The silver sheen of Catherine.

di Slytherin_Ss
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3. ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1. ***


Capitolo 1.
 
      
            Niall, please, don’t leave me, because I love you.
                                                                                                                                                                                                                      21 Maggio 2013.
 
Stavo correndo per le stradine di Londra per arrivare in tempo alla stazione per fermalo. Impresa ardua direi, dato che sono una pappamolle  e lo sport è un argomento tabù per me.
<<Allora muoviti. Arriveremo tardi di questo passo.>> Di tanto in tanto ripeteva Cat.
<< Non portarmi ansia. Lo sai come sono fatta.>> Le dissi guardandola e facendo finta di aggiustare un’auricolare nell’orecchio, dato che i passanti mi avrebbero potuta scambiare benissimo per pazza nel vedermi parlare apparentemente da sola.
Anche se già potevo sembrarlo, dato che erano sei mesi che parlavo con un fantasma.
<< Oh, scusi tanto Madame se volevo aiutarti.>> Riprese, più acida del solito.
Sbuffai e non la degnai di una risposta. Svoltai un angolo ed eccola. Ecco la stazione di Londra. Quanto ero stata sciocca a dirgli che non sapevo cosa provavo per lui.Il punto era che non mi sentivo pronta a confessarmi quel giorno e così gli dissi che non sapevo esattamente cosa provavo, e adesso eccomi qui che corro tra la gente e di tanto in tanto calpesto i piedi delle persone per non farlo partire.
Per quanto Cat sia stata terribilmente fastidiosa è grazie a lei che ho aperto gli occhi.
<< Eccolo lì, muoviamoci.>> Ripeté la ragazza, tirando verso il basso la graziosa gonna a movimenti floreali che portava.
Mi alzai in punta di piedi, per scorgere la chioma bionda indicatami da Cat, o almeno due occhi blu oceano.
<<Dove Cat? Io non lo vedo. Cat?>> Mi voltai intorno e non la vidi più. Sbuffai sonoramente e inizia a chiamarla.
Qualche passante mi regalò qualche occhiataccia, ma non ci badai. Insomma dovevo non solo trovare Niall ora, ma anche Cat.
<< Eccomi, cosa sbraiti, sono qui. Seguimi comunque, con un po’ di fortuna, forse riusciremo a trovarlo.>> La ragazza si librò in aria e cominciò  a fluttuare dinnanzi a me,attraversando i passanti. Riuscivo a vederle attraverso.
<< Allora? Dov’è ,Cat?>> Chiesi dopo qualche minuto di corsa per essere al passo con lei, che sembrava stesse facendo una maratona. La ragazza alzò una mano e indicò una chioma bionda, alla parte opposta della mia, che stava per entrare in treno.Mi fermai di scatto.
<< Niall.>> Urlai con tutta la voce che avevo in corpo,ma l’uomo non sembrò sentirmi per via del trambusto che c’era e  del fischio del treno.
<< Niall, ti prego non partire.Io ti amo.>> Il ragazzo si guardò in torno, ma poi mise il piede nel treno, dove le porte si richiusero. Cat intanto era scomparsa.
Caddi per terra, inginocchiata. Ormai l’avevo perso. Avevo perso anche lui.
Dovevo riandare avanti. Mi feci forza e mi rialzai, ripulendo il pantalone dalla terra.
Poco dopo comparve una Cat sorridente.
<<Che hai da sorridere?>> Le chiesi asciugando una lacrima. Lei alzò le spalle e fischiettò.
<< E tu che hai da piangere?>> Chiese una voce a me familiare. Mi voltai strabuzzando gli occhi.
<< Sei qui. T..tu non sei partito. Ma io..io ti ho visto.>> Dissi inumidendomi le labbra secche.
<< Non sono più salito, quando mi è parso di sentire un ti amo. Sai per caso chi è stato ad urlarlo ?>> Disse sorridente, mentre lasciava cadere la ventiquattrore per terra, con un tonfo sordo.
<< Oh, non saprei. Credo sia stata una ragazza. Beh che aspetti, va da lei e baciala.>> Dissi alzando le spalle e sorridendo a Cat accanto a me, mentre Niall si avvicinava e posava un mano su una mia guancia.
<< Oh beh, almeno sapresti dirmi se aveva i capelli biondo cenere e due occhi verde smeraldo e delle labbra carnose e rosee? Sai, perché se è lei dovrei baciarla, ma non lo farò prima di averle detto una cosa.>> Disse, mentre poggiava una mano sui miei boccoli biondo cenere e poggiava la fronte alla mia.
<<E sarebbe?>> Chiesi, alzando un sopracciglio.
Sorrise e fece una piccola risata.
<< Oh beh, tipo il fatto che è la mia vita e che la amo dal primo giorno che è entrata nel mio studio dicendo di aver perso il suo gatto Pussy.>> Non potetti rispondere perché le sue labbra erano sulle mie, e la sua lingua e la mia giocavano insieme a ricorrersi. Dopo un po’ ci staccammo.  Mi voltai verso Cat che era ancora lì, finchè non parlò.
<< Devo andare. Ho svolto la mia missione. Ho letto la lettera, trovato la collana e fatto prendere la giusta via alla mia pro-pro-pronipote. Addio Claire. Ti voglio bene e grazie di tutto.>> Sorrise e poi la polverina argentea che mi aveva invasa la prima volta, mi invase di nuovo, cadendomi sul naso e facendolo pizzicare e prudere. Lo arricciai. Volevo salutarla ma non ne ebbi il tempo.
<< Addio Cat. Ti voglio bene.>>Niall mi guardò con un sopracciglio alzato, mentre raccoglieva di nuovo la sua ventiquattrore.
<< Hai detto qualcosa?>> Disse mentre riappoggiava le sue mani sui miei fianchi e mi stampava un altro bacio a fior di labbra.
<< Ho salutato qualcuno. E’ una lunga storia.>> Sorrisi di nuovo.
<< Un giorno me la racconterai ?>> Disse prendendo la mia mano, e incamminandoci verso l’uscita della stazione.
<< Un giorno.>> Mentre camminavamo si bloccò e mi scrutò attentamente.
<< A proposito Claire, mi spieghi perché hai il naso coperto di polverina argentea? Non è la prima volta che la vedo, ma ora è più accentuata.Un giorno mi dirai anche questo vero?>> Disse riprendendo a camminare.
<<Oh, non saprei, potresti prendermi per pazza, ma si te la racconterò.>> Sospirò rilassato, per poi poggiarmi un braccio intorno alle spalle.
<<Sei strana, è per questo che mi sono innamorato di te. Tu sei diversa.Ti amo.>> Disse, scoccandomi un bacio tra i capelli.
<<Ti amo anche io.>> Dissi sorridente.
Insieme uscimmo da quel posto e in quell’istante capii di essere veramente felice e capii il significato della parola felicità.
Era il nostro lieto fine. Anzi, era l’inizio del nostro lieto fine.
 

 
 
 
NOTA BENE.
 
Patateeeeeeeeeeeeee.Ciao, questa è la prima storia che scrivo.
O almeno che pubblico.
Mi chiamo Emma e sono l’autrice, ma il mio nome “d’arte” è Skyline o Sky.
Non chiedetemi nulla.
Quando scrivo provo emozioni indescrivibili .Quando scrivo una storia e la pubblico e vedo che la gente la legge mi viene un tuffo al cuore perché spero che agli altri faccia lo stesso effetto che fa a me nello scrivere.
Quando ci sono recensioni muoio direttamente, così come quando vedo che sono tra le seguite o cose simili.Mi sono trovata più volte in questo sito per puro caso. Mi è capitato di venirci due volte per storie pubblicate da amiche, ma non sapendo come usarlo me ne sono andata delusa.Poi un giorno l’ho riaperto e ho iniziato a cercare storie di ogni genere e leggere fino allo sfinimento.
Un bel giorno ho iniziato a scrivere, anche se lo facevo da mesi prima. Ci sono storie che ho intenzione di pubblicare , che però ho scritto tempo fa ed alcune sono molto simili ad altre pubblicate nel periodo prima che conoscessi EFP, quindi non so se lo farò.. vedremo.
Non mi reputo una brava scrittrice, ma faccio quel che posso. Quando mi vengono idee devo metterle su carta o su Word.
 
In tutto questo casino che non leggerete, volevo dirvi che spero che la storia vi piaccia e che recensiate qualche volta. Pure un  bel “VA A CAGARE EMMA” mi va bene, tranquille.
 
PS: La storia è ispirata ad un libro a me caro, intitolato “La ragazza fantasma” di Sophie Kinsella, ma non uguale. Grazie per l’attenzione.
 
Baci, Emma.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2. ***


There’s know other way when it comes to the truth
,so keep holding on,
‘cause you know we’ll make it through,
we’ll make it trough.
Keep holding on. Avril Lavigne.

                                                             
Capitolo 2.
 
           “Who are you Catherine?”- Who do you think I am?-  
                                                                                              
                                                                                                                                                                                                         17 Aprile 2012.
 
<< Insomma Claire, quando ti deciderai a prendere in mano la situazione e andare avanti? Non puoi vivere credendo ancora di essere nel passato! Così finirai per perderti tutta la bellezza del presente amore mio.>> Quel diciassette di aprile  era terribilmente afoso, e faceva terribilmente caldo anche se tirava un lieve venticello, che faceva alzare di poco le tendine della finestra di quella enorme camera, e poi arrivava ad accarezzare il mio viso pallido e stanco , facendo spargere ciocche di filigrana per tutto il viso. Ero sdraiata sull’enorme letto e avevo sgualcito la morbida coperta celeste cielo, di cotone. Avevo la testa poggiata dalla parte dei piedi e i piedi erano poggiati sulla testiera del letto. Mi rigiravo tra le mani una pallina rosa shocking, la osservavo incuriosita e attentamente, come a cercare dei segnali, o qualcosa che potesse stravolgermi la giornata. Poi, dopo aver fatto l’autopsia alla pallina la facevo rimbalzare un po’ nelle mani e poi prendevo a lanciarla al muro delicatamente, per poi riacchiapparla.
Accanto a me, mia madre cercava di farmi riprendere da una situazione alquanto drammatica, a parere mio, facendomi uno dei suoi discorsi filosofici, da brava professoressa di filosofia, e  poi dopo aver visto che non davo segni di vita si alzava sbuffando sonoramente e usciva dalla camera, magari ritornando poco dopo con una coppa di gelato alla panna e alla nutella con noccioline, oppure borbottava qualcosa con mio padre.Era così che andava ormai da un mese. Anche quel 17 aprile era intenta a farmi uno dei suoi discorsi e non accingeva ad alzarsi dal mio letto. Faceva troppo caldo quel giorno però, per ascoltare le sue idee e ogni tanto annuire. Sapevo che sarei scoppiata a momenti e avremmo litigato. Quindi decisi di prendere in mano la situazione e mandarla via, cercando di mantenere tutta la calma possibile e un tono di voce meno acido del solito. Sbuffò sonoramente, come sempre, e si sentì un rumore di molle distendersi.
Chiusi gli occhi e ascoltai il suono dolce e piacevole che facevano i suoi tacchi a contatto con il pavimento di legno, ad ogni passo. La porta cigolò un po’ e  capii che era definitivamente andata.
Per quanto avesse ragione, non riuscivo ad andare avanti. Certo andavo a lavoro, vedevo le amiche, ma il pomeriggio tornavo a casa e rimanevo ore ed ore chiusa in camera a giocherellare con quella pallina. Ma ciò che la faceva preoccupare di più era il fatto che non mangiassi più patatine dinnanzi alla Tv. Insomma, quello era un mio rituale da quando avevo scoperto quelle patatine e avevo capito che il telecomando serviva a cambiare i canali, e di solito ne facevo a meno solo quando stavo eccessivamente male.
Mi alzai sui gomiti e mi prese un forte capogiro. Strinsi gli occhi e serrai la mascella. Strizzai gli occhi e li riaprii e poi portai una mano tra i miei capelli come per districarli.
Sentii la porta cigolare di nuovo, sbuffai alzando gli occhi al cielo.
<< Mamma, ti ho già detto che non voglio il gelato per favor..>> Non finii la frase.
<< Mamma? Io ? Spero tu stia scherzando!>> Disse una stridula e acuta voce alle mie spalle, che arrivò dritta alle mie orecchie quasi perforandole. Era fastidiosa e stridula.
Stesi le mani sul materasso del letto, aprendo bene i palmi, facendo poi leva su di queste per alzarmi a sedere. Mi voltai lentamente verso la porta che trovai perfettamente chiusa, come quando mia madre era andata via. Mi alzai ed ispezionai la camera. Non trovandoci nulla tornai a sedere sul letto portando una mano alla fronte e scuotendo la testa. In quel momento, in quel 17 aprile 2012 , alle ore 18.05 e 42 secondi esatti, pensai realmente di essere pazza, totalmente fuori di testa. Pensai che non solo c’erano i mille problemi, ma ora si univano a quelli anche le voci nel mio cervello, e per di più acute e terribilmente fastidiose. Alzai la testa e un soffio di vento mi accarezzò gentilmente le guance e le spalle scoperte, lasciando con sé una fitta scia di polvere argentea che fluttuò un po’ per aria, per poi cadere delicatamente sul mio naso, facendolo così prudere e pizzicare terribilmente.Portai l’indice all’altezza del naso, precisamente sulla punta di esso, e lo strofinai convulsamente e violentemente, ma il prurito non accingeva ad andare via, ed avevo non solo un terribile fastidio al naso, ma anche la punta di questo rossa come un pomodoro. Iniziai ad innervosirmi. Così mi alzai dal letto con così tanta violenza che le molle fecero un rumore assordante e caddero alcuni cuscini sul pavimento. Mi avvicinai alla ballerina e mi osservai allo specchio .C’era un fitto strato di brillantini sul naso. Aprii un cassetto di questa, velocemente e ne estrassi un pacchettino di salviettine struccanti.Ne presi una e la passai velocemente sul naso, strofinando più volte, facendolo così diventare ancora più rosso.Non  ottenendo alcun risultato, dato che i brillantini persistevano, sbuffai e mi lasciai cadere sulla poltroncina di stoffa piena zeppa di vestiti, che stropicciai con il mio peso.
Fu tutto molto veloce ciò che successe dopo. Le finestre si chiusero con uno scatto secco, facendo vibrare pericolosamente i fragili e vecchi vetri. Poi si sentì come un schiocco  di dita e…PUFF! I brillantini non erano più sul mio naso, bensì fluttuavano al centro della camera e cadevano leggeri e delicati sul duro e freddo parquet. Avevo paura e credetti di nuovo di essere pazza. Poi si sentì un atro schiocco. Al centro della camera comparve una luce che poco a poco prese le sembianze di una donna. Era semitrasparente. Ero pazza e in quel momento ne ero più che certa.
La ragazza era accucciata al pavimento. Mi alzai e mi avvicinai cautamente. Si alzò anche lei di scatto, quando mi avvicinai e mi regalò un enorme e smagliante sorriso. Mi porse una mano. <<Ciao, io sono Catherine!>> guardai scettica la mano. Attraverso essa riuscivo a vedere l’armadio di fronte a noi. Si portò la mano alla fronte e accennò una risata. <<Che sciocca che sono! Tu non puoi stringermi la mano, sei viva!>> Disse come se fosse la cosa più naturale del mondo non poter stringere la mano a qualcuno perché ci sarebbe passata attraverso. La guardai preoccupata e trattenei un urletto isterico, stringendo i pugni. << Oh, beh sai, si , io sono un fantasma e no , lo so che non è normale ma credimi ho bisogno di te.>> Disse sempre con la sua solita nocetta acuta e stridula. << Vi prego, ditemi che è tutto un sogno e non sta capitando tutto a me.>> dissi, lasciandomi cadere di peso sul letto. Presi un profondo respiro e chiusi gli occhi. Dopo qualche minuto li riaprii, sperando di non trovarci più quella chioma castana; ma invece eccola distesa e fluttuante su di me. Mi scrutava incuriosita, con i suoi enormi occhi blu. Aveva le labbra rosse e carnose, stese in un sorriso. I denti erano bianchi e perfetti e il fisico era decisamente da modella. Infine aveva lunghi capelli castani, mossi e morbidi, con alcune ciocche più chiare o addirittura del mio stesso colore di capelli, che le contornavano il viso e le ricadevano ribelli sugli occhi. Sgranai gli occhi in quel momento, e mi alzai di soprassalto dal letto, mettendomi vicino la finestra, dove mi raggiunse una Catherine sorridente.
<<Chiamami Cat se vuoi, il mio nome è troppo lungo e per il tempo che dovremmo rimanere insieme sarà noioso dirlo tutto, per te.>> Sgranai gli occhi.
<<E perché, quanto tempo dobbiamo rimanere insieme?>> Annaspai.
<< Oh, non saprei. Dipende in quanto tempo svolgeremo, o meglio svolgerai la missione.>> Sorrise compiaciuta, io invece stavo urlando dentro di me, ripetendomi di essere pazza.<<E quanto tempo ci metterai a riprenderti.>> Continuò semplicemente. Poi riprese a parlare. <<Sai, ti sto osservando da un po’. Aspettavo solo il momento giusto per mostrarmi a te.>> Disse sbuffando.
<< E da quanto precisamente, mi osservi ? >>
<<Tre mesi circa. Claire voglio diventare tua amica.>> La guardai sbalordita.
Annuii e lei sorrise. << Ma…ma..>> cercai di parlare, ma le parole morirono bloccate, in gola. Chiusi gli occhi e sospirai.
<<Noi siamo molto unite e più vicine di quanto tu creda.>> disse in un tono quasi gentile.
Annaspai ancora una volta. Mi stava facendo impazzire . Unite? E cosa voleva da me? Così presi in mano la situazione e glielo chiesi , con quella poca calma rimastami ancora.
<< Chi sei tu Catherine? >> presi fiato .Ci pensò su. <<Chi vuoi che io sia?>> Poi prese un blocchetto dalla pochette rosa che aveva in mano e lo aprì. << Beh, perché potrei essere tua sorella, tua nonna, la tua fata madrina, la genia della lampada, anche se in questo caso non c’è la lampada, ma qui..>> Chinò il capo per leggere sul blocchetto e portò un dito su di esso indicandone qualcosa. <<…beh qui dice che sono una tua proproprozia a tutti gli effetti.>> La mia bocca si aprì in una “o” muta. <<M..ma..>> Iniziai.
<<Non sei felice? Avevi una zia bella, modella e famosa e non si può certo escludere che tu non sia bella! Hai preso tutto da me, anche se  fai la segretaria. Puah! Che lavoro misero, quando invece potresti usare le tue super doti e diventare una modella proprio come lo ero io.>>Scosse la testa in disapprovazione facendo frusciare e tintinnare le collane di perle e metallo.
<<Sono pazza!>> Dissi portandomi le mani tra i capelli.
<<Se continui a rimanere chiusa qui a giocare con la tua pallina..>> La indicò con la testa <<…e ad ingozzarti di gelato al pistacchio o al cioccolato, forse si; forse allora lo diventerai sul serio.>> Disse Cat, spostando una ciocca di capelli dal viso con un sbuffo e poggiando poi le mani sui fianchi.<<Per il resto, invece, sei abbastanza normale, fidati di me. >> Sorrise dolcemente, per quanto potesse sembrare dolce quel sorriso.
<<Abbastanza normale? Sto parlando con un fantasma diamine! E poi ..FIDARMI?>> dissi , in preda ad una crisi isterica.
Mi portai una mano tra i capelli scompigliandoli ancor di più. << Senti, ok, so che può sembrare strano , ma forse è successo anche a me, e tutto ciò che devi fare è fidarti di me e io ho bisogno della tua fiducia e del tuo aiuto .Farò qualunque cosa, ma smettila di pensare che tutto e tutti siano una minaccia e fidati di me.>> disse tutto d’un fiato il bel fantasma. << Perché me?E cosa devo fare? >> Sbuffai sonoramente, e cominciai a camminare per la stanza. Poco dopo mi affiancò anche lei.
<<Perché sei uguale a me, come ero un tempo, quando ero viva. Un po’ cinica a volte  e che si butta giù alla prima delusione, ma dotata di grande forza e senso dell’umorismo. Ho tre missioni comunque, da svolgere. Una di queste riguarda te. Allora ti fidi ?>> disse fermandosi. Mi fermai anche io e la guardai negli occhi , leggendo in essi sincerità pura e  poi ci pensai su portando un dito al meno. Infine annuii <<Grazie!>> urlò in preda alla felicità. La rimproverai. <<Shh..Ti sentiranno!>> Rise di gusto, molto divertita a quell’affermazione.
<< Dimentichi che qui tu sei l’unica che può farlo. Potrebbero solo prenderti per pazza.>> Rise, contagiando anche a me. Ridemmo insieme.
Fu così che cominciò la mia nuova vita. Fu così che voltai pagina. Fu così che iniziò la mia meravigliosa avventura. E credetemi, non cambierei nulla di tutto ciò che successe in seguito.
 

LOOK AT ME NOW.
Ciao dolcezze, come va ? A me personalmente abbastanza bene. Ma basta annoiarvi.
Volevo chiedervi scusa per la lunghezza del capitolo e se non leggerete capirei il perché, solo che non potevo dividerlo perché nel terzo ci sarà una scena completamente diversa e non mi andava di dividerlo. Sorry. Forse è pure brutto è noioso ma io c’ho messo l’anima. Scusate ancora. Grazie a chi ha recensito, messo nelle “seguite” e chi legge silenziosamente.
Bacis, Emma.

P.S. Per caso qualcuna di voi può spigarmi o inviarmi un link, come inserire foto , perchè una volta lo feci tramite tiny..qualcosa ma ora mi sono scordata. Grazie mille. Baciiis.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3. ***


You had my heart inside of your hand,
And you played it.
Rolling in the deep. Adele.

 
 
Capitolo 3.
 
                                           Another life.

                                                                                                  28 Aprile 2012.

 
Ero tornata di nuovo a casa mia già da una settimana circa, dovevo solo disfare le ultime valigie. Praticamente da quasi due mesi che mi ero appostata a casa di mia madre.
Odiavo andare a casa mia, ma non perché ci fossero i miei genitori, anzi loro erano molto carini con me in quelle situazioni..solo che semplicemente quel luogo mi ricordava troppe cose.
Catherine era ancora con me, mi stava vicino mi aiutava, ma non si ostinava a svelarmi le missioni.Mi aveva detto che l’avrebbe fatto solo quando io le avessi svelato il perché (nei dettagli) della mia decaduta morale, da tre mesi. Sospirai, mentre rimescolavo la salsa bollente nella pentola.
Ma avevo deciso che quella sera l’avrei fatto, ero troppo curiosa ed era già tanto essere riuscita a trattenermi per quasi una settimana. 
Non avevo detto a Catherine di quella decaduta solamente perché dovevo imparare a fidarmi di lei, e sbandierare i miei segreti (anche sei lei aveva detto di saperli) al primo fantasma che ti compare dinnanzi, secondo il mio parere non era la cosa migliore da fare.  Insomma, e  se si sentisse anche con altre persone ? Se facesse tutto questo solo per sapere e poi raccontarlo ad altri ? Erano queste le domande che mi ponevo da giorni, tanto che un venerdì andai da mia madre e le chiesi l’esistenza di una zia modella molto bella e lei disse di  sapere di chi parlavo, ed ahimè, non ho potuto far altro che fidarmi, o almeno ci stavo provando.
Intanto in questi giorni trascorsi Cat mi aveva raccontato la sua storia, ma ovviamente non le missioni.
Catherine era di famiglia benestante, era di alto rango, e faceva la modella per certi giornali di quel tempo. Era molto ammirata ed apprezzata da tutti, ed aveva ai suoi piedi una sfilza di uomini benestanti e belli che le facevano la corte e facevano di tutto per portarla a letto. Ma lei era furba. Ci stava un po’ insieme, otteneva ciò che voleva e poi li scaricava. Ovviamente non con tutti, solo quelli belli sul serio e ricchi.
Ma non con Peter.
Peter era l’amore della sua vita, il ragazzo che ogni donna desiderava. Solo che il loro era un amore segreto, pieno di intrighi, complicato, proibito.
Peter era un contadino con la passione per la pittura, era di basso rango e di certo sua madre non avrebbe mai approvato un matrimonio simile. E nonostante Catherine fosse una donna di alte pretese e molto esigente , quando era con lui diventava bambina. Si erano incontrati ad una fiera, lei passeggiava tranquilla quando vide un’esposizione di meravigliosi quadri, si avvicino e li osservò, quando lui sbucò da dietro uno di questi.La prima cosa che Cat pensò fu che era un arrogante, straccione, poveraccio, ma quando lo guardò in quegli occhi così blu da perderci dentro si ricredette e quando lui le offrì gentilmente da fare da modella lei accettò senza esitazione. Era la  prima volta che le chiedevano di fare la modella per una quadro.
Si videro la prima volta a Londra, in un rudere abbandonato. Era lì che lui dipingeva i meravigliosi quadri. Dopo il primo incontro ce ne furono altri, e ancora e ancora e ancora. Purtroppo il destino però non sempre è dalla nostra parte.
Capitò che la madre di Cat scoprì delle lettere segrete di lei e Peter. Venne mandata fuori, in Francia a fare la modella lì. E Peter? Peter rimase a Londra.  I due si scrissero ancora altre lettere, finchè con Peter  non ebbe più alcun legame. Non arrivarono sue notizie e l’unica cosa che univa Cat a lui era il figlio che portava in grembo. Non si risposò mai , per essere sempre fedele a lui, ma fu felice, anche se non aveva più il suo amore. Morì al trentesimo compleanno di sua figlia Rosmarie (mia proproparente) per un incidente stradale, ma non smise mai di amare Peter. Nemmeno ora.
Mi ridestai dai miei pensieri, solo quando sentii l’allarme antincendio suonare. Troppo fumo, mi si era bruciata la salsa. Presi una sedia ed un panno e aprii tutte le finestre per far uscire il fumo.
Per fortuna, Don Gerard ( il mio governante) era fuori , e a parte me, e la signorina Rosmarie (coincidenze non era la mia proproparente) non c’era più nessuno in quel palazzo.
Il fumo stava uscendo dalle finestre e l’allarme smise di suonare. Controllai la salsa, ma era tutta bruciata, e dato che erano le nove di sera decisi di ordinare una pizza.
Cat mi aveva detto che sarebbe stata da me alle nove e trenta in punto.
Intanto lavai le pentole, mi feci una doccia e allo nove e un quarto arrivò il fattorino.
Presi la pizza e un bel bicchiere di vino rosso, mi accoccolai al divano e iniziai a mangiare quella delizia e sorseggiare quel delizioso vino quando qualcuno urlò alle mie spalle.
<<Bleah! Che porcate mangi?!>> Sbuffai e buttai via il cartone, oramai vuoto della pizza.
<< Ciao anche a te Cat,non ti ho sentita arrivare. Oh , no tranquilla io sto bene non ti preoccupare.>> Dissi in tono sarcastico.
Finii di bere il mio vino e portai il bicchiere al lavandino per sciacquarlo e riposarlo nella credenza.
Cat sospirò dietro di me. Mi girai,appoggiandomi al lavandino con le mani e la schiena per guardarla.
<<Quanto vorrei poter bere anche io un bel bicchiere di vino come hai appena fatto tu!>> Disse in tono malinconico. Feci una piccola risata. Poi la vidi sedersi sul bracciolo del divano, leggiadra. Aveva un abito incantevole indosso. Rosa chiaro, quasi bianco, stretto al busto che poi scendeva a balze, che si incrociava dietro la schiena. Era perfetta.
<<Allora?>> Chiese alzando un sopracciglio.
<<Allora cosa?>> Mi andai a sedere sulla mia poltroncina di stoffa.
<<Avanti, spara. E’ così che dite voi ora no? So che vuoi dirmelo, tranquilla starò buona e ascolterò la tua storia.>> Disse portando le unghie vicino alla bocca e scrutandole una ad una. Al contrario suo, io portai il pollice alla bocca mangiucchiandomi l’unghia.
<<Come lo sai tu?!>> Le chiesi strabuzzando gli occhi. Sorrise, per poi alzare lo sguardo su di me. <<Avanti Claire, sono un fantasma! So sempre tutto. E poi sono tua zia, sei uguale a me e anche io avevo la tua stesse espressione stampata sul volto quando morivo dalla voglia di raccontare qualcosa a qualcuno>> <<Non è vero! Non ho la tua stessa espressione! E poi, leggi nella mente anche? >> Le dissi infastidita, recandomi allo specchio per guardare il mio volto e tastarmi le guance.
<< Probabile..Ok.Ok, scherzavo. Non leggo nella mente. Felice. Ora siediti qui..>> indicò con un dito il divano <<…e raccontami tutto. Non avere paura, fidati. Ah e nel caso te lo chiedessi (cosa molto probabile) non vedo nessuno oltre te. >>
Mi spaventai. Come faceva a sapere tutto ciò che mi domandavo. Strabuzzai gli occhi. Alzò le mani e rise.
<< C..come fai a sapere delle mie domande mentali ? >> Le chiesi accigliata.
Scrollò le spalle.
<<Avevi rimasto il tuo diario aperto e l’ho letto.>> Sorrise. Aprii la bocca in una “o” muta.
<<Catherine!>> La rimproverai. <<Maddai, capita a tutti. Anche a te sarà capitato di leggere un diario altrui.>> Ipotizzò con fare amichevole. <<Ehm.. in realtà..>> Adesso fu lei ad aprire la bocca in una “o” muta. <<Cosa? Non l’hai mai fatto? Ahahah…forse sei la prima che conosco che non l’ha fat…>> Disse ridendo. << Catherine! Vogliamo concentrarci?!>> Mi andai a sedere accanto a lei a passo da militare. <<Oh, si scusa..Avanti.>>Incrociò le braccia. Presi un bel respiro.
<<Beh, è complicato. Allora sette mesi fa conobbi Jack, un ragazzo carinissimo. Moro, occhi color caramello, fisico perfetto, pelle altrettanto caramellata. Lo conobbi ad una festa di lavoro. Io sono una segretaria e lui anche. Era nuovo. Alla festa ballammo insieme, facemmo amicizia e la sera stessa facemmo l’amore nella sua auto..>> << Bleah, patetico.Scusa, continua.>> Disse piano ad una mia occhiataccia.
<< Okkei. Allora dicevo ? Ah si, da quel giorno ci innamorammo sempre di più. Lui era così carino e dolce con me. E poi era così premuroso. Perfetto. Ai miei poi piaceva (cosa che non accade sempre) solo che quasi due mesi fa..>>
Mi abbandonai ai ricordi mentre le parlavo.
 
Flashback.
Ero appena tornata dal lavoro. In quei mesi ero stra felice. Mi sembrava un sogno. Era perfetto, l’uomo giusto e me lo sentivo.
Mi disse che quella sera era meglio se  non andavo a casa sua perché non l’avrei trovato, per motivi di lavoro o robe simili. Mi disse che tornava verso la mezzanotte ed era inutile. Ma volli fargli una sorpresa.
Uscita dal grande edificio della H&B corporation, mi diressi a passo svelto al primo supermercato aperto. Entrai e feci la spesa.
Avevo le chiavi di casa di Jack, quindi andai a casa sua perchè avevo programmato di fare una cenetta romantica. Salii le scale con due buste in mano. Arrivai al secondo piano e le posai sul pavimento freddo, attenta a non far rompere nulla.
Presi le chiavi dalla borsa e  le inserii nella serratura. Le posai e ripresi le buste, aprendo meglio la porta con un colpo di fianco. Mi diressi nella piccola cucina e poggiai le buste sul tavolo della cucina. Stavo cacciando tutto fuori quando sentii dei gridolini. All’inizio pensai che Jack avesse rimasto la TV della camera accesa. Mi diressi in corridoio, ma quando sentii un “Jack sei una favola” la mia ipotesi si frantumò. Aprii piano la porta della nostra camera da letto, quello che vidi fu orripilante. Non era la TV ad aver emesso quei gemiti, bensì Jack e la sua “amante/puttana”. Era seduta su di lui a cavalcioni con la coperta a coprirgli il sedere e una piccola parte delle cosce.
Era una biondina ossigenata, tutta tette e culo e niente cervello.
Sentii una lacrima scendere.
<< Sei uno stronzo!>> Urlai. Jack scaraventò la biondina sul letto e guardò me ancora ferma sulla porta.
Mi ero anche vestita più sexy per lui.
 << Non è successo niente!>> Disse guardandomi speranzoso.
<< Ah, no ? E allora lei ci è finita per caso nel tuo letto non è così?>> Dissi indicando la biondina che rideva.
Jack si alzò e mise il pantalone.
Si avvicinò a me.
<< Smettila di fare la prima donna Claire. Mi metti mesi in astinenza e pretendi che io non faccia sesso con le altre? Io non ti capisco.>> Disse avvicinandosi a me.
Mi avvicinai ancora un po’.
<< Mi fai schifo!>> Alzai la mano sinistra, pronta a darmi un ceffone, ma la prese a tempo e fece un sorrisetto beffardo.
<< Cosa credi di fare, bambina ?!>> Mi bloccò tra lui e il muro, con ancora la biondina a guardarci.  Alzò il braccio che teneva stretto sopra la mia testa e prese anche l’altro. << Lasciami stare, verme viscido. Mi fai schifo.>> << Sei ripetitiva.>> Disse sorridendo ancora. Prese i miei polsi in una sua mano e con l’altra fece scorrere un dito dal mento alla scollatura ampia della maglietta che avevo indossato.  << Non sembrava che ti facessi così schifo una volta, sai?>> La biondina rise ancora quando mi vide sussultare al suo tocco. Non sapevo perché, forse l’amavo ancora. Poi mi bacio dietro l’orecchio e scese da lì al collo e così sempre più giù fino al petto, mentre la mia testa urlava di dirgli di lasciarmi, ma la mia bocca produceva piccoli gemiti sommessi. Anche se era un verme mi faceva ancora quello stramaledetto effetto brivido.
Stavo per liberarmi dalla sua presa, ma prima che potessi dire o fare qualsiasi cosa, fece aderire ancora di più i nostri copri e infilò la sua lingua nella mi bocca e prese a baciarmi in un modo così passionale che mi feci trasportare anche io. Infilò una mano sotto la mia maglia e la fece scorrere lungo la spina dorsale. Ma quando sentii l’ennesima risata della bionda presi tutte le mie forze e lo allontanai e dopo gli sputai anche addosso. Ripresi la mia spesa ed andai via.
I giorni seguenti provò a scusarsi e riuscì a sorprendermi tanto che lo perdonai. Ma dopo una settimana e mezzo fu lui a lasciarmi dicendomi che ero una bambina, che dovevo crescere,e tante cose poco carine e che in quella settimana si era frequentato con un'altra tipa. In quel periodo le mie migliori amiche Conny ed Holly mi avevano abbandonate. Non nel vero senso della parola solo che Conny era chissà dove con un tipo conosciuto in vacanza. Ci aveva liquidate dicendo un “ devo partire con Massi a non so quando vi voglio bene” ed era sparita ed Holly era mezza sposata quindi non mi poteva ascoltare, ed inoltre non abitavano più a casa con me e quindi per non sentirmi sola decisi di andare da mia madre. Tornai a casa, feci le valigie e partii a passo spedito verso casa. Arrivai , misi il mio pigiama largo e vecchio con le nuvole e le stelle sopra (che usavo solo quando stavo male), presi una coppa di gelato al caramello affogato al cioccolato che mangiavo quando ero depressa (che era sempre lì per me per le emergenze), mi misi dinnanzi alla TV e misi una di quelle orribili telenovele di paesi sconosciuti, deprimenti e tristi e mangiai tutto il gelato e piansi (sia per Jack che per la telenovela). Quando mia mamma arrivò sembravo una drogata, non che avessi sniffato, era solo l’effetto del gelato. Mi vide in quello stato, ancora a piangere e si sedette accanto a me. Mi accarezzò il volto.
<< Cosa c’è amore?>> Chiese piano. La guardai per qualche minuto negli occhi poi scoppiai in un pianto più forte.
<< Mi ha tradita! Jack mi ha tradita.>> Mia mamma quasi non si strozzò con la saliva e trattenne il respiro. Ogni tanto sussurrava un piccola mentre mi accarezzava, finchè non decise che a casa ero troppo sola e che non mi avrebbe fatta ritornare in quello stato e sarei stata lì fin quando non mi sarei ripresa.
E così è stato.
*
 
<<Allora ? Contenta, ti ho raccontato tutto e mi sono fidata di te. Ora mi devi dire le missioni.>> La guardai torva al suo sguardo disgustato.
<<Come fai ad amare un verme così? Bleah, puah.>> Sbuffai e presi un altro bicchiere di vino rosso. Lo trangugiai e mi misi le mani tra i capelli.
<<Non lo so, ma ora spara.>> Dissi ammiccando. 
Si alzò e fluttuò per la casa torturandosi le mani.
<< Giusto, allora..ehm..mh…le missioni..giusto. Le miss..>> Era evidentemente preoccupata.
<<CATHERINE! Subito!>> la rimproverai. Sbuffò sonoramente.<<E  va bene grande capo, sta calma solo. >> <<Ok.>>. Prese l’ultimo respiro e finalmente si fermò di fronte a me.
<< Allora le missioni che dovrai, che dovremo svolgere sono tre come ben sai. Io non andrò via di qui senza averle svolte tutte, quindi vedi di riuscirci in fretta.>> bisbigliai un “lo farò il più in fretta possibile” e dovette sentirlo perché mi lanciò un’occhiata torva.
<<La prima è quella di aiutarmi a cercare il quadro che Peter mi fece. Il primo quadro. Dicono che si è distrutto quando ci fu l’incendio al rudere.  Ma non è così. Io c’ero quel giorno quando mia madre fece appiccare l’incendio. Qualcuno lo prese Claire, e tu devi scoprirlo e fare giustizia. Era un quadro cercatissimo da tutti, tanto che ci furono delle copie. Ma l’originale venne perso a Londra e in Francia sentii che l’avevano portato verso la costa, a Brighton da un’anziana signora (probabilmente qualche parente di Peter) non ricordo il cognome anche se lo dissero, ma iniziava con Qulcher, Cualcer. Non ricordo. La seconda missione e quella di aiutarmi a ritrovare le lettere che mia madre o chiunque altro abbia preso e nascoste mie e di Peter.>> Non ci stavo capendo nulla, o meglio si ma non ci potevo crede, quindi annuivo solo.
<<Il terzo è…>>esitò un po’ prima di parla.
<<...devo farti trovare il vero amore.>> si morse un labbro e rimasi allibita da quella missione.
Ero praticamente sotto shock.
 

Hola belle.
Allora, ciao ragazze, scusate se non ho aggiornato prima ma sono stata indaffarata.
Voglio mettere la foto di Cat e di Claire se ci riesco, ma è ancora tutto da vedere. Spero vivamente che il capitolo vi piaccia e spero che lasciate qualche recensione.
Ci terrei tanto.
Comunque sia, grazie anche se molti leggono silenziosamente.
Mi piacerebbe solo sapere che ne pensate.
Emma.  
Catherine. (La mora.)Image and video hosting by TinyPic Claire.(La bionda) Image and video hosting by TinyPic

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