Moonlight

di xholdonlovato
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ***
Capitolo 3: *** Capito III ***



Capitolo 1
*** Capitolo I ***


benvenuti al primo capitolo della mia storia, creata esclusiamente da me.
spero vi piaccia, buona lettura.


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Ero chiusa in camera da ormai troppo tempo, avevo perso la cognizione del tempo.

Quella stanza vuota, senza nessuna foto.

Non vivevo in quella casa, in quella stanza da ormai troppo tempo.

Volevo metterla in vendita, ma non avevo il coraggio, avevo tanti ricordi in quella casa, forse troppi.

Da quanto ero lì dentro?

Ore, giorni, mesi?

Guardai un ultima volta la stanza, mi alzai da quello che una volta era il mio letto e mi diressi verso la porta, scendevo le scale lentamente assaporando ogni ricordo che passava nella mia mente.
Presi la borsa dal quel vecchio divano, dove avevo passato quasi tutti i miei pomeriggi a guardare la televisione e mangiare vaschette di gelato lo osservai un ultima volta e usci di casa.

Il sole mi colpi sul volto, immaginai nella mia mente come la gente potesse vedermi.

Pallida, con gli occhi gonfi e con una faccia da condanna a morte, non avevano tutti i torti.

Presi il cellulare dalla borsa, avevo paura di vedere che giorno fosse e boom.

Due luglio duemiliadodici.

Ero stata lì dentro per due giorni, erano due giorni che non mangiavo?

Non mangiavo da un po’, a volte riuscivo a stare anche settimane senza toccare cibo.

Tutte era cominciato un anno fa, quando avevo capito che se non fossi dimagrita non sarei andata avanti, la più grande cazzata della mia vita, perché non è per niente vero, le persone ti amano comunque, anche se a te non sembra.

Con passo deciso andai verso la mia macchina, ansi la sua macchina.

Quando nella tua vita ti sembra di non avere una via d’uscita fatti aiutare, anche se è difficile, se non mi fossi fatta aiutare, non avrei incontrato la mia migliore amica, la ragazza più forte che io conosca, ha avuto dei problemi diversi dai miei, ma molto simili.

Apri la portiera ed entrai, quell’abitacolo aveva il suo profumo.

Dannazione Rosalie smettila, tutto questo non ti aiuterà.

Ero tornata in quella casa dopo aver litigato con l’amore della mia vita.

A volte nella mia testa mi dico che se l’amore fosse tutto rose e fiori alla fine ci saremo stancati, fino ad annoiarci, fino a non provare niente l’uno per l’altra.

Però quando si litiga, non la pensi più così, puoi dire una frase del genere quando sei a mente fredda, quando guardi tutto ciò che accade in maniera razionale.

Mentre quando si litiga, prende libero sfogo la rabbia, la frustrazione, quel senso di disgusto che ti sale dall’anima e non vuole andare via fino a quando non lo lasci uscire, fino a quando guardi la persona di fronte a te e pensi ‘Che cosa ho detto? Perché l’ho detto?’.

Quando si litiga, è tutto più complicato, si dicono cose che non si pensano davvero, ma che fuoriescono per le troppe emozioni che si stanno provando dentro.

E poi dopo il litigio e la rabbia, c’è bisogno di calma, di silenzio, e infine bisogna fare pace con la persona che si ama, e questa in assoluto è la parte più difficile.

Di solito l’orgoglio prevale sempre, ma quando l’amore è quello vero, si supera tutto questo.

Scuoto la testa e torno alla realtà, la triste realtà, accendo la macchina e parto.

Destinazione casa di Andrew, l’amore della mia vita.

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Capitolo 2
*** Capitolo II ***



chiedo scusa per non aver pubblicato prima, ma ero in vacanza.
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Arrivai fuori alla casa di Andrew con una strana sensazione, mi sentivo come se qualcuno colpisse il mio cuore con un martello, come se fosse successo qualcosa.

Scesi dalla macchina e senza pensarci due volte mi avviai verso la porta d’ingresso di quella bellissima casa neomoderna, che gli avevano regalato i genitori per il suo ventunesimo compleanno.

Ormai era diventato maggiorenne da quasi un anno, c’eravamo conosciuti in un bar poco lontano di casa, il giorno seguente al suo compleanno, mi racconto che avrebbe festeggiato il suo compleanno per una settimana, voleva fare qualcosa di pazzo, qualcosa di unico, proprio come lui.

Era un ragazzo così dolce, ma anche stronzo, sapeva come comportarsi quando voleva, era molto educato, sin da subito avevo capito che tipo di persona era.

Bussai alla porta di casa, anche se avevo le chiavi, ma non avevo voglia di cercare le chiavi in quella borsa fin troppo grande, dove non trovavo mai niente.

Nessuno rispondeva, sapevo che era arrabbiato con me, mi ero comportata come una stupida, ero diventata gelosa di una sua amica ansi di una nostra amica, avevo insinuato che lui e Rachel si fossero messi insieme di nascosto e non volevano dirmelo.

Iniziai a cercare le chiavi in borsa, le trovai subito, cosa strana, apri la porta ed entrai.

<< Andrew? Lo so che sei arrabbiato con me >> avanzavo lentamente all’interno di quell’enorme salone di vetro, era una casa accogliente l’avevamo arredata insieme, avevamo deciso così.

<< Andrew ti prego fatti vedere, ho una strana sensazione >> non era a lavoro, era lunedì, quel giorno era sempre a casa, salì le scale senza esitazione, apri la camera, la scena che mi trovai davanti era agghiacciante.

Andrew era a terra, sembrava svenuto, intorno alla sua testa c’era una grossa macchia di sangue che sporcava quella bellissima moquette color legno, ero immobile, ero paralizzata, non sapevo che fare, mi avvicinai al corpo di Andrew con il cuore in gola, non riuscivo a capire chi mi guidasse, il mio corpo camminava ma senza che il mio cervello gli desse un impulso, m’inginocchiai a terra vicino ad Andrew.

<< Andrew >> singhiozzavo, piangevo.

<< Andrew, amore, ti prego rispondi >> gli accarezzavo la fronte, afferrai il cellulare dalla borsa, composi il numero del 118 e feci partire la chiamata.

Non riuscivo a capire cosa dicesse l’operatore dall’altra parte, cominciai a farfugliare parole senza senso.

<< Il mio fidanzato è a terra, c’è tanto sangue, non so cosa sia successo >> piangevo come una disperata, mi sembrò di sentire dall’altra parte ‘’Signora, stia calma, mi dica la strada ’’.

<< Sixty road, 1264 >> nella mia mente stavo cercando di capire se avevo detto bene la strada, annui tra me e me, riuscì a capire solo ‘’ Stiamo mandando un’ambulanza, dovrebbe arrivare in pochi minuti, non si preoccupi, stia calma’’.

Buttai il cellulare a terra, mi appoggiai al petto di Andrew e piangevo, piangevo disperatamente, non potevo perdere l’amore della mia vita, gli accarezzai il viso.

<< Amore ti prego, apri gli occhi, dammi un segno di vita, non puoi morire, non ora, io ti amo, io ho bisogno di te nella mia vita, come faccio senza di te? >> sentivo un forte dolore al petto.

Poco dopo senti una sirena, l’ambulanza, mi alzai di corsa, e scesi le scale, non ricordavo di aver rimasto la porta aperta, ma in realtà era così.

<< Vi prego correte, è al piano di sopra >> urlai non appena li vidi, entrarono in casa i paramedici con una barella, corsi al piano di sopra, entrai in camera, guardavo Andrew a terra, mi girava la testa,
feci spazio, dovevano pensare solo ad Andrew.

Lentamente, la scena diventava sempre più sfocata ai miei occhi, vidi soltanto Andrew sulla barella e i paramedi che scendevano giù.

<< Signora, viene con noi? >> annui seguendoli giù, appena entrati in ambulanza, presi la mano di Andrew.

<< Signora, sta bene? >> mi chiese uno dei paramedici.

<< Signora, può raccontarmi cosa è successo? >> sentivo le voci sempre più lontane.

<< Io, non lo so >> parlavo, ma non sapevo come.

<< Sono tornata a casa, avevamo litigato, sono salita sopra e l’ho trovato a terra >> piangevo silenziosamente, o almeno ci provavo.

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Capitolo 3
*** Capito III ***


Ci sono quei momenti nella propria vita in cui pensi che non possa accadere di peggio, ma in realtà ti sbagli, c’è sempre qualcosa di peggio, qualcosa d’inverosimile ai tuoi occhi che accade ma che non credi possibile.

Questo è uno di quei momenti, la mente umana non arriva mai alla percezione del dolore fino a quando questo non arriva.

La mente vaga a vuoto, la menta non ragiona quando questo dolore incommensurabile arriva.

Come la mia mente in questo momento, Andrew aveva un trauma cranico, era sedato.

Gli tenevo la mano in quel posto oscuro, quel luogo che la mente non vorrebbe mai vedere, quando l’uomo pensa al male, al dolore, pensa sempre a questa struttura che prende il nome di ospedale.

L’odore nauseabondo di farmaci, quell’odore che colpisce il tuo olfatto fino a intontirlo.

Stringevo la mano di Andrew era passata una notte, e stava per iniziarne un'altra.

I medici erano sempre più preoccupati non per Andrew, ma per me.

Non uscivo mai da quella stanza, nella speranza di vederlo svegliarsi, cosa che non era accaduta fino ad ora.

I medici dicono di dare tempo al tempo, ma è un po’ impossibile quando sei in una situazione del genere.

Odio vedere questa situazione, odio vedere Andrew pallido come un fantasma, non riesco a farmi forza.

La mia forza è distesa su un letto di ospedale, e non vuole svegliarsi, tra un po’ gli butterò un secchio d’acqua in faccia. Almeno mi urlerà contro, sentirò la sua voce, almeno spero.

Scuoto la testa, che pensiero idiota.

Dovrei mangiare qualcosa, dovrei bere, dovrei tornare a casa, dovrei fare tante cose, ma non riesco a muovermi, ho soltanto voglia di parlare con lui.

<< Andrew, ehi, vuoi svegliarti? I tuoi genitori sono preoccupati, li ho dovuti chiamare, mi dispiace, so che non avrei dovuto, ma non potevo prendere nessuna decisione, legalmente non
sono nessuno per te, ed è orribile visto che stiamo insieme da un anno, quasi. Amore ti prego, apri gli occhi >>

Mi avvicinai alle sue labbra e le accarezzi, fredde come il ghiaccio.

Così fredde da procurarmi un brivido che percorse tutta la schiena.

<< Lo sai non sono il tipo di persona che prega, ma molto probabilmente è la mia ultima possibilità come dire, è l’ultima barca, l’ultimo rifugio, l’ultima speranza >>

Lo guardai, se mi avesse sentito, starebbe ridendo come un matto, il mio viso involontariamente accenna un sorriso.

<< Potrei fare un patto con Dio così tu ti svegli ed io boh, potrei fare finta che non ti conosco più >>

Gli accarezzai i capelli.

<< Che cosa idiota, non ce la farei mai, preferirei la morte, avanti Andrew apri gli occhi, vuoi vedermi piangere ancora? >>

Vidi la sua mano muoversi e appoggiarsi sulla mia guancia.

<< Andrew, oddio, non ti sforzare, non ti muovere, vado a chiamare il dottore >>

Mi alzai e corsi fuori dalla porta, pochi secondi dopo mi ritrovai in quella camera appoggiata al muro mentre il dottore lo visitava.

<< Si ricorda come si chiama? >>

Io lo guardavo speranzosa, mentre nella mia mente stava già accadendo il peggio, e se non ricordava il suo nome? E se non si ricordava chi fossi?

<< Andrew Carter >>

Un sospiro di sollievo tutto ciò che riuscì a fare fu un sospiro di sollievo, si ricordava come si chiamava meno un problema, ora ne manca un altro.

<< Si ricorda chi è quella ragazza? Come si chiama? >>

Il dottore m’indico, io lo guardavo, cercavo di sorridere, mi sembrava giusto far sembrare che andasse tutto bene.

Andrew mi guardo, sul suo volto si disegno un sorriso bellissimo.

<< Davvero mi sta chiedendo se so chi è? Lei è Rosalie Spears, la mia ragazza, prossima fidanzata, e poi moglie, lei è l’amore della mia vita come potrei non ricordarla?  Anche s’è un po’
pallida >>

<< Vedo che si ricorda, la lascio un po’ con la sua ragazza, torniamo dopo per altri accertamenti >>

Il dottore usci dalla camera, mi avvicinai al letto, parlammo per non so quanto tempo, forse troppo, avevo dimenticato di chiamare i genitori, appena lui andò a fare una tac chiamai i genitori
per avvertirli che Andrew, il loro adorato figlio, si era svegliato.

Si dice sempre che dopo la pioggia arriverà l’arcobaleno.

Adesso posso dire con sicurezza che dopo il dolore arriva la felicità, la gioia, facendoti dimenticare tutto quello che è accaduto, come se non fosse successo niente, come se il dolore era soltanto un assaggio della felicità.

Ho imparato nel corso del tempo che l’amore non è soltanto felicità, ma anche tristezza, un amore pieno solo di felicità alla fine stancherà, annoierà fino alla nausea.

Il mio cervello pensa troppo.

In questo momento devo godermi soltanto il risveglio di Andrew.

Ma prima o poi dovrò anche chiedergli cos’è successo.

Non potevo chiederglielo ora, sembrava indelicato, non so se lui ricorda cos’è accaduto.  

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