Non capiva che l'amavo

di sakurainlove96
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1: Incontro ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2: Nuove amicizie ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3: A casa di Amu ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4: Riflessioni ***
Capitolo 5: *** Spiegazioni ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5: Interrogatorio forzato e prime consapevolezze ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6: Giornata con gli amici (Prima Parte) ***
Capitolo 8: *** Chiedo venia! ***
Capitolo 9: *** Capitolo 6: Giornata con gli amici (parte 2) ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1: Incontro ***


Capitolo 1

Che palle!  Oggi è il primo giorno di scuola! L’estate è passata così in fretta che quasi non me ne accorgevo! In più ci si mette anche il fatto che abbiamo traslocato. Non mi dispiace di aver lasciato la vecchia scuola tanto avevo pochi amici… anzi no… ‘amici’ è una parola grossa! Per me erano solo conoscenti. Stavano con me solo per convenienza. Infatti la mia famiglia è benestante e tutti i miei compagni di classe ne approfittavano per fare un bagno in piscina, chiedere in prestito giochi per la Ps3, ecc. Pensavano che non avessi capito le loro intenzioni ma si sbagliavano di grosso! Avrei potuto anche ignorarli e mandarli tutti a quel paese ma dato che non mi faceva ne caldo ne freddo… Che stupido! Non mi sono presentato. Mi chiamo Ikuto Tsukiyomi, ho 18 anni e faccio l’ultimo anno di liceo. Abito Tokyo (avverto i lettori che, anche se la storia è ambientata in Giappone, le andature scolastiche, cioè vacanze ecc., sono italiani!) con mia madre, mio padre e mia sorella Utau. Questa mattina mi sono alzata alle 7.00 perché, come ho detto prima, oggi inizia il mio ultimo anno di scuola. Conoscerò gente nuova e nuovi professori. Non che io mi senta a disagio ma non sono mai stato bravo a interagire con la gente, soprattutto della mia età, e poi non mi è mai interessato fare amicizia. Ho sempre incontrato solo gente ipocrita che stava con me solo per il mio ceto sociale elevata. Certo, adesso non ci sono più le classi sociali, ma diciamo che la gente prende in considerazione le persone solo in base al loro aspetto esteriore, quindi dalla loro posizione in società o dal loro modo di vestire ecc.  Mi alzo dal letto sbadigliando e mi dirigo verso il bagno. Faccio una doccia veloce e torno in camera per mettermi la divisa scolastica. Questa è composta da pantaloni neri con i bordi blu, camicia bianca, cravatta blu e giacca con, anch’essa, i bordi blu. E le scarpe marroni. Certo che non hanno proprio gusto! Sarò anche un uomo e non avrò la passione per la moda ma almeno vesto bene! Scendo giù dalle scale della mia casa enorme e mi dirigo in cucina a fare colazione. Nonostante siamo ricchi, mia madre non ha mai voluto la servitù e ogni volta che le chiediamo il motivo lei dice “Chi fa da sé, fa per tre”. Non l’ho mai capito questo detto.
Mi siedo a tavola e inizio a mangiare le frittelle di mela che mia mamma prepara con le sue mani. Sono buonissime!
Mia sorella arriva pochi minuti dopo “Buongiorno mamma! Buongiorno Ikuto! Dov’è papà?”
“E’ uscito tesoro. E buongiorno anche a te!” Disse la mamma.
Io invece le rispondo con un semplice “’Giorno”. Sono sempre stato un tipo distaccato, che non ama le smancerie e robe simili forse è per questo che non ho mai avuto veri amici. Ma sapete quanto me ne importa.
Mi alzo da tavola dicendo: “Ho finito, io vado!”
“Ma tesoro, non è presto?”
“No, sono le 8 meno 20. Ci mettiamo circa 10 minuti per arrivare a scuola e il cancello chiude alle 8. Non ho intenzione di fare tardi il primo giorno di scuola. A dopo.”
E detto questo mi dirigo verso l’ingresso.
“Aspettami fratellino!”
Ecco la solita storia. Ogni volta che c’è scuola Utau perde tempo a prepararsi e quando esco di casa lei ha ancora metà colazione da finire.
La ignoro ed esco in strada. Dopo due minuti buoni sento qualcuno che corre verso di me.
“Ikuto! Come sei antipatico! Puoi anche aspettare due minuti in più no?”
“Se vuoi venire con me ti devi alzare prima!”
“Ok…”
Per il resto del tragitto camminiamo in un sereno silenzio fino ad arrivare davanti alla scuola.
Utau ha un anno in meno di me quindi andiamo nella stessa scuola ma non siamo in classe insieme.
“Allora ci vediamo dopo fratellino!” e si dirige correndo verso l’entrata.
E’ sempre stata una ragazza solare, vogliosa di fare amicizia con tutti. Il contrario di me.
Sospiro e inizio ad incamminarmi anch’io.
E in quel momento che la vedo.
Vedo una ragazza veramente molto bella che sta, da sola, davanti all’entrata della scuola. Forse aspetta i suoi amici. Ha la divisa messa in modo strano: Ha la camicia fuori la gonna che viene fermata da una cintura lucida nera. Al posto delle calze ha degli scaldamuscoli della stessa tinta della gonna (Rossa) e al braccio una fascia, sempre rossa, che risalta con il nero della giacca. Sembra una specie di miscuglio tra stile punk e gotico. Fantastico! I capelli hanno un particolare colore rosa, però sono molto luminosi. Dubito che siano tinti. Ha un aria molto seria e, tutti la guardano con timore. Lei alza gli occhi ambrati che incontrano i miei. Sento una specie di sensazione nello stomaco e il cuore inizia a battere forte! Ma che cosa mi succede!
Fatto sta, che appena la guardo negli occhi vedo in essi un’enorme tristezza, forse derivata dal fatto che sembrano avere tutti timore di lei. Di sicuro quella che si è creata è una maschera per nascondere il suo carattere timido e impacciato. Ogni secondo che passava mi piaceva sempre di più……………………
Cosa?! Ma che sto farneticando! Forse sono impazzito.
Eppure il mio cuore continuava a battere forte e le farfalle alo stomaco non se ne vanno.
Dopo pochi secondi lei distoglie lo sguardo dal mio.
Sono a pochi metri dall’ingresso quando sento una voce che sovrasta le altre e vedo un gruppo di ragazzi avvicinarsi alla ragazza chiamandola.
“Amu! Eccoci, siamo arrivati! Scusa per il ritardo!”
Amu, eh? Che nome insolito! Lo terrò a mente!
“Non fa niente! Come state? Avete trascorso bene le vacanze?” le sento dire.
Lo sapevo che è una ragazza timida e gentile! La gente è proprio stupida!
Appena passo vicino al gruppo lei si gira di nuovo incontrando un’altra volta i miei occhi.
La guardo intensamente ed entro a scuola.
Si! Credo proprio che mi piaccia, per la prima volta, una ragazza. Eppure non ho mai pensato a queste cose! Prevedo un anno molto interessante.
Ghigno tra me e me ed entro in classe.
 
 
Ciao! Sono Sakura (ma potete anche chiamarmi Anna XD) questa è la mia prima ff sull’anime Shugo Chara! Come avrete capito, la storia è completamente diversa dal cartone. Ma spero che vi piaccia lo stesso. Ci saranno sia scene romantiche, che scene… come dire… piccanti. Molto piccanti! Ma andando avanti a leggere ve ne renderete conto da sole. Adesso vi saluto e spero che sarete in tanti ad appassionarvi a questa storia! Al prossimo capitolo e recensite mi raccomando! XD
 
 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2: Nuove amicizie ***


Capitolo 2

Appena entrato in classe mi diressi verso la cattedra, dove c’era il professore.
“Buongiorno. Io sono un alunno nuovo. Mi chiamo Ikuto Tsukiyomi.” Dissi con voce distaccata.
“Aaah, buongiorno! Io sono il tuo nuovo professore di inglese. Mi chiamo Nikaido! Adesso stai un attimo qui, così, quando entrano tutti, ti presento alla classe!” disse in tono allegro.
Sto professore è proprio rimbambito! Però sembra essere apprezzato dalla faccia che fanno tutti appena lo vedono.
Senza dire niente mi posiziono vicino alla lavagna e aspetto.
Dopo qualche minuto sento una voce che attira subito la mia attenzione.  Mi volto verso la porta e vedo Amu che saluta i suoi amici ed entra in classe.
Quando incontra per l’ennesima volta il mio sguardo, la maschera che era scomparsa dal suo viso quando era con i suoi amici, ricomparve. Mi guardò con indifferenza e si diresse verso il fondo della classe.
Mi ritrovai a sperare che nessuno si sedesse vicino a lei. Volevo mettermici io lì. Molto probabilmente, nessuno si sarebbe messo vicino a lei perché avevano timore, ma una strana ansia mi attanagli il cuore. Avrei voluto fiondarmi all’istante vicino a lei.
Risi di me stesso. Quella ragazza stava sconvolgendo tutto il mio mondo. Ma, stranamente, questa cosa non mi infastidiva, anzi, mi faceva piacere.
Quando quei bellissimi occhi topazio avevano incontrato i miei, il mio cuore aveva ricominciato a battere forte. Quella ragazza mi intrigava più del necessario. Era una situazione nuova per me.
Il suo comportamento era, secondo me, la parte più divertente di lei. Con i suoi amici si lasciava andare e mostrava il suo vero carattere ma con le altre persone diventava fredda. Era ovvio che era una ragazza timida che aveva paura del giudizio degli altri. Era proprio questa timidezza che la costringeva, anche contro la sua volontà, a crearsi questa maschera di distacco. Di sicuro a lei farebbe piacere che le sue compagne di classe la prendessero in considerazione e non la guardassero con timore. Ma la maggior parte della gente non vede ad un palmo dal suo naso e non si accorge di quello che gli sta intorno.
Dopo un po’ arrivarono tutti gli alunni e il professore, con la sua voce da scemo, iniziò a parlare.
“Buongiorno ragazzi! Come avete passato le vacanze?”
“Buongiorno. Bene!” dissero tutti in coro. Amu aveva un’aria indifferente mentre rispondeva.
“Allora, quest’anno avrete un nuovo compagno di classe. Si chiama Ikuto Tsukiyomi. Spero che lo accoglierete calorosamente! Bene, Ikuto… ti puoi presentare.”
Che palle! Mi devo pure presentare?! Ma se l’ha appena fatto lui!
“Mi chiamo Ikuto Tsukiyomi, ho 18 anni e mi sono appena trasferito da Kyoto.” Dissi.
Il professore aspettava che dicessi altro come quelle patetiche frasi ‘spero che diventeremo amici’ o altre cagate del genere. Ma io non mi sarei mai abbassato a dire queste scemenze. Non ci tenevo all’apparenza.
Avevo gli occhi dei miei compagni addosso. I maschi mi guardavano con aria di sfida mentre le ragazze mi guardavano con occhi sognanti, causa degli sguardi dei ragazzi. Patetici! Solo lei mi guardava disinteressata, o almeno, era quello che voleva far credere. In realtà, il fatto che la fissassi l’ha messa a disagio.
“Bene… Ikuto… Puoi prendere posto vicino ad Amu Hinamori, in fondo all’aula.
Io, istintivamente, sorrisi e mi avvicinai senza dire una parola al banco.
Mi sedetti, tirai fuori la roba dalla cartella e mi girai verso di lei.
Dovevo considerare che, essendo timida, non avrebbe mai fatto il primo passo, quindi, iniziai io.
“Ciao Amu… come va?” lei si girò e mi sorrise, timida.
“Ciao… bene, tu?”
“Non c’è male… Dimmi, tu sei diversa da quel che dai a vedere, vero?”
“Cioè?” disse guardandomi incuriosita.
“Ho notato che, sia fuori che qui, sei molto distaccata con gli altri, ma, secondo me, tu sei una ragazza timida…”
“Cosa te lo fa pensare?” disse spavalda.
“Il modo in cui stai con i tuoi amici” risposi convinto.
“Vedo che mi hai osservato molto bene…”
“In effetti… sai, mi piacerebbe conoscerti meglio. Sei la prima persona che mi sta veramente simpatica in tutta la mia vita scolastica…” dissi sorridendole.
“Sul serio? Ma io non sono così interessante…”
“E invece lo sei! Devi sapere che io sono molto critico nel giudicare le persone ed è per questo che non ho mai avuto amici. Tu, invece, sei diversa dalle altre persone.” Dissi sempre più convinto.
Ha anche una poca considerazione di sé. Sorrisi per rassicurarla.
“O-ok…” balbettò. Lo prendo come un sì per conoscermi meglio.
Il mio sorriso si allargò e lei arrossì. Mamma mia, è bellissima!
Ma che dico?! Ok sono proprio impazzito!
“A-anche tu sembri un tipo distaccato. Solo che tu lo fai perché sei critico, come hai detto prima. Io, invece, no. Hai ragione, la mia è una specie di maschera. La gente mi prende per una ragazza forte e coraggiosa che non ha paura di niente e di nessuno. ma io sono diversa, solo che non riesco ad esprimerlo.”
“E come mai la gente ti crede così?”
“E che io odio le ingiustizie e, ogni volta che ne vedo una, ad esempio, due ragazzi più grandi danno fastidio ad uno più piccolo. Io difendo quest’ultimo. La cosa strana e che, poi, i più grandi scappano impauriti da me. E’ capitato un sacco di volte davanti a tutta la scuola e ora mi guardano tutti con timore e rispetto. Il fatto è che il lato determinato di me esce solo in quelle situazioni. Ma scusami… ti starò annoiando con tutte le mie chiacchiere. Non so nemmeno perché te lo sto dicen…” la interruppi posando la mia mano sulla sua bocca.
“Tranquilla, mi fa piacere che ti confidi, anche se ci siamo appena conosciuti. Comunque, ti capisco… mi stai veramente molto simpatica! Mi farebbe davvero piacere che diventassimo amici.”
“Va bene.”
 E riprendemmo a seguire la lezione.
Mi sentivo diverso. Non mi ero mai comportato così. Nemmeno con i miei genitori. Eppure, nonostante cercassi di essere più distaccato anche con lei, non ci riuscivo. Ogni volta che incontravo i suoi occhi, era come se io mio cuore si sciogliesse. Nelle varie pause io e lei avemmo modo di conoscerci meglio e nella pausa pranzo mi presentò ai suoi amici.
Non che mi interessasse fare amicizia con loro ma volevo passare più tempo possibile con lei e volevo sapere che tipo di persone frequentava.
Erano molto simpatici i suoi amici, il che mi sembrava molto strano. Feci amicizia con tutti, soprattutto con uno di loro: Kukai. Un ragazzo sportivo e solare. Ho capito subito che è molto affezionato ad Amu, ma non mi preoccupo più di tanto. Si vede che la considera come una sorella.
Naghiiko, invece, è un ragazzo più pacato e gentile, ma comunque molto simpatico.
Le ragazze del gruppo, Rima e Yaya,  non sono le solite oche giulive che ci provano con tutti. Sono molto gentili e solari. Yaya è anche un po’ infantile, ma fa parte del suo carattere.
Nel complesso sono dei ragazzi con cui farei molto volentieri amicizia.
L’unico che non mi va a genio è Tadase. Si vede lontano un miglio che gli piace Amu ma lei sembra considerarlo come un fratello. Comunque, quando avevo visto che Amu scherzava con lui mi sono fatto prendere dalla gelosia e ho rischiato di rispondere male ad Amu. Ho visto che anche Tadase, quando Amu si avvicinava a me, il che accadeva molto spesso provocandomi un certo compiacimento, si incupiva e mi guardava male. Devo ricordarmi di chiedere ad Amu che tipo di rapporto c’era tra loro.
Alla fine delle lezioni, salutai Amu e gli altri e mi avviai verso casa.
Utau mi raggiunse poco dopo.
“Ikuto, chi erano quei ragazzi con te? Altri approfittatori?”
“No, in classe ho fatto amicizia con la mia compagna di banco e…” mi interruppe.
“TU hai fatto AMICIZIA? Con una RAGAZZA? Chi sei? Che ne hai fatto di mio fratello?” disse lei sconvolta.
“La finisci! E una ragazza simpatica e per niente ipocrita! E’ la prima volta che incontro una persona così. Comunque, dicevo che questa ragazza mi ha fatto conoscere i suoi amici e devo dire che, nel complesso, sono simpatici” dissi con indifferenza. In realtà mi sentivo stranamente contento di avere degli amici, se così si possono chiamarli così. Omisi la mia gelosia nei confronti di Tadase. Non avrei mai ammesso di essere geloso di Amu, nemmeno davanti a mia madre!
“Secondo me, quella ragazza ti piace!” disse Utau maliziosa.
“Ma che vai a pensare!” dissi cercando di sviare la questione.
“Non mi mentire Ikuto! Ti conosco come le mie tasche!” disse.
“E va bene! Mi piace! Sei contenta?” tanto se non glielo avessi detto mi avrebbe stressato per tutto il resto dell’anno.
“Wow… Questo è un evento storico! Dobbiamo festeggiare!”
“Non scherzare Utau!” dissi. Mi sto alterando!
“Dai, scherzo! Comunque, poi, me la devi far conoscere. Voglio diventare sua amica. Da come me la descrivi deve essere simpatica!” disse. Utau si entusiasma sempre troppo!
“Va bene…”
Arrivammo davanti al cancello di casa quando…
“Ikuto?” disse una voce che mi era fin troppo familiare.
“Amu?! Che ci fai qui?” chiesi sbalordito.
“Io ci abito! Allora siete voi i nuovi vicini!”
O mio Dio! Amu è la mia vicina di casa! Che fortuna sfacciata. La vedrò tutti i giorni!......
Sono troppo entusiasmato per i miei gusti!
“Ciao! Io sono Utau! La sorella di Ikuto! Piacere di conoscerti! Ikuto mi stava proprio raccontando di te e dei tuoi amici! Ti ammiro sai, sei riuscita a fare amicizia con mio fratello! Sei un mito!” disse mia sorella.
“G-grazie…”Amu era visibilmente imbarazzata.
“Utau, stai esagerando!” mi stavo veramente arrabbiando.
“Ma Ikuto…”
“Tranquillo Ikuto… a me fa piacere! Bene. Adesso vado. Devo badare a mia sorella. Sentite, vi va di venire a casa mia? Così mi fate compagnia.” Disse Amu.
Mi sento contentissimo! Non mi ero mai sentito così. Io, il freddo Ikuto, sciolto come un gelato al sole da una ragazza. Che roba!!
“Sicura che non disturbiamo?” dissi io.
“Figurati…”
“Dai Ikuto, andiamo!” mi implorò Utau.
“Va bene… ci cambiamo e veniamo.”
“Ok, vi aspetto!” ed entrò in casa.
“Evviva! Grazie fratellone! E’ veramente simpatica! Mi piace… hai bei gusti!” disse maliziosa.
“Ok ma adesso andiamo a cambiarci…” dissi.
“Ikuto è imbarazzato…” cantilenò lei.
Ancora un po’, e mi sarei dimenticato che era una ragazza.
 
 
 
 
Ciao ragazze! Ecco il secondo capitolo! Spero che vi piaccia! Avete visto che cambiamento radicale nel comportamento di Ikuto? Chissà che succederà a casa di Amu! Al prossimo capitolo! E recensite, eh? Ciao!! XD
 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3: A casa di Amu ***


Capitolo 3

Quando entro in casa mi dirigo con calma verso la mia camera. Utau invece, appena entrata, corse subito in camera sua urlando: “Che cosa mi metto!!”
E’ sempre la solita! Non cambia mai!
Entro in camera mia, poso la cartella vicino alla scrivania, prendo un cambio di vestiti e vado in bagno per fare una doccia veloce.
Esco dopo 5 minuti e mi vesto. Ho indossato dei jeans neri, una maglia nera con scollo a V, e le converse nere.
Mentre aspetto che Utau finisca di cambiarsi, prendo il mio violino e inizio a suonare.
E’ una melodia malinconica, ma piena di significati. La dedicai ad Amu.
Non riesco a capacitarmi di come sia possibile che una ragazza mi sia entrata nel mio cuore in una sola giornata. In più c’è quella gelosia che mi attanaglia il cuore pensando a lei insieme a Tadase.
Quel ragazzo mi da sui nervi. E’ troppo perfetto, troppo tutto. E guarda Amu in un modo che mi da sui nervi. Il pensiero che abbia avuto tanto tempo per stare con lei, per conoscerla… e per cercare di conquistarla mi da sui nervi.
Quel pomeriggio, al Royal Garden, Amu lo evitava, come se fosse arrabbiata con lui, eppure quella mattina, davanti all’entrata, l’ha salutato sorridendogli. E questo sinceramente mi ha dato fastidio. Devo scoprire quello che lei prova per lui, perché ha cambiato comportamento nei suoi confronti e, soprattutto, sapere se c’è qualcosa tra loro. E se, per mia fortuna, non è così, devo cercare in tutti i modi di conquistarla. Non è assolutamente da me fare questi pensieri, ma averla accanto, ormai, è diventata una necessità. Non so spiegare esattamente questo bisogno ma stare con lei mi fa sentire libero, le preoccupazioni spariscono. Mi sento in pace!
Ad un tratto guardo l’ora. Ormai è un quarto d’ora che aspettavo che Utau scendesse.
Salii di sopra e bussai alla sua porta.
“Utau ma che diavolo stai facendo! Sbrigati!”
“Aspetta un attimo, sono quasi pronta! E che non so che mettermi.”
“Ti do due minuti! Poi me ne vado da solo!”
“Ma perché?”
“Perché è mezz’ora che sei rinchiusa qui dentro! Io in un quarto d’ora mi sono fatto la doccia e mi sono cambiato!”
“Ma le ragazze ci mettono più tempo! Cos’è Ikuto? Sei impaziente di rivederla?”
“Non sono affari che ti riguardano!” dissi avviandomi verso le scale.
“Io sto andando!”
Apro la porta d’ingresso e sento Utau corrermi dietro.
“Sei cattivo!”
“No. E’ che non voglio perdere tempo ad aspettarti.”
Arrivati davanti a casa sua, suono il campanello.
Quando la porta si aprì rimasi letteralmente pietrificato. Era bellissima! Sarò ripetitiva ma non mi ero MAI sentito così felice di vedere una persona.
Non sono bravo a descrivere quindi vi faccio vedere. Era vestita così:http://www.cosplayhouse.com/images/D/Shugo_Chara_Amu_Hinamori_wig_ver_02-5-03.jpg
“Ciao ragazzi! Accomodatevi!”
“Ciao Amu!” disse Utau abbracciandola.
Amu rimase un po’ interdetta ma poi ricambiò. Io invece mi scrollai e feci un cenno con la mano cercando di essere il più indifferente possibile e dicendo un semplice “Ciao…”
Amu a quel punto rise. “Che c’è?” chiesi.
“Era proprio così che mi immaginavo il tuo saluto!” disse tra le risate.
“Dai entra! Non rimanere li impalato!” e detto questo mi afferrò la mano e mi trascinò dentro.
A quel contatto il mio cuore ebbe un sussulto.
Ci portò in salotto e ci fece sedere sul divano.
In quel momento sentimmo una vocina.
“Sorellona…” chiamò.
“Ami sono in salotto. Vieni che ti presento i miei amici!”
“Ma io li conosco già i tuoi amici…” disse Ami entrando.
Era una bambina di più o meno 6 anni. Aveva i codini e vestiva in modo completamente diverso dalla sorella. Se Amu vestiva in stile punk-gotico, Ami vestiva in stile principesco. Sembrava una bambola di porcellana.
Appena ci vide si immobilizzò davanti alla porta fissandoci.
“Ami, loro sono i nostri nuovi vicini, Ikuto e Utau. Vengono nella mia stessa scuola e Ikuto è in classe con me.” Disse Amu.
“Ah! Ciao! Io sono la sorellina di Amu. Mi chiamo Ami!” e si avvicinò a noi.
“Ciao.” Dissi sorridendole.
“Ciao, io invece sono la sorellina di Ikuto. Mi chiamo Utau.”
“Grazie per essere venuti. Sapete, io ed Ami ci annoiamo molto da sole.”
“Figurati. Ci fa piacere.” Dissi.
“Già, e poi siete molto simpatiche. Ci fa piacere fare amicizia. Per Ikuto è la prima volta, sai Amu?”
“Utau!”
Lei rise.
“Si, lo so. Me l’ha detto sta mattina.”
“Sul serio?!”
“Ragazze, guardate che sono qui!” dissi arrabbiato.
Amu e Utau risero.
“Ok, vi va di fare merenda? Sta mattina avevo preparato dei biscotti e sono avanzati. Li possiamo mangiare con la cioccolata calda, se volete.”
“Evviva! Vieni Utau! Mentre la sorellona prepara, ti faccio fare il giro della casa!” disse Ami trascinando via Utau.
Vedo che hanno già fatto amicizia.
Io ed Amu rimanemmo soli.
“Vieni Ikuto. Ti piace la cioccolata, vero?”
“Si, non è male.” Non è vero… la adoro!
Amu iniziò a ridere. “Lo sapevo! Minimizzi sempre!” disse continuando a ridere.
Ok. Questa ragazza, o è una veggente oppure mi capisce al volo!
“Cosa te lo fa pensare?”
“Sto imparando a conoscerti Ikuto. E una delle cose più facili da comprendere di te è che non fai mai vedere quello che pensi veramente. Se lo fai, minimizzi.”
“Sei perspicace!”
“Già!”
Andammo in cucina e lei iniziò a preparare la cioccolata e mise in tavola un cestino pieno di biscotti.
Non lo davo a vedere ma mi facevano venire l’acquolina in bocca!
Distolsi l’attenzione dai biscotti e la fissai mentre era all’opera.
Lei se ne accorse, infatti chiese: “Perché mi fissi?”
“Niente. Osservavo i tuoi vestiti. Avete un modo di vestire particolare tu e tua sorella.”
“Già. Veramente è stata nostra madre. Lei ha sempre avuto gusti molto particolari. Quando sono nata io, aveva la fissa per lo stile punk-gotico e quindi mi ha sempre comprato questo tipo di vestiti. Non che a me non piaccia. Anzi, mi piace perché mi distingue dagli altri. Non si vedono tante ragazze vestite in questo modo. Invece, quando e nata mia sorella era fissata con lo stile da fiaba. Di conseguenza mia sorella veste così.”
E’ veramente un bel tipo sua madre. Sono curioso di conoscerla.
“Mi piace il tuo stile!”
“Anche tu vesti in modo particolare. Dark, giusto?”
“Si, hai indovinato.”
“Be’ non era molto difficile.” Disse.
“Amu, posso chiederti una cosa. Oggi ho notato che eri un po’ distaccata con Tadase. Sta mattina invece no. Perché?”
“Be’… devi sapere che io e Tadase stavamo insieme ma non ha funzionato. Quando ci siamo lasciati siamo rimasti amici. Sta mattina credevo che io fossi per lui, solo un’amica ma mi sono dovuta ricredere. Ti ricordi che nell’intervallo precedente al pranzo sono stata con te no?”
“Si.”
“Ecco. Dopo, durante le lezioni sono andata in bagno e l’ho incontrato in corridoio. Ha iniziato a chiedermi chi eri, perché ero con te… Insomma, mi ha fatto una scenata di gelosia. Io, mi sono resa conto che provava ancora qualcosa per me e mi sono arrabbiata. Io non devo dare conto a nessuno, tantomeno a lui!”
“Quindi è per colpa mia?” Dentro di me stavo esultando come un pazzo. Alla faccia di quel damerino!
“No, Ikuto! Non è colpa tua! E’ colpa sua! Mi dovrà chiedere scusa! In fondo non stavamo facendo niente! E anche se ci fosse qualcosa tra noi, a lui non deve interessare!” poi si rese conto di quello che aveva appena detto e arrossì.
Io feci un sorriso malizioso. Magari si evolvesse in quel modo il nostro rapporto!
“La finisci di sorridere così!?”
“E perché?”
“Perché mi vergogno! Non avrei dovuto dire quelle cose!”
“E perché? Magari succederà. Che ne sai?”
Lei arrossì ancora di più e si girò verso i fornelli.
 “Oh, e pronto. Ami! Scendi che è pronto!”
Eccola che svia il discorso! Mi stavo divertendo un casino.
 
Il pomeriggio passò più o meno in quel modo, tra divertimento e provocazioni.
Amu mi fece fare il giro della casa mentre Ami faceva vedere le sue cose ad Utau.
Mi resi conto che la mia stanza era di fronte a quella di Amu.
Che bello! Avrei potuto provocarla anche dalla finestra!
Quando io e Utau dovemmo tornare a casa Amu ci accompagnò alla porta.
“Grazie per la compagnia, ragazzi! Mi sono divertita molto!”
“Grazie a te, Amu. Sia per averci invitati che per la buonissima merenda! Era ottima!”
“Già. Devo dire che sei una discreta cuoca…”
“Solo discreta!? Stasera avevo intenzione di fare una torta al cioccolato per portarne un pezzo a te e ad Utau domani a scuola. Ma se la metti così domani la porto solo a lei…”
Ok, ha trovato il mio punto debole.
“E va bene. Sei un’ottima cuoca, ma questa è la prima e l’ultima volta che lo dico!”
“Meglio… Devi imparare a dirmi quello che pensi veramente Ikuto. Senza minimizzare!” e scoppiò a ridere trascinando con sé anche Utau.
Quella ragazza ne sa una più del diavolo!
Sbuffai.
“Allora a domani Amu! Facciamo la strada insieme domani mattina? Ti suoniamo noi! Ma ti avverto, Ikuto esce sempre alle otto meno venti. Se non sono puntuale ogni volta mi lascia indietro!”
“Tranquilla sarò puntuale! Allora a domani!”
“A domani” disse Utau abbracciandola e lasciandomi solo con Amu.
Non ero mai stato così grato con mia sorella in vita mia!
“Allora a domani Amu… E si puntuale!”
“Ti ricordo che ero a scuola prima di te sta mattina!”
“Ok…”
E sorprendendo sia me che lei, le do un bacio sulla guancia. Poi mi giro e mi dirigo a casa mia.
Con la coda dell’occhio vedo che era arrossita come un pomodoro maturo. Dopo qualche secondo si riscosse e rientrò in casa.
Chiusi la porta di casa ridendo fragorosamente.
 
Buongiorno ragazze! Come state? Io bene! Vi è piaciuto il capitolo? Ikuto incomincia ad essere sempre più intraprendente verso Amu vero? Ahahahaha! Adesso vado! E ditemi se c’è qualcosa che non va! Mi raccomando, recensite! Più recensioni fate, prima posterò di nuovo! Al prossimo capitolo! XD
 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4: Riflessioni ***


 Capitolo 4

La mattina dopo, proprio come aveva detto mia sorella, ero fuori di casa alle otto meno venti precise e stavo andando a suonare ad Amu.
Utau, come al solito, era in ritardo e l’avevo lasciata indietro.
Io ero tutto un brivido! Non vedevo l’ora di rivederla. Potrò sembrare monotono ma non so come spiegare i sentimenti che provo vedendola. Non mi era mai capitato prima. Nonostante avessi avuto le mie esperienze (Utau ovviamente non ne sa niente), le mie emozioni non erano mai state così complesse. Non mi ero mai sentito così legato a una persona. Se ce ne fosse stata la necessità avrei dato tutto, pure me stesso, per lei. Da quando l’avevo vista il giorno prima avevo provato un forte senso di protezione nei suoi confronti come se fosse la cosa più cara che avevo e, in effetti, è proprio come la consideravo: il mio tesoro più prezioso, la persona per qui valeva mandare tutto e tutti a quel paese pur di aiutarla e starle vicino.
Il pomeriggio precedente avevo avuto modo di conoscerla ancora di più e avevo appreso lati di sé che, conoscendola poco, non sarei mai riuscito a scoprirli. Amu è allegria pura. E’ vivace, simpatica e disponibile con tutti. Ha un senso dell’umorismo abbastanza spiccato ed è testarda. Molto testarda. E ha un gran senso della giustizia.
Allo stesso tempo, però, è dolce e timida. Soprattutto nelle situazioni che la mettevano in imbarazzo.
A me mi piace farla arrossire e facevo di tutto per stuzzicarla.
Poi ogni volta che metteva il broncio era meravigliosa!
Poi la faccia che aveva fatto ieri sera quando le ho dato un bacio – sulla guancia purtroppo – era impagabile.
Però – anche se mi costa ammetterlo – io non ero da meno. Non avevo fatto altro che pensare alla sua pelle lisca e morbida che veniva sfiorata delicatamente dalle mie labbra. Dalla sua pelle calda e delicata. E nella mia mente – irrimediabilmente malata – immaginavo le mie labbra sfiorare anche il resto del suo bellissimo e sinuoso corpo. Ok. Sono un pervertito! Ma questo l’ho sempre saputo.
Comunque, ero così assorto nei miei pensieri perversi che, a tavola, mentre la mia “carissima” sorellina se la rideva, mia madre mi chiese a cosa stessi pensando così intensamente da non notare il dolce al cioccolato che mia madre mi aveva messo davanti.
Cosa molto insolita dato che io adoravo la cioccolata, e quel dolce era il mio preferito.
Dato che non avevo assolutamente intensione di raccontare i fatti miei a quelle pettegole di mia madre e mia sorella, quest’ultima iniziò a raccontare dell’incontro con Amu e del fatto che quando ero con lei ero un’altra persona. Avevo gli occhi che mi brillavano e non avevo occhi che per lei. Cosa altrettanto vera, ma non l’avrei mai ammesso. Almeno, non davanti a loro.
A quel punto iniziò la solita solfa. Cioè una madre tutta elettrizzata all’idea che il proprio figlio aveva trovato la persona giusta.
Ma io mi chiedo… perché cavolo le donne fanno sempre troppi castelli in aria?!
Dico io, non siamo nemmeno fidanzati! Figuriamoci se – per mia estrema fortuna – ci mettessimo insieme! Me l’ammazzano!
Meglio non pensarci se no mi rovino la giornata.
Arrivo davanti a casa di Amu e suono.
Dopo pochi secondi viene ad aprirmi un uomo sulla quarantina. Doveva essere il padre di Amu.
“Buongiorno. Posso esserti utile ragazzo?”
“Si grazie. Cercavo sua figlia Amu. Sono Ikuto Tsukiyomi, un compagno di classe di sua figlia. E sono anche il vostro nuovo vicino.”
Suo padre rimase a guardarmi, o per meglio dire a SQUADRARMI, con un espressione tra lo sbalordito e il protettivo nel suo volto.
Ecco! Il classico padre possessivo che vorrebbe vedere la propria figlia in convento piuttosto che con un uomo.
Dopo qualche secondo si riscosse. Ma non fece in tempo a dire niente che Amu spunto dalle scale con la divisa addosso.
Mio Dio! Non avrei mai staccato gli occhi da lei.
“Ciao Ikuto!” disse allegra “hai visto che sono puntuale?”
Io le sorrisi. “Già. Devo ammettere che sei la prima che non lascio indietro.”
“Oh che onore!” disse con tono di voce fintamente solenne.
Ci fissiamo per qualche secondo e scoppiamo a ridere.
Ad un tratto lei mi si avvicina e mi diede un bacio sulla guancia. Io ridevo e non mi ero di nulla ma appena sento le sue dolci labbra sulla mia pelle il mio cuore va letteralmente in subbuglio. Batteva così forte che credevo che avrei avuto un infarto da bacio da un momento all’altro.
D’altro canto lei non era da meno infatti aveva le guance rosse anche se cercava di non darlo a vedere a causa sei suoi genitori.
A quel punto capii che si comportava da dura anche con loro.
Doveva essere stato duro per lei fare la parte della sorella maggiore e responsabile anche se aveva solo 11 anni.
Da quello che mi aveva raccontato, i suoi genitori lavorano dalla mattina alla sera per mantenere la famiglia e, in quel periodo, non avevano parenti a cui lasciare le bambine, soprattutto Ami. Quindi Amu aveva dovuto adattarsi e diventare una persona responsabile troppo presto per potersi prendere cura di sua sorella e di sé stessa.
Intanto suo padre era sempre più rigido e io, nonostante non lo dessi a vedere, temevo in una scenata da parte sua.
La moglie invece ci guardava intenerita e con lo sguardo sognante.
Prese il marito sottobraccio trascinandolo in cucina e congedandoci con un semplice ‘Buona giornata ragazzi’.
Io e Amu uscimmo in silenzio. Aveva lo sguardo basso e il viso arrossato. Si vedeva che era imbarazzata per quel innocente bacio sulla guancia.
Io la fissavo intensamente beandomi anche solo della sua presenza.
Quando arrivammo al cancelletto sentimmo un urlo disperato dalla cucina di casa Hinamori.
“La mia bambina si è fidanzataaaaaa!”
Io scoppiai a ridere di gusto e il viso di Amu divento, se è possibile, ancora più rosso.
Era rigida. Sapevo che avrebbe voluto sprofondare ma io ero contento perché avrei veramente voluto che fosse vero. Che io e lei fossimo fidanzati.
Le presi la mano e la avvicinai a me.
“Amu tranquilla! Non è successo nulla…”
“Come non è successo nulla? Mio padre mi ha appena fatta vergognare come nessuno aveva mai fatto. Insomma… a te… di s-sicuro… ti ha dato fastidio. Non siamo fidanzati…” continuava a farfugliare.
“Amu… Ti ho detto che devi stare tranquilla… Non mi ha dato fastidio. Anzi…”
“Davvero?”
“Si.”
E piano piano ci dirigemmo verso la scuola.
Non ci eravamo accorti che le nostre mani erano ancora intrecciate.
Infatti quando arrivammo a scuola avevamo gli occhi della maggior parte degli studenti addosso.
Quelli pieni di stupore degli amici di Amu che, pensandoci, anche miei.
E, soprattutto, quelli pieni di rabbia e invidia di quel damerino con i denti da latte di Tadase!
Dento mi stavo piegando in due dalle risate! La sua faccia era la cosa più divertente che avessi visto nella mia vita.
Si vedeva che avrebbe voluto alzarmi le mani anche se sapevo che non sarebbe riuscito nemmeno a sfiorarmi.
Dopo lo stupore iniziale, Kukai e Naghiiko mi fecero l’occhiolino e io gli sorrisi compiaciuto.
Il giorno prima infatti avevamo anche parlato di quell’argomento.
Naghii infatti si era accorto – con mio grande stupore dato che mai nessuno aveva capito cosa provassi veramente – degli sguardi che lanciavo ad Amu e aveva uscito l’argomento davanti a Kukai.
Mi giro verso Amu e vedo che si è accorta delle nostre mani intrecciate e dello sguardo stupito e invidioso della maggior parte degli studenti ma, con mio grande piacere, lasciò che la sua mano rimanesse intrecciata alla mia.
Quando arrivammo dal gruppo ci presero subito d’assalto.
“Ragazzi! Adesso ci dovete raccontare TUTTO!” disse Rima.
“Come mai vi tenete per mano? Vi siete messi insieme?” domandò saltellando Yaya.
Naghii e Kukai mi guardavano maliziosamente.
Io e Amu iniziammo a sudare freddo.
Non che mi vergognassi. Non è affatto da me. Ma il fatto di parlare di queste cose davanti ad Amu mi bloccava perché sapevo che Kukai e Naghii avrebbero voluto sapere la verità e come mi ero sentito – Manco fossimo delle vecchie comari – e avevo paura che Amu si allontanasse da me.
Se ci penso non era neanche da me parlare dei fatti miei con qualcuno, ma a me, anche se non lo davo a vedere, mi faceva piacere avere degli amici con cui poter parlare di ragazze e delle cose che di solito facciamo noi.
Amu stava per aprire bocca quando, all’improvviso, si manifestò alle nostre spalle la nostra “salvezza”… se così la si poteva definire dato che era peggio di tutti e quattro messi insieme.
“Ikuto, Amu!!! Siete cattivi! Perché non mi avete aspettato?”
“Perché sei sempre la solita ritardataria!” risposi acido. In fondo, anche se ci aveva salvato da una situazione imbarazzante, era pur sempre la mia sorella rompiscatole.
Lei alzò gli occhi al cielo e si rivolse ad Amu.
“Capisco Ikuto. Ma tu Amu… Non me lo sarei mai aspettato!”
Ed ecco che tirava il suo lato facciamosentireincolpailprossimoperraggiungereimieiscopi.
Sembrava sul serio delusa… per chi non la conosceva bene.
Che doppiogiochista…
In quel momento suonò la campanella e ci dirigemmo in classe.
 
 
 
Ciao ragazze! Come state? Scusatemi per l’enorme ritardo ma ero in vacanza. Spero che possiate perdonarmi. Passiamo alla storia. In questo capitolo esce allo scoperto un comportamento di Ikuto che nemmeno nell’anime viene messo in luce: il romanticismo. A parer mio però, questo comportamento ha sempre fatto parte di lui anche nell’anime. In questo capitolo l’ho voluto mettere in luce. In una recensione che ho ricevuto nel capitolo scorso mi è stato detto che l’intraprendenza di Ikuto forse era da inserire  un po’ più in là e io ho risposto. La mia risposta vale anche per il romanticismo. Se per caso avete bisogno di chiarimenti potete andare a leggere le mie motivazioni. In più la storia è mia quindi Ikuto ha dei comportamenti che mi rispecchiano. Forse a voi non piacerà ma se è coì potete benissimo dirmelo e io modificherò qualcosa. Ripeto, a e fa molto piacere che mi diciate quello che pensate e sarò felice di rispondere a tutte le vostre critiche. Detto questo, passiamo alle buone notizie: il prossimo capitolo è già pronto e domani, quando accenderò il computer lo posterò subito ma volevo precisare che sarà un po’ speciale: perché sarà dal punto di vista di Amu. Voglio far capire anche le emozioni e le perplessità di lei prima di continuare… al prossimo capitolo allora! Baci! :)

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Capitolo 5
*** Spiegazioni ***


Ciao ragazze! Rieccomi di nuovo. So che voi vi aspettate il prossimo capitolo ma prima di postarlo, vorrei che leggeste la mia one-shot dedicata proprio a questa storia. Praticamente è il complesso di tutti e quattro i capitoli che ho scritto solo che sono dal punto di vista di Amu. Ci saranno molti avvenimenti che molto probabilmente avete già letto nei vari capitoli, ma ci saranno anche delle situazioni che dal punto di vista di Ikuto non è possibile leggerli. Ad esempio la litigata tra Amu e Tadase. Quindi spero che lo leggiate per farvi un’idea più chiara di quello che avevo in mente. Vi mando un bacio e al prossimo capitolo! XD  
   

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Capitolo 6
*** Capitolo 5: Interrogatorio forzato e prime consapevolezze ***


Capitolo 5

Ikuto

Ero al Royal Garden, durante la pausa pranzo.
Io ed Amu, dopo le lezioni mattutine, ci siamo diretti – titubanti – verso la bellissima serra della scuola, dove ci aspettavano i nostri amici.
Ci aspettavamo un vero e proprio interrogatorio, e solo perché, quella mattina, eravamo arrivati mano nella mano.
Non che mi dispiacesse, s’intende.
Quando arrivammo, Rima e Yaya si avvicinarono a passo di carica, presero Amu per le braccia e la trascinarono fuori con la forza.
Le seguii con lo sguardo.
Non la invidio in questo momento!                                  
Cercai comunque di fare l’indifferente.
In fondo, non era da me temere qualcosa. E poi non mi vergognavo di dire che Amu mi piaceva, anche se forse provavo qualcosa di più.
Mentre mi avvicinavo, Kukai e Nagii mi fissavano con insistenza, tanto che, dopo un po’, mi infastidii.
“Ma che avete da guardare?!” dissi spazientito.
Ma loro non davano segni di parlare. Volevano che parlassi io ma, se credevano che avrei ceduto così facilmente, si sbagliavano di grosso!
Presi il pranzo che mia madre mi aveva gentilmente preparato e iniziai a mangiare, ignorando tutto e tutti.
“Oh, e basta!! Ti decidi a parlare?!” scoppiò ad un tratto Kukai.
“E di che cosa dovrei parlare?!” chiesi senza alzare gli occhi dal piatto.
“Come di che cosa?! Dicci perché tu ed Amu siete arrivati mano nella mano sta mattina.” Chiese Nagii.
“E perché dovrei dirtelo?” chiesi.
“Perché siamo i tuoi amici. E perché consideriamo Amu come una sorella. Le vogliamo bene e vogliamo sapere quello che provi per lei. Ti sembra una spiegazione esauriente??”
Ero contento che Amu avesse amici che le volessero così bene e mi faceva piacere che mi considerassero già loro amico nonostante mi conoscano solo dal giorno prima.
E io sentivo che la loro era un’amicizia disinteressata.
“Si.”
“Allora?” chiese Nagii.
“Amu mi piace. Anzi, credo proprio di provare qualcosa di più dell’attrazione per lei. E’ un sentimento che non avevo mai provato prima e farò di tutto per conquistarla. Sta mattina ci tenevamo per mano perché… perché… il perché non è un affare vostro. Comunque in quel momento mi è sembrata la cosa più naturale del mondo…” dissi. Poi ripresi il mio solito atteggiamento: “Vi sembra una risposta esauriente??” dissi con ironia.
“Si. Ti chiediamo solo di non farla soffrire perché se no ti facciamo nero! E non importa che tu sia nostro amico!” disse Kukai cercando di fare il duro ma si vedeva benissimo che era intenerito…
E io ghignai.
 “Cos’è Kukai, ti sei intenerito?” Che stronzo che sono!
Nagii scoppiò a ridere. Rideva così tanto che si accasciò sul pavimento con le mani all’altezza dello stomaco.
“Ma che cazzo dici?! E io che ti volevo aiutare… Ingrato!”
Scoppiai a ridere pure io mentre Nagii se la rideva ancora di più.
Poi, appena smisi, mi avvicinai a Kukai.
“Grazie” dissi assestandogli una pacca sulla spalla “Sei un vero amico” e abbassai lo sguardo.
Non che mi interessasse non aver mai avuto amici ma – anche se non l’avrei mai ammesso – era bello avere qualcuno con cui parlare e scherzare.
“Non hai avuto tanti amici, vero?”
A questa domanda sussultai. Nagii mi stava squadrando.
“In effetti non ho mai avuto veri amici. Non che mi interessasse molto. Quelli erano solo degli approfittatori” dissi indifferente.
“Per quale motivo non li hai allontanati?” chiese Nagii.
“Perché non me ne fregava un tubo!”
“E perché ti usavano?”
“Lo capirete se accetterete di venire a casa mia oggi pomeriggio. Ci sono anche Amu e sua sorella. Avevo intenzione di invitare anche Rima e i sono anche Amu e sua sorella. Avevo intenzione di invitare anche Rima e Yaya.”
“Per me va bene! Sono curioso di vedere la tua casa!” disse Kukai.
“Anche per me va bene ma, secondo me, Kukai è più ansioso di vedere tua sorella e non la tua casa!” disse ridendo Nagii.
Io aggrottai le sopracciglia.
Mi chiedo quando l’abbia vista… Ah! Forse quando siamo usciti da scuola ieri!
Non mi dava fastidio, anzi…
“Ma che dici?! Adesso non mi ritroverò più la testa!” gli urlò Kukai contro.
Con un ghigno mi avvicinai al moro.
“Chi è interessato a mia sorella??”
“Nagii! Se sopravvivo ti ammazzo!” urlò nel panico.
“tranquillo Kukai. Non sentirai nulla…”
“Aiuto…” disse strizzando gli occhi.
Ormai ero a due centimetri da lui quando…
“Dato che non me l’hai detto prima non ti farò fare il bagno nella mia piscina al chiuso!” dissi come se nulla fosse.
“Piscina al chiuso?” domandò una voce che ormai avrei riconosciuto tra mille.
Mentre ancora osservavo Kukai – che, per la cronaca, mi stava guardando con gli occhi spalancati – risposi:
“Si… lo sai che la mia casa è enorme. Dentro c’è anche la piscina. Per non parlare dell’esterno: c’è un’altra piscina – che adesso è vuota e coperta –, un giardino enorme comprendente il campetto da calcio e da tennis. Il tutto circondato da un’alta siepe.”
“Già, e vero… avrei dovuto immaginarlo. Infatti la mia casa sfigura accanto alla sua.” Disse Amu mentre mi affiancava.
Mi girai verso di lei strabuzzando gli occhi.
“Ma non è vero. E’ bellissima casa tua! Non sai quanto ho desiderato una casa così… Avere una famiglia, semplice.” Dissi rattristandomi.
Amu mi si parò davanti e mise la mano sulla mia guancia.
Mi vennero i brividi a contatto con la sua pelle liscia e morbida come la seta… come se, al solo contatto, la sua pelle rilasciasse scariche elettriche.
Mi guardò intensamente negli occhi disegnando ghirigori immaginari sulla mia guancia provocandomi brividi mai provati.
“Non devi aver avuto una vita facile se parli così…”
“In effetti senza di te era dura” dissi cercando di dissimulare le emozioni provate dal nostro piccolo e innocuo contatto.
Anche se devo ammettere che mi fa pensare a cose tutt’altro che innocue”
Le sue guance si colorarono immediatamente di un rosso acceso e i suoi occhi, che poco prima erano fissi sui miei e mi guardavano intensamente, adesso erano diventati sfuggenti.
Staccò subito la mano dalla mia guancia lasciandomi con un senso di vuoto che mi attanagliava il petto fino a far male.
In quel momento capii fino a che punto mi era entrata nel cuore questa ragazza.
Aveva oltrepassato le barriere che avevo eretto intorno a me senza difficoltà, entrandomi dentro e colpendomi il cuore irrimediabilmente.
Mi ero innamorato di Amu…
L’atmosfera si era fatta pesante, quindi cambiai discorso…
“Rima, Yaya… vi va di venire a casa mia oggi? Ci saranno anche Amu e sua sorella. E poco fa ho invitato anche Nagii e Kukai.”
“Evviva! Bagno in piscina!” urlò Yaya “Mi porto il costume??” chiese.
“Si. Portatelo tutti…”
Ad un tratto ebbi la consapevolezza di una questione che non avevo considerato…
Avrei visto Amu in costume!!
Oddio… come farò a reprimere i miei istinti più animaleschi?!
Va be’… cambiamo direzione di pensiero se no potrebbe risvegliarsi qualcuno dai bassi fondi… se non lo ha già fatto!
Se la coppia dell’Ave Maria se ne accorge mi prenderanno per il culo a vita!
“Anche per me va bene… Ma ci sarà il thè delle cinque, vero?” disse Rima con la sua solita aria svogliata.
Ecco. Passiamo da un opposto all’altro! Dalla bambina all’altezzosa…
“Certo”
“Se vuoi Ikuto posso portare la torta al cioccolato che ho fatto ieri sera. Ah! A proposito…”
Amu si avvicinò alla sua cartella e tirò fuori un contenitore che conteneva qualcosa di scuro…
Mi si avvicinò e mi porse il contenitore. Poi disse:
“Te l’avevo promesso…” disse arrossendo.
Aprii il contenitore e subito mi investì un buonissimo aroma di cacao.
La torta a cioccolato! Se n’è ricordata…
Sorrisi. Nessuno – che non fosse mia madre – aveva mai cucinato per me…
“Grazie…”
“Cos’è?” chiese Kukai – che si era appena ripreso dallo shock causatogli dalle parole “campo di calcio” – avvicinandosi.
Non mi diede il tempo di rispondere che urlò:
“E a me?! Non mi hai mai portato niente fatto dalle tue belle manine…” piagnucolò.
“L’assaggerete oggi pomeriggio. A Ikuto l’avevo promesso!” disse Amu.
“Ah………………… Ma la volevo adesso!” disse.
Io, che intanto mi ero estraniato dal mondo, avevo l’acquolina in bocca.
Mi stavo già pregustando il soave sapore del cioccolato sul palato.
Mi sedetti al tavolo, presi la torta e mentre stavo per addentarla il moro rompiscatole si girò verso di me.
“Ikuto…” lo interruppi prima ancora che potesse fare la domanda.
“Scordatelo! La torta è mia e non te ne farò assaggiare nemmeno una briciola! Nemmeno morto!” dissi senza nemmeno guardarlo.
“Ingordo! Tra amici le cose si condividono!”
Io lo ignorai bellamente addentando quella soffice tentazione.
Intanto Amu se la rideva guardando la mia rara espressione di beatitudine dovuta alla mia droga: il cioccolato!
“Dovete sapere che Ikuto diventa un tirchione quando si tratta di dolci al cioccolato, quindi è meglio per voi non chiedergli mai niente se non volete rimanere delusi” disse Amu. “ne tanto meno fregargliele da sotto il naso… se non avete intenzione di morire” disse fulminando Kukai e Yaya che si stavano avvicinando furtivamente a me per fregarmi la torta.
Come se non me ne fossi già accorto!
Alzai lo sguardo verso i due incriminati.
“Ringraziate che Amu vi abbia avvertito. Avreste fatto una brutta e lenta fine…” e ritornai a mangiare.
“Ma non è giusto però…” si lagnò Yaya.
“Su, su… l’assaggerete tra poche ore…” cercò di convincerli Amu.
Continuarono così per diversi minuti fino a quando Rima fece una domanda che mi fece andare di traverso l’ultimo boccone di quella squisita torta.
“Ma… dov’è Tadase??”
Amu e Kukai si fermarono di botto, mentre Nagii scattò verso di me e mi assestò delle forti pacche sulla schiena per evitare che mi soffocassi.
Fu Yaya a rispondere.
“Oggi non è venuto a scuola. Dice che non si sente bene. mi ha chiamato stamattina.”
“Ah” disse Rima indifferente.
“Sinceramente, a me, non me ne frega un fico secco di dove sia!” dissi alterato.
“Idem” disse Amu “Dopo quello che mi ha detto ieri può andare a farsi f*****e!”
Tutti rimanemmo in silenzio fino al suono della campanella che avvisava la fine della pausa pranzo.
Presi Amu per mano – contento di poterlo fare – e la trascinai verso l’uscita della serra.
Prima di uscire mi girai verso gli altri.
“Ci vediamo a casa mia alle 16 e 30, va bene?”
“Si!” risposero tutti.
Mi girai e, con Amu – che tenevo ancora felicemente per mano – mi avviai verso la nostra classe per le ultime due ore di lezione.
 
 
 
Ciao ragazze! Ecco un nuovo capitolo! E scusate per l’enorme ritardo! Mia madre mi aveva tolto il pc… Spero che vi piaccia e che recensiate in tanti… Adesso vado. Vi mando tanti baci! Ciao XD by sakurainlove96
 

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Capitolo 7
*** Capitolo 6: Giornata con gli amici (Prima Parte) ***


Capitolo 6

Tadase

Stavo rodendo dalla gelosia. Non potevo credere che un damerino spuntato così all’improvviso mi avesse rubato la persone che amo di più al mondo.
Per colpa sua ho litigato con Amu, e lei sembra non voler rivolgermi più la parola.
Certo, non avrei dovuto dirle tutte quelle cose ma ero accecato dalla gelosia.
Si vedeva lontano un miglio che ad Amu piaceva quell’Ikuto. E questo mi faceva infuriare, tanto che ho trattato male pure la mia ragione di vita.
Quella mattina non sono andato a scuola. In parte perché avevo un terribile mal di testa e in parte perché sapevo che se li vedevo ancora insieme, avrei sicuramente rovinato irrimediabilmente il mio rapporto, già precario, con Amu.
Quindi, quel bruttissimo giorno di settembre, rimase a casa, a rimuginare sui fatti successi il giorno prima. Verso le cinque e mezza uscì di casa, dopo tanti tentennamenti, deciso a chiarirsi con Amu.
Non la voleva perdere!
Era quasi davanti al cancello della casa di Amu, quando sentì delle risate inconfondibili provenienti dal giardino di un villone enorme proprio affianco alla casa in cui era diretto.
Si avvicinò per capire se si fosse sbagliato, ma la risata di prima si risentì, con l’aggiunta di altre quattro risate che, ormai, conosceva bene.
I suoi amici. Compresa Amu.
Ma che ci fanno in questo villone?Si chiese Tadase confuso.
La risposta arrivò subito dopo.
Sentì la voce del suo rivale che parlava delle disavventure di una certa Utau.
Quindi, oltre ad avermi rubato la ragazza, mi ha rubato pure gli amici?! E come se non bastasse è anche suo vicino di casa!
La rabbia che aveva cercato di assopire durante la giornata, si scatenò in tutta la sua forza e, nero di rabbia, se ne andò, promettendo di vendicarsi di tutti quelli che l’avevano tradito. Ma soprattutto, allo str***o che gli aveva rovinato la vita.

 
???

Intanto, qualcuno che aveva assistito alla scena da sopra un albero in ombra, sghignazzava maligno.
“Bene, bene… Molto interessante… Quel ragazzo mi può essere veramente utile” disse lo sconosciuto ridendo.
E come era venuto, scomparve nell’oscurità che stava cominciando ad avvolgere qualunque cosa.
 

Ikuto

Alla fine delle lezioni, io ed Amu ci dirigemmo verso l’uscita della scuola, per aspettare che Utau uscisse e tornare a casa insieme.
“Senti Ikuto…”cominciò Amu.
“Si?”
“Ma Utau lo sa che oggi veniamo a casa vostra?” chiese Amu innocente.
E io che mi aspettavo chissà che!
“No, le voglio fare una sorpresa… A lei piace molto avere gente in casa.” Dissi con fare indifferente.
Amu sorrise nel vedere la mia espressione.
“Che c’è?” chiesi.
“Niente. E’ che sei tenero quando cerchi di fare l’indifferente” disse sorridendomi dolcemente.
Per la prima volta in vita mia una ragazza mi ha fatto arrossire. Lievemente, ma l’ha fatto!
Devo essere messo proprio male…
Comunque sia, sorrisi. Era pur sempre un complimento, quello che mi aveva fatto.
Restammo in un piacevole silenzio per un paio di minuti, e poi vedemmo uscire dalla scuola mia sorella.
Aveva un sorriso smagliante.
Sembrava sprizzare felicita da tutti i pori. I suoi bellissimi occhi sembravano delle ametiste scintillanti.
All’inizio non capivo che cosa potesse renderla così euforica, ma poi sentii Amu ridacchiare e guardai il ragazzo accatto a mia sorella.
Kukai.
Ecco perché è così contenta! Ma la capisco… mi sento allo stesso modo quando sto accanto alla mia Amu…
Aspetta… MIA? E da quando in qua è mia? Be’ lo sarà in futuro!
Pensai sicuro di me. L’avrei conquistata ad ogni costo.
Già avevo fatto passi da gigante. Sentivo che ci stavamo avvicinando sempre di più.
Intanto, mentre rimuginavo, sempre mantenendo la mia maschera di indifferenza, Utau aveva iniziato a correre con le braccia spalancate verso di noi.
Sapevo che cosa stava per fare e mi preoccupai.
Con prontezza di riflessi, proprio nel momento in cui Utau si era letteralmente buttata addosso a noi, misi una mano intorno alla vita di Amu, per evitare che cadesse.
Era successo un’infinità di volte a nostra madre…
Ancora mi chiedo come fa a non avere il sedere tutto rotto!
Io mi sbilanciai, ma riuscii a non far perdere l’equilibrio ad entrambi.
Appena ci riprendemmo dall’abbraccio stritolante di Utau dissi:
“Ma te lo vuoi togliere il vizio di saltare addosso alla gente. Potresti fare male!”
“Scusatemi, è che sono contentissima! Non mi avevi detto che avevi intenzione di invitare i tuoi nuovi amici…”
“Infatti stamattina avevo in mente di invitare solo Amu, ma poi mi è venuta l’idea di invitarli tutti. In fondo abbiamo una casa enorme. E poi, questo spione di Kukai – che so per certo che è stato lui a dirtelo – non stava più nella pelle nel vedere casa nostra.” Dissi lanciando un’occhiataccia alla persona che, ormai, consideravo come il mio migliore amico con Nagii.
“Che ne sapevo io, che volevi fare una sorpresa a tua sorella?!” replicò Kukai.
A quel punto intervenne Amu.
“Il punto è che sei così chiacchierone, che scommetterei tutto l’oro del mondo che hai detto a mezza scuola che andrai a casa di Ikuto!” disse sghignazzando.
“Ehm… non è vero!” disse rosso in viso.
“Si che è vero! Ed io sono testimone!” disse Nagii, che era appena arrivato.
“E te pareva…” dissi. “ Va bè… noi andiamo a preparare… avvisate le ragazze che ci vediamo dopo…” detto questo, mi girai, diretto a casa.
Amu e Utau mi seguirono a ruota.
Mentre camminavamo la mano di Amu sfiorò involontariamente la mia ed io fui pervaso da una fortissima scarica elettrica, che mi spinse ad afferrarle la mano.
Adoravo la sua pelle morbida e delicata a contatto con la mia.
Ormai era diventata una droga.
La guardai.
Il suo bellissimo viso era leggermente colorato di rosso.
Era lo spettacolo più bello a cui avessi assistito. E lei era splendida… una dea!
Almeno, per come la vedevo io.
“Fratellone, come mai hai preso ad Amu la mano? Non è che ti piace?” disse Utau ghignando.
Brutto mostriciattolo! Appena torniamo a casa facciamo i conti!
Pensai perfido.
“Non sono affari tuoi!” risposi scontroso e non intenzionato a mollare nemmeno per un attimo la sua mano.
Amu era ancora più rossa e teneva gli occhi puntati sulla punta delle sue scarpe.
Dopo l’intervento inopportuno di Utau, facemmo l’ultimo pezzo di strada che ci rimaneva, in un piacevole silenzio.
Utau camminava spedita e sprizzante di felicità verso casa, tanto che le persone che ci incrociavano la guardavano straniti.
Ma a lei non sembrava importare granché.
E nemmeno a me che, di solito non sopportavo questo suo modo di esprimere la sua contentezza.
Ma quel giorno avevo ben altro a cui pensare.
In effetti la gente che ci vede potrebbe pensare che io ed Amu siamo fidanzati, dato che ci teniamo per mano… ma chi se ne frega!
Sono il ragazzo più felice della terra!
Quel che non sapevo è che la mia felicità non sarebbe durata a lungo.
Non sapevo che qualcosa di oscuro e malvagio avrebbe segnato per sempre la mia vita e quella delle persone che mi stavano accanto.
 
Arrivati davanti a casa mia – mio malgrado – ci separammo.
“Ok… Ragazzi, io vado a prendere le torte e…” ma la interruppi.
“LE torte??” chiesi stupito.
“Si… Ieri sera non avevo niente da fare e allora ho fatto 5 torte. Tre al cioccolato e due alla mimosa… Perché?”
“E tu fai le torte… perché non hai niente da fare?!” esclamò Utau che era ancor più sbalordita di me.
“Si… Mi rilassa…” disse innocente la ragazza.
“Ok… allora, dato che sono cinque torte, due mani in più ti servono. Passo tra dieci minuti, va bene?”
“Ti aspetto…” ed entrò in casa.
“Fratellone…” canzonò Utau “Non hai niente da dire?” chiese mentre aprivo la porta di casa.
“Niente di cui tu ti debba interessare” risposi freddo. E ignorando le sue lamentele, mi rintanai in camera mia, mettermi in costume.
Avevo deciso che avremmo passato il pomeriggio all’aperto. Nonostante fossimo a settembre, infatti, faceva molto caldo.
Aprii l’armadio, presi il mio costume – ovviamente nero – della Puma e, dopo essermi tolto la divisa, me lo infilai.
Sopra misi una maglietta a maniche corte blu scura, e dopo aver controllato che i capelli fossero a posto – Sì! Sono molto vanitoso! – scesi di sotto, diretto verso l’ingresso.
Uscii dalla porta, attraversai il piccolo vialetto di pietra che portava al cancello e mi diressi a casa di Amu.
Suonai al campanello e, dopo un paio di secondi, sentii avvicinarsi dei passetti leggeri e veloci.
La porta si aprì dopo pochi istanti rivelando un’Ami sorridente.
A volte penso che sia la copia in miniatura di Utau…
“Ciao Ikuto!” Salutò con voce squillante. “Amu si sta ancora cambiando. Ha dovuto aiutarmi a mettermi il costumino… io non sono ancora capace…” disse arrossendo.
“Amu ha detto che se fossi arrivato prima che lei scende, di prendere le torte e portarle a casa tua. Lei ci raggiunge dopo.” Disse la piccolina sbagliando le regole di grammatica. Era così tenera.
I bambini erano lo specchio della spensieratezza.
Mi abbassai per riuscire a guardarla negli occhi.
“Ok Ami. Mi aiuti tu a portare le torte?” Dissi gentilmente.
“Certo!” ripose la piccola.
“Bene… A proposito, sei veramente carina con questo completino, sai?”
La piccola, al mio complimento, si guardò i piccoli piedini che indossavano degl’infradito rosa confetto.
“Grazie...” poi alzò gli occhi. “Vieni, ti faccio vedere dove sono le torte.”
E mi guidò in casa, verso la sala da pranzo.
“La mia sorellona sa fare delle torte buonissimissime!”
“Hai proprio ragione. Oggi me ne ha portato una fetta a scuola.” Dissi ripensando a quel Ben di Dio.
“Aaaaah! Ecco perché ne manca un pezzo.” Disse prendendo tra le braccine, una delle torte alla mimosa che era riposta sul tavolino del salotto insieme alle altre.
Uscimmo dalla porta di casa, lasciandola socchiusa per dopo, e ci avviammo verso il cancello di casa.
Poi Ami parlò.
“Ikuto… Ti piace mia sorella, vero?”
Per poco non mi caddero le torte che avevo in mano.
“Ehm…”
“Tranquillo, non ti devi vergognare. Anche tu piaci ad Amu!” disse la bambina tutta sorridente.
Io non sapevo che dire.
Che mocciosetta scaltra! E’ la prima persona che mi lascia senza parole…
Entrati dal cancello, la bambina spalancò la boccuccia a cuore.
“Wow… Ma questo è un castello! Tu e Utau siete dei principi?”
Chiese Ami con gli occhi che le brillavano.
“Più o meno…” dissi sorridendo.
Proprio in quel momento Utau uscì dalla porta.
Aveva un prendisole bianco che le arrivava al ginocchio e sotto si intravedeva in costume a due pezzi bianco, a pois neri.
Ami, appena la vide, le si avvicinò sorridendo.
“Ciao Utau!”
“Ciao Ami! Oh, ma che bel completino! Sembri una principessina!” si complimentò mia sorella.
“Grazie! Anche Ikuto mi ha fatto i complimenti!” disse euforica.
“Ah, si?” chiese Utau guardandomi di sottecchi.
“Senti Utau, vado da Amu, rimangono ancora due torte da prendere” e le porsi le due torte che avevo in mano.
Poi mi girai e tornai a casa di Amu.
Appena entrai dalla porta, rimasi di stucco.
Amu stava scendendo dalle scale.
Aveva addosso dei mini-pantaloncini di jeans neri e un top a fascia rosso.
Ai piedi portava, come la sorellina, un paio di infradito, solo che erano rossi con dei piccoli teschi neri.
I capelli erano legati in una coda alta, che risaltava il suo collo delicato.
Lo so, sono ripetitivo ma… E’ FA-VO-LO-SA!
Dopo un attimo di esitazione mi spuntò sul viso un sorriso malizioso.
“Wow! Mai visto niente di più bello!” Amu, sentendo la mia frase, arrossì di botto.
Sorrisi compiaciuto.
Mi divertivo un mondo a vederla imbarazzata! Era tenera!
“Ma che ti ridi?! Ti diverti a vedermi arrossire?”
“Devo ammettere che è divertente…” ma mi interruppe.
“Vedi?! Sei un maleducato!” disse facendo il muso.
Io scoppiai a ridere.
Era troppo divertente!
Ma prima che potesse dire altro mi ripresi.
“Ma ho sempre detto la verità…” dissi avvicinandomi a lei e fissandola negli occhi.
Lei mi sorrise timidamente e mi si avvicino.
Il suo viso si avvicinava al mio e io stavo per aver un attacco di cuore.
Ma, contrariamente a quel che pensavo, deviò l traiettoria verso il mio orecchio.
“Grazie…” mi sussurrò e, dopo un secondo, sentii le sue dolci labbra poggiarsi sulla mia guancia, che lasciarono un’impronta bollente e piacevole.
Il contatto durò pochi attimi e poi Amu sfrecciò in salotto per prendere le torte.
“Ti muovi Ikuto! Guarda che ti lascio qui!” urlò ridendo.
Io mi ripresi da quel bellissimo e sconvolgente contatto, e la seguì fuori con un sorriso splendente stampato sulla faccia.
 
 
Buonasera ragazze! Come state? Scusatemi tanto se posto solo ora ma non ho avuto tempo. La scuola mi assorbe quasi completamente!
Vi è piaciuto il capitolo? Spero di sì! E vi assicuro che ne vedremo ancora delle belle.
Sono capitati dei fatti misteriosi… Che cosa succederà?
Lo scoprirete nei prossimi capitoli!
Baci e recensite! XD
P.s.: Ho deciso che posterò solo il lunedì ma, siccome ho altre due storie da seguire (su Harry Potter e One Direction) non posso scrivere ogni settimana questa storia… Mi dispiace perché so quanto ci tenete a leggere il continuo. Spero che mi perdoniate…

 

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Capitolo 8
*** Chiedo venia! ***


Ciao ragazze… Scusatemi tanto per la mia assenza forzata… Purtroppo mi sono trasferita e per mesi non sono riuscita ad ottenere la connessione… Vi chiedo di perdonarmi e vi assicuro che posterò regolarmente i capitoli delle mie tre storie… Spero che capiate e che perdoniate le mie mancanze e, soprattutto continuiate a seguire le mie storie… Grazie e bacioni
Sakurainlove96

 

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Capitolo 9
*** Capitolo 6: Giornata con gli amici (parte 2) ***


Capitolo 6 (parte 2)

Ikuto

Stiamo sistemando il salotto con la merenda, comporta dalle torte offerte gentilmente da Amu, succhi, coca-cola, biscotti, thè e altri generi alimentari per tutti i gusti, quando il campanello suona. Vado ad aprire da buon padrone di casa, con Amu, Ami e Utau al seguito. Appena fuori dalla porta di casa, faccio aprire il cancello a distanza, grazie ad un telecomandino che teniamo vicino all’ingresso.
Kukai, Nagii, Rima e Yaya entrano guardandosi intorno strabiliati. Sono anche loro in tenuta mare.
Scrutano con attenzione ogni minimo particolare presente nel grande giardino, soffermandosi sui due campi da gioco e sulla piscina che, al contrario di quanto avevo detto, è piena d’acqua. Il punto è che, la sera prima, quando avevo avuto l’idea, mi era sembrata una buona idea utilizzare quella all’aperto, considerato il fatto che, nonostante fossimo a settembre inoltrato, fa ancora abbastanza caldo.
Gli vado incontro rivolgendogli un sorriso enigmatico – a mio solito – ma anche molto sincero. E questo è molto raro da parte mia.

“Ciao ragazzi” dico una volta di fronte a loro.

“Ciao” Amico, hai una casa stratosferica!!” ed ecco che Kukai inizia a parlare con voce colma di emozione mentre mi metteva pesantemente un braccio intorno alle spalle e mi descriveva in particolare tutto quello che lo colpiva della mia casa.

“Ha ragione… ma che aspettiamo??? C’è troppo caldo per i miei gusti!” dice Nagii, pregustandosi già il bagno in piscina.

“Siiiiii!!” risponde Yaya con entusiasmo “E dopo chi vuole giocare a ‘Ce l’hai’??”

Si vede proprio che la ragazza aveva trovato il suo parcogiochi preferito.
Rima, invece, è più tranquilla, ma anche lei sembra contenta di passare un pomeriggio con gli amici.
A quel punto Utau prende in mano la situazione.

“Bene allora! Noi ragazze andiamo di sopra, in camera mia, a metterci i costumi e voi andate in quella di Ikuto se avete bisogno di cambiarvi.” Dice prima di spingere le ragazze verso le scale.

Mi volto verso i ragazzi con la solita espressione indifferente, tipica del mio carattere, ma in verità, dentro di me, ero tutto un fremito.
Perché, vi chiederete… be’ semplice. Ho immaginato Amu in costume! Ma dico, non basta che fra poco sarò più scombussolato di adesso e con una gran voglia di baciarla e, magari, anche altro… No!! Io mi devo complicare la vita immaginandomela già prima!!
Cerco di scacciare dalla mente questi pensieri controproducenti, per poi rivolgermi a Kukai e Nagii, che ancora – chi con discrezione, chi con evidente euforia – si guardano intorno.

“Volete cambiarvi?” gli chiedo a quel punto.

“No” rispose calmo Nagii, nonostante leggessi nei suoi occhi una voglia indescrivibile di divertimento.

Da Kukai ricevetti la stessa risposta, ma molto più impaziente e agitata, seguita dalla domanda che mi sarei proprio aspettato da lui. “Dov’è la piscina???”

Ridacchio divertito e, senza dire una parola, faccio segno ai ragazzi di seguirmi. Attraversiamo il giardino anteriore della villa per poi dirigerci sul retro. I campetti, che sono nella fiancata sinistra della casa, vengono ammirati dai miei amici quasi con venerazione.

“Ikuto! Poi ti sfido a calcio!!” dice entusiasta il moro, distogliendo per un momento gli occhi dal campo di calcio.

“Bene! Uno contro uno?” chiedo assottigliando gli occhi compiaciuti.
Modestamente, sono un asso a calcio.

“Ovviamente no…” ribatte Kukai enigmatico.

Io aggrotto le sopracciglia. Che intende dire? Di maschi siamo solo in tre.

“Oddio…” biascica Nagii, quasi esasperato. “Immagino che devo giocare con Ikuto…”

“Si Nagii” ribatte Kukai.

Io sinceramente non ci capisco niente, quindi lancio un’occhiata interrogativa a Nagii.
Quest’ultimo mi guarda con un’espressione disperata e mi dice: “Capirai tra poco…”
Intanto arriviamo in piscina ed io, lasciando cadere momentaneamente l’argomento, mi faccio da parte in modo che possano vederla.
Ai loro occhi compare un’enorme piscina su cui risplendono i raggi solari e facendo di che la piscina sembrasse piena di bellissimi diamanti. Vicino ad essa, ci sono quattro sdraio dove, chi vuole, può prendere gli ultimi raggi di sole che l’autunno, ormai alle porte, concede. Le facce dei miei amici, a quel punto, sono comiche tanto che non riesco a non ridacchiare.
Il primo che mi rivolge la parola, ovviamente, è Kukai.

“Amico!!! Ma questa piscina è enorme!!”

“Non ho mai detto il contrario.” Rispondo tranquillamente, ma sorridendo compiaciuto.

Inizio a sfilarmi la maglietta, mostrando i miei – modestamente – muscolosi pettorali abbronzati, reduci di un’estate al sole.
Nagii e Kukai mi imitano immediatamente, lasciando cadere a terra gli zaini che hanno portato e che, molto probabilmente, contengono il loro cambio.
Il moro ovviamente, senza fare complimenti, si tuffa in piscina, provocando un forte e altissimo spruzzo che, inevitabilmente, finisce addosso a me e a Nagii.
Io rimango senza fiato per un attimo. Nonostante facesse molto caldo, l’acqua sembrava molto più fresca.
Cerco di contenermi, dato che non è da me mostrarmi sorpreso o impreparato e mi volto lentamente verso Nagii, che era di fianco a me. Dopo esserci lanciati un’occhiata significativa, ci lanciamo verso la piscina, desiderosi di vendetta.
Una decina di minuti dopo, mentre stavo uscendo dalla piscina seguito da Nagii e un Kukai mezzo morto, sentiamo delle risate avvicinarsi alla vetrata che da sulla piscina.
Molto probabilmente le ragazze stanno arrivando e stanno passando dal salotto. Io esco completamente dall’acqua, fermandomi poi a pochi metri dalla vetrata, da cui arrivano sempre più accentuate, le voci di Utau e Yaya.
Ogni secondo che passa mi sento più nervoso, e questo perché non credo di essere pronto per vedere Amu, mezza nuda. Non senza saltarle addosso. La porta a vetri si sta aprendo e, per fortuna, questi ultimi inpediscono la vista interna della casa.

Che qualcuno mi tengaaaa!!

La porta scorrevole si apre, mostrando Utau, bellissima e molto a suo agio, e Yaya che, come al solito, sembrava una bambina in un corpo da diciottenne.
La prima indossa un bikini bianco a pois neri, mentre la seconda sfoggia un costume intero molto colorato e pieno di fronzoli. Proprio come quello di una bambina.
Con la coda dell’occhio, noto che Kukai ha gli occhi e la bocca completamente spalancati e fissa in modo alquanto insistente la mia sorellina che, consapevole dello sguardo del moro, gli sorride maliziosa e divertita.
Subito dopo esce Ami, spigliata e sorridente come Utau. Indossa un costumino simile a quello di Yaya ma molto più elegante.
La vedo correre verso di me e fermarsi a qualche metro, facendo una giravolta.

“Ikuto, come sto??” chiede con una voce stridula e dolce, tipica di una bambina.

E’ anche vanitosa, eh? Tutto il contrario di Amu a quanto pare.

Le faccio un sorriso appena accennato e mi inginocchio davanti a lei ridacchiando.

“Sei bellissima Ami…”

La bambina si mette a saltellare contenta, per poi darmi un veloce e tenero abbraccio.

“Anche tu sei molto bello!” mi dice allontanandosi un pochino e guardandomi negli occhi. Poi mi sussurra “Amu sviene!!” e si allontana ridendo verso Yaya, per giocare.

Sgrano gli occhi sorpresa. Questa bambina ne sa una più del diavolo.
Alzo gli occhi ancora stupito e, inaspettatamente, sprofondo in un paio di gemme ambrate.
 

Amu
Spalanco gli occhi quasi meravigliata, tanto che non credo a quello che vedo. Davanti a me si mostra una figura di angelo, o meglio di un demone favoloso, in costume da bagno. Quasi non riesco a respirare.
Il cuore inizia a battere fortissimo e sento le guance accaldarsi ogni secondo di più.
Ikuto sembra un Dio greco, tutto al punto giusto: braccia e gambe affusolare e muscolose, sul torace di notano i muscoli, ma non troppo, la pelle è bella abbronzata.
Faccio qualche passo avanti, quasi senza accorgermene, e mettendo da parte l’imbarazzo che, poco prima, mi aveva spinto ad uscire di casa con riluttanza.
Non che mi vergogno del mio corpo… anzi, ritengo di avere un corpo niente male…
Il problema è Ikuto. Mi vergongno di farmi vedere da lui così perché ho paura del suo giudizio. Non posso più negarlo: mi piace Ikuto e mi interessa quello che pensa di me. Quando lo vedo ho sempre una gran voglia di toccarlo, tenerlo per mano e, talvolta, anche baciarlo.
E’ cosi dolce mentre parla con Ami, quasi non lo si riconosce. All’inizio non mi sarei mai aspettata che potesse comportarsi in modo diverso, ma adesso, guardando il suo sorriso sincero, riesco a comprendere il suo vero animo, anche di più di come avevo fatto in quei due giorni prima.
Lo osservo inginocchiarsi davanti ad Ami e sussurrarle qualcosa, molto probabilmente un colplimento, osservando la reazione di mia sorella. Ikuto si alza con la sua solita disinvoltura e, inevitabilmente punta gli occhi color ametista nei miei.

 
Ikuto
Non riesco a distogliere gli occhi dalla figura meravigliosa davanti a me. E’ come se quegli occhi ambra attirassero come una calamita i miei.
Il mio respiro accellera, come il mio cuore. Ma è possibile che Amu riesca a provocarmi delle sensazioni mai provate in diciotto anni? Non sono assolutamente abituato a queste palpitazioni continue.
Ci osserviamo con insistenza ed io, riuscendo a distogliere lo sguardo da quei magneti, osservo il suo precario abbigliamento ed, inisieme, il suo fisico.
Amu è snella e tonica, non troppo formosa ma perfetta. Il seno pieno e avvolto nel leggero tessuto rosso del bikini, l’addome piatto e liscio, i fianchi longilinei e le gambe affusolate. La sua pelle sembra liscia e morbida, tanto che la mia voglia di toccarla aumenta a dismisura ogni secondo che passa. Entrambe le parti del costume raffigurano un piccolo teschio nero che rispecchia lo stile di Amu.
Superato lo stupore iniziale, sul mio viso compare la solita espressione ghignante che provoca allo splendore di fronte a me un rossore molto accentuato. Mi avvicino lentamente a lei.

“Wow, che visione!” dico con voce maliziosa, sapendo che Amu sarebbe arrossita ancora di più.

Infatti lei distoglie lo sguardo, non avendo il coraggio di guardarmi.

“G-grazie…”

E’ così tenera e dolce in quel momento che non resisto. Mi avvicino ulteriormente e l’abbraccio. E’ una sensazione fantastica, i nostri corpi a contatto, senza strati di vestiti a seararci mi provoca brividi che percorrono tutto il mio corpo, come se ci fosse dell’elettricità tra noi.
Il suo profumo mi inebria, e le sue esili braccia, che si stringono intorno al mio collo, mi fanno battere forte il cuore.

“Non devi imbarazzarti per la verità…” le dico in un orecchio.

“Arrossisco perché l’hai detto tu…” risponde prontamente.

“Ti vergogni di quello che dico?” sto giocando un po’ sporco… so che arrossisce solo per i complimenti che le faccio e non perché si vergogna, ma voglio che me lo dica lei.

Spero che mi dica che gli piaccio… non posso mettere la mano sul fuoco, ma ho notato che ha un atteggiamento speciale nei miei confronti. Il mio cervello mi dice che le piaccio sicuramente, che il mio desiderio più grande si avvererà… ma il mio cuore non può fare a meno di aver paura di un rifiuto.
Posso anche sembrare sdolcinato o che questi ragionamenti non vanno a braccetto con il mio carattere schivo e distraccato, ma Amu mi sta cambiando, mi sta rendendo diverso da come sono sempre stato e, in fondo, questo cambiamento mi piace perché mi permette di avvicinarmi meglio alle persone a cui tengo.

“Non è che mi vergogno… è che quando mi dici queste cose mi imbarazzo perché nessuno aveva mai avuto tutte queste attenzioni nei miei confronti…”

Io spalanco gli occhi un po’ sorpreso. “Nemmeno il damerino?”

Amu scuote la testa senza dire una parola.
Stavo per risponderle, indignato dal comportamento stupido di quel coglione con la faccia da santo, quando qualcuno ci interrompe.

“Staccatevi per qualche minuto!”

Ed ecco il ropiscatole-Kukai che vuole essere preso a pugni a dovere.
Amu arrossisce visibilmente e si stacca immediatamente da me, mentre io mi volto verso il moro e lo fulmino con lo sguardo.
Nagii intanto sembra non interessarsi alla situazione, troppo occupato ad adulare Rima, che anche lei indossa un bikini, solo un po’ più pudico di quello di Amu e Utau.

“Su Ikuto, non guardarmi con quella faccia… Dobbiamo fare la sfid noi...”

“Che sfida?” chiese curiosa Amu.

Io riprendo il mio atteggiamento da sbruffone. “Ti straccerò!”

“Figurati! Abbiamo la vittoria in pugno!!” risponde Kukai con altrettanto tono.

“Mi spiegate!!” esclama Ami, che è stata bellamente ignorata dal moro.

Quest’ultimo si volta verso la ragazza ghignando. “Sfida di calcio!!” dice avvicinandosi ad Amu e mettendole un braccio intorno alle spalle.

Amu scoppia a ridere divertita. “Fammi indovinare… sono in squadra con il mio fratellone preferito, vero?”

“Certo! Vinceremo senza sforzo sorellina!!” risponde Kukai trascinandola verso il suo zaino.

“Ti ho portato le scarpe con i tacchetti e il pantaloncino che hai lasciato da me…” continua il moro tirando fuori la roba e porgendola alla ragazza.

Io che ero già molto confuso dalla situazione, mi blocco inorridito.

Perché ha lasciato dei vestiti da Kukai?

So che non dovrei essere geloso di Kukai, dato che  gli piace mia sorella, ma non posso fare a meno di pensare al peggio. Amu è troppo importante e non voglio perderla.

“Grazie! E da quello che ho capito, giocheremo contro Ikuto e Nagii…”

“Yes, baby!” esclama il moro entusiasta.

All’esclamazione alquanto bizzarra, Amu ride di gusto, indossando, nel frattempo, le scarpe e i pantaloncini. Poi strappa di mano a Kukai la maglietta che il ragazzo stava per indossare e la indossa a sua volta, ignorando le esclamazioni indignate del moro.

“Giochi senza maglietta! Sarai più apprezzato…” dice ammiccando verso Utau che ride subito dopo.

Seguo velocemente i due ragazzi verso il campetto da calcio.

“Quindi, se ho capito bene, Amu sa giocare a calcio…” dico ancora esterrefatto dalla scoperta. Avevo sempre visto Amu come una ragazza dolce e delicata, e non mi aspettavo che avesse questo lato sportivo e competitivo.

“Ovviamente caro Ikuto…” dice lei sorridendomi. “E ti farò capire quanto sono brava…” continua riprendendo a camminare verso Kukai, mentre io rimango imbambolato a guardarla. Dopo poco sorrido sornione e li raggiungo.

Se vuole la guerra, guerra avrà!


Ehm… *Si nasconde dietro un qualcosa di indefinto* Ciao ragazze! Lo so, sono imperdonabile. Tutto questo tempo di attesa non lo avrei sopportato anch’io e vi chiedo di perdonarmi. Spero che non vi siate dimenticate della mia piccola storiella di cui ho ricevuto commenti tanto positivi e spero che, semmai non ve la ricordaste, di rileggerla da capo se vi va così capite meglio. Invece per le nuove (spero) “fans”, ringrazio moltissimo per aver letto la mia umile storia che continuerò sicuramente, lasciando però indietro altre storie che non mi ispirano più e che quindi cancellerò. Per parlare del nuovo capitolo, mi sono ispirata tanto dopo aver riletto tutto il mio operato di qualche anno fa e sono pronta a ripartire con una nuova carica! J Adesso vi lascio e vi ringrazio ancora per la vostra attenzione. Spero recensirete in tante anche per sapere se vi piace la storia e vale davvero la pena di continuarla e per sapere se devo migliorare il mio modo di scrittura o altre cose. Al prossimo capitolo, Sakurainlove96.

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