September ends

di aniasolary
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Summer has gone and past ***
Capitolo 2: *** 2. The innocent can never last ***
Capitolo 3: *** 3. Wake me up ***
Capitolo 4: *** 4. Like my father's gone to pass Sever years has gone so fast ***
Capitolo 5: *** 5. Here comes the rain again ***
Capitolo 6: *** 6. Drenched in my pain Becoming who we are ***
Capitolo 7: *** 7. As my memory rests But never forgets what I lost ***
Capitolo 8: *** 8. Ring out the bells again ***
Capitolo 9: *** 9. Like we did when spring began ***
Capitolo 10: *** 10. Memory rests ***
Capitolo 11: *** 11. September ends ***



Capitolo 1
*** 1. Summer has gone and past ***


SE 1

Capitolo 1 – Summer has gone and past

 

 

L'estate è venuta ed è passata.

Rigira il biglietto fra le mani, senza il coraggio di farlo a pezzi.

È un mese che non la vede, un mese che la sogna la notte in tutti i modi possibili.

Ma alla fine scompare sempre; diventa invisibile, diventa nuvola, diventa aria.

Si sveglia e tutto fa ancora più schifo del giorno prima.

Avremo una vera luna di miele.

Deve mordersi la lingua per non mandare al diavolo il mondo. Se pensa a lei e a quello che ha detto, è peggio di qualunque altro incubo.

Anzi, un incubo peggiore c’è.

Sulla spiaggia scorre il vento e la sabbia gli si appiccica sulla pelle vicino all’orecchio. Se ne vuole andare per sempre, ma resta. Resta perché sa che quando lei cambierà idea e tornerà, lui sarà lì ad aspettarla.

Forse chi dovrebbe pensare al cuore e al cervello è proprio lui, perché sono proprio quelli che gli hanno fatto fare cazzate che poco tempo fa non avrebbe mai immaginato.

Sono entrambi difettosi, probabilmente.

Il mare comincia ad agitarsi; gli ricorda di lei quando sbuffa, quando vuole essere lasciata sola e lui le mette le mani intorno alla vita e… lei ride e quasi non se ne accorge.

Non ha speranze.

Il foglio di carta è ancora lì, stropicciato ma intatto, con una delle cose più disperate che lui abbia mai scritto, manco fosse l’analisi di quei libri smielati dell’ottocento. E non sa nemmeno a che indirizzo inviarlo, è questo il punto. Ma si può essere più deficienti?

Forse aspettare è l’unica cosa che può fare. Magari quando tornerà sarà anche un po’abbronzata, o bruciacchiata, potrà curarle le ferite, perché se torna vuol dire che si è ammalata di qualcosa che non può curare da sola.

Si sente una femminuccia e gli viene da piangere. Ma non lo farà, quello è da lei. Devono compensarsi tutte le mancanze.

Dove sei, Bells?

È tardi e Billy lo sgriderà di nuovo perché non è andato a fare il demente insieme a Embry e tutti gli altri.

Sta diventando il Grande Lupo Solitario.

Ecco che ricompare il sorriso ebete.

Dove sei, Bells?

Trattiene un verso che gli parte dalla gola ma che viene direttamente da quel traditore che gli sta in mezzo al petto, lei glielo strappa e lui glielo lascia fare. Gliel’ha sempre lasciato fare. Anche se non c’è, anche se lei sta buttando la sua vita a farsi toccare dalle mani del succhiasangue… lei continua sempre a strappargli il cuore.

Continua a battere nelle tue mani.

«Jake!»

Si volta e riemerge dal sogno. Gli incubi sono i suoi rifugi solo perché c’è anche lei.

«Jacob… senti…» Seth corre verso di lui, affannato, come se lui fosse chissà quale persona importante.

«Che vuoi?»

Lo guarda di traverso. Tanto lì mezzo non lo capisce nessuno, tanto vale farsi odiare per primo.

«Dicono che non mi romperai la mascella, se te lo dico io.»

Si sente bruciare le budella, la testa gli scoppia e spera che lo faccia, così muore prima di morire e restare vivo lo stesso.

«Spara.»

Spara, tanto ho un giubbotto antiproiettile che mi protegge la corazza. Spara, tanto sono morto così tante volte che ormai non conta più. Spara, tanto è sempre la stessa storia, affondarci il coltello a vicenda, il proiettile, metterci il veleno nel bicchiere… Sparami, Bells.

Sei sempre stata brava a colpire il centro.

«Davvero non mi romperai la mascella?»

Gli sfugge un ghigno, si sente così male che forse potrebbe vomitare, «Tanto guarisci presto.»

Seth prende un respiro profondo e fa un passo indietro, il cielo notturno sulle loro teste quasi a rinchiuderli in una stanza buia e senza finestre, il terrore dei claustrofobici.

«Bella non è più in luna di miele…»

Jacob lo fissa.

Dentro infuria la tempesta.

«Lei… è rimasta incinta.»

Qualcosa si rompe, dentro di lui. È la voglia di ricominciare tutto daccapo, la voglia di essere sempre se stesso.

Si costruisce l’immagine della sanguisuga che le ferma le gambe attorno al bacino e spinge, la bacia con quella bocca avvelenata e lei geme.

Sputa per terra. Vuole sprofondare.

«La gravidanza è… stata difficile… ecco, era il figlio di un vampiro... Carlisle l’ha portata a Denali perché era pericoloso.»

«Pericoloso un cazzo!»

Si porta le mani sulla testa e cerca di controllare il respiro. Sta per scoppiare, sta per andarsene, sta per perdersi.

«E poi… ha partorito.»

Jacob trattiene le convulsioni, sente che i vestiti si strapperanno presto, sente la temperatura aumentare, il fuoco consumare il sangue, la rabbia che gli scrive sul cuore quanto ha sbagliato a lasciarla partire.

Bella, avevi il pancione… solo in un mese… Cosa ti ha fatto? Cosa ti ha fatto! Non ti sei lasciata uccidere, vero? Bells, merda, la tua vita è la mia, la mia vita è la tua… se volevi morire dovevi dirmelo.

Sarei venuto con te.

«Sta… sta bene?» Gli afferra le spalle, frenetico. Vuole sentire quel sì e allora si ucciderà da solo. Oppure no, la andrà a vedere, esplorerà l’Alaska e percepirà il suo odore di arancia e cioccolato. Lei gli dirà che va tutto bene, che lui è un idiota. E si sentirà felice, anche se non ha niente.

Jacob non ha più niente.

Bella sei viva, Bella respiri, Bella piangi, Bella dormi, Bella urli, Bella sanguini. Bella, sei tu. Bella… non te ne sei andata senza dirmi di nuovo addio, vero?

«Non ce l’ha fatta.»

E affonda il coltello, zampilla il sangue, lo sente fluire, vede il colore rosso sulla faccia di Seth, sulla spiaggia, nel mare. Il sangue di Bella.

«Non è vero niente! Perché me lo dici ora, da quanto lo sapevi?! »

Sta davvero per sferragli un pugno, perdere il controllo, voltare pagina e riempirla di inchiostro nero senza scrivere parole. La sta per riempire di buio.

«M-me l’ha detto oggi Sam… è per questo che è da un po’ che non ci accompagna coi turni, altrimenti avremmo sentito i suoi pensieri…»

Lo lascia andare, lascia andare tutto. Lascia andare se stesso, lascia andare il momento esatto in cui ha messo piede su quella spiaggia, lascia andare il momento in cui ha scritto il biglietto che si è messo in tasca, lascia andare tutto quello che è successo in quel mese, da quando lei se n’è andata.

Se la ricorda ancora, vero?

Però l’immagine è sbiadita, perché? Aveva le trecce, sì, erano attorcigliate sulla testa, le guance le si sono colorate appena l’ha visto e… si è messa a correre, anche se aveva delle incredibili scarpe con il tacco. Quanto era bella, e lui si sentiva l’uomo più fortunato del mondo anche solo per il fatto di essere riuscito ad abbracciarla, a dirle addio un'altra volta. A fingere di aver accettato tutto.

«Jake… Jake, che fai?»

Sta correndo. Corre, si affanna, respira, cerca di respirare, perché ha perso anche quello, ha perso il respiro. Si sentiva strano, in quei giorni, e ora sa perché. Perché quando Bella ha smesso di vivere, ha smesso di farlo anche lui, forse ancora prima del tempo.

E corre, sente il vento sulla faccia che gli disegna linee tonde sul viso, come se fossero mani. Le vene gli scoppiano, la testa affonda nel buio e il cuore si gonfia di dolore.

Lei non c’è più.

Il biglietto gli scivola dalla tasca, le parole volano. Lui se ne sta andando.

Come stai, Bells? Qui è nuvoloso, tempo di merda, più di tutti gli altri giorni. Da quando sei partita è sempre così, te lo immagini, no?

E da te, invece, c’è il sole?

«Jacob!»

Corre, continua a correre e sente le lacrime acide che gli attraversano gli occhi. Sente la puzza del rimpianto in tutto quello che ha vissuto. La rivuole indietro, fra le braccia di un altro ma indietro.

Indietro.

Dai, non fare cazzate, lo sappiamo tutti come sono queste cose. Scala le montagne e non cadere, fai trekking e non inciampare, fatti un bagno nel mare e sta’ attenta, se sei in qualche località figa, tipo quelle esotiche, potrebbe pungerti uno di quei pesci bastardi.

Sì, è così e non ridere.

Lo so che stai ridendo, Bells.

Ah, sì, lo sento, adesso c’è il sole.”

Il lupo ringhia e apre gli occhi. Sembra di essere in una bolla, qualcuno fuori non deve far altro che toccarla e tutto scomparirà. Lo sa, è in una barzelletta, di quelle che fanno solo venir fuori un sorriso amaro. Nella vita vera le persone continuano a vivere, nella sua no, nella sua si è sempre sul punto di farlo e poi non si incomincia mai.

 Per favore, ritorna. Prima… prima di diventare una di loro, ritorna. Lo sai che quello non era un addio, io non so nemmeno come si fa a dire un “ciao” in modo decente, figuriamoci un addio. Se vuoi posso imparare a memoria una di quelle frasi dei libri che piacciono a te. Ti farò ridere ma sarà bello. Ti rivedrò respirare, diventare rossa, finire il fiato per le risate.

Sto costruendo tutti i ricordi, quelli nuovi e quelli vecchi. E il punto è che mi manchi da impazzire e mi potrei ricordare ogni cosa, ma se non ti rivedo mi sembra tutto un sogno.

Non dirmi che sogno, lo stai facendo anche tu.

Io sono qui.

Sente il suo nome, viene urlato, viene sussurrato. Sta lasciando tutto e non tornerà indietro, non riusciranno a fermarlo. Quando si tratta di lei, lui è forte. Quando si tratta di lei tutto il resto è solo uno di quei disegni che i bambini fanno sulla sabbia e Bella è l’onda che li cancella. Non esiste nient’altro.

E lui scappa, scapperà. Perché non sopporterà di guardare l’orizzonte e non vederla tornare. Morirebbe lo stesso, ma marcirebbe ancor prima di chiudere gli occhi per sempre.

Ti voglio qui, ti sto aspettando, non posso fare altro, ti prego, è uno strazio, portami un regalo e io lo appenderò in camera, mi prenderai in giro e per ogni graffio che ti sei fatta ti tolgo due anni. Alla fine vinco sempre io, Bella.

Ma torna.

Torna da me.

Il lupo piange, e il manto rosso assorbe tutte le lacrime. Vengono fuori e ritornano, vengono fuori e ritornano.

Dove sei, Bells?

Lei non c’è più.

Jacob scappa, non tornerà.

Non tornerà.

*

*

*

*

Ciao a tutti e grazie per aver letto.

Oh, è arrivato il momento di pubblicare questa storia :) 

Si è classificata seconda con il premio "Miglior Bella" al contest "Jacob e Bella per sempre" indetto da Jakefan, che ringrazio tanto <3 L'ho buttata giù in una settimana di dicembre e in due di gennaio, senza il contest non credo che sarebbe arrivata tanto presto o, meglio, penso che mi sarebbe venuta una shot al massimo :) Per il contest era facoltativo l'uso di un ispiratore, ho usato "Wake me up when september ends" dei Green day. Un pensiero speciale a Ilaria, che ha letto questo capitolo quando era ancora in ospedale e mi ha detto che l'ha fatta stare meglio <3 Non è una storia felice, non è perfetta, lo so, però è davvero tanto per me. Spero che mi seguirete, così almeno vedrete dove voglio portarvi :)

Grazie <3

Ania.


 

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Capitolo 2
*** 2. The innocent can never last ***


SE 2

Capitolo 2 - The innocent can never last

«Edward, per favore, voglio tornare a casa.»

È la quinta volta, oggi, che le viene da piangere per lo stesso motivo. Ha l’impressione di addormentarsi, di chiudere gli occhi e dormire, mentre qualcosa nello stomaco punge e ferisce. Ma non è quello il problema, non l’unico.

«Amore…» esita, è incerto. Le prende la mano, come per riscaldarla, anche se non succederà mai.

Lei aspetta perché gli angeli salvano le persone, e se lui è il suo angelo, deve salvarla.

Dove sei?

«Non è possibile. Non sappiamo che cosa… possa essere il feto. La tribù potrebbe venirci contro e se… se ti trasformerai, violeremo il patto nel loro territorio. Sam ce l’ha detto quando Carlisle gli ha parlato del bambino.»

Ma non le importa, vuole tornare a casa, non ce la fa. E Jacob? Jacob dov’è? Lui non sa niente, crede che sia ancora in luna di miele, felice, e lei ha bisogno di stare con lui. Quanto ha freddo… non ha mai avuto così freddo in tutta la sua vita, anche ora che Edward le sfrega le mani nella sue e lei sente il marmo contro la pelle e non glielo dice che ha freddo. Ma cosa le importa? Lo sapeva anche prima, da quando ha sfiorato le sue mani per la prima volta.

Eppure sogna il fuoco.

Sogna Jacob.

Dove sei?

«A meno che tu non decida di… non portare a termine la gravidanza. Ti sto perdendo, Bella. Ti sto perdendo e non voglio. Così potrai tornare… potremo tornare…»

«No.»

Quello è il suo bambino. Vivere… quel bambino vivrà grazie a lei. Si sente felice anche solo per questo, perché quando EJ crescerà, penserà che sua madre è morta per lui, che lo amava tantissimo ancor prima di vederlo, che era una persona forte. E poi, gli innocenti non durano mai, soprattutto quando in realtà sono colpevoli.

«Ma voglio… rivedere Jake.»

Gli occhi di Edward si fanno cupi. Bella ha visto amore in ogni sua parola ma non ha sentito niente. Le costole le si schiacciano sotto il peso del piccolo, le mani di Edward sono sulle sue.

Sospira e cerca il calore che non c’è.

Lui gira la testa e capisce.

Bella non vuole nessun angelo accanto a sé.

Jacob, salvami.

Jacob, portami via.

Jacob, vieni qui, trovami.

Jacob, mi dispiace.

Jacob… amore…

Quando scoppia a piangere, tutto diventa nero. Sembra l’urlo di un animale che viene ucciso, le graffia la gola.

La camera si svuota, Edward lascia le sue mani e Bella sente ancor più freddo di prima. Non lo chiama perché sa che non cambierebbe niente lo stesso.

«Bella, andrà tutto bene. Il bambino nascerà, sarà felice… dopo il parto potrai a tornare a Forks.»Rosalie si inginocchia davanti a lei e le accarezza i capelli. Bella non si è mai sentita così brutta, inutile, stupida e incapace. E si dà la colpa di tutto. Tutto.

Jacob, fai finire quest’incubo.

Ha paura di dimenticare tutto, ha paura di dimenticare se stessa quando è con lui. Ha paura.

Vuole solo essere salvata.

***

Tutto crolla. Si aggrappa all’aria con le mani ma scompare. E soffoca, viene schiacciata… scivola nel fondo, nel buio…

«Bella, Bella!»

Tante mani, tanti sguardi, sono tutti dipinti con acquerello e rovinati dall’acqua. E quando urla è come il gesso che stride sulla lavagna e il resto va in frantumi, va tutto in frantumi.

Sente il ferro sulla pancia come se gliel’avessero messo in bocca.

Salvami.

«La placenta, Carlisle, fa’ presto… »

Non sa chi è, chi può essere. Forse adesso Tanya sta accarezzando la spalla di Edward, l’ha saputo da quando l'ha vista che lei lo avrebbe amato come si meritava. Oppure è Rosalie, Rose si preoccupa sempre per lei o Alice… anche Alice…

«Ora… Ora!»

Lo sente affondare nella carne.

Estranei.

Dolore.

Ferro.

Salvami.

Il sangue sgorga.

La gola si secca.

Annaspa… è come l’acqua. Dondola, è di nuovo bambina, sua madre la culla…

Stai correndo anche tu, con me, adesso. Quanto è bello il sole che affronta le nuvole, ti si riflette negli occhi. «Corri, Bells, quanto sei lenta!»

«Non è vero!»

Rido, chiudo gli occhi ma la luce c’è sempre. Dove siamo? Jake, non correre così veloce, rallenta…

Il sangue è nella bocca, ci affoga dentro, tutto è rosso, tutto è nero. Una mano le accarezza gli occhi, non vede più. Ha gli occhi chiusi e non vede.

È diventata dolore. Non ha più un nome, non si chiama più Bella Swan, Bella Cullen, donna, bambina. Non è più niente. È solo sangue, è solo dolore. È sola.

 Mi afferri per il vestito e la sabbia ci vola in faccia, io ti guardo e sei quello dei miei sogni. Sei il mio migliore amico, sei la persona che amo.

«Aspettavo che venissi a cercarmi.»

Lo vedi? E poi dici sempre che sei sempre tu quello che vuole stare con me. Non è vero, sono io. Non lo sapevo, ma sono io.

Sbuffi, continua. Sorridi, continua. Mi fai sentire viva, continua.

«Io aspettavo che tornassi.»

So che va tutto bene. Lo so perché mi tocchi, mi abbracci, mi stringi la testa nelle tue mani e mi fai appoggiare a te. Quanto è bello piangere quando sei felice, quando potresti morire e sapresti di aver dato al mondo tutto quello che hai ricevuto senza meritare. Non è sbagliato, tutto questo è giusto. Non scappiamo, Jake. Va tutto bene. Abbracciami, va tutto bene…

«Restiamo qui…»

Un pianto viola le sue orecchie. È dal momento in cui ha capito di avere i battiti del suo cuore contati, che non sente qualcosa di così bello. Di così vicino.

Vuole aprire gli occhi ma non ci riesce. Vuole vedere suo figlio perché non si sente più lei, non sente più niente, lei stessa è niente. Jacob non c’è, Jacob non è venuto.

Ma c’è suo figlio.

«È Renesmee.»

Una bambina.

Ce la fa, le palpebre si muovono. Un fascio di luce, ecco… la piccola alza la manina insanguinata ma è meravigliosa. Bella le ha dato la vita e si sente piena di qualcosa che non ha mai avuto. Vede il suo sorriso, è bellissima. Dio, com’è bella… è davvero sua?

Poi cade.

Cade nel buio.

Salvami, Jake.

 

Le onde si infrangono sulla sponda del mare, le sento cantare. Tutto è calmo tutto è… pace. Anche la neve che cade, la neve che copre il mare, la neve che ha nascosto la sabbia. Ma lo sai perché è così bello? Ci sei tu, Jake. Ci sei tu. Il dolore è finito… sembra lontano anni, ere, notti bianche come questi fiocchi che volano.

«Non farlo, ti prego.»

Perché la tua voce si rompe? No… amore mio. Mi dispiace, mi dispiace, mi dispiace. Perché sono stata così stupida? Amico mio, Jacob, bambino che mi passa la paletta, biscotti, baffetti di fango, carnagione scura, tua mamma non ti dava il sapone, la mia sì. Prima o poi avrei fatto il castello di sabbia più grande del mondo e tu: “Nah, ma a che ti serve un castello se puoi avere una torta!”.

E allora hai capito. Tu avevi già capito tutto.

«Qui stiamo bene… » Ti accarezzo il viso, è un onda di amore, è caldo, è sole.

Mi sembra di addormentarmi, la neve è una coperta soffice. Il freddo è solo una parola.

«No… Bella, no… »

Sono sdraiata, mi prendi la mano, mi accarezzi la bocca, non ti vedo più bene, «Devi tornare… devi tornare…»

La stanchezza si fa più pesante, la stanchezza sembra il latte che versava Renée nella mia tazza, quello caldo, quello che disegnava disegni con il vapore… Io avevo sonno solo a guardarlo.

«Jake, non posso, non posso. Qui sto bene, qui ci sei tu…»

«Io dovrò andare via.»

Terrore.

«Non farlo.»

«Non dipende da me.»

«Non lasciarmi mai.»

«Sei tu che devi tornare.»

«Come farò?»

«In qualunque modo. Devi tornare. Io ti aspetterò.»

Apro gli occhi. Il tuo viso fa ombra su di me, occhi neri e brucianti, bocca di bosco e lupo di terra, amore, amicizia, bisogno. E mi accorgo delle macchie rosse sulla neve, macchie che diventano grandi, macchie che sporcano me. Macchie…

«Ho paura.»

«Ci sono io.»

Torna, Bells.

«Sono morta.»

«Bella, ti prego…»

«Sono morta.»

«Non mi importa come sei. Sarai sempre tu.»

Sorrido. Il dolore ritorna, punge, taglia, affonda. Sono carne, la neve è fredda, Jacob… sei bollente. Le lacrime scendono.

Sto per farlo.

«Sarà doloroso?»

«Un paio di ginocchia sbucciate.»

Adesso la neve è ghiaccio, tu sei fuoco, tu sei gioia, tu sei vita, tu mi chiami, tu mi ascolti, tu mi tendi la mano.

«Guariranno senza disinfettante.»

Il tuo sorriso è un mondo a parte.

Tutto si amplifica, tutto diventa vero.

Fai battere il mio cuore, Jake.
*
*
*
*
Ciao a tutti :)
Grazie mille per aver letto e per la vostra presenza. La settimana scorsa è successa una cosa spiacevole, spiegata meglio nella mia pagina d'autore, e tante persone mi hanno sostenuto e incoraggiato, e per questo le ringrazio tantissimo <3 <3 <3  Un grazie speciale a Noemi, J, Teresa, Viriginia, Caterina, Steffy, Ele, Ilaria, Cristina, Stefania, e sicuramente mi sono dimenticata di qualcuno di cui mi ricorderò, ma sapete quanto siete importanti.
Un grazie seguito da una riverenza xD a IncenseAsh che ha segnalato questa storia solo dopo la lettura del primo capitolo *-*  Grazie mille! <3
Di questo capitolo non c'è molto da dire. Spero, oltre ai dubbi xD, di avervi lasciato anche delle emozioni :)
Un bacio e al prossimo capitolo, se vorrete. Vi avevo avvisato che era una storia triste, non datemi la colpa :D
Grazie.
Ania.

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Capitolo 3
*** 3. Wake me up ***


SE 3

Capitolo 3 - Wake me up

Apri gli occhi.

No, non farà male. Non questo. Non più di tutto il resto.

Sono la statua di una donna dipinta da Giotto. Mi guardo allo specchio e non mi trovo, forse questa ragazza mi si è messa davanti, forse è una vampira del clan di Denali, una di quelle che viaggiano.

E invece sei tu.

Sei quello che hai sempre desiderato di essere insieme ad Edward.

Sei di creta sigillata, sei modellata e rinata, sei perfetta.

Guardati allo specchio, non c’è più traccia di quello che eri. Forse solo un filo di polvere.

Solo polvere.

Edward è di una bellezza che mi asfissia, che mi incanta… ma adesso non c’è più fiato da togliere, nessuna differenza. Respirare non serve più.

E quegli occhi rossi? Dove sono i miei occhi? Dove?

Sono nei ricordi cristallizzati nella mente, sono nel sangue che galleggia nelle tue vene senza un cuore da raggiungere, sono di quello che sei stata. Sei la foglia che non cadrà mai dall’albero. Passeranno le stagioni e vedrai i rami spezzarsi, le castagne cadere. Adesso ti spaventa?

Mi ha detto che sono bellissima.

Come sei, Bella?

Sono morta.

Mi porto una mano sul viso, liscio come la seta, duro come il marmo. Non c’è timore di urlare. Non c’è timore di piangere.

«Non immagini il terrore… che ho provato, Bella. Per dei secondi… dei minuti… ore, tante ore, il tuo cuore ha smesso di battere e il veleno non poteva far nulla. Poi… poi ha ricominciato… il tuo cuore ha ricominciato a pulsare. Eri troppo debole per restare umana ma… ora sei qui.»

Edward respira il mio odore e sento ancora di più il suo. Stordisce, è vaniglia, è qualcosa che non cambierà mai.

«Sono tornata.» Questa è davvero la mia voce?

Jacob è nel tuo cuore che non batte più, Jacob è nel sangue che oscilla nelle tue vene, Jacob è nei tuoi occhi rossi. Cicatrici e tatuaggi, come i morsi di Edward.

Mi stordisce… mi stordisce ancora. Che cos’è? Perché voglio urlare? Viene dalla gola… tutto parte dalla gola eppure è profondo, è una cascata, è la lingua secca, sono gli occhi che si chiudono, è il cuore che non batte più, il sangue che non arriva, i momenti fermi nel tempo.

Il sangue…

«E… Edward?»

Sento la sua mano, la vedo, la conosco ma è diversa, è di un nuovo freddo… è come me.

«Non so che cosa ti ha riportato indietro… non so chi mi ha dato questo… Bella…»

Chiude le sue labbra sulle tue. È un fiore di ghiaccio, petali caldi che si cristallizzano, rugiada immobile, pioggia che non cade, nuvole piene a morire, cielo azzurro e grigio allo stesso tempo… senti, tocchi, annusi, assaggi. Perché non lo senti? Perché?

I suoi capelli sono lisci sotto le mie mani, e quando riapro le palpebre ci sono i suoi occhi dalle scaglie d’oro contro i miei. Distolgo lo sguardo… del rosso gli si riflette dentro.

Sono io.

No…

Non posso avere paura di me, me stessa dentro di lui, me stessa che è lui.

Eppure succede.

***

Quanto fa schifo la terra nella bocca, i fili d’erba, la pioggia.

Continua a correre, non fermarti. Perché dovresti? Lei non c’è, è morta. Lo sai che significa, vero? Tua madre aveva il viso liscio e freddo come la sua lapide, gli occhi rilassati, un vestito rosso addosso e il cuore freddo. Quante parole ti buttarono contro… Lei era bellissima, una principessa, la bella addormenta nel bosco con i capelli neri e il viso di Biancaneve. Ti sei buttato sul suo petto, l’hai chiamata, lei non ti sentiva. Lo sapevi che non ti avrebbe sentito…

“Bella.”

Lo sai che non ti sentirà.

E perché la chiami ancora? Jacob, non finirà. Potrai scappare, fuggire… correre… non cambierà niente. Hai in bocca la stessa terra che gli hanno buttato sulla bara. È stato il succhiasangue. Se l’è portata a letto e poi ha abbracciato l’amore della tua vita. Anche lei aveva i capelli neri e il viso di Biancaneve.

Il sangue sulla pancia.

La carne esposta.

I ferri.

Il dolore.

Ringhi.

Chiudi gli occhi, corri, senti il vento, ti affronta, è un altro dei tuoi nemici, ti riporta indietro, gridi. Non cambierà niente.

“Bella.” La piangi. I ringhi sono rotti. C’è il rumore dei rami che cadono, che si spezzano; ci sono le foglie crespe e ammassate, le gocce sulla pelliccia, le lacrime che confondono le ferite sulle zampe, il sangue che avresti dato a lei.

Corri, Jacob, non tornare. Perché se non cambierai mai, il mondo e la terra ti accoglieranno e ti daranno conforto. Inciampi, che preda hai preso? Hai il suo cuore in mezzo ai denti non conta più. Sei un lupo. Sei il mondo, sei il dolore, sei l’animale, sei gli occhi della natura, sei l’amore dell’uomo.

Il sangue ti scivola dai denti.

No, non è un impressione.

È il tuo.

Un lupo rosso invade le foreste. I branchi abbandonano il territorio e le prede conoscono il terrore. Quando la prima foglia cade sul suo manto, tutti sentono un nome.

La foresta lo lascia passare.

La foresta lo ascolta.

Jacob Black si perde per sempre.

***

«Jake! »

Ti sto chiamando. Squarcio l’aria, la sento come urla, sembra morta, eppure è viva, sembra inesistente eppure c’è. Il sole sembra alto eppure tramonta. Tu mi stai ascoltando e non vieni. Che cosa vuoi da me, Jacob?

Non era così. Non era così che doveva essere. Nel sogno correvamo insieme. Nel sogno mi prendevi la mano.

Dove sei? Dove sei?

Sto venendo a morire o nascere? Mi hai fatto tornare indietro e ora prendimi, svuotami, ricostruiscimi, uccidimi, rimuovi me stessa, falla uscire, ti prego. È un incubo, questo? Non mi sono mai svegliata? Ho sonno, ho tanto sonno. Mi ricordo come dormivi, mi ricordo come russavi. Io ero silenziosa ma voglio esserlo ancora. Voglio addormentarmi, voglio volare, voglio cadere. Aiutami, aiutami, dove sei?

Dove sei?

Chiedo perdono a chi credi tu, Jacob. In che cosa credi?

A terra combatte, si dimena, è tardi, è pericolo, è morte. Lui le ha detto, tanto tempo fa, di non andare nella foresta. Ma lui non la sentiva, lei lo chiamava e lui non veniva. Come poteva restare ferma?

È tornata indietro. Per cosa?

È stato Jacob. Non lo sapeva ma è stato lui.

Prima di andare lei si voltava e non capiva.

Ma è lui.

È sempre stato lui.

Jacob, ritorna. Adesso muoio per la seconda volta e tu non ci sei. Non lasciarmelo fare, ti prego. Non lasciarmi morire. Non lasciarmi risucchiare. Non farmi diventare buio. Io sono buio senza di te. Sono il buio.

I ringhi stridono nelle sue orecchie, se ne andrà.

Poi il silenzio.

Bella trema.

Gli alberi restano muti.

I lupi si allontanano di qualche passo.

Poi si porta il polso alla testa e lo vede, un lupo di legno penzola dal suo braccialetto.

L’ha salvata di nuovo.

 

Non lo so, Bella. Carlisle ha chiamato Sam e gli ha detto che non ce l’avevi fatta, la sera stessa. Quando Jacob l’ha saputo è scappato. Lo abbiamo rincorso… ma era troppo veloce. Lo abbiamo chiamato ma non rispondeva.

Lo abbiamo aspettato…

Ma non è tornato.

Non è tornato più.

 

La voce di Seth rimbomba nelle sue orecchie come un' eco.

È rannicchiata in terra, il bosco parla, lei non può piangere.

Torna da Edward e fa finta di niente, gli dice che è stanca e che dormirà.

Poi si ricorda che i vampiri non dormono e allora vuole morire, per non svegliarsi più. Renesmee sta dormendo, e l’odio scoppia come un temporale a cielo aperto. Renesmee ha un cuore che batte e Bella trattiene un urlo nella sua mente di cristallo, per non farla uscire fuori.

La consuma.

Il battito di quel cuore la spezza.

Bella corre, entra in camera da letto.

Poi crolla.

Lacrime, venite fuori. Lacrime, lacrime, non lasciatemi sola, non rimanete dentro, non marcite con me, venite a vivere, voglio piangere, voglio smetterla, la finirò... se solo piango. Ho bisogno di piangere. Ho bisogno di essere viva, ho bisogno di sentire qualcosa che non sia io.

È attraversata da scossoni, è fulminata dal dolore, la lampadina si è spenta, anche il cervello, il cuore cerca un battito che non arriverà mai, cerca la voce di Jacob che la rassicura, e il vuoto si espande, la voragine le ferisce la carne dura.

E il sangue la chiama.

Il sangue nella busta accanto alla porta.

Le sacche per la bambina.

Il sangue umano.

Manca poco, e l’adrenalina cresce. Striscia come un serpente, i denti le pungono... e allora succede.

Il sangue ha il sapore dei ricordi, di una vita che non avrà mai, le dà la potenza di essere quello che desidera, di avere tutto quello che vuole. E si convince del fatto che quando aprirà la porta ci sarà Jacob. Lei gli darà un pugno, lo accuserà, perché lui non è venuto. Perché vivere così è troppo difficile e lui deve aiutarla. Lui l’aiuterà a restare sveglia tutta la notte.

Lui l’aiuterà a restare sveglia tutta la vita.

E il sangue scorre, Bella si bagna la bocca, è grumoso, denso, è… umano. Sì, è umana anche lei, ora.  Aveva solo bisogno di quello, adesso è tornata la stessa, con gli occhi marroni, le guance in fiamme per la vergogna, le lacrime agli occhi e i graffi sulle ginocchia.

È tornata lei.

Stringe la sacca di plastica e tutto finisce. Il  sangue è secco, il sangue è finito.

E le lacrime non scendono, le lacrime sono… sono lontane. Si sono addormentate nel suo cuore.

«Bella…»

Edward ti prende fra le braccia e tu vuoi svenire. E invece ti dimeni, urli… non sei più tu.

Ti sei persa.

Edward ti prende per mano, ti guarda negli occhi, ma tu non ci sei, tu sei scappata. Vuoi solo altro sangue, vuoi solo tornare umana.

«Non era questo che volevo! Non era questo! Non l’ho scelto io! Non l’ho scelto! Il sangue, Edward, il sangue! Perché? Perché? Lasciami, lasciami andare! Jacob mi ha lasciato andare, non l’ho trovato, e doveva esserci… Il sangue! Voglio essere morta, lasciami. Non era così.. Non doveva essere così… »

Edward la abbraccia, le accarezza i capelli. «No, Bella… non fare così…»

«Dammi un motivo! Dammi un motivo per rimanere! Dammi un motivo per sopportare, per non dormire, per ridere, per stare qui. Solo uno, Edward. Solo uno. » Renesmee ricomincia a piangere. Bella la sente. Deve prenderla in braccio, deve coccolarla. Adesso si ucciderebbe solo per aver provato odio, invidia, nei confronti del suo regalo più grande. La sua bambina è così bella…

«Nostra figlia. Non pensare a me. Ho vissuto quasi un secolo completamente solo… è difficile, lo è stato anche per me. I primi tempi sono terribili. Ma c’è Renesmee, amore. C’è Renesmee. »

Lo guarda fisso, Edward ha quello sguardo pieno di amore che dovrebbe riscaldarla.

Bella percepisce solo un vento freddo, la circonda…

Non ce la farà.

*

*

*

*

Ciao a tutti <3 <3 <3

Vi ringrazio tantissimo per le recensioni che mi avete lasciato allo scorso capitolo, adesso finisco di rispondere <3 Grazie veramente, non immaginate quanto mi rendete felice. In questo capitolo comincia veramente la storia, che tipo di storia è lo faccio decidere a voi. Cambiano diversi punti di vista, ma ho scelto di non scrivere chi parla perché mi piace che siate voi a scoprirlo e a riconoscere i personaggi :) 

Vi ringrazio davvero tanto <3 Siete curiosi di vedere che succede adesso? Io spero di sì <3

GRAZIE.

Con affetto

Ania <3

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Capitolo 4
*** 4. Like my father's gone to pass Sever years has gone so fast ***


SE 4

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Questo splendido banner è stato realizzato da Lea_91. Grazie mille, davvero :)

Capitolo 4 - Like my father's gone to pass

Sever years has gone so fast

Il nome di Bella che viene fuori dalla sua gola è un ultrasuono. Adesso lo sentono solo gli animali, gli alberi e l’acqua che cade. Ha visto la foresta diventare bianca, verde d’estate e marrone d’autunno. Ha perso il conto delle stagioni che segnava sulle dita, ha perso il conto delle notti e ha smesso di riconoscere i giorni di sole. Il lupo alza il muso al cielo.

Sono i pochi momenti in cui può veramente liquidare i pensieri e sopprimere l’umanità che gli grida dentro ogni giorno. Da quel giorno, quell’anno e quel mese in cui ha cercato di fuggire da Jacob Black: se stesso o un ricordo di quello che avrebbe voluto essere. Non lo sa più nemmeno lui.

Adesso è foglie, e la foresta è marrone nel buio. L’autunno è tornato.

La notte si colora di grigio e la foschia è lieve. Il lupo sbuffa e posa il muso sulle zampe. Ed è quando chiude gli occhi, che accade. Accade e lui non avrebbe mai voluto, non avrebbe mai voluto saperlo. Eppure ci sono degli attimi in cui il tempo non esiste più ed è la vita a prendere in mano quello che sei.

“Jacob.”

“…”

“Jacob?”

“…”

“Ascoltami.”

“Chi sei?”

“Ti ho trovato, Jake. Ti ho trovato… alla fine.”

“Non c’è più niente da trovare.”

“Devi tornare a casa.”

“Non c’è nessuno ad aspettarmi.”

“È vero.”

Silenzio. Il cuore del lupo, di Jacob, di un ragazzo che non vede la luce da quel tredici settembre, martella, cade, e infligge colpi. Gli salta in gola. Jacob Black vuole solo sputarlo, in modo che quella seccatura lo lasci in pace.

“Vattene.”

Non sa nemmeno con chi sta parlando.

“Tuo padre è morto.”

Così come è venuto e passato mio padre, 
sette anni sono volati in fretta.
 
Cerca di sospirare come gli dice il corpo, ma non ci riesce. Sette anni e suo padre…

Jacob sospira.

È bloccato.

Bloccato nell’animale.

Bloccato nell’uomo.

“Non vedo il motivo per cui tornare.” Gli si rompe la voce, si maledice.

“Forse dovresti soltanto imparare a camminare di nuovo, Billy diceva che non tornavi perché te la facevi sotto a metterti di nuovo su due zampe.”

Quello che viene fuori dai suoi denti affilati sembra una risata… spera solo di non frignare, mentre il ricordo dell’abbraccio di suo padre con il profumo del dopo barba alla menta al diploma delle elementari gli si ficca nella testa.

Billy non ci sarà al suo ritorno.

“Hai capito bene. Non so più camminare.”

“Andiamo, Jacob. Sei sempre stato il mio mito, non puoi farti mettere sotto…”

“Lasciami indovinare… sei il marmocchio.”

“Seth, grande capo.”

“Non c’è bisogno che mi chiami così, anche se so di meritarmi il titolo.”

“Parlavo di me.”

“Ma che coglione.”

“Non sei cambiato una cifra.”

“Le persone non cambiano mai. Nemmeno i lupi.”

Comincia a correre, manda indietro la sua vita, il viso di Billy, l’incidente, la sedia a rotelle, la prima volta che ha provato a mettercelo sopra, quando per poco cadevano entrambi. Manda indietro il sorriso del padre e le sue battute fuori luogo, quando Jacob gli chiedeva che ore erano e lui rispondeva che Bella aveva chiamato.

Una goccia scintilla sul suo pelo e non è di pioggia.

Ora non vede più niente, è troppo veloce. Gli animali gli spianano la strada. Tutti hanno paura, tutti hanno quel qualcosa che urla loro che quel lupo è diverso dagli altri. Le direzioni non esistono nei boschi. Ci sono strade che percorri e in cui non sai nemmeno di essere, linee del destino che schiacci e che guasti senza pensarci. Come quando calpesti te stesso e te ne accorgi solo anni dopo, quando ti guardi allo specchio e non ti riconosci più.

La goccia basta a cancellare tutto.

Umani sono gli occhi del lupo.

Umano è il suo pianto.

Umano è quello che resta.

***

Dopo quel giorno, Bella Marie Cullen era rimasta chiusa in una stanza fredda come le sue mani e vuota come il suo cuore. Sentiva Renesmee ridere e voleva uscire fuori, poi si ricordava di quello che aveva fatto, e la vergogna diventava dolore. Si accovacciava a terra, sentiva di nuovo la puntura sul cuore, di nuovo il fuoco che non l’avrebbe mai bruciata, sentiva di nuovo un nome impronunciabile, sussurrato.

Le bruciava la lingua e voleva rimanere senza.

Quando aprì la porta della stanza, il freddo era aumentato. Un vestito di lana, mi serve un vestito di lana. Fili caldi, stoffa pesante. Si era messa a tremare.

Non sai che ci sono fili che pungono, Bella?

Edward era lì ad aspettarla. Di sua figlia Bella aveva perso giorni e risolini e sguardi che appartenevano ad anni, a momenti che avrebbe sentito raccontare, ma che non avrebbe mai potuto vivere.

Tipico di te. Perdere la vita delle persone che ami, perdere e basta. Vincere e non sapere per cosa hai lottato. Come sempre. Come fai tu.

Si fece abbracciare da suo marito. Chiamava il suo nome, la accarezzava, la stringeva a sé.

La sua pelle era liscia contro la sua, le sue mani delicate, il respiro affannato per un pianto liberatorio che non sarebbe mai arrivato.

E poi ci fu un bacio.

E finisce, come tutte le cose.

Tutte le cose tranne la vita che si ritrova a vivere.

Per sempre.

Bella chiude le palpebre, avvolta dalle lenzuola, Edward è al suo fianco, le accarezza la spalla, non c’è nessun modo per nascondersi perché non si dorme. Non si può dormire, come in quelle storie del terrore in cui quando ti addormenti muori.

Sospira di sollievo, gli occhi semiaperti.

L’alba è una fessura nei fori della tapparella.

La luce sarà sempre e solo una fessura.

***

Parigi assomiglia a un dipinto. Tutto quanto sembra un dipinto. Mi aiuta a non pensare al sangue che scorre nelle vene dei passanti. È ancora difficile, è ancora forte. Una volta non ci credevo, una volta pensavo che la forza di volontà mi avrebbe aiutato a fare tutto. La forza di volontà però è scappata insieme a un ragazzo dagli occhi neri e lucidi che mi ha fatto ballare una sera d’ estate.

«Sei sicura di volerci andare, Bella?»Edward mi prende la valigia dalle mani. I sorriso gli nasce spontaneo, un attimo e sorrido anch’io. Sono sette anni che imparo a sorridere così. Eppure ricordo dei momenti in cui sorridevo senza che nessuno mi desse il via libera. Forse perché ero piccola.

Forse perché ero umana.

Forse perché ero viva.

«Sì, sicura.»

L’aereo per Seattle sta per partire, l’aria di settembre ci avvolge. Mia figlia profuma delle foglie del parco, i suoi capelli sono lunghi e mare dei miei riflessi rossi, quelli che avevo una volta quando c’era il sole.

«Tesoro?» la chiamo e lei alza gli occhi. I suoi occhi, i miei occhi. Marrone, cacao, cerbiatto, torte di fango, sabbia bagnata, graffi sulle ginocchia. Su di lei forse sono più belli. Sicuramente è così.

Ha in mano uno di quei telefonini che non ho mai avuto la voglia di imparare a usare.

«Cosa c’è di bello a Forks?» chiede. Prendiamo posto sull’aereo, metto la cintura di sicurezza per abitudine.

«Di bello… c’è il mare. Le case…»

Mi fermo. Cos’altro c’è? Chi c’è ad aspettarti? Chi c’è, Bells? Ricaccio indietro la voce. «… i ricordi.»

Nessuno parla più.

L’aereo parte e io mi avvicino al passato.

«Parli con Nahuel? » La voce di Edward è seria, assomiglia a un canto, eppure è pacata. Mi fa scendere dalle nuvole su cui non sono mai salita.

«Forse… vuoi dire che messaggio, papà?»

Sorrido. Quanto è cresciuta la mia bambina. Il tempo dei bambolotti è durato un mese, quello della barbie solo due settimane, i vestitini piccoli e profumati sono conservati in un armadio di Denali. Rosalie mi guarda male ogni volta che ci ritorno. Avrebbe voluto seguirci in ogni viaggio, per stare con la bambina, ma io avevo bisogno di restare sola, senza nessuno della famiglia Cullen. Con me c’era Edward, com’era giusto che fosse. 

Renesmee è diventata donna così in fretta che ho paura delle settimane che ho passato lontana da lei. Quelle buttate a trovare un modo per piangere e far andare via tutto per non trovarlo mai.

«Sì, con Nahuel. È molto gentile con me… è molto dolce.» continua. Adesso guarda fuori dal finestrino, Edward non ribatte. Abbiamo incontrato quel Nahuel in Brasile, mesi fa. Non credevamo che al mondo esistesse qualcun altro come Renesmee, ma ci siamo sbagliati. Qualche settimana fa ci ha raggiunti a Parigi e io li ho guardati da lontano, vicino alla Tour Eiffel. Si sono tenuti la mano e hanno riso, i loro cuori battevano veloci, come le ali di un uccello che vede per la prima volta la libertà.

Maledico l’invidia verso la vita della mia piccola, quella a cui ho rinunciato. Lei si è presa la mia e io non sarei nemmeno dovuta tornare. Lei la merita, io no.

L’amore per mia figlia sembra il più grande e il più forte che io abbia mai provato. Forse è l’unica cosa buona che ho. Anche se, quando sento due cuori che battono, trattenere i ricordi è difficile. 

E poi… Voglio tornare a casa anche se la troverò vuota. Voglio tornare a casa e ritrovare me.

Sto tornando a casa, Jacob. Anche se non ci sarai, anche se non mi troverai, anche se io cercherò te e ci sarà solo un' eco, anche se mi verrà da piangere e non potrò farlo, anche se mi guarderò allo specchio e non mi riconoscerò lo stesso.

*

*

*

*

Ciao a tutti. Grazie mille per aver letto. Ringrazio moltissimo tutti coloro che hanno recensito lo scorso capitolo, grazie di cuore <3 Un GRAZIE ENORME a  Noemi e Virginia, che hanno segnalato la storia per le scelte *____* Ragazze, non potete immaginare quanto mi avete fatto felice. Le parti in grassetto, nel testo, sono della canzone Wake me up when september ends dei Green day che, come ho detto nel primo capitolo di questa storia, è stato il mio ispiratore :)

Tutti voi lettori siete fantastici e il vostro parere è molto importante <3 Questo direi che è un capitolo di passaggio, fa capire più o meno come si è svolta la situazione, come ha continuato a vivere (se davvero ha vissuto) Bella, e come si ritrova Jacob. Non si sa ancora tutto, ma una cosa importante sì. Entrambi stanno tornando a Forks. Se mi lasciaste le vostre parole ne sarei tanto felice <3

Al prossimo capitolo. 

Ania.

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Capitolo 5
*** 5. Here comes the rain again ***


SE 5

Capitolo 5 – Here comes the rain again

 

Tagli profondi, alcool che brucia, visi dimenticati.

La pelle è scura contro il letto dalle lenzuola bianche. La spalla è fasciata, lui è ancora troppo scosso per aprire gli occhi. Forse non sa nemmeno camminare, come gli ha detto Seth. Forse si è anche dimenticato come si chiama. Si è svegliato un paio di volte, ma è rimasto sempre incosciente. A volte delira, chiama il nome di una ragazza… Bella, Isabella, Belle, o Bells, non si capisce bene e ne è contento. Poi chiama anche suo padre. 

«La sedia a rotelle, pà. Ti aiuto, la spingo io.» biascica.

Poi ricade nel sonno.

 

Quando si è svegliato, il funerale era stato celebrato da qualche giorno. Aveva gli occhi di chi è sveglio da troppo tempo e ha bisogno di un sonno che lo faccia riposare. Ma aveva anche lo sguardo di chi sa che non arriverà mai. Si è seduto sulla sedia della cucina e si è guardato intorno. Era il silenzio più triste che gli fosse mai capitato di sentire, se il silenzio può essere sentito. Niente ruote che cigolano sul legno, niente risate, niente televisione accesa con i commenti sportivi in sovraimpressione. Niente sguardo intimidatorio per la birra che ha in mano. Niente di niente.

Billy è morto di solitudine, dicono tutti. Era come se la aspettasse, la morte, con i biscotti al cioccolato scaduti che Jacob non ha mai consumato. Oppure aspettava che arrivasse qualcun altro, ma quel qualcun altro stava piangendo la morte di un’altra persona.

Un altro motivo per odiarsi.

E non ha parlato.

Si è fatto la barba con il gel di Billy, il rasoio gli ha graffiato il mento ma è guarito qualche minuto dopo. Camminare su due gambe è una seccatura. Si deve ricordare di fare la persona educata, salutare, fingere che gli importi qualcosa di come Sam ed Emily hanno scelto i nomi per i bambini, di come Leah ha incontrato Brian, il suo ragazzo. Di come fa Quil a rimanere tranquillo senza soddisfare gli impulsi. Di come si sente Embry che è appena stato lasciato dalla sua ragazza perché non era sincero… cose così. Ma non ha mai rivolto la parola a nessuno. Non per davvero. Al massimo ascolta.

«Senti, Jacob, stai veramente da schifo e mi sento un schifo io a guardarti… » Si volta e lo fissa. Paul ha una bottiglia di birra fra le mani. Casa di Emily non è cambiata, anche se in giro c’è la puzza dei pannolini sporchi. La casa è pulita, è lui che ha problemi a controllare quel senso. Sette anni da lupo non sono uno scherzo.

«Io… in realtà noi… senti, Jake, ecco… Bella… »

Sì, il pugno gli rompe una mascella e sì, Jacob è sempre il più forte di tutti e sì, non gliene frega niente se lo uccide di botte. Nessuno può dire quel nome, solo lui lo può fare, e lo fa da animale, da uomo, da bambino e da perdente. È il nome che ha detto quando, vicino al campus, si è trasformato in un umano e ha recuperato dei vestiti, ha perso la verginità con una ragazza dai capelli scuri e la pelle chiara e ha stretto il nome di Bella fra i denti. Poi si è sentito in colpa ed è scappato di nuovo. È successo altre volte ed è stata sempre la stessa storia. Ma può farlo solo lui. Bella è morta, Billy è morto. Le uniche cose per cui aprire gli occhi e chiuderli e riaprirli e sorridere avevano un senso.

Paul guarisce presto. Il molare che ha perso no, non ricrescerà.

«Non me ne frega un cazzo di quello che pensate voi! Non me ne frega un cazzo! Nessuno qui mi deve parlare di Bella, capito? Nessuno! Sono fatti miei e basta.»

Ed è sufficiente l’attimo in cui si risiede, la bambina di Sam si mette a piangere. Jacob si porta una mano alla testa e si tira i capelli che si è tagliato poco fa. È stato un cretino anche questa volta. Che bisogno c’era di comportarsi così? Nessuno. Ha perso il sorriso e la gioia di vivere e ora sta rovinando la vita a tutti quelli che gli vogliono bene.

Rachel gli si avvicina e gli butta le braccia al collo. Non è fatta così. È una manager di Marketing, una di quelle donne toste, che si fanno valere. Ma da quando Jacob è tornato, ha uno sguardo debole che non ha mai mostrato a nessuno. Paul è in bagno a bestemmiare e a mettersi l’acqua in bocca, lei ha il pancione di otto mesi e piange a dirotto. Jacob se la sente addosso, ha parlato e non sa se sua sorella è felice o disperata o qualcos’altro.

«Jacob… Jake…»

«Sono un coglione.»

«Torna in te, ti prego.»

Guarda sua sorella, somiglia a Sarah. Dio santo, è veramente bella e il destino ha fottuto tutti quando le ha dato Paul.

Jacob è stato letteralmente fottuto quando è nato in quella famiglia di licantropi, ma non può farci niente.

«Non mi merito niente. Non merito nemmeno di stare qui. Non merito te, una famiglia, qualcuno che mi chieda se ho mangiato oggi. »Non lo merito. Ho dato un pugno a Paul che… mi voleva parlare, cosa posso fare a te che mi abbracci, Rachel? Mi faccio schifo, mi faccio schifo da solo. « Non ho nemmeno il coraggio di mettere… un fiore di plastica sulla tomba di papà per non vedere il suo nome scritto sulla lapide, mi sento debole… ed è una cosa che odio.»

Scioglie l’abbraccio e si dirige verso la porta. «Io non sono questo, Rachel. Non sono questo.» 

Eppure è quello che dimostra.

Mi sono perso, non appartengo più a nessuno, più a niente. E forse è stata tutta una messa in scena. «Camminare è orrido, sto molto meglio a fare l’animale. Mi dispiace.» Prende un respiro profondo, chiude gli occhi, non vede niente e vede tutto, tutti lo guardano ma non capiscono.

Jacob comincia a correre.

«Jake, per favore… per favore…»

«Sono morti. Bella e Billy… sono morti. Voi non avete bisogno di me.»

Corre ancora, si abbassa i pantaloni e quasi inciampa, cerca di legarseli alla caviglia e sta per cadere a terra.

Un boato e il lupo lo prende. Crede che sia la sua salvezza ma in realtà non è così. Ha martoriato quel lupo così come ha martoriato se stesso. Adesso è l’animale a correre, è l’animale a soffrire, a ululare.

La luna è alta e illumina il suo sentiero.

La notte è arrivata.

***

La foresta ammutolisce.

Il lupo ringhia e il vento ha paura.

Non se l’aspettava.

L’odore è di fuliggine, fiori morti, polvere di vaniglia che cade tutta insieme, zucchero e acido. Non se lo sarebbe mai aspettato.

È il suo nemico.

Deve cercarlo, trovarlo, ucciderlo. È della stessa razza di quelli che gli hanno portato via la ragazza che amava, l’unica a cui finisce per pensare, anche se gli anni sono passati e il tempo si è portato via l’amarezza. Il dolore è rimasto. Le ferite anche.

I sogni in cui sorride… be’, quelli li vuole sempre con sé. E non importa se quando è sveglio l’impatto con il mondo, la natura, la terra o il letto è così forte da farlo fuggire da qualche parte. Non può rinunciare a lei che sorride. Anche se è solo un ricordo, anche se è qualcosa che non potrà più vedere né toccare. È un ricordo, è suo. È più importante di quello che vive, da quel giorno in cui lei non ha più respirato.

E il mostro deve morire.

Lo farà morire lui.

Corre, corre ancora.

Dove sei, brutto bastardo? Vedrai, adesso, ti farò sputare il veleno a fiotto, ti graffierò la pelle fino a vedere le ossa che hai, il cuore vecchio che ti galleggia nel petto. Non devi essere qui, non è il tuo posto. Corri all’inferno. È lì che devi correre.

Tutti muoiono.

Questo è per le persone che se ne sono andate prima della fine.

L’ha raggiunto.

Il vampiro è sotto di lui. Respira.

Perché respira?

Schifoso succhiasangue, tu non hai bisogno di respirare, a chi vuoi darla a bere, razza di sanguisuga?

Il vampiro si affanna, sembra che stia per piangere. Lui ha il suo vestito fra i denti, la creatura è strana. I capelli sono nerissimi, luccicano come il petrolio che cade sull’asfalto, come l’ultima volta che ha fatto benzina alla Golf. Sono malati anche gli occhi, gialli e striati, brillano sotto la luna e lo guardano. 

Lo guardano senza odio.

Non ha mai visto niente del genere. E come sempre il nemico è bello come un Dio e spietato come solo lui deve essere in queste circostanze. Peccato che lei aspetti. Lei aspetta.

Ma lui no.

Un ringhio. 

L’odore è troppo forte.

Non vede l’ora che sparisca.

E si butta.

Morde.

La carne di lei è più fredda del pavimento che ha dovuto pulire a scuola, anni fa, per punizione. Quello che sente è polvere, sangue secco, morte, vecchiaia, malattia e rimpianti tenuti dentro. È un sapore da schifo e tossisce. Cazzo, che sapore di merda. Il sangue può essere polvere? È quello che sente. È salato, è pesante, è grumoso, soffoca. Somiglia alle lacrime.

Se il braccio è così schifoso, figuriamoci il resto.

«J-Jacob… J-Jacob…»

L’ha chiamato, chi è?

Che vuole? Come si permette?

Si ferma solo perché il sapore gli dà così tanta nausea che ora potrebbe vomitarle addosso. La sanguisuga rimane ferma, lui rimane sopra di lei, le zampe che affondano nella sua carne. E lei sembra sentire dolore eppure ha un’espressione che direbbe che ne vuole ancora e sempre di più.

«Jacob.»

Ora lo sta toccando. 

Ora lo sta accarezzando.

Chi è? Chi è lei? Occhi gialli, odore di vaniglia, guance di pavimento bagnato, labbra rosse e finte, dita che sfiorano. Chi sei? Chi sei, tu? Tu che mi chiami per nome. Nemico che non si fa uccidere, carne marcia, polvere impastata, qualcosa mi blocca, che cosa? L’ istinto di farti fuori, farti chiudere gli occhi gialli per sempre, bruciare con il legno e poi per sempre insieme a Lucifero. Non c’è niente a trattenermi eppure mi fai ribrezzo e mi tieni fermo. Che mi dicono i tuoi occhi? Cosa cercano le tue mani? Cosa cerca la tua lingua che sa come mi chiamo? Che cosa sa?

«Perché te ne sei andato, Jacob?»

Il vampiro abbraccia il lupo. Stringe il lupo e non lo soffoca. Lo accarezza, affonda il viso nella sua pelliccia, si inebria del suo odore, fa il verso del pianto e non viene fuori niente di niente. Ma che vampiro è?

“Chi sei tu per dirmi che dovevo restare qui?”

«Sono io… Sono… Bella.»

Ora lei si porta le dita sulla faccia, un braccialetto d’argento scintilla.

Il cuore di Jacob lampeggia. È certo che qualcuno lo stia guardando, sa che la luna lo sta rendendo trasparente e ora il suo cuore è rosso e pulsa, ed è vivo, e parla nel suo petto e lui si sente in un mondo a parte.

Non posso crederci.

La vampira cerca di piangere e non ci riesce.

Non posso crederci.

La vampira si tocca i capelli, respira di nuovo, aspetta…

«Sono qui, Jake.»

Credici.

Jacob Black perde il lupo e rimane l’uomo.

Non è vero, sei morta. Sei scomparsa con tutti i tuoi progetti, sei partita su quell’aereo e non ti ho più vista. Abbiamo ballato l’ultima notte e io ti ho immaginata mentre nuotavi nel mare. Non sei venuta più e io sono scappato perché sapevo che non saresti tornata. Sei una di loro, sei loro. Tutto quello che sono è ricordi e rimpianti. Quello che voglio è del passato e del presente è una fotografia venuta male. Ti sei spezzata la vita e hai spezzato anche me. Ci incontriamo di nuovo? Incontriamoci.

Siamo nemici? Forse sì, oppure no? Non ci siamo mai detti addio, vuoi dirmelo adesso?

Sono solo un umano, non importa più.

Quanto siamo fragili, Bells?

Tu mi hai già ridotto in mille pezzi.

«Bells?» Adesso non capisce se la realtà è un ricordo o se è un ricordo ad essere una realtà, se vive in un incubo o in un sogno o se tutto si è mischiato insieme per farlo confondere. Non lo sa, eppure rimarrebbe così per sempre. È indifeso, con niente addosso, la vampira ora è tesa, ha gli occhi così lucidi che sembrano acqua e lui sente che potrebbe scivolare solo a guardarli.

Ha il braccio che sembra sbriciolato, almeno in parte. Jacob non sa cosa fare. Non sa veramente cosa fare. Se ridere o piangere, o urlare qualcosa.

«Jake, sono qui.» fiata lei.

E ora sorride. Sorride e illumina la notte, il giorno sta arrivando o è ancora lontano... ma cosa importa quando la morte deve aspettare l’eternità?

Chiude gli occhi e li riapre, frenetico.

Lei c’è ancora.

Lei non se n’è andata.

Lei lo sta aspettando.

È Bella.

«Sei… viva.»

Già. Niente vermi, niente bare, niente funerali. Gli incubi degli ultimi sette anni sono una nullità in confronto a questo. È lei.

«Jake.»

«T-ti ho fatta male.» si incolpa, dimentica. Sono di nuovo loro.

«Non fa niente.»

«Non… non volevo. Non ho mai voluto ferirti.»

«Non ti preoccupare. Tanto torna normale…»

«Mi dispiace.»

Strappa un lembo del suo vestito bianco contro la terra, un macchia di neve sulle foglie, glielo avvolge attorno al braccio, veloce, istintivo. La tocca, non è più fredda, qualcosa la rende più simile a lui. Ora è lui ad abbracciarla, a cercarla, ad abituarsi all’odore, a smettere di pensare e a ponderare tutto.

«Perché sei qui?» parla, parla, parla, respira, inala l’aria e la butta fuori. Non può essere vero.

«Mi sei mancato così tanto…»

«Ti credevo morta.» Gli si rompe la voce, è un ramo spezzato, è il dolore che diventa suono.

«Lo sono stata.» La sua mano bruna percorre il viso pallido contro la terra. Lascia una scia di fuoco, un piccolo gemito.

«Dio santo, Bella, me l’hanno detto…» Non ce l’ha fatta… Non ce l’ha fatta… E invece lei è lì.

« Per ore il mio cuore ha smesso di battere e Carlisle lo ha detto a Sam. Ma poi… poi ha ricominciato a pulsare. Sei stato tu a riportarmi indietro.»

Ora gli viene pure da ridere. O da piangere. Qual è la differenza? La verità è che non riconosce più nemmeno che cosa sente.

Non sa nemmeno perché ora gli scende qualche lacrima, quanto è coglione. Dio non poteva impegnarsi di più quando ha deciso di metterlo al mondo?

«Bells, sei senza speranze.»

«Ti ho sognato. Mi dicevi che mi avresti aspettato, che dovevo fare di tutto per tornare.»

«Io non ho fatto niente di niente.» sospira. È bello toccarla, è diversa, sembra una bambola eppure le ricorda Bella, quella con le trecce e le lacrime agli occhi.

È ancora lei.

«Sei tornata per me?»

Bella si morde le labbra. Il gesto gli porta il sangue alla testa e lo fa andare in fibrillazione. Le labbra sono rosa sotto la luna, dischiuse, assomigliano alle fragole.

Ora è lei, la Bella fredda e rinata una seconda volta e… lo tocca.

« Mi lascerai… anc-cora, ora che sai?» Ha la voce del pianto ma le lacrime non scendono. Gli occhi luccicano, tutto brilla eppure le tenebre li sovrastano. Che cosa c’è a dare luce? Jacob sta tremando, chiude gli occhi e vede Bella che corre. Adesso ha i riflessi ramati, c’è la spiaggia, c’è il sole, ci sono risate.

Poi è grigio, nuvoloso, il mare chiama, resta eterno in quel frangente in cui tutto diventa nero.

E rosso.

E poi bianco.

E quando Jacob torna a guardarla, le sue mani sono sulle sue cosce e suda di qualcosa che non conosce, è tiepido… È qualcosa che non ha mai sentito e prova freddo e gioia e un desiderio lontano che non ha mai visto sulla sua pelle.

E sta cercando la sua bocca.

Bella, vampiro, mostro. 

Ombra del passato. 

Ricordo. 

Bella che correvi, Bella che inciampavi, Bella che piangevi. Sei intrappolata dentro questa creta, ha i tuoi stessi lineamenti, qualcosa che brilla. Dio santo, vieni fuori. Puzzi di morte e l’ho già dimenticato. 

Dove sei, bocca?

È tornata dal mondo di là, quello in cui tutti dormono e non si svegliano più.

Ora ti cerco e ti sto trovando, fatti prendere in ogni poro di pelle che c’è. Devi essere tu a tornare. Senza il cuore che batte ma ci sei… 

Lei vaga sulla terra, come lo fa? Come i fantasmi o come i vagabondi?

Ma che cosa importa quando ci siamo, ci siamo incontrati e ora sono qui e tu sei qui ed io ti sto accarezzando. Ho lottato anche quando credevo che non ci fosse più niente per cui combattere, mi smentirai?

Succhiasangue velenoso, ti sei portato via Bells ma lei è sempre con me.

E la trova. Percorre la sua pelle di marmo con la bocca, striscia la lingua, lei si sta risvegliando, è un sospiro umano, è un gemito vero. Bella lo rivuole indietro, il vestito è strappato, le sue mani lo reclamano e si affanna. Non sono migliori amici. Forse sono anche quello, ma ora, e prima e sempre, sono molto di più.

E poi la bacia.

Sono le sue labbra e un ringhio, quando si accorge di essere nudo e di essere uomo nel senso più terreno e disperato, e Bella spinge le mani contro la sua nuca e lo stringe. È la lingua di lei a cercare, è lei ad aprire la bocca, a fermarsi per poco a guardarlo, a cercarlo.

«Jake. »

Ed è protesta, è di nuovo il verso di un animale. Ora è lei che può ucciderlo. Ma non lo fa. Da quando sono nemici?

Da quando Dio ha creato la terra in sette giorni, ha aperto le tenebre e ha creato un mondo segreto di canini velenosi e lune piene. Ma non ci credono più.

Jacob vuole di più. Jacob non ha mai avuto controllo, ma ora vede l’aria incastonarsi fra le sue dita e cadere, mentre lui si lascia andare, mentre lui non ha più niente da perdere.

Quanto volte mi uccidi, Bells. Quante volte mi uccidi. 

Ora sei bollente e io sono di ghiaccio, ora è tutto finito o è appena iniziato. Aria di settembre. 

Foglie che cadono.

Perché hai scelto questo momento per tornare? Jake e Bells sono morti il tredici settembre. 

Un equinozio di Primavera di tanti anni fa. 

Troppo pochi o semplicemente troppi per noi, per stare separati. Non siamo nessuno, non so nemmeno chi sono io, ma so che devo essere qui, so che è tutto sbagliato ma che devo lasciarlo passare e amarti finché posso. Perché il tuo per sempre non mi appartiene e poi mi caccerai e io tornerò a morire ogni giorno senza di te.

Ma si ferma, si ferma per tutto il male che sente con il nome di Bella attorno. E allora la guarda, lei che va su e giù con il petto, gli occhi socchiusi, il vampiro e una Bella che non ha mai capito che cosa fosse lasciarsi amare senza avere paura. Che cos’era questo?

L’unica cosa viva che aspettava di sentire da almeno sette anni.

Jacob si scosta da lei, una smorfia sul viso, l’odore è tornato ma a stordirlo è il vestito che si è spostato, vicino alle gambe, e gli fa vedere qualcosa che adesso no, non vuole vedere.

«Jake, non andartene. Per favore, per favore, non andartene.»

Bella, labbra rosa, odore di fragole, bosco fitto, autunno d’inverno. Vuole intrappolarlo di nuovo e ci riuscirà.

«Non di nuovo… non così, non adesso, ti prego. Ti prego, ti prego.» Jacob recupera i pantaloni, si sposta a lato, Bella si mette sui gomiti. Lui la guarda con aria di aspettativa, non c’è più debolezza – ce n’è tanta, ma lui la manda giù –, è tutta seppellita dentro di lui. È solo nascosta.

«Che c’è? Non ti bastava?»

«Jake, per favore… per favore.»

«Mi fai impressione quando parli così… basta, okay, non me ne vado.» E  poi lei gli prende la mano e si ristende, guardano verso il cielo nero, non ci sono stelle, solo la luna un po’ coperta dalle nuvole. La risata di Bella sembra il rumore delle posate sui bicchieri dei liquori. Ora il silenzio.

È ancora forte il ricordo del corpo freddo contro il suo. Bella è viva, in un modo diverso… ma è viva. Se è un sogno, lo vuole consumare fino all’ultimo respiro.

«Devo chiederti…» Jacob comincia a parlare. Il fiatone è ancora troppo ingombrante.

«Quando hai scoperto che me n’ero andato… » Jacob stringe la sua mano, inclina la testa e la guarda, di profilo. Lei muove un attimo le labbra. Gli occhi sembrano ancora acqua, le labbra sono ancora bagnate di lui.

«Jake.» Bella muove la testa, una ciocca nera le ricade sul viso. Jacob avvicina la mano e lo fa anche Bella nello stesso momento, si guardano. Jacob sta per mollare.

« Non ti piace essere una sanguisuga?» azzarda.

La bacerebbe di nuovo e le toglierebbe i vestiti. Lei non ha abbassato lo sguardo di un secondo e sa che se non arrossisce è perché non può. La vera Bella da dentro sta arrossendo, piangendo e sicuramente vorrebbe tirargli un pugno. O forse no. Forse vorrebbe fare qualcos’altro.

«Mi odio.» sospira lei. «Ho desiderato di uccidere Charlie quando l’ho visto da lontano e ho voluto squartare la gola a tutte, tutte le persone che mi sono passate davanti in ogni viaggio. Sono sempre stata sicura che se ci fossi stato anche tu, con me, non sarebbe successo.» Bella distoglie lo sguardo, «Mi odio, e mi odierò per sempre. Quel giorno, quando… ho scoperto che eri andato via, chissà dove, ho odiato mia figlia per il suo cuore che batte e per il suo sonno. Ho bevuto il sangue umano che era per lei e… è stato orribile… Sono un mostro.»

«Bells, non è così.» Non ci vuole credere. Bella che beve sangue è un brutto sogno che gli veniva in testa qualche notte prima della battaglia contro i neonati. Perché non basta? Perché non la ammazza?

Jacob ripercorre la sua vita in un solo secondo. Vede sua madre che lo prende in braccio, i capelli di Rebecca fra le sue mani, quando li tirava per farsi riavere la macchinina che gli aveva rubato. Vede i petardi scoppiare in aria, vede Edward che bacia Bella davanti a lui, vede Bella con una camicia a quadri che gli chiede di ritornare, vede una Bella con le lacrime agli occhi il giorno del suo matrimonio, vede le bottiglie di birra rotte. Si guarda correre e soffrire nello stesso istante.

«Quando sono scappato, sono ritornato umano solo tre volte. La prima volta era vicino a un campus, nel Minnesota. C’erano bottiglie di Tequila rotte e vestiti buttati vicino al bosco. Ne ho preso qualcuno, zoppicavo, è difficile comminare dopo mesi passati a correre. Mi sono fatto una ragazza, non mi ricordo chi era, come si chiama o perché avesse scelto me. Me la sono fatta, me ne sono andato, e mi sono trasformato. »

Alcool, pelle sudata e voci sottili.

Poi il buio.

Peccato che quella sera di merda avesse fatto sua una donna per la prima volta.

Lei aveva i capelli scuri e la pelle chiara. Il resto era sfuocato.

Anche la voce era sfuocata, solo capelli, mani, bianco, e la sensazione di quando si sta correndo, di quando il fiato finisce.

Nient’ altro.

Hai visto, Bells? Ci sei, da lassù? Mi sono dato a una donna eppure mi hai preso tu, aveva pensato.

«Non… è una cosa così brutta. Non hai ucciso nessuno, Jake.»

«… Tu l’hai fatto?»

« Ti ho pensato tanto, c’eri sempre tu. C’eri tu a dirmi di no.»

«Che grande cazzata.»

«Sei il solito sbruffone.»

Perché non riesce a farlo? Perché? Perché non la uccide?

Trattiene il respiro.

E poi… poi dice la prima cosa che gli passa per la testa.

«Hai sonno, Bells?»

Continuano a stringersi la mano. A Jacob le palpebre sono pesanti, non ce la fa più a vedere il mondo come lo vedeva prima. Non dopo averla rivista. Non dopo che ha scoperto che, in un certo senso, lei c’è ancora. Lei esiste. Lei è nel suo mondo.

«Tantissimo.»

«Allora dormiamo.»

Si sente un verso che assomiglia a quello degli animali quando gli si schiaccia una zampa.

«Io non posso dormire, i vampiri non dormono.» Jacob vede il suo viso girarsi verso di lui. Sembra ferita, ferita fisicamente. «I vampiri non dormono mai.» sussurra.

«Ma hai sonno.» Jacob non crede a quello che dice, era tanto per dire. «Da quanto tempo, Bells?»

«Da sempre. Da quando mi sono svegliata così. Solo per rivedere te e guarda cosa ho ottenuto.»

«Bells….» Le sue mani sono sul viso, l’espressione concentrata.

«Puoi ancora dormire.»

Lei non capisce. Jacob le mette un braccio intorno alle spalle e la stringe a sé, la stringe al suo petto. Lei lo accarezza un attimo e ritrae le braccia sui fianchi…

«Chiudi gli occhi, Bells.» Lo ascolta e fa quello che dice, «Non hai più freddo così, vero?»

Riflette un po’. «Niente freddo.», quasi sorride.

«Okay… ora devi respirare. Occhi chiusi, calore, respiro.»

«È difficile.»

«Prima l’hai fatto, prima hai respirato.»

«Perché tu mi fai sentire viva.» Ora Bella serra completamente le palpebre, quasi si vergognasse, e la battuta di Jacob muore direttamente nella sua gola.

«C-ce la fai.» le mormora all’orecchio.

E poi succede. Bella respira, Bella sta diventando calda come l’acqua per i bambini, tiepida come il latte che per un po’ le ha preparato Charlie.

«Non pensare a niente. Niente, Bells. Dormi. Dormi e basta.»

Lei annuisce e Jacob le passa una mano sul volto. Sembra sua, sembra non chiedere nient’altro al mondo che un notte di sonno vero. Insieme a lui.

Piccola Bells, adesso ti addormenti. Sono sette anni che stai con gli occhi aperti, sette anni che non ti rifugi in un qualche posto. E quando dormi sei tu e ti senti protetta. 

Dormi, dormi piccola Bells. Hai avuto paura per tutto questo tempo? Ci siamo baciati e adesso hai sonno e ci sono io. Siamo tornati umani. Non sono più bollente, sai? Insieme siamo normali, insieme siamo giusti.

Insieme sono i sogni che non potrà mai sognare ora che diventa fredda senza di lui. Ora che ha sete di vite umane che non potraà mai vivere perché non ha vissuto nemmeno la sua, di vita.

Ma ci sono io. È per questo che sei tornata. È per questo che ora ti addormenti. Sei stanca della tua non-vita e ti ricordi di me. Forse hai vissuto davvero solo quando c’ero io e fa schifo, Bella, perché la vita è molto di più

La vita è molto di più dell’amore, dell’amicizia, dei problemi, dei giorni andati male, delle notti in cui non riesci a pensare e rimani sveglio a guardare il soffitto, la vita è molto di più di un bacio rubato, di figli arrivati troppo presto, di sgridate, bottiglie di vino, liti e sudate. La vita è molto di più.

Avresti dovuto viverla.

Tu non l’hai mai conosciuta, come i bambini che guardano un bacio al cinema.

Ma dormi, potrai sognarla.

Ci sono io con te.

Jacob chiude gli occhi, il cuore gli fa male eppure lo sente. Rimbomba forte.

Dormi, Bells.

Jake e Bella

Ciao a tutti <3

Non me la sento di commentare questo capitolo. 

Mentre scrivevo questa storia, ho praticamente tralasciato il fatto che l'avrei inviata ad un contest xD.

... Tra l'altro. Chiedo umilmente perdono. Non sono riuscita a rispondere alle vostre splendide recensioni, ma prometto che arriverò e recupererò tutto. Ho davvero pochissimo tempo, scarseggia per scrivere, per leggere, per recensire, e per rispondere. Ma arriverò. Alla fine io arrivo sempre.

Avete visto che bella quest'immagine qui sopra? L'ho messa perché mi ha ispirato un sacco tutta la storia *_* Grazie a Noemi che l'ha messa nel suo profilo di facebook <3

Grazie a tutti, davvero. Per leggere, per le recensioni <3 per esserci. Conoscere i vostri pareri mi renderebbe tanto felice.

Un bacio

Ania <3


 

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Capitolo 6
*** 6. Drenched in my pain Becoming who we are ***


SE 6

Capitolo 6 - Drenched in my pain

Becoming who we are

 

La notte era bloccata, il sole non sorgeva. 

È così perché non potremo tornare indietro. Non avere paura, dammi la tua paura, sarò io a temere quello che temi tu. 

Bella. Fiori secchi, siringhe, bare di cristallo, Biancaneve, strega cattiva, personaggio secondario messo in mezzo per sbaglio. 

Mi ricordo quando sfogliavi le fiabe di quello scrittore di fiabe. 

Forse non ero più alla tua altezza.

E arrivò il giorno.

Jacob si rese conto di non aver sognato e non sapeva se essere felice o sorpreso. Magari provava tutti i sentimenti che esistono nello stesso momento.

Aveva pregato, una volta, a casa sua, prima di fuggire. Con gli occhi lucidi e la voce bassa, incomprensibile.

Bella dormiva fra le sue braccia.

Chiunque ci fosse sopra di lui, poteva prendersi la sua anima. 

Aveva molto di più.

Bella dormiva.

Bella era tornata.

Bella c’era ancora.

Erano morti, erano nati, erano lì. 

Settembre è iniziato da giorni. 

Erano soli nell'equinozio. 

Sta’ attenta, non inciampare. I sassi sono appuntiti, gli sbagli fanno male. Ci sarò sempre a curare le ferite, anche quelle fatte dalle lame avvelenate, lo sai? 

Sì, l’hai sempre saputo. 

Che grande dolore la vita, forse è proprio per questo che mi sento così vivo con te.

Aprì gli occhi.

Sì, ora c’era il sole. Assomigliava al tramonto, ma c’era. 

Bella fece per mettersi seduta, si portò una mano sugli occhi, come i bambini. Quanto è importante una notte di sole carezze? Non avevano mai avuto nient’altro che quello.

«Bella, aspetta.»

Lei fece un’espressione strana, diversa, come se sapesse.

«Cosa c’è, Jake? » Poteva essere una domanda così banale, ma dalle sue labbra gli sembrò qualcosa di difficile da capire.

Ci sono cose che non si possono dire, ci sono cose che non si possono fare. 

Vengono nascoste nell’ombra e vengono fuori come i serpenti.

Le mise una mano sul volto, come si fa con i ciechi. La mano aperta davanti agli occhi, l’odore di foglie e vita sulle dita, dita che finirono sul suo collo.

Stava perdendo qualcosa e non sapeva cosa e non poteva lasciarla andare.

Jacob si mise in ginocchio. «Sono il tuo migliore amico, ora?» cantilenò.

Lui la sentica persa, sperduta in quel mondo che non era mai stato di nessuno dei due. Ti ho sempre amata e tu hai fatto finta di non saperlo, adesso il sole sorge ma io resto qui. 

Bella gli prese le mani e posò il capo sulla sua spalla. «Chiunque tu voglia essere, Jake. Mi basta, mi basta davvero.» Jacob si sentì le vene scoppiare.

Aveva il cuore debole e ubriaco di lei, odore cattivo che era diventato medicina, sensazione sbagliata di cui non voleva più fare a meno. 

Percorse i suoi fianchi con le mani, forte, prepotente. Che cosa siamo? Dimmelo, dimmelo tu. Sentì le mani di lei che gli accarezzavano i capelli, mani fredde, piccole, mani che gli facevano girare la testa solo a immaginarle. Se mi lasci fare, tutto esploderà, se mi lasci fare non potrai dimenticarlo mai. Se mi lasci fare siamo finiti. Siamo finiti davvero. Posò le labbra sulle sue, stordito come chi si è appena ripreso da una sbronza.

Siamo vivi nella vita che ci costruiamo da soli.

«C’è qualcosa che vuoi? » Jacob si fermò. 

Lei emise un lamento, si stese, lui la seguì.

Le riprese la bocca, percorse le sue braccia con le mani e non si fermò, non si fermo più. Alzò il suo vestito e cercò, senza vergogna, qualcosa di cui aveva anche paura. «Non lo so, non so più niente, so solo che voglio restare qui.»

«Vuoi che mi fermi? Perché non… non succederà, Bells.» la voce roca e calda come il sangue che sgorga da una ferita.

«Non so più nemmeno che cosa sono… Ho dormito una notte dopo sette anni, quale altro miracolo può succedere?»

Ho la terra sulle labbra, il tuo corpo contro il mio e penso solo che ti amo e che se ci riprovo non mi fermerò, non riuscirò a fermarmi. 

Non ora.

Bella lo guardava, pulsava di qualcosa che non era sangue ma a cui non avrebbe mai più creduto.

Il vestito le venne via da sopra la testa e le lasciò scoperta la sua pelle di luna. E lui era lì, quel poco che prima aveva addosso buttato fra le foglie. Le sue mani scure lasciarono ovunque una scia bollente e affondarono in un segreto che conosceva solo lei.

Bella annaspò.

Tutto taceva. 

Lo stava facendo davvero? Non c’era più niente a separarli, il bianco e nero contro l’arancio, il vestito di Bella al largo, i suoi occhi lucidi, le labbra ancora bagnate di lui. Sarebbe finito tutto così com’era iniziato. 

Non farlo finire, ti prego, fa’ che non finisca, fa’ che questo duri per sempre anche quando non ci sarà più. Fa’ che succeda.

Non era vero, perché lui non aveva mai sentito il sangue così denso arrivargli alla testa. 

La luce che diventava buio. 

Le mani bianche sul ventre, mani bianche che cadevano, spazzavano via il resto del mondo e lo bruciavano di neve. 

Mani bianche, occhi chiari, increduli.

Sopravviveva all’uragano, sentiva il vento, la lava bollente nel luogo più nascosto.

E l’amore nella mani, nella pelle, nei suoi stessi sospiri, le stelle che scoppiavano intorno al sole e bruciavano su di lui. Era l’aurora, l’alba, il tramonto e la fine. Si promise di restare zitto, strinse i denti… si spinse all’indietro.

Balbettò il suo nome e non sentì altro che un rantolo incomprensibile anche per le sue orecchie. Era lei a cercarlo, lei a farlo sentire uomo nel freddo che diventava caldo, nel gelo che non c’era più. 

Occhi scuri, chiari e trasparenti, cioccolato nascosto.

Fa’ che non finisca mai.

La chiamò a sé e bevve con la bocca tutto quello che c'era, come se fosse acqua.

Bella, mi stai uccidendo. 

La sento la morte, la sento bene, quella che è stata tua, quella che voleva portarti via. Stai rinascendo e vivi, ti prego, Bella, ti amo. 

Continua a vivere.

Lei non era più ferma, lei cercava il suo viso, lei era così viva che il suo corpo vibrava ed erano le corde di un cuore che non poteva battere più.

«Jacob…»

Un istante ed entrambi serrarono gli occhi.

La voce degli alberi, foglie che si muovevano appena e silenzio e qualcosa di incantato che esisteva solo nel loro sogni. 

Lui cominciò a seguire il moto dell’aria. Mi hai intrappolato per sempre. Il dolore e i graffi e la vendetta e la voglia di ritrovarsi erano una cosa che non si poteva distinguere. Sarebbe stato quello che avrebbe voluto lei, sarebbe stato il suo migliore amico dopo, il suo amante adesso, un estraneo quando Bella sarebbe ritornata nei suoi castelli di cristallo.

Sarò qualunque cosa, basta che vivi. Basta che vivi, Bella, e sarò tuo. Sarò tuo per tutto il tempo in cui vivrai tu. Non importa quanto, non sarà mai abbastanza, non sarà mai abbastanza per quello che abbiamo perso.

«T-ti faccio male?»

« No… Jake… Jake.»

Non sapeva che sarebbe stato così.

Con i corpi vergini d’amore ad amarsi sulla terra, a respirare e a tenersi stretti, sempre più stretti, a morire di nuovo. 

Che voce era? Era vero lui, era vera lei, lei che tratteneva in gola qualcosa che Jacob si ricordava a stento e che con Bella si poteva toccare.

Sospiri freddi le venivano fuori dalla bocca, finivano sulla sua pelle bollente, prima di fuoco, poi di ghiaccio e di nuovo fuoco. 

Tutto era stretto a lui, dentro di lui, una bruciatura, una cicatrice, qualcosa che non l’avrebbe mai abbandonato. 

Un passo lontano da tutto quello che desiderava e non aveva mai conosciuto, un passo al centro di tutto quello a cui aveva rinunciato per sempre.

I denti di Bella gli sfioravano le labbra, del sangue gli colò dalla bocca. Deglutì il suo veleno nella carne, tutto era silenzio tranne quello che sentivano loro.

Affondavano nella terra, le foglie disfatte e la foresta che tremava.

Bella. 

Un sudore anomalo gli colò sulla schiena, la mano di lei che vi affondava ancora le unghie sporche di sangue. Ora non riusciva più a fermarsi, occhi chiusi a immaginare, a vedere la bocca di lei che si storceva, il pallore contro l’aurora del cielo, le nuvole rosate riflesse sulla sua pelle, un tramonto che era anche un alba, bianco e nero che davano il rosso.

Jake. 

Niente più grigio.

Adesso le urla graffiavano l’aria, le orecchie si ribellavano, la lingua si seccava ma le piante intorno nascevano, l’acqua della pioggia scorreva, pioveva e lui nemmeno se n’era accorto.

Ecco di nuovo la pioggia, 
che cade dalle stelle,
 
immerso di nuovo nel mio dolore
 
Diventando chi siamo.
 

Sentiva le gocce cadere sul suo corpo, cielo rosa, arancione, bianco, nero, rosso, amore che cresce, aria nelle arterie.

Perché lei era il sangue che gli arrivava  al cuore, il sangue che gli scorreva nelle vene, il veleno che gli faceva chiudere gli occhi.

Resta qui e avrò abbastanza forza per tutti e due.

Bella non poteva morire senza uccidere anche lui. Lui lo sapeva. Lei l’aveva sempre amato senza guardarsi dentro.

Lui sapeva anche questo.

 

L’inferno ha le fiamme di ghiaccio, l’anima di qualcuno torna sulla terra. È finita e durerà per sempre.

Ora si abbracciano, lui la bacia ancora, lei è indifesa e piccola, ha le unghie appuntite, non sa come usarle. 

Lui ha gli artigli ma li usa solo per attirarla più a sé, ancora di più. Perché non ne avrà mai abbastanza. Sente freddo, finalmente. Sono umani, si amano e sono umani. Finalmente. Come avrebbe sempre dovuto essere. Come sono ora.

Che sia un sogno o una bugia non importa. Sono i sogni e le bugie più veri che possano mai essere detti.

Trattenne il fiato per dire le parole giuste, ma i polmoni erano poveri, lui non vedeva e la mente era finita, finita con lui.

Ma un sospiro, un respiro, una voce che ormai avrebbe riconosciuto fra mille, parlò al suo posto.

«Jake.»

«Bells.» 

La guardò.

«T-ti amo, Jacob.», restò fermo, forse non aveva capito bene, forse era troppo stupido per mettere insieme due parole e rispondere e fare qualcosa di sensato. Aveva perso tutto sulla sua strada.

La voce di Bella continuò a curargli le ferite e ad infliggerne altre, e altre, e altre ancora.

«E non so se sto… ancora dormendo, non se sono in un paradiso che non c’è o in un posto segreto, non lo so.E… respiro dalla tua pancia e voglio rimanere qui, fammi rimanere qui… fammi restare qui con te… perché se me ne vado non vivrò più e lo saprò, non fingerò… saprò di morire ogni giorno senza che tu mi guardi e mi sei vicino, e mi baci e poi ti allontani e… mi fai domande e mi aiuti a respirare, a dormire, a farmi sentire di nuovo umana. Non avevo mai fatto l’amore nella mia vita e credevo di sì, ma ora so che non è vero. So che l’unica cosa che sento veramente senza fingere niente sei tu, e non ti voglio perdere. Non ti voglio perdere.»

Bells. La voce di Bells. «Perdonami, Jake, se puoi. Se puoi. Solo se vuoi.»

Bella che non piange più, Bella che ride, Bella con gli occhi d’oro.

Il mio sangue è il tuo sangue e forse così vivrai veramente per sempre.

Prese la sua testa e se la strinse al petto. 

«Cazzo, Bells, cosa vuoi che faccia senza di te?» Le accarezzò i capelli, la frenesia nelle mani.Vorrei odiarti ma non mi viene bene, non mi viene mai bene niente se è contro di te. «E ti amo io, Cristo, sono io che ti amo di più. Possono succedere tutte le cose di questo mondo, ma ti amo lo stesso.»

Anche se credevo che fossi morta, che non saresti più tornata. Ma preferisco questo, almeno sei viva… almeno ci sei. Ma forse è per questo che sento questo, e starò così per tutta la vita, a pensare a quello che avremmo potuto essere senza magie. Ma il punto è che ti amo lo stesso. Le prese il viso fra le mani, non riusciva più a continuare, l’affanno ancora nella voce, il punto d’incontro di due fili che avrebbero sempre dovuto essere tessuti insieme. «Che senso ha tutto questo? Che senso ha?» quasi gridò. La voce scura e rotta. Non si era mai sentito così debole, con lei fra le braccia e la sensazione di essere tornato il ragazzo di prima con dolori che nessun uomo, prima di lui, aveva mai conosciuto in quel modo. «Che senso ha? » continuò, le mani che tremavano, la voce che vibrava.

«Non ha senso.» disse lei, la voce sottile, distorta. «L’unica cosa che per me ha senso sei tu.»

Sentì di nuovo la sua bocca sulla sua, le braccia esili che gli arrivavano attorno al collo.

La accarezzò, morbida ma più pesante, gli schiacciava il cuore nel vero senso della parola. Stavano sdraiati a terra e il cielo moriva anche se era mattina. Come se prendessero il fango e se lo spalmassero sui lividi. Continua a farmi male, continua.

Aprì la bocca e toccò la sua lingua, fu come sentire una scossa elettrica, gli entrava dentro e lo avvelenava e lo rendeva suo.

«Resta, Jacob, per favore.»

«Solo se resti tu.»

 Jacob e Bella ritornano in questo istante.

 Jacob e Bella non si sono mai lasciati.

*

*

*

*

Ok, lo dico. Questa non è una scena di sesso, lo so, ma se l'ho scritta così forse era perché voleva essere scritta così.
Mi sono SEMPRE lasciata prendere dall'emozione, come tutte le volte, e la loro prima volta mi è nata in questo modo. Spero che vi sia piaciuta :))
I ringraziamenti speciali a voi che leggete e a voi che recensite. Mi rendete davvero felicissima, non immaginate quanto, una giornata no diventa una giornata sì grazie a voi, siete splendidi <3 E un grazie gradissimo a Strange che mi ha segnalato la storia per le scelte e mi ha recensito anche il capitolo 5 <3 <3 <3
Sono veramente vergognosa XDXD quindi se mi lasciate due parole  mi fate veramente felice <3 <3<3 Anche perché sto recuperando tutte le risposte, mi piace troppo parlare con voi <3
Grazie di tutto.
A presto.
Ania.


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Capitolo 7
*** 7. As my memory rests But never forgets what I lost ***


SE7

Capitolo 7 - As my memory rests

But never forgets what I lost

Bella si muoveva nella cucina, veloce, eppure un po’ incerta, i guanti di gomma infilati alle mani.

«Il sale è nel secondo cassetto.» le dissi, appoggiato al tavolo.

«Lo so, mi ricordo.»

Mi veniva quasi da ridere.

La sua voce sembrava quella delle cantanti della canzoni d’amore tutte… sdolcinate, quelle che evitavo ogni volta che ascoltavo la radio. Non riuscii a spiegarmi perché in quel momento era l’unica cosa che avrei voluto sentire ogni giorno della mia vita.

«Sicura di voler cucinare? Non hai paura di bruciarti e poi, puf! Addio miss perfezione.»

«Se ti siedi, magari… »

«Ah-ah, ora fai anche la moglie pallosa.»

«Non sono una moglie pallosa!»

«Vero! Sicuramente passi tutto il tempo a guardare fuori dalla finestra e a leggere libri.»

Si portò una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Mi faceva andare fuori di testa anche così.

Forse ora sentiva anche come mi batteva forte il cuore, come lei avrebbe potuto strapparmelo dal petto e bere da me.

Deglutii. Magari per lei sarebbe stato come la Vodka. Solo che non ci sarebbe stato nessun rischio di vomito.

«Sai sempre tutto tu, eh, Jake? »

«Quello che è successo…»

Rimase ferma e sembrò che potesse rimanere in quella posizione per secoli. Persi il controllo del mio respiro e il suo odore di fiori messi a mollo mi attraversò le narici. I polmoni mi bruciavano. Scaccia via la morte, scaccia via l’odore, scaccia via il predatore.

«Jake, non… io v-volevo chiederti c-come volevi le uova.» balbettò. Il primo vampiro sulla terra a cucinare, a balbettare e… a respirare.

«Ah.» feci. Presi un respiro profondo. Un altro. Sì, ecco, ora l’odore era sopportabile, ora era come un profumo spruzzato in maniera esagerata.

Ma era sulla donna che amavo.

Mi avvicinai a lei, lei che poteva benissimo scostarsi, lei che aveva tutte quelle nuove capacità per scappare, correre, tagliarmi la gola e farmi precipitare nel burrone delle sue mani.

«Basta che non le bruci.» mormorai. «Forse, se non pensi a me mentre le fai, ti vengono bene.»

Rimase zitta, ferma. Passai la mano sul braccio che solo la notte prima era ferito e che era ritornato ancora più perfetto.

«Vediamo un po’ che sai fare.»

«Io so cucinare benissimo.»

«Scegli bene il veleno da mettere, preferisco una morte veloce e non lenta e dolorosa.» Mi andai a sedere. Le bottiglie di birra di qualche sera prima ancora sul tavolo.

«Ma dai, se ti sentisse Billy…»

«Billy non c’è… Ci sei tu.»

Continuai a guardarla, il cielo nuvoloso contro la sua figura bianca. Il vestito strappato sulle gambe.

Nessuna fotografia ingiallita, niente più bambini e castelli di sabbia. Lei che si girava e mi chiamava con i suoi occhi dorati. Billy non c’era, lei sì. È che la solitudine è una cagna bastarda e lei ce l’aveva fatta con finti sorrisi e letture noiose.  Era sopravvissuta con Mr. Darcy e quella Lizzie tutta moine e “Meglio essere zitella che innamorarsi”. A lei piaceva quella roba lì. Poi però si era stancata. 

E si era addormentata fra le mie braccia.

***

Mi sbatté una tazza di caffè dove poco prima c’era un piatto. L’impatto era stato così forte da far cadere qualche goccia sul tavolo.

«Mi sorprendi, Bells. Dov’è finita la tua precisione?»

«Non farmi dire parolacce.»

«Ah, le trentenni.»

«Trentacinque anni, Jacob.»

«No. Trenta perché hai fatto cadere il caffè e io quaranta perché ti ho detto dov’era il sale.»

Scosse la testa, i capelli lisci che oscillavano. Un sorriso sulle labbra, da far andare a sbattere chiunque.

«Che bambino.»

«Ho smesso di crescere sette anni fa.»

Questa è la nostra isola che non c’è, Bella. Peter e Wendy sono cresciuti, sono cresciuti in questo istante. Si guardano e si riconoscono. Siamo i bambini sperduti di una storia che non è mai stata raccontata, siamo felici senza avere niente, un letto sulle foglie, baci di cui non si parla. Caffè che sporca il tavolo e sorrisi mai visti. Se vuoi che cresca devi farlo con me.

Si allontanò di poco, lo strofinaccio in mano, le dita bagnate, una maschera sulla bocca che non la faceva parlare più. Cominciai a bere il caffè, amaro. Non aveva mai imparato a farlo bene. Si crogiolava nella sua ansia con la depressione e il caffè lo preparava solo per Charlie, ormai in Florida per il suo nuovo incarico, e alla fine lui si era abituato a berlo così. Feci una smorfia, la testa mi scoppiava, l’odore di fiori dava assuefazione, le narici mi bruciavano. L’odore del caffè era così cattivo da farmi sentire in maniera esagerata tutto il resto.

«Q-qualcosa non va? » fece. Le ciglia lunghe le adombravano gli occhi del colore dell’oro, il braccialetto argentato caduto verso l’interno del braccio. Le gambe nude, i piedi scalzi. Bella che si spaventava per le cose più umane, Bella che aveva dimenticato che cosa significava mangiare qualcosa e provare ribrezzo.

Ce l’avevo davanti e non sapevo se chiederle tutto in una volta o se arrivare al punto, se lasciarla andare senza parlare e far finta di dimenticare…

Mi alzai, l’odore della birra in quelle bottiglie vuote. 

Puzzavano di dolore, della sua morte.

«Che cosa vuoi fare, Bella?» fiatai. «Che cosa vuoi da me?»

Fece un respiro profondo, era da uccidere. Riuscì a raggiungermi senza difficoltà, senza inciampare, niente di niente.

«Io… niente. Niente, Jake.»

«Starai tutto il tempo qui a fare la figura della stronza? Tornerai da Edward e tua figlia e fingerai che non sia successo niente?»

«Io… Jacob, per favore. T-tu… tu sei la persone più importante della mia vita…»

«Quale vita? Disprezzami per il mio cervello, Bells. Spiegati. Spiegati meglio. Sempre se ne sei capace, ovvio. Perché, per come sei tu, immagino che mi lascerai di nuovo così, senza dirmi di più di questo.»

«La mia vita, ora. Io… io… »

«La colazione è finita. Che vuoi fare? Ieri sera ti ho baciato, mi volevi, avevi sonno e ti ho fatto dormire. Abbiamo fatto l’amore e ti sentivo, Bella. Sentivo quello che sentivi tu perché finalmente, dopo quel fottutissimo giorno della battaglia, quel fottutissimo giorno in cui il sangue ti scorreva ancora nelle vene, tu hai sentito qualcosa. Sembrava una cosa da niente, vero? Sudare, inciampare, ingozzarsi di dolci… ferirsi…»

«Io… lui è qui, non posso, non posso lasciarlo così… »

«Non mi sembrava, da quello che mi hai detto prima. Non mi sembrava proprio. Ma va bene, tu sei così. Ho capito.» Sentivo le vene gonfiarsi, gli occhi serrarsi, il pugno aderire al tavolo. «Ho capito tutto.»

«Jake… »

«Smettila di frignare, non piangerai, Bella. Non piangerai. Vai a fingere di amare Edward, vai da tua figlia e gira il mondo. Non hai bisogno di me.»

«Sì… sì, invece.»

«Dovresti andartene.»

«Non voglio.»

«Ma te andrai, e allora sarà lo stesso. Non odiarmi, ma se non riesco a dire altro è solo perché ti ho creduta morta e invece sei qui davanti a me. Non odiarmi.»

«Non ti odio.»

«Ah, bel passo avanti.»

«Jake.»

«Mi fa schifo. Sei bianca, sei… sei morta… non mi piace il tuo odore, è puzza, Bella, fa arricciare il naso…»

«Anch’io… anch’io sento il tuo odore, è strano, sa di umido… ma ti prego, non è questo…»

«… e non è giusto. Non è giusto che continuo ad amarti. Dovevo ucciderti, sai? Ma ho ingoiato una parte di quello che sei e rimarrà sempre con me.»

Mi sentii sprofondare. Oddio, se solo fosse stato possibile…

«Lo so. Tu sei sempre… sei sempre stato con me.»

 Il pugno quasi spaccò il tavolo e lei sussultò forte.

«Bella… »

Mi venne accanto, la sua mano nei miei capelli, le sue carezze sul braccio, il profumo da donna messo in modo esagerato, il rossetto sulle labbra di una bambina. 

Era la nostra ultima volta?

«Se… e se ti aspettassi? » mormorai.

«Vorrei, Jake, ho bisogno di tempo per… per… »

«Se ti aspettassi, se tu parlassi con il… con E-Edward e gli spiegassi e… vieni con me, Bella. Non so nemmeno dove potremmo andare ma so che ci saresti tu e andrebbe bene. Per me andrebbe alla grande. Dio, sei qui, parli e mi guardi, cos’altro potevo chiedere a chi ci sta sopra? Era tutto quello che volevo.»

Non riuscii più a proseguire. Mi faceva male la gola e avevo caldo e tutto era così… forte e deciso, il profumo, la puzza, il caffè amaro sulla lingua e la terra, ancora la terra del bosco.

«Mi dispiace… ma tutto è successo così… in fretta e… »

Sospirai.

Annuii. La guardai negli occhi, mentre lei mi metteva le mani introno al collo, lenta… sempre più lenta, sempre più calda, sempre più umana.

«Mi dispiace.» Aveva la voce rotta, come le bottiglie sul tavolo. Poggiò il capo sulla mia spalla.

Le sarebbe mai bastato?

«Ti amo, Bells.» Questo ti basterà?

Poi mi guarda e la maglietta si strappa. Non è il lupo, non è la rabbia, non è il momento sbagliato.

*

Il vestito scivola dalle mie mani e lei è bianca sotto la luce e viene nell’ombra, con me, per nascondersi sotto gli errori, sotto tutti i calcoli sbagliati. La casa è vuota. Puzza di vite infrante, di cuori spezzati. Il materasso cigola sopra le molle e tutto scorre veloce. No, non deve. Non deve. Non c’è più tempo. Perché Bella non mantiene le promesse anche se giura. Mi chiede di restare e io resto ma lei poi se ne va. Ma perché la amo? Perché la calamita mi ha portato fino a lei? Il marmo non attira niente, non attira nessuno. Forse è solo un’altra causa persa in questo mare di bugie e leggende e cose mai dette. Dio, mi tocca, davvero dovrà andarsene? Io non voglio. Ce la farò? Non lo so, non lo so… oppure non è vero. Perché sono sicuro. Se lei muore, muoio anch’io, è finita. È finita davvero. E se non tornerà, continuerò a respirare senza una ragione. Oppure la aspetterò. Continuerò ad aspettarla, perché fin quando cammina e ride e canta io posso stare lì, a sopravvivere fino allo stremo.

Basta che c’è.

Basta che c’è.

«Non ti voglio lasciare, Jake.»

È impossibile. Dannatamente impossibile.

Il calore aumenta.

Mi prende, sento i suoi capelli sulla bocca, stringe le gambe, forse sto soffocando ma è una cosa meravigliosa, se è che così che si muore allora tutte le persone sono fottute prima perché hanno paura e non sanno che è così bello. E la bacio e la sua bocca ha fame, niente più sete. Caffè, uova fritte, succo d’arancia, questo è quello di cui odoro e che può sentire. Sono la sua casa e forse non lo sa ancora, o lo sa, e sarò la sua casa ovunque vorrà andare.

Quanti errori, quanti.

Tanti.

I suoi.

E sono anche i miei.

Le stringo le mani, fredde e poi tiepide nelle mie. Leggere e poi pesanti, come se avessero assorbito tutto. Le sue unghie nella mia schiena.

Con quest’ultimo bacio mi morde la bocca e poi cade all’indietro. Io la seguo. Continuo ad amarla in tutti i modi che esistono e non la lascio, non la lascio più.

Disegni con le dita un volto su una finestra appannata. Non sei mai stato bravo, eppure in quegli sgorbi vedi tutta la tua vita, tutta quella che è morta ancor prima di essere vissuta. Le campane suonano e tutto va in frantumi come il cristallo.

Quello sei tu.

«Ti aspetterò, stasera, nel bosco.»

Si riveste e io sono ancora inebriato dalla magia, dalla sua, perché ho di nuovo freddo e sono umano e cerco le coperte che sono cadute a terra.

«Te lo prometto.»

«Non promettere.»

«Edward ha sempre saputo, non mi farebbe mai del male.»

Sospiro.

«Ma non promettere.»

«Te lo prometto.»

La sua voce rimbomba.

È la mia Bells.

*

*

*

*

Ciao a tutti <3 Questo è un capitolo di passaggio, ma io li adoro insieme e li adoro in ogni modo. Quando si prendono in giro, quando sono in cucina, quando parlano di cose serie. Quando sono una famiglia o quando sono semplicemente loro, lei indecisa e lui innamorato pazzo.

Spero che vi sia piaciuto. Ringrazio tutti quelli che recensiscono e chi inserisce la storia fra seguite, ricordate e preferite <3

GRAZIE DAVVERO.

Ania <3

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Capitolo 8
*** 8. Ring out the bells again ***


SE 8

Capitolo 8 - Ring out the bells again

Cara Céline,

un altro giorno se ne sta andando ma io mi ricordo di te. Forse perché questa è l’ultima volta che vedo questi alberi... e non tornerò più.

Ho paura, perché so che sto facendo la cosa giusta, ma cosa è davvero giusto? Cos' è davvero sbagliato?

Ho paura, perché so che qualcuno soffrirà.

Ho paura, perché ho scoperto che la vita è fatta di decisioni e per farlo devi ascoltare chi ti parla da dentro, e spesso noi siamo sordi.

Io sento una voce e quella voce mi dice di andare via con lui.

Lo amo, Céline, e lui mi fatto sentire come può battere forte un cuore, come può essere bello correre e abbracciare qualcuno e sentirlo caldo e sentirlo davvero e raccontargli tutti i segreti. Mi ha insegnato che cosa significa ridere e parlare e dormire… 

Scappare è sbagliato, ma che cos’altro lo è?

Sono nata, ho aperto gli occhi e già c’era una campana di vetro a nascondermi. Ho visto Parigi, Londra, Mosca, San Pietroburgo, Stoccolma, Lione, Roma, Dubai, Madrid, Vancouver…

Perché mi sento così vuota?

Io non ho mai avuto un’amica, Céline. Non è vero che mia madre mi odia, lo so. Lo so che è solo una mia impressione. Mi spazzola i capelli la sera e mi dà una bacio sulla fronte, mi abbraccia e mi dice che sono la sua luce. Non è niente quel lampo di ostilità nei suoi occhi. È solo qualcosa che non c’è, qualcosa che non c’è mai stato. Papà la guarda; è lei la sua vera principessa. La mamma gli sorride, lo ascolta, canta insieme a lui una bellissima ninna nanna. Un volta mi sono addormentata con il piano che suonava, papà che accarezzava i tasti e la voce della mamma ad accompagnarlo, sul divanetto della nostra casa a Parigi. Quando mi sono svegliata gli spartiti erano strappati, papà li guardava con il vuoto negli occhi. 

Giallo ocra, senza più niente.

«Che cosa c’è, papà? » gli ho chiesto.

«Ho scritto una nota sbagliata.»

Si è passato una mano fra i capelli, il profilo che brillava contro la vetrata. Ha preso i fogli, gialli, unti di lacrime antiche… chissà di quanto tempo prima, del tempo in cui la mamma poteva piangere ancora. 

Li ha buttati fuori dalla finestra. 

La mamma non c’era: la mamma guardava la Tour Eiffel dalla finestra, nella stessa stanza... ma non c’era. Ho sempre avuto l’impressione che non ci sia mai stata davvero.

Ma mi vuole bene, lo sento. 

Lo so. 

Anche papà mi ama. Lui mi ha scritto tante canzoni, io non canto così bene, ma quando mi chiede di cantare per lui lo accontento. Stono sulle note alte, non sono un vampiro, il cristallo ce l’ho solo sulla pelle, non nella voce. Ma lui è sempre felice, quando canto, quando sbaglio a prendere le note. Dice che è la cosa più meravigliosa che gli possa mai far sentire. 

Dice che nessun altro può farlo più felice di me, in un momento del genere. Anche lui mi bacia, anche lui mi abbraccia.

Mia madre non vede.

Non ho amiche, Céline. Tutti i bambini erano troppo piccoli per me, non mi avrebbero capita. A San Pietroburgo si prendevano a palle di neve e mio padre mi stringeva la mano.

«Non ti allontanare, Renesmee, è pericoloso.»

«Ma papà, resto qui vicino!»

«È pericoloso per i bambini.»

Il sangue è dolce quando lo bevo, mio nonno ce lo spedisce ovunque andiamo. La mamma gira sempre la testa, papà accende la televisione, distoglie lo sguardo su un giornale.  È buono anche il petto di pollo, con l’insalata e le patate accanto. A quel punto la mamma mi guarda e c’è di nuovo quell’oscurità nei suoi occhi dorati, è un’oscurità che mi spaventa. Poi sparisce,in un istante. La mamma cucina sempre tutto con le sue mani, forse è per quello. Mi sorride, io comincio a tagliare la carne ed ho l’istinto di chiederle se ha fame. Una volta le ho chiesto se voleva qualcosa. Si è girata, forse non mi aveva sentito. 

Ma io so benissimo che lei sente davvero tutto e mi dico bugie perché altrimenti potrei impazzire. 

Cosa ho fatto per farmi odiare tanto?  

Cosa ho fatto per far voltare mia madre ogni volta dico qualcosa di banale? Non lo so. 

Di questo non ho mai saputo niente.

Mia madre e mio padre sorridono. A volte in casa volano piume di cuscini e io mi sento di troppo, mi sento di troppo perché, se io non ci fossi, potrebbero stare da soli come vogliono, ognuno per conto proprio. Mi prendono in giro, lo vedo. 

Quando per casa volano le piume papà abbraccia la mamma e… ridono… e si sussurrano qualcosa all’orecchio, ma è tutto falso. Mi fa solo venire il voltastomaco.

 E poi il Brasile, Poi Nahuel. Me ne andrò con lui, Céline, ha promesso. Verrà a prendermi stasera.

Non ho mai avuto amiche, Céline, nessuno a cui raccontare i miei incubi. Nel peggiore di tutti c’era il sangue, il sangue su un lupo. E mia madre che urlava e papà con la mano sul cuore, come se gli facesse male. Non l’ho mai raccontato a nessuno.

Con Nahuel non importa, con Nahuel non esistono i brutti sogni, non esistono mai. È come me. A lui posso offrire tutto quello che voglio e lui mi regala tutto quello che ha e lui non ha niente e mi basta.

Lo amo.

Non lo sa nessuno.

Neanche tu.

Sai perché?

Tu non esisti, Céline.

Sei solo una delle tante, tantissime pagine di diario che ho riempito con questo inchiostro nero, quello buono, comprato a Parigi, quello che usavano gli scrittori dell’ottocento. Ma io ho letto poco, Céline. La notte è lunga e gli occhi si tengono chiusi, i miei libri rimangono tutti a impolverarsi nella libreria. Non assomiglio a quelle persone, ai personaggi di quelle storie. È uno specchio al contrario, non mi riconosco in niente. 

Mia madre mi guarda con amore quando mi metto a letto, più volte le ho chiesto di dormire con me.  Ma gira sempre la testa.

Addio, Céline.

Mi sembrava quasi che esistessi davvero. Mi è sembrato, anche solo per un secondo, di avere un’amica vera.

Poi è arrivato il silenzio, tu non avevi niente da dire.

Tu non ci sei.

Ma le cose cambieranno, lo sento. E sarò felice, con Nahuel tutto sarà bello.

Ho sette anni e forse questa è la mia colpa. Sono cresciuta troppo in fretta per la mamma. Forse avrebbe voluto amarmi di più.

Forse non sarebbe stato comunque abbastanza. Forse quell’amore che non ha mai dato a nessuno è per qualcuno che io non ho mai conosciuto.

Grazie per questi giorni. 

Per questi segreti.

Res

Sente il rumore della porta che si apre. Scende le scale, veloce, è lui.

È lui.

Fa un respiro profondo.

Sa di non dover essere delusa. Eppure non basta.

Vede sua madre che le cammina incontro.

La prima cosa che nota è il sorriso, un sorriso bianco, più bianco della sua pelle. Un sorriso sincero. La prima cosa vera che la bocca di sua madre le abbia mai mostrato.

«Mamma…»

«Amore mio.»

Renesmee apre le braccia e sua madre la avvolge con le sue.

Che buon profumo, mamma, che buon profumo. Sa di vita, sa di speranza. Ma è l’ultima volta che lo sento. Che strana, questa cosa.

«Devo parlarti…» Il sussurro le arriva alle orecchie, dolce e amato.

«Non ti vedrò più, mamma.» La voce di Renesmee tradisce un pianto, un pianto che arriverà, un pianto che renderà invidiosa sua madre un’altra volta.

«Ti amerò per sempre, amore, ti amerò per sempre. Non importa che cos’altro debba succedere, non importa. E mi dispiace… mi dispiace tanto…»

Ora Renesmee piange e il pianto la libera da una catena dura e forte e invisibile. È libera. Affonda il capo nel petto di sua madre. 

Sua madre sembra come lei, sua madre ha le guance più colorate, il vestito è strappato ma non è mai stata così bella. Ora può dirlo. Sua madre è bellissima. «Se penso a quello che ho fatto tu sei stata la cosa più bella. Vivi, Renesmee. Vivi, amore. Tu che puoi farlo, tu che sei nata per questo… io ti ho dato la vita per questo, vivila, Renesmee. Perché è l’unica cosa vera che rimarrà. L’unica.» Ti voglio bene, mamma. Sei bellissima. Perché non lo sei mai stata prima? Sto per fuggire con il ragazzo che amo, ci siamo baciati sotto gli alberi dell’Amazzonia e mi ha detto, mi ha detto lui che insieme sarà tutto stupendo. Grazie, mamma, perché senza di te io non sarei qui. Grazie perché mi hai fatto sentire tante volte odiata ma con questo ho riconosciuto l’amore. Ha un sorriso enigmatico, sembra dolce, ma dipende dalle angolazioni, perché se guardi meglio, ti sembra la lama di un coltello. Forse lo amavi tanto, papà. Mi dispiace solo di non averlo visto.

Renesmee osserva sua madre, il viso candido, le ciglia lunghe, gli occhi del colore del miele, i capelli corvini, il viso più bello del mondo. Sembra che sia appena nata, come i bambini che ha sempre visto da lontano, nei passeggini. Ma sa che sua madre è vecchia di qualcosa che non conosce nemmeno lei e sente che forse è il rimpianto di qualcosa che non conoscerà mai.

«Vado con Nahuel. Me ne vado, mamma. Ma ti prometto che poi…»

«Nahuel?»

«Sì.» Sua madre quasi trema… sembra quasi che si trattenga. Le dà un bacio sulla guancia e la sua sorpresa sembra durare pochissimo. Ha quell’espressione che dice: “Sei già diventata grande.”

«Voglio solo… solo che tu sia felice. Io… devo… devo…»

Renesmee sorride.

«Dov’è papà?» La voce di sua madre è gentile, è cristallo piatto, non ferisce.

«A caccia.» Si asciuga le lacrime con il palmo della mano, guarda in basso solo perché sua madre è troppo bella.

Chissà come ha fatto Nahuel ad innamorarsi di lei, chissà che cosa ci ha visto di speciale. Ma l’amore è molto di più della bellezza. L’amore è il tempo, è il dolore, è curare gli errori, e leccare le ferite, è capire. È essere quello che si è.

Sua madre dice qualcos’altro ma Renesmee la guarda davvero solo quando apre la porta e cammina verso il bosco. Cammina, cammina, poi allunga il passo e… corre e scompare.

Le scende una lacrima.

Ora sente tutto l’amore che sua madre ha provato a darle ma che è sempre rimasto incastrato insieme a dell’altro. Chissà quanto doveva amare, la mamma.

Renesmee esce di casa e guarda il cielo. 

Il sole sta tramontando.

«Smettevi di sperare? »

La voce le arriva al cuore senza nemmeno passare dalle orecchie, forse è sempre stata lì.

«Io… non speravo.» Si gira, lo guarda. Si sente trafitta da quegli occhi verdi come la radura che ha visto da lontano, sulla veranda. Solo che i suoi occhi saranno verdi per sempre, anche quando finirà settembre.

«Io lo sapevo.» Gli va incontro e gli butta le braccia al collo. Lui la fa volare, la fa girare. I capelli si muovono al vento, sente Nahuel che ride. Lui è così alto e… così bello… e lei non può fare a meno di ridere con lui, perché è con lui che è successo veramente e non per imitare quello che facevano i grandi. Viene messa giù e finalmente può guardarlo davvero. La fossetta sul mento, le guance abbronzate, gli occhi grandi, i capelli scuri che gli sfiorano il viso. Sa anche che lui è molto di più di quello che vede. Renesmee avvicina la bocca alla sua, in punta di piedi, ed è troppo tardi quando sente le sue mani sui capelli e il sole esplode. Le labbra di Nahuel sono morbide, calde, la cercano anche se lei è vicinissima e ci sarà.  Renesmee gli accarezza le spalle, una camicia, un tessuto ruvido, qualcosa che non serve a niente. Poi lui si ferma, anche se lei lo vede, vede che anche lui avrebbe potuto continuare ancora.

«Sei sicura, Res?»

Lei sorride.

In latino, la parola “res” non si trova quasi mai da sola. È sempre accompagnata da qualcos’altro, dopo, e allora diventa una parola vera. Gliel’ha spiegato Nahuel, nella foresta dell’Amazzonia.

«Ehi, Res secundae.»

Gli alberi sono alti, enormi, profumano di una foresta vera, quella delle fiabe. Anche Nahuel. Nahuel sembra essere uscito da un libro, con l’accento brasiliano e la giacca nera che oscilla.

«È… portoghese?» Renesmee fa un passo verso di lui, anche se sono lontani. Li separano almeno quindici metri, eppure quasi sussurrano. Si sentono. Loro riescono sempre a sentirsi.

«No, no, è latino. Significa… felicità. » Nahuel continua a camminare, un fiore bianco tra le mani. Lo fa passare da una mano all’altra, con disinteresse. «Oppure… fortuna, o prosperità. »

La sua voce quasi zittisce gli uccelli che cantano nel pomeriggio. È una voce docile, da ragazzino, ma allo stesso tempo è scura, dolce come l’interno di un frutto maturo.

«E da sola? » chiede lei.

«Mmmh… i significati più belli ce li ha sempre quando è accompagnata da qualcos’altro.»

«Res mi piace.» Si liscia le pieghe del vestito e alza lo sguardo. Adesso lui è vicinissimo.

«Ah, sì?» le sussurra.

Renesmee deglutisce. Nahuel è imprevedibile. O la fa inciampare, o le appare da dietro e le fa venire un colpo, o dice cose talmente insensate che la fanno cadere a terra dalle risate. E, addirittura, le cose insensate che dice a volte sembrano anche intelligenti. Logiche.

«Prova a dirlo.» fa lei.

In altri casi, gli occhi di Nahuel sembrano trasparenti e allora lei sente che può vedere davvero tutto. Può vedere qualcosa che non può neanche essere paragonata a Mosca, o a Londra. Ma dura poco, poi lui parla con quella voce senza ironia o scherzi, quella voce un po’ roca, e se Renesmee prima capiva qualcosa, se ne dimentica completamente.

«Sei bellissima, Res.»

Come in questo momento.

«Detto da te, non sarebbe male. Non è da sola… non proprio.» azzarda.

Poi lui sorride. Ed ha qualcosa di incredibilmente malizioso. Dov’è finito il mezzosangue ingenuo che si era affogato con una patatina a Rio de Janeiro?

«Proverai ad uccidermi, dopo questo, Res?»

Renesmee chiude gli occhi per un secondo e sa benissimo che è troppo tardi per scappare. Eppure, quando sente le mani di Nahuel che la stringono sulla schiena e le sue labbra che la accarezzano, decide che se mai dovrà scappare, lui dovrà venire con lei.

Adesso si guardano, lei non si è mai sentita così completa.

«Sono sicura.» dice. Nahuel continua a stringerla. «Il per sempre è… abbastanza spaventoso… sei sicura di farcela? » comincia lui.

«Anche dopo centocinquantasette anni?»

«Be’, se analizzi bene la cosa, non è che io abbia davvero vissuto centocinquantasette anni.»

Lei storce la bocca.

 «Dai, baciare un vampiro è… strano. Te lo sconsiglio. Quasi quasi fa venire freddo.» Renesmee scoppia a ridere. «Forse è da quando ti ho visto la prima volta che ho cominciato a capirci qualcosa.» Le accarezza la guancia.

«Penso… penso di capire, ora.» mormora lei.

Gli occhi di Nahuel sono di un verde così intenso da farle girare la testa. Renesmee distoglie lo sguardo, per poco, verso l’arancio del cielo. 

«Anche io ho cominciato a capire, Nahuel », intreccia le mani alle sue, lenta, «Ora è tutto chiaro, anche se la luce va via.»

Si guardano un’ultima volta. Poi l’arancio del cielo diventa solo un’ombra. 

Poi corrono. 

Si dissolvono. 

Non ci saranno più vampiri a richiamarli perché è buio, non ci sarà nessuno a dire che non possono stare insieme perché sono diversi. Sono uguali ma hanno bisogno l’uno dell’altra, come la parola “res” ha bisogno di qualcosa per avere davvero un significato.

Vanno a vivere da qualche parte.

Vanno a vivere.

*

*

*

*

Ciao a tutti <3 Questa parte è tutta dal punto di vista di Renesmee e a me è piaciuto tanto scriverla. Purtroppo (?) io non riesco a vederla come una mezzovampira figa e felice della sua natura.

Sia in un post BD e sia qui, in questa storia, in cui ha passato tutta la vita ad essere invidiata dalla madre per il suo cuore che batte e per tutte le caratteristiche umane che ora ha, e che sua madre non avrà più.   Spero che vi sia piaciuto, almeno un pochino :D 

Oh, sì, niente imprinting, ragazzi. Ho dimostrato in altre parti e sto ancora dimostrando quanto non mi piaccia questa sorta di incantesimo. Forse la coppia RenesmeexNahuel è molto usata in giro, ma dato che non leggo post BD di solito non saprei dire - L'unica che leggo è la serie di Moonglow, la consiglio vivamente <3. Qui mi piacciono perché Renesmee non è più "quella diversa" insieme a lui: lui è come lei. 

p.s Mancano pochi capitoli alla fine e se siete arrivati fino a qui spero che mi seguirete fino all'ultima riga :)

Grazie davvero.

Ania

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Capitolo 9
*** 9. Like we did when spring began ***


SE 9

Capitolo 9 - Like we did when spring began

Ti sto aspettando, Bella. E cerco di mandare al diavolo la speranza che verrai, perché so come sei fatta, e so che resterai qui e non scapperai. Faremo di nuovo l’amore. Sarò sempre lucido, per non perdere un respiro che farò al tuo posto e che sarà tuo. Ma poi te ne andrai. E io ti aspetterò per il prossimo settembre, perché è così che vanno le cose. Me ne sono fatto una ragione quando ti ho detto che ti avrei aspettato dietro le quinte.

Reciterà sul palco la parte della donna felice, bellissima in eterno, con una cucina perfetta e che non userà più quando sua figlia la lascerà. Bacerà Edward, gli dirà che lo ama, ascolterà gli applausi, ascolterà le voci delle persone che credono all’ illusione che ha tessuto con i fili dei suoi sogni infranti. Poi, quando le tende del palco le faranno ombra, raggiungerà il soppalco, dietro le quinte. Nessuno immagina che pensi a me, non lo immagina nessuno. E io non credo, non penso che tu andrai  su quel palco, dopo avermi amato così. Ma tornerai lo stesso e fingerai, e forse ti sembrerà di essere felice davvero. Ma poi andrà da lui e capirà e allora tutto avrà il senso cattivo degli errori pesanti, quelli che non ti fanno più tornare indietro… E lui sarà una specie di cura contro il veleno che la tiene sempre così, uguale ogni giorno che passa.

Non vedo l’ora di vederti. Se non verrai stasera, non scapperemo, ci vedremo domani e sentirò il tuo vestito frusciare tra mani. Non ne ho mai abbastanza, Bella. Anche se sei ancora più pallida di come ti ricordavo. Addirittura sembra che mi possa specchiare nella tua faccia, quando mi guardi. E sembri una bambina che ha giocato con i trucchi della mamma, con troppo profumo e il rossetto messo in modo esagerato. E invece no, quella è la tua bocca e io la amo, la amo quasi quanto te. Quella bocca nuova e vecchia e carnosa, e sognata, che ti mordi quando sei nervosa, quasi fossi ancora umana. E i capelli che non diventano più rossi al sole, li amo così, anche se non sono più quelli di prima. Sono tuoi, Bella,  e potevano anche essere verdi, li avrei amati lo stesso. Lo vedi? Lo vedi che non arrivi? L’ho sempre saputo, tu sei fatta così. Ha fatto bene a non illudersi. Passerà la notte qui, è vero, ma non l' ha deluso. Lei non lo delude mai anche se fa esattamente il contrario. Dio, la ama anche per questo. Non smetterà mai di stare male, non smetterà mai di vivere, perché lei è viva e calpesta la loro vita e se ne va a vivere un’altra stilata con un copione insieme all’attore che le piaceva di più. Quanto mi dispiace, a volte. Una birra, domani mattina mi serve una birra. Billy non mi romperà, dorme fino alle dieci, il mio vecchio.

No, dormiva.

Domani non si sveglierà nessuno, non ci sarà nessun padre rompipalle a dirmi che non devo bere, che non cambierà niente, che se mi ubriaco tu non lascerai il succhiasangue. Che schifo, mi rovinerò ancora di più. Ma magari potremmo fuggire insieme. Un posto dove c’è il sole, so che ti piace, senza tante persone, così non notano quanto splendi, Bells. Ma sei sempre stata splendida, per me. 

Ma forse è tutto uno sbaglio, tutto quanto. Ma ormai non importa.

Non fuggire, non fuggire più. Da cosa stai scappando? Non c’è niente da cui scappare e te stessa rimane con te, anche se la odi. Dio, Bells, che erroraccio, peggio di quelli di ortografia con cui eri fissata tu. Perché lei rimane in equilibrio sulle aste dei ricordi, ma si morde la lingua perché i piedi le sanguinano e  non lo sente.

Ora lui diventa neve, ora le dà sollievo. 

Sono tutto quello che vuoi. 

La sua cura, il suo veleno, il suo rimpianto, il suo desiderio. La se stessa che se n’è andata. La se stessa che si è nascosta. La persona che avrebbe voluto essere. Il sangue che avrebbe voluto bere.

Poso il muso sulle zampe, sbuffo, mi preparo a dormire. Piccola Bells, sapevo che non saresti venuta. Lo sapevo che non sarebbe successo. Fammi un altro caffè, uno di quelli tuoi, domani. Nessuno li fa come li sai fare tu. Mi mancherà, ora che l’ho assaggiato. Come si fa a sostenere una giornata senza il caffè, Bells? 

Non si può. Non si può proprio.

E questo odore? Questo odore?

Vaniglia in polvere che cade tutta insieme di fronte al naso, cinque cucchiai di zucchero nella tazzina piccola del caffè, fiori morti, calpestati, fiori vivi, che brillano, dolci appena sfornati, l’aceto che ci cade sopra. Quello che è vivo e poi diventa morto. 

Il profumo troppo forte.

Sei tu, Bella.

Cristo, sei tu, sei venuta, lo sapevo.

E il sipario rimarrà chiuso e i riflettori si accenderanno dietro le quinte, qui, ora, alla fine di settembre.

Il lupo corre, sente l’odore, sa che c’è, sa che potrà vivere finalmente quel maledetto sogno…

Ecco il vampiro.

Bella?

Dove sei?

Dove sei, ora che ti cerco?

Dove sei, ora che ci sono?

Dove sei?

E' scoppia la rabbia.

Il lupo non la trova.

Non la trova più.

Non c’è.

C’è qualcun altro.

Lurido succhiasangue, cosa le hai fatto, cosa?

Lei mi ama, mi ama, capito? Cosa le hai fatto, eh? L’hai fatta a pezzi? L’hai bruciata? Vuoi la morte?

Il lupo ringhia, incontra il suo stesso odio. Lo incontra, lo vede, viene trapassato.

Bella, ti amo. Non so dove sei, non lo so… torna, ti prego. Torna da me.

Non sei morta, lui non ti ha uccisa, non è vero… non è vero… non ci posso credere…

Allora perché c'è lui, con uno sguardo d'odio, e lei no?

Il lupo si fionda su di lui.

Il lupo si abbatte su Edward.

Me l’hai portata via, ecco cosa hai fatto… Aveva ricominciato a vivere, era umana di nuovo, lei non si è mai trasformata, lei se n’è andata ed è ritornata e sarà umana per sempre, voleva esserlo insieme a me.

Il lupo morde.

Ti odio.

E poi il freddo. Intorno al petto, nel petto… no, intorno al cuore. Nel cuore.

Che cosa siamo, Bella?

La mano stringe intorno al cuore che pulsa.

Il lupo ringhia.

Perché non sono stato abbastanza convincente da apparirti come quello giusto quando anche tu, come me, potevi morire come morivo io?
La mano attorno al cuore stringe.

“Dai, succhiasangue. Uno di noi due deve sopravvivere. Io la amerò lo stesso.”

Il lupo non sente più il suo cuore.

Il lupo diventa freddo. 

Edward ha gli occhi gialli, non sono come i tuoi. I tuoi erano ancora marrone cioccolato, lo vedevo. 

Il lupo sospira.

Lo vedrò sempre.

Il lupo cade.

Ti amo, Bella.

Jacob ritrova se stesso.

Jacob non riesce più a respirare.

Jacob se ne sta andando.

Ti amo, Bella.

Jacob vede il buio. Ha finito di soffrire.

O forse no.

Forse non finirà mai.

Sto venendo da te, Bella.

Quando si alza in piedi, ha il vestito più bello che potrebbe mai indossare. La camicia bianca abbottonata, la cravatta blu stretta al collo, niente sudore se non altro per il nervosismo. Corre nel bosco ma è una corsa quieta, una corsa di chi sa che troverà quello che cerca.

«Sta’ attento, non è questa l’ora di fare le torte di fango.»

La voce gli arriva alle orecchie chiara, dolce e diretta, quasi lo avesse colpito una freccia. 

Si volta e la vede.

Il vestito bianco le si confonde con la pelle, i capelli sono raccolti in una treccia che le fa scappare via qualche ciocca sul viso. Gli occhi assomigliano al cioccolato fuso e gli sembra addirittura di sentirne l’odore. Arriva il momento del sorriso e le guance di lei diventano rosse. Jacob chiude un attimo le palpebre e gli occhi di lei sono dorati, i capelli più scuri, le guance uniformi, il sorriso disegnato. Jake le si avvicina. Chiude di nuovo gli occhi, li riapre ed è quella di prima. Non sa se esserne felice, il punto è che lui la ama sempre, che lei sia quella nuova versione da modella in passerella o da ragazza che inciampa. 

È Bella ed è tutto quello che desidera. O no, è molto di più.

«Vieni, Bells.»

Le prende la mano e la attira a sé. Gli occhi chiusi e il profumo che cambia. Il profumo è una marea, aumenta di intensità, si abbassa: prima assomiglia alle fragole, poi è vaniglia troppo forte, poi bagnoschiuma all’arancia, poi zucchero e aceto buttato insieme. Ma Jacob ha finito per amare e volere tutto, qualunque cosa.

Quando la bacia, tutto è confuso.

Si sente accarezzare da lei, dalle spalle fino alla nuca, e lei si stringe a lui, sempre di più. Il fiato sembra non finire mai.

È la cosa più bella che abbia mai provato.

«A chi arriva prima alla spiaggia.»

«Non vale, tu sei più veloce.»

«Ho parlato di regole?»

Le sorride, beffardo.

Bella ha un’espressione che dice: “Non cambierai mai, vero, Jake?”. Ma lui sa bene che dura solo un momento. Lei non vuole che cambi.

Ora possono percorrere il sentiero insieme. Lui la aiuterà a scalciare via i sassi, a evitare gli animaletti, farà finta di vedere qualcosa di pericoloso e poi la abbraccerà, la sfotterà per la sua fifa. Le darà un altro bacio e tutto sarà calore, sole, e giorni veri.

Raggiungeranno la spiaggia. Lei inciamperà nel suo vestito, lui le stringerà il polso e lei si terrà in equilibrio con le mani ad accarezzare quelle spalle larghe. 

Si alzerà il vento, ma Jacob la stringerà a sé. Il vento scomparirà, il mare diventerà calmo, lui si sentirà in paradiso, la vedrà ridere.

Poi scenderà la neve e resteranno lì.

In un posto in cui tante cose sono sbagliate, ma loro no.

«Jake, nevica! » griderà lei fra le risate, «Non è possibile… è… come nel sogno.»

«Invece è possibile.» dirà lui. «Forse questo è il nostro posto… o… aspetta, fra un po’ sbarcheranno gli alieni!» Bella lo guarderà accigliata e lo colpirà con uno schiaffo leggero. 

Non con i pugni, certo, di quelli avrà un ricordo vago, stranamente brutto. 

«Sei il solito.»

Lui sorriderà come non ha mai fatto nella sua vita. 

Lei gli dirà: “Restiamo qui, Jake, qui stiamo bene."

Qui ci sei tu.

E non se ne andranno.

Resteranno.

*

*

*

*

Ciao a tutti. 

Prima di scrivere questo capitolo avevo scritto come status su facebook "Sto per scrivere una cosa che mi farà male". 

Strano sentire dolore fisico mentre si scrive. Forse voi direte che me lo merito XD 

Ma non siete curiosi di vedere dove voglio portarvi? <3 Su, lo so che volete strozzarmi e dirmi un sacco di parolacce XD *Ania si protegge dai pomodori* Spero che mi farete sapere le vostre opinioni <3

Pubblicherò un altro capitolo e poi l'Epilogo. 

Grazie a tutti per esserci <3 Questo splendido video me l'ha fatto Noemi, andatelo a vedere, è bellissimo <3 

A presto

Ania <3

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Capitolo 10
*** 10. Memory rests ***


SE 10

Capitolo 10 – Memory rests

Devo correre.

Devo.

Edward a caccia, Jake ad aspettarmi… io che non so da che parte andare, il bosco di Forks improvvisamente sconosciuto, inquietante, fitto nei miei ricordi e ancor più oscuro nella notte.

Non c’è nessun fiato da tirare fuori, nessun bisogno di fermarmi.

E poi… che cosa voglio, davvero? Che cosa farò, davvero?

Mi blocco.

L’odore.

Jacob.

L’odore.

Casa, famiglia, sole, risate, bottiglie rotte, uova bruciate, succo d’arancia, battute, amore, foresta, sudore, alberi, cielo terso, abbracci.

Jacob.

Dove sei, Jacob?

Ricomincio a correre, il vestito lurido sulle gambe, il vestito più meraviglioso che possa mai indossare, sento ancora il suo odore addosso.

Edward.

Mi odierà per sempre.

Quando ho scoperto di non essere mai abbastanza per lui? Come farò a guardarlo negli occhi? Come farò a dirgli la verità?

Ho bisogno di Jake. E non potrebbe esserci nessun’altro al mondo.

Ma perché non so ancora cosa fare? Ho paura…

Jacob, dove sei, Jacob?

L’odore, eccolo, l’odore, il suo odore, Jake, è lui, c’è lui e poi… poi qualcos’ altro, più debole è… è gelo, è dolciastro è… è il mio stesso odore.

È l’odore di Edward.

Edward.

Jake.

Salvami, Jake.

Poi tutto diventa nero.

Corro.

La luna non c’è.

Il bosco non c’è

La terra non c’è.

Il tuo cuore batte.

No, non è vero.

Il tuo cuore batte.

No, non è possibile.

Il tuo cuore si spezza.

No…

È l’urlo di un animale. Un animale ferito.

Un lupo.

Jacob…

«Jake? Sono qui! Jake?»

L’odore, segui l’odore, seguilo. 

Se mi aggrappo alla tua vita non cadrò, vero, Jake?

Un tonfo.

«Bella… »

Tutto tace.

«Io… non era quello che volevo.»

Tutto si nasconde.

«Mi è saltato addosso, credeva che ti avessi uccisa… »

Tutto è qualcosa di troppo piccolo, per stare ad ascoltare.

«È morto.»

No.

Non è vero. Jacob non può morire, Jacob è la vita stessa, Jacob non può essersene andato, non può…

Ma giace a terra, nudo. C’è… sangue, sangue che sembra essere nero, al buio. Sangue. E un viso beato, un’espressione che nemmeno mi ricordo di avergli mai visto.

Sta dormendo, lo so, non ci credo.

«Non è vero.»

«Smettila, Bella!» Edward mi urla contro, le mani insanguinate, la camicia strappata. Mi allontano di un passo. Forse sto ancora dormendo, forse sono ancora fra le braccia di Jake.

Edward mi afferra il braccio, l’odore del sangue mi fa venire la febbre. Oddio, lo voglio.

No, non è vero, Bella, tu non sei così. Jacob mi calma. È la sua voce.

«E tu…» Si avvicina a me, mi vuole toccare ma si scosta. Sono debole, non riesco a muovermi, sono umana, sono umana con Jacob. Ho della forza, da qualche parte, ma non la so usare. Non ne sono capace. So solo che se è vero che Jacob non si sveglierà più, sarà lo stesso anche per me.

«Perché l’hai fatto?» È un lamento.

«E-Edward… » dico solo.

«Ho sempre saputo che non mi amavi. L’ho sempre saputo che avevi smesso di farlo tanto tempo fa.»

«Io… »

«E tu avresti potuto vivere con lui, Bella, una vita felice, senza tutto lo strazio che c’è adesso. L’ho ucciso… per difendermi, è stato un istinto, altrimenti avrebbe ucciso me… e non mi importavano i suoi affronti è che… io sono questo! E tu ne saresti stata felice. Ma ho visto, ho visto come ti comportavi. Con me, con nostra figlia, non eri tu. Tu sei sempre stata con lui.»

Scuoto la testa.

«Io… Jacob.» Cerco di voltarmi, ma Edward mi prende per il braccio.

«E io ti amavo. Ti amo ancora, non so perché, Bella, ma ho visto nei suoi pensieri che cosa è successo con lui. Non ti ho odiata, perché eri viva. Non eri morta, non eri un vampiro, eri viva davvero. E con me? Con me sei morta, ogni giorno di più. Hai passato tutto questo tempo a morire. Renesmee ci ha tenuto uniti, perché lei è l’unica cosa al mondo di cui non possiamo pentirci. Non è colpa mia, non è colpa nostra. Perché non hai ascoltato quello che sentivi, Bella? Perché? Ho sulle mani il sangue dell’uomo che amavi, e sì, l’ho odiato, e lui odiava me, a causa tua. Ma io ti avrei lasciata andare. Il motivo lo sai,  e ho ancora il suo sangue addosso ed è tuo, perché vi siate sempre appartenuti ed io ero solo quello che ti amava da lontano, non dovevo prendermi il permesso di amarti senza vergogna e l’ho fatto ed è successo questo, io non volevo. Io non dovrei nemmeno essere qui. Dovrei essere sotto terra, con lo stomaco pieno di vermi… e da qualche parte con mia madre e mio padre a ricordare i nostri giorni di Natale prima della malattia, senza averti mai conosciuta… e non perché ti amo, non per questo, ma perché tu avresti potuto amare e te ne saresti resa conto davvero.»

«Io… avevo diciassette anni e… » Non ce la faccio a stare qui, voglio andare da Jacob.

«Tutta la vita da vivere.» sussurra, gli occhi lucidi, sembra che stia per piangere ma non lo farà, perché non può. «Ne hai vissuta appena, da quando ci sono io.»

Sento la gola secca, galleggia sul mio veleno, mi brucia, non riesco a parlare. So solo che sto ancora dormendo,  quando aprirò gli occhi sarà tutto finito.

« Io credevo…»

«Tu credevi di amarmi. Gli umani credono talmente tante cose. Sognano, con gli occhi chiusi, con gli occhi aperti, e quello che ero per te era più un sogno che altro, Bella.» Si appoggia a un tronco. 

Sto tremando.

Come la mia memoria si riposa, 
ma non dimentica mai quello che ho perso,
 
svegliami quando finisce settembre.
 

«È finito tutto.»

***

Bella chiude gli occhi e vorrebbe piangere. Perché i sogni non sono così nitidi? Sta dormendo, no? Ma Edward quando soffre parla sempre in quel modo… e i raggi della luna attraversano la polvere e lei la vede, in ogni singola molecola che la attraversa. Può non essere un sogno?

Un fruscio, veloce. 

Sulle labbra, fra i capelli. 

Ma quando apre gli occhi, le foglie volano.

Edward se n’è andato.

Perché non sente niente?

Deglutisce a forza.

Svegliati, Bella.

Si volta. Ancora sangue, l’espressione beata, Bella stringe le palpebre, non vede più bene, oddio, non può essere vero, si sveglierà presto ma non può aspettare e si avvicina a lui.

Svegliati, Bella.

Si inginocchia, non riesce più a controllarsi, si porta le mani al viso, non ci crede, ma allora perché tutto è così vero?

Lo tocca.

Realtà e sogno sono la stessa cosa.

Da tanto, tanto tempo, Bella.

Non sente più il suo cuore… il suo cuore è… non c’è. Il petto è sfracellato.

Bella urla ed è una nota stonata, uno strumento scordato, un bicchiere che cade a terra, un bambino schiaffeggiato.

È Jacob che non si sveglia più.

«Jake.»

Lui non risponde.

«Jake… no… »

Lui non si muove.

«Tu non muori, tu non puoi, tu non puoi lasciarmi da sola.»

Ritorna solo l’eco. Mi hai bruciato la pelle, c’è il tuo marchio, c’è la nostra storia. Ci sono due bambini dai capelli neri, uno è il tuo stampino e l’altro è più chiaro ed esasperante, ha preso da me. Jake, Jake, perdonami perché abbraccio dei figli che non sono mai nati proprio quando loro stanno per scomparire.

E grida ancora, ancora e ancora. E tocca il suo viso, il suo petto insanguinato, le braccia che l’hanno stretta, ancora e ancora. E urla il suo nome, ancora e ancora.

Perché ora? Vuole fuggire con lui, vuole lasciare tutto. Edward starebbe bene lo stesso, Edward amerebbe di nuovo e poi Renesmee è felice con Nahuel…

E Bellaaspetta che arrivino le lacrime, e implora, ma non arriva niente. Di nuovo la puntura del cristallo, una lacrima congelata, le attraversa la gola e tocca il cuore che non batte più.

Un cuore che non batte più.

Bella.

Lui la sta chiamando, lo sa.

Come farà, senza?

Gli si stende accanto, a scatti, quasi avesse paura. Scosta le foglie e gli si avvicina, trattiene dei mugolii in gola, la luna la acceca, lui non parla, lui non si sveglia e lei lo cerca. 

Lo cerca.

Disperatamente.

È troppo tardi.

«Vivi, Jake. Fallo per me.»

Lo abbraccia, prende le sue mani e se le avvolge intorno alla vita, è ancora caldo, ha ancora il sangue che gli scorre nelle vene.

Se muori tu, devo morire anch’io.

«Ti prego.»

Implora. Bella si è dimenticata di come si muore. Bella non si è mai vista come l’hanno vista gli altri, quando è morta.

Devi andartene, devi andartene se non vuoi che ti uccidano. Non morire per me, Bells. Non morire. Sei tu che devi vivere. Cosa vuoi che conti la mia vita? Fin quando ci sei tu, va tutto bene. Va sempre tutto bene, lo sento anche da dove sono io.

Affonda il capo nell’incavo del suo collo. Non è possibile.

Ma non è nessuno scherzo… lui non si sveglierà, la notte diventerà giorno e Jake rimarrà lì, così, fra le foglie dove si sono amati.

È tutta colpa sua. È stata tutta colpa sua. 

Non ha mai ascoltato quello che le diceva se stessa.

E non può nemmeno piangere, non può nemmeno chiedergli perdono senza che lui la senta.

Voglio scappare con te. Voglio lasciare tutto per te. Voglio vivere. Con te.

«Ti amo, Jake.» sussurra. 

Perché ha aspettato sette anni, per dirlo? Perché è stata indecisa fino alla fine? Perché doveva aspettare di perderlo per capire davvero quanto era importante?

Bella non sa che cosa sono le gocce che gli cadono dagli occhi, forse è veleno, forse è il sangue di fagiano che ha ingurgitato qualche giorno fa. Qualunque cosa sia, le porta un sollievo grande.

Forse sono lacrime.

E allora capisce.

Allora si stringe ancora a Jacob, ancora caldo, sta diventando freddo. E quando anche lui sarà ghiacciato, Bella gli bacerà le labbra e dormirà, dormirà insieme a lui.

Ritornerà umana, piangerà, di qualsiasi cosa siano le sue lacrime, e sarà stanca e chiuderà gli occhi.

Quanto è buono il profumo di Jake, il sangue dà la nausea ma lui sa di risa e garage e radio che si spengono.

Adesso un fruscio. Adesso un passo. 

Adesso qualcosa le si avvicina, adesso è un tempo troppo lungo per esitare. 

Un sorriso le attraversa la bocca.

Quando apre gli occhi, il lupo nero la fissa.

Bella lascia le braccia di Jacob, delicata, come se non lo volesse svegliare.

Si alza in piedi, il vestito sporco, qualcosa che le cola sulle guance e il sangue sulle mani. Tutti i lupi ringhiano.

Lei cade sulle ginocchia e guarda. Riesce già a percepire la sabbia, la neve, il vento e una mano calda che stringe la sua.

Sta’ attento, non è questa l’ora di fare le torte di fango.

Un boato e trema.

E c’è la foresta, c’è la luce del sole, lei la vede… sorride, c’è anche lui… lui, Jake, bellissimo, niente più sangue…

La luna tremola come la fiamma di una candela.

Ma lui si avvicina, lo vede, non ci sono più i lupi, non c’è più la notte, non c’è più la paura. C’è solo lui, quel viso, quelle mani e… quella voce che le parla.

Le dice: «Vieni, Bells.»

Fa appena in tempo a scuotere la testa… vuole dire: “Sì, Jake, vengo con te.” Vuole dirlo, vuole dirlo con tutto il cuore. E lo farà.

Sospira, per poco.

E poi Bella si spegne.

*

*

*

*

Sono qui con i lacrimoni, e so benissimo che cosa volete farmi. Io invece non posso fare altro che ringraziarvi, perché siete favolosi, mi avete sostenuto fin dall'inizio e avete seguito questa storia. Questo è l'ultimo capitolo, il prossimo sarà l'Epilogo. 

Io vi tengo ancora la mano per condurvi fino alla fine, volete ancora venire con me, vero? A Bella e Jake farebbe piacere <3

Grazie davvero, per tutto quanto. 

Grazie <3

Al prossimo capitolo

Ania <3

September ends

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Capitolo 11
*** 11. September ends ***


SE 11

Capitolo 11 - September ends

Non credo ancora di averlo fatto.

Jacob non tornerà mai più, Bella. Mai più.

È così fragile e potrebbe essere sul punto di andare a pezzi, di spezzarsi davvero.

Nella visione, l’unica persona che riusciva a metterla in sesto era un lupo, in una foresta lontana.

La guardo mettere in moto il pick-up. Si romperà entro domani, l’ho visto. Il vento le scompiglia i capelli. Stringerei la mano a Jasper, se fosse con me. Percepisco l’odore dolce del suo sangue, lui si sarebbe irrigidito, ma io avrei avvicinato la bocca al suo orecchio…

Bella non vede i suoi occhi quando pronuncia il nome di Jacob, non sente come le trema la voce e come fa la sua bocca. Non se ne accorge.

Vedo anche che durante il percorso lei consumerà tutti i fazzolettini della sua tasca, con le mie parole in testa.

Edward mi ha accarezzato i capelli e mi ha detto, una volta, tanto tempo fa: “Questa vita è un inferno per chi ricorda, Alice. Meglio non mentire. In tutto questo tempo, è molto peggio scoprirlo da soli.”

Voglio bene a Edward e vedo quanto la ama, ho visto quanto potrebbe soffrire, e vedo, in questo momento, che preferirebbe rinunciare a lei piuttosto che renderla infelice.

Spero solo di aver fatto la cosa giusta. Bella è fatta per vivere, non per morire. Un giorno dovrà chiudere gli occhi per sempre e non svegliarsi più, è vero, ma solo dopo aver vissuto.

Vivere sembra una cosa così banale, alle volte le persone vengono al mondo proprio per questo, e spesso se lo dimenticano. Ma Bella…

Ora lo vedo.

Mi travolge come una tormenta, mi fa cadere a terra, mi fa chiudere gli occhi.

Adesso è troppo tardi per tornare indietro.

Il futuro cambia a seconda delle scelte delle persone.

È sempre troppo tardi per noi.

Ma per loro no.

Per loro non lo sarà mai.

***

Il tredici agosto di quell’anno un lupo smise di ululare nelle foreste. Sapeva che cosa sarebbe successo quel giorno, e sapeva anche che non avrebbe potuto più vivere in pace senza vederla un' ultima volta.

Lei gli corse incontro e lo abbracciò, e disse il suo nome più e più volte e pianse nella sua camicia bianca.

«Bells… io che credevo… io credevo che oggi…»

«No.» Bella continuò a tremare, una lacrima le solcò il viso.

«Non è oggi?»

Lei lo guardò.

«Oddio, Jake…» sussurrava nel pianto. Quel poco di trucco che si era azzardata a mettere le scivolò sul collo e le sporcò la camicetta. I suoi occhi scuri sembravano acqua marrone. Si morse le labbra e le si colorarono tutte le guance.

Jacob le prese i polsi per metterseli intorno al collo, tremante. Dio, la sua piccola Bells non aveva nessun anello al dito.

«Insomma, Bells, basta frignare.»

«Jake… tu non sai quanto sono stata male.»

«Ah, quanti giri di testa. Sono tornato. Stop.»Lo fece sembrare una cosa banalissima.

«Sei tornato.»

Ma lei lo disse piano, con le lacrime agli occhi e il cuore che batteva contro di lui. Quando Jake la baciò, le labbra erano bollenti, gli occhi erano chiusi e le mani incredibilmente veloci a trovarsi. Sospirarono nello stesso istante, ancora stretti.

Bella gli scostò una ciocca dal viso, gli occhi arrossati dal pianto e un sorriso impastato di lacrime che continuavano a scendere.

Lui la sentì sussurrare qualcosa, ma era troppo impegnato a contare i secondi che avrebbe potuto passare così, ad abbracciarla. A baciarla, a guardarla… ad ascoltare quella voce stupenda, anche se continuamente interrotta dai singhiozzi. E poi… poi comprese le parole che continuava a ripetergli. Jacob continuò a sorridere, a inspirare il suo profumo, a cantilenare tante volte il suo nome. Se quello era un sogno, voleva dormire tutta la vita.

Sei tornato.

***

Le campane suonano ancora, 
come abbiamo fatto noi,
 
quando è iniziata la primavera.
 

Guarda il cielo dal suo letto, la coperta tirata fino al mento.

È sabato e oggi Charlie farà di tutto per andare a quell’escursione. Anche di sabato, il sabato mattina. A settembre, con il cielo coperto e poi…

Le scappa uno sbadiglio. Le mani sono sepolte sotto le coperte, e lei è così assonnata...

«Beccata. Non ti hanno insegnato niente quei libri di checche che leggi tu?»

Bella si gira e lui è voltato verso di lei, appoggiato di lato, con il gomito sul cuscino e la mano a mantenere la testa. Con il sorriso strafottente, quello non cambia mai.

«Ho ancora sonno!» si lamenta lei. Si rigira nelle coperte e trattiene uno starnuto. Stupida allergia.

Sente le sue braccia inondarla di calore. Profuma di dopobarba alla menta, di sole e acqua salata e di alberi, foglie.

Di casa.

«Questo mi fa guadagnare punti, signora Black.»

«Sono sempre due anni più vecchia di te. L’anagrafe non mente.»

«Ah, l’anagrafe, se ripensiamo a certe tue storielle…»

Bella sbarra gli occhi e cerca di divincolarsi. Ti prego, Bella, non scoppiare a ridere.

«Menomale che poi… hai messo la testa a posto.»

Jacob la prende per la vita e prende il posto della coperta, senza schiacciarla. Le accarezza le labbra con le sue e poi si ferma, prende un respiro.

È uno di quei baci che cominciano morbidi e poi le strisciano sempre nei ricordi quando lui torna a casa tardi dall’officina e lei lo aspetta la sera.

«Mamma! Oggi è sabato!»

Ecco.

Charlie saltella sul letto. Si è già messo il cappello da baseball con l’autografo di *Johnson anche se ha ancora il pigiama. Ma è il regalo di una certa amica, e lei non poteva rifiutare un pacco dall’Alaska.

«Sì, Charlie… » biascica lei. Quanto è cresciuto, quel piccoletto. Quando finirà settembre, come risponde sempre lui alle domande degli estranei, compirà già cinque anni.

«È sabato! È sabato! » continua lui.

«Sì, campione.» Jacob lo afferra e se lo mette sulle spalle. Charlie ci vedrà tutto il mondo, da lassù.

«Escursione? » chiede Jake. Charlie sembra Jacob in miniatura, un vero e proprio motociclista. Soprattutto quando entra in camera da letto in piena notte.

«Sì! Sì! »

«Ok, Charlie, ma non gridare, altrimenti la sorellina si sveglia.»

Charlie si zittisce subito, quasi avesse sentito dei cannoni. Volta la testolina verso la culla e quasi smette di respirare. Bella si alza – si è già dimenticata del sonno – e si avvicina alla piccolina, insieme a Jake e Charlie sulle spalle.

Sta dormendo, la manina chiusa a pungo vicino alla testa e le guancie rosa paffute. Ha ancora pochissimi capelli, ma già si vede che sono scuri. Il suo respiro fa muovere la coperta di pochissimo. Poi apre gli occhi, scuri come quelli del papà.

Bella prende in braccio la piccola, piano, attenta, così, non scomparirà, non è un’illusione. Ha le ciglia lunghissime e comincia a mettere insieme dei suoni incomprensibili che sembrano musica. È tranquilla, piange poco… ed è bellissima.

Bella non sa chi ringraziare per questo.

È un amore che non vale neanche tutto il tempo del mondo. Il tempo non c’entra, non c’entra proprio niente.

Jacob le si avvicina. 

Le sposta una ciocca dietro l’orecchio e parla con quella voce densa e calda che l’ha sempre fatta sentire la donna più speciale che possa esistere. 

Lei sorride. Con Sarah fra le braccia, non può ancora fare a meno di trattenere quelle lacrime che le escono fuori così facilmente e che Jacob prende con le dita. Le nota sempre anche quando non sono ancora venute fuori.

Bella sa che lui la ama e sa che l’avrebbe fatto in qualunque storia fossero andati a finire. Lo vede, lo sente. Gliel’ha detto Alice il giorno del suo matrimonio. Alice le ha raccontato la storia di una vampira, di un matrimonio sfarzoso, di un amore disperato, di una figlia innamorata, unico frutto del suo errore più grande, una figlia che aveva capito l’amore da quello che non c’era fra i suoi genitori. E poi ce n’era un altro, che era destinato ad esserci in tutti gli Universi. Tutto, in fondo, è stato semplice come sfogliare le pagine di un libro senza leggerle: le avevano solo infilato in testa il finale sbagliato, quello più fiabesco, quello che voleva anche lei. Ma quando il libro è stato chiuso, Bella si è trovata con la sua vera storia.

Jacob la abbraccia, attento alla bambina. È semplicemente meraviglioso.

«Sei tornato.»

Sente la sua bocca sulla guancia, le mani che le accarezzano la schiena, il calore del suo respiro. «Solo perché c’eri tu.»

Il cielo è nuvoloso ma Bella sente il sole.

No, il sogno non finirà.

Quando finirà settembre, ci sarà ancora.

*

*

*

*

Questa è la loro storia.

Posso capire che adesso, forse, leggerete le note in maniera veloce e forse tornerete a

rileggere il capitolo per essere sicuri di aver capito bene.

Sì, avete capito bene.

Per me sono Jacob e Bella. Sempre. In tutti gli Universi.

*Johnson: è un giocatore di Baseball degli anni 30, quindi quel cappello autografato è veramente  roba da collezionisti XD

Grazie, Jakefan, per aver indetto questo contest. Perché altrimenti questa storia molto probabilmente non sarebbe mai arrivata. Non l'avrei mai scritta, e sarebbe stata solo un'idea campata in aria. Grazie per aver betato questo capitolo e tanti altri di altre storie. Per tutte le nostre chiacchierate, i discorsi con e senza senso. Per tutte le volte in cui avremmo voluto continuare a chattare ed io dovevo spegnere il pc causa scuola il giorno dopo. Per tutte le volte in cui hai protestato con me, perché non mi andava proprio di andare a letto. Per essermi stata vicina.  Per esserci sempre. Per essere mia amica. <3 Ti voglio bene.

Grazie, Noemi. Sei stata la prima a leggere questa storia. La prima a piangerci su, a sostenermi, a farmi sentire capita. Grazie per tutto, tesoro, sei davvero speciale. Sei una forza della natura, hai un cervello e un cuore incredibili. Sono davvero felice di averti conosciuta <3 Grazie per essere mia amica e per tutte le nostre sclerate <3 Ti voglio bene

Grazie, Virginia. Mi hai sempre letta nonostante la scuola. Hai amato Bella per la prima volta, la mia Bella, e il mio Jacob insieme. Non sopporti l'imprinting come me. Ti commuovi, addirittura, con quello che scrivo. Sei una fantastica moglie :D Sei davvero speciale, ti voglio bene. Mi manchi <3

Grazie, Cate. Mia prima lettrice, mi leggi sempre e mi sostieni. Grazie, tesoro. Un bacione grande e tanto affetto.

Grazie, Ellie. Ti sei emozionata con questa storia e l'hai resa tua, mi hai seguita con passione e per me è stato un piacere scambiarci qualche CONIGLIO xD ah, no, consiglio! :D grazie, bella. Un abbraccione.

Grazie, Darkry. Lettrice e amica fedelissima ù.ù Sei davvero una grande e lo sai. Grazie per aver amato questa storia, per esserci entrata dentro. Sei davvero speciale, ti voglio bene <3 <3 <3

Grazie, Ilaria. Hai letto il primo capitolo di questa storia in ospedale e sapere che ti ha fatto stare meglio per me è stupendo <3 Un bacio grande, piccola.

Grazie, Maria. Tesoro, sei una delle lettrici più entusiaste, più appasionate e più dolci che io abbia mai avuto. Da quello che mi scrivi e che mi mostri con le tue recensioni, posso dire che sei davvero una bellissima persona ed io sono felicissima che tu mi legga, sul serio. Non potevo avere fortuna più grande.

Grazie, Stefania. Sappi che non ti ho ancora perdonato per non esserti ancora iscritta a facebook. E nemmeno per non avermi detto nemmeno una parola quando hai letto il capitolo 6. Ma... grazie perché ascolti tutti i miei discorsi, probabilmente senza filo logico. Perché sei davvero una fantastica amica :) Per favore, evita di farmi aspettare troppo sotto il tuo portone, anche se devo ammettere che è un posto in cui spesso ho tirato fuori quell'agendina per ispirazioni improvvise xD ti voglio tanto bene <3 <3 <3

Grazie a Ellie, Ila, Vi, Noemi per aver segnalato questa storia per le scelte.

Grazie, Irene, mi hai sempre seguita e mi hai sempre fatto condividere con te le tue emozioni per questa toria <3

Grazie, fufe, anche se sei arrivata verso la fine, come sempre mi hai riempito il cuore di gioia con le tue parole sincere.

Grazie a tutti coloro che mi hanno letto. A chi mi ha recensito ogni tanto. Alle venti persone che hanno preferito questa storia, alle due che hanno ricordato e alle diciotto che l'hanno inserita fra le seguite.

Grazie a chi leggerà in futuro. Grazie a chi tornerà a leggerla. Grazie a chi, nonostante sia arrivata alla fine da un po', mi lascerà il suo parere. E grazie ai Green Day per Wake me up when september ends <3

GRAZIE a tutti voi.

Un bacio e alla prossima storia. (continuerò a postare Destiny Heart e poi ancora altro, spero che mi seguirete <3 )

Vostra Ania <3

SE

 


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