Saw 6.5-All about us

di Kaleido
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1-La sesta busta ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2-Dan ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3-Sopravissuti e sopravviventi ***
Capitolo 4: *** 4-Game Over ***
Capitolo 5: *** 5-Scoperte ***
Capitolo 6: *** 6.Vecchie e nuove conoscenze ***
Capitolo 7: *** 7.Samantha ***
Capitolo 8: *** 8. Calma piatta ***
Capitolo 9: *** 9. Il test di Samantha. FLashback 2 ***
Capitolo 10: *** 10. Candy from strangers ***
Capitolo 11: *** 11. Flashback 3- Segreti ***



Capitolo 1
*** 1-La sesta busta ***


L’unico rumore ora era il suono dei suoi tacchi sul pavimento di metallo dello zoo abbandonato .Pochi secondi prima c’era stato un rumore di vetri rotti e poi un un urlo di dolore che era risuonato per tutto l’edificio,ora non si sentiva più nulla,il test era finito.E anche Mark Hoffman era finito,per sempre.L’urlo che aveva sentito era di significato inequivocabile,la volontà di John era stata compiuta.Jill aveva il fiato corto perché stava camminando velocemente,correndo quasi,doveva arrivare alla sua macchina il più in fretta possibile,oltre a lei c’erano delle altre persone ancora in vita e probabilmente non sarebbero stati felici di vederla,specie Pamela,la sorella di William.Uscì  dallo zoo e si inoltrò nel vicolo dove aveva parcheggiato,prese dalla borsa il telecomando della macchina,l’auto si aprì con un sonoro “Bip” e lei pote finalmente ripararsi nell’abitacolo della vettura.Riprese fiato per qualche secondo,poi accese il motore e partì verso casa sua.Mentre percorreva le strade buie cominciò a riflettere sugli eventi accaduti,ultimamente aveva avuto tante di quelle cose da fare da non avere tempo di pensare.Era accaduto tutto velocemente,troppo velocemente:la morte di John,i continui interrogatori e le pressioni da parte dell’agente Strahm,l’arrivo della scatola e la missione che essa comportava….aveva pensato di non farcela e invece era ancora lì.Ancora una volta aveva vinto,d’altronde dopo la morte di  Gideon poteva affrontare qualsiasi cosa.La cosa che tuttavia l’aveva lasciata totalmente scioccata era stata la lettera che Hoffman aveva lasciato ad Amanda,il suo contenuto.Era incredbile che proprio lei,Amanda,la giovane donna che lei e John avevano amato e trattato come una figlia fosse   responsabile della morte prematura del loro unico figlio.Due lacrime le spuntarono dagli occhi e in breve compirono la lo0ro silenziosa e dolorosa discesa sulle guancie.Ne vennero altre ma le ricacciò indietro,non poteva permettersi distrazioni,avrebbe aspettato di arrivare a casa per poter piangere.I suoi pensieri vennero interrotti dal suono di una sirena,per un attimo Jill,spaventata,pensò si trattasse della poliza ma quando accostò per far passare il mezzo vide che era un camion dei pompieri che procedeva a tutta velocità per spegnere chissà quale incendio.Tirò un sospiro di sollievo,non poteva farsi scoprire proprio ora,nonostante il test di Hoffman fosse stato effettuato la missione di John non era ancora finita,mancava poco però.Finalmente vide il suo palazzo,parcheggiò e salì ne suo appartamento.Solo quando chiuse a chiave la porta e inserì l’allarme si sentì al sicuro.Accese le luci e andò in cucina dove,preso un elegante calice di vetro,finì la bottiglia di vino iniziata quella stessa mattina,mentre rivedeva per la millessima vota il video dove lei,John e Gideon erano una famiglia.”Che bello sarebbe stato..” pensò con malinconia,si sedette sul divano e li sfogò tutto il suo dolore in mille lacrime finchè,esausta, si addormentò.
 
 
Quando,la mattina dopo, si risvegliò il sole era gà alto e capì che doveva essere tardi.Prese il cellulare e vide che erano le 11 e mezza e aveva cinque chiamate perse da Elle,una delle sue maggiori collaboratrici al centre di recupero “Accidenti!” imprecò e la richiamò
 
“Elle? Ciao sono io,Jill,scusami se non ti ho risposto non mi sentivo molto bene e ho dormito  più del solito..c’è qualche emergenza?”
 
“Oh Jill,meno male! No nessuna emergenza,mi sono preoccupata solo perché non rispondevi sai..questa città non è molto sicura ultimamente..” lo disse in modo titubante dato che si stava riferendo proprio a John
 
“Tranquilla tutto ok,sai che sto attenta,vengo subito lì”
“Oh se non ti senti non devi..te l’ho detto oggi è una giornata piuttosto tranquilla”
 
“No ora sto meglio..arrivo” disse riattaccando,doveva andare sentiva il bisogno di distrarsi.
 
Fece velocemente colazione con un toast e una tazza di caffè dopodiché si avviò ad affrotare una nuova giornata come Jill Tuck,la donna che aiutava i drogati e non come la moglie dell’enigmista anche se da un po’ le due cose avevano cominciato a confondersi.
 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2-Dan ***


Capitolo 2-Dan
 
Il tranbusto all’ufficio di polizia era incredibile ma non sorprese nessuno degli agenti.Ancora una volta l’Enigmista aveva colpito e,ancora una volta,le vittime era stai degli agenti. Perez e Erickson erano morti la sera prima insieme alla giovane tecnica di laboratorio.I corpi erano stati trovati carbonizzati nonostante l’intervento dei vigili del fuoco e le cause della morte non erano certe.Tuttavia la morte era stata certamente provoca dal misterioso complice dell’Enigmista,i due agenti speciali stavano per scoprirlo e lui li aveva uccisi.Purtroppo nell’incedio erano andate a fuoco anche le prove e quindi non era possibile risalire al colpevole,c’era però il dottor Heffner,medico patologo che aveva informazioni importati che avrebbe consegnato ai due nuovi agenti incaricati del caso:Sanders,uno dei più abili profailer della città e Dyaz,messicana,una giovane agente in gamba.Tutti erano in trepidante attesa anche perché erano senza un capo:il tenente Hoffman non si era presentato a lavoro quella mattina,e il significato era per tutti piuttosto chiaro,da tempo i sospetti erano concentrati su di luiLe porte si spalancarono e un uomo di colore di mezza età entrò seguito da una donna trent’enne dall’aria  sudamericana,finalmente erano arrivati.”Mi servono immediatamente degli agenti,ora! C’è stato un altro rapimento stanotte,sbrigatevi!” ordinò urlando Sanders,scatenedo l’antipatia negli agenti più giovani ma la comprensione nei più vecchi,Harry,questo era il nome dell’agente,era un uomo navigato e sapeva fare bene il suo mestiere.
Dan Morrison,giovane agente,avrebbe voluto seguire il nuovo caposquadra,ma attualmente non poteva uscire dalla centrale di polizia perché indagato per percosse.Aveva un tantino esagerato mentre interrogava uno spacciatore e quest’ultimo si era ritrovato con il naso rotto.Dan tuttavia non capiva dove fosse il problema ,quella era tutta merda e la merda andava calpestata,era sicurissimo di questo.Eppure Erickson,ancora vivo allora,si era inferocito e aveva iniziato un processo contro di lui,anche perché lo spacciatore lo aveva denunciato “Incredibile..denunciato da uno spacciatore” pensò schifato,lui risultava un violento,proprio lui che aveva scelto di difendere la gente.Il mondo girava proprio al contrario.Era seduto su una sedia,vicino alla sua scrivania,non era in divisa,quel giorno era alla centrale come privato cittadino e stava aspettando Samantha Baker,la sua avvocatessa.Samantha era avvocatessa d’ufficio lì da qualche anno,Dan aveva chiesto esplicitamente di essere difeso da lei poiché era riuscita a far cadere tutte le accuse contro il detective Rigg,anch’esso accusato di percosse.Sì,era proprio l’avvocato ideale,ne sarebbe uscito.Lui aveva il suo modo di vedere le cose,avea scelto di difendere la giustizia ma non ce la poteva fare rispettando tutte quelle regole etiche piene di idiozia.Anche nelle mura domestiche bisognava garantire una rigida disciplina per far funzionare la famigla,Dan non avea figli ma era sposato,sua moglie aveva imparato presto le sue regole.Già pochi mesi dopo il matrimonio,verso luglio,aveva cominciato a mettersi abiti leggeri e scollati,troppo scollati per i suoi gusti e così era stato costretto ad alzare le mani.Quel gesto lo aveva disgustato ma era stato necessario,lui amava sua moglie,non poteva permettersi di essere tradito.”Buongiorno Dan!” l’agente Morrsion alzò gli occhi e vide che Samantha era arrivata e si stava dirigendo verso di lui.Era una bella donna,aveva dei lunghi capelli castani lunghi e mossi e due occhi scuri,profondi,sopraciglia ben delineate e ,in generale,era ben proporzionata.Era vestita in modo professionale e,con la sua cartella di documenti sempre dietro,dava un senso di sicurezza ai suoi clienti che sentivano di essere in buone mani .Si avvicinò a lui e,con un gesto della mano,si fece seguire nel suo ufficio.Era una stanza piccola e molto modesta ma era normale per un semplice avvocato d’uffico “Accomodati” disse indicandogli una sedia.Dan si sedette e aspettò che l’avvocatessa parlasse.Si conoscevano bene,lei lavorava da tanto in quell’ufficio e utti i poliziotti la conoscevano,molti la chiamavano Sam tanto era la familiarità.”Dunque Dan,ho esaminata il tuo caso..beh direi che puoi stare abbastanza tranquillo,non hai precedenti per risse o simili e quindi nessun materiale utilizzabile dall’accusa..” “Già..” pensò Dan,in realtà aveva avuto qualche rissa con qualche maledettissimo ubriacone ma,per fortuna,era riuscito a far sparire tutto “Dunque..dalla tua denuncia sono passate due settimane,ho ancora due mesi per preparmi al processo,tranquillo ce la farò perfettamente,fidati l’accusa cadrà come niente.” “Perfetto,sapevo di poter contare su di te Sam” “Sono sempre qui per voi,lo sai..bene credo che tu possa andare a casa,ti richiamerò io per preapararci al processo” “Perfetto,ci vediamo” disse Dan uscendo,si incamminò verso casa molto più rilassato ora che sapeva di non essere in percolo,quello che non sapeva è che non era quello il pericolo da cui doveva fuggire.
 
 
Le auto di pattuglia erano radunate davanti al Saint Hospital e gli agenti aspettavano ordini dal loro nuovo capo.Sanders e Dyaz erano all’interno dell’ospedale e stavano parlando con il capo della clinica e con gl infermieri che erano stati di turno quella notte.”Dunque..a che ora vi siete accorti della scomparsa del dottor Bennet?” chiese Dyaz a uno dei dipendenti “Verso l’una e mezza…era uscito per fumare ua sigaretta,c’era pochissimo lavoro stanotte e si era preso una pausa..però, quando mezz’ora dopo,abbiamo visto che non era ancora tornato siamo usciti a cercarlo e abbbiamo solo trovato il suo cellulare a  terra” spiegò quello,Dyaz annuì “Il dottore aveva nemici? Sapete se scommetteva o se aveva chiesto prestiti a persone poco raccomandabili?” domande di routine,abbastanza inutili,ma non avevendo trovato il medico non potevano essere certi che si trattasse di una vittima di Saw “Che io sappia no..l’unico vizio del dottore è il fumo appunto..” “Bene,per ora può andare..rimanga a nostra disposizione però,ci potrebbero servire altre informazioni” “Certamente agente,spero proprio che lo ritroverete al più presto” “ lo spero anche io”,finito l’interrogatorio Dyaz diede ad alcuni agenti le disposizioni per le ricerche dopodiché andò a prendersi una pausa caffè.Intanto Sanders era nell’ufficio del dottor Cage,capo dell’ospedale,molte delle domande fatte agli inservienti furono   rivolte anche a lui e le risposte furono praticamete le stesse “Il dottor Bennet è un chirurgo,giusto?” “Sì”  Specializzato in..?” “Ricostruzioni facciali” “Capisco…” ;in quel momento bussarono alla porta “Avanti” disse Cage,entrò un giovane agente “Scusate se vi interrompo ma..Sanders..lo abbiamo trovato”,dal tono usato dall’agente Sander capì che il dottore era morto “Arrivo..chiamate Heffner”,Sander si congedò con il medico e seguì i suoi agenti che andavano a prelevare l’ennesima vittima.
Il corpo di Bennet era stato ritrovato in un vicolo,coperto di coltellate e altre ferite da arma da taglio,quando Sanders arrivò il dottor Heffner era già occupato a esaminare il cadavere “Buongiorno Sanders..dunque per ora posso fare un’analisi molto superficile,quello che posso dire è che l’uomo è morto a causa delle numerose coltellate ricevute,ci sono dei segni di lotta,infatti alcuni tagli sono stati fatti di striscio,quello che mi incuriosisce è il segno che ha intorno al collo,sembra sia stato provocato da una sorta di collare” “Una trappola?” “Può essere,dopo l’autopsia ti saprò dire certamente di più”.Harry Sanders rimase a fissare metititabondo il cadavere,da qualche tempo le uccisioni si erano fatte sempre più feroci e il modus operandi  dell’Enigmista stava lentamente cambiando.ora sembrava concentrato solo sulla morte delle vittime,questo si poteva in parte spiegare con il passaggio da Jigsaw a un suo successore,eppure non bastava.Harry nella sua carriera di profailer aveva visto e prodotto centinaia di profili,aveva interrogato e arrestato pscicopatici di tutti i tipi,molti di questi avevano uno o più complici.C’era un fattore comune in questo tipo di criminale: tutti i complici avevano ucciso qualche vittima con la stessa metodologia del loro maestro e,anche dopo la morte di quest’ultimo,i lpiù delle volte non cambiavano il modus operandi.L’unico motivo per cui questo poteva accadere era un forte stress provocato o da qualche evento della vita privata del killer o dal fatto che qualcuno fosse andato molto vicino alla soluzione.Conoscendo  la vicenda di Perez e Ercikson optò per la seconda opzione.Dunque ora avevano un folle inarrestabile e feroce con grandi conoscenze in campo tecnico e dotato di una grande intelligenza “Perfetto” commetò fra sé,sarcastico, dopodiché fece portare il cadavere all’obitorio e diede ordini a tutti per tornare in centrale.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3-Sopravissuti e sopravviventi ***


Si era fatta sera oramai e Dan stava tornando a casa per la cena.Era stato a correre nel parco vicino casa,adorava il jogging,lo manteneva in forma e così anche il suo corpo aveva un ordine.L’unica cosa spiacevole diquell’attività era il sudore,un elemento di tremendo disordine,ma quello veniva fatto sparire facilmente grazie a una bella doccia.Arrivò davanti al palazzo dove abitava,un edificio molto modesto di soli due piani,lui abitava al primo.Entrò e percorse il lungo corridoio fino al suo appartamento,aprì la porta e annunciò il suo arrivo “Kate! Sono a casa!” stranamente non ricevette risposta,di solito suo moglie lo accoglieva venendogli incotro e invece stavolta non lo aveva neanche salutato a voce “Kate?” chiese perplesso.Improvvisamete un dubbio lo fulminò: la dannata traditrice era scappata con qualcuno.Corse in camera da letto preso da una furia cieca,l’avrebbe trovata e le avrebbe impartito una bella lezione.Poco ma sicuro.Entrò nella stanza e spalancò l’armadio,convinto che lo avrebbe trovato mezzo vuoto;ma tutti i vestiti di sua moglie erano lì e c’erano pure tutte le valige.”Che cosa può essere successo?” si chiese perplesso chiudendo una delle ante dell’armadio,non ebbe il tempo di trovare una risposta che quella arrivò da sé: sentì un rumore alle sue spalle,si voltò e vide un orribile maschera da maiale,poi gli venne iniettato qualcosa e svenne.
 
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Mancava circa un’ora al ritorno dell’agente Morrison a casa e sua moglie era già stata presa.Bene aveva tutto il tempo. Jill sistemò i cuscini del divano per stare più comoda mentre leggeva attentamente altre istruzioni lasciate da John.Doveva preparare una trappola che convolegesse l’agente e tutte le persone a cui lui aveva fatto capire il suo concetto di giustizia.Nelle istruzione c’era un indizirizzo dove le trappole e i nastri esplicativi era già stati preparati,bastava solo rapire le vittime e poi loro avrebbero fatto la loro scelta.Leggendo la scheda su Dan Jill si sentì fremere di rabbia “è colpa sua…” pensò amaramente.Beh,in parte lo era.Avrebbe avuto ciò che meritava,se avesse superato il test sarebbe diventato una persona migliore,in caso contrario era un individuo spregevole in meno.La cosa più difficile era stata rapire lo spacciatore a cui era stato da poco rotto il naso,aveva dovuto approfittare dei viaggi di quest’ultimo dal suo avvocato per stendere il poliziotto che lo accompagnava e farlo svenire con l’anestetico.Anche le due persone picchiate in un bar tempo prima erano state catturate,mancava solo lui.Jill non aveva mai imparato a costruire le trappole,John aveva già pensato a tutto e quindi non lo aveva ritenuto necessario,lei aveva partecipato solo in modo marginale al piano di John fino alla sera prima,quando aveva testato Hoffman.Del resto quelle erano le prime persone che metteva in trappola lei stessa,di solito era rimasta a guardare.Aveva ucciso una volta però.Lo aveva fatto in preda a una furia cieca,allucinante e sbagliata,lo aveva fatto senza una ragione precisa,guidata solo dai suoi sentimenti,non sapeva se John l’avrebbe perdonata se l’avesse scoperta.Per fortuna né lui né nessuno degli allievi lo avevano saputo.Il pensiero di Jill si spostò su questi ultimi,fece una smorfia di amara delusione.Nessuno di loro era stato in grado alla fine,in un modo o nell’altro avevano fallito tutti.L’orologio al suo polso squillò,indicandogli che oramai Dan era di ritorno.”Iniziano i giochi” mormorò uscendo di casa
 
Harry non fece nemmeno in tempo a varcare la soglia della sede della poliza che fu aggredito da mille agenti che volevano qualcosa da lui “Agente Sanders!! Ci sono delle vittime sopravvissute!” “Agente! C’è stato un rapimento,uno dei nostri è stato ferito!” “Allora!” gridò “con calma,assegnerò dei compiti a ciascuno di voi,così potremmo risolvere tutto nel migliore dei modi ,Dyaz,occupati dei sopravvissuti ti raggiungo fra un attimo”;senza farselo ripetere Ana Lucia Dyaz si fece accompagnare da una giovane recluta dai sopravvissuti “Chi è stato rapito?” “ Jack Porter,lo spacciatore che avevamo arrestato poco tempo fa,era andato dal suo avvocato per via ..beh dell’aggressione da parte dell’agente Morrison.la guardia che lo accompagnava è stata stordita e lui è sparito,avremmo pensato a una fuga ma le manette sono state ritrovate a terraa,segate perfettamente e lui non aveva niente con cui fare un taglio così perfetto” “Capisco..prendi Moller e Keerick e cominciate a cercarlo” “Subito”.Sanders prese un grosso respiro,era il suo primo giorno di lavoro in quella centrale e già si erano presentati mille problemi.D’altronde sapeva cosa lo aspettava fin da quando aveva deciso di entrare in polizia “E allora basta lamentarti,stupido vecchio” si rimproverò dopodiché raggiunse Dyaz. Le vittime erano state portate in una sala dove solitamente avvenivano le riunioni e la porta era stata chiusa in modo da farlgli avere un senso di pace.Harry le guradò: al contrario delle precedenti nessuna sembrava riportare ferite evidenti,solo una donna piuttosto anziana aveva un grosso segno rosso  sul collo che però era stato medicato.Nella sala infatti c’era anche un paramedico che si stava occupando di visitare tutti,in quel momento stava visitando una giovane donna bionda che,però sembrava non accorgersi di quel che le stava succedendo,teneva lo sguardo fisso davanti a se e la bocca leggermete aperta;il paramedico scossa la testa con aria affranta “Non presenta ferite fische ma..sembra essere caduta in uno stato di shock,è stata traumatizzata da qualcosa che ha visto..e devo dire che non mi sorprende” “Già,non sorpeende neanche me..non sembra in grado di rispondere a nessuna domanda per ora..qualcuno sa  chi è?” “Io!” ripose Charlie Ker,uno degli agenti della squadra speciale “Si tratta di
Pamela Jenkis,giornalista che da tempo stava indagando sugli omicidi dell’Enigmista” “è stata rapita per questo allora?” “Forse sì..”cominciò Charlie ma fu interrotto da una donna in lacrime “No..lei..lei..è la sorella di William…” e scoppiò in un singhiozzo,Sanders si avvicinò e le posò la mano su una spalla per confortarla e spingerla ad andare avanti “Chi è William?” “Era..l’assicuratore sanitario di mio marito..lui..è morto..oddio che orrore!”,vicino alla donna c’era un ragazzo adolescente,sembrava disperato “Mamma!”gridò “io…io..non potevo sapere…” “Ma hai puntato la leva su “Morte”…io capisco,tesoro,capisco tutta la tua rabbia..ma avevi visto che cose atroci erano successe..che cosa ti aspettavi?” chise la donna la ragazzo che sembrò cadere nella disperazione più netta mentre cercava di giustificarsi per qualcosa “Il test..era anche per noi!” disse la donna “Voleva vedere la nostra capacità di perdono ma mio figlio..cerchi di capirlo,la prego è solo un ragazzo!” “Certo..la capisco,ora si riposi,mi dirà tutto dopo…” Harry era sconvolto sempre di più dalla disperazione dei sopravvissuti che,sebbene ancra in vita,erano comunque delle vittime.Dyaz intanto stava parlando con la donna dal collo segnato che,sebbene sconvolta,sembrava in grado di fornire informazioni attendibili “Che cosa le ha fatto? “ “Ero in una trappola….con un’altra persona,avevamo un cappio al collo,ci voleva impiccare..cioè..solo uno di noi William doveva scegliere..e ha scelto me..” concluse mentre stringeva nervosamente un orlo del vestito,Dyaz le prese una mano “Mi dispiace moltissimo per quello che le è successo..avrà tutta l’assistenza possibile,le assicuro,posso chiedere solo due cose?” la donna annuì “Sa per caso dove si trovava? Un magazzino abbandonato,una fabbrica?” “No..credo fosse uno zoo” “Uno zoo capito..senta ci sono altri sopravvissuti oltre a voi?” “IO..non credo..aspetti,forse uno..beh mentre fuggivamo ho visto un uomo,aveva tutta la parte destra della faccia squarciata e sanguinava molto,aveva un’aria sconvolta e delirante ma,,ecco i non credo che ce l’abbia fatta..altrimenti sarebbe qui con noi” Capisco..beh grazie ci è stata d’aiuto”.Analucia si alzò e andò da Sanders e gli riferì ciò che aveva scoperto “Una ferita al viso hai detto?” “Sì,una guancia squarciata”,a Harry tornò in mente un dialogo di quella mattina
 
 
“Il dottor Bennet è un chirurgo,giusto?” “Sì”  Specializzato in..?” “Ricostruzioni facciali”
 
Era un caso? Forse,ma lui non credeva nelle coincidenze “Bene,interroghiamo gli altri e confrontiamo le risposte,alcui potrebbero sbagliarsi perché troppo sconvolti,te comunque comincia a cercare tutti gli zoo abbandonati della contea e..”.Successe in un attimo: Pamela si alzò di scatto e strappò la pistola dalla fondina dell’agente Ker,poi si voltò e sparò tre colpi al ragazzo con la madre,Harry non fece neanche in tempo ad accorgersene che già lei si era puntata l’arma alla testa e aveva fatto fuoco.Finito.In una manciata di secondi era tutto finito.Le urla disperate di Tara,la madre del ragazzo li scossero dal torpore dell’incredulità e li spinsero ad agire,fu chiamata un ambulanza anche se ormai era troppo tardi.Tutti gli altri sopravvissuti furono mandati a casa e dei volontari passarono la nottata a pulire il sangue sparso,ancora una volta,a causa dell’Enigmista.

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Capitolo 4
*** 4-Game Over ***


Gli sembrava di essere stato investito da un treno.Era dolorante dovunque e gli sembrava di avere gambe e braccia di piombo,la testa era terribilmente confusa.Non ricordava perché stesse in quelle condizioni.Aprì gli occhi e vide una stanza buia,illuminata solo da una luce verdognola,una fitta alla testa lo costrinse a richiudere gli occhi.”Dove diamine sono?” pensò cercando di recuperare lucidità.Dopo qualche minuto il mal di testa cessò e Dan potè tenere gli occhi aperti senza provare dolore.Cercò di alzarsi ma vide subito che era trattenuto dalle catene su un tavolo di metallo.Ben presto vide la ragione della pesantezza degli arti: gembe e braccia erano bloccati da alcui dispositivi,una sorta di cilindri.Uno dei cilindri era più grande dell’altro e arrivava fino alll’avambraccio per la parte superiore del corpo e fino alla coscia per la parte inferiore,gli altri ricoprivano la parte restante dell’arto e la loro base entrava leggermente dentro quella del’altro.Piedi e mani erano saldati ai cilindri più piccoli. “Ma che cazzo succede???” urlò,benché sapesse già la risposta.Al suo distretto ci indagavano da tanto oramai,i giornali ci riempivano le pagine: era finito nelle mani dell’Enigmista.La disperazione s’impadronì di lui e cominciò a strattonare le catene e a sbattere i meccanismi sul tavolo cercando di romperli e di liberarsi ma ogni tentativo fu inutile “Aiuto!!! Per favore aiutatemi!!” urlò a dei soccorritori invisibili.In quel momento,i quattro angoli della stanza furono illuminati da delle lampade e rivelarono quattro persone sedute e incatenate a delle sedie metalliche.Dalla sua posizione Dan ne poteva vedere solo due,le riconobbe subito: su una c’era sua moglie Kate,nell’altra lo spacciatore a cui aveva rotto il naso. “Ehi!!! Svegliatevi! Svegliatevi!”,gli serviva aiuto,dimine DOVEVANO librarlo.Con un sussultò Kate si svegliò seguita dallo spacciatore.La scena del risveglio di Dan si ripetè.Gli arti dei due erano liberi,ma in testa aveva un congegno che gli cingeva tutto il cranio e due punte sottili di vetro si inserivano nelle orecchie.Dan sentì delle voci conciate dietro di lui e capì che c’erano anche altre due persone.Kate cercò di alzarsi ma era bloccata dalle catene,prorio mentre il panico si impossessava di tutte le persone nella stanza si accese un televisore.L’apparecchio era in ombra e nessuno l’aveva notato fino a quel momento.Comparve un pupazzo,una sorta di burattino con le guance segnate da spirali rosse. “Salve e benvenuti.” Cominciò a parlare con voce cavernosa “Voglio fare un gioco. Dan hai sempre dispensato un concetto tuo di giustia e ingiustizia,di ordine e disordine,senza accorgerti di quante vittime innocenti provocavi,per prima tua moglie costretta a subire le tue violenze continue per ragioni futili o inventate.Ti piaceva sentire le sue urla? O forse era una parte animale dentro di te che urlava,assetata di violenza? Ora loro sentiranno quelle urla,i congegni che hano in testa trasmetto finissimi ultrasuoni,che man mano aumenteranno di volume,alla fine provocarenno un emorragia.L’unico modo che hanno per liberarsi prima che questo accada è premere uno dei pulsanti agli angoli del tavolo al quale tu sei legato.Il problema è che ognuno di quei pulsanti attiverà uno dei dispositivi che ti imprigionano gli arti,il cilindro più piccolo si infilerà dentro quello più grande frantumando le ossa l’una con l’altra.Mi rivolgo a voi ora: sopporterete il disordine nella vostra testa o anche voi vorrete portare un ordine nella vostra vita? Se uno di voi muore uno dei meccanismi si apre,liberando un arto di Dan.Vivere o morire,a voi la scelta.” Appena il pupazzo ebbe finito di parlare il televisore si spense e le catene che imprigionavano le quattro persone si staccarono, solo Dan rimase legato.Kate e Jack,lo spacciatore,cominciarono a muoversi in modo confuso per la stanza,stringendo i meccanismi che avevano in testa e cercano di staccarseli,ma non c’era modo. Presto furono raggiunti da altri due uomini,Dan li riconobbe:erano i due che una volta aveva condotto fuori da un locale e picchiato perché ubriachi. “Che facciamo?” chiese uno di loro con un’aria sconvolta “Ci liberiamo ecco che facciamo!” sbraitò Jack “No! Non potete farlo ci deve essere una soluzione!” “La soluzione è che siamo qui per colpa tua,brutta testa di cazzo!” urlò l’altro uomo.Ad un tratto i quattro si portarono le mani alla testa e fecere dele urla di dolore mentre scuotevano il capo da un lato all’altro,come dei cani “è atroce!” urlò Kate “E peggiorerà,ci farà spappolare le orecchie e il cervello!” “Ma non posso fare questo a mio marito!” “ E perché no? Mi è sembrto di capire che ti picchi spessoe volentieri!” “Ma..è comunque un uomo!” Kate e i due uomini continuavano a litigare sul da farsi “Basta,non me ne frega un cazzo di questo stronzo!” urlò Jack e poi si gettò verso il tavolo,dove premette il bottone corrispondente alla gamba sinistra di Dan .Il congegno sulla testa di Jack si staccò e cadde a terra immediatamente e quello alla gamba dell’agente Morrison scattò: esattamente come aveva detto il pupazzo il cilindrò più grande cominciò a ritirarsi,entrando dentro quello più piccolo e le ossa si frantumarono,Dan cominciò a urlare come un ossesso.”Oh mio Dio!” urlò Kate,allontanandosi dal marito sanguinante “Ha fatto la cosa migliore!” sbottò Chris,uno dei due uomini e si lanciò anche lui su un pulsante,stavolta il braccio destro.La scena di poco prima si ripetè.I due rimasti si fissarono,oramai non rimaneva molto tempo e il dolore si era fatto insopportabile,il cervello era gonfio e le orecchie in fiamme “Io…” mormorò Kate insicura “Ascoltami..non piace neanche a me,ma è necessario!” “Vi prego..no..” mormorò Dan che nel frattempo stava morendo dissanguato “Mi dispiace,ma è colpa tua”.Anche la gamba destra partì.Oramai Dan era spacciato,per lui non si poteva fare più nulla “Spero solo..che il Dan che ho sposato sia in un posto migliore” gli disse Kate,affranta,prima di porre fine alla sua tortura.Con un ultimo urlò l’agente Morrison lasciò questo mondo.

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Capitolo 5
*** 5-Scoperte ***


Il dotter Heffner controllò il suo orologio da polso mentre chiudeva la porta di casa.Le nove e mezza di sera,non male.Era tornato prima del previsto.Quel giorno il lavoro all’obitorio era stato particolarmente stressante,c’erano stati molti cadaveri da esaminare e aveva avuto a malapena il tempo di fare una veloce pausa pranzo.Accese la luce e il piccolo ingresso/soggiorno dove si trovava fu rischiarato dalla tenue luce della lampadina rivelandosi per quel che era:estremamente modesto.C’era un divano rosso chiaro appoggiato sulla parete sinistra,un tavolo di legno massiccio al centro della stanza,di fronte al tavolo un piccolo televisore.Del resto anche il resto della casa era molto modesto:c’era solo una piccola cucina,un bagno e una camera da letto.Nessun lusso per chi lavora in obitorio.Sospirò pacatamente,in fondo lui era sempre stato un uomo semplice,si accontentava, anche se gli sarebbe piaciuto avere un busta paga un po’ più pesate.Posò la valigetta da lavoro vicino alle gambe del tavolo dopodiché si sedette sul divano trovando il primo vero momento di relax dall’inizio di quella giornata. Di tutti i cadaveri che aveva analizzato uno lo aveva colpito particolarmente: il dottor Bennet. Lo aveva analizzato con molta cura dato le pressioni fatte da Sanders e aveva scoperto cose interessanti. Innanzitutto il segno sul collo: probabilmente era stato fatto da una cinghia di cuoio stretta con forza;oltre a quella però ci doveva essere un’altra cosa,probabilmente fili di rame,quelli che si usano per i cavi elettrici.questo aveva praticamente confermato che il dottor Bennet aveva dovuto affrontare una delle trappole di Saw prima di morire.L’altra cosa erano le coltellate:esattamente come aveva sospettate la lama con cui erano state inflitte era leggermente seghettata,i segni sulle braccia del’uomo corrispondevano ai bordi dei puzzle dei corpi di Baxter e dell’usuraio.C’era però una cosa che l’aveva colpito: chiunque avesse inferto le coltellate era abbastanza debole,poteva essere malato o ferito e questo era un indizio da non sottovalutare.Continuando a riflettere su quei particolari si alzò e andò in cucina a prepare la cena: cibo surgelato per lui.Sistemato il forno a microonde aspettò che il suo “lauto pasto” diventasse qualcosa di commestibile e tornò in soggiorno.Prese i suoi appunti dalla valigetta e comiciò a rileggerli pensieroso.Faceva l’anatomo patologo ma sarebbe stato anche un ottimo detective tanto si intestardiva sui particolari.Rilesse diverse volte le pagine frutto di una dura giornata di lavoro finchè,finalmente,ebbe un’illuminazione.Si alzò e raggiunse il telefono quasi correndo.Trovò il cellulare di Sanders spento e lanciò una leggera imprecazione,sfogliò velocemente la sua rubrica e trovò il numero di Charlie Ker,uno degli agenti di Sanders,lo chiamò e attese con ansia la sua risposta “Pronto?” “Agente Ker? Sono Heffner,mi ascolti bene ho dei particolari importanti da riferirgli per quanto riguarda il dottor Bennet..ha carta e penna?” “Un momento solo…ecco sono pronto” “Bene,riguarda le ferite e le coltellate ricevute dal medico ecco io credo….” Gli riferì ciò che aveva scoperto “Bene,mi raccomando riferisca tutto a Sanders appena possiblile “ “Ovviamente”.Chiuse la telefonata.Bene,per quel giorno aveva lavorato abbastanza.In quel momento sentì un stano odore;era acido e pungete e inizialmente non riuscì a identificarlo,poi capì: si trattava di un misto di benziana e gas.Non ebbe bisogno dell’istinto da detective per capire ciò che sarebbe successo dopo.L’eslposione risuonò in tutto il quartiere.


Era mezzogiorno e,già dall’alba,Harry Sanders era seduto nella scrivania del suo nuovo ufficio a rileggere gli appunti dei detective che lo avevano preceduto.Dopo tanti anni passati in polizia non sapeva più cosa volesse dire fare un buon sonno ristoratore o dormire per una notte intera e la sera prima non aveva fatto eccezione.Per il momento era diventato ufficialmente il capo della squadra che dava la caccia a Saw,per il secondo giorno di seguito Mark Hoffman non si era presentato a lavoro,a casa non rispondeva nessuno e anche il cellulare squillava a vuoto.A questo punto rimanevano solo due ipotesi:o,come sospettavano alcuni,il tenente era la talpa all’interno della polizia che da tempo cercavano oppure era stato ucciso.O entrambe le cose.
Mentre guardava le foto delle vittime dell’Engimista Harry pensava che,in fondo,non era un serial killer diverso da altri con cui aveva avuto a che fare.Anche nelle sue vittime c’era stata un escalation di violenza,le trappole erano sempre più sadiche e feroci e loro avevano sempre meno possibilità di uscirne vive.”Non sei migliore,stronzo” pensò con rabbia,quasi volesse mandare un messaggio telepatico al serial killer che stava terrorizzando la città.In quel momento bussarono alla porta e lui alzò gli occhi al cielo in un gesto d’impazienza “Non si può stare un attimo in pace” boborttò fra sé “Avanti” disse con tono deciso.La porta si aprì e una donna con un completo da lavoro nero entrò tenendo in mano dei documenti,una volta entrata si chiuse la porta alle spalle.”Buongiorno,mi scusi non ci conosciamo” disse avvicinandosi e tendegli la mano “Samantha Baker,lavoro qui come avvocatessa d’ufficio” “Harry Sanders,dirigo le indagini sull’Enigmista” rispose lui ricambiando la stretta di mano “Ecco..mi chiedevo gli agenti di Erickson ora sono sotto il suo comando,giusto?” “Sì” “Beh ecco uno di loro,Dan Morrison, è sotto accusa per percosse,io sono il suo avvocato,dovevamo incontrarci stamattina ma non si è presentato” Sanders si fece improvvisamente attento “Non voglio che si allarmi,magari è solo in ritardo…però lo conosco,è un uomo preciso per questo mi sembra strano” “Capisco,farò controllare subito” “Grazie mille,arrivederci”.Mentre Samantha usciva entrò Dyaz “Ci sono novità” “Che novità? Buone o cattive?” “Dipende dai punti di vista..abbiamo trovato uno zoo abbandonato non molto lontano da qui,e questa è una buona notizia..ma quello che ci troveremo dentro potrebbe non essere piacevole” Harry annuì“Lo credo anche io…andiamo”Uscirono dall’ufficio e si recarono allo zoo pregando di non trovare qualcosa di peggio rispetto alle loro aspettative.


Jill stava controllando le cartelle degli ultimi pazienti giunti in clinica.Era incredibile che,nonostante riabilitassero drogati ogni giorno,continuavano ad arrivarne altri.Il mondo stava proprio andando a rotoli.Fortunatamente gente come lei e John avevano fatto e continuavano a fare il meglio che potavano per rallentare lo sfacelio.Quelli che non uscivano migliorati dal centro di recupero finivano automaticamente testati.Certo magari con qualche eccezione come Kerry,lei era andata troppo vicina alla soluzione ed era diventata pericolosa..il suo test era stato necessario.Proprio la sera prima aveva testato Dan: era finito veramente male.Il test d’altronde non era per lui tanto quanto per le persone che lui aveva massacrato di botte.La loro capacità di perdono era stata messa alla prova ed era risultata piuttosto..scarsa.Scuotendo la testa con disappunto rimise apposto le cartelle e uscì dal suo ufficio,aveva decisamente bisogno di un caffè.Appena entrò nella hall della clinica fu raggiunta da Elle “Jill,c’è una visita per te: è quello pscicologo,Ben White.Ha detto che è disposto a darci una mano qui,a organizzare delle sedute per i nostri pazienti ma prima desidera parlare con te.” “Ok,digli che lo raggiungo subito” “Sarà fatto”.Si avvicinò al distributore della clinica e prese un caffè,dopodiché si voltò verso la sala d’aspetto.Su una sedia era seduto un uomo sulla quarantina,capelli biondi cortissimi e occhi chiari:Ben. Jill lo conosceva da tempo,aveva lavorato come consulente al centro per diversi mesi alla sua apertura e ora voleva lavorarci a tempo pieno con delle vere e proprie sedute.Gli andò incontro.”Ehi Ben!” “Jill,ti aspettavo!”,Ben si alzò,avvicinandosi a lei “Come stai?” le chiese sorridendo “Un po’ stressata dal lavoro,ma bene tuttosommato tu?” “Tutto ok,ultimamente le cose vanno per il meglio” “Bene..se ti va entriamo nel mio ufficio,così parliamo della questione delle sedute…” “Eamh..veramente sono di fretta..però stasera dalle otto sono libero,andiamo a mangiare un boccone insieme e ti spiego cosa ho in mente..”. Jill rimase spiazzata per un attimo:non si aspettava un invito a cena.Era incerta se accetare oppure no “In fondo si tratta di lavoro…” si disse per autoconvincersi “Ok..va bene,dove andiamo?” “Ti piace il cibo cinese?” “Abbastanza…” alla parola “cinese” i pensieri di Jill corsero al calendario cinese che lei e John aveva consultato scrupolosamente quando non riusciva a rimanere incinta….cercò di scacciare quel pensiero,ma in fondo Ben era facilmente collegabile a Gideon visto che l’aveva sostenuta dopo la perdita del bambino;improvvisamente si accorse che Ben le stava parlando,si riscosse “Come scusa?” chiese imbarazzata “Ho detto che qui vicino c’è un ristorante,se vuoi ti vengo a prendere stasera per..le otto e mezza?” “Va bene..a stasera” lo salutò, congedandosi,dopodiché cominciò a sorseggiare il suo caffè assalita da mille pensieri.



Gli agenti speciali Sanders e Dyaz non trovarono ninete di peggio rispetto alle loro aspettative.Si erano aspettati fiumi di sangue,arti staccati e corrpi sventrati ma non trovarono quasi nulla di tutto ciò.Non trovarono nessun cadavere. L’unica presenza del lavoro di un Enigmista lì erano le trappole e il sangue che si trovava vicino a queste.La scientifica stava analizzando il luogo cercando altre tracce che indicassero dove fossero finite le vittime ma finora non avevano avuto successo. “perché credi che abbia fatto sparire i cadaveri?” chiese Dyaz perplessa al suo collega “Non ne ho idea..deve essere successo qualcosa..oppure vuole confonderci,dobbiamo aspettare di trovare almeno uno straccio di prova prima.” Rispose Sanders “Già..non so se hai notato ma il nostro enigmista sta cambiando modus operandi” “Sì..me ne sono accorto e credo che questo possa essere un vantaggio per noi..potrebbe commettere degli errori.Piuttosto..i cadaveri sembrano essere stati spostati fretta,probabilmente c’erano fino a poco fa....sono sicuro che troveremo qualcosa di concreto”;come a dar ragione alle parole di Sanders uno della scientifica li chiamò “Sanders! Dyaz! Qui c’è del sangue e delle impronte!”,i due agenti speciali corsero a vedere gli indizi menzionati dal tecnico e videro che l’uomo reggeva in mano una trappola molto più piccola rispetto alle altre ,Harry vedendola pensò subito alle tagliole per orsi,la trappola gli somigliava molto.Aveva due ganasce in ferro che ora erano spalancate,una verso l’alto e una verso il basso, ci mise poco a capire: le ganasce chiuse erano state messe in bocca al malcapitato di turno che,come minimo,doveva aver perso la mandibola.Rabbrividì pensando alla scena.Quanto ancora sarebbe durato quel bagno di sangue? “Ben poco..” disse a se stesso per spingersi a dare meglio in quell’indagine “Bene..prelevate le impronte e le tracce di sangue,le manderemo in laboratorio a farle analizzare..”.Harry gettò un’occhiata al display del cellulare per vedere l’ora e in quel momento si accorse di avere una chiamata persa da parte di Heffner.Controllò l’orario: lo aveva chiamato la sera prima ma lui aveva il cellulare spento;compose il numero del medico legale per sapere cosa gli voleva dire ma la voce che gli ripospose non era quella di Heffner “Sanders?” chiese l’agente Ker “Stavo per chimarla…Heffner è morto…deve venire subito a casa sua..c’è stata una fuga di gas a quanto pare..” “D’accordo..arrivo..” borbottò inferocito nel telefono.Mentre saliva nella sua auto pensò: una fuga di gas? Non ci aveva creduto neanche per un secondo.
Quasi non riconobbe la casa quando ci arrivò.Del resto del modesto appartamento del dottor Heffner era rimasto ben poco,l’eslposione era stata fortissima.Tuti gli appunti sul caso erano andati bruciati nell’incendio che era seguito. “Ultimamente un po’ troppe persona che lavoravano al caso stanno finendo bruciate,ti pare?” chise Harry a uno degli agenti “Decisamente. Il fatto è che non si riesce a stabilire da dove abbia avuto origine l’eslposione,e non sono rimaste prove per stabilire se qualcuno era in casa con Heffner al momento della sua morte…” “Non c’è modo di trovare qualcosa?” “ è altamente improbabile riuscire a reperire delle tracce..l’appartemento è praticamente un ammasso di cenere e detriti” “Dannazione!” sbottò Sanders,arrabbiatissimo per la situazione che pareva irrisolvibile “Beh..fate del vostro meglio” “ Come al solito,signore” gli rispose l’agente tornando ad analizzare la scena.Sentì un profondo senso di colpa.Forse se avesse risposto al telefono Heffner si sarebbe salvato.”Non è il momento di pensare a questo..” si rimproverò.Quando era a lavoro doveva stare massimamente concentrato su ogni particolare,qualsiasi cosa poteva essere di vitale importanza.Purtroppo per quella giornata le brutte notizie non erano finite:pochi minuti dopo infatti una telefonata di Dyaz gli annunciò la morte del giovane agente Dan Morrison e un sospettisimo furto dall’obitorio. Forse il diavolo esisteva davvero e aveva deciso di farsi una vacanza sulla terra,questa fu la riflessione di Harry mentre correva a esaminare una nuova scena.


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Capitolo 6
*** 6.Vecchie e nuove conoscenze ***




Alle otto e mezza,perfettamente puntuale, Ben si presentò davanti al centro di recupero dove Jill lo stava attendendo.Vedendolo gli sorrise e gli andò incontro ma dentro di sé ebbe un unico pensiero: “Beh..per lo meno è puntule”.Arrivarono a piedi al ristorante visto che era vicinissimo,durante il tragitto parlarono del più e del meno e Jill attese con ansia il momento in cui avrebbero cominciato a parlare di lavoro,quell’appuntamento la innervosiva da morire.Il ristorante era però molto carino e accogliente,le piacque subito molto.Un cameriere si presentò subito da loro e prese le ordinazioni,presero entrambi il riso al curry e il pollo alle mandorle. “Allora..che cosa hai in mente per queste sedute?” gli chiese lei mentre aspettavano le portate,Ben le sembrò contrariato per il fatto che fossero passati a un argomento professionale ma rispose subito “Beh..avevo in mente delle sedute pomeridiane,nei giorni in cui ho l’orario ridotto. Sai qualcosa come gli alcosti anonimi..credo che parlare dei loro problemi li possa aiutare molto..” “Beh,,credo sia una buona idea,ne devo parlare con Elle e gli altri..ma penso che approveranno..” “ Dunque ho già il tuo consenso? Bene! In fondo il capo sei tu quindi..sono contento che il progetto ti piaccia”,Jill sorrise anche se trovava Ben alquanto ridicolo in quella situazione.D’altronde lui era attrato da lei,anche un cieco lo avrebbe capito,ma Jill non provava che per lui una forte gratitudine e una stima professionale.Lo psicologo però sembrava non capirlo e cercava in tutti i modi di avvicinarsi a lei,che lo respingeva sempre con gentilezza.Fortunatamente per lei la cena durò poco,Ben la salutò con un bacio sulle guance,gesto che lei sopportò pazientemente sapendo che quella “seratina romantica” stava per finire.Mentre percorreva i marciapiedi scarsamente illuminati tornando cominciò ad avere una strana sensazione: qualcuno la seguiva.Si voltò di scatto ma non vide nessuno.Cominciò a guardarsi incontro circospetta ma non vide nulla di strano:per strada con lei c’era altra gente e nessuno era sospetto.Fece un sospiro “Jill…stai diventando paranoica” di disse.Tuttavia percorse la strada restante di corsa per tonare nella sicurezza di casa sua.


Un’altra giornata di lavoro portò altre novità spiacevoli e,ovviamente,una mole enorme di indizi da esaminare .Harry era confuso,una parte di sé si pentiva di aver accettato quel caso che si stava rivelando solo una spaventosa spirale di morte,dall’altra parte però il suo carattere deciso lo portava a spingersi sempre più affondo nelle indagini per trovare quel folle asssassino.Quella mattina,prima di affrontare la giornata di lavoro,aveva avuto bisogno di una doppia dose di caffè.Fortuntamente per lui non fumava o,nel corso di quel caso,avrebbe speso tutti i suoi averi in sigarette.In quel momento si trovava di fronte al corpo di Dan Morrison.O almeno quel che ne rimaneva.Braccia e gambe non c’erano più,al loro posto si poteva osservare una poltiglia informe di carne e ossa insanguinate.Se non fosse stato abituato dagli anni in servizio a vedere orrori di tutti i generi di certo non avrebbe resistito di fronte a quella scena.Al posto di Heffner,il cui corpo bruciato giaceva nell’obitorio,c’era un medico molto più giovane,probabilmente uno che aveva appena preso la laurea;al pensiero dell’incompetenza del giovane Sanders fece una smorfia “Beh..meglio di niente” si disse.”Allora…cosa hai scoperto?” “Beh..la causa della morte è abbastanza chiara..è morto dissanguato per le numerossime e violente fratture..di questo poveretto rimane a malapena la testa e il busto…” disse con una punta di orrore nella voce.”Novellino..” pensò Sanders ma ovviamente tenne il commento per sé “Bene..grazie,io torno alla centrale,se scopri qualcos’altro chiamami” “Lo farò”.
Ana Lucia stava aspettando Sanders nel suo ufficio mentre ripensava al furto avvenuto in obitorio quella notte,erano stati trafugati tre cadaveri: Seth Baxter, Eddie e il dottor Bennet. Anche le cartelle informativa che li accompagnavano erano spartite nel nulla.Ora la domanda era: perché proprio quei tre? Che cosa avevano di speciale? L’unico a sapere la risposta probabilmente era Heffner,che era stato prontamente eliminato.Quando bussarono alla porta inizialmente Ana Lucia pensò che fosse Sanders,poi si ricordò: Harry era decisamente troppo scorbutico per bussare prima di entrare.Era un poliziotto geniale ma come persona risultava spesso e volentieri insopportabile;tuttosommato lei non avrebbe desiderato un colega migliore sul campo. “Avanti!”,entrò un giovane agente “Questi sono i risultati delle tracce trovate sulla trappola. Ci sono sia quelli del sangue che delle impronte,appartengono a due persona diverse,il resto lo lascio scoprire a lei” gli consegnò i fascicolo con i risultati e uscì. Ana Lucia aprì la busta e cominciò a leggere,quando ebbe finito sperò vivamente che Saders si sbrigasse ad arrivare: forse ce l’avevano fatta,il nuovo Enigmista stava per essere catturato.
Sanders entrò nell’ufficio di Dyaz aprendo la porta di scatto,la poliziotta lo aveva chiamato e gli aveva fatto capire che era urgente “Allora?” chiese senza troppe cerimonie “I risultati delle prove sulla trappola. Il sangue sulla punta delle ganasce e quello sul pavimento è del tenente Hoffman. E le impronte….sono di Jill Tuck” “ Ci avevano preso quindi” “Già..beh magari non dobbiamo affentare le cose..ma abbiamo abbastanza prove per avere un mandato per casa Tuck.” “Perfetto contatta il procuratore..” disse Harry,anche se non era del tutto convinto.In quel momento però entrò l’agente Ker “Ho delle informazioni da Heffner…” cominciò “Beh lui credeva che…” quando terminò di parlare Sanders non ebbe più dubbi “Fate emanare un mandato d’arresto per Jill Tuck,ora!”;senza neanche aspettare una rispota si precipitò nella sua auto per porre finalmente fine a quel caso.

Jill stava tornando dal lavoro. Il centro era praticamente deserto quella mattina e Elle,vedendola stanca,l’aveva praticamente costretta ad andare a casa a riposarsi,avrebbe pensato a tutto lei.In effetti una bella dormita non le avrebbe fatto male.Accese la radio: un po’ di musica le avrebbe rallegrato la giornata.L’auto fu invasa dalle note di “Make your own kind of music” e Jill sorrise,quella canzone le era sempre piaciuta. Tuttavia poco dopo il sorrise le morì sulle labbra :sotto casa sua la strada era intasata dalle volanti della polizia.Erano venuti lì per lei.Fece retromarcia velocemente e premette al’accelaratore al massimo,cominciado a vagare senza un meta per la città.Come era possibile? Come l’avevano scoperta? Aveva sempre pensato di essere al sicuro dopo che gli interrogatori non avevano rivelato nulla contro di lei.Proprio in quel momento la musica si interruppe “Attenzione” disse una voce alla radio “La polizia sta cercando Jill Tuck,ex moglie di John Kramer e sua complice….” Fecero una descrizione del suo aspetto fisico “le televiosioni ne stanno trasmettendo le foto.Chiunque la veda è pregato di contattare la polizia…” con un gesto feroce Jill spese la radio emettendo un gemito di disperazione.Svoltò in un vicolo piuttosto isolato e si fermò per riflettere: che cosa potava fare?.Ben presto le venne in mente una soluzione.Non le piaceva ma era l’unica.C’era una persona su cui poteva contare.Fra gli allievi di John qualcuno aveva mollato diventando un aiuto esterno.Non si amavano troppo ma l’avrebbe protetta ne era certa.Doveva recarsi a casa sua.Fece mente locale per ricordasi l’indirizzo e partì.
Dopo circa mezz’ora era arrivata.Il portone del palazzo era aperto e lei salì le scale fino all’appartamento della persona che cercava,arrivata suonò il campanello.Dei passi.Poi una voce “Chi è?” “JIll…” rispose senza aggiungere altro,con il cuore gonfio d’ansia poi,finalmente,Samantha Baker aprì la porta.


Con un gesto del braccio le fece segno di entrare dopodichè richiuse immediatamente la porta. “Jill…” disse con un tono non prorpio contento “Samantha…”rispose lei con tono di sfida.Non si erano mai amate particolarmente.Ma Samantha non era mai andata d’accordo con gli altri Enigmisti.Per John aveva solo rispetto ma mai simpatia.”Sam..ho bisogno del tuo aiuto” le disse prendendo un grosso respiro “E perché?” le rispose lei.Aveva accettato di aiutarli dall’esterno,ma solo in caso di vere emergenze.Beh,quella era una vera emergenza. “Non hai visto la televisione?” alzata di spalle “Non la accendo spesso” “Mi hanno scoperto.Avevo la casa circondata dalla polizia”,improvvisamente Samantha si fece attenta “Ti hanno seguita?” le disse con tono accusatorio,precipitandosi a guardare fuori dalla finestra” “No..li ho visti prima e sono scappata..Samantha io posso stare solo qui per ora,sai che mi devi aiutare.”l’avvocatessa la sguadrò per un attimo “Mi stai minacciando Jill? Sai che non ne hai bisogno,ho sempre fatto il mio dovere” questo era vero,aveva mantenuto la sua parte del patto “Quindi.sì puoi restare,ovviamente non dovrai uscire ne gurdare fuori dalla finestra.Mi auguro che nessun vicino ti abbia vista mentre entravi…” “Grazie” le disse Jill,sollevata.Si sedette su un divano e cominciò a guardarsi intorno.La casa era abbastanza grande ed era ben arredata.Il salone dove si trovavano aveva una grande tavolo e divani e poltrone bianco panna con grande televisore davanti.Una porta dava sulla grande cucina e un corridoio portava al bagno e alle camere da letto.Nella casa ora regnava il silenzio,solo il rumore dei passi di Samantha che correva per casa indaffarata lo rompevano.D’altronde non era lì per fare conversazione.Sam non era una gran parlatrice fuori dal tribunale. Finalmente però si rivolse a lei “Ascolta..io sono solo in pausa pranzo, devo tornare in ufficio,mentre sono lì cercherò di capire che prove hanno contro di te” “Bene…”.Samantha era stata una grande delusione anche per questo:era quella che aveva l’anonimato più sicuro.Poteva sentire tutto sulle indagini e passare inosservata.Eppure aveva mollato,ma in fondo lei non aveva mai compreso fino in fondo il metodo di John benchè avesse superato il suo test.Le passò vicino e prese la valigetta da lavoro “A stasera…” le disse distrattamente;in quel momento Jill pensò che fosse il caso di informalrla degli ultimi eventi “Mark Hoffman è morto”,Sam si girò e la guardò con espressione indecifrabile “Non mi sorprende” disse infine “John diceva che noi eravamo una famiglia. Beh..siamo sempre stati una famiglia problematica,non credi?” finì il discorso mentre usciva.Jill la guardò andare via,quella donna non le era simpatica.Eppure in qualche modo la capiva.Samantha non era sempre stata così,lo era diventata dopo la morte del marito ad appena un anno e mezzo dal matrimonio.Il fatto l’aveva sconvolta al punto da farla cambiare completamente. Per quasi due anni aveva passato il tempo ad ingurgitare antidepressivi.Aveva fatto anche cose non proprio carine nei confronti di alcuni clienti.E quindi John aveva deciso di testarla,test dal quale lei era uscita a testa alta e,per questo,era diventata anche lei una sua allieva .”Saranno delle lunghe giornate..” si disse,poi cominciò a pensare a un modo per uscire da quel pasticcio

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Capitolo 7
*** 7.Samantha ***


Samantha chiuse la portiera della macchina e mise le chiavi nel motore d’accensione.Era sorpresa.Fortemente sorpresa.Non si aspettava di veder comparire Jill sulla soglia della sua porta.E pensando a Jill ripensò automaticamente a John e a quello che comportava.E subito riaffiorarono i ricordi….

Samantha è veramente felice.Ha una vita bellissima: un bel lavoro che le piace e le riesce bene,uno stipendio abbastanza buono e una bella casa.Ma soprattutto ha Garrett,suo marito.Senza di lui niente di quello che ha avrebbe importanza.Pensa che sia l’uomo perfetto (“sì..magari a volte un po’ stupido” scherza sempre con Monica,una delle sue migliori amiche).Lui fa l’agente immoliare,lei l’avvocato.In fondo i loro lavori sono simili,solo che lei difende persone,lui case. Per Garrett “piccola casa” è “casa accogliente” “buona vista dla lato nord” “Dagli altri si vede la discarica” e via dicendo.Tra loro però è tutto diverso,questi sotterfugi non ci sono.
Ha appena finito una giornata di lavoro ed è esausta,deve anche preparare la cena.Ma se è per lui che la deve fare non le pesa poi tanto.Sono sposati da un anno e mezzo ma le sembra il primo giorno.Quando apre il frigorifero però si accorge che è quasi vuoto “Oh accidenti!” esclama,beh pazienza il supermarket è vicino,scenderà di sotto e prenderà qualcosa “Vado a comprare qualcosa per cena!” annuncia a suo marito,non fa in tempo a prendere la borsa che lui è già lì “Oh donzella non vorà andare senza il suo cavaliere?” le chiede facendo un inchino,lei ride:sì è un po’ stupido,ma lo ama anche per questo “Avanti,andiamo!” gli dice in tono canzonatorio.Per un tratto per strada la tiene sottobraccio,con la testa di Sam appoggiata sul suo braccio.Sì,è proprio felice.Ad un tratto scorge una bambina in lacrime vicino al negozio,si distacca un attimo dal marito e le si avvicina “Ehi! Che succede?” le chiede dolcemente “Mi sono persa..” singhiozza quella “Non trovo più la mia mamma”.Avrà cinque anni.”Tranquilla ti aiuto io..” Sam le porge la mano e la bambina la stringe “Dobbiamo trovare la mamma di questa bambina” annuncia a Garrett.In sieme la fanno sedere su una panchina lì vicino,Samantha fa per chiamare la polizia ma in quel momento risuona una voce “Katie! Ti ho trovata!” una donna corre verso di loro,le braccia piene di buste,arrivata stringe la bambina in un forte abbraccio “mamma!” dice quella,felicissima.La donna si volta verso di loro “Grazie! Avete trovato mia figlia non so come ringraziarvi!” “Non ci deve nulla..noi l’abbiamo semplicemente portata qui,nient’altro” “Grazie infinite comunque!” dice quella ancora una volta allontandosi,Katie si volta verso Sam e la saluta agitanto una manina,lei ricambia il saluto e sorride.Riprendono il cammino verso il supermercato.”Non era meravigliosa?” chiede ad un tratto lei “Sì,era una bambina carina..” “I bambini sono meravgiliosi,pensa che bella una famiglia con una bambina!”.Garrett la guarda di sottecchi per un attimo,poi le passa un braccio intorno alla vita,femandosi con la mano su un fianco “Stai cercando di dirmi qualcosa?” “Io? No.” Fa la vaga lei,ma lo sa che vorrebbe tanto un figlio.L’istinto materno arriva prima o poi e lei ci era stata colpita in pieno.Garret la tira verso di se e le bacia la testa “Ti amo” le dice semplicemente “Ti amo anche io” risponde lei con il cuore gonfio di gioia.Arrivano al supermarket ed entrano,cominciano a vagare tra gli scaffali e prendono quello che gli serve.Arivano vicino alla cassa ed è lì che succede.Entra una persona incappucciata,pistola in mano.Paralisi momentanea,subito dopo il panico.”Mani in alto!” urla il rapinatore e tutti obbediscono.Quello incappucciato è solo un ragazzo,avrà diciotto anni al massimo,è nervossisimo.Un brivido freddo scorre lungo la schiena di Sam.Ha paura.Deve mantenere la calma.La giovane cassiera è terrorrizata e comicia a tirar fuori i soldi con mano tremante.Da come il rapinatore si muove Samantha capisce che probabbilmente è drogato.”Sbrigati troia!” urla quello alla commessa,che si agita ulteriormente.Accanto a lei Garrett fa un passo di lato,una bottiglia di vetro cade a terra.Quel rumore è di troppo per i nervi del rapinatore,il ragazzo si gira e,senza neanche guardare spara due colpi.Due piccoli fori rossi si aprono sul petto di Garrett che cade a terra agonizzante.”NOoooooooo” urla Samanthai e si getta verso di lui.Immediatamente anche lei è raggiunta dai proiettili.La colpiscono al basso ventre,vicino ai reni.Rimane in piedi un attimo,le mani sulla ferita,incredula.Cade a terra,il dolore è lancinante.Ma a lei non importa,sembra non sentirlo,si volta come può verso li marito e gli afferra un braccio “Garrett..” mormora disperata,sembra quasi l’uggiolio di un cane il suono che le esce dalla bocca.Intorno a lei rumori:urla,un porta sbattuta, voce “Chiamate un ambulanza!”.Poi il buio.

Una luce accecante troneggia su di lei.”Non pensavo che gli avvocati finissero in paradiso” pensa fra se.Sente il corpo pesante come un masso e un fortissimo dolore sotto lo stomaco,in un attimo ricorda.Cerca di tirarsi su,è sdraiata su un lettimo d’ospedale.Immediatamente arriva un infermiera “Non si agiti!” dice decisa e la respinge giù.Appena la sua testa tocca il cuscino sente un’ondata di stanchezza assarla,pian piano i suoi occhi si chiudono,lei non può imperdilo.Non vuole dormir,suo marito è in pericolo e….Il sonno.
Quando si risveglia per la seconda volta è tutto più chiaro,si sente anche meno pesante.Questa volta riesce a mettersi seduta.”Ben svegliata” le dice subito una voce maschile,una voce che lei non riconosce però. “Dove sono?” chiede confusa “Al Saint Anne Hospital,stia tranquilla,le devo fare un controllo per assicurarmi che ora lei sia apposto.”Sam vorrebbe protestare ma poi pensa che prima finisce,prima avrà notizie di Garret.Ha una paura grandissima,da quando si è svegliata ha una senzazione di vuoto accanto a lei che non riesce a scacciare.Il medico la visita “Sembra che sia tutto a posto,l’operazione è andata bene…” le porge un bicchier d’acqua.Non è un buon segno. “Le devo dire delle cose..poco piacevoli”;il cuore di Sam accelera “Ti prego..ti prego..” pensa disperata “Non lui..” “Suo marito..era molto grave…i proiettili avevano perforato un polmone…è morto durante il viaggio in ambulanza mi dispiace”.Qualcosa dentro di lei si spezza “Lei era meno grave…siamo riusciti a salvarla ma per farlo..” le spiegò i dettagli,c’era un'unica conclusione: non avrebbe mai potutot avere figli.In quel momento muore Samantha Baker,la brava moglie con l’istinto materno.”La lascio sola…immagino che abbia bisogno di riflettere..” dice il medico allontanandosi ma lei non lo sente,non sente più nulla.Si accascia sul cuscino e assume un posizione fetale,abbracciandosi le ginocchia e tremando.A sera le danno un sonnifero che le procura una pace illusoria per quella notte.
La mattina dopo è già libera di andare.Una volta vestita dice solo “Voglio vederlo”.La conducono la piano inferiore fino a un piccolo obitorio.Il corpo di Garrett è su un tavolo coperto da un telo bianco sporge solo la testa.”La prego di non toccare il telo” le dice l’infermiere che l’ha portata lì.Samantha si avvicina al corpo del marito.Gli passa una mano sulla fronte,fra i capelli biondi.Vorebbe parlargli ma non ci riesce,la voce è bloccata in gola.Lo bacia sulla fronte,poi si allotana.Le danno dei documenti da firmare,poi la lasciano andare.Mentre torna a casa riesce a pensare solo ai documenti: com’è possibile che delle cose che lei maneggiava tutti i giorni ora rappresentassero la morte? La perdita era dunque una questione burocratica?.Arriva a casa,chiude la porta.E lì si rompe la cupola che l’aveva protetta per quel tempo.Si getta a terra e urla,piange,vorrebbe uccidersi urlando il suo dolore.Si alza,afferra un mobiletto e lo sbatte
a terra,i soprammobili si rompono con un “crash” sonoro.Samantha sa già che da quel giorno non sarà più la stessa.

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Capitolo 8
*** 8. Calma piatta ***


Era sera e Jill stava ascoltando distrattamente un programma di musica in televisione. Quello,se non altro,era l’unico canale dove non si parlasse di lei. Dopo che i giornalisti si erano impadroniti delle informazioni sul caso la polizia non aveva potuto fare altro che mandare in onda un comunicato ufficiale.Quando aveva visto la sua foto in tv aveva subito cambiato canale senza ascoltare neanche una parola del telegiornale.Ci fu un rumore di chiavi e subito dopo entrò Samantha.”Eccomi” annunciò semplicemente.”Dunque ho delle informazioni per te….a quanto pare hanno trovato le tue impronte sopra una Reverse,sulla stessa hanno trovato il sangue di Hoffman,questo gli ha fatto capire che è morto e i sospetti contro di lui sono caduti..”;Jill imprecò:si era scordata di mettere i guanti quando aveva testato Hoffman.Alla fine si era vendicato anche da morto.”Non sarà facile cavartela stavolta Jill…sono state fatte molte copie dei risultati sulle tue impronte digitali e..beh quel Sanders è un osso duro credimi” “Già….” “Non puoi rimanere qui per sempre,dovresti stare chiusa in casa per tutta la vita altrimenti dunque..che hai intenzione di fare?”.Jill ci aveva pensato a lungo e l’unica soluzione che le era venuta in mente era quella di cambiare stato,ma come poteva ritirare i soldi? La carte di credito avrebbe lasciato tracce “Io..ci sto pensando..” disse titubante “Va bene..” rispose brusca Samantha senza aggiungere altro.L’avvocatessa sparì nella sua camera da letto e tornò poco dopo vestita con la tuta da ginnastica che portava sempre in casa. “Devo preparare la cena..ti piace la pasta?” “Sì sì” “Perfetto” concluse andando in cucina.Jill non aveva passato molto tempo con Samantha quando questa era ancora un’apprendista di John.Ricordava però le sue litigate con Amanda.La donna infatti l’aveva attaccata non appena aveva messo piede nel rifugio di allora.Era chiaramente gelosa.Anche quando aveva capito che Samantha non aveva alcuna intenzione di diventare l’allieva preferita di John non aveva cambiato atteggiamento.Dopo un po’ era cambiato l’atteggiamento di Sam però,mentre prima usciva imbestialita dalle liti dopo qualche mese sembrava non le importasse,anzi sembrava quasi contenta delle aggressioni ricevute da Amanda,una volta Jill l’aveva sorpresa a sorridere beffarda.Ancora oggi però non capiva cosa avesse provocato il cambio di atteggiamento.
Un buona profumo cominciò a diffondersi per la casa “è pronto!” annunciò Samantha poco dopo.Jill si recò in cucina dove era stato apparecchiato il tavolo per la cena.Mangiarono in silenzio per un po’ finchè Sam chiese “Come mai hai testato Hoffman con una Reverse?” “ è stata un’idea di John,voleva fargli lo stesso test di Amanda.” Samantha annuì “Sì,effettivamente una cosa simile è tipica di John”.La conversazione finì lì e non riparlarono fino al momento di andare a letto,dove si diedero semplicemente la buonanotte.

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Capitolo 9
*** 9. Il test di Samantha. FLashback 2 ***



Harry Sanders sembrava un lupo in gabbia.Continuava a girare per il suo ufficio incapace di calmarsi.Nell’appartamento di Jill avevano trovato una prova schiacciante: una busta con dentro la foto del tenente Hoffman.Sia la busta che la foto erano ricoperte delle impronte della donna.Eppure gli era sfuggita.Non era tornata a casa,al lavoro non c’era e il suo cellulare era spento e irrintracciabile.Dove diamine era finita? Era questa la domanda che lo tormentava.Per tenersi occupato afferrò l’enorme mole dei documenti e degli appunti dei suoi precendenti colleghi.Jill era chiaramente colpevole: praticamente tutte le vittime erano assate per il centro di recupero che lei dirigeva.L’agente speciale Strahm l’aveva scoperta e sicuramente lei lo aveva ucciso cercando di farlo sembrare colpevole.Non riuscendoci aveva portato i sospetti sul tenente Hoffman,uccidendo anche quest’ultimo.Si ricordò del dottor Bennet: probabilmente era stato una messa in scena per far credere che Hoffman fosse vivo.nel caso che avessero trovato la trappola. “Sei stata intelligente,Jill.Purtroppo non abbastanza” disse a bassa voce.Quando vide l’orologio si accorse che era già tardi.Eppure non aveva sonno”Rimarrò solo un altro po’” si disse.Ma in realtà sapeva che sarebbe rimasto tutta la notte.

Samantha si mise la vestaglia di seta e si sedette sul letto mentre si spazzolava i capelli.Jill era entrata nella camera degli ospiti circa mezz’ora prima e da allora non si era più sentita.Finito di spazzolarsi si alzò e andò in cucina.Aprì il frigo:bene era abbastanza pieno.Era un tic che non riusciva a togliersi,faceva la spesa quasi tutti i giorni per paura di trovarsi con il frigo vuoto e di dover entrare di nuovo in quel supermarket.Rassicurata tornò a letto.Si infilò sotto le coperte e prese un libro per leggere.Come quasi tutte le sere però non potè fare a meno di concentrarsi sulle piccole cicatrici bianche che le attraversavano le braccia.Oramai erano quasi invisibili ma quello che rappresentavano non sarebbe mai stato cancellato dalla sua memoria: il suo test.Cercò di non pensarci ma presto la sua trappola si affacciò negli incubi.


“Ho una persona per te” dice John porgendogli una busta  “La conosci” “Chi è?” chiede Mark senza troppa enfasi,conosceva anche altre vittime.”Samantha Baker” “Ah,sì,l’avvocatessa” “Esatto” “Cosa ha fatto?” “Beh,come sapete tutti voi al distretto è rimasta vedova quasi due anni fa.Da allora s i imbottisce di antidepressivi.Ma non è solo questo,suo marito è stato ucciso da un rapinatore.Da allora qualsiasi persona si presenti da lei per difendersi dalla’ccusa di furto è stranamente finita in prigione.Lei lo fa apposta,difende male i ladri perché li odia,ma così tradisce la loro fiducia.Non spetta a lei giudicare chi va difeso e chi no” “Capito” “Dentro ci sono tutte le istruzioni per il suo test,ho mandato Amdanda a prendere l’altra persona.” “La posso rapire quando esce dal lavoro,il suo ufficio non è lontanto dal mio e certamente andrà a predere la macchina” “Esatto.Ora vai.”

Samantha sente di odiare tutti.La pausa pranzo è diventata una tortura per lei.Vedere tutte quelle persone felici la riempe di odio,di invidia.Non poteva accadere a loro? Si dice sempre.Sa che è un brutto pensiero ma non può fare a meno di farlo.D’altronde è più di un anno che inganna parte dei suoi clienti.Ma quelli sono ladri,rapinatori.Gete che uccide persone innocenti per soldi.Non meritano la sua protezione.Odia anche i drogati.per poco non ci aveva avuto a che fare una volta.Stava tornando da una serata al cinema.Improvvisamente aveva visto un uomo che cammiava nella sua direzione,sembrva delirante.Con una corsa si era rifugiata ella macchina.Era rimasta a spiarlo curiosa però.L’uomo agitava le mani in ariva mentre parlava,continuava a ripetere le stesse cose “Il bambino! Cristo Santo,il bambino!” sembrava disperato.Dopo un po’ fu raggiunto da una donna con dei lunghi capelli neri “Sbrigati!” gli aveva intimato quella “Amanda…tu crdi che il bambino..” “Non me frega un cazzo del bambino!” aveva nuovamente ruggito quella.Samantha non aveva voluto indagare oltre.Aveva aspettato che si allontanassero e poi era corsa a casa.Per fortuna i drogati di strada non venivano spesso a farsi difendere da lei.
Fortunatamente un’altra giornata di lavoro era finita.Tuttavia il pensiero di tornare in una casa ormai vuota le da una stretta al cuore.Prende un flacone di pillole dalla borsa e ne manda giù un paio.Subito si sente meglio.Rimette a posto le pillole, prende la valigetta e usce dall’ufficio,chide la porta a chiave e va verso l’ascensore che porta al garange,saluta gli agenti che le augurano la buonanotte.Incontra il detective Hoffman che risale “Buonanotte” “Buonanotte Detective”.Scende giù e si avvia verso la macchina.Quel garage ha gran parte delle lampadine rotte,l’illuminazione è quindi uno schifo e il posto è quasi completamente al buio.Le da i brividi.Sente l’ascensore che scende nel garage,subito dopo dei passi.Non si volta a gurdare chi è,in fondo non le interessa.I passi però si fanno sempre più vicini,non fa in tempo ad accelerare che qualcuno la afferra.Sente una mano guantata di cuoio sulla bocca,prova a gridare mano ci riesce.L’ago di una siringa le penetra nel collo,le viene iniettato qualcosa.Si dibatte con tute le sue forze per liberarsi,ad un tratto riesce ad abbassare la mano e a mordere un dito al suo aggressore,che allenta la presa.Ne approfitta per scappare.Comincia a correre ma la sostanza iniettata fa effetto e presto tutto si fa confuso,cade a terra,tutto è sfocato e dopo un po’ precipita nel mondo dei sogni.

Mark Hoffman va verso la sua vittima senza togliersi la maschera.Non pensava che avrebbe lottato così.Poco prima l’avvocatessa l’aveva incontrato che andava a prendere il necessario per rapirla,per fortuna non aveva sospettato nulla.Prende il corpo inerte in braccio e lo porta verso la sua macchina,apre il portabagagli e ce la scaraventa dentro.Spera vivamente che non superi il test,John gli ha lasciato intendere che se sopravvive diventerò anche lei una sua allieva.A lui da già abbastanza fastidio Amanda,non ha bisogno di qualcun altro.E poi quella stronza lo ha morso.Scuote la testa,chiude il bagagliaio e parte verso il magazzino abbandonato.

Samantha apre gli occhi.La stanza dove si trova è quasi completamente buia,a aperte una luce verdognola.è seduta su una sedia.Sente un dolore alle braccia,abbassa lo sguardo e rimane paralizzata dall’orrore:la mani sono imprigionate con una sorta di staffa per cavalli,da quella parte un lungo e sottile bastone di ferro,simile a un ferro da calza,che finisce con una punta conficcata appena sotto la spalla.Un rivoletto di sangue le esce dalla fertia.Si alza di scatto.”Dove cazzo sono?” urla spaventata.Immediatamente si accendono delle luci e può vedere meglio il posto dove si trova:è una stanza angusta con un grande vertro.La vetrata da su un'altra stanza,dentro c’è un uomo.Sembra crocifisso,in realtà è solo appenso per le braccia.Alle braccia solo collegate due catene:un paio tirarano gli arti verso l’esterno,l’atro paio le riportano in posizione normale.Queste ultime seguono un luongo percorso e,attraverso due fori nel vetro entrano nella sua stanza.L’uomo si sveglia e comincia a urlare.Un televisore si accende,appare un pupazzo che comincia a parlare.
“Ciao Samantha,voglio fare un gioco.Da quando è morto tuo marito non fai che ingoiare pillole sperando di stare meglio.Ma un’altra cura per te era quella di non difendere come dovevi ladri e rapinatori,diventando così un giudice e non un avvocato.Tradivi le persone che venivano da te per essere difese.L’uomo che hai di fronte a è il rapinatore che ha ucciso tuo marito e ferito te,la causa di tutti i tuoi problemi.Come puoi vedere è imprigionato da due tipi di catene:il primo tipo si attiverà automaticamente alla fine del messaggio e,in un minuto e mezzo,gli strapperà le braccia con cui ha procurato tanta sofferenza.Lui non ha alcuna possibilità di salvarsi da solo,tuttavia tu puoi rappresentare la sua salvezza.Se tiri le catene che arrivano fino a te infatti le altre si fermeranno e le braccia verranno riportate a una posizione normale.Tuttvia,quando eserciterai una pressione sulle mani gli aghi che hai conficcati nelle braccia coniceranno a scendere verso i polsi,aprendoti il braccio a metà.Se fai la scelta giusta ti garantisco la sopravvivenza,nell’altro caso la morte.Vivere o morire fa la tua scelta.”.Il televisore si spegne e scatta un timer,autmomaticamente anche le catene.L’uomo comincia a urlare spaventato “Ti pregoo!! Ti prego,aiutami! Giuro…giuro che nono lo farò più” “è tardi,testa di cazzo!” gli risponde lei.Non ha alcuna intenzione di aiutarlo,anzi vuole vederlo sventrato.Eppure le parole del pupazzo la preoccupano.Cosa succederà se non lo salva? Si volta a guardare il timer: 1 minuto e 5 secondi rimanenti.E in quel momento le vede.Ai quattro angoli della stanza,in alto ci sono degli oggetti,potrebbero sembrare dei semplici barattoli ma i fili li tradiscono:sono bombe.E sono pieni di chiodi.Sam capisce immediatamente:allo scadere del tempo moriranno entrambi se lei non fa qualcosa.Sente il sangue ribollire nelle vene: che razza di scelta è? Squartasi le braccia o morire dilatiate dai chiodi? Ebbene,lei vuole vivere.Non c’è più tempo per pensare,manca un minuto “Ti salvo,figlio di puttana!” urla a quello che intanto grida per il dolore alle braccia.Afferra le catene e comincia a tirare,le braccia del rapinatore si abbassano,ma anche gli aghi cominciano a scendere.Non sono nemmeno a metà braccio che deve mollare per il dolore.45 secondi.Deve muoversi.prende un grosso respiro e ricomincia.Il dolore è enorme ma le stringe denti.29 secondi.Gli aghi superano la metà del braccio.L’uomo è quasi in salvo,Samantha continua a tirare le catene verso di sé.15 secondi.Un rumore:le catene che strappavano le braccia del rapinatore si staccano,rimane appeso solo per le altre.Il timer si ferma.Una porta nella stanza di Samantha si apre,lei prova a uscire ma è troppo debole:ha entrambe le braccia divise a metà,sta morendo dissanguata.Fa in tempo a vedere una figura incappucciata sopra di lei prima di svenire nuovamente.

Quando rinviene è in una stanza illuminata normalmente stavolta.è seduta,ma delle cinghie di cuoio la bloccano al’estremità dei polsi.”Sei sveglia” dice una voce,vorrebbe voltarsi a vedere chi sia ma,legata com’è,non ci riesce.Il suo interlocutore si fa avanti da solo:è un uomo piuttosto anziano,i capellio radi un tempo dovevano essere stati biondi,ora sono di uno sbiaditio giallo paglia,alucni bianchi.Due severi occhi azzurri la fissano curiosi. “Chi sei?” gli chiede Samantha con rabbia mentre si agita per liberarsi.Nota che le braccia sono state ricucite ma non le importa:Vuole sapere chi è l’uomo che le ha fatto tutto questo. “Ti conviene non agitarti.Non ce ne è motivo.Per rispondere alla tua domanda.beh i giornali mi chiamano l’Enigmista”.Normalmente avrebbe paura,ma in qualche modo si sente più forte ora.”Che cosa vuoi da me?” “Ho già ottenuto una parte di quel volevo: ti ho insegnato che farsi giudici della gente porta delle conseguenze.Quelle persone venivano da te perché credevano che le avresti aiutate,ma tu al contrario li facevi sbattere in cella,tradendoli.” “I ladri e i rapinatori non meritano il mio aiuto” dice guradanolo negli occhi,lui si avvicina,le stringe un braccio con rabbia “Ah sì? E tu? Tu lo hai meritato il mio aiuto?” “Di quale aiuto parli? Io so solo che mi hai fatto sventrare le braccia per aiutare l’uomo che ha ucciso mio marito!” gli urla lei con foga,lui la lascia e la gurda con distacco per un attimo.”Ti ho dato una chance.Hai capito che vuoi vivere nonostante tutto,non è vero?”.Su questo punto ha ragione,esattamente nel momento in cui aveva visto le bombe si era accorta di voler vivere.”Sì” “Bene.Voglio proporti una cosa.Puoi diventare una mia assistente,una mia allieva.Mi aiuterai e,contemporaneamente aiuterai te stessa.”.Sam ci riflette “Come dovrei aiutarti?” “Applicando il metodo che hai appena sperimentato tu.” “Quindi dovrei rapire delle persone e ficcarle in quelle trappole?” “Io li chiamo test,ma comunque sì”.Beh..in fondo non era un modo di continuare ciò che faceva già lei con i suoi clienti? “D’accordo…accetto” “Bene.Ora ti dico cosa dovrai fare.Prenderai almeno due settimane di ferie,dirai che hai avuto una ricaduta.Aspetterai che le cicatrici delle ferite spariscano per tornare,nessuno deve sapere che sei stata testata.Se nessuno lo saprà tu avrai l’anonimato più totale,nessuno sospetterà di un avvocatessa” “Va bene” “Perfetto,tanto per non essere scortesi,io sono John” dice slegandola.”E ora andiamo,ti presento agli altri”.Samantha,incerta,lo segue nella sua nuova vita.




NOTE : Mi scuso per le parole sottolineate,è un problema graifco che spero di risolvere

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Capitolo 10
*** 10. Candy from strangers ***


La mattina dopo Jill si svegliò piuttosto riposata:la sera prima era andata a letto presto e era riuscita a dormire bene,nonostante i numerosi problemi.Si alzò e sentì una musica provenire dalla cucina,Samantha era già sveglia allora.Aprì la porta e andò in soggiorno,nella cas risuonavano le note della canzone “Total eclipse of the hearth”


Once upon a time i was falling in love
But now i’m only falling apart
Nothing i can do
A total eclipse of the hearth”

“Una volta ero innamorata
ma ora sto cadendo a pezzi
Nulla che io possa fare
Un eclissi totale del cuore”





“Once upon a time there was light in my life
But now there's only love in the dark
Nothing I can say
A total eclipse of the heart”


“Una volta nella mia vita c’era la luce
Ma ora c’è solo l’amore nelle tenebre
Nulla che io possa dire
Un’eclissi totale del cuore”




Jill non si stupì che Samantha stesse ascoltando proprio quella canzone,in un certo senso era proprio adatta a lei.Entrò in cucina e sentì il buon profumo del caffè e del pane tostato. “Buongiorno” entrò salutando “Buongiorno” rispose Sam senza voltarsi dal ripiano dove stava preparando la colazione.Jill si accomodò al tavolo della cucina e subito le venne dato in piatto con due fette di pane tostato e una tazza di caffè.”In frigo c’è del burro,serviti pure.Io ho già mangiato,ora esco.Dunque puoi sentire la radio,vedere la televisione e leggere i libri.Ti pregherei però di non frugare nei miei cassetti,sono pieni di documenti importanti o di cose personali e non mi va che qualcuno ci metta le mani,ok?” “Tranquilla non ficcherò il naso nei tuoi affari” “Benissimo,non so se tornerò a pranzo,in caso ci vediamo stasera.”Samantha uscì di casa e lei si mise a fare colazione con molta calma.Era tutto molto buono come la cena della sera prima d’altronde.Samantha era sempre stata brava a cucinare,questo perché il alto di lei più “normale”,quello più fragile.non era ancora morto del tutto.Era miracolosamente scampato alla disgrazia successa.
Finito di mangiare si alzò e mise il piatto e la tazza nel lavello,li lavò e li rimise al loro posto.Andò in soggiorno e cominciò distrattamente a guardare i dvd che erano in un mobile sotto al televisore.C’erano vari titoli abbastanza famosi: Kill Bill vol 1,Kill Bill vol 2,Lo squalo,Un lupo mannaro americano a Londra….gli altri Jill non li conosceva.Optò per “Lo squalo” era da tanto che non lo vedeva e comunque aveva bisogno di occupare il tempo.

Si svegliò di soprassalto sentendo la porta che si apriva.Dopo pranzo si era addormentata per la noia più che per la stanchezza.Si alzò di scatto dal divano e vide con sollievo che era solo Samantha che rientrava “Che..che ore sono?” chiese confusa “Le sei e mezza,oggi sono uscita prima,tanto non avevo clienti” .Sam si fermò a gurdarla un attimo con un sopraciglio alzato “Hai dormito sul divano..” osservò con voce abbastanza seccata “Sì,scusa stavo leggendo e..” l’avvocatessa alzò una mano “Non fa niente”.Sam andò in cucina a mettere a posto la spesa,infatti era entrata con delle enormi buste,benché in casa non mancasse quasi nulla. Jill pensò che in fondo era una mania giustificabile.la seguì in cucina pee aiutarla a sistemare la roba.Diede un occhiata dentro le buste e vide che una era piena di zuppe in scatola,minestrine e simili.La fissò perplessa “Ieri sei stata fortunata ,avevo voglia di cucinare.Ma non sempre è così,o almeno a volte torno troppo tardi per farlo e così mi arrangio”disse Sam interpretando il suo sguardo.”Senti..è stata una giornata breve ma stressante,credimi certi clienti hanno delle pretese impossibili e non c’è rassicurazione che tenga.Non sono convinti della mia abilità perché non ho uno studio privato…beh,tralasciando questo,ho bisogno di un caffè,lo prendi anche tu?” “Sì,ok.Ti aspetto di là” disse Jill uscendo dalla cucina e andando nella sala accanto.Sul tavolo c’era posato il giornale di quella mattina.Si sedette e lo afferrò: ovviamente la prima pagina era dedicata a lei.Richiuse il quotidiano,non voleva leggere tutto quello che c’era scritto su lei e su John.Fece girare lo sguardo per la stanza senza fissare nulla in particolare però.Per ora si stava riposando ma non sarebbe potuta rimanere lì per sempre.Avrebbe dovuto cambiare completamente vita:un nuovo stato,una nuova casa e chissà quale lavoro…e tutto per uno stupido errore commesso a causa della fretta.Arrivò Samantha con due tazze in mano e gliene porse una,dopodiché s iandò a sedere all’altro lato del tavolo.Jill bevve un sorso di caffè.Era leggermente amaro,ma non ci badò.”Voglio proprio vedre che scrivono su di me!”pensò decisa,ma più che altro curiosa di sapere come la polizia l’aveva trovata.Cominciò a leggere l’articolo,continuando a bere ma,a un tratto,si fermò:qualcosa non quadrava.

“…e secondo il defunto dottor Heffner,anatomopatologo,il dottor Bennet sarebbe stato ucciso o da un uomo gravemente ferito oppure da una donna.La polizia,dopo le prove trovate su Jill Tuck,accredita quest’ultima ipotesi,ulteriormente confermata dal fatto che chiunque abbia rubato i cadaveri nell’obitorio la scorsa notte,non poteva di certo essere un uomo adulto perché la finesta dalla quale il ladro si è introdotto era decisamente troppo piccola….”

Qesto era il pezzo di articolo che l’aveva lasciato di sasso: lei non aveva ucciso nessun dottor Bennet e nemmeno rubato i cadaveri in obitorio.Che cosa stava succedendo?.Alzò lo sguardo ma ebbe un capogiro.la vista era sfocata,strinse gli occhi per vedere meglio ma nulla.Stava male.Si alzò di scatto dalla sedia,spaventata.Un senso di pesantezza la invase,facedondola cadere a terra.Riuscì a girarsi sulla pancia e a vedere Samantha.La donna non le stava correndo incontro per soccorerla e non stava nemmeno chiamando un’ambulanza,come Jill si era aspettata.No.Stava sorridendo.E in quel momento comprese:era stata lei a uccidere Bennett,a rubare i cadaveri…ma perché fare tutto ciò?.Samantha si alzò e le girò intorno,guardandola sprezzante “Ti conviene riposare,Jill,appena l’effetto del sonnifero finirà dovrai fare un bel test.Beh,un test fatto a modo tuo diciamo..” concluse con un gran sorriso.Jill si sentì invadere dalla furia e dall disperazione “Cagna! Brutta puttana!” le urlò con voce sempre più flebile “Brutt…cagn….”,dopodiché i sonnifero fece effetto.
Samantha guardò Jill contorcesi sul pavimento mentre cercava di sfuggire all’effetto del sonnifero.Era un farmaco potente,non ci sarebbe riuscita;infatti pochi secondi dopo crollò.Si abbassò al livello della donna “Pensavi di avere il controllo,non è vero? Ma nessuno si salva senza superare dei test” ,Con una risatina soddisfatta si alzò e andò in camera da letto. Mise una mano sotto il comodino,tastando la parete liscia del mobile.Le sue dita incontrarono un’oggetto,lo prese:era un cellulare,attaccato sotto al mobile con lo scotch.Accese l’apparecchio e compose un numero.Attese qualche secondo,il telefono dall’altro capo scattò “L’ho presa.Te la porto” disse solo questo e dopo riattaccò.Andò in bagno e mise la batteria e la carta sim del cellulare nel lavello,dopodiché aprì l’acqua,con un crepitio la barreria morì raggiunta presto dalla sua compagna.Perfetto,prove telefonate eliminate.Ripassò nel salone,davanti a Jill,dopodiché andò a prendere corde e nastro adesivo.”Si comincia” disse alla donna addormentata.

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Capitolo 11
*** 11. Flashback 3- Segreti ***


Samantha è Enigmista da un paio di mesi.In quel tempo ha riflettuto molto.Non concorda totalmente con John ma per ora vuole continuare a seguirlo,in fondo gli ha fatto capire qualcosa di importante.Quello che le da fastidio di John e anche di sua moglie Jill è il fatto che loro non comprendano appieno il dolore di una perdita.Loro hanno perso il loro bambino,è vero.Doveva essere stato doloroso ma comunque Gideon non era ancora nato,non avevano potuto godre della sua compagnia.Era ben diverso rispetto al perdere il proprio marito.Quella che però Sam non sopporta assolutamente è Amanda.Dal primo giorno la donna la tormenta,minacciandola verbalmente e anche fisicamente.Si ricorda benissimo la presentazione agli altri allievi.Era rimasta totalmente stupefatta nello scoprire che il Detective Hoffman fosse un Enigmista e da tanto tempo per giunta!Vedendo Amanda invece aveva avuto la sensazione di averla già conosciuta ma non ricordava dove. “Aspetterai che le tue ferite guariscano,poi effettuerai il tuo primo test.Per il rapimento della persona ti accompagnerà Mark,lui ha più esperienza e saprà aiutarti…” le aveva detto John davanti agli altri due “John…” era intervenuto Hoffman “Ne abbiamo già parlato…” lo aveva interrotto gelidamente John,poi si era voltato verso di lei “Fai conoscenza con il luogo..e con le persone” aveva detto gettando un’occhiata ai due,poi era sparito in un’altra stanza.Samantha aveva cominciato a girare per il vecchio magazzino dove si trovavano,sentendosi addosso gli occhi degli altri allievi.C’erano strumenti di tutti i tipi,oggetti che lei nemmeno riconosceva e servivano a costruire chissà quali trappole.Con uno sbuffo Mark si era allontanato dalla stanza dove si trovavano e lei e Amanda erano rimaste sole.per un po’ aveva continuato il suo giro di perlustrazione,poi improvvisamente si era sentita afferrare,si era voltata ma Amanda l’aveva spinta contro il muro,con una sbarra di ferro in mano.Ricordava bene che le aveva bloccato la gola tra la barra e il muro.”Ascoltami bene,carina.” Le aveva sibilato a qualche centimetro dalla faccia “Non mi importa se il tuo marito è morto e se ora tu giri facendo la vittima.Sei comunque un avvocato,avrai i soldi che ti escono da tutte le parti e una gran bella casa.Io non ho nulla di tutto ciò,chiaro? John è l’unica cosa,l’unica persona importante della mia vita.Sono io la sua allieva,e non ti illudere…rimarrò per sempre qui” aveva concluso lasciandola andare,da quel giorno c’erano state molte scene simili.Samantha la odia.Di Mark non sapeva che pensare fino a pochi giorni prima,era stato freddo e scostante con lei,si parlavano solo se necessario.Qualche giorno prima,però,durante una discussione con John si erano trovati dalla stessa parte.L’argomento era proprio quello della perdita e Sam aveva fato notare a John le cose che pensava e lui si era inferocito,anche se poi l’aveva sgridata freddamente come sempre.Samantha era uscita dalla stanza arrabbiata e aveva visto Mark entrare,John gli aveva detto qualcosa e,dopo un po’, il detective aveva detto “Ok.Però ha ragione lei: perdere una persona con cuo hai deciso di pasare la vita oppure una sorella non è la stessa cosa che perdere un bambino mai nato.”.Era uscito e le aveva rivolto una gelida occhiata fugace prima di andarsene.”Samantha!” John la chiama mentre è immersa nei suo pensieri,lei si riscuote “Vengo!”.Raggiunge John nella stanza adiacente “Che succede?” “Ho un compito da affidarti,prima però voglio mostrarti una cosa.”prende una foto da un tavolo e gliela mostra: sopra c’è un uomo dai capelli neri,piuttosto brutto,i denti storti.”Questo è l’uomo che ha ucciso il mio bambino”.Improvvisamente scattano i ricordi: quell’uoomo lei lo ha visto delirante che parlava prorprio di u bambino e la donna con lui era…Amanda! Ma certo! Ecco dove l’ha vista!.Cerca di mantenere un’espressione neutrale con John,ora che ha questa informazione vuole sfruttarla bene.”Ha ucciso mio figlio,eppure io gli ho dato una possibilità..” continua lui “Beh..mi sembra di aver fatto abbastanza per l’assassino di Garrett,no?” gli risponde lei.Pronunicare il nome del marito le da ancora qualche difficoltà,sente la gola secca ora.”Già..ma voglio assicurarmi che tu capisca che il dolore non deve spingere necessariamente alla vendetta” “Lo capisco” “Per ora sì.Ho un compito per te: devi costruire una trappola seguendo queste istruzioni,Mark ti porterà la persona che dovrai testare” “D’accordo” Samantha prende le istruzioni e va per mettersi al lavoro,intanto riflette su Amanda: dunque anche lei è responsabile della morte del piccolo Gideon.Bene.Terrà l’informazione per sé,almeno per il momento.

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