Medieval Hetalia - Il Regno di Castlefort

di Hero98
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il mercante ***
Capitolo 2: *** Il re e la spia ***
Capitolo 3: *** Il medico e il mago ***
Capitolo 4: *** Il bardo e il fabbro ***
Capitolo 5: *** I due frati fratelli ***



Capitolo 1
*** Il mercante ***


Premesse

Prima di cominciare volevo fare avvertimenti vari ma sarò breve perchè non voglio annoiarvi.
questa storia mi è venuta in mente giocando a The Sims Medieval se notate somiglianze è perchè ho preso spunto da lì.
Questo capitolo l'ho usato solo per farvi capire la storia del personaggio principale della storia e il mio modo di scrivere.
Spero vi piaccia buona lettura e recensite in numerosi! :D


Capitolo 1 - Il mercante

Il giovane mercante proveniente dall’oriente camminava velocemente lungo la strada che univa il villaggio alla piazza cittadina, centro di Castlefort e anche sede del mercato, dell’officina e della locanda. I capelli corvini e lisci, raccolti in una coda bassa, ricadevano su una spalla coperta da una mantellina marrone scuro dello stesso colore dei calzoni portati sotto una maglia dalle lunghe maniche di una tonalità più tendente al rosso. Gli stivaletti di pelle e cuoio facevano risuonare a ritmo dei passi del giovane il terriccio della stradina mentre lui guardava dritto davanti a sé a testa alta stringendo un pacco al petto, ogni tanto faceva scorrere le iridi scure a destra e a sinistra con fare leggermente timoroso. A quel tempo era molto frequente essere aggrediti da dei banditi o qualche ladruncolo affamato che cercava un po’ di fortuna nelle tasche degli altri.
Finalmente giunse alla piazza popolata da allegri contadini e casalinghe che parlavano a voce alta in quel dialetto di campagna con frequenti errori di grammatica, purtroppo non tutti potevano permettersi di studiare e solo qualche famiglia riusciva a istruire un figlio per poter leggere le raccomandate e i documenti più importanti.
Il basso ed esile mercante dalla pelle diafana iniziò a sistemare le merci comperate al villaggio tra le casse della bancarella per poi aprire il tendone e dichiararla aperta. Era duro il lavoro del mercante, ogni giorno doveva alzarsi al levar del sole per andare al villaggio ad acquistare nuova merce, dopo doveva aprire la bancarella e sorvegliarla cercando anche di convincere la gente a comprare qualche articolo. L’unica pausa erano una mezz’ora a mezzogiorno per mangiare qualcosa e poi doveva recarsi al porto per salpare verso i regni alleati vicini, come Greenville e Wheatfield, e cercare di barattare merci introvabili a Castlefort. Una volta tornato in patria doveva aprire nuovamente la bancarella fino a sera. Per non parlare delle spedizioni che doveva eseguire per conto del re. Non aveva mai un po’ di tregua o tranquillità, ma non poteva lamentarsi perché solo così riusciva a guadagnarsi abbastanza monete per sfamarsi e concedersi una casa, anche se piccola.
Si era seduto su uno sgabello di legno e guardava dei bambini combattere con delle spade di legno, era un gioco molto comune fra i bambini che ammiravano i cavalieri al servizio del regno. Molti di loro sognavano di entrare a far parte dell’esercito imperiale, ma pochi riuscivano a realizzare quel desiderio, infatti quasi tutti erano destinati a lavorare nei campi o nelle botteghe dei genitori.
Lui il suo lavoro l’aveva scelto da solo, proveniva da un regno orientale chiamato Xùri, ma era stato costretto a partire a causa di una crisi che aveva colpito il suo villaggio. C’era stato un periodo di siccità, nel quale tutti i campi andarono distrutti e i poveri abitanti del villaggio, per lo più contadini, senza raccolto non potevano sfamare la propria famiglia. Anche i bottegai si lamentarono perché gli agricoltori senza monete non potevano acquistare la loro merce, quindi si trovavano anche loro senza denaro sufficiente per vivere. Il monarca, severo e autoritario, non riusciva a placare gli abitanti del suo regno, giunti fino al suo castello, con semplici promesse quindi, dopo tre giorni di ininterrotte proteste decise di mettere a tacere il suo popolo una volta per tutte. Mandò l’esercito a bruciare le case dei poveri contadini e le botteghe di tutto il villaggio. Ormai quella che era una pacifica monarchia si trasformò in tirannide.
Più nessuno era al sicuro nel regno di Xùri, gli abitanti vivevano nell’ombra e cercavano di sopravvivere saccheggiando ignare carovane di passaggio. Allora il giovane mercante si costrinse a partire lasciando i genitori e i due fratelli minori in quell’inferno. Però aveva fatto loro una promessa: appena fosse riuscito ad avere abbastanza monete per mantenere tutti quanti sarebbe tornato a prenderli a Xùri.
Ma ormai erano passati tre anni e ancora non era riuscito a mantenere quella promessa.
-Mercante Yao Wang sei convocato con urgenza da Lord Matthew! –Esclamò con una voce profonda e forte un cavaliere in piedi davanti lo sgabello dove era seduto il giovane orientale. Quest’ultimo si risvegliò dai suoi tristi pensieri per guardarlo negli occhi azzurro ghiaccio. Il cavaliere portava un elmo in ferro con un piccolo pennacchio di piume sul capo ma si riuscivano a scorgere delle basette bionde ai lati delle orecchie. Era alto e robusto con l’armatura che lo rendeva ancora più minaccioso di quanto non lo fosse già.
-Cosa desidera questa volta il re? –domanda all’altro alzandosi dallo sgabello. Ma era più una domanda retorica perché intuiva già la risposta.
Sicuramente lo attendeva un’altra spedizione.

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Capitolo 2
*** Il re e la spia ***


Cercava di tenere il passo del cavaliere, ma era davvero difficile dato che la strada era piena di pietre e fossi e a quanto pare quello non aveva nessuna intenzione di rallentare e aspettarlo.
Yao prestava molta attenzione alla stradina irregolare che stavano percorrendo muovendosi a zig zag tra i vari ostacoli naturali. Quando si accorgeva di essere rimasto troppo indietro rispetto al cavaliere accelerava il passo anche rischiando di inciampare.
Attraversarono un lungo ponte naturale di roccia che univa la città alla rocca dove era situato il castello. Il re aveva fatto montare delle corde per impedire alle persone che si recavano al castello con carovane o semplicemente in gruppo di precipitare dal ponte. Infatti esso si trovava molto in alto e Yao riusciva a intravedere appena il fiume che scorreva in fondo al dirupo roccioso, sporgendosi appena con il capo oltre le corde alte quasi quanto lui.
Quel fiume era una vera benedizione per Castlefort. Grazie ad esso gli abitanti potevano procurarsi acqua dolce prelevandola dal pozzo costruito in piazza o anche dalle sue rive. Nasceva da un piccolo laghetto vicino alla foresta di Owl e sfociava in un piccolo delta nel mare.
Castlefort vantava anche di un importante porto che permetteva di raggiungere i regni vicini molto più velocemente che via terra.
Il mercante stringeva le corde ai lati del ponte per aiutarsi a superare quel tratto molto ventoso che faceva volare i capelli corvini davanti al viso costringendolo più volte a portarseli con una mano dietro le orecchie o a chiudere gli occhi.
Finalmente superarono il ponte e dopo pochi minuti stavano già salendo i gradini di pietra che portavano al grande portone del castello. Prima di questo c’era un ampio piazzale lastricato con delle panche in pietra e una postazione con piccioni viaggiatori per inviare e ricevere la posta. Anche se Yao sapeva che le notizie più importanti le portava il messaggero reale mentre per il villaggio esisteva la figura del banditore cittadino.
Il cavaliere con un gesto della mano fece aprire il grande portone da due guardie in armatura che lo sorvegliavano. Il legno e il metallo pesante che componevano l’unica entrata del castello provocavano un rumore assordante a contatto con la pietra del terreno.
Il giovane orientale spostava lo sguardo dalle statue maestose collocate all’entrata ai ritratti che dipingevano gli autorevoli antenati del monarca, dalle colonne ornate da capitelli eleganti ai tendaggi sfarzosi che coprivano leggermente le grandi vetrate colorate di rosso e bianco, colori che prevalevano in tutto il castello. In fondo alla sala, seguendo un lungo tappeto rosso, si trovava il trono che, a differenza dell’arredamento, era molto piccolo, quasi modesto. Su di esso era seduto il re, Lord Matthew.
Era un monarca molto giovane, di appena vent’anni. Quando i precedenti sovrani del regno furono deceduti, il popolo era contrario alla salita al trono del giovane ritenendolo ancora inesperto, ma essendo il primogenito di due figli preferirono lui al fratello minore ancora di carattere infantile nonostante la sua maggiore età. Con lo stupore del popolo e della servitù del castello, il giovane Matthew risultò essere molto maturo e preparato, tanto da portare al regno ricchezza e prosperità. Inoltre per la sua natura benevola e gentile si guadagnò subito l’affetto del popolo che lo soprannominò Lord Matthew il Buono.
Il ragazzo era biondo con i capelli che ricadevano mossi sulle esili spalle e gli incorniciavano il viso caratterizzato da un timido sorriso. Gli occhi azzurri esprimevano una dolcezza e una bontà che mai si erano visti prima.
La fortuna volle che fra i due principi non nascessero lotte a causa della successione al trono, al contrario il secondogenito Alfred Jones rimase al servizio della corona in vesti di spia. Il suo compito era quello di sventare possibili insurrezioni popolari e scovare i nascondigli dei banditi che spesso invadevano il villaggio.
I due avevano cognomi diversi a causa di un tradimento della regina, infatti ebbe una relazione poco duratura con un altro uomo e da questa nacque Alfred che, però, mantenne il cognome del padre anche se non era il coniuge legittimo della regina.
Nonostante questo i due fratelli sembravano gemelli avendo stranamente ereditato tutti i caratteri somatici dalla madre che avevano in comune. Il carattere, invece, era totalmente differente: il secondogenito era incredibilmente energico, con un forte senso della giustizia e un modo di fare molto infantile che lo portava ad essere sempre diretto sia in fatti che in parole causando molti problemi a sé stesso e al fratello maggiore. Era accaduto, infatti, che tempo prima, durante un banchetto con la principessa del regno confinante per stringere un’alleanza che avrebbe giovato molto al regno, Alfred si era lasciato sfuggire, a causa della sua sincerità, un’espressione poco gentile nei confronti della ragazza definendola “non molto bella ma accettabile”. Questo scatenò l’ira del padre della fanciulla che, indignato e con la figlia in lacrime, si rifiutò categoricamente di concludere il trattato. Per fortuna Lord Matthew riuscì a convincerlo almeno a non dichiarare guerra a Castlefort.
Da allora la sottospia Alfred non partecipò più agli eventi politici che vedevano impegnata la corte reale per evitare altri disastri che avrebbero potuto intaccare la pace del regno.
Il cavaliere e il suo accompagnatore si inchinarono al cospetto del monarca che li pregò di rialzarsi per poi dire con voce pacata:- Cavaliere Ludwig Beilschimidt puoi andare, ti ringrazio.
Quello si inchinò ancora per poi girarsi e dirigersi verso l’entrata. Poi il re volse lo sguardo al suo ospite e assunse un’espressione di lieve imbarazzo:- Benvenuto mercante Yao Wang, chiedo perdono per l’udienza improvvisa ma avrei un favore da chiederti…
L’orientale si sforzò di sorridere, non aveva mai avuto un carattere espansivo e raramente esternava le sue emozioni.
-Dica pure, Vostra Maestà, sono qui per servirla. –lo rassicurò accennando un piccolo inchino.
Il biondo tornò a rilassarsi rincuorato da quelle parole gentili poi continuò il discorso:- Vorrei che tu ti recassi dal medico Ivan Braginski e mi portassi dei medicinali contro infezione tossica, purtroppo una serva si è ammalata e ha bisogno di cure qui al castello, ma tutti i miei sudditi sono impegnati…
Il mercante si inchinò ancora una volta con un ginocchio sul pavimento per salutare il re:- Non si preoccupi, tornerò il prima possibile.
E detto questo uscì dal castello per recarsi alla clinica del villaggio.
 
 
Angolino di Hero~
Prima di tutto vorrei ringraziare tutti coloro che hanno letto il mio racconto, come si sarà capito leggendo questo capitolo Matthew non è un tiranno. xD Mi dispiace, pensavo di essere stata abbastanza chiara nel primo capitolo. Però adesso che ho spiegato bene mi sento meglio(?)
Sono ancora nella fase delle presentazioni ma spero che vi sia sembrato interessante lo stesso.
Alla prossima! :D

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Capitolo 3
*** Il medico e il mago ***


Appena uscì dal grande portone del castello si scontrò con un vivace ragazzo più robusto e alto di lui, ma con l’espressione allegra e spensierata di un bambino.
-Mi perdoni, principe… -mormorò Yao appena riconobbe il giovane. Era il fratello minore del re. Indossava un abito nero e aveva riposta su un fianco una grande spada. Doveva essere tornato dagli allenamenti al campo di addestramento non molto lontano dal castello, lì infatti si esercitavano tutti i cavalieri al servizio del regno, o combattendo fra loro o usando manichini in legno, talvolta coperti da un armatura.
In risposta il biondo dal sangue reale scoppiò in una fragorosa risata e diede una sonora pacca sulla spalla all’esile mercante provoncandogli una scossa di dolore, poi esclamò con voce fin troppo alta:- Non preoccuparti mercante Yao Wang! E non chiamarmi principe, preferisco essere chiamato con il mio ruolo: spia!
Il mercante sospirò massaggiandosi leggermente la spalla e cercò di non irritarsi, dopotutto si stava rivolgendo a un reale…
-Mi perdoni, lo terrò a mente… ora mi scusi ma devo recarmi alla clinica dal medico…
Gli occhi azzurri e grandi del principino si illuminarono e il sorriso sul suo volto si allargò:- Vai da Artie e Ivvie! Salutameli mi raccomando!
Al giovane orientale ci volle qualche minuto per capire a chi l’altro si stesse riferendo, si esprimeva in un linguaggio molto giovanile e più vicino a quello dei contadini pur avendo sangue blu. Si limitò ad annuire con un lieve cenno del capo e si diresse verso l’isolotto dove erano situate la clinica e la torre del mago.
Il mago, Arthur Kirkland, era da molti considerato un semplice ciarlatano, pur avendo questi assistito a molti suoi prodigi, come riempire il pozzo d’acqua, oppure far crescere piante dal terreno arido. Alcuni erano spinti dai preti del villaggio a considerarlo un eretico in quanto si definiva capace di compiere miracoli che solo Dio avrebbe potuto compiere. Anche il mercante Yao Wang era scettico e nessuno sapeva spiegarsi come facesse quel giovane a fare magie.
Il medico, Ivan Braginski, era l’unico nel villaggio, insieme al suo assistente, ad essere in grado di svolgere quel lavoro. Molti avevano un certo timore nei suoi confronti a causa del suo aspetto imponente e dello sguardo color ametista che a volte si illuminava di una luce sinistra ed inquietante. Più volte si era trovato coinvolto in risse, ma ne era sempre uscito vincitore senza molte difficoltà. Nonostante ciò era di indole buona e trattava tutti con gentilezza, almeno finché lo meritavano e non gli facevano torti. Yao aveva con lui rapporti professionali, infatti si recava spesso alla sua clinica per procurarsi unguenti e tonici curativi da vendere al mercato, perciò aveva avuto modo di conoscerlo bene e si era affezionato a lui a tal punto da considerarlo il suo migliore amico.
Il mago e il medico condividevano, nel cortile davanti le loro abitazioni confinanti, un piccolo orto che serviva, al primo per le sue pozioni e incantesimi, al secondo per gli unguenti e i tonici curativi.
Il giovane mercante attraversò un piccolo ponte un po’ traballante costruito con assi di legno e corde rovinate in più punti e giunse ai piedi dell’alta torre del mago. La costruzione appariva abbastanza spaventosa a causa dei corvi che gli volavano intorno, avendo costruito i nidi tra le tegole del tetto a punta. Subito affianco c’era la clinica del medico con i pazienti che attendevano il loro turno all’aria aperta fra i fiori selvatici. Poco più avanti della porta d’ingresso, piccola e di legno, era stato costruito, con dei pali di legno, un piccolo recinto nel quale un ragazzo biondo stava piantando dei semi.
Il mercante lo riconobbe, era il mago. Si avvicinò piano e dietro i pali del recinto lo salutò:- Salve mago Kirkland… Il principino mi ha chiesto di salutarti da parte sua…
Lui si girò e fissò, con i suoi occhi verde smeraldo colmi di sorpresa, l’orientale, inarcando una delle enormi sopracciglia che facevano bella mostra sulla fronte, coperta leggermente da dei ciuffi di capelli biondi disordinati. Quando ebbe rielaborato tutte le informazioni si decise a rispondere:- Ah… Grazie mercante Wang…
Yao si diresse verso la clinica, ma quello lo fermò con una domanda:-Devi recarti in piazza?
L’esile mercante si voltò nuovamente verso di lui e annuì appena con il capo, allora il biondo continuò:-Allora andiamo insieme, vado a prendere la borsa.
E così gli diede le spalle per tornare alla sua dimora.
Yao non aveva un rapporto molto approfondito con Arthur, ma più volte si erano ritrovati a bere qualcosa insieme o a fare una passeggiata. Non gli dispiaceva la compagnia del mago, anche se a volte si trovavano a discutere animatamente, almeno dalla parte del mago, a causa dei loro caratteri forti.
Aprì la piccola porta della clinica e aspettò paziente all’ingresso come gli altri clienti. Non passò molto tempo che vide l’imponente medico uscire dalla stanza attigua e rivolgergli uno dei suoi soliti sorrisi per poi fargli cenno di raggiungerlo.
Entrarono nell’ampia sala dove al centro era posto un lettino per gli interventi, come la dissalazione.
Il medico lo guardò con dolcezza e inclinò leggermente la testa di lato facendo scivolare dei ciuffi di capelli biondo cenere, che gli incorniciavano il viso, davanti agli occhi.
-E’ un piacere incontrarti Yao… -disse sorridendo con la sua voce somigliante a quella di un tenero bambino.
Il mercante ricambiò il dolce sorriso:- Anche per me Ivan… ho bisogno di un medicinale contro l’infezione tossica.
L’espressione di Ivan mutò e si fece preoccupata:-Perché sei malato Yao?
Il bruno rise cercando di darsi un contegno con una mano posta davanti la bocca:-No, non è per me! Ne ha bisogno a una servitrice del re.
Il medico tornò sereno e iniziò a rovistare nella piccola borsa di pelle che aveva legata in vita, poi porse al mercante una piccola boccetta contente un liquido verdolino:-Ecco a te, torna a farmi visita e porta i miei saluti a Lord Matthew.
Yao prese la boccetta con entrambe le mani e la posò con cura all’interno di una sacca di pelle, poi guardò l’amico e disse:-Certo… ah, dimenticavo… Alfred mi ha chiesto di porgerti i suoi saluti.
Lui assunse un’espressione sorpresa per poi tornare a sorridere:-Grazie.
Il giovane orientale salutò l’altro con la mano e poi si diresse all’esterno della clinica. Dopo aver superato la postazione dei piccioni viaggiatori trovò il mago ad aspettarlo pazientemente.
Appena quello lo vide si girò verso di lui:- Allora andiamo?


Angolino di Hero~
Non vedo l'ora di uscire dalla fase delle presentazioni! Però sono importanti u.u
Spero che questo capitolo sia stato di vostro gradimento, in questo periodo sono così impegnata con la scuola che non ho potuto scriverlo prima nonostante avessi già tutto in mente! Grazie a tutti i recensori e ai lettori! :DD

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Capitolo 4
*** Il bardo e il fabbro ***


Il mercante iniziava ad innervosirsi, stava ripercorrendo la strada che aveva fatto all’andata a ritroso per ritornare al villaggio ed era piuttosto stancante. Un giorno, forse, sarebbero riusciti a trovare una scorciatoia senza fare tutto quel giro largo per gli isolotti a causa degli ostacoli naturali. Un giorno, forse, si sarebbe potuto permettere un somaro o, con poche probabilità, un cavallo per spostarsi. Allora sarebbe diventato tutto più semplice anche per il trasporto delle merci.
Era ormai da mezz’ora che camminava un paio di passi dietro un mago più propenso alla conversazione del solito, non lo ascoltava perso com’era nei suoi pensieri per questo il vederlo girato verso di lui che lo osservava come aspettandosi qualcosa lo sorprese.
-Qualche problema…? –domandò allontanandosi per un momento dalle sue riflessioni per dedicare uno sguardo leggermente confuso ad Arthur.
-Non hai udito le mie parole? Ti ho domandato se pensi ci siano problemi nel regno! –esclamò indispettito l’altro in risposta. Più volte gli avevano fatto notare che parlava da solo, per una volta che si rivolgeva a qualcuno voleva essere ascoltato.
-Chiedo venia… -mormorò con lieve imbarazzo il mercante sinceramente dispiaciuto, non era affatto educato non partecipare alla conversazione. Poi rifletté sulla domanda rivoltagli –Problemi…? Non credo, ad eccezione dei soliti banditi.
Il mago rivolse uno sguardo pensieroso al cielo terso per poi girarsi e riprendere il cammino.
-Non saprei… la mia sfera di cristallo non mostra nulla di buono… Ho un leggero timore. –continuò dopo qualche minuto di un silenzio infranto solo dal rumore dei loro passi leggeri sulla stradina. Tutto intorno dei possenti alberi dalle foglie verdi e larghe riparavano il sentiero dal sole cocente che adesso era nel suo punto più alto.
Yao non rispose, rifletteva su quanto aveva appena sentito. Poteva anche sbagliarsi, ma Arthur era molto capace nelle predizioni. Si domandava cosa ne pensassero i frati delle due chiese del villaggio. Loro si muovevano secondo il volere del Signore e dei Suoi segni, mentre il mago secondo le leggi dell’alchimia e la magia, per lui strettamente legate l’una all’altra.
Quando passarono davanti al castello lasciò nelle mani di un cavaliere il medicinale reperito dal medico per la serva del re, poi proseguì al fianco del mago.
Finalmente raggiunsero la piazza cittadina e la prima cosa che notarono fu che la maggior parte dei contadini si raccoglievano in un disordinato cerchio intorno a qualcuno. Battevano le mani, urlavano entusiasti.
Poi una leggera melodia allegra si diffuse nell’aria, probabilmente prodotta da un liuto ben accordato, accompagnata da una voce profonda ma al tempo stesso squillante e capace di incuriosire chiunque.
 
“Ieri, mentre camminavo per le strade del villaggio
alla ricerca di qualche forma di formaggio,
notai, davanti una casa, una famiglia
con la moglie che mostrava la cav-” *
 
Un pomodoro raggiunse il viso del bardo che recitava quell’allegra poesia in rima baciata impedendogli di terminarla. Il poveretto estrasse da una piccola tasca di cuoio della veste un fazzoletto di tessuto per pulirsi. I suoi occhi turchesi invasi dall’irritazione cambiarono espressione non appena si posarono sul delinquente che aveva commesso quell’atto vandalico: Arthur.
Il mago si era fatto largo tra la folla insieme al mercante, incuriosito da quella voce a lui familiare. Appena notò quello sguardo divertito sul volto del bardo si avvicinò con fare minaccioso e piuttosto furioso.
-Non puoi narrare una storia simile, Francis! Sono presenti anche fanciulli in piazza! –sibilò a denti stretti per non farsi sentire dai contadini che dapprima erano rimasti senza parole per quel gesto, ma poi si erano lasciati andare a risate fragorose.
Il giovane bardo, Francis Bonnefoy, era alto quanto il mago e portava i capelli biondi e mossi lunghi fino alle spalle larghe e esili, gli ricadevano intorno al viso sottile incorniciandolo con armonia e sul mento era presente un po’ di barba scura che lo rendeva più maturo. Aveva modi delicati, degni di un reale, dovuti proprio al suo passato. Infatti il bardo aveva lavorato a lungo a castello con la madre, scomparsa da poco per malaria. Indossava spesso una veste azzurro scuro che gli ricadeva larga su braccia e fianchi, stretta in vita da una corda cremisi, in testa un cappello con la visiera larga tutt’intorno dello stesso colore della veste ornato da delle piume rosse. A volte lo si poteva vedere con un elegante mantello carminio che invece di rendere più goffi i suoi movimenti donava loro eleganza.
-Va bene, solo perché sei tu a domandarlo modificherò il finale della mia splendida opera! –esclamò Francis con un caldo sorriso dipinto sul volto.
Arthur si limitò a borbottare in risposta.
La musica del liuto tornò a riecheggiare nell’aria accompagnata sempre dalla voce soave del bardo.
 
“notai, davanti una casa, una famiglia
con il marito che riparava della porta la maniglia.
Sembravano una famiglia ricca d’amore
tanto da far sciogliere il mio povero cuore”
 
La folla di contadini ricominciò a battere le mani e a fischiare entusiasta, alcune donne lanciavano fiori a Francis che si esibiva in piccoli inchini ringraziandole.
-Ti ho reso contento, Arthur? –chiese quando i contadini iniziarono ad allontanarsi e a dedicarsi ai loro problemi.
Il mago annuì con il capo con aria di sufficienza senza mostrare alcuna reazione particolare.
Poi un giovane si avvicinò al bardo, era poco più alto di lui e aveva una carnagione molto più abbronzata.
-Bella esibizione amico! –esclamò allegro con un sorriso ampio.
-Grazie Antonio! –rispose il bardo dando una pacca amichevole sulla spalla dell’altro.
Il fabbro, Antonio Carriedo, aveva gli occhi verde oliva che sembravano brillare ogni volta che sorrideva, cosa piuttosto frequente. Aveva i capelli castani che ricadevano in morbidi riccioli sulla fronte e sulle tempie sempre disordinati. Indossava sempre maglie giallognole aperte in uno spacco sul petto con le maniche arrotolate fino al gomito per resistere al calore del forno dove fondeva i metalli da lavorare. Era abbastanza muscoloso a causa del suo lavoro che necessitava di forza nelle braccia. Era un giovane molto espansivo che rivolgeva sempre a tutti il suo aiuto ed era semplice nei modi di fare, molto campagnolo, ma per nulla rozzo come molti contadini.
-Devo recarmi in chiesa! –annunciò Antonio portandosi le mani sui fianchi senza smettere un attimo di sorridere.
Il mercante, fino ad allora rimaste in silenzio in disparte, si fece avanti.
-Sei molto devoto al Signore? –domandò per semplice curiosità siccome l’aveva visto più volte tornare dalla chiesa più vicina alla piazza cittadina.
-Si, e poi frate Lovino mi aiuta molto! –rispose allargando ancora il sorriso che divenne improvvisamente più luminoso. Era risaputo nel villaggio che Antonio provava una sorta di affetto fraterno per il frate essendo cresciuti insieme.
-Potremmo andare insieme, dovrei porgere delle domande ai due frati… -propose leggermente titubante Yao, non conosceva molto bene il fabbro quindi, forse, non gradiva la sua compagnia.
-Ma certamente! –il fabbro circondò le spalle dell’esile mercante con energia. Questo cercò di allontanarlo senza sembrare scortese, purtroppo non aveva mai apprezzavo le dimostrazioni di affetto così esagerate.

*una piccola nota: nel Medioevo le caviglie erano considerate la parte più "sexy" del corpo e mostrarle era scandaloso. xD

Angolino di Hero~
Chiedo venia per il ritardo ma adesso finalmente la scuola è finita e posso dedicarmi alle mie opere! Ho apprezzato molto le vostre recensioni, spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento! Ciao!

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Capitolo 5
*** I due frati fratelli ***


Antonio e Yao camminavano di fianco verso la chiesa più vicina al villaggio. Purtroppo il mercante non fu fortunato per la compagnia, infatti il fabbro era ancor più eloquente del mago e non si fermava neanche per prendere fiato.
Superarono un ponte di pietra passando davanti al cimitero e salirono le piccole scale, anch’esse in pietra, per raggiungere la chiesa.
La struttura era davvero magnifica: era fatta con mattoni di pietra e le finestre erano decorate con eleganti mosaici, lo spiazzo davanti all’ingresso era molto largo con una fontana maestosa e un piccolo pozzo.
Entrarono attraverso il grande portone in legno già aperto e il mercante osservò ammirato l’interno della chiesa. Ogni volta che si recava in questo luogo rimaneva sempre abbagliato dalle splendide statue e gli eleganti tendaggi che lo ornavano. Al centro un lungo tappeto viola scuro portava all’altare e intorno erano sistemate ordinatamente le panche in legno per i fedeli che volevano ascoltare i sermoni.
Frate Lovino era impegnato a urlare contro un parroco che sembrava essere davvero mortificato, però quando notò di essere osservato lo delegò e si avvicinò al mercante.
-Cosa ti porta qui, mercante Yao Wang? Hai deciso di far parte anche tu della Comunità Cristiana? –Un debole sorriso si dipinse sul volto del frate perennemente imbronciato. Lovino Vargas era infatti un prete molto particolare, la sua fede sul Signore si basava sull’avere paura di Lui, sul temere una sua punizione. Molti al villaggio chiamavano la sua chiesa “La Cattedrale del Terrore” e anche nei suoi sermoni lo scopo principale del frate era incutere timore ai fedeli per far si che fossero attenti a non fare peccati per non essere puniti.
Lovino era molto giovane, un po’ esile, aveva gli occhi ambrati e i capelli castano scuro con due ciuffi che gli ricadevano ai lati del viso. Portava sempre tuniche viola scuro con la croce di legno, simbolo Cristiano, al collo.
Il mercante scosse la testa:- No, mi dispiace frate, non intendo convertirmi.
Yao non era un credente, avendo origini orientali da bambino era stato educato a venerare più dei ma adesso aveva perso ogni interesse per la fede.
L’espressione di Lovino tornò imbronciata e anche piuttosto infastidita:- E allora cosa sei venuto a fare?
Yao non si era ancora abituato al fare scorbutico del prete che sembravano non dare importanza alla gentilezza ritenendola inutile.
-Il mago Kirkland ha detto di aver “visto” qualcosa riguardo una catastrofe sul Regno di Castlefort… cosa ne pensi? –domandò con calma.
Lovino aggrottò la fronte e strinse un pugno irritato:- Quello è solo un ciarlatano! Una canaglia dagli occhi lattiginosi! Dovrebbe essere buttato nella Fossa! –urlò in preda alla rabbia mentre il mercante indietreggiava intimorito e il fabbro, che fino ad allora era rimasto ad ascoltare, rideva di gusto. Quando il prete si fu calmato tossì leggermente e riprese a parlare, questa volta con più calma:- Comunque… Deve essere per forza una coincidenza, anche io ho avuto una visione mentre pregavo… e non prevedo nulla di buono. Il Signore vuole avvertirci! Stiamo sbagliando qualcosa, e se non risolviamo la questione ci punirà!
Antonio continuava a sorridere come se stessero parlando della partita di Palla Reale che si era svolta il giorno prima, poi finalmente parlò:- Lovi, che ne dici di chiedere anche il parere di Feli?
“Feli”, ovvero Feliciano, era il frate dell’altra chiesa del villaggio, nonché fratello minore di Lovino. A differenza del fratello la sua fede era basata sul perdono e credeva fortemente che se accadeva qualche sciagura non era a causa del Signore perché Lui aiutava sempre i suoi fedeli.
Il frate borbottò qualcosa però poi annuì con la testa. Fece un cenno al parroco che prima stava sgridando ed uscì con gli altri due giovani dalla chiesa.
L’altra costruzione religiosa non era molto distante, bastava passare per un piccolo sentiero dietro la Cattedrale del Terrore e salire degli scalini di pietra.
L’altra chiesa era molto più semplice della prima, dei vivaci mosaici decoravano le finestre sulla facciata principale che dava su un bel campo di fiori con un piccolo pozzo. Delle bambine sedute sull’erba stavano creando piccole ghirlande di fiori e poco distante frate Feliciano stava prendendo acqua dal pozzo. Era un po’ più basso del fratello, i capelli erano più chiari e gli occhi andavano di più sul nocciola. Appena vide il fratello sorrise allegro e saltellò verso il gruppetto.
-Ciao Lovino! –esclamò allegro poi volse lo sguardo sugli altri due giovani –Ma ci siete anche voi! Che bello!
Il fabbro gli accarezzò i capelli con fare affettuoso mentre il mercante si limitò a rivolgergli un lieve sorriso. Invece frate Lovino incrociò le braccia al petto con fare sbrigativo:- Bando alle ciance, ho avuto una visione mentre pregavo che non mi ha detto nulla di buono. Cosa ne pensi?
L’altro frate assunse un’espressione triste e strinse tra le mani la piccola croce di legno che portava al collo sopra alla veste viola chiaro:- Anche io ho avuto una visione molto brutta… Il Signore vuole avvisarci per farci affrontare al meglio questa nuova prova a cui ci sottopone.
Lovino sbuffò e scoppiò in una risata canzonatoria:- Ma cosa dici! Sei proprio ingenuo! Vuole punirci perché abbiamo sbagliato qualcosa! Anzi… forse è perché c’è  gente come lui che non vuole credere!
Additò il mercante che offeso volse lo sguardo altrove:- Sei un maleducato! Io non ho colpe!
Antonio, senza smettere di sorridere si mise in mezzo ai due per prevenire un altro attacco da parte di Lovino:- Hei, basta ragazzi! Non è colpa di nessuno, l’unica cosa che possiamo fare è pregare e aspettare.
I tre abbassarono lo sguardo a quelle parole e sospirarono poi ognuno tornò a casa sua.
Finalmente questa lunga giornata è giunta al termine.

Angolino di Hero~
Questo caldo mi sta prosciugando tutte le energie... Scusate se ho ritardato un po' ma davvero non trovavo le forze per mettermi a scrivere anche se ho tanta voglia di continuare questa storia. *sospirosospiroso*
Spero che questo capitolo vi piaccia, a presto!

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