       - Non posso credere che tu sia così crudele! Adesso imploderò per la curiosità, lo sai vero?
       - Il punto è proprio questo.
       - Che donna senza cuore sei - l'accusò con fare melodrammatico - Dovresti avere pietà per una mente semplice come la mia, non infierire a questo modo!
       - Semplice?! Ah! Fred, se Freud fosse ancora vivo, credo che tu e tuo fratello sareste capaci di far impazzire persino lui!
       - Chi?!
       - Lascia perdere. - concluse, sbuffando - Piuttosto, perché non cerchi di fare il gentiluomo e prendi una di queste scatole? - lui incrociò le braccia al petto, arricciando le labbra
       - Così io dovrei fare il gentiluomo, ma tu puoi essere crudele e farmi cuocere a fuoco lento?
       - Esattamente.
       - Non ci penso neanche!
       - Fred!
       - Mia cara Hermione, - esordì, cirdondandole le spalle con un braccio, aumentando – consapevolmente? – il peso che le gravava addosso - sai in cosa consiste un compromesso?
       - Non scenderò mai a patti con te.
       - Dovrai farlo, se vuoi che ti aiuti.
       - A volte mi chiedo se tu e il tuo compare non sareste stati splendidamente a Serpeverde...
       - Adesso mi offendi!
       - Non credo affatto, visto il modo in cui stai cercando di ricattarmi.
       - Persuaderti.
       - Persuadermi, certo...
       - Potrei usare anche altri mezzi, volendo, ben più piacevoli... - lei gli rivolse un'occhiata sarcastica
       - E tu credi davvero che io mi lascerei convincere da te?
       - Le persone sono capaci di fare cose inaspettate, a volte.
       - Non io.
       - Oh, invece anche tu, dovresti ricordarlo. - la ragazza sbatté gli occhi un paio di volte, spaesata.
Possibile...?
       - Ricordare cosa? - chiese candidamente, mentre lui piegava le labbra in un sorriso forzato
       - Niente, lascia stare.
       - Oh bè, come vuoi. - disse lei, continuando sulla scia di quell'atteggiamento finto inconsapevole - Mi è venuta un'idea! - esordì infine, lasciando cadere dalla braccia i due pesanti pacchi, i quali caddero esattamente sui piedi di Fred
       - Merlino, Granger! Adesso tenti addirittura di uccidermi?! -
       - Su, quante lagne. - il suo tono di voce era lo stesso che avrebbe usato per rivolgersi a un bambino di cinque anni, continuando a trafficare con il cassetto della scrivania - Trovata! - esclamò infine, mostrandogli una cravatta leggermente sgualcita, nera, di certo appartenente al padre - Mio padre non è mai stato una persona molto ordinata, sai com'è...  
       - Una caratteristica ereditaria, a quanto ho potuto vedere. - mormorò, massaggiandosi un piede
       - Bè, nessuno è perfetto.
       - Merlino, grazie per avermi fatto vivere abbastanza a lungo da poter udire una simile frase! - disse, inginocchiandosi con le braccia protese verso il soffitto
       - Ma quanto puoi essere idiota, tu?! - lui la guardò, accennando ad aprire la bocca - Fermo, non dirmelo! Non lo voglio sapere. - lo bloccò, mettendogli una mano sulle labbra - Adesso chiudi gli occhi - ordinò, lui la guardò stranito - E adesso che c'è?!?
       - Non avrai intenzione di bendarmi?!
       - Fred, ti ho appena dato dell'idiota, non farmi pentire di essere stata troppo magnanima.
       - Ma Hermione, - iniziò lui, uno sguardo che non lasciava presagire nulla di buono - se volevi darti a certi... giochini con me, non c'era bisogno di fare tutta questa scen... Ahia! - lo schiaffo alla nuca con cui l'aveva colpito non l'aveva visto neanche arrivare
       - Giuro che se non la smetti di fare il pervertito, ti lascerò qui e me ne andrò da sola. - lo minacciò
       - Oh, andiamo Mione, - storse il naso a quel nomignolo - non credi di essere già stata abbastanza crudele nell'avermi taciuto il contenuto di queste scatole? - le indicò, alzandosi in piedi
       - Mi pare il minimo, dopo tutto quello che mi hai fatto passare in questi ultimi giorni.
       - Vorresti forse insinuare che le ore passate in mia compagnia non sono state le più belle e avventurose della tua esistenza?
       - Sull'avventurose potrei anche essere d'accordo, ma sul belle... avrei più di qualche obiezione.
       - Hermione, così mi ferisci! - il tono finto scandalizzato
       - Non puoi immaginare quanto mi dispiaccia, ma qualcuno doveva pur fare il lavoro sporco. - affermò incolore
       - Chissà perché, però, alla fine sei sempre tu a farlo.
       - Mi pare evidente il perché: - disse, tendendo il dito indice - tutti gli altri sono troppo immaturi o codardi per farlo. - al che lui fece per ribattere, ma lei lo fermò appena in tempo - Adesso fa' il bravo e lasciati bendare. - si avvicinò e lui si coprì il viso con le mani
       - Come faccio ad essere certo che non attenterai alla mia vita?
       - Fred... l'unico modo per ucciderti, sarebbe riuscire farti stare zitto!
       - Va bene, va bene! Hai vinto, contenta? - chiese retoricamente, chinandosi verso di lei.
Troppo vicino!, pensò Hermione, i loro nasi che quasi si sfioravano
       - Ok, adesso chiudi gli occhi - esordì, annodando la cravatta non troppo stretta sul retro della testa - Vedi qualcosa? - domandò ancora la ragazza
       - Stai facendo qualche gestaccio?
       - Certo che no! - lo udì emettere uno sbuffo deluso
       - Allora no.
       - Molto bene! Adesso prendi questi, - gli ficcò tra le braccia i due scatoloni - così possiamo andare. -
       - Sei una despota, non so come ho potuto lasciarmi ingabbiare da te!
       - Poche storie e non muoverti troppo, o rischiamo di perdere qualcosa durante il viaggio.
       - Spero di ritrovarmi tutto intero. - lei fece schioccare la lingua
       - Non posso assicurarti nulla. - si avvicinò a lui, stringendolo per quanto poteva - Al mio tre. Uno, due e...
Crack! Si erano smaterializzati.

...If I've been on your mind,
You hang on every word I say,
Lose yourself in time,
At the mention of my name,
Will I ever know how it feels to hold you close,
And have you tell me whichever road I
choose, you'll go?..

...And you'll never know if you never try,
to forgive your past and simply be mine...


Non era stato affatto un viaggio tranquillo, così come la materializzazione che, troppo brusca, aveva fatto loro perdere l'equilibrio e cadere nella neve soffice e fredda. Erano rotolati brevemente giù dal pendio, ritrovandosi a un paio di metri di distanza l'uno dall'altra, leggermente confusi e in disordine. Fred si alzò sulle ginocchia, tossendo per il po' di nevischio che aveva accidentalmente ingoiato, maledicendo Merlino e le sue brache immacolate. Hermione, al contrario, dopo un primo momento che le era servito ad acclimatarsi, era scoppiata a ridere nel vedere le condizioni in cui versava il compagno, rotolando su un fianco e tenendosi la pancia
       - Granger, accidenti a te!
       - Fred, non puoi neanche immaginare quanto tu sia buffo in questo momento!
       - Se ti prendo, giuro che ti uccido a mani nude... - si portò una mano dietro la nuca, nel tentativo di liberarsi dalla benda improvvisata che gli copriva gli occhi, aiutandosi successivamente con l'altra
       - Aspetta, non ancora! - Hermione si alzò, inciampando negli stivali, tentando ancora, finché non si decise a gattonare per raggiungerlo, in un ultimo disperato tentativo di ritardare l'inevitabile - Non... - ma quando gli fu vicino, lui aveva già fatto cadere in terra la cravatta.
Al principio, Fred dovette sbattere più volte le palpebre per mettere a fuoco l'ambiente che lo circondava, poi lo vide, un paesaggio familiare, anche se ricoperto di neve, ed un lago ghiacciato poco lontano nel quale particolarmente amava nuotare d'estate
       - Ma questo... -
       - Dopo essermi fatta portare a spasso per due giorni, mi sembrava doveroso ripagare il favore. - Fred si girò verso Hermione, che aveva la testa china sui pacchi recuperati a casa sua e che, nonostante tentasse di celarlo dietro i folti capelli, aveva le gote rosse come due mele mature. Sorrise, finalmente conscio del motivo del suo imbarazzo, del motivo di quella cravatta, del motivo per cui, per la prima volta nella sua vita, Hermione Granger sembrava incapace di pronunciare una frase senza balbettare. E' proprio vero che le cose più ci sono vicine, meno siamo in grado di scorgerle. Era stato quasi troppo tardi, quando in una serata qualsiasi alla Tana aveva scorto Hermione, seduta sul divano, illuminata dalla tenue luce del fuoco. Leggeva, come al solito, ma qualcosa in quel viso corrucciato, la bocca che pronunciava muta quella sequenza di lettere articolate, il dito che arricciava insistente una ciocca di capelli, lo aveva colpito come un bolide in pieno petto. Si era nascosto dove lei non potesse vederlo, finché non era giunto Ronald a riportarlo alla realtà. Era la ragazza di suo fratello, quella di cui sembrava essere da sempre innamorato, e lui era solo un sciocco che si era fatto influenzare dall'atmosfera natalizia. Eppure da allora non aveva più potuto fare a meno di guardarla, da lontano, come le circostanze gli imponevano, e ad ogni nuova cosa che scopriva di lei, ogni sfumatura, si ritrovava sempre più imbrigliato in quella tela di menzogne che lui stesso aveva intessuto. Mentiva, a sé stesso e agli altri; a George, che aveva iniziato a sospettare qualcosa, a Hermione, che soffriva a causa di una scelta troppo avventata, e a Ron, che neanche meritava tutti gli scrupoli che si stava facendo per lui.
Quando il tradimento di Ron era venuto alla luce, aveva davvero rischiato di prendere a pugni suo fratello, tanta era la rabbia che aveva sentito montare dentro al pensiero del viso sofferente di Hermione. Aveva tentato di esserle amico, in quegli ultimi mesi della loro storia, nella speranza che la consapevolezza di poter sempre contare su di lui potesse lenire la fatica che le costava affrontare tutte conseguenze di quel madornale errore. Era quasi impazzito quando era sparita senza che nessuno sapesse dove si fosse nascosta, se stesse bene, se avesse bisogno di aiuto. Aveva smesso di frequentare la casa di sua madre, perché non sopportava di vedere il fratello e la sua faccia da ebete, quella che gli era spuntata dopo che era stata di nuovo Hermione a svolgere il lavoro sporco per entrambi. Non doveva essere stata una prova facile per la ragazza, mettere a parte la famiglia della loro rottura, glissando abilmente sulle reali ragioni che li avevano spinti a tanto, ma delle quali lui era stato successivamente messo a conoscenza dalla sorella.
I mesi che erano seguiti erano stati per Fred i peggiori, quando aveva ormai perso ogni speranza di potersi avvicinare alla ragazza, almeno fino a quando non l'aveva intravista per strada durante una delle sue solite passeggiate, la Vigilia di Natale. Detestava ammetterlo, perché si sentiva davvero patetico, ma l'abitudine di passeggiare tra le strade babbane era nata nel momento in cui il pensiero di poterla casualmente incontrare aveva per la prima volta sfiorato la sua mente, non considerando affatto il numero spropositato di persone che abitavano la capitale inglese. Era stato un vero colpo di fortuna, dunque, ciò che era accaduto appena qualche giorno prima, l'occasione che aveva atteso troppo a lungo e che per nessun motivo poteva permettersi di sprecare. Ed ora erano lì, nel luogo in cui, per la prima volta tempo prima, Fred aveva iniziato a sperare che per loro potesse esistere un futuro e che fosse insieme. Guardò Hermione, che trafficava attorno a due paia di pattini, e sorrise, afferrandole entrambi i polsi con dolcezza
       - Hermione, guardami. - la ragazza teneva lo sguardo ostinatamente basso, stringendo le mani a pugno
       - Purtroppo i pattini sono rotti, ma credo che con un incantesimo...
       - Hermione, guardami per favore. - e lei finalmente alzò gli occhi, il cuore che le batteva talmente forte nella cassa toracica da farle quasi male, lo stomaco stretto in un nodo. Lui sollevò una mano, posandola lievemente sulla sua guancia arrossata, per poi spostarle una ciocca di capelli che le era caduta sul viso. Era bella Hermione, lo era sempre stata, ed ancor più lo era dinanzi a lui, innamorata. Quello era il regalo più bello che avesse mai ricevuto - Perché mi hai portato qui?  
       - Te l'ho detto...
       - No, non l'hai fatto. - non ancora, non davvero. E lui aveva tanto bisogno di sentirle pronunciare quelle parole
       - Oh, Fred...
       - Quanto ancora pensi di farmi aspettare, Hermione? - successivamente, neanche lei seppe dirsi cosa le diede coraggio, forse lo sguardo di Fred che si posava amorevolmente su di lei, il modo in cui aveva pronunciato il suo nome, o forse, semplicemente, quel sentimento che aveva sentito crescere dentro di lei ogni giorno per un tempo talmente lungo che non sarebbe stata capace di quantificare. Fu così che, con estrema lentezza, prese la mano che lui teneva sul suo viso, baciandone il palmo, gli occhi socchiusi per l'intensità delle emozioni che tentavano si sopraffarla. Sospirò, inumidendosi le labbra secche e cercando dentro di sé le parole giuste. Non avrebbe mai creduto possibile che un giorno avrebbe faticato a trovarne di adatte
       - Ti ho portato qui... - Fred non staccava gli occhi da lei, probabilmente non stava neanche respirando - Ti ho portato qui, perché è questo il posto in cui ho capito di essere innamorata di te. - e finalmente, con un movimento deciso, gli si avvicinò, afferrandogli il viso con entrambe le mani, e lo baciò.
Al principio fu solo il cauto sfiorarsi di due bocche, complici l'imbarazzo e il timore che rendevano i gesti di Hermione quantomeno impacciati, ma quando Fred si fu finalmente ripreso dallo stupore l'avvicinò a sé, portandole una mano dietro la nuca e approfondendo il loro contatto con un sospiro. Hermione avvertì un intenso calore al petto propagarsi per tutto il corpo, non sentiva più il freddo, la stanchezza, la paura, c'era solo Fred che la baciava come se ne dipendesse la sua stessa vita, come fosse ossigeno puro. Gli circondò il collo con le braccia, mentre lui le sfiorava la schiena, il collo, le spalle, raggiungendo qualsiasi parte di quel corpo gli fosse concesso.
Quante volte l'aveva sognato?
Hermione, completamente abbandonata nel suo abbraccio, le guance rosse, le labbra gonfie a causa dei baci. La scrutò con attenzione per qualche istante, cercando di imprimersi a fuoco quell'immagine nella mente, intrecciando una mano alla sua e baciandone il dorso. La sentì trattenere il fiato e sorrise, avvicinandosi quel tanto che bastava a che potesse posare la fronte sulla sua. Si perse nelle mille sfumature dei suoi occhi, che aveva visto spegnersi e illuminarsi nel corso di quegli anni, ma che mai, mai, erano stati belli come in quel momento. Occhi che guardavano lui, seguivano ogni sua mossa, che si crucciavano arrabbiati o si piegavano sorridenti. Occhi che si erano posati su di lui forse più di quanto si fosse reso conto.
Le spostò nuovamente una ciocca di capelli che le ricopriva il viso, affondando le dita in quella chioma ribelle, avvicinandola ancora a sé, per poi fermarsi a pochi centimetri dalla sua bocca
       - Avessi saputo, avrei usato più spesso questo metodo per distrarti quando eravamo a scuola. - non poteva fare a meno di provocarla, neanche in un simile frangente. Adorava la smorfia imbronciata che le deformava il viso, il cipiglio severo dietro al quale si nascondeva tuttavia una scintilla di divertimento. Per anni l'aveva osservata trincerarsi dietro una ostentata austerità, quando in lei percepiva una natura diversa, più passionale di quanto non osasse ammettere a sé stessa. E lui l'avrebbe scoperta, poco a poco, l'avrebbe spogliata di tutte le sue insicurezze, finché non si fosse mostrata nella sua vera essenza.
Hermione si perse nei suoi occhi, così vicino da toglierle il fiato. Tutto il tempo che le era servito a dissipare i suoi dubbi, ad accettare il passato e volgersi ancora una volta speranzosa verso il futuro, neanche lui poteva immaginare quanto le fosse costato. Sorrise appena, divertita da quel modo tipico che aveva Fred di stuzzicarla, per nulla disposta a concedergli una vittoria
       - Forse sei tu che dovresti imparare a parlare di meno e agire di più, Weasley. - rispose, avvicinandosi a sfiorargli le labbra, per poi scostarsi, dispettosa
       - Tu dici?
       - Io dico, - continuò, sporgendosi fino a quando non lo spinse a stendersi sotto di sé - che adesso potremmo impiegare meglio il nostro tempo.
       - Una simile intraprendenza merita decisamente una E, signorina Granger.
       - Dovrebbe saperlo che è mia abitudine eccellere in tutto quello che faccio, signor Weasley. - terminò, tornando a baciarlo. E rise Hermione, quando Fred Weasley ribaltò le loro posizioni e, con una espressione malandrina, iniziò a farle il solletico.

...I dare you to let me be your,
your one and only,
I promise I'm worth it,
To hold in your arms,
So come and give me a chance,
To prove that I am the one who can
walk that mile,
Until the end starts.

Adele – One and Only

Apparvero nel salotto di casa Granger per la seconda volta quella sera, scostandosi immediatamente l'uno dall'altra, fiondandosi Fred ad accendere il camino ed Hermione a recuperare qualche asciugamani. Si tolsero in fretta i giacconi, saltellando sul posto, sfregandosi successivamente con forza per asciugarsi i capelli bagnati. Hermione non ricordava di aver mai sentito tanto freddo, neanche negli inverni più rigidi trascorsi ad Hogwarts, quando erano costretti a seguire le lezioni di pozioni in quegli umidi sotterranei, dove di certo il professor Piton non si premurava di scaldare l'atmosfera. Dopo essersi baciati e rotolati nella neve per circa mezz'ora, si erano infine ritrovati fradici dalla testa ai piedi, con un vento gelido che soffiava su di loro e la previsione di una quasi certa polmonite se non si fossero sbrigati a cambiarsi.
Guardò Fred che, dopo essersi avvolto in più di un asciugamani, aveva preso a frizionarsi il torace e a sbuffare come una locomotiva a vapore. Ci volle poco perché il tepore del caminetto si diffondesse e la faccia del gemello iniziasse ad arrossarsi, rendendolo sempre più simile ad un addobbo natalizio. Hermione ridacchiò appena, cercando poi di nascondersi dietro una finta tosse quando lui le rivolse uno sguardo offeso
       - E così ti diverti, strega dei miei stivali! - l'aveva accusata, puntandole contro un dito, ma affrettandosi a nasconderlo di nuovo sotto gli indumenti
       - Non posso farci nulla, se la tua faccia ha deciso di illuminarsi a festa.
       - Piccola impertinente! Fossi in te non mi vanterei tanto, caro Rudolph.
       - Ma come osi!
       - Bè, da' un'occhiata allo specchio se non mi credi. Con quel naso potrebbero localizzarti fin dal Polo Nord!
       - Brutto cafone! - poi strabuzzò gli occhi, vedendolo spogliarsi - Che diamine stai facendo?!
       - Granger, vuoi smetterla di essere così scurrile? Non vorrei essere costretto a lavarti la bocca col sapone, sai com'è.
       - Oh, taci! Perché diamine ti stai spogliando, di grazia?! - lui si fermò: in terra giacevano già il mantello e uno dei tanti maglioni rosso-arancio che gli aveva cucito la madre, con una bella F sul davanti nel caso un giorno avesse dimenticato il suo nome. Era rimasto con indosso solo la camicia e i pantaloni, le cui mani alla cintura avrebbero già sfilato se la ragazza non l'avesse bloccato. La guardò, sbattendo un paio di volte le palpebre, l'espressione confusa
       - Merlino, Granger, vuoi farmi credere che la tua rinomata intelligenza era tutta una truffa?! - esclamò - Mi pare evidente che mi sto spogliando!
       - Questo l'avevo capito anche io, Weasley!
       - Ebbene!
       - Ebbene, perché diamine ti stai spogliando?! - chiese ancora, la voce che le si era alzata di una ottava
       - Perché si da' il caso che, dopo essere quasi morto assiderato, io desideri solo fare una doccia calda.
       - Oh.
       - Eh già.
       - Bè, si da' il caso che tu non possa.
       - E perché mai, di grazia?! - adesso era Fred ad avere la voce nettamente più acuta del normale
       - Perché mi pare ovvio che debba essere io a farla per prima.
       - Ma davvero!
       - Ovvio che sì, visto che sono la padrona di casa e che, oltretutto, se mi ritrovo fradicia fino al midollo è solo colpa tua!
       - Colpa mia, eh?
       - Esatto.
       - Eppure non mi pareva affatto ti dispiacesse, mentre rispondevi così appassiona... Ahi! Granger, sei una donna violenta!
       - Così impari a chiudere quella boccaccia!
       - Sei una despota!
       - Credo riuscirò a farmene una ragione.
       - Ma io non ho nessuna intenzione di sottostare alle tue regole.
       - Ah, davvero? - gli lanciò uno sguardo di sfida, poggiando le mani sui fianchi - E cosa avresti intenzione di fare, mh?
       - Sfidarti, mi sembra ovvio.
       - E in cosa? - domandò ancora Hermione, spazientita dall'abitudine che il ragazzo aveva di tirarla per le lunghe. Lui parve pensarci su per qualche istante, finché non si illuminò
       - Faremo così - le si avvicinò, portandosi di fronte a lei, le braccia conserte e lo sguardo divertito - Ognuno di noi dovrà comandare all'altro di fare qualcosa, qualsiasi cosa, e nel caso questi dovesse rifiutarsi o fallire, avrà automaticamente perso. - concluse trionfante
       - E' la cosa più idiota che io ti abbia mai sentito dire, Weasley, e non sono state poche.
       - A-ha, certo. Di' piuttosto che hai paura di ciò che potrei chiedere. - le disse, in tono tanto malizioso che Hermione non poté fare a meno di arrossire
       - Non essere sciocco, Fred. Tu non potresti mai farmi alcuna paura.
       - Dimostralo, allora! - lo spirito da fiera Grifondoro di Hermione vibrò
       - E sia! Non mi lascerò certo battere da te, Fred!
       - Così mi piaci!
       - Non tergiversare e procediamo.
       - Insomma, Granger, quanta fretta hai di perdere?
       - Continua a sognare, Weasley.
       - Staremo a vedere... - la osservò compiaciuto per qualche istante, come stesse pregustando già la vittoria, dopodiché si accovacciò per recuperare qualcosa da una sacca del suo mantello. Quando si rialzò, le mostrò tre caramelle dai colori scintillanti sul palmo della sua mano - ...ecco, a te.  Hermione lo fissò scettica
       - E queste cosa sarebbero?
       - Hai l'onore di ammirare in anteprima il nuovo prodotto dei Tiri Vispi Weasley, un vero capolavoro.
       - E cosa dovrei farne?
       - Mangiarle.
       - Cosa?!
       - Non tutte, solo una. - aggiunse, come se questo migliorasse la situazione - Scegli tu quale.
       - E che effetto dovrebbero avere su di me? - chiese, leggermente allarmata
       - Oh bè, ognuna ha un effetto diverso, ovviamente...
       - Ovviamente...
       - ...ma non ho alcuna intenzione di dirti quale.
       - Fred!
       - Insomma Hermione, dove sarebbe la sfida altrimenti?
       - La cosa preoccupante è che inizio quasi a trovarli sensati, questi tuoi ragionamenti contorti... - allungò una mano, per poi ritrarla immediatamente - Non mi faranno star male, vero!?
       - Granger, ti pare che potrei mai darti qualcosa che potrebbe farti star male?
       - Bè...
       - Insomma, forse quando eri un prefetto avrei anche potuto farci un pensierino, ma adesso andrei contro i miei stessi interessi... ahia!
       - La smetti di fare l'imbecille?!
       - Allora sbrigati, - la esortò, sorridendole - a meno che tu non abbia paura.  
       - Adesso stai rasentando il ridicolo, Fred Weasley.
       - Ebbene, mia coraggiosa Grifondoro...
       - Avanti, da' qua! - disse, afferrando una caramella a caso.
La poggiò sulla lingua, lasciando che si sciogliesse lentamente, mentre Fred la osservava scettico e lei era assorta nel percepire qualunque cosa non andasse nel suo corpo, ma non accadde nulla. Con un certo stupore, dovette constatare che il sapore non era affatto male, simile a miele ma con un vago retrogusto di fiori. Aveva sempre saputo che i gemelli erano dei veri geni nel loro lavoro, anche se non l'avrebbe ammesso ad alta voce neanche sotto tortura, e probabilmente quella sarebbe stata solo l'ennesima prova di quanta intelligenza sprecassero nell'inventare sciocchezze potenzialmente letali. E proprio quest'ultimo pensiero fece sì che prestasse nuovamente attenzione al ragazzo che aveva di fronte e che, con suo sommo sconcerto, ritrovò a contorcersi nel vano tentativo di non scoppiare in una risata troppo fragorosa
       - Per la barba di Merlino! Fred, cosa ti prende?! - ma lui non poteva risponderle, perché stava ridendo così forte da farsi venire le lacrime agli occhi. Un pensiero improvviso le attraversò la mente, facendola impallidire e voltare verso il grande specchio che la madre aveva posizionato nel corridoio. Si avvicinò a passi misurati, temendo che la vista le stesse giocando un brutto scherzo, reprimendo un urlo di puro orrore alla vista di ciò che le era accaduto - Fred! Ho i capelli blu! - e non di un blu qualsiasi, ma di un accesissimo blu elettrico che, ne era sicura, si sarebbe illuminato al buio come un segnale al neon. - Sono blu! - perfetto, adesso aveva anche completamente perso la capacità di articolare una frase di senso compiuto!
       - Eh sì Granger, sono proprio blu. - confermò lui, asciugandosi gli occhi con il dorso di una mano - Ma ti stanno davvero benissimo. - a queste parole lei lo fissò truce e per un istante valutò quanto possibilità avesse di ucciderlo e farlo sembrare un incidente - Neanche una. - rispose lui
       - Cos'è, adesso mi leggi anche nel pensiero?!?
       - La tua faccia parla per te, Granger.
       - Merlino, Weasley, giuro che questa te la faccio pagare cara...
       - Non fare promesse che non sei sicura di poter mantenere. - le rispose lui, sorridendole furbo
       - Staremo a vedere!
       - Bene, allora coraggio! Questa è la tua unica occasione. - oh, se l'avrebbe colta. Poteva giurarci
       - Adesso sta a me dirti cosa fare.
       - Sono tutto orecchi. - a quel punto Hermione aprì la bocca, ma fu costretta a richiuderla subito dopo. Con suo immenso dispiacere, si rese conto di non avere alcuna idea su quale punizione infliggere a Fred. Ad ogni modo, nulla che lui non si aspettasse o che fosse abbastanza imbarazzante da appagare il suo desiderio di vendetta. - Sei a corto di ispirazione, Granger?
       - Certo che no!  
       - Bè, allora che aspetti? - Merlino, quanto poteva essere irritante quando le si rivolgeva in quel modo?! Avrebbe voluto strozzarlo, o baciarlo... a quel pensiero quasi si prese a schiaffi.
Contegno, Hermione!
       - Ecco...
       - Sì? - il sorriso sulle sue labbra si allargò ancora, al che lei fece vagare lo sguardo all'interno della stanza, cercando di non pensare a quanto avrebbe voluto... ma la sua attenzione fu calamitata da qualcos'altro, un grosso volume che giaceva indisturbato sulla mensola del camino e che le procurò un'idea geniale
       - Credo che stavolta sarai costretto a superare te stesso... - iniziò, intimamente trionfante
       - Oh-ho, staremo a vedere!
       - Ebbene, Fred, come ben sai sono un'avida lettrice di romanzi...
       - Diciamo pure divoratrice...
       - Che hai detto?!
       - Nulla, continua. - tossì, recuperando la concentrazione
       - Dicevo: e come tale sono divenuta esperta di molte cose, tra cui una in particolare.
       - Sarebbe?
       - Le dichiarazioni d'amore. - Fred per poco non si strozzò con la sua stessa saliva
       - Che hai detto?!
       - Sei per caso diventato sordo, oltre che scemo?
       - No, ma... Ehi! Aspetta un secondo...
       - Oh, adesso taci! Allora, dove ero rimasta? - era possibile che Fred fosse arrossito?
       - Alle dichiarazioni d'amore...
       - Giusto! - sogghignò, terribilmente felice di vederlo un po' in imbarazzo - Ebbene, voglio che tu mi faccia la dichiarazione d'amore più bella che esista. - cincischiava
       - Tu vorresti che io...
       - Oh, andiamo Fred! Devi solo fingere, non dovrebbe essere così difficile. - la guardò in modo indecifrabile
       - Fingere...
       - Esatto, nulla di più semplice. - stettero in silenzio a lungo, immobili l'uno di fronte all'altra.
Hermione credette di poter fendere l'aria con un coltello, tanto era tesa e pesante l'atmosfera che si respirava tra loro. Si massaggiò la tempia, iniziando ad avvertire a sua volta l'imbarazzo per quella situazione nella quale si era deliberatamente cacciata, chiedendosi angosciata perché lui non facesse nulla. Se ne stava così, fermo a guardarla, senza che lei riuscisse a capire cosa ronzasse in quella zucca vuota che si ritrovava al posto della testa.
Per favore, Fred, fa' qualcosa!
Sentiva come una lieve elettricità attraversarle i tessuti, che la rendeva instabile, vicina alla crisi isterica. Dovette reprimere l'impulso violento che ebbe di prendere a testate il muro, per poi andarsi a nascondere e non mostrarsi in pubblico mai più.
Come accidenti aveva fatto ad avere un'idea talmente idiota?
Insomma, a cosa diamine stava pensando?
Ok, poteva tentare in parte di giustificarsi dicendo a sé stessa che la presenza di Fred rendeva la sua mente altamente instabile, quasi febbricitante, ma ciò non la liberava dalla situazione nella quale stava stagnando. Aveva urgente bisogno di ritrovare tutto il suo sangue freddo e cercare di trarre d'impaccio entrambi
       - Ecco sì, insomma... - tossì - ...voglio dire, non sei obbligato. Ma sì, forse mi sono lasciata un po' prendere la mano e... - abbassò lo sguardo, torturandosi le mani - ...sai, ho sempre qualche altra idea per... - ma non terminò mai quella frase, perché Fred si era avvicinato, prendendole il viso tra le mani e sollevandolo verso il suo. Il cuore di Hermione perse un battito nel vedere l'emozione che lo animava e temette di poter svenire da un momento all'altro
       - Ti hanno mai detto che parli proprio tanto? - lei abbozzò un sorriso
       - Credo che qualcuno me l'abbia già accennato... - Fred le passò un braccio intorno alla vita, portando il corpo di lei ad aderire contro il proprio. Hermione annaspò, alla disperata ricerca d'aria
       - Non sia mai detto che Fred Weasley si è tirato indietro di fronte a una sfida. - lasciò scivolare la mano che le aveva lasciato sul volto lungo il collo, le spalle, per poi risalire dietro alla nuca. Passò le dita tra quei capelli blu dei quali non aveva alcuna memoria, accarezzandole la cute, senza che lei riuscisse a reprimere un gemito per il piacere che quelle attenzioni le provocavano. Arrossì, tentando di scansarsi, ma Fred si abbassò, continuando a stringerla, e le baciò una guancia. Fu un contatto leggero, al quale seguì subito un altro e un altro ancora. Con una lunga scia di baci tracciò il profilo dello zigomo, salendo verso la tempia, posandosi delicato sulle palpebre chiuse, fermandosi sulla fronte. Fred sentiva il respiro caldo e affannato di Hermione contro la sua pelle e temette di impazzire, una intensa stretta che gli attanagliava dolorosamente la gola - Sei così bella. Non credo che tu sia consapevole di quanto sei bella. - Hermione sospirò, toccandolo finalmente a sua volta, passandogli le mani tremanti dietro la schiena e stringendo la stoffa umida della camicia tra le dita - E intelligente, coraggiosa, affettuosa. E talmente petulante, Merlino! Certe volte ti soffocherei con un cuscino... - la udì mugolare - e dopo ti bacerei, prendendo tutto di te, perché alla fine tu non possa ricordare neanche il tuo nome, perché tu sappia che prima di quel bacio, prima di me, non c'era nulla, che il tuo cuore non esisteva, perché ha iniziato a battere nel momento in cui ha ascoltato il mio. - si era spostato di nuovo, sfiorandole con le labbra il profilo del naso - Così fragile e delicata... mi spaventa pensare che tu possa spezzarti con una misera folata di vento, quando nessun altro sembra preoccuparsene. - le sfiorò le labbra, senza accontentare l'evidente desiderio che Hermione aveva di lui, e dedicandosi al mento - Talmente orgogliosa da non permettere a nessuno di avvicinarsi abbastanza da conoscere le tue debolezze. Così insicura nella tua femminilità, mentre io vorrei assaggiare ogni parte di questo corpo e mostrarti quanto piacere ha da offrirti, quanta passione inespressa, scoprendo parti di te di cui non conoscevi neanche l'esistenza. - il suo respiro, dov'era il suo respiro? - Baciare la tua pelle nuda e sentirti fremere, - iniziò a dedicarsi al suo collo, socchiudendo appena le labbra umide, in un gesto che le diede alla testa - per una volta guidata solo dalle tue sensazioni. E ti amerei, di un amore così assoluto da consumarci. Non esisterebbe altro, solo noi, perché solo se diventassi ceco e sordo potrei guardare qualcosa che non sia tu, ascoltare un suono che non sia quello del tuo respiro. E... - era finalmente tornato alle sue labbra, lambendone il contorno, mordendole appena, per infine baciarla, con somma gioia di Hermione.
Fu un bacio diverso da quelli che si erano scambiati fino ad allora, più profondo, più esigente. Si aggrappò con forza alle spalle del ragazzo, sentendo le gambe cedere, al che lui fece scivolare la mano che teneva dietro la schiena lungo il fianco, arrivando alla coscia. La strinse e lei ansimò, mentre se la portava al fianco. Gli circondò il collo con entrambe le braccia e Fred ne approfittò per sollevarla, facendole stringere le gambe intorno alla sua vita. Hermione affondò una mano fra i suoi capelli rossi e strinse forte, udendolo protestare debolmente. Si staccò da lei il tempo necessario a toglierle il maglione, scoprendo la pelle lattea coperta da una semplice canotta. Non portava il reggiseno, constatò ammirato, iniziando a sbottonarsi la camicia. Impaziente, la giovane lo aiutò sfilandogliela dalla testa, non potendo attendere che terminasse.
Riprese a baciarlo con foga e avvertì le labbra di lui tendersi in un sorriso, che la fece scostare per poterlo guardare
       - Qualcosa da ridire, Weasley? - possibile che quella donna dovesse sfidarlo persino in quel momento?!
       - Oh, direi proprio di no. - le rispose ridacchiando, stringendo ancora la mano che era salita lungo la natica e osservando compiaciuto l'effetto che le suscitava - Solo un piccolo appunto, in effetti... - aggiunse, avvicinandosi tanto da sfiorarle di nuovo le labbra, ma senza approfondire il contatto. Hermione sbuffò
       - Sarebbe?
       - Ho vinto io. - disse, trascinandola sul divano, scaldando entrambi.
Più tardi quella notte, Hermione Granger dovette silenziosamente ammettere che sì, lui aveva vinto, e che l'aveva decisamente fatto con stile.


Libere Interpretazioni:

Francamente, avevo paura che nell'ultima parte i due protagonisti potessero risultare molto OOC, per quanto io mi sia impegnata a che così non fosse. Tuttavia, rileggendo il capitolo in una delle fasi di editing, devo dire che a mio modesto parere non trovo affatto che lo siano. Per meglio comprendere, vi spiegherò le ragioni che mi hanno spinto a prendere certe scelte di trama:
・    La sfida di Hermione: semplicemente, Hermione sceglie di mettere in imbarazzo Fred colpendolo in quella che ella ritiene l'aspetto meno estroverso del suo carattere, ovvero la sfera emotiva. Un capriccio un po' infantile, ma più volte nel corso della storia ho voluto mostrare come la presenza del ragazzo portasse alla luce lati del suo carattere che non credeva di possedere, e che, come abbiamo visto, le si ritorcerà contro, anche se in maniera molto piacevole;
・    La dichiarazione di Fred: questa è stata la parte che più ho amato scrivere, ma che, allo stesso tempo, più ho temuto. Temevo di cadere nel banale, di essere sdolcinata o esagerata, di rendere il personaggio assolutamente poco credibile, ma alla fine non è stato così. Per quel che mi riguarda, ho sempre immaginato i gemelli Weasley, Fred in questo caso particolare, come individui molto complessi interiormente, che mostrano agli altri questo loro lato perennemente scherzoso, ma che in realtà celano dentro di loro un universo molto variegato, fatto di emozioni forti di cui pochi probabilmente li riterrebbero capaci. Insomma, in questo senso credo che il discorso sia stato molto coerente e comunque mai pesante.
・    Per quanto riguarda la questione de La dichiarazione d'amore più bella che esista, ovviamente non ritengo che quella che ho scritto io lo sia, non oserei mai affermare un simile abominio. Semplicemente volevo porre l'accento su come le parole che ci rivolge la persona che amiamo, per quanto semplici, possano divenire le più belle e poetiche che abbiamo mai avuto modo di ascoltare. Come sempre, è tutta una questione di punti di vista.
Ovviamente, siete liberissimi di dissentire con quanto ho detto e potete farmelo sapere nei commenti, con la dovuta cortesia. Potete altresì scrivermi qualora abbiate qualche dubbio, così che possa spiegarmi meglio.

Note:

- Rudolph, per chi non lo sapesse, è la renna di Babbo Natale che, grazie al suo naso rosso, riesce a rendere visibile il sentiero alla slitta durante la consegna dei regali. Il personaggio è stato inventato da Robert L. May ed è apparso per la prima volta nel 1939.

Spazio Autrice:
Ehm, direi che ne è veramente passato tanto di tempo dall'ultimo aggiurnamento – quasi un anno e mezzo, accidenti! Mi scuso veramente, soprattutto con quelle persone che hanno continuato a recensire e, nonostante questo lungo silenzio, non hanno mai eliminato la storia dalle preferite, seguite o ricordate.
Non mi dilungherò a spiegarvi le ragioni della mia assenza, anche perché in realtà riguardano esclusivamente la mia mancanza di ispirazione. Tuttavia, con questo capitolo possiamo dire di essere finalmente giunti al termine, se non per l'epilogo che ho già quasi concluso e che punto di pubblicare al più presto, entro la fine dell'anno o per il termine delle festività natalizie.
Vi informo inoltre che i miei progetti per questa coppia non si sono esauriti, in quanto ho l'intenzione di scrivere due One Shot che facciano da seguito a questa storia e che raccontino due momenti ben precisi della vita di Fred ed Hermione, ma ve ne parlerò più approfonditamente nello spazio a cui mi dedicherò nel capitolo finale.
Se vi fa' piacere, accedendo alla mia pagina su EFP potrete trovare i link a cui potermi contattare in giro per il web. In serata inizierò anche a rispondere alle recensioni lasciate in sospeso, scusatemi ancora.
Spero vivamente che il capitolo possa piacervi, a presto.

La bambina fantasma.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Epilogo ***


Epilogo(1)
Epilogo

Two Years Later

The words have been drained from this pencil,
Sweet words that I want to give you,
And I can't sleep,
I need to tell you
Goodnight...

Era appena scoccata la mezzanotte quando una figura incappucciata si materializzò nel giardino della Tana, avanzando circospetta nel buio. L'uomo sbuffò, scuotendo la testa, mentre dalla mantella cadevano fitte goccioline di pioggia e gli stivali infangati s'infrangevano sonoramente in un gruppo di pozzanghere. Giunse alla porta sul retro, quella che dava sulla cucina, e con un deciso movimento della bacchetta la aprì. Un aroma intenso lo investì, facendolo sentire immediatamente a casa: pan di zenzero, pudding, tacchino arrosto e patate col rosmarino; tutti i profumi della cena che si era da poco consumata e di cui ancora restava qualche avanzo.
Si tolse il mantello e asciugò i propri indumenti fradici con un incantesimo, riportando indietro i capelli che gli si erano appiccicati alla fronte. Trangugiò velocemente e con voracità alcune pietanze recuperate qui e là, seduto in equilibrio precario su uno sgabello a cui era stato mozzato un piede. Alla fine bevve un sorso di succo di zucca e si diresse in salotto.
Passando in prossimità delle scale, poté udire il russare sommesso proveniente dalle camere da letto e il rumore del lieve borbottio di sua madre, la quale continuava probabilmente ad inveire contro di loro persino durante il sonno. Sorrise appena, muovendosi piano perché le travi del vecchio pavimento non scricchiolassero, varcando la soglia del salone riccamente addobbato a festa, in fondo al quale svettava il grande abete che lui e i suoi fratelli erano stati costretti a cercare dietro minaccia di sua sorella. Al di sotto, decine di pacchi di ogni forma, colore e dimensione, tutti impazienti di essere consegnati e scartati dalla persona alla quale erano destinati. Uno in particolare attirò la sua attenzione, di un bel rosso sgargiante e avvolto in un lucente nastro dorato: i colori della sua casa quando era ad Hogwarts. Vi era attaccato un piccolo biglietto di pergamena un po' ingiallito, scritto con una calligrafia piena ed elegante. Certo ormai che si trattasse di quello che stava cercando e illuminato appena dal fuoco del camino poco distante, si accovacciò e allungò le mani
       - Fermo lì! - lo ammonì qualcuno, facendolo sobbalzare - Cosa pensi di fare, eh?! - si fermò e girò lentamente la testa, notando solo in quel momento la figura mezza distesa sul vecchio divano e coperta da una delle pesanti coperte lavorate a maglia da Molly Weasley
       - Che domande! Ovviamente stavo cercando di aprire il mio regalo.
       - Non oserai, Fred Weasley! Mi hai sentito bene?! - Hermione lo fissava con un cipiglio severo, puntando il lungo e affusolato dito indice contro di lui - Guai a te se solo provi ad aprirlo prima di domattina.
       - Andiamo Granger, non pensi che questo uomo stanco meriti un premio dopo aver vagato per delle paludi puzzolenti la Vigilia di Natale?
       - Siete stati tu e tuo fratello ad insistere per andare, non riceverai alcuna pietà da me! - in quel momento Fred si accorse che quello che era iniziato come il solito battibecco tra loro, si stava velocemente tramutando in una vera e propria discussione. Hermione doveva sentirsi ancora risentita perché l'aveva lasciata sola, ma se lui e George non avessero sfruttato quell'ultima notte di plenilunio per raccogliere le erbe di cui avevano bisogno, mettere a punto la nuova pozione si sarebbe rivelato un lavoro ben più lungo e complesso, che lo avrebbe assorbito troppo per i mesi successivi. Sospirò, alzandosi in piedi ed avvicinandosi
       - Pensi che riuscirai a farmi un po' di spazio? - chiese, conoscendo già la risposta
       - Non ne ho alcuna intenzione! - roteò gli occhi, a metà fra l'esasperato e il divertito
       - Chissà perché lo immaginavo. - disse, e senza concederle il tempo per replicare la sollevò di peso, sedendosi a sua volta con lei in grembo, avvolgendo entrambi con la coperta. Hermione strabuzzò gli occhi, mordendosi un labbro, e Fred seppe con certezza che stesse trattenendo un sorriso
       - Cosa credi di fare, adesso? - gli chiese, tentando inutilmente di mantenere un contegno altezzoso
       - Credo mi verrà in mente qualche idea...
       - Oh no, mio caro!
       - Andiamo Granger, lo sappiamo entrambi che lo vuoi anche tu.
       - Ma che presuntuoso! Io non voglio proprio nulla da te, chiaro?
       - Chiaro, chiarissimo. Limpido come l'acqua. - rispose incolore, iniziando a dedicarsi alle sue caviglie gonfie con un massaggio - Piuttosto perché non ci spostiamo in camera da let... ahia! Insomma Hermione, almeno nella tua condizione potresti cercare di smetterla di comportarti così violentemente, non fa' bene agitarsi, sai?
       - Sei tu l'unico che mi fa' agitare!
       - Su su, adesso basta. Non vorrai che i bambini sentano la mamma e il papà litigare, vero? - poggiò amorevolmente una mano sul pancione di Hermione, accarezzandolo e accostando il viso - Voi non dovete assolutamente preoccuparvi, bambini, la mamma scherza! In realtà, non potrebbe mai vivere senza il papà, solo che non vuole ammetter... ahi! Merlino, Granger, vuoi per caso uccidermi?!
       - Smettila di dire sciocchezze, allora!
       - Non puoi picchiarmi davanti ai bambini, che figura pensi che mi faccia fare?
       - Quella dello sciocco.
       - Esattam... Ehi! - ma si fermò, vedendola sbadigliare - Sei stanca? - chiese, malcelando una certa preoccupazione
       - Non troppo. - rispose lei, non volendo indulgere sulla questione
       - Andiamo di sopra, starai più comoda in camera. - fece per alzarsi, ma si sentì bloccare per un braccio
       - No! Restiamo ancora un po' qui, si sta bene. - lo implorò, adagiando la testa nell'incavo del suo collo, cullata dal lento crepitio del fuoco e dal caldo abbraccio del ragazzo, e sospirò. Fred la osservò, poi sorrise, baciandole la testa
       - Va bene, - acconsentì, stringendola di più a sé - ma solo un po'.

...When we're together I feel perfect,
When I'm pulled away from you I fall apart,
All you say is sacred to me,
You're eyes are so blue,
I cant' look away,
As we lay in stillness
you whisper to me...

Si risvegliò quando l'orologio a pendolo riprese a rintoccare, all'una esatta. Si stiracchiò, irrigidito dalla scomoda posizione che aveva assunto durante il sonno, per poi ricordarsi di avere ancora Hermione tra le braccia, placidamente addormentata. Sorrise, ricordando quella volta in cui le aveva detto che quando dormiva era l'unico momento in cui riusciva a starsene tranquilla
       - Se la pensi così, allora forse dovresti fidanzarti con una bambola gonfiabile. - lui non aveva capito cosa intendesse, ma era quasi certo si trattasse di un insulto bello e buono. Aveva anche tentato di chiedere ad Harry, che essendo cresciuto tra i babbani ne sapeva più di lui su certe faccende, ma quando gli era scoppiato a ridere in faccia, aveva deciso che quella conversazione era meglio tenerla per sé.
Udì un mormorio e si voltò nella sua direzione, temendo di averla svegliata con qualche movimento brusco. Fortunatamente dormiva ancora e, borbottando qualcosa di incomprensibile, si mosse appena, accarezzandosi inconsciamente il ventre. Fred pensò che, probabilmente, i bambini si stessero muovendo. Così, preso dalla solita emozione che lo coglieva ogni qual volta pensava a loro, depose delicatamente la mano accanto a quella di Hermione, sperando che questo non la destasse. Sentì il battito del cuore accelerare quando percepì contro il palmo la forma di quello che avrebbe dovuto essere un gomito o un ginocchio, ammonendo mentalmente il bambino affinché lasciasse riposare in pace la madre. Sapeva che non doveva essere stato facile per Hermione, costretta al riposo forzato dal lavoro e da qualsiasi altra attività potesse causarle un accumulo di tensione, con Molly sempre disponibile, troppo disponibile ad esaudire ogni suo bisogno, anche quelli di cui lei stessa ignorava l'esistenza. Ma vederla affrontare anche quell'ennesima sfida come ogni altra nella sua vita, gli aveva fatto comprendere ancor di più quanto fosse fortunato ad averla al suo fianco e per questo motivo si era impegnato sempre più nel lavoro, per poter trascorrere gli ultimi mesi della gravidanza a sua completa disposizione
       - Pensi mai a come potranno essere? - chiese all'improvviso Hermione, che nel frattempo si era svegliata, la testa adagiata contro lo schienale del divano
       - Sempre. - le aveva preso la mano, stringendola appena
       - A volte ho paura, - ammise incerta - pensando a tutte le cose che potrei sbagliare.
       - Il perfetto prefetto che ha paura di non riuscire a fare qualcosa? Questo sì che è un giorno da ricordare!
       - Non prendermi in giro, sono seria.
       - Anch'io lo sono e sarai perfetta, come sempre.
       - E come fai a saperlo? - non accadeva spesso che mostrasse così apertamente le sue debolezze, ed ecco perché Fred si decise a parlare
       - Perché Fred Weasley non sposerebbe mai una donna che non fosse perfetta come lui.
       - Perfetto, ma fammi il piacere! Se tu lo sei, io allora... scusa, che cosa hai detto? - si era bloccata a metà della frase, improvvisamente consapevole delle sue parole
       - Ho detto...
       - Sì, lo so cosa hai detto! Non sono sorda, sai?!
       - Ma allora...
       - Merlino, Fred, volevo solo essere sicura che tu sapessi ciò che avevi detto.
       - Vorresti insinuare che di solito parlo a vanvera?
       - Non 'di solito', - lo corresse - 'sempre'.
       - Se è così, allora me lo rimangio!
       - Non puoi farlo!
       - Sì, invece, visto che sono stato io a farti la proposta, è tra i miei diritti.
       - Ma se non è neanche stata una proposta!
       - E tu come la chiameresti, scusa?
       - Diciamo che mi hai semplicemente spiattellato la cosa in faccia, come al solito.
       - E io che pensavo saresti stata felice, donna ingrata!
       - Della tua non proposta di matrimonio? Non farmi ridere!
       - Bene, allora vuoi sposarmi sì o no?!
       - Certo che voglio!
       - Bene!
       - Bene! - e rimasero così, a fissarsi in cagnesco per minuti interminabili, fino a quando Fred non si sciolse in una risata gioiosa
       - Vorresti l'anello? - al che Hermione sorrise, di un sorriso tanto bello da scaldargli il cuore, e annuì. Fred glielo porse, in un raffinato astuccio di velluto, un anello con un diamante non troppo vistoso e dal taglio semplice, come l'avrebbe scelto lei
       - Posso? - le chiese, improvvisamente nervoso, adducendo al suo anulare
       - Devi. - e fu in religioso silenzio che quella promessa venne siglata, mentre entrambi riuscivano a stento a trattenere le emozioni - Grazie.
       - Dovere. - Hermione si accoccolò di nuovo contro di lui, temendo che il petto potesse esploderle a causa di tutta quella felicità
      - Ti amo.
       - Anche io ti amo, Hermione. - un momento perfetto, nulla avrebbe potuto rivinarlo - Hermione?
       - Mmh?
       - Dici che adesso potremmo andare a letto?
       - Oh, Fred!

…Marry me,
promise you stay with me,
Oh you don't have to ask me,
You know you're all that I live for,
You know I'd die just to hold you,
Stay with you...

Presi com'erano a battibeccare e scambiarsi effusioni, nessuno dei due si accorse della macchia rossastra che sfrecciò su per le scale, incespicando sui gradini nel titanico tentativo di non provocare alcun rumore. Ginny Weasley giunse trafelata al piano superiore, tirando un lungo sospiro di sollievo
       - Ebbene? - sua madre la guardava, in trepidante attesa
       - Gliel'ha chiesto...
       - E lei? - chiese a sua volta in un bisbiglio il padre
       - Ha detto sì! - tutta la famiglia esplose in esclamazioni di giubilo, per essere solo un istante dopo zittiti da Ginny
       - Il mio bambino... - disse Molly, commossa - chi avrebbe mai immaginato che le cose sarebbero andate a finire così.
       - Probabilmente neanche Hermione l'avrebbe mai immaginato, fino a qualche anno fa. - commentò Harry, con un sorriso
       - Oh, ci sono talmente tante cose da preparare! - continuò la suocera, emozionata - Le partecipazioni, i fiori, il cibo e poi il vestito... Oh, Hermione sarebbe splendida con un bel vestito bianco... - tutti emisero un gemito - ...e il giardino! Arthur, dobbiamo assolutamente disinfestare il giardino da quei maledetti gnomi!
       - Mamma, non pensi di stare correndo un po' troppo?
       - In effetti...
       - Arthur!
       - Molly cara, tra un po' ci saranno anche i bambini di cui prendersi cura e non credo che...
       - Oh, sciocchezze! Ci sarò io ad aiutarli...
       - Non voglio assistere a questa carneficina!
       - George!
       - George!
       - Papà!
       - Arthur!
       - Molly...
       - George!
       - Ginny!
       - Harry!(1) - tutti si voltarono verso quest'ultimo, che abbassò lo sguardo, mortificato da quella sua uscita infelice
       - George, quando diamine sei arrivato?!
       - Ginny, modera il linguaggio!
       - Scusa, mamma. - continuò - George, potresti per favore dirci quando diamine sei arrivato? - Harry ridacchiò
       - Si da' il caso che sia qui da un bel po' di tempo, ma eravate così impegnati ad origliare quei due al piano di sotto che non ve ne siete neanche accorti.  
       - Noi non stavamo affatto origliando!
       - Oh, andiamo mamma! Abbi almeno la decenza di ammetterlo...
       - George!
       - Papà, anche tu! Pensavo fossi l'unico con ancora un po' di sale in zucca in questa casa... e invece! - scosse il capo - Ah, che famiglia! - concluse, con espressione grave
       - Oh, finiscila! Piuttosto, tu cosa stavi facendo? - lo accusò Ginny
       - Assolutamente nulla. - rispose con una espressione angelica
       - Ah, no?
       - Certo che no.
       - E tu pensi davvero di darmela a bere?
       - Donna di poca fede.
       - Vi 'spiace?! - giunse un urlo dal piano inferiore - Starei cercando di amoreggiare con la mia futura moglie!
       - Fred!
       - Andiamo Granger, non essere così imbarazzata! Abbiamo fatto anche di pegg... ahia! Non ci credo, ancora?!
       - Oh sta' zitto e baciami. - disse, mentre il resto della famiglia si ritirava silenziosamente nelle proprie stanze ed Hermione si lasciava trascinare dai baci e dal suono contagioso della risata di Fred. Era finalmente arrivato Natale.

...So many nights I cried myself to sleep,
Now that you love me I love my self,
I never thought I would say this,
I never thought there'd be
you.

Evanescence – You

Note:

・    A onor di cronaca, in questo epilogo Harry e Ginny sono già sposati ed Hermione dovrebbe trovarsi all'incirca intorno al sesto/settimo mese di gravidanza.
・    (1)Piccola gag presa in prestito dal film di animazione “Shrek 2”.

Spazio Autrice:
Non saprei neanche da dove iniziare per chiedere scusa: avevo promesso che l'epilogo sarebbe stato online entro breve tempo, ma alla fine sono trascorsi mesi. Spero che la lettura valga l'attesa.
Non me lo sarei mai aspettata, ma sono triste al pensiero che questo sia l'ultimo capitolo – anche se non l'ultima volta in cui vedremo questi due all'opera. Sebbene non si tratti di un capolavoro imperdibile, è pur sempre un racconto al quale ho dedicato tempo e affetto, e spero vivamente che questo possa trapelare dalle mie parole.
Ringrazio dal più profondo del cuore tutti quelli che hanno recensito e inserito la storia tra le preferite/seguite/ricordate. Fatemi sapere cosa ne pensate e confido di poter ritornare quanto prima con le one-shot a cui avevo accennato nello scorso capitolo e che dovrebbero servire a completare l'arco narrativo dei miei Fred ed Hermione.
A presto,
La bambina fantasma.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1145022